Maledizione e Benedizione a Verona

di Morgaine You
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'accordo ***
Capitolo 2: *** Dovere ***
Capitolo 3: *** Amanti ***
Capitolo 4: *** Tradimento ***
Capitolo 5: *** Il Sangue e la Spada ***



Capitolo 1
*** L'accordo ***


Vous qui croyez avoir tout vu
Vous qui avez voyagé, qui avez lu
Que plus rien jamais n'étonne
Bienvenue à Vérone!

Romeo et Juliette - De l’haine à l’amour

 

Verona, piazza Brà.

Una voce, che Mercuzio  riconosce appartenere a Orlando, valletto del principe Escalus suo zio, dichiara:

“In questo mese di maggio dell’anno del Signore 1594 avverrà l’importante unione tra i due nobili casati della nostra Verona , i Montecchi e i Capuleti, attraverso il matrimonio del giovane Romeo e della bella Giulietta. Siano tutti i cittadini invitati a questo festoso evento fra sette giorni al cospetto di sua Signoria il principe e dell’arcivescovo Petronio.

 
“Oh zio! Che notizia è mai questa?” si chiede Mercuzio, incuriosito “Debbo assolutamente avere una conferma di qualche sorte. Ma la fortuna è dalla mia: ecco il prode Tebaldo giungere di gran carriera.”
Entrano nella piazza intanto Tebaldo, nipote di madonna Capuleti, e i suoi compari.
“Salute messeri! Una parola, di grazia”
“Siamo già a sei, caro Mercuzio!” Tebaldo, con un balzo, stringe la mano a Mercuzio “Ma dimmi, cosa ti porta a quest’ora, in mezzo a noi?”
“Ah, mio signore, avete udito la gioiosa notizia? Vostra cugina, la leggiadra Giulietta, sposa il nostro Romeo! Quando è stato siglato questo accordo? E i due interessati se ne interessano, ne sono a conoscenza?
“Frena Mercuzio! Rischiate di stendermi con le parole più che con un affondo della vostra spada. Ebbene, era da tempo che il vecchio Capuleti, ormai non più nel fiore degli anni, meditava questo matrimonio. Egli e il buon Montecchi hanno visto i loro figli crescere insieme, e dunque, quale migliore conclusione di questa?”
“Giuste parole le vostre. E allora, festeggiamo. Volete accompagnarmi da mio zio il principe per due chiacchere?”
“Acconsento, pur sapendo che mi tratterete per le prossime due ore. Andiamo.”

 

Mentre stanno uscendo, Abramo, servo di Tebaldo, nota un’ombra scura all’angolo della piazza l’ombra di un giovane conosciuto. Si tratta infatti di Benvolio, cugino e intimo confidente di Romeo; egli li stava osservando da un pezzo, ma ora notando lo sguardo indagatore di Abramo, fugge verso la sua dimora.
“Che stravaganti questi Montecchi!” Pensa Abramo, voltandosi.

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Capitolo 2
*** Dovere ***


“MAI!”

La balia di Giulietta sedeva sul davanzale della camera della sua pupilla, esasperata.
“Io, Giulietta Capuleti, non sposerò mai, ora come negli anni futuri, quel saltimbanco di Romeo Montecchi!”
Mentre diceva ciò, scagliava addosso alla porta e fuori dalla finestra vestiti, pettini, preziosi e quant’altro, non curandosi di ferire la sua balia.
“Attenzione a voi, bambina mia, o rischierete l’ira del vostro nobile padre”
Nobile padre?  Quale padre costringerebbe mai la propria figlia a sposare un uomo senza chiedere prima il parere di lei? Rispondete a questo ora”
“Badate a come parlate, figliola. Molte ragazze della vostra  età sono già maritate e madri felici”
“Io desidero innamorarmi. E questo desiderio arde nel mio petto come il fuoco appena acceso. Nulla al mondo potrà frapporsi tra me e il mio più fervente sogno”
“Voi volete amare, ma trascurate il dovere. Il vostro dovere è obbedire, prima a vostro padre e poi, una volta sposata, al grazioso signor Romeo”
“Piuttosto la morte. La peste. Voi non capite, balia. Sin dalla più tenera età, i vostri adorati padroni mi hanno costretto a trascorrere tutte le estati, le primavere, le domeniche e tutti i giorni di festa con questo signor Romeo Montecchi. Non l’ho mai amato; solo la sua presenza mi creava ribrezzo, e l’astio tra noi è palpabile. Mai in vita mia ho provato una tale sensazione. Lo giuro, non mi avrà mai!”
“Suvvia bambina, sono forse comportamenti da ragazza che si sta per maritare? Non ti rendi conto della grande fortuna che è discesa su di te? Non sai che nemici hai, e chi ti dovrà proteggere. Il prode Romeo lo farà”
“E’ forse una vendetta dei cieli ingannatori questa? Oh, Cupido, avevi forse l’arco allentato quel maledetto giorno? Oh, Benvolio!”

 Amore, odio, matrimoni, feste, vita, morte: a Verona è il caos.

 Dall’altra parte della città, intanto, un altro cuore sospirava.

Romeo, seduto su un letto di cuscini del giardino della sua dimora, si confida con l’amato cugino.
“La mia sofferenza è grande; e tale è la mia mala sorte. Non v’è altro da fare se non rassegnarsi al Fato maligno. Parlate Benvolio; il vostro silenzio è ancor più pesante della pena che mi assale”
Ma il cugino non l’ascolta minimamente. Altri pensieri gli offuscano la mente.
“Benvolio?” riprova Romeo, scuotendolo leggermente.
“Dite pure Romeo”
“Ah, cugino, è da oltre un’ora che vi parlo. Cosa vi turba, amico? Malinconia? Noia? Non desideri più ch’io mi confidi con voi? Oh forse siamo uniti anche nei sentimenti?”
“Romeo non vi preoccupate oltre; ciò che fa le mie ore lunghe non è degno d’esser rivelato”
Ma, mentre il cugino seguitava a parlare, dentro Benvolio qualcosa si spezzava.
Lentamente, sotto gli occhi ignari dei parenti, egli si spegneva.
Crepacuore.

Come può Romeo rifiutare un matrimonio con Giulietta Capuleti?
Lei è perfetta.
Benvolio la ama. Da sempre. Dalla prima volta che i loro sguardi si erano incrociati, anni prima.
E lei ama lui.

 Ma il destino è beffardo, e lei andrà in sposa al cugino.
Benvolio era smarrito, diviso tra l’amore per la bella Giulietta e il dovere verso la sua devota famiglia.
Ah, triste sentenza! Il dolore non avrà mai fine.

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Capitolo 3
*** Amanti ***


La piazza e le strade di Verona sono in subbuglio.

Non continuano infatti solamente i preparativi per il matrimonio che avrebbe cambiato questa  città, ma si è deciso di far incontrare i due promessi sposi, per far loro scambiare le ultime parole d’amore e di speranza prima dell’importante evento.
O almeno, così credono le loro due nobili famiglie.

 “Giulietta, io non vi amo”
Lasciati soli dai tutori, possono sfogare ora il rancore che portano l’uno verso l’altro.
“Oh Romeo, non lusingatevi pensando che io provi qualche sorta di sentimenti per voi”
“Lasciate che mi avvicini e che esprima i miei reali pensieri”
“Non indugiate oltre, dunque”
“Dal primo momento in cui ci hanno fatto incontrare, la vostra bellezza mi ha colpito certo; ma dentro, dentro siete vuota, e i buoni propositi non vi toccano, Giulietta Capuleti”
“Attento a voi, mio signore. Sono le vostre parole che non hanno effetto sul mio cuore; siete freddo e calcolatore: non avrete mai posto nella mia vita. Io amo, ma non voi. Io desidero, ma non voi. Io voglio sposare un Montecchi; ma quel Montecchi non siete voi!”
“Non avete scelta, signora! Chi siete voi per opporvi al volere di vostro padre?
Tra noi c’è l’odio; non vi sposerei neanche se foste l’ultima giovane donna nella nostra città.
Ma siamo condannati, e la decisione di chi poter amare non spetta a noi.
Anch’io associo alla parola amore un volto, e non è il vostro; ma non ho potere al riguardo. Addio, signora. Mi auguro che in questi cinque giorni possano cambiare gli astri nella volta celeste. Ci vedremo in chiesa"
"Addio, Romeo”

 Romeo, uscendo di gran carriera dal palazzo, evitando gli sguardi e le domande indiscrete dei parenti suoi, corre verso le piccole e oscure vie di Verona.
Durante la conversazione con la giovane Capuleti, era troppo preso dalla foga e dalla rabbia per rendersi completamente conto delle parole della sua promessa; ora, ripensandoci, c’era un particolare che non aveva colto. Giulietta aveva infatti detto che amava un Montecchi, ma non era lui.
“Possibile?” Si chiede lui, dirigendosi verso San Zeno.
“E se fosse…” Ma Romeo non riesce a concludere il suo flusso di pensieri che incontra Rosalina.

 E’ Rosalina che egli ama.
Lunghi capelli biondi e occhi d’un azzurro profondo, alquanto diversi da quelli di Giulietta, neri  ed ermetici, incorniciati da una cascata di filamenti corvini.
Rosalina è la sorella del suo migliore amico, Mercuzio, e dunque figlia del pricipe.
Ella è la vera gemma di Verona; ma, non riuscendo a splendere a causa di Giulietta, considerata l’unica stella splendente nella città, conduce una vita modesta.
Ma nulla sfugge agli occhi attenti del baldo Montecchi.

 “Rosalina!”
“Oh, Romeo!”
“Mia dolce vergine”
“Vi sposate dunque”
“Sapete che è l’ultima cosa che desidero. Io amo solo voi”
“Allora agite. Scappiamo insieme. Fuggiamo. Non posso immaginarvi tra le braccia di un’altra donna”
“Non posso, Rosalina. Rischio di creare una faida senza precedenti tra la mia famiglia e quella di Giulietta. Ma ho intenzione di passare gli ultimi giorni che mi restano con voi, mia amata”
Rosalina, vinta dal dolce e supplichevole sguardo di Romeo, si lascia condurre dal bel Montecchi lungo le vie di Verona.

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Capitolo 4
*** Tradimento ***


Giulietta, abbandonata a sé stessa, si stende sul suo letto, quasi rassegnandosi e aspettando inerme che si compia il suo destino.
Non sarebbe dovuta andare in quel modo.
E se fosse nata in un altro luogo?
E se confessasse tutta la verità ai suoi genitori?
No, l’avrebbero sicuramente ripudiata, e buttata in mezzo alla strada.
Ma non avrebbe mai accettato che soffocassero la sua vita con un matrimonio non desiderato.

 Questi sono i pensieri che tolgono la fame e il sonno alla bella Capuleti, da tempo immemore.
Lasciando che questi pensieri la portino via da quella stanza umida,  quasi non si accorge di un foglietto che, a causa del leggero vento che proviene dalla finestra, volteggia sul pavimento.
Lo prende; si tratta di un biglietto. E’ di Benvolio.
“Mezzogiorno, piazza dei Signori. Vi amo”
Mezzogiorno?
E che ora era, ora?
“Balia, balia, vi prego, che ore sono?” urla Giulietta.
“Calmatevi, padroncina. Le campane hanno appena suonato l’una del pomeriggio”
“Oh, balia!” e così dicendo, Giulietta si precipita fuori dal suo palazzo attraverso le lucide scalinate in marmo.
Non si era curata minimamente di sistemarsi l’acconciatura o le vesti.
Così, infatti, ora, corre verso il suo amato Benvolio: i lunghi capelli corvini liberi alla brezza pomeridiana, la veste color smeraldo che segue i suoi leggiadri passi.

 Giunta alla porta di piazza dei Signori, comincia a scrutarsi intorno: mercanti, cavalli, eleganti dame; nessuna traccia del biondo giovane a cui aveva donato il suo cuore.

Poi, ad un tratto, una mano si appoggia sulla sua spalla; lei, spaventata, si volta, portando la mano al letale pugnale che porta sempre legato in vita.
Ma non si tratta di un brigante o di un ladro. E’ Benvolio.
“Non spaventatevi; sono solo il vostro servo più fedele”
“Perdonatemi; ma, come saprete, una ragazza è sempre in pericolo quando è sola”
“Ora non lo sarete più. Giulietta, venite con me”
“E dove mai?”            
“Ovunque, mia signora. Dove siete voi è la vita, fosse anche una tomba”
“Io sono disposta a seguirvi ovunque come ovunque voi seguireste me”

“E’ deciso. Giulietta, sarete mia, per sempre?”
“Per sempre”
Benvolio allora, prendendo per mano la Capuleti, si incammina verso le mura esterne.

 

 
Ma ecco, spuntare da dietro una colonna, Romeo.
“Vile Benvolio, traditore, estraete la spada! E che Dio decida chi tra noi è nel giusto”                     

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Capitolo 5
*** Il Sangue e la Spada ***


Intanto, a  palazzo Capuleti, tutto pareva tranquillo, forse troppo.
Tebaldo, dopo il duro allenamento giornaliero, esce per prendere un po’ d’aria pulita.
Tutti gli abitanti della sua abitazione sembravano scomparsi, al di fuori di qualche umile servo.
Camminando per le illuminate strade della sua amata città, non può non pensare al periodo di pace che Verona stava passando: il conflitto con Padova era felicemente concluso; il raccolto era andato bene, e l’indomani si sarebbe celebrato il matrimonio tra la sua amata cugina, Giulietta, e Romeo Montecchi
Forse, l’indomani, avrebbe trovato anch’egli una sposa.

Girando l’angolo per intraprendere la via per la taverna del vecchio Gerolamo, Tebaldo si accorge che, in meno d’un batter di ciglia, qualcuno, urtandolo, lo scaraventa a terra.
“Idiota, ma che modi sono questi! Attenzione, per Dio”
“Perdonatemi, signore. Mi affrettavo e…. Tebaldo?”
“Mercuzio?”
“Oh, bontà divina! Presto, cercavo proprio voi, amico. Urge la vostra presenza, non crederete ai vostri occhi. E brandite la spada”
“Ma dove mi portate, di grazia?”
“Piazza dei Signori. Andiamo, meno parole e più gambe”
Tebaldo, ancora sbigottito, segue l’amico senza esitare.
Al loro arrivo nella maestosa piazza, la folla lascia loro la via per passare e raggiungere il centro di essa.
La scena raggela il sangue nelle vene del giovane Capuleti.

 Tre figure occupano il centro dello spiazzo.
Romeo Montecchi, scuro in volta, sta puntando la spada al collo di un altro giovane, che Tebaldo non riconosce immediatamente; ma lo colpisce la sua posizione: egli infatti sembra essersi posto nel mezzo della traiettoria dell’arma di Romeo, a proteggere una fanciulla alle sue spalle.

Tebaldo diventa bianco in volto.
“Signore, signore, riprendetevi, fra poco ci sarà bisogno di noi!”
“E’ Mercuzio che lo scuote leggermente.
“Mercuzio, è mia cugina la ragazza vero?”
“Doloroso ma vero. E il giovane che la copre è Benvolio Montecchi cugino del nostro Romeo”
“Cosa sapete? Parlate”
"Ebbene, sembra che vostra  cugina e Benvolio siano amanti; e da tempo inenarrabile.
Pare che anche Romeo avesse un’altra donna nel suo cuore, ma egli sarebbe stato disposto ad accettare il matrimonio con Giulietta. Ella però, proprio quando sono venuto a chiamarvi, era in procinto di fuggire con il suo amato, mandando a monte il matrimonio; Romeo, per fortuna (o sfortuna? Solo il cielo può saperlo), li ha colti sul fatto. Ed egli non sembra incline a trattative”
“Che situazione s’è venuta a creare a nostra insaputa! Ma temo che se intervenissimo, qualcuno potrebbe agire in modo sconsiderato”

 Romeo, intanto, urla parole di scherno verso Benvolio.
“Canaglia, impostore, mi avete ingannato! E anche voi signora! Dio vi maledica entrambi”
“Come osate appellarci così, quando siete voi, cugino, il primo a non essere fedele alla vostra futura moglie?”
“Io  avrei accettato queste nozze. Avrei amato Giulietta Capuleti”
“Voi non mi avreste MAI amata! Le vostre parole vi tradiscono; lasciateci andare”
“Questo mai. L’onta che voi e il mio(ahimè!) amato cugino mi avete arrecato è terribile, ed imperdonabile”
Romeo, balzando indietro, si prepara all’attacco.
“Eh, allora, sia la morte a decidere!”
Benvolio, impugnata la spada, si scaglia contro Romeo.
Giulietta, in lacrime, cerca disperato aiuto nella folla, che però rimane immobile.
Ma d’altronde, cosa avrebbero potuto fare?
Lasciando scappare i due amanti, o parteggiando per uno dei due Montecchi, avrebbero rischiato l’ira di una delle loro nobili famiglie, se non di entrambe.

 Il combattimento intanto continua.
Difficile dire chi ha la meglio.
Tebaldo e Mercuzio cercano infine di separare i due cugini, ma le guardie del principe li bloccano.
Nel mentre, un boato pervade la folla e la piazza intera.

 Romeo, dopo aver parato un affondo, inciampa su una pietruzza e cade a terra, indietro.
“Pietà cugino”
“Pietà? Essere immondo, non ne sei degno! Per anni ho ascoltato le vostre sofferenze, e ben consigliato; avreste dovuto ascoltarmi anche voi! E avreste compreso che il mio sentimento verso di Giulietta è molto più forte di tutti i vostri, se mai ne avete alcuno.
Tutti vi hanno sempre ammirato, ma per cosa? Per la vostra ricchezza, non per la vostra bontà.
Qualsiasi ragazza a Verona vi avrebbe sposato, ma perché? Non per il vostro amore.
E l’unica donna che io abbia mai amato, l’unica amica che io abbia mai avuto, la pretendete per voi.
E con quali diritti?
Non siete degno neanche di un suo sguardo”
“I nostri padri lo hanno deciso!”
“Ah! Subordinate dunque le leggi scritte alle leggi del cuore.
Gente, attenzione. Vi prego, ora, qui, guardate come muore un debole!”
Queste parole escono dalle labbra di Benvolio mentre, con un ultimo gesto di coraggio, affonda la spada nel petto e nel cuore di Romeo.

 La folla è impietrita.
Tebaldo e Mercuzio accorrono al fianco del loro amico, ormai esanime, e ascoltano le ultime parole di Benvolio:
“Romeo Montecchi, cugino, vi ho amato.
Ma, sopra ogni cosa, vi ho odiato”

 La piazza precipita nel caos.
C’è chi urla, chi invoca le guardie, chi i Montecchi e chi i Capuleti.
Benvolio, montato a cavallo, carica Giulietta in sella, e si avvia, a tutta velocità, verso la porta est della città.
Verso Mantova.

Tebaldo, voltandosi, non fa in tempo che a vedere la cugina sparire all’orizzonte.
Per sempre.

 

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