Another place to fall. di _diana87 (/viewuser.php?uid=13963)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Folle e distruttiva ***
Capitolo 2: *** "Di nuovo." ***
Capitolo 3: *** "Sembra quasi un fantasma." ***
Capitolo 4: *** "Bloccata." ***
Capitolo 5: *** "Il piano di una mente malata." ***
Capitolo 6: *** "La vuoi? Vai a prenderla. E' tua." ***
Capitolo 7: *** "Mi aiuti a fare un bagno?" ***
Capitolo 8: *** "Tu canterai come un uccellino adesso." ***
Capitolo 9: *** "Come ai vecchi tempi." ***
Capitolo 10: *** "Il clown." ***
Capitolo 11: *** "E' questa la famiglia che volevi?" ***
Capitolo 12: *** "Nostro." ***
Capitolo 1 *** Folle e distruttiva ***
Saaaalve! Sono tornata con una nuova long... mi prometto di non farlo, poi inevitabilmente le storie si allungano e allora addio one shot... -.-
Comunque, all'inizio era pensata molto più cruenta, rating rosso anche, poi l'ho abbassato..
E' stato difficile anche per me scriverla, mi ci sono messa d'impegno appena finiti gli esami XD
Spero vi piaccia XD
Buona lettura!! :)
Another place to fall
"FOLLE E DISTRUTTIVA."
Il disgusto provocato da quella scena di poco fa l'ha un poco innervosita, tant'è che appena esce dallo stanzino degli interrogatori si dirige in bagno per vomitare... però ha un ripensamento.
Vuole guardare ancora più a fondo quella Lorelai Martins. Quella lurida puttana di Red John che ha appena confessato di essere stata l'amante di Patrick Jane.
Già, quello stesso Patrick Jane che fino a qualche ora fa le aveva detto di amarla puntandole la pistola all'altezza del cuore, proprio come aveva organizzato il piano. Fingere di ucciderla perché John voleva la sua testa su un piatto d'argento. Il prezzo da pagare: la donna amata in cambio della sua più profonda devozione al serial killer che gli aveva rovinato la vita. Fortunatamente era solo finzione.
Scuote la testa, nascondendosi dietro il vetro trasparante per guardare la giovane donna seduta. Incrocia le braccia e fa la faccia imbronciata. In quella stanza è entrato Cho per darle il cambio nell'interrogatorio alla talpa di Red John.
Non si accorge neanche della presenza che la sta scrutando dal momento in cui è entrata nella stanza al momento in cui si sente presa per il braccio.
Il calore dell'uomo che ha di fronte non la smuove di una virgola.
Lui la guarda dal profondo dei suoi occhi azzurro cielo, ma lei preferisce evitare il suo sguardo, ancora troppo arrabbiata. Forse ancora troppo orgogliosa per ammettere che sentire quelle parole "Io e lui siamo stati amanti. Non te l'ha detto?" l'hanno fatta sentire meno di zero.
Lui si schiarisce la voce cercando di attirare la sua attenzione, mentre lei con la coda dell'occhio fa per voltarsi verso di lui, in piedi immobile al suo fianco.
"Forse ti devo altre scuse."
Immediatamente lei rivolta la testa guardando dritto.
"Scuse per cosa?"
Sorride cercando di allentare la calma.
"Beh, lo sai..."
Di nuovo gli rivolge lo sguardo in cagnesco.
"Non ho bisogno che ti scusi per Lorelai. Puoi andare a letto con chiunque vuoi, non sono affari miei!" dice sorridendo beffarda.
Quella ruga lieve vicino la bocca mostra segni di agitazione. Chiunque entrando in quella stanza può percepire che il livello di tensione è arrivato alle stelle. Lui la sta leggendo dentro.
"Teresa, guarda che faceva tutto parte del piano!" allarga le braccia animatamente.
Lei continua a fissarlo per qualche minuto, cercando di leggerlo anche lei.
"Mi stai dicendo che ogni cosa che hai fatto e sopratutto che hai detto, faceva parte del tuo folle piano?!"
Il mentalista capisce il peso di quelle parole. Forse entrambi, perchè cambiano immediatamente espressione del viso, allargando le pupille, ricordando le parole che lui le aveva detto.
"Buona fortuna Teresa. Ti amo."
E poi ancora.
"Quella cosa che hai detto prima di spararmi... cosa significa?"
"Che cosa ho detto?"
Anche quelle cose facevano parte del suo folle piano? Tuttavia lui non sa darle una risposta, o comunque non fa in tempo a risponderle perchè Grace entra nella stanza portando dei file in mano.
"Capo... ho interrotto qualcosa?" dice guardando i due un po' a disagio.
"Nulla, Van Pelt. Cos'hai lì?" Teresa prende in mano la situazione, tornando ad essere la dura poliziotta di sempre. Afferra quei file come un predatore prende la sua vittima e inizia a sfogliare. E' una cartella con alcuni dati su Lorelai. Vita precedente a Las Vegas, contatti con i trafficanti di droga. Cameriera di giorno e doppiogiochista di notte. Una a cui piace mentire alla gente seducendola. E ci riesce alla perfezione.
Fa un sorriso beffardo e poi guarda il suo consulente.
"Direi che è proprio la donna che fa per te. Folle e distruttiva. Sembra che tu sia attratto dalle criminali."
Lui però non è divertito appena collega la battuta alle sue precedenti esperienze, prima con la vedova Erica e poi con Lorelai.
Teresa gli sbatte i file addosso, senza che lui riesca a recuperarli perchè cadono a terra, e poi lascia la stanza tornando in quella adiacente degli interrogatori.
Ordina qualcosa a Cho, e dopo di che, il coreano si alza e con forza mette le manette a Lorelai, che verrà condotta nella sua cella, seguiti poi da Teresa.
Grace e Patrick la guardano allontanarsi, ma nel momento in cui Lorelai passa davanti al consulente, lei lo guarda con malizia, molto tranquilla e rilassante. Lui capisce che c'è qualcosa che non va in quella mente malata.
"Fermati un attimo, Cho. Dovrei chiedere una cosa a Lorelai."
Cho guarda Lisbon e lei guarda Jane. Fa segno di fare come lui vuole. L'orgoglio è una brutta bestia e Teresa non ha proprio intenzione di perdonarlo visto gli sguardi che gli lancia.
"Qualcosa mi dice che questo è solo l'inizio. Che Red John colpirà il CBI. Ho indovinato?"
Entrambi di nuovo seduti nello stanzino degli interrogatori, una di fronte all'altro, Lorelai se la ride, volge la testa indietro, cercando di battere le mani nonostante le manette glielo impediscano. Poi finalmente lo guarda fisso negli occhi, avvicinandosi a lui.
"Patrick, sai benissimo che John è sempre un passo avanti a te. Anche stavolta aveva capito che se c'è una persona a cui tu tieni davvero quella è la dolce poliziotta mora che ci sta guardando adesso dall'altra parte della vetrata. Da come ha reagito quando le ho detto della nostra avventura, devo dire che anche lei è così presa da te..."
Lui però non ha intenzione di cedere e stare al suo gioco. Si avvicina bruscamente a lei e le mette le mani sul collo. Lorelai spalanca gli occhi innervosendosi. Dall'altra parte della vetrata, Cho, Rigsby e Grace sono pronti a intervenire, ma Teresa fa segno di fermarsi.
"Non posso ucciderti perchè mi servi per scoprire la prossima mossa di Red John, ma questo non mi impedisce di metterti le mani addosso. Se John ha in mente di ferire Lisbon, dovrà vedersela con me." dice in un fil di voce, minacciandola e stringendo più forte le mani sul collo, tanto che Lorelai tossisce un paio di volte.
"Finirà per ucciderla..." sussurra Rigsby.
Grace è impietrita.
"Se volesse ucciderla l'avrebbe già fatto. Ne è capace." dice Teresa tranquillamente, "Abbiamo visto come impugna una pistola. Come se fosse la cosa più normale per lui. E' solo un folle. E distruttivo." conclude infine.
La tranquillità in cui parla stupisce non poco i suoi sottoposti presenti lì con lei. Il lato oscuro del consulente che avevano conosciuto per anni sembra prendere il sopravvento e finalmente uscire allo scoperto.
Forse neanche loro conoscono veramente a fondo Patrick Jane.
Cala la notte anche al CBI. Teresa si lascia cadere con la testa sul tavolo della sua scrivania, consapevole che anche Patrick si è addormentato sul divano della sua stanza. Il resto della squadra, Grace, Wayne e Kimball, invece è tornato a casa.
Un rumore di tacchi invade il silenzio quasi spettrale dell'edificio. E' Lorelai. E' furba, è cauta. Con un guazzo, è riuscita a togliersi le manette. Le mani inzuppate di sangue, dimostrano che ha ucciso anche il suo guardiano di cella. Ma lei sembra non curarsi. Probabilmente il rosso è il suo colore preferito. L'odore del sangue non sembra darle fastidio. Convinta di riuscire a svignarsela, passa davanti l'ufficio del Senior Agente Teresa Lisbon, togliendosi i tacchi. In quello stesso istante, come se l'avesse sentita, Patrick, ancora disteso sul divano, spalanca gli occhi.
"Dove crede di andare?..." l'agente dell'FBI Susan Darcy punta la pistola contro Lorelai, urlando. "Mani in alto!! Non ti muovere, non dire una sola parola o sparo!!"
La ragazza ride e poi schiocca la lingua, rivelando una pistola nel dietro dei suoi pantaloni.
Le due donne si sparano l'una verso l'altra, ma Lorelai è più veloce e ferisce l'agente Darcy alla spalla sinistra, la quale si accascia a terra.
Patrick, intanto, resta nascosto in un angolo, a metà tra lo spavento e lo stupore. Non la faceva così tenace.
Lorelai spara altri colpi verso l'agente sanguinante, avvicinandosi ad ogni sparo verso di lei. La Darcy ruota leggermente la testa, e lascia la pistola a terra, incapace di reagire perchè ferita anche all'altra spalla, e sente i suoi arti abbandonarla.
Con lo sguardo pietoso, si volge verso Patrick in cerca di aiuto, implorandole di aiutarla, ma Lorelai è più furba di loro due. Spara un altro colpo mortale alla Darcy. E lentamente, anche il suo cuore cessa di battere. Poi, punta la pistola verso Patrick.
"Mi dispiace, amore. Mi hai costretto."
Lui ispeziona la zona. La pistola della Darcy è troppo lontana da lui, non riuscirebbe a recuperarla. Può solo sperare che Teresa corra in suo aiuto.
"Io non ci conterei, stronza!"
Uno sparo colpisce il ginocchio di Lorelai. Da dietro Patrick, spunta la piccola Teresa che con lo sguardo allucinato è decisa a spararle un altro colpo. Magari stavolta si assicura che la pallottola colpisca la talpa di Red John in faccia.
La mano ferma di Patrick la blocca dal compiere quel gesto folle.
"Ferma! Lei ci serve!"
Gli occhi azzurri sbarrati di Patrick non fanno altro che rendere Teresa nervosa.
"Sei impazzito?! Ha ucciso l'agente Darcy! Ed è solo colpa tua!! E ora mi chiedi di lasciarla andare perchè ti serve?? Perchè non corri da lei, già che ci sei!!"
Come se fosse un ordine, il mentalista si volta verso di lei, stupendosi con orrore che Lorelai è riuscita a scappare proprio sotto i loro occhi.
Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):
Lorelai sembra proprio intenzionata a distruggere il CBI, altro che talpa di John... è una alla sua pari!
Patrick ormai è caduto nel lato oscuro, e chi ci rimette in questa situazione è ovviamente la povera Teresa.
I guai sono appena iniziati...
Se volete leggermi, ci si sente al prossimo capitolo!
D.
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Capitolo 2 *** "Di nuovo." ***
Saaaalve
Another
place to fall
"DI
NUOVO."
L'hai
di nuovo combinata grossa. L'hai ferita. Hai ferito tutti. Di nuovo una delle
tue bravate.
Chi
riuscirà stavolta a tirarti su? Chi ti salverà?
Perfino
lei sembra stanca dei tuoi giochini, e ti aveva avvertito.
"No
more tricks."
Ma
la tua sete di vendetta ha superato ogni limite. Il tuo lato oscuro ti ha sopraffatto.
E'
arrivato vicino all'ascensore che l'avrebbe portato fuori dal CBI per sempre. Ha
permesso che un agente federale venisse ucciso. E non uno qualsiasi, ma Susan
Darcy, colei che gli dava la caccia. Questa
non è stata solo un'offesa allo Stato della California, ma al Governo degli
Stati Uniti.
Il
CBI non potrà più contare su di lui. Nessuno ha bisogno di lui.
Dopo
che Wainright è morto, e un altro capo se ne è andato, il mentalista è stato
giudicato dai superiori del CBI, che lo hanno dichiarato un pazzo e un folle, e
non degno di far parte delle forze dell'ordine.
Avrebbe
potuto sistemare le cose, ma anche il caso di John il Rosso gli è stato tolto
dalle mani per colpa di questo 'incidente', come lo aveva chiamato lui cercando
di giustificarsi. Ma la morte di qualcuno non può definirsi accidentale.
Non
ha più nulla su cui aggrapparsi senza rischiare di cadere a terra. E' un uomo
finito.
Non
si aspetta neanche che lei gli corra dietro come l'ultima volta, come più di
sei mesi fa, prima del suo disastro a Las Vegas.
Allora
lei gli aveva detta che avrebbero sistemato le cose insieme, guardandolo con
compassione e amore.
Sì,
perchè lei ne era innamorata. E lui in quel momento aveva realizzato di esserlo
anche lui, ecco perchè l'aveva guardata sorridendo dolcemente e dicendole
"Sei dolce." Ed ecco perchè lui le avrebbe detto quel "Ti
amo" prima di spararle, secondo il piano accordato in precedenza. Dirle
quello che provava in quel momento, gli sembrava il momento giusto, perchè se
le cose fossero andate diversamente... se lui avrebbe perso il controllo e
l'avrebbe colpita più centralmente...
Non
ci voleva neanche pensare.
In
seguito aveva negato con lei di ricordare quelle parole. Non gli sembrava il
caso, sopratutto con Red John in mezzo, di mettersi a parlare dei loro
sentimenti.
Sentimenti
di cui entrambi erano consapevoli. Lei lo sapeva da troppo tempo, lui ancora non
aveva realizzato del tutto.
Ma
le cose, dopo sette mesi, erano diverse.
La
talpa di Red John, Lorelai, nonché sua ex amante, era riuscita a fuggire. In un
attimo di debolezza, lui l'aveva lasciata fuggire e lei aveva ucciso l'agente
Darcy.
Non
c'è più speranza ora per lui. Ora si ritrova nella stessa situazione di sei
mesi fa. Davanti l'ascensore, in attesa che arrivi, quando sente una voce
delicata che lo chiama disperato.
"Jane!
Jane! Non andare... Non rovinare tutto... di nuovo."
Una
pausa. Due pause. Quelle parole le fanno male. Non vuole perderlo di nuovo.
E
lei, come al solito, seppur arrabbiata e incazzata nera per quello che lui le ha
fatto, alla fine riesce sempre a perdonarlo.
L'uomo
si volta verso la meravigliosa creatura che gli ha salvato il culo tante di
quelle volte.
E'
sconvolta, arrabbiata, ma tenace. I capelli al vento, ondulati. La catenina col
crocefisso che sembra fissarlo.
"Lisbon,
non c'è più nulla da sistemare. Stavolta è davvero finita."
Sente
il campanello dell'ascensore: può salire e scomparire come l'ultima volta, ma
prima che lui possa farlo, la presa di lei lo costringe a fermarsi un attimo.
"Non
voglio perderti... di nuovo."
Di
nuovo.
Teresa
gli parla sussurrando, sentendosi quasi in colpa. Dovrebbe lui sentirsi in
colpa, visto che le cose brutte accadono sempre per colpa sua.
Le
mette le mani sul viso guardandola intensamente negli occhi.
"Teresa,
non devi sentirti in colpa. Il guaio l'ho combinato io, e tocca a me rimediare.
Ti avviserò, qualunque cosa succeda. Devo ritrovare Lorelai e portarvela qui.
Non andrà molto lontano. Te lo prometto." le parla dolcemente e poi le dà
un bacio sulla testa.
Quel
gesto così inaspettato la sorprende ma la inorridisce allo stesso tempo. Aveva
baciato in quella maniera proprio Lorelai, durante l'interrogatorio di qualche
giorno fa. Lei
si discosta da quel gesto e lo guarda dandogli un cellulare vecchio, uno di
quelli usa e getta.
"Promettimi
che mi chiamerai. Giuralo!"
Sorride,
come se per lui fosse un gioco.
"Te
lo giuro!"
La
saluta, prima di scomparire tra le porte dell'ascensore.
La
donna se ne resta lì inerme, non sapendo cosa fare, cosa dire. Incapace di
reagire. Ignara che sarebbe stato per lei, il primo passo verso il baratro.
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Beh
che ne dite? Capitolo corto e di passaggio, per il dramma che ci aspetterà nei
capitoli seguenti.
Aspetto
recensioni, sia belle sia brutte, non faccio distinzioni u.u
Alla
prossima!
D.
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Capitolo 3 *** "Sembra quasi un fantasma." ***
Saaaalve
Another
place to fall
"SEMBRA
QUASI UN FANTASMA"
Se
ne sta chiusa nel suo ufficio, seduta a quella scrivania, fondendosi con il
computer.
E'
così da tre giorni ormai.
Teresa
Lisbon sembra caduta in uno stato mentale e fisico di rassegnazione. Si lascia
andare pian piano. Anche vivere è diventato una routine che è costretta a
fare. Ogni giorno sembra non abbia più senso. Non più da quando lui se ne è
andato, e per l'ennesima volta, senza dirle nulla.
Aveva
promesso che l'avrebbe chiamata, gli aveva anche dato un cellulare usa e getta.
Niente.
Il
vuoto totale.
Lei
continua con un occhio ad osservare lo schermo del suo pc, mentre con l'altro
osserva il divano vuoto, dove di solito si sedeva il suo consulente.
Un
flash nella sua mente la riporta a dei giorni quando, dopo aver concluso un
caso, lui si sdraiava rilassandosi con un libro, oppure punzecchiandola mentre
lei era intenta a battere sulla tastiera del computer.
Quei
momenti le mancano. Allora era tutto molto semplice. La questione di Red John
non veniva sempre portata a galla, e tra un caso e l'altro, avevano tempo di
concedersi qualche momento di relax godendosi la compagnia l'uno dell'altra.
Ignorando che provavano dei sentimenti che cercavano di negare con i continui
battibecchi e il loro flirtare.
Teresa
sospira a malincuore. Ripensare a quei giorni la fa star troppo male. Lei stessa
non si sente molto bene. Fisicamente è trascurata; poco trucco, capelli che
hanno bisogno di una ritoccata, e in soli tre giorni ha perso tre chili.
Lo
scatto della porta d'ufficio non la fa neanche sobbalzare.
Grace
Van Pelt entra portandole dei documenti che si cura di posare davanti al suo
capo, preoccupandosi quasi che lei li noti.
Ma
Teresa ha lo sguardo fisso e spento. E' una macchina senza più neanche una
forma vitale.
Gira
meccanicamente la testa come un robot e guarda la rossa agente dall'alto in
basso.
"Cosa?
Ah. Il caso da archiviare." risponde assente, prendendo quei fogli che per
lei non sono altro che il solito lavoro di routine.
Anche
la vista le sta calando quella sera. Si porta una mano sulla fronte. Ha passato
troppo tempo davanti al computer.
"Lisbon...
ti senti bene? Vuoi che ti porto qualcosa da bere?"
Teresa
risponde negativamente con il gesto della mano.
"Un
po' d'acqua?"
Ancora
le fa segno di no.
"Del
té?"
La
donna si blocca e guarda la rossa come presa dal panico. Immediatamente Grace
vorrebbe rimangiarsi tutto, ma non può, quindi glissa la domanda.
"Comunque
s-se hai bisogno di parlare, io sono qui. Magari più tardi possiamo uscire e
parlare, come abbiamo fatto l'altra sera. Una serata tra amiche."
La
rossa le sorride sincera.
Per
le ultime due sere, vedendo Lisbon giù di morale, Van Pelt si era offerta di
farle compagnia e portarla fuori a bere qualcosa. Erano andate in un locale
carino, giusto per divagarsi un po' dagli impegni della giornata. Ma sopratutto,
la rossa agente aveva capito che al suo capo serviva una distrazione per non
pensare a Jane.
Teresa
capisce l'intento sincero di Grace e accenna un amaro sorriso, costringendosi a
fare la gentile per una volta.
"Ti
ringrazio. Faccio una passeggiata e poi quando arrivo a casa ti chiamo."
La
donna annuisce e Grace esce sorridendo dall'ufficio, spegnendo la luce della sua
postazione. L'unica illuminazione proviene dall'ufficio di Teresa. Una stanza
quasi vuota, dato che la persona che vi è dentro sembra quasi un fantasma.
Guarda
l'orologio: è quasi mezzanotte. Impacchetta le sue cose e spegne il computer.
Prende il giaccone e attraversa il corridoio che la porta verso
l'ascensore, spegnendo ogni volta la luce, assicurandosi che il CBI sia al buio
prima di chiudere.
L'ascensore
ci mette poco ad arrivare, una volta chiamato, come se aspettasse solo lei.
Silenziosa,
osserva il numero dei piani finché giunge a piano terra. La sua auto è sempre
lì, il suo SUV. Entra dentro e sospira.
"Posso
guidare?"
"No,
Jane, non se ne parla!"
"Abbiamo
chiuso il caso, me lo avevi promesso! E poi conosco un ristorante dove possiamo
andare!"
"Tu
mi dici la strada e io guido!"
"Non
riesco ad indicarti la strada se non guido io!"
"Uffa.
E va bene, ecco le chiavi!"
Il
ricordo del suo sorriso quando otteneva quello che voleva le dà una vena di
malinconia. Ma quello è Patrick Jane. Un giorno ti fa andare su di giri e si
comporta da galantuomo. Il giorno seguente ti tratta come se non contassi nulla,
o meglio, ti lascia fuori da ciò che la sua mente sta pensando.
Scuote
la testa e decide finalmente di mettere in moto l'auto.
Arrivare
a casa non è mai stato così semplice. Anche quella sera sembra tutto
tranquillo. Tutto tace. Decide di parcheggiare l'auto proprio sotto casa sua,
così da non doversi trascinare molto. Come se già fare le scale non la
stancassero abbastanza.
Sono
solo 100 passi dalle scalinate. La distanza è pochissima. Eppure basta questo
perché qualcuno la butti a terra.
Prima
di realizzare di essere stata appena aggredita, Teresa si ritrova a faccia a
terra, con le mani vicino il viso, nel tentativo di attenuare il colpo. Ma le
mani le fanno male, e non riuscendo a vedere nulla a causa dell'oscurità che la
circonda, sente un dolore allucinante provenire proprio dalle stesse e dal
ginocchio. Deve esserseli sbucciati.
Tenta
di rigirarsi, ma viene preceduta dalla figura in nero con cappuccio che le si
avventa sopra, mettendosi a cavalcioni su di lei.
Inerme,
cerca di raggiungere la pistola dalla sua fondina, ma ancora una volta la
misteriosa figura le prende il fodero e gliela lancia lontano. Il tonfo
dell'oggetto caduto a terra, fa spaventare un paio di gatti randagi che
scappano.
Improvvisamente,
la donna capisce che non servirà a nulla urlare poiché è completamente da
sola. Un fantasma, appunto.
Cerca
di dimenarsi, per impedire alla figura, che capisce di essere un uomo per la
forza immane con cui le tiene le braccia per impedirle di togliergli il
cappuccio del giaccone.
Troppo
tardi. Si dispera mordendogli le mani, ma lui risponde con un pugno forte al
viso.
Due
pugni. Tre pugni, che le lasciano dei lividi, due sotto gli occhi, e l'altro
sulla guancia.
Capisce
di essere in trappola.
L'uomo
inizia a ridere sadicamente, mentre con una mano la tiene ferma, legandole le
mani sopra la testa con un nastro adesivo, e con l'altra inizia a slacciarle la
cinta, lanciando il distintivo del CBI più o meno alla stessa distanza della
fondina.
Teresa
spalanca gli occhi, ma non riesce ad urlare. L'uomo infatti le ha tappato anche
la bocca col nastro.
E'
un topo in trappola, e come tale, ci è cascata. Si è lasciata andare inerme.
E'
davvero troppo tardi quando realizza cosa le sta succedendo.
Senza
troppa fretta, forse anche lui sicuro che sono solo loro due in quell'angolo di
strada, l'uomo le abbassa i pantaloni all'altezza delle mutandine nere.
Teresa
tenta un'ultima mossa disperata, dandogli un calcio per toglierselo da sopra, e
per un attimo ci riesce. Peccato che lui sia più forte e con un'altro pugno che
quasi la tramortisce, le immobilizza anche le gambe.
Ride
di nuovo e più sadicamente, mentre le abbassa l'intimo e poi procede anche lui
nell'abbassarsi pantaloni e boxer. L'unica cosa che lei può fare è chiudere
gli occhi più di quanto può, e mordere il nastro adesivo sulla bocca, mentre
lui la penetra avidamente.
Una
volta. Due volte. Tre volte.
E
per tutte le tre volte non versa neanche una lacrima, riuscendo a mantenere
intatto, per quanto può, il suo orgoglio.
Una
volta finito l'atto, l'uomo si alza quasi soddisfatto, mentre lei resta lì a
terra disgustata. Disgustandosi anche di se stessa per ciò che non è riuscita
ad impedire di farsi fare.
L'uomo
quasi si cura di slegarla, ma di rialzarsi a terra, Teresa non ha proprio
voglia.
Solo
quando si assicura che lui si sia allontanato, allora si rannicchia su sé
stessa, coprendosi il volto con le mani, e piangendo mezza nuda a due passi da
casa.
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
La
nostra povera Teresa è inerme, non riesce neanche a reagire quando viene
aggredita...
Forse
se fosse tornata a casa con Grace non le sarebbe successo nulla. Ma forse non
avremmo avuto questa storia, quindi vi aspetto al prossimo capitolo... XD
D.
|
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Capitolo 4 *** "Bloccata." ***
Saaaalve
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"BLOCCATA"
La
luce calda del mattino la sveglia dolcemente.
Lentamente
apre gli occhi, sorprendendosi di trovarsi tra le coperte del suo letto.
E'
una bella giornata di primavera, gli uccelli cinguettano e i cagnolini randagi
sono tutti in amore.
Tutti
tranne lei.
Si
guarda intorno sbuffando.
Anche
la sera prima ha finito per sentirsi male in ufficio, costringendosi a restare
fino all'ultimo per terminare il suo ultimo caso.
Grace
l'aveva avvertita, "Torniamo a casa, Lisbon, o svieni un'altra volta!"
Kimball
e Wayne si erano offerti di accompagnarla a casa, "Ti portiamo noi a casa,
capo!"
Invano.
Inevitabilmente
si era accasciata a terra e i suoi amici e colleghi l'avevano portata a casa,
tolto i vestiti e messa a letto.
Si
sente la fronte. Scotta. Questa non ci voleva proprio. Si
alza con cautela per misurare la temperatura prendendo un termometro. Dopo
qualche minuto di attesa controlla: 37 e qualcosa.
Non
male, decide che prenderà un'aspirina. Non può fermarsi, perchè se lo fa non
vuole sentirsi compatita dai suoi sottoposti.
Nel
farlo, passa davanti lo specchio ovale posizionato davanti il suo letto. Si
mette di profilo, alza la maglietta a maniche corte bianca e si osserva la
pancia, accarezzandola, stupendosi di quel gesto che ormai, da circa tre mesi,
è diventato automatico.
Come
è diventato automatico anche quello di prendere dei medicinali, prescritti dal
medico fuori dal CBI, consigliati per quelle donne che soffrono di "stress
post traumatico."
E'
stata un'aggressione violenta, continua a ripetersi, e niente più.
Ma
non può negare a se stessa le conseguenze di quell'azione, perchè le sente
ogni qualvolta va in bagno oppure la mattina appena si alza.
I
segni dell'aggressione sulle gambe e vicino la parte vaginale sono diventati
ormai cicatrici lontane. Vedersi nuda davanti lo specchio del bagno è una
vergogna, un fardello che lei stessa si porterà a vita. Il
suo viso non è neanche più lo stesso. Occhiaie che neanche il fondotinta
riesce più a coprire.
Sono
passati tre mesi.
Tre
maledetti mesi.
E
di lui ancora nessuna traccia.
"E
se si fosse unito a Red John? Stavolta... sul serio, dico?"
Wayne
scuote la testa davanti all'osservazione della rossa.
"Ma
ti sembrano cose da dire queste, Grace? Non lo farebbe mai! Non per ferire..." si
blocca e fa segno ai suoi compagni di squadra dell'arrivo di Teresa al CBI.
Immediatamente,
Kimball nasconde i file di Red John su cui lui e gli altri due stavano lavorando
in segreto da alcune settimane.
La
donna si ferma davanti a Rigsby, Van Pelt e Cho, come in attesa di una qualche
risposta da parte loro. E' in posizione statuaria, ferrea, ma tutti sanno che è
solo una finzione. E' l'ennesima messa in scena da ormai tre mesi. Farà la sua
sgridata, si comporterà da dura con loro, e poi finirà per passare il resto
della giornata chiusa nel suo ufficio.
"Beh
che avete? Qualche nuovo caso?"
I
tre si guardano a vicenda, incerti. I due uomini spingono Grace ad avvicinarsi
al loro capo.
"Ehm,
Lisbon... sei sicura di stare davvero bene in ufficio?"
"Certo!
Perchè queste domande?" chiede guardandoli circospetta.
La
rossa agente guarda prima Wayne e Kimball, poi ritorna avvicinandosi a Teresa.
"Perchè
ultimamente vai spesso in bagno... e gli inseguimenti preferisci farli fare a
noi..." le dice sottovoce.
L'agente
mora abbassa la testa, cercando di nascondere il suo sguardo con i suoi capelli
lunghi. Grace sospira e le posa delicatamente una mano sulla spalla,
costringendo Teresa a guardarla negli occhi. Lei sa che tra donne non si può
mentire. Ma il segreto che si porta lei dentro è una bomba ad orologeria pronta
ad esplodere.
"Ragazzi,
concentriamoci sul prossimo caso, per favore. Cosa abbiamo?" spinge Grace
lontano da sé, e poi strappa i file di mano a Wayne per esaminarli lei stessa.
La
sua squadra continua a guardarsi e scuotere la testa. Il loro capo non cambierà
mai. Sempre più chiusa in sé stessa. In quei casi, ci sarebbe voluto Jane. Lui
sì che saprebbe come farla aprire. Lui è l'unico che sa come parlarle...
"Fermo!
Non puoi andare lì!" la voce di un agente grosso distoglie la loro
attenzione dai problemi per un attimo.
Tutti
si voltano verso l'omone di colore che sta cercando di bloccare con il suo corpo
un altro uomo. Alto, biondo, camicia bianca e jeans stracciati nella parte delle
ginocchia.
Teresa
getta a terra i fogli. Il suo cuore ha un sussulto appena quell'uomo trascinato
a forza incontra il suo sguardo.
E'
Patrick Jane. Per un attimo, il tempo intorno a loro si ferma. Lei lo guarda con
compassione, non capendo cosa ci faccia qui dopo quella promessa infranta di
farsi sentire... poi gli occhi le si riempiono di lacrime perchè lui è
tornato. Il misto di amore e odio è sempre presente nella sua mente e nel suo
cuore.
Lui
la guarda come un cane bastonato, portandosi fino davanti a lei, per poi prostrarsi
ai suoi piedi. Come in adulazione, la guarda dal basso e le abbraccia le gambe,
sussurrando "Mi dispiace tanto."
L'omone
nero dietro di loro li guarda con le manette tra le mani. Lisbon fa segno di
andarsene, e poi dice ai suoi che ha la situazione sotto controllo e che devono
lasciarli da soli.
Soli
nell'ufficio di lei, Patrick è seduto sul suo divano, quello che le aveva
comprato qualche anno fa, rimpiazzando il vecchio. Lo accarezza, come se
sentisse la mancanza. Ma non è solo del divano che ha sentito la mancanza.
"Vuoi
un po' di ghiaccio per gli occhi?"
Guardandolo
da vicino, quegli occhi azzurri hanno perso ogni luce, e sono contornati di un
rosso pallido. Come se fosse stato drogato.
Patrick
sorride e si alza in piedi, ponendosi davanti a lei, assicurandosi che non ci
sia nessuno effettivamente ad ascoltarli. O qualcuno che li veda.
"Parlami.
Dimmi qualcosa." il tono deve essere autoritario, ma invece Teresa si
tradisce da sola appena sente lei stessa, meravigliandosi, la voce che le trema.
Una voce emozionata.
Quella
sagoma davanti a lei non è più il suo Patrick Jane, l'uomo che ama. Lui estrae
qualcosa dal taschino della giacca. E' una pistola.
Stavolta
niente abbraccio. Nessun "ti amo". Niente piano. Non è una finta. Sta
accadendo sul serio.
Lentamente,
l'agente sente di entrare nel panico più totale e che la vista le si sta
offuscando. Non deve perdere il controllo. Non deve sudare, anche se stringendo
le mani sente del bagnato. Deve mantenersi più lucida possibile e affrontare
quel Patrick Jane davanti a lei.
Lui
non le sparerà veramente. Non può farlo. Perchè lui la ama...?
Prepara
il grilletto. Lui sembra essere deciso su ciò che sta facendo quando le punta
la pistola, facendo attenzione a mirare al cuore.
"Mi
dispiace, Teresa. Ho dovuto farlo... lui---... io---"
Lei
lo blocca mettendo le mani avanti in segno di difesa.
"Fermati
Jane! Non vorrai davvero sparare a me... e a..." tartaglia qualcosa,
deglutisce a fatica, poi fa crollare le sue difese, e con le mani si scopre la pancia, alzandosi la maglietta color verde
bottiglia. Indica quel preciso punto all'altezza dell'ombelico. Ed è in quel
preciso istante che l'orrore compare sul volto del mentalista.
"...e
a mio figlio..."
Lui
continua a fissarla, abbassando la pistola lentamente. La guarda quasi
invogliandola a parlare, a dille quelle parole che lui ha capito bene.
"...il
figlio di Red John."
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Ops...
i guai sono iniziati, ve l'avevo detto!
Diciamo
che la scena qui ricorda molto la 4x24, ma stavolta senza nessuna conseguenza!
Diciamo
pure che ora sono tutti scioccati per la rivelazione di Teresa.
Come
sarà accaduto tutto ciò? E cosa è successo al mentalista per aver perso del
tutto la ragione?
Per
scoprirlo, aspettate il prossimo capitolo XD
D.
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Capitolo 5 *** "Il piano di una mente malata." ***
Saaaalve
Another
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"IL
PIANO DI UNA MENTE MALATA"
Si
strofina gli occhi, cercando di immagazzinare ciò che ha appena sentito.
Il
figlio di Red John.
E'
uno scherzo. Un brutto scherzo, continua a ripetersi nella mente. Ma appena il
suo sguardo incrocia quello della collega davanti a sé, capisce che Teresa non
sta affatto giocando con la sua mente.
"I-io...
devo sedermi... un attimo..." fa dei passi all'indietro e raggiunge il
divano, dove crolla. Getta la pistola a terra e si porta le mani tra i capelli.
La
donna, invece, apre la porta del suo ufficio. Visibilmente scossa e preoccupata,
fa segno con la testa ai suoi agenti di entrare.
Grace
è la prima che varca la soglia della porta, e come per paura che sia accaduto
qualcosa, ispeziona con lo sguardo ogni angolo dell'ufficio.
Wayne
e Kimball si mettono in posizione di battaglia, afferrando la fondina con la
pistola, temendo qualcosa, o peggio, che Patrick abbia perso il controllo.
Invece
il consulente è lì, inerme, seduto sul divano, con ancora lo sguardo perso nel
vuoto.
Nessuno
emette un suono, e quel silenzio sta mettendo a disagio tutti.
"Qualcuno
vuole dirci che sta succedendo?" fa Wayne, rompendo il ghiaccio.
Teresa
si mette in mezzo alla sua squadra, mani in tasca e alza lo sguardo.
"Sedetevi
ragazzi. C'è una cosa che dovete sapere." dice e poi guarda Patrick.
Come
se avesse intuito qualcosa, Grace si mette vicino a Teresa e le tende la mano.
"Io
lo so, capo. So che sei incinta."
Wayne
e Kimball le guardano non capendo. Forse non realizzando quell'ultima parola.
Grace fa per dire altro, ma Patrick rotea gli occhi.
"Non
fate i finti tonti. Non avete notato che arrivava al lavoro sempre tardi? O le
sue nausee mattutine? O che gli inseguimenti li faceva fare a voi?"
"Jane!"
Teresa lo interrompe col suo fare autoritario e lui risponde alzando le mani.
"Ma
è drogato o cosa?" chiede Cho, probabilmente avendo notato anche lui che
ha le pupille dilatate e occhi troppo stanchi.
Teresa
annuisce, poi i suoi occhi si riempiono di emozione. Sorride.
"Avrei
dovuto ascoltarti quella sera di tre mesi fa, Grace." sorride perché forse
sa che aveva torto quella sera lontana. Sorride perché se ci ripensa, è stata
una fatalità davvero brutta.
L'agente
rossa, ancora al suo fianco, la guarda aggrottando le sopracciglia.
"Sarei
dovuta tornare a casa con te, invece... a pochi passi da casa mia... un uomo mi
ha colpito alle spalle..." la sua voce trema, poi si guarda le mani
trattenendo qualche lacrima.
Adesso
Patrick ha smesso di fare il folle per avvicinarsi a lei e rimanere al suo
fianco. Come se avesse paura che la sua piccola principessa arrabbiata potesse
cadere da un momento all'altro. Anche Wayne e Kimball sono visibilmente scossi.
Nessuno sa cosa dire.
"Sono
stata aggredita brutalmente. E... non ho potuto difendermi, o meglio... non sono
riuscita a difendermi!" si sfrega le mani con foga, come se cercasse una
qualche valvola di sfogo, accusando ancora se stessa per aver permesso a quella
figura di violare il suo corpo.
"Comunque,
qualche settimana dopo ho scoperto di aspettare un bambino e nello stesso
momento, mi è arrivato un messaggio da parte di Red John." ora sta
guardando Patrick, che per tutto il tempo non le ha tolto gli occhi di dosso.
"Ti
ha detto di essere lui il padre?" le chiede, consapevole ormai di essere di
fronte ad una realtà inaspettata per lui, ma con la quale dovrà convivere.
Teresa
si stringe ancora di più in se stessa, diventando più piccola di quella che
già è e poi stringe le spalle.
"Ho
tentato di abortire. Non volevo essere la madre del suo figlio, ma invano.
Ovunque andassi, ricevevo lettere minatorie che avrebbero messo in pericolo me e
la mia squadra." guarda i suoi tre membri che reagiscono duramente.
"Potevi
dircelo, capo!" dice Rigsby alzandosi di scatto.
"Siamo
una famiglia, non è quello che dici sempre?" ribadisce Cho, restando
seduto e freddo, come sempre.
"E'
stato molto chiaro con me. Vuole che Jane passi dalla sua parte, perchè John
sta morendo. E col figlio che ho in grembo saremo una squadra invincibile."
scuote la testa, inorridita dalle sue stesse parole. Un brivido le percorre il
corpo.
Improvvisamente
sentono dei gridolini e poi una fragorosa risata. E' Patrick che sta ridendo come
un folle. Teresa e gli altri lo guardano strano, come se fosse, appunto, un
pazzo. Lui allunga il braccio indicando Lisbon.
"Questa...
questa è follia!! E' un uomo malato!!" inizia a gridare, smettendo di
ridere e allargando le braccia. "Tu non vorrai sottostare al suo piano,
Lisbon?!"
"Certo
che no!" fa l'agente mora guardandolo dall'alto al basso.
Lui
si avvicina ancora di più a lei, incurante degli sguardi degli altri agenti.
Istintivamente, Teresa fa qualche passo indietro e con la coda dell'occhio vede
Grace, Wayne e Kimball toccare la fondina. Con Patrick in questo stato, non si
fidano di nessuna sua mossa.
"Red John ci osserva e voleva questo: voleva darti quel figlio che a te
manca, ma in cambio vuole che tu stia dalla sua parte." lo affronta Teresa,
cercando di fargli aprire gli occhi e capire che lei è l'unica a cui il serial
killer ha effettivamente rivelato il suo piano.
"E' la stessa cosa che ha tentato di fare con me lo scorso anno, facendomi
conoscere Lorelai." la fredda lui.
Gli
altri tre agenti ripongono la pistola.
"L'avventura di una notte in cambio della tua totale devozione."
dice Rigsby.
"Esatto."
"Ma
io so qual è il suo piano, possiamo assecondarlo fino ad un certo punto,
proprio come hai fatto tu lo scorso anno, e poi bloccarlo! Possiamo farcela
stavolta!" Teresa è convinta delle sue parole.
Patrick
sorride, scuote la testa e le mette le mani sulle spalle.
"Lisbon, non capisci che questo è il piano di una mente malata?!
Quell'uomo, un anno fa, voleva che continuassi a vedermi con Lorelai, solo per
metterla incinta così che Red John avesse un erede. Ci ha riprovato anche
quest'anno, ma non ci sono cascato! E siccome John l'ha presa come un'offesa,
allora ha pensato bene di colpire te, visto che non lo avevo fatto io... voleva
colpire te, la
donna che io---"
La
donna che io amo.
Si
blocca preso dall'attimo prima di dire quell'ultima parola. Teresa lo guardo
sotto shock. Ancora una volta, lui sta negando, tenendo dentro di sé le sue
reali emozioni. Grace sblocca la situazione, capendo tutto al volo.
"Ehm, quello che Jane vuol dire è che Red John ha capito che Lisbon è il
suo punto debole, quindi vuole farlo crollare in questo modo. Invece li ha
incastrati entrambi."
Van
Pelt ha ragione. Lisbon la guarda sorridendo di sottecchi: da quando è
diventata così saggia la sua collega più giovane? Wayne prende la mano di
Grace stringendogliela forte. Kimball si alza e fa il gesto inaspettato di
abbracciare la sua squadra.
Patrick
è lì, combattuto tra il desiderio di abbracciare Teresa per dirle che andrà
tutto bene, e che risolveranno le cose insieme, e la voglia di spaccare tutto
all'istante.
Stringe
i pugni e cerca di riflettere, lasciando il simpatico quadretto da una parte. Il
suo arcinemico ha abusato della donna di cui è innamorato. Ma c'è uno
svantaggio: Red John sta morendo. Probabilmente gli resterà poco o niente,
probabilmente finirà per morire di malattia oppure sarà Patrick Jane stesso ad
ucciderlo una volta per tutte. In ogni caso, lui sa che deve trovarlo e
fargliela pagare.
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Rivelati
i retroscena della gravidanza di Teresa, anche se era abbastanza intuibile...
Patrick
è sempre il solito, col desiderio di vendetta, ma stavolta c'è di mezzo la
donna che ama... lei rischia la vita più di tutti!
Cosa
consisterà il suo folle piano?
Ma
sopratutto, Teresa riuscirà mai a riprendersi dallo shock?
Alla
prossima amici miei!!
D.
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Capitolo 6 *** "La vuoi? Vai a prenderla. E' tua." ***
Saaaalve
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"LA
VUOI? VAI A PRENDERLA. E' TUA."
Quella
specie di pendolo posto tra lei e lui lo conosce troppo bene. E' quel pendolino
che va a sinistra e poi a destra. Prima lentamente, poi sempre più veloce, fino
a farti venire un gran mal di testa e andare in stato confusionale. E' quello
che lui vuole, giusto? Così può leggerti la mente e capire cosa ti è
successo.
Teresa
Lisbon non ha mai concesso a Patrick Jane di ipnotizzarla e peggio ancora,
leggerla dentro, tranne una volta. Quando fu accusata di omicidio e costretta a
dimettersi. Da allora, non gli ha mai permesso di fare più altri giochini
mentali. Lei odia quando ipnotizza le persone per ottenere informazioni.
Ma
stavolta è diverso dalla prima volta. Seduti uno di fronte all'altro,
nell'appartamento dell'agente mora, lui le muove quel pendolino a destra e a
sinistra, cercando di farla cadere in trance.
E'
stata lei in primis a chiedergli di ipnotizzarla. Ed è stata una cosa molto
semplice, senza troppi giochi di parole. Gli ha detto semplicemente
"Ipnotizzami. Voglio tornare alla notte dell'aggressione." "Sei
sicura?" gli aveva chiesto lui, alzandole il viso col tocco della mano sul
mento. E lei con quegli occhi pieni di commozione aveva acconsentito con un
cenno deciso del capo.
Lui
sa che potrebbe farle male tornare a quella notte, ma la donna si è dimostrata consenziente,
consapevole che dai suoi ricordi, potrebbe riuscire a trovare qualcosa in più
su Red John.
Il
pendolo si muove lentamente. Teresa lo fissa, ascoltando le parole del
consulente che le dicono di stare calma e rilassata, e di tornare a tre mesi fa.
Poi improvvisamente, cade indietro, lasciandosi sprofondare sulla comoda
poltrona e chiude gli occhi.
Con
adagio, Patrick posa il pendolo lontano da lei e inizia a parlarle lentamente.
"Stavi
percorrendo la strada per tornare a casa. Eri sul punto di salire le scale che
ti portano nel tuo appartamento..."
"...sì,
stavo per raggiungere la scalinata..." Teresa è in uno stato di trance e
inizia a rivivere quell'orrenda nottata. "Ecco, lo vedo! Quella figura
scura... è davanti a me! Mi ha colto alla sprovvista! Aiuto!" mette le
mani avanti, agitandole. Agitandosi.
Patrick
istintivamente vorrebbe stringerle le mani e dirle che va tutto bene, ma questo
significherebbe mandare all'aria tutta l'ipnosi.
"Non
riesco... non riesco a reagire... è più veloce e più forte di me... mi ha
buttato a terra..."
Il
mentalista stringe i pugni e chiude per un attimo gli occhi, immaginando il
momento in cui prenderà a pugni a sangue quel maledetto serial killer.
"Ti
dice qualcosa? Ti sta parlando?"
"No...
lui--lui ride... si prende gioco di me... mi picchia... fortemente... non
riesco---è tutto così scuro intorno a me... mi fa male..." l'agente si
lamenta, inizia ad agitarsi, come presa da una crisi isterica e a quel punto il
mentalista deve farla fermare. Mettendole le mani sulle gambe, la riporta alla
realtà.
Teresa
apre gli occhi, stupendosi di essere viva.
Guarda
Patrick fisso.
"Non
ipnotizzarmi mai più." scandisce le parole una ad una, poi si porta la
mano sulla bocca. Quel senso di nausea che le percorre il corpo fino ad arrivare
sul suo palato. E corre velocemente in bagno.
Sconsolato,
ma forse anche sollevato, Patrick si porta le mani sulla testa, lasciandosi
andare sulla soffice poltrona dove è seduto.
E'
così fragile. Non ti fa tenerezza?
Un
brivido gli percorre il corpo. Quella voce l'ha già sentita. E' di Lorelai. Ma
come è possibile che la sente adesso? Si gira attorno, si alza, cercando di
dare una spiegazione logica alla situazione.
Dovresti
approfittarne, Patrick. Non hai sempre voluto un contatto fisico dopo la morte
di tua moglie? A parte me.
La
voce ride isterica mentre l'uomo pensa di essere diventato pazzo. Va a
controllare Teresa nel bagno e la trova accasciata vicino alla tazza del water,
mentre si sistema i capelli. C'è un odore acre.
Si
sistema seduto accanto a lei e guarda prima la tazza poi Teresa. Abbozza un
sorrisetto che fa innervosire la donna.
"Che
c'è adesso?" dice lei tutta stralunata.
"Forse
dovresti tirare lo sciacquone! Sai..." si copre il naso e con l'occhio
indica di nuovo il water.
Teresa
disgustata si alza e fa il suo dovere.
"Jane!
Sei sempre così..." finalmente lo richiama col suo cognome, restando di
spalle, in piedi, a lui.
"Così
come?"
Si
volta per sorridergli.
"Così
irritante anche quando sto male?"
La
sua Teresa sembra splendere. L'aria della gravidanza, seppur non desiderata, le
dà una ventata nuova. La raggiunge in piedi.
"Non
stai male. Sei solo incinta!" non si rende conto che in batter d'occhio si
avvicina per darle un bacio piccolo sul naso.
Teresa
spalanca bocca e occhi, incredula del gesto che lui ha appena fatto. Insomma,
non l'ha baciata sulle labbra, ma sul naso... qualcosa significherà?
Patrick
invece si discosta immediatamente, quasi la spinge lontano da lui. Si schiarisce
la voce e si dà una sistemata addosso.
"Dovrei
andare..."
Lei
non risponde, ancora sotto shock. Troppe emozioni in questi ultimi giorni. Fa
solo un cenno col capo e lui capisce che deve andarsene davvero.
"Come
procede?" chiede Rigsby mentre Grace porta qualcosa da bere ai presenti.
Wayne afferra subito la bibita con la cannuccia, mentre Kimball lo guarda
serissimo. Per Wayne è sempre il momento giusto per mangiare o bere qualcosa.
Patrick
si guarda in giro, assicurandosi di essere lontani da orecchie e occhi
indiscreti. Il gruppetto è seduto in un bar, ma la prudenza non è mai troppa.
Hanno evitato il CBI poiché il consulente non può fare più ritorno. Non dopo
quello che è successo.
L'ultima
volta è entrato puntando una pistola contro il Senior Agent Teresa Lisbon...
"Pochi
progressi. Ricordare un'aggressione non è facile."
"Forse
dovresti cambiare strategia." propone Cho.
"Forse
dovresti starle vicino." tutti guardano Grace come se avesse detto di
essere un'aliena.
Lei
semplicemente alza le spalle.
"Standole
vicino, può farla aprire in altro modo. E sappiamo bene dell'influenza che Jane
ha su di lei!"
La
piccola Grace capisce tutto all'istante e ha ragione.
Il
mentalista le sorride dandole così una risposta alla sua proposta.
Quando
torna nell'appartamento della donna, Patrick nota che è rimasto uguale
esattamente a qualche ora fa. Non ha neanche mangiato nulla. A giudicare dalle
condizioni del bagno, ne deduce che ha passato più tempo lì che in altre
camere.
"Lisbon?
Lisbon? Dove sei?"
Sente
mugolare qualcosa e si dirige in camera da letto.
Teresa
è distesa sul letto con la pancia bene in vista. Si ferma nel gesto di
massaggiare lo stomaco e cerca di comporsi per non farsi vedere che stava
canticchiando una canzoncina al suo bambino.
"Jane!
Che ci fai di nuovo qui?"
Lui
sorride e si avvicina, togliendosi la giacca e accomodandosi sul letto vicino a
lei.
"Non
preoccuparti, Lisbon. Non dirò a nessuno che il tuo cuor di ghiaccio si è
sciolto alle gioie della maternità."
Lei
si imbroncia, incrocia le braccia e si gira dall'altra parte.
"Diciamo
che qualcuno ha avuto l'idea che dovrei starti vicino questa notte. Non
preoccuparti, terrò le mani bene in vista!"
La
vuoi, Patrick? Certo che la vuoi. La desideri. Allora che aspetti? Vai a
prenderla. E' tua. Tutta lì da sola... indifesa... fragile... vai a prenderti
Teresa Lisbon... fa' come Red John ha fatto con lei...
Di
nuovo quella voce che gli rimbomba nella testa. Immediatamente si alza con un
balzo, portandosi con le spalle contro al muro.
Deve
star male, non capisce nulla. Perché sente la voce di Lorelai che gli dice di
fare queste cose? Teresa scuote la testa, tentando di avvicinarsi a lui.
"Jane,
che ti succede?"
"Stammi
lontana, Teresa. Deve esserci un qualche spirito maligno dentro di me che mi
dice di fare quelle cose..." si rannicchia a terra come un pazzo,
coprendosi le orecchie per non sentire quelle parole.
"Ma
che dici, sei impazzito?" la poliziotta si gira nella stanza per
controllare, prima di dare la sentenza definitiva sul suo consulente. Non è un
pazzo. Forse è ancora drogato? Ma chi può averlo ridotto in questo stato?
"Dovrei essere io quella a star male... ora alzati e non fare il bambino,
su... non c'è nessuno!"
Come
un bambino ascolta la voce di sua madre, Patrick si alza lentamente da terra,
strabuzzando gli occhi per tornare alla realtà del momento. Le voci sono
scomparse. Forse è ancora drogato. O forse sono solo gli effetti di quella
potente droga che Red John gli aveva iniettato nei mesi precedenti.
"Forse
sì, sono pazzo. Red John mi ha manipolato per bene questi mesi, costringendomi
che tu fossi il male da abbattere."
Ora
sta parlando come un profeta. Teresa continua a scuotere la testa senza capire.
"Tu
il male da abbattere??" ride nervosamente, poi gli tende le mani per
stringergliele. "Tu
non capisci, Jane. Dentro di me c'è il figlio del peccato. Io-io mi sento
così... sporca. Dio mi punirà per quello che ho fatto." torna a toccarsi
la pancia, come un gesto quotidiano.
"Smettila
di dire stupidaggini. Sei stata aggredita e violentata contro la tua volontà!
Se Dio deve punire qualcuno, quello sono io... perchè non ti sono stato vicino
quella notte..."
I
suoi occhi blu intensi la guardano, ma se ne resta fissò là, col desiderio di
stringerla forte.
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Capitolo
lunghetto, così siete contente? :D
Beh
il bacio doveva essere qualcosa di naturale, niente di romantico, semplicemente
spontaneo, quindi ce lo vedevo sul naso, invece che sulle labbra.
Per
quanto riguarda Patrick, ecco alcune risposte sul suo comportamento.
Grace
ha già capito tutto della situazione e di quei due hahahaha è una grande :D
Ci
si legge nel prossimo capitolo!
D.
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Capitolo 7 *** "Mi aiuti a fare un bagno?" ***
Saaaalve
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"MI
AIUTI A FARE UN BAGNO?"
I
giorni scorrono lentamente, e in men che non si dica, è già passata una
settimana.
Come
ogni mattina, Teresa si risveglia tra le sue morbide lenzuola. Si alza per
dirigersi in cucina, seguendo l'aroma di té che l'avvolge e le fa compagnia per
la colazione. Patrick l'aiuta addirittura nelle faccende domestiche, come se
fossero una coppia di sposini. Lui il marito affettuoso, lei la sposina in dolce
attesa. La realtà però è ben diversa.
Intanto
al CBI è già iniziata a correr voce che i due partner abbiano deciso di
mollare la polizia per creare una famiglia, poiché accidentalmente, qualche
giorno fa, Wayne Rigsby si era lasciato sfuggire che Teresa Lisbon è incinta.
Immediatamente
si era creato il panico. Il nuovo capo del CBI aveva chiamato Lisbon
assicurandosi che stesse bene, e dicendole che doveva restare a casa qualche
mese. Erano in crisi, come tutti, ma dovevano concedere le ferie per maternità
quando serviva.
Lisbon
poi aveva voluto sentire chi della sua squadra aveva sparso la voce, così Cho e
Van Pelt indicarono spudoratamente Rigsby, il quale a nulla servì nascondersi
dietro il suo sandwich.
"E
va bene, il danno ormai è fatto." aveva poi detto la senior agent, quasi
del tutto rassegnata ad accettare la sua condizione.
Quella
mattina, mentre il suo consulente scappa per andare nel suo covo segreto al CBI
tentando di capirci qualcosa su Red John, in realtà riunendosi con gli altro
componenti della squadra che stavano già indagando per conto loro, Teresa resta
a casa guardandosi intorno finché non riceve la chiamata di Grace.
"Ehm
capo... stanno iniziando ad arrivare messaggi e fiori di auguri..."
"Ma
il mio compleanno è ancora lontano..."
"...ehm...
indovina per cosa?"
Il
boccheggiare dell'agente mora vale più di ogni parola. Si copre il viso, saluta
la sua collega e torna nella sua stanza. Ogni qual volta che passa davanti lo
specchio e si guarda di profilo, alza la maglietta per vedere se la pancia è
cresciuta ancora. Nulla. Forse è impercettibile il cambiamento, forse lei si
controlla tutti i giorni e non nota nulla. Non sarebbe ora di andare da un
ginecologo?
Sbuffa
e manda al diavolo ogni suo pensiero. Prende la giacca, la pistola e il
distintivo, e ha in mente un unico posto dove desidera andare.
Ma
appena apre la porta e guarda giù dalle scale, viene colpita da un flashback di
quella notte. Spalanca gli occhi. Guarda di sotto e ha le vertigini. Tutto
intorno a lei sembra muoversi. Sta cadendo a terra anche lei?
E'
solo una piccola sensazione. Riesce a tenersi alzata reggendosi allo stipite
della porta. Il sudore le scende dalla fronte. Forse deve rientrare, non è il
caso che esca fuori.
E
poi di nuovo quei flashback.
E'
tutto nero intorno a lei. L'oscurità l'avvolge. Si sente così oppressa da
quella figura nera che la sovrasta e abusa di lei.
Si
graffia il viso, tentando di togliere quelle immagini dalla sua mente. Distesa a
pancia all'aria nel suo piccolo salone, afferra il cellulare e compone l'unico
numero di cui ha bisogno ora.
"Fatemi
capire. Per tutto questo tempo, avete indagato sul caso Red John lontani dal CBI
e senza che Lisbon se ne sia resa conto? State imparando proprio in
fretta!"
Il
mentalista fa il gesto di alzare la mano pronto per dare il cinque alla squadra
di Lisbon, ma si trattiene quando Cho si schiarisce la voce guardandolo serio.
Immediatamente,
Patrick si ritrae. Forse non è il momento di fare giochetti.
"Sai
che il CBI non ti riammetterà più in squadra se stavolta non sei sicuro di
catturare John?" dice Grace dandogli i file su cui stanno lavorando.
Il
consulente biondo corruga la fronte, e gli altri non sanno se si sta
concentrando per rispondere all'agente rossa, oppure per leggere e pensare ad un
piano contro il serial killer.
"Con
Lisbon non funziona molto? Voglio dire, l'ipnosi non sta producendo buoni
frutti, quindi forse dovremmo passare noi all'azione--" Rigsby viene
interrotto da un calcio da sotto il tavolo da parte di Grace.
Neanche
il tempo di dire qualcosa, che il cellulare di Jane squilla. Controlla
rapidamente sul display: Teresa lo sta chiamando. Lo sguardo preoccupato non
passa inosservato, poiché anche gli altri agenti intuiscono che c'è qualcosa
che non va.
"Lisbon?
Tutto okay?"
Dall'altro
capo del telefono c'è attesa. Teresa sospira, esitante. I secondi passano
inesorabilmente.
Grace
litiga con un pezzo di carta davanti a lei, Rigsby deglutisce a fatica, Cho
giocherella nervosamente con una penna.
"Lisbon?
Tutto okay?" ripete Patrick stavolta preoccupato, respirando e cercando di
captare il respiro della sua partner dall'altra parte.
"Sì...sto
bene..." finalmente risponde, con un filo di voce. Il mentalista riprende
il suo battito naturale. "Mi aiuti a fare un bagno?" per poi tornare
ad accelerarsi di nuovo.
I
tre davanti a lui lo guardano in attesa di risposte e lui cerca di mantenersi
calmo. Le ha appena chiesto di aiutarla a mettersi in doccia?
"Sì,
Lisbon. Sto arrivando." voce controllata, mani ferme, occhi fissi su un
punto indecifrato del luogo. Patrick chiude la conversazione e tenta di fare il
disinvolto. Questa cosa di Teresa non ci vuole. Spera in cuor suo che non
ritornino le voci a perseguitarlo e chiedergli di far del male alla donna.
Non
se lo perdonerebbe mai, sopratutto perché non sarebbe in sé.
"Lisbon
ha chiesto il mio aiuto. Vado da lei. Ci aggiorniamo per il piano." saluta
flebile mentre si allontana.
I
tre agenti si guardano l'un l'altro cercando di capire cosa abbia fatto
sbiancare il loro consulente, sempre così controllato nelle sue espressioni.
L'agente
minuta è lì seduta di spalle, col suo accappatoio addosso e i capelli tirati
in su sorretti da una cipolla.
Jane
lascia cadere le chiavi di riserva a terra, apparentemente meravigliato da
quella bellissima vista davanti a lui. E' come se Teresa lo stesse aspettando.
Si volta lentamente. I suoi occhi sono spenti; continua ad essere quel fantasma
che cammina per quella casa deserta. Lui le rivolge uno sguardo pieno di
compassione e con gli occhi la segue mentre si dirige in bagno, lascia cadere
l'accappatoio dietro di lei e appanna la porta.
Patrick
è ancora immobile, e solo qualche secondo dopo decide di muoversi, chiudere la
porta e raggiungerla cautamente.
Apre
la porta, quasi per timore di trovarla nuda. Combatte con il suo desiderio di
vederla in quello stato.
"Teresa...posso...?"
La
donna è di spalle, rannicchiata dentro la vasca. Le spalle e la schiena esposte
e magre. Abbastanza magre. Tanto che Patrick, avvicinandosi, può contare le
costole e quasi tracciare la spina dorsale.
"Puoi
aiutarmi a... lavarmi la schiena? Non ci arrivo... e mi fa male
sforzarmi..." gli dice Teresa, porgendogli la spugna color panna.
Il
consulente, imbarazzato, inizia a tirarsi su la camicia, per evitare di finire
inzuppato, e con un movimento delicato, quasi le massaggia la spalle, le
scapole, per poi passare all'intera schiena. Con un movimento impercettibile, o
almeno così pensa, percorre con il dito la sua schiena. La donna ha un brivido
e il mentalista, accorgendosene, si ritira immediatamente.
"Io
non---scusami, Teresa, non credo di farcela---" non riesce a terminare la
frase, in preda alla commozione, che Teresa si volta, non curandosi di esporre
le sue forme davanti a lui, per bloccarlo con la mano flebile.
"Patrick
Jane, ti sto chiedendo un favore. Ti prego." abbassa lo sguardo, tornando a
coprirsi. "Non so a chi rivolgermi se non a te."
Quelle
sono le parole che sta aspettando. Quella è la sua Teresa. Quel misto prima di
rabbia, e poi di fragilità, di dolcezza.
Spogliata
letteralmente di tutte le sue paure, si sta esponendo sia mentalmente e sia
fisicamente al suo consulente. Quell'uomo che per nove anni ha considerato il
suo partner, il suo amico, per poi finire per innamorarsene.
Le
sorride e ormai nessuno dei due si cura più di chi è vestito e chi no e torna
a fare ciò che aveva appena iniziato.
"Voltati,
così posso continuare. Anche mia moglie mi chiedeva di farlo."
"E
non è imbarazzante per te?"
Lui
ci pensa un po' su, poi ride di sottecchi.
"Neanche
un po'."
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Capitoletto
non tanto lungo, ma come al solito pieno di Jisbon.
Patrick
sempre più nel lato oscuro, ma da una parte lo fa per resistere a Teresa...
D'altra
parte lei, è chiusa in sé stessa, e il ricordo dell'aggressione è
difficile... ma ce la metterà tutta per aiutare la sua squadra... voi che dite?
Alla
prossima e grazie per chi legge, recensisce e segue la storia!
D.
|
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Capitolo 8 *** "Tu canterai come un uccellino adesso." ***
Saaaalve
Another
place to fall
"Tu
canterai come un uccellino adesso."
L'agente
dai lunghi capelli rossi si siede alla sua scrivania e, come ogni giorno,
accende il computer, mastica una gomma, e inizia a battere i tasti nel modo più
naturale possibile. E' un genio del computer, e anche i suoi colleghi lo sanno.
Wayne
passa davanti la sua scrivania e le rivolge un sorriso che lei ricambia
immediatamente. Sono stati insieme un paio d'anni fa, e ora sono amici molto
stretti. Ma sotto sotto entrambi pensano di ritornare insieme una volta che il
caso Red John verrà chiuso per sempre. E quel sorrisetto di sottecchi la dice
abbastanza lunga. Furtivamente, Wayne torna indietro dalla sua collega e con
nonchalance, si schiarisce la voce e tenta di sembrare più normale possibile.
"Ciao
Grace, allora... novità?"
La
ragazza sa a cosa allude e visto che sono entrambi al CBI, devono parlare in
codice per non far sapere che stanno ancora lavorando di nascosto sul caso del
serial killer più famoso della California.
"Purtroppo
niente. Sembra che sia scomparso senza lasciare tracce." scuote la testa.
"Magari
è morto prima del tempo..." aggiunge Wayne avvicinandosi ancora di più
alla collega.
"No,
Red John è troppo furbo." le parole di Patrick Jane, che entra non
curandosi di non essere più il benvenuto al CBI, spaventano i due agenti, che
con un balzo si allontano l'uno dall'altra.
Il
consulente chiude la porta dell'ufficio e resta un attimo ad osservarli. Alza un
sopracciglio capendo esattamente cosa era appena successo.
"Sicuramente
sta tramando qualcosa." conclude infine con fare pensieroso, sedendosi al
posto di Cho, che ancora non è arrivato.
Rigsby
immediatamente si mette davanti al consulente con le mani incrociate.
"Jane,
tu non dovresti essere qui! Lo sai che non ti vedono più di buon occhio!"
Il
mentalista se la ride divertito.
"Oh,
lo so. Infatti faccio una capatina nell'ufficio di Lisbon per prendere delle
cose che mi ha ordinato, e poi me ne vado. Adoro il pericolo!" saltella
tutto contento e soddisfatto del suo modo di essere, lasciando lì l'agente
Rigsby, come se la sua sgridata non fosse valsa a nulla.
Dietro
di lui, Grace se la ride davanti al pc.
"Non
c'è niente da ridere!" dice Rigsby tutto offeso e fa il gesto di
sistemarsi la cravatta, leggermente in stato di agitazione.
Le
giornate passano tranquillamente, ognuno occupato con i propri affari. Grace,
Wayne e Kimball impegnati a rintracciare Red John, che sembra scomparso. Patrick
impegnato a tenere gli affari di Teresa. Anche se sembra più coinvolto da lei
che dal ritrovamento del serial killer.
Quella
mattina, mentre Grace e Wayne sono impegnati in una discussione divertente
riguardo Will E. Coyote, Kimball irrompe al CBI trasportando davanti a sé
Lorelai Martins, tenuta ferma con le manette.
Ognuno
si congela a quella vista, e ci si chiede che fine abbia fatto fino a quel
momento, e perchè sia comparsa solo ora.
Lei
ha di nuovo quegli occhi di ghiaccio e fa quella risata diabolica senza senso,
portando la testa all'indietro. Cho però gliela riporta in avanti.
"Cammina."
le grida lui autoritario, mentre Lorelai si trascina a strascico verso la sua
cella.
"Devo
chiamare Jane." Grace afferra il telefono e compone nervosamente il numero
di casa di Lisbon che ormai conosce a memoria.
Ormai
tutti sanno che Patrick si è praticamente stabilito da Teresa.
Quando
il mentalista riceve la chiamata e la notizia dall'agente rossa, è pacato,
tenta di restare calmo quando lei pronuncia 'Lorelai Martins'. Teresa, seduta
sul suo letto accanto a lui, le si avvicina e dolcemente le tende la mano. Poi
tenta un azzardo: la poggia sul suo ginocchio.
L'uomo
abbassa lo sguardo per un breve secondo ed è proprio in quel momento che sente
lo stomaco in subbuglio e qualcosa che si muove dentro di lui... qualcosa lo
sveglia, lo fa stare su di giri, quasi lo eccita.
Non
rifiuta quella mano delicata sul suo ginocchio, anzi, mette la sua sopra per
sentire il calore, e senza che se ne accorgano, stanno intrecciando le dita
giocherellandoci.
"Jane?
Jane ci sei ancora? Hai capito quello che ti ho detto?" Grace, impaziente
dall'altra parte del telefono, lo riporta lucido e scioglie quelle dita che con
tanta armonia si erano incastrate l'una con l'altra.
"Stiamo
arrivando. Io e Lisbon. Incontriamoci al CBI. E portatemi da Lorelai." e
poi chiude la chiamata.
Teresa
inclina la testa, cercando di catturare il suo sguardo.
"Sei
sicuro di voler tornare?"
"Sì,
mai stato più sicuro." dice Patrick convinto e poi la guarda per l'ultima
volta. E' un sorriso quello che vede sul suo volto?
"Devo
scrutare il suo sguardo e capire cosa vuole. Comunque... E' bello vedere che
dopo un anno le cose sono rimaste esattamente come le ricordiamo."
"Già."
E
come l'ultima volta, su quel ciglio della strada, restano a tenersi per mano.
Dopo
circa un'ora, tutta la squadra al completo è al CBI, tra gli sguardi degli
agenti che fanno a Teresa un sacco di domande sul suo stato fisico, e altri che
cercano invano di fermare Patrick.
Lorelai,
trascinata a fatica da Cho e Rigsby che la tengono chi per un braccio e chi per
l'altro, la fanno sedere con le manette strette, davanti a Teresa, che ha deciso
di fare l'interrogatorio "per guardare in faccia quella figlia di
puttana", aveva specificato prima alla sua squadra.
Lorelai
ride e guarda uno per uno i membri, soffermandosi su Patrick, che la guarda
dritto negli occhi prima di sedersi accanto alla sua Lisbon, e poi quest'ultima.
"Mi
fate ridere. Poveri voi. Fortuna Red John si è reso conto che la brunetta era
importante per te... a proposito Patrick, ti ho mai detto che John preferisce le
more?"
Patrick
ha uno scatto di rabbia, si alza e allunga le braccia sul tavolo verso la sua
direzione, così può guardarla bene in faccia dall'alto.
"Tu
canterai come un uccellino adesso."
"Non
l'ho fatto per un anno, come pensi che lo farò ora?" gli risponde lei
imitando il tono di sfida che anche lui le ha fatto.
"Jane!"
Teresa lo riprende, prendendogli il braccio per riportarlo al suo posto.
"Lascia fare a me l'interrogatorio."
"Poveri
illusi!" Lorelai ride di gusto e cala una certa tensione intorno a loro.
"Red John è ancora vivo. Non si è fatto sentire perché sta preparando il
colpo finale, e se non avrà ciò che desidera, farà una strage."
"Che
vuol dire? Cosa stai cercando di dire?!" Patrick tenta di urlarle ma non
riuscendo ad ottenere nulla, perchè quando la ragazza sta per aprire bocca, si
sente soffocare e inizia a tossire.
"Che
le prende?" chiede Grace visibilmente preoccupata per la situazione.
Il
mentalista impallidisce e si avvicina a Lorelai cercando disperatamente di
rianimarla quando lei cade a terra, stringendosi la gola in fiamme.
"No,
no, no! Non puoi morire!! Devi dirmi tutto, non ancora... no di nuovo un'altra
talpa che muore!!"
Lorelai
gli sorride maliziosamente per l'ultima volta, per poi smettere di muoversi. E
anche il suo cuore cessa di battere.
Se
ne sta lì seduto senza dire nulla. Anche l'ultimo tentativo di scoprire
qualcosa sul serial killer è sfumato. Lei è lì a tendergli la mano, incurante
del resto della sua squadra che la sta guardando.
"Jane.
Mi dispiace."
Patrick
la guarda. Lei sembra più dispiaciuta perchè è morta la talpa di Red John,
che per la situazione di stress in cui lei è sottoposta.
"Lisbon,
torniamo a casa che tu potresti risentire del tuo stato fisico."
"Ha
ragione, capo. Ti accompagniamo..." dice Cho, seguito da Rigsby e Grace, ma
Patrick si mette in mezzo.
"L'accompagno
io, tranquilli ragazzi. Poi ci vediamo tutti domani e a mente lucida cerchiamo
di ragionare."
In
quello stesso istante arrivano degli agenti con tanto di pistole puntate verso
di loro, poi osservano il corpo di Lorelai. Dalla sua bocca esce del liquido
bianco, e ha la lingua ingrossata, segni evidenti di avvelenamento. Red John
deve aver pensato proprio a tutto.
"Che
diavolo sta succedendo?" la voce di Bertram, il capo della polizia di
Sacramento, è squillante, ma si blocca a mezz'aria quando dà un'occhiata
veloce alle persone nella stanza.
"Agente
Lisbon, cosa ci fa qui? Lei dovrebbe riposare! Le è stata data la
maternità!"
"Mi
scusi, Bertram ma era una questione di vita e..." si ferma osservando di
nuovo il cadere di Lorelai disteso a terra. "...e di morte."
Bertram
segue il suo sguardo.
"Ancora
con questo Red John? E cosa ci fa Patrick Jane qui al CBI!"
"Beh
dove va la squadra, vado anche io!" risponde lui non curante, cercando
sempre, con la sua ironia pungente, di sciogliere il ghiaccio.
Bertram
osserva Cho, Rigsby e Van Pelt che contemporaneamente alzano lo sguardo di sfida
verso di lui. Sono una squadra, sono una famiglia. E anche in quel momento
Patrick e Teresa l'hanno capito.
Lui
ha capito che può fidarsi di loro, ma deve smetterla con i giochetti. Lei ha
capito che avrebbe dovuto fidarsi di tutti loro e iniziare a dire come stavano
davvero le cose, a partire dalla sera in cui è stata violentata.
"Ha
altro da aggiungere, Bertram?" le chiede Teresa e per la prima volta si
pone in modo autoritario e freddo, come solo la vecchia Lisbon farebbe.
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
E
proprio quando stavano per iniziare ad ottenere delle informazioni, ecco che
quella p....ia di donna di Lorelai muore!
Insomma
non ci voleva...
In
compenso, Red John sta preparando una strage.
E
in compenso, abbiamo Patrick e Teresa che si sono avvicinati sempre di più...
E
ora cosa accadrà?
Beh
la fanfic ha i capitoli contati, quindi provate a immaginare! :p
Alla
prossima!
D.
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Capitolo 9 *** "Come ai vecchi tempi." ***
Saaaalve
Another
place to fall
"Come
ai vecchi tempi."
Un
sorriso affiora sulla sua faccia mentre osserva con le braccia incrociate dal
suo ufficio, l'allegra squadra che se la ride alle spalle di Gale Bertram.
Rigsby fa il gradasso, Cho e Van Pelt che lo prendono in giro da dietro le
spalle.
Gliel'hanno
fatta grossa, hanno fatto vedere che hanno tutto sotto controllo, e che il caso
non è chiuso finché non c'è Teresa Lisbon a dire che "è chiuso".
Soddisfatta,
sente un lieve dolore provenire dal ventre... un calcetto. Il piccolo ha
scalciato?
Non
ricorda esattamente cosa si prova, perché non c'è mai passata. Ma neanche coi
suoi fratelli, ricorda di aver mai sentito un bambino scalciare nella pancia
della mamma.
Di
nuovo un altro tonfo. Il piccolo vuole far capire che c'è anche lui?
Sorride
ed è una sensazione strana... nuova per il suo corpo.
Quanto
tempo è passato?
Quasi
cinque mesi.
E'
talmente concentrata ad accarezzare quella pancia da non accorgersi di Patrick
che allegramente la saluta con un "ehi" sorseggiando del té.
Imbarazzata, la donna si ricompone, cercando di assumere una posizione più
seria.
"Jane."
dice in tutta tranquillità, facendo finta che nulla sia successo.
Lui
si prende tutto il suo tempo per osservarla da capo a piedi.
"Hai
bisogno che ti porti a casa?"
Teresa
sbuffa roteando gli occhi.
"L'hai
sentito Betrarm. Sono in maternità!" continua a sbottare, facendo finta
che non sia successo nulla.
Ma
come fa a continuare a negare che dentro di lei qualcosa è finalmente cambiato?
Il
mentalista sorride prendendo le chiavi del grosso SUV con gli occhi di Teresa
puntati preoccupati su quel mazzo.
"Non
avrai intenzione di guidare..?"
Patrick
continua a ridersela, le fa col dito di seguirla fino a fuori. Ha proprio tutta
l'aria di mettersi a guidare per riaccompagnarla a casa.
Per
tutto il tragitto sono silenziosi. Troppe cose sono successe in così poco
tempo. Grace ha già avvisato Teresa che il cadavere di Lorelai verrà preso
dalla scientifica per compiere le ultime analisi e capire meglio le cause della
sua morte, anche se Patrick non ha nessun dubbio: è stata avvelenata da Red
John prima di arrivare al CBI per l'ultima volta. Sembra essere quella la stessa
fine che fa fare ad ognuna delle sue talpe.
"Alla
fine tutti finiscono per morire. Red John si serve prima di loro e poi li fa
morire." conclude poi il biondo consulente.
"Siamo
in pericolo? Che ne sarà allora di noi?" Teresa lo guarda dal basso dei
suoi occhi commossi, sentendosi quasi indifesa di fronte a lui.
Fragile.
Esattamente
come Lorelai l'avrebbe voluta.
Jane
si avvicina per metterle le mani sulle spalle e sentirsi più vicino a lei,
farle capire che c'è sempre.
"Andrà
tutto bene, Lisbon. Devi fidarti di me."
Lei
si morde il labbro.
"Dici
sempre così." e poi scioglie lo sguardo posandosi a guardare in direzione
del bagno. Anche lui segue il suo sguardo. "Ho bisogno di rilassarmi un
po'. Mi aiuti?"
Con
la pancia in bella vista, capelli sorretti da una cipolla, nuda e sempre
magrolina, Teresa si cala nella vasca da bagno, stupendosi che il suo partner ha
già arredato la stanza con delle candele sui bordi e a terra. Abbozza un
sorriso pensando che è tutto fin troppo romantico... pensando se realmente si
senta pronta per stare con un uomo come lui, appena Patrick entra nel bagno per
darle una mano a lavarsi.
"Spero
che ti piaccia come ho sistemato. Ho approfittato un po' del tuo bagno."
dice ironico.
"No,
va benissimo. Penso che potrebbe piacermi così." non rendendosi conto che
appena pronuncia quell'ultima frase lo sta guardando lentamente, facendogli
capire che si sta riferendo al consulente.
Patrick
coglie il riferimento al volo e poi si schiarisce la voce, facendosi forza,
ancora una volta, a non perdere il controllo alla vista di quella donna che lo
sta facendo letteralmente impazzire.
"Lascia
che ti aiuti." si posiziona dietro di lei, alzando le maniche della solita
camicia a righe color bianca. Ma quando sta per prendere la spugna, Teresa lo
blocca e si gira verso di lui, per poi mettersi in piedi.
Fragile.
E nuda.
Non
rendendosi conto di essere senza vestiti, guarda dal basso l'uomo che
velocemente afferra un accappatoio dietro si sé per coprire la sua collega.
"Lisbon,
ti prenderai un accidente..." fa lui, ormai non curandosi più che la donna
davanti a sé è completamente esposta.
Teresa,
con un colpo veloce però lo precede, togliendosi l'accappatoio di dosso e
lasciandolo cadere a terra. Il mentalista è leggermente imbarazzato e scosso,
rimasto sorpreso dal gesto della mora. Lei si fa avanti, posandogli dolcemente
la mano sul suo petto per sentire il suo cuore... sta battendo... ancora e
sempre più forte... e il calore che emana è così... da Jane.
Il
consulente, al contrario, fa dei passi indietro, fino a raggiungere il muro del
bagno. Mette la mano su quella di Lisbon. Dapprima con decisione, poi allentando
la presa.
"Teresa,
cosa stai facendo?" mente a lei e a se stesso. Lui sa benissimo cosa sta
accadendo, ma ha quella piccola corda immaginaria che dentro di sé lo tiene
fermo e gli impedisce di fare passi in avanti. O di muoversi soltanto.
Allontana
Teresa da sé, evitando il contatto fisico. Si passa nervosamente le mani tra
quei capelli biondo paglia, per poi voltarsi e trovare la mora nella stessa
posizione, solo che stavolta si copre, per quello che può, le sue nudità. La
guarda con compassione.
"Patrick,
non guardarmi così. Io... io voglio solo stare... con te..." dice con
tutto il fiato che ha. "S-se le cose dovessero andar male, i-io..."
Il
biondo si avventa su di lei mettendole le mani sul volto e baciandola fortemente
sulle labbra. Quando tornano entrambi lucidi, separandosi l'uno dall'altra,
Patrick le stampa un bacio sulla fronte che sembra durare un'eternità.
"Se
le cose dovessero andar male stavolta, anche io voglio passare questi ultimi
giorni prima di affrontare Red John insieme a te..." le sussurra, sempre
dolcemente, prendendole le mani e baciandola di nuovo sulle labbra.
La
donna si meraviglia di quanta passione ci possa essere in un uomo così
tormentato e quasi privo di amore. Quel bacio è così intenso che porta i due
ad abbracciarsi ed avvinghiarsi. La paura di perdersi è tanta.
Lui
la prende in braccio, continuando a baciarla sulle labbra, poi passando per il
lobo dell'orecchio, e la conduce sul letto, facendo attenzione a non farle del
male. Si concede altro tempo per ammirare il suo corpo, ammaliato dalla bellezza
della sua donna che per circa dieci anni è sempre stata al suo fianco. Dopo di
che, si libera facilmente dei suoi vestiti, gettando la camicia bianca e i
pantaloni sul pavimento, togliendosi di dosso anche i suoi boxer. Il gesto del
togliersi tutto è liberatorio, è un inno che fa al suo stato d'animo finora:
così perso, così spaesato, così sconvolto. Ora tutte le brutte sensazioni
sono scivolate vie.
Prima
di penetrarla, la guarda preoccupato.
"Sei
sicura di volerlo fare?" le sta chiedendo se ha paura, se potrebbe farle
male e se è pronta a farlo di nuovo.
Teresa
annuisce e con le braccia intorno al collo dell'uomo, se lo trascina sopra di
lei per baciarlo finché ha fiato. E iniziano a fare l'amore, con tutta la forza
e la passione che hanno dentro, fino a quando il sole non cala del tutto e
annuncia l'inizio di un nuovo giorno.
"Jane,
il tuo piano è assolutamente pazzoide...!"
Virgil
Minelli è un uomo dal carattere calmo ma determinato, e sopratutto non ha mai
perso il controllo. Tranne quando alcuni anni fa venne ucciso Sam Bosco, il suo
miglior agente del CBI, e allora per orgoglio, dopo aver mandato a quel paese la
stampa, decise di dimettersi. Patrick Jane, l'uomo che non perde mai occasione
di fare dell'ironia sopratutto quando le cose si mettono male, sta giocando col
fuoco. Quando ha deciso di contattare Minelli per metterlo al corrente del suo
ultimo folle piano contro Red John, Patrick Jane non si poteva minimamente
aspettare che l'ex capo di Lisbon potesse rispondere alla sua chiamata.
"...
Ma mi piace!" conclude Minelli, con un mezzo sorriso accennato sul volto.
Jane
sorride a lui e ad ognuno della sua squadra, soffermandosi su Lisbon che gli
sorride di sottecchi.
"Lo
so, è alquanto originale, ma dovete lasciarmi---" viene interrotto proprio
dall'agente mora che tossisce attirando l'attenzione su di sé.
"Dovete
lasciarci fare..." si corregge infine Patrick.
Minelli
guarda prima uno e poi l'altra.
"Cosa?
Non vorrai coinvolgere l'agente Lisbon nelle tue pazze idee?! Non vorrai fare
del male a lei e a quel bambino?"
Si
mette in mezzo come se fosse un padre che protegge i suoi piccoli, e fa un
sorriso a Teresa. Non vuole ammetterlo ma, gli è mancato stare in mezzo alla
sua pupilla e al resto della sua squadra.
"Se
ci sarà da sparare, capo" interviene Grace tirando fuori la sua pistola
"io e i ragazzi provvederemo."
L'agente
rossa sistema la canna come se fosse Terminator. Rigsby e Cho si scambiano delle
occhiate vincenti.
"In
tutto questo mi chiedo io che cosa c'entro esattamente e perché mi avete
convocato." Minelli si gratta la testa per poi sedersi nella sedia più
vicina a lui all'interno di quell'ambiente chiuso che è l'ufficio di Lisbon.
"Virgil,"
Jane inizia a parlare tranquillamente, mettendo una mano sulla spalla dell'uomo
quasi per rassicurarlo che andrà tutto bene. Ma conoscendo il mentalista,
Minelli sa che le cose non andavano mai lisce come l'olio. "tu sarai l'uomo
chiave del mio piano. Devi solo trovarmi una macchina che sia in grado di
correre abbastanza forte... che so, anche un Ferrari o un Porsh."
"Ah
però, ci vai piano con le auto." Minelli alza un sopracciglio e in
sottofondo si sente Wayne dire a Kimball e Grace "Come ai vecchi
tempi."
Teresa
continua a restare muta guardando la sua squadra al lavoro. E' un nuovo giorno.
Possono farcela stavolta a catturare Red John.
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Mi
scuso per il ritardo ma sono in vacanza quindi aggiorno a rilento XD
Ho
letto qualcosa su internet riguardo la gravidanza, e anche se molti dicono che
intorno agli 8 mesi i piccoli iniziano a scalciare, alcune mamme testimoniano
che già al quarto e quinto mese i bambini sentono le carezze e riconoscono la
voce della mamma... se leggete qualcosa di incorretto comunque fatemi sapere che
correggo ;)
Il
piano di Jane non viene rivelato se non nei prossimi capitoli... sono bastarda
u.u
Coooomunque
non ho molto da aggiungere tranne per i due piccioncini che finalmente si sono
lasciati andare, e proprio sul più bello si deve pensare a Red John...XD
Alla
prossima!
D.
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Capitolo 10 *** "Il clown." ***
Saaaalve
Another
place to fall
"Il
clown."
L'ascensore
va lento e il tempo stesso sembra non passare mai. L'uomo al suo interno,
coperto da un berretto, vestito come un idraulico, fischietta disturbando non
poco gli agenti al suo interno. Una donna si gira dall'altra parte accigliata;
un uomo lo guarda e poi torna a leggere il suo giornale del mattino.
Finalmente
il campanello dell'ascensore suona: tutti escono dall'abitacolo, arrivati
finalmente al piano del CBI. Anche l'uomo dal berretto li segue ma il suo
fischiettio si fa lieve, tendendo a decrescere, e poi tira fuori la maschera di
un clown dallo zainetto che si porta dietro.
Come
nel peggiore degli incubi e come in uno dei classici cliché cinematografici,
l'uomo coperto dalla maschera rivela di avere in tasca anche una pistola al
seguito.
La
scena è veloce, ma sembra che si svolga tutto a rallentatore. L'uomo impugna
l'arma, deciso, contro uno degli agenti di polizia, uno di questi è massiccio.
Due
colpi e i due uomini cadono all'indietro, lasciando tutto il peso del loro corpo
cadere a terra. Sono stati due colpi decisivi e mirati dritti al cuore.
L'uomo
mascherato sa il fatto suo. Non è un principiante. E non ha nessuna intenzione
di risparmiare qualcuno del CBI.
La
penna nera si blocca per fare un tracciato irregolare invece che una firma.
L'agente mora alza lo sguardo dal suo foglio e vede la sua casa, il CBI, nel
panico.
E'
protetta nel suo nido, quel suo ufficio, mentre al di fuori si scatena
l'Inferno. Qualcuno spara, qualcun altro lancia degli oggetti contro questo
pazzoide che sta sparando a destra e a manca.
Si
avvicina di sottecchi alla porta del suo ufficio cercando di scorgere qualcosa.
Invano.
Deve
subito nascondersi tra le tapparelle del suo ufficio perché c'è un toro
scatenato lì fuori che alla vista del rosso perde il controllo.
Velocissima,
la donna prende il cellulare dalla sua tasca e compone un numero. Tamburella con
le dita impaziente, in attesa che risponda qualcuno alla sua chiamata.
Finalmente una voce le risponde.
"Lisbon.
Che succede?" il consulente tiene il telefono di poco lontano dal suo
orecchio mentre giace disteso su quella sottospecie di letto dentro quella
scantinato del CBI che ormai, da dieci anni circa, è diventato la sua seconda
casa.
"Jane!
Dove sei finito? Devi venire subito al CBI! C'è un pazzo qui... io..." si
tocca la fondina con la pistola e strizza gli occhi. Non se la sente di mettere
in pericolo se stessa e la creatura nel suo grembo.
"Teresa,
sono già al CBI. So che sta accadendo." la voce calma e ferma di Patrick
Jane la scuote per qualche istante. "Sono nascosto. Ascoltami, resta dove
sei. Non fare niente di azzardato." riaggancia il telefono furtivamente,
come se sentisse la necessità di tagliar corto e di correre dalla sua donna.
Un
altro sparo verso l'altro seguito da ultime urla di agenti e segretarie, fanno
spaventare Teresa un'altra volta, facendola mettere a carponi nel suo ufficio.
Improvvisamente
cade il silenzio nel chiassoso CBI e l'unico rumore che si sente sono le suole
di seconda mano, forse una di loro bucata, dell'uomo mascherato.
Lui
afferra con forza i capelli rossi di Grace Van Pelt, che è rimasta seduta alla
sua postazione per tutto il tempo, come una guerriera.
"Tu
devi essere Grace Van Pelt." l'uomo si prende anche qualche secondo per
osservarla, mentre la ragazza cerca di non emettere nessun lamento, se non un
cenno del capo. "L'agente giovane del CBI ma caparbia. Sto cercando Patrick
Jane e Teresa Lisbon. Puoi aiutarmi a trovarli?" la voce vellutata
dell'uomo, accompagnata dall'inclinazione della sua testa, è allo stesso tempo
rilassata e inquietante. E la maschera da clown non aiuta.
Poco
distante, Teresa cerca di fare capolino da una delle tapparelle per capire chi
è il pazzo che sta minacciando Grace. Spalanca gli occhi preoccupata e incapace
di poter fare qualsiasi cosa. Ma la sua ansia e il suo timore aumentano quando
spunta il suo consulente da dietro l'uomo con la maschera, il quale si accorge
di Patrick, molla Grace, e gli punta la pistola contro. Spaventato, il
mentalista alza le braccia in segno di resa. Teresa intuisce che c'è qualcosa
che non va quando l'uomo con la maschera getta la pistola a terra e ride di
gusto battendo infine le mani.
Ognuno
in quello spazio di ufficio guarda terrorizzato di fronte quel singolare
teatrino.
"Ben
fatto, Patrick. Ti sei arreso alla fine. Cosa pensi di poter fare adesso contro
di me?"
Red
John.
Il
cuore del mentalista pulsa battiti irregolari. Altre volte aveva avuto un
incontro ravvicinato, ma le altre volte era una farsa. Stavolta è lui! Il
serial Killer che ha sterminato la sua famiglia e ferito Teresa, la donna che
ama, è proprio davanti a lui! Anche il cuore di Teresa batte ad un ritmo
incontrollato.
"Dov'è
la tua dolce collega, Patrick?" il consulente si irrigidisce appena Red
John gli si avvicina all'orecchio. "Aveva un bel profumo quella notte, è
davvero una donna eccezionale."
Perverso.
Psicopatico. Sadico.
Il
mentalista perde il controllo quando gli sferra un pugno all'addome facendolo
cadere a terra all'indietro. E poi è tutta una questione di secondi preziosi.
Mentre
John si lamenta a terra, gli agenti del CBI si mettono in posizione per
circondarlo con le loro pistole. Intervengono anche Virgil Minelli, Van Pelt,
Rigsby e Cho, pistole puntate contro il serial killer. Patrick è ancora
impietrito, anche se la tentazione di scoprire chi si cela dietro quella
maschera da clown è tanta. Viene raggiunto da Teresa, tremolante, che tenta di
prendere il comando della sua squadra. Gli passa una mano sul braccio fino ad
arrivare al suo polso, sentire il battito cardiaco, e scivolare alla sua mano.
"Stai
bene?" gli sussurra velocemente senza mai togliere gli occhi di dosso al
killer a terra.
"Mai
stato meglio." risponde lui, tenendo anche lui lo sguardo fisso su John.
Il
clown ride da terra e se la gode di gusto. Sembra non rendersi conto della
situazione. Guarda dall'alto in basso la scenetta di poliziotti che lo
circondano.
"Credete
davvero che basti questo per spaventarmi? Poveri illusi." tira fuori quella
che sembra una
piccola bomba dalla sua tasca e la lascia davanti a lui.
"Tutti
fuori!!" grida Kimball Cho, e fa segno agli altri di correre all'esterno.
Una
nuvola di fumo tra il rosa e il celestino invade il serial killer e ben presto
tutto il CBI. Teresa cerca di correre, coprendosi la bocca per non respirare il
fumo e saltella con le gambe perché non riesce a fare troppi movimenti.
Appena
fuori dal CBI, tutti gli agenti non si accorgono che l'entrata è occupata da
altrettanti tre uomini vestiti di nero, con dei mitra nelle mani, e con altre
maschere da clown, esattamente come l'aveva Red John.
"Oh
merda." fa Patrick sospirando. Non sta ironizzando, e la disperazione si
legge nei suoi occhi.
CBI
0 - Red John 1.
"Quelle
sono altre sue talpe..." fa Grace vicina a Teresa.
"...o
altri suoi seguaci..." conclude Wayne, in piedi tra le due donne.
I
tre uomini all'entrata fanno fare un click in contemporanea ai loro mitra,
mentre un altro uomo in maschera avanza mettendosi davanti a loro.
"Voglio
Patrick Jane e Teresa Lisbon vivi. Altrimenti io e i miei uomini faremo saltare
il CBI. Vi dò 5 minuti di vantaggio."
Di
nuovo parla con quella voce apparentemente calma e flebile ma stranamente
terrorizzante. Fa' qualche passo in avanti e il consulente del CBI nota che con
un movimento impercettibile sta estraendo un mazzo di chiavi dal pantalone
scuro.
Senza
mai perdere il contatto visivo con John, Minelli prende Teresa per un braccio e
la porta vicino a Patrick.
"Volevi
un'auto veloce? E' dietro di voi. Queste sono le chiavi." lascia cadere un
mazzo con un cavallino nero disegnato come stemma nel taschino del consulente.
"Brutto bastardo, dovevo aspettarmi che ti serviva la macchina per qualche
tuo scopo!" l'umorismo nero ma simpatico di Minelli fa sempre sorridere la
minuta agente Lisbon e il suo mentalista. "Prenditi cura di lei."
conclude rivolgendo uno sguardo minaccioso a Patrick. Poi guarda Teresa come un
padre osserva sua figlia.
"Andiamo,
Teresa."
Consulente
e poliziotta salgono sul Ferrari nero di Minelli, sfrecciando subito a velocità
contenuta.
Minelli,
invece, si riprende il controllo del suo CBI, impugna la pistola e si volge
verso quello che alcuni anni fa era il suo regno. E che ora deve riprendersi.
Carica
la pistola e poi incita i suoi uomini a fare lo stesso.
"Forza,
ragazzi. Riprendiamoci il CBI da questi fottuti clown."
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Scusate
di nuovo per il ritardo, ma ero in vacanza! XD ora niente più pause, mancano
altri due capitoli quindi li pubblicherò con pochi giorni di distacco :)
Comunque,
ho avuto modo di leggere gli spoiler e sono al settimo cielo *____* il ritorno
di Minelli lo aspettavo, e se Bruno mi abbia copiato anche stavolta? LOL
Riusciranno
i nostri due tontoloni a fuggire lontani? E che ne sarà del CBI?
Alla
prossima!
D.
|
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Capitolo 11 *** "E' questa la famiglia che volevi?" ***
Saaaalve
Another
place to fall
"E'
questa la famiglia che volevi?"
Il
Ferrari nero sfreccia ad una velocità contenuta. E Patrick
deve anche contenersi nel guidarla poiché Teresa non riesce a resistere a
velocità elevate. Il mentalista tiene un occhio sulla strada e l'altro sulla
sua partner, visibilmente agitata. Si volta anche lei per guardarlo, stringendo
tra le mani il suo crocefisso.
"Dove
stiamo andando, Patrick?"
Lui
torna a guardare la strada, cambiando marcia.
"Non
lo so. In qualche posto sicuro."
Continua
a guardare dritto mentre osserva dallo specchietto un'altra auto in lontananza
dietro di loro. Adesso riesce ad identificare il suo guidatore. Quella maschera
da clown, la prima che aveva notato al CBI.
Red
John.
Preme
il piede più forte sull'acceleratore.
Teresa
sobbalza.
"Te
lo ripeterò un'altra volta e voglio che tu mi risponda. Dove stiamo andando,
Patrick?!"
Lui
digrigna i denti, sentendo quell'auto dietro di loro avanzare sempre di più.
Con un colpo di gas, sterza tutto d'un lato, cercando di tagliare la strada e
passare attraverso una steppaia. Teresa si regge con le mani sul cruscotto
dell'auto e guarda il suo mentalista con occhi sbarrati.
"Patrick,
che stai combinando??"
"C'era
una macchina dietro di noi che ci inseguiva. C'era Red John al volante."
"Come
fai ad esserne sicuro? Ci ha già raggiunti??"
Giungono
verso un paesino di campagna quasi isolato. Non hanno neanche notato l'insegna
di quale città sia. Patrick aiuta Teresa a scendere dall'auto e le dà
un'occhiata per assicurarsi che stia bene. Ha gli occhi assonnati, segno che ha
dormito poco negli ultimi giorni, ma anche sintomo di stress. Si morde il labbro
maledicendo se stesso per tutto ciò che le ha fatto passare. Lei gli sorride
debolmente, poi abbassa lo sguardo un po' imbarazzata, e con lo stesso imbarazzo
gli prende la mano posandogliela sul suo ventre, come a fargli capire che le due
persone davanti a lui stanno entrambi bene.
Un
battito flebile e forzato di mani li interrompe costringendoli a rivolgere lo
sguardo verso quella figura nera davanti a loro.
"Che
bel quadretto familiare... peccato che la donna e il pargolo non ti
appartengono..."
"John."
dice Patrick a denti stretti.
Il
serial killer apre perfino le braccia pronto ad accoglierli, come se stesse
parlando con dei vecchi amici.
"Sai
Patrick, scoprire il tuo punto debole non è mai stato così facile. Bastava
colpire le persone a cui tieni di più, ma non mi ero reso conto che la persona
che amavi maggiormente era così vicina a te... e per tutto questo
tempo..."
Istintivamente,
il mentalista si pone davanti a Teresa, volendola proteggere questa volta, per
evitare di fare l'errore di quasi cinque mesi fa.
"Ormai
è inutile che la proteggi, Patrick. Il danno è stato fatto. Ed è stata solo
colpa tua."
Il
biondo sorride e cerca di stare al suo gioco. Potrebbe ucciderlo, ora ne ha
l'occasione visto che è da solo. E potrebbe scoprire finalmente la sua
identità. Pensa che lo farà parlare, continuerà a sfidarlo e indagare nella
sua mente. Come quando giocava con la mente di Lorelai e di qualche altra sua
talpa.
"Stai
sprecando fiato, John. Perché non lasci stare Teresa Lisbon da questa storia e
cerchiamo di risolvere le cose solo tra noi?"
Dietro
di lui, Patrick sente il respiro affannoso della sua partner.
"Jane...
non farti ingannare. Non lasciare... che giochi... con la tua... mente..."
parla pian piano e questo fa preoccupare il mentalista.
Teresa
sente la sua fronte. E' bagnata. Sta sudando freddo.
"Lisbon,
tu non stai bene..." si avvicina a lei per paura che cada a terra.
L'agente
sente salire la temperatura del corpo e tutto intorno a lei inizia a girare.
Perfino la risata sadica di Red John inizia a farle eco nella testa. Deve
poggiarsi da qualche parte. Patrick apre lo sportello dell'auto e la fa sedere,
cercando di farle aria. Intorno a loro due, John continua a ridersela di gusto,
divertito dalla scena sofferente.
"E'
questa la famiglia che volevi, Patrick?"
Il
consulente si blocca per qualche istante. L'agente mora lo guarda, gli tocca la
mano per rassicurarlo ancora. Ma il mentalista farà di testa sua anche questa
volta. Anche nello scontro finale. Con un gesto veloce, sfila la pistola dalla
fondina di Lisbon, per poi rivolgersi verso Red John, camminando con passi
decisi nella sua direzione.
"Lisbon
sta già soffrendo per colpa tua. Lasciala in pace. E prendi solo me come tuo
seguace. Sono libero, sono tutto tuo e pronto per servirti!" spalanca le
braccia, gettando a terra il suo tesserino del CBI.
Teresa
sente che la fondina è vuota e con uno sguardo terrorizzato osserva i due
confrontarsi faccia a faccia.
"No!
Jane! Non lo fare!" urla e con tutta la forza che ha, riesce ad alzarsi dal
sedile del Ferrari, aggrappandosi alla portiera aperta.
E'
dolorante, potrebbe anche abortire visto che la guida spericolata di Jane le ha
fatto venire la nausea e i giramenti di testa. E chissà se anche la febbre.
"La
tua agente è tenace." dice il killer indicando Teresa che a strascico si
avvicina a Patrick. Lui cerca di allontanarsela. Non vuole che corra altri
problemi.
"Teresa,
fila in auto!" le intima, evitando il suo sguardo.
"Io
voglio... starti vicino..." gli sussurra quasi immediatamente, dopo un
interminabile secondo.
Lei
lo guarda con compassione, lui si maledice ancora una volta, chiedendosi come
abbia fatto ad essere così tanto amato da una donna come lei.
"Sei
incredibile, piccola principessa arrabbiata..." le sussurra a sua volta,
non resistendo a darle un bacio sulla fronte.
La
scenetta non sfugge agli occhi del sadico serial killer che si schiarisce la
voce per richiamare l'attenzione dei due. Si avvicina, ancora la maschera sul
volto, per vederli più da vicino. Il mentalista ha così il suo secondo
incontro faccia a faccia col suo nemico e la tentazione di scoprire chi si cela
dietro quella maschera... di capire se sia o meno la sua voce vera... la
tentazione è tanta. I tre sono così vicini, e Red John è talmente preso nel
guardare Patrick negli occhi da non accorgersi che Teresa si è rimpossessata
dell'arma che il mentalista le aveva sfilato prima in auto.
"Facciamo
così, Patrick. Visto che tieni molto alla graziosa Teresa, facciamo che tu
sarai il mio seguace però non dovrai più rivedere lei. E il bambino che lei
partorirà sarà mio. In compenso, non farò più del male né a lei, né
distruggerò il CBI e i suoi agenti al suo interno. E tanto per la cronaca"
tira fuori un cellulare e all'altra mano si porta un piccolo telecomando,
"mi basta poco per chiamare i miei seguaci e dir loro di far saltare le
bombe all'interno della struttura di polizia. A te la scelta, Patrick. Ti sto
parlando da amico, non da nemico."
Red
John gli sta chiedendo la sua libertà in cambio di quella di Teresa e del
bambino. Ma a che prezzo? Il dolore e la sofferenza ci saranno sempre. Che mondo
sarebbe mai questo in cui lui non può vivere finalmente in pace con la donna
che ama e crearsi una nuova famiglia?
Il
killer si mette le mani rivolte in avanti unendole in segno di preghiera.
"Due
anni fa ti avevo detto di lasciar stare la vendetta, di rifarti una famiglia...
ma tu non mi hai ascoltato. Ti ho ridato una seconda possibilità con Lorelai,
perchè in fondo ho un grande rispetto per te, ma tu sei fuggito e mi hai
sabotato, quindi ora è giusto che tu subisca questa condanna. Io sto ancora
aspettando la tua scelta, Patrick. Non vado da ness---"
Il
corpo del killer si contorce e dalle mani fuoriesce un liquido rosso... sangue.
Patrick Jane si spaventa, facendo dei passi indietro appena vede John cadere in
avanti. Si controlla la pistola che aveva nascosto nel taschino; non c'è più.
Controlla il resto delle tasche preso da un vuoto di memoria, poi si volta dalla
sua partner. Teresa è rimasta impassibile, il volto coperto di lacrime, con
ancora del fumo che fuoriesce dalla pistola posizionata vicino al basso ventre,
puntata verso Red John. I due si guardano visibilmente sconvolti.
"Parlava...
troppo..." riesce a dire Teresa, accennando un debole sorriso.
Il
mentalista non riesce ad aprire bocca. E' stato davvero tutto così semplice?
Bastava proprio puntare la pistola, senza che lui se ne accorgesse, e ucciderlo
definitivamente? Guarda la sua partner e non può fare a meno di gonfiarsi come
un pavone e sentirsi orgoglioso del suo operato.
"Ora
però ti porto all'ospedale..." si avvina, l'abbraccia forte e le strappa
la pistola di mano, gettandola più lontano possibile.
La
mora si lascia andare ad un pianto disperato.
"E'
finito, Teresa. E' tutto finito." le bacia i capelli e le accarezza la
schiena per rassicurarla.
Poi,
scioglie l'abbraccio e si china sul cadavere di quel pazzo dalla maschera di un
clown, per trovare il cellulare. Guarda incerto Teresa che gli indica di
comporre l'ultima chiamata, sperando ci sia qualcuno del CBI a rispondere
dall'altra parte.
"Sono
Patrick Jane, Red John è morto. Arrendetevi."
"Ehi,
Jane, non c'è bisogno che urli, ti sento benissimo!" la voce burbera di
Virgil Minelli fa sorridere il consulente e tirare un sospiro di sollievo alla
poliziotta al suo fianco.
E'
veramente tutto finito. Eppure Patrick ha un attimo di esitazione a rigirare il
corpo di John per togliergli la maschera e scoprire finalmente la sua identità.
"Vuoi
che sia io a farlo?" gli chiede timidamente.
Lui
scuote la testa.
"No,
voglio farlo io."
Con
coraggio, Patrick rigira il cadavere, come se avesse paura che potrebbe alzarsi
da un momento all'altro, e che il colpo mortale, infertagli al fegato e a buona
parte degli organi vitali, non gli avesse fatto effetto...
Si
ritrova quella maschera da clown che gli sorride. Gli sorride proprio come
quello smile rosso, simbolo con cui Red John 'salutava' le sue vittime, dopo
averle uccise. Il gesto di togliergli la maschera è deciso e volitivo. L'uomo
che vi si nasconde sotto però non sorride. Ha lo sguardo corrugato, occhi
sbarrati e bocca spalancata. Il colpo che gli ha inferto Teresa deve avergli
fatto un gran male.
Patrick
lo guarda e pur riconoscendo quel volto che per tanti anni aveva visto girare al
CBI, non riesce a provare nessuna emozione. Un minimo di risentimento, quella
sensazione di vendetta appagata... non c'è più nulla. Possibile che neanche la
vendetta lo faccia star bene?
Disprezzo.
Forse quella è l'unica sensazione che prova.
Nello
stesso istante, Teresa sente dei crampi allo stomaco. Si tocca sentendo il
piccolo in lei scalpitare. Che sia felice anche lui che giustizia è stata
fatta?
"Non
vuoi dire alla stampa chi è Red John?"
Patrick
si alza lentamente da terra, guardando per l'ultima volta il cadere di
quell'uomo. Poi rivolge uno splendido sorriso alla donna che ama, prima di
abbracciarla e accompagnarla nel Ferrari.
"No.
Quell'uomo non merita di essere ricordato. Non merita neanche di essere citato
al CBI. Per il bene nostro e della nostra squadra."
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Red
John è un pazzo e sadico... e questo si era capito... ma alla fine giustizia è
stata fatta!
Non
ho voluto rivelare l'identità del serial killer lasciando quella vena di
mistero perchè alla fine è giusto così: la mia intenzione era far capire che
non ne valeva la pena, alla fine, scoprire dopo anni chi è realmente Red John,
perchè la vendetta è una cosa che non appaga.
E
ho amato il fatto che sia stata proprio Lisbon a sparare a RJ e non Patrick...
sarebbe un bel colpo di scena anche nel tf XD (Bruno, non copiarmi u.u)
Detto
questo, Jane e Lisbon potranno vivere sereni adesso? XD
Lo
scopriremo nell'epilogo della storia...
D.
|
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Capitolo 12 *** "Nostro." ***
Saaaalve
Another
place to fall
"Nostro."
Il
regno gode di giorni di prosperità e ce ne voleva, visto i trascorsi. I nemici
erano stati abbattuti, il cattivo era stato ucciso e i suoi seguaci arrestati e
portati alla sedia elettrica. I cavalieri avevano combattuto valorosamente. In
particolare, una piccola principessa arrabbiata si era fatta valere, nonostante
il dolore che provava e la sofferenza che aveva provato, uccidendo il mostro
cattivo e regalando pace e serenità al suo castello. E questo le era costata la
medaglia al valore, nonché l'essere identificata come cittadina onoraria dello
stato della California.
Nonostante
il suo pancione fosse ormai in bella vista, tutti i sudditi del suo regno le
fanno i complimenti ancora, e quasi non badano più al suo stato di maternità.
Il
suo principe dai capelli biondi la guarda orgoglioso dallo stipite del suo
ufficio e sorride ogni volta che lei si imbroncia per qualche scherzetto che lui
le combina.
Per
esempio, qualche giorno fa, lui si stava divertendo a creare delle formine di
animali con un pezzo di carta e ciò stava facendo irritare la sua principessa
che doveva lavorare, e voleva prenderlo a bastonate.
Nonostante
tutto, le cose tra i due amanti vanno avanti. Quando litigano e bisticciano, lui
le regala delle ortensie e la cosparge di baci dalla testa soffermandosi sulla
pancia.
Quel
pomeriggio, la rossa Grace si ritrova a fare buona parte del lavoro di Teresa,
ed è indaffarata tra il suo pc e l'ufficio del suo capo. Wayne le passa accanto
e lei resta di stucco quando controlla che lui le ha lasciato il pranzo.
"E'
per me questo?" gli chiede maliziosa scrutando nella busta bianca un bel
panino gigante. "Oh come sei caro!"
"E'
tutto tuo. Io ho già mangiato!" le risponde sorridendo e avvicinandosi
alla scrivania della giovane.
"Ecco
perchè me ne regali uno...adesso si spiega tutto!" fa lei facendo la finta
imbronciata.
Wayne
si controlla in giro, assicurandosi che non ci sia nessuno a vederli, e stampa
un bacio sulla guancia di Grace, facendola arrossire.
Una
pacca sul suo sedere lo fa irrigidire e mettere istintivamente sull'attenti. Si
volta per vedere lo scontroso Virgil Minelli.
"Voi
due, basta smancerie sul lavoro o vi caccio!" li martella scherzosamente,
lasciando i due a ridere a crepapelle.
Con
Minelli tornato in servizio al CBI, le cose sembrano essere tornate ai vecchi
tempi.
"Allora,
dottore? Cosa dice l'ecografia?"
Impaziente
sul lettino del ginecologo, Teresa lo guarda con quegli occhi da cerbiatta in
attesa di risposta. Accanto a lui, Patrick a tenerle la mano, con la stessa
ansia da responso.
Il
dottore sospira, controlla le ultime cartelle e poi le posa sulla sua scrivania.
Guarda i due e sorride.
"Complimenti
signora. Lei aspetta un maschietto!"
Gli
occhi del consulente si illuminano: non ha mai avuto un bambino e già si
immagina la scena di lui che insegna al piccolo a giocare a football.
Gli
occhi di lei sono un po' preoccupati: ha sempre vissuto con i suoi fratelli
maschi e avere un figlio maschio che gironzola per casa, sarà come rivivere la
sua infanzia e fare da mamma per la seconda volta... stavolta sul serio!
"Vi
lascio soli." il dottore si congede, chiudendo la porta dello studio.
Il
biondo scruta lo sguardo della sua compagna.
"Cosa
c'è che ti preoccupa? Se è il parto, è naturale, non ci sei mai
passata..."
Lei
scuote la testa sorridendo.
"Ma
no, scemo. E' che... sarò mamma... una mamma..." ripete alcune volte la
parola 'mamma', cercando di immagazzinare la parola e allo stesso tempo di
realizzare del tutto la cosa. Lui la bacia prima sulla pancia poi sulle labbra.
Poi improvvisamente lo sguardo di lei si fa tetro.
Si
rivolge al suo compagno seria.
"Patrick,
come faremo a vivere con un macigno del genere? Voglio dire, lui... è come se
avessi un piccolo Red John dentro di me..." si indica la pancia e di nuovo
ha quel tono di colpevolezza che ultimamente l'ha accompagnata.
Ora
anche il mentalista diventa serio e stringe più forte le mani della sua donna,
guardandola intensamente negli occhi.
"Non
lo so. So solo che ti amo. E questo bambino, per quanto mi riguarda, è mio...
è nostro."
Adesso
è lui a non riuscire a contenere le lacrime. Diventerà padre per la seconda
volta. Stavolta non commetterà nessuno sbaglia, starà vicino alla sua famiglia
e non permetterà che le due cose che ama di più al mondo, vengano ferite.
Entrambi
hanno capito che Red John non è che un'ombra del loro passato, e che seppur
c'è del DNA suo nel piccolo che nascerà, questo non cambierà le cose.
Lei
gli mette le mani intorno al collo e lo avvicina per baciarlo dolcemente. Un
gesto, quello di baciarsi, che non fanno mai spesso, ma che ogni volta che lo
compiono, è qualcosa di profondo. E' qualcosa di intimo. Qualcosa che è loro e
di nessun altro. Proprio come il loro bambino.
FINE.
Angoletto
dell'autrice (poco sana di mente):
Da-dan!!
Un finale agro-dolce, semi-amaro, chiamatelo come vi pare, però è una mezza
specie di happy endings, su XD
Ho
voluto pure mettere Van Pelt e Rigsby perchè mi son sempre piaciuti e spero che
un giorno possano tornare insieme ^^
Minelli
ho voluto farlo tornare perchè lo amo come personaggio. Oltre ad essere un
Jisbon shipper, ha sempre perdonato le marachelle di Jane e capito quanto lui e
Lisbon fossero legati u.u (da rivedere prima e seconda stagione u.u)
Diciamo
che alla fine, RJ farà sempre compagnia a Jane e Lisbon (e qui c'è davvero del
sadico da parte mia XD), ma i due potranno avere la vita che volevano insieme...
nel bene e nel male...
Speriamo
che ad Heller non venga in mente un'idea del genere perchè è da fucilare u.u
A
me potete anche tirare sassate, i personaggi di "The Mentalist" non mi
appartengono, ma lui è l'artefice del telefilm quindi il guaio peggior lo fa
lui u.u
E
con questo concludo, spero vi sia piaciuta la fanfic nonostante questi toni un
po' angst! :)
Aspetto
con ansia le vostre recensioni, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate! :)
Alla
prossima se volete continuare a seguirmi!! :)
D.
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