Il mio obbiettivo era scoprire la mia vera sessualità.

di _Occhi blu_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


VORREI DIRVI SOLO DO CONTINUARE A LEGGERE ANCHE NON VI PIACE TATO PERCHE' VI STUPIRETE PER I COLPI DI SCENA FANTASTICI CHE CI SONO, QUESTA STORIA MI HA PRESO IL CUORE, ANCHE SE INVENTATA! GRAZIE MILLE, LEGGETE E VI APPASSIONERETE.

 

Non vi è mai capitato di voler raccontare la propria storia  anche se sapete benissimo che qualcuno potrebbe andare contro le vostre idee?!
Me ne frego di essere figlia del giudice, me ne frego di portare i vestiti eleganti ad ogni cena di famiglia o tra amici. Fumo, bevo pochissimo perché non mi piace assai l'alcool e faccio sesso.
La mia prima volta è stata con un ragazzo, figlio di un petroliere, amico di mio padre, era figlio di papà, come giustamente lo sono io. Che dire, non ho provato niente eppure volevo che la mia prima volta fosse bellissima, da ricordare per tutta la vita, ma, cazzo, già l'ho dimenticata.
La seconda dopo poco meo di un anno con un ragazzo, ma chi voleva farlo!? Era un pegno stronzo al gioco più da bimbiminchia, '' il gioco della bottiglia'', in terzo superiore, ricordo bene quell'anno, caratterizzato proprio perchè l'ho fatto d'avanti a tutta la mia classe, ricordo le gote rosse, l'imbarazzo, anche perché poi tutti avrebbero scoperto che non ero vergine e che avevo detto delle bugie a molti. Ma era il pegno, il pegno più brutto della mia vita. Non provai assolutamente nulla, godere è normale, ma la mia mente era da tutt'altra parte, non rammento nemmeno io dove.
Tutti ridevano di me, di quel ragazzo, però dopo arrivò la mia vendetta. Dovettero fare la stessa cosa, solo con un particolare: tra coppie dello stesso sesso. Mi piaceva troppo vedere le ragazze dalle faccie schifate, sentivo che avevo fatto qualcosa che andava contro la loro voglia e le loro idee sessuali, ma uguale avevano fatto a me, questo è sicuro.
Sono stata con parecchi ragazzi, tutti per soldi mi volevano, speravano in un futuro da matrimonio ma gli ho mandati letteralmente a fanculo tutti. Era il tre Dicembre, vicino le feste di Natale. Gioco della bottiglia. Bacio tra ragazze. Me e Luisa Roght. Bellissimo, provai finalmente un emozione diversa, forte, mai provata prima. Da quel momento iniziai ad avere dei dubbi; mi misi un obbiettivo in testa. (……)

Non vi è mai capitato di voler raccontare la propria storia  anche se sai benissimo che qualcuno potrebbe andare contro le tue idee?!

Me ne frego di essere figlia del giudice, me ne frego di portare i vestiti eleganti ad ogni cena di famiglia o tra amici. Fumo, bevo pochissimo perché non mi piace assai l'alcool e faccio sesso .La mia prima volta è stata con un ragazzo, figlio di un petroliere, amico di mio padre, figlio di papà era, come giustamente io lo sono. Che dire, non ho provato niente eppure volevo che la mia prima volta fosse bellissima, da ricordare per tutta la vita, ma, cazzo, già l'ho dimenticata.

La seconda dopo poco meno di un anno con un ragazzo, ma chi voleva farlo!? Era un pegno stronzo al gioco più da bimbiminchia, '' il gioco della bottiglia'', in terzo superiore, ricordo bene quell'anno, caratterizzato proprio perchè l'ho fatto d'avanti a tutta la mia classe, ricordo le gote rosse, l'imbarazzo, anche perché poi tutti avrebbero scoperto che non ero vergine e che avevo detto delle bugie a molti.

Ma era il pegno, il pegno più brutto della mia vita. Non provai assolutamente nulla, godere è normale, ma la mia mente era da tutt'altra parte, non rammento nemmeno io dove.  Tutti ridevano di me, di quel ragazzo, però dopo arrivò la mia vendetta.

Dovettero fare la stessa cosa, solo con un particolare: tra coppie dello stesso sesso.

Mi piaceva troppo vedere le ragazze dalle faccie schifate, sentivo che avevo fatto qualcosa che andava contro la loro voglia e le loro idee sessuali, ma uguale avevano fatto a me, questo è sicuro.

Sono stata con parecchi ragazzi, tutti per soldi mi volevano, speravano in un futuro da matrimonio ma gli ho mandati letteralmente a fanculo tutti.

Era il tre Dicembre, vicino le feste di Natale.

Gioco della bottiglia.

Bacio tra ragazze.

Me e Luisa Roght.

Bellissimo, provai finalmente un emozione diversa, forte, mai provata prima.

Da quel momento iniziai ad avere dei dubbi; mi misi un obbiettivo in testa. (……)

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 

Non vi è mai capitato di voler raccontare la propria storia  anche se sai benissimo che qualcuno potrebbe andare contro le tue idee?!
Me ne frego di essere figlia del giudice, me ne frego di portare i vestiti eleganti ad ogni cena di famiglia o tra amici. Fumo, bevo pochissimo perché non mi piace assai l'alcool e faccio sesso.
La mia prima volta è stata con un ragazzo, figlio di un petroliere, amico di mio padre, figlio di papà era, come giustamente io lo sono. Che dire, non ho provato niente eppure volevo che la mia prima volta fosse bellissima, da ricordare per tutta la vita, ma, cazzo, già l'ho dimenticata.
La seconda dopo poco meo di un anno con un ragazzo, ma chi voleva farlo!? Era un pegno stronzo al gioco più da bimbiminchia, '' il gioco della bottiglia'', in terzo superiore, ricordo bene quell'anno, caratterizzato proprio perchè l'ho fatto d'avanti a tutta la mia classe, ricordo le gote rosse, l'imbarazzo, anche perché poi tutti avrebbero scoperto che non ero vergine e che avevo detto delle bugie a molti. Ma era il pegno, il pegno più brutto della mia vita. Non provai assolutamente nulla, godere è normale, ma la mia mente era da tutt'altra parte, non rammento nemmeno io dove.
Tutti ridevano di me, di quel ragazzo, però dopo arrivò la mia vendetta. Dovettero fare la stessa cosa, solo con un particolare: tra coppie dello stesso sesso. Mi piaceva troppo vedere le ragazze dalle faccie schifate, sentivo che avevo fatto qualcosa che andava contro la loro voglia e le loro idee sessuali, ma uguale avevano fatto a me, questo è sicuro.
Sono stata con parecchi ragazzi, tutti per soldi mi volevano, speravano in un futuro da matrimonio ma gli ho mandati letteralmente a fanculo tutti. Era il tre Dicembre, vicino le feste di Natale. Gioco della bottiglia. Bacio tra ragazze. Me e Luisa Roght. Bellissimo, provai finalmente un emozione diversa, forte, mai provata prima. Da quel momento iniziai ad avere dei dubbi; mi misi un obbiettivo in testa. (……)

Mi tagliai i capelli, diventarono corti come quelli di un maschiaccio, cambiai abigliamento, dal vestito colorato ai jeans e T-shirt. I miei genitori iniziarono a notare tutti questi cambiamenti in me, mia madre addirittura ebbe bisogno di qualche seduta dallo psicologo per qualche consiglio.

 

Maledetto psicologo, le disse che probabilmente i miei atteggiamenti erano da homo-sessuale ma lei non ci volle credere, che culo. Forse dico così perchè c'è una strana cosa dentro me, che non so definire cosa, che và a difendere me stessa perchè crede che quello psicologo ha ragione.

 

Ma và.. il mio obbiettivo era scoprire la mia vera sessualità ora.

 

Trascurai lo studio, iniziai a fumare un pacchetto di Malboro al giorno, una volta anche due.

 

Ero ansiosa di scoprire la mia vera identità, allo stesso tempo terrorizzata, spesso mi chiudevo in camera con la musica che mi scoppiava dentro le orecchie e dentro il petto. Non volevo sentire nemmeno il rumore di me stessa. Nemmeno un passo, uno starnuto, nulla. Sola la musica riuscì a calmare tutto quell'ammasso di emozione che si frantumavano dentro il cuore.

 

Dovevo dirlo a qualcuno, ma a chi?! Chi può capire?! C'è troppa ignoranza in giro, resterei sola se lo dicessi a qualcuno allora lo dico alle persone più importanti, quelle che tengo più in considerazione ma (….)

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 

Non vi è mai capitato di voler raccontare la propria storia  anche se sai benissimo che qualcuno potrebbe andare contro le tue idee?!
Me ne frego di essere figlia del giudice, me ne frego di portare i vestiti eleganti ad ogni cena di famiglia o tra amici. Fumo, bevo pochissimo perché non mi piace assai l'alcool e faccio sesso.
La mia prima volta è stata con un ragazzo, figlio di un petroliere, amico di mio padre, figlio di papà era, come giustamente io lo sono. Che dire, non ho provato niente eppure volevo che la mia prima volta fosse bellissima, da ricordare per tutta la vita, ma, cazzo, già l'ho dimenticata.
La seconda dopo poco meo di un anno con un ragazzo, ma chi voleva farlo!? Era un pegno stronzo al gioco più da bimbiminchia, '' il gioco della bottiglia'', in terzo superiore, ricordo bene quell'anno, caratterizzato proprio perchè l'ho fatto d'avanti a tutta la mia classe, ricordo le gote rosse, l'imbarazzo, anche perché poi tutti avrebbero scoperto che non ero vergine e che avevo detto delle bugie a molti. Ma era il pegno, il pegno più brutto della mia vita. Non provai assolutamente nulla, godere è normale, ma la mia mente era da tutt'altra parte, non rammento nemmeno io dove.
Tutti ridevano di me, di quel ragazzo, però dopo arrivò la mia vendetta. Dovettero fare la stessa cosa, solo con un particolare: tra coppie dello stesso sesso. Mi piaceva troppo vedere le ragazze dalle faccie schifate, sentivo che avevo fatto qualcosa che andava contro la loro voglia e le loro idee sessuali, ma uguale avevano fatto a me, questo è sicuro.
Sono stata con parecchi ragazzi, tutti per soldi mi volevano, speravano in un futuro da matrimonio ma gli ho mandati letteralmente a fanculo tutti. Era il tre Dicembre, vicino le feste di Natale. Gioco della bottiglia. Bacio tra ragazze. Me e Luisa Roght. Bellissimo, provai finalmente un emozione diversa, forte, mai provata prima. Da quel momento iniziai ad avere dei dubbi; mi misi un obbiettivo in testa. (……)

Non potevo dare quel dolore atroce ai miei genitori dicendo che a me piacevano le donne.

Non lo feci, decisi di attendere ancora un po', ma più l'attesa s'allungava più la musica nelle cuffie s'alzava.

Non sono mai stata paziente, nemmeno nell'aspettare la mia Malboro tra i denti, ma sta volta era troppo il dolore, più che altro interno.

Non lo seppe NESSUNO, nemmeno le mura di casa mia, nessuno.

Trovai la mia migliore amica finalmente, quella mai avuta, aveva capito la mia situazione ma non ne fece riferimento e parola.

Continuò a stare al mio fianco come fossi una ragazza a cui piacciono i ragazzi, mi parlava delle sue simpatie, dei bei giovanotti con cui si frequentava e dei baci nei bagni della scuola, quelli di nascosto. Come se nulla fosse, ma aveva capito, tutto.

Perciò non lo dissi a lei, tanto sapeva già, però non ebbi più la necessità di confidarlo a qualcuno, mi sentivo capita e protetta. Me ne innamorai. (….)

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Eravamo seduti a tavola per la cena e si sentiva di sottofondo la voce della giornalista proveniente dalla televisione del salotto che annunciava la morte di una ragazza che aveva detto ai genitori che era homo-sessuale.

Buoio totale dentro me, mi andò di traverso un pezzo di carne, tossì ripetutamente. Vidi i miei genitori spalancare gli occhi, mio padre balbettò qualche parola che non capì.

Mi feci ripetere e sempre balbettando con timidezza e vergogna mi disse: < Lo psicologo ha detto che sei homo-sessuale.. >. Presi a tossire ancora più forte e di sottofondo mia madre chiese a malincuore e con gli occhi lucidi: < Lo sei?>. Volevo tanto dire di si ma improvvisai un fidanzamento con un compagno di classe, vidi le loro rughe della fronte abbassarsi, tranquillizzarsi.

Mia madre si alzò di scatto per sparecchiare, anche se non avevamo ancora finito di cenare.

Ci trovammo in cinque minuti tutti e tre in stanze differenti. Nemmeno un rumore in casa, forse da fuori la porta della mia camera si sentiva la musica delle cuffiette, talmente alta.

Raccontai tutto alla mia migliore amica, mi capii in silenzio, non disse una parola.

A me piaceva questa sua indifferenza dalla mia ''diversità'', le chiesi di baciarmi, le chiesi per favore, l'unica cosa che fece fu alzarsi e incamminarsi verso l'uscio della porta, questa volta parlò, esclamò: < A domani! > e mi improvvisò un sorrisino falso.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Ero di ritorno a casa dalla palestra e il cellullare non l'avevo portato con me, dannazione, magari Venessa, la mia migliore amica di cui ero innamorata, mi aveva scritto, cazzo cazzo cazzo.

Corsi nella mia camera salutando frettolosamente mia madre, mio padre non era presente in casa, lavorava.

Non c'erano né messaggi, né chiamate, una lacrima bagnò il comodino impolverato.

Passarono forse dieci, undici giorni, e il messaggiò arrivò, c'era scritto '' scusa. ''.

Questo è tutto?! Forse io avevo sbagliato, non dovevo pregarla di baciarmi ma anche lei non doveva fuggire, doveva capirmi come aveva sempre fatto.

Mi accesi una Malboro, l'ultima del pacchetto, non potei farne a meno.

Finito di aspirare catrame andai a trovarla a casa sua, non sapevo nemmeno dov'era, ricordavo una certa Via Cantelmo dal quaderno di scuola.

Girai tutti i campanelli per scovare il suo cognome, lo trovai.

Suonai delicatamente due volte, nessuno mi rispose, non riprovai, avevo paura di disturbare, erano le nove e mezzo di sera forse, non avevo nemmeno la concezione del tempo.

Ero impazzita, volevo fumare, scaricare tutto il nervoso. Mi misi a scavalcare il cancello e non mi accorsi che con una spinta si apriva, era rotto. Abitava all'ultimo piano, al dodicesimo.

L'ascensore, cazzo, era guasto, me ne fregai pienamente, mi feci venticinque rampe senza fiato, mi resi conto che i miei polmoni stavano andando in putrefazione. Che cazzo, dovevo smettere di fumare.

Arrivai, la porta era socchiusa, come se se la fossero dimenticata per distrazione così, entrai, di nascosto. Non chiesi chi c'era, mi intrufolai come un ladruncolo, sentivo rumori di orgasmo e pensai ''che cazzo ho fatto''. Allora girai i tacchi per andarmene ma sentì pronunciare il nome di mio padre, Carlo, sapevo che non era lui, ne ero convinta, ma non so cosa dentro me mi portò a controllare.

Alla vista svenni a terra.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Mi svegliai sul letto di un ospedale, piuttosto vecchiotto e malandato, la prima cosa che vidi aprendo gli occhi fu il neon penzolante verso destra, abbassai lo sguardo e vidi l'armadio ingiallito, con una sfondatura nell'anta con la serratura rotta. Il letto era scomodo e la flebo mi faceva male al braccio sinitro. La mano destra era stretta da quella di mia madre, ogni tanto una lacrima bagnava la mia, secca e ruvida. Ero vestita con una vestaglia che mi copriva solo il davanti, simile a quelle dei film.

Mi spiegò l'accaduto, disse che papà mi aveva portato in quell'ospedale dopo che mi trovò a terra svenuta, ma non sapeva il motivo, IO SI.

In quel letto cigolante c'era Vanessa e mio padre, che facevano sesso, e tradivano ogni loro principio morale. Lui tradiva mia madre, e Vanessa aveva tradito la nostra amicizia.

Già dal giorno successivo uscì dall'ospedale, non feci parola con mia madre dei molteplici tradimenti, mio padre era a casa, pronto ad accogliermi; stava fumando un sigaro e appena mi vide lo appoggiò sul tavolino per correre da me e abbracciarmi, con uno sguardò lo fulminai e tornò a sedersi, come un cane a cuccia.

Mamma mi prese da parte per chiedermi spiegazioni sulla reazione che avevo avuto con papà, e allora scoppiai e le dissi tutto.

Si alzò in silenzio, senza dire mezza parola, si diresse verso la stanza da letto, fece le valigie per mio padre e anche lui senza dire una parola uscì per non ritornare mai più.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Intanto era girata voce in tutta la scuola che ero homo-sessuale, ma di chi partiva?!

Da Vanessa, naturalmente. Non eravamo più amiche, non eravamo nemmeno conoscenti, non ci scambiavamo neanche un sguardo, nulla.

Io ormai stavo bene,  non soffrivo più per amore, per fortuna.

Mia mamma mi diceva sempre, fin da piccola, che l'amore spacca il cuore, ed è proprio vero.

Ora è diventata la mia canzone preferita.

 

                                                                      ***

Era un sabato, mi incamminavo verso il centro per una passeggiata, ero sola, non avevo amici.

Per arrivarci dovetti passare per una stradina piuttosto buia, avevo paura, i miei passi erano lenti ma spediti, volevo farmi vedere sicura di me, ma ero terrorizzata dal marciume, dalla puzza e dai barboni con i loro animali.

Da dietro un cassonetto mi  sbucò un coltellino.

Cazzo.

A quel punto mi sovviene una voce, diceva: '' sei lesbica quindi devi morire ''.

Cosa potevo fare oltre a piangere, quella frase mista alla paure mi bloccò le gambe, sembravo Tom che cercava di scappare da Jerry che lo teneva per la coda.

Mi picchiarono. Erano cinque, tre uomini e due donne, mi accorsi solo dopo che erano miei compagni di scuola.

Saranno stati sei pugni in faccia, dalla bocca usciva molto sangue e le gengive mi facevano malissimo, le guance quasi non le sentivo ed ero emotivamente distrutta. Sette calci nello stomaco, se non nove, probabilmente vomitai, quasi non respiravo, mi sentivo morire, ero piegata in due dal dolore ma non avevo la forse, volevo solo respirare.

Le lacrime erano mischiate al sangue a terra, e le mie unghie strisciavano rumorosamente sull’asfalto spezzandosi. Nessuno vide l'accaduto, o forse nessuno aveva il coraggio di intervenire.

Mi tagliarono le vene poi, svenni e non ne capì più nulla.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Ancora una volta mi risvegliai in quell' ospedale malandato, era la stessa stanza, la riconobbi dalla serratura rotta dell'armadio.

Dall'ultima volta che ero stata lì dentro era passato solo un mese e mezzo e non mi fece piacere rivedere quella stanza piuttosto triste e cupa.

Accanto a me c'era una vecchietta, di quelle simpaticone a cui manca qualche dente davanti.

Mi guardava con gli occhi che luccicavano e ogni volta che mi giravo dalla sua parte mi abbozzava un sorrisino dolcissimo.

Accanto a me c'era la mia mamma, sul volto aveva stampato un sorriso quanto oggi e domani, poi mi raccontò..

Ero stata in coma, ma non ricordavo quei momenti, tre mesi interminabili per mia madre, mi raccontò che pregava sempre, era sempre lì accanto a me a parlarmi.

Ricordavo tutto tranne il coma, giuro. Anche se ero in uno stato confusionale, e rammentavo a malapena quando mi picchiarono.

Avevo ancora il polso bendato, mi mancava un dente d'avanti, e i segni dei lividi che pian piano stavano sparendo su tutto il corpo.

Dopo che mia madre mi raccontò tutto con le lacrime agli occhi anche a me venne da piangere, più che per me, piansi per lei, la vedevo distrutta ma allo stesso tempo felice perché le sue preghiere si erano avverate.

Le chiesi solo una cosa, la nutella, di corsa uscii per comprarla.

Io rimasi sola con la vecchietta.. non volevo scoprire così la storia della mia vita.

(…......)

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


DEVO SCUSARMI, QUESTO CAPITOLO NON E' BELLISSIMO MA CONTINUATE A SEGUIRE LA STORIA, NON VI DELUDERO', E' SOLO UN CAPITOLO DI PASSAGGIO.

PERDONATEMI, CON UMILTA' LA VOSTRA SCRITTRICE.

 

 

Disse che era mia nonna, e che aveva abbandonato mia madre accanto ad un cassonetto della spazzatura, per mancanza di soldi.. e pazienza.

Raccontava e piangeva, piangevo anch'io.

La scorgeva bellissima dalla finestra dondolarsi sull'altalena di quell'enorme giardino vicino casa sua, la vedeva crescere bene, come lei non sarebbe mai riuscita a fare.

Poi da quando si sposò con mio padre non la vidde più e in questi miei mesi di coma la riconobbe solo da quegl' occhi azzurri e dal quel sorrisino ancora tenerissimo.

Tutte quelle informazioni nella mia testa erano confuse: - devi dirglielo. -

Ecco mia madre che spalancò la porta, con un sorrisone, e con la Nutella in mano, mi vide gli occhi lucidi , poggiandola sul letto libero di quella stanza, corse subito da me.

  • che hai? - chiese.

  • La signora qui deve dirti qualcosa – ribattei.

Le raccontò tutto. Seguì il silenzio, e il ticchettio proveniente dal monitor frequenziale mise a tacere per sempre.

Incolla qui il testo.

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