Amori e Inganni

di DreamSeeker
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


 

I CAPITOLO

«Hermione» sussurrò Jean Granger all’orecchio della figlia ma questa, per tutta risposta, continuò a dormire serenamente.
«Hermione!» la donna guardò nervosamente l’orologio sul comodino al suo fianco.
Vedendo che la ragazza non ne voleva proprio sapere di aprire gli occhi, la madre pronunciò le parole magiche (alla faccia di chi credeva che i Babbani come lei non avessero potere).
«Hermione cara, sono le nove e mezza. E oggi è il primo settembre» disse ad alta voce, drizzando la schiena e mettendosi le mani sui fianchi.
Al sentire il suo nome pronunciato per la terza volta, Hermione Granger aveva già socchiuso gli occhi gettando un’occhiataccia alla madre. Ma alle ultime parole i suoi occhi dorati si spalancarono di consapevolezza, seguita all’istante dall’orrore: era in super ritardo!
A quella vista Jean alzò gli occhi al cielo sorridendo; poi si spostò velocemente dalla traiettoria della figlia, prevedendo ciò che sarebbe arrivato dopo.
«CHE COSA?!» urlò Hermione.
Scalciò via le lenzuola in fretta e furia e si fiondò in bagno per iniziare a prepararsi. Si guardò allo specchio e ringhiò. Questa non ci voleva proprio, accidenti: i suoi capelli erano un groviglio unico e aveva un bel paio di occhiaie. Causa? Ma naturalmente la festa di famiglia della sera prima. Non c’erano dubbi, si era proprio divertita con le cuginette...ma forse sarebbe stato più saggio dare forfait all’ultimo e dormire un po’ di più!
Scosse la testa per fermare quelle riflessioni, del tutto inutili ora che aveva un problema più grosso; rimase a guardare quell’ammasso di ricci, indecisa su cosa fare. Guardò l’orologio e decise che poteva riuscirci, doveva essere più veloce della luce, pregando che i capelli collaborassero.
Si catapultò nella doccia e in un quarto d’ora era pronta. Ringraziando il fantasma di Godric Grifondoro per averle dato la grazia di capelli domabili quella mattina, corse giù dalla scala ed entrò in cucina dove il padre, seduto al tavolo, alzò gli occhi su di lei e sorrise, divertito dal suo sguardo confuso dal sonno ma allo stesso tempo furioso per il ritardo.
Hermione trangugiò uova e pancetta e bevve avidamente il suo succo d’arancia, poi tornò in bagno e si lavò i denti. Corse in camera e prese la borsa, che aveva fortunatamente preparato la sera prima (l’unica cosa intelligente che avesse fatto in effetti, e il baule pieno del materiale scolastico.
William Granger si appoggiò allo stipite della porta della stanza, fissando sorridente la figlia che si muoveva a velocità quasi inumana per la stanza cercando di scovare le scarpe che la sera prima aveva tolto stremata.
All’ennesimo buco nell’acqua, Hermione cacciò la testa fuori da sotto il letto e guardò innervosita il padre.
«Papà, sai per caso dove diavolo sono finite le mie scarpe? Non le trovo!» chiese disperata la ragazza.
«Ti servono per andare a scuola?» chiese l’uomo stupito e contrariato «Cosa te ne fai di quelle scarpe?».
«Papà sono di fretta, per favore non voglio perdere il treno. Dimmi dove sono le mie scarpe!»
«Ripostiglio, te le ha portate via la mamma questa notte...eravamo convinti che ti mettessi le solite scarpe da ginnastica!»
«Perfetto! Grazie!» esclamò Hermione.
«Serve una mano a portare giù il baule?»
«No, no...ormai sono maggiorenne per il mondo magico. Posso fare le magie senza problemi, sta’ a guardare. Baule Locomotor!» disse lei, puntando la bacchetta verso il baule. Questo si sollevò a mezz’aria e volò davanti alla ragazza che, sorridendo al padre, scese in fretta le scale.
Posò il baule davanti alla porta d’ingresso e corse verso il ripostiglio per recuperare le decolté argentate. Era assolutamente OVVIO che non le avrebbe messe per il viaggio, ma a Hogwarts le sarebbero potute tornare utili nel caso di feste, Balli o cose simili.
Mise le scarpe nel baule e poi recuperò quelle da ginnastica, indubbiamente più comode per affrontare il viaggio in treno.
«Mamma, papà io sono pronta andiamo?!» urlò dall’ingresso.
Jean si affacciò alla porta della cucina guardandola stralunata.
«Da quando in qua sei così veloce a prepararti?!»
«Da quando sono in un super ritardo per la prima volta in vita mia, e se non ci muoviamo perdo il treno per la scuola! Quindi, per favore, andiamo?» supplicò la ragazza, saltellando da un piede all’altro per l’agitazione.
“Manco dovesse sostenere un esame tra dieci minuti!” pensò il signor Granger. “È tesa come una corda di violino...eppure è solo un treno!”
Le sorrise incredulo poi scoppiò a ridere e disse alla moglie «Tesoro io metto in moto, sbrigati oppure ci affattura!».
Prese il baule della figlia e lo trascinò fino all’auto, poi lo sollevò e lo pose nel baule non senza fatica.
«Ma che ci metti dentro ogni volta? I sassi?!» le chiese sbuffando.
«No...libri!» rispose Hermione sorridendo.
William alzò gli occhi al cielo...quella passione l’aveva sicuramente presa da lui, di questo era certo. Ma non pensava che un giorno se ne sarebbe pentito, o meglio, la sua schiena si sarebbe pentita. Se fossero andati avanti così non sarebbe rimasto il posto neanche per loro in casa: ogni superficie piana era zeppa di libri (suoi e di Hermione) e anche i soprammobili regalati dai parenti o dagli amici non avevano vita facile non avendo quasi più un posto dove stare!
Ma dovevano andare alla svelta alla stazione e non c’era tempo per quei pensieri. La signora Granger uscì di casa e chiuse a chiave la porta; poi corse alla macchina, dentro la quale si erano già accomodati il marito e la figlia.
«Si parte!» esclamò il signor Granger voltandosi verso le due donne che gli sorrisero brevemente.
Hermione, dal sedile posteriore, si voltò a guardare per l’ultima volta la sua dimora: quell’anno non sarebbe tornata a casa per le vacanze di Natale e Pasqua perché aveva deciso, assieme a Ron e Harry, di rimanere a Hogwarts per tutto il loro ultimo anno. Dopotutto dovevano farsi ricordare!
Arrivarono alla stazione di King’s Cross alle dieci e mezza ed Hermione si catapultò fuori dalla macchina per cercare un carrello su cui mettere il pesante baule di scuola. Riuscì a trovarlo, per fortuna, e tornò velocemente alla macchina, di fianco alla quale stavano i suoi genitori pronti per aiutarla a caricare la cassa e a salutarla.
«Mi raccomando fai la brava e scrivici tesoro! Va bene?» disse Jean, abbracciando di slancio la figlia.
«Studia, fai i compiti, divertiti e ridi! È l’ultimo anno, non sprecarlo» esclamò William,  carezzandole la testa con un sorriso.
«Tranquilli! Vi scriverò, promesso!» Hermione baciò sulle guance i genitori e si voltò in fretta, procedendo spedita verso la barriera tra i Binari 9 e 10.
 
*********
 
Hermione si guardò intorno per essere sicura che nessun Babbano la potesse vedere e superò con decisione la barriera; l’Espresso rosso fiammante per Hogwarts stava lì, fermo e sbuffante in tutta la sua bellezza. Ma la ragazza non ebbe il tempo di ripensare alla grande emozione provata il primo anno perché già gli altri studenti si affrettavano a salire sulle carrozze. Riconobbe da lontano una macchia di capelli rossi: inconfondibili. Con un gran sorriso, spinse il carrello verso il gruppo di gente radunato ancora davanti al secondo vagone.
«Hermione!» una voce squillante la fece sorridere ancora di più e si ritrovò immediatamente avvolta da un caloroso abbraccio della più piccola della famiglia Weasley.
«Ginny! Mi sto mangiando i tuoi capelli!» rise la ragazza.
L’altra si staccò da lei in una risata vivace.
«Scusa... Ci hai fatto preoccupare, comunque. Non arrivavi, pensavamo ti fosse successo qualcosa, magari non volevi venire!»
Hermione la fissò stranita, poi sentì le risatine che si levavano dal gruppo di persone alle spalle dell’amica e sorrise.
«Sì, sai com’è, stavo pensando di non frequentare quest’anno. Ma poi ho pensato che senza di me Harry e Ron non saprebbero come affrontare i M.A.G.O. perciò ho deciso di sacrificarmi per la causa!» disse fintamente pensosa.
«Davvero Herm? Ci aiuterai davvero?» chiese speranzoso Ron che, staccatosi dal gruppo, si fece avanti e prese le mani di Hermione tra le sue, lo sguardo adorante.
Gli altri sogghignarono, pronti a sentire la risposta della giovane mente di Hogwarts.
«Ma certo! Vi aiuterò a trovare la strada per la biblioteca, contento Ronald?» esclamò convinta la ragazza.
Sorrise allo sguardo sconsolato di lui, poi gli gettò le braccia al collo e lo baciò. Il gesto rinfrancò parecchio il ragazzo, che rispose al bacio con passione, stringendola alla vita.
Fischi e applausi partirono dalla famiglia Weasley e da Harry Potter.
«Vai così, fratellino!» gridò Fred mentre George fischiava all’indirizzo dei due fidanzati, che ora si erano staccati, rossi in viso.
Hermione sorrise a Ron ed intrecciò le dita della mano sinistra con quelle dell’altro, poi si diresse verso il gruppo.
Harry le venne incontro e l’abbracciò stretta e sulle labbra della ragazza spuntò un gran sorriso: quanto le erano mancati tutti quanti quell’estate! Ma ora erano di nuovo insieme, e l’ultimo anno scolastico sarebbe stato memorabile.
Il fischio del treno, però, li fece sussultare perciò si staccarono e si affrettarono a salutare i signori Weasley e i gemelli, che erano venuti da Diagon Alley approfittando della partenza del treno di Hogwarts per sponsorizzare il loro negozio e i loro articoli.
«Ci vediamo a Hogsmeade!» esclamò Fred dopo aver stretto anche Hermione in un abbraccio.
La ragazza lo guardò interrogativa.
«Abbiamo aperto una filiale dei Tiri Vispi al villaggio! Sarà fantastico potervi vedere ogni fine settimana» spiegò George, facendole l’occhiolino.
«Non osate vendere qualche vostro stupido scherzo ai miei bambini, ragazzi! Sono stata abbastanza chiara?» saltò su Molly Weasley, intercettando l’ammiccamento del figlio.
«Noi?! Non lo faremmo mai!» giurarono in coro i gemelli, ridacchiando sotto i baffi.
Tutti i ragazzi scoppiarono in una sonora risata, poi gli studenti si affrettarono a salire sull’Espresso che li avrebbe condotti nella loro amata scuola ma la voce di Fred li fermò sul predellino del treno.
«Mi raccomando, Ronnie caro, datti da fare con la nostra Herm!» urlò il ragazzo all’indirizzo del fratello minore, con un sorriso malizioso allargato sul suo viso. Poi si girò verso il gemello e scoppiò a ridere insieme a lui.
«Ragazzi smettetela!» li rimproverò mamma Weasley, con cipiglio severo.
Hermione scosse la testa sorridendo.
“Che scemi!” pensò, poi si volse verso Ronald, che la guardava imbarazzato, e gli sorrise rassicurandolo.
Dopodiché si mise alla testa del gruppetto e si incamminò, il baule sollevato davanti a sé, per trovare uno scompartimento per tutti loro.
Vide una delle porte scorrevoli aperta e, convinta che fosse finalmente riuscita a trovarne uno vuoto, si diresse a passo deciso verso quello, seguita a ruota dagli altri. Si fermò davanti alla porta dello scompartimento e guardò dentro, ma rimase agghiacciata: lì dentro c’erano le ultime persone che voleva vedere!
«Mezzosangue...come puoi vedere è uno scompartimento privato! Quindi sei pregata di andartene a cercare un altro, sempre se lo trovi!» sbottò Draco Malfoy, un ghigno derisorio sulle labbra sottili.
Le sue parole furono seguite da un coro di risate provenienti dai suoi scagnozzi Tiger e Goyle e da quell’oca con la faccia da carlino, Pansy Parkinson. Solo due persone rimasero serie, con solo un accenno di sorriso: Blaise Zabini e Theodore Nott.
Erano i Serpeverde più strani che la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts avesse mai visto. Il primo sembrava sempre indifferente a tutto. Lui non si faceva beffe degli studenti delle altre case, lui non andava in giro per la scuola a insultare gli altri solo perché non erano maghi e streghe Purosangue; questo a differenza del suo, a quanto pareva, migliore amico che non perdeva occasione per cercare di dimostrarsi superiore. Il secondo sembrava un ragazzo tranquillo per natura, gli piaceva leggere ed era il più silenzioso e riflessivo tra le tre Serpi più famose di Hogwarts.
Ovviamente tutti e tre bellissimi, avevano uno stuolo di ragazzine adoranti che li fissavano e sospiravano ad ogni loro passaggio, pronte a farsi in quattro ad ogni loro richiesta. E non si parlava solo di quelle stupide oche della Casa di Salazar, bensì di tutte coloro evidentemente prive del neurone che, a detta di Hermione, sarebbe stato la loro salvezza: quello che permetteva di non farsi infinocchiare da un bel visino che prometteva tanto ma manteneva il nulla.
E fu con una smorfia disgustata che Hermione Jean Granger, con il suo spirito Grifondoro elevato alla massima potenza, rispose alla Serpe bionda.
«Buongiorno anche a te, stupido Furetto platinato! Ovviamente siamo NOI a non abbassarci a stare un momento di più in questo posto. Bestioni, carlino, Zabini, Nott…» salutò la ragazza, voltandosi di scatto e riprendendo a camminare alla ricerca di uno scompartimento meno infestato.
Harry, Ron e Ginny passarono davanti alla porta ancora aperta dello scompartimento e ghignarono all’indirizzo delle loro nemesi, poi seguirono la loro amica, i bauli galleggianti davanti a loro.
Malfoy si alzò e chiuse violentemente la porta, digrignando i denti dalla rabbia.
«Maledetti Grifondoro! Sempre tra i piedi!» esclamò.
Si sedette di nuovo di fianco alla Parkinson, che cominciò a strusciarglisi addosso come un gatto e si abbarbicò al suo braccio come un polipo.
«Levati Pansy, non sono dell’umore adatto!»
«Draco, tu non sei mai dell’umore adatto dopo aver incontrato il Trio» borbottò Zabini, distendendo le lunghe gambe davanti a sé e assumendo la posizione più rilassata del mondo.
«Già...dovresti calmarti un po’, sai? È controproducente: ti innervosisci e poi siamo noi che dobbiamo sopportarti!» replicò Nott con un mezzo sorriso, stringendosi nelle spalle e riaprendo il libro che stava leggendo quando la Granger era entrata.
«Vaffanculo!» rispose Draco ed incrociò le braccia al petto, chiudendo così la conversazione.
«La Granger, però, sembra essere migliorata durante l’estate» disse Blaise, picchiettandosi il mento con un dito, pensieroso.
«Non mi dirai che ti piace, vero Blaise?! È una piccola sudicia Mezzosangue! Come puoi anche solo pensare che sia lontanamente decente?» ribatté il biondino, con una smorfia di puro disgusto che gli attraversava il bel volto.
«Non ho mai detto questo Draco! Non mettermi in bocca parole non mie. Ho solo detto che pare che sia migliorata, tutto qui»
«Rimane il fatto che è la Zannuta So-tutto-io» affermò con decisione Malfoy, guardando l’amico in cagnesco.
«Come ti pare!» e Blaise si rinchiuse nel suo mutismo, volgendo lo sguardo fuori dal finestrino.
Draco lo fissò. Sperava soltanto che non perdesse la testa per quella mezza Babbana. Ci mancava solamente questa, con tutti i casini in cui erano immersi fino al collo!
Distolse lo sguardo e si concentrò su Theodore; era sempre stato il più saggio dei tre. Se solo avesse saputo cosa passava per la sua mente avrebbe potuto rispondere con più convinzione a Zabini. Ma, dopotutto, se Nott non voleva intromettersi con quella faccenda non avrebbe potuto convincerlo di certo lui, no?
Blaise guardò la campagna inglese scorrere davanti ai suoi occhi.
“Idiota! Non si rende conto che è cambiato tutto? Dalla fine della guerra nessuno crede più che i Purosangue possano essere i migliori! Dopotutto l’Oscuro Sign... NO... Voldemort” pensò reprimendo un brivido, perché non era ancora abituato a pronunciare il vero nome del suo antico signore invece dell’appellativo usato dai Mangiamorte “era un Mezzosangue e chi l’ha sconfitto è un Mezzosangue! E Draco non vuole capire che ormai possiamo solo considerarli persone, come noi.”
Il ragazzo sospirò lievemente, poi girò lo sguardo sull’amico. Notò la sua aria dura, fredda e indifferente e un moto di fastidio si impadronì di lui: come poteva rimanere così altero anche quando non gli era rimasto più nulla? Sapeva bene che, come lui e Theodore, non aveva mai creduto seriamente agli ideali di Colui Che Non Deve Essere Nominato. Ma come faceva a rimanere così impassibile anche dopo l’arresto definitivo di suo padre? Loro tre se l’erano cavata miracolosamente e questo anche grazie a quel dannato Potter e al suo odioso spirito Grifondoro che lo obbligava a essere magnanimo...o compassionevole a seconda delle persone che gli stavano davanti. Aveva capito benissimo che era solo per la sua pietà che erano fuori da Azkaban. E lui odiava la pietà più di ogni altra cosa; e oltre il danno la beffa, perché doveva anche ringraziare lo Sfregiato per averlo salvato dal Bacio del Dissennatore!
Digrignò i denti, frustrato dalla piega che la sua vita aveva preso. Erano potuti tornare ad Hogwarts solo perché Silente aveva garantito per loro...per dei Mangiamorte. Ovviamente non tutti i genitori degli altri studenti sarebbero stati contenti, ma a loro non importava affatto. Sarebbero stati superiori a tutte le malelingue, come avevano sempre fatto. Non si sarebbero abbassati agli stupidi commenti di chi non sapeva nulla di ciò che avevano passato. Non era nella loro natura dare retta al giudizio degli altri. Ma si sarebbero dovuti ammorbidire nei confronti dei Nati Babbani e dei Mezzosangue. Il tempo della distinzione tra sangue puro e sangue sporco era finito indiscutibilmente, forse da parecchio tempo.
Ovviamente non poteva dirlo in modo così schietto a Draco, gli sarebbe preso un colpo! Voltò lo sguardo su Theodore; forse lui avrebbe saputo trovare le parole adatte per far capire al loro migliore amico la situazione che si era creata. Non che fosse stupido, tutt’altro. Solo che non capiva perché non avrebbe dovuto far valere ancora la sua condizione di Purosangue. Per questo dovevano renderlo cosciente del cambiamento il più velocemente possibile: doveva trovare un compromesso tra la sua natura strafottente e la sua posizione attuale nel Mondo Magico.
Incrociò lo sguardo di Nott, che aveva alzato per un secondo gli occhi dal tomo che stava leggendo, e gli sorrise brevemente indicando con un lieve cenno del capo il loro comune amico cercando di fargli capire ciò che stava pensando. L’altro ragazzo annuì brevemente piegando le labbra; aveva intuito tutto, d’altronde era intelligente.
Blaise si voltò di nuovo verso il finestrino, tornando ai propri pensieri. Quell’anno sarebbe stato diverso, promise. Ovviamente non poteva deludere tutte le deliziose ragazzine che lo stavano aspettando a braccia aperte, perciò avrebbe mantenuto il suo ruolo, così come avrebbe fatto, ne era sicuro, anche Draco. Ne aveva viste parecchie in stazione che, nonostante tutto, non riuscivano a togliere loro gli occhi di dosso. Ghignò: dopotutto il “bello e dannato” faceva sempre breccia nei cuori delle fanciulle. E più “belli e dannati” di loro...beh, dubitava fortemente che ce ne fossero!
Si sarebbe portato a letto tutte le ragazze che lo avessero voluto, non poteva lasciarle tutte a Malfoy. Quel ragazzo era un pericolo per la popolazione femminile della scuola. Lui non era da meno naturalmente, ma non poteva fare a meno di pensare a tutte le povere e dolci donzelle che il suo migliore amico sbatteva fuori dal letto con ben poca gentilezza subito dopo averne approfittato. A lui invece piaceva sentire il calore del loro corpo anche dopo aver fatto sesso, per questo non le cacciava in malo modo, sebbene tutte sapessero che all’alba sarebbero dovute filare via dalla sua camera. Ma dopo l’amplesso si raggomitolavano tutte contro il suo corpo e lo facevano addormentare serenamente, coccolandolo come gradiva lui.
Non avrebbe cambiato il proprio modo di comportarsi, ma forse poteva diventare più tollerante verso quelli che lo invidiavano...dopotutto che colpa ne avevano loro se lui era così affascinante?! Non aveva mai apprezzato particolarmente gli sguardi di odio misto a invidia dei giovani che cercavano di conquistare il cuore delle ragazze che lui si era già portato a letto.
Ma cosa ci poteva fare? Erano davvero poche quelle che non avevano goduto i piaceri del suo letto. Tra queste c’era anche la Mezzosangue, ora che ci pensava. Già, lei era una delle fanciulle ancora non violate dal seducente Serpeverde. Eppure ci sarebbe voluto così poco per farla capitolare, ne era sicuro! Era così abituata alla presenza di Potty e Lenticchia, che le attenzioni di un bell’uomo come lui o come Draco non potevano passare inosservate sotto i suoi occhi.
Sogghignò malizioso: chissà com’era a letto la Granger! Da quanto aveva capito stava con il Rosso alla fine della guerra; magari erano ancora insieme, magari...
“Blaise, ma perché diamine pensi a queste cose, che schifo!” fece una smorfia disgustata “Che fai, pensi a Weasel e alla Granger mentre...? Dio, che orrore! Povera Mezzosangue!”
Blaise scosse forte la testa, tentando di scacciare quel pensiero rivoltante. Veramente, come poteva quella ragazza stare insieme a Lenticchia? O non aveva per niente gusto o...
«Blaise! Cazzo Blaise, mi stai ascoltando?!»
Il bel moro dagli occhi cobalto si riscosse da quello stato di trance in cui era caduto e volse gli occhi verso la voce che lo stava chiamando insistentemente. Si ritrasse quando vide il volto di Draco a pochi centimetri dal suo, che lo guardava con un cipiglio che avrebbe fatto scappare Voldemort in persona.
«A che diavolo stavi pensando di così interessante da non farti sentire nulla di quello che ho detto?» chiese contrariato il biondino.
“Col cavolo che te lo dico: mi spelleresti vivo!” inorridì Zabini.
«Ehm...perché? che stavi dicendo?» chiese innocentemente, ignorando la domanda.
«Sai amico, si risponde ad una domanda con un’altra domanda quando non si ha voglia di rispondere! O si ha paura...» sghignazzò Malfoy.
«Paura? IO?! Non sai con chi stai parlando...amico!» ribatté indignato l’altro, sbuffando sonoramente.
Theodore li guardava divertito. Stare a sentire i battibecchi tra quei due non aveva prezzo. Non ci si annoiava mai, di questo si poteva stare certi!
«Bene! Allora perché non mi dici a chi stavi pensando?» disse con voce soave il ragazzo dagli occhi grigi.
Blaise deglutì.
«Perché dovrebbe essere proprio una persona?» domandò piano, per niente convinto che l’altro lasciasse perdere il discorso.
«Perché quando ti incanti è ovvio che stai pensando ad una donna! O pensavi a San Potter?» replicò atteggiando il viso al disgusto più totale.
«Spero per te di no, se no puoi uscire dallo scompartimento e seguire i tre idioti che ci hanno liberato dalla loro presenza!»
Zabini si guardò intorno; in effetti Vincent, Gregory e Pansy non c’erano più...quanto diavolo era stato a pensare alla Granger per non accorgersi che erano andati via?!
«Non penso certo allo Sfregiato, stai tranquillo! Ho ben altri gusti! Non puoi di certo metterlo in dubbio...non dopo tutto quello che sentivi provenire dal mio letto in questi anni!» affermò candidamente il moro.
Draco sogghignò malizioso. L’aveva in pugno.
«Perciò era una donna. E dimmi, chi tormenta i tuoi pensieri?»
«Non sono affari tuoi!» sbottò Blaise infastidito da tanta insistenza.
«Non sarà mica...“proibita”?» disse il biondo facendo il segno delle virgolette con l’indice e il medio delle mani.
«Che diavolo intendi per proibita, si può sapere?» sbuffò l’altro, ora veramente scocciato.
Se la Granger era proibita allora avrebbe fatto di tutto per averla! Avrebbe dimostrato al suo migliore amico che non c’era ragazza che potesse resistergli.
«Beh, che so...non pensavi, ad esempio, a una sottospecie di ragazza che è entrata in questo scompartimento questa mattina, vero?» chiese sorridendo, sicuro che almeno a quella domanda ci sarebbe stata una secca risposta negativa.
Ma Zabini fece una cosa inaspettata: le sue guance si imporporarono lievemente e distolse per un breve attimo lo sguardo da Draco, poi tornò a guardarlo impassibile.
«E anche se fosse?» chiese noncurante.
Draco rimase allibito e i suoi occhi grigi si spalancarono un poco.
«Blaise...dimmi che stai scherzando. Ho assoluta urgenza di sentire queste parole! Dimmi, per favore, che non stavi pensando alla Granger!» quasi lo supplicò, balzando in piedi.
«Perché dovrei mentirti Draco? Sì, stavo pensando alla Granger! E a come può stare insieme a uno sfigato come Weasley» esclamò il moro, guardandolo con aria di sfida.
«Oh, andiamo Blaise! Perché dovresti sprecare il tuo tempo con quella Mezzosangue? E poi non ti starebbe neanche a guardare! Voglio dire, è così...disgustosamente pura e innocente...l’unica vergine di Hogwarts, che diamine! E non distoglierà mai le sue attenzioni dalla Donnola, non per un Serpente!» scoppiò il biondino alzando gli occhi al cielo.
Poteva capire la sfida alla quale si voleva sottoporre il suo migliore amico. Sedurre la Mezzosangue Zannuta (che, riflettendoci, di zannuto ormai aveva ben poco) sarebbe stata un’impresa! E il desiderio di vendetta per la pietà provata da Potter verso di loro era forte. Sapeva che a Zabini la pietà piaceva ancor meno che a lui, ma provarci con la Granger... era troppo persino per due seduttori come loro!
«È una scommessa Malfoy?»
“Ahia, quando mi chiama per cognome si mette male!” pensò il Principe delle Serpi, guardando fisso il suo fedele braccio destro.
“Che faccio, lo devo sfidare? Non vorrei che poi si prendesse troppo a cuore la cosa...la Mezzosangue riuscirebbe a farlo star male con meno di dieci sillabe!” fece una smorfia seccata.
«Non è per niente una sfida Blaise. Non metterti nei casini. Lascia stare la Granger, è meglio. Non dubito delle tue capacità» aggiunse in fretta prima di essere interrotto «Solo non voglio che perdi tempo con lei. Puoi avere tutte le ragazze che vuoi con un solo sguardo. Non lasciarti incantare dal proibito» terminò la sua arringa e si risedette al suo posto.
Theodore lo guardò pensieroso, poi si volse verso Blaise con lo sguardo corrucciato. Aveva intuito quello che Draco voleva dire: Blaise era troppo buono con le sue amanti, non spezzava loro il cuore e molte volte era successo che, dopo aver passato la notte con una ragazza, non parlasse d’altro per giorni. Aveva naturalmente provato ad avere una ragazza fissa ma era durata all’incirca quattro giorni. Poi si era stufato per la monotonia di un solo legame e l’aveva piantata in asso.
Ma con la Mezzosangue rischiava di essere diverso. E non solo perché era lei ed un rapporto fatto di solo sesso non le sarebbe mai andato bene; ma perché fin dal primo anno avevano capito che un suo talento era quello di legare gli altri a sé. Non con l’inganno o il ricatto, o in qualche altro modo subdolo come facevano loro Serpi, bensì con la sua allegria e briosità, con la sua passione per tutto ciò che stava sulla carta stampata, per l’entusiasmo che adoperava per rispiegare una lezione di Storia della Magia ai suoi amici. L’aveva sentita qualche volta in biblioteca e ricordava di aver pensato che non sarebbe stato male avere lei come insegnante al posto del Professor Rüf...anche se tutti i professori erano preferibili al fantasma. Comunque, in ogni caso, sarebbe stato facile per lei legare Blaise a sé, bastava un poco di buona volontà e questo lo sapevano bene. E poi l’amico, a quanto pareva, aveva pensato parecchio alla ragazza da quando l’aveva vista affacciata allo scompartimento; e ciò non poté far altro che accrescere l’inquietudine di Nott.
“È davvero strano pensare a lei!” rifletté scuotendo lievemente la testa e riprendendo a guardare Zabini.
Il bel moro guardò Draco per un po' dopodiché, capendo che non avrebbe più affrontato l’argomento, tornò a guardare fuori dal finestrino, non incrociando lo sguardo con l’altro migliore amico, riflettendo sulle sue parole.
“Ovviamente le posso avere tutte...ma la Granger, non so. Ha un qualcosa di particolare che la rende diversa dalle altre. Sempre così arrogante e al di sopra di tutti. Maledetto spirito Grifondoro! E i suoi amichetti a farle sempre la guardia. E poi è proprio cresciuta quest’estate, è diventata più...beh...PIU’! ha tutte le curve al posto giusto, dannazione! Almeno, da quanto si possa intravedere da ciò che aveva addosso. Ma ce la potrei anche fare a sedurla. Dopotutto cosa ci vuole? Basterebbe un baciamano e un occhiata languida per farla cadere ai miei piedi, soprattutto dopo che ha passato del tempo con Lenticchia! Di fronte a uno come me non resisterebbe nemmeno un secondo” pensò sghignazzando silenziosamente.
“Ho trovato la vittima sacrificale di quest’anno, perfetto!” pensò.
«Facciamo così. Dato che secondo te non potrei neanche riuscire a toccarla dato che è...zona proibita diciamo...scommettiamo qualcosa, qualsiasi cosa che riuscirò a farla capitolare entro fine anno! Che dite?» Blaise prese la parola e rivolse uno sguardo duro agli amici.
Negli occhi di Draco passò un lampo, ma fu troppo  veloce perché l’altro potesse capire se fosse di rabbia o incertezza.
«Ti ho detto che non ti conviene farlo» disse con freddezza Malfoy, guardandolo fisso.
«Blaise, non credo sia ragionevole... non è la cosa migliore da fare» intervenne Theodore guardandolo con ansia palpabile.
«Che problemi avete? Sono io che devo portarmela a letto, non voi! Ma se non vi va bene, allora la stregherò per mio puro piacere personale. Me la scoperò e poi la riporterò alla Donnola sverginata e innamorata pazzamente di un altro!» disse con un ghigno divertito.
“Sì, peccato che temo che rimarrai fregato, amico” pensò tristemente Draco “Magari se il gioco dura poco... dato che è così convinto di farlo, meglio ridurre i tempi. Se pensa di avere tutto l’anno scolastico penserà solo a lei tutto il tempo e allora sarà fottuto davvero... da lei, cazzo!”
«Perfetto» rispose infine «Ma ti do tempo fino a Capodanno, non un giorno di più. Se sei davvero così bravo non hai bisogno di tutto l’anno!»
Nott lo guardò sbarrando gli occhi scuri. Era forse impazzito?! Non aveva forse detto lui che non gli conveniva provarci con la Mezzosangue?! Che diavolo gli era preso?!
«Ci sto! Per il primo gennaio me la sarò portata a letto!» replicò soddisfatto Blaise.
Sorridendo al proprio riflesso nel finestrino del treno, il giovane ripensò alla ragazza dagli occhi dorati che doveva conquistare.
“Sì” decise “la farò capitolare ai miei piedi. Diventerà mia. E Weasel non potrà farci niente. Sarò discreto, sarò attento ad ogni sua mossa. Potrei anche diventare gentile nei suoi confronti...o accordarmi per una tregua! No, no...troppo banale, troppo scontato. Capirebbe subito che c’è sotto qualcosa, è abbastanza astuta da trovare tutte le trappole del caso. Forse devo rimanere freddo e distante, ma poi come diavolo faccio a farla diventare pazza? Comportarmi come con le altre è impensabile, lei è troppo diversa, non si lascerebbe catturare da nessuno. Come potrei fare? Che diamine devo fare con una come lei? Come avrà fatto Weasley a conquistarla, boh!” continuò a rimuginare su questi pensieri fino a che, verso le quattro del pomeriggio, il treno non si fermò nel bel mezzo della campagna scozzese.
 
*********
«Che diavolo succede ora? Possibile che ogni anno debba succedere qualcosa a questo dannato treno?!» sbottò Draco imbufalito, alzandosi e aprendo la porta dello scompartimento. Mise un piede fuori dalla porta ma un turbine dai capelli ricci lo sorpassò, rischiando di travolgerlo.
«Mezzosangue, guarda dove corri!» gridò furioso.
Vide la ragazza alzare il dito medio della mano sinistra, mentre l’altra impugnava stretta la bacchetta.
«Fottiti Malfuretto!» la sentì urlare.
“E brava la SangueSporco! Caro il mio Blaise, credo che dovrai impegnarti, quella sa il fatto suo!” pensò sorridendo.
Subito dopo passarono Potter e Weasley, anche loro con le bacchette sfoderate.
«Potter, sai che cazzo è successo?» chiese il biondino, scocciato dal rivolgere la parola allo Sfregiato.
Ma dopotutto il Trio dei Miracoli era sempre stato il più informato sugli avvenimenti. E sembravano tutti e tre parecchio preoccupati.
Harry lo guardò in cagnesco e rispose acidamente «Mangiamorte...quelli che sono riusciti a fuggire alla cattura a quanto pare. Hanno fermato il treno, ma non abbiamo idea del perché»
«HARRY!! Che diamine ci fai qui fuori? Torna immediatamente nello scompartimento, è ovvio che cercano te!» gridò autoritaria Hermione, che era tornata indietro sentendo la voce del migliore amico, fuori dal posto in cui gli aveva ordinato di restare.
La ragazza volse lo sguardo su Malfoy.
«È meglio se anche voi restate qui, Serpi. Non voglio cadaveri sulla coscienza!» disse lapidaria, poi si rivolse al fidanzato.
«Andiamo Ronald! Prima facciamo ripartire questo treno, meglio è! A Hogwarts saremo tutti al sicuro»
Si voltò di scatto e ricominciò a correre verso la motrice del treno, seguita a ruota dal penultimo Weasley, il quale aveva un’espressione tra il terrorizzato e l’incredulo: che cavolo ci facevano Mangiamorte ancora in libertà? E sul tragitto per Hogwarts, oltretutto!
Draco Malfoy, Blaise Zabini e Theodore Nott gelarono ai loro posti quando sentirono la parola “Mangiamorte”. Associata all’Espresso per la Scuola di Magia voleva dire una cosa sola: erano lì per Potter, certo, ma quando avrebbero finito con lui era quasi certo che si sarebbero dati da fare per trovare loro. Dopotutto prima della battaglia finale...avevano fatto una scelta precisa. Che non coincideva esattamente con ciò che voleva l’Oscuro Signore, ecco.
Ed ora erano venuti a prenderli...o almeno, così credevano. Perché di una cosa i tre ragazzi erano certi: non sarebbero stati presi senza aver prima combattuto, non erano così codardi e non avevano sicuramente voglia di morire. Non li avrebbero presi vivi, perché in quel caso ci sarebbe stato poco di cui gioire. Li avrebbero torturati come traditori...ma loro avevano fatto la scelta più sana, più giusta. Erano andati dalla parte del Bene, non avevano più seguito le orme di un fanatico, di un folle.
E di questo non si pentivano.
«Sfregiato, perché diavolo la Mezzosangue e la Donnola sono andati a combattere da soli quei pazzi? Vogliono morire? Bada bene, non mi dispiacerebbe...ma si sono completamente fusi il cervello?» sbottò Draco.
«Vogliono solo cercare di far ripartire il treno, l’hanno bloccato con un incantesimo di Magia oscura ed Hermione si era documentata un po' prima di partire, perciò sa cosa fare. E Ron le serve per distrarre i Mangiamorte» spiegò Harry, teso.
«Oh, sì! Decisamente questo è il modo migliore per far crepare la Granger, Potter: farla difendere da quel pezzente di Weasley! Non sa nemmeno da che parte si tiene la bacchetta!» esclamò esasperato Blaise.
Poi gli venne un’idea: se avesse salvato la Granger da una situazione pericolosa superando il suo fidanzatino, le sue quotazioni sarebbero salite alle stelle. Ridacchiò, le belle labbra piegate in un affascinante sorrisetto divertito.
“Granger, sta a vedere cosa ti combino!” pensò.
Si volse verso Draco e gli fece l’occhiolino poi, prima che questi potesse rendersi conto di cosa avesse intenzione di fare, e così fermarlo, si lanciò nella direzione presa dalla “donzella in pericolo”.
«Blaise, cazzo, torna subito qui!» gli urlò dietro Malfoy che, affiancato subito da Theodore, iniziò a correre dietro all’amico.
Era riuscito a capire un secondo troppo tardi le intenzioni di quel pazzo e lo inseguì per evitare di fargli commettere una cazzata come finire ammazzato per una stupida scommessa. Sulla Mezzosangue per altro!
Harry Potter, lasciato solo nel corridoio, non capiva più niente. Perché le tre Serpi si erano catapultate verso i Mangiamorte?! Non avrebbero dovuto avere paura?
Non che il Ragazzo Sopravvissuto ne avesse, certo, li aveva combattuti durante la Grande Guerra. Ma loro avevano tradito, erano passati dalla parte di Silente. Ma erano corsi ad affrontarli!
E lui? Il Salvatore del Mondo Magico sarebbe dovuto rimanere rintanato come un coniglio nel proprio scompartimento per paura che gli facessero la pelle?!
“Però” rifletté “Hermione mi ha pregato di non fare nulla di avventato! Che devo fare? Chi la sente poi se mi intrufolo nella mischia?!” fece una smorfia.
«Oh, al diavolo! Non posso rimanere qui con le mani in mano. Non quando Malferret e compagnia vogliono farsi belli e redenti davanti a tutti! Sono Harry Potter, per la miseria!» esclamò infine il ragazzo, e prese a correre verso la motrice dell’Espresso, dove si erano diretti i suoi amici.
Intanto, all’inizio del treno, Ron tentava disperatamente di distrarre i sette Mangiamorte dalla figura di Hermione che, accovacciata vicino al capotreno, cercava di farlo rinvenire. Strano che non l’avessero ucciso, ma magari volevano solo trovare Harry e poi lasciare liberi tutti gli altri.
«Innerva!» gridò per l’ennesima volta la ragazza, pensando ormai che gli avessero somministrato una pozione, troppo forte per un incantesimo così banale.
Quando però vide l’uomo strizzare gli occhi e poi aprirli piano, sospirò profondamente di sollievo: almeno avrebbe avuto qualcun altro accanto a combattere, oltre a Ronald.
“Ron!” si ricordò presa dal panico. Si volse velocemente verso i nemici e vide il fidanzato circondato da cinque uomini, mentre altri due incappucciati venivano dalla loro parte.
«Stupeficium!» urlò puntando la bacchetta verso quello che avanzava più velocemente ma egli, con un incantesimo non verbale, deviò la maledizione con un pigro gesto della mano.
“Sono più potenti?!” pensò terrorizzata. Vide un lampo rosso venire verso di lei, probabilmente lanciato dall’altro Mangiamorte.
«Protego!» uno scudo di magia le si parò davanti ed Hermione ringraziò Merlino per la grazia ricevuta: non avrebbe fatto in tempo a proteggersi, era ancora concentrata sul macchinista che si stava riprendendo a fatica.
Alzò lo sguardo dal volto del mago che teneva tra le braccia e vide davanti a sé un paio di gambe fasciate dai pantaloni della divisa maschile di Hogwarts; percorse tutto il profilo dell’uomo che le stava davanti e rimase interdetta vedendo che gli occhi che la fissavano divertiti non erano verde smeraldo – “Ovvio” pensò “Ho praticamente fatto giurare a Harry che non sarebbe uscito dallo scompartimento!” – bensì di un blu cobalto tanto profondo da destabilizzarla per un attimo.
«Z-Zabini?!» chiese Hermione incerta, il cuore che le batteva all’impazzata – “Per la situazione, ovvio: sono terrorizzata dai Mangiamorte!” si disse, consapevole di mentire perché quegli occhi, non sapeva neanche lei il motivo, avevano sempre avuto il potere di mandare il suo cervello a farsi benedire – ma cercando di mantenere un’espressione distaccata.
«Granger» rispose il ragazzo, divertito dall’indecisione della voce di lei.
Hermione arrossì. “Ma che diavolo mi sta succedendo? Ha solo sorriso, maledizione!” scosse la testa con forza e tornò a fissarlo, dura.
«Granger, credevo che fossi più sveglia! Dov’è finita tutta la tua grinta?» domandò sorridendo Zabini, una punta di ironia nella voce.
“Cazzo Mezzosangue, se arrossisci così mi fai pensare che sarà tutto molto più facile di quanto pensassi!” rise a quel pensiero.
«Che ridi a fare Zabini? Pensa ai tuoi amichetti lì dietro! E impara a usare la bacchet...AHH!» gridò la ragazza allarmata, allungando con uno scatto la mano verso il braccio del Serpeverde e tirandolo giù con uno strattone, appena in tempo per evitare che venisse colpito da una maledizione.
«Fiuh...grazie Mezzosangue. Tu pensa al capotreno. Ora scusa, ho un conto in sospeso!»
Blaise si voltò verso i due Mangiamorte fermi davanti a loro e digrignò i denti: Dolohov e Jugson. Doveva aspettarselo che i più furbi riuscissero a sfuggire alla condanna, ma aveva sperato fino in fondo di non ritrovarseli davanti. Ed ora era lì...per chi? Ma per la Granger, ovvio!
“Stupido! Stupido e idiota! Che diavolo credevi di fare, eh? Ma sì, andiamo a salvare la Mezzosangue, facciamole vedere di cosa siamo capaci, così la conquisteremo! Oh sì, una splendida e grandiosa idea, davvero perfetto come inizio anno!” pensò, quasi ringhiando all’idea del pericolo in cui si era cacciato.
Dolohov sorrise malignamente.
«Chi abbiamo qui? Blaise! Caro, caro Blaise! Che fine avevi fatto, si può sapere? Bimbo cattivo, speravamo tanto in una tua visita, ma non ce l’hai concessa!» Antonin finse dispiacere «Tranquillo, ora recupereremo il tempo perduto!»
Detto questo ritrasse la bacchetta e la mosse in avanti come una frusta; una sottile lingua di fuoco partì da essa e volò in direzione di Zabini. Ma il giovane era preparato a questo genere di incantesimi, durante l’addestramento e l’iniziazione ce n’erano stati parecchi, e sapeva benissimo come combatterli.
«Protego Horribilis!» urlò velocemente, poco prima che la maledizione lo colpisse.
«Complimenti Zabini, sei proprio bravo. Peccato che tu e i tuoi amici abbiate scelto la parte sbagliata. Sareste diventati grandi, lo sai? Famosi! Invece, ora, tutti quanti vi vedono solo come un branco di traditori...Everte Statum!» pronunciò Dolohov, col volto ancora deformato dalla smorfia disgustata per il comportamento riprovevole dell’ex-Mangiamorte.
Blaise si limitò ad un semplice Sortilegio Scudo prima di rispondere.
«Mi dispiace, ma preferisco vivere come traditore dalla parte dei giusti, piuttosto che morire per gli ideali sbagliati. E poi, almeno io... Stupeficium!» esclamò cogliendo di sorpresa l’avversario e sorridendo quando lo vide sbalzato all’indietro dalla forza dell’incantesimo «vivo davvero!» concluse.
«Incarceramus» una voce alle sue spalle lo fece voltare, mentre delle corde nere gli passavano al fianco andando ad avvolgersi attorno al corpo di Jugson, che nel frattempo si era limitato a restare a guardare, sicuro della vittoria del compare.
Il moro dagli occhi blu sorrise all’amico biondo arrivato in suo soccorso, poi si voltò di nuovo a fronteggiare Dolohov, che si era rialzato e guardava con astio il figlio dell’amico Lucius.
«È un onore rivederti, giovane Malfoy» mentì ghignando.
«Va a farti fottere Dolohov! Qui non siete graditi!» rispose con un ringhio Draco.
«Tzè...questi giovani d’oggi! Non hanno più rispetto per i più anziani...» disse una voce cavernosa dietro al Mangiamorte offeso.
Theodore Nott, che aveva raggiunto i due amici, si fermò bruscamente accanto a Blaise e deglutì, spalancando gli occhi.
“Questa non ci voleva! Porca puttana, ma proprio...” non fece in tempo a terminare il pensiero.
«GREYBACK!» urlò il Ragazzo Sopravvissuto giungendo proprio in quell’istante nella cabina.
Abbassò lo sguardo sulle braccia del lupo mannaro e, sentendosi mancare, si appoggiò allo stipite della porta d’entrata della carrozza.
Hermione, che dopo essere riuscita a far rinvenire del tutto il macchinista era riuscita, con un complicato contro incantesimo, a far ricominciare a funzionare il treno bloccato, si voltò sentendo la voce del suo migliore amico, pronta a dargli una bella lavata di capo per la sua testardaggine. Ma vedendo la sua espressione non poté fare a meno di sentirsi terrorizzata. Seguì lo sguardo di Harry con il proprio e ciò che vide le fece mancare un battito del cuore.
«RON!» gridò atterrita, balzando in piedi e correndo dritta verso il lupo mannaro, senza minimamente pensare alle conseguenze.
«Granger, no!»
Hermione sentì un braccio forte afferrarle la vita e trascinarla indietro, e sbatté la schiena contro il petto scolpito di qualcuno.
«Che diavolo credi di fare, strapparglielo dalle mani? Quello sbrana prima te e poi il tuo amichetto, cazzo! Ferma qui!» ordinò Blaise, sentendo la giovane agitarsi tra le sue braccia.
Ma Hermione non riusciva a stare ferma, avvertiva un vuoto nello stomaco vedendo Ron tra le grinfie di quel Mangiamorte e non poteva fare a meno di volerlo uccidere con le sue mani. Senza rendersene conto, cominciò a piangere, le lacrime scendevano copiose sulle sue guance, e lei continuava a scalciare per farsi liberare e poter così vendicarsi del licantropo.
Il bel moro continuò a mantenere una presa ferrea, beandosi di quella insolita, anche se scalmanata, vicinanza: era stranamente bello sentire il corpo della Mezzosangue stretto a sé, la vita sottile sotto le sue mani, i fianchi torniti, le sue mani sulle proprie per fargliele togliere, ma pur sempre appoggiate ad esse...
“Okay Blaise, ora basta! Svegliati!” si riscosse dai suoi pensieri, divenuti alquanto poco casti, sulla Granger e tornò a concentrarsi su ciò che gli accadeva intorno.
Weasley era svenuto, probabilmente Schiantato o peggio, in braccio a Greyback. Era parecchio alto, ma ora sembrava così piccolo in confronto al lupo mannaro, ed era pallido, tremendamente pallido, i capelli rossi e le lentiggini spiccavano sul suo volto bianco. Ora capiva il turbamento della Mezzosangue: se avesse visto in quelle condizioni Draco o Theo sarebbe andato fuori di testa anche lui! Ma forse avrebbe agito con più sangue freddo. Volare dritta tra le fauci di un lupo non era esattamente una cosa da fare.
Assottigliò lo sguardo e strinse la bacchetta nella destra; una parte della sua mente registrò che i suoi amici erano al suo fianco, l’arma già spianata contro l’avversario. Con la coda dell’occhio colse un movimento alle sue spalle e subito dopo Potter entrò nel suo campo visivo, il viso contratto come quello di chi si sta trattenendo dallo scagliare una Maledizione Senza Perdono dietro l’altra.
La Granger si agitò ancora di più tra le sue braccia e Blaise se la strinse ancora di più addosso per impedirle di muoversi, poi la guardò in viso. Aveva smesso di piangere vedendo il migliore amico venire avanti, ma la sua espressione era puro terrore.
«Harry...ti prego!» supplicò con un filo di voce tentando di intercettare il suo sguardo.
Ma Harry non aveva occhi che per il corpo esanime di Ron. Un lieve movimento del petto del rosso lo fece sospirare di sollievo: almeno era vivo!
Poi i suoi occhi si socchiusero e una dura luce di vendetta gli illuminò lo sguardo.
Vedendo la sua espressione, Hermione si divincolò con un ultimo sforzo dalla presa di Blaise e si posizionò di fianco all’amico. Non l’avrebbe mai lasciato combattere da solo, al diavolo tutto. I Mangiamorte non le potevano togliere i suoi amici.
«Bene, bene, bene...Harry Potter e Hermione Granger! Non avevo alcun dubbio: la vostra stupidità e il solito buonismo vi spingono a salvare tutti»
Greyback scoppiò in una grassa risata e lasciò cadere Ron a terra. Alla vista del corpo del ragazzo che cadeva, Hermione credette di impazzire e le sfuggì un urlo.
«NO! Come puoi fare una cosa del genere, è solo un ragazzo!» esclamò atterrita, il viso reso pallido dalla tensione.
«Oh sì, un ragazzo a cui tieni parecchio da quanto mi sembra di capire» ghignò il lupo mannaro.
La giovane si irrigidì fiutando la trappola di quelle parole apparentemente innocue. Si morse il labbro inferiore, indecisa: se avesse risposto che no, non teneva affatto a Ron, allora le avrebbero detto che tanto valeva ucciderlo. Se invece avesse detto che ci teneva, o peggio che era il suo ragazzo, l’avrebbero rapito, oppure un Anatema che Uccide avrebbe attraversato l’aria in un battito di ciglia.
«E anche se fosse?» chiese, affilando lo sguardo.
«Direi...Reinnerva» disse piano il mannaro, con un ghigno perfido a deformargli il volto.
Harry e Hermione si guardarono interrogativi, poi volsero lo sguardo sul giovane Weasley, che stava aprendo gli occhi. Draco, Blaise e Theodore però, aumentarono la presa sulle bacchette e si avvicinarono impercettibilmente al nemico.
Ma fu questione di un secondo purtroppo: avevano appena alzato le bacchette per Disarmare Greyback, che lui puntò la propria su Ronald.
«CRUCIO!» gridò con rabbia.
Ron si contorse a terra in preda alle convulsioni e un urlo disumano squarciò l’aria; i ragazzi congelarono ai loro posti, terrorizzati dalla potenza della maledizione. Ad Hermione cedettero le gambe a quella vista mentre Harry strinse i denti, ma un’altra voce si levò alta per difendere il rosso.
«Ardemonio!»
Blaise, cogliendo di sorpresa il lupo mannaro, gli aveva puntato la bacchetta addosso, ed ora il Mangiamorte stava bruciando. La Maledizione Cruciatus terminò il suo operato in un ultimo scricchiolio di ossa e Ronald giacque a terra, privo di sensi.
Hermione alzò gli occhi lucidi sul suo ragazzo e lasciò libero sfogo alle lacrime, prendendosi il viso tra le mani. Harry corse verso il suo migliore amico e controllò il battito posando la mano sul suo collo: era debole ma almeno era vivo! Non poteva dimenticare le conseguenza dell’Anatema sui genitori di Neville Paciock, e non voleva di certo che colui che considerava alla stregua di un fratello facesse la stessa fine.
Blaise si avvicinò lentamente alla Granger ancora inginocchiata a terra, si accovacciò accanto a lei e le circondò le spalle con un braccio. Hermione, senza rendersi conto di quello che stava facendo, si voltò di scatto verso di lui ed appoggiò la testa nell’incavo della sua spalla, abbracciandogli i fianchi. Il moro sgranò gli occhi, confuso, poi un dolce sorriso si dipinse sulle sue labbra.
«Granger, non piangere. È vivo, questo è l’importante!» le sussurrò all’orecchio, carezzandole la schiena con gesti lenti, il viso affondato nella sua chioma; inspirò profondamente e si ritrovò a pensare a quanto fosse delicato il profumo alle mandorle dei suoi capelli.
A quelle parole la giovane si riscosse ed aprì gli occhi, ritrovandosi a fissare la pelle delicata del collo di un ragazzo che certo non era il suo fidanzato. Sbatté velocemente le palpebre per liberarsi dalle ultime lacrime e scostò il volto dalla spalla di Blaise per guardarlo, le braccia ancora allacciate alla sua vita. Vedendosi rispecchiata nei caldi occhi blu del giovane e accorgendosi della sua espressione così rassicurante, il cuore cominciò a galopparle nel petto e lei ricambiò lo sguardo, confusa.
Nel frattempo, Draco e Theodore avevano ingaggiato una furiosa lotta con i Mangiamorte rimasti. Greyback era stato liberato dal fuoco da MacNair, ma era al suolo, il corpo completamente ustionato ed il respiro affannato, e non riusciva a rialzarsi: l’Ardemonio non aveva raggiunto gli organi vitali, ma non era certo nelle condizioni di continuare a combattere.
Dopo aver controllato un’ultima volta Ron, Harry si alzò, gli occhi asciutti pieni di rabbia, e si unì ai Serpeverde per poter mettere al tappeto tutti i servitori del suo peggior nemico, ormai morto.
“Lo seguirete presto all’Inferno!” pensò digrignando i denti e gettandosi nella mischia.
Gli incantesimi e le maledizioni volavano ovunque mentre Hermione e Blaise si guardavano negli occhi e si rendevano finalmente conto di essere abbracciati. La ragazza arrossì e si staccò velocemente dal giovane, balzando in piedi; si asciugò le guance bagnate con un secco gesto della mano e spostò lo sguardo sulla battaglia che infuriava nella cabina. Si abbassò per prendere la bacchetta che aveva lasciato cadere a terra quando aveva visto Ronald in preda alle convulsioni e la puntò contro Rockwood impegnato, insieme a Dolohov, in un furibondo combattimento con Harry.
«Stupeficium!» urlò.
Un fascio di luce rossa colpì il Mangiamorte in pieno petto e la sua potenza lo fece volare contro il finestrino che si ruppe con un gran fragore, e l’uomo si ritrovò fuori dal treno.
Harry, liberato da un avversario, riuscì velocemente a disfarsi di Dolohov e si voltò in fretta verso MacNair, il quale aveva appena cercato di Disarmarlo.
Blaise, intanto, si rialzò lentamente dal posto in cui era seduto e fissò intensamente la Granger, finché lei non si girò verso di lui e lo scoprì, arrossendo ancora di più.
«Zabini, che hai da guardare? Forse è il caso di aiutare gli altri, non credi?!» disse lei, distogliendo subito lo sguardo e cercando di ritornare al solito tono saccente, con un minuscolo tremolio nella voce.
«Ma certo Granger» rispose in tono sprezzante il ragazzo dopo un attimo di esitazione «Non vorrei mai che Potterino si facesse male».
Si diedero le spalle, voltandosi l’una verso il Ragazzo Sopravvissuto e l’altro verso Draco e Theo, senza degnarsi di un’altra occhiata, e puntarono le bacchette contro MacNair e Rowle.
«Sectumsempra!» gridarono all’unisono.
I due Mangiamorte crollarono a terra in un lago di sangue, cosicché Malfoy e Nott poterono dedicare la loro attenzione all’ultimo nemico rimasto. Dopo un attimo di smarrimento, questi si protesse con uno scudo di potere e riuscì a Smaterializzarsi, non prima di aver inveito contro i tre Serpeverde, giurando vendetta.
Ansimanti, con alcuni graffi sul viso, i ragazzi ripresero fiato.
Hermione corse a inginocchiarsi accanto a Ron e con una complicata torsione del polso e un lungo incantesimo mormorato a mezza voce, riuscì a guarirlo di un poco; Blaise, poco distante, la guardò per un secondo, poi si diresse lentamente verso i suoi amici, scrollando le spalle.
«Tutto okay?» domandò mantenendo un’espressione distaccata, mentre dentro era preoccupato a morte per loro.
«Sì, tutto bene» rispose secco Draco, il respiro ancora affannato, passandosi stancamente una mano sul viso.
Theodore annuì ansante.
Il Ragazzo Sopravvissuto corse verso i suoi migliori amici, catapultandosi di fianco a Ron.
«RON! Mio dio Ron, come stai?!» esclamò.
L’amico lo guardò con gli occhi appannati dal dolore provato, poi sorrise stancamente.
«Potrei stare meglio» rispose sussurrando.
Sembrava che anche il minimo movimento gli costasse una fatica enorme. Hermione scoppiò nuovamente in lacrime e lo abbracciò stretto.
«Per Merlino, Ronald, mi hai fatto prendere un colpo! Pensavo...pensavo che...» singhiozzò la ragazza.
Le orecchie del rosso si tinsero violentemente dello stesso colore dei suoi capelli.
«Mione, sto bene! Davvero, non ti devi preoccupare» disse Ron imbarazzato.
«Ma che bel quadretto! Ora, se non vi dispiace, potremmo riprendere il nostro viaggio?» esclamò Blaise con voce sprezzante, lanciando loro un’occhiataccia.
Draco lo guardò di sottecchi e scosse la testa.
“Non posso pensare che ci tenga davvero a lei...che sia geloso del Pezzente...in questo caso sarebbe già nei guai! Ma magari è solo concentrato sul suo obiettivo...spero!” pensò nervosamente.
«Evita di fare commenti, Zabini! Comunque il treno sta per partire» gli rispose Hermione, indignata.
«Granger, ti devo forse ricordare chi ti ha parato il culo? Vedi di avere più rispetto!»
«Perché dovrei avere rispetto per voi Serpi, visto e considerato che voi non ne avete per me?! In ogni caso non avevo certo bisogno del tuo aiuto, potevo benissimo difendermi da sola!»
«Certo! Allora la prossima volta che rischierai di crepare lascerò che il destino faccia il suo corso...una frigida Mezzosangue in meno!»
«La prossima volta, Zabini, il destino potrebbe scegliere te come vittima!»
«Non ci sperare, Mezzosangue: sono più in gamba di te a combattere il destino»
Hermione aprì la bocca per ribattere, ma il ragazzo le voltò le spalle e strinse i pugni, chiudendo così la discussione. Il giovane iniziò a camminare lentamente, con le mani in tasca, verso la porta della motrice e si diresse verso il proprio scompartimento, quasi dall’altra parte del treno.
Tutti gli studenti erano nel corridoio, aspettando notizie sugli sviluppi dello scontro (avevano ricevuto dalla Caposcuola Grifondoro l’ordine perentorio di non azzardarsi a curiosare nella prima carrozza, pena punizione annuale da decidersi) ma lo lasciarono passare senza tentare di rivolgergli la parola vedendolo fissare lo sguardo gelido davanti a sé.
Sbatté forte la porta scorrevole e si lasciò cadere con la sua innata eleganza sul sedile, allungando le gambe muscolose e incrociando le grandi mani dietro la testa. Volse il viso verso i raggi del sole che entravano dal finestrino e chiuse i suoi occhi color del mare.
“Ma che diavolo mi è preso, sono impazzito?! Fare quella scenata alla Granger! Puah... Però mi ha dato fastidio tutta quella...dolcezza! Dio, mi si stavano per cariare i denti. Quello di cui la Mezzosangue ha bisogno per sbloccarsi è passione, eccitazione...sesso! Cazzo, potrei farle fare miracoli a letto...se solo riuscissimo a parlarci in modo più civile per un attimo...sarebbe mia! E se non ci fosse la Donnola...di certo quel rincretinito non può darle quello che cerca, dai!” pensò Blaise, passandosi le lunghe dita tra i bei capelli mori.
Sentì la porta aprirsi, ma i suoi occhi rimasero volutamente serrati; Draco lo fissò intensamente, ma dato che veniva ignorato, seguì l’esempio di Theo che l’aveva preceduto nello scompartimento e si sedette comodamente al suo posto.
 
*********
 
In uno scompartimento poco lontano, Harry, Ron ed Hermione erano in silenzio. La ragazza era abbracciata al rosso che le accarezzava distrattamente i capelli, mentre il Prescelto stava con gli occhi bassi e le braccia incrociate, ripensando al corpo del suo migliore amico che tremava convulsamente sotto la Cruciatus.
Era tutta colpa sua, avrebbe dovuto pensarci che i Mangiamorte potevano benissimo attaccare l’Espresso di Hogwarts...e ancora una volta lui non era riuscito a proteggere coloro che amava come si doveva!
Doveva assolutamente parlare con Silente, sarebbe stata la prima cosa da fare una volta arrivato a scuola: doveva dirgli che nessuno vicino a lui era ancora al sicuro perché alcuni servitori di Voldemort erano ancora in libertà.
Quelli che erano riusciti a catturare li avevano mandati al Ministero della Magia, preceduti da un gufo. Hermione aveva creato delle Passaporte (dopo aver insultato l’insolenza di Zabini per cinque minuti buoni) che li avevano condotti dritti davanti al Primo Ministro magico in persona. Ma questo non significava che non ce ne fossero altri a piede libero. Pucey, Bellatrix Lestrange e il marito erano al sicuro ad Azkaban, ma già una volta erano riusciti a fuggire, si poteva solo sperare che il tentativo non andasse a buon fine per la seconda volta!
Harry guardò con ansia i suoi amici, ma questa sparì quando li vide teneramente abbracciati. Aveva sempre pensato e quasi temuto che si mettessero insieme, perché così si sarebbe sentito sempre come il terzo incomodo. Ma poi era arrivata Ginny Weasley, e gli aveva trasformato la vita: con lei non si sentiva solo e perso nel modo, bensì ancorato a terra, a lei che lo amava da sempre, anche se era stato così cieco da non accorgersene subito. Ed ora, se le fosse successo qualcosa, non sarebbe stato più in grado di continuare a vivere senza di lei: era diventata indispensabile per la sua stessa esistenza.
Ron ed Hermione, forse per i loro caratteri piuttosto timidi, non si vergognavano solamente davanti a lui e a Ginny, mentre in pubblico erano piuttosto restii anche solo a baciarsi o a scambiarsi effusioni. Era sicuro che non si sarebbero mai fatti vedere allacciati insieme in ogni angolo di Hogwarts; oltretutto, conoscendo Hermione che quell’anno sarebbe stata anche Caposcuola, le regole andavano rispettate e i compiti fatti perciò, per loro, il tempo da trascorrere insieme si sarebbe ridotto al minimo.
Il Prescelto si volse verso il finestrino e incrociò le braccia al petto, ma dopo pochi secondi il cigolio della porta scorrevole che si apriva lo fece girare di nuovo, e un dolce sorriso gli illuminò il volto ed arrivò fino ai suoi occhi verdi: il suo unico amore era entrato nello scompartimento.
Percorse con lo sguardo tutta la sua figura, lasciando il volto tanto amato per ultimo, pregustando l’espressione amorevole che riservava solo a lui. Ma quando arrivò al viso di Ginny, il sorriso gli morì sulle labbra, perché la sua ragazza sembrava arrabbiata. O, per meglio dire, era a dir poco furiosa!
«Harry James Potter!» sibilò lei, mettendosi le mani sui fianchi e gonfiandosi come un pavone, in un atteggiamento che la faceva assomigliare in modo impressionante alla signora Weasley.
Il Ragazzo – ancora per poco – Sopravvissuto cercò di farsi piccolo piccolo davanti alla giovane, e assunse l’espressione più innocente del suo repertorio. Ma Ginny non si fece ingannare e continuò inviperita.
«Come diavolo ti sei permesso di CHIUDERMI in uno scompartimento mentre TU te ne andavi a fare l’eroe cercando in tutti i modi di farti ammazzare?!» urlò in faccia al giovane, che intanto stava aspettando che una qualsiasi forza misteriosa lo facesse sprofondare ancora più a fondo nel sedile.
«Ehm, Ginny, tesoro...» provò a parlare Harry ma venne subito zittito.
«Fammi prima finire di parlare...TESORO...poi magari avrai la possibilità di dire qualcosa!» esplose lei, calcando la parola “tesoro” con ironia.
Il Prescelto guardò Ron con una faccia da funerale e il rosso ricambiò con un sorriso mesto: non potevano farci niente, la minore della famiglia Weasley sapeva come incutere terrore e farsi rispettare con un solo sguardo.
Hermione sorride a Ginny e, per pura solidarietà femminile, si rivolse al fidanzato.
«Ronald, andiamo a cercare Miss Daisy, ti va? Mi è venuta parecchia fame!» gli chiese dolcemente, posandogli una mano sull’avambraccio.
Egli incrociò lo sguardo implorante del suo migliore amico e scosse la testa verso di lui, scusandosi con gli occhi. I due si alzarono ed uscirono dallo scompartimento, lasciando la dovuta privacy ai due litiganti piccioncini...tanto sapevano che la rabbia sarebbe durata poco!
Camminarono lungo il corridoio mano nella mano, silenziosamente; quando ebbero superato la porta divisoria del secondo vagone, Ron si fermò, facendo arrestare anche Hermione. Si appoggiò alla parete e goffamente se la tirò addosso, passandole le braccia attorno alla vita sottile; chiudendo gli occhi, la riccia appoggiò la testa nell’incavo del suo collo e raccolse le braccia sul suo petto.
«Mione...stai bene?» chiese titubante il rosso.
«Certo, perché?» rispose la giovane con tono dolce.
Il silenzio calò per un attimo tra i due ragazzi, ed Hermione alzò lo sguardo verso il viso dell’altro che la fissò penetrante.
«Ho davvero temuto di non farcela a combatterli e così è stato! Quando Greyback mi ha Schiantato ho pensato solo a te ed ho sperato che chiunque venisse a salvarti e a portarti via da quel maledetto vagone! Insomma...una persona qualunque andava bene, anche se trovarmi davanti Malfoy e company che combattevano mi ha fatto quasi venire un colpo, però...ecco...sono stato contento di vederti viva nel secondo prima della Cruciatus! Pensavo solo a te...» sussurrò Ron, passandosi imbarazzato una mano tra i capelli.
Sulle labbra di Hermione comparve un sorriso radioso e si strinse ancora di più al ragazzo, avvolgendogli i fianchi con le braccia. Quello era il discorso più lungo che ricordava aver sentito uscire dalla bocca del giovane, e le sue emozioni trasparivano chiaramente dai suoi occhi azzurro cielo; anche il colore del suo volto esprimeva la goffaggine e la timidezza che si celavano dietro l’apparente sicurezza della voce.
La ragazza alzò lentamente il viso e Ron abbassò il proprio; le loro labbra si incontrarono a metà strada ed assaporarono ciascuna il gusto delle altre. La lingua di Ron accarezzò il labbro inferiore di Hermione in una muta richiesta e lei socchiuse la bocca, come faceva sempre, lasciando che le lingue si unissero nella loro solita danza.
Si staccarono dopo qualche minuto ed Hermione guardò il giovane negli occhi offuscati dal desiderio di avere ancora di più. A quella vista, ella abbassò subito lo sguardo, imbarazzata: baciarsi appassionatamente nel corridoio dell’Espresso di Hogwarts, dove tutti potevano vederli, non era esattamente ciò che si era prefissata. Lui sapeva che lei e la privacy, o come lo chiamavano tutti il pudore, andavano a braccetto. Non che le dispiacesse farsi vedere con il suo ragazzo, questo no! Solo che non le faceva piacere lasciarsi andare davanti a tutti; le pareva che qualcosa o qualcuno avesse potuto turbare la sua momentanea felicità senza fare una piega...e a lei, questo faceva arrabbiare più di ogni altra cosa! Era restia a baciare Ron anche davanti a Harry e Ginny o alla famiglia Weasley: aveva paura di dare fastidio, di lasciarsi andare troppo e di fare una figuraccia davanti a tutti. Perciò con gli altri si limitavano a lievi baci a fior di labbra, anche a costo di sembrare due ragazzini. E ciò che aveva letto poco prima nello sguardo del Grifondoro l’aveva intimidita ancora di più: non era di certo pronta per approfondire ancora di più...era passato troppo poco tempo, insomma! E comunque...
«RON-RON!» un urletto fastidioso li fece voltare e videro Lavanda Brown che saltellava verso di loro, simile ad un irritante pupazzetto biondo e boccoloso.
Andò dritta incontro a Ronald senza degnare Hermione di un’occhiata o di un saluto (non che quella si lamentasse, anzi) e gli si appese al braccio con una morsa ferrea, guardandolo adorante e facendo così staccare la ragazza dal suo abbraccio.
«Oh Ron-Ron, avevo così paura che ti fosse successo qualcosa! Hanno detto che...» cominciò con la sua voce stridula.
«No, Lavanda, sto bene, non preoccuparti» rispose il rosso grattandosi imbarazzato la nuca.
“Avada Kedavra!” pensò Hermione lanciando alla bionda un’occhiata di fuoco che avrebbe fatto tremare Voldemort in persona, se fosse stato ancora possibile; poi si rivolse al fidanzato.
«Ronald, io faccio un giro per i corridoi a controllare che sia tutto a posto...mi aspetto che tu mi raggiunga entro cinque minuti esatti!» dichiarò lapidaria, poi si voltò decisa e si incamminò velocemente lungo il corridoio, i lunghi capelli che accompagnavano ondeggianti i suoi movimenti.
Ron la seguì con lo sguardo, poi alzò gli occhi al cielo e si rivolse alla sua ex che stava guardando in cagnesco la schiena della Granger.
«Ehm, ehm...Lavanda?»
Weasley si schiarì la voce, richiamando l’attenzione della giovane.
«Ron-Ron, tesoruccio! Ma allora state insieme davvero?!» chiese lei con voce gracchiante.
«Sì, stiamo insieme...qualche problema?» ribatté piccato il rosso.
«Oh, no, nessuno...sappi solo che io ti aspetto a braccia aperte! Lei non merita un uomo come te, Ronnuccio! Io posso farti felice, non come quella Mezzosangue So-Tutto-Io!» gli rispose candidamente.
Le iridi azzurre di Ronald Weasley si incupirono ed egli assottigliò lo sguardo; poi, con un sorriso falso che non gli arrivava agli occhi, guardò la Brown e le pose una mano sulla sua, ancora attaccata al braccio. Lei credette che fosse un invito ad appogiarvisi ancora di più, una muta affermazione in risposta a ciò che gli aveva detto. Perciò rimase di sasso quando l’ex fidanzato le prese rudemente il polso e se la staccò di dosso con forza insospettata.
«Non parlare mai più in questo modo della mia Hermione!» sputò con rabbia prima di voltarle bruscamente le spalle e correre nella direzione presa dalla Caposcuola.
Lavanda Brown rimase interdetta al suo posto e seguì Ron con lo sguardo.
“Me la pagherà! Me la pagherà molto cara quella sgualdrinella da quattro soldi. Come diavolo si è permessa di prendersi il MIO Ron-Ron?!” pensò furente, dirigendosi verso lo scompartimento che divideva con le gemelle Patil.
Aprì violentemente la porta e si sedette al suo posto, incrociando le braccia e accavallando le gambe.
«Che è successo, tesoro?» chiese comprensiva Calì.
«Odio, odio, ODIO Hermione Granger!» esclamò Lavanda inviperita, come se quelle poche parole potessero spiegare tutto.
«Se solo ci fosse un modo, un qualunque modo per far cambiare idea a Ronnuccio su di lei...oh, ma gliela farò vedere io. Non si può prendere ciò che è MIO!» sibilò ancora.
Le sorelle si scambiarono un’occhiata rassegnata ed alzarono gli occhi al cielo contemporaneamente: quando la loro amica si metteva in testa qualcosa non c’era verso di poterle fare cambiare idea. Lavanda si lambiccò il cervello per tutto il resto del viaggio, ma non riuscì ad arrivare ad una conclusione: avrebbe dovuto avere la collaborazione di un uomo che potesse sedurre la Granger per farle tradire Ron, cosicché poi lei l’avrebbe consolato adeguatamente. Oh, sì era proprio una splendida idea, peccato che fosse irrealizzabile: chi mai avrebbe voluto sedurre una persona come la Caposcuola Grifondoro?!
Continuò a sbuffare come una teiera, perché a quel punto poteva solo cercare di convincere Hermione che fosse stato Ron a tradirla (dopotutto, secondo ciò che credeva Lavanda, era un uomo, e come uomo aveva degli istinti, dei bisogni...se la frigida verginella non voleva soddisfarlo, lui aveva tutto il diritto di rifugiarsi tra le braccia di un’altra donna). Ma le avrebbe mai creduto? Forse doveva farglielo dire da una terza persona, da qualcuno di cui la Mezzosangue si fidasse: la Brown sapeva che la Granger sapeva che la prima amava ancora Weasley. Sì, decisamente una terza pedina le avrebbe fatto comodo.
Ignari dei loschi piani di conquista che venivano tramati nella mente della presunta Grifondoro, i due piccioncini erano tornati nel loro scompartimento, dopo aver controllato che sul treno tutto procedesse con regolarità. Avevano notato subito la quiete dopo la tempesta, ancora prima di entrare nella cabina, e difatti videro Harry e Ginny teneramente abbracciati, così vicini da non lasciare spazio a dubbi su ciò che avevano fatto fino a pochi secondi prima. Le due coppie si sorrisero a vicenda e trascorsero insieme il tempo restante del tragitto verso l’agognata Hogwarts.
L’Espresso rosso fiammante si arrestò alla stazione di Hogsmeade e gli studenti si affrettarono a scendere: erano tutti affamati e non vedevano l’ora di gettarsi sul tradizionale, squisito Banchetto di Benvenuto della loro amata scuola.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Buongiorno ragazzi! So che è presto per aggiornare ma dopotutto ho avuto tempo per scrivere, perciò io inserisco i capitoli e poi chi li vuole leggere li legge! :) Beh, mi sono dimenticata di fare una piccola premessa, ossia dire tutto ciò che cambia dai libri della mitica Zia Rowling alla mia modesta fan fiction! Allora, premettendo che alcune scelte della Rowling non mi soo mai andate tanto a genio, sono partita da ciò che volevo io e quindi: Fred Weasley, Severus Piton e Albus Silente NON sono morti! ecco, inziamo dalle belle notizie! Ho sempre pensato che fossero tre personaggi magnifici (anche se Piton a tratti è odioso, ma le sue battute rimangono mitiche, Alan Rickman è spettacolare a interpretarlo e poi si scopre che è un pezzo di pane! Tenero Severus!) e mi chiedo ancora perchè mai li abbia fatti ammazzare! Va beh, queste sono sue decisioni...poi? beh...allora la Guerra c'è stata nell'estate tra il sesto e il settimo anno, perciò harry, Ron, Hermione e tutti gli altri ritornano a scuola normalmente, non hanno perso nessun anno eccetera eccetera...e poi...sapete che non ne ho idea?! beh, se avete domande non c'è nient'altro da fare che chiedermi! :) un bacione a tutti voi, ora vi posto il secondo capitolo! Aaaaaarrivederci!!! :) smack!
II CAPITOLO
«Primo anno! Primo anno da questa parte! Seguitemi!» tuonò Rubeus Hagrid.
Un impaurito gruppo di piccoli undicenni si raccolse attorno al mezzo gigante, che sorrise nell’aggrovigliata barba.
«Tutti alle barche!» esclamò entusiasta, e si incamminò con il codazzo di marmocchi che lo seguiva titubante.
Gli studenti dal secondo anno in su si diressero verso le solite carrozze trainate dai Thestral, ed Harry, Ron, Hermione e Ginny salirono su quella già occupata da Luna Lovegood e Neville Paciock.
«Buona sera ragazzi!» disse la ragazza con il tono sognante che la caratterizzava, mentre l’altro si limitava ad un cenno del capo.
«Buonasera Luna! Neville!» rispose Hermione sorridendo.
«Ciao Luna!» esclamò Ginny e l’abbracciò di slancio, poi si voltò verso il compagno di Casa e salutò anche lui.
Weasley e Potter sorrisero all’indirizzo della Corvonero e si sedettero accanto all’amico salutandolo con una pacca sulla spalla.
La carrozza si mosse dirigendosi verso i cancelli di Hogwarts e, quando li varcarono, i sei giovani si sentirono di nuovo a casa.
«Ultimo anno, ragazzi» constatò malinconica la Caposcuola, guardando il profilo della scuola che si stagliava contro il cielo scuro cosparso dalle prime stelle della sera.
«Dovrà essere indimenticabile!» le fece eco l’ultima di cassa Weasley, abbracciando strettamente Harry.
Scesero dalle carrozze e si diressero insieme a tutti gli altri studenti verso il portone di quercia, che si aprì magicamente quando i primi alunni furono abbastanza vicini.
Il Trio dei Miracoli lo superò con emozione palpabile e si ritrovò nella Sala d’Ingresso: sospirarono di sollievo, perché nulla era cambiato dopo sette anni e loro erano di nuovo lì, insieme.
Si lasciarono trascinare dalla folla fino in Sala Grande dove si sedettero alla tavolata di Grifondoro.
Quando tutti furono seduti ai loro posti e i primini furono Smistati nelle diverse Case di appartenenza, il Preside si alzò e la sua vecchia ma imponente figura fece immediatamente zittire i presenti.
Silente sorrise bonariamente ai suoi alunni facendo girare lo sguardo per tutta la Sala, infine parlò allargando le braccia.
«Benvenuti ad un altro anno a Hogwarts! Sono lieto di constatare che gli eventi di questa estate non hanno scalfito la voglia di imparare delle vostre giovani menti. Vi auguro un fruttuoso anno scolastico. Come ogni anno ricordo a tutti voi qualche semplice regola, i più vecchi potrebbero spiegarvele meglio di me: a ciascuno di voi è vietata l’entrata nella Foresta Proibita, e Mastro Gazza ammonisce tutti ad utilizzare qualsivoglia oggetto proveniente dal negozio “Tiri Vispi Weasley”. Le uscite al villaggio di Hogsmeade sono permesse solo ed esclusivamente agli studenti dal terzo anno in avanti con la relativa autorizzazione di genitori o tutori. Rispettate gli orari, studiate e divertitevi...legalmente» sorrise nella lunga barba «Sono sicuro di potermi fidare di ognuno di voi! Ed ora, ultimo ma non meno importante, vorrei chiedervi di dare il bentornato al Professor Alastor Moody, che riprenderà il suo insegnamento di Difesa Contro le Arti Oscure...o meglio, inizierà»
I membri più giovani dell’Ordine della Fenice e quelli che comunque avevano combattuto di fianco all’Auror si alzarono in piedi battendo forte le mani, iniziando un applauso che presto venne amplificato dalle altre tavolate di studenti. Non sapevano cosa aspettarsi da Moody come insegnante, perché al quarto anno avevano avuto un imbroglione, ma conoscevano il suo talento e ciò bastava; certo avrebbero preferito Lupin, ma il licantropo doveva stare vicino alla moglie e al figlio.
Dal tavolo di Serpeverde si levò qualche educato battito di mani, ma per il resto tutti si mostrarono solidali verso il loro Responsabile di Casa, che sedeva livido al suo posto vedendosi soffiare nuovamente da sotto il naso la carica a cui tanto agognava.
«Chissà com’è Moody come Professore... Ehi, se c’è qualche torneo in ballo non fatelo avvicinare all’affare che estrae i nomi!» esclamò Harry, scoppiando poi a ridere con gli altri.
«Chissà cosa ci farà fare quest’anno! Non vedo l’ora di sentirlo!» affermò Hermione, assumendo subito il suo prezioso titolo di studentessa modello.
«Sicuramente lo sai già, Mione...ti sei letta tutto il manuale, no?!» disse divertito Ronald.
La riccia arrossì leggermente, poi puntò gli occhi in quelli del fidanzato.
«Sì, ho già letto il libro. Ma credo che Moody ci sorprenderà...non sarebbe la prima volta!» rispose piccata.
Al vedere la sua espressione combattiva, i suoi amici scoppiarono a ridere di gusto e scossero la testa.
«Ah beh...ho proprio dei gran begli amici...mi prendono in giro cont...» cominciò la riccia.
In quel momento, tra i mormorii stupiti degli studenti, il portone della Sala Grande si aprì ed entrò Gazza che, con la sua andatura zoppicante, si diresse verso il tavolo centrale dove Silente era ancora in piedi; gli sussurrò qualcosa all’orecchio e il viso del Preside si aprì in un caldo sorriso, gli rispose e il guardiano tornò sui propri passi. Il Direttore riprese la parola.
«Miei cari ragazzi, vi prego di dare il benvenuto ad una nuova studentessa, che frequenterà il settimo anno, trasferitasi da poco in Inghilterra dall’Italia. Ora verrà Smistata nella sua Casa e vi prego di essere cordiali con lei. Signorina Lair, si accomodi sullo sgabello prego»
Mentre Silente parlava, dalla porta era entrata una ragazza alta sui diciassette anni, dalla corporatura snella ed elegante, il viso aperto in un mezzo sorriso quasi intimidito e i mossi capelli castani dai riflessi dorati, lunghi fino a metà schiena. Camminava sicura lungo il corridoio centrale tra le tavolate di Grifondoro e Corvonero; parecchi sguardi si posarono interessati su di lei, ma ella continuò spedita, il volto lievemente arrossato, verso lo sgabello ricomparso sulla pedana. La Professoressa McGranitt le indicò di accomodarsi e le mise il Cappello Parlante sulla testa.
«Mmm...storia interessante la tua, Hilary Lair! Quanto potere ritrovato e vigile. Sarai di sicuro un’ottima strega. Vediamo, dove posso metterti? Intelligenza...lealtà e pazienza...ambizione e astuzia...orgoglio e coraggio...sei piuttosto complicata, eh ragazza?! Facciamo...GRIFONDORO!» esclamò il Cappello dopo qualche esitazione.
Dalla tavola rosso-oro si levò un entusiasta applauso di benvenuto e la ragazza si diresse con un bel sorriso verso i suoi nuovi compagni, sedendosi tra gli ultimi posti, quelli più vicini al tavolo dei professori. Ogni studente seduto lì accanto si presentava e continuavano a farle le domande più disparate. Lei, piuttosto intimidita a dire la verità, rispondeva con gentilezza a tutti, poi prese a mangiare per farli tacere.
Hermione, dal suo posto, scosse la testa vedendo la scena.
«E meno male che Silente ha detto di trattarla gentilmente: l’hanno praticamente assalita!» esclamò indignata.
«Herm, perché non vai là tu e le chiedi di unirsi a noi? Dopotutto è del nostro anno» domandò il Ragazzo Sopravvissuto.
«Ma certo, che stupida! Grazie Harry!» sorrise lei, poi si divincolò dall’abbraccio di Ron e si diresse spedita verso il posto occupato dalla nuova arrivata.
Si stampò sulle labbra uno dei suoi migliori sorrisi e le pose una mano sulla spalla; la ragazza si voltò interrogativa.
«Piacere, sono Hermione Granger, Caposcuola Grifondoro, settimo anno. Vuoi venire a mangiare con noi della tua età?» le chiese gentilmente.
Hilary si illuminò, poi strinse la mano offertale dalla Grifondoro e si alzò in piedi. Si voltò verso il proprio piatto e con un breve movimento delle dita lo fece levitare con le posate, il tovagliolo e il bicchiere colmo di succo di zucca accanto a sé. La caposcuola guardò il gesto stupita, poi sorrise: finalmente qualcuno che sapeva cosa significasse usare la magia. Si ripromise di chiederle come facesse senza bacchetta perché era sì magia avanzata, ma era ciò che la affascinava di più!
Si diressero verso Harry, Ron e Ginny ed Hermione fece scalare di un posto Seamus Finnigan per poter far sedere acanto a sé la compagna.
«Ciao, piacere io sono Ginny Weasley»
«Harry Potter»
«Ron Weasley»
Si presentarono uno dietro l’altro i ragazzi.
«Il piacere è mio, Hilary Lair» rispose sorridendo radiosa.
«Bel paese l’Italia...da dove vieni di preciso?» chiese interessato Seamus.
«Firenze, Toscana. Mia madre è italiana e mio padre è inglese, ma hanno divorziato e io mi sono trasferita a Cambridge con papà» spiegò lei.
Iniziarono a mangiare tranquillamente e quando ebbero terminato salirono in Sala Comune e Hilary venne sepolta di domande fino a che...
«Uh, qual è stata la tua prima magia da piccola? Quanti anni avevi?» domandò curioso Ron.
La ragazza abbassò gli occhi imbarazzata e si schiarì la voce.
«Ehm...beh, ecco...veramente so di essere una strega da due anni, più o meno!» disse a bassa voce, cosicché solo i più vicini la potessero sentire.
I suoi nuovi amici sgranarono gli occhi, stupiti: non avevano mai sentito una cosa del genere. Persino i Nati Babbani manifestavano i propri poteri già in tenera età; mai un mago o una strega avevano scoperto di esserlo a quindici anni!
«Ma...com’è possibile?» domandò per tutti Harry.
«Beh...i miei genitori sono Babbani...ma due anni fa ho fatto delle ricerche e ho scoperto che i miei bis-bis-bis nonni da parte di papà erano maghi Purosangue, però il loro unico figlio nacque Magonò e si sposò con una Babbana, perciò la magia si perse. Poi nacqui io, ma ormai si erano tutti dimenticati della possibilità che potessi essere una strega. Ai miei venne quasi un colpo quando lo scoprimmo!»
Le espressioni sui volti dei Grifondoro riuniti la fecero sorridere, e allora iniziò a parlare.
«Eravamo nella nostra casa di campagna, o meglio, in quella dei miei nonni. Avete presente le cascine, le fattorie? Ecco, quelle... Io ero fuori a prendere il sole e mia madre era in veranda a leggere. Mio padre, a quel tempo erano ancora insieme, era andato a cavalcare con un amico del luogo e sarebbe tornato poco dopo, così aveva detto, mentre mio fratello stava giocando in camera sua. Erano le quattro del pomeriggio e faceva caldo, il sole bruciava...
Non so cosa successe...forse il fornello era rimasto acceso e il gas era fuoriuscito o, a questo punto potrei anche crederlo, qualcuno ci attaccò con la magia. Sta di fatto che la cucina e la sala saltarono in aria e il resto della casa si incendiò. Mia madre fece in tempo a uscire dalla veranda prima che il fuoco divampasse anche lì, ma mio fratello era al secondo piano ed eravamo terrorizzate. Lui urlava e noi non sapevamo cosa fare! Chiamammo i vigili del fuoco ma il villaggio più vicino era a cinquanta chilometri, quindi potevano raggiungerci solo nel giro di mezz’ora. Non so cosa mi prese, forse la paura di perdere Jeremy o il potere sopito si decise a darmi la forza di reagire. Comunque iniziai a correre verso la casa ed entrai; il fuoco mi circondava ma non mi toccava...era come essere in una bolla d’aria e le fiamme si ritraevano al mio passaggio. Riuscii a superare le scale mezze rotte e sembrava volassi (dopo capii che era effettivamente così: l’aria mi stava trasportando). Raggiunsi la camera di mio fratello e, ad un mio pensiero, il fuoco si gettò sulla porta, sfondandola, e poi si ritirò subito. Presi in braccio Jeremy e mi lanciai dalla finestra perché ormai il piano di sotto era inagibile. Praticamente volai, è l’unico modo che ho per descriverlo, fino a dove mia madre ci aspettava, terrorizzata dal fuoco e anche dalla mia performance.
Ovviamente non capimmo quello che mi era successo...quando mio padre tornò a casa gli spiegammo tutto e lui si ricordò che nel suo albero genealogico c’erano dei maghi Purosangue, perciò era possibile che prima o poi la magia si ripresentasse. Da quel momento in poi fu chiaro che la nuova strega della famiglia ero solo io, mio fratello non aveva ereditato nulla, così come mio padre prima di noi. Mi iscrissero alla Scuola di Magia della Firenze magica, ma dopo un po' i miei si separarono e mio padre se ne andò... Mia madre non vedeva di buon occhio il fatto che fossi diversa e si oppose al fatto che tornassi in quella scuola a studiare “stupidaggini”, come le chiamava lei. Parlai con mio padre e lui intervenne dicendo che era orgoglioso di avere una figlia come me e di aver portato avanti la magia della famiglia, e che se lei non mi voleva potevo benissimo andare a stare da lui in Inghilterra dove aveva già trovato una Scuola di Magia...Hogwarts! E così sono venuta qui...sono arrivata in ritardo perché avevamo appena finito di fare il trasloco. Beh...fine della storia» raccontò sorridente.
I Grifondoro riuniti attorno a lei la guardarono a bocca aperta: oltre ad aver scoperto la magia più tardi era anche discendente di una famiglia di Sangue Puro. Era bizzarro, strano, sbalorditivo! Non avevano mai sentito una storia del genere.
«Beh, Hilary...sarai stanca dopo il lungo viaggio, e sicuramente vorrai sistemare le tue cose. Ora scopriamo in che stanza sei e poi è tutto a posto, okay?» esclamò Hermione sorridendole e venendole in soccorso di fronte alle facce degli amici che sembravano impazienti di subissarla ancora di domande.
Le due ragazze salutarono tutti e si incamminarono verso il dormitorio femminile; si fermarono davanti ad ogni porta per leggere i nomi delle alunne nelle stanze ma fu solo alla fine del corridoio che videro la segnatura “Hilary Lair” accanto a quella di Hermione. Sorrisero entrambe a quella vista.
«Beh, allora...benvenuta nella tua nuova camera!» esclamò ridendo la Caposcuola, aprendo la porta.
«Ma grazie, cara!» rispose l’altra accennando un inchino.
Entrarono insieme nella stanza, tutte e due per la prima volta, e si bloccarono guardandosi attorno a bocca aperta.
«Ma...pensano che voi Caposcuola dobbiate assolutamente dare dei festini?!» chiese stupita Hilary.
«...a quanto pare...» rispose Hermione, con voce insicura.
La stanza circolare era magnifica: due letti a baldacchino rosso-oro erano addossati ad una parete e al loro opposto erano posizionati due enormi armadi a specchio con le ante scorrevoli. Vicino a questi si trovava un camino immenso davanti al quale era posizionato un divano gigante, rigorosamente dei colori di Grifondoro, pieno di cuscini. Un finestrone dava sul giardino di Hogwarts e da lì si poteva ammirare lo spettacolo che la Torre del Castello offriva: il Lago Nero, la Foresta Proibita, la capanna di Hagrid e persino alcuni tetti del villaggio di Hogsmeade.
Una porta aperta dava sul bagno – «Privato? Abbiamo DAVVERO un bagno privato?!» esclamò Hermione spalancando ancora di più la bocca – e tutto, dal pavimento, alle tende dei letti, al lampadario a cascata pieno di candele, era lussuoso, come se si trovassero in un albergo a cinque stelle.
«Okay, Silente è andato fuori matto, è ufficiale!» disse la riccia scuotendo la testa.
Hilary scoppiò a ridere.
«Beh...se le conseguenze sono queste mica lo interniamo, giusto?!» esclamò facendo una giravolta su se stessa allargando le braccia.
«Allora, tu che letto vuoi?» riprese.
«È uguale, tu quale preferisci?»
«Potrei avere quello più vicino alla finestra?»
«Certo!» sorrise Hermione.
Si diressero verso i propri letti, ai piedi dei quali si erano appena spostati i rispettivi bauli.
Indossarono i pigiami e, dopo gli ultimi preparativi, si misero a letto; ma com’è normale in una camera di ragazze, cominciarono a parlare del più e del meno ed Hermione si ritrovò a raccontare alla nuova amica la propria storia e iniziò ad aggiornarla sulle persone che popolavano Hogwarts. Le fece il resoconto dettagliato di tutti gli anni passati nella Scuola di Magia, della guerra che avevano dovuto affrontare (Hilary, abitando in Italia al tempo, non ne era rimasta coinvolta più di tanto, perciò era curiosa di sentire i dettagli; e sapere di essere la compagna di stanza di una degli eroi non faceva altro che aumentare il suo interesse) e della lotta contro gli Horcrux. Si dilungò a insultare i Serpeverde come perone insensibili e piene di sé, prive di qualsiasi fascino e di qualunque attrattiva in quanto a cervello; le raccontò di quando il finto Moody aveva trasformato in furetto Draco Malfoy – «Forma preferibile a quella umana nel suo caso, comunque! Almeno stava zitto!» sottolineò la Caposcuola. «Ma poverino!» lo difese la mora nascondendo un sorriso – e di quando al terzo anno Hermione stessa gli aveva tirato un pugno e risero di gusto per cinque minuti senza riuscire a smettere. Poi si resero conto che era diventato davvero tardi e decisero di dormire.
«Ricorda Hilary, qualsiasi cosa tu abbia bisogno puoi chiedere a me...per la scuola e per tutto il resto...sappi che potrai contare su di me. Buonanotte, nuova amica!» disse la Caposcuola nel dormiveglia.
L’altra sorrise nel buio e, con gli occhi lucidi per la commozione, la ringraziò e ricambiò la buonanotte.
 
*********
«HILARY!»
Una scompigliata Hermione si catapultò fuori dal proprio letto urlando il nome della compagna di stanza.
Hilary si riscosse dal sogno che stava facendo e balzò a sedere sul letto, i capelli aggrovigliati e gli occhi socchiusi pieni di sonno; si mise a gambe incrociate e si passò una mano tra i boccoli.
«Herm, che succede?» chiese con la voce impastata.
«Siamo in ritardo, siamo in ritardo! Non è possibile, cavolo, anche la settimana scorsa! Oh mio dio! Muoviti Hilary, svelta! Le lezioni iniziano tra un quarto d’ora!» esclamò la Caposcuola scuotendola per le spalle per farla svegliare.
«Ci sono, ci sono, tranquilla. Inizia ad andare in bagno tu...dammi cinque minuti per riprendermi dalla sveglia brusca!» rispose la ragazza, ricoprendosi col lenzuolo e raggomitolandosi in posizione fetale.
Hermione corse in bagno e si preparò velocemente indossando la divisa scolastica. Quando tornò in camera trovò Hilary che aspettava il suo turno appoggiata alla parete; ella entrò in fretta e nel giro di cinque minuti ne uscì vestita di tutto punto.
Corsero fuori dal dormitorio e attraversarono il ritratto della Sala Comune, sfrecciarono sulle scale dirette verso la Sala Grande dove quasi si scontrarono con Harry, Ginny e Ron che avevano appena finito la colazione.
«Ehi, pensavamo vi foste perse! Buongiorno Mione!» esclamò Ron mentre abbracciava la sua ragazza.
«Buongiorno! No, ci siamo svegliate tardi, per questo arriviamo ora...» spiegò lei.
«Tesoro mi preoccupi. A che ora siete andate a letto, eh?!» la rimproverò il rosso.
«Colpa mia...ieri, quando avete litigato con Malfoy, non avevo capito molto bene la storia del tradimento e non tradimento...quindi Hermione ha cercato di spiegarmela a grandi linee. Non è che abbia capito granché lo stesso, però...» la difese Hilary.
«Sì, ma se continuiamo a parlare anche ora non arriveremo mai a lezione. Dobbiamo correre, Pozioni inizia tra due minuti!» esclamò alla fine Hermione, accorgendosi dell’orario.
Iniziarono a correre a perdifiato, dopo aver salutato Ginny che aveva un’ora buca, verso i sotterranei, quasi certi di aver già fatto perdere qualche punto a Grifondoro.
«Ma bene, guardate chi ci ha degnato della sua presenza anche quest’oggi!» disse la voce untuosa del Professor Piton non appena ebbero spalancato la porta del laboratorio di Pozioni.
«Mi dispiace Professore, è colpa mia! Mi sono svegliata tardi e...» cominciò a scusarsi Hilary.
«Non mi importa di chi è stata la colpa signorina Lair. Alle mie lezioni non sono permessi ritardi, nel modo più assoluto, se lo ricordi! Ora prendete posto e cinque punti in meno per Grifondoro a testa» ribatté secco l’insegnante.
Rimanevano i posti in fondo all’aula, vicino ai Serpeverde; il Trio dei Miracoli si sedette con espressione schifata, Ron ed Hermione davanti e Harry e Hilary dietro.
«I libri non ti sono ancora arrivati, giusto? Puoi leggere le istruzioni con me...» propose sottovoce Harry alla compagna di banco.
«Ti ringrazio, dovrebbero arrivarmi in questi giorni dal Ghirigoro. Ormai i vostri libri li uso praticamente io!» rispose lei, allungando il volto verso il manuale.
«Se i signorini in fondo hanno finito di chiacchierare, la lezione è già cominciata, siete tutti pregati di creare la pozione scritta alla lavagna e che trovate a pagina 126» li riprese Piton, trapassandoli con lo sguardo.
Piton diventa di giorno in giorno sempre più simpatico!
Scrisse Hilary sul bordo del suo foglio di pergamena, poi lo fece leggere a Harry che soffocò una risata facendola sembrare un colpo di tosse.
«Potter! Possibile che tu non sappia stare zitto? Altri cinque punti in meno!» sputò il professore in questione.
Hilary si sentì in colpa.
Scusa...
Scrisse. Poi si concentrò sulla pozione; niente di complicato, l’aveva già fatta l’anno prima. Si alzò per andare a prendere gli ingredienti contemporaneamente ad Hermione, che si voltò verso di lei e le sorrise brevemente; una volta arrivate all’armadio delle scorte dovettero aspettare il loro turno perché alcuni Serpeverde stavano perdendo tempo davanti ad esso.
«Perciò davvero, Draco, te la consiglio...sa fare miracoli quella!» stava dicendo Blaise Zabini.
«Mmm...Tassorosso hai detto? Bene, dopo vedrò se ne vale la pena...» rispose con nonchalance Malfoy.
Si voltarono entrambi verso le due Grifondoro e Malfoy sorrise furbescamente.
«Granger...è stato un piacere vedere togliere tutti quei punti alla vostra insulsa Casa!» le disse sprezzante.
«Levati Malfoy, stai intralciando il passaggio a tutti...non sei l’unico a dover prendere gli ingredienti in questa stanza!» ribatté Hermione.
«Taci Mezzosangue! Non ho tempo da perdere con una...»
«E allora vattene Malferret, neanche noi vogliamo perdere tempo!» lo interruppe la ragazza, scostandolo bruscamente per arrivare all’armadio.
Draco guardò Blaise e alzò un sopracciglio, interdetto; poi scrollò le spalle e si incamminò verso il suo posto.
«Devi scusarlo Granger. Non capisce quando è ora di finirla di comportarsi da bambini» disse Zabini, voltandosi subito dopo e raggiungendo il compare.
Hermione seguì scettica i movimenti del moro, poi alzò le spalle e si rivolse a Hilary.
«Vieni, aiutami a trovare quello che ci serve, prendiamoli anche a Harry e Ron...»
La giovane si accovacciò accanto alla Caposcuola e iniziò a frugare tra le scorte per cercare gli ingredienti giusti poi, entrambe con le braccia piene di radici, sacchettini di polvere e altro si diressero verso i propri banchi, fortunatamente senza danni.
L’ora passò velocemente e in modo tradizionale: Neville fece scoppiare il proprio calderone prendendosi una punizione e facendo perdere a Grifondoro altri venti punti ed Hermione fu la migliore della classe, seguita a ruota da Hilary che creò una pozione perfetta come quella dell’amica. I Grifondoro vennero privati di altri cinque punti perché la pozione di Harry era risultato un intruglio maleodorante che aveva appestato l’aria, mentre i Serpeverde ne guadagnarono dieci perché Malfoy aveva avuto lo stesso risultato della Granger e della Lair (ovviamente i premi nei confronti dei Grifoni non erano neanche considerati e la cosa aveva fatto parecchio infuriare la nuova studentessa, durante la prima lezione).
La seconda ora fu impegnata nella lezione teorica e il professore si dilungò a spiegare gli effetti della pozione appena creata. Il trillo della campanella venne accolto con sospiri di sollievo da parte degli studenti rosso-oro, che non vedevano l’ora di uscire da quei sotterranei.
«Ma deve fare sempre così?!» esplose Hilary una volta usciti dall’aula.
«Tutte le volte» rispose Ron
«Ti ci abituerai» disse Harry con un’alzata di spalle.
«Non farci caso» le disse Seamus, passandole a fianco.
«È assolutamente normale, Hilary» si degnò di spiegarle Hermione «Piton odia tutti i Grifondoro...in primis Harry, ma lui è un caso a parte. Da fastidio a Neville apposta per farlo sbagliare e divertire un po' le sue Serpi e non si fa pregare a toglierci punti o affibbiarci punizioni per cose che non esistono ma stai sicura che lui ha visto eccome! Ma è stata la prima lezione a cui hai assistito...sarà sempre peggio»
Hilary scosse la testa sconsolata.
«Non è giusto, però...i Professori per bene non dovrebbero evitare le preferenze?»
«Dici bene: i Professori per bene! Dubito che troveresti anche una sola qualità positiva su Piton!»
«Harry, non essere così cattivo però. Ricordati cosa ha fatto per te!» lo rimproverò Hermione.
Il Prescelto si zittì, riconoscendo la verità nelle parole dell’amica: non poteva dimenticare che comunque Piton amava sua madre, che aveva tradito Voldemort quando si era reso conto di ciò che aveva fatto e che in ogni caso l’aveva protetto per tutti quegli anni. Digrignò i denti nel rendersi conto che doveva persino la vita al suo odiato insegnante di Pozioni!
«E va bene...nessuna qualità positiva come Professore!» ripiegò il ragazzo.
«Sfregiato, direi che una di sicuro ce l’ha: infastidire te per divertire noi! Questo sì che è un pregio!» sghignazzò Malfoy comparendo di fianco al gruppetto.
«Fottiti furetto...» rispose inviperito Harry.
«Basta ragazzi! Non vedo perché dobbiate sempre litigare! Andiamocene, forza...» si intromise Hilary, già stufa di quei battibecchi mattutini.
Draco sgranò gli occhi: come si permetteva quella Nata Babbana, appena arrivata per giunta, di porre fine al suo personale divertimento?!
Il biondo scattò e afferrò il polso della Grifondoro che se ne stava andando, facendola voltare bruscamente verso di sé. La fissò duramente, ma rimase abbagliato perché la guardava davvero per la prima volta in una settimana; prima l’aveva degnata solo di un’occhiata fugace perché era troppo impegnato a insultare la Mezzosangue e lo Sfregiato, ma ora...
“È carina...molto carina. Peccato che sia amica di San Potter...però un pensierino...” pensò.
Hilary lo guardò furente: come poteva quel Serpeverde trattare così una persona che neanche conosceva?!
Poi si accorse del suo sguardo lascivo e lo fissò a sua volta da capo a piedi.
“È la prima volta che lo guardo così da vicino...ed è decisamente un bel ragazzo, altro che... ha degli occhi stupendi, oltre che un fisico da urlo...Mione ha detto che gioca a Quidditch, credo! Mmm...e quelle labbra?! Mio dio, devo fare quattro chiacchiere con Hermione riguardo ai suoi gusti...meno male che mi diceva che non era un granché!” si ritrovò a pensare.
Ma si riscosse velocemente e concentrò il potere che scorreva in lei direttamente nel punto del polso stretto tra le eleganti dita del ragazzo; quando il fuoco arrivò, egli trattenne a stento un urlo e lasciò subito la presa sulla giovane, balzando all’indietro e reggendosi la mano offesa.
«Ti conviene andare in infermeria...le ustioni fanno male!» disse gelida Hilary, voltandogli le spalle per raggiungere gli altri e dirigersi alla lezione successiva.
Hermione, Ron e Harry l’accolsero con un applauso ed un coro di risate.
«Stavamo decidendo se tirare fuori le bacchette o lasciarti nel tuo idillio con Malfoy, ma hai risolto la faccenda decisamente con stile. Come hai fatto?» chiese la Caposcuola una volta finito di ridere.
«Beh, ve l’ho detto, io controllo gli elementi, perciò sono tutti dentro di me...mi è bastato richiamare il fuoco e portarlo nel punto desiderato. Le conseguenze sono visibili...» spiegò la ragazza.
«Ricordami di non farti mai arrabbiare!» esclamò Harry pensieroso.
«Ci proverò» gli rispose lei con un sorrisetto divertito.
La lezione di Trasfigurazione si teneva dall’altra parte del Castello e dovettero correre per non arrivare in ritardo anche a quella. La Professoressa McGranitt era appena entrata nell’aula quando vide la porta aprirsi con un tonfo e i quattro alunni fiondarsi dentro con un’evidente espressione mortificata.
«Accomodatevi signori. Voglio sperare che questa sia la prima e unica volta in cui tarderete alla mia lezione» li accolse severa.
«Non succederà più, professoressa, ci scusi!» rispose Hermione abbassando il capo.
Si diressero ai loro posti, ma purtroppo Harry era già compagno di banco di Seamus, perciò Hilary, che alla prima lezione era stata vicino al Prescelto perché Finnigan non si sentiva molto bene, si rivolse all’insegnante.
«Mi scusi professoressa, dove potrei mettermi?» chiese intimidita.
«Oh, signorina Lair...può mettersi a fianco del signor O'Connell, laggiù»
La ragazza si diresse verso il fondo dell’aula e si sedette accanto al Tassorosso che le sorrise.
«Piacere, Brian...» le sussurrò quando ebbe preso posto, allungando la mano verso di lei.
«Hilary...» si presentò lei, stringendogliela brevemente.
Hermione, dall’altro lato della classe, sorrise contenta: O'Connell era un bravo ragazzo, sicuramente l’avrebbe aiutata se si fosse trovata in difficoltà.
“Invece Malfoy è stato proprio maleducato! Che razza di viscida Serpe! E quel Zabini? Com’è che ha detto davanti all’armadio? ‘Non capisce quando deve smettere di fare il bambino’...oh beh, meno male che almeno lui se ne accorge! Non avrebbe dovuto scusarlo però...davvero come fa una persona come lui a essere il miglior amico di quel...quel...Malfoy! E mi ha anche salvata...avrei dovuto ringraziarlo, ma lui non avrebbe dovuto guardarmi in quel modo! Mi ha fatto sentire...beh, non so esattamente come mi ha fatto sentire, era strano...come se mi...completasse! No, no, no che brutti pensieri! È Ron che mi completa, non Zabini, figuriamoci!” sbuffò a quel malaugurato pensiero che le si era fatto strada nella mente.
“Perché mi ha salvata? Che poi, diciamocelo, salvata è una parola grossa: avrei potuto contrastare quell’incantesimo anche da sola!” mentì a se stessa.
“Oh, ma perché mai sto qui a pensare a Zabini?! Devo seguire la lezione, dobbiamo recuperare i punti persi con Piton!”
Così dicendo alzò lo sguardo dal libro e, alla prima domanda della Professoressa, la sua mano scattò prontamente in aria; rispose, ovviamente, nel modo più corretto possibile e in quella lezione fece guadagnare venticinque punti a Grifondoro per tutte le risposte esatte date.
Nella seconda ora di Trasfigurazione si svolse la parte pratica e, com’era successo anche a Pozioni, Hermione e Hilary furono le prime a riuscire a trasfigurare un comodino in un’aquila, guadagnando quindici punti ciascuna per la bravura dimostrata.
«Wow, complimenti è stupenda!» esclamò ammirato O'Connell alla compagna di banco mentre osservava il rapace volteggiare nell’aria per poi appoggiarsi sul braccio teso della nuova padrona.
Le guance di Hilary si imporporarono lievemente ed un sorriso luminoso le si dipinse sulle labbra.
«Grazie» rispose piano.
Non si aspettava certo dei complimenti: nella vecchia Scuola nessuno premiava gli alunni per una magia ben fatta, c’erano solo le punizioni per chi non eseguiva le istruzioni alla lettera. Era rimasta sbalordita vedendosi attribuire tutti quei punti e non poteva che restarne compiaciuta.
Si voltò verso la Caposcuola Grifondoro e le fece un gran sorriso che venne subito ricambiato dalla ragazza. Hermione si avvicinò all’amica e indicò la sua aquila che ancora non si decideva a scendere.
«Come hai fatto a farla venire giù? La mia non ne vuole sapere...» le disse, atteggiando le labbra in un adorabile broncio.
L’altra scoppiò a ridere vedendo l’espressione della giovane.
«Sono in contatto con gli elementi della natura, quindi con tutta la natura, ricordi? Questo vale anche per gli animali...» spiegò.
Hermione e Brian la fissarono a bocca aperta, stralunati.
«Caspita...mi sa che il mio ruolo di studentessa perfetta è a rischio con te in giro!» scherzò la riccia.
«Ma va! Io vado bene sono nelle cose pratiche...la teoria a lascio tutta per te!» rise Hilary, schernendosi.
Scoppiarono a ridere tutti e tre e, al quinto tentativo, anche O’Connell, Harry e Ron riuscirono a trasfigurare l’oggetto della lezione, tra gli incoraggiamenti delle due esperte.
Finalmente Trasfigurazione finì, e gli studenti si affrettarono ad uscire dall’aula, ancora più carichi di prima in quanto a compiti. La lezione successiva sarebbe stata Storia della Magia e nessuno aveva fretta di raggiungere il Professor Rüf per sentirlo spiegare dell’ennesima Guerra dei Folletti che, chissà come, riuscivano sempre a mettersi in mezzo in qualsiasi affare.
Quell’unica ora non passava più, era come se il tempo giocasse loro qualche brutto tiro e scorresse più lento del solito. In men che non si dica, metà della classe stava bellamente dormendo sui grossi tomi di Storia della Magia, mentre l’altra metà si divertiva a lanciarsi fogli e bigliettini dalle opposte parti dall’aula. La voce del Professore aveva preso da tempo la sua solita nota soporifera e l’unica alunna che prendeva diligentemente appunti era Hermione Granger. Hilary Lair, seduta accanto a lei, passava lo sguardo da lei all’insegnante, gli occhi socchiusi per la sonnolenza.
«Ma non ti annoia starlo a sentire?»
«Ah-ah...» mormorò la ragazza scuotendo la testa.
«Finita la lezione mi potrai spiegare come fai a seguire quello che dice?»
«Ah-ah...» la Grifondoro annuì.
«Scrivi tutto ciò che esce dalla sua bocca?»
«Ah-ah...»
«Dopo mi accompagni in Biblioteca?»
«Ah-ah...»
«Ti piace Malfoy?»
«Ah-ah...NO!!» esclamò dopo un secondo la riccia, alzando il volto dalla pergamena che stava riempiendo di appunti.
Hilary soffocò una risatina mettendosi le mani davanti alla bocca. Vedendo l’espressione della compagna si costrinse a ritornare seria, ma un sorriso le aleggiava ancora in viso.
«Scusa, non ho resistito...sembrava che potessi rispondere “sì” a qualsiasi domanda tanto eri concentrata» si giustificò divertita.
Hermione scosse la testa sorridendo a sua volta.
«Malfoy è l’ultimo uomo sulla faccia della Terra che potrebbe piacermi, te lo assicuro!»
«Allora prima c’è Zabini! Ho notato come ti guardava oggi a lezione...attenta Herm!» le consigliò la mora trattenendo un risolino.
«Zabini?! Oh mamma, no, non anche tu! Zabini è solo una Serpe viziata, come il suo amico...e poi dai, io sto con Ron!» rispose piccata la Caposcuola.
«Mai dire mai, Herm...tutto può succedere!» disse saggiamente Hilary.
Hermione scrollò le spalle come per sminuire la frase, poi riprese a scrivere parola per parola quello che diceva il professore...e intanto rifletteva.
“Ecco, si è accorta anche lei che c’è qualcosa di strano in Zabini...ed è qui da una settimana soltanto! Certo, le ho riferito tutto quello che è successo, ma non mi sono dilungata a parlare di Zabini, ho parlato di Malfoy! Che comunque stanno sempre insieme quei due, quindi parlare di uno è parlare dell’altro...però Blaise è più...BLAISE?! No, dico Hermione, ma sei impazzita?! L’hai chiamato per nome...oh mio dio, basta pensare a lui, ti sta mandando il cervello in pappa. Okay, ora riprenditi e ricomincia a chiamarlo per cognome, per carità! Zabini! Ecco, dicevo che Zabini è più umano, più gentile. Certo, rimane sempre una Serpe viscida e odiosa, ma quando vuole è davvero...affascinante?! Diavolo, Herm, ma che ti prende? Oh, per Merlino...forse è meglio stare a pensare alle Guerre dei Folletti!” si disse ricominciando ad ascoltare Rüf.
Hilary, nel frattempo, aveva osservato molto attentamente l’amica e non si era persa nessuna delle espressioni che le avevano attraversato il volto. Sorrise tra sé e sé. Allora non aveva tutti i torti pensando che ci fosse qualcosa tra lei e il moro Serpeverde...o meglio, secondo lei era molto probabile che il ragazzo tentasse di avvicinarla, mentre lei non se ne rendeva conto.
Doveva farsi spiegare bene quel che era successo in treno, ogni singolo dettaglio poteva essere importante; Hermione, la sera prima, non si era dilungata troppo nella descrizione, aveva solo accennato al fatto che il giovane le aveva posto uno Scudo Magico al momento giusto. Ma perché era lì? Come aveva detto la stessa Caposcuola, non avrebbe avuto più senso se si fosse rifugiato da qualche parte con i suoi amici, invece di gettarsi nella mischia? Da quanto aveva capito avevano tradito Voldemort, perciò i seguaci di quest’ultimo non dovevano essere in buoni rapporti con loro, no?! No effettivamente Mione non era stata molto chiara in quella parte.
Decise che si sarebbe fatta un’altra bella chiacchierata con la riccia al più presto possibile; oltretutto le piaceva parlare con lei, si vedeva che era intelligente e questo non poteva farle che bene. Oltretutto era sempre stata una frana nelle parti teoriche delle lezioni, magari poteva chiederle un aiutino per Storia della Magia ad esempio...che in quel momento le sembrava la materia più noiosa al mondo! Rimpiangeva la vecchia Scuola, nella quale quella lezione non esisteva. Cercò comunque di prestare attenzione a ciò che diceva il fantasma – “Come si fa, poi, ad avere un fantasma come Professore, questo me lo devono spiegare! Ma non si è stufato di insegnare sempre le stesse cose? Potrebbe andare in pensione anche se, ora come ora, cosa potrebbe mai fare?!” pensò scuotendo la testa rassegnata – più per rispetto della compagna che per altro, perché se doveva chiederle una mano doveva almeno far finta di ascoltare.
La fine dell’ora fu accolta da risvegli, vistosi sbadigli coperti per metà e rumorosi tramestii per raccogliere pergamene, piume e libri inutilizzati. La classe si svuotò molto più velocemente di come si era riempita e gli studenti si recarono in Sala Grande per il pranzo.
 
*********
 
Il pomeriggio degli studenti del settimo anno Grifondoro era praticamente libero, fatta eccezione per l’unica ora di Babbanologia seguita da pochi appassionati e per la Squadra di Quidditch, che aveva la prima riunione dell’anno per decidere gli schemi di gioco e le date per le selezioni di Battitori e Cacciatori.
Hilary e Hermione, disinteressandosi completamente della cosa, si recarono in Biblioteca e continuarono imperterrite a studiare Storia della Magia. L’italiana non capiva nulla della storia e la reputava una materia inutile e noiosa, ma ovviamente la compagnia della riccia l’aiutò parecchio a comprendere le Guerre dei Goblin elencate dal professor Rüf. Tuttavia dopo due ore spese sugli appunti dell’amica, Hilary non ne poté più e quasi implorò Hermione di uscire a far prendere una boccata d’aria ai suoi poveri neuroni ormai in cortocircuito.
La Caposcuola scoppiò a ridere di gusto.
«Possiamo andare a fare un giro al Lago Nero...ammetto che come prima settimana è stata piuttosto pesantuccia, eh?!»
«Pesantuccia?! Tema di Pozioni di tre rotoli di pergamena e quello della McGranitt di cinque, oltre che le tue ripetizioni di Storia della Magia. Per non parlare dei giorni scorsi, passati su TUTTE le altre materie! Beh, direi che è stata più che pesantuccia, Hermione: sono praticamente morta!» rispose l’altra alzando gli occhi al cielo, esasperata.
«Ripeto, preferisco di gran lunga la pratica!» continuò con una smorfia.
«Sì, la pratica insegna molto, ma la teoria serve...insomma ti fa ragionare su quello che fai, no?» disse la Caposcuola mentre uscivano dalla Biblioteca.
«Ti dirò...non è che non ragiono mai..più che altro gioco sull’istinto! Quando sei di fronte al pericolo imminente non è che tu abbia tutto quel tempo per riflettere se lanciare questo incantesimo o quell’altro! Dovresti saperlo meglio di me, dopotutto io uso la magia solo da due anni e...per Merlino e Morgana! Che ti è successo?!» esclamò correndo verso un bambino riverso a terra in mezzo al corridoio.
Egli cercò di dire qualcosa ma le sue parole furono troncate da un conato di vomito che fece balzare Hilary all’indietro.
«Oh...capito, ti porto in Infermeria, piccolo, basta che non mi vomiti addosso, eh?» disse in tono gentile ma fermo.
Si chinò nuovamente su di lui e lo prese in braccio; doveva avere undici anni al massimo e pesava poco più di suo fratello, non sarebbe stato difficile portarlo da Madama Chips. Cominciò a camminare speditamente verso la sua meta, con Hermione dietro che li seguiva e guardava stupita l’amica: sembrava non avesse alcun peso tra le braccia, doveva essere abituata avendo un fratellino con cui giocava spesso.
La riccia sorrise tra sé: probabilmente l’amica non aveva visto lo stendardo sulla divisa dello studente, altrimenti...no forse l’avrebbe soccorso comunque. Dopotutto, da quel poco che aveva potuto capire di lei, era sempre disposta a dare una mano agli altri.
Erano quasi arrivate all’Infermeria quando, dall’altro capo del corridoio sbucarono Malfoy e Zabini.
“Eh, no dai! Ma questa è proprio sfortuna! Perché me lo devo ritrovare anche qui? Ecco, ora inizierà a fare i suoi commenti del cavolo insieme all’amichetto...tanto meglio, sono già vicini all’Infermeria, posso darmi alla pazza gioia! Oh, ma se prova anche solo ad accennare alla faccenda di ieri, giuro sulle mutande di Merlino che lo faccio fuori!” pensò Hermione nascondendo una smorfia di disapprovazione.
«Toh, guarda chi c’è...Granger, Lair...ma che piacere!» disse il biondo con falsa cortesia.
«Malfoy, piantala! Non è ancora finita la prima settimana e ne ho già fin sopra i capelli di te! Oltretutto dovreste fare più attenzione ai vostri compagni di Casa...non possiamo sempre portarli noi in Infermeria...» cominciò Hermione inviperita.
«Sheridan...che è successo?» esclamò Zabini, allungando il passo e arrivando di fronte a Hilary che teneva in braccio il piccolo Serpeverde.
«Pasticche...» cominciò il ragazzino, ma un altro conato lo fece bloccare e Blaise fece un passo indietro.
«Forse è meglio portarlo dentro...» mormorò Hilary con tono materno.
Camminò velocemente verso l’Infermeria e Malfoy, che era lì vicino, le aprì la porta per farla passare.
«Uh, come siamo galanti Malferret! Una Serpe che apre la porta a un Grifone? Devi essere malato...» esclamò acida la Caposcuola Grifondoro.
«Solo perché tra quelle sudice mani c’era un nobile Serpeverde, Mezzosangue. E voglio capire bene come ha fatto anche solo a pensare di poterlo tenere in braccio!» disse lui fingendo disprezzo.
“In realtà vorrei davvero sapere perché l’ha fatto...come tutti i Grifoni dovrebbe odiare le Serpi invece...mah, certo che quella ragazza è strana! Ma la curiosità...” pensò, a dispetto di ciò che il suo volto lasciava ad intendere.
«Granger, cosa è successo esattamente?» li interruppe Blaise, stanco di quei battibecchi.
«Saranno state le Pasticche Vomitose, quelle dei gemelli Weasley...da quanto stava per dire prima...l’abbiamo trovato a terra nel corridoio della Biblioteca e l’abbiamo portato qui» spiegò Hermione.
«Portano solo guai quei traditori del loro sangue...» cominciò Draco, ma fu subito zittito dalla Grifondoro.
«Parla per te furetto! Almeno loro lavorano e non stanno tutto il giro a poltrire, come invece fate voi Malfoy! E anche se sono Purosangue non perdono tempo a insultare gli altri...loro si comportano civilmente!» esclamò.
«Mezzosangue, non ti permetto di parlarmi con quel tono!»
«Draco, calmati per favore. Non è certo il momento né il luogo in cui alzare la voce» intervenne Blaise, mettendosi in mezzo tra i due.
«Zabini ha ragione...Madama Chips stava per uscire e affatturarvi. Se non vi date una calmata ci andrete voi in Infermeria. Anzi, Malfoy, Zabini, dovreste entrare a dare un’occhiata a Daniel, non sta affatto bene: credo gli abbiano fatto uno scherzo da quanto sono riuscita a capire. Potreste controllare meglio i vostri primini? Non possono essercene tre in Infermeria nello stesso momento; anche Burke e Carleton sono dentro, credo per un motivo simile...» disse Hilary, uscendo in quel momento dall’Infermeria.
«Ma sono così terribili le Merendine dei Weasley?!» chiese all’amica di fianco a lei.
«Io ho sempre detto loro di non crearle...ma era come parlare al muro! Comunque no, non dovrebbero essere pericolose, anche perché le testano su loro stessi» spiegò lei.
«Idea grandiosa a mio parere: due Weasley in meno!» mormorò Draco all’orecchio di Blaise che rise sommessamente beccandosi un’occhiataccia di Hermione.
«Beh, noi andiamo a vedere come stanno le nostre matricole...col vostro permesso, signorine» disse il moro, avvicinandosi lentamente alla Caposcuola che rimase al suo posto, sfidandolo con lo sguardo ad avvicinarsi ancora.
Il bel Serpeverde sorrise mentre compiva l’ultimo passo ritrovandosi a pochi centimetri dalla Grifondoro; poi si inchinò brevemente, le prese la mano e se l’avvicinò alla bocca, sfiorandole delicatamente la pelle del dorso con le labbra morbide.
Hermione rimase spiazzata da quel gesto e si pietrificò sul posto, guardandolo con gli occhi dorati sgranati dallo stupore e la bella bocca mezza aperta; a dispetto di tutto l’impegno che ci mise, le sue guance si tinsero di rosso ed ella si morse il labbro inferiore, imbarazzata.
Zabini raddrizzò la schiena e sorrise compiaciuto vedendo l’espressione della riccia. Poi si voltò verso Malfoy, che aveva osservato tutta la scena con malcelata meraviglia accanto a Hilary. Del resto, rimase a sua volta confuso dal sorriso che notò sul volto della nuova Grifondoro, ma scrollò le spalle indifferente.
“E si dia inizio alla prima parte del piano: rendere le idee poco chiare alla Granger. Direi che ci sono riuscito. Povero Draco, non capisce più nulla nemmeno lui...” pensò sorridendo dentro di sé.
Passò accanto all’amico e, dandogli un colpetto sul braccio per riscuoterlo dallo stato di catalessi in cui era caduto, entrò in Infermeria. Malfoy sbatté le palpebre un paio di volte, poi lanciò uno sguardo di fuoco a Hermione e si girò seguendo il compare, borbottando parole incomprensibili a mezza voce.
«Herm? Herm, ci sei?» disse dopo qualche secondo di esitazione Hilary, vedendo che la Caposcuola era ancora nella stessa identica posizione in cui Zabini l’aveva lasciata.
«Hermione! Ehi, svegliati!» esclamò alzando la voce di un tono e sventolandole una mano davanti al viso.
«Niente, è andata in coma...Herm, non posso portarti di peso in Sala Comune, sai? Sei un po' troppo pesante, senza offesa... Stai bene?» continuò alzando gli occhi al cielo.
“Se un baciamano le fa questo effetto, non oso pensare ad altro... Oh, cielo! Ron non la pietrifica di certo quando la bacia, mmm...” si disse pensierosa.
«Heerm! Sono stufa di fare il monologo, la vuoi piantare di pensarci? Era solo un baciamano, per tutte le cavallette! Ed era Zabini! Ti vuoi svegliare? Dovevamo fare un giro al Lago, ricordi?! Niente, questa qui manco mi ascolta...» esclamò esasperata.
A quel punto Hermione si riscosse e guardò l’amica.
«Finalmente! Era ora che ti decidessi a...» cominciò Hilary.
«Come diavolo si è permesso di toccarmi?!» strillò la riccia corrugando le sopracciglia.
«Ehm...Mione, non urlare, ti sentono tutti e...»
«Non mi importa un accidente! Come ha potuto...come si è permesso di...ARGH! Lurido Serpeverde, ma ora gliela faccio vedere io! Zabini, hai passato il segno!» strepitò come una furia, poi tirò fuori la bacchetta dalla divisa e si diresse a passo marziale verso la porta dell’Infermeria, ma venne fermata dalla Grifondoro.
«Mione, ragiona, cos’ha fatto di male? Ti ha solo sfiorato una mano...sfiorato Hermione, neanche baciato! Beh, se ti avesse baciato come si deve, e non intendo la mano, forse saresti giustificata per una reazione del ge...» disse Hilary, cercando di farla tornare in sé.
«Ah, non deve osare toccarmi, quel...quel...quella Serpe malefica! Se provasse anche solo a...pensare di baciarmi...lo avadakedavrizzo all’istante! Che non ci provi neppure se no giuro che io...»
«Silencio!» esclamò l’italiana al limite della pazienza.
“Quasi quasi la preferisco in stato vegetativo!” pensò sbuffando.
«Oh, che pace...senti, Mione, che ne diresti di andare in un posto più tranquillo? Lontano da qui, eh? Magari ti spiego bene cosa penso, mentre tu stai...non ci provare, cara, questa la prendo io» disse strappandole di mano la bacchetta che Hermione aveva cercato di puntarsi alla gola per eliminare il fastidioso incantesimo.
«Dicevo che ti spiego cosa ne penso della faccenda mentre tu stai zitta e mi ascolti, okay? Uff, non pensavo fossi così testarda, sai? Peggio di mio fratello, ma lui ha quattro anni in meno di noi! No, tesoro, la bacchetta rimane a me...te la darò quando sarai più calma e la smetterai di minacciare di morte la gente!» terminò Hilary mentre camminavano lungo il corridoio verso il portone della Scuola.
Quando ebbero girato l’angolo, dalla porta dell’Infermeria uscirono Draco e Blaise, ridacchiando ancora per la scena a cui avevano assistito.
«Direi che stai andando nella direzione giusta, Blaise...anche se potresti evitare di farmi prendere un colpo e avvisarmi quando la stai per baciare davanti a me: per un attimo ho creduto che ti avessero posseduto, poi mi sono ricordato della scommessa» disse Malfoy, appoggiandosi elegantemente al muro.
«Draco, Draco, Draco...non sarebbe divertente nemmeno la metà se ti dicessi tutto quello che voglio fare con la Granger! E poi, la storia del baciamano, non l’avevo proprio programmata...ho solo pensato che fosse il momento giusto» spiegò Blaise con un ghigno.
«In ogni caso, quando la bacerai sul serio, non voglio assistere, okay?»
«E quando TU ci proverai con la Lair...no nemmeno io voglio assistere!»
«Chi è che dovrebbe provarci con la Lair?!» esclamò inorridito Draco.
«Tu, mio caro...ho notato come stamattina te la stavi mangiando con gli occhi, sai? Ed è stato parecchio divertente! Ah, ma la parte del fuoco è stata fenomenale...meno male che Madama Chips si è bevuta la storia sul calderone di Paciock che era troppo vicino a te! Ma l’avresti comunque difesa, giusto?» rispose con nonchalance il moro mentre un sorrisetto malizioso gli si dipingeva sulle labbra.
«Ehi! Non avrei mai ammesso che mi ha ustionato una ragazzina che conosce solo da due anni la magia, ne va della mia reputazione! E poi Paciock fa scoppiare due pentoloni su uno, direi che era più che credibile. Ma non me la stavo mangiando con gli occhi! Anche se devi ammettere che come ragazza non è niente male, insomma...voglio dire, per essere una Mezzosangue Grifondoro è abbastanza carina. Cioè, quello che intendo è...hai capito dai!» cercò di difendersi il biondino scrollando le spalle.
«Sì sì...ho capito che la nuova studentessa modello ti ha parecchio colpito! Non riesci più neanche ad esprimere chiaramente un pensiero su di lei!» ridacchiò Blaise.
«Non c’è niente da ridere, Bla... E poi non ho detto che mi ha colpito, ho detto solo che...»
«Che è abbastanza carina. Che detto da te è un complimento fatto e finito, Dray! Devi ammettere che non l’hai mai detto a nessuna: dici solo “è passabile” o “è brava a letto”. Il termine “carina” usato da te mi fa quasi paura...» spiegò Zabini davanti all’espressione combattiva dell’amico.
«Non mi interessa una Mezzosangue come lei...per di più è già amica di San Potter e della Granger...che TU vuoi farti! Meglio che non cerchiamo di portare via troppe cose allo Sfregiato e alla Donnola...»
«E da quando ti interessano i sentimenti di Potter e Weasley?!»
«Non mi interessano affatto...ma Weasel dovrà pure consolarsi con qualcuno quando gli fregherai la ragazza da sotto il naso!»
«A quello ci posso pensare io!» intervenne una vocetta fastidiosa alle loro spalle.
I due ragazzi si girarono di scatto e si trovarono di fronte Lavanda Brown.
«Non posso credere di abbassarmi a chiedere qualcosa a delle Serpi ma tant’è...Zabini, per caso hai intenzione di provarci con la Granger?» chiese la ragazza, avvicinandosi ancheggiando ai giovani.
«Perché dovrebbe interessarti, Brown?» domandò Blaise atteggiando il viso in una smorfia annoiata.
«Si da il caso che Ron-Ron sia solo MIO, e quella sfigata della Granger se l’è preso. Voglio farli lasciare ma non avevo idea di come fare...stavo passando di qui per caso e vi ho sentiti parlare di lei. Quindi te la vuoi portare a letto? Perché, se ci riesci, io mi riprenderei Ronnino perché saprebbe che quella puttanella l’ha tradito. Così tu avrai la Granger e io mi riprenderò ciò che è mio di diritto» spiegò Lavanda, con gli occhi da invasata.
“Questa mi fa paura...anche più della Granger quando minaccia di uccidermi! È una pazza furiosa, ci posso scommettere l’intero patrimonio degli Zabini!” pensò Blaise, preoccupato.
“Blaise, ti prego stai attento a quello che dici a questa sclerotica!” pensò Draco, sulla stessa lunghezza d’onda dell’altro.
«Ecco...vedi, per me si tratta semplicemente di una scommessa...mi prendo la Granger e poi la lascio, capito?» cercò di spiegare il moro, con voce insicura.
«Perfetto! Così poi non avrà neppure te, perché Ron-Ron starà con me dopo il tradimento» concluse Lavanda con un’alzata di spalle.
«Ehm, Brown, mi dispiace dirtelo ma non credo che Weasley preferisca te a...»
«Mi preferirà! Non può scegliere una sgualdrina al posto di una che vivrebbe per lui!» disse lapidaria la ragazza, facendo alzare di due ottave la sua vocetta stridula.
«Sai, tra tutte le definizioni che personalmente darei alla Granger non è contemplata nemmeno una volta la voce “sgualdrina” e derivati. Quella è una suora, non aprirebbe facilmente le gambe» intervenne Malfoy.
«E perché Zabini pensa di aprirgliele facilmente?»
«Perché sono io!» rispose scandalizzato il diretto interessato, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
«Non che la cosa sia tanto ovvia, Zabini! Io non verrei mai a letto con te!» esclamò la ragazza, fissandolo da capo a piedi.
«Mmm, però nel mio letto ci sei venuta» sghignazzò Malfoy.
Blaise lo guardò stralunato e lui scrollò le spalle.
«È stato un errore...» mormorò imbarazzata Lavanda.
«Che ti è piaciuto particolarmente, però. Mi ricordo della settimana seguente...tutti quegli appostamenti sono stati stressanti. Eppure ero stato chiaro, sarebbe stata solo una notte. Ed eri venuta tu da me, mi avevi cercato perché nessuno ti dava quel che volevi. Ora che mi ci fai pensare...non è che ti riferivi a Weasley, vero?» chiese infastidito il biondo.
La Brown arrossì furiosamente e abbassò lo sguardo a terra.
«Se l’avessi saputo non ti avrei dato che cercavi...non accetto di essere la seconda scelta di nessuno, io!» disse schifato Malfoy.
«Sei un essere insensibile, sei proprio senza cuore! Sei stato il primo, cosa volevi di più? Solo perché pensavo ad un altro non significa che dovevi comportarti da stronzo!» esclamò la Grifondoro scoppiando in lacrime.
«Ti ringrazio per i complimenti ma, come sai bene, il mio ruolo è quello di seduttore...non una spalla su cui piangere. Peccato che Weasley non sia riuscito ad averti dopo di me, vero? Si è quasi subito messo con la Granger da quanto mi è parso di capire» rispose la Serpe con un ghigno.
«Non credere di essere stato il primo e unico, Malfoy! Mi sono tolta presto il tuo pensiero dalla testa!» ribatté piccata.
«Allora direi che non era proprio il caso di dare della puttanella alla Granger, dico bene?!» si intromise severo Blaise, riprendendosi dallo stato di shock in cui era caduto.
«Lei è una sgualdrina perché si è presa il mio Ron-Ron...» cominciò a difendersi Lavanda.
«Per Salazar, ma ti senti quando parli?! Ron-Ron, Ronnino, Ronnuccio...ci credo che ti ha mollata, con tutti ‘sti nomignoli del cazzo! Sembri una bambinetta piagnucolona» esclamò inorridito Draco, alzando gli occhi al cielo.
La Brown lo fissò duramente con gli occhi lucidi; poi, con un urletto isterico misto ad una mezza maledizione, si voltò e scappò via di corsa verso la Torre di Grifondoro.
«Ma quella ha diciassette anni o cosa?» disse stupito Blaise, voltandosi verso l’amico.
L’altro scrollò le spalle indifferente e cominciò a camminare a passo lento verso i sotterranei. Il moro lo affiancò e gli rivolse uno sguardo di sottecchi.
«C’è per caso qualcosa che mi devi dire?» cominciò.
«No»
«Allora cambio la domanda: c’è per caso qualcosa che non so e di cui dovrei sapere vagamente qualcosa?»
«Ora no»
«Perché l’ho appena scoperto?»
«Esatto»
«Quando?»
«L’anno scorso»
«Quando era insieme a Weasley?»
«No, si erano già lasciati per la Granger...ha detto che erano in Infermeria e lui ha mormorato il nome della Mezzosangue nel sonno...perciò l’ha mollato...ed è venuta da me»
«E tu hai accettato di portartela a letto?»
«Non ha detto che era perché non l’aveva fatto con la Donnola e quindi cercava qualcuno per non restare vergine...ha detto di volerlo fare con me, e io ho accettato. Senti, erano settimane che non toccavo una donna con quella maledetta storia dell’Armadio Svanitore. La prima che si è offerta a me l’ho presa» si difese il biondo.
«Almeno è stata brava?» chiese curioso Blaise.
«Non te la consiglio se ti vuoi divertire...zero creatività, nemmeno un briciolo di iniziativa...noiosa in poche parole» rispose scrollando le spalle.
Il moro alzò gli occhi al cielo e seguì l’amico attraverso il passaggio che portava alla Sala Comune.
 
*********
 
Intanto, nel giardino del Castello era in corso un’accesa discussione tra un’agitatissima Caposcuola Grifondoro e un’esasperata compagna di quest’ultima.
«Per l’ultima volta, e ti scongiuro non farmelo più ripetere: ti ha solo baciato la mano!»
«Sì, ma tu non capisci! Non può fare così! Insomma prima fa sei anni a non parlarmi, indifferenza totale, e poi in meno di una settimana, in ordine: mi salva dall’attacco di un Mangiamorte, mi difende da Malfoy quando ha insultato i miei genitori martedì, mercoledì ci siamo ritrovati in coppia ad Erbologia e ha evitato che quel rampicante mi strangolasse, ieri mi ha dato della stupida e mi accusava di non aver capito niente del loro tradimento e oggi mi bacia la mano?! Devi permettermi di essere almeno un po' confusa, per Merlino!» elencò Hermione, agitando le braccia.
«Oh, Santo Godric, calmati Mione! Prima di tutto dovresti proprio capire se tutte queste attenzioni ti fanno piacere o no. Secondo: non credo ci sia qualcosa di cui preoccuparsi, magari ha solo capito che anche i Grifondoro non sono così male come ha sempre creduto e vuole allacciare dei migliori rapporti. E terzo...»
«Allacciare migliori rapporti?! Tra Serpeverde e Grifondoro non ci sono mai stati “buoni rapporti”! solo insulti gratuiti e tentativi di espulsione da una parte e dall’altra. Mai, nessuno tra le due Case ha mai pensato che le cose dovessero cambiare...»
«E a te va bene così?! Voglio dire, va bene che tra Grifondoro, Tassorosso e Corvonero ci sia sempre pace e amore e che invece i Serpeverde se ne stiano da soli nei loro sotterranei? Poi non vi dovete lamentare se non vi prendono in simpatia: voi non fate niente per “integrarli”»
«Ti assicuro che a loro va bene così!»
«Gliel’avete mai chiesto? Anche solo a due o tre, ma avete mai chiesto se a loro va bene stare da soli?» la interruppe Hilary seccata.
La riccia si zittì e si guardò le mani raccolte in grembo.
«Non si lamentano...» provò a dire.
«Permettereste loro di lamentarsi?» la riprese l’altra.
«Scelgono loro di essere...Serpi. Lo dice Silente stesso: il Cappello ci Smista secondo le nostre scelte, non secondo le nostre qualità. E loro scelgono di essere cattivi» si giustificò Hermione.
«È vero, il Cappello segue le nostre scelte. Ma non credi che dal primo al settimo anno, una persona possa cambiare? Si cresce, si matura, si cambia...e non puoi biasimare Zabini se, tutto ad un tratto, ha deciso di farsi piacere i Grifondoro: forse l’aver tradito Voldemort gli ha fatto aprire gli occhi su tutte le sue convinzioni...oppure è proprio per aver visto davvero che ha disertato, no?»
La Caposcuola rimase in silenzio. Effettivamente Hilary aveva ragione e lei non aveva alcun diritto di giudicare le scelte del Serpeverde. Ma gli ultimi avvenimenti le avevano dato parecchio da pensare e si era rimproverata più volte perché la sua mente apriva, un po' troppo spesso per i suoi gusti, il cassetto “Zabini”.
Rialzò gli occhi e li puntò in quelli dell’amica.
«Hai ragione» ammise alla fine «Forse sono stata un po' troppo dura con Zabini...cercherò di accettarlo di più» concluse.
«Bene! Finalmente ti sei decisa! Okay, tutta questa conversazione mista ad opera di convincimento mi ha messo appetito...ed è quasi ora di cena!» esclamò Hilary balzando in piedi dopo aver guardato l’orologio.
«Muoviti, Herm. Sto morendo di fame! Svelta, svelta!» strillò tirando su anche la riccia che la guardò sbalordita e scoppiò a ridere.
«Sei incredibile, Hilary!» disse tra le risate.
L’italiana rise con lei e, prendendola a braccetto, si avviò verso l’entrata del Castello per andare a cenare con gli altri.
“Bene...se tutto è come penso, Hermione presto si renderà conto che Zabini non è tanto male. Andiamo, me ne sono accorta anche io! Devo farci quattro chiacchiere con quel ragazzo, a proposito. Sempre se riesco a staccarlo dall’amichetto del cuore! Mamma mia, sembra che siano uniti con la colla. Mannaggia mi sono dimenticata di parlare a Hermione dei suoi gusti in fatto di uomini! Certo che quel Malfoy è proprio carino... Oggi l’ho guardato bene per la prima volta e non è affatto male...se solo non fosse così pieno di sé! Insomma una lezioncina ci stava bene, così impara a comportarsi come si deve. Spero solo di non avergli fatto troppo male...e che non abbia detto nulla a Madama Chips! Oh, ma se ha fatto la spia, altro che fuoco, lo annego! Anche se, quando sono entrata in Infermeria, la Chips non mi ha detto niente...a proposito, chissà come starà Daniel! Devo passare a trovarlo dopo. Come volevasi dimostrare, non tutti i Serpeverde sono cattivi...scommetto che quelli del primo anno si sentono tanto soli. Poverini!”
E con queste riflessioni nella mente, Hilary fece il suo ingresso nella Sala Grande, al fianco della Caposcuola Grifondoro la quale, rimproverandosi aspramente, pensava al bel moro Serpeverde dagli occhi blu. L’interessato, d’altro canto, dalla sua postazione nella tavolata verde-argento, osservava la sua preda mentre avanzava nel corridoio centrale della Sala. E sorrideva.

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


 

 

III CAPITOLO
 
Un nuovo giorno era sorto su Hogwarts e già alcuni studenti erano fuori dai loro letti.
«Near, far wherever you are, I believe that the heart does go on….Once more you open the door and you’re here in my heart and my heart will go on and on…» cantava Hilary sotto la doccia.
Hermione si svegliò al suono della canzone Babbana conosciuta e ci mise un attimo a capire di chi fosse la voce.
«Hilary, ma vuoi stare zitta almeno quando fai la doccia?» strillò per farsi sentire.
«No!» rispose ridendo quella, poi ricominciò a cantare.
«Everybody needs somebody...everybody needs somebody to love...someone to love... Sweethear to miss...sugar to kiss...I need you, you, you, I need you, you, you, I need you...in the morning...when my soul goes on fire! Sometimes I feel, I feel a little sad inside…when my baby mistreat me…I never, never, never have a place to hide, I need you!»
La Caposcuola si sporse dal letto per cercare la sua fidata bacchetta, poi la puntò contro la porta del bagno.
«Silencio» mormorò assonnata.
Dalla stanza non venne più alcun rumore e la ragazza si rimise sotto le coperte certa che, almeno per un po', sarebbe stata libera di dormire in pace.
Una Hilary Lair piuttosto infuriata fece capolino dal bagno avvolta in un asciugamano; cercò di urlare qualcosa alla sua cosiddetta amica ma dalla sua gola non uscì alcun suono. Ancora più infastidita si diresse verso il letto della riccia che, ignara, aveva ricominciato a dormire. Prese la bacchetta di Hermione e annullò l’incantesimo poi, pregustando la vendetta, si avvicinò all’orecchio della ragazza e prese un respiro profondo.
«SVEGLIA!» urlò, balzando subito indietro ridendo come una matta.
Hermione fece un salto e si ritrovò seduta nel letto, gli occhi sgranati dallo spavento lanciando un grido terrorizzato. Nel letto accanto, Hilary si rotolava dalle risate, tenendosi la pancia che aveva cominciato a dolerle.
La Caposcuola voltò lentamente il capo verso la compagna di stanza e le lanciò uno sguardo di fuoco, poi tentò di riprendersi dallo shock subito.
«Ma sei impazzita?! Ho perso dieci anni di vita in due secondi netti! Che diavolo ti viene in mente di urlarmi nelle orecchie?!» sbraitò quando ebbe ripreso fiato.
Hilary, per tutta risposta, continuò a ridere senza riuscire a fermarsi; si asciugò le lacrime con una mano mentre con l’altra si teneva lo stomaco.
«Oh, è stato troppo divertente! Dovevi vedere la tua faccia!» disse per venire poi presa da un altro attacco di ilarità.
«Non è divertente...piantala di ridere!» strillò la riccia vedendo che l’altra non accennava a smettere.
«No, no, ti giuro...è un vero spasso!» esclamò l’italiana calmandosi un poco.
«Ah sì?! Allora voglio vedere come rispondi a questo...» ribatté Hermione e così dicendo le lanciò addosso il proprio cuscino.
«Ehi! Come ti permetti?» si lamentò Hilary.
Con un ghigno divertito guardò l’amica.
«Te la sei cercata...» disse.
E con un distratto movimento della mano fece levitare tutti i cuscini della stanza e li dispose nell’aria intorno a sé.
«Ora sei nei guai...non ti hanno mai detto di stare attenta a chi controlla il potere dell’aria?» sghignazzò.
«Non oserai...» rispose Hermione inorridendo alla vista dei guanciali che sembravano in posizione di attacco...a lei.
«Oh sì, io invece penso che oserò!» esclamò Hilary e, ad un suo cenno delle dita, tutti i cuscini si catapultarono sulla Caposcuola che cercò di proteggersi in qualche modo da quell’assalto alla sua persona.
L’italiana ricominciò a ridere di gusto poi, saltellando, si diresse verso il bagno per finire di prepararsi.
«Each morning I get up I die a little can barely stand on my feet…take a look in the mirror and cry, lord what you’re doing to me…I have spent all my years in believing you, but I just can’t get on relief, lord! Somebody, somebody can anybody find me…somebody to love?» ricominciò a cantare a squarciagola.
I cuscini finirono il loro operato tra le note di quella canzone ed Hermione alzò gli occhi al cielo: la sua compagna era proprio un caso disperato e patologico.
“Però è tutta la mattina che canta canzoni d’amore...mmm...chi ci sarà mai nel cuore della nostra cara Grifondoro?!” pensò sogghignando.
“Bene, lo userò come ricatto...anche se non so chi è ma posso tirare a indovinare!” rifletté.
«Ma sei ancora a letto? Alzati, dai...oggi mi dovete far fare tutto il giro di Hogsmeade!» esclamò Hilary uscendo dal bagno, vestita con un paio di semplici jeans scuri e una maglietta azzurra.
«Sì lo so. È tutta la settimana che ci stressi» rispose Hermione alzando gli occhi al cielo.
«Beh, continuate a dire che dovete assolutamente vedere il negozio dei fratelli di Ron e Ginny...che poi, cos’avrà di speciale? Daniel ieri sera era ancora in Infermeria per quella Pasticca Vomitosa!»
«Daniel?»
«Sheridan, il bambino Serpeverde di ieri. Dovrebbe uscire più tardi, credo...»
«Ah... Quella che ha mangiato lui deve essere stata manomessa per uno scherzo: te l’ho detto, tutti i prodotti li testano su loro stessi, non possono essere dannosi!»
«Beh, in ogni caso voglio vedere che ha questo negozio di tanto particolare...curiosità!»
«Dieci minuti e sono pronta» disse la Caposcuola infilandosi nella stanza da bagno.
Hilary si asciugò i lunghi capelli rendendoli lisci e si lasciò scappare uno sbuffo impaziente: non ne volevano proprio sapere di stare a posto. Per il prossimo taglio ne avrebbe scelto uno corto e spettinato, si ripromise: almeno non avrebbe avuto il problema di come acconciarli ogni volta. Ma poi ci pensò su bene e decise che erano meglio lunghi, con i capelli corti proprio non riusciva a vedersi.
«Uff, devo pensare a un incantesimo per tenere a bada questi ricci!» esclamò infastidita Hermione mentre rientrava in camera.
Hilary sorrise nel constatare che i pensieri tra lei e l’amica andavano già di pari passo.
«Anche io stavo pensando ai miei stupidi capelli, sai? Non vogliono saperne di stare come dico io!» le disse.
La Caposcuola rise di rimando e insieme scesero in Sala Comune, naturalmente vuota a quell’ora barbara di sabato mattina. Attraversarono il buco del ritratto in silenzio per non svegliare del tutto la Signora Grassa e si diressero verso la Sala Grande a fare colazione. Poi andarono in giardino e si distesero al’ombra di un vecchio salice che, con i suoi lunghi rami, sfiorava l’acqua del Lago.
«Sai, mi piacerebbe provare a giocare a Quidditch. Anche solo per vedere com’è volare su una scopa, voglio dire, le uniche volte in cui volo mi lascio trasportare dal vento. Tu hai provato a giocare?» chiese Hilary malinconica.
«Ehm, le mie esperienze di volo sono state un disastro su tutta la linea! Mi sono rotta il naso la seconda volta in cui ho provato a giocare a Quidditch, direi che mi è passata la voglia; semplicemente studio sul libro la teoria, la pratica mi rifiuto di farla ogni volta. Non riesco a stare sulla scopa anche perché ho paura e quel dannato aggeggio la sente...e non ti ubbidisce! Prende in giro» rispose Hermione facendo una smorfia.
La Grifondoro scoppiò a ridere.
«Certo che sei proprio buffa! Ecco, io sono esattamente il tuo contrario, sui libri non riesco a stare ma la nella pratica riesco subito, senza pensarci. Boh...»
«Beh, forse perché possiedi poteri molto concreti e quindi sei più portata all’azione» cercò di spiegare la Caposcuola.
«Sì, forse»
Rimasero in silenzio per qualche minuto, poi Hilary prese di nuovo la parola.
«Dici che si può fare il bagno nel Lago?» domandò curiosa, fissando l’acqua scura.
«Non ne ho idea, Silente non ha mai menzionato alcuna regola sul Lago...però c’è la Piovra Gigante, io ci penserei due volte prima di tuffarmi» obiettò l’altra.
L’italiana la guardò stupita, l’ombra di un sorriso divertito sul volto.
«Ma come! Non sei tu che al primo anno ti sei letta tutto il Regolamento scolastico due volte nei primi quattro mesi?!» la prese in giro.
«Ma perché ti ho detto certe cose, mi chiedo. Guarda dove mi devo andare a ingabbiare...e poi lei mica se le dimentica le cose, no! Certo, se gliele metti su un piatto d’argento...ma ti rigira la frittata in un modo...» borbottò incrociando le braccia e voltando la testa dall’altra parte, facendo finta di offendersi.
Hilary scoppiò di nuovo a ridere come una matta e l’abbracciò di slancio.
«Dai, dai, dai...non te la prendere, lo sai che scherzo!» rise.
Hermione sorrise e si voltò di nuovo verso l’amica.
«Scema»
La ragazza annuì convinta.
«Lo ammetto, sono totalmente fusa! Ma, ehi, che gusto c’è a non ridere mai?!» esclamò allegramente allargando le braccia e lasciandosi andare con la schiena all’indietro, atterrando sull’erba morbida.
«Comunque ho voglia di fare un bagno nel Lago. Però mi sono appena fatta la doccia...» rifletté arricciando le labbra.
«Facciamo domani!» si illuminò.
«Facciamo che io me ne starò qui a riva e ti guarderò mentre la Piovra tenterà di mangiarti?» chiese ironicamente Hermione.
«Uffa, come sei noiosa! Non mi mangerà e poi se tenta di prendermi le sparo un getto d’acqua, no? Suvvia, non vorrai lasciarmi divertire da sola...tutta sola soletta in questo lago così grande, immenso in confronto a me...non puoi essere così cattiva! E se vado al largo e non riesco più a tornare indietro? E se mi viene un crampo e non ce la faccio a nuotare? E se mi prendono gli Avvincini? E se le Sirene mi rapiscono? O gli alieni... E se mi dimentico come si fa a nuotare?» elencò la Grifondoro con gli occhi spalancati fingendo terrore.
La riccia la guardò stranita, poi alzò gli occhi al cielo e fece ruotare l’indice della mano vicino alla tempia.
«Guarda che sto imitando TE, sapientona! IO mica mi faccio tutti questi problemi!» ribatté scandalizzata la mora.
«Ehi, io non faccio così!»
«Ah no?» domandò Hilary sollevando allusivamente un sopracciglio.
«Okay, va bene, magari un po' di problemi me li faccio, ma non così esagerati! Gli alieni, andiamo...i rapimenti da parte loro sono passati di moda da un pezzo!» rispose dopo un attimo di indecisione.
«Guarda, UN UFO!» esclamò la Lair indicando il cielo.
La Caposcuola la fissò e scosse la testa, disperata. Poi entrambe scoppiarono a ridere.
«Oddio, basta. È tutta la mattina che non faccio altro che ridere, ridere e ridere...mi farai morire, Herm!»
La Granger, con un gran sorriso in risposta, si rialzò e si stiracchiò, raccolse la borsa che aveva lasciato cadere a terra e allungò una mano verso Hilary per aiutarla ad alzarsi; questa accettò l’aiuto e si sollevò da terra.
«Andiamo, dobbiamo svegliare i dormiglioni...» spiegò la Caposcuola incamminandosi verso il Castello, seguita a ruota dall’amica.
I suddetti ghiri, quella mattina di settembre, vennero svegliati da un forte vento che si levò nella loro stanza.
Harry, sbadigliando vistosamente, si alzò dal letto e si diresse verso la finestra per chiuderla; con gli occhi mezzi aperti allargò le braccia cercando a tentoni le due imposte e le sue mani caddero nel vuoto tre volte prima che si decidesse a svegliarsi del tutto e capire la situazione.
Vicino alla porta d’ingresso della stanza, tre streghe erano piegate in due da risate silenziose per la scena a cui avevano appena assistito. La bufera continuò a infierire sul letto di Ron che, raggomitolandosi sempre di più, tentava in ogni modo di coprirsi; un colpo d’aria più violento fece volare via le lenzuola e lui balzò a sedere nel letto.
«HARRY! Vuoi chiudere quella dannata finestra?!» urlò.
Il Prescelto si voltò verso l’amico pronto a rispondergli per le rime che la finestra era già chiusa, ma si bloccò a metà giro trovandosi davanti Hermione, Hilary e Ginny che continuavano a ridere.
«Non credo che il vento possa venire da una finestra chiusa, Ron...piuttosto una certa italiana potrebbe evitare di creare un tornado nella nostra camera?» domandò rivolgendosi alla Grifondoro.
Per tutta risposta, il venticello leggero che fino a quel momento l’aveva seguito si fortificò e lo costrinse a indietreggiare fino al muro, scompigliandogli i capelli già arruffati.
«OKAY, OKAY! Non dico più nulla» si arrese il Ragazzo Sopravvissuto.
«Hilary, per favore, noi vogliamo dormire!» implorò Ronald.
«No, tesoro, dobbiamo andare a Hogsmeade. Sono le undici e voi siete ancora a letto. Grazie a questa pazza io sono in piedi dalle otto...di sabato mattina! Quindi, ora, voi scenderete con noi e mi aiuterete a contenere la sua felicità» spiegò Hermione, saltando sul letto del fidanzato.
«No!» rispose lui e, con un sorrisetto malizioso, le mise le mani sui fianchi e la tirò giù con sé sul materasso.
La Caposcuola strillò divertita e un po' imbarazzata e cercò di divincolarsi dalle braccia del rosso che le avvolgevano la vita.
«Ragazzi, per favore...prendetevi una camera singola!» sghignazzò Harry.
«Anche noi?» domandò Ginny, volandogli tra le braccia.
«Quando vuoi» mormorò il ragazzo prima di baciarla appassionatamente.
Hilary sorrise a quel quadretto e Seamus le si avvicinò.
«Incredibili, vero? Giuro, era uno strazio vederli gli anni scorsi: sempre così vicini ma distanti anni luce. Ed ora guarda, sembra che siano attaccati col Magic-Scotch!» esclamò scuotendo la testa.
«Beh, questa è una cosa bellissima, non trovi?» ribatté sorridente la ragazza.
«Sì, certo. Ma ti assicuro che ogni volta che torni in camera devi bussare per evitare di trovarteli davanti avvinghiati! E la scena te la risparmio»
«Ma chi? Hermione e Ron?!» chiese Hilary sorpresa. Proprio non se li immaginava loro due avvinghiati come sanguisughe.
«Ma va là...Harry e Ginny! Mione e Ron è già tanto se si fanno vedere abbracciati o mentre si baciano a stampo...credo che vadano nella Stanza delle Necessità per fare...altro, diciamo»
«Ah, ecco...»
“Non credo, dorme sempre in stanza con me. Magari...no, nemmeno durante il giorno, praticamente o c’è lei o c’è lui, quindi...ah, Herm, dobbiamo PROPRIO fare due chiacchiere” pensò Hilary.
«Beh, Seam...andiamo? Qua la situazione si sta scaldando...e io ho fame!» riprese.
«Ma che strano! Comunque arriviamo anche noi» rise Hermione, riuscendo ad alzarsi dal letto di un Ron assolutamente imbronciato.
«Non fare quella faccia, tu! Dobbiamo andare a pranzo e poi a Hogsmeade...se no Hilary una di queste notti mi uccide. Vuole vedere i Tiri Vispi, Mielandia, i Tre Manici di Scopa...»
«La Stamberga Strillante! E volevo vedere se c’è qualche libreria, in Biblioteca ci sono solo manuali e ho un assoluto bisogno psicologico di leggere qualcosa che non c’entri con la scuola» intervenne la diretta interessata.
«Okay, per quello ci sono io»
«Non avevo dubbi, Herm» sorrise la Grifondoro.
«Bene, se magari ci lasciaste la giusta privacy per cambiarci, sapete...okay che potete salire nel dormitorio maschile...»
«Effettivamente le nostre scale non si trasformano in scivolo... va bene che siamo noi gli uomini però...» si intromise Ron.
«Precisamente: rischiano di più loro, sono i maschi che mettono in allarme le persone, non le donne. Comunque stavo dicendo che dobbiamo...»
«Anche se non ho mai trovato giusta questa cosa: loro possono venire qui quando vogliono!»
«Sì, ecco neanche io lo trovo giusto, ma va beh: pensano che le ragazze non possano essere pericolose»
«Sì, e la performance di stamattina? Chi è che ha creato un uragano, mio nonno?! Silente dovrebbe prevederle queste co...»
«Va bene, Ron, abbiamo capito! Lasciami finire! Dobbiamo vestirci e credo ci metteremo un po', potete aspettarci giù?» esclamò esasperato Harry.
Le ragazze avevano seguito questo scambio di battute come se guardassero una partita di tennis, divertendosi come non mai. Hermione e Ginny guardarono Hilary e le fecero l’occhiolino, al che lei si illuminò e piegò le labbra in un ghignetto trionfante.
«Ma ceeerto! Sicuro, vi aspettiamo in Sala Comune, prendete pure TUTTO il tempo che vi serve».
Così dicendo si portò la punta delle dita alla bocca e vi pose sopra un bacio, poi portò la mano in avanti, col palmo rivolto verso l’alto e soffiò.
L’aria della stanza si gonfiò e si creò, per la seconda volta, un violento vento freddo che fece rabbrividire tutti i ragazzi. Hermione, Hilary e Ginny, ridacchiando, uscirono dalla camera dirigendosi nella Sala Comune, mentre Harry, Ron, Seamus, Dean e Neville si vestivano in fretta e furia, cercando di essere il più veloci possibili.
Quando furono pronti scesero dalle ragazze, che intanto si erano comodamente sdraiate sui divani e le poltrone della Sala, e lanciarono loro uno sguardo gelido.
«È la seconda volta che ci fai una cosa del genere, Hilary!» esclamò Harry.
«In una sola mattina, per di più!» continuò indignato Ron.
«Potresti avere delle brutte sorprese, sai?» la minacciò Dean.
«Io non ti ho fatto niente!» obiettò Neville risentito.
«Perché, io?! Io sono buono, non farei mai nulla di male...la prossima volta piazzo un uragano nella tua stanza, vediamo come ne esci!» ribatté Seamus cambiando il tono di voce a metà frase.
Hilary li guardò allucinata.
«Andiamo ragazzi...era solo uno scherzetto innocente. E poi sono nuova, non potete farmi nulla. E sono sotto l’ala protettrice della miglior strega di Hogwarts, non avete scampo. In quanto a te, Seam: se mi metti un ciclone in camera lo rispedisco al mittente con tanto di diluvio universale in allegato» disse con un sorrisetto divertito.
Seamus si raggelò, così come gli altri quattro che si girarono lentamente verso di lui.
«Non osare» sibilò Ronald.
«Non ci pensare nemmeno, levatelo dalla testa!» dichiararono in coro Harry e Dean.
«Bene...dopo tutte queste minacce velate e non, che ne direste di andare a pranzo?» li interruppe Hermione che stava già oltrepassando il buco del Ritratto con Ginny e Hilary.
I ragazzi si catapultarono verso le scale e in men che non si dica si ritrovarono in Sala Grande, pronti per gustare il delizioso pasto preparato, a malincuore della Caposcuola, dagli elfi.
 

*********

 

«E questo?»
«Set di carte Babbane con un paio di incantesimi all’interno...sai, per rendere il tutto più interessante!»
«No, cioè, wow...e questo cos’è? Sembra un paralume normale...è normale? Se schiaccio questo pul...»
«NO! Non premerlo!» esclamò Fred Weasley togliendo velocemente la lampada dalle mani di Hilary.
«È un pericolo pubblico questa ragazza!» bisbigliò George all’orecchio di Hermione che scoppiò a ridere.
«No, solo che è parecchio difficile tenere a freno la sua curiosità...e allegria. Dovevate vederla i primi tre giorni, ogni cosa nuova che scopriva era accuratamente studiata per almeno due ore. Siete fortunati comunque: almeno non vi chiede minuziosamente come avete creato ogni invenzione» spiegò.
«E ha già trovato quattro passaggi segreti senza avere la Mappa del Malandrino. Dice che semplicemente passava di lì e li ha scovati. E la Mappa è stata sempre in mano mia» svelò Harry ai due gemelli stupiti.
Fred si rigirò verso l’italiana ma non la vide più; si guardò intorno terrorizzato.
«E ora dov’è finita?! Ci farà saltare in aria il negozio George!» esclamò esasperato cominciando a cercarla ovunque.
«No, non credo...ve la dobbiamo togliere dai piedi?» chiese la Caposcuola dispiaciuta.
«No, non preoccuparti Hermione. Fred fa così ma in realtà gli fa piacere che sia tanto curiosa» la tranquillizzò il gemello.
«Mi fa piacere che stia qui, okay, ma se stesse ferma sarebbe cosa ancora più gradita. Non riesco a trovarla, non è che si è persa?!» domandò preoccupato Fred, ricomparendo alle loro spalle.
«Ma va, sarà ad ammirare qualche altra invenzione o a...»
BOOM!
«O, giustamente, a far saltare in aria il negozio...veniva da quella parte!» esclamò George iniziando a correre verso il luogo della piccola esplosione.
«HILARY! Ti avevo detto di non toccare nulla!» strepitò Fred.
«Ehi, che c’è, io sono qui!» dichiarò una voce alle loro spalle.
I gemelli Weasley si voltarono e videro la ragazza intenta a giocherellare con una Puffola Pigmea Colorata (loro ultima trovata).
«Oh, ehm...scusa» rispose imbarazzato il giovane.
«Serpeverde...non vi smentite mai!» disse George prendendo per la manica un ragazzino vicino al luogo dell’incidente.
«Daniel! Che è successo?» intervenne Hilary contrariata riconoscendo il malcapitato.
«Ehm...è esploso! Ho schiacciato il bottone e...beh, è un’abat-jour, che può fare un bottone su un’abat-jour?! Pensavo di accenderla...» si difese il bambino che, vedendo la Grifondoro, si era divincolato dalla stretta di Weasley ed era corso a rifugiarsi dietro di lei.
L’italiana nascose un sorrisetto con la mano e guardò fissi i due gemelli che alzarono le spalle in sincrono.
«Effettivamente... Potreste mettere un cartello: “Non premere il bottone se non vuoi un’esplosione”. Ehi, fa anche rima, pensa un po'!» rise la mora.
«Ci penseremo. Tu, vai via, prima che ci ripensi e ti faccia ripagare tutto...solo per questa volta, che sia chiaro» ribatté George, rivolgendosi severo verso Sheridan che volò verso la porta del negozio dopo aver ringraziato i gemelli e la ragazza.
«Che bravo...bene, quanto costano le Puffole Pigmee che cambiano colore?» riprese Hilary.
«Dieci galeoni» rispose Fred, già pensando di farle lo sconto.
«Mmm...e se ti rimetto a posto la lampada?» chiese la ragazza facendogli gli occhi dolci.
«Eh, eh, eh...vediamo se ci riesci!» sogghignò lui.
George alzò gli occhi al cielo e guardò Ron e Ginny che li avevano raggiunti. I due scrollarono le spalle in risposta al fratello.
«Non ti conviene sfidarla a fare qualcosa, Fred...potrebbe stupirti» intervenne Hermione.
«Già...io ti avviso: ha ustionato una mano a Malfoy ieri, e oggi ci ha svegliato a suon di tornadi! Attento» disse Harry.
«Facciamo che, se ti metto a posto il paralume esplosivo, mi regali questa Puffola, okay?» contrattò l’italiana, stufa di tutte quelle chiacchiere su di lei.
«Va bene» concluse Fred, sicuro che un semplice Incanto Reparo non avrebbe funzionato con il meccanismo interno.
Hilary si avvicinò alla lampada, mormorò una formula incomprensibile e, ad un movimento veloce del polso, l’abat-jour tornò al suo splendore originale. La giovane si voltò verso il rosso e sorrise trionfante. Weasley la guardò allibito: non poteva aver aggiustato completamente l’abat-jour, no?! Però quell’incantesimo non lo conosceva.
«E va bene, sei brava! Grazie per averla rimessa in sesto. Ed ecco la tua Puffola Pigmea Colorata» esclamò sorridendo e, con un mezzo inchino, le porse l’animaletto.
«Evviva!» trillò la ragazza facendo una piroetta alzando un poco le mani nelle quali stava la bestiolina.
Tutto il gruppetto scoppiò in una sonora risata poi, dopo gli ultimi, veloci acquisti, gli studenti di Hogwarts uscirono dal negozio salutando allegramente i gemelli.
«Allora, ti sei divertita?» chiese Hermione a Hilary quando furono all’interno dei Tre Manici di Scopa.
«Sì! Sono totalmente fuori di testa, ma per questo troppo divertenti. Li adoro!» rispose l’amica.
«Ma perché se ne sono andati dalla scuola? Cioè, almeno avrebbero un titolo di studio...» riprese pensierosa.
«Beh, stavano per fare i M.A.G.O. ma avendo quella vecchia megera della Umbridge sono scappati. L’avremmo fatto tutti quell’anno...ma loro l’hanno fatto con stile» ribatté la Caposcuola con un sorriso, ricordando la scena della fuga dei gemelli: il pezzo di Palude al terzo piano era ancora intatto dal quinto anno come memoria dei Weasley.
«Beh, in ogni caso devo dargliene atto: sono davvero creativi. Quella lampada esplosiva è un’idea geniale per quando si è nei guai e questa piccolina è un amore!» disse accarezzando teneramente la Puffola Pigmea.
«Ma che ha di tanto speciale? Non ho letto il cartellino» chiese la Caposcuola curiosa.
«Hai presente gli anelli Babbani, quelli che cambiano colore a seconda del tuo umore? Ecco, è esattamente così. Ho preso il foglio con la descrizione dei colori: ora sono allegra ed è diventata gialla. Tu sei azzurra ossia...calma. Hai tutto sotto controllo, eh?» rispose la ragazza con un sorriso.
«Direi di sì, nessun pericolo in vista» rise Hermione.
Non si rendeva conto di quanto sbagliasse.

 

*********

 

«Sempre le stesse cose da fare e da vedere...ma non pensano di modernizzarlo un po' questa merda di villaggio?! Sono sei anni che veniamo qui e non c’è mai una mezza novità» borbottò Draco mentre calciava dal suo passaggio i sassolini che occupavano la strada.
«Dray, sono ore che ti dico che c’è la filiale del negozio dei Weasley ma tu ti ostini a non volerci entrare!» esclamò esasperato Blaise, alzando gli occhi al cielo.
«Non ho nessuna intenzione di entrare in quel negozietto di pezzenti» rispose il biondo mentre svoltava l’angolo.
Ma si bloccò subito vedendo che il “negozio di pezzenti” invadeva in realtà un terzo di un lato della strada principale di Hogsmeade. Il resto era occupato dai Tre Manici di Scopa e da Stratchy&Sons, mentre dall’altra parte c’erano Mielandia, Scrivenshaft e una libreria.
«Negozietto, eh? Sicuro di non voler dare un’occhiata?» ridacchiò Theodore.
Malfoy si riprese dal parziale shock e scosse la testa.
«Assolutamente. Non mi importa un accidente di quello che vende quella gentaglia e poi non ci sarà neanche da divertirsi, soprattutto per noi Serpeverde» ribatté.
Mentre diceva questo, un gruppo di ragazzini con la divisa verde-argento uscirono ridendo dai Tiri Vispi. Blaise e Theodore scoppiarono a ridere.
«Forse è meglio che taci Draco, a quanto pare tutto quello che dici si rivela errato!» esclamò il mezzo italiano.
Draco li cruciò con lo sguardo e riprese a camminare, avviandosi verso I Tre Manici di Scopa. Gli altri lo seguirono sghignazzando e, al loro ingresso nel locale, buona parte della clientela femminile si voltò ad ammirarli.
Malfoy riprese subito la sua solita aria da sbruffone e si diresse all’unico tavolo libero, mentre Zabini e Nott andarono a ordinare al bancone. Si sedette elegantemente sulla poltroncina che aveva scelto per sé e distese le lunghe gambe, aspettando gli amici.
«Ecco a voi il vostro Whiskey Incendiario, Monsieur» disse in tono falsamente reverente Blaise, posandogli di fronte il bicchiere.
Il biondo ghignò e gli fece un cenno col capo in risposta; il moro alzò gli occhi al cielo, esasperato, poi si sedette.
«Hai già notato qualcuna di interessante?» chiese, incuriosito dallo sguardo del compare fisso su un punto del fondo della sala.
Il ragazzo distolse subito lo sguardo dall’oggetto delle sue attenzioni e puntò gli occhi su Blaise.
«No, nessuna... Guarda là, c’è la tua preda» indicò con un breve movimento della testa.
«Mmm...con Weasley. Interessante» commentò il giovane ammiccando, poi continuò a sorseggiare il suo Firewhiskey fingendo indifferenza.
“Potrebbe essere un’idea andare là e parlarle, ma poi verrebbe fuori un casino con la Donnola...perché diavolo deve starle sempre appiccicato, mi chiedo? Ma lasciala da sola cinque minuti così ho campo libero! E invece no! Uff...” pensò sbuffando.
Draco e Theodore si guardarono in sottecchi e sorrisero: non ce l’avrebbe fatta ad avere la Granger, era troppo attaccata al rosso e a Potter, non poteva tradirli per nulla al mondo. Sarebbe stata una cosa molto poco Grifondoro.
«Puoi sempre lasciare perdere, sai?» tentò di convincerlo Malfoy «Dopotutto non sempre si riesce ad ottenere ciò che si vuole»
«L’abilità di noi Serpeverde è proprio quella di riuscire ad avere sempre quello che vogliamo, Draco...te ne sei dimenticato? Con ogni mezzo, ogni losco inganno che la mente possa progettare. Ma il motto è arrivare al proprio scopo» gli ricordò Blaise.
Il biondo si irrigidì, preso in contropiede.
«Vero» convenne «Ma se l’obiettivo è troppo alto...»
«Non è irraggiungibile per me!» saltò su il ragazzo.
«Non sto dicendo che non ce la farai...penso solo che la Granger sia troppo legata agli altri due per poterli ferire in qualche modo, tutto qui» spiegò Malfoy in tono piatto.
Zabini si calmò un poco.
«Hai ragione...ma tutte le relazioni hanno un punto debole. Devo solo trovare il loro e far scoppiare la bomba»
«Quella nuova ti sta guardando, Blaise» intervenne Theodore.
Il bel moro si volse verso il tavolo dei Grifondoro e guardò la Lair che, contrariamente a quanto si aspettava, sostenne lo sguardo; poi lei gli sorrise e si girò verso la Caposcuola, sussurrandole qualcosa all’orecchio.
Qualche minuto dopo le due ragazze passarono di fianco a dove erano sedute le Serpi e l’italiana guardò ancora una volta Blaise, che ricambiò incerto il sorriso, e uscirono dai Tre Manici di Scopa.
Il ragazzo si rivolse interdetto ai suoi amici.
«E ora che c’è? Non può essere che io punto a una ragazza e faccio colpo sull’amica!» esclamò indignato dal suo stesso potere.
Draco gli lanciò un’occhiataccia.
«Ah, giusto, la Lair non te la devo toccare, vero?» sghignazzò Zabini, correggendosi subito.
«E chi ti dice che non...»
«Andiamo Dray, basta fare l’indifferente. L’hai notata!»
«Beh, certo che l’ho notata, è una ragazza: io noto tutte le ragazze»
«Sì, ma...»
«Ora basta Blaise! Finisci quel maledetto Whiskey e andiamocene da qui»
«Non vedi l’ora di rincorrerla, eh?» sogghignò.
«Scordatelo, voglio tornare a Hogwarts...ho voglia di fare un giro sulla scopa»
«O di sco...»
«Volare, Quidditch...e ti batterò questa volta, Zabini! L’ultima volta è stata solo fortuna» lo interruppe il biondino scocciato.
«Ehi, chi ti dice che voglio venire a giocare?!» ribatté l’altro, offeso dal fatto che la sua opinione in merito non venisse considerata.
«Vuoi, te lo dico io» ordinò Draco, alzandosi.
Uscirono dal locale e si avviarono lungo la strada che portava alla Scuola, ma a metà tragitto incontrarono le due Grifoncine, ferme a un lato della strada.
«Dai Mione, tu vai avanti, non preoccuparti. Passa presto. Tu dovresti già essere là!» stava dicendo Hilary.
«Figurati, non ti lascio mica qui da sola, non se ne parla! Potrebbe passare chiunque e poi ti avrei sulla coscienza. Ti aspetto, dovessimo metterci due ore ad arrivare a...»
«Tu-devi-muoverti! Non si fa aspettare la McGranitt, lo sai meglio di me. Andiamo, se anche passa qualcuno che potrebbe farm...AHIA!» esclamò la ragazza cadendo a terra dopo aver cercato di fare un passo.
«Che succede qui?» intervenne Blaise, arrivando fino a loro.
«Oh, ecco, vedi che qualcuno arrivava? E se non ci fossi stata io...»
«Hermione! È Zabini, per Merlino. Il peggio che avrebbe potuto farmi sarebbe stato lasciarmi qui a strisciare» disse stancamente la Lair, scuotendo la testa.
Alzò lo sguardo e vide, alle spalle del moro Serpeverde, Malfoy e Nott e un pensiero le balenò nella mente.
«Ho avuto una fantastica idea! Mione, Zabini ti accompagnerà fino al Castello, così io sto tranquilla per te, mentre Malfoy e Nott aiuteranno me ad arrivare a scuola, così ti facciamo contenta, okay?!» riprese allegramente.
I diretti interessati la guardarono allibiti: non esisteva che aiutassero due Grifoni! Poi Blaise rifletté.
“Beh, dopotutto mi sta anche facendo un favore...così riesco a passare del tempo con la Granger senza dover trovare una scusa, perché me l’ha servita lei su un piatto d’argento. Certo che far fare a me il cavaliere nei suoi confronti per proteggerla...quando invece dovrebbero proteggerla da me...è proprio un’idea balzana! La Lair mi piace!” ridacchiò tra sé.
«Ci sto! Andiamo, Granger: ti proteggerò io!» disse ad alta voce, ammiccando verso i suoi amici.
Hermione lo guardò scandalizzata.
«Zabini, non ho certo intenzione di lasciare una mia amica tra le grinfie di due Serpi come loro. Passi Nott, ma non mi fido affatto di Malferret!» si ribellò la riccia.
«Non ti preoccupare Mezzosangue, non ho intenzione di difendere nessuno, io!» si intromise Draco.
«Malfoy, preferisci essere cotto al forno o bollito? Ti devo per caso ricordare una certa ustione? Tu-resti qui!» sibilò Hilary guardandolo in cagnesco.
Il biondo deglutì e guardò Theodore che alzò le spalle.
«Riesci a camminare da sola?» disse rivolgendosi all’italiana.
«Ma secondo te chiederei il vostro aiuto se riuscissi a camminare?!» rispose lei, sollevando le sopracciglia interdetta.
«Beh, Nott la affido a te, okay? Cercherò di fidarmi, io devo proprio andare!» disse Hermione fremente.
«Io è da mezz’ora che sono qua a dirti di andare ma tu non mi ascolti! Ehi, non voglio punizioni con la McGranitt, quindi non mi mettere in mezzo!» si difese la Lair.
«Bene, Granger muoviti! Ragazzi, a dopo e...buona fortuna!» esclamò Zabini incamminandosi seguito a ruota da Hermione che si teneva a debita distanza.
«Herm! Ricordati il discorsetto di ieri!» le gridò dietro Hilary sorridendo, ricevendo in risposta un’occhiataccia da parte dell’amica e uno sguardo curioso da parte dei tre ragazzi.
Quando i due giovani furono abbastanza lontani, la Grifondoro si passò una mano sulla caviglia e balzò in piedi.
«Okay, ora possiamo andare!» disse allegramente iniziando a camminare normalmente.
«Ehi, ehi, ehi...un momento e...la gamba?!» chiese stupito Theodore, seguendola attento.
«Ci ha preso in giro, Theo. E pensare che potevo già essere in campo a giocare a Quidditch. Non vedevi l’ora di rimanere da sola con due Serpi, Lair?» chiese Draco, guardandola malizioso.
«Non ci pensare, Malfoy. L’ho fatto per quei due» spiegò seccamente la ragazza arrossendo lievemente per l’allusione.
«Per quei...e perché, di grazia?» domandò sorpreso il biondo.
“Che abbia scoperto l’obiettivo di Blaise? No, impossibile, avrebbe dovuto sentire il discorso in treno, non ne abbiamo più parlato. L’avrà intuito? No, nemmeno, è stato discreto e comunque non ha fatto ancora nulla! E se avesse avvisato la Granger? Però non l’avrebbe lasciata andare così, da sola con lui. No, non può essere che sappia che ci sta provando...sarà convinta di qualcos’altro. Beh, lasciamola nelle sue idee” rifletté.
«Perché se vuole davvero conquistarla deve imparare a conoscerla!» rispose lei spiazzandolo.
«Ronald ci ha messo poco, ma a quanto pare aveva il suo fascino per lei. Per Zabini sarà parecchio più difficile. E in ogni caso la deve portare via a Ron, e non credo che ce la farà in tempi brevi»
«E tu come fai a...ehm, volevo dire, perché pensi che voglia conquistarla?!» si corresse velocemente Draco, mentre Theodore ridacchiava dietro di loro.
«Si vede lontano un miglio che è interessato» spiegò la giovane alzando le spalle indifferente.
«Davvero?» si intromise Nott, continuando a sghignazzare.
«Se si è attenti lo si può vedere bene»
«E tu sei stata attenta?»
«Dopo che Hermione la prima sera mi ha spiegato come gira il mondo a Hogwarts e che ha descritto l’attacco dei Mangiamorte al treno e di quando Zabini l’ha salvata...sì, sono stata parecchio attenta a come si muoveva»
«E a te va bene? Voglio dire che Blaise ci provi con la Granger. È tua amica e lo stesso vale per Potter e Weasley... Odi Lenticchia?» domandò sorpreso Theodore mentre oltrepassavano i cancelli di Hogwarts.
«Oh, no! No, sei completamente fuori strada. Ron è un tipo a posto, voglio solo che Hermione capisca se è quello giusto o no. Insomma, se perde la testa per un altro solo perché le fa delle moine, allora tanto vale che lasci Ronald, perché non lo ama davvero, no? Quello che voglio dire è che: se Herm sta con Ron non dovrebbe essere interessata ad altri. Se invece inizia a interessarsi a Zabini significa che, dopotutto, l’amore che la lega a Ron non è quello vero...perché non lo vede come l’unico ragazzo con cui potrebbe stare. Mi sono spiegata?» cercò esporre Hilary.
«Più o meno...» disse incerto Nott guardando di sottecchi l’amico che sembrava pensieroso.
«Perciò, in fondo, voglio che Zabini ci provi con Hermione, così lei stessa capisce maggiormente i propri sentimenti. Ma devo anche osservare come si comporta il vostro amico» riprese la giovane superando il portone di quercia.
«Questo spiega lo sguardo e il sorriso di oggi ai Tre Manici di Scopa» rifletté Malfoy ad alta voce.
«Esatto...tu avevi indicato il nostro tavolo quando vi siete seduti e lui si è girato verso di noi, o meglio, verso Hermione. Allora ho ideato questa piccola messinscena. Ma voi non vi decidevate ad arrivare, che diamine avete fatto tutto quel tempo?!» li rimproverò la ragazza.
I due giovani la guardarono sorpresi.
«Dovresti ringraziarmi! Avevo voglia di allenarmi e quindi li ho spinti a rientrare a scuola, se non gliel’avessi detto io, a quest’ora saremmo anco...» iniziò seccato il biondino che aveva percorso, senza rendersene conto, le scale che conducevano al primo piano.
«Okay, zitto un attimo Malfoy. Scusa, ma questa parte del piano deve essere fatta alla perfezione. Sono là in fondo, nel corridoio, dovete prendermi in braccio e portarmi là, poi ci penso io» lo interruppe Hilary, prendendo entrambi per la camicia e spingendoli dietro un’armatura.
«Che cosa?! Non ci penso nemmeno a...» strepitò Draco prima che la Grifondoro gli tappasse la bocca con una mano.
«Ma vuoi stare in silenzio?! Se ci beccano va tutto all’aria! Zitto e fai come ti dico, altrimenti...» lo minacciò puntandogli al petto il dito dell’altra mano.
Malfoy boccheggiò e lanciò uno sguardo gelido a Theo che si stava divertendo un mondo. Poi annuì e si tolse la mano dell’italiana dalla bocca.
«Mi sarai debitrice a vita per questo, lo sai vero?»
«Oh, quanto la fai lunga Malferret!» sospirò Hilary, alzando gli occhi al cielo e allargando un poco le braccia.
«Allora, vi muovete?» chiese impaziente.
«Se stessi ferma. Ti prendo io, in due ti faremmo cadere all’istante...e poi è più difficile» obiettò il biondo.
Si portò al fianco della ragazza e fece passare il braccio sinistro sotto le sue ginocchia e il destro dietro la sua schiena; Hilary, arrossendo un poco, circondò il collo di Draco con entrambe le mani e lui la tirò su.
«Dovresti dimagrire un po', lo sai?» sbuffò.
La Grifondoro gli tirò uno scappellotto indispettito e si accomodò meglio sul suo petto, cercando di nascondere il viso rosso dall’emozione.
«Bene, ora andiamo...si va in scena» esclamò sottovoce.
 

*********

 
«Ti giuro, quando ti ho visto arrivare in braccio al furetto mi è quasi preso un colpo!»
«Sembravi parecchio sconvolta, in effetti. Ma comunque, hai seguito il mio consiglio?»
«Sì, ci ho parlato parecchio. È davvero simpatico se lo si prende da solo. E poi, non so...ha quel non so che di affascinante...ti ammalia, non so come altro spiegarlo. E poi è intelligente; non l’avrei mai detto, ma sa un sacco di cose»
Hilary sorrise.
«E...?»
«E cosa?»
«Successo niente che mi devi raccontare?» domandò maliziosa.
«Hilary, sono insieme a Ron, cosa dovrebbe succedere?!» chiese di rimando Hermione arrossendo vistosamente.
«Niente, infatti! Dicevo che magari ti aveva fatto qualche altro baciamano e non sei andata fuori di matto come l’altra volta. Non sto insinuando mica niente, sai?!» tergiversò la Grifondoro alzando le mani con i palmi rivolti verso l’amica.
“E perché eri così rossa quando siamo arrivati? E sei arrossita anche ora?! Non me la racconti giusta, Herm. Urge una chiacchierata col diretto interessato!” pensò.
«Io invece insinuo qualcosa: spiegami bene perché Malfoy ti stava portando in braccio. Non poteva portarti Nott?» suggerì la Caposcuola, lieta di cambiare discorso
Hilary arrossì furiosamente ricordando le braccia del biondo che la sostenevano; aveva fatto una fatica immane a restare ferma nella sua stretta quando invece voleva solo scendere e scappare via tanto era imbarazzata. Proprio una bella idea le era venuta: ma anche lei era sicurissima che a prenderla in braccio sarebbe stato Theodore! Malferret doveva decidere proprio in quel momento di fare il gentiluomo?!
«Ehm...hanno fatto un po' per ciascuno, sono abbastanza pesante comunque» rispose riprendendo le parole del Serpeverde e arrossendo ancora di più per questo.
«E poi...Theodore continuava a farmi ridere e non riuscivo a stare ferma, quindi alla fine quello che riusciva a portarmi di più era Malfoy» inventò su due piedi.
«Ah...che strano, per un momento sono stata sicura che era la prima volta che ti prendeva in braccio. Te ne stavi zitta zitta» disse Hermione ammiccando.
Hilary si morse il labbro inferiore: beccata. Mannaggia!
«No, ti sbagli è che...ehm...aveva fatto una battuta ed ero un po' imbarazzata, ecco» cercò di difendersi.
La riccia sorrise apertamente e annuì.
«Ma davvero? Okay, se ne sei così sicura...cambiando discorso, per chi è che cantavi tutte quelle canzoni d’amore stamattina?» chiese con finta indifferenza.
«Nessuno. Quando inizio a cantare canto quello che mi passa per la testa, stamattina erano quelle canzoni, domani possono essere rock o anche le stesse, dipende da come mi sveglio» ribatté secca la ragazza.
«Come ti pare, ma non me la racconti giusta» disse Hermione con un’alzata di spalle.
«Andiamo, sono qui solo da una settimana! Però Fred è davvero carino, peccato che lo vediamo poco» rifletté l’italiana ad alta voce.
«Ti piace Fred? Allora benvenuta in famiglia, tesoro!» esclamò felice la Caposcuola.
«Non ho detto che mi piace Fred, ho detto solo che è carino...e parecchio simpatico. Hanno delle idee davvero geniali, devi ammetterlo. E questa Puffola è adorabile»
«Potresti chiamarlo Fred dato che è un maschio di Puffola, no?» suggerì Hermione con un sorrisetto.
Hilary le lanciò un’occhiata di sbieco, poi rivolse la sua attenzione all’animaletto che dormiva nella piccola cesta che aveva creato poche ore prima.
«Fred...no, non è il nome per una bestiolina...sta troppo bene al ragazzo che lo porta, sarebbe come rovinarlo. Vispo! Così mi ricorda il loro negozio. Però, no non mi convince. Credo che ci penserò domani, ora sono troppo stanca. Buona notte tesoro! Mi raccomando, non sognare troppo Ron...o Zabini!»
E con quest’ultima insinuazione, Hilary tirò le tende del suo letto a baldacchino e si rifugiò con un gran sorriso sotto le coperte, già pronta a sentire gli insulti che la compagna aveva sicuramente sulla punta della lingua.
Ma questi non arrivarono perché Hermione stava seriamente pensando a ciò che aveva detto l’amica.
Un nome, una condanna per le ragazze: Blaise Zabini.
Ora, solo ora poteva comprendere appieno tutti i sospiri e i pensieri che le ragazze facevano per lui. Del resto, come avrebbe potuto farlo prima?!
Blaise.
Si era ritrovata a chiamarlo così per strada, mentre stavano parlando. E lui l’aveva chiamata per nome.
Ritornò con la mente a quel poco tempo passato insieme, quel pomeriggio, a parlare e parlare. Non parlava quasi mai il moro, anche durante gli scontri verbali tra i Grifoni e le Serpi. Di solito parlavano Malfoy, la Parkinson e la Bullstrode contro Harry, Ron e lei stessa. Ma quel pomeriggio, o meglio in quell’intera settimana, aveva sentito la sua voce suadente più e più volte; e se n’era stupita. Stupita soprattutto per il fatto che si rivolgesse quasi esclusivamente a lei, la Mezzosangue So-tutto-io Granger. E non apriva la bocca – “Quella bocca! Quelle labbra!” – per rivolgerle insulti, bensì per salutarla cordialmente o per difenderla dagli attacchi di Malfoy, del suo migliore amico!
Aveva sempre pensato che non fosse un Serpeverde come gli altri ma, per Merlino, quello era davvero il colmo. Andare contro un compagno per aiutare una SangueSporco. E non riusciva a fare a meno di continuare a pensare a ciò che era successo in treno: le sue braccia attorno alla vita, che la tenevano ferma contro il suo petto, sentirlo respirare sui suoi capelli e sulla pelle appena scoperta delle spalle...
Hermione represse un brivido.
“Come oggi” pensò chiudendo gli occhi e lasciandosi cullare dal ricordo di quei brevi attimi.
 
 
«Tu non dovevi andare dalla McGranitt?» disse all’improvviso Blaise, spezzando l’attimo di silenzio imbarazzato che era sceso nel corridoio occupato solo da loro due.
«Oh, sì! Che stupida! Oh no, ed ora che cosa faccio?! Sapevo di non dover continuare a parlare con te, Zabini! Mi distrai!» esclamò Hermione, battendosi il palmo della mano sulla fronte.
«Ti distraggo, Hermione?» chiese lui con voce roca, avvicinandosi un poco alla Caposcuola.
La ragazza si morse il labbro inferiore, imbarazzata, e fece un passo indietro.
«Non mi distrai in quel senso, Zabini! È che...»
«E in quale senso? Spiegamelo» ribatté lui a bassa voce, avanzando ancora.
Hermione deglutì e spalancò gli occhi dorati.
«È che stavamo parlando e...mi sono dimenticata della McGranitt e...beh, può succedere a tutti!» balbettò.
«Ti sei dimenticata della McGranitt? Non dovrebbe succedere alla studentessa migliore di Hogwarts, dico bene?» ridacchiò il moro.
La Caposcuola indietreggiò di nuovo e si ritrovò addossata al muro ma continuò con fierezza a sostenere lo sguardo del Serpeverde.
«Zabini, posso dimenticare le cose anche io, non sono infallibile» lo rimproverò lei, riprendendo il suo tono da maestrina.
«Oh, non lo metto in dubbio. Ma scommetto che c’è almeno una cosa che non dimenticherai...» insinuò lui.
«E cosa, di grazia?» domandò piccata Hermione pentendosene all’istante.
Blaise sogghignò e posò entrambe le mani sul muro ai lati del volto della riccia, appoggiando il proprio corpo al suo.
La ragazza boccheggiò e fece per divincolarsi, ma il bel moro eliminò anche la poca aria che li divideva e fece scivolare la mano destra in una lieve carezza dal suo viso, giù lungo il collo sottile fino alla spalla e sul braccio arrivando alla sua mano e lei si bloccò. Blaise le sfiorò le dita e gliele intrecciò con le proprie, per poi avvicinare ancora il viso a quello di Hermione.
La giovane sentì il respiro caldo uscire dalle labbra del Serpeverde e chiuse gli occhi, lasciandosi accarezzare da esso la pelle arrossata delle gote; e quando la bocca del moro le sfiorò lo zigomo destro in un lieve, casto bacio, sospirò. Poi sentì freddo sul viso e riaprì lentamente gli occhi: Zabini era di fronte a lei, ancora accostato al suo corpo ma abbastanza lontano perché lei non potesse più sentire il calore del suo respiro,  che la fissava con un mezzo sorriso dipinto su quelle belle labbra morbide. Sbatté velocemente le palpebre liberandosi dal senso di solitudine che l’aveva invasa e puntò gli occhi in quelli della Serpe.
«Come immaginavo: non dimenticherai» disse il giovane.
E aveva ragione.
Colpita e affondata. La Regina dei Grifoni andava verso la sua personale prigione.
 
 
“Maledetto Zabini!” pensò Hermione nel suo letto a baldacchino.
“Oh, ma se non fossero arrivati Hilary, Malfoy e Nott ti avrei risposto per le rime! Come può fare una cosa del genere? Sa benissimo che sto con Ron! E poi, andiamo: lui è una Serpe non...! Perché dovrebbe...? Ohh...” sbuffò scompigliandosi i capelli.
La Caposcuola si mise a letto e si rintanò sotto le lenzuola.
“Ora vedi di dormire e non pensarci più, per carità! Smettila! Stai con Ron, erano cinque anni che aspettavi che si svegliasse e riconoscesse di amarti e ora perdi tempo a pensare a quell’idiota la cui unica preoccupazione è trovare una nuova ragazza con cui passare una nottata?! Ecco, appunto. Una nottata. E tu...sei occupata, Santo Godric, non puoi pensare ad altri ragazzi! In ogni caso, se pensa di aver trovato un’altra ingenua da portarsi a letto ha proprio preso un granchio. Quello stronzo! Ma domani se me lo trovo davanti...ah, gli insegno io come deve comportarsi quel... ARGH! Bene, okay, basta. Ora DORMI Hermione!” si autoconvinse.
E chiuse ermeticamente gli occhi aspettando il momento in cui Morfeo l’avrebbe accolta tra le sue braccia.

 

*********

 
«Blaise, hai finito di farti l’ennesima doccia, stamattina?! Io avrei bisogno del bagno!» strepitò Draco, bussando violentemente alla porta del bagno della sua camera di Caposcuola.
«Aspetta un minuto!» gli urlò l’amico.
«Sì, è da mezz’ora che dici di aspettare un minuto! Si può sapere che hai?»
«Ecco, ho finito, contento?!» ribatté Blaise apparendo sulla porta con un asciugamano avvolto attorno alla vita.
«Era ora! Mi dici perché ti sei svegliato, in ordine, alle due, alle cinque e alle sette per farti una doccia?»
«Avevo caldo, si muore qua dentro. Non riuscivo a dormire» mentì il ragazzo.
Draco lo fissò stralunato.
«Siamo nei sotterranei! Sotto il Lago Nero! Viviamo nell’umidità da sei anni e tu mi dici che hai caldo?! Sei malato?»
Blaise gli voltò le spalle ed evitò accuratamente di rispondere cominciando a vestirsi.
«Domani ci sono le selezioni...ci provi quest’anno a entrare nella squadra?» gli chiese il biondo prima di entrare in bagno.
«Non so, deciderò più tardi» rispose evasivo Zabini ricevendo in risposta un’alzata di spalle.
“Porca puttana, se baciare su una guancia la Granger mi fa questo effetto è meglio che lascio perdere la scommessa!” pensò buttandosi sul letto e coprendosi gli occhi con un braccio.
«Che razza di sogni...» disse ad alta voce.
«Perché, cos’hai sognato?» chiese Draco uscendo in quel momento dal bagno, i capelli bagnati che gli ricadevano sulla fronte.
«La Granger...» rispose Blaise sovrappensiero.
Poi balzò a sedere sul letto, atterrito.
«Oh, per Salazar, ho pensato ad alta voce! Dray, dimentica quello che ho detto!» ordinò lapidario.
«No, no: era parecchio interessante. E, dimmi, com’è la Mezzosangue nei tuoi sogni?» sghignazzò l’altro, divertito dalla gaffe del moro.
«Draco!» lo ammonì Zabini.
«Andiamo Blaise, non  costringermi a usare la Legilmanzia contro di te!» lo incitò Malfoy.
«Non osare! Non ti dico un bel niente, Draco, non insistere!»
«Mi obblighi ad andare a caso così, sai?»
«Non sono io a obbligarti, sei TU che vuoi scoprirlo!» si lamentò il moro con una smorfia.
«Eddai, sono il tuo migliore amico, devi dirmele queste cose! Tra amici si condivide tutto. Condividiamo le ragazze perché non vuoi condividere i sogni che fai?» domandò in tono innocente e ricevendo un’occhiataccia da Blaise.
«Scordatelo!» esclamò buttandosi di nuovo sul letto.
Tra i due cadde il silenzio, poi Blaise sbuffò.
«Te l’ho detto cosa ho fatto ieri, no?»
Draco annuì sedendosi sul proprio letto, pronto ad ascoltare l’amico.
«Ecco, diciamo che avevo già qualche idea su come continuare il nostro incontro e tutte finivano con il portarla in una qualunque stanza dove ci fosse stato un letto. Possiamo dire che stanotte ho sognato la continuazione di ieri, tanto per farla breve» continuò scocciato.
«E bravo il nostro Blaise!» esclamò il biondo dopo qualche istante, ghignando.
«Non cominciare con i tuoi commentino del cazzo, Draco, non ne ho proprio voglia!»
Malfoy aprì la bocca per protestare ma venne anticipato.
«E non dire che non volevi fare nessun commento!»
«Ma non è divertente così!» si imbronciò.
«Pazienza» rispose Blaise alzando le spalle con diffidenza.
«Blasie...io voglio i dettagli però!» ricominciò Draco malizioso.
«Per tutti i goblin, ma non ti faceva schifo la Mezzosangue? Vuoi anche sapere come me la sono immaginata nuda?!»
«No, effettivamente no...ma quindi nel sogno te la sei effettivamente portata a letto!» esultò il biondino.
Zabini si batté una mano sulla fronte.
«Ma por...okay, Dray, nemmeno una parola di questa conversazione deve uscire da questa stanza!»
«Ho le labbra cucite!» assicurò l’altro, sedendosi sull’orlo del letto con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e il busto inclinato in avanti, attento e impaziente.
«Allora?» chiese dopo un po' vedendo che l’amico aveva annuito ed aveva nuovamente chiuso gli occhi.
«Allora cosa?»
«I dettagli Blaise!»
«Ma mica te li dico, figuriamoci!»
«Ma hai detto che niente doveva uscire dalla camera...»
«Della conversazione precedente in cui hai scoperto che, nel sogno, era nel mio letto. Tutto qui!»
«Se non mi racconti i dettagli vado a dirle che l’hai, come dire, sognata» lo minacciò.
«Se lo farai potrei andare a dire alla cara Lair che, come dire, mi hai rotto l’anima per tutta la sera con la sua descrizione» ribatté piccato Blaise.
Il biondo deglutì.
«Non lo faresti. E poi cosa mai ti avrò detto di così sensazionale?! Solo che poteva stare bene tra i Serpeverde con le idee che ha e che...» cercò di difendersi.
«E che se fosse stato così sarebbe stata tua la prima sera. Poi ti sei dilungato a parlare della sensazione provata quando l’hai presa in braccio e di quando lei si è aggrappata al tuo collo e si è appoggiata sul tuo petto. No, in effetti non hai detto nulla di che. Solo che anche tu ieri sera hai avuto bisogno di due docce ghiacciate...e l’hai solo tenuta tra le braccia. Io invece mi sono avvicinato molto di più e lo già baciata...sulla guancia, certo, ma non si è scansata. Lei invece ti ha ustionato e minacciato di bollirti in pentola» elencò il moro dagli occhi cobalto.
«La Granger ha minacciato di ucciderti se ben ricordi!» si vendicò parzialmente Draco.
«Ehm...sì, però poi si è lasciata baciare!» ribatté imbarazzato Zabini.
«E la Lair si è lasciata prendere in braccio...siamo pari, direi!» concluse Malfoy scocciato.
«Ci sto...il primo che si porta a letto la Grifondoro di turno vince?»
«Non so, Blaise...la Mezzosangue italiana è complicata e...»
«Ti stai tirando indietro, Draco?» chiese stupito Blaise.
«No, è che...va bene» si arrese dopo un po', per niente convinto della decisione presa.
«Allora niente più fine a Capodanno?» chiese speranzoso l’altro.
«No...quando ci riusciamo, riusciamo» dichiarò l’amico.
E con una stretta di mano sancirono quella nuova scommessa.

 

*********

 

Tredici settembre: nella Torre di Grifondoro tutto era pronto per la festa a sorpresa per la loro Caposcuola. Mancava solo la festeggiata.
«Oh, andiamo, dove diavolo l’hanno portata quei due?! Spero non tardino ancora o giuro che li appendo al muro!» esclamò esasperata Hilary.
«Ti aiuto! Dovevano solo portarla a fare una passeggiata per ricordare i vecchi tempi quando erano solo loro tre...ma non intendevo dire di andare a ripercorrere tutte le tappe del loro passato!» le diede corda Ginny.
«Quando tornano mi sentono, non posso mica stare qui a far congelare la torta ancora a lungo, mi sento un frigorifero!» riprese l’italiana, intenta a circondare con una bolla d’aria fredda la torta di compleanno.
I presenti scoppiarono a ridere più o meno silenziosamente: l’ordine era di stare in silenzio finché Hermione Jean Granger non avesse varcato la soglia della Sala Comune. A quel punto tutti avrebbero dovuto urlare gli auguri alla ragazza e la festa sarebbe cominciata.
Hilary e Ginny, con l’aiuto pratico di alcuni e platonico di altri, avevano trasformato la Sala Comune di Grifondoro in un meraviglioso locale con tanto di pista da ballo e bancone per i drink, alcolici e non. Un angolo era stato adibito a “zona relax” con una miriade di divanetti e poltroncine colorate; dal soffitto, a intervalli regolari, scendevano petali di rosa rigorosamente rossi e oro. Al centro della stanza, in alto, si trovava uno striscione che aspettava solo un colpo di bacchetta per aprirsi e mostrare a tutti la scritta a caratteri cubitali “Buon Compleanno!” e un leone ruggente disegnato da Dean e Seamus e incantato da Luna Lovegood.
Ognuno degli invitati si era congratulato personalmente con le organizzatrici di quell’evento e le due ragazze erano in preda alla massima agitazione nell’attesa dell’amica.
Ad un tratto il ritratto si socchiuse e nella Sala Comune scese un silenzio irreale e calò il buio.
«E poi al primo anno? Ve lo ricor... Ehi, perché la Sala è al buio? E che silenzio, che cosa sta succedendo qui?! Lumos!» esclamò Hermione entrando.
La luce si riaccese al comando non verbale di Hilary e si levò il coro unanime degli studenti.
«TANTI AUGURI!!»
Lo striscione si srotolò e il leone al suo interno ruggì forte.
La festeggiata rimase a bocca spalancata per la sorpresa e ricevette impietrita i primi abbracci dei suoi amici.
«Voi siete pazzi! Che vi è venuto in mente di fare una cosa così...beh, COSÌ!» mormorò confusa.
«Sei la nostra Caposcuola preferita, una bella festa ci voleva!» dichiarò Ginny abbracciandola per la terza volta.
«Sì, okay, ma...non potete...voi non avreste potuto...quando l’avete fatto, si può sapere?!» domandò stupita.
«Oh beh, l’avevamo in mente da cinque giorni più o meno. Ieri, quando ti ho rapita e tenuta in Biblioteca tutto il giorno, Seam e Dean hanno fatto lo striscione, stamattina abbiamo creato i sacchi con i petali di rose e stasera, quando questi due idioti ti hanno portata via, abbiamo messo a posto tutta la Sala. Cosa avete fatto, il Tour de France?!» chiese Hilary rivolgendosi a Harry e Ron
«Che cos’è il Tur de Frans?» chiese il rosso incuriosito.
«Tour de France! Niente lascia perdere, una cosa Babbana. Piuttosto, Hermione vieni a tagliare la torta»
«Ma non sono capace!» inorridì la ragazza.
«Ma smettila, sei capace di tagliare la carne, sarai capace di fare a fette una torta, no? Almeno il primo taglio» la incoraggiò l’italiana.
«Colin, foto! Hai il mio permesso di scattare all’impazzata stasera!» continuò rivolta a Colin Canon che annuì entusiasta e cominciò a fotografare tutto e tutti.
Hermione si avvicinò circospetta alla torta gigante che l’aspettava sul tavolo del buffet e prese in mano il coltello.
«Ehm...devo proprio farlo?!» mormorò facendo sbuffare Hilary e Ginny.
«Muoviti!» le ordinò la piccola Weasley.
La riccia si fece coraggio ed affondò il coltello nel dolce, tagliando la prima fetta.
«Perfetto, brava! Visto che ce l’hai fatta?» le disse l’italiana, complimentandosi come con un bambino.
Hermione le lanciò un’occhiataccia.
«Ma guarda, è tutta storta...e non ho neanche iniziato dal centro. Il taglio della torta l’ho sempre affidato agli altri, sono un’incapace!» si lamentò.
«Per questo noi ora useremo la magia!» annunciò Ginny con un gran sorriso.
«Ma farlo prima no, eh?! Uffa!» borbottò lei assumendo un’espressione parecchio contrariata che fece scoppiare a ridere la gente attorno a lei.
E la festa cominciò. I ragazzi iniziarono a ballare e a bere e la Caposcuola ricevette gli auguri da ciascun ospite.
«Ma ci sono anche Corvonero e Tassorosso, giusto?» disse rivolgendosi a Harry dopo aver salutato Michael Corner e Kevin Doyle.
«Sì, abbiamo invitato solo quelli del settimo anno però. Magari ti faceva piacere» le spiegò il Ragazzo Sopravvissuto.
«Ah, ecco. Sì, va benissimo» sorrise Hermione.
«Allora festeggiata, ti diverti? Perché non vieni un po' a ballare?» intervenne Hilary sfidando la calca attorno all’amica e riuscendo ad avvicinarsi.
«Immagino che tu abbia appena finito di scatenarti»
«Indovinato! Ma solo per portarti al centro della pista...»
«Dove dovrai salire sul palco che uscirà dal pavimento...» si intromise Ginny.
«Fare il discorso alla nazione in stile Martin Luther King...»
«E per finire fare lo spogliarello...»
«Sì, e ballare la lap-dance usando un uomo a caso come palo!» terminò l’italiana alzando gli occhi al cielo, divertita.
Hermione sbiancò mentre Harry, Ron, Seamus e Dean si sbellicavano dalle risate.
«Prima posso ubriacarmi o devo fare tutto questo a mente lucida?» sussurrò debolmente.
«Mente lucida...»
«Ovviamente...»
«Ma che domande fai, Hermione?!» intervennero Fred e George sbucando dalla folla.
«E voi che ci fate qui?» domandò stupita la Caposcuola, pensando già su quanti punti stava perdendo Grifondoro con quella festa e tutti quegli imbucati.
«Ci hanno gentilmente invitato a festeggiare il compleanno della nostra quasi cognatina!» esclamò George.
«E immagino che voi non c’entriate niente con l’ammasso di alcolici, provenienti sicuramente dai Tre Manici di Scopa, sul bancone là in fondo, vero?» li rimproverò Hermione.
«Noi?! Per questa volta siamo innocenti, Herm» si difese Fred.
«Già, a questa festa siamo solo degli invitati innocui, non gli organizzatori» continuò il gemello con convinzione.
La ragazza li scrutò per un attimo, poi sospirò e guardò Hilary.
«Balliamo?»
«Perché non lo chiedi a me?!» chiese offeso Ron.
La riccia lo guardò teneramente e lo abbracciò di slancio, stampandogli un dolce bacio sulla guancia.
«Perché con te voglio un ballo lento, no?» rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Il giovane biascicò qualcosa imbarazzato e si grattò la nuca, poi annuì e guardò la Grifondoro andare al centro della pista e scatenarsi con le sue amiche.
«Allora, Ron...cosa le hai regalato per il compleanno?» domandò curioso Fred mentre sorseggiava la sua Burrobirra.
«Ehm...un braccialetto»
«Un braccialetto, ottima idea. E per il dopo-serata?» insinuò George facendo l’occhiolino al gemello che capì al volo.
Harry nascose il viso nel bicchiere e soffocò una risata. Ci volevano i due Weasley a quella festa: ci sarebbe stato da divertirsi!
«C-come il d-dopo-serata?!» balbettò Ron arrossendo furiosamente sulle orecchie.
«Ma sì, dai...cosa hai intenzione di fare quando la festa finirà?» insistette Fred.
«Ragazzi...» cercò di ammonirli il rosso, senza successo.
«Insomma, il braccialetto è un bel pensiero ma dovresti darle qualcosa di più...concreto!» sghignazzò George.
Harry e gli altri compagni di Ronald avevano incominciato a ridere di gusto, senza freni, e l’interessato li fissò gelido.
«Non è divertente! Fred, George, se non la smettete giuro che...» minacciò.
«Andiamo Ronnie, non faresti del male ai tuoi cari fratelli! E poi, certo che è divertente! Ma sei riuscito a...»
«Fred! No, e non ho intenzione di affrettare i tempi, chiaro? Quindi smettetela una buona volta di fare i cretini. Come se voi foste andati a letto con le vostre ragazze dopo appena tre mesi che eravate insieme!» ribatté Ron.
I gemelli si guardarono.
«Io dopo quattro...» disse Fred pensandoci su.
«Ti ho battuto: tre e mezzo!» rise George.
«Va beh, io sono un ragazzo serio! Comunque non sono tre mesi che state insieme, giusto?»
«Due e mezzo in effetti...»
«Bene, ti diamo ancora quattro settimane!» concluse George ammiccando.
«Non se ne parla, non accetto scommesse su Hermione, capito?!» ribatté infuriato il rosso.
«Va bene, va bene, non ti scaldare! Stavamo solo scherzando! Andiamo a ballare, muoviti, vogliamo divertirci a questa festa. E dobbiamo andare a trovare la nostra magnifica Palude: abbiamo incontrato Vitious prima e ci ha detto che ne ha lasciata un pezzo al terzo piano come nostro monumento!» esclamò Fred commosso.
«Già, quel piccoletto è il migliore! Dovremmo mandargli una cassa con le nostre invenzioni migliori, sai?»
«Ci sto! Ma prima, balliamo!» e il gemello trascinò gli altri sulla pista da ballo.
Circa tre ore dopo, gli unici che riuscivano ancora a mettere insieme almeno cinque parole di senso compiuto erano Hermione e Ron, abbracciati e mezzo sdraiati l’una sull’altro su un divanetto, Ginny e Harry, accoccolati su una delle enormi poltrone della Sala, Hilary e Fred, che ballavano ancora al centro della stanza, e George, che guardava il fratello scuotendo la testa, oltre a pochissimi Tassorosso e Corvonero. Gli altri erano collassati sui divani, le sedie e le poltrone disponibili o direttamente sul pavimento.
Alle due gli invitati delle altre Case cominciarono a lasciare la Sala dei Grifondoro, sorreggendosi gli uni gli altri nei corridoi del Castello cercando di fare il meno rumore possibile, mentre coloro che dimoravano nella Torre si avviarono alle proprie camere.
«Gratta e Netta» biscicarono Hermione e Hilary quando tutti, tranne i loro amici, se ne furono andati.
La stanza ritornò alla normalità dopo alcuni minuti di auto-pulizia e i ragazzi tirarono un sospiro di sollievo.
«Finalmente è finita!» mormorò la Caposcuola stremata, sistemandosi meglio tra le braccia del suo ragazzo.
«Ehi, un po' di rispetto per tutto il lavoro che abbiamo fatto!» le rispose sbadigliando l’italiana.
«Già...» borbottò Ginny che dopo due minuti si addormentò sulla spalla di Harry.
«Se vi ci mettete riuscite a fare le cose in grande, voi! Per la miseria, dovevo venire alla festa di Hermione per ubriacarmi come si deve in questa scuola...Perché non sei arrivata tre anni fa?!» esclamò Fred stringendosi addosso Hilary che si mise a ridere.
«Perché tre anni fa non sapevo nemmeno che esistesse la magia!» spiegò.
«Giusto...»
«In ogni caso, voi due non fatevi beccare ad andarvene, se no sono guai» li avvertì la Caposcuola cercando di ritornare lucida per un momento.
«Oh, beh...tanto Vitious sa che siamo qui...» rispose George con un’alzata di spalle.
«Come sarebbe a dire?!» saltò su Hermione riprendendosi dallo stato catatonico in cui era caduta per la sbornia.
«Che ci ha visto arrivare. Siamo usciti dalla statua della Strega Orba e ci stavamo dirigendo qui. Il professore stava facendo il suo turno di ronda e ci ha incrociati – senza la Mappa siamo persi, Harry, ma è giusto che la tenga tu – ma ci ha detto di andare tranquilli e di fare attenzione. Credo che provi ammirazione per noi... Poi abbiamo incontrato Malfoy e Zabini con la Parkinson e la Greengrass ma non ci hanno beccato, ci siamo nascosti nella Stanza delle Necessità. E poi siamo finalmente arrivati» fece il resoconto Fred.
«E Vitious vi ha lasciato andare? Ma lo sa che non siete più studenti?! Mah...comunque, Harry da loro la Mappa, te la lasceranno nella Strega Orba ma è meglio non rischiare che li scoprano di nuovo. Bene, io vado a letto, grazie mille per la festa ragazzi, siete i migliori! Buonanotte!» dichiarò la riccia sbadigliando.
Diede un bacio lieve sulle labbra a Ron e baciò Harry sulla guancia, poi si avviò verso il dormitorio femminile.
«Herm, aspetta. Puoi portare Ginny? Io non posso salire!» le ricordò il Prescelto.
«Che fregatura le scale delle ragazze, vero?» bisbigliò George all’orecchio di Ronald che divenne ancora più rosso dei suoi capelli.
«Certo» rispose Hermione tornando sui suoi passi.
«Ti aiuto tesoro, tanto ora vado anche io a nanna!» propose Hilary, riscuotendosi dal torpore che l’aveva colta.
Fred borbottò qualcosa immusonito e strinse di più il braccio attorno alla vita della ragazza.
«Un saluto?» chiese con uno sguardo da cucciolo che intenerì la Grifondoro.
«Buonanotte Fred! È stato un vero piacere ballare con te!» disse abbracciandolo e scoccandogli un bacio sulla guancia.
«Piacere tutto mio» mormorò di rimando lui lasciandola andare e seguendo con lo sguardo i suoi movimenti.
Le due giovani fecero levitare Ginny e salirono le scale del dormitorio; la portarono in camera e la misero a letto. Poi si diressero verso la propria stanza e si prepararono.
«Grazie mille, Hilary! Ho un mal di testa terribile per tutti gli alcolici che mi avete dato, ma grazie. È stata la migliore festa a cui abbia partecipato in sette anni che sono qui»
«Aspetta a dirlo, il settimo anno è appena incominciato!» l’avvisò sorridendo la ragazza.
«No, allora lo dico, perché se facciamo un’altra festa del genere io non vengo!»
«Oh, sì che ci vieni! Non hai scusanti e poi...»
TOC-TOC-TOC.
Le due ragazze si voltarono contemporaneamente verso la finestra e videro un gufo appollaiato sul davanzale. Si guardarono interrogative.
«Chi diavolo può scrivere una lettera a quest’ora?!» esclamò la Caposcuola facendo entrare l’animale che appoggiò un pacco sulla sua scrivania e poi volò di nuovo fuori nella notte.
«Non c’è biglietto all’esterno...aprilo, forza» la incitò Hilary, più impaziente dell’amica.
Hermione scartò il pacchetto e ne uscì un enorme mazzo di rose rosse. La riccia rimase a bocca aperta per lo stupore.
«Ron è un pazzo: prima il bracciale, ora questo...è completamente fuori di testa!» esclamò.
«Ehm...Mione...non credo sia da parte di Ron» disse titubante Hilary porgendole una busta verde e argento con impresso un sigillo con un’arzigogolata “Z”.
La riccia lasciò cadere sul tavolo i fiori e guardò ancora più stupefatta la compagna di stanza. Prese la busta e con mani tremanti la aprì e tirò fuori la pergamena elegante al suo interno.
Non appena ebbe letto ciò che vi era scritto, guardò i fiori come se le avessero fatto un dispetto che non poteva assolutamente perdonare, poi abbandonò la lettera accanto ad essi e si diresse spedita verso il suo baldacchino e si nascose sotto le coperte.
«Leggilo, non mi importa» mormorò all’amica.
Hilary la fissò guardinga e prese delicatamente la pergamena sottile vergata da una grafia signorile ma semplice. E ciò che lesse la lasciò a bocca aperta.

 

Cara Hermione,
È con questo semplice dono
che porgo i miei più sinceri auguri di buon compleanno
alla più bella Grifondoro che io abbia mai conosciuto.
Dolce notte...pensami
Un bacio
Blaise Zabini

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Buongiorno a tutti!! Allora, questo è il quarto capitolo, spero vi piaccia! ^__^ 
Innanzitutto mi scuso per il ritardo, mettete giù spade e forconi per favore, ma dovete capirmi: settembre è sessione d’esami e sono stata sui libri per tutto il tempo! =/ quindi abbiate pietà di me anche perché io non mi divertivo di certo! XD E poi l’ispirazione, sapete com’è, è volubile, viene e va...e dipendo anche da lei, e dai personaggi che ogni volta fanno quello che vogliono e una scena di due pagine diventa una scena di dieci, tipo...devo darmi una regolata!! -.-‘’
Ora: ringraziamenti a chi mi ha recensito:
Dra_ Che ha recensito il primo, il secondo e il terzo capitolo, spero che il quarto sia all’altezza delle tue aspettative! :) sono davvero contenta che il resto ti piaccia!
l4lla Che ha recensito il primo capitolo, idem per te fammi sapere se il resto ti piace! :)
Ska Già, anche per questo ho deciso di scrivere di Blaise! Difatti con lui non c’è nemmeno un pairing! :(
Elensar sìììì... viva il romanticismo!! :D poi Blaise e Hermione mi ispirano!
Daphne Greengrass 92 : sono contenta che la mia storia ti sia balzata all’occhio, io adoro le Dramioni, però hai ragione, dopo un po' diventano tutte uguali! Ne ho già trovate due praticamente con lo stesso argomento di fondo, è stato un po' triste! Spero vivamente di non copiare niente a nessuno, soprattutto inconsciamente. Comunque ce ne sono alcune di veramente carine e originali e quelle non smetterò mai di leggerle! Però anche la coppia Fred/Hermione mi piace un sacco! :) eh va beh, sono pazza, che ci vogliamo fare?!
 
Hei hei, ditemi che ne pensate del personaggio di Hilary! :)
 
Ringrazio infine la mia Gemella per i consigli obiettivi che mi ha dato su certe scene che ho scritto...lei dice molto pochi, ma sapete quanto vale l’opinione di qualcuno mentre stai descrivendo una scena che dovrebbe trasmettere un qualcosa di un po' intenso?! Cioè, mi ci sono arrovellata per due ore indecisa su tutto! Perché tu scrivi, grazie benedetta ispirazione, ma poi prima di pubblicare devi capire se quel pezzo può far emozionare i lettori...e allora un’opinione critica ci vuole davvero! Perciò, Gemella, grazie mille! :)
 
Bene, ora davvero lascio chi di voi ha gentilmente letto queste mie paroline (giuro non sarò più così logorroica!XD) al prossimo capitolo!
 
 
 
 
 
 
IV CAPITOLO
 
«Hermione, ora cerca di stare calma, va bene?» sussurrò Hilary all’orecchio dell’amica il lunedì mattina.
Avevano passato il giorno precedente in Biblioteca: Hermione china su vari libri della Sezione Proibita, intenta a trovare la maledizione più cruenta fino ad allora inventata, e Hilary concentrata sul difficile compito di far desistere la Caposcuola dai suoi istinti omicidi verso Blaise Zabini.
Hermione rimase in silenzio a fissare la porta chiusa davanti a sé, le labbra strette a formare una linea severa. Stavano aspettando che la Professoressa Sprite aprisse la Serra numero Quattro ai Grifondoro e ai Serpeverde del settimo anno, ma nessuno aveva voglia di fare lezione quel giorno.
«Ma che ha Hermione, si può sapere?» chiese sottovoce Harry alla nuova Grifondoro.
«Ehm...credo che sia solo concentrata sul compito di Erbologia, insomma, il tema che avevamo da fare per oggi. Sì, è quello. Perché ieri non ne era così convinta e quindi...» cercò di mentire Hilary imbarazzata.
«Sto cercando il modo migliore per liberarmi di un serpente!» la interruppe secca la riccia.
«Serpente? Mione, ti senti bene? Nella Serra non entrano serpenti, insomma, credo che la Sprite cerchi di anticipare questi danni alle sue preziose piante» obiettò Ronald.
«Ron, credo...credo che volesse dire un Serpeverde» tentò di spiegare Harry al migliore amico.
«Perché? Che è successo? Chi è? Cos’ha fatto? Giuro che se qualcuno ti ha toccata con un dito...» esclamò Weasley infiammandosi subito.
«No Ron, nessuno mi ha fatto del male, stai tranquillo» disse Hermione cercando di calmare il fidanzato.
“O meglio, non male fisico...in quel caso l’avrei fatto fuori subito!” pensò furente.
«Non ti preoccupare, chiarisco un paio di cose e poi tornerà tutto alla normalità» riprese.
Hilary la guardò scettica poi scosse la testa. La Caposcuola si voltò verso di lei per ammonirla al silenzio ma ciò che vide alle spalle dell’amica la pietrificò inspiegabilmente.
Hilary, vedendo che l’altra aveva gli occhi spalancati, si girò a sua volta e contrasse le labbra.
“Ma allora è scemo forte! Non può...ma che cavolo!” pensò vedendo Zabini che guardava insistentemente Hermione con un sorriso suadente e languido.
Tornò a guardare l’amica e le si avvicinò, le cinse le spalle con un braccio e la condusse silenziosamente nella Serra che la professoressa Sprite si era decisa ad aprire. Si diressero verso un tavolo e si sedettero aspettando Harry e Ron.
«Bene signori, disponetevi a gruppi di quattro, due Grifondoro e due Serpeverde. Queste sono le disposizioni date dal Preside per la prima parte dell’anno» decretò l’insegnante.
La novità venne accolta da borbottii contrariati e facce schifate da parte degli studenti di entrambe le Case. Harry e Ron guardarono per un momento le due ragazze al tavolo in fondo alla Serra e poi si diressero verso l’unico tavolo libero, dall’altro lato di quella.
«Non starai pensando quello che temo tu stia pensando, vero?!» chiese indignato Draco al migliore amico.
«Se stai pensando che andrò al tavolo della Granger hai indovinato. Ho una scommessa da vincere. Anche tu, o sbaglio?» gli ricordò Blaise sfoggiando un meraviglioso sorriso e camminando lentamente verso le due ragazze.
Theodore guardò Draco e inarcò le sopracciglia per poi dirigersi, insieme a Daphne Greengrass, verso il tavolo dove erano seduti Seamus e Dean che li guardarono in cagnesco. Tiger e Goyle si ritrovarono in gruppo con Calì Patil e Lavanda Brown mentre Pansy Parkinson e Millicent Bullstrode dovettero accontentarsi di Harry e Ron.
Hilary fissò sdegnata Zabini che si avvicinava al loro tavolo e voltò il viso dall’altra parte.
«Devo dirgli che non sono graditi?» bisbigliò ad Hermione.
«No, falli venire. Non mi importa. Anzi, è decisamente meglio, così non devo evitare altre persone per lanciargli la maledizione!» sussurrò di rimando la Grifondoro, in tono velenoso.
«Buongiorno ragazze, questi posti sono liberi?» chiese Blaise con voce ammaliante.
«Secondo te? Sono vuoti, imbecille, perciò è ovvio che sono liberi! Se proprio dovete sedervi qui, fate pure!» rispose ostile l’italiana guardando duramente il moro.
Le due Serpi la guardarono straniti, poi si sedettero elegantemente accanto alle due giovani che, in sincrono, si ritrassero un poco sulla sedia.
“Dovrebbe andare a farsi vedere da uno bravo: l’altro giorno era tutta contenta di vederci e aspettava solo che io e la Granger ce ne andassimo da soli, ora sembra che non ci possa soffrire! Le donne...” pensò il moro, allungando le gambe sotto il tavolo e appoggiandosi comodamente allo schienale della sedia incrociando le braccia al petto.
“Bene, fantastico, mi sono anche preso la più lunatica! Almeno la Mezzosangue sembra coerente con le sue scelte! Anche se non capisco perché sia così restia: la settimana scorsa si è fatta baciare senza dire una parola e ora non lo guarda nemmeno in faccia! Le donne...” rifletté Draco scrollando lievemente le spalle e mettendosi nella stessa posizione dell’amico, contemporaneamente a lui.
“Idiota! Cretino! Serpe viscida e odiosa! Come fa a pensare di potersi sedere con noi come se niente fosse?! Ma cosa crede, che sia stata divertente la messinscena dei fiori?! Se solo Ronald avesse visto...oh, ora sarebbe di sicuro in Infermeria! O forse no? Effettivamente sembra molto più forte di Ron...più muscoloso, più atletico. Beh, è obiettivamente perfetto, è...OKAY HERMIONE, ORA BASTA! Non puoi pensarlo sotto quel punto di vista, tu...per Merlino, sei fidanzata! Sarà l’ennesima volta che te lo ripeti! FIDANZATA! Uffa!” si disse la Caposcuola, urlando dentro di sé per la frustrazione.
Hilary guardò in cagnesco Zabini, poi si volse verso la professoressa Sprite, cercando di fare attenzione a ciò che stava dicendo.
«...e quindi, ragazzi, dovete riuscire a trattare con queste adorabili pianticelle ed estrarne quanto più succo riusciate a prendere!» finì di spiegare l’insegnante.
Detto questo si spostò di qualche passo e indicò una fila di piante che prima nascondeva con la sua stazza. Tutti i presenti, nessuno escluso, rimasero agghiacciati.
«Ehm, professoressa...» cominciò titubante Seamus.
«Sì, signor Finnigan?»
«Quelle...cosa sarebbero esattamente? Si...si muovono, lo sa?» balbettò.
«Ma certo che si muovono! Qualcuno vuole rispondere alla domanda del vostro compagno?» rispose la Sprite guardando ogni studente.
La mano di Hermione scattò istintivamente verso l’alto.
«Sì, signorina Granger!» disse la donna con un sorriso.
«Sono Piante Carnivore, più precisamente della specie Nepenthes attenboroughii: ha un diametro di 30 centimetri ed è composta da un viticcio che si gonfia creando una grande trappola a forma di coppa; attorno alla bocca della pianta vi sono secrezioni di nettare che attraggono insetti e piccoli animali. La pianta ha inoltre una serie di creste rivolte verso il basso che fanno sì che la preda, macerata da un liquido a base di acidi ed enzimi, cada direttamente dentro la pianta.  Sebbene secondo i Babbani non sia pericolosa tranne che per insetti e piccoli roditori, alcuni maghi hanno fatto ricerche più approfondite su di essa e hanno scoperto che, se attaccata, si ribella in modo letale. Chiunque cerchi di procurarsi la linfa che contiene deve proteggersi con uno Scudo di Magia, guanti e occhialini protettivi» spiegò diligentemente la riccia.
«Ottimo, signorina Granger, dieci punti a Grifondoro! Ora, siete giustamente divisi in gruppi di quattro, perciò vi chiedo di dividervi i compiti: due di voi dovranno attivare lo Scudo Protettivo e gli altri estrarranno il liquido dalla pianta. Mettetevi al lavoro!» ordinò la professoressa e, con un colpo di bacchetta, spedì su ogni tavolo un vaso con il relativo vegetale.
«Okay, mi hanno insegnato che bisogna lasciare spazio alle donne, perciò direi che io e Blaise creiamo lo Scudo e voi due fate il lavoro, va bene?» anticipò tutti Malfoy in tono falsamente galante.
«Malferret, vedi di finirla! Figurati se mi faccio proteggere da una Pianta Carnivora da un TUO Scudo Magico!» esclamò Hilary.
«Non ti fidi? Ma come! Chi è che ti ha preso in braccio una settimana fa?» la provocò il bel biondino.
«Perfetto, allora possiamo dire che lo Scudo lo creiamo io e Hilary, mentre voi due vi fate azzannare da questa adorabile pianticella!» intervenne Hermione prima che l’amica gettasse una maledizione sul Serpeverde.
«Con lo Scudo dovreste proteggere anche noi, Hermione. Ma non credo che Draco si fidi di due Grifondoro, perciò propongo che una di voi, insieme a uno di noi, lo crei e i rimanenti prendano la linfa. Dobbiamo tirare a sorte o si decide civilmente?» prese la parola Blaise, fissando intensamente la Caposcuola.
La ragazza, al sentire il proprio nome pronunciato dall’affascinante moro, sentì un piacevole brivido percorrerle la schiena ma si riprese velocemente e annuì.
«Sta bene, Zabini! Hilary, cosa preferisci?»
«Direi che io penso alla gentil pianta, magari non mi fa nulla...tu pensa a proteggermi con lo Scudo nel caso il mio potere non funzioni, okay?» rispose la Grifondoro guardando sospettosamente il vegetale davanti a lei.
«Bene. Malfoy, Zabini, muovetevi a decidere chi deve prendere il liquido» ordinò la riccia.
I due ragazzi si guardarono e, dopo un’eloquente occhiata del moro, Draco alzò gli occhi al cielo.
«Faccio io, anche se dopo dovrò farmi una doccia antibatterica per questa cosa!» disse in tono sprezzante.
Hilary fece una smorfia fissando il biondo con ostilità. Certo che se doveva anche lavorarci gomito a gomito...quel giorno proprio non lo tollerava! Avrebbe dovuto impedire all’amichetto del cuore di mandare i fiori a Hermione, altroché. Ma scosse la testa e si chinò lentamente e con circospezione sulla Nepenthes attenboroughii. La Caposcuola Grifondoro si posizionò di fianco a lei e sguainò la bacchetta.
«Attenta, non le stare così vicino! Protego» pronunciò, e davanti all’amica si formò uno Scudo invisibile di magia.
«Grazie...Malfoy sbrigati, non abbiamo tutto il giorno. Vieni qui» sibilò per non spaventare la pianta.
Draco le si avvicinò lentamente e si mise al suo fianco, tanto vicino che i loro gomiti si sfioravano. Hilary sussultò e arrossì lievemente, poi si allontanò di mezzo centimetro per tornare a concentrarsi sulla Pianta Carnivora.
«Che dobbiamo fare esattamente?» chiese la Serpe, ghignando per la mossa della Grifoncina.
«Innanzitutto parla piano!» lo redarguì lei «Secondo, quando magari Zabini si decide a creare il suo Scudo, devi avvicinarti e mettere una mano alla base della pianta, vicino al terriccio, e inizia ad accarezzare lo stelo. Questo la distrae permettendomi di fare un piccolo taglio in questa zona – e indicò la parte sotto la “testa” della pianta – ed estrarne il succo. Tutto chiaro?» spiegò l’italiana.
«Devo accarezzare una Pianta Carnivora?!» ribatté quasi sconvolto Malfoy.
«Da quanto ho capito Malferret, Hilary si sta offrendo di farsi quasi staccare una mano!» lo attaccò Hermione.
«E perché mai?» domandò Blaise.
«Tu raggiungi più velocemente la tua spalla o i tuoi piedi con la bocca?» chiese di rimando Hilary alzando gli occhi al cielo.
«Ahh...okay, ora ho capito. Avanti Draco, accarezza la pianticella!» disse il moro ridacchiando.
«Blaise...» lo ammonì l’interessato, ma l’altro sollevò con sufficienza le spalle e sorrise, creando poi davanti all’amico lo Scudo Protettivo.
Il Serpeverde cominciò ad accarezzare le radici del vegetale, ma questo continuava a stare fermo senza accennare il minimo movimento.
«Malfoy, è ancora troppo tesa. Datti da fare, per Merlino! Non posso fare nulla se non si distrae »
«Fosse facile. Io l’accarezzo anche, ma se questa stupida pian...»
«Furetto, ti ricordi cos’è successo con l’Ippogrifo al terzo anno?» lo interruppe Hermione.
«Cos’è, anche questa cosa ha dei sentimenti? È soltanto una maledetta pianta!»
Aveva appena finito di pronunciare queste parole quando la Nepenthes attenboroughii scattò e cercò di afferrare la mano che Hilary aveva appena avvicinato. La ragazza ritrasse velocemente il braccio ma non allontanò il viso chinato e si ritrovò a fissare l’interno della bocca della pianta; per due secondi la Grifondoro rimase immobile, mormorando parole apparentemente senza senso, poi la pianta si allontanò ondeggiando e tornò alla sua posizione originale.
I tre ragazzi guardarono la strega con un misto di preoccupazione e ammirazione ed Hermione, ripresasi dallo spavento, le gettò le braccia al collo.
«Non fare più di questi scherzi, sono stata chiara?!» esclamò.
La giovane ridacchiò, poi si scostò dall’amica e guardò Malfoy.
«Okay, ha capito chi comanda, ma non c’è molto tempo: tu fai un taglietto alla base, io lo faccio sotto la testa, ma dobbiamo sbrigarci...se ne starà buona ancora per poco» ordinò.
Detto ciò si mise al lavoro e prese un piccolo contenitore dal tavolo, incise con il coltellino d’argento la pianta e posizionò il bicchiere sotto il taglio; la linfa che dovevano prendere cominciò a sgorgare ma la pianta non faceva nulla per difendersi.
«Che diavolo hai combinato, si può sapere?» chiese curioso Draco mentre imitava le azioni della Grifondoro e raccoglieva a sua volta il liquido.
«Oh, nulla di che...un piccolo trucchetto imparato nell’altra scuola» svicolò Hilary.
Hermione alzò un sopracciglio, scettica, e decise che finita la lezione avrebbe parlato un po' dell’altra scuola con l’amica. Vedendo la sua espressione, l’italiana sorrise e le fece l’occhiolino.
«Okay, ora levati Malfoy» dichiarò la ragazza dopo un paio di minuti.
Il biondo si allontanò di scatto dalla pianta, seguito immediatamente dalla Grifondoro che fissò il vegetale. Meno di un secondo dopo, la bocca della Nepenthes attenboroughii si richiudeva dove prima c’era la mano di Hilary e poi dove si trovava quella del Serpeverde.
«Cazzo, ancora un attimo e questa maledetta si mangiava un mio pezzo...» esclamò pieno di orrore Draco, fissando con ostilità palpabile la pianta che continuava ad agitarsi da una parte all’altra tentando di azzannare i quattro ragazzi.
«No, prima doveva affrontare lo Scudo di Blaise. Avresti avuto il tempo di allontanarti, ma ho preferito evitare in ogni caso che ti staccasse la mano» rispose tranquilla l’italiana.
Il biondo la fissò intensamente, poi sollevò un sopracciglio e ghignò.
«Beh, immagino di doverti ringraziare» osservò avvicinandosi alla ragazza.
«Non ti disturbare...»  ribatté imbarazzata Hilary facendo un passo indietro e chiudendo il proprio vasetto con mani tremanti sotto lo sguardo penetrante del giovane.
«Ma io ci tengo a ringraziarti, Lair. Se non fosse stato per te a quest’ora non sarei qui» esagerò apposta Draco intrappolandola tra sé e il tavolo, appoggiando entrambe le mani ai due lati della ragazza.
«Ehm...» l’italiana si schiarì la voce, sempre più rossa in viso, poi prese coraggio e poggiò la mano destra contro il petto del Serpeverde facendo forza per farlo spostare.
Il ghigno di Malfoy si allargò e, dopo aver brevemente contrastato la debole spinta di Hilary, fece un passo indietro e tornò verso il compagno di casa, il quale aveva dipinto in viso la sua stessa espressione soddisfatta.
«Ehm...spero che...che basti per la professoressa, insomma, si poteva...fare di meglio...» disse timidamente la Grifondoro dopo aver preso un respiro profondo.
«Speri che basti?! Hilary, sei stata fantastica! Gli altri non hanno preso nemmeno una goccia di linfa ancora!» esclamò Hermione abbracciandola di slancio, dopo essersi ripresa dalla vista della Serpe che giocava con la sua amica.
«Senza il tuo Scudo a quest’ora sarei in Infermeria a farmi ricucire i pezzi...quindi direi che quella fantastica, tra noi due, sei tu» si schernì la ragazza.
«Non sono io che ho rischiato, io mi sono limitata a proteggerti» obiettò la Caposcuola.
«Appunto, io sono quella avventata e tu quella giudiziosa»
Hermione guardò male l’amica, poi scosse la testa e sorrise.
«Mai che ti si possa fare un complimento! Vado a consegnare i due barattoli alla Sprite» concluse avviandosi alla cattedra.
I due Serpeverde si fissarono per un attimo, poi alzarono gli occhi al cielo.
“Siamo proprio messi bene: nessuna delle due vuole stare al centro dell’attenzione...come posso fare a far uscire dal guscio Hermione? Mmm...» rifletté Blaise.
“Tutta colpa di quel cretino, ma perché ho accettato quella stupida scommessa?! Come faccio a conquistarla se non posso nemmeno farle un complimento per una minima cosa?! Le ragazze cadono all’istante ai miei piedi se mi vedono e finiscono nel mio letto senza dire nulla se dico loro qualche bella parola. Con lei rischia di essere ancora più difficile di quanto pensassi...e già non credevo sarebbe stata una passeggiata!” pensò Draco lanciando uno sguardo truce all’amico.
«Ragazzi, la Professoressa Sprite ha detto che dobbiamo fare un’altra Nepenthes attenboroughii e poi possiamo andarcene. Siamo esonerati dall’altra ora, data la nostra “bravura”» esclamò Hermione ricomparendo alle loro spalle.
«Bene, facciamo cambio posti?» propose Hilary.
Malfoy sospirò di sollievo e gli sfuggì un breve sorriso.
«Ehm...ripensandoci...Draco, noi cosa dovevamo fare in quest’ora? Non avevamo Aritmanzia che si sovrapponeva?» provò a dire Zabini, beccandosi un’occhiataccia dai suoi tre compagni di lavoro.
«Blasie, veramente non ci sono lezioni che si sovrappongono e abbiamo Aritmanzia alle prime due ore il martedì, non il lunedì. E oggi è lunedì» spiegò sadico il biondo, guadagnandosi uno sguardo compiaciuto delle due Grifondoro.
«Andiamo Draco, non puoi allearti con LORO contro di ME!» protestò l’altro.
«Io ho rischiato di non avere più un arto...se non ci fosse stata la qui presente Hilary» disse Malfoy scoccando un’altra occhiata penetrante alla diretta interessata che arrossì.
«Perciò tu, ora, prenderai quel maledetto vaso e quella maledetta pianta carnivora e ti darai da fare!» riprese con un tono che non ammetteva repliche.
Blaise lo fissò a lungo in un atteggiamento di sfida ma l’eloquente cenno del capo dell’amico lo fecero desistere da ogni atto di ammutinamento che aveva in testa.
Sbuffando come una teiera si avvicinò alla Granger e si appoggiò elegantemente al banco dove era posta la pianta carnivora.
«Allora, che dobbiamo fare tesoro?» chiese malizioso alla Caposcuola.
«Hai visto le loro mosse prima, no? Dobbiamo fare esattamente come loro!» disse Hermione colorandosi lievemente sulle gote.
«Oh, vuoi copiare...pensavo di essere un po' più originale...un’idea di cosa fare ce l’avrei, Granger, ma non credo sia contemplata nel programma di Erbologia!» aggiunse allusivo Blaise, sfoggiando un seducente sorriso.
La Grifondoro arrossì violentemente e si allontanò dal corpo del ragazzo che le si era pericolosamente avvicinato nel dire quelle parole. Malfoy sbuffò divertito e si mise vicino a Hilary che guardava impaziente Zabini battendo il piede per terra.
«Zabini, se per cortesia eviti di fare certe battutine faresti un favore a tutti quanti. Lavoriamo e poi ce ne andiamo, è così difficile da capire?» lo rimproverò irritata.
«Va bene, va bene...allora che devo fare?»
«Mione hai capito quello che ho fatto prima?» l’italiana si rivolse all’amica con un sorriso ignorando il ragazzo.
«Credo di sì, ma non so se sono in grado insomma...sei tu quella che controlla l’elemento terra» rispose Hermione incerta.
«Non ti preoccupare, devi solo concentrare il potere nei tuoi occhi invece che nella bacchetta o nelle mani. E pensare intensamente quello che vuoi che la pianta faccia. Tutto qui, so che ce la puoi fare!» la incoraggiò Hilary cercando di non far caso agli occhi grigi che la scrutavano curiosi.
«Okay, ci provo...»
«E poi pronunci questa formula» concluse la giovane avvicinandosi alla riccia e sussurrandole le parole da dire all’orecchio.
«Mi raccomando, per questo rischierei il carcere, è magia avanzata e antica che si tramanda solo tra detentori del potere degli elementi» aggiunse bisbigliando ad un centimetro dal volto.
La Caposcuola annuì consapevole e grata, poi si avvicinò con circospezione alla Nepenthes attenboroughii e la guardò attentamente mentre Hilary si posizionava al suo fianco e, con un incantesimo non verbale, azionava lo Scudo Magico; Blaise si mise dall’altro lato del tavolo, pronto a tagliuzzare la pianta per prenderne la linfa, e Draco fu subito accanto a lui per proteggerlo con la magia.
«Okay, ora avvicina la testa, lentamente...piano...piano...Hermione ho detto piano!» sibilò irritata l’italiana afferrando l’amica per un braccio e tirandola indietro appena in tempo: le testa della pianta era scattata in avanti per colpire e la Grifondoro si stava accostando troppo velocemente ad essa.
«Stavo andando piano, ma se tu mi deconcentri...»
«Io non voglio deconcentrarti, stavi andando troppo veloce per i gusti della pianta!»
«Ma se stavo andando peggio che una lumaca!»
«Non è mai troppo scontato che una lumaca cammini piano, soprattutto per una pianta carnivora, Hermione!»
«Se tu non mi avessi distratto continuando a ripetere di andare piano, io non avrei accelerato la cosa!»
«Ti dicevo di andare piano, ma non ti volevo distrarre, non devi farti distrarre nemmeno da una mosca, maledizione!»
«Pensi che sia così facile? Sei tu quella che controlla le piante io mi limito a...»
«NON controllo le piante, faccio compromessi con loro, è una cosa...»
«Fantastico, lei fa compromessi con i vegetali, andiamo proprio bene!»
«Che diavolo vorresti dire, eh?!»
«Ragazze, potremmo continuare a...»
«ZITTO!» esclamarono in coro facendo ammutolire Blaise, poi si guardarono in cagnesco.
«Non sai nulla di questi poteri, dannazione, non è così semplice!»
«E allora perché cavolo non me li spieghi?!»
«Perché non posso rivelarli a tutti, per la miseria, non posso!»
«Posso intromettermi?» chiese Draco avanzando di un passo verso di loro.
Le due ragazze si voltarono contemporaneamente verso di lui, già sul piede di guerra ed egli alzò le mani in segno di resa, interrompendo sul nascere i loro strepiti.
«Siete arrabbiate e l’abbiamo capito tutti. Effettivamente mi stavo divertendo, volevo vedere quanto ci mettevate a lanciarvi delle maledizioni, ma...» si affrettò ad aggiungere notando che anche Hermione aveva tirato fuori la bacchetta e la stava stringendo spasmodicamente nella mano, nella stessa posizione dell’amica «Se vogliamo uscire prima da questa serra dobbiamo fare in fretta a prendere la linfa dalla pianta! Mezzosangue ascolta quello che ti dice la Lair, così ce ne andiamo tutti quanti. Lair spiega per bene alla Granger quello che deve fare, prima che si inizi ad avvicinarsi alla pianta e...ragazze: non litigate! Non è carino» concluse con un sorrisetto.
Le due giovani si guardarono attentamente, poi Hilary sospirò e sorrise.
«Scusa tesoro, non avrei dovuto urlarti addosso, ma mi hai fatto preoccupare!» disse.
«No scusami tu, ero spaventata e ti ho attaccata senza motivo!» rispose Hermione abbracciandola.
«Quando riuscirò a parlarne te lo dirò, promesso»
«Non ti devi preoccupare, sono cose segrete...quando vorrai io sono qui»
Blaise e Draco si scambiarono un’occhiata incredula e poi scossero la testa.
“Donne...” pensarono contemporaneamente.
«Bene, Mione ricordati di avvicinarti lentamente...se non te la senti faccio io» propose l’italiana, staccandosi dall’abbraccio.
«No, no, sto bene. Faccio io» rispose convinta la riccia rimettendosi davanti al tavolo.
Draco e Hilary crearono lo Scudo Magico; dopo qualche minuto, Hermione aveva sotto controllo la Nepenthes attenboroughii e, seguita dallo sguardo compiaciuto dell’amica, lei e Blaise stavano raccogliendo in altri due contenitori la linfa della pianta.
«Complimenti signori, cinquanta punti a testa per il vostro lavoro!» esclamò soddisfatta la Professoressa Sprite quando li vide arrivare alla cattedra con il resto della linfa recuperata.
I volti delle due Grifondoro si illuminarono mentre i ragazzi rimasero impassibili e quasi indifferenti.
«Mione tesoro, aiuteresti anche noi?» chiese Ronald quando passarono accanto a loro per uscire dalla Serra.
«Weasley, lascia andare la signorina Granger, il suo lavoro l’ha fatto, ora tocca a voi!» lo rimproverò l’insegnante.
Hermione rivolse uno sguardo rammaricato al fidanzato per poi allontanarsi verso la porta, a braccetto con Hilary. Blaise lanciò un’occhiata di sfida al rosso che strinse i pugni e lo fissò truce uscire dalla Serra dietro la Caposcuola.
«Giuro che Zabini non lo reggo: ogni volta che mi vede in giro mi guarda come se volesse dimostrarmi chissà cosa! Vorrei proprio sapere cos’ha in mente» esclamò Ron rivolto verso il suo migliore amico.
Harry assottigliò gli occhi.
«Forse è meglio tenerlo d’occhio» propose.
«Già. Ora muoviamoci a finire questo lavoro. Non sopporto più questa stramaledetta pianta!» disse cupo tornando a scansare gli attacchi che il vegetale faceva alternativamente a lui e alla Parkinson.
 
*********
 
«Decisamente questa è la lezione che mi piace di più!» esclamò Hilary sdraiandosi comodamente sui cuscini che ricoprivano il pavimento dell’aula.
Appena uscite da Erbologia erano corse a prendersi i posti migliori per la lezione successiva e così si trovavano nella Torre di Astronomia a passare il tempo rimanente.
«Perché si può restare sdraiati e tranquilli?» chiese Hermione scoppiando a ridere di gusto.
«Esattamente» rispose l’italiana con un sorriso rilassato sul volto, chiudendo gli occhi e incrociando le braccia dietro la testa.
«Ti manca un filo d’erba in bocca e saresti la rappresentazione perfetta della serenità e della felicità!» obiettò la Caposcuola sorridendo.
«Oh no, mancherebbe giusto una cosa a farla diventare perfetta... io!» si intromise Malfoy arrivando alle spalle delle ragazze con un ghigno dipinto sulle labbra.
Superò la Grifondoro in piedi e si sdraiò accanto a Hilary che si tirò su di scatto facendolo ridacchiare.
«Nervosa, Lair? Ti senti più a tuo agio con le piante?» domandò ghignando.
«Le piante sarebbero preferibili a una Serpe come te!» rispose a tono la ragazza alzandosi e dirigendosi a passo spedito verso la porta della Torre.
«Suvvia Lair, stavo scherzando! Voglio davvero ringraziarti per avermi salvato la vita... o meglio la faccia, il che sarebbe stato peggio...» esclamò Draco, il ghigno Made-in-Malfoy stampato in faccia, alzandosi e andandole dietro.
«Hai bisogno di rivedere le tue priorità, Malferret!» sbuffò l’italiana voltandosi e affrontandolo faccia a faccia.
«Vuoi parlare delle mie priorità? Prego, da questa parte cara!» disse in tono fintamente cortese indicando la porta e incamminandosi verso di essa, seguito da una quanto mai furiosa Hilary che stava borbottando tutte le maledizioni che conosceva.
«Hilary...» la richiamò Hermione, la bacchetta pronta in mano per Schiantare Malfoy.
«Andiamo Hermione...perché non lasciarli discutere in pace?» sussurrò Zabini all’orecchio della riccia che sussultò perché non l’aveva sentito arrivare.
La ragazza cercò di girarsi ma egli la trattenne posandole le mani sui fianchi e tirandosela contro. Hermione arrossì furiosamente e strattonò la presa ma non poteva fare niente contro la forza del moro Serpeverde.
«Piccola mia, non vorrai mica sciogliere questo abbraccio?!» soffiò Blaise sul suo collo.
La giovane, sentendosi chiamare in quel modo così dolce e possessivo e percependo il respiro del ragazzo sulla pelle, si abbandonò per un attimo tra le sue braccia, mentre un brivido le correva lungo la schiena.
Blaise affondò il viso tra i suoi boccoli e respirò.
«Sai di mandorle» le disse ricordando quel giorno in treno quando l’aveva abbracciata mentre si disperava per Weasley.
Le scostò i capelli su una spalla e posò le labbra sul suo collo, baciandoglielo lievemente; Hermione si irrigidì un poco al contatto con la bocca del Serpeverde ma si rilassò di nuovo quando le braccia del moro le avvolsero la vita in un abbraccio protettivo. Reclinò la testa sulla spalla del ragazzo, dimentica di tutto ciò che la circondava. Non sentiva altro che le sue labbra sul proprio collo che lasciavano una scia umida sulla pelle e seguivano la linea esile fino alla spalla un poco scoperta dallo scollo a barca della maglietta che indossava. Blaise sfiorò con la punta del naso la pelle della giovane ed inspirò profondamente il suo profumo.
«E di miele» sussurrò con un sorriso riprendendo la salita del suo collo, stavolta percorrendolo con la punta della lingua e alternando baci a piccoli morsi che lasciarono Hermione in preda all’abbandono più totale.
Si sentiva eccitata e confusa, non riusciva a percepire altro che il corpo di Blaise dietro di lei, le sue mani che le accarezzavano il ventre, la sua lingua che saettava sul collo, il suo respiro che le risvegliava l’epidermide e il suo profumo che la stordiva. Nemmeno Ronald riusciva a farla sentire così quando erano soli.
“Ron!” ricordò spalancando gli occhi e rendendosi conto della situazione in cui si trovava.
Si staccò bruscamente dal Serpeverde e si girò verso di lui per poi perdersi di nuovo in quegli occhi color del mare più profondo. Il ragazzo la guardò meravigliato per un attimo e provò ad avvicinarsi di nuovo, allungando le mani per poterla riprendere nel suo abbraccio, ma lei si riprese all’istante quando sentì le sue dita sfiorarle i fianchi.
«NO!» quasi urlò.
«Hermione...» provò Blaise incerto.
«No, non ti azzardare ad avvicinarti Zabini! Che vuoi fare, eh? Si può sapere a che gioco stai giocando?! Non sono una bambolina nelle tue mani, ho dei sentimenti! E sono fidanzata! Fidanzata, maledizione! Non sarò una delle sgualdrinelle che ti porti a letto ogni sera! Razza di...di viscida serpe!» gridò Hermione con le lacrime agli occhi stringendo i pugni per farsi forza.
«Granger, io non voglio portarti a letto...o meglio non solo quello, voglio dire...» disse il ragazzo nascondendo un ghigno.
«Sei proprio un illuso, non verrò mai a letto con te! Hai capito? MAI!» lo interruppe la giovane ricacciando indietro le lacrime, diventando ora sempre più furiosa.
«Mai dire mai, tesoro! Non sai cosa potrebbe succedere...e sono certo che ti piacerebbe parecchio stare con me. Insomma...io ti eccito» rispose Blaise in tono ovvio.
La Grifondoro arrossì violentemente e scosse la testa con forza.
«Questo non è assolutamente vero, Zabini! Tu non mi... insomma, non mi fai l’effetto che pensi! In realtà prima stavo...pensavo che...dietro di me ci fosse...sì, che ci fosse Ronald, ecco!» balbettò imbarazzata, cercando di mentire anche a se stessa.
Blaise si fece scuro in volto e strinse i pugni.
«Ma davvero?!» chiese a bassa voce.
E scattò, bloccandola tra il muro della Torre e il proprio corpo, stringendole i polsi con furia ceca.
Hermione spalancò gli occhi, spaventata dalla rabbia del moro; cercò di divincolarsi ma non c’era aria tra loro due, solo il respiro dell’uno che si infrangeva contro quello dell’altra.
«Non si dicono le bugie, Granger! E non tentare di paragonarmi a Lenticchia! Lui non potrebbe mai farti sentire come ti faccio sentire io! Ammettilo: quando mai ti ha fatto provare queste sensazioni?» insinuò il Serpeverde.
La giovane guardò oltre la sua spalla e prese a mordersi il labbro inferiore.
“È Zabini, è Zabini, è Zabini, Hermione! Ti prego non fare quello che vorresti fare...ti prego no! Ricordati di Ron! Ron ti ama, ti ama con tutto se stesso! Questa Serpe non vuole altro che averti come l’ennesima conquista! Ricordati di Ron!” pensò con forza.
Blaise guardò intensamente le sue labbra, l’angolo inferiore destro screpolato dal lavoro dei denti bianchi che continuavano a infierire su di esso. Liberò uno dei polsi della ragazza e le prese delicatamente il mento fra il pollice e l’indice poi, con una leggera pressione, liberò il labbro dalla presa degli assalitori e percorse il profilo della bocca con le dita.
“Ti prego, no! Blaise, ti scongiuro non farlo! Non riuscirei più a tornare indietro...” lo supplicò silenziosamente la ragazza serrando gli occhi e volgendo il capo da un lato.
«Hermione...» sussurrò il moro con voce roca, lasciando la presa anche sull’altro polso e prendendole il viso tra le mani calde.
«Guardami...» le disse gentile, e lei riaprì gli occhi perdendosi nel cobalto delle sue iridi.
«Ti prego...» mormorò Hermione quando il ragazzo si avvicinò ancora di più.
«Cosa?»
«...n-non baciarmi...p-prometti di non baciarmi...» implorò la giovane socchiudendo gli occhi, prossima alle lacrime.
«Non posso...non riesco a prometterlo piccola...» bisbigliò Blaise, sorprendendo anche se stesso per la veridicità di quanto stava dicendo.
Avvicinò il volto a quello della giovane e guardò gli occhi dorati sgranarsi per la vicinanza; Hermione tentò debolmente di divincolarsi ma le poche difese ancora intatte da quando stava tra le braccia del Serpeverde caddero d’un colpo quando le loro labbra si incontrarono.
Dapprima un bacio casto, tenero, dolce. Labbra su labbra, si muovevano in sincrono, si cercavano, si rincorrevano. Poi il ragazzo, suadente e con lentezza esasperante, percorse con la punta della lingua il contorno della bocca della giovane e la ligia Hermione Granger si ritrovò a baciare Blaise Zabini come non aveva mai baciato nessuno prima d’allora. La passione superò le paure e le lingue cominciarono quasi timidamente una danza per loro nuova ma che presto trovarono bellissima e travolgente.
Blaise accarezzò il viso della Grifondoro e scivolò con le mani sulle spalle scoperte e sulle braccia, giù fino alla vita che abbracciò con una stretta possessiva. D’altro canto Hermione non stette a perdere tempo e le braccia che prima erano immobili lungo i fianchi, circondarono il collo del Serpeverde; accarezzò con le dita la nuca del giovane e affondò la mano destra nei suoi capelli neri spingendolo ancora di più contro di sè, mentre la sinistra scostava il colletto della camicia per accarezzare la sua pelle fin dove riusciva ad arrivare.
Blaise gemette rocamente fremendo e la baciò con più ardore, scostando il tessuto della maglia leggera di lei con le mani, sfiorandole il ventre, i fianchi, la schiena, su fino alla chiusura del reggiseno. Hermione si irrigidì ansimando e lui sorrise sulle sue labbra, tornando con le dita al punto di partenza per continuare quella tortura piacevole per entrambi.
«Blaise...» mormorò ansante la ragazza ma il Serpeverde le chiuse la bocca in un altro bacio famelico, stringendola a sé.
«Blaise!» gemette lei quando sentì distintamente l’effetto che quel bacio aveva sul bellissimo moro che le stava davanti.
«Dimmi piccola» sbuffò il ragazzo a un millimetro dalle sue labbra prima di riprendere a divorargliele con passione crescente.
«Se...se arrivano...ah...ci possono vedere...ah» sospirò lei cercando di reprimere i gemiti di piacere che lui faceva nascere ora che era sceso a baciarle il collo. O meglio, non solo baciare, perché Blaise stava prendendo possesso di ogni singolo centimetro della sua gola con baci, morsi e leccatine che la stavano mandando in orbita.
Ron le aveva semplicemente fatto un succhiotto durante l’estate e, dato che ad Hermione non erano particolarmente piaciute le conseguenze (interrogatori in stile “Inquisizione” da parte dei suoi genitori e controllo totale in ogni momento da parte di Molly Weasley che ci teneva a “Non avere nipoti prima del tempo!”) si erano poi limitati ai soliti baci. Niente di speciale quindi.
Ma quello che stava provando in quel momento con Blaise era a dir poco divino! Non avrebbe mai pensato di poter provare così tante sensazioni in una volta sola.
“Certo, dalla sua ha anche parecchia esperienza” pensò Hermione con una fitta di gelosia.
“Chissà quante donne avrà soggiogato in questo modo. Vuole solo giocare? O quello che ha detto è vero, che non mi vuole solo portare a letto? E se fosse tutto calcolato?” rifletté ancora, una punta di rammarico tra i suoi pensieri.
“Oddio, quella lingua...mi farà impazzire se continua così! Chissà come sarebbe...NO, mio Dio Hermione, che razza di pensieri fai?! Oddio, mi sta dannando, mi ha già fatto impazzire...”
«Non ti fermare...» sussurrò lei quando la diabolica lingua della Serpe scese ancora più in basso scostandole la maglia fin dove fu possibile e poi, incurante dell’inutile e leggero tessuto, arrivava all’incavo dei seni, mentre le mani vagavano sulla schiena nuda.
Ma Blaise, andando contro tutto ciò che voleva in quel momento, si fermò e rialzò il viso per guardarla in faccia.
«Bellissima» mormorò fissando gli occhi chiusi e le labbra distese in un sorriso beato.
Gli occhi dorati si aprirono di scatto e Hermione arrossì per l’intensità dello sguardo puntato su di lei.
«Vuoi davvero che continui?» chiese malizioso il moro alzando una mano e posandola dove aveva appena finito di baciarla.
La Grifondoro sobbalzò e divenne, se possibile, ancora più rossa.
«Ho, ehm...ho parlato ad alta voce, vero?!» domandò imbarazzata distogliendo gli occhi da quelli blu cobalto illuminati dalla passione.
«Già» sghignazzò l’altro.
Hermione gli tirò un debole pugno sulla spalla.
«Idiota» sibilò facendolo ridere apertamente.
«Perché mai? Davvero vuoi che continui?» chiese di nuovo più dolce, sollevandole il viso verso il proprio.
«Potrebbero arrivare da un momento all’altro...e chi mi dice che tu non stia giocando?» rispose la ragazza mettendo sul tavolo le carte delle sue paure, scoperte.
Blaise si rabbuiò.
«Chi ti dice che lo stia facendo?» ribatté.
La Caposcuola si morse il labbro.
“Così non va! Non mi può rispondere con un’altra domanda” pensò cercando intanto una via d’uscita.
«Ti prenderei qui, ora, in questa Torre e su questi squallidi cuscini se potessi...se solo tu lo vorresti. Anche se preferirei un bel letto grande e comodo per poterti fare finalmente mia!» disse sommessamente, come se stesse rivelando un segreto di Stato.
«Ma questo non vuol dire che stia giocando...» continuò, prendendo mentalmente nota di annullare la scommessa con Draco.
“Questo è proprio un bel casino...Blaise sei nella merda fino al collo!” rifletté.
Hermione annuì guardandolo negli occhi. Ci sperava, ci credeva con tutto il cuore. Voleva che fosse davvero la verità.
E si abbandonò di nuovo tra le braccia del Serpeverde, lasciandosi baciare dolcemente ancora e ancora, senza potersi stancare di sentire le sue labbra sulle proprie.
 
*********
 
«Spiega! Subito! All’istante!» esclamò Hilary entrando in camera come un tornado moro e saltando sul letto di Hermione facendo di conseguenza saltare anche lei e Ginny.
«Spiegare cosa?» chiese la rossa Weasley curiosa.
«Non so di cosa tu stia parlando» ribatté la riccia lanciando un’occhiataccia ammonitrice alla compagna di stanza.
«Ehm... Ginny, potresti aspettarci in Sala Comune?» domandò piccata lei.
«Perché?»
«Niente spiegazioni, a dopo Ginevra!» rispose secca, tirandola giù dal letto della Caposcuola e sospingendola verso la porta.
«Non fare domande, questa è una questione che devo risolvere con Hermione...scusa, davvero, ma è abbastanza importante!» concluse sbattendo il legno alle sue spalle.
«Hilary!» protestò Ginny picchiando sull’uscio.
«A dopo Ginny!» urlò l’italiana alzando gli occhi al cielo per poi voltarsi verso Hermione con un’espressione trionfante dipinta sul viso.
La riccia, ancora seduta sul letto a gambe incrociate, distolse velocemente lo sguardo e cominciò a mordersi le labbra, salvo poi aggrottare le sopracciglia, arrossire furiosamente e fermare il lavoro dei propri denti per cominciare a contorcere le dita delle mani.
«Allora...» cominciò Hilary ritornando verso il baldacchino e sedendosi comodamente in un angolo di esso, appoggiando la schiena a una delle colonnine e guardando fisso l’amica.
«C’è per caso qualcosa di cui vorresti parlarmi?» chiese gentile con un ghignetto appena accennato sulle labbra.
«No!» rispose velocemente Hermione.
Un po' troppo velocemente. Almeno per i gusti dell’italiana che si fece subito attenta e curiosa e iniziò a tempestarla di domande, sporgendosi verso di lei e quasi spalmandosi sul letto.
«Cosa avete fatto in quella Torre?! Oh mamma, Herm, vi siete baciati? Ti ha sedotto? L’avete fatto? E com’è stato, eh? È passionale? O dolce e romantico? È stato almeno tenero? No perché senza tenerezza deve essere orribile!»
«Hilary...» cercò di fermarla l’interrogata, ma ormai l’altra aveva preso il via.
«Avete preso le precauzioni necessarie? Non vorrai rimanere incinta a diciassette anni, spero! E poi ti ha chiesto di stare insieme? Nel senso, insieme insieme? Carino lui, avete deciso dove andare per il primo appuntamento? Cioè, quello vero e proprio, perché questo non era certo un appuntamento! E come bacia? Voglio dire, io devo essere aggiornata sui dettagli!»
«Hilary...»
«Perché se no che gusto c’è ad essere amica di una ragazza che sta con uno così?! Sai cosa si dice di Zabini? Che è fantastico a letto! Ora posso sapere la verità direttamente da una persona che l’ha provato e di cui mi fido: come sono le sue prestazioni? Non che voglia provarci, è tutto tuo ma sai com’è...voci di corridoio, bisogna avere fonti certe per essere sicure di qualcosa!»
«Hilary!» ribatté Hermione scandalizzata.
«Anche perché è amico di quel pervertito di Malfoy, insomma, spero che non te l’abbia rovinato! Voglio dire si vede lontano un miglio che sono diversi, ma magari dopo così tanto tempo passato con lui è diventato un porco...non si può mai sapere!»
«HILARY! STOPPATI!» urlò la Caposcuola esasperata e sconvolta.
L’italiana richiuse la bocca, che si era riaperta per lasciare spazio ad un nuovo flusso di parole, e sorrise.
«Beh, non mi dici che avete fatto? Non si vede che sono curiosa?!»
«Secondo te l’avrei fatto con Zabini nella Torre di Astronomia?» chiese di rimando Hermione, svicolando la domanda dell’amica.
«E secondo te mi faccio fregare da questo patetico quanto inutile cambio di discorso? Non voglio sapere dove l’avete fatto, ma SE l’avete fatto. E cosa, soprattutto! Ah, nel caso: io sarò la tua testimone di nozze, non c’è storia!» precisò Hilary, rimettendosi comoda sul letto.
La Caposcuola scosse la testa.
«Sei un caso disperato» disse divertita.
«Ne sono assolutamente consapevole, ma non è di questo che voglio parlare. Che ti ha fatto il bel moretto?» domandò con un sorrisetto malizioso.
«Mi ha baciata» sussurrò a voce bassissima Hermione dopo un momento di esitazione, facendosi piccola piccola.
«...non ho capito, sai, dovresti parlare un po' più forte» si dispiacque Hilary.
La ragazza prese un respiro profondo.
«Mi ha baciata»
L’italiana la guardò sgranando gli occhi.
«CHE COSA?» urlò qualche secondo dopo.
«Shh! Non urlare, ti sentono tutti!» esclamò la riccia catapultandosi su di lei per tapparle la bocca con le mani, terrorizzata.
«Mm sto sofocondo!» bofonchiò l’italiana, dimenandosi e cercando di scrollarsela di dosso.
«Come scusa?» chiese Hermione mortificata rimettendosi a sedere.
«Mi stavi soffocando!» Tossì la ragazza cercando di riprendere fiato.
La Caposcuola si morse il labbro inferiore.
«Scusa...è che non riesco a crederci nemmeno io, insomma...Blaise...che mi bacia...è stato...strano! Non era Ronald, per questo non mi sembrava possibile...»
«E...» la incalzò sorridente Hilary, pendendo dalle sue labbra.
L’amica arrossì vistosamente.
«Ma niente, ecco...è stato piuttosto...non so come dirlo»
«Te lo dico io: è stato migliore o peggiore dei baci che ti da Ron?»
«E questo cosa c’entra?!» si indignò Hermione.
Hilary fece spallucce.
«Nulla di che...pensavo solo che se per te è stato migliore il bacio di Zabini, in confronto a quelli che ti da Ron...forse dovresti rivedere il tuo rapporto con lui»
«Non c’è nulla da rivedere nel mio rapporto con Ronald! Lui mi ama, e io lo amo. Questo è quanto. E non basta Zabini per...»
«Sei tornata al cognome?» chiese l’altra con un sorrisetto guadagnandosi un’occhiataccia dall’amica.
«Dicevo che non basta Blaise con la sua aria da baciatore folle per farmi dimenticare del mio ragazzo! Se proprio lo vuoi sapere, mentre lo baciavo...»
«Perciò lo baciavi anche tu, hai risposto al bacio!» si illuminò Hilary.
«Fammi finire!» esclamò Hermione mentre si imporporava tutta.
«Mentre mi baciava...» continuò.
«Ed eccola che cambia di nuovo le parole dette»
«...pensavo a Ron e a come fossero diversi i loro baci...»
«Pensare a uno mentre baci un altro non è proprio buona educazione!» la rimproverò l’italiana.
«Oh, andiamo, è normale fare paragoni!»
«Sarebbe la situazione a non essere normale, non si bacia un ragazzo se si è fidanzate con un altro!»
«Mi ha baciata con la forza!»
«Questo non è vero!»
«E che ne sai, tu non c’eri!»
«Oh, ma ci sono adesso! E c’ero anche quando è iniziata la lezione. E dico semplicemente che non ho mai visto un’espressione così ebete dipinta sulla tua faccia dopo che baciavi Ron in queste settimane!»
Beccata.
«Questo...questo non...oh insomma, cosa vorresti dire con questo?!»
«Semplicemente che ti è piaciuto particolarmente come bacio...o devo metterlo al plurale?!» sorrise Hilary.
Hermione stette zitta per un momento.
«Ma come fai a leggermi così?! Per l’amor del cielo, sono solo due settimane che ci conosciamo!» proruppe infine.
«È solo psicologia di base, cara!» disse Hilary alzando le spalle con sufficienza.
«Quando passi metà della tua vita con una strizzacervelli per mamma...beh, impari a osservare le persone molto più attentamente»
Hermione sollevò un sopracciglio.
«Non voglio che mi psicanalizzi!» esclamò indignata.
«Non psicanalizzo te, psicanalizzo il tuo comportamento nei confronti di Zabini e di Ron» ridacchiò l’italiana.
«È la stessa cosa! Me, il mio comportamento...e poi perché anche per Ronald?»
«Beh...» tentennò la Grifondoro «La mia teoria è che tu non è che lo...»
«Okay, basta così! Io amo Ron, davvero. Zabini è solo un errore, un “incidente di percorso”, insomma...è capitato e mi dispiace perché in pratica ho tradito Ronald e quindi non è che mi vada molto a genio come situazione!»
«Non mi sembravi tanto pentita a lezione oggi...»
«Certo che mi dispiace. Non avrei dovuto baciare quella Serpe, questo è quanto. Ora basta» dichiarò lapidaria Hermione.
«Come ti pare. Ma voglio chiederti una cosa: quando baci Ron, poi stai sulle nuvole per tre ore come è successo oggi? O non ti è mai successo perché ti sembra tutto così normale e non c’è più la “magia”?» insinuò Hilary, guardandola intensamente come a suggerirle una risposta precisa.
«È stato un normalissimo bacio, per Morgana! Non ho provato nulla di che»
«Bacia bene?»
«...sì» mormorò la riccia mordendosi il labbro e sorridendo inconsciamente al ricordo.
«Eccola che riparte per la tangente... Fammi capire: se proprio non ti è piaciuto, non ti ha fatto nessun effetto, ti dispiace e tutte quelle balle lì...allora perché hai quel sorrisino idiota sulla faccia? Notare, è lo stesso sorriso che ho visto ad Astronomia e Difesa»
«Ho detto solo che bacia bene!» protestò Hermione arrossendo furiosamente.
L’amica annuì sorridendo.
«...andiamo ora? Mi è venuta fame!» concluse la Caposcuola per eludere altre domande.
«Così mi offendi, potrei pensare che preferisci la compagnia del cibo alla mia!» ribatté l’italiana soffocando una risata.
«Ma va, figurati...che ti vai a inventare?!» rise Hermione alzandosi dal letto e mettendosi davanti allo specchio per darsi una sistemata.
«Dai, sì, sei bellissima. Ora andiamo!» la sollecitò Hilary spingendola oltre la porta della camera.
«Sapevo che avevi fame anche tu...ma il tuo essere sempre affamata non può mica impedirmi di controllare se i miei capelli sono o no un cespuglio, sai?!» protestò l’altra senza troppa convinzione.
«Certo che te lo impedisce! Fidati stai bene, come sempre del resto»
Hermione bofonchiò qualcosa e Hilary sentì vaghe parole tra cui “sì”, “fidare”, “sola” e “Malfoy”. A quel punto la Caposcuola si illuminò e cominciò a ridacchiare malignamente.
Entrambe le sopracciglia dell’italiana si sollevarono, dipingendole sul volto un’espressione incredula e dubbiosa.
«Sei diventata matta tutto d’un botto?» chiese cauta.
«Cos’è successo con Malfoy, cara la mia psicologa?» rise apertamente la riccia, percorrendo le scale che portavano in Sala Grande.
«Che intendi, di grazia?» chiese di rimando Hilary sorridendo consapevole.
«Beh, sei tornata nella Torre di Astronomia con un sorrisetto talmente soddisfatto che pensavo avessi scoperto i piaceri del letto del Principe delle Serpi! Dato che siamo in tema...»
Al vedere l’espressione estremamente curiosa e avida dell’amica, la Grifondoro scoppiò in una sonora risata, guadagnandosi un’occhiataccia della riccia.
«E ora perché cavolo staresti ridendo?» chiese questa, offesa.
«Perché non è successo niente di quello che credi sia successo!» rise Hilary, con una mano sul muro per sostenersi e l’altra premuta sulla pancia.
«Ma...ma...» balbettò Hermione confusa.
«L’ho Schiantato, Mione! Oh, dovevi esserci. È stato così divertente, non credo di aver mai riso tanto!» esclamò l’italiana, ormai accasciata a terra con la schiena appoggiata al muro del corridoio.
«Ma è tornato in aula e sembrava che anche lui fosse soddisfatto...» protestò debolmente la Caposcuola addossandosi alla parete opposta.
«E io che ne so? Magari ha trovato qualcuno che ha accettato le sue avances da maniaco» rispose la ragazza asciugandosi gli occhi dalle lacrime versate per le troppe risate.
«Maniaco? Che diavolo ti ha fatto il Furetto?!» si preoccupò Hermione alzando la voce.
«Ma nulla, tesoro! Solo che voleva baciarmi, e ci stava anche riuscendo, e così l’ho Schiantato tutto qui! Non ti preoccupare, deve solo provare a mettermi le mani addosso!» la tranquillizzò Hilary, alzandosi e riprendendo a camminare verso la Sala Grande.
«Anche io dicevo così di Blaise, proprio stamattina...e guarda cosa ho combinato!» obiettò la riccia sollevando un sopracciglio.
«Non ti preoccupare. Malfoy non ha nessuna attrattiva per me, e non credo l’avrà mai. Beh, per Godric, certo è molto carino...per non dire bellissimo ecco! Ma è talmente borioso e pieno di sé che temo per lui che scoppierà un giorno di questi. In ogni caso, non è lui a cui penso tutte le mattine e preferisco i ragazzi semplici che non provano a baciarmi quando più gli aggrada» ribatté l’italiana.
«È una sottile critica alla mia condotta?»
«No, non critico nessuno, è solo una constatazione su come mi comporto io di solito, tranquilla cara» disse la Grifondoro sorridendo dolcemente.
«Dovremo parlare di chi ti ha preso il cuore mi sa...c’è qualcosa che non mi torna!» insinuò la Caposcuola dopo una piccola pausa.
«No che non ne parliamo! E nessuno mi ha rubato il cuore, almeno non ancora!» rise Hilary divertita.
«Scommetti?» la sfidò Hermione con un sorriso malizioso sul volto.
E, ridendo entrambe, entrarono nella Sala Grande.
 
*********
«Ecco la tua amante, Blaise» sibilò Draco all’amico mentre fissava truce l’ingresso della Sala.
Blaise si illuminò volgendo lo sguardo verso l’oggetto dei suoi pensieri. Poi guardò di sbieco il biondo e sussultò, spaventato dallo sguardo di fuoco che minacciava di bruciare ogni cosa fino ad arrivare al suo obiettivo.
«Si può sapere perché stai fissando la Granger in quel modo?» chiese irritato dopo essersi ripreso.
«Tranquillo non ti sto consumando la Mezzosangue» ghignò il Serpeverde.
«Vorrei solo trovare una maledizione abbastanza potente per poter battere quella maledetta italiana!» riprese ringhiando.
Il bel moro lo guardò dubbioso.
«Ma mica te la devi portare...ah no, giusto, a proposito della scommessa...» si ricordò il ragazzo tornando a guardare Hermione.
«Non ti preoccupare, riuscirò a vincerla io!» ribatté Draco voltandosi di scatto verso di lui e rivolgendogli uno sguardo di sfida.
«No, ecco...in realtà...»
«Il corteggiamento sarà solo un po' più lungo del previsto, ma alla fine riuscirò a farle perdere quell’aria da padrona del mondo»
«A me non sembra che si creda chissà chi!» si intromise Theodore, alzando le spalle.
«Ecco, lo penso anche io! Però volevo dirti che non ho più intenzione di partecipare...da parte mia la scommessa è sciolta» continuò Blaise.
«Ma non vedete come si comporta? E poi...no, aspetta! Che vuoi dire con “la scommessa è sciolta”?» chiese il giovane biondo facendogli il verso.
Zabini deglutì.
«Beh...è solo che...»
«Ti sei innamorato?! Un misero bacetto a una Mezzosangue e ti sei innamorato?!» esclamò Malfoy incredulo e quasi schifato.
«Ma figurati se mi sono innamorato! Blaise Zabini non si innamora! Io e te non ci innamoriamo mai!»
«Ovviamente!» acconsentì Draco e Theodore alzò gli occhi al soffitto.
«È solo che la Granger è effettivamente intoccabile e...»
«Non mi sembra dato che l’hai baciata e se fosse stato per te non ti saresti fermato, in quella Torre!»
«Ehm...sì ecco...ma quello è stato...»
«Blaise, dimmi una cosa: ti è piaciuto?»
«Ma chi sei, il mio psicologo?!»
«No, solo il tuo migliore amico» rispose Draco con un’alzata di spalle lasciando Zabini in silenzio per un attimo.
«È stato del tutto normale. Insomma, tutte si lasciano andare con un bacio del genere, con lei non poteva essere diverso!» mentì il moro.
Malfoy sollevò elegantemente un sopracciglio, scettico.
«Ma davvero? Normale? Così tanto normale e insignificante che ti sei Trasfigurato in un lampione quando è entrata in Sala...ed è da tre ore che sei sulle nuvole!» ribatté ghignando.
«Non è assolutamente vero!» esclamò indignato Blaise ma, se non fosse stato per la sua faccia tosta, sarebbe arrossito furiosamente.
«Mmm...e com’è che non hai ancora tolto gli occhi dal tavolo dei Grifondoro?»
«I-io...stavo...stavo pensando alla mia prossima mossa per vincere la scommessa»
«Ma non hai detto che volevi lasciar perdere?»
«Volevo vedere la tua reazione!»
«Certo, certo...e io sono un Grifondoro!»
«Dato che le tue mire sono tanto alte quanto le mie, Draco, non dovresti nemmeno parlare!»
«Quali mire, Dracuccio?» intervenne la Parkinson arrivando al tavolo e sedendosi praticamente in braccio al biondo.
«Niente, Pansy, lasciami stare. E non chiamarmi in quel modo!» rispose Malfoy, scansandola con malagrazia.
«Ma Draco!» protestò quella.
«Non mi scocciare!» disse brusco lui, tornando a guardare il tavolo rosso-oro.
«Dray, non essere sgarbato. L’astinenza ti fa male!» insinuò Zabini sghignazzando.
«Nessun tipo di astinenza, Blaise...devo dirti che oggi sono piuttosto soddisfatto in effetti» ribatté il biondino.
«...Vuoi dire che avresti vinto la scommessa?!» proruppe Blaise dopo un momento, irritato.
Theodore rise.
«Ha appena detto che vuole trovare una maledizione da lanciare a quella povera ragazza, e tu gli chiedi se ha vinto? Sarebbe, come minimo, piombato qui ghignante a reclamare il premio. E non sarebbe così scontroso!» obiettò, beccandosi un’occhiata truce dell’amico.
«Theo...taci!»
Tutta risposta, Nott scoppiò in una sonora e allegra risata che fece voltare l’intero tavolo verde-argento e buona parte della popolazione femminile di Hogwarts.
«L’ho ritrovato Schiantato ai piedi delle scale che portano alla Torre di Astronomia» sussurrò a Blaise, sorridendo.
«L’ho fatto rinvenire e la prima cosa che ha detto, testuali parole, è stata “Io quella la uccido!”. Io dico che l’ha rifiutato e poi ha dovuto accontentarsi di un’altra, anche perché se n’è andato via a passo di carica...»
«Theodore...» disse Draco in tono d’avvertimento.
«Hai preso picche!» esultò Zabini ridendo.
«Blaise...» tentò di nuovo il biondo, strofinandosi gli occhi per imporsi la calma.
«Beh, prima o poi capita a tutti!» lo consolò Nott dandogli una pacca amichevole sulla spalla.
«Ragazzi!» esplose Malfoy, perdendo la pazienza.
«È solo una stupida Mezzosangue italiana, non sa a chi dire sì e a chi dire no. Ma gli farò capire il valore delle risposte che dà. E, Blaise...quando urlerà prima della Granger...mi aspetto la tua resa!»
Il volto del moro si deformò in una smorfia infastidita, ma annuì.
«Certo, bisogna vedere se preferisce te...o il fratello di Lenticchia!»
«Non c’è storia...io sono il migliore!» esclamò Draco borioso, gonfiando il petto.
«Sì beh...ma se ti ha Schiantato avrà i suoi motivi» replicò Theodore.
Il biondo Serpeverde si alzò di scatto, gli occhi accesi dalla rabbia.
«Sarà mia!» sibilò furioso.
Si allontanò a grandi falcate dal suo tavolo e, prima di lasciare la Sala Grande si voltò verso i Grifondoro, che lo guardavano con la solita espressione di disprezzo, e ghignò all’indirizzo del Trio dei Miracoli. Poi uscì di scena, lasciandosi dietro un coro di estasiati sospiri femminili.
«Quando riceverà un rifiuto in piena regola la smetterà di essere così odioso?» chiese sconsolato Blaise.
«È una domanda retorica, vero?» disse Theodore, guardandolo scettico.
Si fissarono per un momento poi sospirarono insieme.
«È un caso disperato...»
«Spero che capisca presto l’antifona...»
«Sceglierà Weasley, vero?»
«Ti riferisci alla Lair o stai pensando alla Granger?» insinuò Nott, nascondendo un sorrisetto divertito.
Zabini gli scoccò uno sguardo di fuoco.
«Hermione sceglierà me! È sulla Lair che ho dei dubbi» disse scrollando le spalle.
«Già. Si vedrà, Blaise...si vedrà» gli concesse Theodore.
«Uomo di poca fede» sbuffò il moro.
E, con un’alzata di spalle in risposta, si dedicarono nuovamente al pranzo.

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


Salve ragazzi miei! :) scusate, scusate, scusate il ritardo, ma tra università e tutto il resto scrivo in treno e quando riesco copio sul computer le cose scritte sul quaderno!
Allora, piccola nota: questo capitolo è una sorta di passaggio ma ovviamente è importante per capire ciò che potrebbe succedere o succederà effettivamente dopo (è un dopo relativo: potrebbe essere il prossimo capitolo, tra due o tra 5 o alla fine, non si sa! =P ehi voglio tenervi un poco sulle spine, che male c’è?! XD ).
Vi accorgerete che c’è un incantesimo che non avete mai sentito...mia proprietà! C’è il copyright! Ammetto che la mia fantasia non ha fatto propriamente il suo dovere in quel caso, ma era l’unico accostamento che mi veniva in mente e che poteva funzionare...dopotutto, se notate, le formule sono simili al latino in alcuni casi e in altri rimandano esattamente all’incantesimo che effettuano!
Va be’...ultima precisazione: il personaggio di Hilary Lair è ovviamente mio, l’ho in mente dalla prima superiore, avevo scritto un sacco di raccontini su di lei, quindi this character is mine!! Anche quello, eh sì, sono piuttosto gelosa delle mie creazioni! >.<
Ora non mi resta altro che augurarvi....BUONA LETTURA! :)
 
 
 
 

V CAPITOLO

«...Ho sonno!»
«...»
«Possiamo tornare ora?»
«...»
«Hermione?»
«...»
«Herm, davvero, adesso mi fermo e mi addormento qui!»
«Non ti conviene, siamo nei sotterranei e congeleresti!»
«Per questo dobbiamo tornare in Torre! Dai, questi spazi possono anche controllarli i Serpeverde, no? Tanto devono per forza passare da qui!»

«E tu ti fideresti? Voglio dire, Serpi che controllano altre Serpi...è proprio l’idea giusta per distruggere Hogwarts!» ribatté sarcastica la Caposcuola.
«E tutto il discorso sulla fiducia verso tutte le Case l’abbiamo già buttato all’aria?» sbuffò Hilary.
«E comunque non ho ancora capito perché hai incastrato me a fare la ronda»
«I Bolidi non sono certo delle piume, Hilary...e Ronald se n’è preso uno dritto nello stomaco!»
«Ehm...ecco, beh...questa...questa sarebbe la “punizione” per aver distrutto il bel fisico del tuo ragazzo?»
«Esattamente!»
«Ma non l’ho fatto apposta! E poi guarda il lato positivo...ora puoi giocare a fare la Crocerossina!» esclamò maliziosa l’italiana.
Hermione arrossì furiosamente.
«Non ho nessuna intenzione di fare l’infermiera! Basta la Chips per quello...»
«Magari Ron vorrebbe te al suo posto...a curarlo...coccolarlo...»
«Per Godric, ma non puoi fare a meno di essere maliziosa?!» esclamò Hermione scoppiando a ridere sebbene fosse ancora imbarazzata.
«Mia cara, sei tu quella che pensa sempre male...io sono assolutamente innocente! Mi limito ad analizzare i fatti» si difese Hilary con una faccia da angioletto.
«Sì, sì, certo, analizzare i fatti, come no! Non voglio fare il “Gioco del dottore” con Ronald, okay?» chiarì la Caposcuola sbuffando.
«Allora chi devo colpire con il Bolide la prossima volta?»
«Assolutamente nessuno! Non voglio sapere di altre ossa rotte, grazie!»
«Niente cadute nemmeno per i Serpeverde?!» chiese delusa una dei due nuovi Battitori di Grifondoro.
«Niente di niente!»
«Nemmeno a un certo moro...»
«Hilary!»
«Saresti preoccupata?»
«Per niente!»
«E allora perché te la prendi tanto?!»
«Non me la prendo, è che non devi uccidere tutti!»
«Non a tutti, solo...»
«Nessuno!»
«Ma...»
«Hilary!»
«Ma uffa!» sbottò infine la ragazza, incrociando le braccia sotto al seno e bloccandosi in mezzo al corridoio.
Hermione sorrise vittoriosa e continuò a camminare a testa alta per una decina di metri, poi si fermò di botto e si guardò intorno.
«Ehm, Hilary...»
«Non ci parlo con te, sei antipatica!» sibilò Hilary, che intanto si era appoggiata al muro.
«Oh, piantala, stavo scherzando! Comunque...»
«Bel modo di scherzare, ti stavo prendendo in giro e tu mi rimproveri!»
«Hilary...»
«Ho detto che non ti parlo! Bla bla bla, non ti sento!» esclamò lei facendo una vocetta stridula e tappandosi le orecchie con i palmi delle mani.
La Caposcuolasi avvicinò all’amica sbuffando come una locomotiva e cercò di toglierle le mani dalle orecchie.
«Ci siamo perse!» urlò quando capì di aver fallito nel suo intento.
Lentamente, guardandola fissa, Hilary abbassò le braccia e si staccò dal muro.
«Come scusa?» chiese assottigliando gli occhi.
«Da qui ci siamo già passate, stiamo girando in tondo» rispose sconsolata la giovane volgendo il capo da una parte e dall’altra come se dovesse apparire un  cartello luminoso con la scritta “EXIT”.
«Fantastico...e ora dove andiamo, genio?» chiese ironica l’italiana.
«E io che ne so?!»
«Lo dicevo che venire nei sotterranei era una pessima idea!»
«Beh, non mi fido delle Serpi per controllare...»
«Herm, dovevi fidarti invece! Merlino, ne baci uno e poi non ti fidi dei loro controlli?!»
«No» rispose lapidaria la Granger dopo un momento di imbarazzo.
Hilary fece una smorfia e scosse la testa, esasperata, per poi appoggiarsi di nuovo alla parete con la schiena.
«Fortuna che conoscevi la scuola come le tue tasche!» esclamò.
«I sotterranei sono sempre stati infidi...»
«E noi andiamo negli infidi sotterranei all’una di notte, ma sì! Tanto se anche ci perdiamo ci ritrovano in formato ghiacciolo!»
«Uh, come fai la tragica!»
«Non sono tragica, sono realista!»
«No, sei tragica. Adesso ritroviamo la strada e poi torniamo in Torre»
«Sarebbe anche ora!»
«Hilary, basta» disse stancamente Hermione riprendendo a camminare.
Girovagarono ancora per dieci minuti nei corridoi bui e silenziosi, illuminando i propri passi con la sola luce delle bacchette.
«Hermione, quel quadro l’abbiamo visto cinque minuti fa...»
«Lo so, lo so...»
«E quest’aula non è quella che...»
«Lo so...»
«Ma questa statua...»
«Hilary Lair, so benissimo che DA QUI ci siamo passate VENTI VOLTE come minimo, ma non ho la MINIMA IDEA di dove siamo!!» esplose la Caposcuola allargando le braccia spazientita.
«Veramente volevo solo dirti che credo che questa statua sia un passaggio segreto...» sussurrò la ragazza mortificata.
«Ah...» si zittì Hermione mordendosi il labbro.
«Scusa»
Hilary tornò a sorridere.
«Tranquilla, siamo tutte e due nervose...ora se mi ricordo bene...» disse avvicinandosi alla statua del cavaliere e studiandola da vicino.
«Lo scudo dovrebbe essere girevole» e fece forza sull’arma che, stridendo sinistramente, ruotò.
«Ecco fatto, ora dovrebbe aprirsi un qualche passAAAH!» urlò l’italiana mentre una lastra del pavimento di pietra scompariva sotto di lei ed ella cadeva nel vuoto.
«HILARY!» gridò spaventata Hermione.
«Oddio, oddio, oddio, Hilary, stai bene?! Mi senti? Santo Godric, Hilary, ti prego, dimmi che non hai battuto la testa e che non hai nulla di rotto!»
«Se avessi battuto la testa, credi che ti potrei rispondere? Ahia...» le urlò dietro l’italiana, imbufalita.
La riccia tirò un respiro di sollievo.
«Meno male, stai bene!»
«Col cavolo! Mi sa che mi sono slogata una caviglia come minimo. È parecchio alto qui...ed è buio! Hai tu la mia bacchetta?»
«Non l’avevi in mano?»
«No, non riuscivo a girare quel dannato scudo se no. Illumina giù, per favore, magari è caduta con me»
«Lumus Maxima» esclamò Hermione puntando la propria bacchetta all’entrata del buco.
«Grazie...okay, qui è un casino. Ahia. Credo che nessuno usi questo passaggio da qualche anno ormai!»
«E tu come facevi a sapere che esisteva?»
Hilary ringraziò il cielo che l’amica non potesse vedere il rossore che le invadeva il volto.
«P-perché...l’ho visto sulla Mappa!» mentì velocemente.
«Ehi, genio, non credi che se fosse sulla Mappa io, Harry e Ron l’avremmo già trovato?»
«Magari non avete prestato attenzione a tutta la Mappa»
«Oppure...?»
«Oppure cosa?» chiese innocentemente la ragazza dopo aver ritrovato la sua bacchetta ed essersi guarita la caviglia con un gemito di dolore, illuminando intorno a sé.
«Aspetta un minuto, quindi c’è il passaggio? Perché non è che abbia tanta voglia di stare qui»
«Salta giù, c’è un corridoio da quella parte»
«Imbottito» mormorò la Caposcuola, e saltò dentro la stanza buia.
Con un tonfo, la pietra che era scomparsa per far apparire il passaggio segreto, si richiuse sopra di loro.
«Perfetto! Spero per te che porti a qualche piano più in su, se no giuro che commetto un omicidio!»
«Ma non troverebbero mai il mio corpo!»
«Meglio!»
«Niente esequie e funerale?!» chiese Hilary assumendo un’espressione da cucciolo indifeso.
«Niente per te! Ora andiamo e, dato che abbiamo tempo, mi dirai bene come facevi a sapere di questo passaggio» ordinò Hermione, cominciando a camminare dietro l’amica lungo il corridoio scuro.
«Ma nulla, aveva semplicemente l’aria di essere un passaggio segreto. E poi sarebbe stato impossibile che non ce ne fosse neanche uno nei sotterranei, dai!»
«...Sai, vero, che non sei brava ad arrampicarti sugli specchi?»
«E tu sai, vero, che sei davvero infida?»
«Mmm...sì, ora ne sono consapevole» rispose la Caposcuola nascondendo un ghigno.
«E di chi sono le lettere che ti arrivano puntuali ogni mattina? E ogni sera, mi sembra...» continuò.
Hilary arrossì lievemente e allungò il passo.
«Di nessuno!» rispose precipitosamente.
«Dunque, dimmi se indovino: tutto è cominciato mercoledì scorso. E fin qui nessun indizio, però ogni volta che arriva il gufo salti in piedi e ti defili...hai paura che ti leggiamo la posta?»
Per tutta risposta l’italiana sbuffò.
«Ehi, non lo faremmo mai!» esclamò indignata Hermione.
«Certo, come no!» ribatté sarcastica Hilary.
«Comunque» la Grifondoro liquidò il discorso agitando incurante la mano «Lo conosco?» chiese a bruciapelo.
«Sì» si arrese l’altra con un sospiro.
«È qui a scuola?»
«No»
«Fregata! La mia cognatina!» esclamò felice la Caposcuola abbracciandola di slancio.
«Ma non avevamo appurato che sei attratta da Zabini?»
Hermione si staccò di botto e le lanciò un’occhiataccia.
«Sì, ma resto con Ronald!»
«Vuoi...tradirlo con Zabini? Oh...questo non è molto Grifondoro» mormorò Hilary.
«Non tradisco nessuno! Te l’ho detto, Zabini è stata una svista, un errore di calcolo»
«Basta che non rimani incinta di lui con il prossimo errore di calcolo...Ma dovresti dirlo a Ron...un bacio è comunque un tradimento»
«...Glielo dirò»
«Quando?»
«Domani, ovvio, ora sta dormendo, e oltretutto è in Infermeria»
«Domani sarà tardi, e potresti trovare una scusa per non farlo...appena torniamo vai da lui, lo svegli e glielo dici»
«Si sveglia dopo tre tazze di caffè e almeno quattro brioches, come vuoi che faccia a fargli capire le cose?»
«Credo che lo capirà. Potresti avere trovato un altro metodo per svegliarlo»
«...Perché mi convinci sempre, spiegamelo!» sbottò Hermione dopo un attimo.
«Perché sono molto razionale e quello che dico non fa mai una piega!» rispose con sufficienza Hilary, sorridendo e facendo sbuffare l’amica.
«Certo, certo!»
Continuarono a camminare in quell’angusto passaggio, le bacchette alzate per illuminare tutto intorno.
«Dovremmo quasi esserci, è più di mezz’ora che camminiamo!» si lamentò la riccia quando, per l’ennesima volta, rischiarono di finire per terra scivolando sul muschio che ricopriva le lastre di pietra.
«Dovrebbe esserci una porta, da qualche parte...o comunque un’uscita ben visibile. Non me lo ricordo bene mi ha descritto questo passaggio nella seconda lettera più o meno: è passato troppo tempo!»
«Ma stiamo parlando di Fred o di George?»
«Fred...e togliti quel sorrisetto dalla faccia, non è successo nulla!»
«Nulla, ovvio...però ora capisco i vostri balli sabato sera e tutta quella confidenza...e il fatto che non riuscisse a staccarti gli occhi di dosso!» ribatté maliziosa Hermione.
«Ma piantala, avremo ballato insieme sì e no tre canzoni!» rise Hilary.
«Certo, perché per il resto del tempo vi siete dileguati!»
«Cretina, eravamo a cercare di evitare che i Serpeverde e quelli del primo anno si imbucassero, e dopo sono stata vicino a te»
«Ovviamente, stavate facendo un’opera di bene...incollati!»
«Mi dispiace, tesoro, ma eravamo ai lati opposti della Sala!»
«Va che se chiami me “tesoro” poi è geloso!»
«Ma che...?! Oh, al diavolo Herm, sei insopportabile!» scherzò l’italiana scuotendo la testa.
«Sei tu che hai cominciato con la storia di Zabini! Io mi limito a renderti incantesimo per bacchetta...»
Hilary si voltò a guardare stranita la compagna, poi alzò gli occhi al cielo.
«Questa poi...io non ho fatto un bel niente con Fred! Sono solo due settimane che ci conosciamo!»
«Nemmeno io ho fatto qualcosa con Zabini!» esclamò indignata la Caposcuola.
«Fino a prova contraria l’hai baciato!»
«Ma io non intendevo un bacio tra te e Fred!»
«Hermione!» sbottò scandalizzata l’italiana.
«Che c’è?»
«Non credevo fossi così maliziosa, per Merlino! Non c’è stato nemmeno il bacio con Fred!»
«E ti dispiace...»
«No che non...hai finito di farmi domande stupide?!»
«Va che non era mica una domanda!»
«Okay, questa conversazione ha preso una brutta piega: io non rispondo più!»
«Oh, andiamo! Perché? Sto solo dicendo le cose come stanno»
La mora rimase in silenzio continua a camminare imperterrita.
«Hilary? Su, voglio fare un po' di conversazione!»
«...»
«E sono stanca, quindi ti ricordi dove il tuo caro e dolce Fred ha detto che si trova l’uscita?»
La ragazza arrossì e sbuffò scocciata per quella descrizione. Poi si bloccò di colpo.
«Hilary?» la chiamò Hermione che aveva appena rischiato di caderle addosso.
«...»
«Hilary, vuoi rispondermi?»
«Se non ti cuci quella boccaccia ti lancio un incantesimo!»
«Pensavo fossi diventata muta...comunque ho solo chiesto una cosa! E perché ti sei...»
«Se stessi zitta potrei sentire...»
«Sentire cosa?»
«Hermione!» la redarguì l’italiana per poi accostarsi al muro alla sua destra  e poggiandovi le mani.
Si avvicinò lentamente con il viso girato da una parte e dopo qualche secondo sul suo viso si dipinse un’espressione vittoriosa.
«Che c’è, hai trovato qualcosa?» chiese Hermione impaziente.
«Ascolta!» esclamò semplicemente la ragazza, facendole cenno di avvicinarsi.
La Caposcuolaaccostò un orecchio alla parete e sgranò gli occhi sentendo un gran trambusto provenire dall’altro lato.
«Ma questa non...Hilary siamo...oh, cavolo!»
«Tesoro, è okay! Ora usciamo e troviamo Fred, così può aiutarci a tornare a Hogwarts!» disse Hilary con un sorriso.
«Siamo ai Tre Manici di Scopa, Hilary! Come faresti a sapere che Fred è qui?!»
«Infatti non lo so! Il corridoio continua e I Tiri Vispi sono di fianco al locale. Basterà andare avanti e cercare il negozio»
«Genio, a quest’ora il locale è chiuso!»
«Ma credi che quei due non facciano casino? Accidenti, Herm, li conosci da più tempo di me!»
«Io non intrattengo la corrispondenza con Frederick Weasley e non ho una relazione segreta con lui!»
«Relazione segreta? Ma che c’entra?! No, niente, scherzavo: non credo di volerlo sapere! Muoviti, cerchiamo i Tiri Vispi» concluse l’italiana, esasperata dalle continue insinuazioni dell’amica.
Camminarono ancora per un tratto di quel corridoio buio e umido e si fermarono davanti a quella che sembrava una porta di legno massiccio incastonata nel muro.
«Sarebbe questa la porta che dicevi?»
«Io non vedo altre porte!»
«Sembra quasi che volesse portarti da lui, sai? Com’è romantico! Ma non vorrei fare da terzo incomodo!»
«Hermione Jean Granger, piantala di insinuare che tra me e Fred ci sia qualcosa!»
«Ma se è vero...»
«Non. C’è. Niente. Capito?» scandì la ragazza alzando la voce.
«Okay, okay! Va bene, faccio finta di crederti»
«Hermione...»
«Hilary!»
La pesante porta nascosta si era spalancata velocemente e l’italiana si ritrovò stretta in un caloroso abbraccio.
La riccia soffocò con la mano una risatina e si guadagnò un’occhiataccia dall’amica mezza nascosta tra le braccia di Fred.
«Mi stai soffocando!» protestò ridendo Hilary, rivolgendosi al ragazzo.
«Sei arrivata!» esclamò il gemello lasciandola andare.
«ehm, non era proprio mia intenzione stasera, ma ci siamo perse durante la ronda. E tu non mi avevi detto che il passaggio portava a casa tua!»
«Ma non disturbi mica, sai? Vieni dentro, forza! George, c’è Hilary!» gridò cacciando la testa dentro casa.
«C’è...Fred, c’è anche Hermione...» fece notare la Grifondoro con una punta di imbarazzo.
Fred si bloccò con un piede a mezz’aria mentre stava attraversando la soglia.
«Oh...»
Il giovane Weasley si voltò lentamente verso le due studentesse mentre Hermione scivolava fuori dall’angolo buio di fianco alla porta con un sorrisetto ironico sulle labbra.
«Ciao Fred!» salutò allegra prendendosi una gomitata nelle costole da parte di Hilary.
«Togliti quel sorriso infame, per favore!» le sibilò all’orecchio l’italiana.
Ma come risposta ebbe solo il sollevarsi maggiormente degli angoli delle labbra dell’altra.
«Ciao ‘Mione!» si riprese Fred abbracciando anche lei.
La Caposcuolarise sulla sua spalla.
«Come salvare le apparenze, eh?»
«Ma che dici?!» ribatté un poco imbarazzato il giovane.
«Nulla Fred. Sta solo facendo un corso avanzato di stronzaggine...dal migliore!» sbuffò Hilary prendendosi una piccola rivincita.
«Beh...ehm...entrate. Mi casa es su casa!» sorrise Fred facendo loro cenno di oltrepassare la porta.
L’italiana gli sorrise e passò per prima, seguita subito da Hermione, ma si bloccarono subito, estasiate dall’arredamento elegante del salotto in cui erano entrate.
«Avete cambiato completamente stile! Della Tana non più nulla!» mormorò la riccia dopo qualche attimo di stupore.
«No, c’è l’orologio con tutta la famiglia, i maglioni della mamma e la magia...manca solo un po' del casino che c’era là!»
«E tutti i vostri fratelli!»
«Ne abbiamo due a pochi chilometri, gli altri li sentiamo via gufo. Ci sta bene così, cognatina» disse George Materializzandosi dietro a Hermione e facendole fare un salto di mezzo metro.
«George Weasley!» gridò la Caposcuola voltandosi in un turbinio di capelli, spaventata e infuriata.
Hilary e i due gemelli scoppiarono a ridere di gusto vedendo la sua espressione.
«Dai, cognatina, non te la prenderai per così poco!» ribatté George abbracciandola
«Vi odio...» mormorò lei mettendo il muso e ricambiando l’abbraccio, scatenando così un altro attacco di risate.
«Hilary, se avessi saputo che saresti venuta mi sarei trovato un altro posto, così...stai giocando al mimo?!» domandò George dopo aver sciolto l’abbraccio con Hermione, vedendo che la giovane si sbracciava e scuoteva la testa facendogli segno di restare zitto.
Hilary si bloccò all’istante quando l’amica si girò verso di lei con un’espressione interrogativa sul volto.
«Mimo? George, ma che dici?! Comunque...abbiamo bisogno di un passaggio a scuola, stavamo facendo la ronda e...» cambiò velocemente il discorso l’italiana.
«Ronda? Ma non è Ron il Caposcuola insieme a te, ‘Mione?» chiese George.
«Sì, ma oggi una cara ragazza ha pensato bene di spedirlo in Infermeria con un Bolide in pancia!» sospirò la Caposcuola sorridendo mestamente.
«Chi è il genio?» rise Fred, seguito a ruota dal fratello.
Hilary arrossì un poco e chiuse gli occhi alzando lentamente la mano destra e facendo una smorfia.
I due Weasley la guardarono stralunati.
«Battitore?» domandò incredulo Fred.
La ragazza annuì riaprendo gli occhi.
«Chi è l’altro?» sorrise George.
«Un ragazzo del sesto...non è molto veloce ma è stato il migliore tra gli altri nelle selezioni...e ha rischiato di prendere in pieno Harry, e non per sbaglio»
«Ma tu sei riuscita a prendere Ronald!» la rimproverò Hermione.
«Doveva spostarsi, non è così difficile!»
«Stava pensando a parare la Pluffa!»
«Dovrebbe essere attento anche ai Bolidi...ma te l’ho detto, io e Kevin stavamo facendo i passaggi ma non è stato abbastanza veloce per andare a prenderlo...»
«Sei un Battitore...» intervenne Fred con gli occhi che brillavano.
«Sì...»
«Hai preso Ronnie...»
«Ehm...sì...» balbettò lei mortificata.
«E l’hai mandato in Infermeria...»
«Sì, ma mi dispiace, davvero! Io non volevo, solo che...» si difese la ragazza.
«Ha qualcosa di rotto?»
«C-Credo un paio di costole...ma per la prima partita ce la farà, voglio dire la Chips può curare di tutto! E potrà allenarsi presto e...» si affrettò a dire.
«Hilary Lair...vuoi sposarmi?» domandò il giovane in tono solenne inginocchiandosi davanti a lei e prendendole la mano destra tra le sue.
Dopo un attimo di sbigottimento, Hermione e George scoppiarono in una sonora risata mentre l’italiana boccheggiava sconvolta.
«F-Fred... idiota! Sei un idiota!»
Hilary rise riprendendosi dal momento di imbarazzo e tirò in piedi il ragazzo per il braccio.
«Ma io dicevo sul serio!» protestò lui rialzandosi.
«Fratellino, sapevo che amavi alla follia questa ragazza, ma almeno la dichiarazione potevi fargliela in privato!» disse George stravaccandosi sul divano del salotto, seguito subito da una ben più composta Hermione.
«Siete proprio gemelli!» sbuffò l’italiana incrociando le braccia sotto il seno.
«Tesoro, non devi nascondere quello che provi...non reprimere i tuoi sentimenti!» scherzò Fred passandole le braccia attorno alla vita e attirandola a sé.
«Oh, Fred...sei tutta la mia vita!» drammatizzò allora Hilary stringendosi a lui e soffocando una risata imbarazzata.
«Che teneri!» si commosse Hermione guardandoli con il sorriso sulle belle labbra.
«Idiota...» mormorò George in risposta, scuotendo la testa.
«Ehi, perché sarei un idiota?»
«Nulla, nulla...»
«George...»
«Te lo spiegherò, Fred»
«Vorrei saperlo ora»
«Sarebbe meglio per te di no»
I due Weasley si scambiarono un’occhiata torva ma la riccia intervenne.
«Non vorrei interrompere questo idilliaco momento tra fratelli, ma noi vorremmo tornare a scuola»
«Oh, sì. Giusto. Venite, vi faremo arrivare direttamente a Grifondoro» rispose George.
L’altro gemello prese Hilary per mano e la condusse vicino al camino a muro della sala.
«Non avrete mica intenzione di farci usare la Polvere Volante, vero? Hogwarts è ancora protetta da quel punto di vista!» li riprese Hermione rientrando nel suo ruolo di irreprensibile Caposcuola.
«Non siamo mai andati contro le regole della scuola!» si indignò Fred.
«Beh, forse un paio di volte...» precisò George notando l’espressione sarcastica dipinta sul viso della ragazza.
«Okay, magari un po' più di due, ma sono dettagli!» si lamentò l’altro mentre il sopracciglio di Hermione si alzava pericolosamente.
«Già, e la cosa è comunque più semplice...»
«...dovete solo attraversare un corridoio e...»
«Eh no! Basta corridoi bui e umidi! Ne ho abbastanza per stasera!» esclamò Hilary lasciando la mano di Fred.
«Non è umido...»
«Ma sarà buio!»
«È per quello che hai la bacchetta, a cosa serve la magia se non puoi usarla?»
«Non è la stessa cosa, lo sai!» si scaldò lei.
«Volete piantarla di litigare come due novelli sposi?» li interruppe Hermione seccata.
«Non voglio camminare in un altro corridoio buio!»
«Andiamo, cosa vuoi che sia?»
«Preferirei la Polvere Volante!»
«È proibita!»
«Uffa, non è giusto!»
«Hai paura del buio?» chiese George con un sorriso.
«Assolutamente no, ma sono stanca!»
«Ti porto in braccio?» si offrì Fred.
«Ce la fa da sola...e voi non potete entrare a scuola!»
«L’abbiamo fatto tre giorni fa, se ricordo bene...»
«Non è la stessa cosa, lo sai!» si infervorò la Caposcuola.
«Siete proprio amiche voi due!» rise George, seguito a ruota dal fratello.
«Però non saprei di chi avere più paura!»
«Che intendi dire?!» esclamarono in coro le due giovani.
«Beh, Hermione tu fai paura con la magia e, Hilary, tu sei un Battitore...ci tengo al mio stomaco!»
«Vuoi vedere come me la cavo anche con la magia?» domandò l’italiana in tono di sfida.
«Non so se mi conviene» sorrise Fred indietreggiando un poco.
«Esattamente» sibilò lei di rimando.
I due gemelli scoppiarono a ridere.
«Bene, ora che vi siete divertiti, potreste gentilmente dirci dove dobbiamo andare?» li bloccò Hermione, battendo impaziente la punta del piede a terra.
«Se siete stanche potete dormire qui e tornare a scuola domattina in tempo per le lezioni» propose gentilmente George.
«No, grazie. Dobbiamo ancora firmare le presenze per la ronda e voglio vedere come sta Ron»
«Io rimarrei volentieri, ma questa mi fucila!» disse Hilary indicando l’amica con un cenno del capo.
«“Questa” ha un nome!»
«La battuta è vecchia, tesoro...»
«Io la uso lo stesso!»
«Non litigate, per favore...» intervenne Fred.
«Volete tornare a scuola o no?» concluse George.
«Sì!» risposero entrambe.
I gemelli si spostarono sul lato destro del camino e sorrisero furbescamente.
«Perché non mi piace per niente?» bisbigliò la Caposcuola all’orecchio dell’amica.
«Perché, secondo te c’è da fidarsi di quei due?» rispose in un sussurro l’altra.
I giovani sfoderarono le bacchette e tracciarono ognuno un semicerchio che si congiungeva con l’altro sulla parete; il cerchio così creato cominciò a bruciare e le fiamme ne scavarono il contorno che si fece sempre più largo e profondo finché, con un ultimo guizzo, il fuoco si spense e si vide un gigantesco buco nel muro, inizio di un passaggio di cui non si scorgeva la fine tanto il buio era fitto.
Le due studentesse rimasero a bocca aperta e i due Weasley si godettero l’espressione di stupore e ammirazione sul volto di Hermione e di puro terrore su quello di Hilary.
«Ragazzi è magnifico!» esclamò la riccia applaudendo orgogliosa.
«Grazie ‘Mione...Hilary, che succede? Ora sai che anche noi sappiamo usare la magia?» chiese Fred con un sorriso ironico.
Ma la giovane stava ancora guardando agghiacciata la parete di fronte a lei.
«È magia nera...» mormorò a fior di labbra.
«È magia avanzata» la corresse George, guardandola attentamente.
«È magia nera ti dico! Richiudetelo subito, per l’amor del cielo!» esclamò lei spaventata e facendo un passo indietro.
«Hilary, calmati!» intervenne Hermione appoggiandole una mano sul braccio.
«Ma per una volta che usiamo noi la magia avanzata non va bene?!» esclamò Fred esasperato.
«Quella non...scemo, questa è magia nera, è malvagia! Quante volte devo dirlo per farlo entrare in quella tua testaccia vuota?! Richiudete il passaggio, avete creato un varco spazio-temporale!»
«Un che?» chiesero in coro i gemelli, sul volto un’identica espressione di pura incomprensione.
«Un varco spazio-temporale! Potete...oh, al diavolo, fatemi passare!» rispose spazientita l’italiana marciando un poco timorosa verso la voragine nel muro.
«Che vuoi fare?» chiese titubante la Caposcuola.
«Bisogna tentare di chiuderlo!»
«Ma non volevi tornare a scuola?»
«Sì, ma di certo non con questo...passaggio» replicò lei tentennando sull’ultima parola.
Si posizionò di fronte al buco e avvicinò le mani ai bordi chiudendo gli occhi e concentrando il potere degli elementi che scorreva in lei nella punta delle dita. Il punto della parete dove le aveva appoggiate iniziò ad illuminarsi di una tenue luce azzurra che si rispecchiò negli occhi nei tre giovani dietro di lei, intenti ad ammirare il correre leggero delle sue dita sul muro. Ed il portale si richiuse lentamente, pezzo dopo pezzo.
«È un po' come andare a Diagon Alley...» mormorò Hermione, sostenendo l’amica che aveva avuto un lieve giramento di vista.
«Diagon-che?» chiese lei confusa, corrugando la fronte.
«Diagon Alley. È dove si prendono tutte le cose per la scuola, il quartiere magico di Londra. Hilary, siediti!» consigliò George guardandola preoccupato.
«No, no. Tranquillo, sto bene!»
Fred sbuffò e si avvicinò alla ragazza, si chinò di fianco a lei e, facendole passare un braccio attorno alla vita e l’altro dietro le ginocchia, la prese in braccio per poi allontanarsi dal muro.
«Riesco a camminare, Fred! Mettimi giù!» protestò la ragazza, troppo debolmente tuttavia per risultare convincente.
«Questa scena mi pare di averla già vista da qualche parte» disse la Caposcuola con un sorrisetto.
L’italiana arrossì per poi rivolgerle un’occhiata al vetriolo.
«Non una parola!» ordinò sibilando.
Il gemello la fece sdraiare sul divano bianco panna posto davanti al camino e si sedette accanto a lei, scostandole dolcemente i capelli dalla fronte.
«Ora, mentre te ne stai qui buona e tranquilla, spiega cosa diavolo sarebbe un varco spazio-temporale con termini dei maghi, per favore!» esclamò fissandola.
Hilary si sentì puntare addosso due paia di occhi azzurri come il cielo: una sensazione tutt’altro che piacevole, soprattutto per lei che non era brava a spiegare qualcosa nella teoria. Hermione si appoggiò alla spalliera del divano, dietro di lei, come per infonderle le parole che non riusciva a dire.
«Dunque...» provò a dire, senza sapere bene da che parte cominciare e volgendo gli occhi ovunque per la stanza, finendo per osservare con attenzione i lacci delle scarpe, all’improvviso divenuti interessantissimi.
«Un...varco del genere può...potrebbe... Voglio dire...una magia simile crea un passaggio che può unire il presente al...passato o al futuro diciamo. In pratica, se lo si attraversasse, si potrebbe arrivare in un posto qualunque di qualsiasi epoca. Anteriore o posteriore rispetto al presente» tentò di spiegare lei, torcendosi le dita delle mani e sperando di essere stata chiara.
«Non capisco...»
A quelle parole l’italiana sbuffò e alzò gli occhi al cielo facendo una smorfia infastidita.
«...cosa può esserci di tanto spaventoso? Potremmo vedere nel nostro futuro, saremmo meglio della Cooman!»
«Non fare il cretino, Fred, ci andreste direttamente nel vostro futuro! Ma il problema è un altro...dato che, come vi ho detto, è magia nera e quindi non è sotto il vostro controllo, e visto che nemmeno sapevate cosa stavate creando, potrebbe...potrebbe anche succedere che...il futuro o il passato...vengano nel presente!»
Gli altri tre giovani nella stanza si guardarono terrorizzati, le loro menti attraversate dallo stesso, agghiacciante pensiero.
«Vuoi dire che...» esordì Fred dopo un attimo.
«...il passato...» continuò George.
«...anche quello più recente...»
«...può tornare?»
«Sì»
«Voldemort può tornare?!» esclamò Hermione, sgranando gli occhi, rendendosi conto del pericolo che correvano.
«...sì» mormorò mestamente Hilary.
La riccia si volse precipitosamente verso i gemelli.
«Quante volte l’avete aperto questo coso?» chiese gelida assottigliando lo sguardo.
«Questa è solo la seconda...l’abbiamo usato sabato per venire alla tua festa e...»
«Non avevate detto che siete passati dalla Strega Orba e avete incontrato Vitious? Avete usato questo o quello da Mielandia allora?»
«Abbiamo usato questo, ma sapevamo quale sarebbe stata la tua reazione e quindi...abbiamo mentito, va bene? Comunque siamo passati per i corridoi perché avevamo pronunciato la formula pensando alla Sala Comune dei Serpeverde e ci ha portato lì, quindi...»
«E perché mai stavate pensando alla Sala delle Serpi?!» domandò sospettosa la riccia.
«Volevamo salutarli!» rispose Fred con un ghigno in perfetto stile Weasley facendo ridere l’italiana.
«In ogni caso...forse non funziona...come passaggio spazio-temporale intendo. Forse non hanno pronunciato bene l’incantesimo» suggerì Hermione lanciando sguardi speranzosi alternativamente all’italiana e ai ragazzi che provarono a dire qualcosa ma vennero interrotti.
«O semplicemente ci vuole più tempo del previsto per attivarlo...come se avesse bisogno di un numero minimo di volte in cui è stato aperto per poter funzionare definitivamente!» ribatté Hilary pensierosa, tirandosi a sedere sul divano dopo aver recuperato le energie perdute.
«E quante volte credi che servano?»
«...Ragazzi, che incantesimo è? NO!» esclamò vedendo che George aveva aperto la bocca per dirle la formula.
«Scrivilo. Se la pronunci può essere che il portale si riapra, e non ci tengo proprio!» spiegò, facendo una smorfia al solo pensiero.
George materializzò un pezzo di pergamena, piuma e inchiostro con un breve movimento della bacchetta e si sedette al tavolino davanti al divano per poter scrivere comodamente.
Scarabocchiò la formula e spostò di poco la pergamena per permettere a Hilary, che si era sporta verso di lui, di leggerla.
L’italiana corrugò le sopracciglia.
«Dove l’avete trovato?» chiese dubbiosa.
«Ogni tanto anche noi giriamo nelle librerie…» sorrise George.
«Abbiamo trovato questo libro che parlava di come trovare e creare passaggi segreti, eccetera…» continuò Fred con un sorrisetto identico a quello del gemello.
«C’erano un sacco di incantesimi, ma questo era il più interessante perché diceva “Come arrivare nel posto desiderato in un battibaleno”, o una cosa del genere»
«Sì...“Senza uso di Passaporte e Materializzazione...»
«...in barba agli incantesimi di protezione...»
«...e di tutto ciò che impedisce le altre fatture”!»
«Sembra proprio il libro adatto a voi!» disse Hermione arricciando il naso.
Gli occhi dei due Weasley si illuminarono della stessa luce malandrina mentre annuivano pienamente convinti delle sue parole.
Hilary soffocò una risata e tentò di rimanere seria per poter finire il discorso.
«L’avete ancora? Non l’avete venduto o altro, vero?»
«Scherzi, quello è il pezzo d’oro della nostra cultura! Tranquilla, vado a prenderlo e torno subito» la rassicurò Fred balzando in piedi e Smaterializzandosi all’istante.
«Spero sia in un posto nascosto, George...e spero che nessuno abbia fatto irruzione qui da quando ne siete in possesso! Può essere un libro pericoloso»
«Non ti preoccupare Hilary, è anche Trasfigurato per evitare inconvenienti!»
«Siete diventati furbi!» osservò compiaciuta la Caposcuola Grifondoro.
«Lo siamo sempre stati, mia cara!» precisò George.
«Modesti» rise l’italiana mentre Hermione alzava gli occhi al cielo divertita.
«George!» gemette Fred dall’altra parte della casa.
«Che c’è?!» urlò di rimando il ragazzo, alzandosi dal divano e affacciandosi alla porta della sala che dava su un corridoio.
Da una stanza in fondo ad esso sbucò la testa del gemello.
«Dove diavolo hai messo quel libro?» domandò scocciato.
«Dove l’hai cercato?»
«Cassaforte, dove se no?!»
«Non è lì, imbecille!»
«Ma l’avevi Trasfigurato in un galeone!» esclamò Fred.
«No, poi l’avevo cambiato!» rispose George in tono ovvio.
«Ah ecco, mi pareva!»
«Non te l’avevo detto?» chiese il fratello con un’espressione d’angioletto che non gli si addiceva per niente.
«A quanto pare...»
«Va beh, dettagli su! Ora te lo trovo...»
Fred sbuffò e si staccò dalla parete alla quale si era appoggiato, incamminarsi lungo il corridoio per raggiungere nuovamente il salotto; i gemelli si incrociarono a metà strada e sorrisero complici mentre George faceva l’occhiolino all’altro.
«Perché in un galeone?» chiese Hilary quando il rosso comparve nella stanza.
«Già, con tutto quello che guadagnate potreste confonderlo con uno vero!» fece notare Hermione.
«L’avevamo messo in una cassettina a parte»
«Oh, come Zio Paperone con il suo primo cent?» esclamò l’italiana esaltata.
«Tesoro, loro sono maghi Purosangue, non conoscono Zio Paperone!» le spiegò l’amica ridendo, vedendo l’espressione confusa di Fred.
«Ah, giusto...beh, ma l’idea sarà quella no?»
«Credo di sì, più o meno...»
«Faccio finta di aver capito ragazze!»
«Sì, ecco, meglio»
«Fratello, era sotto il tuo naso!» esclamò George indignato, entrando in salotto con in mano un volume che sembrava non avesse visto un panno dall’era preistorica.
Le due Grifondoro si guardarono imbarazzate.
«George...tu sei...ehm...sicuro che sia il libro giusto?» chiese titubante Hilary.
«Ovvio che sì!»
«Ma...come dire...è un libro di Antiche Rune...e voi non avete mai studiato Antiche Rune! Chi dovrebbe credere che all’improvviso siate interessati?» balbettò Hermione.
«Io lo dicevo che Trasfigurarlo in un libro era una pessima idea!» intervenne Fred con un sorrisino soddisfatto.
«Volete leggere la spiegazione dell’incantesimo o no?» domandò stizzito George, sbattendo in malo modo il volume sul tavolo.
Le ragazze si affrettarono a scusarsi e si fiondarono sul librone, sfogliandone febbrilmente le pagine per trovare la formula utilizzata dai gemelli. Dopo una decina di minuti esultarono in coro.
«È questa, vero?»
«Momentum Alohomora Locum» lesse Hilary in un sussurro, cercando di storpiare le parole per non riaprire il varco.
Dopo un attimo di esitazione, però, le ragazze si scambiarono un’occhiata spaventata per poi tornare a leggere velocemente il commento alla maledizione.
Due paia di occhi castani, illuminati dai riflessi delle fiamme del camino, si alzarono increduli e delusi sui ragazzi Weasley che all’improvviso trovarono molto interessanti i quadri appesi a pareti opposte della stanza.
«Frederick Weasley!»
«George Weasley!»
Un identico sibilo diviso in due nomi uscì dalle labbra piene delle Grifoncine che, furibonde, scattarono in piedi e si diressero a passo spedito fino ai giovani.
«Ma ti pare che un incantesimo del genere si possa prendere alla leggera?!» urlò Hilary in faccia a Fred che abbassò lo sguardo, contrito.
«Più chiaro di così non poteva essere, testoni!» le fece eco Hermione a due centimetri dal volto di George.
«Ragazze...» provò a dire quest’ultimo.
«Ragazze un corno, George, per Merlino!» gli rispose l’italiana.
«Vi rendete conto di quello che potrebbe accadere per colpa di una maledizione come quella?!»
«Ragazze, se ci fate...»
«Che cosa Fred? Se vi facciamo spiegare? Non credo proprio!»
«A meno che non ci diate la possibile buona notizia che non avete pronunciato tutta la formula, è meglio se non parlate!»
«Appunto, è per questo che...»
«George, zitto!»
«Ma non potevate leggere meglio la spiegazione?! Santo Godric!» esclamò Hilary crollando sul tavolino basso davanti al divano e nascondendo il viso tra le mani.
«Possibile che non abbiate un po' di cervello in quella testolina? Pensate solamente a inventare degli scherzi stupidi da vendere agli idioti come voi, che diamine!»
«Hermione, non pensiamo mica solo agli...»
«Ho detto zitto!»
«Hai detto a George di stare zitto, a me..»
«Fred, taci per favore!» intervenne Hilary, la voce a stento controllata.
«Se ci lasciaste spiegare vi potremmo dire...» intervenne George tentando di farsi sentire.
«E poi quante volte ho detto anche a Harry di non provare incantesimi su libri a caso?!»
«...che non abbiamo detto tutta la formula!» continuò il ragazzo spazientito, sovrastando la voce della Caposcuola.
«Non mi avete mai sentito mentre...cosa?» si bloccò la giovane guardando il rosso.
Fred e George sospirarono insieme, sollevati che Hermione avesse finito con la ramanzina e allo stesso tempo spazientiti per la sua poca fiducia in loro.
«Non abbiamo pronunciato tutta la formula...» ripeté Fred fissando i suoi occhi azzurri in quelli scuri di Hilary che ora lo guardava a labbra strette.
«Abbiamo solo detto la parte riguardante il luogo...» spiegò George sorpassando le ragazze e sedendosi comodo sulla poltrona, l’emblema del relax.
«Come potete vedere non siamo così squilibrati da...com’era George?»
«“Pensare a inventare degli scherzi stupidi da vendere agli idioti come voi”, Fred» citò il gemello imitando alla perfezione la voce di Hermione che ebbe la buona creanza di arrossire fino alla punta dei capelli.
«I-io volevo solo dire c-che...» balbettò lei, non sapendo per la prima volta cosa dire.
«Che reputi i nostri scherzi una colossale perdita di tempo!» finirono per lei i due Weasley in tono melodrammatico.
«E che pensi che siamo degli idioti!» aggiunse Fred indignato.
«Già...che razza di cognata che ci ritroviamo, fratello!»
«Non ci apprezza per quello che siamo e che facciamo!»
«Però quando abbiamo aperto il negozio era parecchio curiosa nel vedere i Filtri d’Amore!»
«Chissà per chi era quello che ha comprato all’inizio dell’anno!»
«Sarà stato un regalo, Fred. Ma non riesco proprio a immaginare per chi» ribatté George ammiccando a Hilary che se ne stava seduta zitta zitta sul tavolino.
La ragazza lo fulminò con un’occhiata al vetriolo e alzò il mento, sdegnata.
«Né io né Hermione ricorriamo a trucchi del genere! Può esserci un terzo elemento che vi sfugge, no?» replicò.
«Calì? Lavanda?»
«No, George, Lavanda è ancora innamorata di Ron, non permetterò mai a quella sgualdrina di riprenderselo quando ormai è mio!» esclamò Hermione furiosa.
«Allora chi?» chiese curioso Fred.
«Perché dovreste essere così curiosi, sentiamo? Anzi no, non lo voglio proprio sapere! Stiamo solo facendo un favore a una persona..e a noi stesse»
«Dai, noi siamo bravi non lo diciamo a nessuno!»
«Sì, degli angioletti siete, come no» rise Hilary.
«Beh, noi dobbiamo proprio andare ora! Sapete se c’è qualche passaggio che porta a...»
«Mielandia»
«È qui di fronte se volete»
«Potete andare nella cantina e fare il percorso inverso per la Strega Orba»
«E come faremmo a raggiungere le cantine di Mielandia?» chiese scettica la Caposcuola.
«Attraversate la strada»
«Ma il negozio è chiuso!»
«Non la finestrella sul retro che da direttamente nello scantinato. Quella è sempre aperta»
«Come mai così esperti?» domandò la nuova Grifondoro divertita.
«Non sveliamo i segreti dei fratelli Weasley» disse Fred in tono enigmatico.
«Avranno fatto amicizia col proprietario, Hilary, non essere tanto sorpresa» intervenne Hermione impaziente.
«Ti impegni molto per farci demoralizzare o ti viene naturale?» chiese George sarcastico mentre le guidava per il corridoio per uscire dall’appartamento e scendere nel negozio
«Mi viene naturale, tesoro!» rispose con un’alzata di spalle la riccia facendogli alzare gli occhi al cielo.
Oltrepassarono il bancone e tutti gli scaffali con esposti gli oggetti da vendere e uscirono nella strada principale, la più illuminata di Hogsmeade.
«Scusa tanto, genio dei miei stivali, ma non ci beccano ad entrare nelle cantine di un altro negozio, vero?» sussurrò Hilary a Fred che, per tutta risposta, sorrise e le circondò le spalle con un braccio attirandola a sé e cominciando a camminare per la via.
«Abbracciami alla vita e fa finta che stia passeggiando con te da parecchio. Ora ridi piano» mormorò al suo orecchio, chinandosi su di lei.
La ragazza emise una risatina nervosa e gli passò una mano sulla schiena per cingergli i fianchi.
«Come attrice sei veramente pessima, tesoro, ma avrai tempo per migliorare» le soffiò lui sul collo.
La giovane gli pizzicò il fianco per protesta.
«Mi hai preso in contropiede, tutto qui!» bisbigliò contrariata.
«Ehi, piccioncini. Che ne dite di attraversare la strada?» intervenne George, accostandosi al fratello con Hermione per mano.
L’italiana guardò con tanto d’occhi le loro dita intrecciate, poi alzò lo sguardo su Hermione che si difese alzando le braccia.
«Io sono fidanzata con un Weasley, nessuno si farà problemi, sono tutti quanti rossi!»
«Non pensavo che fossi insieme a tutti i Weasley!» la prese in giro l’amica dopo aver compreso la questione.
«Cretina» mormorò la Caposcuola scuotendo la testa rassegnata.
I gemelli risero lievemente, poi guidarono le loro dame dall’altro lato della via, camminando verso il negozio di dolci. Ad un certo punto, nei pressi del vicolo tra Scrivenshaft e Mielandia, Hilary si sentì spingere contro il muro e si ritrovò stretta tra questo e il corpo di Fred che la sovrastava con facilità. Arrossì violentemente, imbarazzata, e boccheggiò.
«Che diavolo...?»
«Shh!» le intimò il ragazzo, poggiandole l’indice sulla bocca semiaperta e l’altra mano su un fianco, avvicinandosi al suo viso, .
«Ora...devi fingere che ti piaccia» disse mentre le sue labbra sfioravano il suo zigomo e lei chiudeva gli occhi «Dobbiamo entrare nel vicolo per poter andare sul retro ed entrare»
La ragazza inclinò la testa all’indietro e l’appoggiò al muro quando la bocca di Fred le raggiunse il collo facendo lentamente il percorso dalla guancia al mento, baciando ogni millimetro di pelle morbida e arrossata e facendo correre l’indice lungo l’altra gota, sul collo, la spalla e il braccio per raggiungere l’altro fianco e stringerla a sé.
«Stiamo mimando una sveltina per poter entrare in uno scantinato?» ansimò, mentre sentiva che alle labbra che baciavano si era aggiunta anche la punta della lingua del ragazzo che le lambiva il collo.
Avvertì il suo sorriso malandrino che le sfiorava la pelle e maledì Salazar per quell’uscita poco felice.
«Non stiamo mimando una sveltina...stiamo recitando le parti di due ragazzi che si lasciano andare per le vie di un villaggio» disse lui semplicemente, alternando le parole a lievi baci.
«Hermione e George?» chiese Hilary mentre sentiva le labbra di Fred risalire verso il suo viso e tenendo gli occhi ermeticamente chiusi, tentando di scacciare il desiderio irrealizzabile che le stava accendendo dentro.
«Ci raggiungeranno tra poco» mormorò lui lasciando un piccolo bacio vicino alla sua bocca per poi ricominciare da capo con una lentezza esasperante.
«Fred...»
«Dimmi»
La ragazza si morse la lingua per impedirsi di pronunciare la richiesta, no l’implorazione, che stava per sfuggirle.
Il giovane sorrise lieve e si scostò dal suo corpo per guardarla negli occhi. Ma davanti a lui trovò solo una visione: le sue mani, muovendosi per stringerla, avevano scoperto parte dei suoi fianchi e lui poteva sentire la sua pelle accaldata sotto le dita, la camicetta ormai stropicciata per il contatto dei loro corpi la rendeva sensuale pur nella sua semplicità e i primi due bottoni, aperti già da quando erano nell’appartamento, lasciavano intravedere le clavicole che aveva appena terminato di baciare. Alzò lo sguardo sul suo viso, ancora desideroso di lambire la pelle delicata del suo collo sottile. Le labbra socchiuse che lasciavano fuggire brevi sospiri controllati, le guancie imporporate di rosso, illuminate appena dalla fiammella di un lampione lontano, e gli occhi chiusi e le sopracciglia rilassate. La schiena appoggiata al muro, la testa abbandonata all’indietro. Come se fosse stata sconfitta da qualcosa...o qualcuno.
Fred sospirò e Hilary riaprì piano gli occhi sentendosi osservata. E il ragazzo capitolò.
Quegli occhi, lucidi e pieni del desiderio che lui stava cercando di eliminare dal proprio sguardo, gli fecero abbandonare tutti i suoi buoni propositi. Con urgenza mosse le mani sui suoi fianchi per stringerla e si appoggiò ancora al suo corpo, schiacciandola contro il muro per poi cercare le sue labbra e sfiorarle con le proprie.
La giovane sgranò gli occhi sentendo finalmente la sua bocca sulla sua. Quando lui si tirò indietro, pensando di aver fatto la più grande stupidaggine del secolo, lei gli prese il viso tra le mani, che fino a quel momento erano rimaste appoggiate al suo petto, e lo attirò di nuovo a sé baciandolo a sua volta, semplicemente labbra su labbra. Fred chiuse gli occhi lentamente, godendosi la vista del suo abbandono totale e della sua partecipazione al bacio. Poi mosse la bocca sulla sua e le prese il labbro inferiore tra le proprie, vezzeggiandolo anche con la lingua.
Hilary gemette piano e passò le mani intorno al collo per intrecciarle dietro la sua nuca e attirarlo maggiormente a sé. Sentì le mani del ragazzo accarezzarle la pelle scoperta dei fianchi per raggiungersi dietro la sua schiena e stringerla al suo corpo mentre con la lingua le lambiva le labbra come a chiederle il permesso di entrare nella sua bocca. Permesso che le fu subito accordato, e la passione crebbe mentre Fred la spingeva di più contro il muro e lei passava le mani tra i suoi capelli, sulle spalle, le braccia e la schiena, stringendo e stropicciandogli tra le dita la maglia leggera.
«Fred! Ma che combini...oh» sibilò George comparendo dal vicolo, per poi bloccarsi davanti alla scena che gli si presentava davanti.
«Hilary, dove diavolo...oh!» esclamò Hermione con molta meno circospezione e arrestandosi con la medesima espressione di Weasley.
Ma mentre sul suo volto rimaneva la stessa espressione stupita e scandalizzata, su quello di George spuntò un sorrisetto malizioso e il ragazzo si appoggiò indolentemente al muro.
«Meno male che dovevate fingere, eh» disse divertito.
Quando sentì le voci degli amici, Hilary smise di baciare Fred e tornò nel mondo reale sbattendo le palpebre velocemente. Rendendosi conto della posizione parecchio equivoca che aveva assunto col ragazzo, dato che una gamba di lui era scivolata tra le sue e lei si era praticamente seduta sopra, arrossì ancora più vistosamente e scostò con gentilezza il corpo del giovane da sé, tentando di reggersi sulle proprie gambe.
Fred, infastidito e sorpreso da quell’interruzione, lanciò un’occhiata velenosa al fratello.
«Che vuoi?» sbottò.
«Stavamo aspettandovi da tipo dieci minuti, secondo te cosa voglio?» chiese ironico, sempre con un sorriso furbo sulle labbra.
Il suo gemello sbuffò e riprese tra le braccia Hilary, che arrossì come un peperone mentre il viso di Hermione si apriva in un ghignetto che non le piaceva per niente.
«Zitta» la implorò muovendo le labbra senza far uscire alcun suono.
Il sorriso dell’amica divenne ancora più largo e lei si preoccupò maggiormente, stringendosi a Fred come in cerca di sostegno.
«È ora di andare, bimba» le sussurrò lui all’orecchio cominciando a camminare nel vicolo male illuminato.
Aggrappandosi alla sua maglia, e sentendo dietro di loro la risata leggera dei loro cari compagni, l’italiana mosse un passo dopo l’altro raggiungendo il retro del negozio. Lì, come preannunciato dai Weasley, c’era una finestrella al livello del terreno, abbastanza grande perché una persona di taglia media potesse passarvi, mezza aperta.
«Dovete entrare da qui e poi contate sei mattonelle a destra. Troverete una botola, apritela, seguite il corridoio in salita e sbucherete dalla statua della Strega Orba» spiegò George brevemente.
«Okay, grazie. Buonanotte ragazzi» salutò Hermione mentre apriva di più la finestra e si calava all’interno per poi illuminare la cantina con la luce della bacchetta.
«C-ci vediamo, okay?» balbettò Hilary rivolgendosi a Fred ma tenendo lo sguardo fisso a terra.
«Spero presto» mormorò il ragazzo posandole un dito sotto il mento e facendole rialzare lo sguardo per poterla guardare negli occhi.
«Lo spero anche io»
La Grifondorosi alzò in punta di piedi e gli sfiorò le labbra con un bacio dolce prima di girarsi velocemente, borbottare un saluto a George e scavalcare la finestra atterrando nello scantinato.
«Sei proprio cotto, fratellino» constatò George dopo aver sentito la botola richiudersi sopra le studentesse.
«A puntino» gli rispose il gemello.
Poi sorrise e s’incamminò per tornare a casa, seguito a ruota da George che rideva come un matto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Allora?? Che ne dite di questo capitolo? È lungo e non c’è nemmeno l’ombra della coppia principale, però dovevo inserire questa sequenza di scene e la nuova coppia! Che ve ne pare?! La metto alle votazioni, preferite:

  • Hilary / Fred
  • Hilary / Draco

Ditemi voi, anche se comunque non assicuro che la vostra idea sarà lìidea che seguiranno i personaggi!
Un baciooooooo!! 

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Vi chiedo immensamente scusa per il ritardo ragazze! Davvero! Ma l’ispirazione era andata in vacanza e non mi ha portato con sé, perciò ho dovuto aspettare che tornasse per poter concludere questo benedetto capitolo -.- Ora vi lascio subito alla lettura che spero sia all’altezza delle vostre aspettative! A dopo! :)
 
 
 
 
 
 
 

VI CAPITOLO
 

 

La Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts era buia e silenziosa, e nei corridoi si potevano sentire solo le voci sussurranti dei pochi quadri che ancora non dormivano e il lieve russare di coloro che invece erano già da un po’ tra le braccia di Morfeo. Nessuno studente era fuori dal proprio letto e sia Gazza che Mrs. Purr si erano coricati tranquilli, sicuri che il Barone Sanguinario avrebbe tenuto Pix a bada per il resto della notte.
Il corridoio del Settimo piano era deserto e tranquillo quando una porta in legno massiccio comparve sulla parete dinanzi al quadro di Barnaba il Babbeo e si schiuse senza nemmeno un cigolio. Ne uscì una figura alta che si avvolse velocemente nel classico mantello della divisa maschile della Scuola. Le lunghe dita eleganti si mossero per allacciare con facilità gli alamari appena sotto il collo, poi una mano raggiunse la tasca anteriore dei pantaloni e ne estrasse un portasigarette in argento che scintillò prezioso alla luce di un candelabro ancora acceso nel corridoio. Il ragazzo lo aprì e ne tirò fuori una sigaretta, che accese con un colpo di bacchetta, e aspirò profondamente per poi far uscire lentamente il fumo dalle labbra mentre si appoggiava indolente al muro. L’odore intenso del tabacco babbano riempì l’aria intorno a lui e il giovane sospirò, passandosi una mano tra i disordinati capelli scuri. Un rumore di passi e una voce strascicata lo risvegliarono dalle sue riflessioni e gli fecero aprire lentamente gli occhi cobalto sul nuovo arrivato che si era fermato a poco più di un metro da lui.
«Che ci fai qui?» chiese inspirando una seconda volta e soffiandogli il fumo contro.
«Potrei farti la stessa domanda» ribatté lapidario l’altro, indifferente alla nuvola di tabacco che ora lo circondava.
Il moro riprese il portasigarette dalla tasca e glielo lanciò facendo scattare i suoi istinti da Cercatore. Le dita pallide si richiusero velocemente sull’oggetto d’argento e un ghigno comparì sul volto del biondo davanti a lui. Senza nemmeno ringraziarlo, prese una sigaretta e se l’accese aspirando intensamente e soffiando fuori il fumo, poi si spostò alla sua sinistra e si addossò con la schiena alla parete, restituendogli il manufatto con un irriconoscibile cenno del capo e piegando distrattamente una gamba poggiando la scarpa al muro.
«Hai firmato?»
«Sì, ma devi farlo anche tu... Piume anti Copiatura o qualcosa del genere, non permettono di fare firme false»
«Ora vado»
I due giovani sospirarono in sincrono, ben sapendo di non aver fatto nessun controllo per il castello al loro turno di ronda ma fregandosene altamente.
«Brava?» cambiò discorso il nuovo arrivato.
«Ce ne sono di migliori» il ragazzo scrollò le spalle.
«Purosangue?»
«Mezzosangue»
«Ti stai allenando per la Granger?» ridacchiò il biondo.
«Non Nata Babbana, Draco. Mezzosangue» precisò il moro rimettendosi la sigaretta tra le labbra e inspirando lentamente.
«Tutte uguali a mio parere» rispose Malfoy con una scrollata di spalle.
«Basta che si lascino portare a letto da te e poi certo che sono tutte uguali. Come ti pare, confesso di essere un po' più selettivo»
«Non vado certo con la prima che passa, preferisco di gran lunga una bella ragazza Purosangue»
«Difatti ti vuoi fare una Nata Babbana. Oh, tu sì che sei coerente con te stesso Draco!» sbuffò il ragazzo in tono ironico.
«Blaise, vorrei ricordarti che la Lair ha origini Purosangue. In ogni caso è una scommessa...e voglio vincerla»
«Te la saresti fatta anche se non ci fosse stata in ballo la scommessa, ammettilo» ghignò Zabini dando un altro tiro.
«Forse» dichiarò vago il biondo guardando in tralice l’amico «Dici che resiste a un altro round?» chiese indicando brevemente con il mento la porta davanti al quadro con i Troll in tutù.
«Basta che la svegli dolcemente, poi credo riesca a fare tutti i round che desideri. Pansy non ti ha soddisfatto questa volta?» rise piano Blaise.
«Una sveltina in uno sgabuzzino non soddisfa mai pienamente» rispose Draco in tono saputo, lasciando cadere sulla pietra la sigaretta fumata a metà e schiacciandola col tacco della scarpa elegante per poi farla evanescere con uno schiocco di dita.
«Casa? Anno?» riprese.
«Corvonero, sesto. Non avrei mai detto che quelle secchione sapessero fare del sano sesso»
«Meno male che hai detto che ce ne sono di migliori» gli ricordò il bel biondo con una mezza risata, per poi aprire la porta e sparire nella Stanza delle Necessità senza neanche salutarlo.
«Perché sono sicuro che con la Granger sarebbe migliore» mormorò Blaise al legno massiccio che svaniva nella parete.
Poi, stupito dalle sue stesse parole, sbuffò infastidito e girò sui tacchi, incamminandosi lentamente verso le scale, il mantello ondeggiante attorno alle gambe fasciate da pantaloni eleganti.
Arrivò alla saletta dei Caposcuola, al secondo piano del castello, mentre il grande orologio, dalla sua torre, batteva le due. Stava per aprire la porta quando udì due voci provenire dall’interno della stanza; incuriosito dal fatto che due Caposcuola potessero essere ancora in giro a quell’ora tarda, si accostò all’uscio per poter capire chi stava parlando.
«Tesoro, non mi puoi dire “Non ho nessuna intenzione di baciarlo” per poi fare esattamente il contrario e dopo due secondi giurare “Ha fatto tutto lui”! Perché ti assicuro: sembravi tutto fuorché passiva in quel momento!»
Blaise Zabini, riconoscendo la voce che aveva pronunciato quelle parole, sgranò gli occhi cobalto e sulle sue labbra si dipinse un sorriso malizioso. Poi si mise comodo contro il muro per poter ascoltare il discorso che la sua Mezzosangue stava facendo.
«Insomma» continuò Hermione Granger, rivolgendosi alla ragazza che occupava la poltroncina davanti a lei «Com’è stato?»
La giovane alzò il viso dalle mani in cui l’aveva nascosto fino a quel momento e guardò l’amica come se si fosse appena accorta che era lì anche lei.
«Come dici?» chiese Hilary Lair, facendo a malapena uscire la voce roca.
La riccia sbuffò spazientita alzando gli occhi al cielo.
«Oh Hilary...il bacio! Il bacio con Fred!» il moro dietro la porta fu scosso da un attacco di risa silenziosamente controllate «Com’è stato il bacio con Fred?»
A quella domanda le gote dell’italiana si imporporarono di un rosso acceso e la ragazza riabbassò la testa, nascondendola tra le ginocchia che si era stretta al petto.
La Caposcuola la guardò con tanto d’occhi per poi riprendersi e sorridere dolcemente.
«Hilary» mormorò piano sedendosi sul bracciolo della poltrona e accarezzandole i capelli «Sei stata zitta per tutto il tempo del ritorno, cos’hai? Non ti è piaciuto forse?»
La ragazza scosse la testa con forza ed Hermione assunse un’espressione assolutamente stupita.
«No?!»
«Non “no” che non mi è piaciuto, “no” mi è piaciuto! Cioè...» cominciò alzando il viso, incerta sull’aver formulato la frase corretta, poi sbuffò «Mi è piaciuto, certo! Il “no” era per dire “non è che non mi è piaciuto”! Hai capito?» la guardò speranzosa.
«Sinceramente no» la riccia rise divertita «Facciamola semplice: il bacio ti è piaciuto, sì o no?»
«Sì» rispose imbarazzata Hilary dopo un momento.
«Hai dovuto pensarci?!»
«No, è che...mi sembra così sbagliato! Insomma...oh, nulla dai!» esclamò l’italiana alzandosi in piedi di scatto e percorrendo a grandi falcate la stanza.
«Perché sbagliato?» domandò Hermione dopo qualche secondo.
«Ma perché lo conosco da una settimana, noi...voglio dire...non lo so nemmeno io, mi sa»
«Ne sono sicura. Ma non c’è un tempo preciso per l’amore! Arriva e lo devi cogliere al volo»
«Disse quella che è indecisa tra due ragazzi!» ribatté sarcastica Hilary.
Fuori dalla sala, Blaise deglutì lentamente e cominciò a sudare freddo.
«Io non sono indecisa tra...»
«Hermione! Io non ho baciato Zabini ma voglio comunque stare con Ron, come una certa persona!»
Il moro per poco non si strozzò con la saliva.
«E io non penso di aver sbagliato a baciare qualcuno, come una certa persona!» la riccia si tappò subito la bocca con entrambe le mani e sgranò gli occhi.
La mascella del Serpeverde, invece, si sfracellò sul pavimento.
«Quindi...non sei pentita di averlo baciato?»
«Non ho detto questo, io...!»
«Oh, piantala, dillo su! Ti è piaciuto e questo l’avevamo appurato, ora dimmi; preferiresti passare il tuo tempo a baciare Ron o Zabini?» la incalzò Hilary, piazzandosi davanti a lei con le braccia conserte, mentre una parte di lei saltellava contenta per il provvidenziale cambio di argomento.
La riccia abbassò gli occhi e si tormentò le dita, indecisa se rispondere o meno.
«Da questo punto di vista sarebbe una risposta basata semplicemente sulla volontà fisica»  provò a dire.
«Herm, non mi inganni, fa il favore di dirmi esattamente quello che stai pensando e non iniziare con discorsi filosofici e astratti, so no non ti sto dietro!»
Blaise annuì con fermezza alle parole della Grifondoro e fissò la porta come se volesse guardarci attraverso per vedere l’espressione della Granger, passandosi nervoso una mano tra i capelli scuri già disordinati.
«Beh...dal punto di vista...fisico...»
«Hermione Jean Granger, sei gentilmente pregata di non farmi arrabbiare questa notte!» esclamò Hilary perdendo la pazienza e zittendo l’amica.
«Okay, okay» borbottò la Caposcuola dopo un momento, facendo saltare il cuore in gola al Serpeverde che scosse la testa, infastidito dalla propria reazione.
«Chi preferisci?» domandò a bruciapelo l’italiana con cipiglio severo.
«Non lo so! La verità è che proprio non lo so...io amo Ron, mi è sempre piaciuto, ho sempre sperato di stare con lui e ora ce l’ho fatta. Lasciarlo andare tra le grinfie di Lavanda non è giusto, non voglio! Zabini mi ha preso alla sprovvista e ammetto che mi è piaciuto ma...siamo sempre stati nemici sin dal primo anno, lui è...Santo  Godric, è il miglior amico di Malfoy! Come posso pensare di fare questo torto a Harry?!»
«È l’amico di Malfoy, non è Malfoy» puntualizzò Hilary.
«Sì ma...»
«Ti ho chiesto se ti piacerebbe stare con Zabini, non con Malfoy»
«Non lo so!» scoppiò Hermione, sostenendosi la testa con le mani e scuotendola stancamente.
«Tesoro, so che sei un po' scombussolata...e che è tardi. Ma devi capire cosa vuoi e parlarne a Ron. È il minimo che tu possa fare. È difficile e lo so, ma non puoi nascondergli un tradimento. La prossima volta che vi bacerete, tu e Ron, cosa proverai se non glielo dici?»
La ragazza stette in silenzio e strinse gli occhi per non far scorrere le lacrime amare che pungevano le palpebre.
«Penserai semplicemente a Ron o la mente ti ritornerà a Zabini e desidererai che sia lui a baciarti? E quando vedrai Zabini passeggiare mano nella mano con un’altra non lo noterai nemmeno o ti rinchiuderai in camera piangendo perché non sei tu quella con lui?»
«Chi dice che lui mi voglia come ragazza fissa? È un dongiovanni, si porta a letto le ragazze e le abbandona la mattina dopo!» singhiozzò la giovane.
Il moro strinse i pugni e si costrinse a rimanere fermo ad ascoltare; sapeva di essere così, ciò che aveva appena finito di fare con la Corvonero nella Stanza delle Necessità confermava il discorso della Granger, ma essere descritto in quel modo da lei fu la parte peggiore della serata. Non voleva che lo giudicasse in quel modo, non voleva che lo vedesse sotto quel punto di vista. Ma non ne poteva fare a meno, era un bastardo e di questo ne era consapevole. Lui era un Serpeverde, usava le persone, era il bellissimo ragazzo stronzo che aveva fatto perdere la testa a centinaia di ragazze in quella scuola e che ancora si batteva contro Draco per il titolo di sex symboldi Hogwarts. Era nella sua natura essere un’opportunista e non si piegava alla volontà di nessuno; non l’aveva fatto con il padre che lo voleva Mangiamorte, non l’avrebbe di certo fatto per i capricci di qualcuno che non fosse lui stesso. Ma forse quella situazione ora gli andava un po' stretta.
Blaise scosse la testa, cacciando quei pensieri inadeguati. Voleva capire se la Grifondoro era pronta a essere sedotta. Voleva – doveva – capire se lo desiderava. Appoggiò la fronte alla parete di pietra fredda e rimase ad ascoltare.
«Allora lascialo perdere» il Serpeverde si sentì contrarre inspiegabilmente lo stomaco e si rimangiò arrabbiato tutto quello che aveva pensato di buono sulla Lair «Se non sei sicura di essere felice con lui, allora non vederlo più»
«Hilary, frequentiamo la stessa scuola!»
«Per l’ultimo anno, poi ci saranno i M.A.G.O. e chi si è visto si è visto!»
Hermione si morse il labbro e allontanò gli occhi da quello sguardo che le sondava l’anima.
«È proprio quest’ultimo anno il problema» sussurrò.
«Se non riesci a togliertelo dalla mente significa che non ami Ron così intensamente come credevi» ribatté piano l’italiana appoggiando i fianchi al tavolo della Saletta.
«Io amo Ron. È che Zabini mi...destabilizza, diciamo» tentò di spiegare la Caposcuola, lasciandosi andare contro la spalliera della poltrona.
«Ti attrae...effettivamente è come una lampada per le falene, è molto bello» la riccia le lanciò un’occhiata al cianuro e lei soffocò una risatina «È bello, che ti devo dire?! È stata solo una constatazione, è inutile che mi guardi così. Ma non ho intenzione di toccartelo, è tutto tuo se lo vuoi»
«Io non lo voglio, è solo che...»
«Ti piace»
«Non è che mi piace!»
Le sopracciglia di Hilary si alzarono pericolosamente facendole assumere un’espressione fortemente sarcastica che fece deglutire l’amica.
«Cioè, sul fatto che sia un bel ragazzo non ci sono dubbi» tossicchiò imbarazzata.
«È ambito da più o meno tutte le ragazze. Sono qui da due settimane e già mi sono stufata: nei bagni non si fa altro che parlare di lui o di Malfoy, a turno, quindi fai te!» disse la Grifondoro in tono ironico e alzando gli occhi al cielo.
Blaise rise lieve da dietro la porta.
«Sì, sì, va beh...» la ragazza liquidò l’ultima frase con un gesto infastidito della mano e guardò l’amica con occhi limpidi «Sarò sincera, Hilary, Ron non mi fa eccitare con un bacio, non mi ha mai baciata come ha fatto Blaise questa mattina, no, ieri mattina ormai. Ma forse perché io non gliel’ho mai permesso. Zabini è...beh, ha dalla sua il fattore “bello e dannato” e se fosse solo bello mi farebbe anche piacere, ma il fatto che usi le ragazze solo per...il suo piacere personale insomma...non me lo rende granché simpatico. Soprattutto perché ha detto esplicitamente che vuole portarmi a letto!» disse piccata e indignata.
L’italiana annuì sorridendo all’ultima frase e le fece segno di continuare mentre faceva leva sulle braccia per mettersi comoda seduta sul tavolo.
«Una sedia no?» chiese sarcastica Hermione.
«Sono comoda qui, mi siederei a terra ma non mi pare il caso! E non criticare, sai bene come mi metto per studiare»
«Sì, sì, stai sempre sul pavimento. Ma ora non stai studiando»
«Sto studiando le tue parole e le tue espressioni mentre parli di Zabini, vuoi continuare per favore?»
«Perché devi sempre fare la psicologa mi chiedo» borbottò a mezza voce la Caposcuola.
«Ti prego, sono le due e mezza, abbiamo camminato tutta la sera, ci siamo perse e io ho sonno, senza contare che, con i tuoi maledetti piani omicidi, l’altra notte mi hai fatto dormire sì e no due ore. Quindi ti vuoi sbrigare a parlare?» disse stancamente Hilary, quasi sdraiandosi sul tavolo in legno.
«Non erano mica piani omicidi!»
«Hai ragione, la soluzione che alla fine hai trovato era un semplice Avada Kedavra in mezzo agli occhi di Zabini che poi, ti ricordo, hai baciato!»
Blaise deglutì terrorizzato: si era rinchiuso nella Torre di Astronomia con la ragazza che voleva ucciderlo?! Oh, fantastico davvero! Da quando aveva fatto quella stupida scommessa si era trovato davanti la Signora Morte più spesso di quanto avesse voluto.
Va proprio alla grande...pensò con acredine.
«Dettagli!» ribatté Hermione arrossendo.
«In ogni caso...Ron non ti eccita con un bacio, invece Zabini sì?» le chiese con un sorrisetto malizioso.
«Non è che mi eccita, è più...travolgente. Passionale. Mentre bacia sa come...usare le mani, diciamo» il suo volto poteva ormai fare concorrenza ai capelli dei Weasley.
Il Serpeverde ghignò e si rimirò compiaciuto le mani dalle dita lunghe ed eleganti.
Mezzosangue, non sai ancora quanto so usarle bene!pensò soddisfatto mentre la sua mente già immaginava la Granger vinta sotto il tocco leggero delle sue dita sulla pelle e il suo corpo reagiva a quella fantasia.
Okay Blaise. Hai appena finito di sfogarti con una ragazza, quindi ora NON devi entrare in quella stanza, stai buono buono qui FUORI!disse una vocina nel suo cervello e lui si sforzò di stare a sentire quella invece del proprio corpo.
«E...?» la incalzò Hilary.
«E niente. Per poter fare un paragone devo aspettare che Ron mi baci con passione ma...»
«Ma?» sospirò l’altra, che ne aveva piene le scatole della sua indecisione nel dire le cose.
«Ma non...non c’è...voglio dire, nemmeno le prime volte mi baciava così e io...non sono una bambola di porcellana, per Godric! Lui non...voglio dire, i nostri baci sono sempre stati...dolci...forse è per questo che Zabini mi ha spiazzato. Non dico che non c’è passione ma...non mi ha mai sbattuta al muro, per dire» farfugliò Hermione distogliendo lo sguardo imbarazzata.
«Effettivamente siete sempre molto cauti nel baciarvi, sembra che non vogliate farvi vedere» ricordò Hilary.
«Sono io che non voglio dare nell’occhio. Quello che voglio dire è che Ron non mi bacia come baciava...Lavanda» il nome le uscì come un ringhio dalle labbra soffici e Blaise si ricordò di avere un alleato in più per prendersi la Granger «Non credo che l’avrei permesso all’inizio ma pensavo che...almeno le prime volte lo facesse...invece non è nemmeno stato necessario dirgli di no perché mi ha sempre trattata con i guanti» concluse mesta.
L’italiana scese lentamente dal tavolo e si abbassò alla sua altezza per abbracciarla stretta.
«Forse perché ci tiene davvero a te e non vuole fare scene stile polipi e sanguisughe...e poi l’ho capito anche io che Lavanda è una stupida oca bionda senza cervello!» esclamò tentando di risollevarle il morale.
«Credo sia solo innamorata»
«Aspetta un attimo, ora la stai difendendo?!» domandò incredula.
«No, non in questo frangente. Ma sono un po' gelosa credo. Non che voglia passare tutto il mio tempo a baciare Ronald, devo studiare ovviamente. Ma mi piacerebbe passare del tempo sola con lui, fare le cose che fanno i fidanzati...e invece siamo sempre insieme agli altri, poi lui ha gli allenamenti per il Quidditch, e io odio il Quidditch, e poi c’è Harry e lui dice che deve anche controllare Ginny, e poi...»
«Mione, calmati!»
Hilary la prese per le spalle e la scosse piano, preoccupata, vedendo che l’amica stava andando in iperventilazione. La riccia prese a singhiozzare e cercò inutilmente di riprendere fiato, perciò l’italiana si accomodò sul bracciolo della poltrona e le circondò le spalle con le braccia, attirandola a sé per farle versare tutte le lacrime che voleva.
«Lo voglio per me! È da egoisti, ma lo voglio solo per me! Voglio che lasci perdere Harry per almeno due ore al giorno, voglio che quando siamo insieme la sua attenzione sia verso di me e non su altri, voglio che mi baci con passione, voglio che non pensi che sono delicata! Voglio...voglio fare l’amore con lui» sussurrò infine nascondendo il volto sulle gambe di Hilary che le accarezzò la testa con fare materno.
Blaise si irrigidì e una voglia matta di prendersi a schiaffi e fare lo stesso con Draco si impossessò di lui. Era ovvio che la Mezzosangue volesse avere la prima volta con Weasley, ma sentirlo dire dalla diretta interessata faceva male a un muscolo che il moro non credeva di avere e di cui rifiutava di accettare l’esistenza. Ebbe l’impulso irrefrenabile di entrare, caricarsi la Grifondoro sulle spalle e portarla in camera per farla impazzire dal piacere e così averla, ma non sarebbe stato corretto. Né per lei...né per lui, rifletté stizzito. Voleva prenderla quando lei sarebbe stata assolutamente convinta e consapevole di quello che stava facendo.
«Tesoro, so come ti senti. Gli uomini pensano sempre che siamo come fiori quando si tratta di amarci e come rocce quando si parla di sentimenti. E non pensano che siamo più sensibili di loro su alcuni punti» disse Hilary, accarezzando dolcemente i capelli dell’amica.
«Ho paura» mormorò ad un certo punto Hermione.
«Di cosa?»
«Di dirgli che ho baciato Zabini. Ho paura della sua reazione, ho paura...no, sono terrorizzata dal fatto che non mi voglia più!»
«Hermione, è stato solo un bacio...so che non è una cosa leggera, io per prima ti ho detto che è un tradimento, ma non ci sei andata a letto»
A seguire quelle parole ci fu un gemito sommesso da parte della riccia.
«In quel caso ti avrei già uccisa» ribatté dura.
«Questo non mi consola!» pigolò la Caposcuola «E tu sei sua complice perché mi hai lasciata da sola con lui. Dopo aver Schiantato Malfoy te ne sei andata!»
«Ora sarebbe colpa mia?!» chiese interdetta Hilary scansandola di un poco da sé.
«No, scusami. Sono un po' nervosa» rispose l’amica accoccolandosi di nuovo vicino a lei.
«Solo un po'» sbuffò piano Hilary facendola sorridere.
Zabini, da dietro la porta, decise che era giunto il momento di finirla con quella tragedia e spalancò la porta della saletta dei Caposcuola, entrando con arroganza e facendo finta di non averle notate. Hermione si irrigidì all’istante al vedere il Serpeverde e lo seguì con lo sguardo mentre Hilary roteava gli occhi esasperata.
Il moro aprì l’albo dei Caposcuola sul tavolo e intinse la punta della piuma nella boccetta d’inchiostro per firmare. Dopodiché alzò il viso e ghignò vedendo le due Grifondoro che lo fissavano con ostilità palpabile.
«Buonasera»
«’Sera»
Hermione rimase zitta e lo guardò con disprezzo raddrizzando la schiena.
«Andiamo Hilary. Questa sala non è abbastanza grande per tutti quanti» disse rivolgendosi a Hilary che represse un sorriso e la seguì fuori nel corridoio.
Blaise sospirò teatralmente per farsi sentire e si affacciò alla porta parlando al buio.
«Non si può scappare per sempre dai propri desideri, Granger!»
Il suo ghigno soddisfatto si allargò quando sentì i passi regolari velocizzarsi fino a prendere il ritmo di una corsa affrettata. E, tornando nella sua Sala Comune, non poté fare a meno di sperare che quella notte la Mezzosangue sognasse lui.
 

 

*********

 
«Lavanda, vuoi del succo di zucca?»
«No, grazie Hilary, l’ho già bevuto»
«Del caffè?»
«Non bevo caffè»
«Che strano, ma scommetto che non hai mai provato quello italiano»
«No e non mi interessa, grazie»
Hilary trattenne uno sbuffo infastidito e tornò a rivolgere la propria attenzione alla Caposcuola, facendole intendere che dovevano trovare un altro metodo. La ragazza scrollò le spalle e sogghignò malevola e l’italiana quasi si spaventò quando il suo sguardo scattò verso il tavolo delle Serpi.
«Hermione!»
«Ronald?»
La riccia si voltò all’istante verso il ragazzo e la sua espressione si raddolcì non poco osservandolo venire verso di lei con un sorriso tutto Weasley dipinto sulle labbra. Si alzò dalla panca dov’era seduta e lo accolse a braccia aperte nascondendo subito il volto nell’incavo del suo collo.
«Com’è andata la ronda ieri sera?»
«Bene, Hilary mi ha aiutato»
Il rosso girò il capo verso l’italiana che fece un sorriso di scuse e salutò timida con la mano.
«Ehm...ciao Ron»
«Ciao Hilary. Poi ti ringrazierò per avermi evitato un giro per i corridoi freddi e umidi!» rispose il ragazzo facendole l’occhiolino.
La giovane scoppiò a ridere di gusto e scosse la testa.
«Lo dicevo che gli stavo facendo solo un favore» ghignò all’indirizzo di Hermione che le lanciò un’occhiataccia.
«Dillo che anche tu lo ringrazi parecchio!» l’italiana arrossì all’istante e spalancò gli occhi implorandole di fermarsi, ma la Caposcuola aveva già cambiato discorso «La prossima volta che giochi a Quidditch sei pregato di fare attenzione anche ai Bolidi o quella che ti romperà le costole sarò io!» disse rivolta al suo ragazzo, tirandogli un piccolo pugno sulla spalla.
«Prometto che starò attento!» ribatté Ron alzando gli occhi al cielo e sorridendo prima di baciarla lievemente.
Hermione si costrinse a chiudere gli occhi mentre il suo corpo e il suo cervello lottavano al contatto delle loro labbra.
diceva il suo cervello.
No!urlava il suo corpo.
Quest’ultimo ebbe la meglio quando Ron volle approfondire il bacio. Appena sentì le sue labbra socchiudersi, la riccia si staccò e aprì gli occhi, sforzandosi in un sorriso tranquillo.
Sentì due lame cobalto che le perforavano la schiena e si trattenne a stento dal posare lo sguardo sul responsabile di quei pugnali: sapeva che se l’avesse fatto si sarebbe tradita da sola. E, a proposito di tradimento, Hilary la stava guardando attentamente, come a ricordarle il discorso della notte precedente. Stirò il sorriso rivolto a Ronald e si sedette nuovamente al suo posto, puntando gli occhi sulla tazza di tè che si era versata da poco. Ma le era passata la fame, perciò la allontanò da sé con stizza e tirò fuori il libro di pozioni dalla borsa per tentare di ripassare la lezione di quel pomeriggio. Dopo un momento d’incertezza, anche per quel bacio quasi mancato, Ronald prese posto come al solito accanto a lei e cominciò a racimolare ogni sorta di cibo e bevanda presente sulla tavolata, abbuffandosi di tutto ciò che aveva a portata di mano.
Se lo avvelenassero non se ne accorgerebbe nemmeno!pensò con ribrezzo il proprietario delle lame che ora erano posate sulla testa di Weasley come se volessero tagliargliela. Ma se la tocca ancora giuro che lo avveleno io!
Si ridestò dolorosamente dai suoi pensieri quando una gomitata molto poco signorile e delicata gli raggiunse le costole. Soffocò un’imprecazione e si girò verso il biondo al suo fianco.
«Che cazzo fai?!» sibilò infuriato.
«Non pensare a quello che stai pensando, anche se ti aiuterei volentieri nel piano» disse Draco semplicemente, non degnandolo nemmeno di un’occhiata.
«E a cosa starei...non devi usare la Legilmanzia su di me, Malfoy!» ribatté indignato quando si accorse del ghigno dipinto sulle labbra dell’amico.
«Blaise, io uso la Legilmanzia su tutti, perché non la dovrei usare su di te?» rispose candidamente il biondo.
«Forse perché sono il tuo migliore amico?!» replicò lui scocciato.
«Ma questo rende il tutto ancora più divertente!» ghignò il Principe delle Serpi portandosi alle labbra sottili la tazzina di caffè.
«Questo dovrebbe invece impedirti di ficcare il naso nei miei affari» borbottò Blaise tornando a fissare il tavolo dei Grifondoro.
Draco scrollò elegantemente le spalle e seguì lo sguardo dell’amico.
«Non struggerti per lei, Blaise. Non ne vale la pena»
«Non mi struggo per nessuno»
«Certo. Intanto vuoi ammazzare lentamente Weasel per aver osato baciare quella che poi sarebbe la sua ragazza»
«È solo che non mi piace quando le mie prede non sono totalmente mie»
«Sicuro»
«E comunque hai visto anche tu che la Granger si è staccata subito, quindi significa che la scommessa potrei vincerla io»
«Ovviamente»
«E poi ieri sera ho sentito lei e la Lair parlare a proposito di una loro escursione a Hogsmeade»
«Quando?»
La voce di Draco trasudava indifferenza ma il suo corpo traditore si era irrigidito fiutando il pericolo insito nella frase.
«Ieri notte»
«Che diavolo ci facevano a Hogsmeade di notte?» il suo tono, ora, era colmo di sdegno e impazienza, gli occhi che scrutavano torvi l’espressione dell’amico.
«A quanto pare si sono perse durante la ronda...non chiedermi come si sono ritrovate al villaggio, sta di fatto che ho ragione di credere che abbiano incontrato i gemelli Weasley»
«Hai. Ragione. Di. Credere?» ripeté Malfoy, sputando una ad una le parole come fossero veleno e stringendo gli occhi grigio piombo.
«Sono piuttosto sicuro in effetti. In ogni caso ho sentito alcune parole e penso che ci sia stato qualcosa tra la Lair e uno dei due fratelli» svelò Blaise con un ghigno soddisfatto sulle labbra, incrociando lo sguardo divertito di Theodore che soffocò una risata nel caffè.
«Pensi?» ringhiò il biondo, ormai al limite della pazienza.
«Hai ragione: è cosa certa che si siano baciati e che lei fosse anche parecchio coinvolta» sghignazzò il Serpeverde, godendosi l’occhiata truce che Daco gli rivolse.
I suoi occhi d’acciaio si puntarono sulla figura di Hilary che, sentendosi osservata, fece vagare lo sguardo sulla Sala Grande fino ad incontrare di fronte a sé lo sguardo penetrante di Malfoy. Lo fissò stupita e poi sempre più indispettita finché, girando lo sguardo su Zabini che le sorrideva senza un motivo valido, un lampo di comprensione le illuminò il viso. Alzò gli occhi al cielo e, inaspettatamente, sorrise al Serpeverde.
«Che hai da sorridere?»
«Malfoy mi sta uccidendo con lo sguardo, o qualcosa del genere» rise la ragazza.
«E tu gli sorridi?!» chiese stralunata Hermione, voltandosi di scatto per fissare con astio il biondino.
«Stava parlando con Zabini un attimo fa e...»
La giovane si bloccò quando l’amica si girò di nuovo verso di lei, un’espressione terrorizzata dipinta in viso. Roteò gli occhi esasperata.
«Dovresti dirglielo» sillabò a fior di labbra per poi riprendere ad alta voce «..e credo che gli stesse dicendo di ieri sera»
Hermione si batté una mano sulla fronte e chinò la testa sul tavolo emettendo un gemito.
«Mione, tutto bene?» chiese Ron, distogliendo l’attenzione dal cibo per dedicare uno sguardo preoccupato alla sua ragazza.
«Non...non hai sentito nulla?» domandò titubante la Caposcuola rivolgendogli un’occhiata carica di suppliche.
Fu la volta di Hilary di sprofondare il viso tra le mani e scuotere le testa.
«Mione» esalò in un lamento che sapeva tanto di rimprovero.
«Ehm... perché? Hai detto qualcosa?» il tono mesto che aveva usato addolcì l’espressione di Hermione che gli posò una mano sul braccio.
«Nulla di cui ti debba preoccupare» sorrise rassicurante.
L’italiana sbuffò sarcastica ricevendo un’occhiataccia ammonitrice della riccia, poi tornò al suo succo di zucca.
«Ma cosa c’entrerebbe Malfoy con ieri sera?» riprese la Caposcuola dopo che Ron ebbe annuito e si fu rimesso a mangiare.
«Herm, non dirmi che non ti sei accorta che Zabini aveva ascoltato tutto!»
«Zabini che cos...oh» la ragazza sgranò gli occhi e il suo sguardo vacillò per un momento. Poi riprese lucidità e ricostruì i tasselli del puzzle.
«Oh Santo Merlino!» esclamò, facendo girare molte teste al tavolo di Grifondoro.
Hilary chiuse gli occhi come per calmarsi e sospirò. Eppure la sua amica era brava in tutto, perché non capiva cose semplici come quelle?
«Vuoi dire che» disse la riccia abbassando la voce e sporgendosi verso la compagna dopo essersi accorta della figuraccia «ha sentito tutto...tutto?» sbottò costernata.
«Non so quando è arrivato ma credo non molto tempo dopo che siamo arrivate noi»
Un lamento soffocato le fece capire che non erano quelle le parole che Hermione avrebbe voluto sentire.
«E ho come l’impressione che abbia raccontato a Malfoy della nostra conversazione iniziale perché stavano fissando entrambi me, non te, e Zabini sorrideva» la rincuorò.
«Iniziale?» domandò l’altra confusa, riscuotendosi un poco dallo sconforto.
«Sì, sai...Hogsmeade» rispose Hilary arrossendo un poco.
«Hogsmeade?» si intromise Ginny curiosa «Cos’è successo a Hogsmeade, siete state sempre con noi!»
«Abbiamo fatto una piccola incursione che è piaciuta parecchio a Hilary!» sogghignò Hermione notando il rossore sulle sue guance aumentare.
«Quando?» volle sapere Harry inserendosi nella conversazione e passando un braccio attorno alla vita di Ginevra tirandosela addosso.
«Ieri sera! Ah, Harry c’è un passaggio segreto che nella Mappa non è segnato! Porta dritto a casa di Fred e George, l’hanno scovato loro!»
«E come facevate a saperlo voi?» chiese Ron, deluso ancora una volta dai fratelli che non lo mettevano al corrente delle loro scoperte.
«Qualcuno qui intrattiene una fitta corrispondenza con...AHIA!» protestò la Caposcuola quando venne raggiunta da un calcio sotto la tavolata.
La Lair le sorrise falsa e le inviò un bacio.
«Giuda!»
«No tesoro, mi chiamo Hilary, piacere!» ribatté sarcastica la ragazza.
«Con chi è che tieni corrispondenza, Hilary?» domandò un sorridente Harry indovinando il gioco.
«Assolutamente con nessuno! Io...»
Non fece in tempo a finire la frase che, ironia della sorte, uno stormo di gufi entrò nella Sala Grande per la posta del mattino; la ragazza pregò con tutto il cuore che gli eventi della sera prima avessero fatto desistere un certo giovane dallo scriverle, ma quando vide un noto barbagianni marrone a macchie bianche divenne più rossa dei capelli del mittente della lettera che le volò tra le mani senza che lei potesse far finta di nulla.
«Dicevi?» rise Hermione, mangiandosi la lettera con gli occhi.
«Mio padre» mentì subito l’italiana mordendosi il labbro.
«Però quel barbagianni assomiglia a quello di Fred e George! Tuo padre l’ha identico?» le chiese Ron.
«Err...sì. Strano eh?»
«Quindi sai che Fred ha un barbagianni così?» la incalzò Ginny ammiccando agli altri.
«L-l’ha appena detto Ron...» tentò di difendersi Hilary.
«Ma potrebbe anche non ricordarsi bene, non mandano lettere a lui!» rincarò Harry.
«M-ma comunque io...»
«Io sono sicura che quello era di Fred»
«A-ah sì? E come?» mormorò mesta la giovane.
«Aveva il collarino dei Tiri Vispi Weasley!» ghignò Hermione.
Hilary arrossì furiosamente sentendosi con le spalle al muro e stropicciò la lettera tra le dita nervose.
«Io...io devo proprio andare!» deglutì per poi alzarsi di scatto e uscire dalla Sala quasi correndo.
«L’avete fatta scappare!» esclamò Seamus mezzo sconvolto dopo aver assistito alla scena come spettatore divertito. Poi scoppiò a ridere con gli altri che quasi si stavano rotolando sulle panche.
Uno sguardo disgustato e uno ilare, uniti da una punta di curiosità, erano posati sulla tavolata rosso-oro.
«Che avranno da ridere tanto?» domandò con interesse Blaise, che guardava ammirato il viso della Granger aperto in un sorriso contagioso.
«Perché diavolo se n’è andata la Lair?!» sbottò Draco scocciato.
«Dovrà leggere una certa lettera» esordì Theodore scambiandosi uno sguardo di intesa con Zabini.
«Oh sì...hai visto che bel barbagianni con il collarino dei Weasley? Si trattano bene i due gemelli!» disse quest’ultimo capendo al volo le intenzioni dell’amico.
«Beh, con quello che guadagnano con il negozio saranno molto più ricchi di tutti i loro famigliari messi insieme!»
«Di certo non avranno problemi con le ragazze»
«Anche se credo che le rispettino, più che altro»
«Già, un ragazzo che riempie di lettere la donna che ha baciato non è da buttare via»
«Blaise, tu non hai mai scritto lettere a quelle che ti sei portato a letto» intervenne Draco guardandoli trucemente.
«Perché ero io a lasciarle perdere, ovviamente! E poi una volta ho scritto un biglietto a una ragazza»
«Certo, a Daphne quando avete provato ad avere quella mezza relazione in cui scrivevi molto finemente solo il luogo in cui incontrarvi per...» sbuffò il biondo.
«No, intendo recentemente» lo interruppe Zabini, agitando la mano con noncuranza.
Theodore e Draco si voltarono verso di lui, entrambi con un sopracciglio elegantemente inarcato.
«Prego?» chiese Nott, riprendendosi per primo.
«Sabato sera»
«Ma sabato non ti sei fatto nessuna!» ribatté Malfoy ancora mezzo sconvolto.
«No, lei non me la sono ancora fatta» Blaise scrollò le spalle in un gesto indifferente, poi tornò a guardare la tavolata dei Grifoni con il sorriso sulle labbra.
Gli altri due giovani seguirono il suo sguardo e Draco si ritrasse indispettito.
«Hai mandato una lettera alla Granger?!» domandò schifato.
«Non era una lettera, era un mazzo di fiori con un biglietto galante. Era il suo compleanno, volevo essere gentile!» ci tenne a precisare il moro.
«Un...mazzo...di fiori?!» balbettò Theodore, voltandosi a guardare preoccupato il biondo davanti a sé.
Per tutta risposta vide i suoi occhi grigi sgranarsi per lo stupore e la mascella sfracellarsi sul tavolo, ma il ragazzo si ricompose immediatamente com’era nella sua natura.
«Sì, un mazzo di fiori. È forse vietato?» si spazientì Zabini facendo per alzarsi.
«Non è che mi stai diventando sentimentale, Blaise? Non ricordi che noi non ci innamoriamo?» tentò Draco prendendolo per il gomito e guadagnandosi un’occhiata scettica da parte di Nott.
«Non mi sto innamorando, devo solo conquistarla» si giustificò il giovane mentre lo sguardo di Theodore girava su di lui, acceso da una luce derisoria.
«Perché diavolo ci guardi così?!» chiesero in coro, infastiditi.
«Siete due idioti» rispose il Serpeverde scuotendo la testa, alzandosi per primo e dirigendosi verso il portone.
«È diventato scemo tutto ad un tratto?» esordì Draco seguendolo con lo sguardo, un sopracciglio pericolosamente inarcato.
«Credo non abbia molta fiducia nelle nostre convinzioni» rispose Blaise dopo averci riflettuto un paio di secondi.
Il biondo lo guardò interrogativo.
«Sul fatto del non innamorarci, eccetera» spiegò l’altro.
«Ma è vero che non ci innamoriamo!» si scandalizzò il biondino.
«Be’, penso non ci creda molto. Insomma gli ho parlato l’altro giorno e dice che non è possibile non innamorarsi mai nella vita e continuare a vivere come noi... che prima o poi arriverà quella che ci rifiuterà e noi saremo fregati perché ci ritroveremo cotti di lei senza nemmeno accorgercene, o qualcosa del genere!»
«Non credo ci sia ragazza che possa resistermi quindi il problema non si pone»
«Certo...ma la Lair non è una ragazza? E allora perché ti avrebbe rifiutato?» sghignazzò Zabini.
«Perché vuole fare la preziosa»
«Non pare abbia fatto molto la preziosa con Weasley»
«Perché vuole me e ha giocato la carta del “scelgo un altro”»
«Non conoscevo questa tecnica» ribatté Blaise, nascondendo un ghigno saputo.
«Vuole farmi ingelosire ma non sa che con me non funziona»
«Infatti, tu non sei geloso, vuoi solamente uccidere Weasley» il moro soffocò una risata.
«Io vorrei che tutti i Weasley fossero fatti fuori perché sono traditori del loro sangue, ma come vorrei che Potter fosse morto e la Mezzosangue rimessa al posto che merita!» si difese Draco.
«Sai che tentare ancora di fare il Purosangue arrogante non ti porterà da nessuna parte ora?» disse Blaise dopo qualche secondo di silenzio, guardandolo attentamente.
«Okay, va bene, i Weasley e la Mezzosangue possono anche vivere, ma Potter poteva rimanere ucciso, o paralizzato, o perdere la memoria, o rimanere in coma per il resto della vita...»
«Draco!» lo rimproverò divertito il moro, mentre l’amico guardava pieno di speranza Harry, come aspettandosi di vederlo cadere stecchito dalla panca da un momento all’altro.
«Tutto questo tuo odio verso Potter...»
«No! Non insinuare niente di stupido Blaise! Ti prego! Comunque non posso mica lasciare a te tutte le giovani donne che aspettano di essere iniziate al vero piacere! Ma per Salazar, come puoi anche solo pensarlo?! E poi... che schifo!» esclamò il biondo ritraendosi dall’amico.
L’espressione assolutamente schifata di Draco, come se stesse guardando una qualche sorta di animale o insetto disgustoso, fu troppo per Zabini che non riuscì più a trattenere una sonora risata guadagnandosi parecchi sguardi adoranti delle ragazze di tutte le case. Persino le Grifondoro, che non avrebbero mai ammesso di trovare attraente il Serpeverde, sospirarono piano sentendolo ridere.
E la Regina dei Grifoni s’impietrì al suo posto, sbiancando vistosamente e respirando a fatica.
Anche quella volta stava ridendo. Ha una così bella risata!pensò, ricordandosi la passeggiata dopo l’uscita a Hogsmeade della settimana precedente. Ma si rese conto del pensiero nella sua mente solo dopo averlo formulato e sussultò lievemente.
«Mione...»
Ron, preoccupato al suo fianco, la scosse piano notando che qualcosa non andava.
«Scusa Ron... vado... vado da Hilary, mi sono...ricordata che devo chiederle una cosa» balbettò la riccia alzandosi lentamente dalla panca e camminando piano fuori dalla Sala Grande.
Occhi azzurri preoccupati e occhi cobalto curiosi la seguirono finché non sparì oltre il portone di quercia.
«Cos’ha Herm, che le è successo? È così strana oggi! Ginny, sai qualcosa?»
«No, Ron. Ora parla di più con Hilary, insomma... è normale»
«Ti ha lasciato indietro? Non è da lei, non per una persona che conosce da poco!»
«Harry...»
«No Ginny, non è normale, Hermione ha passato sei anni a parlare con te poi fa altre amicizie e ti lascia perdere?»
«Harry, è perché...»
«Effettivamente non è normale! Harry, che ne pensi? Di Hilary intendo» disse Ron, ignorando la sorella.
«Non lo so Ron... c’è da dire che non sappiamo molto su di lei se non quello che ci ha detto»
«Ragazzi...»
«Forse le ha lanciato un incantesimo, anche con me è strana!»
«Ron!»
«Hai ragione, non è più la nostra Hermione. Non sarebbe mai entrata in un passaggio segreto di sua spontanea volontà, lei odia non seguire le regole!»
«Harry...»
«Quindi pensi che non sia così buona come fa credere?»
«Hei, sto cercando di...»
«Be’, diciamo pure che i suoi poteri hanno qualcosa di strano...di sinistro. Ti ricordi con Malfoy? Cioè, è stata fantastica, non lo metto in dubbio, ma anche un po' inquietante!»
«HARRY POTTER!» lo richiamò scocciata Ginny, con un cipiglio da far invidia alla signora Weasley.
I due giovani si voltarono verso di lei sbattendo le palpebre, come se si fossero accorti solo in quel momento di essere ancora in sua compagnia.
«Razza di idioti, volete smetterla di blaterare e ascoltarmi per un minuto? Che diavolo vi dice la testa?! Hilary è la ragazza più buona del mondo, non farebbe del male a una mosca, men che meno ad Hermione! E solo perché ora non ci parliamo tutti i giorni a tutte le ore non significa che non siamo più amiche! Per la verità, non abbiamo mai parlato moltissimo, lei stava sempre con voi e io sono di un anno più piccola, non abbiamo nemmeno condiviso la stanza se escludiamo alla Tana e a Grimmauld Place, ma quello è scontato. E vi dirò una cosa: meno male che ha trovato un’amica con cui parlare di tutto e con cui passare il tempo e studiare, dato che voi due imbecilli non avete mai pensato che le avrebbe fatto piacere la vostra compagnia, anche se lo studio per voi è un optional! Oltretutto con Hilary può sentirsi libera di parlare di ogni singola cosa, anche di quelle di cui sarebbe strano e imbarazzante parlare con me, perché sono tua sorella. E...»
«Di cosa non può parlare con mia sorella?»
«Del vostro rapporto, ad esempio» rispose Ginny con ovvietà.
«E perché mai dovrebbe parlare a qualcuno di noi due?!» esclamò scandalizzato Ron mentre le sue orecchie si coloravano di un rosso acceso.
La ragazza sospirò e chiuse gli occhi, appoggiandosi con i gomiti al tavolo e posando le dita sulle tempie.
«Perché è normale per...»
«Come è normale?! Saranno affari nostri, no?»
«Ronald, noi ragazze parliamo di tutto!»
«Ma non di tutto...insomma...anche di...voglio dire...non di quello, vero?» balbettò il giovane, il viso che ormai poteva far concorrenza agli stendardi della sua Casa.
«Sì, Ron, anche di quello!»
Ginny lo fissò divertita e il fratello tossicchiò imbarazzato.
«Vi siete già dati da fare?» rise lei.
«Io...cosa...noi...GINNY!» ribatté Ron, scattando in piedi, rosso in volto.
«Era solo una domanda di pura curiosità» la rossa sorrise «Tratta bene Hermione, Ron, non vorrei che ti ritrovassi Trasfigurato in qualcosa di orribile. Pensa a Mione e Hilary che ti maledicono simultaneamente» suggerì trasformando il sorriso in un ghigno per il quale Salazar Serpeverde avrebbe pianto dalla gioia.
Weasley la fissò agghiacciato e deglutì faticosamente rimettendosi seduto ed Harry si tuffò sotto il tavolo per prendere la borsa dei libri per soffocare meglio una risata.
«I-io l-l’ho d-detto c-che qu-quella  r-ragazza è malvagia!»
«Ronnie caro, quella ragazza diventa aggressiva solo per un buon motivo. E dovresti saperlo meglio tu, ci passi ore e ore insieme!»
«Certo, perché è sempre tra i piedi quando sono con Hermione!» esclamò il ragazzo infervorandosi.
«Errore: tu sei sempre con Hermione quando lei sta parlando con Hilary!»
«È la mia ragazza!»
«Ed è amica di Hilary, che c’entra? Non sai che bisogna sempre trovare il tempo per le amiche oltre che per il proprio ragazzo? Ah, e giusto per chiarire: tu trova più tempo da dedicare alla tua ragazza e non trovare scuse tipo il Quidditch e le partite a Scacchi Magici!»
«Anche tu, Harry e Hilary giocate a Quidditch!» si difese il Caposcuola.
«Ma Harry trova un po' di tempo per stare con me e Hilary lo trova per studiare con Hermione e per parlarci! E ho comunque l’impressione che la dovrai, la dovrete» guardò attentamente Harry «accettare in ogni caso se tra lei e Fred c’è del tenero. Fred ti ucciderà se dirai qualcosa di male su Hilary!» disse poi, tornando a fissare il fratello
«Oh, cavolo! Mi ero dimenticato di Fred. Harry, dici che ha fatto un incantesimo anche a lui? Per averlo fatto invaghire così presto di lei, voglio dir...»
«Silencio!» esclamò Ginny spazientita.
«Giuro che ti scaglio direttamente una Fattura Orcovolante se osi ancora dire che Hilary utilizza i suoi poteri in modo improprio!» la sua voce era un sibilo infuriato.
Ron aprì la bocca per cercare inutilmente di protestare ma la sorella alzò minacciosamente la bacchetta e lui la richiuse prontamente, scambiando un’occhiata preoccupata con l’amico.
«Posso farti parlare senza doverti lanciare altri incantesimi?» chiese Ginny lanciandogli un’occhiataccia.
Il rosso annuì, ansioso di riprendere possesso della propria voce, e con un veloce movimento della bacchetta la ragazza lo liberò dal silenzio costretto.
«Grazie» soffiò iroso Ron.
Poi si alzò borbottando qualcosa su Hermione e la lezione di Incantesimi e salutò gli altri due, dirigendosi a grandi passi fuori dalla Sala.
Harry e Ginny si guardarono interrogativi e la giovane scosse la testa alzando gli occhi al cielo esasperata. Si chinò verso il suo ragazzo e lo baciò lieve sulle labbra.
«Ora devo andare a lezione, ci vediamo dopo, ricordati che la Fattura Orcovolante vale anche per te» disse con un sorriso.
«È solo che Hilary è potente, Ginny... e non sarebbe la prima persona a farsi prendere la mano dal troppo potere» cercò di spiegarsi il Ragazzo Sopravvissuto.
«Pensaci Harry: Voldemort era un Serpeverde! Non credi che il Cappello se ne sarebbe accorto se Hilary avesse anche solo una punta di malvagità?»
«Ma...»
«Pensaci» scandì Ginny, poi sorrise dolcemente, si alzò dalla panca e, passandogli dietro, gli sfiorò la spalla in una carezza leggera, incamminandosi fuori.
Rimasto solo, Harry fissò lo sguardo sul tavolo di Serpeverde, turbato.
Il Cappello capisce le inclinazioni di tutti... forse ha ragione Ginny, forse Hilary ha solo qualche potere in più ed è totalmente innocua. Anche se è strano che li abbia scoperti comunque più tardi! Voldemort li ha sempre usati e solo per fare del male, anche ai bambini dell’orfanotrofio. Hilary...sì, deve aver ragione Ginny: li ha usati male solo con Malfoy perché l’aveva scocciata, cioè... proprio “male” non direi, ha fatto benerettificò con un sorrisetto, girando gli occhi su Draco, ancora seduto alla tavolata intento a parlare con Blaise. E poi solo per divertimento con noi, anche se poteva evitare... rabbrividì ricordando distintamente il vento gelido che la Grifondoro aveva portato nella loro camera una settimana prima e per fare quel compito di Erbologia. Contò mentalmente e sorrise sincero tra sé.
Decisamente il piatto della bilancia pende dalla sua parte...e come sempre Ginny aveva ragione, dovrebbero farle una statua. A lei e ad Hermione. Sempre così... vere, sincere! E Hilary, lo ammetto, ha tutte le carte in regola per aggiungersi al gruppo delle menti.
Il ragazzo sospirò brevemente e si chinò a raccogliere la tracolla ma notò sul pavimento di pietra una busta straordinariamente piena.
La guardò curioso, poi la raccolse e se la rigirò tra le mani per cercarvi un nome o un qualche indizio per riportarla al proprietario. Ma la busta era pulita, non una macchia d’inchiostro disturbava il colore della pergamena.
Sperando di non trovare niente di sospetto, pericoloso o letale (dubbio instillato in lui fin da quando aveva compreso di essere il nemico mortale del più malvagio mago di tutti i tempi) la aprì molto cautamente e rimase spiazzato. Sfilò lento tutte le pergamene riposte all’interno e slegò il laccio che le legava ordinatamente insieme, poi ne aprì una e lesse velocemente le frasi scritte fittamente in una scrittura familiare. Le sopracciglia si alzarono sempre di più mentre continuava a scorrere le righe e un sorriso divertito si distese sulle sue labbra; ad un certo punto sgranò gli occhi e poi, inaspettatamente, scoppiò a ridere.
Seamus, oltre i posti lasciati vuoti dai suoi amici, lo guardò brevemente per poi scambiarsi un’occhiata attonita con Dean che alzò le spalle, scioccato.
«Harry, stai...bene?» domandò, preoccupato per la sua salute mentale.
«Sì, sì! Niente di preoccupante, o meglio...» rise più forte «È una cosa che potrebbe preoccupare, ma solo se si guarda il mittente...»
Poi, lasciandoli nel dubbio e sempre ridendo, raccolse tutte le sue cose, ripose le lettere nella busta richiudendola accuratamente e uscì allegro, dirigendosi alla lezione di Incantesimi.
 

 

*********

 
Harry Potter rideva ancora quando giunse nel corridoio dell’aula del professor Vitious, e nel momento in cui vide la causa di tutto quel divertimento quasi dovette appoggiarsi al muro per non cadere a terra. Ron, Hermione e Hilary lo guardarono interrogativi e il giovane si fece avanti per poterlo aiutare.
«Sembri ubriaco Harry, che ti è successo?» domandò.
«Niente...alcol...è solo...molto...divertente» incespicò lui ridendo ad ogni parola e guardando fisso Hilary.
«Harry, si può sapere cos’è successo?» chiese Hermione accostandosi ai due ragazzi.
«Hilary» Harry parlava a fatica per quanto rideva «Queste dovrebbero... essere tue» e scoppiò nuovamente in una sonora risata mentre le porgeva la busta incriminata.
L’italiana lo guardò dubbiosa e spostò la sua attenzione sull’oggetto tra le sue dita... e sbiancò vistosamente. Veloce, come se da quei gesti dipendesse la sua stessa vita, aprì la borsa a tracolla che portava sul fianco destro e vi rovistò dentro con crescente ansia.
«Non c’è, non...» sussurrò piano, presa dal panico.
Poi tornò a fissare preoccupata la busta, sapendo esattamente cosa conteneva e la sua inquietudine crebbe.
«Come fai a...dire che...è mia?» balbettò cercando di mantenere un aspetto disinteressato.
Hermione la guardò attentamente.
«“Cara Hilary, dovresti saperlo che ormai sei la benvenuta qui, e oltretutto George vuole renderti partecipe di una nuova invenzione. Vorrei poterti vedere tutti i giorni, peccato tu sia arrivata a Hogwarts solo quest’anno...”» recitò Harry raddrizzando la schiena, le mani strette sul cuore e lo sguardo sognante rivolto verso Hilary che boccheggiò, ora diventata più rossa del maglione che indossava.
«Harry... ti prego...rendimi quelle lettere o giuro che...che ti lancio un incantesimo, ecco!» attaccò la ragazza, presa dal panico.
«Ma le ultime sono così romantiche!» cinguettò il Ragazzo – per ora – Sopravvissuto stringendo la busta tra le dita e girandosi di lato, come per proteggere con il suo corpo le lettere.
«Sono affari miei!!» ringhiò Hilary che aveva ripreso velocemente il suo solito controllo.
«Di chi sono Harry?» si intromise Ron con un sorriso divertito.
«Oh, non lo indovineresti mai!» sogghignò Harry facendo per porgere la busta all’amico.
«Accio lettere» pronunciò velocemente Hilary, sfilando la bacchetta dalla divisa in un gesto preciso e rapido e puntandola contro Harry che si ritrovò a stringere l’aria mentre la pergamena arrivava morbidamente nella mano tesa della giovane.
Hermione sorrise e si avvicinò all’amica, voltandosi poi verso i ragazzi con cipiglio minaccioso.
«Harry, perché hai letto la posta di Hilary?» lo accusò.
«Erano sotto al tavolo in Sala Grande, volevo solo capire di chi era la busta ma non c’era destinatario. Perciò l’ho aperta e ho letto...ma solo un po', lo giuro!» si difese lui.
«Questo non è che mi porti a perdonarti, lo sai?» soffiò l’italiana abbassando tuttavia la bacchetta.
«Ero curioso, va bene?» replicò imbronciato il moro.
«Io non ho ancora capito chi le ha scritto» sbuffò Ron, attirando l’attenzione su di sé.
«Fred, tuo...» disse svelto Potter.
«Harry!» esclamò la ragazza, scocciata.
«Scusa, mi è scappato» il giovane alzò le mani con i palmi rivolti verso di lei in segno di resa, ma il sorriso sul suo volto era nettamente in contrasto con quel patetico tentativo di scuse.
«Fred? Fred che scrive lettere?»
«Oh santo Godric, ma l’avete persino detto voi in Sala Grande! Sì Ronald, Fred scrive delle lettere!» confessò esasperata Hilary, sventolandogli la busta davanti agli occhi «Queste lettere!» precisò con enfasi.
«E se fossero altre lettere? Ad altre persone?» sussurrò divertita Hermione, facendosi sentire solo da lei.
L’italiana la guardò brevemente e ci pensò su, poi sorrise.
«Semplice: lo uccido» disse con espressione angelica.
La Caposcuola scoppiò a ridere seguita a ruota dall’amica e Harry e Ron smisero di confabulare tra loro e le guardarono sconcertati.
«Che avete detto?» chiese curioso Ronald.
«Hilary è parecchio possessiva» rise la riccia.
Ma allo sguardo interrogativo dei due compagni, le due ragazze scrollarono le spalle e, sempre ridendo, entrarono nell’aula appena aperta dal piccolo professore dirigendosi ai loro posti.
Potter e Weasley tennero loro dietro, subissandole di domande sul loro divertente discorso. Quando la loro pazienza fu al limite fu Hilary, scocciata, a far capire ai due di non fare domande sciocche e seguire la lezione.
«Ma noi vogliamo saperlo!» si lamentò Harry, punzecchiandola con la punta della piuma.
«Già, inoltre è da maleducati parlare all’orecchio della gente!» rincarò Ronald, imbronciato facendo sorridere la sua ragazza.
«Da quando sei attento alle azioni maleducate?»
«Da quando sto con te» disse semplicemente, lanciandole una profonda occhiata che la fece arrossire.
«Oh...be’, stavamo parlando di Fred» non poté fare a meno di rivelare lei, colpita dalla dichiarazione.
Hilary alzò gli occhi al cielo e le piantò poco gentilmente il gomito tra le costole.
«Ahia!» protestò la riccia massaggiandosi la parte offesa.
«Ti sta bene, così impari!»
«Scusa, è che se mi guarda così non riesco a dirgli una bugia» bisbigliò piano girandosi verso di lei per non farsi sentire dagli altri due.
«Allora potevi anche dirgli la verità su di te invece che su di me, ti pare?» le fece notare piccata l’italiana.
«Oh...ehm, sì certo...dopo magari, eh?» tentò la riccia abbozzando un sorriso.
«Come volevasi dimostrare, stai rimandando tutto. Dovevi parlargli stanotte quando siamo tornate e invece non l’hai fatto! Quanto tempo pensi di poter resistere?»
«E se semplicemente non glielo dicessi?»
«Allora ti pongo di nuovo la domanda: quando lo bacerai farai ancora come stamattina e ti scosterai o lo bacerai come mi hai detto che vorresti fare?» disse Hilary fissandola negli occhi.
Hermione si morse il labbro inferiore, nervosa.
«Non lo so» soffiò piano dopo una manciata di secondi.
«Bene, quando lo dovrai baciare saprai la risposta» concluse l’amica distogliendo lo sguardo e aprendo il libro di Incantesimi.
La riccia la guardò costernata, poi la imitò lentamente tirando fuori dalla divisa la bacchetta e appoggiandola sul banco davanti a sé.
«Sei arrabbiata ora?» sussurrò triste per la reazione dell’amica, guardando il manuale.
«No» rispose l’altra dopo un momento con un sorriso lieve «Ma ripeto la mia posizione: devi parlargli il prima possibile»
«Ragazzi, mano alle bacchette» Vitious incoraggiò gli studenti ad eseguire l’indicazione con un breve cenno delle braccia corte dall’alto dell’enorme pila di libroni che gli facevano da scranno.
L’attenzione delle due diligenti amiche si puntò immediatamente sul piccolo professore e presero entrambe le proprie bacchette in un identico movimento repentino.
«Oggi impareremo gli incantesimi principali per dominare, per quanto ci è possibile, l’elemento terra» annunciò l’insegnante attirando l’attenzione di tutti.
Hilary sbuffò piano, annoiata.
«Come vi potrà spiegare anche la signorina Lair, persino un mago non può pretendere di controllare pienamente gli elementi. Possiamo generare un getto d’acqua, un manto erboso, una lingua di fuoco e uno folata di vento, ma non avremo mai il pieno possesso dell’acqua, della terra, del fuoco o dell’aria stessi. Gli elementi sono incontrollabili per chiunque non abbia un potere sopito in sé» volse lo sguardo sull’italiana «E questi sono chiamati Detentori degli Elementi, Protettori o Guardiani»
Gli occhi di tutti si puntarono increduli sull’italiana che arrossì lievemente, imbarazzata per essere al centro dell’attenzione. Hermione le sorrise incoraggiante e prese la piuma intingendone la punta nella boccetta di inchiostro; poi prese un foglio di pergamena e scrisse velocemente.

 

La Detentrice degli Elementi...che cosa seria!
 

L’amica lesse e sbuffò brevemente scuotendo la testa.

Non è mica così figo come si può credere sai?
 

Per poco la Caposcuola non scoppiò a ridere.

Scherzi vero? Io darei non so che cosa per poter bruciare chi voglio!
 

Hilary alzò gli occhi al cielo divertita.

Ancora con quella storia?! Mi stava dando fastidio e le regole parlano chiaro: non duellare nei corridoi. Noi non stavamo duellando, le bacchette erano in tasca! Ma ciò non toglie che ho rischiato!
 

La Granger lanciò un’occhiata al professore che stava spiegando il corretto movimento del polso per l’incantesimo, lo memorizzò e poi riportò l’attenzione al foglio.

Però non vale: tu non hai bisogno della bacchetta!
 

L’italiana accennò un sorriso.

La bacchetta è semplicemente un pezzo di legno, Herm! È solo lo strumento in cui incanaliamo il potere, potresti riuscire a fare gli incantesimi anche senza di essa esercitandoti e con il metodo adatto. E comunque è una cosa diversa controllare gli elementi perché è come se li custodissi tutti nel sangue...mentre gli incantesimi si imparano e sono nella mente. Capito?
 

La Caposcuola aggrottò le sopracciglia e poi annuì brevemente, accennando un sorriso e l’amica rialzò lo sguardo sul professore, soddisfatta.

«L’incantesimo Dominusterra, se usato correttamente, fa sì che la terra sotto i piedi dell’avversario tremi come se ci fosse un leggero terremoto. Questo per far perdere l’equilibrio all’altro. È un incantesimo semplice e sono certo che ognuno di voi saprà destreggiarsi a meraviglia con esso. Ora muovete la bacchetta nel modo in cui vi ho insegnato poco fa e pronunciate Dominusterra contro il pavimento sotto i piedi del compagno di banco»
Le pietre dell’aula cominciarono a tremare lievemente sotto gli incantesimi ancora incerti dei Grifondoro e dei Corvonero, ma l’attenzione dell’insegnante era puntata sulla sua migliore allieva che tentava di contrastare il movimento del terreno sotto i propri piedi provocato da una sghignazzante Guardiana. Vitious sorrise divertito e si voltò dall’altra parte, certo che la signorina Granger sarebbe stata in grado di reagire più che prontamente.
«Tu...sei...davvero...crudele!» disse Hermione trattenendo un gridolino quando Hilary fece muovere un po' più forte il pavimento sotto di lei.
«Hai finito?!» quasi le sbraitò addosso.
«Ma è così divertente!» Hilary si stava per rotolare dalle risate ma interruppe l’incantesimo per far riprendere una posizione stabile all’amica che le lanciò un’occhiataccia.
«Questa me la paghi, sai?» ribatté la riccia puntando immediatamente la bacchetta ai piedi dell’italiana e pronunciando veloce la formula.
Hilary si mosse per stare in equilibrio e le fece un largo sorriso.
«Non ce la fai!» la sfidò divertita.
«Voglio proprio vedere, Guardiana dei miei stivali! Dominusterra!» gridò la Caposcuola, agitando più forte la bacchetta e provocando uno scossone a tutto il pavimento dell’aula.
Ma Hilary fece un piccolo salto e rimase sospesa a mezz’aria a ridere, sotto gli occhi stupiti della classe.
«Non vale!» si lamentò Hermione, fissandola truce per poi incrociare strettamente le braccia al petto.
«Ma certo che vale, tu vuoi farmi sprofondare nella Terra» cominciò la ragazza guardando sotto di sé il buco provocato dall’incantesimo «e io utilizzo l’Aria! Semplice e lineare!» ghignò vittoriosa tornando a guardare l’amica.
«Non vale comunque, io non ho usato un Ascendio per evitare il terremoto!» protestò piccata l’altra.
«Potevi pensarci» rispose Hilary sempre con il sorriso sulle labbra.
Hermione sbuffò scocciata e si rimise tutta impettita sulla sua sedia mentre Harry e Ron, dietro di lei, soffocavano le risate. Hilary la guardò, il sorriso che le scivolava via dal volto, rimise le pietre del pavimento al loro posto poi si sedette di fianco a lei.
«Ti prego, dimmi che non te la sei presa» le chiese mesta.
«Non ce l’ho con te, è che...io non so volare, nessuno sa alzarsi in aria con la tua facilità, quindi nessuno riuscirebbe ad evitare un incantesimo come quello di oggi. E non vale che tu lo sappia fare» tentò di spiegarle.
«Sei gelosa dei miei poteri?» l’italiana la guardò con tanto d’occhi e per poco non scoppiò a ridere.
«Non è che sono gelosa, è che...»
«Hermione, tu sei la strega migliore che Hogwarts abbia mai avuto negli ultimi anni o sbaglio? E sei gelosa di me che ho scoperto di avere i poteri magici solo da due anni e so la metà delle cose che sai tu?!»
La riccia si mordicchiò nervosamente il labbro inferiore e si voltò verso di lei.
«Scusa...sono un po’...»
«Nervosa?» replicò con un sorriso Hilary.
Hermione fece una smorfia e annuì debolmente per poi guardare con la coda dell’occhio Ron, ancora intento a far tremare il pavimento sotto i piedi di Harry.
«Sembra che si divertano» mormorò l’italiana seguendo la direzione del suo sguardo e osservando il rosso con attenzione.
Poi riportò l’attenzione sull’amica.
«Devi dirglielo, o te lo porterai dietro sempre come un fantasma»
«Non è per quello» saltò su la Caposcuola.
«E allora perché sei nervosa? Perché c’è qualcuno più bravo di te negli incantesimi degli elementi?» sbuffò Hilary scettica.
Hermione si zittì per un attimo di troppo.
È anche per questo vero? Herm, non puoi essere davvero invidiosa di me, io non ho imparato nessun incantesimo, muovo un dito e la terra si scuote, non ci posso fare nulla! Invece non c’è incantesimo che tu non sappia fare, direi che questo è un tuo vantaggio no? Io vorrei avere il tuo cervello, ma non puoi dirmi che tu vorresti essere al mio posto»
«Perché no scusa?!»
«Santo Godric, Hermione! Perché per ogni volta che richiamo il potere degli elementi perdo un po' di sangue. E te lo dico, non è che sia così tanto piacevole perdere un litro di sangue ogni volta che si evoca il Fuoco per riscaldarsi!» sbottò spazientita l’italiana, curandosi però di non essere sentita da altri se non da lei.
«Perdi...sangue? come perdi sangue?!» esclamò la riccia dopo essersi ripresa dalla notizia.
L’altra le lanciò un’occhiata al vetriolo e si mise l’indice sulle labbra per intimarle il silenzio, guardandosi poi intorno per essere certa che nessuno avesse capito.
«Te lo spiego bene stasera, okay? Non è il momento né il luogo adatto»
«Ma ora hai evocato un terremoto. Quanto...quanto sangue hai perso?» domandò Hermione preoccupata portandosi sull’orlo della sedia per appoggiare una mano su quelle che l’amica aveva raccolto sulle ginocchia.
«Tranquilla, non era un vero e proprio terremoto. Ne sarei in grado, certo, però questo era un semplice e minuscolo movimento del terreno, niente di importante»
«Ma poi hai utilizzato l’Aria, per quello quanto ne hai perso?!»
«Hermione, non ti devi preoccupare, sto bene!» sorrise Hilary, rassicurante.
La riccia la osservò per bene, come se in quel modo potesse calcolare quanto sangue restava ancora nel suo corpo. Poi il professor Vitious decretò la fine dell’ora con il compito di esercitarsi con l’incantesimo nel parco del castello e l’orologio nella torre batté le dieci. Il pavimento dell’aula finì di tremare e gli studenti sfilarono fuori dall’aula in ordine, pronti per andare alle rispettive lezioni successive.
Dopo Storia della Magia con Tassorosso ci sarebbe stata Aritmanzia di nuovo con Corvonero e nel pomeriggio per i grifoni sarebbe stato un tormento: doppie pozioni con Serpeverde. Gli studenti rosso-oro sospirarono in sincrono; forse era meglio affrontare un’ora alla volta sperando che il capocasa delle serpi avesse un incidente o qualsiasi cosa che gli impedisse di tenere lezione quel giorno.
Ovviamente nulla va mai come vorrebbero gli studenti.
 

 

*********

 
La porta sbatté con violenza alle spalle del professor Piton che avanzò scivolando nell’aula buia, facendo calare all’istante, sugli studenti Grifondoro e Serpeverde dell’ultimo anno, una cappa di silenzio teso per i primi e rilassato per i secondi.
Con un sinistro ondeggiare del mantello, l’insegnante prese posto dietro la cattedra, rimanendo in piedi a fissare disgustato i suoi alunni, le lunghe dita lievemente appoggiate al legno, i capelli neri che gli incorniciavano il volto pallido e il lungo naso che sembrava puntare ognuno di loro; gli occhi di onice si puntarono in quelli verdi di Harry il quale, però, sostenne fermezza lo sguardo. Un ghigno malevolo passò fugace sul viso del professore che distolse lo sguardo, portandolo sul resto della classe.
«Oggi è un grande giorno» annunciò con voce fintamente carezzevole «Oggi potremo appurare quanto, in alcuni casi, il sangue non è acqua e quanto, in altri, avere dei parenti abili nella sottile arte delle Pozioni non sia necessariamente sinonimo di bravura» il suo sguardo si posò nuovamente su Harry e un lampo di tristezza lo attraversò per un breve istante, ma la solita luce d’odio tornò subito a brillargli negli occhi.
Solo il Ragazzo Sopravvissuto notò il cambiamento ma optò per riservargli un’espressione impassibile: dopotutto era più facile che chiudere la mente.
«Oggi è giorno di interrogazioni» dichiarò infine l’insegnante, sedendosi sulla rigida sedia dietro la cattedra.
I volti dei suoi studenti, le loro espressioni terrorizzate, gli occhi sgranati dallo stupore, il fruscio dei libri che venivano sfogliati febbrilmente per un ripasso dell’ultimo minuto furono una vista impagabile per Piton, che si limitò a mettersi comodo e a fissarli con cupa soddisfazione.
I Serpeverde, non più così tranquilli come quando il loro Responsabile di Casa era entrato in aula, si scambiarono un’occhiata significativa e Draco Malfoy, affilando lo sguardo, prese la parola.
«Professore, oggi non era giorno di lezione teorica?» chiese sondando il terreno.
Tutte le teste presenti nella classe si voltarono all’unisono verso di lui e gli studenti rosso-oro, per la prima volta in assoluto, ringraziarono mentalmente un Malfoy.
«Ma certo, signor Malfoy. E quale modo migliore per imparare la teoria se non quello di sentire la lezione da qualcuno che non sia io? Sarà un ripasso per tutti, non trova?»
Il biondo lo guardò scettico ma Piton accennò un quasi invisibile sorriso nella sua direzione, volgendo poi lo sguardo sulla metà dell’aula occupata dai Grifondoro, che ormai stavano perdendo tutte le speranze e sudavano freddo.
«Vediamo...chi si offre volontario?» domandò mellifluo.
Nessuno della classe osava alzare lo sguardo dal tomo di Pozioni. Solo Hermione e Hilary si scambiarono un’occhiata obliqua prima che la Caposcuola alzasse la mano, movimento seguito attentamente dagli occhi cobalto di Zabini.
«Proprio nessuno?» esclamò il professore, ignorandola deliberatamente.
Hermione sbuffò piano e riabbassò il braccio, mentre Blaise sorrideva al suo tentativo, peraltro inutile, di salvare i suoi compagni. Quando si avvidero che il loro ultimo baluardo di salvezza da interrogazioni a tappeto, e relativa perdita dei punti rossi-oro, era stato distrutto, i Grifondoro cominciarono a sfogliare ancor più velocemente le pagine del libro, cercando di immagazzinare il maggior numero di informazioni possibili.
Harry alzò gli occhi al cielo vedendo che Piton si era girato per fissare lui, come a volerlo invitare al patibolo. Stava per alzarsi in piedi e sacrificarsi ancora una volta, ma in modo ben più temibile della morte, per i suoi amici quando lo sguardo dell’insegnante fu attirato da una mano nuova, sollevata sfrontatamente in aria.
Severus Piton si voltò ad affrontare colui, o colei, che voleva interrompere il suo gioco preferito (“Tormentiamo Potter e facciamo perdere punti a quegli stupidi Grifondoro”) e si ritrovò a guardare Hilary; la ragazza sorrise intimamente divertita quando vide l’uomo lanciare uno sguardo malinconico e dispiaciuto a Harry per poi raddrizzarsi sulla sedia ed indicarle il calderone accanto alla cattedra.
«Signorina Lair...vediamo cosa sa fare» sospirò.
L’italiana ammiccò soddisfatta a Harry, si girò verso Hermione che la incoraggiò alzando i pollici in su da sotto il tavolo e prese un respiro profondo prima di alzarsi e dirigersi a passo sicuro verso il tavolo.
Guarda cosa mi tocca fare...e aveva ragione Hermione, ovviamente: «Per quanto riguarda me non mi considererà, i Serpeverde sono salvi e protetti, Harry è quello che rischia di più perché Piton lo vuole bocciare su tutta la linea e ovviamente non ha studiato nulla per domani...come sempre! Se ti offri tu non può rifiutarsi perché sarebbe la tua prima interrogazione e prima o poi dovrà pur sentirti, quindi preferirà farlo subito per tornare a tormentare Harry dalla prossima lezione» E dice di odiare Divinazione, ma se lei potrebbe insegnarla!pensò.
«Signorina Lair, partiamo dalle Pozioni di base. La materia era applicata nella scuola che frequentava in Italia, dico bene?» chiese il professore, senza celare la propria noia.
«Sì» annuì la giovane prendendo posto sulla sedia che Piton le aveva appena Materializzato accanto.
«Allora saprai dirmi come si crea il Distillato della Pace»
«Pietra di Luna in polvere e sciroppo di Elleboro, signore»
«Quali sono i suoi effetti?»
«Può calmare l’ansia e alleviare l’agitazione»
«Pozione dell’Ingegno»
«Tecnicamente è bandita negli esami e nelle prove in generale, come la Felix Felicis, ma a differenza di questa ha solo il potere di aguzzare temporaneamente l’ingegno di chi la beve, non c’entra nulla la fortuna. Gli ingredienti sono Scarabei, radici di Zenzero tagliuzzate e bile di Armadillo»
«Come si può simulare la morte?» chiese l’insegnante calcando il tono sull’ultima parola e il suo sguardo scivolò su Harry che divenne un po' più pallido e deglutì vistosamente.
Con un ghigno appena accennato sul volto, Piton tornò a rivolgere l’attenzione a Hilary.
«Be’, è come in Romeo e Giulietta: esiste la Pozione della Morte Vivente che permette di far cadere in un sonno profondo e simile alla morte colui che ne fa uso. Agisce subito e per circa venti ore l’aspetto esteriore della persona è simile a quello di un defunto, insomma...il cuore si ferma, la pelle è cinerea, il corpo diventa rigido. Sembra una morte a tutti gli effetti» spiegò la ragazza, mordendosi il labbro inferiore.
«Bene. La Pozione Polisucco?»
Harry e Ron sorrisero brevemente ricordando le loro avventure al secondo anno e concessero uno sguardo divertito ai Serpeverde, ai quali avevano fatto visita come Tiger e Goyle per strappare informazioni a Malfoy sulla Camera dei Segreti. Hermione aggrottò le sopracciglia e incrociò strettamente le braccia al petto: ancora rammentava le palle di pelo che aveva sputato per una settimana grazie a quel dannato pelo di gatto della Bulstrode. Ed Hilary quasi scoppiò a ridere, perché gli amici le avevano raccontato l’episodio e anche lei aveva preso in giro la Caposcuola per la sua svista clamorosa. Perciò rispose prontamente, rievocando tutte le nozioni apprese grazie a loro.
«È una pozione abbastanza complicata e bisogna stare attenti a dosare le giuste quantità di ingredienti, altrimenti l’effetto è estremamente spiacevole. Serve a trasformarsi per circa un’ora in un’altra persona. Bisogna raccogliere l’Erba Fondente nel periodo di luna piena e stufare le Mosche Crisopa ventuno giorni prima della preparazione, poi aggiungere Corna di Bicorno, Centinodia, Sanguisughe, Pelle di Girilacco e, infine, qualcosa della persona in cui ci si desidera trasformare, in genere un capello» l’italiana lanciò un’occhiata divertita a Hermione che strinse gli occhi e alzò il mento in aria, in un atteggiamento di superiorità «La pozione è densa e vischiosa e, quando si aggiunge il pezzetto dell’altra persona, comincia a fischiare e fumare, assumendo colori e sapori differenti a seconda del pezzetto stesso. Durante la trasformazione le interiora sembrano contorcersi, si avverte un bruciore allo stomaco e la pelle si modifica come se fosse fatta di cera calda»
Nello sguardo astioso del professore passò un lampo di meraviglia ma egli si ricompose subito celando abilmente i suoi pensieri.
«Bene. Un Accettabile può andare per essere la prima volta, signorina Lair, ma mi aspetto maggior impegno per la prossima» la liquidò in fretta, ignorando i borbottii scontenti dei Grifondoro.
Hilary si alzò e si voltò con un mezzo sorriso verso i compagni e si diresse al posto vicino a Hermione, sedendosi con un sospiro di sollievo.
«Almeno non mi ha dato Desolante» sussurrò.
«È stato comunque ingiusto, poteva benissimo metterti un Oltre Ogni Previsione» protestò Hermione, visibilmente contrariata.
«Non credi che avrebbe potuto interrogare Harry e farci perdere punti a volontà?»
«Sì, certo che sì, però...»
«Allora non preoccuparti, con le pozioni non ho problemi e non può evitare di essere imparziale in quelle» concluse l’italiana soddisfatta.
La Caposcuola fece per protestare ma la voce di Piton la interruppe.
«Per molti di voi insulsi sventolatori di bacchette che non riuscite a capire l’arte delle pozioni questa lezione vi sembrerà incomprensibile» guardò con disprezzo i Grifondoro «perciò siete pregati di portarmi per venerdì due rotoli di pergamena sul possibile utilizzo delle parti del corpo dell’unicorno nelle arti magiche e le conseguenze che questo comporta» i suoi occhi freddi sorvolarono l’aula.
«Nell’ora che rimane preparerete quel che sarà la prima parte dell’Infuso della Giovinezza che vi impegnerà per due settimane circa. Gli ingredienti sono alla lavagna» con un movimento secco della bacchetta fece apparire le scritte «Al lavoro!» ordinò brusco.
Il solito tramestio di sedie spostate riempì il sotterraneo mentre gli alunni andavano diligentemente all’armadio delle scorte.
«Non è così difficile dopotutto. Mi aspettavo di peggio, ad esempio la Polisucco o la Felix Felicis» disse Hilary osservando la lavagna con occhio critico mentre era in coda con gli altri.
«Mi sarei divertito vedendo la faccia di Piton quando gliel’avrei data pronta e perfetta» sghignazzò Harry.
«Peccato che al secondo anno non l’hai preparata tu» lo rimbeccò Hermione.
«Ma almeno lui ha preso il capello giusto» rise Hilary.
«Grazie tante» soffiò la riccia.
«Dai Mione, tu sei stata bravissima a creare la pozione per noi» la calmò Ron dietro di loro con un caldo sorriso.
La ragazza arrossì compiaciuta per il complimento implicito e si chinò a prendere gli ingredienti con il viso luminoso di gioia. Poi tornò al proprio posto con Hilary ed entrambe si dedicarono con scrupolosità alla realizzazione di quella prima parte dell’Infuso, inconsapevolmente seguite dagli occhi attenti di due Serpeverde.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
SPAZIETTO PER L’AUTRICE
Buongiorno ragazze! Allora, “un paio” di annotazioni:

  • La lotta tra corpo e cervello in Hermione (seconda scena – martedì mattina in Sala Grande) è un’allusione a Succo di Zucca, una delle mie fan fiction preferite, e quindi a Mirya (grande autrice! *-*) anche se è al contrario perché...beh insomma, leggete Succo di Zucca per capirlo ma vi prego non confrontate le due storie! Per chi non ha voglia o non ha tempo (intanto io faccio comunque pubblicità occulta e vi dico di leggerlo  u.u ) lo spiegherò in risposta alle recensioni nel prossimo capitolo.
  • Quando Hilary tira un calcio sotto il tavolo a Hermione e poi le invia un bacio Hermione la definisce “Giuda”: riferimento biblico al bacio di Giuda, il discepolo traditore di Gesù. Personalmente ogni volta che qualcuno mi fa un torto, ma anche solo per scherzare, e poi mi manda un bacio lo chiamo Giuda. Ormai credo sia diventato un must.
  • La spiegazione di Hilary sugli elementi e la loro differenza con gli incantesimi l’ho inventato di sana pianta. Ma non mi ricordo dove avevo letto che comunque la magia scorre nel sangue del maghi, quindi non hanno necessariamente bisogno della bacchetta. Silente e Voldemort in alcune occasioni mi sembra che facciano magie senza bacchetta.
  • I poteri di Hilary: lo ammetto, mi sono stati molto d’aiuto i fumetti delle W.I.T.C.H. che leggevo da piccola, se no non mi sarebbe mai venuto in mente il nome con cui definire Hilary. Difatti loro sono le Guardiane di Kandrakar e degli elementi, ma questo è un ripasso generale. La differenza è che Hilary ha tutti gli elementi racchiusi in sé (una vera e propria forza della natura, se mi passate la pessima battuta ^^ ), mentre le W.I.T.C.H. ne hanno uno per ciascuna.
  • “Non esiste incantesimo che la nostra Hermione non sa fare”: è una frase di Hagrid al secondo anno, quando Draco aveva definito Hermione “Mezzosangue” e il Guardiacaccia la consola dicendo che non c’è strega migliore di lei. La frase l’ho rispolverata un poco ma, insomma, l’idea è quella.
  • Lo scambio che intercorre tra Hilary e la natura ogni volta che lei usa il potere degli elementi deriva dal libro “La figlia della luna” di Margareth May. Sorrow, il co-protagonista, è una “strega” (è un maschio ma non sto qui a descrivervi tutta la storia del perché è definito strega) e spiega a Laura, la protagonista, che ogni incantesimo ha un prezzo di sangue. Nel libro dice che per evocare un uccello deve pagare in tributo un litro di sangue e la scena descrive il ragazzo affaticato dopo averne evocato uno. Ovviamente perdere un litro di sangue in una volta sola non è un piacere! Qui ho cambiato la spiegazione mettendo al posto dell’uccello il fuoco perché Hilary si occupa degli elementi.
  • La Pozione della Morte Vivente io la vedo esattamente come quella che Friar Laurence dà a Juliet per ingannare i genitori e Paris e permetterle quindi di preservare il suo matrimonio con Romeo senza sposare un altro uomo. Per un ripasso generale di letteratura inglese shakespeariana, il filtro è la causa della morte tragica dei due giovani. La mia vena letteraria e studentesca sta avendo la meglio, ora mi blocco se no vi spiego tutto lo stile creativo di Shakespeare e non mi pare il caso! XD
  • “Non ci saranno sventolii di bacchetta in questo corso” lo dice il professor Piton alla prima lezione di Pozioni del primo anno (nel film, non ricordo se anche nel libro). È una ripresa di quella frase il suo definire gli studenti “sventolatori di bacchette”.
  • Non credo sia stato ancora inventato l’Infuso della Giovinezza (nel mondo della Rowling non credo, in quello delle fan fiction non mi risulta, ma correggetemi se sbaglio) quindi sopra c’è una sottospecie di Copyright mio. L’ingrediente principale sono le lacrime di unicorno (secondo la mia modesta fantasia), per questo Piton fa fare il tema sugli usi dell’unicorno nelle arti magiche. Vi ricordo il primo libro in cui Voldemort, parassita di Raptor, beveva sangue di unicorno per poter sopravvivere...ma è una vita a metà quindi il sangue di unicorno ha questa terribile conseguenza. Il pelo di unicorno è usato nella fabbricazione di bacchette, il corno è molto prezioso...be’ chi più ne ha più ne metta insomma! :)
  • Le frasi tra questi segni «...» sono i dialoghi e le frasi in corsivo sono i pensieri e quando la vocina della coscienza/il cervello/qualsiasi altra vocina esistente in noi parla (i dialoghi da fuori di testa che facciamo con noi stessi, avete presente? Ecco!)
  • Le risposte alle recensioni le do direttamente nella pagina dedicata anche perché faccio più in fretta e, cosa ancora più importante, non dimentico nessuno! :)
  • Ringrazio anticipatamente chi recensirà la storia, ma anche solo chi legge e la apprezza così com’è! Le critiche sono accettate, vi ricordo, almeno anche io so cosa sbaglio e posso migliorare :)

 
 

Kiss kiss... Alla prossima!
Anna

 

 

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Buongiorno ragazze! Mettete via i forconi e le torce per favore, sono un essere umano anch’io!! Ma non mi sembra di aver tardato molto nell’aggiornare, suvvia, sicuramente di meno dell’ultima volta! E in ogni caso il computer è andato a farsi benedire (e formattare) a casa del tecnico dopo che non apriva più nessun programma della Microsoft quindi non ho potuto fare molto -.- perciò: cause di forza maggiore, prendetevela col computer. Io gliene ho già tirate dietro tante, ma ancora un po' non guastano, quindi sentitevi libere di dare il vostro contributo!
Ora vi lascio alla lettura con una piccola premessa: le vicende narrate si svolgono un mese dopo il capitolo sei (ambientato martedì 16 settembre), anche se è un’informazione che vi sarà data anche dai personaggi. Inizia perciò la sera di domenica 12 ottobre (non vi preoccupate, non sono pazza, è solo che il calendario mi serviva davvero per evitare strafalcioni. Quindi mi sono fatta il calendario personalizzato per l’anno scolastico di Hogwarts. Non si è capito nulla, ma non fa niente, non è importante. La cosa principale è che non abbiate l’idea di internarmi in un manicomio!)
Ora, veramente, vi lascio al capitolo! :) Ci vediamo alla fine! Buona lettura!
 
 
 
 

VII CAPITOLO

 
«Hilary»
L’italiana si girò di scatto verso la voce e sfilò la bacchetta dalla tasca della divisa, puntandola verso l’angolo buio del corridoio della Biblioteca in cui si era rintanata quella domenica sera.
«Chi c’è?»
«Non mi riconosci? Mi deludi» la derise la voce, arrogante.
«Vieni fuori» ordinò la ragazza.
«Abbassa la bacchetta»
«Non credo proprio!»
«Expelliarmus» replicò all’istante la voce facendole sbalzare di mano l’arma che rotolò a terra, lontana da lei.
Hilary seguì con lo sguardo il movimento della bacchetta e poi mosse due passi indietro per distanziarsi dallo sconosciuto.
«Chi diavolo sei?» domandò di nuovo, dura.
«Come mai non mi riconosci Hilary? Non ricordi la voce che ha popolato i tuoi sogni e i tuoi incubi, che ti ha guidato nel tuo cammino verso la magia? Hai già dimenticato il tuo maestro?» rispose l’altro mellifluo.
La giovane sussultò istintivamente.
«Ivan(1)» disse in un sussurro flebile.
«Allora non hai dimenticato»
Una figura ammantata di nero uscì dall’ombra e un viso giovane, che non dimostrava più di ventidue anni, fu illuminato dalla fioca luce del tramonto che entrava da un alto finestrone polveroso.
Hilary deglutì, il battito del cuore accelerato e gli occhi sgranati dal timore.
«Come hai fatto a trovarmi? Come... come hai fatto ad entrare ad Hogwarts(2)?» domandò tremante.
Sulle labbra del nuovo arrivato si dipinse un ghigno malvagio mentre lo sguardo di ghiaccio dardeggiava verso la ragazza a pochi metri da lui; l’uomo fece due passi avanti e Hilary cercò di indietreggiare per mettere una distanza maggiore tra loro, ma si ritrovò con le spalle contro uno degli scaffali del reparto di Erbologia.
«Un topolino nella trappola, Hilary» rise lui, divertito in modo quasi selvaggio, avvicinandosi sempre di più.
«Cosa vuoi Ivan?» lo interrogò la giovane prendendo tempo mentre si guardava attorno in cerca di una via d’uscita.
«Voglio te e ciò che mi hai rubato» rispose lapidario l’uomo, il sorriso ormai scomparso dal suo volto, e in un attimo le fu addosso, bloccandola contro il legno e trattenendole le braccia ai lati della testa.
Hilary, gli occhi castani spalancati dalla paura, rimase impietrita, sovrastata facilmente dal suo vecchio maestro.
«Ladra» la accusò duro in un bisbiglio, lo sguardo fisso nel suo. Poi scese a guardarle le labbra.
«Ricordi il tuo amichetto? Il tuo quasi-clone, la tua ombra» il ghigno crudele era tornato ad aleggiargli sul viso e Hilary perse lucidità per un momento.
«Sam(3)?» chiese con voce roca, tinta dal principio del pianto.
«Proprio lui...Sam» il nome rotolò sulla sua lingua e Ivan ne assaporò il suono per gustarsi anche l’espressione di puro terrore sul volto della ragazza.
«Non voleva dirmi dove eri andata...è proprio un osso duro quel moccioso, non spiccicava una parola. Ma l’ho ammorbidito io» soggiunse subito, come per rassicurarla con quella soluzione.
L’italiana rabbrividì e gli occhi le si riempirono di odio.
«Tu...tu, cosa gli hai fatto mostro?!» gli urlò addosso.
Lo schiaffo arrivò più veloce del previsto e il bruciore alla guancia destra e al labbro si fece sentire un secondo dopo. Ivan era cupo, ora, e sembrava ancora più arrabbiato e minaccioso.
«Non l’ho ucciso, giacché ti preme così tanto. Diciamo però che sarà un incentivo per riavere ciò che tu mi hai sottratto con l’inganno. E poi, ti facevo più coraggiosa Hilary: rubare e poi scappare lasciando i tuoi amici senza protezione. Sapevi benissimo che ti avrei trovata alla fine» ringhiò.
«Le cose non sono andate in questo modo, e tu lo sai bene! Dovevo già trasferirmi, non sono scappata, e quella pietra avrebbe portato la distruzione nel paese se posta in mani sbagliate...ed effettivamente era in mani sbagliate!» lo sfidò, ferita nell’orgoglio per lo schiaffo e le parole ricevute.
«Tu...» cominciò l’uomo adirato, stringendole i polsi, ma si bloccò subito, prese un respiro profondo ricomponendosi e allentando la presa, e preparò l’attacco seguente.
«Non conosci tutti i poteri della pietra e in ogni caso le mie mani sono giustissime per essa» le accarezzò la guancia arrossata dal colpo mentre con l’altra mano tratteneva le sue sopra la testa «Perché sei andata via?» domandò, e la sua voce aveva una punta di nostalgia e rammarico che fecero sussultare la ragazza.
«Non era più la mia strada» dichiarò lei, girando il viso dalla parte opposta rispetto alle sue dita che sostavano sulla sua gota, per non far notare gli occhi inumiditi dal riaffiorare dei ricordi.
Lui la guardò sorpreso per un istante e poi il suo sguardo tornò freddo come il ghiaccio delle sue iridi.
«Non era più la tua strada? L’allieva più brillante di tutti i corsi, la più brava, lascia la scuola un anno prima del diploma perché quella non era più la sua strada?!» man mano che parlava il tono era salito e le ultime parole erano state urlate in modo iroso.
«Ho fatto solo due anni nella tua scuola, Ivan, non dieci» gli fece presente stancamente lei.
«Certo, ma rimane il fatto che eri la migliore» ribatté secco.
«Non era la mia strada» ripeté l’italiana.
Ivan sbuffò e, senza muoversi di un millimetro con il proprio corpo, le lasciò andare i polsi.
«Comunque voglio sapere cosa hai fatto a Sam» disse Hilary massaggiandoseli piano e cercando di appiattirsi contro gli scaffali per una maggiore libertà di movimento.
«Sei ancora innamorata di quel deficiente di un damerino?» indagò quasi con rabbia l’uomo.
«Il damerino deficiente sarebbe il mio migliore amico e non sono mai stata innamorata di lui, quante volte lo dovrò ripetere ancora?!» esclamò la Grifondoro spazientita.
Insomma, mai una volta che azzecchino la persona di cui sono innamorata! Quando non stavo con nessuno poteva anche venire il dubbio ma non ora che le cose con Fred vanno lisce come l’olio dal...bacio si fece quasi sfuggire un sospiro sognante a quel ricordo lontano quasi quattro settimane. Ancora arrossiva al pensiero di come li avevano ritrovati Hermione e George, ma se lui non l’avesse baciata, a quell’ora non...
«Giravano voci» il tono graffiante del maestro la distolse dai suoi pensieri ben più rosei e la ragazza lo guardò negli occhi.
«Immagino» disse sprezzante.
«Eravate sempre insieme»
«Davvero disdicevole»
«E quando non si trovava uno non c’era nemmeno l’altra»
«Pensa a cosa combinavamo!»
La voce di Hilary era intrisa di ironia allo stato puro, ma Ivan non la colse e sbatté ferocemente i pugni contro il legno dietro di lei ai lati del suo viso, facendole serrare gli occhi e stringere i denti, pronta ad un altro schiaffo. Che non arrivò.
«Non ho fatto nulla a quel bastardo» sussurrò l’uomo abbassando lo sguardo.
«Ivan...»
«Perché tu tieni a lui, sebbene io lo odia in modo viscerale»
«Ivan non...»
«E che io sia maledetto per non averlo ucciso!»
Mentre la sua voce si faceva rabbiosa, le sue braccia erano scivolate in basso circondandole la vita e lui aveva chinato il viso per immergerlo nei suoi capelli, inspirandone il profumo. Hilary si irrigidì sorpresa, e stava per evocare la Terra dai libri alle sue spalle quando il mormorio dell’uomo glielo impedì.
«Il tuo cuore non può appartenere a me, vero?»
La giovane si morse il labbro inferiore già spaccato.
«Mi dispiace Ivan...non posso» bisbigliò prima di svincolarsi dal suo abbraccio e spostarsi di lato.
Lo sguardo del suo ex insegnante più giovane, quasi coperto dai capelli scuri, era triste come non lo aveva mai visto, gli occhi erano una distesa di acqua ghiacciata priva di vita. Prima che potesse dire altro l’italiana si voltò e si incamminò velocemente verso l’inizio del corridoio del Reparto, raccogliendo nel mentre la bacchetta abbandonata sul pavimento.
«Dove credi di andare?» la voce era tornata fredda anche se manteneva quel velo di tristezza che aveva assunto mentre le diceva cosa provava.
I denti bianchi le torturarono il labbro già martoriato ed Hilary si voltò ad affrontarlo.
«Non ho io la pietra» disse.
«Ho controllato la casa dei tuoi genitori in Italia e non c’è, perciò non mentirmi Hilary. Dov’è la pietra?»
«Non lo so, l’avevo lasciata in un posto sicuro ma non è più lì» ribatté.
«Devo per caso controllare anche la casa di tuo padre? Ma non vorrei che mi trovasse e mi costringesse a difendermi» la stuzzicò.
«Non ti azzardare a toccare mio padre!» disse piatta, gli occhi scuri che mandavano lampi di avvertimento.
«Allora dimmi dov’è quella maledetta pietra Hilary, e non succederà niente a nessuno, non più!» replicò lui.
«Non lo so!» esclamò la giovane, lo sguardo pieno di sincerità.
Ivan la guardò per qualche istante, poi sorrise.
«Allora la cercherai con me»
Hilary sgranò gli occhi e boccheggiò.
«Te lo sogni!» esclamò con arroganza quando si fu ripresa dallo shock «Non verrò mai con te, in capo al mondo, a cercare una pietra maledetta e rischiando la vita per una stupida convinzione oscura quando ho voltato le spalle a quella strada!» sbraitò furibonda, contando ogni punto sulle dita di una mano.
«Chi è là?» una voce dura con una sfumatura di preoccupazione arrivò al Reparto di Erbologia.
La Grifondoro si voltò sussultando verso il suono e, lanciando un’occhiataccia all’ex insegnante, cominciò a correre fuori dal labirinto di scaffali per raggiungere Madama Pince ed evitarle un confronto con l’uomo.
«Signorina Lair!» esclamò sorpresa la bibliotecaria vedendola arrivare scapigliata e sconvolta, con il labbro spaccato e la guancia arrossata «State bene?!» chiese preoccupata.
«Certo Madama, ero venuta a leggere qualche informazione per la lezione di Erbologia di domani» disse pronta la ragazza.
«E quel taglio?» domandò scettica la donna.
Hilary arrossì ricordando solo in quel momento lo schiaffo.
«Io ehm...ho sbattuto contro il tavolo. Mi era caduta la piuma e rialzandomi ho...»
«Sei sicura?»
«Sì, Madama» mentì mordendosi il labbro.
La strega soppesò il suo viso con uno sguardo saggio ma poi sorvolò sulle sue condizioni.
«Era lei che faceva quel baccano poco fa?» il tono era passato al rimprovero.
«Mi scusi Madama, non succederà più» rispose mesta, abbassando lo sguardo per nascondere la bocca e il sollievo nei propri occhi.
«Le serve ancora tempo?»
«Oh no, Madama, ho finito»
«Ha rimesso in ordine ogni cosa?»
«Sì Madama»
«Allora posso chiudere»
«Certo!» esclamò rincuorata la giovane, balzando in avanti per permettere a Madama Pince di chiudere la Biblioteca.
Nascose un sorriso divertito quando vide le labbra della donna muoversi in un sussurrato incantesimo protettivo per i libri e sperò che le maledizioni di Hogwarts potessero attentare alla vita o almeno alla salute dell’uomo nascosto che stava già sicuramente meditando vendetta.
Quando le porte della biblioteca furono chiuse ed ebbe augurato la buona notte alla strega, Hilary si sentì libera di dirigersi a passo spedito verso la Torre di Grifondoro, lasciandosi andare ad un sospiro di sollievo e sperando di non ricevere più simili visite almeno per una settimana.
Ovviamente, in una scala di percentuali, esiste ciò che vorremmo che accadesse e ciò che accade realmente. Quella serata doveva perciò fare parte fino in fondo della realtà!
 

*********

 
«Come sarebbe a dire no?!»
La voce assolutamente seccata e acuta della sua compagna di stanza la raggiunse quando ancora stava salendo le scale per i dormitori femminili.
Hilary sospirò, credendo che Lavanda avesse fatto nuovamente irruzione in camera loro per rivendicare non si sa bene quali diritti di proprietà su Ron, come aveva fatto nemmeno una settimana prima.
«Te lo ripeto una volta soltanto: esci immediatamente da qui, stupida serpe platinata!»
Okay, platinata ci sta, la Brown è bionda...ma non l’ha mai chiamata serpe, almeno non davanti a lei! pensò l’italiana sollevando le sopracciglia e affrettando il passo, temendo violenza gratuita da parte di quella pazza sclerotica.
«Mezzosangue, io non uscirò da questa stanza finché non avrò avuto quello che voglio»
Questa non è la voce della Brown! Maledizione imprecò mentalmente la ragazza cominciando a correre verso la fine del corridoio.
«Oh, io invece credo proprio che...»
Lo sbattere della porta che si apriva fece bloccare Hermione e sia lei che l’insolito ospite si voltarono verso l’uscio. Hilary, la bacchetta puntata contro il ragazzo, avanzò nella stanza ed affiancò l’amica guardandolo con disprezzo misto a incredulità.
«Fuori da questa camera, Malfoy!» ordinò piatta.
«Non mi chiedi cosa ci faccio qui, Lair?» chiese Draco con un ghigno.
«Cosa diavolo hai fatto al labbro, si può sapere?!» esclamò invece Hermione, dopo aver sorvolato sulla guancia arrossata e vedendo il sangue coagulato sulla bocca dell’amica.
«Non mi importa, ora vattene!» replicò la giovane ignorando volutamente la Caposcuola che ancora la scrutava attentamente.
«Che peccato, volevo proprio farti una proposta»
«Non ho la minima intenzione di sentirla, Malfoy»
«Hai paura, Lair?» domandò dopo qualche secondo, serio.
«Prego?»
«Hai paura a rimanere da sola, nella stessa stanza con me» tornò a ghignare il giovane.
«Paura di te, Malfoy?» Hilary scoppiò in una breve risata canzonatoria «E perché mai un grifone dovrebbe aver paura di un misero furetto?»
«Sono una serpe, Lair, non dimenticarlo» precisò lui assottigliando lo sguardo.
«Serpe allora, te lo concedo. Ma noi grifoni le serpi come te le mangiamo a colazione!»
Hermione si sedette sul letto e scoppiò a ridere rimediando un’occhiataccia di Draco che poi si rivolse a Hilary.
«Allora non avrai problemi a rimanere da sola con il tuo...pranzo per un po’» insinuò.
La giovane lo guardò per qualche minuto poi scrollò le spalle con indifferenza.
«Va bene» sorrise e i suoi occhi si illuminarono di furbizia «Ma si va dove dico io!»
«Ti voglio qui, Lair»
«E io voglio andare in Sala Comune, Malfoy» replicò, sorvolando sul doppio significato della frase.
«Non credevo volessi mostrare le tue grazie a tutti» ridacchiò il Serpeverde.
Per l’appunto... pensò lei.
«C’è un’unica persona a cui mostrerò le mie grazie, furetto, e non sei tu!»
Non appena ebbe finito di parlare Hilary si morse la lingua e si diede mentalmente una martellata in testa, sentendo lo sguardo di Hermione che le perforava la schiena e la fissava molto attentamente; e l’italiana avrebbe potuto giurare che la Caposcuola stesse sorridendo in modo decisamente ampio.
«Voglio proprio vedere se non cedi!» il ragazzo digrignò i denti, perdendo un poco della sua solita compostezza.
«Non sono una di quelle sgualdrine affamate di sesso che ti porti a letto, Malfoy» rispose secca la Grifondoro «Sono una persona con dei principi e che rispetta questi principi. Ho poche regole che però devono essere seguite»
«E se non le segui?»
«Commetto un errore»
«E la conseguenza di questo errore?»
«C’è sempre il perdono, furetto, una cosa di cui tu non sei a conoscenza»
«Sei sempre stata perdonata, Lair?» ghignò.
«Non ho mai commesso errori, Malfoy!» ribatté lei in tono di superiorità.
Il Serpeverde la guardò interdetto, poi sorrise sinceramente divertito.
«Non hai scheletri nell’armadio, dolcezza?»
Hermione alzò gli occhi al cielo e Hilary si morse il labbro inferiore, peggiorando la situazione del taglio che riprese a sanguinare.
Sentendo il sapore del proprio sangue sulla lingua la sua mente evocò un volto. E poi un altro. E un altro ancora. E come tanti flash back ricordò i due anni precedenti, i compagni, gli insegnanti, le lezioni. Sam, il suo amico Sam, un ragazzo dolce e sempre presente, sempre con lei, del quale ora non sapeva il destino ma sperava che stesse bene... e Giulia(4), la sua migliore amica. Giulia, che non era riuscita a...
Chi meglio di te conosce gli scheletri nell’armadio, Hilary? Andiamo, non mentire anche a te stessa pensò mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. Li chiuse all’istante tentando di ricacciarle indietro.
Draco la osservò e vide le ciglia bagnate rimanendo stupito.
«Fuori...da questa camera...Malfoy» mormorò la ragazza cercando di mantenere un tono di voce piatto.
E per la prima volta il Serpeverde decise che era meglio non insistere. La guardò un’ultima volta poi girò gli occhi su Hermione e tornò a fissare Hilary; scrollò le spalle con fare noncurante e le diede le spalle dirigendosi alla finestra e prendendo la scopa che - l’italiana lo notò in quel momento - era appoggiata al muro di pietra. Arrivato alla parete si voltò di nuovo, il suo solito ghigno appena accennato sulle labbra.
«Sarà per la prossima volta, Lair»
Inforcò la sua Nimbus 2001 e si alzò in volo, uscendo dalla Torre di Grifondoro.
Hilary ebbe appena la forza di andare verso il suo letto e raggomitolarsi sulle lenzuola profumate, poi cominciò a piangere.
 

*********

 
«Come sta?» chiese Harry non appena Hermione si sedette accanto a loro per la cena.
«Da schifo: non vuole mangiare, non riesce a dormire e continua a piangere. Non vuole nemmeno parlarmi. Quando sono entrata in camera per mettere via la borsa si è chiusa in bagno. Non riesco a capire cosa possa esserle successo! Oltretutto oggi ho provato a chiederle per la seconda volta cosa aveva fatto alla faccia e ha cominciato a piangere ancora più forte ma non sono riuscita a farla calmare. Non vuole dirmi cos’è successo ieri sera in biblioteca, è tornata conciata in quel modo da lì!» disse preoccupata la Caposcuola.
«Lo dicevo io che la Biblioteca fa male» affermò convinto Ron beccandosi un’occhiataccia tale dalla fidanzata che desiderò ardentemente sparire.
«In ogni caso» riprese lei sostenuta «deve aver incontrato qualcuno che l’ha fatta spaventare o altro. Continuava a mormorare alcuni nomi ma ne ho afferrati solo tre, di cui nessuno familiare(5)»
«Magari della sua vecchia scuola» provò Ginny.
«Che razza di scuola era se i ricordi la fanno stare così male?!» esclamò Harry allargando le braccia.
«Magia nera. L’avevamo detto che non era totalmente buona, no?» sostenne Ronald, con la bocca piena di arrosto.
Ma venne raggiunto all’istante sulla testa da un tomo di Storia della Magia appellato da Hermione, seduta al suo fianco.
«Ahio...Hermione!» protestò il rosso facendo così volare pezzi di cibo dalla bocca.
«Che spettacolino rivoltante» intervenne una voce disgustata alle loro spalle.
La riccia divenne di sale mentre gli altri giravano lo sguardo su colui che aveva parlato.
«Quando vorrai un ragazzo serio ed educato, Granger, sai a chi rivolgerti» proferì Blaise, chinandosi all’altezza dell’orecchio della Grifondoro che arrossì di colpo.
«Ehi, come ti permetti di...» cominciò Ron dopo aver ingoiato il boccone e facendo per alzarsi in piedi per affrontare il Serpeverde.
«Ci penso io, Ronald. Seduto» prese la parola Hermione, voltandosi poi verso il ragazzo dietro di lei e costringendosi a guardarlo negli occhi «Se non ti dispiace, Zabini, vorrei finire di mangiare prima di sentire delle proposte del genere. In alternativa potresti anche cucirti quella boccaccia e lasciarmi vivere in pace. Ti ringrazio. Ora evapora» ordinò quasi bruscamente.
Blaise sorrise al suo tentativo di presa di posizione e avvicinò il proprio viso al suo. Ed ecco il rossore - ciò che gli faceva maggiormente piacere - ricomparire sulle guance della Caposcuola.
«Non credo pensassi fosse una boccaccia, la mia, quando...»
«Okay, ora basta!» strillò la ragazza balzando in piedi e portandolo a sorridere in una maniera quasi indecente per il cuore femminile.
«Dieci punti in meno a Serpeverde, Zabini, per un comportamento irriverente nei confronti dei compagni di scuola!» sentenziò vendicativa.
«Venti punti in meno a Grifondoro, Granger, per l’assoluta mancanza di dignità e contegno dovuti al suo rango da parte di Weasley!» replicò Blaise con un ghigno.
Ron aprì la bocca per replicare ma Hermione lo anticipò.
«Venti punti in meno a Serpeverde per abuso di posizione di Caposcuola per perseverare nei propri pregiudizi contro una famiglia rispettabile!»
«Perché tu non stai abusando del tuo ruolo, Granger, vero?» la derise il moro mentre i suoi pensieri prendevano un corso decisamente più piacevole rispetto a un certo termine usato dalla Grifondoro.
«Io mi limito a togliere punti per ciò che vedo, Zabini, non per ciò che credo»
«Allora guarda questo» decise Blaise.
Si chinò in avanti e avvolse un braccio attorno alle cosce di Hermione che sgranò gli occhi inorridita, sbilanciandosi in avanti per lo spavento; ma così il ragazzo fu facilitato e gli bastò fare forza sulle gambe per caricarsela in spalla.
La giovane urlò attirando anche l’attenzione degli insegnanti.
«Signor Zabini, metta subito a terra la signorina Granger!» strepitò la professoressa McGranitt alzandosi in piedi sconvolta e stringendo tra le dita sottili ma forti il braccio del professor Silente.
Ma Blaise la ignorò deliberatamente, e dopo una breve occhiata d’intesa a Draco e Theodore, si diresse a passo spedito verso il portone della Sala Grande.
Quasi l’intera tavolata di Grifondoro si alzò per affrontare il moro e Ron, Harry e Ginny fecero per inseguirlo ma furono bloccati dalle due Serpi, che si piazzarono davanti a loro, le bacchette strette tra le mani, puntate verso il basso ma che sembravano urlare la parola “guai”.
Ron fece per estrarre la sua bacchetta ma la voce del Preside lo fermò a metà gesto.
«Suppongo che un duello non sarebbe l’ideale e inoltre infrangerebbe qualche regola della scuola. Un confronto verbale può essere considerato migliore, ma vi consiglio di farlo in una diversa sede, a parità di oratori e alla presenza di testimoni» disse in tono pacato.
Le bacchette sparirono velocemente, sostituite da sguardi di odio; un cenno e i cinque ragazzi lasciarono la Sala Grande.
«Spera solo che il tuo amichetto non faccia niente alla mia ragazza, Malfoy» lo minacciò Ron con appena un piede fuori dalla porta di quercia, mentre l’aria fredda scompigliava loro i capelli.
«Questo potrai chiederlo a lei quando tornerà, o meglio... se tornerà» ghignò Draco.
«Cosa diavolo vorresti dire, la vuole ammazzare per aver tolto dei punti a...» si infervorò il rosso alzando i pugni nella sua direzione.
«No, nulla di così tragico, Weasley. Intendevo...» precisò strascicando le parole e scambiandosi uno sguardo eloquente con Theo «...se tornerà da te
«Hermione e Zabini?! Andiamo, Malfoy, inventatene un’altra» intervenne Harry, prendendo preventivamente le braccia del migliore amico e tenendogliele ferme dietro la schiena.
«Hermione non tradirebbe mai mio fratello, e nel caso glielo direbbe!» esclamò Ginny convinta, mettendosi all’altro lato di Ron.
«Se sapete qualcosa che io non so, allora ditemelo, serpi!» li sfidò lui.
«Oh, si potrebbe scrivere un’enciclopedia con quello che non sai, Weasley!» lo schernì Nott.
«Intendevo quello che non so sulla mia fidanzata»
«Per quello ci vuole un volume solo, hai ragione!» continuò Malfoy divertito.
Ron digrignò i denti e fece un passo verso i due nemici ed Harry dovette fare uno sforzo enorme per trattenerlo.
«Ora basta. Monstrum!» pronunciò arrabbiata l’ultima di casa Weasley, infrangendo quella decina di beneamate regole della scuola che Silente aveva appena finito di ricordare loro.
Draco e Theodore ebbero appena il tempo di evocare un debole Protego che però non riuscì a contrastare la forza della Fattura Orcovolante e si ritrovarono a scappare da orrendi mostri di pietra, cercando di proteggersi la testa e correndo per il porticato di pietra davanti al castello.
«Ginny, sai che mamma ti ammazzerà, vero?» chiese preoccupato Ronald dopo una sonora risata alla vista degli odiati Purosangue che venivano colpiti dai piccoli gargoyles.
«Certo che lo so! Ma ne valeva la pena» rispose con un sorriso la rossa, scrollando le spalle.
«Spero solo che la McGranitt non ti butti fuori. Hai infranto le regole e per di più eravamo appena stati ripresi» ribatté Harry, stringendo i pugni per palesare la sua irritazione.
«Andiamo, Harry, non è successo nulla che non abbia già fatto!» esclamò Ginevra divertita, ma vedendo la smorfia di fastidio sul volto del fidanzato decise saggiamente che la carta “spiritosaggine” non le sarebbe servita in quel momento.
«Va bene, chiederò personalmente scusa al professor Silente se scoprirà qualcosa...»
«Silente sa sempre tutto!»
«Va bene, allora andrò subito nel suo ufficio e gli spiegherò la situazione!» disse esasperata e cominciò a camminare a passo marziale verso l’ingresso della scuola.
«Ginny non...uff, ma perché tua sorella fa sempre così?!» chiese a Ron mentre il portone si richiudeva alle spalle della rossa.
«È una ragazza, Harry. Le ragazze sono tutte così. Prendi Hermio...per le mutande di Merlino, Hermione! Se quel pervertito le ha fatto qualcosa, giuro che...» si mise a sbraitare seguendo velocemente la strada appena fatta da Ginny ed entrando nel castello con l’amico che gli teneva dietro.
«Ron, Hermione sa cavarsela benissimo da sola. A quest’ora lei sarà in Sala Comune o in Biblioteca a leggere e Zabini, se è fortunato e non è stato rinchiuso nella Camera dei Segreti, sarà rimasto Schiantato in un polveroso ripostiglio delle scope!» gli ricordò il Ragazzo Sopravvissuto.
«Ma hai visto come l’ha afferrata?! Merlino e Morgana, era la presa di un maniaco! Giuro che se le torce anche un solo capello...»
«Per la miseria, Ron, è la strega migliore del nostro anno, pensi che non l’abbia già affatturato?! Ti ripeto, sarà già in Biblioteca a studiare per le lezioni di settimana prossima» sbuffò Harry.
«Allora andiamo a vedere in quella maledetta Biblioteca!» si intestardì il rosso.
Cominciò quasi a correre, e dato che aveva le gambe molto più lunghe di Harry quest’ultimo dovette ben presto mettersi a correre davvero per stargli dietro.
Arrivarono in Biblioteca e, tra uno strillo indignato di Madama Pince per il loro ingresso rumoroso e le voci concitate degli studenti che avevano deciso di passare la pausa pranzo per ripassare – «Secchioni!» bisbigliò Ron guardandoli – si misero a gironzolare per tutti i corridoi e i reparti per trovare la Caposcuola. Ovviamente senza alcun successo.
Ma quando arrivarono al reparto di Erbologia si bloccarono entrambi, sebbene per motivi diversi.
«Male» sussurrò Harry.
«Come mai quel libro è sul tavolo?» domandò Weasley contemporaneamente.
Si guardarono l’un l’altro, il viso attento.
«Cosa male?»
«Perché non dovrebbe essere sul tavolo?»
Sbuffarono, avevano parlato di nuovo in contemporanea.
«Okay, zitto Ron. Perché quel libro non potrebbe stare lì?»
«Madama Pince è una fanatica dell’ordine, non ricordi tutte le volte che ci ha urlato dietro perché non mettevamo mai a posto i libri?»
«Ah, già. Magari non è ancora passata a controllare» Harry scosse le spalle.
«E invece cos'è che sarebbe male?» domandò l’amico scrutandolo.
Potter distolse lo sguardo.
«Harry, che succede?!»
«Stai calmo, Ron, per favore»
«Va tutto bene?»
«No, per niente. Ho una strana sensazione da quando siamo in questo reparto»
«Sensazione strana in che senso?!» domandò spazientito il rosso.
«Come se...non è la cicatrice, solo...» l’amico lo guardò spaventato e lui si affrettò a precisare «Non Voldemort, lui è morto, non tornerà, solo che c’è qualcosa di...oscuro» soggiunse in un bisbiglio.
Weasley girò lo sguardo sul volume apparentemente innocuo.
«Non sarà mica un altro regalo dimenticato da quel simpaticone, vero?»
«No, è impossibile» rispose Potter avvicinandosi cautamente al tavolo e soppesando con un occhiata “Erbe segrete e piante curative: come trovarle”(6).
Sembrava avesse attaccato un cartello con scritto “Non toccare” a caratteri cubitali, almeno secondo Ronald, ma il Ragazzo Sopravvissuto a quanto pare non aveva l’istinto di sopravvivenza nemmeno di una formica. Perciò allungò la mano verso il tomo davanti a sé e toccò il lato della copertina per aprirlo ma la ritirò subito non appena vide un paio di piccoli tentacoli che strisciavano dall’interno del libro fino alle sue dita. Non appena l’ebbe ritratta i tentacoli strisciarono al loro posto.
Il ragazzo lanciò un’occhiata all’amico che si era allontanato di tre passi con un’espressione schifata, poi tornò a fissare torvo il volume. Si rimboccò le maniche della camicia della divisa e lo prese coraggiosamente in mano, ignorando intenzionalmente il verso di profondo disgusto che proruppe dalle labbra di Ron. Non appena aprì a caso il manuale, un profondo odore di terra bagnata gli invase le narici mentre lui sgranava gli occhi al vedere una pianta che somigliava terribilmente al Tranello del Diavolo germogliare rigogliosa in mezzo alle due pagine.
Appoggiò il libro sul tavolo, certo di non riuscire a reggerlo ancora a lungo se quella cosa fosse cresciuta ancora, e si allontanò di scatto quando si accorse che uno dei tentacoli più bassi stava cercando di afferrarlo per la gamba.
«CHIUDI SUBITO QUELL’AFFARE!» sbraitò Ron schiacciandosi contro il muro il più lontano possibile dal tavolo.
«E COME CREDI CHE POTREI CHIUDERLO SE HA UNA PIANTA CHE ESCE DAL SUO INTERNO?!» urlò furibondo Harry sfoderando la bacchetta e gridando un incantesimo che tagliò uno dei tentacoli allungati verso di lui.
La pianta sembrò arrabbiarsi perché crebbe ancora di più ed Harry deglutì lentamente per poi cadere nel panico.
«RON, MALEDIZIONE, FA QUALCOSA!»
«È HERMIONE QUELLA BRAVA, IO NON SO NULLA DI ERBOLOGIA!» piagnucolò lui abbassandosi a terra.
«NON MI VIENE IN MENTE NIENTE, COSA AVEVA DETTO SUL TRANELLO DEL DIAVOLO?!»
«E CHI SE LO RICORDA, ERA IL PRIMO ANNO(7)!»
«Lumus Solem» una voce piatta pronunciò l’incantesimo e la pianta si rattrappì su se stessa come per ripararsi dal potente raggio di luce di quella bacchetta, rimpicciolendo sempre di più finché tornò ad essere una semplice immagine stampata sul libro e questo si richiuse con un tonfo.
I due ragazzi si voltarono verso il loro salvatore e rimasero stupiti quando videro Hilary, la bacchetta puntata ancora contro il tavolo e lo sguardo duro.
«Hilary, come stai?!»
«Eravamo preoccupati»
«Cosa è successo?»
«Stai meglio ora?»
«Ehi, che hai fatto al labbro?»
«E come hai fatto a sapere dove ci trovavamo?»
«Ma come mai sei qui?»
«Come facevi a sapere l’incantesimo?»
«Ron, per Merlino, lei controlla gli elementi!»
«Ah già»
Hilary sorrise piano a quello scambio di battute poi gettò uno sguardo strano al librone di Erbologia.
«Sì, sto meglio e no, non è successo niente, e poi non sapevo dove trovarvi, sono arrivata perché avevo dimenticato il libro qui e speravo che Madama Pince non l’avesse rimesso a posto» disse infine dopo qualche secondo di silenzio, e poi richiamò a sé il volume con un incantesimo.
«Ora scusate, torno in camera. Sapete dov’è Hermione?» chiese un po' intimidita.
Che strano...sembra quasi spaventata...spaventata da noi, da quel libro e da Hermione. Che diavolo sarà successo?! si ritrovò a pensare Harry osservandola attentamente.
«Hermione, è vero! Maledetto quel libraccio, devo trovarla!» imprecò Ron.
«Vuoi dire che in Sala Comune non c’è?» intervenne Harry, preoccupato.
«No, non l’ho proprio vista. È successo qualcosa?»
«Sì, quello stronzo di Zabini se l’è caricata in spalla – caricata in spalla, ti rendi conto?! – e l’ha portata non so dove. Speravamo che fosse in Biblioteca o in Sala Comune ma a quanto pare si è volatilizzata» sbuffò il rosso.
L’italiana lo studiò per un attimo, poi sospirò.
«Avete provato a guardare dai Serpeverde?»
«Dai Serpeverde?» chiese stupito il Ragazzo Sopravvissuto.
«Nella loro Sala Comune. Magari l’ha portata là» Hilary fece spallucce.
«Se la tocca con un dito lo ammazzo!» esplose Ronald prima di imboccare la via d’uscita con un passo da rinoceronte imbufalito.
«Cercate di non far fuori troppa gente» sospirò Hilary rivolta verso Harry, dopodiché si incamminò fuori dal reparto di Erbologia.
«Hilary» la voce seria di Harry la raggiunse quando ormai era fuori dall’intrico di scaffali, ma si fermò ad aspettarlo.
«A quante pare sono io quello che raccoglie le cose che perdi tu. O che perdono i libri destinati a te» disse secco porgendole un biglietto.
La Grifondoro lo guardò interdetta.
«Prego?»
«Deve essere caduto dal manuale quando l’hai appellato, era a terra vicino al tavolo»
La ragazza prese con due dita il foglietto di pergamena strappato che le stava porgendo il compagno e lesse. E perse un battito. O forse due, non ne era sicura. Perché quella, più che una velata minaccia come quella scritta nella lettera recapitatale appena dieci minuti prima con anche l’ordine di andare a ritirare il famoso libro, era una vera e propria promessa. Di dolore. Acuto e profondo.
E crollò ancora una volta. Questa però fu davanti a Harry che impallidì vedendosi cadere la ragazza tra le braccia, svenuta.
«Merda»

 

*********

 

Circa un’ora prima, Sala Grande.
«Dieci punti in meno a Serpeverde, Zabini, per un comportamento irriverente nei confronti dei compagni di scuola!» sentenziò vendicativa.
«Venti punti in meno a Grifondoro, Granger, per l’assoluta mancanza di dignità e contegno da parte di Weasley!» replicò Blaise con un ghigno.
Ron aprì la bocca per protestare ma Hermione lo anticipò.
«Venti punti in meno a Serpeverde per abuso di posizione di Caposcuola per perseverare nei propri pregiudizi contro una famiglia rispettabile!»
«Perché tu non stai abusando del tuo ruolo, Granger, vero?» la derise il moro mentre i suoi pensieri prendevano un corso decisamente più piacevole rispetto a un certo termine usato dalla Grifondoro.
«Io mi limito a togliere punti per ciò che vedo, Zabini, non per ciò che credo»
«Allora guarda questo» decise Blaise.
Si chinò in avanti e avvolse un braccio attorno alle cosce di Hermione che sgranò gli occhi inorridita, sbilanciandosi in avanti per lo spavento; ma così il ragazzo fu facilitato e gli bastò fare forza sulle gambe per caricarsela in spalla.
La giovane urlò attirando anche l’attenzione degli insegnanti.
«Signor Zabini, metta subito a terra la signorina Granger!» strepitò la professoressa McGranitt alzandosi in piedi sconvolta e stringendo tra le dita sottili ma forti il braccio del professor Silente.
Ma Blaise la ignorò deliberatamente, e dopo una breve occhiata d’intesa a Draco e Theodore, si diresse a passo spedito verso il portone della Sala Grande.
«Zabini, ti ordino di mettermi subito giù! SUBITO!» urlò Hermione dimenandosi come un’anguilla tra le sue braccia e tirandogli pugni sulla schiena a intervalli regolari – più o meno ogni mezzo secondo – con tutta la forza che aveva.
«Granger, non riusciresti a fare male nemmeno a un vecchio scarabeo in quel modo, quindi finiscila: mi stai sgualcendo la camicia» rispose con sufficienza Blaise, alzando la spalla su cui aveva appoggiato la ragazza per sistemarla meglio mentre usciva dalla Sala Grande sotto gli occhi sbarrati di tutti e avviandosi verso le scale.
«Almeno potresti gentilmente mettermi giù Zabini? Mi sta venendo il mal di mare, qui sopra!» sbottò la Caposcuola dopo aver fatto violenza su se stessa per fermare le proprie mani.
«Se tu stessi ferma»
«Se tu imparassi a camminare in linea retta» lo rimbeccò lei stizzita.
Il giovane sospirò teatralmente e strinse la presa sulla coscia su cui teneva la mano.
«ZABINI!» strillò l’aquila sulla sua spalla.
«Sì Granger?» ghignò lui senza degnarsi nemmeno di soffocare la mezza risata musicale che gli era venuta fuori.
Hermione si irrigidì a quel suono ma riprese subito a prendergli a pugni la schiena.
«Non. Ti. Azzardare. A. toccarmi. Di. Nuovo. Chiaro?!» sottolineò ogni parola con un colpo.
Blaise sorrise malizioso imboccando lo scalone per il primo piano.
«Davvero, non credo che dirai così quando ti avrò toccata nei punti giusti» disse con voce studiatamente roca.
Oh santa Morgana! Circe, protettrice delle streghe innamorate(8), ti prego fa che non intenda quello che penso voglia dire! pensò la ragazza arrossendo furiosamente. Poi riprese a dimenarsi con maggior vigore.
«Zabini, ti ordino di mettermi immediatamente a terra! Ora! Oh, dov’è la mia bacchetta?» chiese tentando di sollevarsi dalla sua spalla per cercare la propria arma.
«Non lo so» rispose la serpe con un ghigno degno di Salazar.
«Zabini, voglio la mia bacchetta!»
«Non preferiresti un’altra bacchetta?» chiese ammiccante.
«Zabini! Piantala!» urlò imbarazzata la Grifondoro, diventando ancora più rossa in viso.
Il giovane si lasciò andare ad un’altra risata più lunga della precedente e cominciò a salire le scale per il secondo piano.
«Puoi dirmi dove stiamo andando?» domandò lei sempre più preoccupata: voleva forse buttarla giù dalla Torre di Astronomia?!
«Lo scoprirai presto piccola Granger» ghignò la serpe.
«Zabini, ti ordino di dirmi dove mi stai portando!» esplose la Caposcuola a quell’ennesimo rifiuto.
«Così potrai urlarlo ai quattro venti e verranno a soccorrerti? Neanche morto!»
«Sei già morto, Zabini, ti ucciderò con le mie mani non appena mi avrai fatto scendere da qui!» lo minacciò Hermione, furiosa.
«Sai Granger? Non l’avrei mai detto, ma hai un senso dell’umorismo un tantino macabro. E pensare che tutti ti credono la perfetta e innocua Grifondoro» la derise Blaise, incurante dei colpi che avevano ricominciato a piovere sulla sua schiena.
«Te la do io la innocua Grifondoro!»
«È proprio quello che voglio Gran... maledizione!» imprecò il ragazzo bloccandosi a metà della rampa tra il secondo e il terzo piano dopo aver guardato verso il basso.
Prese a correre sulle scale e si rifugiò in una piccola stanzetta sulla destra appena in cima ai gradini. Fece scendere Hermione dalla sua spalla e la schiacciò contro il muro, trattenendo i suoi polsi tra le mani per evitare che tornasse violenta e gli tirasse un pugno, mentre lei era ancora ammutolita per quell’improvviso cambiamento.
«Che succede Zabini, era questo il meraviglioso posto segreto in cui volevi portarmi?» chiese scettica dopo essersi ripresa.
«Non essere ridicola, Granger, è solo che i tuoi amichetti stavano salendo le scale come furie e potevano raggiungerci. Non è che tu sia una piuma, sai?» la informò lui, guardandola negli occhi.
«I miei...ROOOmmffp!» cominciò a urlare quando capì cosa le avesse detto, ma venne subito bloccata dalla bocca del moro che chiuse prontamente la sua.
Hermione sgranò gli occhi e guardò quelli blu del Serpeverde davanti a lei.
Ma allora è un vizio! pensò stizzita e cominciando ad agitarsi per liberare le proprie labbra dalla loro morbida prigione.
Blaise, esasperato, sospirò piano sulla sua bocca e si scostò di un soffio. Ma, non appena la ragazza smise di muoversi guardandolo stupita, riprese possesso delle sue labbra ora socchiuse, facendo aderire il proprio corpo a quello di lei e intrecciando le loro dita. E chiuse gli occhi, Blaise, mentre le mordicchiava il labbro inferiore per farla sciogliere a quel contatto ripetuto, mentre sentiva il respiro caldo della Grifondoro sul viso, mentre saggiava le sue labbra vellutate e ne disegnava il contorno con la lingua.
«Blaise...» provò a dire la riccia.
Ma il giovane, sebbene sorpreso dal suo chiamarlo per nome, non si staccò da lei, continuando imperterrito a baciarla. Dopo qualche secondo, in cui lui provava a entrare con la lingua nella sua bocca e lei la teneva ostinatamente serrata, il Serpeverde si allontanò di pochi centimetri e la guardò interrogativo.
«Non urlerò se è questo che ti preoccupa, ma ti prego...ti prego! Sono fidanzata!» gli spiegò trattenendo le lacrime.
«Perché stai piangendo mentre mi dici questo?»
«Non sto piangendo» protestò Hermione distogliendo lo sguardo.
Blaise sciolse la stretta della mano destra e le prese il mento tra due dita riportandole la testa dritta di fronte al suo viso.
«Dimmelo, Granger. Perché piangi mentre dici di essere fidanzata?»
«Io... non lo so! Sono confusa Zabini, non prendertela con me»
«Allora spiegami dove sta la tua confusione, Granger. Magari in due riusciremo a capire cosa è successo» disse il ragazzo in tono serio, senza nemmeno l’ombra di un ghigno sulle labbra.
«Certo, perché non sei tu quello a confondermi, vero?» chiese sarcastica la riccia mordendosi la lingua l’istante dopo.
«Allora sono io il punto cruciale» sorrise soddisfatto lui «Ti potrei far comprendere molte cose, come l’attrazione che provi per me e quella quasi nulla verso il tuo ragazzo. Potrei dirti che non serve a niente stare con una persona che non vuoi o che non ti vuole...»
«Chi ti dice che Ron non mi voglia?!» esclamò Hermione, punta sul vivo.
«Sto parlando per ipotesi, Granger» sospirò.
«Be’, allora smettila di parlare e basta, Zabini, così non è che mi invogli a baciarti!»
Il ragazzo socchiuse gli occhi e ghignò.
«Chi ti dice che io voglia solo un bacio da te?»
La Grifondoro arrossì vistosamente e riprese a divincolarsi dalla sua presa.
«Lasciami, Zabini, lasciami!»
«Non mi costringere a chiuderti la bocca a modo mio, Granger, smettila di urlare» la zittì il moro spingendo il proprio corpo contro il suo.
Se possibile la giovane divenne ancora più rossa, ma si bloccò subito.
«Mi stai schiacciando!» protestò.
«Hai ragione, un letto sarebbe decisamene più comodo e morbido» le sussurrò Blaise, avvicinandosi al suo orecchio e prendendole il lobo per mordicchiarlo tra le labbra.
Hermione sentì i battiti del proprio cuore accelerare e chiuse gli occhi, in preda ai brividi che le scendevano lungo la schiena sentendo le labbra del Serpeverde liberare il lobo per baciare la pelle dietro l’orecchio e poi scendere sul collo fino alla spalla purtroppo coperta dalla camicetta della divisa.
Purtroppo?! No, dico Hermione, sei impazzita?! Dovrebbe essere “meno male che hai la camicia”, non purtroppo! pensò scandalizzata da se stessa. Ron, ricordati di Ron Weasley: capelli rossi, lentiggini, un sorriso che ti scalda il cuore, fisico niente male...Ron, il tuo ragazzo! Che non ti vuole costringere ad andare a letto con lui, sebbene ti voglia e te lo dimostri ogni volta che siete da soli, checché ne dicano gli altri!
La Caposcuola portò le mani sul petto del moro e fece forza spingendolo lontano dal proprio collo arrossato dai baci. Lui la guardò corrugando le sopracciglia.
«No, Blaise. Non voglio tradire di nuovo Ron» chiarì.
«Di nuovo? E chi è l’altro con cui l’avresti tradito?!» chiese lui, improvvisamente e irrazionalmente geloso.
«Con te! Quel lunedì sulla Torre di Astronomia!» gli ricordò lei, pensando che magari avesse preso un Bolide in testa nell’ultimo allenamento di Quidditch e si fosse scordato il motivo per cui lo aveva evitato come la peste durante il mese passato.
Il giovane sgranò gli occhi.
«Quel misero bacio tu lo chiami tradimento?!» domandò stupito.
«Misero...? Sì, Zabini» rispose seccata, tornando al cognome «Quel misero bacio, come lo chiami tu, è stato un tradimento! Magari abbiamo due concezioni diverse sul come tradire il proprio fidanzato, ma secondo me un bacio è pur sempre un tradimento, seppur viene considerato misero
E scivolò via da quello che aveva considerato un abbraccio ma che a quanto pare per lui era una misera stretta possessiva.
Senza voltarsi indietro uscì da quello stanzino che poco prima, mentre la Serpe la baciava e lei non pensava ancora a Ron, le era sembrato così grande da contenere tutti i battiti del suo cuore agitato ma che a lui, probabilmente, era sempre sembrato misero. Così come sicuramente gli erano sembrati miseri i baci, misere le carezze, misera la sensazione dei loro corpi a stretto contatto.
Certo, lei non pensava che tutto fosse stato magnifico: lo stanzino era piccolo e squallido, poteva servire a delle scope ma non a delle persone, l’abbraccio in cui si era sentita avvolta era pieno solo del calore della passione, della voglia di lui che aveva sentito distintamente premere contro la sua coscia. I baci... non che quelli fossero baci veri certo, lei non aveva risposto!
Per fortuna! Direi che era anche il caso! le disse il suo cervello e lei non poté fare altro che dargli ragione.
Percorse il corridoio del terzo piano per arrivare alle scale che l’avrebbero portata alla Torre di Grifondoro riflettendo sul probabile posto in cui voleva portarla il Serpeverde ma la sua mente brillante giunse a una sola conclusione: Stanza delle Necessità, settimo piano. A meno che non volesse portarla in Biblioteca ma ci sarebbero stati troppi testimoni.
Stava per l’appunto passando davanti alla porta della Biblioteca(9) quando fu travolta da una furia rossa che ne usciva. I due ragazzi caddero rovinosamente a terra ed Hermione non poté trattenere una smorfia di dolore sentendo distintamente la pietra scontrarsi contro le sue ossa.
«Hermione!»
«Chiunque tu sia, va al diavolo! Ahia...» esclamò lei ad occhi chiusi, senza nemmeno guardare il proprietario del corpo che ora si stava togliendo da sopra il suo.
«Ehm...grazie Herm, però non è molto...carino da dire. Soprattutto a me» bisbigliò Ron, rosso in viso, inginocchiandosi al suo fianco e grattandosi la nuca imbarazzato.
La giovane sollevò le palpebre e vide gli occhi color del cielo del suo fidanzato che la guardava preoccupato. Arrossì.
«Oh Morgana, scusami Ron! Non volevo... non sapevo che fossi tu!» disse in fretta, mettendosi subito a sedere.
«Piano, hai preso una bella botta, non devi fare così veloce!» la bloccò lui, sorreggendola prontamente quando lei ebbe un leggero capogiro, perfettamente prevedibile.
Hermione sorrise arrossendo un po' di più.
«Grazie Ronald» sussurrò regalandogli una carezza sul viso, ora di un colore ancora più intenso dei suoi capelli.
«Oh, ehm... di nulla»
Per tutta risposta la Caposcuola si avvicinò alle sue labbra, lentamente, fino a sfiorarle in uno di quei tanti baci innocenti che si davano quando non erano soli. E seppe che in quel momento voleva solo un bacio come quello, un bacio dato a quelle labbra e non ad altre.
Fu Ron ad accorgersi delle lacrime, dopo un bacio più salato dei precedenti.
«Hermione...?» disse riportandola alla realtà e accarezzandole le guance bagnate con le dita.
«Scusami... non preoccuparti, mi sono solo resa conto di una cosa» rispose la ragazza distogliendo lo sguardo e voltando il viso di lato per asciugarsi da sola gli occhi.
«Sei sicura di...»
«Sto bene, Ron. Ma che ci facevi in Biblioteca?» si ricordò stupita.
«Stavo cercando te! Zabini ti ha fatto qualcosa?» le chiese cupo.
«No, è tutto a posto, tranquillo. Non mi darà più fastidio»
«Avete duellato? A noi Silente l’ha proibito ma poi Ginny ha lanciato una Fattura Orcovolante a Malfoy e Nott e Harry l’ha mandata a parlare con il Preside. In quel momento sembrava la McGranitt, te lo giuro faceva paura!»
«Chi, Ginny?»
«No, Harry! Quando ha rimproverato Ginny!»
«Ma perché quei due hanno sempre qualcosa per litigare?!»
«Ah, siete qui! Aiutatemi!» esclamò Harry, sbucando fuori dalla Biblioteca con Hilary che levitava al suo fianco.
Hermione lo guardò inorridita.
«Che diavolo le hai fatto, Harry?!» strillò alzandosi velocemente e raggiungendolo.
«Io non ho fatto proprio niente, è svenuta dopo aver letto questo foglietto che stava dentro quel libro» si difese il Ragazzo Sopravvissuto porgendole la pergamena e indicando con un cenno del capo il volume che galleggiava accanto al corpo della ragazza.
«Andiamo in Sala Comune, non possiamo farci vedere con Hilary svenuta a mezz’aria! Muoviti Harry! Ron, andiamo!» disse la giovane afferrando il biglietto che l’amico le porgeva e cominciando a camminare senza degnarlo nemmeno di una breve occhiata.
Ci penserò dopo decise Ora dobbiamo capire cos’ha!
«Quindi non devo uccidere Zabini?» domandò costernato il rosso.
«Nessun omicidio, per favore! Andiamo!» ed affrettò il passo verso le scale che conducevano alla loro Torre, girandosi di tanto in tanto a controllare che il moro non avesse problemi con l’incantesimo di levitazione.
Arrivarono davanti al quadro della Signora Grassa piuttosto in fretta dopo aver evitato Nick-Quasi-Senza-Testa e la Dama Grigia passando per un passaggio dietro un arazzo.
«Siete dei ragazzacci, non sapete che le ragazze non vanno toccate nemmeno con un fiore?!» li rimproverò la donna nel quadro vedendo l’italiana priva di sensi.
«Carpe Diem» pronunciò la Caposcuola, ignorandola.
«Oh be’, diciamo che voi cogliete subito l’attimo, vero? Uomini! Una volta nessuno si sognava di Schiantare una donna per approfittare di lei» replicò la Signora Grassa indignata rivolgendosi a Harry e Ron, più imbarazzati che mai.
«Carpe Diem!» ripeté spazientita Hermione e con una smorfia infastidita il quadro balzò di lato mostrando l’ingresso della Sala Comune di Grifondoro.
«Muovetevi» ordinò brevemente la ragazza dirigendosi alle scale del dormitorio femminile.
«Herm...»
«...noi non possiamo salire, ricordi?»
«Oh, al diavolo, certo che potete salire!» ribatté irritata.
Puntò la bacchetta contro la scalinata e i gradini brillarono per un momento dopo il suo incantesimo non verbale.
«Ora è sicuro»
«Posso sapere che cosa diavolo è successo alla mia ragazza?!» esclamò una voce proveniente da una poltrona davanti al fuoco scoppiettante della Sala Comune.
 

 
 
 
 
 
 
 
SPAZIETTO PER L’AUTRICE
(1) Ivan Shaw: personaggio originale, ne detengo i diritti. Come avrete capito è uno degli ex insegnanti di Hilary nella scuola italiana; insegnava Arti Oscure, per questo è a conoscenza di tutte le potenzialità della pietra che Hilary gli ha sottratto. Popolava i suoi sogni e i suoi incubi perché nella scuola di Firenze i professori utilizzavano metodi poco “ortodossi” nell’insegnamento della loro materia. Le Arti Oscure sono oscure anche per questo, secondo me, strisciano verso di te e ti attaccano quando ne sei meno consapevole: e quale momento migliore se non il sonno? Voldemort, nei libri originali della Rowling, ha attaccato Harry sul piano personale mentre dormiva (L’Ordine della Fenice quando finge di aver catturato Sirius).
In ogni caso, per tornare al personaggio: età sui 22 anni, aveva cominciato a insegnare l’anno prima che Hilary arrivasse nella sua scuola. Certo, è un po' irrealistico che uno a 19 anni abbia già un posto come insegnante ma:
a) siamo in un contesto dove di reale non c’è nulla (purtroppo)
b) era un raccomandato puro ed era il migliore nella sua categoria. Quindi ragazze, fate viaggiare la fantasia! :)
Aspetto fisico: alto, muscoloso ma non troppo (intendiamoci: non come Krum, quello è uno scimmione, non mi piace per niente!), capelli neri abbastanza lunghi (ma non al livello di Charlie Weasley ovviamente) che gli ricadono sugli occhi azzurro ghiaccio (immagine classica del bel ragazzo con dei capelli in cui ci passeresti le mani 25 ore al giorno *__*).
Attenzione alla differenza tra gli occhi, di tutti i personaggi: a me importa parecchio degli sguardi che intercorrono tra i soggetti, l’avrete notato. Quindi un piccolo avvertimento:
  • Weasley: a parte Ginny, che li ha castani e non si sa bene perché, tutti i Weasley teoricamente hanno gli occhi azzurri. Ma io li definisco azzurro cielo, molto dolce per Ron e Fred <3
  • Harry: va be’, è un classico, lui li ha verdi!
  • Draco: grigi, scuri color tempesta o chiari, ma sempre grigi. Dipende dalla luce e dai sentimenti che li popolano.
  • Blaise: lui è il moro dagli occhi cobalto! (anche se tecnicamente dovrebbe essere di colore, ricordate che nella mia storia è un normalissimo ragazzo bianco. Ma proprio non ce lo vedevo Blaise di colore, non me lo sono mai immaginata così, e non è questione di razzismo, non mi permetterei mai! Ma ad esempio Angelina Johnson l’aveva descritta meglio e non ho fatto fatica a immaginarmela. Blaise praticamente non viene quasi nominato nei libri, quindi penso di essere giustificata!)
  • Hermione: occhi castani ma se illuminati sembrano dorati. Diciamo che okay, questo è un classico delle ff, mi sono adattata un po'.
  • Hilary: castano scuro. Puro e semplice castano scuro. E ricordate che il mio personaggio non è una top model, quindi se avevate questa idea mi spiace rovinarvela. L’avevo descritta approssimatamente nel secondo capitolo quando entra in Sala Grande la prima volta, vi copio la breve descrizione: “Mentre Silente parlava, dalla porta era entrata una ragazza alta sui diciassette anni, dalla corporatura snella ed elegante, il viso aperto in un mezzo sorriso quasi intimidito e i mossi capelli castani dai riflessi dorati, lunghi fino a metà schiena.” Snella non significa anoressica, significa normale. E poi per giocare a Quidditch deve poter avere qualche muscolo, quindi è uno “snella”-tonica, avete presente chi fa sport nel modo giusto, no? Ecco. Ma perché mi sto dilungando che ora mi tirate dietro il computer?! Mah, chi mi capisce è proprio bravo! ^^
In ogni caso prima di questa improvvisata stavo descrivendo il nostro bell’insegnante Ivan! Carattere: temibile. Come avrete notato Hilary è spaventata quando lo riconosce e non certo per la paura che possa riprendersi la pietra. Chissà cosa ha combinato il giovanotto quando ancora la nostra amica stava in Italia. Ah, ovviamente è innamorato della strega migliore dei corsi di Firenze, l’avrete capito. Quindi qualcosa di buono deve esserci in lui, o no?

(2) Naturalmente questo punto l’avete intuito: Hogwarts è a prova di Materializzazione eccetera, come può aver fatto Ivan a entrare in una scuola così ben protetta?! La risposta è semplice: magari con la magia nera! Ma chi lo sa.
(3) Sam: Samuel Coleridge, personaggio originale, ne detengo i diritti. Sarà presentato meglio più avanti dalla stessa Hilary.
(4) Giulia: Giulia Manfredi, personaggio originale, ne detengo i diritti. Anche lei sarà presentata meglio da Hilary.
(5) Ovviamente i nomi sono quelli di Ivan, Sam e Giulia ed è naturale che Hermione non sappia chi siano.
(6) “Erbe segrete e piante curative: come trovarle”: il libro è inventato, non credo esistano libri citati dalla Rowling con questo titolo, ma se qualcuno avesse più memoria di me, me lo faccia presente! :)
(7) Al primo anno, quando seguono il professor Raptor al terzo piano per trovare la Pietra Filosofale, dopo Fuffy cadono nella botola, dove c’è il Tranello del Diavolo. Se ricordate Hermione è l’unica a seguire le lezioni di Erbologia, quindi sa che il Tranello del Diavolo ha rifugge la luce del sole. Hilary, ovviamente, conosce l’incantesimo perché è una Guardiana ma anche perché a Firenze avevano imparato gli incantesimi di base, non solo la magia oscura!
(8) “Circe, protettrice delle streghe innamorate”: premettendo che non so se nelle leggende o altro c’è una protettrice delle streghe innamorate, però Circe era innamorata di Ulisse. Quindi potrebbe anche starci! :)
(9) Non so bene su che piano possa essere la Biblioteca di Hogwarts, ma nella mia storia è al terzo.
 
Ragazze questa è una cosa veramente importante. C’è qualcuno di voi in grado di disegnare??? Perché sinceramente volevo inserire qualche immagine ma la mia tecnica deve essere un tantino migliorata e per ora so solo copiare i quadri, non inventare di sana pianta i disegni. Se c’è qualcuno di caritatevole che si vuole impegnare a rendere me felice e più bella questa storia con la sua vena artistica non ha che da contattarmi. Mi piacerebbe avere un disegno di Fred e Hilary, ma anche gli altri personaggi sono assolutamente graditi! :)
 
Ammetto che il capitolo è un pochino corto ma per ora ho preferito, sotto consiglio della mia betina Ila, interrompere qui e creare un po' di suspense! Siamo sadiche, ne siamo consapevoli XD
Sto già scrivendo l’ottavo capitolo e spero di riuscire a postare prima di partire per le vacanze! Chissà! :)
Bene, vi lascio, torno a studiare -.- me tapina, me misera, abbiate compassione di me! Sigh sigh sigh! Okay, mi ripiglio ora! XD
Ciao ciao! :)
AnnaWriter

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


Ciao a tutti voi e ben ritrovati con l’ottavo capitolo di questa storia! :)
Dovete scusarmi il ritardo vergognosamente indicibile :( Ma purtroppo non ho avuto molto tempo per scrivere e soprattutto il mio computer aveva indebitamente deciso di cancellare ogni traccia di questo capitolo (o meglio, della parte centrale di questo capitolo che però era il punto clou: non vi dico i voli che ha rischiato di fare >.< ) quindi ho dovuto rifare quasi da capo! In ogni caso spero non mi odierete e che continuiate a volere bene, se non a me, almeno ai personaggi! Glielo dovete, dopotutto vi fanno sognare in tutte le storie che leggete! :)
Inoltre mi sono accorta di non aver mai ringraziato tutti coloro che hanno inserito “Amori e Inganni” tra le storie preferite (19), seguite (50) e ricordate (12) e chi ha messo me tra gli autori preferiti (7). Sono davvero onorata dal fatto che seguiate e apprezziate questa storia senza pretese, e vi ringrazio dal più profondo del cuore perché sapere che siete così tanti me lo riempie di gioia! :) Spero di essere sempre all’altezza delle vostre aspettative! E grazie anche a chi recensisce, le vostre parole sono sempre una spinta in più per continuare a cercare di migliorare giorno dopo giorno, capitolo dopo capitolo!
Spero che sia degno delle vostre aspettative (parecchio lunghe questa volta, ma il capitolo è abbastanza lungo anch’esso) e vi dico che sto cominciando il nono capitolo però non so dirvi quando pubblicherò, come sempre. In ogni caso, per coloro che magari hanno pensato che non avrei più scritto, dico: NO! Non ho alcuna intenzione di lasciare questa storia incompiuta! Non so quanto ci vorrà ma riusciremo a vedere la nota “completa” su Amori e Inganni! :)
Ma ora vi lascio a questo nuovo capitolo senza aggiungere altre parole magari inutili, solo perché vi aspetto alla fine con le note! Buona lettura!
 
 

VIII CAPITOLO

 

“El amor es la imbécil certeza con la que
nuestra fantasía crea un espectro verosímil [...]
que penetra en la sólida persona que tenemos enfrente,
 habitándole por dentro,
 haciéndole mirarnos desde detrás de sus ojos,
 haciéndole moverse las manos
de la manera que nos gusta”(1)

 
«Posso sapere che cosa diavolo è successo alla mia ragazza?!» esclamò una voce proveniente da una poltrona davanti al fuoco scoppiettante della Sala Comune.
 
Ron si girò con un sopracciglio sollevato.
«Fred?!» chiese conferma interdetto.
«E chi altri dovrebbe essere, scusa. Percy?» disse il gemello con una smorfia, avvicinandosi ai tre.
«N-no è che...che...be’, da quando Hilary è la tua ragazza
«Due settimane e mezzo!» rispose Fred con un’espressione del tutto incredula per la cecità del fratello.
«Perché io non ne sapevo niente?»
«Merlino, Ron, non era così difficile da capire!» esclamò spazientita Hermione «In ogni caso devo vedere cosa le è successo, quindi o venite subito in camera oppure faccio tornare le scale come prima. Muovetevi»
«Io vengo» dichiarò Fred con ovvietà.
«Anche noi» disse Harry anche per Ron.
«Ron-Ron!» la vocetta acuta di Lavanda Brown fece bloccare il rosso con un piede a mezz’aria mentre si accingeva a salire le scale.
«Dimmi Lavanda»
«Stai andando nel dormitorio delle ragazze!»
Ron la guardò sollevando un sopracciglio.
«Sì, perché?»
«È vietato ai voi uomini!» trillò la bionda con un sorrisetto furbo, avvicinandosi ancheggiando.
«Lo so, ma è per una buona causa»
«Ah, intendi come quella volta l’anno scorso? Hai ragione, era una buona causa e se vuoi la mia camera è ancora disponibile!» esclamò cattiva, scoccando un’occhiata in direzione della riccia, che ancora le dava volutamente le spalle, e la vide stringere i pugni.
«Lavanda» l’avvertì il rosso.
«Come sei formale, Ron-Ron, l’anno scorso non mi chiamavi mai Lavanda!» rispose lei attaccandosi al suo braccio e sbattendo le palpebre velocemente.
Hermione si voltò rigidamente verso i due ragazzi: era livida.
«Continua così, Brown, e quelle orribili ciglia finte ti si staccheranno. Stai creando una bufera. L’alternativa è che ti cadranno direttamente gli occhi, ma quello non sarà per cause naturali. Ed ora, staccati. Da. Ronald» scandì furibonda.
«Dovresti riflettere su una possibile visita medica, Granger. Tutta questa rabbia trattenuta non ti fa bene alla pelle e oltretutto potrebbe farti diventare pazza!» la sfidò incauta.
Si accorse dell’errore solo quando la bacchetta della Caposcuola comparì magicamente nella sua mano destra tesa contro di lei e se la ritrovò puntata alla gola. Deglutì lentamente.
«Attenta a quello che fai, Granger. Potresti tornare nella tua casetta babbana domani stesso» mormorò.
«Non mi minacciare, Brown. Sai benissimo che con me non hai possibilità di vincere»
«Lo vedremo chi vincerà»
«Sai, non credo che tu sia così abile con la bacchetta. Sono sei anni che ti vedo provare e riprovare, ma non hai mai raggiunto il mio livello. E non lo raggiungerai mai!» dichiarò Hermione, orgogliosa.
«Oh, ma non intendevo in duello, mia cara Hermione» disse stucchevole strusciandosi palesemente contro Ron che si divincolò inorridito.
«Va bene, è ora di finirla. Lavanda, io e te abbiamo chiuso e ora sto con Hermione. Non mi sembra così difficile da capire. E smettila di importunare la mia ragazza» esclamò il più giovane dei maschi Weasley mettendosi a fianco della Caposcuola che lo guardò sorpresa.
Poi il suo volto si illuminò in un sorriso felice e fece l’unica cosa di cui aveva voglia in quel momento: lo abbracciò di slancio e lo baciò, assaporando le sue labbra e fregandosene altamente se erano sotto gli occhi di tutti, se tutti aspettavano solo quello e se quell’oca della Brown voleva affatturarla – tanto, anche se era impegnata a baciare Ronald, avrebbe potuto benissimo batterla: non ci voleva poi molto. Il ragazzo rimase fermo mezzo secondo poi la strinse tra le braccia e rispose al bacio con foga.
Fred sorrise e decise che quello era il momento giusto per dileguarsi; fece un cenno a Harry che capì al volo, e cominciarono a salire le scale del dormitorio femminile, con Hilary che levitava a mezz’aria accanto al gemello, attento che non si facesse male.
Lavanda strinse i pugni a quella scena e si voltò immediatamente in un indignato sventolio di boccoli biondi per dirigersi alla prima poltrona libera e sprofondarci dentro con l’orgoglio ferito; ogni singolo Grifondoro presente in sala seguì la sua patetica uscita di scena accompagnandola con dei risolini ben udibili e poi dedicò nuovamente l’attenzione alle attività interrotte per quella novità che avrebbe popolato i loro discorsi nei giorni successivi.
Ovviamente, quando i due giovani ebbero la buona creanza di smetterla nessuno più li stava guardando da un pezzo – tranne Lavanda che li fissava truce – e si ritrovarono ad arrossire e sorridere con tenerezza.
Poi Hermione, come ricordandosi di quale fosse il suo ruolo, si guardò intorno e rimase spiazzata.
«Dov’è Hilary?!»
Ron sollevò un sopracciglio e girò lo sguardo intorno a sé.
«E Harry?»
Si guardarono, poi fissarono i gradini che portavano alla parte di dormitorio delle ragazze. Tornarono a guardarsi negli occhi con un sorriso.
«Fred» decise la Caposcuola.
«Camera» concluse Ron, e la prese per mano per poi cominciare a salire le scale bloccate dall’incantesimo della riccia.
«Perché non potresti farla anche in altri giorni questa magia?»
«Come ha fatto la Brown l’anno scorso?» lo accusò Hermione, colpita da una fitta di gelosia.
«Non era così ingegnosa, sai? Sono arrivato alla finestra con la scopa!»
«Emozionante» sibilò lei lasciandogli di colpo la mano e affrettando il passo lungo il corridoio.
Il rosso la seguì con lo sguardo e sospirò; poi in due falcate la raggiunse e la trattenne per un braccio.
«Non abbiamo mai fatto niente io e Lavanda. Passavamo il tempo a baciarci, ed è anche per questo che l’ho lasciata»
«Perché non voleva andare fino in fondo?» ribatté acida la ragazza, gli occhi che le pizzicavano puntati ostinatamente sulla parete alle spalle di lui.
«Ero io a non voler andare oltre, ma stare solo a baciarsi non era la mia massima aspirazione!» spiegò brusco Ron.
La Caposcuola tornò con lo sguardo sul suo viso.
«E cos’altro volevi fare?»
«Quello che ora posso fare con te: parlare, ridere, scherzare. Studiare persino. Ma almeno non ci baciamo ad ogni ora del giorno!»
Hermione si ritrovò a sorridere teneramente, sollevata.
«Vuoi dire che non avete mai nemmeno parlato?!» disse appoggiandosi al muro dietro di lei.
«Se per parlare intendi “Ron-Ron voglio baciarti”» pronunciò con una vocetta acuta quasi somigliante a quella della Brown «e lei che si abbarbicava a me senza che potessi rispondere, oppure “Ci vediamo domani tesoruccio” e il mio “Sì, buonanotte”, be’ certo: parlavamo!» spiegò con una smorfia e facendola ridere.
«Oddio. Pensavo che almeno mezzo discorso costruttivo l’aveste fatto!»
«Fammi pensare...no» sorrise Ron mentre le avvolgeva le braccia attorno alla vita e la baciava delicatamente.
«Ma almeno per chiederle di stare insieme a te le avrai parlato» suppose la Grifondoro.
«Non ne ho avuto il tempo! Le ho chiesto se le potevo parlare e lei si è catapultata su di me per baciarmi e mi ha urlato nell’orecchio “Sì, lo voglio”, manco stessi per chiederle di sposarmi!» protestò il giovane scendendo con le labbra a baciarle il lato destro del collo.
«Ma tu non vuoi sposarla, vero?»
«Non starei con te se volessi lei, ti pare?» sussurrò contro la sua pelle.
La riccia chiuse gli occhi a quel contatto e rimase imbambolata.
Non ha più fatto così da quest’estate, non è più stato così...sensuale... frena! Hermione, i tuoi ormoni sono andati in tilt, da quando pensi che Ronald sia sensuale?! Ritorna in te! pensò.
Poi il ragazzo risalì con la bocca sulla linea della gola e seguì quella della mandibola fino ad arrivare all’orecchio, prendendole il lobo tra le labbra.
Per le mutande di Merlino, ma ha spiato quello che ha fatto Zabini?! riflettè sbarrando gli occhi.
«Ti amo, Hermione» mormorò invece lui.
Il viso della giovane si colorò di un vistoso rosso e lei sentì di nuovo gli occhi pizzicarle per la commozione.
«Oh, Ronald» sospirò spostandosi per liberare l’orecchio dalle sue labbra ed appropriarsene con le proprie.
A differenza della Brown non aveva nessuna intenzione di avvisarlo quando lo voleva baciare. Se si vuole fare qualcosa non si hanno bisogno di permessi o giustificazioni, men che meno con il proprio ragazzo,pensò soddisfatta mentre lui rispondeva al bacio in modo a dir poco – Ancora! – sensuale.
E lei non sentiva, non percepiva altro se non le sue labbra che toccavano le sue, la sua lingua che rincorreva la sua e le sue mani che le sfioravano la schiena da sopra la camicetta e che...
Okay, lui non può essere Ron Weasley, giusto?! si disse quando le dita del rosso superarono l’ostacolo della stoffa e si insinuarono sotto di essa toccando la sua pelle nuda.
«Ron» ansimò sulle sue labbra.
Le mani si bloccarono alla base della sua schiena.
«Sì?» bisbigliò il ragazzo.
«Non sei...mai stato così» disse cauta, depositandogli subito un altro dolce bacio sulla bocca.
«Se vuoi mi fermo, Herm, tranquilla» sospirò Ron facendo per staccarsi da lei che però lo trattenne circondandogli il collo con le braccia e attirandolo di nuovo verso il proprio viso.
«No, ti volevo parlare anche di questo. Io... io non voglio che mi tratti sempre come una bambola di porcellana» quasi rise, ricordandosi di avere usato le stesse parole con Hilary quella notte di inizio settembre, proprio parlando dei suoi baci con Ron «Insomma, non che il mio scopo sia quello di baciarti ogni secondo della giornata, perché abbiamo i nostri impegni ma...» si morse il labbro inferiore, indecisa se dirglielo o meno. Poi fece un respiro profondo «Ma non voglio più dovermi trattenere quando ti bacio. Certo, davanti agli altri dobbiamo comunque limitarci però, ecco...» respirò di nuovo «...anche se qualche volta mi baci in questo modo non mi disturberebbe affatto» terminò distogliendo lo sguardo, imbarazzata.
Finalmente gli aveva detto come si sentiva, cosa voleva. E sperava che capisse.
«Quindi mi stai dando il tuo permesso di sbatterti al muro e baciarti o altro finché non mi passa la voglia?»
Hermione boccheggiò.
Il solito! Ma Merlino e Morgana, perché è così stupido?! si chiese afflitta.
«Non era questo che intendevo. Insomma...»
«Ho capito, Mione» sorrise divertito «Ti stavo prendendo in giro. Solo che non volevo fare come ho fatto con Lavanda l’anno scorso. Voglio dire, con lei era tutto e solo sul piano fisico mentre con te... tu sei importante. E speciale. Non volevo fare l’idiota e rovinare tutto» spiegò mentre le sue orecchie assumevano una vistosa sfumatura di rosso.
La Caposcuola lo guardò negli occhi chiari e vi lesse tutto l’amore che provava per lei. E, sorridendo, lo baciò. Dolcemente, senza fretta, lasciandosi tutto il tempo per gustare il sapore delle sue labbra, della sua lingua che danzava con la sua. Gli occhi chiusi, presa solo dalla smania di baciarlo e di non doverlo dividere con nessuna.
Aveva detto che era importante. Aveva detto che era speciale. Che non voleva solo un rapporto fisico.
E con questo, Zabini, hai perso in modo lampante! decretò felice, chiudendo nell’apposito cassetto la diatriba Weasley/Zabini.
«Perdonatemi ma qui ci sarebbe qualcuno che ha bisogno di un genio. Devo rubarti Hermione, Ron» disse Fred, comparendo improvvisamente alla porta della camera della riccia.
La ragazza si staccò velocemente dal rosso, imbarazzata, e lanciandogli un’occhiata piena di rammarico cominciò a correre verso la sua stanza. Ronald s’incamminò sospirando e si leccò le labbra, ripensando al bacio e alla conversazione, a dir poco illuminante, avuta con la fidanzata.
Non ho ben capito se posso baciarla ogni volta che voglio... e se posso baciarla sempre così soprattutto. Perché okay che non è come Lavanda ma...,fece un respiro profondo per calmarsi,
...Merlino se la voglio! E non so per quanto potrò resistere ancora, lei è così... così... così Hermione!,rifletté senza riuscire a definirla in altro modo, mentre entrava nella camera della Caposcuola e la osservava affaccendarsi intorno all’amica distesa sul letto.
«Domanda: perché non la portiamo da Madama Chips?» chiese Fred alla giovane che stava coprendo la fronte di Hilary con un panno bagnato d’acqua fresca.
«Perché nemmeno oggi e ieri sera è voluta uscire dalla stanza. Men che meno per andare in Infermeria. E se non è andata da sola quando è uscita prima, avrà i suoi motivi. Comunque è solo svenuta, non ha nessuna maledizione o altro di rintracciabile per il momento» dichiarò Hermione.
Il gemello Weasley si incupì.
«Ieri sera e oggi?»
«Sì»
«Sta male da ieri sera e nessuno mi avvisa?!»
«Se stai accusando me credevo che te l’avesse scritto lei!» replicò la riccia togliendo la pezza, immergendola e strizzandola nella bacinella per poi poggiarla di nuovo sulla fronte della Grifondoro.
«Hermione non poteva sapere...» cominciò Ron, per difendere a spada tratta la ragazza.
«Zitto, Ronnie, Hermione non ha bisogno di un avvocato. E aveva già risposto» sibilò Fred, profondamente irritato, poi tornò a rivolgersi alla Caposcuola «Sai cosa è successo ieri sera? Le ho mandato come minimo quattro gufi ma non ha risposto per tutto il giorno, perciò sono venuto di persona»
Hermione si morse con forza il labbro inferiore, osservando il volto dell’amica ricordando come era tornata la sera prima; doveva aver usato un unguento speciale o un incantesimo perché non c’erano segni sulla sua guancia e il labbro era solamente un po’ gonfio ma non c’era traccia del taglio, ed era impossibile che si fosse rimarginato così presto. Si chiese chi poteva aver incontrato a quell’ora così tarda in Biblioteca ma non le venne in mente nessuno di quelli che conosceva.
La Puffola Pigmea Colorata, primo regalo di Fred in quel lontano sabato di settembre, zampettò sul letto, diretta al corpo della padroncina e si accoccolò contro il suo collo. Fred sorrise piano.
«La piccola Juliet...»
«Come?» domandò stupita la riccia, alzando lo sguardo su di lui.
«La Puffola... l’ha chiamata Juliet, me l’aveva scritto in qualche lettera. Perché quella faccia Hermione?»
«Perché stanotte si è lamentata nel sonno e chiamava una certa Giulia. Juliet è... più o meno la traduzione in inglese. Ma non può aver pianto per una Puffola Pigmea, giusto?»
«Piangeva?!» si rannuvolò il ragazzo.
«Sì, Fred! Piangeva! È da ieri sera che piange, cosa posso farci io?!»
«Non le hai parlato?»
«Oggi sono entrata in camera prima di cena a riportare la borsa dei libri e si è chiusa in bagno per non dovermi vedere! È come se avesse una continua paura di qualcosa! A mezzogiorno sono venuta a vedere come stava e se voleva scendere per il pranzo e non ho bussato prima di entrare: si è messa a urlare e mi ha puntato la bacchetta contro, pronta ad affatturarmi. Non posso costringerla a parlare se non vuole» disse stancamente la Caposcuola.
Lo sguardo di Fred scivolò preoccupato sul viso pallido di Hilary e si sedette al suo fianco sul letto. Mosse piano la mano e le lasciò una lieve carezza sulla guancia per poi passare l’indice sulle labbra semiaperte.
«Chi c’era quando è svenuta?» domandò sottovoce.
«Io» rispose cauto Harry «Le ho dato quel biglietto che era caduto dal libro che aveva preso in Biblioteca, l’ha letto, è diventata bianca come un lenzuolo ed è svenuta»
«Posso vedere il foglio?»
«È questo» disse Hermione distogliendo per un attimo l’attenzione dall’italiana e prendendo un pezzo di pergamena dal comodino per poi porgerlo a Fred.
Il gemello lo prese riluttante e sollevò un sopracciglio interrogativo.
«Che lingua è?»
«Italiano. Credo che chiunque gliel’abbia scritto sia un suo amico della scuola di Firenze, è l’unica spiegazione»
«Non so se fosse proprio un suo amico, Hermione. Dovevi vedere la sua faccia quando l’ha letto!»
«Chi sa leggere l’italiano?»
Tre paia di occhi si posarono sicuri su Hermione. Lei arrossì.
«Io so leggere le Antiche Rune, non sono così afferrata nelle lingue straniere. So solo un po’ di francese perché sono andata a Parigi in vacanza con i miei ma non l’italiano, mi dispiace»
«Dobbiamo trovare qualcuno che lo sappia leggere» ribatté risoluto Fred.
«Certo, ma chi è stato in Italia tra noi studenti? Malfoy che si vanta di tutti i viaggi che fa?!»
«Magari Silente...»
«Harry, vuoi davvero coinvolgere Silente? E Ron, secondo te Malfoy si sarebbe abbassato a imparare una lingua diversa dalla sua? Avrebbero dovuto essere gli italiani ad imparare l’inglese per lui!» esclamò Hermione imitando l’aria di superiorità Purosangue del Serpeverde.
I ragazzi scoppiarono a ridere divertiti. Poi Fred tornò serio e Ron lo fissò stranito scambiandosi poi uno sguardo con Harry.
«Fred, esci un attimo, sei pallido e non ti ho mai visto così serio in tutta la mia vita» propose calmo.
«Sto bene» rispose bruscamente lui, distogliendo gli occhi e puntandoli di nuovo sul viso di Hilary.
«Però sei davvero pallido. Lei starà bene, non ti devi preoccupare. Te l’ho detto, è solo svenuta, tra poco si riprenderà» gli disse Hermione dolcemente.
Poi riprese a bagnare la fronte dell’amica finché un tremito delle sue palpebre la fece sorridere.
«Che ti dicevo?» sussurrò rivolta a Fred mentre ancora fissava l’italiana che si risvegliava lentamente.
Il gemello deglutì un paio di volte e si chinò brevemente verso la Grifondoro sdraiata per poi riprendere il controllo di sé e tornare veloce alla posizione iniziale, indossando una maschera di freddezza inquietante sul suo volto sempre sorridente.
Gli occhi scuri di Hilary si aprirono piano alla scarsa luce dei candelabri accesi nella stanza e misero a fuoco le quattro figure che circondavano il suo letto. Dopo un impercettibile sussulto ne riconobbe i volti e sorrise titubante.
«Cosa è successo?»
Hermione sospirò di sollievo mentre Harry e Ron si guardarono indecisi. Fred distolse cupamente lo sguardo e lo fissò risoluto sul tappeto.
«Sei svenuta» spiegò la Caposcuola aiutandola a mettersi seduta per poi porgerle cautamente il foglio di pergamena stropicciato «Dopo aver letto questo biglietto» precisò guardando l’espressione interrogativa della ragazza che sgranò all’istante gli occhi e la guardò terrorizzata.
«L’hai letto?»
«No, non capisco l’italiano» rispose brevemente la riccia.
«Ma ci farebbe piacere sapere cosa ti ha causato quella reazione» continuò Fred piatto quando Hilary si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.
La Grifondoro voltò il capo verso di lui in uno scatto, come se avesse ricevuto uno schiaffo, e lo guardò spaventata.
«Perché se c’è qualcosa che dovrei sapere preferirei esserne messo al corrente da te piuttosto che scoprirlo da solo, con metodi che non approveresti» puntualizzò inchiodandola al letto con uno sguardo di fuoco.
Hilary indietreggiò con il busto e abbassò il capo cosicché le ciocche più corte dei suoi capelli scuri andarono a coprirle gli occhi.
«Mi dispiace» sussurrò a voce talmente bassa che si chiese se lui l’avesse udita.
«Per cosa?» la risposta risuonò invece secca e nitida.
«Non posso» pigolò piano.
«Cosa non puoi?!» sibilò Fred.
«Uscite tutti per favore» dichiarò Hermione notando le lacrime che si intravedevano appena sulle guance pallide di Hilary, velate dalla seta dei suoi capelli.
«Non esco da questa stanza fino a quando la mia ragazza non mi dice chi diavolo ha incontrato in quella maledetta Biblioteca e perché ha avuto una reazione del genere leggendo uno stupido foglietto stropicciato!» esclamò Fred, livido, infuriandosi maggiormente quando vide che la sua dolce e forte Hilary piangeva.
«Fred, devo parlarle. Da donna a donna» rispose la Caposcuola risoluta «E se non esci da qui di tua spontanea volontà userò l’Imperio!» chiarì quando il gemello aprì la bocca per protestare.
Hilary levò lo sguardo sull’amica e poi lo girò verso Fred. Aveva raccolto al petto le gambe coperte solo dai pantaloncini corti che indossava dal mattino e le stringeva tra le braccia, il viso era pallido, incorniciato dai capelli arruffati; gli occhi colmi di pianto lo imploravano di uscire e allo stesso tempo di rimanere, di tornare nell’esatto istante in cui avesse varcato la soglia della stanza, di tornare da lei, di perdonarla. Sembrava una bambina che chiedesse un immenso favore al padre mentre era una giovane donna che tremava di fronte alla paura di perdere l’uomo che amava.
Amare... che verbo difficile. Per entrambi i soggetti che pensano sia una cosa semplice, che non implichi nessuna complicazione o fraintendimento. Come si capisce quando un sentimento è amore? Lei lo amava? Lui la amava? Sarebbe rimasto anche dopo aver scoperto che cosa, in realtà era? Sarebbe rimasto anche dopo aver scoperto che lei era un... mostro? Un mostro che non aveva esitato a fuggire un funerale di cui si sarebbe sempre sentita colpevole, un mostro che non era nemmeno riuscita a sostenere l’ultimo sguardo del suo migliore amico mentre le chiedeva di non abbandonarli, di non fare follie, di rimanere per loro, per lei. Lei che non c’era più e di questo solo lei, Hilary, era colpevole.
Giulia(2)...pensò con un singhiozzo soffocato e poi sentì che la porta si chiudeva con un tonfo alle spalle di Fred.
Fred...lo supplicò mentalmente di tornare da lei, mordendosi il labbro con forza, rischiando di riaprire la ferita che aveva mascherato con un incantesimo prima di scendere in Biblioteca.
«Hilary»
Un sussurro la raggiunse dalla sua sinistra e lei chiuse strettamente gli occhi per impedire alle lacrime di farsi vedere di nuovo.
«Cosa è successo?»
La voce era dolce e le fece ricordare quando, da piccola, si svegliava di notte in preda agli incubi che le impedivano di dormire serenamente. Incubi fatti di fuoco e vortici, in cui lei cadeva inesorabilmente non appena la coscienza cedeva il posto all’inconscio che scavava dentro di lei alla ricerca delle sue paure. E le tirava fuori. Facendola urlare e piangere disperata. E la porta della sua camera si apriva lasciando intravedere una lama di luce soffusa contro cui si stagliava il profilo di sua madre che, in camicia da notte, raggiungeva il suo letto e la calmava accarezzandole i capelli lunghi e abbracciandola quietamente, cantando una leggera nenia che aveva il potere di calmarla e farla dormire tranquillamente per il resto della notte. La voce di sua madre era stata meravigliosa un tempo. Dolce, carezzevole. Scoprì di non riuscire più a contenere le lacrime e le lasciò libere di rigarle le guance.
Poi sentì due braccia che la tiravano di lato e che le avvolgevano le spalle in modo così delicato che temette di stare sognando. Ma abbracciò immediatamente l’amica quando iniziò a parlare, a sfogare quel macigno di dolore che le opprimeva il cuore e l’anima; e mentre parlava, mentre le spiegava tutto ciò che era successo nella Scuola di Magia italiana, sentì che il peso sulle sue spalle diminuiva. E se all’inizio pensò, tormentata, che l’abbraccio di Hermione si stesse allentando per le cose che scopriva, piano piano intuì che era il peso dei segreti che scivolava via. E ne fu in parte sollevata.
Il silenzio che seguì le sue parole, però, le fece quasi rimpiangere di aver svelato la sua vita priva di luce.
Sentì l’amica prendere un respiro profondo e fece per scostarsi, ritenendo di aver già perso il minimo di dignità che serviva per starle accanto. Quello che non si aspettava era che la Grifondoro la stringesse in un abbraccio più forte del precedente e cominciasse ad accarezzarle i capelli con una mano, cullandola come una bambina.
«Quali incantesimi c’erano a protezione della Pietra?» furono le prime parole che pronunciò la riccia.
Hilary ci mise qualche secondo a capire la domanda e poi sciolse l’abbraccio esterrefatta , la mascella che quasi sfiorava il pavimento.
«Cosa?» sussurrò con voce fievole.
Hermione sorrise piano.
«Quali incantesimi...»
«No, voglio dire: con tutte le cose che potevi chiedermi mi hai chiesto come Ivan ha protetto la Pietra?»
«Preferivi che ti chiedessi cosa può fare la Pietra o come hai fatto a leggere nella mente del tuo amico a distanza senza la Legilmanzia? Oppure» la fissò attentamente «sei sorpresa che non ti abbia chiesto perché non sei rimasta almeno al funerale di Giulia, o perché ti incolpi della sua morte?»
L’italiana incassò il colpo incurvando le spalle e abbassando gli occhi che si stavano velocemente riempiendo di nuovo di lacrime. Hermione si morse la lingua e allungò una mano sul materasso fino a raggiungere quella serrata a pugno dell’amica, stringendogliela piano per indurla ad alzare lo sguardo.
«Scusa» disse sinceramente dispiaciuta «Però, Hilary rifletti: in una battaglia gli incantesimi volanti sono da mettere in conto! Anche e soprattutto quelli pericolosi. Ma se eravate dalla stessa parte contro quell’Ivan...»
«L’avevamo circondato, stavamo formando un triangolo intorno a lui e avrei potuto benissimo colpirla»
«Anche il tuo amico, Sam, avrebbe potuto!»
«Era un incantesimo troppo potente. Sebbene mi dispiaccia dirlo Sam non ne era all’altezza, non era forte quanto Ivan»
«Non quanto te?» Hermione sorrise consapevole ma Hilary scosse la testa chiudendo gli occhi.
«Io non conto. Giulia era più forte di Sam, ma lui voleva venire e tutti sanno che i Triangoli di Potere danno maggior possibilità di vincere» chiarì, sbrigativa e pratica.
«Non hai pensato che avrebbe potuto scagliarlo Ivan?» chiese la Caposcuola dopo qualche secondo di silenzio.
«Non lo so. Può essere, però era girato verso di me. Potrebbe essersi protetto con un incantesimo Scudo e l’incantesimo è rimbalzato e si è diretto verso Giulia» rifletté Hilary
«Hai detto che Ivan era potente e che ha sconfitto facilmente il tuo insegnante, l’altro Detentore degli Elementi: potrebbe essersi protetto e allo stesso tempo aver mandato la maledizione contro Giulia» spiegò con semplicità Hermione.
L’italiana volse gli occhi su di lei ma era come se non la vedesse. La sua mente era lontana, tornata a pochi mesi prima in quella casa buia e satura di Magia Nera. La tana di Ivan e il posto in cui era custodita la Pietra. Rivide il viaggio che avevano fatto, rivide gli sforzi per raggiungere la stanza della Pietra...
 
Erano entrati riuscendo a non farsi scoprire, avevano neutralizzato le bestie che circondavano la casa e che erano appostate anche nelle ombre dell’ingresso. Uno di quegli animali privi di volontà propria aveva tentato di staccarle un braccio a morsi, ma per fortuna Sam aveva un istinto particolare per la presenza di belve ed era riuscito a fermarlo appena in tempo. L’alternativa sarebbe stata un bel falò con carne di coyote indemoniato. Quell’edificio era un labirinto, più ti guardavi intorno e più non capivi se ti fossi mosso o se si fossero mossi gli oggetti intorno a te. Incantesimi che permettevano di manipolare la mente dei visitatori come più piaceva al padrone di casa, incantesimi che facevano vedere cose che non esistevano e che celavano quelle che c’erano. Un incubo diventato realtà.
«Di solito le abitazioni degli insegnanti sono confortevoli e c’è sempre qualcuno che ti accoglie con un sorriso!» aveva sibilato Giulia quando per poco non era scivolata su una scala nascosta.
«Stupide credenze di giovani donne ingenue» aveva risposto Sam «Mai sentito la storia di Hansel e Gretel? Almeno qui sappiamo che dobbiamo stare attenti: nelle case ospitali non sai mai se aspettarti un dolce avvelenato o una gabbia pronta ad accoglierti con tutti gli onori!»
Hilary e Giulia si erano scambiate uno sguardo preoccupato.
«Ti è andato in pappa il cervello a furia di tutto il tuo leggere storie, Coleridge. Dovresti darci un taglio» aveva ribattuto la prima e un secondo dopo il ragazzo era finito a terra, scivolando su qualcosa di viscido.
«Che schifo, che schifo, che schifo!» aveva esclamato inorridito, rialzandosi all’istante e cercando di pulirsi alla bell’e meglio.
«Mio dio, Sammy, sei peggio di una donna! Se ci scopre ti faccio fuori!» aveva soffiato Giulia, infuriata come un gatto.
«Che aspetti allora? Sono ansioso di vederlo stecchito» aveva detto una voce giovane e cupa intrisa di soddisfazione «Almeno ci libereremmo di un inutile studente»
I tre ragazzi si erano voltati di scatto verso il punto da cui proveniva la voce e avevano stretto simultaneamente le bacchette in una morsa ferrea.
«Professore» aveva sillabato Hilary con una parvenza di gentilezza.
«Lair» lui invece non aveva celato il suo umore. Il tono era diventato freddo come il ghiaccio dei suoi occhi e solo una linea di luce gli illuminava parte del volto, rendendo la sua figura un’ombra scura di cui non si distinguevano i movimenti.
«A cosa devo l’onore della vostra...visita, diciamo?(3)» aveva chiesto con voce melliflua e fintamente carezzevole.
«È una visita di cortesia, naturalmente» il sorriso di Giulia era palesemente ironico, solo una persona infinitamente sciocca poteva cadere nella trappola.
«Ma davvero?» Ivan aveva sorriso lievemente «Questo significa che dovrei invitarvi a bere qualcosa. Prego, accomodatevi»
D’un tratto la stanza era stata illuminata dalla fiamma di quattro candele, una ad ogni angolo, e i ragazzi avevano deglutito alla vista dell’arredamento. Dovevano essere arrivati esattamente dove il professore voleva che arrivassero perché qualcosa diceva loro che gli oggetti posti in modo apparentemente casuale nel locale fossero stati messi apposta per loro.
Hilary aveva riconosciuto la sedia sulla quale Ivan aveva fatto sedere gli studenti al quinto anno, quella diabolica sedia che rovistava tra i ricordi della persona e materializzava quelli più belli per poi modificarli nel modo più atroce. Giulia aveva sussultato vedendo gli oggetti Oscuri che avevano creato loro stessi al loro quarto anno, quando avevano rischiato anche la vita di un loro compagno che incautamente si era avvicinato troppo a uno specchio maledetto; e aveva stretto forte la mano di Hilary che tuttavia non aveva capito, perché aveva cominciato la scuola dal quinto anno.
«Attenzione a quello specchio: se ti rifletti vedrai la tua morte che avverrà dopo qualche minuto (4)» le aveva spiegato in un sussurro facendole ghiacciare il sangue nelle vene.
Sam invece aveva ritrovato con lo sguardo gli animaletti che erano ammessi al primo anno: alcuni erano stati trasformati in raccapriccianti peluche, altri in oggetti da cui spuntavano code, orecchie, ali, zampe... trasfigurazioni di bambini inesperti ma già succubi di un insegnamento oscuro; altri invece erano vivi, o meglio, rinati come spettri. E aspettavano ordini, fissando i visitatori con i loro occhi vuoti e spenti.
«Non vi sedete?» aveva detto Ivan, indicando con un cenno del capo la sedia maledetta.
«Preferiamo rimanere in piedi, grazie»
«Sì, abbiamo fatto tutto l’anno a rimanere seduti, un po’ di movimento fa bene»
«E poi c’è una sola sedia, non ci staremmo mai in tre!»
Le due ragazze avevano guardato l’amico, sconvolte dalla sua stupidità nonostante i tanti libri, e avevano sospirato in sincrono. Poi gli avevano tirato una manata sulla testa contemporaneamente.
«Ma che ho detto?!» aveva sibilato lui, con le lacrime agli occhi.
«Taci, che è meglio!» l’aveva redarguito Giulia per poi tornare a rivolgere tutta la sua attenzione al professore.
«Quello che le tue intelligenti amiche intendevano dire è che se non ci foste stati avrei potuto evocare altre due sedie identiche a quella che vedete. Ma ovviamente il tuo piccolo cervello non può arrivare a questo alto grado di comprensione» aveva sputato l’insegnante, pieno di disprezzo.
«Dopo queste gentili parole che ne pensate se ci muoviamo? Io avrei una certa fretta, non so voi, ma questa casa non è ospitale. Senza offesa» aveva concluso Giulia rivolgendosi per ultimo a Ivan.
«Nessuna offesa, spera soltanto di non dover rimanere qui a lungo» aveva risposto lui con un sorriso mefistofelico.
«Se tu non ci sarai più magari questa casa tornerà accogliente, non ti pare?» aveva esclamato Hilary, perdendo la pazienza.
«Provate a eliminarmi allora»
Il solo tono era un guanto di sfida gettato ai piedi dei tre studenti.
Poi era cominciata la battaglia.
 
«Hilary? Hilary, stai bene?» chiese Hermione scuotendola dal suo stato di trance.
«Sì, stavo... stavo ricordando... ancora» sussurrò l’italiana stringendo gli occhi.
«Stai cercando di ricordare da chi è partito l’incantesimo?»
«Sì... ma mi manca un pezzo!»
«Come un pezzo? Cosa ti manca?»
«All’inizio c’era lo specchio. Ma poi... non ho più in mente dove sia. Sembra che si sia spostato ma chi può averlo fatto se eravamo impegnati?»
«Non si è rotto?»
«No, l’ho rivisto alla fine della battaglia accanto a...» si bloccò di botto sgranando gli occhi «Non è possibile» mormorò infine.
«Cosa non è possibile? Accanto a chi era lo specchio? Hilary parla, per le mutande di Merlino!» esclamò spazientita la Caposcuola.
«Era vicino a quella sedia... era dietro di me...» bisbigliò piano la ragazza, incredula.
«Può essere che Ivan l’abbia spostato? Aveva il potere della telecinesi che tu sappia?»
«Oh be’, con lui non si è mai sicuri di che potere abbia» rispose Hilary, acida.
Hermione la guardò attentamente, poi scosse la testa.
«Devi capire se è stato lo specchio a uccidere Giulia. Devi ricordare quando si è spostato e quando lei è…»
«Morta, sì lo so» concluse secca l’altra.
Non ricordava. Più spingeva la sua memoria al limite e più quella le sfuggiva. Non riusciva ad afferrare il momento in cui lo specchio era scomparso dall’angolo della stanza ed era ricomparso dietro di lei. Certo, se fosse stato lo specchio il colpevole della morte di Giulia, il suo cuore si sarebbe potuto risollevare. Ma come sarebbe stato possibile non accorgersi di un oggetto così grande che si spostava allegramente per la sala?! Cercò di ricordare, ancora e ancora. Chiuse gli occhi e rivide il combattimento.
 
Gli incantesimi volavano da una parte all’altra della stanza mentre i due maghi e le due streghe li schivavano come se avessero ingerito la Felix Felicis. Piano piano gli studenti avevano accerchiato il loro professore, esattamente come egli aveva insegnato loro nelle sue lezioni di Attacco e Difesa Con le Arti Oscure. Oh, se solo non fosse stato così intento a difendersi e attaccarli si sarebbe di certo inchinato alla loro bravura. Non si capacitava, però, di come il ragazzo fosse diventato abile in così poco tempo.
«Perché non ti applicavi di più durante le lezioni, Coleridge? Ti saresti risparmiato quei Desolante che hanno rovinato la tua media» l’aveva provocato Ivan, scoppiando poi in una risata simile ad acqua ghiacciata che prese il posto del sangue nelle vene del ragazzo.
«Io mi applicavo, professor Shaw. Era lei che non mi poteva sopportare» aveva risposto lesto il giovane parando una maledizione con un movimento pigro della bacchetta.
Subito l’insegnante gli aveva spedito un incantesimo più potente con l’ausilio delle mani e Samuel aveva dovuto indietreggiare di un passo per contrastarne la forza; Hilary aveva lanciato immediatamente l’Incanto Expedicto contro l’uomo che però aveva rotolato di lato appena in tempo per salvarsi dal sicuro soffocamento.
«Lair, mi aspettavo di più da una Guardiana!» aveva ghignato mentre creava una cupola di magia attorno a sé per proteggersi e si girava verso Giulia prevedendo il suo attacco.
«Confringo!» aveva gridato infatti la ragazza, ma era stata troppo lenta e l’incanto si era infranto sullo Scudo.
Ivan era scoppiato a ridere, seriamente divertito dal loro coraggio.
«Sei troppo ingenua! Credete davvero di potermi battere?!» aveva urlato per sovrastare il rumore di oggetti infranti intorno a loro.
«Siamo in tre contro uno!» aveva risposto Samuel cercando di penetrare l’Incantesimo Scudo intorno a lui con la Maledizione Cruciatus.
Il professore aveva aperto la bocca per ribattere ma dovette schivare la Maledizione Senza Perdono che aveva distrutto la sua difesa.
«Protego Horribilis!» aveva gridato subito dopo, nell’eventualità che quel damerino ci riprovasse.
«Ti sbagli Sam. Non è la quantità che conta, è la qualità!» aveva replicato per lui Hilary, ridendo di gusto «Peccato che anche per la qualità non scherziamo, vero professore?»
Ivan aveva stretto tra i denti un’imprecazione molto poco professionale ed era passato all’attacco.
Gli incantesimi avevano iniziato a diramarsi anche dal centro del triangolo e raggiungevano i tre ragazzi senza che questi avessero il tempo di capire quale maledizione era diretta a chi.
 
Hilary si concentrò. La battaglia era entrata nel vivo e fino a quel momento era assolutamente sicura che lo specchio fosse al capo opposto della stanza. Era stato a quel punto che...
«La prossima volta che lo vedo lo uccido» dichiarò secca, gli occhi socchiusi e le mani strette a pugni sul copriletto rosso e oro.
«È stato lui»
Non era una domanda, era il solito tono che Hermione usava quando aveva la conferma dell’esattezza delle sue convinzioni.
L’italiana sorrise amareggiata e annuì.
«Quando ha iniziato a rispondere agli attacchi non ho più avuto il tempo di controllare che gli oggetti fossero al loro giusto posto o che si distruggessero a dovere»
Le sopracciglia della Caposcuola si aggrottarono facendola assomigliare in modo terribile alla McGranitt.
«Be’, dovevo pur essere sicura che le cose che avrebbero potuto nuocerci si distruggessero, no?» si giustificò Hilary, arrossendo un poco.
«Cioè, fammi capire: intanto che combattevi contro il tuo insegnante tu...trovavi anche il tempo materiale per divertirti a distruggere gli oggetti nella sala?!» la ragazza era incredula.
«No, voglio dire che...ecco...gli incantesimi che...che venivano deviati dal suo...Scudo...» cominciò a balbettare sotto lo sguardo minaccioso dell’altra «...andavano contro gli oggetti e...Okay, okay, va bene. Sì, li distruggevo io!» esclamò spazientita mentre la ruga sulla fronte della compagna si accentuava sempre di più.
Hermione scosse la testa, sconsolata. Quella ragazza era un caso disperato. In ogni situazione riusciva a trovare altre cento cose da fare che non c’entravano nulla. Faceva così anche durante le lezioni e la Caposcuola si chiedeva come ci riuscisse.
Scrollò le spalle e rivolse nuovamente l’attenzione al punto cruciale della situazione.
«Perciò ricordi quando ha spostato lo specchio?» chiese.
«Sì. Credo avesse capito che lo stavo controllando e ad un certo punto mi ha lanciato un Confundus. Dopodiché non ho più ritrovato lo specchio... suppongo che se mi fossi girata sarebbe stato il mio turno per morire. E Giulia deve averlo visto mentre guardava verso di me per sincronizzare un attacco. Se solo mi fossi ricordata di ricontrollare dove fosse!» Hilary si batté forte un pugno sulla coscia, piena di frustrazione.
Hermione la guardò dispiaciuta e le posò una mano leggera sulla spalla.
«Non è colpa tua! Loro non si sono accorti dello specchio che si spostava?» le chiese con ovvietà.
«Quello era un mio compito!»
«Lo avevate deciso? Hilary, sai benissimo che in una battaglia tutti devono stare attenti a tutto, e se tu fossi stata battuta? Si sarebbero arresi perché nessuno li sincronizzava più?! Dovresti saperlo meglio di me, tu stessa hai detto che a scuola vi insegnavano a cavarvela da soli facendovi combattere anche di notte!»
«Già, tutti contro tutti... Ma comunque i gruppi si formavano, non eravamo mai davvero da soli!»
«Quindi non hanno mai imparato a combattere in solitaria?»
«Non lo so. Erano bravi, insomma, Giulia era brava! Sam stava sempre con me perché sapeva di avere una possibilità di vittoria in più...»
«Ne approfittava?»
«No, semplicemente non era molto bravo al buio! Sam non è tipo da approfittarsi delle persone. Altrimenti avrebbe parlato con Ivan riguardo alla Pietra e non si sarebbe fatto torturare, avrebbe voluto salvarsi la pelle»
La Caposcuola sgranò gli occhi, inorridita.
«Come torturare?!»
«Ti ricordi quando ho detto che non ci davano punti se facevamo i compiti giusti? Ecco, loro avevano dei metodi molto più... rudi, diciamo, se sbagliavamo qualcosa»
«Come i metodi che piacciono tanto a Gazza?»
«Esattamente» rise Hilary, ricordando l’ultima volta che insieme a Fred – il quale si era introdotto furtivamente nel Castello – aveva incontrato il custode: l’uomo, con la gatta al seguito, li aveva rincorsi per tutti i corridoi urlando che li avrebbe portati nei sotterranei così da poterli appendere per i pollici.
«Oh...» il gemito di Hermione fu appena udibile.
Hilary le strinse le mani appena sopra i gomiti.
«Hermione, ti prego, non stare male! Noi... noi eravamo abituati così» cercò di confortarla senza peraltro riuscirci.
«Grazie tante! Ora avrei voglia di vomitare!» mugugnò la Caposcuola.
«Meglio fuori che dentro! (5)» disse l’italiana annuendo convinta e attirando così un’occhiataccia dell’amica «Che ho detto?» le chiese fingendo innocenza.
«Lascia perdere, che è meglio» rispose Hermione scuotendo la testa rassegnata «In ogni caso ora puoi stare più tranquilla rispetto alla morte di Giulia: non sei stata tu!»
«Questo è vero... anche se non mi perdonerò mai di non essere andata al funerale»
Hilary si raggomitolò su se stessa avvicinando le ginocchia al petto e circondandole con le braccia per poi nasconderci il volto.
«Ma non è colpa tua! Quel... quell’Ivan ti stava inseguendo, voleva trovarti, e tu dovevi comunque trasferirti, non dipendeva da te!» tentò di farla ragionare la Caposcuola.
«Sono una strega, avrei potuto trasfigurarmi o bere la Polisucco o nascondermi in qualche modo!» disse rialzando la testa di scatto.
«Stai facendo di tutto per incolparti, Hilary» la riprese severamente l’altra, aggrottando le sopracciglia «I suoi genitori ti hanno mai chiesto spiegazioni? Hai mai sentito Sam chiederti il perché?»
«Sam è stato bravo. Non ha mai cercato di contattarmi per non farmi trovare da Ivan» rispose l’italiana mordendosi il labbro e distogliendo lo sguardo.
Hermione la soppesò con un’occhiata.
«Ma questo un po’ ti dispiace» dedusse.
«Certo che mi dispiace!» sbottò lei «Però ha fatto bene!»
«E secondo te come ha fatto Ivan a trovarti a due mesi dalla lotta?»
Hilary aprì la bocca per rispondere e si ritrovò a boccheggiare come un pesciolino fuori dalla sua piccola boccia di certezze.
«Non... Sam non l’avrebbe mai fatto, non... non mi avrebbe mai tradito...» mormorò in un’ultima debole difesa.
«Pensaci: tu lo abbandoni a subire delle torture – per Morgana, non sentirti in colpa e smettila di tremare! – non ti presenti al funerale della tua migliore amica che ha perso la vita per recuperare una cosa per te, vai in un altro Stato lasciandolo nelle mani di un professore pazzo e lui dovrebbe starsene zitto e fedele?» esclamò la riccia.
La ragazza abbassò di nuovo gli occhi e scosse piano la testa.
«Io non volevo che fosse torturato» bisbigliò alle proprie ginocchia.
«Lo so, ma non puoi pensare che tutto il mondo sia buono e caro (6)»
«Infatti non lo credo! Ho passato due anni con persone che ci insegnavano la malvagità in ogni cosa e non mi illudo che tutto sia perfetto. Ma pensavo che almeno i miei migliori amici fossero diversi»
«Magari non ha potuto fare altro che dirglielo» disse Hermione, cercando di risollevarle il morale.
«Magari...»
«Forse ha usato la Legilmanzia o il Veritaserum»
«Forse...»
«Probabilmente dovresti mandare a Sam un gufo chiedendogli spiegazioni»
«Probabil... e perché?! No, la posta viene intercettata e controllata e figurati se Ivan non è appostato per prendere ogni mia possibile lettera!» si risvegliò Hilary.
«Polvere Volante?»
«Certo, così mi trovo intrappolata alla scuola!»
«Materializzazione?»
«È come Hogwarts»
«Treno?»
«Hermione, in treno ci metto una vita, al massimo prenderei un aereo!» l’altra assunse un’espressione contrariata per la propria mancanza di arguzia in quella situazione «Ad ogni modo non ho alcuna intenzione di tornare in Italia e soprattutto in quella scuola!»
«Va bene, va bene... era solo un’idea!»
«Balorda»
«Sì, balorda, okay!» sbuffò la Caposcuola incrociando le braccia al petto.
L’italiana annuì soddisfatta e si mise a gambe incrociate fissando l’amica dritta negli occhi.
«Ora passiamo alle cose serie: Fred ha detto qualcosa? Perché era così... arrabbiato?» chiese incespicando sull’ultima parola.
«Devi capirlo, Hilary, gli hai fatto prendere un colpo! Era in Sala Comune ad aspettarti, deve essere entrato mentre tu eri in Biblioteca con Harry e Ron e poi ti ha visto svenuta e sorretta da un incantesimo di levitazione. E ha detto che non ti facevi sentire da ieri» le spiegò Hermione.
«Non che avessi voglia di parlare con qualcuno. Sinceramente mi sembrava di essere entrata in un incubo! Hai presente, il passato che torna eccetera eccetera» Hilary fece un gesto vago con la mano.
«Ma lui è il tuo ragazzo. È normale che voglia sapere cosa ti succede e cosa ti è successo»
La Grifondoro si morse il labbro inferiore.
«Quando riuscirò a parlarne glielo dirò, giuro!»
«Perché non adesso?» disse una voce proveniente dalla porta cui avevano dato le spalle per tutto il tempo.
Le due ragazze si girarono di scatto e videro, con sommo orrore l’una e con profonda irritazione l’altra, il giovane Fred Weasley che poggiava rigidamente la schiena sull’uscio.
«Da quanto tempo sei qui?» chiese Hilary flebile.
«Non si usa bussare?!» sbottò Hermione.
Incuranti di aver parlato contemporaneamente fissarono l’ospite che si avvicinava finché egli non fu davanti al letto che occupavano.
«Da quanto basta» rispose Fred guardando solo Hilary e non degnando Hermione nemmeno della risposta alla sua lecita domanda.
La Caposcuola assottigliò gli occhi.
«Perciò...»
«Perciò ho sentito tutto, esattamente» dichiarò secco.
«Suppongo di dover lasciare quella che è anche la mia camera» ci tenne a precisare «Spero di non vedere sangue al mio ritorno! Mettete tutto in ordine e non tirate le mie cose se dovete lanciarvi oggetti addosso!»
Scese velocemente dal materasso e, col naso all’aria e un sorriso nascosto, si diresse decisa verso la porta richiudendosela alle spalle e appoggiandosi contro di essa.
Spero tanto che facciano pace! Dopotutto se sa ogni cosa perché dovrebbe avercela con lei?! Sarebbe una cosa stupida dato che non ha fatto nulla!, pensò arricciando le labbra.
«COME SAREBBE A DIRE CHE NON VOLEVI DIRMELO?!»
La voce di Fred si sentiva distintamente anche attraverso la porta chiusa ed Hermione non si sarebbe stupita se fosse arrivata la professoressa McGranitt a capire chi diavolo stesse urlando così tanto.
«MI DISPIACE! MA NON POTEVO SAPERE CHE MI AVREBBE TROVATO, OKAY?!»
Avrebbero dato a Hilary il premio “Ugola d’oro” se continuava a quel modo.
«E SECONDO TE NON MI SAREI FATTO QUALCHE DOMANDA DOPO UN GIORNO E MEZZO CHE NON TI FACEVI SENTIRE?!»
Forse il premio l’avrebbero condiviso.
Hermione scosse la testa e cominciò a camminare verso le scale.
«TI AVREI SCRITTO QUESTA SERA, DOVEVI SOLO PORTARE UN PO’ DI PAZIENZA
Eppure quella ragazza avrebbe dovuto sapere che i capelli rossi erano simbolo di istinto allo stato puro. Tutti ne erano a conoscenza!
«SAI COM’E’, QUANDO C’E’ DI MEZZO LA MIA RAGAZZA NON STO TANTO A PERDERE TEMPO O AD ASPETTARE!»
Decisamente avrebbero dato loro un premio! Ma forse quello di “Scimmie Urlatrici” sarebbe stato più adatto.
«COSA CREDI, CHE TI ABBIA TRADITO?!»
Certo che anche Hilary non perdeva tempo e si dava da fare per tirare le badilate sui denti. Era risaputo che i Weasley dovessero essere presi con le pinze su certi argomenti.
«MALEDIZIONE NO! HO SENTITO QUELLO CHE HAI DETTO!»
Be’, forse i gemelli erano dei Weasley un po’ speciali.
La Caposcuola iniziò a scendere i gradini che conducevano in Sala Comune.
«E ALLORA COSA DIAVOLO VUOI DIRMI?!»
E forse Hilary Lair era più cocciuta di quanto si pensasse.
«CHE MI DISPIACE ESSERMENE ANDATO IN QUEL MODO PRIMA, PER MERLINO! E CHE TI AMO!»
Finalmente!, pensò Hermione con un sorriso da un orecchio all’altro mentre si fermava sugli scalini e si voltava verso il dormitorio femminile.
La risposta non era arrivata. La riccia si immaginava Hilary con la bocca spalancata per la sorpresa e gli occhi sgranati come se vedesse un fantasma. O più semplicemente era stato Fred a non lasciarle il tempo di rispondere. Avrebbe indagato più tardi. Oh, se avrebbe indagato!
Scese saltellando gli ultimi gradini e fece per fiondarsi verso le poltrone che occupava dal primo anno con Harry e Ron, ma quasi finì con la faccia a terra quando mancò l’ultimo scalino vedendo ciò che le si parava dinanzi.
Brown. Lavanda Brown. Colei che al sesto anno aveva avuto l’ardire di prendersi il primo bacio del suo Ron. Colei che l’aveva fatta piangere di rabbia, che aveva allontanato Ron dal suo fianco solo per poterlo sbaciucchiare. La Lavanda che persino Ronald aveva preso in giro solo l’ora prima mentre lei, Hermione, era tra le sue braccia.
E Ronald. Ronald Weasley. Il suo amato Ron. Che la voleva, che le aveva giurato di non sopportare più nemmeno la vista di quell’oca bionda. Che le aveva promesso di non lasciarla mai.
Loro due insieme. Che ridevano insieme. Lei ancora una volta appesa al suo braccio come la Piovra Gigante del Lago Nero.
Hermione si sentì montare dentro la rabbia del sesto anno. La rabbia che le aveva fatto creare tanti uccellini e che...
«Avis!Oppugno!» sibilò i due incantesimi e puntò la bacchetta contro Ron.
Gli uccellini si diressero cinguettando selvaggiamente verso la testa rossa che si ritrovò circondata, beccata e inseguita all’istante da quei famelici animaletti.
«Davvero ridicolo» esclamò la Caposcuola per farsi sentire dal diretto interessato che correva in tondo per la Sala Comune e subito dopo la ragazza imboccò l’ingresso e uscì nel corridoio richiudendo la Signora Grassa dietro di sé.
«Serataccia eh?» le chiesa il dipinto.
«Non me ne parli» ringhiò l’altra.
«Dove andate di bello, signorina? Tra poco scatta il coprifuoco»
«Io... voglio passeggiare. Resterò nei dintorni» la rassicurò Hermione procedendo verso il corridoio buio.
Aveva bisogno di sfogarsi e piuttosto si sarebbe fatta trovare dai fantasmi che sorvegliavano il Castello quando non era il turno dei Caposcuola. Magari avrebbe incontrato Nick-Quasi-Senza-Testa, poteva farci due chiacchiere.
Scosse la testa. L’unica persona che voleva incontrare era Ron, doveva dirsi la verità. Desiderava con tutta se stessa che il suo ragazzo lasciasse la compagnia della Brown e che si precipitasse da lei: desiderio più che lecito, ovviamente.
«Ma chi si crede di essere quella stupida oca?!» esplose rivolta al corridoio vuoto.
«Probabilmente una persona migliore di te» pronunciò una voce in una nicchia scura.
Fantastico, è la serata delle voci che ti sorprendono alle spalle... Merlino, che nervi!, pensò irata Hermione sguainando la bacchetta e voltandosi all’istante verso il suono.
«Chi è là?»
«Stai buona, Granger. Non voglio farti niente che tu non approveresti» sogghignò Blaise Zabini uscendo a passo sicuro dall’ombra.
«Idiota» frecció lei dandogli volutamente le spalle e tornando sui suoi passi verso la torre di Grifondoro.
«Non così in fretta Granger. Petrificus Totalus
«Protego!» preparata, Hermione si riparò con lo Scudo di magia senza nemmeno voltarsi verso l’avversario che digrignò i denti e allungò il passo per raggiungerla.
«Granger sei insopportabile! Voglio soltanto parlarti» sbottò contrariato.
«Lanciandomi incantesimi?» un sopracciglio della Caposcuola scattò verso l’alto.
«Tecnicamente è l’unico modo che avrei per farti fermare per più di cinque secondi» specificò il moro.
«Non hai qualcun altro da infastidire?! Mi è bastato l’incontro di prima! E comunque non sei riuscito a fermarmi, mi sembra»
«Ho un asso nella manica» ghignò il ragazzo prendendola per un polso e strattonandola, facendola così sbilanciare contro di sé e circondandole i fianchi con l’altro braccio.
«Zabini!» esclamò lei, collerica, appoggiandogli la mano libera sul petto per non rovinargli addosso.
Quando vide il ghigno aprirsi sulle labbra di Blaise, però, arrossì furiosamente e ritrasse le dita, come scottata.
«Piantala Zabini, non è divertente!»
«Oh, è un peccato perché io invece mi sto divertendo un mondo!» rispose lui stringendo la presa sul suo polso e sulla sua vita.
«Zabini, non è questo il momento di...»
«Allora dimmi quando sarà il momento giusto, Hermione, almeno così ti aiuterò a capire cosa ti stai perdendo dalla vita»
«Ho già tutto l’aiuto che mi serve, Zabini, quindi per cortesia, se vuoi lasciarmi!» replicò stizzita la Caposcuola, un velo di rossore sulle guance mentre tentava debolmente di dibattersi.
«E l’aiuto sarebbe Weasel?! Che Salazar ce ne scampi! Quello non è in grado nemmeno di capire cos’ha in mezzo alle gambe, figurati se...»
«Zabini!» esclamò scandalizzata Hermione «Ti proibisco di parlare di Ronald in questo modo!» ordinò brusca.
«Che cosa ho in cambio?» chiese malizioso il moro.
«La mia eterna gratitudine!» ribatté pratica la ragazza.
«E cosa me ne faccio della tua gratitudine?!» il Serpeverde era così sconcertato che per poco non lasciò la presa sul corpo della Granger.
«Significa che quando avrai bisogno di aiuto ti darò una mano» lo spirito Grifondoro aveva prevalso e la Caposcuola si dovette mordere la lingua più volte, maledicendosi per quell’uscita poco furba.
«Una mano, eh?» il ghigno di Blaise non le piaceva per niente «Se ti dicessi che proprio ora avrei bisogno di aiuto mi daresti una... mano?» e il tono era straordinariamente malizioso e seducente.
«Non... Zabini non... oh, Morgana, non intendevo in quello!» esclamò la giovane al colmo della disperazione.
«La prima parola è quella che conta, Granger, quindi mi devi dare una mano!» sghignazzò il ragazzo, abbassando lentamente le dita che poggiava sulla sua schiena.
Ma Hermione si divincolò forte e, non riuscendo a liberarsi da quella prigione di muscoli, allungò una mano dietro di sé e schiaffeggiò forte quella del moro che si incupì.
«Andiamo Granger, sei troppo pudica!»
«Troppo pudica? Troppo pudica?! Sei tu che sei abituato alle oche senza cervello che si lasciano mettere le mani dappertutto! Almeno io ho dei sani principi!» sbraitò lei.
«Ad esempio rimanere vergine fino al matrimonio?» la derise Blaise.
«Ad esempio non andare con il primo che passa!» urlò Hermione.
«Non sono il primo che passa, sono quello che hai baciato in modo parecchio appassionato...»
«Un mese fa! Un mese!» gli rispose a tono.
«Comunque mi hai baciato!»
«Devo sentirmi onorata del fatto che ti ricordi di un nostro bacio? Fantastico, se ti fa stare meglio e se ti fa scollare da me allora sì, sono onorata!» calcò sull’ultima parola con una tale ironia che, se non fosse stata una Grifondoro, Piton le avrebbe assegnato almeno cento punti.
«Non fare l’altezzosa con me, Granger!»
«Non sto facendo l’altezzosa! Sto solo dicendo quello che vuoi sentirti dire! Non sei abituato a questo modo, Zabini? Eh?! Tutti ai tuoi piedi, ogni persona deve fare quello che dici tu! Hai fatto così fin dall’inizio dell’anno con me, ma se credi di poter continuare a tormentarmi ti sbagli di grosso! Tu non sei niente! Io amo Ron, e questo non me lo potrai mai impedire! Potrai cercare di irretirmi e sedurmi ma non hai alcun potere su di me, né l’avrai mai! E dovresti smetterla di condurre una vita come quella che conduci dal quinto anno, come Malfoy! Voi due siete delle persone orribili, mettete le ragazze nella condizione di oggetti solo per poter soddisfare le vostre esigenze! Mi fate schifo! Vi disprezzo! Non siete nemmeno degni di abitare in una scuola rispettabile come Hogwarts! E io amo Ron, perciò stammi lontano e non provare mai più a seguirmi, prendermi di sorpresa e baciarmi, chiaro?!»
Hermione era fuori di sé: i capelli ricci le danzavano attorno alla testa e la facevano assomigliare a una banshee inferocita, le mani che si agitavano e gesticolavano seguendo ogni parola che la sua bocca sputava con rabbia. Era riuscita a sciogliere la stretta di Blaise e si era allontanata di un passo ma il dito era continuamente puntato contro il petto del Serpeverde.
Quando finì di urlare, nel corridoio cadde il silenzio.
Blaise aprì la bocca per ribattere ma all’improvviso sentirono dei passi venire verso di loro.
«Oddio! Mi hanno sentita!» squittì Hermione, sgonfiandosi di botto e premendosi sulla parete «Sarò espulsa, lo so! È scattato il coprifuoco e non sono nella Sala Comune! Oh Merlino e Morgana aiutatemi!»
«Salazar, Granger, vuoi stare un po’ zitta?!» sbuffò il Serpeverde tappandole la bocca e il naso, tanto era grande la mano, e facendole battere la schiena contro il muro per l’impulsività del gesto.
«Mpfff!» la Caposcuola si dibatté cercando di sottrarsi alla sua presa che la stava soffocando.
«Zitta!» ribadì il moro «Se è la McGranitt espelle te e uccide me, quindi non ci tengo proprio a farmi scoprire!»
Blaise perse ancora un attimo di tempo approfittandone per stringersela addosso, poi le prese il braccio appena sopra il gomito e cominciò a camminare lungo il corridoio.
«Zabini, dove stiamo andando? La torre di Grifondoro è dall’altra parte!» protestò sibilando Hermione, cercando di puntare i piedi, ma ovviamente il ragazzo era più forte e la trascinò via senza neppure sforzarsi di sembrare affaticato.
«Non sei appena fuggita dalla tua tana?» le chiese divertito nascondendo un ghigno.
«Non... Zabini, la mia vita privata non è affar tuo!» replicò imbarazzata.
«Invece sì»
«Invece no»
«Sì»
«No»
«Sì»
«No!»
«Sì!»
«Oh, per Godric! No!»
«Salazar, Granger, non nominare quello stupido fondatore! Comunque sì!»
«E tu non nominare il tuo razzista fondatore! In ogni caso sì!» esclamò la Caposcuola sperando che il vecchio trucco funzionasse.
«Perfetto! Allora vieni con me, che aspetti?» ghignò il bel moro continuando imperterrito a camminare.
Hermione boccheggiò irritata per poi iniziare a maledirlo in lingua Troll e affini.
«Come sei fine, Granger!» il giovane rise apertamente e il borbottio nemmeno troppo soffuso alle sue spalle si dissolse nel nulla.
Blaise non si disturbò a girarsi per vedere la sua espressione: aveva il sospetto che avrebbe potuto tranquillamente guardare negli occhi un Basilisco piuttosto che la Grifondoro.
I passi dietro di loro continuavano ad avvicinarsi e, ad un certo punto, la ragazza si spazientì.
«Se fossi tornata indietro sarei già arrivata alla torre sana e salva!» lo accusò.
«Certo, peccato che chi stava arrivando proveniva proprio dalla tua cara torre» ribatté il moro con tono ovvio, poi si morse la lingua «Cioè...»
«Ma la McGranitt non era in Sala Comune» lo interruppe Hermione fermandosi di botto in mezzo al corridoio e facendo bloccare anche Blaise che per il contraccolpo rischiò di cadere all’indietro, addosso alla giovane.
«Granger!» esclamò lui esasperato «Sebbene sia il mio sogno erotico ricorrente quello di averti sotto di me, la mia aspirazione è alquanto maggiore di un corridoio spoglio con gente che si avvicina!»
La mente di Hermione aveva smesso di lavorare fermandosi a metà della frase e lo stomaco le si era stretto in una morsa quasi sconosciuta.
Sogno... erotico... oddio, non può fare sul serio, giusto? Non farà certi sogni su di me, spero! Non per davvero!, pensò rifiutandosi di credere alle sue parole e tentando di nascondere il rossore che le stava imporporando il viso.
«Zabini! Decisamente non è il mio sogno fare l’amore con qualcuno come te, perciò...» prese a parlare, convinta dei suoi pensieri, finché la voce non le morì in gola.
Il giovane Serpeverde dagli occhi come il mare in tempesta le si era avvicinato molto più di quanto il decoro e le distante ritenute ideali tra due persone con la loro conoscenza reciproca permettessero. Il suo sguardo si era fatto profondo, forse aveva intenzione di scavare nella sua anima e nella sua mente senza usare la Legilmanzia.
La fissava. La fissava intensamente. Hermione non era abituata ad essere fissata in quel modo. Sembrava che la stesse spogliando con gli occhi. E non solo dei vestiti, ma dell’intera pelle. Era come se volesse vedere direttamente dentro di lei, nella sua anima, nella sua testa... nel suo cuore! Che ora batteva furiosamente, scalpitava contro il suo petto, desideroso di uscire. Di volare via, attirato come una calamita da quegli occhi cobalto.
«Zabini...»
«Blaise» la corresse lui dolcemente, la voce roca e lo sguardo che ora le sfiorava le labbra.
Istintivamente lei lasciò che i denti affondassero in quello inferiore e cercò di togliersi dalla mente il ricordo dei suoi baci.
«Va bene... Blaise» gli concesse «Non... non dovevamo non farci trovare?» sussurrò.
Il ragazzo socchiuse la bocca per rispondere, poi spostò gli occhi dai suoi a un punto sopra la sua spalla.
Hermione, immersa nella contemplazione dello sparato della camicia bianca della Serpe, non vide le sue labbra distendersi in un sorrisetto compiaciuto per poi riprendere a osservarla.
«Certamente. Vieni con me» mormorò in risposta e la prese per mano riprendendo a camminare più lentamente di prima.
Sapeva esattamente dove l’avrebbe condotta quella sera. E niente l’avrebbe potuto fermare. Non che il suo piano e la sua pozione potessero essere intralciati da qualcuno o da qualcosa: aveva pensato a tutto. Certo, non pensava che quell’ochetta bionda avrebbe agito subito; credeva gli avrebbe dato il tempo per sistemare le cose a dovere. Vedere la sua faccia che sbucava dall’angolo del corridoio l’aveva turbato dapprima, perché pensava di non riuscire a evitare che anche la Granger la vedesse. Ma era rimasto soddisfatto dell’effetto immediato del suo piano e comunque non cambiava nulla. Lui era un esperto nel girare le situazioni a suo vantaggio e quella volta non era stato da meno.
Ora l’unica cosa da fare era permettere alla Granger di vedere senza farle scoprire la trappola tesa per lei.
Perciò quando i passi della Brown e del cretino rimbombarono dietro l’angolo che avevano appena svoltato, Blaise trasse a sé la Grifondoro e si nascose con lei all’ombra di una nicchia oscura. Lei sussultò ma non disse nulla, imbarazzata.
Il Serpeverde poteva sentire battere il suo cuore contro il proprio petto e l’unica cosa a cui pensò fu che non vedeva l’ora di poterlo sentire sulle labbra e sulla pelle nuda.
Rimasero immobili, l’uno addosso all’altra. Il moro le aveva fatto appoggiare la schiena contro il muro e il suo corpo era una barriera per il mondo esterno. Era la sua campana di vetro.
Hermione non apriva bocca. Non avrebbe avuto niente da dire. Per la prima volta in vita sua, Hermione Granger aveva perso il dono della parola. Se in quel momento ci fosse stato Piton avrebbe lodato Salazar in tutte le lingue che conosceva.
Blaise, invece, aspettava il momento giusto, quello in cui si sarebbe casualmente spostato per lasciare intravedere alla Caposcuola il teatrino preparato apposta per lei. Sperava che la Brown dicesse con precisione le frasi che avevano concordato. Difatti...
«Tesoruccio mio, non sai quanto mi sei mancato!» la vocetta acuta di Lavanda echeggiò fastidiosamente nel vuoto.
«Anche tu mi sei mancata, Lavanda!»
Hermione si aggrappò istintivamente al braccio che Blaise aveva messo accanto al suo fianco. Il cuore smise per un attimo di battere poi riprese più forte di prima. E gli occhi si socchiusero in una muta ricerca di comprensione.
«Oh, amore mio! Come hai potuto lasciarmi per quella insulsa verginella?» piagnucolò la bionda.
La presa sulla manica del Serpeverde si fece più forte, la tentazione di impugnare la bacchetta era incontrollabile. E gli occhi pungevano di lacrime trattenute.
«È stato un errore tremendo, mia dolce Lavanda, ti chiedo di perdonarmi!»
L’espressione di Zabini era un omaggio al più grande attore teatrale: perfettamente perplesso, meravigliosamente indignato, particolarmente consolatorio. E gli occhi ridevano di nascosto.
«Prometti che mi amerai per sempre? E che lascerai quella stupida? Oppure puoi anche stare con lei, ma non le darai nulla, darai tutto solamente a me! Perché tu sei mio!»
Blaise riuscì con difficoltà ad evitare una smorfia di disgusto e sostenne il corpo di Hermione che, dopo quell’ultima dimostrazione di slealtà, si stava lasciando scivolare contro il muro verso il pavimento di pietra. E gli occhi di lui erano brillanti di soddisfazione.
«Ma certo Lavanda. Non ho nessuna intenzione di fare qualcosa con Hermione! È così fredda! E tu sei molto più sensuale e bella e dolce e simpatica e... e... be’ sei fantastica!» rispose la voce strascicata di Ron.
Una stilettata. Dritta al cuore. Hermione cedette e le sue gambe non la ressero più. Cadde tra le braccia di Blaise, pronto ad afferrarla. E gli occhi di lei erano uno specchio di dolore.
Se avesse ascoltato con maggior attenzione, se non fosse stata così emotivamente immersa nella situazione, si sarebbe accorta dello strano tono con cui Ron aveva parlato. Ma non si è mai obiettivi e ragionevoli nell’amore. Esso è, per definizione, irragionevole.
«Oh Ron-Ron!» la Brown diede in un gridolino di gioia e i due ragazzi nascosti sentirono solo il risucchio di un bacio appassionato.
La Caposcuola serrò gli occhi disgustata e ferita: non era sicura di riuscire a non vomitare a quel suono. La mano di Blaise si posò sul suo stomaco ma la riccia ne sentì appena il calore.
«Lav-Lav, qui nel corridoio potrebbero vederci tutti! Andiamo in quell’aula» decise Ronald tra un bacio e l’altro.
Quelle labbra. Quelle labbra hanno baciato me! Quelle labbra bugiarde! Mi hanno mentito mentre mi baciavano! Mi hanno mentito mentre mi parlavano! E se lui che mi amava mi ha mentito in questo modo, chi può dirmi la verità?, pensò Hermione appoggiando inconsciamente la fronte sul petto del moro.
«Hermione» la richiamò lui «Stai bene?»
Lei alzò la testa e riaprì lentamente gli occhi.
«Voi uomini siete bravi a mentire a tutti. Anche a voi stessi» mormorò a fior di labbra.
Poi gli guardò la bocca. Sorrise e scosse la testa per l’assurdità di quel pensiero.
«Ti scoccia riaccompagnarmi alla torre, Blaise?» parlò infine, titubante.
Il moro sgranò gli occhi. Non doveva essere questa la sua richiesta! Doveva pregarlo di farle dimenticare Weasel e lui l’avrebbe accontentata più che volentieri! A modo suo, ovviamente. Ma non voleva accompagnarla in torre, oh no! Voleva portarla nella Stanza delle Necessità. Non poteva andare in bianco anche quella sera, per Salazar!
«Sei sicura di voler andare nella Comune? Insomma, non ti ricorderebbe troppo Weasley?» tentò di rimediare.
«Ti prego di non pronunciare quel nome, Blaise» replicò lei, perentoria «Comunque non mi importa, non dormo nella sua stanza. E c’è Hilary che mi aspetta...» si bloccò ricordandosi di Fred.
Spero per lui che non sia un cretino come il fratello, perché se fa soffrire Hilary lo faccio fuori! Però se vogliono passare la notte insieme io non posso stare in camera, se no addio privacy, rifletté. Sollevò lo sguardo sul Serpeverde e si chiese cosa avesse in mente.
«Hai proposte?» si risolse a chiedergli.
Ormai non aveva più nulla da perdere.
«Be’... una sì. Insomma potremmo andare nella Stanza delle Necessità. Ti faccio compagnia se vuoi» rispose lui entusiasta e già speranzoso di completare l’opera.
«Va bene» concesse la riccia e uscì dalla nicchia per incamminarsi verso il quadro di Barnaba il Babbeo.
Per poco Blaise si mise a saltellare, elettrizzato dalla risposta della Granger, ma riuscì a recuperare gli ultimi brandelli dell’educazione di Purosangue all’ultimo momento e si ricompose. La seguì per le scale fino al settimo piano e si offrì di passare tre volte davanti alla parete per cercarle un rifugio confortevole – Le mie braccia, ovviamente, pensò con un mezzo sorriso.
Hermione lo lasciò fare poi si accostò alla porta di legno pesante apparsa nel muro; la socchiuse e una lama di luce si stagliò sul pavimento della Stanza. Senza perdere tempo a guardare cosa aveva evocato il Serpeverde, la riccia si girò verso di lui e gli sorrise spontanea.
«Grazie, Blaise. Non so che avrei fatto se non ci fossi stato tu, stasera» gli si avvicinò e gli depose un bacio leggero sulla guancia, poco più a destra delle labbra «Buonanotte, Blaise»
Sorrise di nuovo e sparì nella Stanza delle Necessità senza lasciare al ragazzo nemmeno il tempo per capire che era stato educatamente congedato.
Quando si rese conto che la Granger aveva osato abbandonarlo nel corridoio invece di lasciarlo entrare per farle compagnia come le aveva detto, si sentì a dir poco oltraggiato. E la porta stava svanendo a poco a poco.
«L’ha chiusa a chiave, la maledetta!» esclamò offeso.
Poi sospirò, deluso, e volse le spalle alla parete ormai vuota riprendendo a camminare e sparendo dietro un arazzo protettore di un passaggio segreto per i sotterranei.
«Ti avrò, Granger! Giuro che ti avrò!» borbottò al silenzio che lo circondava.
Poi sulle labbra gli comparve un sorriso, il sorriso divenne ghigno, e il ghigno divenne risata.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
SPAZIETTO AUTRICE
 
(1)   Citazione presa dal libro di Alberto Manguel, Todos los hombres son mentirosos, studiato per l’esame di spagnolo. Traduzione:
L’amore è quella stupida certezza con la quale la nostra fantasia crea un fantasma verosimile [...]che entra nella persona solida, in carne ed ossa, che abbiamo davanti, abitando dentro di essa, e noi ci facciamo guardare da lei attraverso i suoi occhi (del fantasma), facendole muovere le mani come più piace a noi.
Credo che l’ultima parte del capitolo sia illuminante. Hermione sente Ron fare una dichiarazione d’amore in piena regola (più o meno) a Lavanda perciò pensa che abbia mentito a lei. E sta male, ovviamente! L’amore, nel suo caso, forse (e attenzione a questo forse!) le ha fatto credere che Ron fosse l’uomo ideale ma è stata ingannata.
(2)   Giulia Manfredi: Giulia è un’italiana pura come notate da nome e cognome. Come vedete non sono pazza mettendo nomi inglesi in una scuola italiana perché la Scuola di Magia di Firenze è internazionale quindi accoglie studenti italiani e stranieri che vogliono (o sono costretti dalla necessità, come Hilary e alcuni altri) studiare la Magia avanzata e Oscura, oltre ai professori stranieri che vi insegnano.
(3)   Omaggio alla voce del doppiatore di Jason Isaacs, colui che interpreta egregiamente Lucius Malfoy: immaginate esattamente la stessa cadenza per pronunciare quella frase. (Io adoro la sua voce melliflua XD )
(4)   Dal film “Big fish – Storia di una vita incredibile” di Tim Burton. Il riferimento è alla strega dall’occhio di vetro nel quale si vede come si morirà. Ovviamente lo specchio è un po’ diverso: esso dà la visione della morte che sarà prossima, è una specie di predizione ma non puoi fare in tempo ad accorgertene e quindi ad evitare la causa che sei già morto. Se ti vedi riflesso nello specchio vedi la tua morte. E se lo guardi muori. Le due cose sono concatenate, non saprei come spiegarmi in modo migliore, perdonatemi.
(5)   Ricordate Hagrid al secondo anno quando Ron tenta di scagliare il Mangia Lumache su Draco ma la bacchetta rotta glielo rispedisce indietro? Ciò che dice nel film è questo!
(6)   Omaggio alla grande Jane Austen di “Orgoglio e pregiudizio”. Ora non ricordo se lo dice anche nel libro ma nel film del 2006 Elisabeth (Keira Knightley) dice a Jean di non illudersi nel giudicare buona la sorella del signor Bingley e dice “Ai tuoi occhi tutto il mondo è buono e caro!”
 
Spero di cuore che vi sia piaciuto! Un bacio!
AnnaWriter

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


 Ben trovati! (Finalmente, direte voi!)
So di essere in un ritardo tremendo e per questo vi chiedo perdono, ma nel frattempo ho anche scritto una one-shot su Fred e George “La felicità è reale solo se condivisa” (pubblicata ora anche su efp, nel caso qualcuno abbia voglia di leggerla) per partecipare a un contest (ma ovviamente non l’ho finita in tempo: avrete notato che sono perennemente in ritardo, così come nella vita L) e perciò non mi sono concentrata su “Amori e inganni” (e l’ispirazione vagava altrove perché non sapevo come descrivere questo benedetto Ballo di Halloween!).
Volevo finire il capitolo entro Halloween, per farvi rimanere in tema, ma ora ve lo posto come regalo anticipato di Natale! E dato che io vi ho fatto questo immenso regalo (^.^) e che a Natale bisogna essere tutti più buoni, voi abbiate la bontà di non linciarmi per il ritardo!
Ma ora vi lascio alla lettura! L’inizio di questo capitolo è ambientato il 30 ottobre, quindi c’è un lasso temporale di diversi giorni dal precedente capitolo (diciassette giorni per essere precisi, perché l’altro era ambientato, vi ricordo, la sera/notte del 13 ottobre). La tradizionale festa di Halloween della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts sta per compiersi.
 
 
 
 
 
IX CAPITOLO
 
«Hilary!»
La soave voce della Caposcuola più irreprensibile che Hogwarts avesse visto dopo Percy Weasley risuonò nelle orecchie di tutti i Grifondoro presenti in Sala Comune.
Hilary Lair era comodamente seduta sul divano davanti al camino acceso e stava accarezzando distrattamente i capelli rossi di Fred che, sdraiato, aveva abbandonato la testa sulle sue gambe.
Il ragazzo socchiuse le palpebre corrugando le sopracciglia.
«Ti prego, dimmi che non sta chiamando te» supplicò.
«Non ci sono altre Hilary a Grifondoro, Fred» sorrise lei intrecciando le dita tra i suoi capelli e posandogli la destra sul petto.
«Ma tu ora sei impegnata!» protestò aprendo gli occhi e fissandola mentre le sue dita correvano leggere e seducenti lungo il braccio della ragazza.
Hilary rise stringendogli la maglietta nel pugno e tirandogli delicatamente i capelli.
«Sarà in ansia per il vestito, l’hai vista ieri sera, no?»
«Ho capito, ma è uno stupido ballo e lei è Hermione Granger!» esclamò lui come se questo risolvesse la questione.
«E con questo?! Hermione è una ragazza e ti sarei grata se non facessi lo stesso errore di Ron nel giudicarla, Fred» rispose riducendo ad un bisbiglio l’ultima frase.
Fred girò lo sguardo verso l’angolo più lontano della Sala Comune e scosse la testa.
«Non paragonarmi a quell’essere, per favore. Ne va del mio amor proprio, della mia sanità mentale e anche della mia autostima» borbottò vedendo Ronald incollato alla faccia di Lavanda.
«Non le ha nemmeno dato delle motivazioni... Ed Hermione non l’ha ancora degnato di una sillaba. Solo la vendetta, almeno così mi ha detto» disse in tono deluso l’italiana scuotendo il capo, poi riprese «In ogni caso siete fratelli, dovete avere per forza qualcosa in comune. E spero non sia la stronzaggine!»
Il gemello la guardò come se avesse detto un’orribile bestemmia.
«La teoria mia e di George è che sia stato adottato. Nel pacchetto con Percy, per essere precisi. E ne siamo sempre più convinti ogni giorno che passa!» precisò compito, facendola ridere di gusto.
«HILARY!» tuonò la voce di Hermione dalla cima delle scale che portavano al dormitorio femminile.
Fred incrociò le braccia al petto e si imbronciò, non dando alcun segno di volersi muovere dalla sua posizione.
«Fred...non costringermi a ricattarti o torturarti» ridacchiò la giovane «Alzati, cerco di tornare subito» gli propose.
«Subito sarebbe subito, cioè il tempo di alzarti e poi sederti di nuovo. Perché perdere del tempo prezioso?» disse lui furbescamente, voltandosi con tutto il corpo verso di lei e nascondendo il volto contro il suo ventre, circondandole i fianchi con il braccio sinistro.
Intrappolata in quell’abbraccio, Hilary non poté fare a meno di pensare che il suo ragazzo fosse dolcissimo quando si comportava in quel modo. Bello e dolcissimo. Aveva difetti? Oh be’, l’origliare prima di tutto, ma gli aveva dato una bella strigliata quando il giorno prima l’aveva trovato fuori dalla finestra della sua camera mentre svolazzava allegramente sulla scopa spiando il lavoro che stava facendo con il vestito della Caposcuola.
E l’italiana si era già chiesta a più riprese come poteva la signora Weasley sopportare da anni le bravate che i gemelli mettevano in atto: lei li conosceva da nemmeno due mesi e già era esasperata. Non conosceva ancora la mamma di Fred ma sapeva per certo che fosse una santa!
Bello, dolcissimo e matto da legare. Aveva trovato la definizione per Fred.
Anche se persino in quel momento non capiva come stavano ancora insieme: quando quella sera terribile, dopo che si era sfogata con Hermione, l’aveva visto sulla soglia della stanza le era venuto un colpo. Aveva pensato che fosse lì per troncare la loro brevissima storia ma lui l’aveva stupita alquanto, perché quel “ti amo” l’aveva presa in contropiede, e la frase che voleva dire per poter avere l’ultima parola le era morta in gola. Aveva del sano orgoglio anche lei e avrebbe fatto di tutto per uscirne a testa alta, ma non era riuscita a rispondere. Era troppo presto! Due settimane erano poche, anche se dentro di sé si era già chiesta se quello che provava fosse amore. Lei credeva ai colpi di fulmine ma anche in quel momento, dopo più di un mese che stavano insieme, ancora non riusciva, non se la sentiva di dirgli quelle due paroline magiche.
Gli accarezzò i capelli e l’abbraccio si strinse maggiormente.
«Non scappo» gli sussurrò dolce.
«Se non torni entro dieci minuti vengo a prenderti e ti riporto qui di peso» il tono era vagamente minaccioso ma lo sentì sorridere attraverso la maglia.
«Va bene, padrone» rispose divertita.
Il braccio che la tratteneva scivolò lento sui suoi fianchi e un brivido caldo le percorse la schiena. Il ragazzo si sollevò facendo forza sulla mano che non era su di lei e poi si chinò verso il suo viso, appoggiando le labbra morbide sulle sue e spingendo la lingua per separargliele. Hilary socchiuse la bocca e lasciò la propria lingua libera di incontrare e giocare con la sua. La mano di Fred percorse, da sopra la maglia, il suo fianco destro arrivando sotto il seno per poi spostarsi lentamente sulla schiena, e Hilary sentì nuovamente l’ormai famigliare brivido che seguiva i movimenti del giovane.
«Fred» sospirò mentre i denti del gemello si chiudevano delicatamente sul suo labbro inferiore per mordicchiarglielo.
«Shh... non parlare, Hilary» mormorò lui roco, scostandosi dalla sua bocca per poter scivolare con le labbra lungo la linea della mandibola e finire sul suo collo, mentre la mano sinistra si infilava abilmente sotto la maglia e l’accarezzava leggera come il tocco di un respiro.
«Fred» riprovò la ragazza, ma le dita, disobbedienti, erano già intrecciate ai capelli del mago e lo incitavano a continuare quella tortura che le stringeva piacevolmente lo stomaco.
Il rosso le fece scivolare la bocca sulla pelle fino a raggiungere la vena che pulsava veloce e prese a succhiare e mordere piano. Hilary gemette debolmente e abbandonò la testa all’indietro per offrirgli maggiore spazio, appoggiandosi alla spalliera del divano.
All’improvviso Fred sentì una presenza estranea alla propria destra e aprì gli occhi lucidi di eccitazione, voltandoli verso lo scocciatore senza staccare le labbra dalla gola della fidanzata. Quando però incontrò lo sguardo malizioso e un poco indispettito di Hermione, la sua espressione mutò in malandrina e, dato un ultimo bacio sul collo e sulle labbra della ragazza, fece leva sul braccio per potersi mettere composto; ma la mano sinistra rimase al suo posto, intrufolata sotto la maglia di lei, accarezzandole languidamente la schiena.
Hilary, sentendo che la testa del giovane si allontanava da lei, socchiuse le palpebre e fissò il suo viso per poi vedere con la coda dell’occhio una figura nota. Sgranò gli occhi e divenne rosso fuoco riconoscendo la Caposcuola.
«Sono dieci minuti che ti chiamo e tu sei qui a divertirti, eh?» cominciò la riccia cercando di fingere di rimproverarla mentre le labbra erano distese in un sorriso divertito.
L’italiana cominciò a balbettare confusa e si voltò verso Fred, sentendo le sue dita sulla pelle nuda e implorandolo con lo sguardo di smetterla.
«Io... io lo dicevo che... che dovevo andare! Ma lui...» balbettò tentando di imbastire qualche spiegazione, ma la mano sinistra del gemello percorse metà della sua spina dorsale, provocandole la pelle d’oca e distraendola dal discorso.
«Non ti ho costretto a restare, mi sembra» sorrise lui, furbo, con gli occhi luccicanti di malizia.
Hilary aprì la bocca per protestare ma la richiuse subito, ammettendo solo a se stessa che lui aveva in parte ragione: non aveva detto niente, certo, ma solo perché lui aveva agito subito! E si sa che le azioni...
«Va bene, va bene! Herm, arrivo subito» risolse imbronciata.
Per un secondo lo sguardo le si illuminò di divertimento e prese una decisione. Oh, lui gliel’avrebbe fatta pagare, ma dopotutto il gioco valeva la candela.
Si voltò sorridente verso il suo ragazzo e avvicinò lentamente il viso al suo, come a voler pregustare un bacio appassionato. Vide Fred chiudere gli occhi quando ormai le loro bocche erano vicinissime e all’ultimo momento deviò il percorso, posando le labbra al centro della sua guancia per un bacio fugace; si alzò subito dopo e indietreggiò velocemente per andare fuori dalla portata delle sue mani che si erano già allungate per riacciuffarla.
«Non vale!» si lamentò lui, assottigliando gli occhi.
«Certo che vale!» rispose lei divertita.
Hermione scoppiò a ridere e prese l’amica sotto braccio.
«Te la riporto tra qualche minuto»
«Vuoi dire tra qualche ora!» ridacchiò Hilary prendendolo in giro.
Il rosso sbuffò e poi sorrise.
«Fate in fretta» concesse.
Hermione prese la mano di Hilary e, lanciando un’occhiata di disgusto e rimpianto all’angolo dove stavano Ron e Lavanda, corse su per le scale del dormitorio femminile, superando i gradini a due a due, con l’amica alle spalle che la malediceva ogni volta che rischiava di cadere – e ciò equivaleva ad ogni passo.
Arrivate in camera, la Caposcuola le lasciò la mano e chiuse a chiave la porta dietro di sé per catapultarsi verso l’armadio il secondo dopo.
«Mi puoi spiegare che succede?!» esclamò l’italiana, ancora affannata per quella corsa folle e letale, mentre la riccia lanciava in aria i vestiti, sommergendo il pavimento di pietra intorno a sé.
«Non c’è più, capisci? Non c’è più! Prima volevo provarlo e l’ho cercato ovunque ma è scomparso!»
«Parli del tuo cervello? Spiacente è da un po’ che non lo vedo» ribatté seria Hilary, pronta a chiamare il San Mungo.
Hermione si voltò e le dedicò uno sguardo truce.
«Molto spiritosa! Parlo del vestito! Il mio vestito per il ballo di domani sera! Non c’è più!» e, disperata, si rituffò nell’armadio.
«Secondo me dovresti prima recuperare il tuo cervello e la tua memoria» rispose Hilary dopo qualche secondo, incredula «Poi potresti ricordare che ti avevo detto che l’avrei preso io per metterlo in un posto sicuro. Avevo ragione visto come hai disfatto l’armadio: se l’abito fosse stato nascosto lì dentro l’avresti già strappato!» la rimproverò.
«Ma non è vero!» protestò la Caposcuola per poi bloccarsi colpevole vedendo finalmente il disastro che aveva combinato.
Lo spazio intorno ai suoi piedi era letteralmente coperto di vestiti e, notando di avere ancor in mano un paio di jeans tutti stropicciati, si affrettò a ripiegarli per metterli al loro posto. Un breve movimento della bacchetta portò la camera all’ordine originario e la ragazza assunse l’espressione più innocente del suo repertorio.
Con un sospiro mezzo divertito e mezzo esasperato Hilary andò verso il proprio guardaroba e aprì la seconda anta contro il muro che dava accesso al doppio fondo che aveva creato magicamente all’inizio della scuola(1): appeso, ordinatamente e senza una piega, Hermione vide l’abito che l’amica, improvvisatasi stilista, le aveva creato pochi giorni prima.
La Caposcuola lo prese con delicatezza e lo dispose sul letto.
«Dici che mi va ancora bene?» chiese con ansia.
«Se non sei incinta sì. E anche in quel caso il bambino dovrebbe avere una crescita parecchio rapida dato che l’hai provato soltanto ieri sera!»
«Hai ragione... ma oggi ho mangiato tanto!» si giustificò.
«Hermione, le ultime modifiche le faremo domani, prima della festa. È inutile che le facciamo ora, perché poi vorrai cambiare di nuovo tutto!» le rispose ragionevole.
«Hai ragione» ripeté la riccia facendole tirare un sospiro di sollievo «È che sono un po’ nervosa»
L’espressione di Hilary era più eloquente di qualsiasi parola.
«Va bene, magari un po’ tanto nervosa. Ma tu come staresti al mio posto?!»
«Starei tranquilla. Dopotutto tu hai ragione e lui torto, e la vendetta è un piatto che va gustato freddo» dichiarò l’italiana con un mezzo ghigno.
«A volte mi dimentico che puoi essere particolarmente sadica» sorrise la Caposcuola e Hilary scoppiò a ridere.
«No, sono solo incline a creare le conseguenze per le azioni che non mi sono piaciute, diciamo»
«Be’, spero che il tuo metodo funzioni»
«Oh, funzionerà, non ti preoccupare. E se non cadrà ai tuoi piedi domani sera, non ci vorrà poi molto» le assicurò la Grifondoro con un sorriso molto Serpeverde.
 
*********
 
La Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts accoglieva tradizionalmente il Ballo di Halloween, riservato agli studenti dal quinto anno in avanti(2), la sera del trentun ottobre. Ma quell’anno l’organizzazione presentava una variante.
I Caposcuola avevano deciso quasi di comune accordo il tema di quella Festa ma l’autorità di Hermione Granger era grande. La sua proposta – suggerita dalla sua innocentissima nuova amica e accompagnata dallo sguardo di fuoco di Draco Malfoy – era che gli studenti creassero da sé, o aiutandosi tra loro, i costumi e le maschere per il Ballo e che, se qualcuno non fosse sottostato a quella semplice regola, sarebbe rimasto fuori dalla Sala Grande addobbata per l’occasione.
Facile e conciso. Ovviamente nessuno si sarebbe sognato di contraddirla o ingannarla, non dopo lo spiacevole episodio di Marietta Edgecombe al quinto anno della Caposcuola, perciò si erano dati tutti da fare.
Quando, quel venerdì pomeriggio, i Caposcuola e i Prefetti della quattro Case, con gli aiutanti che ognuno aveva scelto, si riunirono per mettere a punto gli ultimi dettagli delle decorazioni, la tensione serpeggiava nell’aria. Ognuno era uscito da una Sala Comune piena di nastri, pizzi e merletti, ragazze che urlavano per ultimare le modifiche agli abiti e ragazzi accomodati sui divanetti e poltrone che cercavano di finire in santa pace una partita a Scacchi Magici o Gobbiglie prima di vestirsi tranquillamente con i completi creati dalle compagne di Casa.
Ronald Weasley non si era presentato all’incontro e non sarebbe mancato a nessuno. Nelle ultime due settimane e mezzo i suoi doveri di Caposcuola erano stati consegnati a Hilary Lair in veste non ufficiale, in quanto una convivenza durante le ronde tra i due vecchi Caposcuola Grifondoro sarebbe stata alquanto problematica oltre che silenziosa.
Draco Malfoy lanciò un’occhiata in tralice alla ormai non più nuova presenza rosso oro nella Scuola, che se ne stava seduta accanto a Hermione parlandole fitto fitto. Poi spostò lo sguardo sugli altri giovani che chiacchieravano tra loro e sulla Sala ancora quasi del tutto spoglia, finché non incontrò gli occhi blu del suo migliore amico.
«Che vuoi?» sbottò.
«Non sei ancora riuscito nemmeno a parlarle, vero?» ghignò Blaise Zabini dall’alto del suo metro e ottanta, non ritenendo necessario inserire l’oggetto di conversazione.
«Oh, zitto tu!» rispose infastidito il biondo voltandogli le spalle e tenendo risolutamente lo sguardo lontano dalla figura di Hilary.
«Almeno io rivolgo la parola a Hermione, tu non riesci ad avvicinarti alla Lair senza rischiare di finire Schiantato o di farla piangere» disse il moro continuando a sghignazzare compiaciuto.
«Se parli ancora di quella storia sarò io a Schiantare te fino a farti implorare pietà, posso assicurartelo. E comunque non sei arrivato al dunque neanche tu, perciò taci Zabini, non mi scocciare»
«Ti sei svegliato con la luna storta? È tutto il giorno che sei intrattabile!» replicò Blaise, cambiando il tono di voce per tornare ad essere l’amico e non l’avversario nelle sfide.
«Non ho preparato il vestito che la tua cara Mezzosangue ha detto di farci da noi! Maledizione a lei, non sono un dannato stilista! Sono gli altri che fanno le cose per me!» esplose Draco.
«Non hai ancora l’abito?! Ma se avevi bisogno di aiuto potevi chiedere a Daphne, o Pansy! A chi credi che l’abbia fatto fare io?»
«Credevo che la Granger si fosse resa disponibile a prenderti le misure» ghignò il biondo.
«Credimi, non sarebbe qui e non ci sarei nemmeno io. Sarebbe troppo impegnata a prendermi le misure ancora una volta» obiettò Blaise con una certa ovvietà, ricevendo uno sguardo derisorio dall’amico.
«Certo, come no»
«Ne dubiti, forse? Ogni ragazza che è stata con me è uscita dal mio letto parecchio soddisfatta, più di quanto non fossero quelle che uscivano dal tuo!» frecciò malizioso.
«Non credo che tu abbia guardato bene le loro espressioni» si difese l’altro a spada tratta.
Continuarono a battibeccare sull’argomento finché Hermione attirò l’attenzione di tutti alzandosi in piedi e facendo un passo al centro del gruppo.
«Bene, eccoci qua. Dobbiamo decorare la Sala Grande e mi aspetto un aiuto da tutti voi. Avevamo deciso che il tema principale sarebbero state le serate dei personaggi più illustri. Hilary mi ha dato alcune idee e, se vi fa piacere, ve le mostrerà subito» annunciò facendo un cenno verso l’amica.
Tutti annuirono e Hilary si alzò.
«Quello che ho in mente è molto semplice. In quell’epoca le feste erano sfarzose ed eleganti e le stanze delle case dove si riuniva l’alta o la media borghesia erano preparate in modo perfetto, luminose e addobbate a seconda del gusto più o meno raffinato dei padroni»
«Lair, è ovvio che non hai mai assistito alle feste e ai ricevimenti di noi Purosangue. Le nostre case sono tuttora sfarzose ed eleganti così come i balli» puntualizzò sprezzante Malfoy.
«...Quindi...» proseguì Hilary calcando il tono e lanciando un’occhiata al vetriolo al biondo per quel superfluo sfoggio di supponenza «... pensavo a una cosa del genere»
Mentre parlava, le sue dita avevano corso veloci intorno a lei, come se stessero suonando un pianoforte che la circondava interamente. E, seguendo i suoi movimenti e le sue parole, la Sala Grande fu come trasformata sotto gli occhi esterrefatti dei presenti in una sala da ricevimenti degna di un palazzo reale.
Sembrava quasi che ne avesse modificato persino la forma ma in realtà, se si guardava bene, aveva semplicemente sfumato la vista degli angoli della stanza che perciò pareva essere rotonda. Quattro colonne delimitavano uno spazio circolare al centro del salone.
«Ci vorrebbe qualche dettaglio qua e là» continuò e aggiunse al centro della volta tra le colonne un enorme lampadario di cristallo con infinite candele e tanti altri candelabri identici, sebbene più piccoli, posizionati strategicamente tutto intorno e anche al di fuori del cerchio per illuminare maggiormente l’intera Sala Grande «Ma forse è troppo...» mormorò facendo scomparire il candelabro più grande lasciando solo quelli più discreti.
«A me piaceva» esclamò Anthony Goldstein, appoggiato dai ragazzi di Corvonero e Tassorosso.
La Guardiana gli regalò un luminoso sorriso riconoscente e fece ricomparire il candelabro al suo posto.
«Ci vorrebbe la pista da ballo, Lair» obiettò Draco lanciando un’occhiata truce al Caposcuola Corvonero.
La ragazza lo soppesò con lo sguardo poi annuì.
«Ci stavo arrivando, Malfoy. La pista...» si accucciò a terra e tracciò un cerchio con il palmo della mano sfiorando il pavimento e guardando lo spazio tra le colonne, e in quel punto comparì una pista da ballo in legno lucido, sopraelevata di un centimetro rispetto alle lastre di pietra «...sarà lì. Ovviamente non c’erano gruppi come le Sorelle Stravagarie all’epoca, venivano chiamati i musicisti che suonavano per tutta la serata. Se qualcuno sa suonare è il benvenuto, altrimenti...» fece apparire un grammofono in un angolo della Sala «...dovremo limitarci a ballare sulle note dei dischi» sorrise piano in segno di scuse.
«Servirebbe un angolo della Sala dove mettere un bancone per distribuire da bere» disse pratico un Prefetto di Tassorosso.
«A quello ci pensiamo noi» intervenne un Prefetto Serpeverde scambiandosi un sorriso complice con i compagni di Casa.
Hermione li guardò dubbiosa.
«Siamo sicuri che...»
«Granger, se fosse per te ci sarebbe solo succo di zucca e Burrobirra a questa festa. Lascia fare a noi, che sappiamo come divertirci» la zittì Pansy Parkinson, prendendo la parola per la prima volta.
«Bene. Mancano solo dei posti per sedersi, dubito che staremo in piedi tutta la serata!» riprese la parola la Caposcuola Grifondoro, seccata per quell’interruzione gratuita.
I presenti furono d’accordo.
«Che ne dite di qualche separé per le coppie che vogliono appartarsi?» propose Blaise, puntando i suoi occhi cobalto sul viso di Hermione che divenne di un’adorabile sfumatura bordeaux e distolse velocemente lo sguardo, trovando infinitamente interessanti i lacci delle sue scarpe.
«Sono d’accordo! Un po’ di privacy in questa scuola non guasterebbe» rincarò Draco fissando Hilary che alzò gli occhi al cielo.
«Hai proprio ragione, Malfoy. Ognuno dovrebbe pensare agli affari propri senza ficcare il naso in quelli altrui» ribatté riferendosi a quella sera in cui era entrato nella loro camera.
Le labbra del Serpeverde si serrarono in una linea sottilissima e poi si distesero in un ghigno.
«Lair, tu invece dovresti proprio imparare a non guardare solo in una direzione»
«Non è questo il luogo e il momento, furetto» rispose pronta la ragazza, un lampo di soddisfazione negli occhi notando il velo di rossore che gli aveva imporporato le guance al ricordo di quella Trasfigurazione.
Per poco Blaise non scoppiò a ridere! Se Draco non fosse stato il suo migliore amico, non avrebbe avuto il minimo tatto e gliel’avrebbe ricordato per i secoli a venire. Ma non poteva fargli una cosa del genere, anche perché rischiava che mandasse a monte il suo piano di conquista della Granger. Così optò per una breve ma significativa occhiata di ammirazione verso la ragazza italiana per poi battere una mano sulla spalla del biondo.
«Lair: tre, Draco: zero. Pluffa al centro» sussurrò al suo orecchio con l’ombra di un ghigno.
Se gli sguardi potessero uccidere, Blaise sarebbe stato già kilometri sotto di terra. Con una grossa lapide da cinque tonnellate sopra, per essere sicuri che non uscisse tanto presto, avrebbe aggiunto Malfoy.
«Allora magari stasera, Lair» replicò il Serpeverde «Quando ballerai con me ti renderai conto della differenza tra il sottoscritto e quello con cui ti fai vedere in questi tempi» la sfidò.
«Oh, l’ho già notata la differenza, stai tranquillo» disse lei, sprezzante «E scordati di ballare con me»
«Non sai ballare, Lair?»
«Non è questo il momento di parlare delle sue capacità, Malfoy, stiamo organizzando una festa!» li interruppe Hermione, notando come l’amica iniziava a scaldarsi.
«Bene, parliamo della festa allora! Li mettiamo quei separé?» chiese spostando gli occhi di ghiaccio sulla riccia.
«Fate come volete»
«Sì, metteteli. Magari si evitano scene sconvenienti. Non so cosa ne penseranno i professori però, non sono così tonti» disse Hilary rivolgendosi a Blaise, che le stava decisamente più simpatico.
«I professori non ci saranno, Lair» la pungolò Draco.
Lei lo ignorò a bella posta e continuò a guardare un punto della parete di fronte a sé.
«I professori non ci saranno, Hilary. Non te l’avevo detto mi sembra» si scusò Hermione e l’italiana annuì degnandola della sua attenzione.
«Perfetto. Goldstein...» prese la parola Zabini.
«Pensiamo noi ai separé» concluse Anthony, annuendo.
«Noi prepariamo le poltrone e i divanetti» esclamò un Tassorosso.
«Magnifico! Hilary, mi dai una mano con le illuminazioni e gli ultimi dettagli?» domandò la Granger, prima di fare un cenno al quale tutti si sparpagliarono nei vari punti della Sala Grande per adempiere i compiti assunti.
«Quel... quell’imbecille, idiota! Se si azzarda ancora a dire che è migliore di Fred, giuro che...» sbottò l’italiana quando gli altri si furono allontanati.
«Calmati Hilary. Ormai sai com’è fatto Malfoy» la redarguì la Caposcuola, lanciando un’occhiata verso i Serpeverde per poi tornare velocemente a lavorare di bacchetta.
«Invece tu hai intenzione di accettare l’invito di Zabini?» chiese Hilary dopo qualche minuto, maliziosa.
Hermione arrossì furiosamente.
«Non capisco di cosa tu stia parlando!» esclamò all’istante.
«Certo, come no! Be’, almeno siamo sicuri che qualcuno te lo vorrà togliere quel vestito!» sogghignò l’amica.
«Mi sta così male?»
«Non ci provare nemmeno a cambiare discorso, sai?!» la zittì scherzosamente ed Hermione sbuffò.
«Non era mia intenzione!»
«Naturalmente» concesse Hilary dando un’ultima ritoccata alle colonne che delimitavano la pista da ballo; esse brillarono per tre secondi e poi tornarono del loro colore grigio pietra.
«Cos’hai fatto?» domandò curiosa la Caposcuola.
«Lo scoprirai stasera! Ora muoviti, ti devi preparare!»
«Ora?!» esclamò Hermione, guardando inorridita l’orologio «Ma mancano ancora...»
«Quattro ore, certo! E dobbiamo ancora fare le ultime modifiche al vestito, farci la doccia – e siamo in due, vorrei ricordartelo – vestirci e agghindarci. La serata comincia alle sette, hai intenzione di fare tutto di corsa alle sei e mezza?!» la riccia aprì la bocca per rispondere ma l’italiana continuò imperterrita, prendendole la mano e trascinandola fuori dalla Sala Grande salutando velocemente gli altri «Ovviamente no! Perché dovrai essere puntuale se vuoi riconquistare Ron!»
«Cosa c’entra la puntualità?!»
«È essenziale! Io entrerò per prima e avrò cura di fargli puntare gli occhi sul portone e in quel momento, casualmente, apparirai tu!» replicò con ovvietà.
Hermione scosse la testa e alzò gli occhi al cielo, rassegnata.
«...Sai che è stato un filtro d’amore, vero?» la interrogò dopo un po’.
«Non vedrei altro motivo per un cambiamento così repentino, altrimenti»
«E credi che il solo vedermi...»
«Io credo che un filtro non possa modificare ciò che una persona pensa davvero. È solo una maschera diciamo, una maschera d’amore. Ma non è reale. Quindi è probabile che rivedendoti in vesti più belle e sensuali della Brown, si ricordi che non è lei che vuole. Ma ora rispondimi tu: se sapevi che era un filtro d’amore perché non hai cercato subito di creare un antidoto?» le chiese fermandosi in mezzo al corridoio del quinto piano.
«L’ho intuito solo ieri»
«Quando Lavanda...?»
«Sì...» mormorò Hermione.
Ripresero a camminare e quando arrivarono alla Signora Grassa erano ancora in silenzio.
«Parola d’ordine?»
«Statim arma summittet (3)» disse Hilary vedendo che l’amica non accennava a parlare.
Il ritratto saltò di lato e le due ragazze entrarono in una Sala Comune stranamente silenziosa.
«Saranno tutti nei dormitori...» cominciò l’italiana quando una furia rossa le piombò addosso.
«Forse è meglio se Hermione non sale proprio adesso nella vostra stanza» le disse Ginny Weasley, un’espressione furiosa e incredula dipinta sul viso.
«Perché?» replicò la diretta interessata.
«Hilary, spicciati. Herm, se non stai ferma di tua volontà mi costringi a usare la magia. Quindi non ti muovere di qui!» le ordinò prima di correre di nuovo su per le scale del dormitorio femminile.
La Lair lanciò un’occhiata alla riccia per poi seguire velocemente la ragazza.
«Dimmi che Lavanda non è entrata in camera nostra e te ne sarò eternamente grata» le urlò in preda a un’illuminazione, saltando i gradini a due a due.
«Allora credo che mi odierai a vita» gridò lei in risposta.
Tutte le ragazze di Grifondoro erano fuori dalla porta aperta della camera della Caposcuola e guardavano come inorridite ciò che stava accadendo dentro.
Hilary si fermò appena in tempo per non andare a finire contro l’uscio e guardò dentro.
E la collera la riempì.
«Brown» sibilò.
La bionda si girò con un sorriso maligno, dando le spalle ad un armadio completamente rovinato e circondata da vestiti strappati.
«Sì?» le chiese innocente.
«Cosa è successo?» il tono era glaciale e dentro Lavanda tremò.
«Non sono stata io. Quando sono entrata la camera era già in questo stato» mentì.
«Allora chi hai pagato per farlo? E perché diavolo sei entrata senza permesso?»
«Ora ci vuole il permesso per entrare...»
«In una stanza non tua? Certo che ci vuole il permesso delle proprietarie! Specialmente se non scorre buon sangue e se non c’è nemmeno il minimo rapporto di amicizia!» l’intensità della voce era aumentata e i cristalli del candelabro tintinnarono pericolosamente seguiti dai vetri della finestra.
Lavanda perse il poco sorriso rimastole.
«I-io v-volevo... volevo s-solo...» balbettò.
«Volevi cosa, Brown? Tu vuoi solo cose che non ti appartengono! E non ti importa dei sentimenti degli altri!» la accusò Hilary, avvicinandosi lentamente, il fuoco che le bruciava lo sguardo e i palmi delle mani.
«Hilary...» provò a calmarla Ginny.
«Sto parlando con la Brown. Tutti fuori!» ordinò facendo un cenno della testa alla rossa perché allontanasse le altre dalla porta.
Un breve scatto della mano e l’uscio fu chiuso improvvisamente da un colpo di vento.
«Allora, Brown. Cosa vorresti dire? Ti ascolterò, ma ti conviene darmi delle argomentazioni valide. Non sono molto paziente quando la mia privacy viene violata» la avvertì, fermandosi in mezzo alla stanza, i capelli ondeggianti dalla brezza che la circondava come una protezione.
«Non volevo violare la tua...»
«Volevi ledere quella di Hermione, ma la camera è anche mia e quell’armadio è mio» sottolineò l’italiana indicando con il capo il guardaroba dietro Lavanda che arrossì.
«N-non... i-io non...»
«Certo che non lo sapevi» le concesse brevemente «Ma in ogni caso è invasione di spazio o, se preferisci i termini giuridici, “violazione della proprietà privata” o “effrazione”! Oltre al danneggiamento della stessa, ovviamente. Ma questo ci porta alla domanda principale: perché?» domandò fredda, gli occhi ridotti a due fessure.
In quel momento Lavanda si rese conto di quanto potesse far paura la Lair. Sapeva che era una Guardiana degli Elementi da quando Vitious l’aveva detto in classe, e aveva chiesto alla poco più intelligente Calì cosa potesse significare. Ma avere una spiegazione parziale era molto diverso dal trovarsi davanti i quattro elementi tutti raggruppati in una persona abbastanza furibonda da lasciarli vagare indisturbati. Poteva sentire il vento che aleggiava nella stanza, le mani della ragazza erano arrossate come se riverberassero delle fiamme di un camino... mancava solo che la terra iniziasse a tremare e che si scatenasse il diluvio universale in quella stanza. E non voleva immaginare le conseguenze su se stessa.
Aveva voluto prendere Ronald e ci era riuscita con l’aiuto di Zabini e della sua abilità in Pozioni; aveva voluto umiliare Hermione davanti a tutta la scuola e ce l’aveva fatta. Ma quando aveva voluto entrare nella camera della Caposcuola per rovinarle gli abiti e soprattutto trovare il suo vestito di Halloween per impedirle di partecipare, aveva trovato una furia.
Se solo avesse avuto un briciolo di istinto di auto-conservazione in più forse non si sarebbe spinta così oltre. Se solo la sua voglia di avere ancora Ronald Weasley l’avesse fatta ragionare non si sarebbe cacciata nei guai. Ma l’effetto del filtro stava per svanire, e una ragazza disperata non pensa alle conseguenze, specialmente se è innamorata. Anche se solo di una fantasia.
«Cosa vuoi fare?» chiese terrorizzata.
«Rispondi alla mia domanda: perché?»
«Perché non voglio che Hermione si riprenda il mio Ron-Ron!»
«E tu credi davvero che strappare i suoi vestiti possa impedire a Hermione Granger di riprendersi il suo ragazzo?!» scoppiò in una risata cattiva «Comunque questo non è abbastanza. Perché proprio oggi? Perché non ieri o domani? L’effetto della pozione sta forse per svanire?» domandò con un sogghigno.
Il lampo di paura, colpevolezza e tristezza che passò negli occhi della bionda fu abbastanza per la figlia di una psicologa.
«Oh, allora è questo» esclamò soddisfatta Hilary «Avevo ragione quindi»
«Su cosa?»
«Ecco perché ieri l’hai trascinato via dal tavolo! Continuava a guardare verso di noi, o meglio verso Hermione, e hai capito che non potevi tenerlo ancora a lungo al guinzaglio! Ma cosa immaginavi di ottenere con quel filtro? Che Hermione si sarebbe scordata di lui e te l’avrebbe lasciato?» la derise cattiva.
«I-io...tu non... basta, me ne vado» tartagliò Lavanda cercando di superarla per guadagnare la porta, incespicando sui vestiti ai suoi piedi.
«Oh, no, tu non vai proprio da nessuna parte» sibilò Hilary e allungò il braccio per rivolgere verso di lei il palmo della destra.
Lavanda fu sospinta all’indietro da un forte vento e sbatté la schiena contro il muro, facendosi sfuggire un gemito soffocato di dolore.
«Stiamo parlando, e forse tu non hai ancora capito con chi hai a che fare. Io non sono Hermione Granger, non sono Harry Potter e non sono Ron Weasley. Non sono nemmeno Ginevra, che è la più istintiva. Non sono nessuno di quelli che hai conosciuto finora. Non so se mi sono spiegata, ma capiscimi: non sono una brava persona a cui si può fare di tutto senza poi subire le conseguenze. Non so come riesca Hermione a non averti ancora Schiantata o almeno sfidata a Duello, ma se avessi tentato di prendermi Fred, Brown, non saresti in grado di raccontarlo, almeno non con l’uso della parola» la minacciò, calcando sul suo cognome come a divorarlo, come se volesse distruggere lei stessa e non semplicemente disprezzarla.
La bionda deglutì, il viso aveva perduto ogni colore e le mani le tremavano per l’ansia. Poteva il Cappello Parlante aver sbagliato Casa di appartenenza per Hilary Lair? O forse era lei ad essere andata oltre il limite consentito?
«Non avrei mai tentato di avere Fred! Non... non è il mio tipo!» provò a difendersi.
«Non mi importa un accidente di ciò che pensi di Fred!» esplose Hilary, urlando, e la Grifondoro si schiacciò contro la parete, temendo un attacco più forte del precedente.
«Se tu ci provassi con lui posso giurarti che non seguirò alcuna regola di questa Scuola in fatto di Duelli legali! Ma di cosa mi preoccupo?! Non potrebbe mai interessarsi ad una cagna come te!» Lavanda accusò il colpo incassando la testa nelle spalle «Ma porca Morgana, non hai dei sentimenti?! Come puoi pensare che basti un filtro d’amore per avere il ragazzo che ti piace? Se non ha scelto te ci sarà un motivo, e quel motivo è che preferisce di gran lunga Hermione! E chi non la preferirebbe a te?! Non credo ci sia qualcuno di così imbecille da...»
«Malfoy mi ha preferito a lei! Ha portato me a letto, non la Granger!» cercò di difendersi, inutilmente, da quell’attacco gratuito.
«Oh, be’! Malfoy, sai che conquista! Quel ragazzo si è scopato mezza Hogwarts!» sputò sprezzante.
«Scommetto che anche tu ci sei andata a letto!» replicò la Brown, passando all’attacco su un piano a lei congeniale.
Ma il sorriso di scherno di Hilary la fece pentire di quella frase: se non poteva avere qualche cosa per ricattarla sarebbe stata distrutta. O forse l’avrebbe fatto comunque e avrebbe nascosto il cadavere, magari inventando una scusa plausibile e facendola franca.
«Non essere sciocca, Brown, non voglio uccidere nessuno!» le rispose dopo averle facilmente letto nella mente «In ogni caso io e Malfoy non siamo stati insieme, né a letto né in alcun altro modo! Non potrei mai, innanzitutto perché sono innamorata di Fred e secondo perché non andrei mai con uno che vuole solo il mio corpo. Non sono superficiale come te» diede la stoccata finale e la bionda trasalì mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
«Io voglio solo che Ron mi ami» mormorò mentre il sale le rigava le guance.
Hilary si fece silenziosa; forse aveva esagerato ma non riusciva a stare zitta quando qualcuno faceva un torto alle persone a cui voleva bene. E Lavanda aveva esagerato con Hermione e con quel filtro. Averla vista davanti al suo armadio sfasciato, e circondata dai suoi vestiti strappati, poi, non l’aveva certo fatta calmare! Fece un respiro profondo e tentò di dominare se stessa e gli Elementi che si agitavano in lei.
«Esci da questa stanza. Fai decidere a Ron quello che vuole dalla sua vita. E se non sei tu quella che lui desidera accanto allora non ti devi preoccupare. Ci sono tanti altri ragazzi nel mondo magico e non, Ronald non è l’unico e ultimo sulla Terra. Troverai quello giusto, che ti saprà amare perché lo vuole lui e non grazie a un filtro d’amore. E che tu amerai in modo altrettanto sincero» cercò di rincuorarla.
Poi fece un passo di lato, lasciandole libera la strada per la porta della camera e Lavanda sbarrò gli occhi.
«N-non... non mi sfidi a Duello o altro?!» gracchiò, già terrorizzata di darle le spalle.
Hilary la guardò allucinata e poi scoppiò a ridere.
«No, Brown, no. Non ho intenzione di sfidare a Duello nessuno, men che meno te. Anche perché, perdonami, ma non riusciresti nemmeno a estrarre la bacchetta e ti avrei già Schiantata! Senza offesa, ma non sei veloce quanto me. Ora vai»
La bionda non se lo fece ripetere e si affrettò a uscire; ma dopo pochi secondi si riaffacciò all’uscio.
«Mi dispiace per i vestiti e l’armadio. E grazie per non avermi trasformato in qualcosa di orribile» tentò di rimediare.
«Se succede un’altra volta non sarò così clemente» scherzò Hilary e sorrise per smorzare la tensione «Adesso vai, cercherò di rimediare al tuo disastro. Ma non dare di nuovo quel filtro a Ronald o mi arrabbierò seriamente» la avvisò per poi voltarsi e dirigersi verso il guardaroba distrutto.
Con un frullio di dita, fece levitare intorno a sé tutti gli abiti stracciati e li depositò sul letto; tornò a guardare l’armadio con una smorfia e batté lievemente un piede sul pavimento, per due volte. Lavanda, ancora sulla soglia della camera, fissò il guardaroba che si ricreava sotto i suoi occhi esterrefatti.
Quando si fu riparato da solo, Hilary si girò e si sentì osservata come se fosse una specie rara di animale e si sentì braccata.
«Che c’è?» chiese un po’ nervosa.
«Come hai fatto?!» trillò la bionda, incantata.
L’italiana si rannuvolò.
«Sparisci, Brown. Solo perché non ti ho affatturato, non significa che siamo amiche»
Impallidendo nuovamente, la ragazza corse via borbottando delle scuse affrettate. Hilary sospirò e chiuse la porta mormorando l’incantesimo.
«E ora vediamo se il vestito di Hermione è ancora intero» si disse sottovoce, aprendo il doppiofondo dell’armadio ed estraendone l’abito indaco e posandolo con attenzione sul letto dell’amica.
Ammirò il proprio lavoro con un luccichio divertito negli occhi castani e controllò ogni singolo centimetro di raso, taffettà e tulle che lo componeva. Tirò un respiro di sollievo quando vide che era tutto a posto e che le manacce di Lavanda non erano arrivate a rovinarlo. Poi sentì bussare alla porta.
«Tutto bene lì dentro? Troverò un cadavere oppure sei stata gentile ed amichevole?»
La voce di Ginny seguita dalla risatina di Hermione le fecero scuotere la testa in segno di sconforto e aprì la serratura per poi presentarsi a loro con le mani sui fianchi.
«Molto simpatiche, davvero!» esclamò quando furono entrate e si furono richiuse l’uscio alle spalle.
«Be’, da come le parlavi prima sembrava che stessi per compiere un omicidio a sangue freddo!» replicò la rossa dandosi un’occhiata intorno «Hai riparato l’armadio, brava»
«L’armadio? Che è successo all’armadio?» chiese allarmata Hermione.
«La Brown è entrata per distruggerti i vestiti e l’abito del Ballo ma ha stracciato i miei vestiti e rotto il mio guardaroba. Per fortuna non ha scoperto il doppiofondo, è troppo stupida»
«Nemmeno io avrei pensato al doppiofondo, Hilary» precisò la Caposcuola.
«Ma tu non sei stupida» rispose l’italiana con una scrollata di spalle per poi dirigersi verso il proprio letto e osservare accigliata la massa di stoffa che lo ricopriva.
«Credo di avere bisogno di una giornata di shopping» sospirò afflitta tenendo tra le dita una maglietta che ora poteva essere facilmente scambiata per uno straccio della polvere.
«Non li puoi riparare con la magia?»
«No, sono vestiti Babbani. Tutti gli oggetti Babbani non possono essere toccati dalla magia (4), non capisco il perché»
«Be’, domani c’è l’uscita a Hogsmeade!» risolse Ginny, battendo felice le mani «Possiamo girare per i negozi!»
Hilary ed Hermione si guardarono di sbieco.
«Si potrebbe fare, perché no?»
«Ma sì. Va bene, dai»
«So che volevi stare con mio fratello» disse la rossa, facendo l’occhiolino all’italiana «Ma non puoi presentarti a lui senza niente addosso!»
«Ginny...» l’avvertì lei imbarazzata.
«Ha ragione! Dovrebbe essere lui a toglierti...»
«Hermione!» esclamò arrossendo furiosamente.
«Che c’è?» chiesero in coro, facendo fronte compatto davanti a lei, con un identico sorrisetto malizioso dipinto sulle labbra.
«Sai che posso indossare io il tuo vestito e tu rimarresti senza niente, domani sera?» minacciò agitando il dito contro la Caposcuola.
«Giusto, parlando di abiti e di Festa di Halloween: non è che mi aiuteresti con il mio?!» implorò Ginevra, congiungendo i palmi delle mani.
«Ma non l’hai ancora fatto?!» la rimproverò Hermione.
«Il tuo l’ho fatto io, se ben ricordi» sorrise Hilary e la riccia tacque.
«Appunto. Comunque l’avevo iniziato ma è venuta una schifezza. Ma poi è trapelata la voce che sei una stilista e...»
«E chi l’avrebbe messa in giro?»
«Il tuo ragazzo»
Hilary si girò velocemente verso di lei.
«Cosa?!» strillò.
«Non ha proprio detto così. Quando siete scese dai dormitori l’altro giorno, lui mi ha detto che stavi mettendo a posto il vestito di Hermione e...»
«Ah, l’ha detto solo a te!» disse sollevata.
«Tranquilla, c’erano solo altre due persone e ti assicuro che non gli importa nulla di abiti da cerimonia, almeno non quelli femminili» rispose.
Rincuorata, Hilary fece levitare il vestito della Caposcuola fino alla proprietaria e glielo indicò.
«Devo provarlo?»
«Se vuoi prima farti una doccia va bene, ma ti ricordo che la devo fare anche io, quindi avrei meno tempo per fare gli ultimi ritocchi»
«Va bene, ora le modifiche e poi ci prepariamo» concesse Hermione.
Ginny guardò l’abito con tanto d’occhi.
«E cosa dovresti modificare? È perfetto così com’è!»
«Voglio vedere se risaltano le increspature con la luce. E devo aggiungere un tocco finale, ci stavo pensando oggi durante Storia della Magia. Chi l’avrebbe detto che Rüf fosse in realtà una musa ispiratrice?» rispose Hilary trovandosi poi trafitta da un’occhiataccia della Caposcuola.
«Tu dovresti stare attenta alle lezioni» soffiò.
«E tu dovresti proprio indossare quel vestito se vuoi riconquistare Ronald! Ah, ho scoperto una cosa interessante dalla Brown: avevo ragione»
«Su cosa?» chiese curiosa Hermione, indossando l’abito aiutata dalle altre due e salendo sullo sgabello che l’italiana aveva appena Materializzato.
«Il filtro sta perdendo il suo effetto e Lavanda non sa come fare per tenersi stretto Ron. L’ho scoraggiata dal rifilarglielo di nuovo però, quindi tranquilla. Era così terrorizzata che dubito anche che vorrà rimanere nella stessa aula con me per il prossimo mese» spiegò compiaciuta.
«Tu fai paura. Sei brava, davvero, ma sei anche terribile (5)» concluse debolmente Ginny ed Hermione annuì dandole ragione.
Hilary scoppiò a ridere scuotendo il capo e si accucciò davanti alla Caposcuola che indossava l’elegante abito lungo color indaco. Poi si concentrò sul lavoro da fare e le sue mani si mossero sul raso per creare ciò che la sua mente stava immaginando.
 
*********
 
Quella sera, ogni ragazzo che entrò nella Sala Grande rimase abbagliato dallo splendore di una sala che aveva comunemente visto imbandita per i pranzi e le cene di giovani studenti.
Il grammofono riempiva di musica il salone e tutto era illuminato dalla luce delle centinaia di candele che sormontavano i candelabri di cristallo.
Due ragazze erano ferme in cima all’ultima rampa di scale che le avrebbe condotte nell’Ingresso e poi in Sala Grande.
«Credi davvero che andrà tutto bene?»
«Per l’amor del cielo Hermione, sei bellissima, perché dovrebbe andare storto qualcosa?!»
«Non intendevo per Ronald, mi fido delle tue doti persuasive con Lavanda! Mi preoccupavo per la serata» sbottò la ragazza.
«I Serpeverde hanno fatto un ottimo lavoro, non è niente di illegale, almeno per me...»
«Per te niente sarebbe illegale: sei cresciuta a Maledizioni Senza Perdono!» la bloccò l’altra, parecchio scettica.
«Dettagli» l’italiana sorvolò il discorso agitando la mano «I Tassorosso hanno davvero buon gusto e i Corvonero sono stati abbastanza intelligenti da mettere gli incantesimi giusti per te e Blaise, nel caso in cui...»
«Ehi, io non voglio fare nulla con...»
«Se mi interrompi un’altra volta ti rispedisco in camera e al diavolo il piano di riconquista!» sbuffò Hilary incrociando le braccia al seno e lanciandole un’occhiataccia, appoggiandosi al muro in una posa alquanto poco femminile.
«Va bene, va bene. Sei sicura che il vestito sia a posto?»
«Chiedilo di nuovo e ti strangolo con la mia stola, giuro» intervenne Ginny, apparendo alle loro spalle al braccio di Harry, che aveva occhi solo per lei e il suo corpo fasciato da un abito dorato lungo fino ai piedi.
Hilary ridacchiò voltandosi a guardarli e la rossa alzò gli occhi al cielo per sottolineare la propria esasperazione.
«Tesoro, guarda chi c’è!» gli disse, ma lui borbottò qualcosa di indistinto e non smise per un istante di guardare ogni centimetro della sua ragazza con avidità palpabile.
«Harry, non pensi che Hermione stia benissimo con questo vestito?» provò l’italiana che si tratteneva stento dallo scoppiare a ridere all’espressione ebete sulla faccia del Ragazzo Sopravvissuto.
«Mpfh...»
Ginny corrugò le sopracciglia e gonfiò il petto, pronta a fargli una paternale.
«Harry Potter, se non la smetti di guardarmi a quel modo, il vestito me lo tolgo!» esclamò.
Quando vide che lo sguardo del fidanzato si era fatto ancora più famelico e che le espressioni delle due amiche erano passate dal divertito al malizioso, si rese conto di ciò che aveva detto ed ebbe il buon gusto di arrossire fino alla punta delle orecchie.
«Non intendevo quello! Volevo dire che mi sarei cambiata e che...»
«Andiamo in camera? Non ho voglia di partecipare alla festa» furono le prime parole che pronunciò Harry, cieco alla gaffe della ragazza ma vedendo perfettamente nella propria testa l’immagine del suo corpo privo di quel bellissimo – sebbene inutile nella sua fantasia – vestito.
«Harry!» strillò l’ultimogenita dei Weasley, imbarazzata a morte.
«Oh, se lo sapesse Ronald» ridacchiò Hermione.
«Chi se ne frega di Ron, Ginny è la mia ragazza!» ribatté Potter guardando fugacemente la Caposcuola.
Stava per riprendere a parlare con gli occhi fissi su Ginny quando si bloccò come fulminato e si girò lentamente per fissare l’amica.
«Her-Hermione?» biascicò rimanendo infine a bocca aperta dopo averla messa a fuoco.
«Dimmi» sospirò la riccia, già pronta a una delle sue solite filippiche su quanto fosse difficile essere il fidanzato della sorella del proprio migliore amico anche senza che lei glielo ricordasse.
Il discorso era vecchio di almeno tre anni ma a quanto pare lui ogni tanto si sentiva in dovere di rispolverarlo.
«Sei... sei...» il Prescelto tossì per schiarirsi la voce «Insomma, tu sei... bellissima...» sussurrò con gli occhi sgranati.
Fu il turno della Caposcuola a diventare dello stesso colore dei rubini che riempivano la clessidra di Grifondoro.
«Suvvia, Harry, mi hai già visto con un abito da sera, no?» disse per sdrammatizzare.
«Sì, ma mai come... be’, come questo!»
Hilary sorrise compiaciuta e diede una lieve gomitata all’amica.
«Che ti dicevo? Se Harry ha reagito così, immagina la faccia di Ron!» sogghignò «Ora andiamo, dobbiamo fare il nostro ingresso trionfale in Sala Grande. Harry, perché non ci fai strada?» propose distogliendo l’attenzione del ragazzo da Hermione.
«Stavo cominciando a diventare gelosa, Herm» rise Ginny prendendo sottobraccio il fidanzato e veleggiando sulle scale.
A metà della rampa, però, si fermò e si girò verso Hilary.
«Grazie, il vestito è perfetto!» esclamò entusiasta ed Harry annuì riprendendo a mangiarla con gli occhi.
«Figurati, mi sono divertita! Ma la prossima volta chiedimelo almeno due giorni prima!» rispose l’italiana con un ampio sorriso e una strizzatina d’occhio.
«Certamente!»
E con un’espressione soddisfatta dipinta sul viso, la rossa indossò la piccola mascherina dorata abbinata all’abito e si voltò nuovamente per dirigersi alla Sala Grande.
«Coraggio» disse l’italiana stringendo il braccio di Hermione all’altezza del gomito e tirandola verso i gradini.
«Non so se ce la faccio, Hilary! E se inciampo?»
«Ci sarà Ron o qualcun altro a soccorrerti, stai tranquilla: saranno tutti ai tuoi ordini, questa sera»
«Ma tu...» esclamò la Caposcuola come se avesse avuto un’illuminazione «Non hai un cavaliere per stasera!»
La Grifondoro scrollò le spalle con un sorriso.
«Quindi? Non era obbligatorio essere accompagnati. Nemmeno tu sei ufficialmente accompagnata da qualcuno» spiegò.
«Ma...»
«Niente ‘ma’! Dobbiamo andare e tu devi stendere Ronald, perciò muoviti, non possiamo arrivare a festa finita!» replicò Hilary prendendo con una mano un lembo del lungo vestito di diverse tonalità di viola e trainando con l’altra Hermione, per poi scendere le scale.
Arrivate nella Sala d’Ingresso le due giovani si fermarono davanti al portone di legno che si apriva sulla Sala Grande.
«Bene, ora io entro, cerco Ron e quando ti faccio un cenno significa che puoi entrare. Non entrare prima che abbia attirato l’attenzione di quell’imbecille, okay? E soprattutto, quando ti faccio segno, devi entrare, non rimanere fuori a farti i tuoi soliti problemi! Sono stata abbastanza chiara?»
«Cristallina» balbettò Hermione deglutendo per la fermezza dell’amica.
«Molto bene. Ora entro. Tu tieniti pronta a fare il tuo ingresso trionfale» ordinò soddisfatta.
«Ma dopo aver visto te, come farò a fare una bella figura? Io non sono...»
«Se pronunci anche soltanto un’altra parola, ti strozzo» rispose con calma glaciale Hilary e la Caposcuola serrò all’istante le labbra.
«Così va meglio, non trovi? Il tuo vestito è molto più bello, in ogni caso, e vedrai quando entrerai nella pista da ballo» annunciò facendole l’occhiolino per poi girarsi e dirigersi verso l’entrata.
«Un momento, cosa succede se salgo sulla pista? C’entra l’incantesimo che hai fatto alle colonne? Hilary, rispondimi!» la riprese la ragazza, ma la diretta interessata, sorda ai suoi richiami e con un evidente ghigno sulle labbra non coperte dalla mezza maschera appena indossata, scivolò nella Sala Grande riuscendo incredibilmente a non dare troppo nell’occhio.
«Maledizione» sbottò Hermione cominciando a torturarsi le dita.
Oltretutto la cosiddetta amica era appena scomparsa tra la folla e non riusciva più a individuarla. Come avrebbe fatto a vedere il famoso ‘cenno’?!
«Maledizione!» ripeté alzandosi sulle punte e ricadendo subito dopo sui tacchi, facendo un rumore quasi assordante.
«Male...»
«...dizione» la anticipò una voce divertita al suo orecchio.
Hermione sentì distintamente il proprio cuore che smetteva di battere per un attimo e che poi riprendeva più velocemente, e si voltò di scatto trovandosi davanti lo sparato di una camicia bianca che profumava di sapone e... tabacco.
Tabacco? Ah, già il tizio deve aver fumato. Ma sono l’unica in questa scuola a seguire le...
«Oh, maledizione!» le sfuggì ad alta voce dopo aver alzato lo sguardo per ricordare al ‘tizio’ il beneamato regolamento scolastico.
Blaise Zabini la guardava sorridente dall’alto in basso, gli occhi cobalto accesi dal divertimento e dalla malizia oltre che da un’insana ammirazione per come quel vestito si adattava ad ogni curva della Caposcuola Grifondoro, lasciandole le braccia e le spalle nude, una di esse sfiorata solo da alcuni boccoli lasciati liberi dall’acconciatura.
«Granger» disse, cercando di dominare l’istinto di abbassare il viso e premere le proprie labbra sulle sue.
«Zabini» ringhiò Hermione, indietreggiando di un passo per non correre rischi.
Quali rischi? L’unico in cui potresti incorrere è che ti strappi il vestito di dosso e che succeda quello che succeda! E tu lo chiami rischio?!, la fastidiosa voce degli ormoni che stava nella sua testolina razionale ebbe, come sempre, da ridire facendola arrossire lievemente, ma lei la mise a tacere scuotendo impercettibilmente il capo.
«Non entri, Hermione?» chiese lui con un ghigno saputo.
«Sì, certo. Stavo... be’, ecco, stavo aspettando che...»
«Aspettavi un accompagnatore, dato che il tuo ex è già dentro insieme alla Brown?» la stoccata arrivò dall’insopportabile biondino che rispondeva al nome di Draco Malfoy.
Il suddetto comparve alle spalle di Blaise che non girò nemmeno la testa, tenendo gli occhi fissi sulla ragazza davanti a lui.
«Sei in ritardo, Malfoy. Di solito sono le donne che si fanno attendere» rispose a tono Hermione atteggiando le labbra a una smorfia.
«Io sono un Malfoy, non sono mai in ritardo» ribatté Draco spazzolandosi le spalle della giacca da inesistenti granelli di polvere.
«Sarebbe lui il tuo accompagnatore?!» proruppe Zabini in tono evidentemente scocciato, scoccando uno sguardo furente al presunto migliore amico.
«Che cosa?!» urlarono i due indagati in sincrono, pieni di indignazione.
«Aehm...» tossicchiò il moro «Niente, niente, mi sono sbagliato»
Che figura! Devo imparare a starmene zitto!, pensò arrossendo un poco sugli zigomi.
«Ma come ti salta in mente che questa sottospecie di furetto possa essere il mio accompagnatore?!»
«Come puoi pensare che questa castora abbia la benché minima possibilità di stare al mio fianco?!»
«Sembrate un coretto, smettetela. Ho sbagliato, ma voi eravate ambigui!»
«Come sarebbe a dire ‘ambigui’?!» sibilò Hermione, gli occhi assottigliati.
«Tu le hai chiesto se aspettava qualcuno e tu gli hai detto che era in ritardo, che sono le donne a farsi aspettare e sembrava che fosse in ritardo per un appuntamento e che...» due sguardi di fuoco lo colpirono e lui pensò bene di indietreggiare «Ma ovviamente ho capito male io, insomma, voi due che vi vedete, sarebbe assurdo!» si difese cercando al contempo di ricambiare l’occhiataccia di Draco per assicurarsi che non gli venisse davvero in mente di provarci con la Grifondoro.
«Io volevo insinuare che magari non si è poi tanto sicuri che lui sia un vero maschio, dato che è peggio di una donna. Magari dovevi tingerti di nuovo i capelli, Malfoy, avevano perso colore?» domandò maligna Hermione, voltandosi verso la sua nuova vittima che arrossì più di quanto potesse permettersi.
«Granger, ritira subito quello che hai detto! I miei capelli sono di un biondo naturale!»
«Certo, e mia madre è una strega!»
«Hermione, è da mezz’ora che ti faccio quel benedetto cenno! Cosa sta succedendo qui?!» esclamò Hilary, uscita in quel momento dalla Sala Grande, togliendosi la maschera color lavanda.
I tre studenti si voltarono contemporaneamente verso di lei e i Serpeverde rimasero imbambolati a fissarla.
«Che avete da guardare, voi due? Non avete mai visto un abito da sera?» frecciò lei per poi rivolgersi all’amica «Se non entri in Sala entro cinque minuti ti faccio sparire il vestito!» la minacciò.
Lo sguardo di Blaise si spostò subito sull’imbarazzata Caposcuola.
«Non ti disturbare, Lair: se vuoi ci penso io!» propose facendola diventare ancora più rossa.
«Grazie per il pensiero, Zabini, ma non voglio che una mia amica venga violentata grazie a me» gli rispose l’italiana alzando gli occhi al cielo.
«Ma non...»
«Shht!» disse, facendo un ampio giro del polso con la mano aperta per poi richiuderla di scatto davanti alla bocca, come se stesse chiudendogli il becco «Risparmia i commenti. Andiamo, Hermione. Ron ha già atteso abbastanza»
E così dicendo si trascinò dietro la povera Grifondoro fino all’entrata, poi si bloccò, le fece indossare la mascherina d’argento e infine la spinse dentro la Sala premendole le mani sulla schiena.
«Vai alla tua destra, non puoi sbagliare: è quello con i capelli rossi» scherzò.
«Lair, posso sapere perché diavolo una volta me la butti tra le braccia e l’attimo dopo la porti tra quelle di Weasley?!» chiese scocciato Blaise.
Hilary si voltò verso di lui e il giovane si stupì di riuscire a connettere ancora le sinapsi del cervello mentre la guardava. Certo, la Granger era incantevole, ma anche la Lair non scherzava di certo con quel vestito. I lembi superiori della gonna, dalla linea più stretta di quella dell’abito di Hermione, erano fermati all’altezza del fianco da un grosso fiore di piccoli brillanti, che decoravano anche la scollatura ad abito greco; il corpino stretto avvolgeva il busto della ragazza in tanti impalpabili strati di stoffa che tuttavia non davano volume al suo fisico. Era davvero bella.
A quel proposito forse avrebbe dovuto dare una gomitata a Draco, o almeno capire se fosse ancora vivo, dato che non si era mosso dalla posizione in cui era quando la ragazza era uscita dalla Sala Grande e la sua mandibola era ancora pericolosamente in discesa. Ma decise che se ne sarebbe potuto occupare in seguito.
«Lo saprai, Zabini. Ma non mi preoccuperei così tanto, se fossi in te. Per ora mi limiterei a chiederle di ballare, e poi vedrai se ci sarà un dopo. Ma mi aspetto che tu le porti rispetto» ordinò per poi girare sui tacchi in un turbinio di raso e rientrare nella Sala.
Blaise rimase ancora per un attimo scioccato e poi si riscosse. Sventolò una mano abbronzata davanti al viso dell’amico, ma le reazioni erano pari a zero; provò a schioccare le dita, a battere le mani, a pungolarlo con un dito, ma niente. Decise di ricorrere alle maniere forti e caricò una mano per abbatterla sulla sua schiena. Non appena il colpo andò a segno, il biondino si riprese dal precedente shock solo per rischiare di subire un attacco di cuore o, in alternativa, di ritrovarsi con il suo aristocratico nasino schiacciato sulla pietra che pavimentava la Sala d’Ingresso.
«Ma sei fuori di testa?!» urlò Draco.
«Sembrava che qualcuno ti avesse pietrificato, volevo accertarmene» rispose Zabini assumendo un’espressione assolutamente innocente.
«Potevi accertartene in un altro modo!»
«Non me ne venivano in mente altri. Entriamo?»
«Sì. Hai visto la Lair?»
«E tu hai visto la Granger?»
Si guardarono ghignanti.
«Stai pensando a quello che penso io, vero?»
«Credo proprio di sì»
E con un’ultima occhiata d’intesa, le due Serpi fecero il loro ingresso nella Sala Grande.
 
*********
«Che cosa posso fare?!» chiese allarmate Hermione, torturandosi le dita.
«Rispetto a cosa?» si informò Hilary, senza preoccuparsi di nascondere la noia mentre girava gli occhi sulla Sala Grande.
«Con Ronald! Hai visto come ha seguito la Brown dopo che sono andata a salutarli, sembrava ancora un cagnolino!»
«Non so quanto ci vuole ancora perché il filtro esaurisca il suo effetto. So che non è più come all’inizio perché ti guarda, ma non sono un’esperta in filtri d’amore»
«E quindi cosa dovrei fare, ora?»
«Vai e balla con il primo ragazzo che te lo chiede. Hermione, sei uno schianto stasera, ti stanno guardando tutti da quando sei entrata, e una mezza dozzina di ragazzi avrebbe voluto chiederti di ballare se la tua aura non fosse così negativa!»
«Mi stai dicendo che dovrei sorridere?»
«Ti sto dicendo che dovresti scioglierti» sospirò l’italiana alzandosi e mettendole una mano sul braccio per guidarla fino al tavolo del buffet.
«Bevi qualcosa e poi vai a ballare. Mettiti sul bordo della pista e sorridi, sono sicura che si presenterà subito qualcuno» le suggerì prima di girarsi e lasciarla davanti a una serie di brocche di succo di zucca che stupirono parecchio la ragazza.
Non avevano criticato me per il succo di zucca?!, pensò indignata per poi sorridere al gentile pensiero e versarsene un bicchiere.
Cominciò a sorseggiarlo mentre si guardava intorno per ritrovare il cosiddetto fidanzato, sparito con l’oca almeno dieci minuti prima, e dopo aver finito il primo calice se ne versò un altro; si sentiva la testa stranamente leggera ma non se ne preoccupò, impegnata com’era a tentare di individuare una testa rossa.
Al quarto bicchiere non aveva trovato Ron, nessuno le aveva chiesto di ballare e non riusciva nemmeno a reggersi sulle proprie gambe, tanto che dovette traballare, su quei malefici tacchi che l’amica le aveva fatto indossare, per raggiungere la prima poltrona libera aggrappandosi alla tavolata imbandita o al muro di pietra fredda.
Quando finalmente si fu seduta appoggiò la schiena e la nuca alla spalliera e chiuse gli occhi, inspirando lentamente.
Fu così che Blaise, mentre girovagava per la Sala in cerca di qualche degna dama con cui ballare, la trovò. Un ghigno gli si disegnò sulle labbra e, dopo aver riempito d’acqua un bicchiere basso, le si avvicinò accomodandosi sul bracciolo ; poi si bagnò la punta dell’indice e del medio della mano destra e gliele appoggiò su una tempia per darle ristoro, modificando il ghigno in un bel sorriso.
Hermione sollevò le palpebre sentendo il fresco di quelle dita quasi sconosciute nella loro dolcezza e socchiuse le labbra quando vide gli occhi brillanti del Serpeverde fissi nei suoi.
«Z-Zabini...» salutò, indecisa se fargli una scenata o ricambiare il tenero sorriso che le stava rivolgendo.
«Hermione» sussurrò lui con voce studiatamente roca, accostando il viso a quello di lei.
La ragazza tossicchiò, imbarazzata per il suo tono e per la sua vicinanza.
«Ehm... non hai nessuno con cui ballare, Zabini?»
«Stavo giusto cercando una dama. Vorresti concedermi l’onore di questo ballo?» domandò porgendole elegantemente la mano.
Hermione spostò lo sguardo dai suoi occhi alle sue dita, che ancora recavano tracce dell’acqua con cui le aveva bagnato le tempie, e si mordicchiò il labbro inferiore.
Accidenti a lei e ai suoi consigli, pensò maledicendo Hilary, “Vai a ballare con il primo che te lo chiede”! E ora io cosa dovrei fare? Accettare? Anche se farei comunque ingelosire Ronald e poi lui è stato tanto carino in queste ultime settimane... a parte oggi pomeriggio con tutte quelle allusioni e..., arrossì per i propri pensieri poi scosse la testa e lo guardò nelle iridi cobalto.
«Accetterei, Zabini, ma non credo di essere in grado di stare in piedi in questo momento, figurarsi di ballare e...»
Stava ancora parlando quando si ritrovò tra le braccia di Blaise, con le scarpe che sfioravano il pavimento, il corpo totalmente appoggiato a quello di lui e un suo braccio attorno alla vita.
«Cosa...?»
«Non è uno sforzo portarti, Granger. Anche se spererei di non doverti farti ballare sui miei piedi. E poi non vorrei sgualcire il tuo vestito, ti sta d’incanto. Ma questo te l’ho già detto, mi sembra» ghignò il Serpeverde lasciandole appoggiare i piedi a terra ma tenendola ferma davanti a lui. Poi la guardò negli occhi.
«Dato che riesci a reggerti sulle gambe, la tua scusa non vale più. Allora, vuoi concedermi questo ballo, Hermione?» domandò nuovamente stringendole le mani sui fianchi.
«Zabini, non sono portata per i balli da sala, mi sembra ovvio»
«Chiamami Blaise, te l’ho detto centinaia di volte in queste settimane!» disse lui, esasperato dall’uso del cognome «E poi non c’è problema: accanto a me sembrerai una ballerina provetta» ridacchiò.
«Non vorrei che ti facessi strane idee in testa, Zabini» esclamò lei, irremovibile e soprattutto memore delle ultime volte in cui l’aveva chiamato per nome, ognuna delle quali lui aveva cercato di sedurla in qualche modo.
«Ma mi piace come pronunci il mio nome» avvicinò le labbra al suo orecchio, passando l’avambraccio dietro la sua schiena e trattenendola contro il proprio corpo «Mi ricorda quando l’hai detto mentre mi baciavi sulla Torre di Astronomia (6)» sussurrò sensuale.
Le gote di Hermione si imporporarono e cercò di divincolarsi dalla sua stretta, inutilmente.
«Zabini, per favore non ricominciare» implorò la ragazza guardandosi intorno per accertarsi che nessuno li stesse guardando.
«Hermione, ti prego» la riccia si bloccò sgranando gli occhi: mai aveva sentito un Serpeverde implorare!
Blaise ridacchiò internamente, soddisfatto del successo della carta che aveva giocato: spingere i Grifondoro a pensare che gli altri potessero redimersi o cambiare spalancava portoni. Anche se, in quel caso, il bel moro non voleva certo aprire un portone!
«Balla con me! E se poi non ti piacerà la mia compagnia, allora ti lascerò andare dai tuoi amici. Ma concedimi almeno una possibilità» terminò la sua opera di convincimento con le paroline magiche che, se ne avvide chiaramente, fecero il loro bravo dovere.
Hermione sospirò e scosse la testa chiudendo gli occhi.
«Sono sicura che me ne pentirò, Zabini...»
«Blaise»
«Oh, d’accordo: Blaise!» sbottò irritata la Caposcuola, arrossendo ancora un poco «Sono sicura che dopo aver ballato con te tornerò subito dagli altri, ma voglio darti questa occasione. Farai il bravo?» chiese.
Con un sorriso smagliante il Serpeverde incrociò le dita dietro la schiena della giovane.
«Sarò un angioletto» le garantì solennemente.
«È proprio questo che mi preoccupa» mormorò la Grifondoro prima che lui le avvolgesse la mano con la propria e la conducesse verso la pista da ballo.
La ragazza si fermò appena fuori dal cerchio di colonne che delimitava il parquet e si guardò intorno per individuare Hilary, ma l’amica sembrava scomparsa. Si chiese se potesse davvero fidarsi di quella Serpe travestita da Grifone: la faccenda delle colonne non la convinceva ancora e aveva paura di fare anche solo mezzo passo in avanti.
Blaise si volse con aria interrogativa.
«Se esplode qualcosa quando salgo sulla pista, io scappo ma tu fai finta di niente, chiaro?» proruppe la riccia, lanciando un’occhiata truce al legno lucido.
Il giovane inarcò educatamente un sopracciglio, poi sollevò un angolo della bocca trattenendo una risata.
«Scapperò via con te, Hermione» promise facendole alzare gli occhi al cielo «Ora andiamo?» le strinse lievemente la mano.
La Grifondoro prese un respiro profondo e sollevò una falda della lunga gonna in taffettà e tulle per poter alzare il piede e posarlo sulla pista. Non appena ebbe compiuto quel passo ed ebbe così oltrepassato le colonne, esse brillarono e il suo vestito, nei punti in cui Hilary l’aveva toccato senza far comparire alcunché di nuovo, si illuminò di centinaia di minuscoli punti luce che decoravano l’abito formando un intricato motivo in fiori che ne seguiva il drappeggio cominciando dal corpino. E Hermione ebbe gli occhi di tutti puntati addosso.
Giusto quello che volevo, grazie Hilary, pensò corrucciata mentre arrossiva.
Dall’altro lato della Sala Grande, la diretta interessata sorrise soddisfatta alzando in suo onore il calice che aveva in mano.
«Merlino, è bellissima»
«Lei non può essere Hermione Granger»
«Voglio sapere chi le ha fatto quel vestito!»
«È quello che hai fatto oggi? Per quello era così tesa?» chiese Ginny tra la moltitudine di commenti che piovevano intorno a loro, sedute comodamente su due poltroncine aspettando gli altri che erano andati a prendere altre bottiglie di Whiskey Incendiario.
«Non le avevo detto cosa avevo combinato né alle colonne né al vestito, quindi non sapeva cosa sarebbe potuto accadere. Ma la sua espressione è impagabile!» ridacchiò l’italiana osservando l’amica che avanzava sul parquet in un fruscio di raso.
«Ma quello è Zabini?!» esclamò la rossa con gli occhi sgranati dallo stupore.
«Sì, be’... le ho detto di accettare il primo che l’avrebbe invitata a ballare, dato che deve far ingelosire tuo fratello, ma... non speravo in un così bel cavaliere» sulle sue labbra comparve un ghigno.
«Mi nascondete qualcosa?»
«Se Hermione vorrà te lo dirà. In ogni caso credo che abbia fatto bene ad accettare, almeno Ronald capirà cosa si sta perdendo»
«Per quello le hai fatto un vestito così bello»
«Esattamente. La gelosia è il metodo migliore per riacciuffare l’uomo traditore»
«Non se tradisce anche lei»
Hilary rimase in silenzio, poi aprì la bocca per ribattere.
«Tu sai cosa fa tuo fratello con Lavanda?»
«No, ma...»
«Allora non si può essere sicuri di quello che si merita. Se Lavanda è riuscita a sedurlo, allora oltre che traditore è un bugiardo»
«Ma...»
«Mi dispiace parlare così di tuo fratello, credimi. Ma aveva assicurato a Hermione che non l’avrebbe mai fatto con Lavanda e che se l’era dimenticata. E dopo nemmeno un’ora le stava appiccicato come una sanguisuga»
«Ma...»
«Hermione non sarà una santa, ma almeno l’ha tradito solo due volte»
«Quindi l’ha tradito?» chiese Ginny un po’ delusa.
«Non che potesse fare altrimenti. Se Zabini ti mettesse con le spalle al muro e ti baciasse cosa riusciresti a fare?»
«Effettivamente è grosso...»
«Appunto, e sono stati solo due baci isolati. In ogni caso avevo detto a Hermione di dirlo a Ron ma poi non l’ha fatto, non so se per paura o altro. Anche perché lei è sempre stata gelosa di Lavanda, quindi aveva paura che glielo portasse via non appena gli avesse detto che aveva baciato Zabini. Ovviamente è quello che è successo, ma quando ha avuto l’occasione di tradirlo del tutto per fargliela pagare, non l’ha fatto! Questo non ti dice niente?»
«Ma ora sta ballando con lui»
«E Ron dov’è finito?» ribatté Hilary.
La rossa distolse lo sguardo.
«So che il filtro d’amore sta perdendo il suo effetto, ma non è che Ron si stia dando da fare per staccarsi dalla piovra. Certo, guarda Hermione, ma intanto bacia Lavanda e chissà cos’altro fanno!» continuò indignata.
«Hai ragione, ma non ho capito la faccenda dei baci...»
«Zabini l’ha baciata una volta sulla Torre di Astronomia e poi non è successo più nulla per un mese. Quando sono... stata male...» la sua voce tremò a quelle parole «...lui l’aveva baciata di nuovo ma non so cosa sia successo esattamente, comunque lei l’ha respinto e subito dopo si è scontrata con Ron e ha deciso di dimenticare totalmente la faccenda perché si è resa conto di non provare niente per Zabini. E due ore dopo tuo fratello era incollato alla faccia della Brown. Hermione intanto aveva trovato Zabini in corridoio e dopo averli visti insieme lui le ha proposto di andare nella Stanza delle Necessità, ma lei gli ha chiuso la porta in faccia» spiegò concisa.
«Wow! Davvero l’ha chiuso fuori?!» esclamò Ginny, entusiasta.
«Eh, già» rise l’italiana «In queste settimane però, lui ha fatto il bravo e non ha tentato di sedurla. E ora le ha solo chiesto di ballare, come buoni amici»
«Non mi sembrano solo buoni amici, sai? Vedi come si guardano?» le fece notare la rossa indicando con un cenno del capo la pista dove i due ragazzi volteggiavano leggeri sulle note del valzer viennese.
In quel momento, Blaise invertì il giro in chiusura e ricominciò con un mezzo giro a sinistra, nella posizione contraria alla linea di ballo. La schiena dritta, il gomito sinistro piegato a un angolo ben marcato mentre stringeva le dita di Hermione e la sua mano destra appoggiata leggera sotto la scapola della ragazza, sulla pelle lasciata nuda dalla scollatura a cuore dell’abito privo di spalline. Poco sotto il suo mignolo cominciavano i nastri che tenevano stretto il corpino sagomato e il giovane doveva utilizzare tutto il suo autocontrollo per non far scivolare il palmo verso di essi e giocarci sensualmente, pensando al momento in cui glieli avrebbe slacciati.
«Alla prossima battuta facciamo un fleckerl naturale» mormorò a fior di labbra, con gli occhi incatenati a quelli nocciola di lei.
Poi cambiò nuovamente la linea di ballo e si scostò da lei, allargando il braccio destro interrompendo il contatto con la pelle della sua schiena ed alzando quello sinistro, girando il polso per farla girare su se stessa.
«Un cosa?!» domandò, non capendo, la riccia finendo la giravolta e ritornando tra le sue braccia.
«Dobbiamo fare dei giri sul posto, ma i passi rimangono gli stessi» spiegò semplicemente regalandole un meraviglioso sorriso.
«O-Okay» balbettò lei.
Quando finirono i sette mezzi giri a destra, la mano sinistra di Blaise strinse quella di Hermione ricordandole di eseguire i tre passi di chiusura; poi mosse il bacino contro il suo per indicarle l’inizio della nuova figura e riprese il volteggio a sinistra, rimanendo tuttavia al centro della pista. La ragazza vedeva chiaramente i volti degli altri studenti che le passavano davanti mentre ballava sul posto, ma decise di non dar loro peso e di pensare solo ai passi, più complicati del previsto, che doveva fare.
Ancora, la mano che Blaise teneva sotto la sua scapola si allontanò un poco e lui sollevò di qualche centimetro il gomito che sosteneva il suo, premendo contro di lei il busto e il bacino per poi riabbassare il braccio destro tornando con la mano sulla sua schiena per sorreggerla. Ma le abbandonò le dita della destra, perciò Hermione, non sapendo cosa fare con quella mano, gliela appoggiò sul petto mentre si inclinava all’indietro, fidandosi della presa del moro che la guidò più verso la sua sinistra mentre si bilanciava con le gambe per non cadere facendo il casché. (7)
La musica finì in quel momento, come se avessero calcolato ogni istante nel dettaglio; il Serpeverde fece forza con il palmo della destra per sollevarla e la ragazza tornò in posizione verticale, ben piantata sui tacchi. La mano indugiava dove l’aveva posata pochi secondi prima, era come se non rispondesse al comando del suo cervello di battere in ritirata: rimaneva abbandonata sul petto del moro, e Hermione stessa non riusciva a distogliere lo sguardo da quelle iridi cobalto.
L’aria che usciva dalle labbra socchiuse di lui le solleticava la fronte, e i ciuffi ribelli fuggiti dall’elaborata acconciatura che aveva scelto ondeggiavano al ritmo del suo respiro. Inconsciamente gli stava fissando la bocca e, come per un riflesso spontaneo, i suoi denti andarono a torturare il labbro inferiore.
Blaise deglutì e avvicinò il proprio viso al suo, circondandole la vita con il braccio libero e stringendole l’altro intorno alle spalle. Erano al centro della pista ed era pienamente consapevole della gente che li stava osservando allucinata. Ma non gli poteva importare di meno, in quel momento. Al diavolo la reputazione, al diavolo l’essere un Purosangue, al diavolo i suoi amici che magari l’avrebbero deriso per le settimane seguenti: aveva una dannata voglia di baciare quella splendida donna che aveva davanti e l’avrebbe fatto.
La strinse a sé e la Grifondoro alzò gli occhi dorati su di lui. Per un attimo, il moro rimase abbagliato e si fermò; ma quando lei gli afferrò la cravatta e lo attirò verso il proprio volto, lui non si ribellò e decise di vedere cosa avrebbe fatto. Poi sentì la consistenza della mascherina grattargli lievemente lo zigomo e chiuse gli occhi per ascoltarla.
«Se vuoi baciarmi, Blaise, non farlo davanti a un pubblico» gli sussurrò all’orecchio per poi lasciargli una lievissima traccia di rossetto sulla guancia, liberarsi dalla sua presa e scendere dal parquet, facendolo rimanere di sasso.
Questo è sadismo, pensò abbacchiato mentre cancellava l’espressione stupita dal viso e ritornava verso i divanetti che i Serpeverde si erano accaparrati.
In un angolo della Sala Grande, due occhi azzurri come il cielo si assottigliarono seguendo la camminata del giovane e poi volarono verso il tavolo del buffet, dove Hermione si era servita di una buona dose di Burrobirra.
«Ron-Ron, che cos’hai? Chi stai guardando?!»
«Nulla, Lavanda... Mi sembrava solo... niente»
«Sai che puoi dirmi tutto, Ronnuccio! Sono la tua ragazza!» esclamò disperata la bionda, capendo subito su chi era fisso il suo sguardo.
«Tranquilla non è niente, davvero» la rassicurò lui, tornando a guardarla con i soliti occhi spenti che lo caratterizzavano da quasi tre settimane, ad eccezione delle rare volte in cui si spostavano sulla Caposcuola Grifondoro.
«Oh, Ron-Ron!» trillò la Brown, felice di poterlo avere ancora «Andiamo via? Questa festa è un mortorio e non mi hai nemmeno fatto ballare!» si sedette sulle sue gambe e il rosso le avvolse automaticamente i fianchi con le braccia «Andiamo nella Stanza delle Necessità a divertirci un pochino?» domandò in un sussurro malizioso.
Ronald annuì meccanico ed entrambi si alzarono per dirigersi fuori dal portone della Sala Grande. Per un secondo Weasley si voltò e lanciò un’occhiata al tavolo delle bevande: una parte del suo cervello e del suo cuore, che si era come assopito negli ultimi tempi, notò che accanto a Hermione era arrivata Hilary e fu sul punto di sorridere e di tornare da loro. Ma ebbe un sussulto e subito lo sguardo smise di essere vivo, la mente ritornò alla bionda che lo stava aspettando e il cuore si rimise nell’angolino dove il filtro lo aveva riposto. Dopodiché si voltò e seguì Lavanda.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTES:
 

  1. L’armadio saggiamente ampliato da Hilary è dotato del famoso Incantesimo Estensivo Irriconoscibile (quello della borsetta di perline di Hermione, tanto per intenderci).
  2. Puramente inventato grazie a un suggerimento della mia consulente-Beta Ilaria; non so se le Feste di Halloween fossero a ingresso limitato nei libri della Rowling ma diciamo che è una licenza poetica.
  3. “Abbasserà subito le armi” (Seneca, La Provvidenza): ringrazio mio fratello per aver studiato latino con i testi a fronte perché ero nel panico alla ricerca di una parola d’ordine decente e che potesse andare bene con la situazione di Hermione con Lavanda e Ron, e aprendo a caso tutti i suoi libri di latino (Seneca in primis) siamo andati a fortuna: la frase l’ha letta lui e io mi sono appropriata del libro ^^
  4. Non ricordo se la Rowling lo dice, però mi sembra troppo facile! Gli abiti dei maghi si possono riparare con la magia, come tenta di fare Ron al quarto anno prima del Ballo del Ceppo (con scarsi risultati, ma dopotutto è Ron, il tenero imbranato! :) ) ma se ci fosse questa opzione anche con i tessuti Babbani sarebbe troppo semplice per un mago che vive tra i Babbani. O almeno io la penso così.
  5. Riferimento al primo anno e a Ron quando Hermione pietrifica Neville (quando stanno andando a recuperare la Pietra Filosofale) e lui le dice che a volte è terrificante, anche se è bravissima.
  6. Ovviamente Blaise allude al capitolo quattro ^^
  7. Bene, descrivere il ballo è stato un parto! Devo ringraziare il fidanzato di un’amica per avermi dato le dritte, o meglio avermi descritto un video di valzer viennese, e avermi spiegato come cavolo si danza un valzer viennese e come si fanno le figure che ho descritto. Se avete dubbi o perplessità credo che Wikipedia sia molto più informata di me in materia, ma io ho preferito affidarmi a uno che ha fatto ballo da sala per anni! Spero solo di essere stata degna, ma se qualcuno ne sapesse di più e volesse correggermi in qualche descrizione è la beneaccetta!

 
I vestiti descritti sono questi:
Hermione:
http://www.facebook.com/media/set/?set=a.264060876987167.64126.100001497715168&type=1#!/photo.php?fbid=264060913653830&set=a.264060876987167.64126.100001497715168&type=3&theater
 
Hilary: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=263967786996476&set=a.263967720329816.64097.100001497715168&type=1&theater
(perdonatemi per l’utilizzo dell’account del GdR ma stavo diventando matta e non ho più trovato, in ogni caso, la foto originale e quindi il link L )
 
 
 Inoltre mi scuso se non si legge tutto ma non so cosa stia succedendo all'editor o al mio computer, ma dopo un centinaio di tentativi andati a vuoto mi sto stufando! Scusatemi :(
Sperando che vi sia piaciuto questo capitolo e che il ritardo sia valso a qualcosa, colgo l’occasione di augurare a tutti voi un Buon Natale!! E nel caso non mi venga qualche strana idea di lasciare perdere lo studio e dedicarmi a una one-shot breve su qualcun altro (nel qual caso potrei rischiare la morte se non supero quegli stramaledetti esami!) vi auguro anche un Felice Inizio Anno Nuovo! :)
Baci!
AnnaWriter
 

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


X CAPITOLO

 
«Hei, Cenerentola, non sono ancora le undici, la mezzanotte è lontana. Perché non sei rimasta a ballare con il tuo principe azzurro?»
«Levati quel ghigno, Hilary, non si addice a una Grifondoro!»
«Quale ghigno?!»
«E anche l’espressione innocente, quella non si addice a te, mentre a Grifondoro andrebbe benissimo!»
«Ma io sono una Grifondoro!»
«Il Cappello avrà sbagliato Casa»
«Il Cappello non sbaglia» affermò Hilary facendole la linguaccia.
Hermione si limitò ad alzare gli occhi al cielo e a scuotere la testa.
«Che c’è?»
«Perché mi hai detto di accettare la prima richiesta di ballo che avrei ricevuto? Sapevi che sarebbe stato Blaise?»
«Siamo tornati al nome di battesimo?» replicò divertita l’italiana.
«Non cambiare discorso. Gliel’hai suggerito tu?»
«Ehm... certo che no» disse Hilary con un sorriso da angioletto.
«E dovrei crederti?»
«Beh, però se non l’hai notato, la mia tattica ha funzionato!» rispose piccata la mora.
«Oh, sì! Infatti vedo Ronald ovunque!» esclamò Hermione, impregnando le parole di sarcasmo.
«Sai che questo non era un antidoto al filtro, semmai era un metodo per valutare il suo attaccamento alla Brown e il tempo che le rimane prima che l’effetto svanisca. E se tu non l’hai notato perché eri troppo impegnata a ballare – e bada di non dare la colpa a me perché sei tu ad aver accettato e non sapevo che sarebbe stato proprio Zabini a chiedertelo per primo – allora te lo dirò io: per tutta la durata del valzer non è riuscito a staccarti gli occhi di dosso, sebbene Lavanda fosse attaccata a lui come la Piovra Gigante! Quando sei scesa dalla pista sembrava volesse uccidere Zabini e poi venire da te a riprenderti! Non si è alzato nemmeno una volta, lui e la Brown non hanno ballato e i suoi occhi seguivano sempre te. Inoltre la Brown riusciva a distrarlo solo chiamandolo ad alta voce, e dubito che questo non c’entri nulla con il filtro. Poi non dirmi che non ci ho provato» ribatté Hilary.
Hermione distolse lo sguardo e fissò il bicchiere di Burrobirra che aveva tra le mani.
«Senti...» riprese l’italiana in un tono più dolce «Se davvero ci tieni a Ronald dovresti tentare di riavvicinarlo. Ma se questa situazione ti va bene, allora non so proprio cosa pensare. Insomma, non hai nemmeno tentato di creare un antidoto al filtro, ti sei rintanata in un angolo lasciando spazio a quella sciacquetta e ora ti arrabbi se lui non è qui però allo stesso tempo ti piace passare il tempo con Zabini. Non è molto... logico»
«Non so nemmeno io cosa mi sia preso, Hilary» la Caposcuola scosse la testa «Non sopporto  vederlo con Lavanda ma allo stesso tempo le attenzioni di Blaise mi fanno piacere. Te l’ho detto, Ron mi tratta sempre con i guanti ed ero appena riuscita a fargli promettere che non si sarebbe più comportato in quel modo che se n’è andato con la Brown. Avevo deciso di non pensare più a Blaise ma a quanto pare...» la voce le morì in gola.
«A quanto pare?» la incalzò l’amica.
«A quanto pare non riesco comunque a dire di no a Zabini. Si è comportato da amico in queste ultime settimane, ha avuto un comportamento impeccabile e quando eravamo sulla pista e abbiamo finito di ballare, io... gli ho detto una cosa» sospirò Hermione mentre le gote le si arrossavano delicatamente.
L’italiana la osservò attenta.
«Ossia?» domandò.
«Beh, lui mi stava per baciare e io gli ho detto che se proprio voleva baciarmi non doveva farlo davanti a tutti»
«Gli hai dato il nulla osta per provarci con te, lo sai vero?»
Le mani di Hilary arrivarono giusto in tempo a bloccare quelle di Hermione prima che lei rovinasse tutto il lavoro fatto ai suoi capelli. La riccia sospirò.
«Sì, lo so. Non ho capito granché di quello che ho fatto in pista ma ricordo ciò che ho detto...e ricordo ciò che ho provato»
«E cosa hai provato?»
«Hilary, io e Ronald non abbiamo mai ballato insieme. Certo, al matrimonio di suo fratello Bill abbiamo fatto un lento ma nulla a che vedere con Blaise. Non so nemmeno come sia stato possibile per me riuscire a ballare a quel modo, a seguire i suoi passi, a non cadere e a non pestargli i piedi!»
Hilary rise leggera.
«Parlo sul serio Hilary... non so cos’è accaduto su quella dannata pista, non so se ha a che fare con la magia che hai usato sulle colonne o sul vestito...»
«Le colonne mi servivano solo per decorare il tuo abito, non per darti la bravura nella danza» ribatté divertita l’italiana.
«Credo che riusciresti a fare anche quello» sbuffò Hermione e Hilary rise.
«Mi eserciterò» disse lei per poi bere un sorso di Firewhiskey.
«A ballare, Lair? Se vuoi posso darti ripetizioni» ghignò una voce alle sue spalle facendola sussultare appena e rischiando di farle andare di traverso la bevanda.
L’italiana si voltò velocemente per ritrovarsi a pochi centimetri dal volto di Draco, chinato su di lei. Indietreggiò di un passo.
«Malfoy» soffiò lanciandogli uno sguardo torvo «È una conversazione privata, la tua presenza non è gradita»
«Non ti ho ancora visto sulla pista, ne deduco che non sai danzare» replicò il biondo ignorandola, il sorrisetto saputo ancora inciso sulle labbra.
«Solo perché tu lo sappia, Malfoy, io so ballare. Ora evapora»
«Non mi hai risposto oggi pomeriggio, Lair»
«A quale domanda stupida avrei dovuto rispondere?» sospirò seccata la ragazza.
Draco ghignò e coprì la breve distanza tra loro con mezzo passo. Hilary non si spostò ma rimase basita quando i capelli setosi di lui le sfiorarono la fronte e gli occhi grigi furono all’altezza dei suoi, vicinissimi.
«Mi concederesti questo ballo?» sussurrò sensualmente il Serpeverde.
Perplessa, la Grifondoro sbatté le palpebre e scosse lievemente la testa prima di rispondere con il solito tono.
«Malfoy, cosa non ti è chiaro della parola “evapora”?» ribatté maledicendolo nella mente.
«Nessuno mi liquida in quel modo, Lair. Coraggio, è solo un ballo, non mi sembra di chiedere tanto. Voglio solo vedere se sai ballare come sostieni» sogghignò «Inoltre il tuo caro Weasley ti ha dato buca e scommetto che ti stai annoiando a morte»
«Fred è più grande, Malfoy, non può certo venire a un ballo per studenti»
«Sta di fatto che non c’è»
«Oh Merlino, Malfoy! Vuoi ballare?! Balliamo, basta che dopo mi lasci in pace!» esplose Hilary sbattendo con rabbia il bicchiere sul tavolo da buffet, rovesciando parte del contenuto rimasto sulla sottile tovaglietta elegante che lo copriva.
«Scusami Herm, torno subito» disse rivolta all’amica che ridacchiava tra sé, per poi voltarsi in un fruscio di seta e dirigersi furibonda verso la pista da ballo.
«Malfoy, sai come dicono i Babbani? Non svegliare il can che dorme»
«I Maghi invece dicono di non svegliare il drago che dorme, Granger, ed io ho proprio il nome giusto, non credi?» ribatté Draco con un sorrisetto, prima di seguire l’italiana senza rivolgere un’altra occhiata a Hermione che scrollò le spalle e andò verso il divanetto occupato da Harry e Ginny.
Le due ragazze si salutarono con un sorriso mentre Harry squadrava con occhio critico la Caposcuola. Hermione sospirò, preparandosi mentalmente a una sfuriata o a un rimprovero.
«Cosa devi dirmi Harry?»
«Zabini, Hermione? Fai sul serio?»
Suo malgrado la riccia arrossì lievemente.
«Abbiamo solo ballato» si difese.
«Non è l’inizio che mi interessa... piuttosto, cosa volevate fare alla fine?»
«Perché sembri curioso e non arrabbiato?» chiese a sua volta la riccia, glissando abilmente la domanda.
«Non è importante, rispondi» replicò Harry agitando la mano come per scacciare un insetto fastidioso.
Tentativo fallito: may day, may day, la vocina della coscienza della Grifondoro aveva stranamente la voce e l’ironia di Hilary.
«Nulla Harry, mi stava solo ringraziando per il ballo...»
«Baciandoti?»
«Non essere sciocco, Harry, perché mai Blaise...»
«Blaise?!»
«Zabini!» si corresse subito «Volevo dire Zabini»
«Ma hai detto...»
«Mi sono confusa. Ad ogni modo stavamo parlando, non voleva baciarmi. Ora vuoi dirmi perché sei così curioso?»
«Mi chiedevo solo come potessi accettare la compagnia di quel Serpever...»
«Dov’è Hilary?» chiese improvvisamente Ginny per poi accorgersi di aver interrotto il ragazzo e guardarlo rammaricata «Scusami, ero sovrappensiero»
«È a ballare con Malfoy» la informò divertita Hermione per poi tornare a rivolgere l’attenzione al giovane «Comunque Zabini è un bravo ragazzo ed è simpatico. Tutto qui»
«Malfoy?» fu la risposta di Potter, il cui cervello si era fermato all’informazione precedente.
La Caposcuola sospirò scuotendo la testa.
«Puoi stare sicuro che Hilary non deve temere niente, non avrebbe remore a Schiantarlo sulla pista se lui dovesse anche solo pensare di provarci»
«Almeno lei usa la bacchetta anche fuori dall’aula»
«Harry ti prego!»
«Non dirò nulla, Herm... se tu ti fidi di Zabini okay, io mi fido di te e del tuo giudizio. Ma stai attenta»
«Mi stai dando la tua benedizione?» domandò la riccia, allibita per quella frase insensata.
«Fermi tutti, nessuno pensa a mio fratello?» intervenne Ginny.
«Puoi fidarti di Hilary, non tradirebbe mai Fred»
«Intendevo Ron...»
Hermione si zittì per un secondo e distolse lo sguardo assottigliando le labbra. Poi lasciò libera la rabbia e volse di nuovo gli occhi sull’ultimogenita Weasley.
«Innanzitutto io non ho tradito Ronald...»
«Hilary mi ha detto che Zabini ti ha già baciato» la interruppe la rossa, calma.
«Io non...»
«Ho detto che lui ha baciato te, non che tu hai baciato lui» le fece notare «Abbiamo fatto un’interessante chiacchierata e mi ha fatto aprire gli occhi anche su Ron. Va bene che non sappiamo se lui abbia già fatto o meno qualcosa con Lavanda ma...»
«Non ho intenzione di giustificare le mie azioni quando quelle di tuo fratello sono ancora più riprovevoli!» ribatté Hermione prima di girare i tacchi e allontanarsi dai due amici.
Ginny sgranò gli occhi per quella reazione, poi li assottigliò. Diede un lieve bacio sulla guancia a un allibito Harry e con un «Torno subito» si mise alle calcagna della riccia.
 

*********

 
«Meravigliosa, non trovi?»
La voce di Theodore fece breccia tra i suoi pensieri e Blaise girò uno sguardo interrogativo su di lui.
«La Lair» spiegò divertito il giovane.
«Ah... sì, sì... meravigliosa» rispose l’altro guardando solo per un secondo la pista da ballo per poi spostare di nuovo gli occhi verso un punto ben preciso della Sala Grande.
«E la Granger è incantevole» sogghignò.
«Non guardarla» lo avvisò Zabini senza distogliere l’attenzione da Hermione.
«Perché non dovrei? Tutti in Sala la stanno guardando, non capisco perché io non...»
«Non posso certo compiere un omicidio di massa, sarebbe troppo cruento! Perciò compierne uno solo come dimostrazione sarebbe perfetto, e quale esempio migliore di uno dei miei amici?» Blaise aveva finalmente fissato lo sguardo su Nott ma quando vide il suo ghigno derisorio s’incupì.
«Stronzo» sibilò.
Theodore si lasciò andare a una travolgente risata, incurante delle maledizioni silenziose del moro.
«C’è una cosa che non capisco, Blaise: non te la sei portata ancora a letto, quindi non è tua, eppure non fai altro che considerarla tale. Non puoi pretendere che nessuno la guardi o ci parli»
«Perché no? Dopotutto anche lei sa di essere ormai mia... fin da quella volta sulla Torre»
«Ma...»
«E presto la farò mia in tutti i sensi»
Theo lo guardò in silenzio per qualche istante e Blaise poteva immaginare le rotelline nella sua mente di Serpe girare velocemente.
«Quanto ha a che fare tutto questo con la scommessa?» chiese.
«Questa è la scommessa» ribatté Zabini.
«La scommessa non era “corteggiare e innamorarsi”»
«Non mi sono innamorato»
«Hai ragione. Ti stai innamorando»
«Nemmeno per sogno!»
«Sei nella fase del rifiuto?»
«Ma quale rifiuto! Senti Theo: io non sono innamorato di Hermione»
«Usi sempre il suo nome di battesimo, ormai»
«Uso anche il tuo nome di battesimo ma questo non significa che sia innamorato di te» la sua espressione era estremamente eloquente.
«Non cambiare discorso» replicò Nott con un sorriso divertito «Hai passato sei anni a chiamare per nome solo alcuni Serpeverde mentre per tutte le altre persone, qui dentro, utilizzavi il cognome. E non dirmi che sapevi i nomi di quelle, anche delle altre Case, che ti portavi a letto, perché so che non è vero. Invece ora avresti cominciato a chiamare la Granger “Hermione” solo per averla? Non me la bevo»
«Perché devi sempre avere una qualche prova schiacciante, dannazione?»
«Voglio diventare Magiavvocato (1), lo sai» disse con un sorrisetto.
«Ma io non voglio essere la tua cavia!» protestò Blaise.
«Stai ancora cambiando discorso» rise Theo.
Il Serpeverde sbuffò contrariato, poi appoggiò i gomiti alle ginocchia lasciando ricadere le mani in mezzo ad esse, si sporse in avanti e rimase in silenzio per una manciata di secondi.
«Mi piace, Theo, va bene? Finalmente c’è una ragazza che mi ha colpito non solo perché può aprire le gambe» sussurrò in modo che solo lui potesse sentirlo.
Le labbra di Nott si distesero in un sorriso sincero.
«Allora non credi che dovresti dirglielo?»
«Sei impazzito?!» Blaise rialzò immediatamente lo sguardo, gli occhi sgranati «Draco manderebbe tutto a puttane l’istante dopo aver parlato con lei!»
«Perché dovrebbe?» domandò Theodore, confuso.
«La scommessa. Le sbatterebbe in faccia che lo faccio solo per vincere e la perderei»
«Basta dire a Draco che sciogli la scommessa»
«Non... oh, andiamo! Hai visto come ha reagito il mese scorso quando ho provato a dirglielo la prima volta!»
«Non vuoi ammettere di essere innamorato della Granger?»
«Con lui?» il moro rise amaramente «Mi scuoierebbe vivo»
««Potresti aspettare quando anche lui ammetterà di essere innamorato della Lair»
«Ossia mai. Lui è troppo orgoglioso e lei è troppo recalcitrante per i suoi gusti: sa bene che non durerebbero, quindi non si pone minimamente il problema» quella volta la risata era divertita.
«Guardali là» Zabini indicò con un cenno del capo la pista da ballo «Credo che tra un po’ dovremo andare a soccorrerlo»
«Ma che carini» ridacchiò Nott «Battibeccano anche mentre danzano. Gli avi dei Malfoy si staranno rivoltando nelle loro tombe!»
«Tutte le gare vinte e i Balli dati al Manor...» sospirò teatralmente Blaise.
«Ma Draco non può comunque negare la bravura della Lair» ribatté Theo con un’espressione eloquente.
«Direi di no, se solo la lasciasse fare credo che guiderebbe lei»
I due giovani scoppiarono in un’autentica risata mentre sulla pista l’atmosfera si stava surriscaldando. Non erano l’unica coppia che ballava, ma intorno a Draco e Hilary si era creato il vuoto. L’aria crepitava di incantesimi repressi.
«Allora, mi spiegheresti cosa ho fatto per meritare un simile trattamento?»
«Assolutamente nulla, è una cosa a pelle, sai com’è»
«Saprei io cosa fare della tua pelle...»
«Trarne una pelliccia?»
«No, è troppo sottile e delicata»
«E allora cosa?»
Draco le fece eseguire una rapida giravolta per poi spingerla in un altrettanto veloce casché. Quando lei si aggrappò alle sue spalle per non rischiare di cadere da quella posizione, il ragazzo avvicinò il volto al suo con una lentezza esasperante.
«La farei rabbrividire sotto il mio tocco...» bisbigliò sensuale «...ti farei agognare un contatto maggiore, mi desidereresti talmente tanto che mi imploreresti di farti mia all’istante»
Una mano del biondo era immobile sulla sua schiena per sorreggerla e l’altra le stava accarezzando il viso, seguendone la linea della mandibola e poi quella del collo, sfiorando la clavicola e scendendo verso il seno per poi appoggiarsi a coppa su di esso.
Hilary deglutì, gli occhi spalancati e il battito che si stava facendo irregolare.
«E quando tutto il tuo corpo mi desidererebbe più dell’aria...» le dita si strinsero sul suo seno e la giovane serrò le palpebre con forza impedendosi di reagire, curiosa di scoprire i piani di Malfoy «...ti possiederei per ore, facendoti pregare, urlare, gemere di piacere. Finché dalle tue labbra non uscirà nulla che non sia il mio nome» la voce di Draco era un mormorio lussurioso alle orecchie della Grifondoro.
«Draco...» sussurrò Hilary riaprendo gli occhi e fissandolo languida.
Fece leva sulla mano ancora posata sulla spalla del ragazzo e tornò in piedi per appoggiarsi completamente a lui, ondeggiando i fianchi al ritmo del lento che ora riempiva la Sala Grande.
Il Serpeverde ghignò cingendole la vita con le braccia e attirandola contro il suo corpo.
«Esatto, proprio in questo modo»
«Draco...» sospirò ancora Hilary facendo scivolare le dita in una lenta carezza sui suoi bicipiti e sugli avambracci del giovane stretti contro la sua schiena.
«Allora, Hilary» il suo nome scivolò seducente sulla lingua del biondo che si lasciò prendere le mani dalla Grifondoro per farsele portare ai lati del corpo «Ti va di andare in camera mia ad attuare quello che ti ho esposto poco fa?»
«Oh, Draco... e Fred? Come faccio a dirglielo?» chiese contrita Hilary, andando in avanti col bacino per farlo appoggiare a quello di Malfoy e spingendo una gamba tra le sue per fargliele divaricare.
«Non ti ricorderai nemmeno che faccia abbia quando avremo finito» il giovane represse un gemito quando la coscia di Hilary, coperta solo da quella sottile stoffa di cui aveva appurato l’impalpabilità mentre danzavano, gli sfiorò l’inguine in un tocco sensuale.
«Mmm...» mugugnò la ragazza appoggiando la fronte contro il suo collo e sospirando sulla sua pelle «E poi sarà più facile? Me lo prometti?»
«Penserai solo a me» mormorò Draco, eccitato e con la mente ormai sotto le lenzuola.
«Sai, non credo di voler accettare» il respiro caldo di Hilary mentre pronunciava quelle parole lo raggiunse ben prima del loro significato.
Stava per parlare quando arrivò il colpo: preciso e letale, il ginocchio della Guardiana si scontrò con la sua virilità in una vendetta che di Grifondoro non aveva nulla.
Draco serrò le palpebre, gemendo di dolore mentre le mani gli correvano all’inguine per tenersi la parte offesa, e si piegò su se stesso.
Con un ghigno degno di Salazar in persona, Hilary si chinò verso il suo orecchio.
«Spero di non aver causato danni irreparabili. Dopotutto ci sono tante donne che vorrebbero essere nei tuoi sogni erotici al posto mio. Prendi loro, io non sono disponibile!» disse, la voce che celava appena la risata che premeva contro le sue labbra.
In un attimo Blaise e Theodore furono al loro fianco; la ragazza si voltò verso di loro sorridendo, poi scese dalla pista senza una parola.
Trattenendo le risate, i due Serpeverde si misero ai lati dell’amico prendendolo per le braccia e, suo malgrado, Draco dovette appoggiarsi a loro per riuscire a scendere incolume dal parquet.
Raggiunsero i divanetti verdi riservati alla loro Casa e Draco si accasciò su uno di essi, gemendo ancora dolorante.
«Me la pagherà» riuscì a dire.
Nott e Zabini lo fissarono divertiti.
«L’hai detto anche quando ti ha Schiantato» osservò Blaise ridacchiando.
Malfoy gli lanciò uno sguardo degno di un inceneritore.
«Potremmo, di grazia, evitare certi argomenti?»
«Gli rode ancora!» esclamò con finto stupore il moro, girandosi verso Theodore e puntando l’indice contro il biondo, facendolo scoppiare a ridere di gusto.
«Prima di Smistarla quel diabolico Cappello deve aver preso qualcosa di pesante! Lei a Grifondoro?! In confronto io sono un santo!»
«Adesso non esagerare Draco» sghignazzò Theo.
«Pansy non avrebbe mai fatto una cosa del genere» protestò il giovane, sdegnato.
«Non è un esempio valido: Pansy pagherebbe fior di galeoni per poter essere nel tuo letto»
«Anche solo per ballare con te, diciamo la verità»
«Vedete? Ha buon gusto! E non solo lei! Insomma, la Lair è l’unica a non voler provare...»
«Aspetta» proruppe serio Blaise, la cui attenzione era stata appena calamitata da una figura che usciva rapida dalla Sala Grande «Scusate...»
Il moro si alzò velocemente e si dileguò tra la folla.
«Che diavolo...?» cominciò Malfoy, allibito.
Nott scosse la testa.
«Non ne ho idea. Tu stai bene comunque?»
«Sì. L’ho già detto che me la pagherà?»
Il ragazzo rise.
«Ho bisogno di bere!»
Così dicendo, Draco si alzò e si diresse al tavolo da buffet mentre Theodore scuoteva la testa e si riappoggiava allo schienale del divanetto, rilassandosi e ridendo della cecità dei suoi amici.
 

*********

 
«Ma perché proprio Zabini?! Se volevi far ingelosire mio fratello potevi scegliere, che ne so... McLaggen! Zabini è un Serpeverde!»
La voce riempiva il corridoio del terzo piano e i passi veloci che fino a quel momento avevano rimbombato sul pavimento di pietra si fermarono di colpo. Blaise si arrestò solo quando vide le due figure immobili all’angolo che portava alla Palude dei gemelli Weasley e si nascose in una nicchia dietro un’armatura per non farsi vedere.
«Grazie per questa illuminante spiegazione, Ginevra» rispose gelida Hermione, e il moro stentò a riconoscerla tanto il tono era distorto dalla rabbia «Ora, se non ti dispiace, me ne vado in camera»
«Tua?» frecciò la rossa, anche lei furiosa.
«Sì, mia se non incontro qualcuno lungo la strada. E saresti pregata di farti gli affari tuoi d’ora in avanti»
«Oh, fantastico: ora non ci si può più interessare delle amiche, giusto?»
«Non quando ci si comporta da ipocrite!»
«Non sono un’ipocrita, Hermione, non osare darmi dell’ipocrita! Io non ero insieme a Harry quando uscivo con altri ragazzi!»
«Beh, Ronald mi sta tradendo, direi che nemmeno io sono insieme a lui, che dici?»
«Non puoi sapere se ti sta...»
«Santo Godric, Ginny! E’ sotto un filtro d’amore!» esplose la Caposcuola, il tono furioso che mal celava il dolore che la soffocava «Lavanda non aspettava altro che portarselo a letto! Ci ha provato l’anno scorso e Ron non aveva voluto. Ma ora è facile per lei, soprattutto se ha aggiunto al Filtro una goccia del suo sangue in una notte di luna piena»
«Cosa c’entra la luna piena?» domandò spiazzata la Weasley.
«Aumenta la passione nella vittima del filtro (2)» intervenne Hilary, comparendo alle loro spalle.
Blaise sussultò: non l’aveva vista né sentita, si era mossa come un fantasma, come un’ombra. Quali poteri aveva che non aveva ancora mostrato agli altri? Poteva rendersi invisibile? Poteva Materializzarsi a suo piacimento anche in posti in cui la Materializzazione non era consentita? Il moro scosse la testa ai quei pensieri e riportò la mente all’interessante conversazione che si stava svolgendo a pochi metri da lui.
«Oh... capisco» mormorò Ginny abbassando gli occhi.
«Ora puoi farmi passare?» chiese Hermione, ancora rigida.
«Spiegami perché hai scelto Zabini»
«Non l’ho scelto! E’ successo, Ginny, okay? Non ho potuto fare nulla»
«Sei innamorata di lui?»
«Non c’entra nulla»
«Rispondimi»
«Ti ho detto che non c’entra!»
«Rispondimi!»
Stavano urlando entrambe e Hilary le fissava duramente, appoggiata alla parete con le braccia incrociate al seno. Ad un certo punto il suo sguardo fu catturato da un movimento fuori dalla finestra dietro alle ragazze e ciò che vide le fece spalancare gli occhi. Riuscì a dissimulare le sue emozioni e parlò.
«Ginny, Hermione è confusa...»
«Non sono confusa, semplicemente non sono...»
«Zitta» sibilò l’italiana e la riccia boccheggiò indignata.
«Ora siete arrabbiate e non potete discuterne lucidamente. Parlerete domani. Ginny, torna da Harry. Hermione ti accompagno a Grifondoro» ordinò piattamente per poi iniziare a camminare svelta verso le scale.
La rossa non credeva alle sue orecchie.
«Noi parliamo ora!» ribatté gridandole dietro.
In un attimo la ragazza tornò davanti a lei, puntandole la bacchetta alla gola; Ginevra deglutì fissandola. Il viso di Hilary era una maschera di rabbia che nascondeva la paura.
«Voi parlate domani. Vai in Sala Grande, stai con Harry. Non gironzolare per i corridoi, non ti azzardare ad andare in giro da sola, mi sono spiegata? Ora vai» disse gelida.
Hermione le posò una mano sul braccio e glielo fece abbassare dolcemente.
«Hilary... andiamo»
La Grifondoro fece un respiro profondo e annuì, voltandosi e camminando spedita, lasciandosi alle spalle una Weasley allibita.
Blaise uscì in fretta dalla nicchia e le passò oltre senza essere fermato. Non si voltò indietro per controllare la sua espressione ma poteva giurare di averla sentita trattenere il respiro. Con un ghignetto derisorio voltò l’angolo e vide le due ragazze che camminavano a passo spedito verso le scale. Si affrettò a inseguirle prima di perderle di vista.
 

*********

 
«Hilary, potresti rallentare?» chiese Hermione trafelata, arrancando dietro l’amica «Tu sarai anche abituata ai tacchi ma io no!»
«Devo riaccompagnarti al dormitorio e tu non devi assolutamente uscire da lì per nessun motivo»
«Come?»
«Obbedisci e basta, Hermione, per favore. E non fare domande»
La Caposcuola fece una smorfia indignata.
«Come ti permetti...?»
La sua voce fu bruscamente coperta dai rintocchi dell’Orologio della Scuola e Hilary si bloccò di colpo, sbiancando.
«Hermione... io sono in ritardo. Vai veloce, non voltarti indietro, non andare in altro luogo se non a Grifondoro» disse lentamente, le mani strette a pugno.
Subito Hermione le fu accanto, preoccupata dal suo tono di voce.
«Ma dove devi andare così urgentemente?» sussurrò sfiorandole una spalla.
Hilary si voltò verso di lei e la Grifondoro si spaventò: il suo viso era pallido, gli occhi sgranati, le labbra socchiuse e il respiro si era fatto affannoso.
«Hilary!» esclamò angosciata prendendole una mano ma lei si allontanò velocemente, guardandola come se vedesse un fantasma.
«Torna a Grifondoro! Torna... vai là! Non ti... preoccupare! Tu vai! Non stare... sola! Hermione... ti prego, non...»
Le parole erano incomprensibili, balbettate, le frasi erano lasciate a metà, la ragazza sembrava terrorizzata da qualcosa ma Hermione, girando lo sguardo intorno per capire se ci fosse qualcuno, non vide anima viva. Si riaccostò a lei, confusa ma l’amica indietreggiò ancora, scuotendo la testa e stringendo i pugni.
«Non stare da sola! Può essere pericoloso. Non uscite dal dormitorio questa notte. Dillo anche ai tuoi amici delle altre Case. Nessuno dovrà stare nei corridoi questa notte. Torna a Grifondoro» continuò a ripetere guardandola negli occhi.
«Non vado da nessuna parte finché non mi dici che sta succedendo!» esclamò risoluta Hermione guadagnandosi un’occhiataccia.
«Senti, non posso portarti con me...»
«Perché no? Devi incontrare Fred? E allora, per Godric, perché sei così terrorizzata?!»
«Non devo incontrare Fred, è una questione un po’ delicata...»
«Non ti fidi di me?»
«Certo che mi fido di te ma...»
«C’entra il biglietto?»
Hilary ammutolì.
«Ora mi dici cosa c’è scritto? Ho capito solo che si riferiva ad Halloween e c’era un’orario; ovviamente sei in ritardo ma che ne dici di dirmi chi diavolo devi incontrare?»
«Vuoi farmi la paternale come Ginny ha fatto con te?»
«So bene che non tradiresti mai Fred e se anche lo dovessi tradire non avresti nascosto la bacchetta sotto il vestito: gli amanti non si incontrano armandosi fino ai denti»
L’italiana le dedicò un’occhiata truce.
«Osservi proprio tutto, eh?» domandò con disappunto.
«Già. Quindi posso venire?»
«Scordatelo!»
«Perché?»
«Oh, misericordia, perché Ivan non è un dolce cucciolo di Golden Retriever, è un Rottweiler adulto addestrato al macello»
«Allora il biglietto era del tuo ex professore?»
«Tu invece sei un cane da tartufo»
«Lo prenderò come un sì. Posso venire?»
«No»
«Ma perché?!»
«Perché non ho alcuna intenzione di portarti con me»
«Hai bisogno di qualcun altro, e io sono l’unica nei dintorni, perciò...»
«Hermione, no!»
«Ormai ho deciso, io vengo con te!»
«Per tutti i Troll, Hermione, non voglio vederti morire!» urlò al colmo dell’esasperazione, le sopracciglia contratte e l’espressione addolorata.
Chiuse gli occhi quando si rese conto di ciò che aveva detto e si voltò dandole le spalle. Hermione rimase immobile, impietrita.
«Non voglio che tu sia un’altra Giulia. Non voglio perdere anche te. Non voglio che mi tolga ancora un’amica. Non voglio coinvolgere nessuno perché nessuno di voi merita di morire solo per proteggere una cosa di cui nemmeno io so tutto!» disse in un sussurro che la Caposcuola riuscì a udire a malapena.
Tuttavia le si avvicinò lentamente e si portò di fronte a lei. Si guardarono negli occhi per qualche secondo e poi, contemporaneamente, andarono l’una verso l’altra, abbracciandosi strette.
«Non mi accadrà nulla»
«Non puoi saperlo! So che hai combattuto contro i Mangiamorte e persino contro Bellatrix Lestrange e tanti altri ma...»
«Ivan non può essere peggiore di Voldemort»
«No ma è sicuramente peggiore di tanti suoi seguaci»
«Non li hai combattuti, non puoi saperlo»
«Lui insegnava le Arti Oscure, Hermione. Noi eravamo abituati e scontrarci con persone già diplomate, adulte. Non possiamo escludere che ci fossero dei Mangiamorte tra quelli che ci addestravano ed esaminavano»
«Qualcuno dei tuoi ex compagni di scuola è diventato Mangiamorte?»
«Non ne ho idea. Ho fatto solo due anni a Firenze, non ho conosciuto tanta gente diplomata e di certo non venivano sotto il simbolo del Signore Oscuro»
«Lo chiamavano così?»
«Sì, perché?»
«Beh, i suoi adepti lo chiamavano proprio in questo modo: “Signore Oscuro”»
«Allora magari erano Mangiamorte. Questo avvalora la mia teoria: sono abituata a combattere contro di loro. In ogni caso non dobbiamo parlare di Mangiamorte ma della tua sicurezza, e io voglio che tu stia al dormitorio, questa notte»
«Non potrei neanche, ho il turno di ronda»
«Hermione!»
«Beh, non posso certo saltare la ronda!»
«Allora siamo comunque a posto, non puoi venire con me»
«Potrei decidere di andare a controllare proprio dove stai andando tu»
«Non ti azzardare»
«Andiamo, sono Caposcuola: è mio dovere setacciare il castello alla ricerca di situazioni anomale»
Detto questo, Hermione si incamminò e Hilary, dopo un momento di sconcerto, la inseguì.
«Ferma là! Come Caposcuola al posto di Ron ci sono io, giusto? Quindi controllerò questa parte del Castello da sola, stasera!» esclamò soddisfatta.
L’amica si adombrò.
«Devo venire anche io»
«Perché mai? Hai paura che... ehm... mi butti giù dalla Torre di Astronomia? Non voglio tentare il suicidio» provò l’italiana, arrampicandosi sugli specchi.
L’espressione della riccia fu abbastanza eloquente e Hilary borbottò qualcosa come «Non è la stessa cosa»
«Ora so dove devi andare. E verrò su quella Torre con te, dovessi prima batterti a duello.»
«Hermione, non sei mai riuscita a battermi in...»
«Non mi impegnavo come davanti a un nemico»
«Sono un nemico?» chiese divertita.
«Non tu! Quel tuo insegnante pazzo»
«Non verrai»
«Ci sto già andando»
«Hermione, per favore, fermati!»
Ma la ragazza continuava imperterrita a camminare verso l’ala della Torre. Hilary sospirò, poi tirò fuori la bacchetta e gliela puntò contro, dritta in mezzo alle scapole.
«Petrificus Totalus»
Non fece nulla per frenare la caduta del corpo irrigidito di Hermione, tanto non si sarebbe fatta male, e la superò fermandosi pochi secondi davanti a lei.
«Mi dispiace. È meglio così, davvero»
Ignara che qualcuno avesse osservato tutta la scena, le voltò le spalle e corse via, le mani contratte a pugno e i sensi tesi a captare qualsiasi segno di negatività sulla strada per la Torre di Astronomia. Non aveva intenzione di fargliela avere vinta, quella volta: per questo aveva bisogno di tutta la propria concentrazione e, inoltre, nel biglietto...
Scacciò il pensiero di quelle parole per evitare che le lacrime le impedissero di vedere dove metteva i piedi e in pochi minuti raggiunse la Torre. Spalancò la porta ma il buio non le permetteva di vedere nulla. Fece un passo all’interno della grande stanza e l’uscio si chiuse con un tonfo alle sue spalle.
L’ultimo suono che udì prima di essere colpita fu una risata particolarmente compiaciuta.
 

*********

 
Hermione sembrava una furia e Blaise era indeciso se rimanere affascinato oppure esserne terrorizzato. Optò per una via di mezzo quando la ragazza cominciò a inveire contro le scale che si erano mosse portandola in un’altra ala del castello.
«Mia cara, dovrei pulirti la bocca con un bel Gratta e Netta» ghignò guadagnandosi un’occhiataccia.
«Zabini ti ringrazio per avermi liberata dall’incantesimo ma non ho nemmeno idea del perché tu mi stia seguendo, quindi taci e vattene!»
«Che ingratitudine, Granger»
«Torna nella tua tana, idiota. Non è posto per te» lo aggredì lei mentre arrivava ad un pianerottolo e cercava di prevedere quale rampa l’avrebbe ricondotta al livello giusto.
«Sto girando per il castello e casualmente dobbiamo fare la stessa strada, non puoi dirmi quello che darmi ordini» obiettò esibendosi in un sorrisetto arrogante.
Hermione alzò gli occhi al cielo e saltò su una scala che passava in quel momento, rischiando di ruzzolare giù dai gradini; per fortuna riuscì ad aggrapparsi al corrimano, bofonchiando qualche maledizione contro i Fondatori.
«Granger!»
Il grido preoccupato di Blaise la raggiunse e le fece sollevare un sopracciglio.
«Che vuoi?» domandò scocciata raggiungendo il corridoio esatto e sporgendosi oltre la balaustra per vederlo.
«Non ti muovere da lì» le intimò il Serpeverde aspettando pazientemente che la rampa successiva fosse al suo livello e si ancorasse poi a quello della ragazza che sbuffò incredula.
«Io mi stavo per ammazzare e tu sapevi che sarebbe arrivata quella giusta?!»
«Dovevi solo attendere qualche secondo in più, Granger, non è difficile» ribatté serafico, raggiungendola.
Il primo pensiero di Hermione fu di buttarlo nel vuoto e osservare in diretta la sua pronta dipartita ma solo un sorriso sognante testimoniò il suo desiderio perché si voltò subito sbuffando e camminando spedita verso l’ultima rampa di scale che conduceva alla Torre.
«Granger, aspetta»
Blaise la afferrò il braccio appena sopra il gomito e la fece voltare verso di sé, spiazzandola.
«Cosa ci aspetta oltre quella porta?» chiese indicando con un cenno del capo l’entrata della classe più in alto della scuola.
«Tu non verrai, Zabini»
«So che è pericoloso, ho ascoltato tutto. Voglio solo capire chi è questo mago che la Lair doveva incontrare»
«Tu hai ascoltato tutto?!» strillò indignata la riccia, liberandosi dalla sua stretta.
«Vi ho seguito da quando siete scappate dalla festa e ho sentito, sì» ammise «Ma voglio sapere...»
«Aspetta» lo interruppe lei, gli occhi illuminati da un barlume di consapevolezza «Tu hai origini italiane, Zabini. Lo sai leggere?»
«Cosa?» domandò Blaise, confuso da quel cambio di argomento.
«Sai leggere l’italiano?» replicò Hermione un po’ spazientita, agitando la bacchetta ed Evocando un pezzo di pergamena fitto della sua calligrafia.
«Certo che so leggere l’italiano, che domande sono?»
«Perfetto, allora leggi!» gli ordinò la Grifondoro mettendogli in mano il foglio.
Il ragazzo lo lesse velocemente poi, allibito, alzò gli occhi sulla Caposcuola.
«Oh Godric, non tenermi sulle spine e dimmi cosa diavolo c’è scritto!» esclamò lei.
«Hermione» cominciò piano Blaise «Non credo che...»
«Dimmi cosa c’è scritto!» ripeté isterica.
Il moro sospirò e riportò lo sguardo sul biglietto.
«Non ti piacerà per niente. In parole povere c’è scritto che se non farà come dice subirà altre perdite e potrebbe decidere di approfittare delle sue conoscenze sui suoi nuovi amici. E...»
«Fammi una traduzione più accurata, razza di idiota!»
«Non sono un idiota e se mi insulti non traduco un bel niente» replicò Blaise offeso «E poi mi merito una ricompensa se ti dico cosa c’è scritto, giusto?» concluse cambiando immediatamente espressione e diventando malizioso.
«Forse, ora lo traduci?»
«Non hai risposto»
«Lo so»
Blaise sbuffò scocciato.
«Testona. Ad ogni modo te lo leggo in modo testuale: “Non osare fare il doppio gioco ancora una volta o i tuoi amici la pagheranno cara. Di nuovo. Vorresti vedere il cadavere di un’altra tua amica? Che ne dici della graziosa brunetta sempre al tuo fianco? O del rosso che hai preferito a me, magari. Stai sicura che se non verrai da sola sarà la loro fine; e la tua. Dobbiamo recuperare la Pietra, perciò ti aspetto la sera di Halloween alla vostra torre più alta. Non mi importa come farai a liberarti degli altri mocciosi. Vieni alla torre alle 23. Se tarderai, verrò a cercarti” (3). È firmato Ivan Shaw. Hai idea di cosa voglia dire?»
Rialzò lo sguardo sulla Grifondoro e la vide fare una smorfia strana.
«E secondo lei io dovrei restarmene buona buona nel dormitorio mentre lei va a farsi ammazzare? Merlino, non la credevo così scema!»
La ragazza si voltò e salì le scale in fretta e furia prima di fermarsi davanti alla porta dell’aula di Astronomia e prendere un respiro profondo; Blaise le era alle costole.
«Zabini torna alla festa, fai il bravo» sibilò Hermione girando appena la testa.
«E dovrei starmene buono buono alla festa mentre tu vai a farti ammazzare?» la scimmiottò prima di prendere la bacchetta dalla tasca interna della giacca.
«È pericoloso»
«Sei preoccupata per me Granger?»
«Sì»
Il Serpeverde rimase interdetto per un attimo e poi ghignò.
«Sapevo che avresti ceduto al mio fascino»
«Ma stai zitto» borbottò lei prendendo la maniglia davanti a sé e abbassandola lentamente.
Percepiva il respiro lieve di Blaise sulla spalla sinistra lasciata nuda dal vestito e nel frattempo cercava di concentrarsi per sentire eventuali rumori provenienti dall’altro lato del legno. Quando le labbra del giovane sfiorarono il lobo del suo orecchio in una carezza seducente, per poco le venne un colpo.
«Non sarebbe il caso di prendere la bacchetta, cara la mia Grifondoro coraggiosa?» mormorò lui facendola rabbrividire e chiudere gli occhi per un secondo.
«Certo» si riprese quasi immediatamente e afferrò un lembo della gonna.
Il moro deglutì quando la vide sollevare una parte del vestito fino a metà coscia per sfilare l’arma dal cinturino di pelle legato alla gamba.
«Salazar, Granger, non immaginavo questa tua vena...» ci pensò su poi riprese ammiccando «...da seducente Auror. Cosa vorresti fare dopo la scuola?»
Una gomitata nelle costole fu l’unica risposta che Hermione si degnò di offrirgli e il ragazzo incassò senza altri commenti. Poi la riccia aprì la porta e uno Schiantesimo arrivò dritto verso di loro, facendoli abbassare e reagire velocemente.
«Protego
«Everte Statim
«Protego! Ma sei fuori di testa?! Artis Tempurus
«Scusa Hilary! Stupeficium! È il cretino che mi ha seguito!»
«Melofors
«Protego! Si può sapere chi diavolo..? Ventus
«Sono io! Protego! Ragazze, potreste non mirare a me?»
«Facile stando al buio! Levicorpus
«Hermione, mettimi subito giù! Lumos
«Scusami Hilary! Liberacorpus
«Fermi tutti!» tuonò una voce che Blaise e Hermione non avevano ancora sentito da quando erano entrati nell’aula.
Una debole luce usciva dalla bacchetta dell’italiana e illuminava parte della sala rivelando che i tre studenti stavano combattendo tra loro dando le spalle a una quarta persona, appoggiata alla parete, che li guardava incredulo.
«Sul serio, cara, tu avresti lasciato la scuola per venire qui? Dove gli alunni non sono nemmeno in grado di capire chi è il loro nemico al buio?»
«Scusa tanto se preferiamo gli scontri leali» ringhiò Hermione serrando le dita a pugno.
«Per questo stavate tentando di essere in tre contro uno? Per avere uno scontro leale?» la canzonò Ivan.
La mano di Hilary volò a fermare quella dell’amica prima che la alzasse per spedirgli un maleficio.
«Calma» sussurrò tenendo gli occhi gelidi fissi sull’insegnante «Non ne vale la pena»
«Ma...»
«Puoi darci qualche minuto?» continuò rivolta all’uomo, ignorando la protesta mormorata a mezza voce.
Ivan si esibì in un inchino derisorio e ghignò quando Hilary lo mandò al diavolo senza tanti complimenti, osservandola trascinare in un angolo Hermione e Blaise.
«Ti avevo detto di non seguirmi. E tu non avresti dovuto liberarla» sibilò pungolando con l’indice il petto del Serpeverde.
«Avrei dovuto lasciarla pietrificata in un corridoio? Non le avevi detto di non rimanere in giro?»
«Meglio pietrificata in giro che presente qui»
«Potreste non parlare di me come se non ci fossi?»
«Taci. Dovevi obbedirmi ma naturalmente il tuo spirito...»
«Grifondoro? Devo ricordarti che lo sei anche tu?»
«Senti, non sono io che vado a mettermi nei guai»
«Il resto della frase l’ho già sentito una ventina di volte dalla bocca di Harry: risparmiami, ti prego»
«Qual è il resto della frase?»
«Che sono i guai a cercare lei. Zabini, per favore, stai zitto»
«Vi spiacerebbe uscire dall’aula e tornare al vostro dormitorio? O nella Stanza delle Necessità, a vostra discrezione»
«Hilary!»
«Ottima idea, Lair»
«Levati! Hilary non ti lascio qui da sola»
«Me la stavo cavando egregiamente»
«E quel taglio sulla fronte?»
«Mi ha preso alla sprovvista appena sono entrata»
«Sul serio, Lair, e tu dovresti essere la migliore in Difesa?»
«Veramente il migliore sarebbe Harry... io sono molto più brava in Attacco»
«Sembrate due sposini che battibeccano»
«Cara, dimmi se devo mettere nella lista nera anche il giovanotto qui presente»
«Non è necessario, Ivan. Lui ha altre mire»
«Giusto. Il mio amico, invece...»
«Zabini, non vorrai rischiare che il tuo amico muoia, vero?»
«Certo che no!»
«Allora stai zitto, per Merlino!»
«Non ne è capace, è talmente idiota»
«Non sono idiota!»
«Certo che lo sei»
«Ora chi è che sembra la sposina?»
«Hilary!»
«Sì, sono io»
Hermione sbuffò seccata.
«Non pensi che sia il caso di metterlo al tappeto ora? Siamo in tre, lui è da solo, perché non lo attacchiamo e basta?»
«Voi non metterete al tappeto proprio nessuno. Voi andrete difilato nelle Sale Comuni e vi dimenticherete quello che avete visto»
«Dovrai usare l’Imperio»
«Questo si può fare»
«No, Ivan, non si può»
«Perché no, tesoro? L’ha chiesto così espressamente»
«Non siamo a Firenze, qui non si usano questi metodi»
«Hai detto loro anche dei nostri metodi? Ti manchiamo allora» ghignò lui e Hilary roteò gli occhi.
«Per niente»
«Senti, io ho una gran voglia di buttarlo giù dalla Torre, perché non mi assecondi?»
«Hermione, quasi non ti riconosco. Dove sono l’indulgenza e la magnanimità del caro Godric?»
«Le ho perse in guerra, Zabini»
«Va bene, ora basta. Silencio!» sbottò Hilary puntando la bacchetta contro i due compagni.
Indignata, la riccia gonfiò le guance e, indicandosi le labbra, pronunciò una parola che fece sgranare gli occhi a Blaise, ridere Hilary e sogghignare Ivan.
«Ti voglio bene anche io. Però ora vi pregherei di andarvene»
Hermione scosse la testa con forza, gli occhi ridotti a fessure, mentre il moro la strattonava per un braccio cercando di portarla verso la porta. Ma sembrava che stesse tentando di spostare un mulo perché la Grifondoro non si spostava di un centimetro e opponeva una strenua resistenza. L’italiana sospirò abbassando brevemente le palpebre.
«Pietrificus Totalus» soffiò inaspettatamente e l’amica erse lo Scudo Magico un secondo troppo tardi, cadendo rigida tra le braccia di Blaise.
«Portala nella Stanza delle Necessità ma osa sfiorarla senza il suo permesso e te ne farò pentire, chiaro? Finite» disse avendo cura di rivolgere la punta dell’arma solo sul moro.
«Chiaro» mormorò lui riacquistando finalmente la voce.
Gli occhi della riccia, unica parte esclusa dall’incantesimo, saettavano ferocemente dall’uno all’altra e assicuravano rappresaglie ma Hilary rise nervosamente.
«Saprò cavarmela, Hermione. Non devi preoccuparti per me»
L’altra sollevò lo sguardo verso il soffitto e poi lo riabbassò su di lei, preoccupato. La ragazza annuì brevemente e sorrise scambiandosi poi un’occhiata con il Serpeverde che, con un incantesimo di levitazione, sollevò la Caposcuola e uscì dall’aula sulla Torre senza voltarsi indietro.
«Proseguiamo? Oppure hai pensato alla mia proposta e hai deciso di venire con me?»
«Ti ho già detto che non ho alcuna intenzione di cercare quella Pietra e non cambierò idea né ora né mai» sibilò Hilary voltandosi verso Ivan e indossando nuovamente la maschera di gelida rabbia che conservava per i duelli letali.
«Allora credo che dovrò convincerti con le cattive, mia cara. E poi andrò a uccidere la tua deliziosa amica» sospirò l’uomo con un sorriso mefistofelico disegnato sulle labbra assottigliate.
Le dedicò un inchino ma non aveva ancora raddrizzato la schiena che aveva già puntato la sua bacchetta sulla Grifondoro, muovendola velocemente in tanti incantesimi silenziosi.
“Sleale” era l’unica parola per definirlo in quel momento e Hilary non fece in tempo ad alzare la propria arma per difendersi.
I tagli sul viso, le braccia e le gambe che le procurò, oltre alla minaccia sulla vita di Hermione, non fecero altro che aumentare la collera della ragazza la quale, sentendosi come un animale braccato, fece esplodere in un secondo tutta la magia che aveva in corpo, urlando con forza e provocando un boato che giunse distintamente alle orecchie di tutti gli studenti in ogni angolo di Hogwarts.
Poi fu tutto buio.
 
 
 
 
 
 
 
 






 
 
 
ANGOLINO AL RIPARO DA TORCE E FORCONI
Ehm... salve ^^ Vi ricordate ancora di me? No? Ecco. Sono quella che non aggiorna mai velocemente e che vi ha fatto attendere mesi per questo capitolo (tra l’altro mingherlino e scarno e mi dispiace un sacco... ma se avessi potuto scrivere tutte le scene che volevo avrei aggiornato in agosto probabilmente e avevo detto che avrei inserito il capitolo alla fine di questa settimana ed eccolo qui!Giuro che mi rifarò col prossimo!).
Innanzitutto: sono arrivata al capitolo DIECI! Numero tondo :3 Sono fiera di me! ...okay, è un numero minimo, però io sono contenta :)
Passiamo alla storia in sé: beh, che dire? Blaise è sempre alle calcagna di Hermione e la libera dall’incantesimo rischiando anche di incorrere nelle ire di Hilary... e la nostra povera Hermione viene pietrificata in continuazione XD
Per non parlare di Draco (rido come una scema ogni volta che rileggo quella parte X°°D): vi è piaciuta la nostra Hilary mentre lo rimette al suo posto?
Ditemi cosa ne pensate :)
Vi lascio alle doverose (poche) note, anche perché non ho altro da aggiungere ma le domande sono sempre ben accette se vorrete recensire...
 
(1)   Non so se il sogno di Theodore Nott sia diventare un avvocato del mondo magico ma ce lo vedo. E’ così puntiglioso e studioso, per come lo immagino io Nott, e poi sarebbe perfetto come avvocato dei due diavoli sempre al suo fianco (leggasi Draco e Blaise). Sarà loro utile, ne sono certa XD
(2)   Premettendo che non ho mai capito come funzionano i Filtri d’amore (obiettivamente: io posso anche versare il filtro in bevande o cibi del mio amato ma come faccio a essere sicura che lui poi si innamori di me e non della prima tizia che incontra?!) ho pensato che fosse necessario mettere nella pozione qualcosa della persona di cui la “vittima” deve innamorarsi e ho optato per la goccia di sangue. Capelli o pezzi di carne mi sembrano un tantino macabri per un filtro d’amore, ecco! E quindi facendo 30 ho fatto anche 31 e, dato che nella tradizione popolare la luna ha un influsso particolare sulle donne, secondo me la luna piena indica il momento di maggior creatività e passione, quindi la goccia di sangue messa nel filtro durante la luna piena aumenta la passione tra i due amanti.
Tutto questo per dire che Lavanda potrebbe benissimo essersi portata a letto Ron in qualsiasi momento.
(3)   Ecco cosa diceva il famoso biglietto scritto in italiano da Ivan per Hilary....quello che Harry ha trovato sul pavimento della Biblioteca (era scivolato fuori dal libro preso da Hilary) nel capitolo 7 e per cui la nostra italiana era svenuta. Vi aspettavate qualcosa di diverso?
 
Ho finito. Non mi rimane altro da dire che “Ci vediamo al prossimo aggiornamento!”.
A meno che non mi venga lo sghiribizzo di partecipare a qualche altro contest (uno è già in sondaggio, sto decidendo se ho l’ispirazione o meno u.u ) e ripresentarmi con un’altra one-shot!
 
Nel frattempo rimando alle due che ho scritto, se a qualcuno venisse voglia di leggerle :)
 
1-      Wishes, Magic and... you
2-      La felicità è reale solo se condivisa
 
 

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