Battiti di pioggia - Trilogia

di valeria18
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo(Something like that) ***
Capitolo 2: *** Secondo(i want more) ***
Capitolo 3: *** Terzo(Never too late) ***



Capitolo 1
*** Primo(Something like that) ***


Un pungente vento d'inverno gli sfiora le guance.


L'erba è ancora umida, increspata da piccole sfere d'acqua che riflettono deboli la luce del sole.


Sento le dita ghiacciarsi e con loro gran parte del mio corpo.


Qualcuno come lui.


Mi appoggio alla parete fredda dietro di me. Sporca, monotona, chiaramente rovinata dal passare del tempo.


Crede di poter dimenticare.


L'asfalto ricomincia a coprirsi di piccoli puntini neri. Dopo poco è nuovamente un unico manto scuro.


Ho bisogno di respirare quell'aria. Aria pura, nuova, che non ha rimorsi nell'aver cancellato qualsiasi cosa sotto di lei.


Soffio lento. Soffio che fa male.


Si copre la testa con il cappuccio ed esce allo scoperto, si lascia penetrare da quelle goccie limpide e devastanti. Lo seguo.


E siamo in due sotto il cielo grigio e plumbeo, mentre il mondo continua a vivere.


Battiti che si susseguono frenetici. Ritmo incalzante della vita.


Mi guarda e sospira, annoiato dalla reazione infedele che riporto.

Non sorrido. Non sono quello che dovrei essere in un momento del genere.

Riesco solo a pensare a come sia possibile poter fingere di vivere e rischiare di morire.


Ciglia umide, guance umide. E pioggia che continua a cadere.


La città è grigia, senza volontà.

Lui è volontà.

La mia.


Non capisce se lo sto facendo apposta o se non riesco a percepire veramente che quello è il più bel giorno della mia vita.


Non penso di poterlo capire.


Ghiaccio che si scioglie. Amore che si raffredda.


Cammina verso di me, incastrato nel suo solito passo lento. Mi afferra la mano e la stringe fondendo il suo sangue col mio.


Farebbe male, se non fossi già chinata e prostrata al dolore.


Respiro che si condensa nelle nubi grigie, corpo che richiama il suo legittimo proprietario.


Non ho voglia di mostrarmi davvero, non adesso. Lui mi conosce, non ha bisogno di leggere ancora una volta i miei occhi.


Labbra sottili, peso incosciente. Quel manto pallido della sua pelle e le guancie imperlate

dall'acqua.


Pioggia ancora su di noi. Chioma del cielo che si abbatte sulla terra.


Gioco di sguardi e poi il nulla. L'essenza della nostra amicizia, sprecata in un contatto impuro. Labbra che si scontrano, corpi che si attraggono.

Imperfetto.


Facile lasciarsi andare. Facile cedere al desiderio.

Impossibile opporsi alla realtà.


Mi avevi detto che saremmo stati amici per sempre. Che la nostra amcizia era l'unica fonte da cui attingere il nettare vitale.

E adesso è andato tutto perduto.


Ultime goccie di una tristezza devastatrice. Cala via il grigiore, ritorna a splendere qualche raggio di sole.


Non posso farlo. La superficie instabile dei miei sentimenti ti renderebbe fragile.

Noi non siamo fatti per essere.

Siamo stati creati per farci essere.


E tu non ci riusciresti.


Flebile lamento di un battito scarno, inanimato.

E il contatto si spezza.





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Capitolo 2
*** Secondo(i want more) ***


Mettere via il passato. Tutto ciò di cui l'uomo necessita.

Niente rimorsi, niente lacrime.

Solo la forza del presente.


Il tuo corpo esile è seduto di fronte al mio. E' più o meno mezz'ora che ci guardiamo e non diciamo nulla.

Non che te l'abbia mai chiesto. Mi basta davvero poco con te.


Stendi le tue dita sulla felpa incandescente e tiri su col naso. Tra di noi c'è silenzio, frapposto tra intrerminabili sospiri.


Hai l'aria assente, senza un vero motivo per essere cosciente di starmi distruggendo attimo dopo attimo.

E' solo questione di minuti e sarò ridotta ad un mucchio di cenere solo a causa delle tue parole.


Strappi via una parte di me e ne laceri l'essenza, senza lasciarne traccia.

Ecco cosa farò. Troverò il modo di cancellarmi senza il tuo ausilio.


Sei malato, lo capisco dagli occhi arrossati e dalle palpebre pesanti. Avresti bisogno di riposare e smaltire il peso di quest'altra giornata, che si è trasformata lenta nell'ennesimo incubo.


Soffi il mio nome per un istante, prima di cedere alle brame di Morfeo.

Odio l'essere così dipendente da te. Eppure mi lascio assuefarre da un brivido, lo stesso di quando pronunciasti quelle stesse lettere nel mio orecchio.


So già che domani ti sveglierai e penserai che la mano che stringe la tua è solo pura fatalità.

Che colei che riposa sulle tue spalle si è addormentata solo per caso accanto a te.

Che il panno umido e il termometro sul comodino saranno stati lì già prima che arrivassi.


E io farò finta di niente, perchè l'amore non è chiedere ma donare.


Vorrei trovare il modo di cingerti la vita e incavare le mie guancie nel tuo petto. So che saresti lì ad accarezzarmi la testa e a ridere dell'ennesima storia assurda che ti racconterei.


Poi arriverebbe il tempo, ladro di noi, e ti porterebbe via con una scusa qualsiasi. E allora canterei, perchè è l'unica cosa che mi permette di urlare senza che nessuno se ne accorga.


Capita che a volte mi chieda se non era destino che le nostre strade si incorciassero, se, per forza di cose, il tuo cammino doveva incontrare il mio.

Ma è assurdo pensare che qualcuno abbia deciso per noi.

Perchè sei stato tu a farlo.


Le tue labbra rilasciano sottili soffi caldi, che si depositano sul mio naso. Posso scorgere tutte le imperfezioni del tuo pizzetto da qui.

E' assurdo come credevo di aver memorizzato tutto di te e invece se provo a chiudere gli occhi e a pensare al mio migliore amico, mi viene in mente solo una canzone.

La tua figura è sfocata, prevale il ritmo incalzante della musica. Rimbomba, esplode nel mio petto. Per un attimo mi allontano da te, perchè ho paura che i battiti violenti del mio cuore possano raggiungerti.


Riprendo a respirare con regolarità, ancora una volta assuefatta dal tuo profumo.

Fuori piove ancora. Credo che ormai queste nuvole grigie abbiano deciso di accompagnarci.

Ricordi quel rumore sordo di piccole goccie di diamanti che si infrangono su di noi?


Riapri piano gli occhi, quasi che questi pensieri ti abbiano sfiorato.

Trovarmi accanto a te ti tranquillizza. Come prevedevo non sospetti nulla.


Mi dici che avresti proprio bisogno di me, se non ci fossi.

Sorrido e rifletto la mia anima nelle iridi scure dei tuoi occhi. E' uno strano incastro quello tra miele e cioccolato.


Dici di non poter sopportare troppo a lungo i miei occhi su di te, credi riescano a rapire parti di te che tieni segrete.

Sostengo ancora un po' il mio sguardo sul tuo viso e mi chiedo se un giorno mi lascerai davvero la possibilità di arrivare fino in fondo.

Questa volta però, non mi chiedi ancora di smettere, non cambi direzione con i tuoi.

Continui a regolare questo rapporto visivo che si consolida secondo per secondo.

Mi chiedi se puoi baciarmi. Come se dipendesse da me.


La pioggia sigilla ancora una volta il nostro contatto impuro, senza limiti né regole.

Clandestino.


Ecco che continui a rubarmi pezzi di me e ad eliminarli senza alcun timore. Ce l'hai quasi fatta.

Il dolore si impadronisce del mio stomaco mentre il cuore scoppia nel torace.

Non mi oppongo. Lascio che la sconfitta sia lenta ma piacevole. Scelgo di abbandonarmi al gioco che conduce la tua lingua e alla tue mani grandi che vagano nei mei capelli.


Si, sto morendo. Sto morendo nelle mani di colui che mi ha plasmata.



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Capitolo 3
*** Terzo(Never too late) ***


Se credevo di averti capito, mi sbagliavo.


Nonostante continui a vomitarti addosso fiumi di parole inutili e offensive, rimani a fissarmi.


E così me ne vado io.


Sento che i tuoi occhi continuano a traforare la mia schiena e cercano di costringermi a tornare da te.

No, non sarà così semplice.


Con te non ci sono vie di mezzo: o ti amo o ti odio.


E ora ti odio.


Ma la cosa che odio di più è sapere che non dipende da me.


Che, in un modo o nell'altro, tornerò ad assaporare le note della tua anima. Che, in un modo o nell'altro, riuscirai a intrappolare di nuovo le mie ali di farfalla nella tua tela sottile e ingannevole di ragno.


Pozione letale, da bere in piccole dosi. Ecco ciò che sei. Carico di controindicazioni, ma talmente attraente da produrre dipendenza.


E ricomincio a cantare, trattenendo le parole che mi escono fuori e accennando solo alla mia canzone preferita.


*


Senza destinazione, vago attraverso questra strada grigia. Ed ecco che ti rivedo.


Sembra che non te ne freghi niente quando fai così. La blocchi e la baci, cosciente di farti vedere da me.


Cosa vuoi che faccia? Che cada a terra e mi arrenda? Spiecente, l'inferno è troppo in alto per essere raggiunto.


Guardami. Cosa vedi? La simmetria di un asse perfettamente in equilibrio o un marchio indelebile, graffiato da mani troppo grandi per contenere il mio cuore?


Non so mantenermi dritta su questo filo troppo sottile, cado.


Continui a ridere con lei, e poi mi lanci solo un breve sguardo.


Vaffanculo.


*


Molte volte la gente sbaglia e aspetta che siano le circostanze a migliorare la situazione.

Tu invece, agisci solamente. Non ti importa sapere se il destino era dalla tua parte o cosa sarebbe successo se avessi aspettato ancora.


Guardi in faccia il presente e lo affronti.


Mi segui mentre scappo via e mi trattieni per un polso.

Non ho voglia di starti a sentire, né tanto meno stare a guardare come inconsciamente cedo a te.


Accelero e mi blocchi ancora. Il corridoio è praticamente deserto, come il resto della scuola.


La finestra dalla quale entra una flebile luce argentea si appanna.


Cazzo, la pioggia no.

Non oggi.

Non adesso.


Te ne sei accorto anche tu, e sorridi. Ormai sono gli agenti atmosferici a decidere per noi.


Al contrario del mondo, per noi la pioggia rappresenta uno scambio di impulsi elettrici che si fondono insieme.


Mi dici che non ho motivo di essere arrabbiata.


Le goccie battono sul vetro e il tuo solito, fottutissimo sorriso, ti si stampa sulle labbra.


Ti ripeto di lasciarmi stare. Non posso essere la tua bambola di pezza per sempre.


In lontananza il cielo espolde in un tuono. La pioggia aumenta, le nuvole grigie si diffondono a coprire qualsiasi spiraglio di luce.


E in questa penombra respiriamo insieme. Ti appoggi al muro, con aria strafottente, ma te lo leggo negli occhi che sei davvero preoccupato.


Per una volta sono io ad avere il controllo del gioco.


Insisto ad allontanarmi da te, facendoti provare per una volta, ciò che accompagna la mia vita.


Mi chiedi di perdonarti e che questo è solo una delle tante prove che io e te non possiamo considerarci un noi.

Sarebbe sofferenza. Sarebbe inquietudine. Sarebbe tu che ti sbatti un'altra.


Forse un giorno riuscirò ad accettare queste strane regole, e a capirne il perchè.


Per ora mi limito ad assecondarle.


Pioggia, tanta pioggia, come a volerci smuovere.

Ed ecco che il gioco ricomincia.



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