Pokémon Tales - Rosso, Blu, Verde

di CandleShrine96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Un bianco inizio ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Verde delusione ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Persi nel labirinto ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Un amico con le ali ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - La valle ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Tra la pietra ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Un bianco inizio ***


Capitolo 1 - Un bianco inizio
 
- Red, svegliati! Sei in ritardo!
- Ancora un minuto mamma!
Red era un undicenne di media statura, capelli neri ribelli, fisico asciutto.
- Non voglio sentire storie! Non ricordi? Oggi devi andare al laboratorio del prof. Oak!
- Sì, adesso scendo!
Red corse giù per le scale in tutta fretta; indossava un paio di jeans, una giacca rossa e un cappello dello stesso colore. Sua madre era in cucina, portava un grembiule, i capelli castani raccolti in una coda, e stava preparando la colazione. Era aiutata dal suo Mr. Mime, che apparecchiava la tavola con i suoi poteri psichici.
 
Mr. Mime è un pokémon, una creatura tascabile. I pokémon vivono con gli esseri umani, li aiutano nelle occupazioni quotidiane e assieme a loro partecipano a battaglie appassionanti. La loro caratteristica principale è che, se soddisfano particolari requisiti, possono evolversi e cambiare radicalmente il proprio aspetto e le proprie capacità.
 
- Finalmente! Ora, per favore, mangia qualcosa. Ti aspetta una giornata piena! Stai per ricevere il tuo pokémon iniziale e per cominciare la tua avventura come allenatore!
- Prenderò solo questo - disse Red afferrando una fetta di pane spalmata di marmellata.
- Come sei cresciuto, bambino mio… - la mamma strinse Red tra le sue braccia
- Promettimi che starai attento: c’è molta gente pericolosa in giro!
- Starò attento, non preoccuparti! Mr. Mime, prenditi cura di mamma! Ci si vede!
- Aspetta, prendi questo, è un regalo per te.
Red scartò il pacchetto e ci trovò un paio di scarpe da corsa nuove di zecca. Si tolse le sue e le ripose nello zaino, poi indossò quelle appena ricevute.
- Grazie mamma, sono bellissime. Ti voglio bene! Ciao!
- Buon viaggio tesoro! E salutami Samuel
Appena fuori di casa, Red cominciò a sfrecciare come un razzo attraverso le stradine di Biancavilla, la cittadina dov’era nato e cresciuto. Biancavilla era un paesino molto grazioso immerso nel verde della campagna; la sua parte più meridionale si affacciava sulle acque luccicanti del mare di Kanto; le abitazioni erano quasi totalmente modeste casettine intonacate di bianco o di altre tinte tenui. Il laboratorio (e dimora) del professor Samuel Oak si trovava in cima a una collinetta; le pale del suo mulino a vento giravano oziose, assecondando il lento movimento della calda brezza di inizio estate.
Dlin-dlon!
Dopo che Red ebbe suonato il campanello la porta si aprì. Ad accoglierlo c’era Margi, la nipote del professor Oak (il più importante ricercatore pokémon della regione di Kanto), che spesso lo aiutava come assistente. Era di bell’aspetto, con una fascia verde teneva in ordine i lunghi capelli dorati.
- Buongiorno Margi! - disse Red arrossendo un po’.
- Oh, Red, benvenuto! Vieni, da questa parte, il nonno ti sta aspettando!
La ragazza lo condusse attraverso molte stanze; infine giunsero al laboratorio. Molti ricercatori erano affaccendati in varie occupazioni. In fondo alla sala si trovavano il professore, camice e capelli brizzolati, e due ragazzi che Red conosceva: Blue, il fratello di Margi, capelli castani, maglione viola e pantaloni neri, e Green, ragazza che aveva spesso visto in giro ma di cui non sapeva molto, la quale aveva capelli castani, vestito corto nero, stivaletti neri e guanti bianchi.
- Alla buon’ora! - disse sgarbatamente Blue.
- Ciao! - sorrise Green.
- Finalmente ci siamo tutti - disse il professore con un cenno rivolto a Red
- Come sta Delia? - chiese al ragazzo.
- Bene professore! - rispose lui
- Va bene, eccoci qua. Voi state per intraprendere la strada dell’allenatore. Per fare ciò avrete bisogno di un paio di cose: Margi?
- Subito! - Margi corse a uno scaffale, dove prese un cofanetto e una scatola. Porse il cofanetto a Oak e tenne per sé la scatola.
Il professore lo aprì e ne tirò fuori tre oggetti identici.
- Questi sono dei pokedex. Il pokedex è uno strumento che riconosce i pokémon quando vengono catturati e ne registra i dati. Completandolo mi aiuterete nelle mie ricerche. - Così dicendo, ne diede uno a ciascuno.
- Per catturare i pokémon sono necessarie queste: sono pokeball. Sono sicura che sappiate già come si cattura un pokémon: lo si indebolisce e subito gli si lancia contro una pokeball. Ora ne riceverete cinque a testa. - disse Margi, distribuendo le sfere.
- Ricordate che è meglio portare con sé non più di sei pokémon: prima di tutto sarebbe scomodo viaggiare con dozzine di pokeball, e in secondo luogo il numero massimo di pokémon ammessi nelle sfide tra allenatori è sei. - spiegò Oak
- Detto questo, che ne dite di ricevere il vostro primo pokémon?
- Io lo sceglierò per primo! - gridò Blue, impaziente.
- Perché proprio tu?! - protestò Red.
- Con calma! I tre pokémon iniziali di Kanto sono Bulbasaur, di tipo erba/veleno, Charmander, di tipo fuoco, e Squirtle, di tipo acqua. Essi si trovano in quelle tre pokeball - il professore indicò un macchinario con tre spazi occupati dalle sfere
- Ora non resta che scegliere!
I tre ragazzi si avvicinarono. Quasi contemporaneamente Red e Blue posarono la mano sulla stessa pokeball. I due si lanciarono sguardi furenti.
- L’ho vista prima io! - disse Red
- Non è vero, bugiardo! - replicò Blue
I due non poterono dire un’altra parola, perché un boato fece cadere tutti a terra. Una palla di roccia era irrotta nel laboratorio, polverizzando muri e mobili; nel suo percorso distruttivo colpì in pieno anche il macchinario con le tre pokeball, facendole volare in giro per la stanza. Poi, com’era entrata, se ne andò attraverso un buco in una parete.
Quando il pericolo fu passato, il prof Oak si rialzò, seguito subito da tutti gli altri.
- Prendeteli! - il professore stava indicando un punto del pavimento, dove giacevano le tre sfere aperte, con accanto i tre pokémon che ne erano usciti. Non aveva fatto in tempo a dirlo, che i tre erano fuggiti attraverso la stessa apertura che si era fatta la roccia per andarsene.
- Che disastro! E adesso? - Margi era disperata.
- Era di sicuro un Graveler. Ogni tanto scendono giù dalle montagne e rotolano in giro nei dintorni. Ah, adesso non resta che darvi i pokémon di riserva. - Oak aprì una credenza e tirò fuori altre tre pokeball.
- In questa sfera c’è il pokémon Eevee, di tipo normale: chi lo vuole? - chiese Oak.
- Lo prendo io! - Blue afferrò la sfera e fece uscire il suo primo pokémon, un tenero batuffolino peloso. Il ragazzo rimase un po’ perplesso, ma accettò senza fare storie.
- Qui abbiamo un Clefairy, sempre di tipo normale. -
- Clefairy, il pokémon fata? Lo dia a me, per favore! - esultò Green. La fanciulla prese la sfera, dalla quale uscì un esserino rosa con le orecchie marroni a punta. Subito lo prese in braccio e iniziò a stringerlo e a fargli mille coccole.
- Infine c’è Pikachu, pokémon di tipo elettro. A te, Red! -
Il professore lanciò a Red l’ultima sfera, che in volo si aprì e liberò una specie di topo giallo.
Pikachu fissò Red e gli lanciò una potente scossa elettrica.
- Ah ah ah! Ti lasci attaccare dal tuo pokémon, che babbeo! - lo derise Blue
- Non prendermi in giro! Facciamo una battaglia piuttosto! - disse Red
- Volentieri! Non vedo l’ora di vederti sconfitto!
- Forza Pikachu! Usa Tuonoshock!
- Vai Eevee! Attacco rapido!
I due pokémon si erano messi K.O. a vicenda. Il professore non poté trattenersi dal fare una sonora risata. Margi li rimise in salute e i tre ragazzi salutarono prima di andarsene. Margi trattenne Red e gli chiese di seguirla a casa sua. Quando furono arrivati, il Chansey di Margi, amorevole pokémon rosa a forma di uovo, servì loro un tè.
Mentre bevevano Margi porse a Red un oggetto: era una mappa di Kanto.
- Spero che ti aiuti nel tuo viaggio, in bocca al lupo!
Red, arrossendo, la ringraziò. Poi se ne andò, diretto verso la sua prossima tappa: Smeraldopoli.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Verde delusione ***


Capitolo 2 - Verde delusione
 
Il sole creava strani giochi di luce attraverso le fronde degli alberi. il percorso 1 procedeva in leggera salita, ma Red marciava instancabile attraverso l’erba alta, affiancato da Pikachu che, a quanto pare, preferiva stare fuori dalla pokeball; infatti il topino giallo passava quasi tutto il tempo accanto al suo allenatore, ma guai a cercare il contatto con lui: ogni volta che Red tentava anche solo di accarezzarlo, puntualmente arrivava la scossa.
Ad un certo punto Red avvertì un movimento nell’erba; si fermò e cominciò ad avanzare lentamente; improvvisamente dall’erba saltò fuori un Clefairy, imitato subito dopo da una ragazzina, Green.
- Oh, ciao Red! Che ci fai da queste parti? - disse Green, sistemandosi la gonna del vestito.
- Casomai dovrei essere io a chiederti che ci facevi inginocchiata in mezzo alla sterpaglia!
- Vedi, un Rattata mi aveva rubato il cestino con il pranzo, ma Clefairy l’ha inseguito ed è scomparsa; allora mi sono messa a cercarla, e quando l’ho trovata stava riempiendo di doppiasberla Rattata. Per fortuna il mio pranzo era ancora intatto: lo stavo cercando tra l’erba, quando tu mi hai vista. E guarda qui! - gridò Green facendo l’occhiolino a Red e mostrandogli una pokeball
- Il mio secondo pokémon!
- Sei un mito! A dirla tutta, ho un certo languorino che… Pranziamo insieme?
- Ci sto!
Quando ebbero mangiato, i due decisero di continuare il loro viaggio insieme.
- Ehi, quello è un Pidgey! - sussurrò Red, indicando un uccellino che si lisciava le penne
- Cara Green, sto per ottenere anche io il mio secondo pokémon! Pikachu, tuonoshock!
Il povero, carbonizzato, Pidgey non si era neanche accorto di cosa gli stava succedendo. Red gli aveva gettato in fretta una sfera poké e… zac! Pidgey era stato catturato. Red aprì il pokedex e lo puntò verso la pokeball:
 
#016 Pidgey, il pokémon Uccellino
Di solito si nasconde nell’erba alta. Poiché odia lottare, tira la sabbia con le zampe come difesa.
Passa la maggior parte del tempo alla ricerca di cibo e ha un senso dell’orientamento molto sviluppato.
 
- Niente male Red, ma il tuo Pikachu non può competere con la doppiasberla di Clefairy! - insinuò Green.
- Sì, certo, sei solo invidiosa!
Dopo circa mezz’ora i due amici erano arrivati in una nuova città. Essa, lungo tutto il suo perimetro, era delimitata da boschi; le case erano costruite con un legno rossiccio e i tetti erano dipinti con varie tonalità di verde. I marciapiedi erano costellati di vasi di fiori e anche le aste dei lampioni erano verdi.
- Smeraldopoli! Red, sai cosa vuol dire questo? Stiamo per affrontare il nostro primo capopalestra!
 
La lega di Kanto è un’istituzione che consiste di otto capopalestra; ognuno di essi, quando battuto a una sfida pokémon, rilascia una medaglia; se un allenatore vince tutte e otto le medaglie può passare al girone successivo, i superquattro, che sono tra gli allenatori più potenti ed esperti di Kanto; infine, chi è così bravo da sconfiggere i superquattro può sfidare il campione in carica; se lo batte diventa il nuovo campione in carica, e gli spettano onore e gloria.
 
- Tu che ne dici? Ci andiamo subito? Non sto più nella pelle!
- Prima è meglio portare i pokémon al centro medico, affinché vengano rimessi in forma.
Red e Green entrarono al centro pokémon. Furono accolti da un’infermiera che prese con sé le pokeball e si ritirò, seguita da un Chansey identico a quello di Margi.
Quando i pokèmon furono curati, l’infermiera li salutò e i due si diressero verso la palestra.
La palestra era un imponente edificio situato in uno spiazzo di terra battuta; essa era costruita con mattoni di argilla e poteva sembrare un miscuglio tra una villa e una piramide maya; sul tetto e sulle altre superfici orizzontali crescevano cespugli e arbusti mediterranei come rosmarino o mirto.
Red bussò alla porta. Nessuno rispose o venne ad aprire. Provo allora a spingere, ma era sprangata; A fianco c’era un cartello illeggibile.
- Che diavolo succede? - protestò Red.
- Proviamo a chiedere a qualcuno! - propose Green
Subito si spostò vicino a un signore anziano che stava avanzando lentamente.
- Mi scusi signore, lei sa dove possiamo trovare il capopalestra di Smeraldopoli?
- Mi dispiace giovanotta, ma il capopalestra di Smeraldopoli è un tipo misterioso, non si fa vedere in giro spesso; adesso che ci penso, è da un po’ di settimane che è assente… Non siete i primi che vedo oggi, prima era passato di qui un ragazzino coi capelli sparati; mi è sembrato molto deluso quando ha saputo che la palestra era vuota. Ti consiglio di passare subito a Plumbeopoli, là potrai sicuramente battere un capopalestra…
- Accidenti… La ringrazio! Arrivederci!
- Di niente, di niente…
Green tornò velocemente da Red.
- Non c’è
- Come non c’è? Che significa?
- Non c’è, punto e basta!
- E quindi, che facciamo?
- Non ci resta che andare a Plumbeopoli
- E va bene… In marcia!
- Credo sia meglio partire domani, ormai è pomeriggio inoltrato… Facciamo un giro per la città e chiediamo due stanze per la notte al centro pokémon. Che ne dici?
- Penso sia ragionevole… Pikachu?
Pikaaaaa-chuuuuu!!!
Pikachu aveva dato una potente scossa a Red.
- Come mai mi detesti così tanto? - chiese desolato Red, più a sé stesso che ad altri.
Durante la visita del luogo Red fu attratto da un cartello: Accademia Pokémon
Decisero di entrare. Dentro trovarono molti esperti e studiosi di pokémon. Una in particolare, una certa Giselle, diede loro alcuni utili consigli per le battaglie.
Quando fu buio tornarono al centro pokémon, cenarono e andarono a letto.
Il mattino seguente partirono alla volta di Plumbeopoli. L’infermiera li avvertì che il percorso 2 si inoltrava in una fittissima foresta, detta Bosco Smeraldo, dov’era molto facile perdersi. Arrivati alle porte di Smeraldopoli, trovarono a sbarrargli il passaggio una buffa scena: il vecchietto del giorno prima era sdraiato a terra; una donna, che probabilmente era sua moglie, gli gridava contro:
- Alzati, ubriacone! Che figure mi fai fare! Stai bloccando tutta la gente!
- Signora, che succede? - le chiese Green
- Ah, che vergogna! Mio marito è ubriaco fradicio!
- Non si preoccupi, ci penso io: Pikachu, tuonoshock! - gridò Red
Pika!
fece Pikachu altezzosamente.
- Andiamo, per favore!
Pika…
- Ho capito… - si arrese Red.
Pikachu lo guardò perplesso.
Pikaaaa-chuuuu!!!
Il vecchio fu investito in pieno dall’elettricità di Pikachu. Si alzò di scatto e rimase sull’attenti, con la mano tesa sulla fronte. Sua moglie, rossa di vergogna, lo prese per un orecchio e lo portò via.
Red sprizzava di allegria, perché Pikachu gli aveva obbedito.
I due ragazzi uscirono da Smeraldopoli e si incamminarono per il percorso 2.
Mentre camminavano, Green inciampò in qualcosa. Quando si rialzò vide che era un pokémon.
- Non sei stato gentile a farmi inciampare, ora ti dovrò punire! - disse Green con uno sguardo assassino.
Il pokémon indietreggiò di un passo, terrorizzato.
- Clefairy, doppiasberla!
Il pokémon ricevette una notevole scarica di botte.
- Ora usa canto!
Green si tappò le orecchie. Tutti gli altri caddero a terra addormentati a causa della ninnananna cantata da Clefairy. La ragazza in questo modo poté catturare il pokémon.
 
#010 Caterpie, il pokémon Baco
Le sue zampe hanno ventose che possono aderire ad ogni superficie. Sale sugli alberi cercando cibo. Dalle antenne rosse emana un puzzo che respinge il nemico. Cresce cambiando più volte la pelle. Divora grandi quantità di foglie e si ricopre di seta diventando un bozzolo.
 
Dopo aver svegliato Red e Pikachu, allenatori e pokémon si addentrarono nel Bosco Smeraldo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Persi nel labirinto ***


Capitolo 3 - Persi nel labirinto
 
- Non si vede un accidenti! - si lamentò Green.
- Ti accorgi solo dei lati negativi: io sto benissimo! L’aria è fresca e puoi annusare il profumo della natura! - le rispose Red.
- Sarà, intanto io non vedo l’ora di uscire dal Bosco Smeraldo!
- Io invece sento che oggi farò un incontro piacevole…
Le chiome degli alberi secolari formavano un’ampia volta verde; il suolo e le rocce erano ricoperti di soffice e umido muschio; qua e là si intravedevano grandi pozzanghere di fango.
Red e Green marciavano a passo veloce; Pikachu li seguiva zampettando, e intanto si guardava intorno.
Ad un certo punto i due ragazzi si ritrovarono in un luogo particolare: dal sottobosco emergevano strane strutture che sembravano fatte di carta, dalle quali prendevano forma degli ingressi a forma di tubo. Il terreno brulicava di vermicelli marroni dotati ognuno di due pungiglioni: uno sopra la testa e uno alla fine del corpicino.
- Non avevo mai visto tanti Weedle tutti insieme! - gridò Green
- Weedle? Dobbiamo stare attenti! Si dice che la loro puntura venefica sia molto dolorosa! - disse Red.
Toc!
Qualcosa era caduto sulla testa del ragazzo e gli si era parato davanti; era un sinistro bozzolo appeso a un filo; lo stava fissando con i suoi occhietti neri. Un gridolino fece capire a Red che anche Green aveva avuto un simile incontro ravvicinato. Poi, tutto d’un tratto, cominciò a cadere una moltitudine di bozzoli, bozzoli ovunque!
- Tiratemeli via! Tiratemeli via! - Green si stava facendo strada con le mani, ma la pioggia continuava; iniziò a correre senza sapere dove stava andando, immersa nel buffo groviglio di fili.
Anche Red aveva cercato di fuggire; era indietreggiato, ma senza accorgersene aveva poggiato il piede sopra un tratto di terreno cedevole. Iniziò a cadere per un dirupo poco ripido, e in questo modo percorse una grande distanza.
Intanto, al nido, le grida dei ragazzi avevano creato una grande confusione; dai tubi cominciarono a uscire sciami di vespe dotate di un pungiglione sull’addome e di uno in ogni zampa anteriore. Le creature, infuriate, si divisero: metà seguirono il percorso di Red, l’altra metà quello di Green.
Pikachu era rimasto all’alveare: aveva perso di vista Red, e nemmeno riusciva a scorgere Green.
Allora decise che era meglio andare dritto avanti a sé, e uscire da quel rifugio di pokémon indemoniati.
 
Quando Green riuscì a liberarsi dai bozzoli, si rese conto che si era separata da Red e che, in poche parole, si era persa.
- Orrendi Kakuna! Che pokémon fastidiosi!
Non fece in tempo a riordinare le idee che subito percepì un potente ronzio che si avvicinava. Si voltò e vide un’orda di vespe che la stavano raggiungendo.
- Beedrill! - Green impallidì. Subito riprese a correre a gambe levate.
Però nella sua corsa la ragazza non si accorse di un Caterpie che si stava gustando una bella fogliolona, proprio al centro della traiettoria di Green; e per questo inciampò e cadde a terra.
- Dannazione, è il destino che si prende gioco di me! - gridò Green, guardando disperata prima il piccolo bruco a cui aveva rovinato il pasto, poi lo sciame che si avvicinava furioso.
Fu circondata.
Allora decise che era arrivato il momento di agire, ma prima che potesse mettere la mano sulla sfera poké, dalla pokeball uscì Clefairy.
Il pokémon rosa iniziò a oscillare le sue manine, con gli indici puntati verso l’alto, prima a destra, poi a sinistra.
- Non posso crederci… la mossa metronomo! - sussurrò Green.
Attorno a Green e Clefairy si era formato un enorme tornado di fuoco, che aveva arrostito ben bene i Beedrill.
Green prese Clefairy in braccio e corse via.
- Grazie, amica mia…
Dopo un po’ di tempo, la fanciulla e Clefairy giunsero a una radura. Al centro di essa si trovava una bella casa. Green bussò, poiché desiderava ristorarsi. Venne ad aprirle una donna in divisa da colf.
- Desidera?
- Buon giorno. Vorrei parlare con il padrone di casa, se non disturbo.
- Un momento.
La cameriera scomparve. Quando riapparve pregò Green di seguirla. L’accompagnò fino a un salottino, poi si ritirò.
- Ciao! Che vuoi? - le chiese un ragazzino un po’ arrogante, seduto sopra un comodo divano.
- Sei tu il padrone di casa? - gli chiese Green perplessa.
- No, mio papà è andato in vacanza all’Arancipelago, sai, le isole tropicali più a sud del Settipelago?
E a me tocca rimanere qua a marcire in questo posto isolato dalla civiltà! - disse con voce contrariata, battendo i piedi per terra.
- In effetti è uno strano posto dove costruire una villetta, ma…
- Sì, lo so. È l’eredità di una vecchia zia! - la interruppe
- Comunque, non mi hai ancora detto cosa vuoi!
- Sono venuta a chiedere un po’ di accoglienza: sono stanca e vorrei riposare.
- Accomodati pure! Fai come fossi a casa tua! Skivette, porta due succhi di baccamela e dei panini!
Mentre Skivette serviva la merenda, Green si presentò:
- Piacere, mi chiamo Green.
- Spoilewis. - il bambino prese una consolle portatile e iniziò a giocare.
“Che nome sgraziato!” pensò la ragazza, mentre addentava un panino.
- Forse anche i miei pokémon avranno fame! - Green liberò Clefairy, Rattata e Caterpie, e diede loro dei pezzi di panino.
- Fantastico, hai un Clefairy! - Spoilewis posò il videogioco
- Dicono che nelle notti di luna piena acquisisca poteri magici! Vorresti scambiarlo per il mio stupido Abra? -
- Ma veramente… - all’improvviso una scintilla diabolica apparve negli occhi della ragazza
- Ci sto! - disse, dopo che aveva rimesso i pokémon nelle sfere e aveva riposto queste ultime nella borsa.
- Evviva! Questo Abra l’aveva scambiato un giovane per il Mr. Mime di mio papà tanti anni fa, quando non ero ancora nato. Mio papà mi ha regalato Abra quando ho compiuto quattro anni, ma non esiste pokémon più imbecille! Sono contento di liberarmene!
Detto questo, sparì su per le scale e tornò con un esserino levitante simile a una piccola volpe dorata con addosso una corazza marrone; gli diede un calcio e lo rinchiuse nella pokeball.
- Iniziamo lo scambio?
- Prima devo avvertirti di una cosa: Clefairy è timida, ed è meglio se la lasci per un po’ nella pokeball, deve metabolizzare l’idea di aver cambiato allenatore!
- Uhm, ok… Non c’è problema credo.
I due si scambiarono le sfere.
- Santo cielo! È tardissimo! Devo scappare! Ciao e grazie dell’ospitalità! - Green partì e come un razzo uscì dalla villetta, correndo a perdifiato.
- Ho sempre desiderato un Abra! - ansimò mentre fuggiva, osservando la sfera poké che reggeva nella mano destra - Ma sono troppo affezionata a Clefairy, per potermene separare! - disse, guardando la pokeball che stringeva nella mano sinistra, mentre le affiorava in volto un sorriso malefico.
 
- Signorino, è pronta la cena per due!
- Finalmente, Skivette! Ho una gran fame! E anche il mio Clefairy gradirà quello che hai preparato!
Spoilewis prese la pokeball e la scagliò a terra, ma invece di sprigionare la solita luce e fare uscire il pokémon la sfera rimbalzò e andò a colpire Skivette in piena fronte, tramortendola e provocandole un doloroso bernoccolo.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Un amico con le ali ***


Capitolo 4 - Un amico con le ali
 
Dopo che Red ebbe rallentato la sua corsa e si fu fermato, si rialzò e tentò di ripulirsi dalla terra.
- Che scivolata! - disse, cercando di individuare l’inizio del burrone
- È meglio che mi sbrighi. Devo raggiungere in fretta Green e Pikachu.
Detto questo, prese la rincorsa e fece qualche metro, per poi scivolare giù. Ritentò un’altra volta, ma subito si trovò ancora al punto di partenza.
- Dovrò cercare un'altra strada! - si rassegnò Red, voltandosi e cominciando a camminare accanto alla scarpata.
Gli sembrava di sentire uno strano rumore, ma era lieve e non riusciva a definirlo; tuttavia, man mano che avanzava, questo suono si faceva sempre più forte. Quando Red si girò a destra, guardando il dirupo per cercare l’origine del chiasso, fu travolto e gettato a terra da una massa indistinta gialla e nera. Senza quasi pensarci prese l’unica pokeball con un pokémon dentro che possedeva e mandò fuori Pidgey. Il pokémon uccellino si alzò in volo e si liberò da quella legione ronzante.
- Pi…ey, us… raf…ca!
Pidgey chinò di lato la testa poiché non aveva capito l’ordine impartitogli dal suo allenatore.
- Usa raffica! - riuscì a gridare Red, mentre cercava di farsi spazio a suon di calci e pugni.
Pidgey iniziò a sbattere freneticamente le ali, generando una piccola tromba d’aria che spazzò via alcuni Beedrill. Red riuscì ad alzarsi in piedi.
- Ora vai con turbosabbia!
Il falchetto scese a terra e prese a raspare il suolo, generando una grande nube di sabbia che si depositò sulle ali delle vespe e che rese loro il volo difficoltoso.
- Adesso finiscili con un'altra raffica!
I Beedrill vennero scagliati contro un grande masso poco lontano.
- Attento, dietro di te!
Un Beedrill si era salvato e ora stava per attaccare Pidgey alle spalle, ma quest’ultimo si voltò, volò sopra alla vespa e la spalmò a terra con una potente raffica.
Mentre Red correva incontro a Pidgey, l’uccellino iniziò a brillare e fu avvolto da una luce bianca.
Le sue forme si ingrandirono e, quando la luce scomparve, l’allenatore poté constatare che, oltre a essere più grande, il suo pokémon possedeva ora una bella cresta rossa e anche la coda era adorna di piume dello stesso colore.
- Fantastico, ti sei evoluto! - gridò Red sorridente, mentre estraeva dallo zaino il pokedex:
 
#017 Pidgeotto, il pokémon Uccello
Strenuo difensore del suo ampio territorio, becca ferocemente ogni intruso. Ha una vista eccellente e caccia le prede afferrandole con i suoi artigli affilati e potenti, e può trasportarle anche per oltre 100 Km, fino al suo nido.
 
Red e Pidgeotto si allontanarono dal luogo, pieno di vespe svenute, e raggiunsero una radura fiorita.
- Pidgeotto, ti affido una missione: sorvola il Bosco Smeraldo e cerca di trovare o Pikachu o Green; se li trovi, vieni ad avvertirmi!
Pigeoo!
Pidgeotto superò la volta delle chiome e scomparve alla vista di Red. Il ragazzo, stanco e dolorante a causa di qualche puntura di Beedrill, si sdraiò tra i fiorellini profumati e si addormentò.
Fu risvegliato dal frullio di ali di Pidgeotto.
- Hai trovato qualcuno?
Pigeoo!
- Ok, fammi strada!
 
Nel frattempo Pikachu si era letteralmente perso. Cercava di trovare la scia dell’odore di Red o di quello di Green, ma non riusciva a coglierla. A tratti correva, a tratti si fermava.
La foresta incontaminata lo incuriosiva. Dopo un po’ si accorse di avere fame, ma guardandosi intorno non vide niente di commestibile.
Ad un certo punto individuò una macchia gialla che scendeva da un albero; le corse subito vicino e si rese conto che era un altro Pikachu, ma femmina.
La punta della sua coda era lievemente cuoriforme, il suo visino era delizioso e in testa portava un fiorellino rosa chiaro.
Pikachu la salutò e lei alzò la testa. Lui si presentò e lo stesso fece lei. Lui le spiegò di avere fame e lei gli disse di seguirla; subito la graziosa Pikachu scappò via; dopo aver percorso qualche metro si voltò, e Pikachu iniziò a rincorrerla.
Bruciarono così una grande distanza.
Gradualmente lei rallentò e cominciò a guardarsi intorno, poi con un balzo raggiunse la base di un albero, dove prese a scavare; lui l’aiutò, e dopo poco venne alla luce una conca colma di frutti blu.
Lei gli disse che poteva mangiare qualche baccarancia della sua riserva; lui ringraziò, ne prese una, la sbucciò e velocemente la divorò; anche lei si aggiunse al banchetto.
Quando si furono saziati ricoprirono di terra la buca e fecero una passeggiata.
Lei gli raccontò che viveva nella foresta e che le piaceva un sacco, lui le spiegò che viaggiava con un allenatore un po’ stupido che non gli andava molto a genio. Trascorsero così una o due ore.
Intanto, al di sopra delle chiome degli alberi, Pidgeotto si era fermato, aveva notato Pikachu ed era volato veloce come il vento ad avvertire Red.
Ad un certo punto lei guardò lui, strofinò il naso contro il suo e corse via.
Pikachu tentò invano di raggiungerla, gridò al vento “aspettami!”, ma lei non si fece più vedere.
Lui, dispiaciuto, tornò indietro zampettando mestamente. Dopo poco ritrovò il suo allenatore.
- Ehi Pikachu, sono qui! - gridò Red avvicinandosi.
Pikachu lo scrutò e gli scagliò una scossa. Poi rientrò di sua volontà nella pokeball.
- Non lo capirò mai! - disse Red
- Pidgeotto, se non troviamo Green entro la prossima ora è meglio che raggiungiamo Plumbeopoli prima della notte; credo sia preferibile non passarla dentro il bosco. E poi Green saprà cavarsela!
 
- Di Green ancora nessuna traccia! Sarà più prudente arrivare in fretta a Plumbeopoli…
Stavano quasi per raggiungere il margine settentrionale della foresta.
- Ehi, guarda, c’è una persona! Proviamo a chiedergli indicazioni!
Red e Pidgeotto corsero dal ragazzino, il quale indossava un cappello di paglia e dei pantaloncini corti e impugnava un retino.
- Ciao! Avrei bisogno di qualche indicazione! Vorrei sapere da che parte si trova Plumbeopoli.
- Ciao. Indicazioni dici? D’accordo, ma ad una condizione: prima devi riuscire a battere me, Lepido il pigliamosche! - rispose il ragazzino, baldanzoso.
- Ci sto! - disse Red, sistemandosi il cappello con la visiera dietro la testa
- Userò l’unico pokémon che al momento è nelle condizioni di combattere! - continuò, escludendo che Pikachu accettasse di combattere.
- Venonat, scelgo te! - gridò il pigliamosche, liberando una palla di pelo viola con antenne e grandi occhi fucsia.
- Vai Pidgeotto! - lo imitò Red.
- Venonat, usa velenpolvere!
Venonat emanò una nuvola di polvere velenosa.
- Pidgeotto, disperdi la nube con le ali!
Le tossine si dileguarono nell’aria.
- Venonat, supersuono!
Pidgeotto era entrato in confusione, dondolava pericolosamente e …
- Cavolo! Pidgeotto, cerca di concentrarti! Turbosabbia!
Il falchetto sembrava ubriaco, tuttavia riuscì a sollevare da terra un gran polverone.
- È inutile, gli occhi di Venonat sono protetti dalla sabbia! - sghignazzò Lepido.
- Pidgeotto, usa attacco rapido!
Pidgeotto era nella fase di “smaltimento della sbornia”, e poco mancò che non andasse a colpire il pigliamosche.
- Venonat, confusione!
Le antenne gli si illuminarono e scagliarono contro Pidgeotto due onde che, contro ogni previsione, schiarirono le idee al pokémon uccello.
- Ora Pidgeotto, usa la raffica più potente che riesci a creare!
Pidgeotto generò un enorme vortice, così potente da far volare Venonat tra i rami alti di un albero poco distante da lì; Venonat cadde dall’albero, ed era proprio K.O.
- Accidenti, sei forte! - ammise il pigliamosche, raccogliendo nella sfera Venonat
- Te lo avevo promesso: per arrivare a Plumbeopoli devi continuare dritto in quella direzione - disse, indicando la strada.
- Ti ringrazio! - disse Red
- Un’altra cosa: hai per caso visto nei dintorni una ragazza alta così, con i capelli castani e un vestito nero? - chiese.
- Mi dispiace, non l’ho incontrata!
- Grazie comunque! Addio!
Red fece entrare Pidgeotto nella pokeball per un po’ di meritato riposo, e si diresse verso il limitare della foresta.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - La valle ***


Capitolo 5 - La valle
 
Quando Green sbucò dal Bosco Smeraldo restò meravigliata di fronte al panorama che le si profilava davanti.
Era una vallata che si spandeva dolcemente tra le montagne da un lato e tra il mare dall’altro.
Le morbide colline erano punteggiate di alberi e in lontananza si poteva scorgere un lago brillare alla luce del tramonto.
Al centro della valle era presente un piccolo centro abitato; le luci delle case stavano iniziando ad accendersi. Green decise di raggiungerlo, con la speranza di trovare un ristorante o almeno una bancarella di cibi locali.
Alle porte del villaggio era situato un cartello con su scritto: “Benvenuti a Mentoria”
“Non mi ero resa conto di quanto fosse piccolo. Ci saranno sì e no dieci case!” pensò Green
“Addio cena!”
Mentre camminava venne interrotta nei suoi ragionamenti da una vocetta squillante:
- Ehi, chi sei? Non ti ho mai vista da queste parti! - gridò una bambina dai capelli biondi a caschetto che indossava una salopette arancione.
- Ciao, io mi chiamo Green. Sono un’allenatrice di pokémon e sto facendo il mio viaggio nella regione di Kanto - rispose la ragazza - E tu come ti chiami?
- Io sono Yellow! Abito qui a Mentoria con la mia nonnina. Sai già dove andare a cena?
- Ehm, in effetti stavo cercando un ristorante dove mangiare qualcosina ma…
- Hai sbagliato posto. Perché non vieni a casa mia? Mia nonna sta preparando la zuppa! - Ridacchiò Yellow.
- Volentieri! Grazie mille!
 
- È permesso?
La piccola abitazione si sviluppava attorno alla stanza centrale, che era il focolare della casa. Un’anziana signora rimestava il contenuto di una pentola sul fornelletto.
- Nonna, abbiamo ospiti a cena! - gridò Yellow.
- Se non è un disturbo per lei, signora. - intervenne Green.
La vecchietta si voltò e sorrise a Green.
- Ma che bella ragazza! Accomodati pure a tavola, la zuppa è pronta. Non fare complimenti! Mia nonna diceva che d’estate un brodino alle erbe caldo fa andare via tutti i mali!
Mentre mangiavano conversarono un po’.
- Che bello, anche io, ai miei tempi, sono stata un’allenatrice e ho visitato in lungo e in largo Kanto!
- Davvero? E ha vinto tutte le medaglie?
- Oh, no. Il mio obiettivo era quello di conoscere tutti i pokémon e di farli evolvere. La strada delle battaglie non è l’unica che si può percorrere!
- Capisco. Deve essere stato affascinante…
- Anche io voglio diventare un’allenatrice! - gridò Yellow.
- Sono sicura che sarai bravissima! - le disse Green.
- Però hai nove anni, devi aspettare ancora un po’. - disse la signora.
- Uffa! Non è giusto! - protestò Yellow con la faccia tra le mani.
- Che ne dici di fermarti qui per sta notte? Nella camera di Yellow ci sono due letti! - propose la nonnina a Green.
- Gliene sarei davvero grata!
E così il tempo passò veloce. Si sedettero fuori, tra i gelsomini, per assaporare la fresca brezza serale, bevendo un sorso di tè freddo. Poi andarono a dormire.
 
Il mattino seguente Yellow decise di portare Green a fare un giretto per la valle. La nonna incaricò la bambina di portare a una sua amica, anche lei abitante di Mentoria, un impiastro a base di erbe aromatiche che le aveva richiesto.
- La signora a cui stiamo portando questa pomata si chiama Veronika. Sua figlia, Erika, è la capopalestra di Azzurropoli! Non è eccitante? Non vedo l’ora di avere undici anni! - gridò Yellow, mentre stava superando tre o quattro case con Green sottobraccio. Lungo il viale zampettavano dei buffi pokémon blu dotati di un ciuffo erboso in cima alla testa.
- Che carini! Sono Oddish, vero? - chiese la ragazza.
- Sì. Qui a Mentoria ce ne sono un sacco. Si nascondono sottoterra e si camuffano come piantine. Oh, siamo arrivati.
Yellow bussò alla porta.
- Avanti!
- Buongiorno signora Veronika!
- E qui chi abbiamo? La piccola Yellow e una sua amica? Piacere, Veronika!
Colei che parlava era una donna molto elegante, che portava con disinvoltura un kimono a tema floreale. I lunghi capelli corvini le ricadevano docili sulle spalle.
- Piacere, io sono Green! - disse la ragazza, abbozzando un inchino.
- La nonna mi ha detto di consegnarle questo! - Yellow le porse un pacchettino di carta di riso verde.
- Ringrazia Shelnida da parte mia! - le rispose Veronika affabile.
- Lo farò! Arrivederci!
- Arrivederci! - la imitò Green.
- Ciao bambine mie!
 
Guarda, quello è il Lago Olivina!
Il lago che Green aveva intravisto il giorno prima, ora risplendeva di riflessi verdognoli.
- Mia nonna mi ha trovato su uno di quegli isolotti!
- In che senso “ti ha trovato”? - chiese Green, osservando gli isolotti collegati da ponti.
- Eh, nessuno sa da dove provengo. Mi hanno abbandonata in un cestino quando ero ancora una neonata… - disse Yellow malinconicamente.
- Mi dispiace…
- Non importa. La nonna è la mia famiglia, e non la cambierei con nessun’altra famiglia al mondo! - disse Yellow decisa.
Dopo un breve lasso di tempo si ritrovarono in un’enorme distesa d’erba e fiori campestri.
- Questo è Campo Fontefoglia! È un posto bellissimo, non trovi?
- Sì, davvero!
Il profumo dei fiori era leggero e piacevole…
- E tu, invece? Da dove vieni? - chiese Yellow.
- Beh… Non ho mai conosciuto mio papà… Mia mamma forse l’hai già sentita nominare…
- E come avrei potuto?
- Ecco… lei è Lorelei dei superquattro!
- Whoa! Non ci posso credere! - Yellow si fermò di colpo, raggiante.
- Non è così divertente come puoi pensare… Non ci vediamo quasi mai, a causa dei suoi impegni… Ora vivo a Biancavilla con mia zia…
- Sì, capisco… La faccenda può avere dei lati negativi…
Mentre diceva questo, l’erba iniziava a cedere il posto alla sabbia. Il mare limpido si infrangeva regolarmente contro la spiaggia. Più avanti le acque si facevano più irrequiete. I flutti circondavano una piccola isola a forma di mezzaluna poco distante da riva.
- Che bello!
- Costa Cobalto! Un piccolo paradiso che conoscono in pochi! E quella là - disse la bambina indicando il mare - quella è l’Isola Cobalto.
- Accidenti, se avessimo portato il costume, avremmo potuto fare una nuotata!
- Pazienza sarà per… Ehi! Stai attento! - urlò Yellow in direzione di un’alta scogliera.
Green cercava di capire a chi si rivolgesse, quando una piccola macchiolina cadde in acqua: era un pokémon. Senza pensarci un attimo, la ragazza saltò dentro una barchetta che si trovava nel bagnasciuga e iniziò a remare.
- Green! Che cosa fai?! È pericoloso!
Ma Green non poteva sentirla.
Con difficoltà la ragazza raggiunse il pokémon, che ormai rischiava di annegare.
- Afferra la mia mano!
Lui non se lo fece ripetere due volte. Lei lo mise al sicuro dentro la barca e tornò a riva aiutata dalle onde.
Corsero subito a casa. La nonna si occupò di verificare eventuali danni riportati e poi gli somministrò una doppia razione di cibo per pokémon.
Lui era abbastanza diffidente. Tutto il tempo lo passò sulle ginocchia di Green.
- È un Bulbasaur, come quello fuggito dal laboratorio del prof. Oak.
La ragazza tentò svariate volte di catturarlo, ma la pokeball non reagiva.
“ Che strano… Non sarà che… Nah! ”
Dopo pranzo la ragazza chiese qual’era la strada migliore per arrivare a Plumbeopoli (senza dover attraversare il Bosco Smeraldo).
- Mia cara, l’unica via possibile è attraverso le Rovine Verità! Yellow, te la senti di accompagnarla fino alle rovine?
- Ma certo!
- Va bene. Quando sarai arrivata alle rovine, Green, dovrai entrarci dentro e seguire la via sotterranea, che è tutta dritta. Sbucherai nel percorso 3 e da lì potrai raggiungere Plumbeopoli.
Dopo aver ringraziato e promesso di tornare per qualche visita, Green si diresse alla volta delle Rovine Verità, accompagnata da Yellow e Bulbasaur, che ormai non l’abbandonava più.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - Tra la pietra ***


Capitolo 6 - Tra la pietra
 
Finalmente Red si lasciava alle spalle la foresta e imboccava il tratto finale del percorso 2.
All’orizzonte si poteva chiaramente vedere la città di Plumbeopoli.
Alla destra del ragazzo il terreno acquistava pendenza e andava a formare un piccolo dosso.
In cima alla collinetta sorgeva una manciata di buffe montagnole grandi quanto una palazzina di tre piani, simili a protuberanze affusolate e raggruppate tutte assieme. Quella più esterna sembrava forata dall’ingresso di una caverna.
Tuttavia Red era deciso a raggiungere la città prima di sera, quindi tirò dritto.
Ad un certo punto una massa di nubi nere, provenienti da oriente, si piazzò sopra la sua testa e, gonfi d’acqua, i nuvoloni iniziarono a scaricare il loro contenuto sul ragazzo, che imprecò, prendendo a correre verso la città.
Mentre stava scappando, la sua attenzione venne attirata da una piccola luce, proveniente da una grande foglia di una pianta di zucche.
Si avvicinò, scostò la foglia e vide una lucertolina arancione accasciata a terra; la sua lunga coda terminava con una fiammella che aveva l’aria di potersi spegnere da un momento all’altro.
- Tu sei un Charmander! Il Charmander del professor Oak!
Red sapeva bene che se la fiaccola di Charmander si fosse spenta, la vita del pokémon sarebbe stata messa a repentaglio.
Subito lo raccolse e lo sistemò sotto la sua giacca, facendo attenzione a mantenere accesa la fiamma.
 
Quando arrivarono a Plumbeopoli, le nuvole erano già scomparse ad occidente e la pioggia aveva lasciato il posto ai colori caldi del tramonto.
Il centro pokémon era poco affollato. Red corse subito al bancone e si rivolse ansimante all’infermiera di turno.
- Charmander è rimasto sotto la pioggia e ora la fiamma rischia di spegnersi!
- Presto, dobbiamo agire in fretta! Chansey, porta un lettino!
Il pokémon rosa eseguì l’ordine e Charmander scomparve dietro le porte dell’ambulatorio, scarrozzato alla velocità della luce dall’infermiera.
Red li seguì e attese. Vide che Charmander era intubato e collegato a vari macchinari e schermi.
Aspettò un bel po’.
Finalmente l’infermiera lo avvicinò e gli disse che il pokémon era fuori pericolo. Gli consigliò di mangiare e di andare a letto.
Red volle prima entrare nella sala dove si trovava Charmander, ma lei glielo vietò: aveva bisogno di molto riposo e non doveva essere disturbato. Quindi il ragazzo si diresse alla mensa del centro e cenò con un panino e una focaccia alla baccamodoro. Poi prese una camera, si fece una doccia e indossò il cambio. Scese in lavanderia e mise in lavatrice i vestiti sporchi. Tornò in ambulatorio e restò a guardare Charmander. Quando guardò l’ora si accorse che era mezzanotte e mezzo.
Tornò in camera, ma non riusciva a prendere sonno. Decise di andare al più vicino pokémon market (aperti ventiquattro ore su ventiquattro) per comprare qualche cianfrusaglia.
Le vie della città erano rischiarate dalla luce dei lampioni. Non c’era quasi nessuno in giro.
Entrato nel pokémon market, si inoltrò tra gli scaffali. Scelse alcune pozioni e un paio di pokeball.
Quando raggiunse la cassa per pagare, rimase sorpreso nel vedere Blue che ringraziava il cassiere e, con il sacchettino in mano, si voltava verso l’ingresso.
- Ciao Blue, che ci fai a quest’ora della notte in giro?
Blue si girò e squadrò Red dalla testa ai piedi.
- Affari miei! E poi anche tu sei fuori adesso, se non mi sbaglio!
- Sì, hai ragione… Sei qui per battere il capopalestra? - chiese ingenuamente Red.
La bocca di Blue si tramutò in un ghigno; si tolse dalla tasca una scatoletta in latta, la aprì e mostrò a Red una spilla a forma di pietra.
- La medaglia sasso?! Non ci credo! - gridò Red tra l’ammirazione, lo stupore e l’invidia.
- E invece faresti meglio a crederci, pivello!
Blue uscì dalla porta automatica e si dileguò.
- Si saluta, maleducato!
Dopo aver pagato, tornò al centro pokémon e salì in camera. A letto rimuginò un po’ su Charmander. Pensò molto anche al fatto che Blue lo precedeva sempre di poco, e questa cosa lo faceva davvero arrabbiare. Infine riuscì ad addormentarsi.
 
L’indomani si alzò in tarda mattinata e si sistemò. Scese in mensa e divorò un’omelette. Poi raggiunse la sala dove Charmander era in degenza. Guardò il pokémon attraverso la vetrata. La situazione gli sembrava abbastanza regolare. Alla fine decise che era giunta l’ora di sfidare il suo primo capopalestra, quindi uscì e si avviò per le strade della città.
Le vie erano ricoperte di sampietrini e, spesso, le piazzette che si intervallavano regolarmente erano ornate con statue di marmo o di bronzo. Le case erano costruite in pietra, più o meno pregiata, e nei cornicioni si scorgevano ricchi bassorilievi; Lateralmente si sviluppavano numerose scalinate che portavano a vicoli molto stretti. Circondati da muretti in tufo, spuntavano qua e là antichi parchi con querce secolari e conifere. Tuttavia erano presenti anche edifici più moderni, realizzati in metallo e vetro.
Finalmente giunse alla palestra. La costruzione occupava un’area estesa; essa consisteva in una serie di cerchi concentrici. I più esterni erano composti da dolmen e menhir, mentre quello più interno era formato da una fila di colonne ioniche, costruite con un marmo dalle striature grigie, sormontate da una cupola di pietra che possedeva un’apertura rotonda sulla sommità..
Avanzando oltre le colonne, protetto dalla la cupola, sorgeva un grande nuraghe.
Red, messo in soggezione dall’enormità del complesso, giunse alla porta ed entrò.
L’interno era ancora più sorprendente dell’esterno. Nella roccia dei muri erano incastonati fossili di ogni tipo, per la maggior parte simili ad ammoniti o trilobiti. Anche il soffitto del nuraghe era forato, e Red immaginò che, quando il sole era allo zenit, la luce doveva passare dritta e illuminare tutto.
La palestra era vuota, eccetto che per una donna che stava sistemando dei vasi di fiori azzurri accanto all’ingresso.
- Buongiorno! - salutò lui.
- Ciao! - gli rispose la donna, con una voce un po’ eccentrica.
- Mi saprebbe dire se è presente il capopalestra?
- Oh! Parli di mio figlio Brock? No, deve ancora arrivare. Probabilmente sarà al museo! Se vuoi puoi aspettarlo, ma non so per quanto ne avrà… Ti consiglio di raggiungerlo al museo! È un luogo grazioso! - scoppiò a ridere lei.
- Grazie per l’informazione! Arrivederci!
- Ciao! A presto! - trillò la signora.
 
Il museo, un grande edificio neoclassico, era poco distante da lì.
Quando entrò, fu subito accolto da una ragazza dietro un bancone.
- Benvenuto al museo della scienza di Plumbeopoli! L’ingresso costa 50 pokedollari!
- Ehm… Veramente ero venuto per cercare il capopalestra, Brock…
- Mica, lascia stare! Il ragazzo entra gratis! - una voce interruppe Red.
Questa proveniva da un giovane alto, dalla pelle scura e con i capelli corti bruni. Indossava un gilet verde sopra una maglietta nera e dei pantaloni marroni.
- Come vuoi, Brock. - rispose rispettosamente Mica.
- Ciao! Il mio nome è Brock e sono il capopalestra di Plumbeopoli! Tu come ti chiami?
- Io sono Red! Piacere di conoscerti! - rispose il ragazzo.
- E così tu vorresti sfidarmi? - gli domandò Brock, facendogli strada all’interno del museo.
- Sì! Il mio sogno è di battere tutti i capopalestra e diventare il campione di Kanto!
- Punti in alto! - si mise a ridere Brock - Se mi dai dieci minuti, sbrigo un affare e torniamo in palestra!
Mentre camminavano, Red si guardò intorno e vide moltissimi reperti antichi, a partire da mille varietà di fossili, attraverso minerali e rocce, fino a vasi di terracotta e utensili di pietra.
- Vengo spesso al museo, perché la cosa che amo di più è andare in cerca di fossili, beh, oltre all’allevamento dei pokémon, ma quella è un’altra storia… Seymour! Regala al ragazzo un ricordino! - disse, indicando Red. Poi si allontanò e si immerse in un’animata discussione con un paleontologo.
- Ciao! Io sono Seymour! Faccio il geologo, infatti la mia passione sono i minerali. Tieni -
disse, estraendo una pietra liscia color caramello
- Questa è un’ambra antica. È una pietra di origine organica, derivata dalla resina degli alberi. L’ho trovata nelle profondità del Monte Luna, in una foresta pietrificata. Il Monte Luna è un luogo molto interessante, contiene un sacco di cosette graziose!
- G-grazie! - fece Red, annientato dalla parlantina del ricercatore.
- Ehi Red, ho finito, possiamo andare! - Brock si stava avvicinando
- Ci vediamo, Seymour!
Per strada Brock spiegò a Red che era il maggiore di dieci fratelli e che il padre Flint gli aveva ceduto il titolo di capopalestra.
Alla fine arrivarono al complesso megalitico.
Tra un po’ sarebbe iniziata la prima sfida per una medaglia di Red.

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