Oh Sandy, maybe someday our two worlds will be one!

di niniell95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Auguri Sandy! ***
Capitolo 2: *** "Ogni stella ha la sua costellazione" ***



Capitolo 1
*** Auguri Sandy! ***


Quello per Sandy era un giorno particolare, un giorno speciale. Finalmente, dopo aver aspettato mesi interi, il suo diciottesimo compleanno era giunto. Il momento in cui avrebbe raggiunto la maggiore età era arrivato. Lei non desiderava una macchina, non voleva vestiti firmati, non aveva alcuna voglia di ricevere collane, orologi o orecchini. L’unico regalo che desiderava di più al mondo era il biglietto per il concerto dei One Direction.

Un regalo insolito per un compleanno di 18 anni, però essendo la sua una famiglia particolarmente umile, non avrebbe potuto permettersi un costo così elevato per uno stupido concerto.

“Non ti pare che tu stia esagerando? 100€ sono tantissimi” le rimproverava sempre la madre, provando dispiacere a doverle negare la cosa che più desiderava con tutto il suo cuore.

“Beh, si forse hai ragione…infondo stando a casa, davanti a ul pc ho sicuramente la visuale migliore, in prima fila per giunta!” cercava di scherzare lei, per non fare vedere alla madre che il fatto di non potere andare a quel concerto le faceva terribilmente male.

Capiva queste cose, era molto matura rispetto alle sue coetanee. Ma i sogni erano sempre gli stessi, a prescindere dalla maturità. Anche lei aveva un idolo, anche lei lo amava con tutto il cuore e voleva al più presto incontrarlo. Anche lei desiderava conoscere l’amore vero. Non lo ammetteva neanche a se stessa, ma infondo lo sapeva benissimo.

Lei li amava, amava quei 5 ragazzi che la facevano sorridere. Non aveva neanche un loro CD, per via del costo. Ma comunque era sempre lì davanti a quel computer a scaricare tutte le loro canzoni. Ormai sapeva a memoria anche quelle delle loro audizioni ad xFactor.

Quel sabato mattina, erano ancora le 8.00 e tutti dormivano. Sandy sgattaiolò fuori dal letto e si diresse in punta di piedi in salotto, sperando di trovare quel desideratissimo biglietto sul tavolo dove di solito i genitori erano soliti lasciare i regali per le eventuali occasioni.

Si fermò davanti a quella busta da lettere bianca, con su scritto “x Sandy”. Respirò a lungo, e si chiese se forse era il caso di aspettare che tutta la sua famiglia si alzasse. Poi le passarono per la mente quegli occhi color ghiaccio di Niall e senza pensarci due volte in più, fece in mille pezzi quel dannato muro  di carta che copriva il suo regalo.

Le dita le sudavano, lasciando un leggero alone sulla carta plastificata che teneva in mano. Le gambe le tremavano e non si capiva se le lacrime che le rigavano il volto fossero di gioia, o di tristezza.

Lei sapeva che prendere la patente costava molto, e che la sua famiglia non se lo poteva permettere, perciò trovarsi in mano l’iscrizione alla scuola guida era stato un forte colpo per lei. Già, niente biglietto.

“Sandy, ma cosa ci fai già in piedi a quest’ora?” le disse la madre, svegliatasi appena. Si stropicciò gli occhi impastati dal sonno, camminò verso la figlia ancora incredula immobile in mezzo al salone e se l’abbracciò, facendole gli auguri.

“So che non è quello che desideravi, ma era da tanto tempo che io e tuo padre stavamo mettendo da parte i soldi...insomma…”

“Mamma, questo è il regalo più bello che io potessi ricevere! Davvero!” e le diede un bacio sulle sue guance umide. Si persero in un caldissimo abbraccio. Madre e figlia come due migliori amiche.

“Tuo padre sarebbe fiero di te! Se fosse ancora qui con noi, ti avrebbe dato qualche lezione di guida!”

“ahahah ma papà è sempre qui con noi, mamma!”

Furono interrotte da un grande botto. Michael, il fratellino di 12 anni, era appena uscito dalla sua camera e con la delicatezza di un elefante aveva chiuso la porta.

“Buongiorno testa di rapa, auguri!” le disse, lanciandole un pezzettino di carta con una piccola fionda giocattolo. Tipico fratello dispettoso.

“Grazie!” le rispose lei, un po’ infastidita.

“La nonna dorme ancora?” chiese Sandy alla madre.

“Si, ieri alla gita con gli anziani si è stancata molto. Sai poi com’è tua nonna, sempre allegra, arzilla e giocherellona. Dopo però si stanca e dorme per ore.”

Sandy rispose solo con un sorriso. Un sorriso triste che guardava quell’iscrizione che aveva ancora in mano.

“Andiamo tutti a fare colazione, avanti!” le disse la madre accarezzandole il viso.

 

La giornata passò velocemente, tra telefonate e messaggi d’auguri, e tra una schitarrata e l’altra. La musica era l’unico modo che aveva per sfogarsi. Inoltre, la sua voce era così diversa dalle altre…poteva lasciarti ore ed ore lì impalato ad ascoltarla. 

La sera a cena, avrebbero avuto ospiti per festeggiare il suo compleanno. Erano le 17.30, e Sandy si annoiava a morte. Così, decise di vestirsi e di andare a fare una passeggiata. Camminò sola per le varie vie di Londra, che ormai conosceva come le sue tasche. 

 

L’unica amica vera che aveva era la madre, e forse anche la cugina. Tutti la allontanavano a scuola, nessuno la voleva. Tutto questo, solo perché era stata abbandonata una notte di inverno da neonata in un piccola chiesa di un vicolo sconosciuto di quella grande città. Jenna, la madre adottiva, l’aveva trovata in una piccola cesta davanti alla porta d’ingresso. Senza pensarci due volte, la prese con se.

Ora il fatto non sta nell’abbandono in se per se, ma nei suoi genitori adottivi. Marito e moglie venuti dal Congo per trovare fortuna in una paese sviluppato dell’Europa. Lei, nome candido come la sua pelle, bianca come il latte, e i suoi occhi, celesti tendenti al grigio, era la figlia adottiva di due fantastici signori in cioccolato che l’amavano come non mai.

 

Camminò per molto tempo, senza stancarsi mai, con la testa pieni di pensieri. Si, pensava al suo gruppo preferito, e al fatto che non avrebbe mai potuto ascoltarlo dal vivo. Pensava al suo grande amore, Niall Horan, e a che mai in vita sua avrebbe potuto confidargli i suoi sentimenti. Girò l’angolo e si trovò davanti ad uno Sturbucks. Non ci entrava mai, sapeva che non poteva spendere soldi inutilmente. Passò oltre, ma poi pensò che quello, il giorno del suo compleanno, lo stava passando da sola, a camminare senza meta per Londra.

Si girò, e con grande sicurezza entrò in quel bar.

Andò dritta al bancone e ordinò un cappuccino con panna e caramello. Non era esperta di quel posto, per cui decise di andare sul sicuro.

“Come ti chiami?” fece il cameriere.

“Sandy” rispose lei.

“Okay! Un cappuccino con panna e caramello per Sandy!” urlò ai suo colleghi.

Lei rimase un po’ turbata, ma poi si calmò quando lesse il suo nome su quel bicchiere di cartone bianco. Prese a succhiare con la cannuccia, e si innamorò subito di quel sapore così particolarmente dolce. Mentre beveva con foga, scese dallo sgabello su cui si era seduta pochi minuti prima, e essendo totalmente concentrata sul suo piccolo auto-regalo di compleanno, prese una storta.

Il bicchiere volò in aria e andò a finire su Sandy, e sul ragazzo che aveva appena investito con il suo corpo.

Il cappuccino ancora caldo mascherava la sua identità, ma non per Sandy, che a malapena riusciva a respirare dall’emozione. Come si faceva a non riconoscere quegli occhi così lucenti ed eternamente belli?

 
SALVEEE :D
Sono di nuovo quì, con un'altra fanfiction! Mi scuso per non aver continuato quell'altra...avevo iniziato a buttar giù qualcosa ma non mi piaceva .-.
Beh, spero che questa sia di vostro gradimento! Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate...quindi recensite in tante! :D 
Grazie per la lettura, aggiornerò a breve!!

*BigLove* <3

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Capitolo 2
*** "Ogni stella ha la sua costellazione" ***


Si asciugò il volto con una mano, rimanendo senza parole.

“Ti vuoi togliere per favore?!” fece lui, alquanto infastidito.

Lei sgranò gli occhi e non se lo fece ripetere più di una volta. Il ragazzo si alzò in piedi con aria superiore, sotto lo stupore delle gente che iniziava a riconoscerlo. Si grattò la fronte, scostando un poco lo zuccotto di cotone che gli nascondeva i riccioli.

“QUELLO È HARRY STYLES!” gridò una ragazza salita appositamente su un tavolino del bar per attirare l’attenzione di tutti.

Lui si girò nervosamente di scatto verso quella gente che stava tirando fuori gli smartphone alla velocità della luce, prese per il braccio Sandy e iniziò a correre verso l’uscita.

Corsero per un po’ senza dirsi una parola, finché non furono sicuri che tutte quelle persone uscite dal bar appositamente per inseguire Harry non se ne fossero andate. Svoltarono per un vicoletto.

Harry era interamente addossato al muro e respirava faticosamente. La testa spostata un po’ all’indietro e gli occhi fissi in quelli di lei.

Sandy si trovava appoggiata al muro di fronte, con le braccia tese che facevano pressione sulle ginocchia. Anche lei aveva lo sguardo posato su quello del ragazzo.

Lui si soffermò sui suoi occhi grigi, grandissimi e rari, nonostante fossero coperti dai lunghi capelli biondi ramati che si erano scompigliati a causa della corsa.

Furono attimi di puro e incantevole silenzio, attimi i cui sembrava che qualcuno avesse liberato delle coloratissime farfalle nei loro stomachi. 

“Scusa io…non so perché ti ho trascinata fino a qui…”disse finalmente Harry, rompendo quella calma che stava diventando quasi imbarazzante.

“Oh…tranquillo, anzi scusami te per…beh, mi dispiace non l’ho fatto apposta credimi!” cercò di difendersi Sandy, che ormai aveva perso il controllo. 

“Dai, farò finta che tu mi abbia offerto la colazione!” scherzò lui, facendo comparire un bellissimo sorriso sulla faccia costernata di Sandy. Restò per un attimo a bocca aperta, finché non sentì il suo cellulare squillare.

“Paul! Che succede??…ah, capisco…si si, arrivo subito!” riagganciò e si girò subito verso la ragazza che ancora sorrideva senza motivo.

“Mi dispiace non poter continuare a parlare con te ma…devo scappare!” le disse veramente risentito.

Senza pensare alle conseguenze che poteva portare nella vita della ragazza appena conosciuta, si avvicinò a lei e le lasciò un piccolo e innocuo bacio sulle sue labbra candide e inesperte che non avevano mai baciato prima d’ora. La guardò ancora per un po’ negli occhi come per imprimere il suo sguardo nella sua memoria. Si distaccò un po’ da lei e improvvisamente come era arrivato, se ne andò.

 

Sandy vagabondava senza meta per Londra, con il cappuccino che le ricopriva i capelli e le lasciava qualche macchia sulla sua camicetta e sui suoi short di jeans chiari. Aveva la testa altrove, non pensava a niente. Non le interessavano neanche le chiacchiere dei passanti, che non perdevano occasione per soffermarsi a spettegolare sul suo stato pietoso.

Nella sua testa c’era solo un pensiero, solo una figura. Harry Styles.

All’improvviso, lo squillo del suo telefono la fece rinsanire, riportandola nella realtà. Jenna era preoccupata del suo ritardo, e Sandy si era completamente dimenticata della festa del suo compleanno quella stessa sera.

Si alzò dalla panchina di legno su cui si era seduta, e affrettando il passo, cercò di ritrovare la via di casa.

 

Erano tutti lì: zii, nonni, cugini. La casa era piena di parenti e di regali, la piccola sala da pranzo in quel momento sembrava ancora più piccola del solito. La grande tavolata era pronta, e qualcuno già mangiucchiava qualcosa dell’antipasto.

Sandy dopo aver salutato tutti, si andò a fare una doccia veloce, e si rimise in sesto. Indossò un abitino leggero con trama floreale e si andò a sedere a capo tavola. Iniziarono subito a mangiare.

La serata passò velocemente, e lei si dimenticò del tutto di quel pomeriggio. Amava la sua famiglia, e la sua famiglia amava lei. In un attimo arrivò il momento della torta. Tutti si prepararono con i regali in mano, pronti a porgerli alla dolce ragazza che era entrata a far parte delle loro vite in una angusta notte di temporale 18 anni fa.

Scartò vestiti, gioielli, borse…e rimase davvero felice a vedere che anche se non aveva amici, c’era sempre la sua famiglia che le voleva bene.

Mentre gli invitati si trovavano occupati a parlare nel salotto, accompagnati da un bicchiere di champagne (comprato apposta per l’occasione) Sandy era seduta su una poltroncina posta sul bancone che dava sulla strada. La zone più bella di quella casa.

“Ma guarda che bel panorama che si vede da qui!” commentò la nonna, facendola sobbalzare.

“Eh già, ti toglie il respiro…” rispose Sandy, persa nei suoi pensieri.

“Cosa fai qui fuori da sola?? Vatti a divertire, esci! È il tuo compleanno, fa quello che fanno tutte le persone comuni della tua età!” 

“Io non sono una persona comune. Da quando sono nata la vita mi ha odiata. Solo una cosa bella mi è successa in questi 18 anni, incontrare voi. La mia famiglia…” disse Sandy abbassando lo sguardo e facendo fuoriuscire una lacrima.

“Beh, ti confesso una cosa…le persone comuni sono monotone. E il fatto che tu non sia una di loro, vuol dire che fa di te una persona speciale. Come la stella che nel cielo brilla più di tutte. Perché non brilla come le altre? Perché è più bella e più incantevole delle altre!”

“Si, ma è sola...”

“Naah, ma che sciocchezze! Ogni stella ha la sua costellazione. E la tua siamo noi tesoro.” Affermò la nonna, piegandosi un poco con la schiena, facendo pressione sul bastone. Allungò una mano e accarezzò il volto di Sandy.

“Ti voglio bene…” disse Sandy, bloccando la mano della signora anziana sul suo viso. La nonna sorrise, appoggiò un foglio sul piccolo tavolino del balcone e mentre rientrava in casa, sulla soglia della porta disse:

“Hai scartato i regali di tutti, ma ti sei dimenticata del mio!” sorrise e come se non sentisse affatto i suoi anni, si mise a ridere e a scherzare con i suoi parenti.

Sandy fissò quella busta, identica a quella che la stessa mattina aveva visto sul tavolo. Si mise a ridere, pensando a quello che ci avrebbe trovato dentro. La nonna le faceva sempre lo stesso regalo. Un fantastico biglietto, e qualche soldino da spendere per lei. Era contenta però quando riceveva la sua solita busta, la faceva sentire indipendente avere in tasca quei 20€  che la dolce signora si metteva da parte con tanta fatica.

Presa la busta se ne andò in camera sua: voleva leggere quel biglietto in santa pace.

Si buttò sul letto e l’aprì delicatamente. La sorpresa fu più grande di quanto si aspettasse.

Non c’erano soldi, ma un fogliettino blu e verde di carta. Lo tirò fuori lentamente, sgranando gli occhi e mettendosi in ginocchio sul letto. Ci sarebbe andata, avrebbe incontrato i One Direction nel concerto della prossima settimana. Non riusciva a respirare, non riuscire a parlare…non riusciva a piangere. L’emozione era troppa, troppa da farla cadere a testa bassa sul cuscino. Lo strinse fortemente, e facendo cadere qualche lacrima, si addormentò.

 
CIAOOOO :D
Chiedo umilmente perdono per il ritardo ç_ç
Spero che questo capitolo vi piaccia, e che recensirete in molte! Vorrei sapere cosa ne pensate :)
Grazie a chi mi segue, e a chi legge :D
Bcio xx

*BigLove* <3

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