Two Chapters - Goodbye

di Ribes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Last day together ***
Capitolo 2: *** Homesick ***



Capitolo 1
*** Last day together ***


Dopo un lungo periodo di inattività dovuto a scuola / amici / poca voglia, sono tornata.
E ci sono un paio di cose che vorrei dire.
Innanzitutto mi scuso con Lairawolf e mintheart ( e tutti coloro che mi seguivano ) per la cancellazione delle storie Vita in Orfanotrofio e New Hogwarts in Love, rispettivamente su A Tutto Reality e Harry Potter.
La prima storia non riuscivo più a tenerla in piedi, per il semplice motivo che la TXG mi faceva strappare i capelli.
Sì, ho scoperto di non riuscire a sostenerla, nonostante centri Gwen.
E non sapevo più cosa inventarmi.
La seconda storia ho smesso praticamente subito perchè la scuola aveva cominciato a pizzicarmi il cervellino, così come un certo problema privato fra amiche, e quando sono stata di nuovo libera, mi era ormai passata l'immaginazione.
Spero riuscirete a perdonarmi poichè, nella mia carriera in EfpFanfic, ho cancellato ormai ben tre storie.
Se deciderete di non seguirmi più vi capirò perfettamente, ma se continuerete a farlo non smetterò mai di ringraziarvi.
A voi la scelta. Questo è il mio ultimo tentativo.
Se non riuscirò a far durare questa storia, getterò la spugna sulle fic a capitoli per un bel po'.
Promesso.

Bene ... ora parliamo della fic qui stante.
Ultimamente, grazie ad una mia amica, mi sono appassionata molto a Lovely Complex.
Tanto che ho terminato di vedere le puntate in tre giorni.
E vista la mia passione nello scrivere, mi sono buttata sulla tastiera.
E questo è il risultato.
Vi chiedo di essere sinceri, non clementi.
Voglio la verità. E' bella o fa schifo?
E' OOC o IC?
A voi il giudizio!
Qualche appunto ...
Con l'aiuto di Google Traduttore ho inserito tre nomi in giapponese dentro il testo.
Eccoli qua:
Rokku no Dansu - Danza del Rock
Hanabira - Petalo
Yorokobi - Delizie
Se non sono esatti la colpa è sua *indica Google Traduttore*
E dopo questa lunga introduzione ... Non mi resta che augurarvi buona lettura!


 




Capitolo Primo 
Last Day Together





La nuova canzone di Umibozu, Rokku No Dansu, si intrufola dispettosa nei miei sogni e crea una specie di barriera dimensionale che mi impedisce di continuare a dormire. Vedo in modo sfuocato Otani, poco distante, seduto su una panchina, che mi saluta. Ma appena faccio per raggiungerlo, la figura del mio dio Umibozu si mette in mezzo mentre canta. Voglio andare da Otani, voglio andare da lui! mi metto a gridare, ma il cantante mi ignora e canta più forte. E allora capisco che devo fare una scelta, o seguire Umibozu, o il mio Otani. Ma io non posso, io non posso, amo entrambi sopra ogni cosa …

 

“Che ore … che ore sono?” è la prima cosa che dico, aprendo leggermente gli occhi. La mia stanza è tutta annebbiata, e mi viene un colpo pensando d'essere ancora dentro il sogno. Ma non è così: vedo il poster di Umibozu come l'armadio bianco e rosa, le mie ciabatte a coniglietto per terra e, sul comodino lì accanto, il regalo di Otani il giorno del nostro primo bacio. Quello vero.
La collana con il coniglietto.
Sorrido e la prendo in mano. E' bellissima.
Ricordo che quel giorno ero veramente giù per il fatto che Otani non fosse venuto.
Ma quando ho ricevuto quell'SMS, il mio cuore aveva cominciato a battere forte.
Avevo provato veramente troppe emozioni quella sera … era stata da favola.
“Tesoro … non sei ancora a letto, vero?” La voce di mia madre interrompe i miei pensieri.
“Sì che lo sono, mamma … perchè?” bofonchio, annoiata. “Guarda che oggi non tocca a me spolverare la casa!”
“Ma … Risa, mi avevi detto che oggi ti vedevi con i tuoi amici! O no?”
Stop. Colpo al cuore.
Con una lentezza assurda mi volto verso la sveglia. Le 10:45.
Oh cavolo.
“Risa … ?”
Salto giù dal letto e con foga esagerata mi butto a capofitto dentro l'armadio, disperata.
Ma perchè diavolo ieri non ho preparato la roba da mettermi?
Ricordo che volevo svegliarmi prima per andare a fare un po' di shopping, e indossare vestiti freschi freschi. E invece …
Quella verde è troppo scollata, quella rosa sembra un pigiama, quella azzurra a righe bianche sembra da marinaio, e figuriamoci poi se mi metto la veste del bar dove lavoro …
O mio Dio, e ora che mi metto?
Aspetta un secondo. Illuminazione.
“Mamma, dove hai messo la canotta di Umibozu?”
“Quale … ah, sì, quella nuova! L'ho appena stirata, è quaggiù!”
“YEEEEEE!” mi metto a gridare entusiasta. Problema maglietta risolto.
Prendo un paio di jeans corti, le All Star nuove, nere e bianche, la collanina di Otani e mi fiondo giù dalle scale.
“Grazie mamma!” grido, afferrando la maglietta del mio divo preferito e ritornando su come un tornado, prima che mia madre possa dire qualunque cosa.
Ok, ora tocca al bagno. Devo farmi una doccia superveloce se non voglio fare troppo tardi. Sto sotto l'acqua neanche cinque minuti, giusto il tempo di insaponarmi, e mi asciugo in un battibaleno.
Indosso i vestiti, le scarpe, mi sistemo la collana sul collo e mi guardo allo specchio, sorridendo.
Prendo una spazzola e pettino i miei capelli rossi più veloce che posso, per poi decidere di raccoglierli in una crocchia semplice semplice.
Era la mia acconciatura preferita quando io e Otani eravamo gli All Hanshin Kyojin.
E un po' lo siamo anche ora.
Mi trucco con un po' di mattita nera e del mascara, metto un leggero ombretto dorato – risalta sulla mia abbronzatura! - e schiocco la lingua soddisfatta.
Perfetta!
“Ok mamma, io vado!” trillò, passando a prendere giusto una brioche al volo dalla cucina.
“Ma tesoro, nemmeno un po' di ...”
Troppo tardi. Già uscita.
Guardo l'orologio mentre tolgo il cavalletto della bicicletta e ci salgo sopra.
Le 10:58. Accidenti, l'appuntamento è alle 11:00!
Mentre comincio a pedalare come una forsennata, dalla borsa viene la classica musichetta di Umibozu.
Uhm, un messaggio, sarà di Nobu …
Frugo nella borsa mentre con una mano muovo il manubrio, alla ricerca del cellulare.
Lo prendo in mano e ci do' un'occhiata. E' di Nobu.

 Mittente: Nobuko Ishihara
Messaggio: Ma quando CAVOLO ti sbrighi a venire?! Siamo tutti qui! A parte Otani … Ehi, non è che è li da te? Be', MUOVITI!

 Solita Nobu. Chissà cosa si mette in mente.
Faccio in tempo a digitare No, non è con me, arrivo che praticamente vado addosso ad un'altra bicicletta. Lo scontro è inevitabile e cado a terra, sul sedere, per fortuna.
“AHIO!” grido, massaggiandomi le natiche. Vedo un'altra figura che si alza e sbuffa. Ehi, ma aspetta un attimo …
“E ti pareva che la gigantessa era in ritardo!” borbotta Otani, incrociando le braccia con aria di sufficienza.
“Be', non mi pare che tu sia più avanti di me! A meno che tu non abbia il dono dell'onnipresenza … cosa poco probabile ... ” sogghigno, e lui ruota gli occhi, esasperato.
“Piuttosto, che cosa ci fai lì per terra? Forza ...” e mi tende la mano, che io afferro tutta contenta. “Certo che pesi però, d'altronde è normale, spilungona come sei … “ mugugna.
Oh, ma sentitelo! Mister Nano Otani invece è talmente leggero che gli elefanti misurano meno chili! Ovvio, più sei basso più si raccoglie la ciccia …”
“Ma come ti permetti?!” sbotta infuriato, ma prima che possa dire qualunque cosa torno in sella alla bici e scrollo le spalle.
“Faresti meglio a sbrigarti, o Nobu e Nakao ti tireranno le orecchie. Sei hai intenzione di restare qui a dire peste e corna di me, fa' pure!”
Quindi parto, lasciandomi alle spalle quel nanetto che, lo so, ora sta trattenendo a stento un sorriso.

 “Arriviamo! ARRIVIAMO!” gridiamo io e Otani perfettamente coordinati spingendo i pedali con il fiatone. Siamo in piazza Hanabira e, accanto alla fontana di un angelo che piange, ci sono Nobu, Nakao, Suzuki e Chiharu, che ci guardano esasperati.
“Ma … mi avevi detto che non eri con lui!” mi accusa Nobu immediatamente, senza neanche rimproverarmi per il ritardo. “Se mi hai mentito ci dev'essere una ragione!”
“Ma ...” faccio io, ma Nakao mi interrompe:
“Oh, che cos'avete fatto in tutto questo tempo? Eh? Sporcacc ...”
“BASTA!!” gridiamo io e Otani, sempre coordinati. I nostri quattro amici si scambiano uno sguardo che non promette nulla di buono.
“Oh, ehm, Nobu-chan …” fa allora Nakao alla fidanzata.
“Sì, Nakao-chi?” cinguetta Nobu dolcemente.
“Che dici di andarci a vedere un film al cinema tutti insieme?”
“Oh, ma è un'idea splendida, Nakao-chi!” trilla Nobu.
Dicono che faranno vedere Titanic in 3D” fa Chiharu, parlando per la prima volta.
“Titanic? E che roba è?” borbotta Otani facendo una smorfia.
Di nuovo i quattro si guardano complici.
“Oh, nulla … una sorpresa” sorride Suzuki, tenendo per m ano la sua fidanzata.
“Uhm … se non sbaglio, ricordo che c'era una barca che affondava ...” borbotto io, e Otani si illumina.
“Giusto! Allora va bene! Credi che metteranno le canzoni di Umibozu come colonna sonora?”
“Non lo so, ma sarebbe una trovata geniale!”
Camminiamo tutti e sei verso il cinema, io e Otani in testa a fantasticare sul film, dietro di noi Nobu e Nakao che si fanno le coccole e ogni tanto ci lanciano occhiate divertite, e in fondo Chiharu e Suzuki che parlottano a bassa voce.
“Ecco il cinema!” strillo io additando un grande edificio poco distante. “O mio dio! O mio dio! Sono troppo emozionata!”
“Andiamo!” urla Otani e ci fiondiamo alla biglietteria, mentre tiriamo fuori i portafogli.
“Quant'è per Titanic?” faccio io, mentre Nobu ci raggiunge, in preda alle risate.
“Quaranta a biglietto” fa la tizia dietro al bancone annoiata, il cellulare in mano.
Paghiamo tutti quanti, e mentre io mi lamento di quanto costa e Otani continua ad alzare gli occhi al cielo, arriviamo alla nostra sala.
“Ci ha dato un posto in terzultima fila?!” sbotta Otani. “Ma non è giusto!”
“Oh, Nakao-chi, potremo vedere il film stretti stretti immaginando di essere noi i protagonisti …” mormora Nobu deliziata.
“Se avrai paura, ci sarò io” dice Suzuki a Chiharu, che sorride.
“Ok, io starò vicino alla mia adorabile Nobu-chan” annuncia Nakao, sedendosi accanto alla sua dolce metà, e stringendole la mano.
“Io invece accanto a Suzuki, vero?” cinguetta Chiharu con la sua vocina, e si siedono accanto a Nakao. Io e Otani ci guardiamo lentamente.
“Posso introfularmi fra Nakao e Suzuki?” faccio tentennante. Suzuki scuote la testa.
Risa, ma che dici? Un film così roman … ehm, violento … cioè … insomma … il mio amore e Suzuki vogliono sedersi vicini! Tu e Otani VI SEDETE LI' E NON FARE STORIE!” urla Nobu.
Guardo Otani, che scuote le spalle, e facciamo come ci ha ordinato Nobu.
“Durante il film non ci provare” lo avverto, e lui ride.
“Un semplice bacio posso dartelo?” sorride, e io faccio finta di riflettere.
“Uhm … sì, quello sì.”

 

“E' stato un film talmente romantico … talmente dolce … talmente … oh ...”
Nobu blatera da almeno mezz'ora, in compagnia di Nakao, di Chiharu e di Suzuki. E devo ammettere che anche a me non è dispiaciuto, quel Titanic.
Al contrario, credo che Otani non sia sia proprio divertito.
Siamo al ristorante Yorokobi e abbiamo preso da poco le ordinazioni. Ora stiamo parlando, estasiati, del film. Nobu e Nakao più di tutti.
“Oh, amore mio, se tu fossi stata Rose e io Jack, non avrei esitato un solo attimo ...”
“Nakao-chi, come sei dolce … anche io mi sarei sacrificata per te ...”
“MA SI PUO' SAPERE COS'AVETE TUTTI?” sbotta violentemente Otani, incrociando le braccia.
Lo guardiamo, divertiti.
“Be', Otani, bisognava che vedessi qualche film rosa … sei così abituato ai tuoi soliti generi maschili …” sorride Nobu mentre il mio ragazzo le alita contro imbestialito.
“TRADITORI!” urla quello come un forsennato. “GIA' PRIMA DI SALIRE SULLA BARCA ...”
“Nave ...” lo correggo io.
QUELLO CHE CAVOLO E', ECCO, HO CAPITO CHE NON ERA UN FILM DI SPIONAGGIO!”
“A me quei film fanno paura …” balbetta Chiharu tra le braccia di Suzuki.
“E POI DOVEVA MORIRE IL MASCHIO, VERO?!” sbraita ancora Otani.
“L'ha fatto per amore!” sorride Nakao. “E poi a noi piaceva che una coppia fresca fresca guardasse insieme il più bel film del mondo!”
“Ma … Nakao!” balbetto, di fronte all'inaspettata malizia del ragazzo. Quasi inconsapevolmente, però, sulle labbra mi spunta un sorriso, e Otani se ne accorge.
“E COS'HAI TU DA SORRIDERE?!” mi strilla addosso mentre io rido a crepapelle.
Nulla … stavo constatando che sei davvero ridicolo, oltre che basso ...”
“Come ti permetti,Regina dei Titani? E' questo il modo di trattare il tuo ragazzo?”
Arrossisco leggermente, e subito dopo lo fisso con un'occhiata perforante. “Scusa, Cucciolo, ma del resto non mi pare che tu mi stia elogiando, stringendo fra le mani bianche un bouquet di gigli, invitandomi a uscire ...”
Innanzitutto siamo già fuori, e poi non mi metto a chiedere in ginocchio qualcosa ad una spilungona che insulta i poveri ragazzi bassi come … aspetta, mi hai chiamato Cucciolo?!”
Ci mettiamo tutti a ridere, tranne lui, che diventa talmente rosso da sembrare un pomodoro maturo.
Ma certo!” sorrido io facendogli l'occhilino. “Ieri ti ho chiamato Brontolo, l'altro ieri Pisolo, e oggi tocca a Cucciolo!”
Nuova risata generale mentre Otani comincia a sbuffare come una locomotiva.
Io … non … sono … un … nano! HAI CAPITO?!”
Mi fa male ormai la gola dal ridere. Tutti si stanno rotolando dalle risate: Nobu attaccata a Nakao, Chiharu e Suzuki con una mano davanti la bocca, ed io, sdraiata sul divanetto dove ero seduta. Non riesco più a vedere la faccia di Otani, finchè questo non mi si para davanti.
“Datti un po' di contegno, o finiranno per cacciarti da qui” fa secco. Gli lancio un'occhiata divertita.
“Non sarebbe una novità. Eddai, che hai oggi? Ridi che la vita è bella!”
Mi aspetto una risposta, una replica, un pugno in testa, ma nulla. Il mio ragazzo rimane in silenzio, giocherellando con il bracciale di basket che gli ho regalato tempo fa.
“Otani … ?”
“No, non è nulla. Sono solo pensieroso.”
Gli lancio un'occhiata preoccupata, rizzandomi a sedere. Tutti lo fissiamo.
“Cosa … ?” balbetto, ma lui scuote la testa.
“Nulla, davvero. Sentite, non vi dispiace se torno a casa, vero? Sono un po' stanco.”
E si volta, prima che tutti noi possiamo spiccicare una parola. Poi mi alzo e mi metto a gridare il suo nome, ma lui non mi ascolta. Apre la porta del ristorante ed esce, con le mani in tasca.
A quel punto mi affloscio depressa sul divanetto, senza sapere cosa fare.
“Risa! Ma che cosa ci fai lì immobile?” Nobu si alza e corre a scuotermi, mentre io fisso il tavolo ad occhi sbarrati. “Presto, corri da lui! Lui si aspetta che tu lo raggiunga! Non fare la scema!”
“No … no ...” riesco a farfugliare e basta, mettendomi una mano sulla fronte. “Lui sarà … una sua ex … avrà un appuntamento ...”
“COSA DIAMINE STAI BLATERANDO?!” esplode la mia amica, mentre gli altri sono zitti e fermi. “HAI BEVUTO PER CASO?!”
“Lui ha un appuntamento con Kanzaki, ne sono certa!” piagnucolo sotto gli occhi assassini di Nobu. “Tanto … lo sapevo … è durata poco ma mi è piaciuta … sono stata … felice!”
“TACI!” grida Nobu tirandomi uno schiaffo. “Vai da lui, subito! PESSIMISTA! Ti arrendi subito? VERGOGNA! Corri ora o stai ferma per sempre!”
“Ma ...” balbetto, mentre Nobu mi afferra per un braccio e mi trascina fuori. “Ma non ho ancora mangiato! E ho fame!”
Bene, vai da lui, andate all' Ikebe e ti offre un panino! E ora fuori! FUORI!”
E la cara e dolce Nobu mi butta letteralmente fuori dal ristorante Yorokobi, chiudendomi poi la porta in faccia.
E adesso … ?
Be', visto che ci sono, posso anche raggiungerlo …
Mi volto e prendo a correre come una pazza, schivando le persone, i pali, i semafori, attraversando la strada senza guardare, pensando al fatto che, se arrivo troppo tardi, lui potrebbe già essersi rimesso con quella Miyu Kanzaki, tradendomi all'istante.
Proprio all'Ikebe mi fermo e mi metto una mano al cuore, esausta. Non ce la faccio più: il cuore mi batte fortissimo e mi brucia la milza, in modo pazzesco.
“Come mai hai corso così tanto?”
Alzo la testa di scatto e vedo Otani davanti a me, le braccia incrociate. Mi fissa serio, così maledettamente bello, con i capelli arancioni sul viso e gli occhi neri su di me.
“Io … avevo dimenticato il portafoglio a casa!” balbetto, imbarazzata, diventando rossa. Lui mi squadra, decisamente scettico.
“Casa tua è raggiungibile da qui solo se svolti al vicolo che c'era un chilometro fa.”
Comincio a impazzire. “Ma-ma avevo voglia di farmi una lunga passeggiata! Proprio lunga! Eheheh!” Sgrano gli occhi e gesticolo follemente, mentre il mio ragazzo mi fissa esasperato.
Per un attimo rimane zitto, le mani in tasca. Poi mi guarda e sorride.
Che dici se ci prendiamo un kebab? O preferisci … riso?” E li sogghigna, sapendo che quell'alimento è collegabile ad un certo episodio della nostra storia.
Io … no grazie!” sbotto, infastidita, e lui scoppia a ridere.
“Va bene, allora entriamo … e faccio ordinare due sushi”. Poi osserva il mio sguardo assassino e indietreggia divertito. “Scherzo, scherzo!”
“E fai bene” borbotto dandogli la mano ed entrando “Perchè altrimenti saresti già diventato una polpetta di carne.”

 

Sono già le quattro di pomeriggio quando usciamo dal ristorante e prendiamo a passeggiare, in silenzio. Ho lasciato la mia bicicletta là a quel locale dove ci sono gli altri, lo Yorokobi, ma per fortuna Otani la sua ce l'ha.
“Vuoi un passaggio?” fa, fissando prima me, poi la bici.
“Perchè, vai già a casa?” domando preoccupata.
“Ma no” sorride lui “Faccio solo un giro. Vieni?”
E mentre annuisco, lui gira la bicicletta e si siede sul sellino, accennando poi allo spazio dietro. Ci lancio un'occhiata e noto che ora è ricoperto da un morbido tessuto.
Per l'evenienza di portare in giro qualche tizia” mi strizza l'occhio, intuendo il mio pensiero. Io stringo le labbra e sbuffo.
“Mmh, sono lusingata solo se mi specifichi con quante tizie viaggi di solito ...”
“Due ragazze” fa, e sorride alla mia espressione furiosa. “Risa Kuizumi, quella carina … e Kuizumi Risa, il mostro.”
“Ah, ah, ah, molto spiritoso” fingo di essere annoiata, balzando dietro.“Piuttosto parti, sempre se non sei troppo debole ...” Alla mia provocazione, spinge i pedali e parte, alzando gli occhi al cielo.
Io debole?! Scherzi? Sei tu che pesi come una balena!”
“Questa l'ho già sentita … comunque un giorno la pagherai per quest'affermazione! Ti denuncerò per calunnia!”
“Oppure t'impadronirai senza permesso delle mie belle labbra!”
Taci, microbo! Ora ho tutto il diritto di farlo, visto che ho cambiato il mio … status!”
“Niente affatto! Solo io posso farlo con te!”
“E perchè mai?!”
“Perchè sono un maschio! Sono io il padrone qui!”
Sei troppo basso, mi spiace … però se il mio ragazzo fosse Haruka … che è più alto …”
“Non pronunciare il nome di quell'essere o non ti parlo più!”
Scoppio a ridere e lo abbraccio, chiudendo gli occhi.
Sto così bene.
Finalmente sono felice.
Lavorare così tanto per Otani alla fine è servito … e il risultato non lo cambierei d'una virgola!
“Otani ...”
“Sì?”
“Perchè prima te ne sei andato?”
Lo sento esitare, sento il mio cuore che batte all'unisono con il suo.
“Perchè ero preoccupato.”
“E per cosa? Siamo fra amici, non volevamo irritarti ...”
“No, non è per quello.”
“E per cosa allora?”
“Io … io domani parto.”
Taccio, colta alla sprovvista.
“Parti? E per dove?”
“Per l'Università.”
“Cosa?!” Spalanco gli occhi e deglutisco. “Per l'univ ...”
“Sì.”
Abbasso lo sguardo e stringo le dita sulla sua maglietta blu.
“Mi stai dicendo che questo è l'ultimo giorno che passiamo insieme?”
“Be' …” esita, stringendo i denti. “Insomma, non proprio l'ultimo … ci rivedremo a Natale, tornerò a casa per tre settimane … e poi a Pasqua … e ...”
“Non dovrò vederti per tre mesi e mezzo?!”
Non ci posso credere.
Non ci riesco.
“Be' … sì.”
Stringo gli occhi e singhiozzo.
E comincio a piangere.
“Kuizumi ...”
“Perchè?!”
Rallenta, e nei pressi di un parco, si ferma.
“Perchè voglio diventare insegnante di educazione fisica, te l'ho già detto. I bambini mi piacciono, e anche il basket, ma per entrare in una scuola anche solo come supplente mi serviranno anni ed anni di studio. Ho passato gli esami d'ammissione, quindi perchè smettere di seguire la strada che sogno?”
Sospiro tristemente.
“Io non voglio che tu lasci perdere questo lavoro … saresti la persona più adatta per farlo e per quei bimbi saresti un modello. Ma … che ne sarà di me?”
“Non mi hai detto che vuoi diventare stylist? Basterà che tu t'iscriva ad una scuola professionale … in breve verrai assunta come assistente di una vera stylist e, a poco a poco, ti farai largo verso la strada del successo!”
“Scusa, ho formulato male la domanda.”
“Eh?”
Scuoto leggermente il capo, il viso bagnato dalle lacrime.
Che ne sarà di noi?”
Si volta verso di me, di scatto. Si morde il labbro, nello stesso istante in cui lo faccio io.
“Sarà, non preoccuparti.”
“Ma che razza di risposta è?!”
Abbassa lo sguardo, e poi scende dalla bici.
“Vieni, andiamo a farci una passeggiata.”
E di lì a poco siamo immersi nella natura del parco. Sospiro e sorrido brevemente, mentre ci sediamo su una panchina all'ombra di un salice.
Allora, mi vuoi dire cosa intendevi prima?! Sarà … non mi piace.”
“Non … non devi preoccuparti, davvero.”
“E invece io mi preoccupo.”
“Ma perchè?”
“Tu credi alle relazioni a distanza?”
Tace. So di averlo colto alla sprovvista.
“Più o meno. Insomma, io e Miyu, un mese prima che mi mollasse, ci siamo separati per un breve periodo perchè lei era andata da sua zia a fare una vacanza ...”
Appunto, una breve vacanza. E poi, casualmente, un mese dopo vi siete lasciati!”
“Ma con te è diverso, Kuizumi!”
Prendo un grosso respiro, mentre mi fissa intensamente.
“Con te so di potercela fare.”
“Io …” mormoro, a voce bassa. Poi lo guardo, stringendo gli occhi. “Io avrei una curiosità.”
“Be' … Dimmi.”
“Com'è che tu e la tua ex Kanzaki vi chiamate sempre per nome?”
Mi aspetterei che scuota le spalle, che borbotti Mah, sarà perchè siamo stati insieme tanto tempo, che m'informi bruscamente che non sono affari miei; non certo che arrossisca di botto, come sta facendo ora.
“Otani … ?”
“Be' … ecco … perchè siamo molto affiatati” balbetta, la faccia che sembra tinta con il pomodoro.
“Com'è che sento che non me la racconti giusta?”
Comincia a giocherellare con un elastico, gli occhi stretti a fessura.
“Eddai … giusto perchè oggi è l'ultimo giorno e poi per tre mesi ...”
“L'ABBIAMO FATTO!” urla, senza lasciarmi finire, facendo voltare persino le bambine sull'altalena là in fondo.
“Fatto … fatto cosa?!” faccio, con l'aureola angelica sulla nuca.
Mi perfora con un'occhiata raggelante.
“Hai capito, Kuizumi.”
Per un attimo rimango immobile, la faccia basita. Poi, una volta realizzato il concetto, divento persino più rossa del mio ragazzo.
“Oh … capito” balbetto con una vocina piccola piccola.
Rimaniamo un attimo in silenzio.
“Ecco un'altra cosa che lei ha e io no” mormoro tristemente, il morale ancor più basso di prima.
“Uffa, Koizumi, ancora con questa storia? Piantala!” sbuffa Otani piuttosto violentemente. A quella reazione scoppio a piangere.
“Io … io faccio schifo!”
“Ma che c'hai?” fa esasperato il mio ragazzo scostandosi.
“Io … io non ti ho dato niente! E tu … e tu ...” balbetto, la voce spezzata.
“Mi vuoi dire cosa c'è, cribbio?” borbotta roteando gli occhi.
Taccio, esitante.
“Io … Otani, ho paura di perderti!”
A quel punto lui trattiene il fiato. Mi aspetterei che scoppi a ridere, che mi guardi gelido, e invece abbassa gli occhi e sussurra “Anch'io”.
“Otani ...” sussurro, ma non riesco a terminare la frase perchè lui si sporge leggermente verso di me e mi bacia.
“Tu sei speciale” mormora stringendomi la mano “Di ragazze come te non ce n'è nessuna. Solo te. E allora perchè andare dalle altre, quando ho la pazza mondiale già accanto a me?”
Non rispondo. Ho le lacrime agli occhi.
“Ma … la tua ex Kanzaki ...”
“Lei è passata. Abbiamo fatto … quello, va bene, ma una volta sola, e comunque ho smesso di amarla già un bel po'. Ora ci sei tu.”
Abbasso ancora lo sguardo e stringo le dita sulle gambe.
“Otani ...”
“Tu però mi devi promettere che, quando sarò là a Tokyo, non andrai in giro con Haruka o con quello piccolo bastardo del tuo amico cameriere. Non mangiarci insieme nemmeno il gelato, capito?”
Scoppio a ridere e annuisco.
“Ma certo. E tu … stai alla larga da quelle carine, là.”
“Ammesso che ce ne siano, in un'Università. Diciamo che ci stanno meglio delle brutte occhialute.”
“Taci” mormoro, alzando gli occhi al cielo. Quindi mi alzo, e mi stiracchio.
“Che dici se ci prendiamo un ghiacciolo?” mi propone lui, mentre c'incamminiamo verso la sua bicicletta.
“Ma certo. Basta che nei paraggi non ci sia la tua ex o quella Mimi o Haruka o qualcun altro. Solo noi due.”
“Ci puoi contare”.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Homesick ***


E ... sì, sono tornata U.U E' passato tanto tempo ... cinque giorni!
In realtà ho cercato di fare in fretta, perchè ... cinque recensioni!
Per il primo capitolo! in un fandom così poco frequentato!
Paradiso!
E allora ecco, pronto e caldo questo nuovo chappy :)
Anche qua ci saranno alcuni nomi in giapponese, più varie città e regioni ( sono una tipa precisa, io =D )
Spero vi piaccia! Una recensione non fa mai male a nessuno!
Buona lettura!




Secondo Capitolo
Homesick

 

Attorno a noi c'è tanta confusione: persone che chiacchierano, che gridano, che leggono, che fanno una rissa, che starnutano, che dormono. Distributori di merendine e bibite che vanno a go-go, più veloci della luce; ascensori su e giù, rapidi e veloci; e infine il rumore della ferrovia e delle rotaie, un rombo impossibile da ignorare.
Siamo in stazione.
Seduti su una piccola panchina, piazzata davanti ad un manifesto pubblicitario che parla di una nuova marca di cellulare.
Samsung Galaxy Net 45X vi farà volare lontano, oltre le nuvole. Da non perdere. Perchè se non ce l'hai, non puoi vivere al meglio.
Ogni tanto mi volto per rileggere, in preda all'agitazione. Anche se in realtà non colgo neppure il significato delle parole, e non m'interessa neanche.
Giocherello con l'elastico del mio cellulare, un coniglietto rosa con gli occhi dolcissimi. Continuo a mordermi il labbro, a imprecare sottovoce, a lanciare occhiate furtive ai miei amici.
Fra noi c'è un silenzio inquietante.
Suzuki ha le braccia incrociate e fissa il pavimento sudicio. Indossa una felpa grigia, nonostante siamo ai primi di Settembre, e dei jeans lunghi.
Accanto a lui Chiharu non osa guardarlo. E' rossa in viso e ha tre grosse borse con sé, più una piccola tracolla d'argento. Tiene un libro fra le mani e lo fissa con forza, tremando tutta.
Nemmeno Nakao e Nobu sono molto loquaci. Lui, una mano su un gigantesco baule, tiene le labbra serrate, mentre gli occhi sono vacui e vaghi, e fissano un punto impreciso della propria mano destra. Lei, con accanto a sé quattro valigie di diverso colore ( rosa, arancione, verde e viola ), continua ad arrotolarsi una ciocca di capelli sull'indice. Stringe i denti e tace con forza, senza nemmeno toccare il fidanzato.
E vicino a me, Otani mi guarda. Faccio finta di non accorgermene ma è così, mi osserva. Con due borse e uno zainetto color pesca sbiadito, passandosi ogni tanto una mano fra i capelli. E pure lui non osa spiccicare parola.
Nessuno ha il coraggio di aprire bocca; la tensione si potrebbe tagliare con le forbici.
Si sente l'ennesimo rombo di treno, e l'ennesima voce robotica che avverte per chi, cosa e dove vanno quelle trenta carrozze rosse e bianche.
“Università di Tokyo, Honshu. Il treno viaggerà dalle ore 09, 30 alle ore 12, oo.”
In quell'istante, Chiharu e Nakao saltano in piedi, sbarrando gli occhi. Si guardano, e poi guardano verso la panchina, il fiato sospeso.
“Mi dispiace, Nobuko!” urla Nakao, stringendo la fidanzata fra le braccia, scoppiando a piangere. “Mi dispiace! Se non ti ho seguito, se non ti ho parlato, e se ti ho ferito … Mi dispiace … Io … io ti amo!”
“Anch'io, Heikichi!” singhiozza Nobu, chiamando il proprio ragazzo con il vero nome. “E non devi scusarti! Di nulla … di nulla! Tu hai fatto ciò che era giusto … e senza il tuo aiuto io … io ...”
“Shhh” sussurra Nakao mettendogli un dito sulle labbra. “Basta. Basta piangere. Non serve a nulla. Non sto partendo per la Siberia, e tornerò. A Natale. Ti scriverò mille lettere, ti manderò mille messaggi, e ti penserò sempre. Il mio amore per te non si spegnerà mai, tesoro mio.”
“Ti amo!” urla Nobu in lacrime, aggrappandosi alla maglietta del ragazzo. “Ti amo!”
Mi viene da piangere anche a me. Il loro amore è così forte.
Mentre Nakao e Nobu piangono e si abbracciano, Chiharu si avvicina lentamente a Suzuki e lo guarda.
“Suzuki …”
“Amore mio” sussurra lui e, in uno slancio inaspettato, si china e la bacia.
E mentre sorrido dolcemente, so che per loro questo è già tanto.
A Chiharu e Suzuki non servono smanie di dolcezze per volersi bene.
A loro basta un semplice sorriso.
Quando Nakao si stacca da Nobu, che, rossa in viso, si china a sistemarsi i capelli, si dirige verso Otani.
“Ehi, Atsushi Otani” fa, con un sorrisetto.
“Ehi, Heikichi Nakao” replica Otani fissandolo negli occhi.
“Ci si vede, eh?”
“Già.” Otani scrolla le spalle. “Attento a non prendere la strada sbagliata, là a Tokyo. Non ci siamo sempre noi a vedere se non parti verso l'Italia.”
Infatti. Nakao doveva restare per lavorare alla pasticceria di famiglia, ma appena ha cominciato, lo hanno chiamato da Tokyo per sostituire il padre, ora ammalato, al bar&pasticceria Chisanegao. E questo si trova proprio dalle parti dell'Università di Chiharu.
Lui ha accettato con piacere, anche di restare lì per qualche mese, fino a metà novembre, quando tornerà qui in città. Dormirà in un appartamento che gli hanno procurato, poco distante da lì.
Per quanto riguarda Chiharu e Suzuki, i genitori di lui si trasferiranno. Andranno a Kawanishi, una città nella stessa regione di Tokyo, certo, ma con un'università molto simile anche in quella zona. E non importa loro se la ragazza del figlio va in un altro posto: per quanto Suzuki abbia insistito e urlato, la loro unica risposta è sempre stata che è uno spreco di soldi e di tempo andare così lontano.
E allora Chiharu, che ha capito i problemi del ragazzo, partirà quest'anno.
“Koizumi … Koizumi!”
Una voce molto familiare interrompe il flusso dei miei pensieri. Mi riscuoto e mi ritrovo la faccia di Otani proprio lì davanti.
“Urgh … hm?” borbotto, non molto brillantemente.
“Ma sei scema? Salutare Nakao no, vero?” urla il mio ragazzo mentre sbadiglio.
“Scusa … hm … buon viaggio, Nakao. Spero ti troverai bene” balbetto sbadigliando. Il ragazzo, lì vicino, sorride.
“Ma certo” fa annuendo. “Stammi bene, Koizumi. E mi raccomando, fai progressi”. E dicendo questo indica Otani, che lo fulmina con lo sguardo.
“Nakao … meglio se vai” borbotta, spingendo l'amico verso Chiharu, che sta camminando frettolosamente verso il treno, che si sta riempiendo di gente.
“Nakao-chi! Aspetta!” grida Nobu. Corre verso il fidanzato, gli getta le braccia al collo e lo bacia con passione. “Ti amo” sussurra piano, guardandolo negli occhi.
“Anch'io” mormora lui ricambiando con forza al bacio. “Sei la mia vita e il mio cuore”.
“Ora vai” sussurra lei spingendolo con delicatezza verso le carrozze aperte.
Lui la bacia un'ultima volta, poi sospira e si volta, camminando piano. Ben presto il fumo ricopre sia lui che Chiharu e, dopo pochi minuti, il treno parte, e scompare nella penombra della ferrovia.
“Io lo amo” sussurra piano Nobu, le lacrime agli occhi. “Io lo amo”.
Mi alzo e le stringo le mani, commossa. “Oh, Nobu” mormoro. “Sei … come stai?”
Lei mi guarda e sorride. “Sto bene, Risa. Lo rivedrò tra qualche mese, no? La nostalgia sarà forte, ma nulla ci potrà separare. Ne sono certa.”
“Nobu” faccio solo, e la abbraccio.
Restiamo vicine per dieci minuti buoni, finchè la voce metallica irrompe nei nostri pensieri con un altro terribile annuncio.
“Università di Hokkaido. Il treno viaggerà dalle ore 09, 55 alle ore 11,25, e arriverà alla costa settentrionale dello Stato. Da lì i futuri studenti prenderanno il battello per raggiungere l'isola.”
“Devo andare” mormora Nobu, e improvvisamente diventa pallida.
“Oh, Nobu!” grido, mentre lei afferra le valigie. “Non puoi … non ...”
Nobu si volta verso Otani. “Ci vediamo, eh, Otani. Non farmela soffrire, o quando torno ti ammazzo.”
“Sarà difficile che io ci riesca, visto che parto anch'io” sospira il mio ragazzo.
Allora la mia amica fa un breve saluto a Suzuki, poi mi prende da parte.
“Nobu … ?” balbetto, ma lei mi zittisce.
“Ho una cosa molto chiara da dirti, Risa Koizumi. E sai qual'è? Tira fuori le unghie.
“Eh … ?” balbetto con sguardo vacuo.
“Scema! Non vorrai fare in modo che Otani si trovi un'altra all'Università!”
“NO!” grido, agghiacciata da quella prospettiva.
“Bene. Allora impegnati.”
“E come? Non lo rivedrò fine a Natale …”
“Ti dico io come. Quando parte, dagli un bel bacio passionale, e se possibile infilaci la lingua.” Mi guarda esasperata mentre faccio una faccia riluttante. “Eh no, signorina mia. Non hai dodici anni, ma diciotto. Non voglio che ti comporti da bambina. Hai un ragazzo e adesso ti assumi le tue responsabilità.”
Abbasso lo sguardo.
“Sì, capo” borbotto.
“Molto bene. Scrivigli un sacco di lettere e ogni volta che vai per negozi, gli compri un regalino e glielo spedisci. Gli farà piacere. Mandagli tanti messaggi e soprattutto, non e dico non girare con Haruka, con quel cameriere là che vi ha quasi fatti separare, e con chiunque altro.”
“Cioè devo tenermi alla larga da ogni essere umano di sesso maschile” faccio seccata.
“Vedo che hai capito il concetto.”
“Ma che razza di richiesta è?!”
“Ciò che è necessario per non far troncare la vostra storia sta in questo! Non so perchè, Risa, ma ogni volta che passeggi o stai accanto ad un ragazzo che non sia Otani o Nakao o Suzuki accadono cose di cui poi ti penti molto amaramente. Tutti si prendono subito una cotta per te.”
“Magari tra questi ci fosse Otani” borbotto “Perchè altrimenti staremmo insieme già da un po'.”
“Uff … bene, mi pare di averti detto tutto.” Prende un gran sospiro e poi mi sorride. “Naturalmente tieniti in contatto anche con me. Cercherò di chiamarti almeno tre volte a settimana e ti riempirò la memoria del cellulare con trecento messaggi al giorno.”
“Mi toccherà comprarmi un telefonino nuovo per contenerli tutti” ridacchio.
“Già già.” Lancia una mezza occhiata al treno. “Ora vado.”
Ritorniamo dagli altri, e mi siedo accanto a Otani, che mi guarda.
“Cosa ti ha detto?” mi domanda curioso. Scrollo le spalle.
“Pazzie” sbuffo.
Intanto Nobu prende le sue valigie, e comincia a camminare verso il treno.
“Ricordati, Risa” urla, prima di scomparire dentro il pesante fumo grigio come avevano fatto prima Chiharu e Nakao “Tienitelo stretto. Più che mai!”
E dopo dieci secondi il treno parte, e di lei non c'è più traccia.
“Tenerti stretto cosa?” fa Otani perforandomi con lo sguardo. Arrossisco.
“Un regalo che mi ha fatto” riesco a balbettare, incapace di dire la verità.
Capisco che non mi crede, ma tace. Intanto Suzuki si alza.
“Io … credo di dover andare.”
Gli lancio un'occhiata confusa. “Ma Suzuki … !”
Il ragazzo però non mi ascolta, si volta e cammina frettolosamente verso l'ascensore, senza degnarmi d'uno sguardo.
“Non capisco ...” mormoro esterefatta. Otani scrolla le spalle.
“Non farci caso. Lui fa sempre così. Credo che volesse lasciarci soli.”
“Soli … ?” balbetto piano. Poi vengo presa dal panico.
E' vero, siamo soli! Soli in una stazione …
Lui non mi guarda, si siede e abbassa lo sguardo. Mi affretto ad imitarlo.
“Università di Nagoya, Honshu. Il treno viaggerà dalle ore 10, 10 alle ore 12, 05.”
L'ultimo annuncio che sento questo giorno mi spezza il cuore.
Ora tocca a Otani.
Mentre il mio ragazzo si china per raccogliere i bagagli, mi vengono in mente le istruzioni di Nobu.
Dagli un bel bacio passionale, e se possibile infilaci anche la lingua.
Ma come posso fare? Non sono intraprendente come lo è la mia amica, e mi pare una stupidata … un po' come quando avevano rinchiuso me e Otani nello stanzino e mi aveva mandato quel messaggio non molto carino!
Sarei tentata di baciarlo, davvero. Di metterci tutta me stessa. Ma il mio corpo non vuole, e rimango immobile, i pugni stretti, a guardarlo allontanarsi lentamente.
Mi salgono le lacrime agli occhi. Possibile che si sia dimenticato di salutarmi?
Proprio quando è a due passi dal treno, si ferma. Si volta di scatto, mi guarda, e mi fa segno di avvicinarmi a lui.
Felice come una pasqua scatto in avanti e in pochi secondi lo raggiungo.
“Otani” faccio, stringendomi il labbro, “Io volevo dirti che, insomma, ecco, mi ...”
Il mio ragazzo non mi lascia nemmeno finire.
Mi stringe forte le spalle e mi bacia le labbra.
Spalanco gli occhi, colta alla sprovvista come solo lui può fare, non rispondo nemmeno.
Rimango lì immobile, al centro di una stazione gremita di gente, con tutti i rumori del mondo: ma io non sento nulla, solo il battito del mio cuore
Poi, all'ultimo momento chiudo gli occhi e mi lascio trasportare.
Sì, lo so, è strano.
Un ragazzo basso che si alza sulle punte dei piedi per arrivare alle labbra di una ragazza è strano.
E una ragazza che si china di qualche centimetro per arrivare alle labbra di un ragazzo è strano.
Ma a chi importa?
A me no di certo.
“Perdonami di tutto” sussurra Otani a sorpresa. Lo fisso.
“E di cosa, scusa? Cos'avrai mai fatto?”
“Ti ho dedicato molte più poche attenzioni di quante ne meritavi.”
Rimango in silenzio, incredula. Sento le guance che scottano.
“La verità è che io ti amo, Koizumi.”
Proiettile al cuore. Scoppio a piangere.
“Oh, mi hai appena afferrato il cuore!”
Lui si mette a ridere.
“Non è che stiamo ripetendo qualcosa, Gigantessa?”
“Forse, Nano. Forse.” Lo guardo e sorrido. “A me non importa.”
“Neppure a me” mormora, e mi bacia di nuovo.
Ho una vaga consapevolezza di ciò che mi ha detto Nobu.
Dagli un bel bacio passionale, e se possibile infilaci anche la lingua.
Ma non m'interessa.
Io sono a posto così, davvero.
Quando il treno emette uno sbuffo, lui si stacca lentamente.
“Devo andare.”
“Vai” mormoro.
Lui esita.
“Ti ho detto vai!” grido spingendolo. Ma non si muove.
“Io non ti voglio lasciare” sussurra. Stringo i pugni.
“Allora devi essere uno stupido.” Lo fisso truce. “Soltanto per una scema rinunci ai tuoi sogni? Ma per favore!”
“Ma ...” riesce a balbettare. Io non lo ascolto; gli stringo la mano e lo porto verso le porte che minacciano di chiudersi.
“VAI!” urlo, e lo spingo. Lui abbassa lo sguardo, e mi sorride. Quindi entra.
Appena in tempo: le porte cominciano a chiudersi.
“Koizumi!” urla, un attimo prima che il treno parta.
Io rido. Non so nemmeno perché.
“Otani ...” mormoro sorridente.
“Koizumi, la pagherai!”
“E perchè?!” sbotto incredula.
“Quando mi hai spinto mi sono storto la caviglia!”
Rido più forte, ho le lacrime agli occhi.
“Ti arrangi!” grido. “E' un mio ricordo!”
“Hmpf” fa lui. Poi aggiunge, più piano: “Mi hai appena strappato un po' di cuore.”
Ma io sono troppo occupata a ridere e non lo sento.
“Che hai detto?” urlo, perchè il treno ha cominciato a fare rumore.
Lui esita un po', poi borbotta: “Affari miei.”
E mentre parte, e va lontano, sorrido.
Certo, sarò anche un po' triste.
Ma so che lui non mi dimenticherà.
Vero, sono sola, ma i miei amici ci sono ancora. Torneranno.
E io sono certa che Otani non si azzarderà a sostituirmi con qualcun altro.
Oh no, proprio no.

 

“Risa, tesoro, mangia quella scodella di riso … ti prego … è tutto il giorno che stai a digiuno ...”
“No grazie, mamma. Non ho fame.”
“Ma l'ultima volta che hai mangiato è stata ieri sera! Non puoi continuare così ...”
“E' che non mi sento molto bene.”
Mia madre mi squadra con un'occhiata raggelante.
“Finisci quel riso, o non ti faccio più uscire da camera tua.”
“Non puoi, devo andare a lavorare stasera.”
Mia madre sospira, e scuote la testa.
“Centra qualcosa, vero?”
Il mio battito cardiaco sale. Cerco di mostrarmi indifferente.
“No … cioè sì. E' che nel mio videogioco il mio adorato dice che per dimagrire bisogna mangiare molto poco. Ed è giusto, perchè ...”
Non riesco a finire la frase, perchè mia madre scoppia a piangere.
“Perchè fai così, Risa? Smettila con quel videogioco, è dannato, ti comanda a bacchetta! Ti prego! Stasera ne parliamo con tuo padre ...”
Non m'interessa. So che mi sgrideranno, che mi sequestreranno il videogioco, fa lo stesso. Tanto nemmeno quello riesce a tirarmi su.
Mi alzo bruscamente e mi dirigo verso camera mia.
Chiudo la porta con forza, mi butto sul letto e guardo il cellulare.
Come al solito.
Nessun messaggio.
Una fugace lacrima mi scende sulla guancia. Perché?
Sono passati quattro giorni, e ancora nessuna notizia. Perché?
Sono passati quattro giorni, e solo Nobu si è degnata di farmi sapere che era viva. Perché?
Sono passati quattro giorni, e il numero di cellulare di Astsushi Otani è rimasto inattivo. Perché?
Urlo e dò un pugno sul letto.
Ho i nervi a fior di pelle.
E non capisco.
Cosa sta tenendo così occupato Otani?
Perché non mi contatta?
E perché non c'è più nessuno con cui posso sfogarmi, dal momento che Nobu non posso telefonarla perchè è molto occupata?
Con le mani tremanti prendo il cellulare fra le mani e clicco sui messaggi.
Così banali. Così stupidi. Così uguali.

Ciao, Risa.Qui si sta molto bene. E' fresco, forse perchè siamo a nord. L'Università è bella. Fammi sapere come stai. Ciao, un bacio.
Ciao, Risa. In questi giorni sono molto occupata. Come stai? Spero bene. Un bacio.
Hey, Risa! Oggi finalmente è domenica. Purtroppo domani ho un tema e non riesco a telefonarti, devo studiare. Un bacio.

Scoppio a piangere. Possibile che io per lei sia così poco interessante?
“Risa, tesoro ...” fa mia madre.
“NON HO VOGLIA DI MANGIARE IL RISO!” sbraito con tutta la voce che ho.
Lei esita un momento.
“No, è che ti è arrivata una lettera.”
“NON M'INTER … aspetta, una lettera?!
Mi precipito giù di corsa, ansiosa.
Mia madre, sorridente, mi consegna una busta.
“Viene da un certo Atsushi Otani. E' un tuo amico, tesoro?”
Arrossisco come un peperone.
“Sì, cioè no, più o meno, in realtà è un semplice amico … sì, molto gentile!” strillo, scattando in camera mia.
Chiudo la porta con il fiatone.
Mia madre non deve intrufolarsi nella mia vita privata.
Sempre con mani tremanti mi rigiro la busta fra le mani.
E' per me davvero. E viene da Otani davvero.
“Santissimo e Onorato coniglietto rosa ...” sussurro, in preda all'ansia.
Cosa mi avrà scritto?
Che è stufo di me?
Che si è trovato un'altra?
Che non gli manco affatto?
Con mani sudate apro la busta e mi ritrovo una lunga lettera.
Invece che farmi idee da pessimista, decido di leggere.
Sì, giusto per scontrarmi faccia a faccia con la realtà.

 

Cara ( che aggettivo imbarazzante ) Koizumi,
come stai? Spero bene.
Sì, lo so che è il classico modo per cominciare una lettera, ma che ci posso fare?
Non sono il tipo più fantasioso dell'Universo, credo.
Oppure la Terra è terribilmente noiosa.
Va be', ma che stiano farneticando?
Torniamo all'argomento base, grazie.
Io qui sto decisamente bene.
Certo, c'è caldo, ma il sole che splende ti dà felicità.
Sai, l'Università, qui, è veramente bella.
E' rossa e bianca, un po' sbiadita, ma niente affatto male. Deve essere piuttosto recente.
Davanti c'è un grande prato verdeggiante, con uno stagno e tanti alberi.
Il mio rifugio, chiamiamolo così, è un salice piangente in riva allo stagno. Mi dà ombra e dal primo giorno vado lì a studiare.
Mi sento tranquillo e al riparo da tutti.
Condivido il dormitorio con altri quattro ragazzi, ma se devo essere sincero non ci rivolgo molto la parola. La compagnia di Nakao è la cosa che mi manca di più. Oltre a te, eh!
Le materie non sono affatto facili, voglio dire, preferivo la nostra vecchia scuola.
Ma che ci possiamo fare? Siamo maggiorenni, ormai, non possiamo più studiare argomenti da quindicenni.
Un po' mi dispiace, perchè mi sento vecchio.
Insomma, sono passati i giorni in cui, a quindici anni, eravamo gli All Hanshin Kiojin, no?
E' un po' deprimente, credo.
Anche se mi accorgo che le porte del mondo si stanno spalancando davanti a noi.
E noi dobbiamo scegliere in quale entrare.
Non ce ne sono di giuste o sbagliate, ma solo di proficue o meno.
Mi devo impegnare a studiare, altrimenti rimarrò disoccupato a vita.
E non credo sarà una cosa piacevole!
E tu? Hai già fatto richiesta alla scuola professionale per Stylist che c'è lì a Osaka?
Spero sinceramente che le porte per stylist si apriranno per te, davvero.
Ora ti devo salutare, lo studio mi chiama.
Un bacio e a presto.

Otani.

 

Per qualche istante rimango in silenzio.
Non riesco nemmeno ad aprire bocca. La lettera, fra le mie mani, trema.
Poi, di scatto, scoppio a piangere.
Sono troppo felice.
Fra le lacrime mi accorgo che nella busta c'è anche qualcos'altro. Infilo la mano dentro e rimango a bocca aperta: una foto sua, sotto il salice piangente di cui ha parlato, con un libro in mano … e un fiore.
Me lo rigiro fra le mani.
E' semplice. Petali bianchi, piccolo gambo …
Una margherita.
Chissà perchè proprio questo fiore?
Se ne trovano in ogni luogo, qui a Osaka … Deve avere un significato particolare.
La appoggio con delicatezza dentro il piccolo vaso dove tengo già alcune mimose.
La foto la sistemo sul comodino, promettendomi di incorniciarla il più presto possibile … mentre la lettera me la rileggo più e più volte, mai sazia.
Alla fine decido che forse è meglio rispondergli, magari aspetta una risposta.
Frugo nei cassetti per trovare un foglio e una penna.
“Risa …!”
“Cosa c'è?” urlo, sfilando un foglio un po' spiegazzato e una biro blu da un dimenticato cassetto sotto l'armadio.
“Tesoro mio … mi sa che oggi è la giornata delle lettere!”
“Perchè?” faccio, sistemando il foglio sulla scrivania e impugnando la penna.
“Te ne è arrivata un'altra!”
“Un'altra?” faccio confusa.
Lascio la penna sulla scrivania e corro giù dalle scale perplessa.
Mia madre mi accoglie con un'altra busta. Stavolta il suo sorriso è ancor più ampio.
“Guarda, tesoro mio, guarda da dove viene!”
Ci lancio un'occhiata febbrile, agitatissima.

Miri byo Koizumi Risa,
Napo o Keiyu shite, 45
Osaka, Kansai

La giro, con lentezza assurda.
E rimango a bocca aperta.

Scuola Professionale Stylist Seirai no saino
Koronbo Keiyu, 93
Osaka, Kansai


E sono felice. Sì, davvero felice.
La busta contiene la lettera d'invito alla scuola di stylist.
Ci andrò, sapete? Studierò per diventare stylist.
E chissà se mi distrarrò dal pensiero di Otani.
La cosa certa è che lo aspetterò. Non importa quanto lontano vada, quanto lontano stia.
Io lo aspetterò.

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