ABC.

di JulietStarLight96
(/viewuser.php?uid=143585)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Animal. ***
Capitolo 2: *** Beth. ***
Capitolo 3: *** Cry. ***
Capitolo 4: *** I Don't Want to Know. ***
Capitolo 5: *** Extraordinary Merry Christmas. ***
Capitolo 6: *** Fat Bottomed Girls. ***
Capitolo 7: *** Glad you came. ***
Capitolo 8: *** Hold It Against Me. ***
Capitolo 9: *** I'm the Only One. ***
Capitolo 10: *** Just The Way You Are. ***



Capitolo 1
*** Animal. ***


We’re sick like animals
We play pretend
You’re just a canible
And I’m afraid I wont get out alive.


Venerdì sera. Le pareti del locale tremavano, così come il suo stomaco in subbuglio. Forse avrebbe dovuto bere meno, ma voleva dimostrare che si sapeva divertire anche lui, che non era solo un vecchietto noioso che non si ubriacava mai. E adesso che la musica era così alta e i bassi lo invadevano in maniera un po’ troppo aggressiva, si maledisse per aver preso tutti quei drink. Un paio di mani calde e forti arrivarono da dietro, cingendogli la vita mentre ballava –sarebbe più corretto dire che si muoveva sul posto in mezzo alla pista- e mozzandogli il respiro. «Voglio che diventiamo più che amici» gli sussurrò quella voce che sognava da mesi; Kurt riusciva persino a vedere, nella sua mente, quelle labbra che conosceva tanto bene schiudersi mentre parlava. «Voglio di più» tre parole che si insinuarono tra i suoi pensieri confusi, tra quelle lettere che stava tentando di mettere assieme ma che il suo cervello annebbiato teneva incatenate nella sua testa. «Cosa stai aspettando?» riuscì a dire prima che Blaine si impossessasse della sua bocca impedendogli di continuare a parlare. Che bisogno c’era di dire qualcosa quando entrambi volevano la stessa cosa?
Era già successo, si era già ubriacato e aveva già provato a baciarlo, ma stavolta era diverso: anche Kurt lo esigeva, lo voleva, aveva bisogno di toccare la sua pelle calda e sfiorare i suoi denti con la lingua, tutte cose che da sobrio non si sarebbe mai sognato di fare. «Quindi, ci siamo di nuovo?» gli disse sottovoce il moro, vicinissimo al suo orecchio, abbastanza da sentire il brivido che gli scese per la schiena quando gli solleticò l’elastico dei jeans con le dita. «Siamo noi che abbiamo fatto questo casino.» gli rispose prima di sollevare il bordo della sua t-shirt con le dita, e passare le mani sulla schiena muscolosa che aveva sempre desiderato toccare. Chiuse gli occhi un secondo, assaporando il suo profumo di cocco misto a sudore e vodka: non voleva essere rifiutato, no, voleva ancora di più. E chissene frega se era la sua prima volta e non era esattamente romantica, era con la persona giusta e tanto bastava.
Da lì a casa Anderson la strada fu breve, costellata di baci e strette fugaci, tant’è che gli unici ricordi che aveva di quei minuti erano qualche lampione premuto contro la schiena, le mani dell’Usignolo che gli si infilavano dappertutto e la sua lingua che gli schiudeva le labbra. Nemmeno il tempo di entrare in camera e si stavano già spogliando frenetici a vicenda, come se non desiderassero altro da una vita, come animali famelici davanti a una preda. «Dì addio al mio cuore stanotte.» sfuggì detto al soprano con un sospiro, un attimo prima di raggiungere il piacere. Nessuno dei due si sarebbe mai dimenticato quel Venerdì sera.




Saaaalve a tutti! Intanto vorrei ringraziare la mia Katedixon (http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=156017) per avermi permesso di sfruttare la sua idea di una raccolta del genere, giuro solennemente che non ti ruberò nemmeno una canzone e.e
Detto questo, grazie per aver letto questa OS. Come vi sarete accorti non sono mai stata molto brava nel descrivere queste scene di 'sesso' , soprattutto perchè il mio delicato Kurt non farebbe mai una cosa del genere, ma grazie comunque a tutti per aver portato pazienza, giuro che le prossime OS saranno più introspettive e dolci, il mio pane quotidiano :3 Detto questo la pianto di straparlare e al prossimo capitolo, grazie a tutti coloro che recensiranno **

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Beth. ***


You say you feel so empty
That our house just ain't our home
I'm always somewhere else
And you're always there alone.

Feci un respiro profondo mentre i miei amici prendevano una birra dal frigo. Suonavamo da ore ormai, in cerca del sound perfetto, ma non riuscivo mai ad essere soddisfatto; la verità era che la mia testa era da un’altra parte. Da quando Shelby si era trasferita in Europa affidandomi mia figlia per un po’, mi sembrava che il centro della mia vita si fosse spostato nelle quattro mura in cui vivevamo, e tentavo sempre di trovare nuovi modi per soddisfarla e comprarle tutto quello che voleva. I soldi erano quel che erano, le piscine da pulire erano sempre le stesse, e la mia piccola undicenne faceva quel che poteva per aiutarmi. La verità era che la lasciavo troppo a casa da sola; nonostante l’ora, decisi di chiamarla, e aspettai che il suo cellulare andasse in segreteria.
«Ancora qualche ora e sarò a casa da te» sapevo che fino al mattino dopo non avrebbe ascoltato quel messaggio, e a quell’ora io sarei già stato a casa, ma volevo farle capire quanto tenevo a lei. Era lei il motivo per cui mi comportavo così bene, per cui facevo gli straordinari invece di farmi tutte le donne ‘mature’ di Los Angeles, per cui avevo ripreso i contatti con i vecchi compagni del Glee e per cui avevo invitato la sua madre naturale a dormire un po’ da noi. «Beth, so che sei triste e sola, e spero starai bene perché io e i ragazzi suoneremo tutta la notte.» non volevo finire come mio padre, a chiederle un prestito mentre faceva l’ultimo anno delle superiori, e mi stavo dando da fare per procurarle una vita migliore. Un futuro migliore. Sapevo che sarebbe rimasta con me per poco, ma volevo che avesse un bel ricordo dei suoi genitori naturali. Alla faccia di chi mi considerava un cattivo padre.
Chiusi la chiamata e bevvi un sorso della birra che mi avevano portato: tutto quel pensare alla mia bimba bionda con gli occhi di Quinn mi aveva fatto venire l’ispirazione, e quella notte registrammo la miglior canzone che avevamo mai fatto. Chissà, magari prima di tornare a casa potevo fermarmi in un qualche negozio ancora aperto e prenderle quel pupazzo a forma di panda che tanto desiderava. Magari l’avrebbe fatta sentire meno sola. 


Grazie a tutti quelli che hanno recensito o anche solo letto la OS precedente, mi ha fatto molto piacere sentire tutti i vostri suggerimenti! Nonostante bene o male alla fine sapevate tutti che avrei fatto 'Beth' in questo capitolo, non ho intenzione di rivelarti cosa farò per la C ewe Spero di aver rappresentato bene quello che Puck prova per la figlia, io l'ho sempre vista come unico mezzo per renderlo una persona migliore. Oltre a Quinn, ovvio. Loro due saranno la gioia della sua vita, e spero che nella prossima stagione (mi fa un certo effetto pensare che siamo già alla quarta) possano passare altro tempo assieme, magari come coppia ** Okay, ora la smetto!
Grazie ancora a tutti e al prossimo capitolo ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Cry. ***


I'm talking in circles
I'm lying, they know it
Why won't this just all go away?

Era successo, alla fine. Non avevo mai immaginato che potesse accadere davvero, che qualcosa nei miei piani potesse andare storto e rovinarmi la vita. Eppure avevo sbagliato, mi ero fatta prendere dal panico per la prima volta e tutto era andato a rotoli: tutti, lì al McKinley, sapevano che mi ero giocata l’audizione per la NYADA, e mi consideravano una fallita di nuovo, dopo tutto il tempo che avevo impiegato per fargli cambiare idea. Quando tutta la gente mi guarda, fingo di non sentirli parlare. E’ stata la sensazione più brutta della mia vita, trovarmi su quel palco con la gola bloccata, senza riuscire a spiccicare parola e a dimostrare quanto valgo. Io, la grande Rachel Berry, avevo fallito. Non avevo messo in conto che potesse accadere; il fallimento non è contemplato nel mio vocabolario, e non avevo messo una seconda scelta per il college. Ero persa. E’ già tutto finito? Non riuscivo a trovare la forza nemmeno per scendere da quel palco, per affrontare tutti quelli del Glee che avrebbero provato a confortarmi, non capivano niente. Non sapevano quello che si prova nel vedere i propri sogni sgretolarsi davanti agli occhi, mi sembrava di essere ritornata la sfigata del terzo anno che si innamora del quarterback e si illude di poterlo rubare alla capo cheerleader.
Ero riuscita a non piangere, accoccolata sul pavimento di legno stringevo le ginocchia al petto, tentando di ricordare i momenti belli della mia vita. La candidatura alle Nazionali, due anni di fila. La soddisfazione nel cantare gli assoli. Baciare Finn sul palcoscenico. Fare sesso con lui. Peccato che ognuno di essi era associato ad un brutto ricordo. Non candidarsi nemmeno a New York, l’anno scorso. Sbagliare l’assolo più importante della mia vita. Finn che si alza e scappa dopo essersi ricordato di avere una ragazza. Ottenere la parte di Maria per abbandono. E’ questa la difficoltà più grande? Accorgersi che nella vita non ho ottenuto niente? Io pensavo di essere speciale, di essere la stella più brillante tra le altre, di avere qualcosa che gli altri non avevano. E invece ero tale e quale a quello sfigato del blog della scuola, che ad inizio anno va in giro ad intervistare la gente, come se a qualcuno interessasse qualcosa di noi. Siamo solo un ammasso di perdenti che non combineranno mai niente di buono. Fingerò che tutto vada bene, mi comporterò come se non ci fosse niente che non va. Molte persone superano i traumi in questo modo, chiudendosi in se stesse e facendo finta che nulla sia accaduto.
Io non mi sono mai bloccata mentre cantavo “Don’t rain on my parade”, nessuno mi ha mai fatto l’audizione, Finn non mi hai mai respinto al terzo anno, e io non sono mai entrata a far parte di un Glee Club che mi ha dato più delusioni che soddisfazioni. Quella che stava per scendere dalla scaletta per andare a casa ai suoi papà non era più la Rachel Berry che si firmava con stelline dorate, era la Rachel Berry che non sapeva cantare e che faceva di tutto per rendersi invisibile. E stavo per farlo davvero, stavo per buttare tre anni nel cesso, se non ci fosse stato qualcuno ad aspettarmi ai piedi del palco. Dio, avevo scordato quanto era bello. Tutto il cervello mi si annebbiò in un secondo, tutti i pensieri autodistruttivi che avevo appena fatto si dissolsero e rimasero solo i suoi occhi, che mi osservavano come se potessi crollare da un momento all’altro. E lo feci. Mi abbandonai tra le sue braccia come se lui fosse la terra e io una semplice isola, perché non avevo altro nella vita che l’amore che provavamo l’uno per l’altra, che era più forte di qualsiasi cosa e che mi spingeva a fare l’impossibile. Le sue mani che mi accarezzavano la testa mi spinsero a decidere di tornare da Carmen Tibideaux e farmi valere, perché io ero Rachel Berry e niente mi poteva fermare. Le lacrime iniziarono a scorrere sul viso senza che potessi fermarle, mentre nessuno dei due parlava, in quei silenzi carichi di parole ed emozioni in cui non serve dire niente. Non mi ero mai sentita così triste e sollevata al tempo stesso. E’ questo che si prova a piangere per davvero? 


Dopo una lunga e accurata ricerca (?) di canzoni che iniziano per C -avevo persino preso in considerazioni le depresse Constant Craving e Candles- mi sono decisa ad usare questa, una degli assoli che ho più amato della Berry, sicuramente quello che mi ha dato più emozioni. E sì, l'ho fatto FInchel, anche se io non li shippo per niente assieme, perchè a mio parere lei non si merita un ragazzo che la ama così tanto senza avere quasi mai niente in cambio. Ma va bene così, perchè almeno sono felici, e almeno una OS la dovevo scrivere anche a loro, per parcondicio (?). Per cui eccomi qui, a scrivere la prima Finchel della mia vita. Spero di aver catturato bene il significato della canzone, e i pensieri della Berry in questa scena. Alla prossima e buon Natale a tutti ;) 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** I Don't Want to Know. ***


Now you tell me that I'm crazy
That's nothing that I didn't know
Trying to survive
You say you love me, but you don't know


Mi lisciai le pieghe del vestito azzurro in cui ero strizzata, sentivo il calore del braccio di Finn attorno alla vita e il rossetto ormai secco sulle labbra. Aspettavo quel momento da due anni ormai, lo volevo con tutta me stessa, volevo salire su quel piccolo palco di legno e sorridere e farmi appoggiare la corona in testa, per sentirmi ancora una volta superiore a tutti quei bambocci che ondeggiavano sul posto con abiti troppo grandi e stupide acconciature. Io ero meglio: non barcollavo sui tacchi, il mio chignon era ancora perfetto dopo ore e la matita non si era sbavata. Meritavo di essere reginetta di questa stupida scuola. Perché lo facevo? Perché avevo perso tutto, e avevo passato buona parte del mio quarto anno a ricomporre i pezzi e tornare in vetta, ed ora ero al ballo, magnifica come Cenerentola, con il quarterback al mio fianco e la divisa da capo-cheerleader a casa. Non ci era voluto molto a convincere quello spilungone che la cosa andava a favore di tutti e due: lui faceva ingelosire la Berry –anche se continuavo a non capire cosa ci trovasse- e io avrei ottenuto la mia nomina. Un ottimo piano.

«Non sono sicuro che stiamo facendo la cosa giusta.» mi sussurrò mentre ballavamo, gli si leggeva negli occhi che si sentiva in colpa. «Fingi di stare con me solo un altro po’. Guarda, ci sta fissando.» la moretta aveva la testa appoggiata sulla spalla di quel St. James, ma il suo sguardo non si scollava dal mio cavaliere. «Voglio solo che tu stia bene.» gli sussurrai cercando di essere persuasiva, Finn si faceva convincere con niente. Ero così brava a creare l’amore; gli avevo fatto credere di essere innamorata di lui per oltre un anno, quando era ovvio che lo facevo perché mi sentivo insicura. Lanciai un’occhiata veloce a Sam, che stava ballando –se così si può dire- assieme a Mercedes e a Puckerman, che stava tentando di correggere il punch. «Ne sei ancora innamorata, vero?» non riuscivo a capire a chi dei due si riferisse. E a dirla tutta, non ero nemmeno sicura dei miei sentimenti.
Noah era stato il mio primo amore, avrebbe sempre occupato un posto speciale nel mio cuore, e poi avevamo Beth. E’ una cosa che non si cancella. E poi c’era il biondo: mi aveva conquistato con la sua dolcezza, era troppo innamorato di me perché potesse durare, ma sì, anche per me era stato speciale. Annuii senza sapere cosa dire, ero ancora legata a molte persone del mio passato, anche se non riuscivo ad ammetterlo. «Alla fine la verità è venuta fuori!» disse scoppiando a ridere, avevo passato così tanto tempo a tenergli nascoste delle cose... «Ho amato anche te sai?» feci una pausa e chiusi gli occhi, avevo imparato bene a mentire alle persone. «Mi hai scossa e mi hai riportata alla realtà. Ero una persona diversa prima.» si meritava di sentirsi dire quelle cose. «Vuoi dire senza una figlia.» sorrise, stare con la Berry gli aveva donato un po’ di senso dell’umorismo; in effetti era necessario, se volevi starle a meno di due metri. «Non è vero. Hai detto che mi amavi, ma non lo sapevi. Dì la verità, non sei mai stata innamorata di me.» mi guardava sorridendo, come se per lui non fosse un problema, l’aveva sempre saputo. Non mi restava che annuire.
D’un tratto le luci si spensero, ci fu qualche urletto in giro per la sala ma in generale tutti sapevano cosa stava succedendo: il momento che più aspettavo era arrivato. Dei fari vennero puntati sulle tre candidate: io, la Lopez e un’altra cheerleader dai capelli rossi che stava in fondo alla piramide. Stessa cosa per i ragazzi, cioè Finn, Karofsky e un ragazzo della squadra di hockey. Tutti i presenti stavano trattenendo il fiato, me compresa: ho sempre amato questi momenti, in cui nessuno respira e si può sentire il timore reverenziale delle matricole nell’aria. Mi preparai a sentire il mio nome distorto dall’accento del preside Figgins, ma tutto quello che sentii fu un gracchiante “Kurt Hummel” provenire dagli altoparlanti. Il mondo mi crollò addosso. Doveva esserci un errore, ma le mie orecchie riuscivano solo a sentire Finn che pronunciava il mio nome, e poi tutto diventò nero, non sentivo più la terra sotto i piedi. Sentii la mia anima piangere ad alta voce.



Salve a tutti! Ammetto che ho sempre un po' shippato la Fuinn, e amavo questa canzone :3 Per cui volevo dedicare almeno una OS a una delle coppie più odiate (?) dal fandom e.e Boh, io li vedo bene assieme, ma a dire il vero io vedo Quinn con tutti, anche con i cespugli -tranne la Berry, Artie e Mike- per cui la mia opinione non conta troppo. Non sapevo molto come inserire il testo della canzone e devo ammettere che questo non è il mio lavoro migliore, ma pensavo venisse peggio uu Amo troppo fare Quinn per farla venire male <3
Grazie a tutti quelli che mi seguono, ci vediamo alla E, che prometto sarà extraordinaria ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Extraordinary Merry Christmas. ***


Won't you meet me by the tree?
Slip away so secretly
Can't you see how this could be?
The greatest gift of all!


Lanciai un’occhiata al calendario appeso di fianco alla lavagna: da quando ero al McKinley erano passati solo tre mesi, ma a me sembrava un’eternità. Ricordo ancora come se fosse ieri quando sono entrato con i miei pantaloni rossi attillati, e quella camicia nera che tanto piaceva a Kurt, e come mi ha strinto forte quando si è accorto che non portavo più la divisa; ma ricordo anche fin troppo bene come l’ho sentito scivolarmi via dalle dita ogni volta che si metteva a parlare di New York, sogni, NYADA e altre cazzate del genere. Fino al giorno in cui ci siamo lasciati, davanti ad un frappuccino, perché ormai non mi sembrava neanche più di stare insieme. Come potevano gli altri chiedermi di festeggiare il Natale?
Mi diressi a passo leggero verso l’aula canto, quando sentii qualcuno che mi prendeva sotto braccio, un tocco leggero che coi giorni avevo iniziato a riconoscere: «Ciao, Rachel.» lei era una delle poche che era dalla mia parte e aveva iniziato a consolarmi, passavamo quasi tutti i pomeriggi insieme. Forse era per quello che Finn mi lanciava certe occhiate... «Come siamo depressi stamattina! Il Glee Club apparirà in TV, dovresti essere felice. Non siamo più degli sfigati!» mi fece un sorriso come per provare a confortarmi, senza troppo effetto. «Sai, la notte scorsa è venuto nei miei sogni un grande uomo in rosso e bianco, e mi ha detto che questo sarà un anno speciale per me e per te.».«Mi stai seriamente dicendo che Babbo Natale è venuto nei tuoi sogni per dirti ‘hei guarda, l’anno prossimo tutti i tuoi sogni newyorkesi si avvereranno, e anche quelli di Blaine’ e pretendi che io ci creda?» la guardai sorridendo, quella ragazza aveva un senso dell’umorismo particolare. «Non è una sorpresa: qualcuno di noi è stato cattivo, altri sono stati buoni. E noi che facciamo parte di quest’ultima categoria, ci meritiamo uno straordinario Natale!» che illusa. Babbo Natale non esiste, e nemmeno il destino o il karma o come volete chiamarlo. Questo era stato un anno di merda e anche il Natale sarebbe stato uguale. «Come vuoi, Berry.» «Vieni con me, ti devo far vedere una cosa!» mi prese il polso con il suo solito entusiasmo, e mi guidò fino all’auditorium, dove l’orchestra aspettava di iniziare a suonare e uno sgabello era piazzato in mezzo al palco. «Non dirmi che hai scritto una canzone sul Natale.» lei mi fece quel sorriso furbo che avevo imparato a captare. «Che uomo di poca fede che sei, Anderson. Siediti e non dire niente, okay?» io annuii, avevo capito che era una ragazza un po’ strana ma sapeva essere dolce, quando voleva. «Mister Blaine Anderson, è ormai da un mese e mezzo che sei solo, e tanto accecato dall’amore che provi per quel ragazzo da non renderti conto che hai altre possibilità. Sei così cieco che non ti sei nemmeno accorto che io e Finn ci siamo lasciati. Ma, stranamente, non siamo qui per parlare di me.» mi zittì prima che riuscissi a dire qualcosa: davvero si erano lasciati? Ma quando era successo? E per quale motivo? Forse Rachel aveva ragione, ero stato troppo concentrato su quello che avevo perso per accorgermi del futuro che mi veniva incontro. «Siamo qui perché nessuna persona buona e gentile come te merita di stare da solo il giorno più felice dell’anno, siamo qui perché tu non ti sei accorto delle possibilità che la vita ti sta offrendo. Siamo qui perché dovevo darti questo regalo.» mi allungò un pacchettino delle dimensioni di un mazzo di carte, e impiegai meno di dieci secondi a sentire gli occhi diventare lucidi: mi aveva regalato un farfallino. Piccolo, nero a pois rossi come la gonna che le avevo detto mi piaceva molto. «Non- non avresti dovuto, è stato un pensiero gentilissimo Rachel, grazie!» «Non mi piaceva l’idea che non ricevessi regali, quest’anno: tu sei una persona speciale, Blaine Anderson, e te li meriti.» fece un passo avanti, riuscivo persino a sentire il suo profumo, sandalo e rosa, che si dava tutte le mattine. Avevo imparato a conoscerla bene in questi mesi di stretta convivenza, sapevo riconoscere le copertine di tutti i suoi quaderni, quanti minuti di allenamento faceva alla mattina, e conoscevo a memoria il suo rituale, ma in tutte quelle chiacchiere senza importanza non aveva mai parlato di Finn. Capii il perché solo quando sentii la sua piccola mano poggiata sulla mia, e non riuscii a fare altro che avvicinarmi e darle un bacio, un bacio diverso da quelli che ero abituato a dare, un bacio più dolce e più soffice, come un fiocco di neve. Non avevo mai baciato una ragazza prima, non ne avevo mai sentito il bisogno, ma ora tutto quello di cui avevo voglia era carezzarle i capelli e il viso finché non avessi avuto più fiato. «Voglio che tu me lo dica.» mi sussurrò tra le labbra, anche lei lo voleva quanto me. «Sarà davvero uno straordinario Natale.» 


So che sono passate settimane dalla D ma dato che nessuno segue questa raccolta mi sono presa una vacanza u.u Adesso ricomincerò a fare le lettere normalmente, ogni Giovedì (: Sono reduce dalle lacrime Hummelberry e dall'abbraccio Klaine, e stavo per mettermi a piangere anche solo per scrivere che Kurt e Blaine non stavano più insieme ma li ho sempre shippati un po', e se Blaine fosse etero sarebbero la coppia perfetta -no, odio la Finchel-. Così è uscita questa Blainchel! Ora la pianto di straparlare e vado a preparare tutti i quaderni per la scuola che inizio Lunedì cwc Grazie a tutti quelli che recensiranno <3

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Fat Bottomed Girls. ***


Oh you gonna take me home tonight, please?
Oh down beside that red firelight
Oh you gonna let it all hang out?
Fat bottomed girls you make the rockin' world go round.


«Sei bellissima.» mi sentii tirare per un braccio e qualcuno chiuse la porta dell’aula dopo che eravamo entrati: le luci erano spente, e il sole che entrava dalle finestre lasciava comunque qualche zona d’ombra in cui corsi a rifugiarmi. Avevo riconosciuto la sua voce, e non volevo correre il rischio che qualcuno mi vedesse con lui dal cortile. «Cosa vuoi, Puckerman?» mi lisciai la camicia azzurra che portavo e che mi accarezzava il corpo troppo grande. «Volevo solo ricordarti che sei ancora la più sexy, qui dentro.» mi sorrise scoprendo i denti, quel sorriso dolce di cui mi ero innamorata e che mi aveva spinto in un punto senza ritorno. «Ma chi vuoi prendere in giro?!» alzai gli occhi al cielo, volevo solo uscire di lì e andare a chiudermi in bagno, come facevo ogni settimana per saltare l’ora di ginnastica.
«Ho incontrato sulla mia strada tante puttane dagli occhi blu, ma la loro bellezza e il loro stile mi annoiavano dopo un po’.» quelle parole mi suonavano familiari, ma non riuscivo a capire dove le avevo già sentite. «Questi pantaloni ti fanno davvero delle gambe perfette.» abbassai lo sguardo, quello che vedevo io erano solo due ammassi di carne che forse si potevano chiamare cosce, polpacci che erano quasi grandi uguali, per non parlare della pancia che mi impediva di vedermi la vita. «Dove vuoi arrivare?» quando Noah faceva il gentile, c’era sempre qualcosa sotto. «Hei, piccola, Santana mi ha detto quanto era difficile per te, e sono venuto a consolarti. Sei davvero carina, il tuo viso è sempre magnifico e i tuoi occhi perfetti. Non è l’aspetto fisico che mi ha fatto innamorare di te.» mi prese il viso tra le mani, aveva le pupille che gli brillavano come se stesse per piangere, probabilmente aveva detto la stessa cosa a chissà quante altre ragazze (oltre che innumerevoli volte a me per convincermi a farlo con lui). «E’ questo il problema! Il problema è che ti amo, e tu a quanto pare mi ami, ed è stato questo a provocare tutto questo casino.» sentii le lacrime che scendevano senza poter fare niente, avevo pianto così tanto negli ultimi mesi che il sapore del sale sulle labbra mi era familiare. «Hey I was just a skinny lad, never knew no good from bad, but I knew love before I left my nursery.» si mise a cantare con una voce talmente roca che mi venne la pelle d’oca, e riconobbi immediatamente la canzone. L’ironia della cosa per lo meno mi fece tornare il sorriso. «Left alone with big fat Fanny, she was such a naughty nanny, heap big woman you made a bad boy out of me.» era così serio, e la sua voce così piena di emozione che non riuscii a non scoppiare a ridere.
«Sei serio? Mi stai davvero cantando una canzone per dirmi che ho il culo grosso ma che ti piace lo stesso? Questo non è un gran modo di consolarmi.» lui parve offeso, e mise su un adorabile broncio. Dire che ero cotta di lui era decisamente poco. «Oh, you gonna take me home tonight? Please?» lo baciai senza pensarci, senza contare tutta quella ciccia –se così si poteva chiamare- che ci divideva, senza controllare se qualcuno ci poteva vedere perché tanto ormai già tutti sapevano. Era una specie di primo bacio, in fin dei conti, perché le emozioni erano diverse, noi eravamo diversi, più maturi. E poco importava se io ero una poco sexy ex-cheerleader incinta che era stata cacciata di casa, e lui uno dei più fighi della scuola che nemmeno sapeva cos’era un preservativo, la cosa importante eravamo noi due insieme. «Fat bottomed girls, you make the rockin’ world go round.» gli sussurrai ridendo, strappandogli un sorriso: forse era vero che per una volta tanto al celebre Noah Puckerman non importava davvero dell’aspetto fisico. «Ti amo, Quinn Fabray. E stavolta intendo per davvero.» come non credergli?


Ho fatto impazzire molte persone (?) che volevano sapere chi era la 'fat bottomed girl' di cui avrei parlato nella F, e così ho deciso di giocarci sopra e non svelarlo se non nelle ultime righe! Spero che questa OS vi piaccia, è diversa dalle altre che ho scritto prima perchè qui la canzone la cantano proprio e non esprime pensieri/parole, ma essendo una Quick so che apprezzerete lo stesso <3
Credo di aver detto tutti, vi auguro buona 4x02 e ci sentiamo Giovedì prossimo con la G ksufyjeg IT'S BRITNEY BITCH!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Glad you came. ***


And I decided you look well on me,
well on me,
So let’s go somewhere no-one else can see,
you and me.


Entrai con la mia solita spavalderia, sorridendo al bodyguard che ormai mi conosceva e sistemandomi il colletto della camicia azzurro chiaro che avevo deciso di indossare. Lo Scandals era pieno quella sera, ragazzini che si dimenavano nei loro jeans attillatissimi, donne coi capelli corti sedute al bancone e altri che si guardavano in giro un po’ spaesati perché era la loro prima volta in un locale del genere. Stavo valutando se andare a parlare con quel biondino che beveva una birra in un angolo, oppure con quel ricciolo che ballava in mezzo alla pista, quando la vidi: lunghi capelli neri lucenti, un viso perfetto e un corpo da modella. Peccato che non avrebbe dovuto attirarmi in quel modo. Qualcosa che decisamente non era il mio cervello mi spinse ad andare a parlarle, facendomi ammirare da vicino quella ragazza che chiunque etero avrebbe considerato bellissima. «Posso offrirti da bere?» lei scoppiò a ridere, una risata cristallina e dolcissima, e senza nemmeno girarsi mi rispose. «Sono lesbica, e credo che tu abbia sbagliato bar.» «Insisto.» non era da me andarmene senza nemmeno averla vista bene in faccia, senza aver incrociato i suoi occhi, senza aver capito cos’aveva da avermi portato a parlare con lei. Si girò sorridendo, stava per parlare quando capii che sentiva la stessa cosa, da come sgranò le pupille: ero sempre stato molto bravo con i linguaggi del corpo, e lei mi stava praticamente sbattendo in faccia che gli piacevo. Avevo passato così tanto tempo ad accettare di essere gay, che non pensavo che avrei potuto ancora interessarmi ad una ragazza in questo modo. «Come ti chiami?» «S-Santana Lopez.» quella ragazza mi aveva fatto un incantesimo, mi aveva colpito come se mi fosse caduto il cielo addosso. Finalmente iniziavo a capire quello che tutti chiamavano amore a prima vista, anche se avevo sempre immaginato che l’avrei provato per un uomo.
«Ora ti prenderò per mano, e ti passerò un drink –bevilo se puoi. Hai un po’ di tempo? Se riuscirai a restare, posso renderti felice di essere venuta.» le sussurrai all’orecchio, assaporando quel profumo di cannella che emanavano i suoi capelli, poi le afferrai il polso e la portai in una delle salette laterali che avevo prenotato come tutte le sere, eravamo solo io e lei. «Ho una ragazza.» aveva dei magnifici occhi color nocciola, che non riuscivo a smettere di guardare. «Non m’importa se a te non importa.» «Il mio universo non sarà mai più lo stesso, per colpa tua.» non era facile nemmeno per me, buttare via tutte quelle discussioni con mio padre solo per quella Santana, ma lei era diversa. «Tutto quel che conta è qui e adesso.» le presi il viso tra le mani, disegnandole dei piccoli cerchi sulle guance con le dita. «Ci può vedere qualcuno qui?» la stanza era piccola e accogliente, con un divano rosso pieno di cuscini e un tappeto morbidissimo sul pavimento, era stata ideata per restare al riparo da occhi indiscreti. Scossi la testa mentre chiudevo a chiave la porta, il pensiero che lei era lì con me, con un uomo, e che era solo mia mi faceva eccitare e mi dava alla testa.
Fu lei che iniziò a baciarmi, lasciando strisce infuocate sulla mia pelle mentre mi slacciava la camicia, piena dello stesso desiderio che provavo anche io mentre le sfilavo la canottiera, mordendole le labbra come avevo voluto fare fin dal primo istante in cui l’avevo vista. Il tempo ci stava scivolando dalle dita, ma dopo un’ora e mezza ancora non eravamo sazi, eravamo ubriachi uno dell’altro. Perché doveva succedere proprio a me? Le accarezzai i capelli mentre eravamo lì sdraiati, stanchi e felici, i sorrisi soddisfatti sul volto che mi erano tanto familiari, i vestiti sparsi ovunque. «Cosa vogliamo fare?» mi sussurrò con la testa appoggiata sul mio petto, avevo capito cosa intendeva: volevo stare con lei, avere una relazione seria, amarla perfino, oppure era stata solo una cosa di una sera? «Sono contento che tu sia venuta stasera.»



Ho sempre voluto scrivere una Sebtana perchè li shippo troppo, quei due sono sesso allo stato puro uu Solo che fare Smooth Criminal era fuori luogo come parole (?), e comunque la S è già prenotata ewe Quindi questa canzone è praticamente perfetta per loro due <3
Buona 4x03, ci vediamo Giovedì prossimo per la H miei fedeli e amati lettori (?) che so aspettate con tanta ansia lol

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Hold It Against Me. ***


Gimme something good,
Don't wanna wait I want it now.
Pop it like a hood,
And show me how you work it out.


Ancora non riuscivo a credere di aver perso le elezioni per rappresentante d’istituto. Pensavo di aver presentato un programma perfetto, e con Artie come vice avrei dovuto decisamente vincere. Ma il caso aveva favorito quel pinguino pieno di gel e lo stripper del Kentucky. Entrai al BelGrissino con un vestitino azzurro che mi aveva regalato mia madre e un paio di orecchini argentati che tintinnavano ad ogni passo; li avevo messi per quello, mi distraevano dal pensiero di essere stata sconfitta. Mi ero appena seduta su una delle poltroncine morbide quando Sam si accomodò di fianco a me, quel sorrisetto furbo che aveva sempre cucito sulle labbra e una camicia verde chiaro che faceva risaltare il colore dei suoi occhi. Ci somigliavamo molto, io e lui: e non solo perché eravamo tutti e due biondi con gli occhi chiari, ma perché la pensavamo allo stesso modo, ed eravamo entrambi bellissimi.
«Bella collana.» mi disse sorridendo, indicando il pendente a forma di ferro di cavallo che avevo messo durante le elezioni e che non mi ero più tolta. «Posso svelarti un segreto?» fece una pausa ad effetto, come quelle che facevo anche io quando dovevo dire qualcosa di solenne in modo che tutti si interessassero a quello che avevo da dire. «Mi piacciono i segreti.»«Ho votato per te. Il McKinley ha bisogno di più magia. E poi io non volevo nemmeno candidarmi.» alzò le spalle e bevve un sorso dal bicchiere di Red Bull che si era portato dietro. «Ti va di ballare?» gli chiesi senza troppi giri di parole, avevo voglia di divertirmi un po’. Lui parve divertito da questa strana richiesta, ma mi prese per mano senza dire niente e si mise a farmi piroettare per la stanza, ignaro degli sguardi degli altri. «Con te mi sento come in paradiso, e stasera ho bisogno di una vacanza.» gli sussurrai in un orecchio mentre mi stringeva di nuovo a sè prima di farmi girare ancora. Non potevo negare che c’era una scintilla tra di noi mentre ballavamo in pista, e ne volevo di più.
«Brit, ascolta, so che sei fidanzata, e potrei sembrare pazzo a dirtelo, ma penso proprio di essere il tuo tipo.» il biondo si aprì in un sorriso dolcissimo che mi faceva venire voglia di baciarlo immediatamente, ma sentivo che quelli del Glee ci stavano fissando, così mi limitai a guardarlo negli occhi. «E se ti dicessi che ho il cuore che mi batte forte? Se solo potessimo sfuggire alla folla in qualche modo...» in fondo Santana non doveva venire a saperlo, no? Sarebbe stata solo una cosa veloce e innocente, di una sera, consolatoria ecco, lei era lontana e io avevo bisogno di calore umano. «E se io ti dicessi che voglio il tuo corpo ora, me lo rinfacceresti?» Sentii la sua mano sulla vita stringermi più forte a sé, mentre mi scortava fuori dal ristorante italiano. «Sicura che non ti dispiaccia?» «Vieni qui, più vicino, voglio solo sussurrarti nell’orecchio, una piccola domanda, tanto per chiarire.» mi diedi un’occhiata attorno per controllare che non ci fosse nessuno nei paraggi, poi mi alzai in punta di piedi. «Sarà una cosa solo per stanotte, nessun’altro dovrà saperlo, sarà un nostro segreto.» «Mi piacciono i segreti.» sorrise un secondo prima di baciarmi, prima dolcemente e poi con più foga. Mentre chiudevo gli occhi realizzai che non volevo che smettesse, volevo che continuasse per sempre: stavo diventando pazza per quelle labbra enormi, o forse solo per quel biondino che sapeva sempre la cosa giusta da dire?


Non odiatemi, amo tanto la brittana, sono la mia seconda coppia preferita (prima c'è la Klaine jrybthf k) ma ora che si sono mollate ci vedo troppo bene Britt e Sam assieme *^^^* Quei due biondini sarebbero l'amore e mi farebbero venire il diabete :') E poi farebbero troppo ridere u.u Io li amo fin dai tempi di Heroes, sono una veggente (?) Okay, ci sentiamo mercoledì prossimo con la I guyssss <3

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** I'm the Only One. ***


Please baby can't you see my mind's a burnin' hell
I got razors a rippin' and tearin' and strippin' my heart apart as well
Tonight you told me that you ache for something new
And some other woman is lookin' like something that might be good for you.


Era seduta a piangere. Come sempre ultimamente. Bastava girare un po’ per la scuola e la trovavi da qualche parte a singhiozzare e senza più voglia di andare avanti. «Hai smesso di combattere, Fabray?» le sorrisi sedendomi accanto a lei. «Parla quello che non ha mai iniziato.» la vidi distintamente alzare gli occhi al cielo, fare un tiro dalla sua sigaretta e asciugarsi una lacrima dalla guancia. «Perché sei qui? Ti faccio pena? O forse vuoi solo approfittarti di me ora che sono debole? A quanto pare è una cosa che ti riesce bene.» questo era davvero un colpo basso. «In ogni film c’è bisogno dell’eroe che salvi la principessa.» «E saresti tu?» scoppiò a ridere, la sua risata adorabile che tempo fa mi aveva convinto a starle vicino. «Di sicuro non lo sono le sigarette.»
«Hai vinto.» la spense sotto la scarpa senza preoccuparsene. «Non continuerò a crederti quando dici che è tutto a posto. E’ solo la paura che ti fa fuggire da quei demoni da cui ti stai nascondendo.» la abbracciai protettivo, mentre lei appoggiava la testa sulla mia spalla. «So che ti sembra di non avere più nessuno al mondo, ma mettersi a fare la ribelle e incendiare pianoforti non è l’atteggiamento giusto. Tutte queste cose non faranno sparire domattina il dolore contro cui stai lottando.» «Mi stai chiedendo di venire a letto con te?» «Posso non avere un secondo fine per una volta?» per una volta che non mi importava il sesso, Quinn doveva tirarlo fuori, facendomi sentire una specie di maniaco. «Sei Noah Puckerman o qualcuno si è impossessato di te?» «Ascoltami bene.» mi sedetti di fronte a lei per guardarla negli occhi sepolti sotto strati di trucco. «Questa non sei tu. Probabilmente non sono neppure il primo che te lo viene a dire, ma noi abbiamo bisogno di te. E tu di noi.» «Balle.»
Si alzò e si accese un’altra sigaretta, poi si mise una mano sul fianco e si piantò lì a fissarmi. «Se i tuoi argomenti erano solo questi allora puoi anche andartene.» che ragazzina egoista. Incredibile pensare che avesse già avuto un figlio. Mi alzai in piedi a mia volta, lo sguardo un po’ incattivito ma lei faceva nascere sentimenti contrastanti in me. «Piccola viziata, ti sei mai accorta che così allontani le persone? Rimarrai sola molto presto se non la pianti. Perché non ti rendi conto che c’è qualcuno che ti vuole bene sul serio e che c’è sempre stato per te? Sono l’unico che camminerebbe in mezzo al fuoco per te, e tu lo sai. L’unico. Avrai anche avuto tanti fidanzati e una bambina ma sei rimasta la ragazzina che crede di non essere abbastanza bella per piacere agli altri. Apri gli occhi!» la vidi rompersi davanti a me, gli occhi che le luccicavano e che riflettevano quanto stesse male dentro. «Nei momenti più difficili, ero sempre sola: quando ho deciso di tenere Beth ero sola, quando mi hanno cacciato dalle Cheerios ero sola, e anche quando mia madre mi ha cacciato di casa. Tu però ci sei sempre stato in qualche modo, mi hai sempre aiutato e ora sei qui anche se non faccio altro che insultarti. Io non ti merito.» era proprio questo il problema, che il ‘voler bene’ a qualcuno è incondizionato, e anche se lei non mi voleva io sarei stato sempre lì per lei. Perché è questo che fanno i migliori amici. E da bravo migliore amico la abbracciai mentre si scioglieva tra le mie braccia fino a quando la sigaretta che era caduta per terra si consumò da sola. 

So che è un bel po' che non aggiorno ma prometto che proverò ad essere regolare di nuovo! Dato che avevo già fatto una Quick ho deciso di farne una anche sulla loro amicizia perchè questa canzone in fondo è dedicata alla Fabray, e comunque so che il piccolo Noah la amerà per sempre :') Detto questo, ci sentiamo (?) alla J, che scriverò prima possibile e sarà sempre su un'amicizia. Peace and love <3

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Just The Way You Are. ***


Oh you know, you know,
You know I'd never ask you to change,
If perfect is what you're searching for,
Then just stay the same.


Era forte, Kurt. Sapevo che non avrebbe pianto davanti a qualcuno. Per questo non mi stupii di trovarlo seduto in salotto con gli occhi lucidi a guardare il pavimento. Mi accomodai di fianco a lui senza accendere la luce, senza ottenere nemmeno un cenno da parte sua. «Cosa ho fatto di sbagliato?» mi chiese sottovoce, per non svegliare il nostro passato che dormiva dall’altra parte di una tenda. «Non devi nemmeno chiederlo!» avevo visto poche volte mio fratello abbattuto in questo modo, non si era mai fatto fermare da nulla. «Hai dormito almeno un po’ stanotte?» gli sussurrai in tono più dolce, in questo momento aveva solo bisogno di conforto e non di cattiveria da fratello maggiore. «Ogni dannatissima volta che chiudevo gli occhi mi trovavo davanti un viso diverso che baciava il mio ragazzo.» dio, come lo capivo. Almeno il mio aveva un volto. «Scommetto che era molto più brutto di te.» «Non provare a consolarmi.» ogni volta che gli facevo dei complimenti, lui non mi credeva. «Intanto, i tuoi occhi fanno sembrare che le stelle non brillino. E i tuoi capelli sono perfetti senza che tu ci faccia qualcosa.» lui sorrise stancamente, poi finalmente alzò la testa. «Vorrei filmarti in modo da poterti ricattare, un giorno. Sei sicuro di non dover fare una visita oculistica?» il suo umorismo era tornato.
«Quando vedo il tuo volto, non c’è una cosa che vorrei cambiare, così come la tua risata, che tu odi ma che per me è molto sexy.» scoppiò a ridere, con una mano davanti alla bocca come al solito, e io decisi di rincarare la dose. Le lodi erano sempre apprezzate in momenti del genere. «Non ti accorgi che quando sorridi tutto il mondo si ferma per un po’ a guardarti?» «Non sapevo di chiamarmi Justin Bieber!» gli tirai un pugno affettuoso sul braccio, come facevo i primi tempi in cui era venuto a stare da noi e ancora non sapevo come comportarmi con lui. «Piantala di dire cazzate, dai. Non stavi andando via?» si alzò con una luce nuova negli occhi e il sorriso sul volto, accompagnandomi alla porta. «Non abbracci nemmeno il tuo fratellone?» «Guarda che abbiamo la stessa età.» lo presi per un braccio e lo strinsi forte, appoggiando la testa sulla sua. Kurt mi aveva chiarito le idee in molti momenti di dubbio, ed era giunta l’ora che io ricambiassi il favore. E poco importava se anche io stavo male, qui era lui quello ferito per davvero: io bene o male stavo ancora insieme a lei, anche se stavo sgattaiolando via perché avevo bisogno di starmene da solo. Un’anima gentile e sensibile come la sua non andrebbe mai ferita. Per questo quando uscii da quel monolocale a New York non mi preoccupai di essere un ex militare fallito, senza più uno scopo o un posto dove andare, con il cuore spezzato, ero felice perché in quel monolocale ora qualcuno che se lo meritava era un po’ più felice. 


Okay. Io amo il loro essere fratelli, e sono fermamente convinta che gli siano state date pochissime possiblità: ad esempio perchè Kurt non lo aiuta nei problemi di cuori? O perchè non lo ha aiutato con il suo futuro? Certe volte non sembrano nemmeno frateli. Hanno perfino fatto pochissimi duetti insieme, e scene in cui si parlano da fratello a fratello si possono contare sulle dita di una mano. Per questo mentre ero impegnata ad asciugarmi le lacrime dopo 'Don't speak' quando ho visto che questi due avevano una scena super sweet mi sono ripromessa di scriverci sopra. E la canzone cadeva a pennello u.u Per cui spero abbiate apprezzato, ci vediamo alla K guys <3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1168389