SANGUE E CUORE - Il Serpente dal Cuor di Leone

di xX Eris Xx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Cambiamento ***
Capitolo 2: *** 2. Novità ***
Capitolo 3: *** 3. Conoscenza ***
Capitolo 4: *** 4. Dolore ***
Capitolo 5: *** 5. Inizio ***



Capitolo 1
*** 1. Cambiamento ***


La stanza era tetra e spoglia, le lanterne spente. Sull’unico letto stava stesa una ragazza di sedici anni, occhi grigi, capelli biondo cenere mossi, corporatura media, che giocava con una piccola sfera luminosa. Si trovava a scuola, a Durmstrang. L’unica ragazza nella marea di maschi che frequentavano quella scuola, visto che da una decina di anni quell’istituto era diventato prettamente maschile.
Un enorme aquila planò nella stanza e depose una lettera di pergamena gialla ai piedi del letto. La ragazza accarezzò dolcemente l’uccello e, con un movimento brusco della mano, fece volare la lettera dalla parte opposta della stanza, nel cestino. Sapeva che quella era di sua madre: gli auguri di inizio anno e le scuse per non aver passato le vacanze insieme… come se a qualcuna delle due fosse dispiaciuto.
Guardò il suo orologio e vide che era ora di pranzo. Scese dal letto, indossò il mantello di pelle di lupo e si avvicinò al comodino. Sopra vi era posata una bacchetta di colore chiaro… come odiava quella bacchetta. La sua bacchetta. Ricordava quando sua madre, tutta orgogliosa, l’aveva estratta da sotto un enorme masso del pavimento del loro maniero, per poi darla a lei. La sua scelta fu subito chiara. La bacchetta che era appartenuta a suo nonno…
Rimase per qualche minuto ad osservarla per poi decidere di lasciarla dov’era. A lei non serviva una bacchetta per fare magie, la portava perché tutti, maghi e streghe, la portavano.
Scese le enormi scale della torre dove era stata “esiliata” e si incamminò per il corridoio verso la sala da pranzo.
-Vedo ke ti zei deciza a sendvere da qvella torre.-
-Igor.-  la giovane non si voltò neanche a guardare il nuovo arrivato, continuando per la sua strada.
Arrivata, spinse la grande porta ed entrò nella sala.
-Mor!- un ragazzo alto, capelli neri e occhi azzurro opaco, dall’aria alquanto malaticcia, agitava un braccio in direzione della ragazza. Lei, vedendolo, si diresse da quella parte e si sedette al suo fianco.
-Come stai Riven.- chiese in tono pacato più per cortesia che per interesse.
-Bene! La luna piena è ancora lontana e io mi sento benissimo. E tu come stai?-
Lei non rispose, limitandosi ad un grugnito e un’alzata di spalle. Prese un piatto e iniziò a servirsi.
-La scuola è cominciata da sole due settimane e tu già sei così musona?- e nuovamente non ricevette risposta, solo uno sbuffo spazientito e un occhiata in tralice.
-Sai una cosa Morgana.- la ragazza lo guardò con espressione annoiata -Da quando ti conosco non ti ho mai vista sorridere.-
-Io sorrido!- si schermì la giovane.
-Si certo, i soliti sorrisi di circostanza. Io intendevo sorridere veramente!-
Morgana non ribattè. Iniziò a mangiare rimuginando sulle parole dell’amico.Sorridere! Pensò Per sorridere bisogna essere felici! E io, di certo, non lo sono. Fin da quando ne aveva memoria non vi trovava un ricordo felice. Nella sua vita non vi era niente di bello o felice. Era solo un continuo idolatrare e venerare le imprese di suo nonno, un incessante campagna contro i babbani e i nati babbani, e un ripetuto inneggiare alla purezza di sangue. Odiava la sua famiglia tanto quanto odiava la sua bacchetta: entrambi le ricordavano da dove discendeva il suo sangue e questo faceva sanguinare il suo cuore.
 
Passarono tre giorni dalla discussione con Riven e un’idea si fece strada nella testa della ragazza. Era come sempre nella sua stanza e teneva in mano un pezzo di pergamena molto sgualcito; le parole, scritte in verde, erano ormai quasi del tutto scomparse ma si poteva ancora benissimo leggere una parola: Hogwarts.
Era questa la scuola che avevo scelto. Ma mia madre mi ha detto “No!”, stupida oca gracchiante! Quanto la odio! Lei e tutti gli altri! Vorrei morissero tutti! Ripiegò la lettera e si apprestò a nasconderla nuovamente sul fondo del baule.
Improvvisamente si fermò, la lettera ancora in mano. Forse se chiedo al preside di intercedere per me… si alzò di scatto da terra e corse nell’ufficio del preside. Bussò lievemente alla porta, ricomponendosi.
-Avanti.- la voce profonda dell’uomo arrivò chiara.
Morgana entrò e il professore sorrise nel vederla. -Buongiorno signore.-
-Salve Morgana. Entra e chiudi la porta.- la ragazza obbedì. -Dimmi, c’è qualcosa che ti turba?-
La giovane lo guardò negli occhi. -Volevo sapere se era possibile cambiare scuola, signore.-
-Cambiare scuola?- l’uomo iniziò ad inquietarsi -Perché vuoi cambiare scuola?-
-Non è una cosa personale!- disse in fretta -Cioè, è personale ma non ho niente contro di lei! Lei è… molto simpatico, signore.-
Il preside rise. -Ti ringrazio per il complimento. Comunque vorrei sapere il perché.-
-Non sono felice. Questo posto mi deprime e mi ricorda qualcosa che cerco con tutte le mie forze di dimenticare… senza offesa signore.-
L’uomo la osservò con attenzione per qualche istante. -Quale scuola vorresti frequentare?-
-Hogwarts, signore.- rispose lei in modo secco.
Il professore annuì lentamente e sorrise. -Conosco la preside. Le manderò un gufo e discuterò la cosa con lei.- inclinò leggermente il capo, come per riflettere e poi continuò. -Hai detto a Riven quello che hai in mente?-
-No signore. Se glielo dicessi tenterebbe di farmi cambiare idea.-
-Forse. Ma se volesse venire con te?-
Morgana scattò a quella domanda. Non aveva pensato a quell’ipotesi. -Non potrei impediglielo.-
-Vorrei che dicessi al tuo amico le tue intenzioni. Io contatterò la professoressa McGranitt e sentirò cosa si può fare.-
La ragazza annuì ma rimase ferma.
-Devi chiedere altro?- domandò tranquillamente il preside.
-Professor Manskovic… quando dice che deve “discutere la cosa” con la preside di Hogwarts si riferisce alle mie origini, giusto?- la giovane guardava l’uomo con occhi rassegnati e preoccupati.
-Si. Visto la storia passata e chi troverai in quella scuola, credo sia meglio metterla al corrente della situazione.-
-Mi sembra giusto.- ribadì decisa. Si voltò per andare alla porta ma si fermò. -Potrebbe anche dirle che sono un Animagus?-
-Sei…? Non l’avevi mai detto!- affermò stupito e confuso l’uomo.
-Mia madre non ne andrebbe molto fiera… una leonessa in un covo di Serpenti. E sarebbe meglio anche avvertire il Ministero…- precisato questo uscì dall’ufficio e si mise alla ricerca del suo migliore amico.
 
Il nottetempo si fermò davanti ai cancelli di Hogwarts. Da esso scesero due ragazzi che portavano degli enormi bauli e pesanti mantelli di lupo.
Riven e Morgana osservarono l’entrata della loro nuova scuola e si sentirono subito eccitati.
-Finalmente.- sussurrò la ragazza, e un piccolo sorriso spontaneo le affiorò alle labbra.
Sua madre non l’aveva presa molto bene. Si era opposta con tutte le sue forze al suo trasferimento a Hogwarts, arrivando fino a minacciarla di sbatterla fuori di casa e lasciarla senza soldi. Queste minacce, però, non spaventarono Morgana che possedeva una camera blindata ben fornita d’oro, argento e bronzo alla Gringott, con rispettiva chiave che portava sempre con se. Con quei soldi si sarebbe comprata tutto l’occorrente per i restanti due anni, avrebbe affittato un appartamento (o avrebbe potuto addirittura comprarlo) e ne sarebbero avanzati ancora talmente tanti che, per almeno una decina d’anni, avrebbe potuto non lavorare; ma suo padre aveva pensato a tutto: dopo la sua morte le aveva lasciato una enorme e splendente villa in Inghilterra in cui lei si trasferì immediatamente. Sua madre tentò anche con la forza ma, nonostante il suo grande potere, Morgana riuscì a batterla.
-Dobbiamo aspettare che vengano ad accoglierci o dobbiamo entrare ed arrangiarci?- chiese Riven nervoso.
-Ci stanno venendo a prendere, guarda là.- dall’enorme portone era uscita una donna alta e magra, con un abito color smeraldo, capelli grigi raccolti in una crocchia e un cappello a punta. La donna affrettò il passo appena li scorse e fu davanti a loro con una rapidità impressionante, nonostante l’età avanzata.
-Benvenuti ad Hogwarts ragazzi. Io sono la professoressa McGranitt, la preside di questa scuola.-
-Buongiorno professoressa, mi chiamo Riven Diktrovic e sono onorato di poter frequentare la sua scuola.-
La donna annuì con un lieve sorriso e strinse la mano al ragazzo. Poi il suo sguardo si posò sulla compagna.
-Buongiorno… sono Morgana Elddir. Le prometto che non creerò scompiglio nei due anni che sarò qui professoressa.- il tono della giovane era colpevole e sincero, e strappò uno sguardo dispiaciuto alla donna.
-Ne sono fermamente convinta, per questo ho accettato.- e stinse la mano anche a lei. -Bene ragazzi, adesso seguitemi. Verrete nel mio ufficio e chiederò al Cappello Parlante di inserirvi in una casa. Avete qualche preferenza?-
-Io vorrei essere un Grifondoro… è da quando Mor mi ha spiegato la storia delle case che vorrei farne parte!-
La guancia della ragazza si contrasse. -Tutte tranne Serpeverde.- rispose aspramente Morgana.
-E’ comprensibile.- la preside parve un po’ a disagio. Si voltò e prese a camminare, tallonata dai due nuovi arrivi, verso il suo ufficio.
Appena entrati nel castello i volti di tutti gli studenti si voltarono verso di loro; Morgana notò che gran parte dei Serpeverde sorridevano compiaciuti appena la vedevano e un paio, addirittura, la salutarono agitando energicamente un braccio. Lei li ignorò totalmente e il suo volto si scurì.
-Che c’è?- sussurrò Riven -Tu almeno conosci qualcuno.-
-Ti assicuro che quelli sarebbe meglio non conoscerli…- sibilò la ragazza con furia.
Accelerarono il passo e seguirono la donna fino ad un gargoyle che, con voce tonante, disse -Parola d’ordine?-
-Zuccotti di Zucca.- il gargoyle si spostò con un gran rumore per mostrare un lunga scala a chiocciola in pietra.
-Seguitemi.- ordinò ai due ragazzi.
L’ufficio era una stanza circolare ricolma di armadi e librerie piene di libri. Su una parte di parete vi erano le foto dei vecchi presidi di Hogwarts che agitavano una mano in segno di benvenuto. La scrivania era posta dalla parte opposta alla porta.
-Bene ragazzi. Prima di smistarvi devo discutere delle questioni con voi.- si sedette alla scrivania e scrutò entrambi.
-Prima penso sia meglio discutere con lei signor Diktrovic della sua delicata situazione. Posso parlare liberamente?- e rivolse uno sguardo fugace a Morgana.
-Mor sa tutto della mia situazione. Durante le vacanze era lei a prepararmi la Pozione Antilupo.-
-Bene.- disse la preside con tono tra l’ammirato e il preoccupato -Allora devo comunicarti che verrai allontanato dai tuoi compagni in quel periodo e… “alloggiato” in un’altra stanza.-
-Niente che non sapessi già, professoressa.- e annuì sorridendo.
La donna posò poi lo sguardo sulla ragazza. -Per te la faccenda è un po’ diversa… posso parlare?-
Morgana guardò l’amico con la coda dell’occhio prima di rispondere. -Lui non conosce la mia storia ma conosce tutto il resto.- lo sguardo delle due si incrociò per un attimo.
-Il signor Diktrovic è degno di fiducia?- chiese la McGranitt.
-Si professoressa…-
-Allora non vedo il motivo per cui non dovrebbe essere messo al corrente della tua delicata situazione.-
-Ha ragione.-
Per tutto il tempo Riven era rimasto ad ascoltare, impietrito.
-Bene. Signor Diktrovic, ha mai sentito parlare di un mago il cui nome era Tom Riddle?-
-No, signora.-
-Forse perché era più noto con il nome di Lord Voldemort, ne ha sentito parlare?-
Il ragazzo annuì esitante. Chi non aveva sentito parlare di Voldemort!
-Perfetto. Forse è meglio che continui lei signorina Elddir.- la ragazza rimase spiazzata ma si ricompose velocemente.
Guardò l’amico negli occhi, implorando il suo perdono. -Sai che ti ho parlato del fatto che nella mia famiglia sono stati tutti dei Serpeverde, no?.- il ragazzo annuì. -Quello che non ti ho detto è che noi discendiamo da Salazar Serpeverde in persona… io sono la sua più giovane discendente.- trasse un lungo respiro.
-Stai per dirmi quello che penso?-
-Mio nonno era Tom Riddle, il mago conosciuto come Lord Voldemort e discendente di Serpeverde.-
Morgana guadò preoccupata la miriade di emozioni dipingersi sul volto dell’amico e, di tutte quelle possibili, non si sarebbe mai aspettata di vederlo combattere contro un attacco di riso.
-Aspetta… e pensare che io… ah, ah, ah… pensavo di essere quello messo male!- le sue risate lasciarono la ragazza a bocca aperta. -Ci sarà da divertirsi!- anche la preside parve divertita.
-Non ti fa paura o… ribrezzo quello che sono?- chiese incredula Morgana.
-E perché?- chiese asciugandosi le lacrime -Ti conosco da anni e posso dire che tu e tuo nonno non avete nulla in comune, a parte il sangue. E, comunque, fino a prova contraria, quello che fa paura dovrei essere io!-
-Bene, vedo che ora la questione della “rivelazione” è risolta. Comunque signori, mi asterrei dal divulgare questa notizia nella scuola. Molti ragazzi potrebbero non prenderla così bene.-
-Si professoressa.-risposero in coro.
-Un’ultima cosa. Scriverò al signor Potter e gli riferirò la situazione.- la professoressa McGranitt guardò il volto della ragazza prima di continuare -Penso che almeno lui debba essere informato.-
-Si signora.-
-Bene! Adesso diamo il via allo smistamento!- prese il logoro e bruciacchiato cappello e lo mise in testa a Riven. Il cappello ci mise qualche secondo per poi gridare -Grifondoro!- al quale, Riven, se lo sfilò con un gigantesco sorriso e lo porse all’amica. La ragazza lo prese fra le mani e ebbe un tremito; se fosse stata scelta per Serpeverde cos’avrebbe fatto?
Una macchia rossa attirò il suo sguardo fuori della finestra. Le era sembrato di vedere un qualcosa sfrecciare davanti ma ora non c’era niente. Prese coraggio e infilò il cappello.
‘Vedo… vedo… vi è voglia di riscatto, coraggio, ambizione e senso del dovere nel tuo cuore. Tutto unito da un cervello e un potere straordinari! Assai raramente mi è capitato un tale onore… quindi dove ti metto? Vediamo…’ il cappello disse tutto questo nella sua testa e lei iniziò a sudare freddo. Passarono ancora alcuni secondi, poi…
-Grifondoro!- gridò il cappello con suo grande sollievo.
-Tua madre ti diserederà! Peccato! Ci perderemo la sua faccia!- Riven era felicissimo.
Lei si tolse il cappello e lo consegnò alla preside con un grande sorriso.
-Bene ragazzi! Prima di accompagnarvi nel dormitorio di Grifondoro devo chiedervi quali materie avete intenzione di studiare per i MAGO. Siete del sesto anno e dovrete pensare al vostro futuro. Quale professione volete intraprendere?- si sedette sulla sedia ed estrasse due orari vuoti.
-Voglio diventare un Auror…- Morgana guardò la preside dritta negli occhi e si stupì nel vederla sorridere.
-Immaginavo che lei scegliesse la professione di Auror. Allora: Pozioni, Erbologia, Trasfigurazione, Incantesimi e Difesa contro le Arti Oscure.- colpì l’orario vuoto e quello si riempì.
-Professoressa, vorrei aggiungere anche Antiche Rune e Cura delle Creature Magiche.- dichiarò la ragazza sporgendosi per controllare il suo orario.
-Ma certo. È consapevole che il suo orario sarà un tantino affollato?- e picchiettò nuovamente sul foglio.
-Certamente ma posso farcela senza problemi. Fortunatamente mio nonno non mi ha lasciato solo l’odio della gente…-
La donna fissò la ragazza per qualche istante; la preoccupazione che provava per lei era aumentata all’aumentare del tempo trascorso insieme. Era una Grifondoro ma i Serpeverde la consideravano una di loro, l’aveva notato mentre attraversavano il castello. Sentiva che stava per succedere qualcosa, anche se non capiva cosa; sapeva anche che quella ragazza ne era il centro. Il suo sguardo a volte le ricordava quello di Riddle e, nonostante quella ragazza cercasse di allontanarsi dal suo passato, era evidente che il sangue di Lord Voldemort scorresse nelle sue vene.
-Ecco il tuo orario.- glielo porse e la ragazza lo afferrò.
-Lei signor Diktrovic? Professione?-
-Auror! Ma non mi aggiunga nessun’altra materia…- le comunicò con tono apprensivo.
-Certo.- colpì la pergamena -Ecco a lei il suo orario.-
Si alzò dalla sedia e girò intorno alla scrivania fino a trovarsi davanti ai due ragazzi. -Seguitemi. Vi condurrò ai dormitori del Grifondoro e vi presenterò ai vostri compagni di stanza. Purtroppo siamo riusciti a trovarvi una sistemazione solo con degli allievi più piccoli.- prese a camminare tallonata dai ragazzi.
-Quanto più piccoli?- chiese Riven.
-Di un paio di anni.- rispose la preside in tono sbrigativo.
-Due anni! Ma non c’era posto con qualcuno di più grande?- insistette il ragazzo.
-No.-
-Meglio così. Faranno poche domande.- tentò la ragazza.
-Si sbaglia Signorina Elddir. Non è come a Durmstrang in cui i più piccoli sono intimoriti dai più grandi, qui i più piccoli cercano di ingraziarsi quelli delle classi superiori per trarre vantaggi.-
-Fantastico…- disse in tono lugubre.

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Capitolo 2
*** 2. Novità ***


-Ma vieni veramente da quella scuola!?- Morgana stava svuotando i bagagli mentre le sue nuove compagne di stanza la tempestavano di domande.
-Si… Vengo da Durmstrang… C’è altro che volete sapere o devo ripetervi ancora da che scuola vengo?- il suo tono sarcastico sfuggì alle tre ragazze, troppo eccitate per ascoltarla veramente.
-Perché sistemi le valige a mano? Qui puoi usare la magia!- trillò la ragazza bionda.
-Ma davvero! Per fortuna che ci sei tu altrimenti sarei nei guai!- le ragazze smisero di ridere e starnazzare, cogliendo finalmente l’ironia di Morgana.
-Ti diamo fastidio per caso?- quella col naso a punta fece un passo avanti con le mani sui fianchi.
Morgana capì di essere stata scortese, nonostante non sopportasse quelle oche starnazzanti, e si voltò per chiedere scusa.
-Scusate, non sono abituata ad avere delle compagne di stanza. E neanche a così tante domande.- l’oca-naso all’insù si calmò. -Forse è meglio che vada a pranzo.- chiuse il baule e scese le scale. Nella sala comune incontrò il suo amico Riven, corrucciato e stressato quanto lei.
-Vai a pranzo?- gli chiese.
-Si.-
-Ti seguo a ruota… sono capitata con tre oche…- il ragazzo sorrise.
Oltrepassarono il ritratto e si incamminarono verso la sala da pranzo, discutendo sulle rispettive sistemazioni.
-Tre bambini… sono finito con tre bambini! Non la smettono di fare domande!- continuava a gesticolare nervosamente -E sai cosa mi hanno chiesto quando ho detto loro che non avrei dormito in camera per quattro giorni a partire da sta sera?-
-Fammi pensare… “perché?”- la ragazza fece un breve sorriso.
-Esatto! Come se non sapessero che domani è il primo giorno di luna piena!-
-Calmati! Non urlare in questo modo! E prendi questa.- Morgana gli porse una fiaschetta.
-Ah! Il dolcificante per la pozione antilupo! Se il Ministero sapesse delle tue abilità saresti nei guai… Grazie Mor, sei un angelo!-
I due continuarono a camminare fino all’entrata della sala da pranzo dove dei ragazzi stavano intralciando il passaggio. Erano due gruppi ben agguerriti ma non alla pari; da una parte vi erano cinque studenti di Serpeverde che, all’apparenza, dovevano essere del quinto anno, dall’altra tre ragazzine del terzo anno e un ragazzo del settimo appartenenti al Grifondoro.
-Ehi! Faither! Perché non chiedi scusa? Mi hai sfiorato con la tua lurida divisa!- a parlare era stato il più alto e dinoccolato dei cinque che Morgana conosceva; il suo nome era David Slake, uno dei tanti amici di famiglia che lei non sopportava.
-Non ti ha fatto niente! Sparisci di qui se non vuoi passare dei guai!- una ragazzina esile, dai capelli rossi si fece avanti per fronteggiarlo. A Morgana venne da ridere: David era più alto di circa quaranta centimetri ed era sicuramente più abile di lei con la bacchetta.
Il ragazzo la pensava sicuramente allo stesso modo perché estrasse la bacchetta pronto a colpire.
-Io non lo farei!- la voce di Morgana sovrastò la folla che si divise per farla passare -Perché non te la prendi con qualcuno alla tua altezza? Pensi che tormentare i più giovani sia un modo per farti guadagnare punti?-
Il ragazzo tremò quando riconobbe la sua nuova avversaria. -Morgana… cosa… io stavo solo…-
-Bloccando il passaggio per la Sala Grande.-
-No! Passa pure se devi entrare, io non volevo… fare niente…- fece un cenno al suo gruppo che liberò il passaggio. Si voltò per sorridere alla nuova arrivata ma i suoi occhi si fermarono sui colori del simbolo sulla sua divisa. -Rosso e oro?-
-Non sapevi che la nostra Morgana era stata affiliata ai Grifondoro? Stai perdendo colpi David.- il volto di Morgana si scurì e si voltò per incontrare qualcuno che avrebbe preferito evitare, per il momento.
-Ben…- lo salutò lei.
-Morgana… che ne pensa tua madre della Casa in cui sei finita?- sorrideva ironico, ma non era ciò che irritava la ragazza.
-Le ho spedito una lettera con Silver. Se risponderà, la lettera arriverà domani.-
-Grifondoro con alle spalle una famiglia intera di Serpeverde… che strano.- il tono voleva insinuare qualcosa e Morgana stava per rispondere ma lo fece qualcun altro per lei.
-Si, signor Mellons. La prima Grifondoro dopo generazioni di Serpeverde, io stessa ho posato il cappello sulla testa della signorina Elddir e ho sentito gridare quel nome. Dubita forse di me?- la preside si era fatta largo tra la folla ed era, ora, vicino ai due ragazzi. -Lo spettacolo è finito, tutti a mangiare immediatamente. Signorina Potter!- Morgana rimase spiazzata da quel nome e si voltò giusto in tempo per vedere l’esile ragazzina dai capelli rossi dirigersi verso la preside. -Signorina Potter, la prego di non litigare con gli altri studenti soprattutto con quelli più grandi di lei!-
-Si, professoressa.- la ragazzina entrò di corsa nella sala e la donna lanciò un’occhiata verso Morgana, che la stava guardando. La preside annuì sorridendo e andò a prendere posto al centro del tavolo degli insegnanti.
-Quello era Ben? Lo credevo più alto.- Riven si era avvicinato all’amica.
-Più alto o no dovrò stare attenta con lui.- prese posto in un punto vuoto e abbastanza lontano dagli altri studenti della sua casa.
-Perchè?- chiese il ragazzo facendo cadere nel suo piatto quattro bistecche al sangue.
-Perché lui sa chi sono…-
 
Quella stessa sera, mentre leggeva uno dei suo libri di testo vicino al camino, nella sala comune, l’esile ragazzina dai capelli rossi le si avvicinò.
-Scusa. Ti disturbo?- Morgana alzò gli occhi dalla lettura e si concentrò sulla nuova arrivata. -Ehm… Io sono Lily. Volevo ringraziarti per oggi a pranzo, da parte mia e del ragazzo che ho difeso prima del tuo intervento.-
Morgana continuava a fissarla senza aprire bocca. Non sapeva se poteva intrattenere rapporti di amicizia con chiunque, figurarsi con la figlia di Harry Potter!
-Non devi ringraziarmi.- rispose asciutta e tornò a leggere.
-Nessuno si era mai messo contro David. È stato incredibile!- si indirizzò verso la poltrona accanto ma Morgana chiuse il libro e si alzò.
-Non dovresti fare amicizia con me… non sarebbe opportuno.- si voltò bruscamente e salì le scale del dormitorio.
-Faresti meglio ad ascoltarla.- Riven si avvicinò a Lily -Dietro ogni comportamento di Mor c’è una ragione ben precisa.-
-È una strana ragazza ma non sembra cattiva.- guardò il ragazzo.
-Non lo è… ma la sua famiglia si.- disse corrugando la fronte pensieroso. La ragazzina sorrise.
-E i suoi amici?- chiese Lily.
Riven sorrise. -Hai davanti a te il suo unico e migliore amico! Riven Diktrovic! Lupo mannaro e futuro Auror! Per servirla.- fece un breve inchino.
-Io sono Lily Potter! Semplice strega e futura Guaritrice! Lieta di conoscerti.- e sorrise al ragazzo, senza notare la leggera contrazione della sua mascella al suo nome.
-Semplice strega non direi… tuo padre è famoso. La voce di lui è arrivata fino a noi e non accenna a diminuire d’intensità. Ed è grazie a lui se i lupi mannari ora sono accettati dalla comunità e possono trovare lavoro ovunque.-
-Già… è perfino citato nei libri di Storia della Magia… non sai che vergogna!- iniziò a ridere.
-Non ti spavento?- chiese di punto in bianco Riven, serio. Lily smise di ridere e lo fissò confusa. -Ti ho detto che sono un licantropo e tu non hai fatto commenti… non ti spaventa il fatto che potrei farti del male?-
-La luna non è ancora sorta. Anche se sei un po’ pallido non hai niente di diverso da me e gli altri, perché dovrei aver paura?-
-Conosci dei licantropi?- quella ragazzina lo incuriosiva, poco gli importava che fosse la figlia di Harry Potter.
-Papà e mamma ne hanno conosciuto uno; suo figlio viene spesso da noi a trovarci e durante le notti di luna piena è un po’ irrequieto e suscettibile… ma con un po’ di pozione riesce a dormire tranquillamente.-
-Se fosse così semplice anche per me…- ribattè grattandosi nervosamente dietro al collo.
-Sei simpatico. Che peccato che per tre giorni sarai via…- la sua espressione si fece triste.
-Ma dopo i tre giorni sarò nuovamente qui! Pallido e stanco ma in me.- tentò di farle ritornare il sorriso. Guardò l’orologio della Sala che segnava le otto e cinque. -Adesso devo andare dalla preside. Ci vediamo tra tre giorni e quattro notti, Lily.-
La ragazzina gli fece un breve sorriso e lui corse via.
Dalla parte opposta della sala un ragazzo dai capelli leggermente in disordine aveva osservato con interesse la scena; ora si stava avvicinando alla ragazzina con fare guardingo e apprensivo.
-Fatto amicizia con i nuovi arrivati?-
-Non fare quella faccia James! Sono due tipi simpatici!- affermò lei.
-La ragazza non mi sembrava molto simpatica… e questa storia che nella sua famiglia sono tutti Serpeverde…-
-Ma finiscila! È una di noi! Hai sentito la preside!- scattò in piedi e si piazzò davanti al ragazzo, che la fissava preoccupato.
-Tranquilla! Ho sentito la preside! Ma quella è amica dei Serpeverde!- sostenne lui curvandosi verso di lei.
-Ci ha aiutati oggi! E poi papà dice sempre che sono le nostre scelte a determinare chi siamo!-
-Allora?-
-Lei ha scelto di aiutarci!- replicò stizzita.
-Senti sorellina… io e Albus abbiamo pensato che…-
-Cosa? Tu e Albus avete pensato cosa? Io faccio amicizia con chi mi pare e se non vi sta bene… ditelo pure a mamma e papà!- corse via, su per le scale del dormitorio femminile, mentre un secondo ragazzo dagli occhi verdi si avvicinava all’altro più grande.
-Ti è andata male, vero James?- sorrise compiaciuto al fratello.
-Piantala Albus. Quei due sono strani! Ma lo vedo solo io?- chiese esasperato.
-Se ascoltassi un po’ di più sapresti che il nuovo arrivato si chiama Riven ed è un lupo mannaro…-
-Davvero?!- era incredulo alle parole del fratello.
-Pallido, aria malaticcia e occhiaie! Sembra Teddy nei giorni di luna piena!- lo canzonò Albus.
-Va bene! Il tipo è ok! Ma la ragazza?-
- Di lei si sa poco… si chiama Morgana, ha lasciato la sua casa e ha portato tutte le sue cose in una mega villa che ha ereditato dal padre. Si dice che non andasse d’accordo con sua madre.- informò il fratello.
-E poi? Nient’altro?- lo incalzò.
-Solo che molte delle famiglie dei Serpeverde sono vecchi amici di famiglia; quando si era sparsa la voce del suo arrivo erano tutti molto eccitati! Ma da quando è arrivata qui da Durmstrang le loro facce sono meno contente. Nessuno si aspettava di vederla tra i Grifondoro.-
-Non lo so. C’è qualcosa che mi sfugge. Hai visto i suoi occhi? Sono grigi. Un grigio leggermente scuro e spento… non sembra molto felice.- spiegò James.
-Sai, c’è un modo per scoprire cosa nasconde.- Albus sfoderò un sorriso a trentadue denti che fece preoccupare il fratello.
-Quale sarebbe questo modo?- chiese ansioso.
-Diventarle amico! Diventa suo amico e potrai scoprire più cose su di lei!- rispose semplicemente il fratello minore.
James rimuginò sulla cosa per qualche secondo prima di prendere una decisione. -Hai ragione. Se divento suo amico posso scoprire più cose su di lei.-
-E siccome è nuova, del sesto anno come te e dovrà mettersi in pari con gli studi, potresti offrirti di darle una mano!-
-Giusto! Bravo Al! Ottima idea!-
James passò un braccio sulle spalle del fratello e, insieme, si diressero verso il dormitorio, sicuri del piano che avevano in mente per scoprire i segreti della nuova arrivata.

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Capitolo 3
*** 3. Conoscenza ***


Per Morgana le giornate senza il suo migliore e unico amico passavano lente. Era giovedì sera, fuori l’ultimo sole autunnale prendeva congedo per far spazio alla notte. Lei stava osservando il tramonto dalla sala comune mentre la sua piuma sfrecciava da una parte all’altra della pergamena che aveva davanti.
Nell’angolo più lontano James, Albus e il cugino, Hugo, discutevano su cosa fare osservandola.
-Non posso andare là così! Devo avere una buona scusa!- stava dicendo James.
-Puoi proporti di aiutarla con i compiti… ci sarà qualcosa di complicato e difficile da fare, no?- suggerì Albus.
-Dovremmo esercitarci con gli incantesimi non verbali… sono complessi e nessuno oggi  è riuscito a disarmare il compagno…- continuava a fissarla con espressione corrucciata.
-Nemmeno lei?- chiese Hugo mentre sfogliava Il Profeta.
-Non lo so.-
-Che vuol dire “non lo so”?- domandò stizzito il fratello.
-Non ha fatto l’esercizio! Si è messa in un angolo a leggere il testo di Cura delle Creature Magiche e ha smesso solo al suono della campana.-
-Strano.- mormorò Hugo tornando a guardare la ragazza.
-Inquietante…- lo corresse Albus -Si è messa a studiare un’altra materia e il professor Silente non ha detto nulla?-
-Esatto.- confermò James.
-Non avete pensato…- una voce femminile molto irritata li fece sobbalzare dallo spavento -… che potrebbe essere così abile e intelligente da non aver bisogno di ripetere all’infinito lo stesso esercizio?- era Lily che,con molta disinvoltura, prese posto fra i suoi fratelli.
-Intendi come Albus Silente? Il preside che c’era quando andava a scuola papà?-  domandò Albus, con una nota di orgoglio nella voce.
-Esatto!- esclamò la sorella contenta.
-Allora cugino, non credo che il tuo piano funzionerà!- stava ancora guardando la ragazza quando notò la piuma sfrecciante -Ma che sta scrivendo quella piuma?-
-Vado a chiedere!- Lily sorrise e schizzò in piedi senza aspettare risposta.
Morgana guardava ancora fuori dalla finestra quando percepì la presenza della ragazzina. -Non ti avevo detto di starmi alla larga?- parlò senza mai staccare gli occhi dal cielo ormai nero.
-No! Solo che non potevamo fare amicizia.- si mise a leggere la pergamena.
-Allora te lo dico adesso: “Stammi alla larga”.- la piuma smise di muoversi e lei voltò la testa.
-È il compito di Trasfigurazione che deve fare anche mio fratello! Come hai fatto?- la sua voce esprimeva eccitazione e curiosità.
-Sono cose che ho già fatto…- prese il foglio e lo arrotolò in fretta.
-No, non hai capito! La piuma!- la prese in mano -Come facevi a muoverla?-
Si strinse nelle spalle -Non lo so. Mia madre non voleva che scrivessi a mio padre o a Riven quando ero da lei, ma io volevo! Un giorno ho preparato mentalmente una lettera da mandare a mio padre e, quando sono tornata in camera mia, la sera, era pronta sullo scrittoio e la piuma galleggiava su di essa… la scrittura era la mia.- spiegò titubante.
-Forte!- la voce della ragazzina era colma di ammirazione. -Vieni! Ti voglio far conoscere i miei fratelli e cugini!-
Morgana non si mosse. -Non mi libererò mai di te, vero?- la guardava dritta negli occhi.
-No! Allora? Facciamo che adesso hai due amici invece che uno?- un sorriso furbo le sfiorò la bocca.
-Fuori da questa sala noi non ci conosciamo… queste sono le condizioni.-
-Perché?- chiese incuriosita.
-Perché così ho deciso, prendere o lasciare.- ripeté.
-D’accordo… ma tu, adesso, vieni con me!- la prese per mano e la trascinò dalla parte opposta della sala dove i suoi fratelli, il cugino Hugo e sua sorella, Rose, stavano chiacchierando amabilmente.
-Ehi ragazzi!- i quattro si voltarono in attesa -Vi presento Morgana e loro sono i miei cugini, Rose e Hugo, ed i miei fratelli, Albus e James. James è del tuo stesso anno!- concluse radiosa.
-Si… già lo sapevo…- calò un imbarazzante silenzio, ognuno guardava una parte diversa della sala.
Lily spostava lo sguardo su di loro a turno, in attesa. -Beh? Che avete adesso?- chiese alla fine, spazientita.
Morgana inspirò, profondamente irritata. -Piacere di avervi conosciuto. Addio.- si sciolse rapidamente dalla stretta della ragazzina e scivolò fuori dal buco del ritratto. Praticò su di se un incantesimo di Disillusione e iniziò a vagare per i corridoi, aveva molto su cui pensare. Quei pochi giorni a Hogwarts erano stati i più stressanti della sua vita.
Si era completamente isolata dagli altri studenti, non partecipava attivamente alle lezioni e si sentiva colpevole ogni volta che guardava tutti i suoi compagni Grifondoro in faccia… lei non era una di loro, non si sentiva una di loro.
Camminò per i corridoi deserti per ore senza rendersi conto di dove stesse andando, poi si bloccò e iniziò a guardarsi intorno… non riconosceva niente.
Maledizione! pensò frustrata. Cercò di tornare sui suoi passi ma tutto le appariva uguale; aveva quasi perso ogni speranza di tornare al dormitorio quando incontrò sir Nicholas, che stava fluttuando per quello stesso corridoio.
-Signore!- sibilò tra i denti in direzione del fantasma.
-Chi c’è? Chi mi chiama?- chiese spaesato Nick.
Morgana revocò l’incantesimo di Disillusione e accese la bacchetta. Il vecchio fantasma trasalì, spaventato.
-Signore, mi dispiace averla spaventata. Sono Morgana… sono appena arrivata, non conosco bene il castello…-
-Ragazza mia! Non dovresti uscire ed aggirarti per il castello a quest’ora!- la rimproverò.
-Lo so ma avevo bisogno di… schiarirmi le idee…- abbassò lo sguardo dispiaciuta.
-Dovrei avvisare la preside di questo ma, visto che sei qui da poco, farò un’eccezione e ti riporterò al ritratto della Signora Grassa.- si voltò e iniziò a fare strada fluttuando. -Seguimi cara.-
Con l’aiuto di Nick, la ragazza raggiunse velocemente il ritratto dove, una addormentata Signora Grassa,  faceva tremare le mura del castello col suo russare.
-Non sarà contenta di svegliarsi temo.-
-Non sarà necessario svegliarla, conosco un paio di incantesimi che mi permetteranno di entrare senza che se ne accorga.- il fantasma la guardò con una certa inquietudine. -La ringrazio per avermi aiutato.-
-Di nulla Morgana! Ci vediamo domattina a colazione!- e svanì attraverso il muro di fronte.
La ragazza estrasse la sua bacchetta, diede tre colpi alla cornice del ritratto e questo si aprì. Scivolò all’interno della sala comune silenziosamente e non si soffermò a guardare intorno, credendo che ormai tutti fossero andati a letto… ma non era così.
-Hai fatto colpo su mia sorella. E’ difficile impressionarla ma tu ci sei riuscita…- James era seduto sulla poltrona vicino al caminetto ormai spento -Come hai fatto?-
Morgana lo fissò senza aprir bocca. Aveva già incontrato James Potter prima di quel momento, solitamente durante le lezioni, ma non avevano mai parlato… anzi, lei non parlava mai con nessuno nè a lezione nè fuori, a parte Riven.
-Sei strana… hanno tutti paura di te… ma non Lily. Perché?- insistette.
-Lei non giudica un libro dalla copertina… ma preferirei che avesse paura anche lei…-
-Non sei un buon libro?- chiese, voleva capire.
-Ogni libro è diverso… può essere bello o brutto a seconda di chi lo legge.- rispose piattamente.
-Tu sei un giallo. A mia sorella piacciono i gialli, ecco perché le sei simpatica.-
-Forse…- la ragazza non staccava i suoi occhi da quelli del ragazzo.
-Sono i tuoi occhi che mettono paura… sono spenti…-
Morgana rimase spiazzata da quell’osservazione e distolse lo sguardo.
-No, non voglio dire che sono brutti! Sono… hai degli occhi molto belli ma sempre tristi e… spenti.- tentò di rimediare, imbarazzato.
-Non ho molto per cui essere  allegra…- confessò lei.
-Però qualcosa c’è, giusto?-
Morgana si ritrovò a frugare nella sua mente alla ricerca dei suoi momenti felici e si rese conto di dover andare molti anni indietro, quando suo padre era ancora in vita.
-Ho dei bei ricordi di mio padre…  e qualcuno dei guai che combinavamo io e Riven durante le estati che passavo a casa  Diktrovic, prima della morte di mio padre.- un leggero sorriso le sfiorò la bocca e James notò, per la prima volta, quanto fosse carina.
Imbarazzato per la piega che aveva preso la conversazione, il ragazzo si alzò dalla poltrona e si diresse verso le scale del suo dormitorio; mise un piede sul primo gradino, poi si girò verso di lei -Meriti di avere dei nuovi ricordi, nuovi bei momenti che ti facciano sorridere e magari brillare gli occhi. Sarebbe bello vederti sorridere più spesso, smetteresti di fare paura… hai un bellissimo sorriso…- e corse su per le scale lasciando Morgana da sola e confusa dalle sue parole.
 
Quando si svegliò la mattina seguente, la ragazza trovò Silver appollaiato su uno dei pomi del letto; nel becco teneva una lettera di colore nero che lei riconobbe… era di sua madre.
-Ce ne ha messo di tempo per rispondere…- la prese tra le mani e accarezzò la testa della sua aquila.
Vai pure per la tua strada e io andrò per la mia. Non tentare di ostacolarmi o te ne pentirai. Mamma.
Lesse per tre volte quella frase, stupita. -Caspita! Sembra davvero arrabbiata… sono contenta!-
Bruciò la lettera, si vestì e scese nella Sala Grande a fare colazione; lì vi trovò uno scarmigliato Riven che tentava di non addormentarsi sul piatto. La ragazza gli si avvicinò silenziosamente e lo prese per le spalle gridando -Eccoti!-
Riven si spaventò e si portò una mano al cuore prima di fulminare l’amica con lo sguardo. -Ma mi vuoi morto per caso?-
-Scusa! Pensavo avessi bisogno della sveglia.- e si sedette sorridendo al suo fianco.
-Sei contenta questa mattina?- la fissò sorpreso. Da anni ormai non vedeva la sua amica così contenta.
-Ho fatto arrabbiare mia madre! Questo mi ha messo di ottimo umore!- si riempì piatto e bicchiere con grande allegria e iniziò a mangiare.
Riven la osservò perplesso. -Hai fatto arrabbiare tua madre una miriade di volte… cosa c’è di diverso adesso?!-
Lei non gli rispose. Continuò a mangiare incurante dell’osservazione dell’amico.
-Ehi! Riven!- il ragazzo sollevò la testa e scrutò intorno per capire da dove provenisse la voce. Lily stava correndo verso di lui dell’ingresso della sala grande.
-Lily! Ciao!- sollevo un braccio.
-Come stai? Pronto a riprendere le lezioni?- mentre lei parlava con Riven, il resto della famiglia Potter e Weasley si sedette davanti.
-Certo! Sono in formissima!-
-Ma se stavi dormendo con la faccia nel piatto solo due minuti fa… smettila di fare il figo…- la voce era quella di Morgana, che sembrava avere perso parte del suo buon umore.
-Non è vero…- mugugnò imbarazzato.
James sollevò la testa dalla colazione e si rivolse al ragazzo. -Se ti serve aiuto con  le lezioni che perdi puoi chiedere a me!-
-Grazie! Ma…- guardò Morgana che sembrava non ascoltare -Mor è molto brava! Solitamente chiedo a lei!-
-Ma lei non segue neanche le lezioni…- tentò Rose. Si bloccò subito perché la ragazza si alzò dal tavolo di scatto e uscì dalla sala senza finire la colazione.
-Credo si sia offesa…- disse Lily prendendo posto vicino a Riven.
-Non è così… è abituata a questo genere di “accuse”…- tento di spiegare Riven -Morgana è una strega molto dotata… sapeva fare magie fin da molto piccola e riusciva a controllare i suoi poteri alla perfezione, anche senza una bacchetta.-
-Allora è molto potente!- Lily era estasiata dalla notizia.
-Si, ma… lei odia i suoi poteri…- tutti lo guardarono con interesse -Il fatto che tutta la sua famiglia sia stata in Serpeverde… è come se pensasse che i suoi poteri siano…- si fermò, titubante.
-Che siano cosa?- James era molto interessato.
-Da quello che so, pare che quella casa abbia sfornato molti maghi malvagi…-
-Pensa di essere malvagia?- chiese Lily incredula.
-In un certo senso… si, crede di essere cattiva o per lo meno che lo siano i suoi poteri…-
Tutti i ragazzi si guardarono imbarazzati e mortificati. Avevano immaginato cose orribili su quella ragazza e adesso si sentivano in colpa.
-Io pensavo si sentisse… superiore…- disse Rose dispiaciuta -Sta sempre da sola, non guarda in faccia nessuno e non parla con nessuno… Anche i Serpeverde, prima entusiasti, ora la evitano come la peste.-
-Morgana si è creata un vuoto intorno da quando è morto suo padre…- i suoi occhi si persero nei ricordi -Ho passato le vacanze di Natale di solo anno con Morgana e suo padre. Era un uomo buono e molto simpatico, non faceva parte dei Serpeverde perché non aveva frequentato questa scuola e adorava sua figlia! Non sopportava che la ex moglie riempisse la testa di Mor con tutte quelle stupide idee sulla superiorità del sangue puro…- al pensiero di come soffriva l’amica ogni volta lo fece infuriare.
-Sangue puro? È cresciuta in una famiglia di quel genere?- chiese Albus incredulo.
-Già… e questo rafforza la sua convinzione di essere malvagia…-
-Per questo mi ha detto di starle alla larga…- sussurrò Lily tra se.
-Si, anche per quello…- quelle parole sfuggirono a Riven, che subito si gettò sulle sue salsicce.
-Anche? C’è dell’altro?- James si allungò sul tavolo.
-No, nulla!- finì in un secondo la colazione, rischiando di strozzarsi con un boccone troppo grosso -Adesso vado a recuperare un po’ di lezioni! A dopo!- corse via, lasciando i cinque ragazzi perplessi.
-Strano comportamento…- osservò Hugo.
-Ehi!- gridò Lily -C’è papà!- un uomo dai capelli in disordine, occhi verdi e una cicatrice a forma di saetta sulla fronte sorrise alla ragazzina e iniziò ad avvicinarsi.

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Capitolo 4
*** 4. Dolore ***


Chiedo perdono ma questo pezzo mi ha fatta sudare parecchio... Buona lettura ^^





Era dovuta fuggire, non aveva avuto scelta. Non poteva farsi vedere in compagnia di quei ragazzi. E poi James la metteva a disagio e, ma non lo avrebbe mai ammesso, era merito di quel ragazzo se quella mattina si sentiva così bene. Ma nello stesso tempo le causava dolore stargli vicino, come le faceva male stare vicino a sua sorella…
Si sedette sotto un grande albero e si mise a fissare il grande lago davanti a lei; era così scuro, sicuramente molto profondo… Se mi buttassi e annegassi non sarebbe una grande perdita. Pensò figurandosi i volti delle persone che conosceva. L’unico a soffrire sarebbe Riven… ne uscirebbe distrutto… Sorrise pensando all’amico, l’unico di cui si fidava e l’unico che le volesse veramente bene. No… il lago non era una soluzione… per Riven…
Appoggiò la schiena al grande tronco e guardò verso l’alto, tra le fronde, e notò qualcosa. Una macchia rossa era nascosta, della stesso rosso che aveva visto sulla torre il giorno del suo arrivo; la macchia cambiò ramo, si muoveva.
-Chi sei?- chiese la ragazza alzandosi in piedi. Lo strano essere non rispose, ma mentre continuava a fissare quella chiazza rossa muoversi sentì un dolce canto. -Cosa… da dove proviene questo canto?- si guardò intorno nervosa.
Dall’albero si udì un fruscio di foglie che attirò nuovamente l’attenzione della ragazza, che in quel momento capì. -Sei tu… tu stai cantando…- e nella sua mente riaffiorarono i suoi ricordi più felici… poi i suoi ultimi pensieri, e la canzone si fece diversa, più dura…
-Capisco. Non ti sono piaciuti i miei ultimi pensieri… scusami.- l’essere prese il volo e lei potè vederlo chiaramente ora che attraversava il lago per raggiungere l’altra sponda. -Una fenice…- l’uccello svanì tra gli alberi.
-Questo posto mi è sempre piaciuto.- Morgana si voltò e vide un uomo che veniva verso di lei; aveva degli occhiali tondi e una cicatrice a saetta sulla fronte… si trovava davanti a Harry Potter.
-Si-signor Potter! Lei qui!- la sua mente ripercorse i pochi giorni che aveva passato nella nuova scuola e non scorse nulla che poteva giustificare la presenza di un Auror. -Io non ho… se ho fatto qualcosa non era mia…-
-Non preoccuparti, ero solo curioso.-
-Curioso…?- squadrò l’uomo davanti a lei, sembrava tranquillo.
-Mia figlia mi ha mandato un gufo ieri sera.- sorrise alla ragazza per tranquillizzarla -Mi ha parlato di una strega molto potente che non ama la compagnia. Mi ha detto che nonostante tutti ne avessero paura, lei la trovava molto simpatica e che non l’avrebbe lasciata in pace fino a quando non fosse diventata sua amica.-
-Sua figlia è molto insistente…- commentò ironica.
-Ha scritto anche un’altra cosa, ed è stata quella a spingermi a venire…- gli occhi di Harry si fissarono su quelli di Morgana -Ha scritto che non avrebbe smesso perché nei tuoi occhi vede solo una cosa…-
-E cosa vede… cosa si vede nei miei occhi?- la sua voce tremava -Il male, forse?-
Harry sorrise. -No… molto dolore…- lei abbassò gli occhi -Ed ha ragione… c’è così tanto dolore nei tuoi occhi e molta solitudine…-
-Non ho scelta… l’eredità che ho acquisito alla nascita comprende anche l’odio della gente…-
-Tu non sei Riddle…-
-Davvero? Come può esserne sicuro! Lei non mi conosce!- gli urlò contro con tutta la frustrazione che teneva nel cuore.
-È  vero… però ho conosciuto tuo nonno…-
Morgana fu sorpresa dalla risposta; aveva ragione, se c’era qualcuno che poteva sapere la verità era l’uomo davanti a lei. Strinse i pugni e si fece coraggio, si avvicinò ad Harry e lo guardò negli occhi.
-Io… non voglio essere come lui… non voglio far soffrire le persone…- abbassò lo sguardo e iniziò a piangere.
-Ma…- la incalzò Harry.
-Ma la mia sola presenza, il fatto di essere nata e di possedere questa magia farà soffrire molta gente!- ormai le lacrime erano un fiume in piena e lei non riusciva più a fermarle -Come posso guardare in faccia i nipoti di tutti quei maghi uccisi da mio nonno ed essere felice? Come posso chiedere alla gente di capire la differenza tra mio nonno e me, quando neanch’io riesco a vederla? Come possono gli altri credere che in me non vi è traccia di Voldemort se io per prima riesco a scorgerne l’ombra dietro ai miei occhi…?- era ormai in ginocchio davanti a Harry.
L’uomo posò una mano sulla testa della ragazza. -Tuo nonno era solo. Si credeva superiore, non pensava che qualcuno potesse essere al suo livello…- la prese per le spalle e la sollevò da terra, stava ancora piangendo -Vuoi essere diversa? Comincia con fare amicizia! Familiarizza con più persone che puoi!-
-Ma io…-
-Puoi cominciare con mia figlia! Sarebbe sicuramente felice di diventare tua amica!-
Morgana lo guardò sorpresa. Era l’ultima cosa che si aspettava di sentire.
-Più cose diverse farai da ciò che fece Riddle quando venne in questa scuola, più la sua ombra svanirà dai tuoi occhi… te lo posso assicurare…-
-La ringrazio sig. Potter… Farò del mio meglio per non deluderla!- abbozzò un sorriso e si asciugò le lacrime.
-Bene! Allora torna dentro e socializza!-
-Signore…- Harry la guardò interrogativo vedendola imbarazzata -Posso anche parlare con suo figlio James?-
Harry sorrise. -Puoi parlare con chi vuoi… mi fido di te.-
Un tenue sorriso curvò le labbra della ragazza che corse via, contenta. Harry rimase lì ad osservarla divertito.
-James… mmmmmh… dovrò preparare Ginny a questa eventualità.- si grattò la nuca -Oh povero me! Si prospettano scintille sta sera…- e seguì la ragazza al castello.

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Capitolo 5
*** 5. Inizio ***


Sangue e Cuore

Dopo... anni? Non ho controllato sinceramente, ho ripreso in mano questa ff e ho deciso di continuarla... penso che la finirò, col tempo però. Buona lettura!

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La McGranitt si stava dirigendo a lezione di trasfigurazione dei ragazzi del terzo anno, quando vide Morgana correre per i corridoi.

-Signorina Elddir! Non si corre per i corridoi della scuola!-

La ragazza si bloccò all’istante, dispiaciuta per l’accaduto. -Mi scusi preside… non accadrà più.-

La donna le si avvicinò. -Ha parlato col signor Potter?- Morgana annuì, sempre ad occhi bassi.

-Ha detto che devo agire in modo diverso da lui… che è ciò che faccio a rendermi quello che sono, non il mio sangue…-

-Il signor Potter ha ragione, lo ascolti e vedrà che le cose si sistemeranno.- la donna osservò il suo orologio da polso e poi si rivolse di nuovo alla ragazza. -Signorina Elddir, le andrebbe di aiutarmi per una lezione? Suppongo che ora abbia l’ora libera.-

Morgana annuì sorridendo. -Si professoressa, ho un’ora libera.-

-Bene, mi segua.- percorsero veloce il corridoio per poi svoltare a destra e dirigersi alla classe di trasfigurazione, sulla sinistra. La professoressa McGranitt bussò ed entrò nella classe.

Dentro c’era una strega giovane, sulla quarantina, che accolse la preside con un sorriso.

-Grazie per essere qui preside, so che è molto impegnata, ma pensavo che una dimostrazione sarebbe stata migliore di ogni spiegazione!-

Morgana entrò dietro la vecchia professoressa, scrutando i volti dei ragazzi intorno a lei. Notò che c’era Lily, seduta in seconda fila, sul corridoio centrale. Le passò accanto facendole un mezzo sorriso.

-Professoressa Keenness la ringrazio, ma essendo io ormai in là con gli anni, una trasformazione mi affaticherebbe molto...- notando l'espressione corrucciata della collega e gli sguardi  delusi degli studenti, continuò. -Ma vi ho portato qualcuno che di questi problemi non soffre... giusto signorina Elddir?-

La ragazzina sollevò lo sguardo sulla donna alla sua destra, sorpresa che le chiedesse di mostrare così semplicemente le sue abilità, ma al suo sorriso rassicurante, perse ogni esitazione e annuì vigorosamente. -Si professoressa.-

Senza dire altro, si voltò verso la classe, sorrise alle facce confuse degli studenti e si trasformò.

Ci furono gridolini di paura e delle esclamazioni sorprese quando, davanti ai loro occhi, al posto di Morgana apparve una giovane leonessa dal pelo lucido e apparentemente morbido, che ringhiò improvvisamente facendo cadere metà classe dalla sedia.

Fece qualche passo verso gli studenti, che indietreggiarono istintivamente tutti... tutti a parte una, Lily. La ragazzina le si avvicinò e l'accarezzò sulla testa, scoprendo che effettivamente il pelo era morbidissimo, e ridendo al leggero rumore di fusa che emise l'animale.

-Fai la voce grossa, ma in realtà sei solo un grosso gatto che ama le coccole, eh?- la prese in giro. Incoraggiati da questo, anche gli altri si avvicinarono, ma nessuno osò toccarla, anche perché lo sguardo della leonessa li intimoriva.

-Bene signorina Elddir, penso possa bastare.- la preside richiamò tutti all'ordine e la leonessa si ritrasse, tornò vicina alla donna e riprese la forma umana.

Ci fu un fragoroso applauso, che mise in tremendo imbarazzo la ragazzina. Dalle precedenti reazioni si era aspettato un lungo silenzio e molta tensione. Quegli applausi ed espressioni ammirate la stupirono, così fece un leggero inchino imbarazzato con la testa e guardò Lily, che rideva divertita.

-Ora che avete visto cosa significa essere un Animagus, io e la signorina Elddir vi lasciamo alla vostra lezione. Buon proseguimento.- la preside ebbe pietà, vedendo già molti studenti pronti ad alzare la mano per fare domande a Morgana, e vedendo la ragazzina nella confusione più totale.

-Grazie preside e grazie anche a lei, signorina Elddir.- disse la professoressa Keenness mentre le due si avviavano verso l'uscita.

Una volta fuori, la vecchia professoressa si chiuse la porta alle spalle, e si rivolse alla giovane.

-Direi che è stato un successo, non le pare?-

-Si. Anche se non volevo spaventarli così... ho solo detto "ciao" e parecchi sono caduti dalla sedia.- spiegò perplessa.

La McGranitt rise leggera, ma anche sorpresa dall'ingenuità e anche dalla purezza che custodiva quella giovane e potente strega, nonostante i natali.

-Professoressa...- il tono dei Morgana si fece improvvisamente serio, tanto da attirare l'attenzione della donna e da preoccuparla. -So che sono ad un livello avanzato rispetto ai miei compagni e che...- si fermò un attimo, non trovando le parole. -Le lezioni per me sono un po'... inutili...- cercò di farsi comprendere, di far capire che non era una critica o egocentrismo quello che diceva.

-Si, lo penso anch'io che, per lei, il livello delle lezioni siano un po' troppo elementare.- la incoraggiò, comprendendone il disagio.

-Vorrei comunque seguirle professoressa... ma vorrei anche aiutare o assistere il professore nella lezione... come abbiamo fatto oggi, se possibile...-

Le due si guardarono negli occhi. Gli occhi della vecchia e saggia professoressa si specchiavano in quelli della giovane e dotata studentessa, entrambe impegnate a comprendere l'una i pensieri dell'altra. Infine la preside sorrise.

-Ne parlerò con gli altri professori, ma penso non avranno problemi. Ed ho anche avuto un'idea...- la ragazza continuava a fissarla con sguardo quasi avido. -Ci sono molti studenti che hanno bisogno di un piccolo aiuto per compiti, per allenarsi coi vari incantesimi appresi o molto curiosi di impararne di nuovi, magari sicuri... Perciò che ne dice di fare da tutor a tutti gli studenti che ne avranno bisogno?-

Morgana valutò la cosa, per poi chiedere. -Qualsiasi studente?-

-Puoi cominciare con la tua casa, a cui sicuro vorrai dare la precedenza, ma se altri studenti di altre case ti chiederanno aiuto... perché non darlo? Ovviamente ci sono argomenti che non dovranno essere toccati...- aggiunse la donna in tono severo.

-Farò più cose possibili diverse da mio nonno, professoressa... lo giuro sulla mia vita.-

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