Ritorno al passato

di Adebaran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Missione ***
Capitolo 2: *** Due sconvolgenti scoperte ***
Capitolo 3: *** Incontro ***
Capitolo 4: *** Cuore e Mente ***
Capitolo 5: *** Imprevisto ***
Capitolo 6: *** Verità ***
Capitolo 7: *** Discussione ***
Capitolo 8: *** Punto d'incontro ***



Capitolo 1
*** Missione ***


Naruto si guardava intorno con aria depressa. Konoha era completamente distrutta, il suo villaggio era oramai solo una spianata piena di macerie.
Pain, Nagato, era stato lui… però tutti gli abitanti del villaggio, tutti i suoi compagni, erano vivi. Anche questo era merito di Nagato.

Che missione gravosa ora pesava sulle giovani spalle di Naruto, bloccare la spirare d’odio del mondo degli shinobi.
Non era sicuro di riuscirci, infondo era solo un ragazzo di 16 anni, con una zazzera di capelli biondi in testa, degli occhi azzurro cielo, dei piccoli baffi sulle guance e con un carattere da scapestrato.


Sì! Ce la farò, non so come, ma ce la farò!” si disse infine Naruto mentre osserva i grandi volti di pietra, soprattutto quello del Quarto Hokage, suo padre. Sì, non l’avrebbe deluso… suo padre credeva in lui!


Naruto fu distolto dai suoi pensieri da Sakura, che correva a perdifiato verso di lui, urlando <Narutooooooo! Narutoooooo!>.
Il ragazzo biondo abbassò il capo, andando a guardare l’amica con un piccolo sorriso sul viso. <Sakura! Dimmi che c’è?>
<Tsunade sì è svegliata! E vuole vederti immediatamente!> Gli rispose velocemente Sakura mentre l’espressione sul suo viso era preoccupata.
Naruto notandola, si accigliò e subito chiese <Che succede Sakura?>. La ragazza scosse solamente la testa, mentre si avvia verso la tenda che faceva temporaneamente da infermeria. <Te lo dirà lei…> rispose sbrigativa mentre con una mano spostava i lembi della tenda per lasciarlo entrare.

Allora Naruto, dopo aver lanciato un ultimo sguardo perplesso all’amica, entrò. Subito Tsunade, il quinto hokage, gli si parò davanti con le mani poggiate sui fianchi, i gomiti verso l’esterno e l’espressione accigliata.
Eh sì, direi che sta bene” rifletté tra sé e sé Naruto, poi disse verso Tsunade <Ehi Nonna! Allora come stai? Sakura ha detto che volevi parlami.> Il tono era allegro e spontaneo, come sempre.

Un tic nervoso apparve sul volto minaccioso del quinto hokage mentre Naruto la chiamava “nonna ”, però dopo un respiro profondo cominciò a parlargli, con tono autoritario.
<Naruto! Mi spiace disturbarti, ma c’è una missione di fondamentale importanza che ti devo delegare. L’avrei affidata a Jiraya ma…> L’espressione per qualche istante diventò triste, mentre Tsunade abbassava gli occhi. La stessa reazione si manifestò in Naruto quando la donna disse il nome del suo maestro.
Con la forza e la velocità di un tornado, i ricordi dei momenti vissuti con Jiraya gli affollarono la mente.

 


<Ero-Sennin...> Mormorò Naruto con tono malinconico, poi rialzò gli occhi su Tsunade.

Questa, dopo un colpo di tosse, riprese a parlare con fare deciso. <Dicevo… dovrai entrare nel sottosuolo di Konoha e controllare che non vi siano danni a un importante reperto... > Mentre parlava l’espressione di Naruto si faceva sempre più incredula, finché il ragazzo non esclamò, con il solito tono infantile <Eeeeeeeh!? Ma, ma… Nonna! Perché ci devo andare io?! Per un semplice coso vecchio! Non dirai sul ser…>
<Naruto Uzumaki!> Le sue lamentele furono interrotte dalla voce severa di Tsunade, che ora lo guardava più serio che mai.
<Questo manufatto è uno dei più antichi segreti di Konoha! Ed ha un potere enorme! Se si rompesse…> La donna s’interruppe, mentre lanciava a Naruto uno sguardo carico di significato.
<Il passato, il presente, il futuro, i vivi e i morti… tutto sarebbe cambiato, il nostro mondo non sarebbe più quello che conosciamo. Hai capito, ora?> Gli domandò secca mentre andava a sedersi su una sedia, come per riprendere le forze. Gli occhi scuri di Tsunade andarono a fissare con fermezza quelli azzurro limpido di Naruto, come a voler aver conferma di essere stata chiara.

Naruto mandò giù a vuoto mentre l’espressione, ora, si faceva per un istante seria. <Sì Nonna! Ho capito…> Rispose sbrigativamente Naruto, poi si avviò fuori della tenda, lanciando un urlo verso Tsunade, che era rimasta sulla soglia. <Riprenditi Nonna! Ci penso io!> Il tono era diventato di nuovo allegro e spensierato.
Tsunade scosse un paio di volte la testa, <Ah Naruto… Non cambierai mai vero?> pensò mentre un sorriso compariva sul volto stanco.

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Naruto si trovava davanti a quella che sembrava una piccola scatola di ceramica, piena di sigilli sopra. L’espressione del ragazzo era perplessa mentre osservava da tutti i lati quella piccola scatolina.
<Tze! Siam sicuri che questa cosetta possa combinare così tanti guai?> chiese Naruto allo shinobi che l’aveva accompagnato nella camera segreta sotterranea.

Il ninja si limitò solo ad annuire, mentre guardava la scatola con un’espressione impaurita e sembrava non vedere l’ora di andarsene di lì.
Invece Naruto era di tutt’altro avviso, quella scatolina aveva attirato la sua curiosità. Dopo averla osservata per un po’, disse verso il Ninja. <Beh, i sigilli non sono rotti, quindi credo sia integra. > Il tono non era molto convinto, così come l’espressione del ragazzo.

Il Ninja se ne accorse subito e strabuzzò gli occhi, guardando in malo modo l’Eroe del Villaggio. <Come credo?!> Urlo in pratica verso Naruto, mentre scuoteva il capo. Il ragazzo si portò una mano dietro la testa, andando a grattarla, un sorriso imbarazzato sul viso. <Eeeeeeemh… vedi, non è che io ne capisco molto di sigilli, in realtà.> Un risatina imbarazzante accompagnava quella frase, mentre il Ninja faceva un sospiro, scuotendo più volte il capo.

Nessuno dei due si era accorto di una piccolissima crepa, vicino al coperchio, da cui fuoriusciva un bagliore bianco.
Questo, d’improvviso, diventò accecante e avvolse Naruto.

In meno di un secondo la luce scomparve e di Naruto non c’era più traccia…


 



Spero che la storia vi sia piaciuta, questo è solo un'incipit.
Appena posso prendo a scrivere anche gli altri capitoli... su su recensitemi, che sono nuova così so dove migliorare :)

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Capitolo 2
*** Due sconvolgenti scoperte ***


Mi arrendo, metto tutto tra virgolette. Quindi i pensieri saranno in corsivo e invece il parlato no.
 



La prima sensazione che Naruto sentì era il freddo di un pavimento. Era sdraiato, su un pavimento, ne era certo.

Dopo qualche istante aprì gli occhi, osservando il soffitto sopra di sé. Non gli sembrava molto familiare, anche se era sicuro di averlo già visto. “Dove sono?” si domandò Naruto, mentre si metteva a sedere.
"Ah! Ma è quella scatolina!" Esclamò il ragazzo biondo quando vide davanti a se la scatolina con sopra i sigilli.

“Devo esser svenuto, si vede che ero stanco” pensò Naruto, scuotendo un paio di volte la testa come per riprendersi. "Ehi, dov’è quel ninja?" Si domandò poi, quando vide che era da solo nella stanza.
Dopo qualche secondo di osservazione, Naruto alzò le spalle e si avviò verso le scale che riportavano in superficie.

"E ora vediamo se quella testona di Nonna Tsunade si decide a darmi qualche missione seria! Questa era fin troppo facile!" Disse, lamentoso come al solito, Naruto mentre saliva i gradini.
Quando arrivò in superficie, gli occhi azzurri si spalancarono per la sorpresa.
Konoha, la sua amata Konoha, era lì! Come se non fosse mai successo niente, come se Pain non l’avesse mai distrutta! Il villaggio della Foglia era intatto.
"Che, che… che diamine succede ora?!" Esclamò Naruto con fare sbalordito e incredulo, ad alta voce.

Era ancora lì imbambolato, con gli occhi da pesce lesso, quando gli passò accanto una ninja. Era alta poco più di lui, con un seno molto prosperoso, i lunghi capelli biondi raccolti in una coda e un’aria sbarazzina.
La donna si fermò davanti a Naruto, guardandolo perplessa. "Che cosa ci fai qui?" domandò schiettamente, mentre lo osservava con aria severa.

Naruto, a quella voce, si riscosse e alzo gli occhi spaesati verso la donna. Dopo qualche istante le domandò titubante "Ehm… ma, ma... questa è Konoha sì?" "Certo! Dove credevi di essere? Su avanti dimmi, che ci fai nella zona riservata ai jonin?" gli rispose secca la donna mentre continua ad osservare Naruto con aria sospettosa.
"Beh mi è mandato in qui la Nonna Tsunade, ma ecco cre…" Non poté neanche finire la frase che un pugno gli arrivò dritto dritto sulla testa bionda.
"Cosa?! Io NONNA?!" sbraitò la donna mentre guardava Naruto con sguardo inferocito.
Il ragazzo spalancò gli occhi, fissando scioccato la donna. "Cheee?! Sei Tsunade? Ma, ma… non possibile! Quale tecnica hai usato stavolta per diventar più giovane e per ricostruire Konoha?" Le domandò curioso Naruto, mentre Tsunade, perplessa, scuoteva il capo.

"Non ho capito che vuoi, comunque devi toglierti da qui. E’ una zona vietata. Se il Terzo Hokage lo viene a sapere…" disse Tsunade, calmandosi un poco mentre faceva segno a Naruto di spostarsi.
“Il Terzo Hokage? Com’è possibile? Ma è morto…” disse tra sé e sé Naruto, mentre la confusione si faceva sempre più pressante nella sua mente.

D’improvviso si girò verso Tsunade, che intanto stava battendo un piede a terra e lo guardava con aria indispettita e nervosa.
"Senti, che giorno è oggi?" domandò il ragazzo, cercando con lo sguardo qualcosa che potesse dirglielo.
"Come? Non sai neanche questo? Ma che hai perso la memoria?" replicò Tsunade osservandolo sospettosa con la coda dell’occhio. "Comunque, è il giorno in cui è stata dichiarata finita la Terza guerra ninja" disse la donna mentre un lampo passava negli occhi marroni. "E ora… TOGLITI DA QUI!" urlò verso Naruto, agitando minacciosa un pugno in aria.

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Naruto era seduto sopra un tetto del villaggio, lo sguardo smarrito davanti a sé, la mente lontana, persa tra pensieri che sembravano non aver senso.

“Com’è possibile? Se quella donna è Tsunade, se davvero è finita la Terza Guerra e se davvero Konoha non è distrutta, allora... devo esser finito nel passato.” concluse infine il ragazzo mentre osservava il via vai degli abitanti del villaggio.
Un rullo di tamburi e un vociare insistente attirarono l’attenzione di Naruto, il quale si alzò e cominciò a saltare da tetto a tetto finché non arrivò nelle vicinanze del palazzo centrale di Konoha, quello dove lavorava l’hokage.

Un’immensa folla vi era assiepata sotto e tutti erano con il naso in su, a guardare il grande terrazzo come in attesa di qualcosa.
Dopo pochi secondi il rullo di tamburi finì e la folla si fece silenziosa, nell’aria si sentiva che stava per accadere un evento importante. Poi, d’improvviso, una figura si stagliò sul terrazzo del palazzo.

Era vestito con una tunica bianca, bordata in fondo con dei ricami rossi simili a delle fiamme, e un capello triangolare sulla testa. Passò qualche secondo di assordante silenzio, poi la figura se lo tolse ed esclamò verso la folla "Io sono Minato Namikaze! Il Quarto Hokage!"
Tutto irruppero in un urlo di gioia e acclamazione, scandendo il nome del ninja.

Naruto, invece, era rimasto bloccato sul tetto. Il respiro gli si era fermato e il cuore aveva saltato un battito quando aveva sentito il nome dell’uomo.
L’espressione dipinta sul volto del ragazzo era incredula e scioccata. Gli occhi erano spalancati a fissare quella figura dal fisico perfetto, dal petto ampio, dai ribelli e arruffati capelli biondi e dagli occhi azzurri come il mare.



Le labbra di Naruto si mossero in un unico sussurro "Papà…"

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Capitolo 3
*** Incontro ***


<Voglio farvi una puntualizzazione prima che iniziate a leggere. "Dattebane" è un'intercalare non molto fine che viene usato molto dalla mamma di Naruto, invece Naruto invece utilizza "Dattebayo" (che è molto simile)". Gli usano quando si emozionano (E' un loro punto in comune). Sono delle esclamazioni senza significato preciso, potrebbero assomiglire a un nostro "Diamine!" o "credici!".


Naruto rimase sul tetto finché la figura del Quarto Hokage non sparì dal terrazzo, entrando nel palazzo.

“Non ci credo! Papà…” pensò Naruto mentre gli occhi azzurri si offuscavano di lacrime. Il respiro era corto e veloce, il cuore batteva a mille e piccoli brividi scuotevano il corpo del ragazzo.
Un sorriso poi si allargò sul suo viso mentre una piccola risata scaturiva dalle labbra.

Rimase in quello stato per qualche momento, poi scese dal tetto e si avviò in direzione del palazzo con il sorriso ancora stampato sul viso.
La folla si era ormai dispersa e il villaggio era tornato alla solita tranquillità, solo un paio di shinobi erano rimasti di guardia al palazzo. Proprio a questi si rivolse Naruto, chiedendogli di andare a chiamare il Quarto Hokage, perché aveva un messaggio della massima urgenza da consegnargli.

Passò qualche minuto e nessuno sembrava arrivare. Allora Naruto, stanco di aspettare, stava per varcare da solo la porta del palazzo quando un uomo sulla quarantina, con i capelli bianchi, delle linee rosse sotto gli occhi e un rotolo attaccato alla schiena, aprì la porta di scatto, colpendo Naruto in piena faccia.

“Ahia! Guarda dove vai!” si lamentò all’inizio Naruto, poi alzò gli occhi su quella figura e rimase senza fiato. “Ero-Sennin!” esclamò con sorpresa il ragazzo mentre la gioia riempiva i suoi occhi.
“Come mi hai chiamato, ragazzino insolente?” replicò subito Jiraya mentre abbassava lo sguardo indispettito su Naruto. “Hai un’idea di chi sono io? Io sono Jiraya, il Grande eremita dei rospi e uno dei tre Ninja Leggendari!” si presentò a gran voce Jiraya, guardando Naruto con aria di superiorità assoluta.

Il ragazzo non sembrò per nulla impressionato dalla presentazione, anzi scosse la testa ridacchiando. “Siete solo un pervertito esaltato! Non siete affatto cambiato, Maestro Jiraya!” disse Naruto mentre lo osservava con aria di chi la sa lunga.
A quelle parole il ninja leggendario inarcò un sopracciglio, guardando Naruto con fare perplesso. “Maestro? Ci conosciamo ragazzo?” gli domandò mentre socchiudeva gli occhi, cercando di ricordare, sorvolando sul pervertito.

“Ah già, siamo nel passato” disse Naruto più verso se stesso che verso Jiraya, poi ne vide lo sguardo perplesso e confuso. “Io vengo dal futuro! E’ stata una scatolina di ceramica tutta piena di sigilli a portarmi qui! E tu, nel futuro, sarai il mio maestro!” spiegò velocemente il ragazzo mentre gesticolava animatamente, come al solito.
“E tu come lo sai della Scatola dei Tempi?! E’ un segreto del villaggio!” esclamò incredulo e sorpreso Jiraya verso Naruto. Un ghigno divertito comparve sul viso del ragazzo, mentre le mani andavano a intrecciarsi dietro la nuca, “te l’ho detto Ero-Sennin, vengo dal futuro."

“Ammettiamo che ti creda…” disse Jiraya mentre cercava di ragionare il più lucidamente possibile. “Chi sei?"
“Il mio nome è Naruto Uzumaki, figlio del Quarto Hokage! Dattebayo!” rispose subito con entusiasmo Naruto, mentre un altro sorriso gli compariva sul viso.
“Uzumaki!? E’ davvero possibile che sia il figlio di Minato?” pensò sbalordito Jiraya, mentre osservava da capo a piedi il ragazzino. “In effetti, gli assomiglia molto e quel modo di dire, dattebayo, è simile a quello di Kushina. Se viene veramente dal futuro, potrebbe davvero esser figlio di quei due…”.

E mentre rifletteva sul da farsi, Jiraya gli domandò “Dimmi Naruto, cosa pensi di fare adesso?”
“Non lo so.” gli rispose con semplicità Naruto, mentre continuava a ridere contento. “Si può sapere che hai da ridere ragazzo? Non mi sembra che tu sia in una bella situazione.” Gli domandò perplesso Jiraya mentre faceva un sospiro.
“Rido perché è bello rivederti Ero-Sennin! Nel mio futuro ti hanno ucciso e mi sei mancato molto!” rispose Naruto, smettendo di ridere, mantenendo però il sorriso sul viso.
Jiraya rimase molto colpito da quelle parole e scosse leggermente la testa. “Se davvero è come dice, devo esser stato un maestro molto importante per lui.”

E mentre Jiraya si congratulava da solo per la sua bravura, Naruto cercò di fare un paio di passi avanti, con l’intenzione di passare affianco al suo maestro ed entrare nel palazzo.
“Dove vai?” gli domandò subito Jiraya mentre ora l’espressione ritornava seria.
“Come dove? Voglio andare da mio padre! Sai, non l’ho mai conosciuto per davvero. E’ morto il giorno della mia nascita insieme a mia madre… gli voglio parlare! Lo voglio avvisare…” gli rispose Naruto, mentre sugli occhi azzurri cadeva un velo di tristezza. Riprese quindi a camminare.

“Fermo!” esclamò Jiraya, con grande sorpresa di Naruto, mentre l’uomo gli poggiava la mano destra sulla sua spalla sinistra, in modo da bloccarlo davanti a sé.
“Non capisci vero?” gli chiese con fare serio Jiraya, quando vide l’espressione confusa di Naruto. Face un sospiro e quindi andò a spiegargli. “Se modifichi qualcosa adesso, rischi di combinare una catastrofe nel futuro. Se ora tu rivelassi la tua identità a Minato e la sua fine, potrebbe anche non avere mai un figlio… e tu potresti non nascere mai. E’ pericoloso modificare lo scorrere naturale degli eventi, capisci ora?”.

L’espressione di Naruto era incredula, gli occhi spalancati e lo sguardo sorpreso.
“Non posso fare finta di niente. Non lo rivedrò mai più, è l’unica occasione che ho per parlargli! Dattebayo!” esclamò Naruto verso Jiraya, mentre i pugni si stringevano per la tensione. “Però è vero che potrebbe cambiare tutto se intervenissi. Oh cavolo! Che cosa devo fare?

E mentre Naruto rifletteva se dare ascolto ai sentimenti o alla mente, il Quarto Hokage uscì dal palazzo.
Si fermò vicino a Jiraya con un sorriso sereno sul viso e, portando i ridenti occhi azzurri su Naruto, gli disse “Mi hanno detto che ero desiderato. Sono qui, dimmi…”


Sì lo so che volevate sapere cosa avrebbe risposto Minato alla vista di Naruto, però mi sembrava troppo banale :)
Nel prossimo episodio si saprà qual'è la scelta di Naruto e quindi, anche la reazione di Minato.
Mi raccomando recensite eh! Che voglio sapere che ne pensate :)

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Capitolo 4
*** Cuore e Mente ***


Naruto era immobile davanti a Minato, gli occhi azzurri incrociarono quelli identici del padre. L’espressione sul viso del ragazzo era sorpresa, mentre il cuore batteva all’impazzata.
Era così simile a lui! Aveva i suoi stessi occhi azzurri e gli stessi capelli biondi. A Naruto sembrava un sogno averlo lì, a poco meno di un metro da sé, di poterlo quasi toccare.


Minato, assunse un’aria leggermente perplessa quando vide che Naruto non parlava e lo guardava con occhi sgranati.
“Ehi ragazzo, stai tranquillo… sono il Quarto Hokage, ma non mangio nessuno!” gli disse quindi assumendo un tono scherzoso e allegro, mentre il viso si apriva in un sorriso.

La frase scosse Naruto da quella specie d’ipnosi in cui era caduto quando aveva visto il padre davanti a sè. Gli occhi saettarono su Jiraya, chiedendogli un silenzioso aiuto. L’uomo scosse la testa come per ribadirgli quello che aveva detto poco prima: non avrebbe dovuto rivelare nulla della sua identità, per evitare delle catastrofi temporali.
Naruto allora abbassò leggermente il capo, mentre i pugni si stringevano dalla rabbia. “Ha ragione il Maestro Jiraya! Ma non è giusto…” pensò tra sé e sé il ragazzo, mentre rialzava gli occhi sul padre.

Nel frattempo Minato aveva notato i gesti tra Naruto e Jiraya, quindi, alternava il proprio sguardo tra i due, cercando di capire a cosa si riferissero. “Beh allora?” domandò ancora verso Naruto, questa volta però, con espressione seria. “Mi avevano detto che avevi un messaggio urgente per me…”
Naruto allora aprì e chiuse la bocca un paio di volte, mentre cercava di inventarsi una scusa plausibile. Più pensava a qualche bugia da dire al padre e meno riusciva a trovare qualcosa di coerente, l’emozione che provava era troppo forte per permettergli di pensare lucidamente.

In suo aiuto intervenne Jiraya che, guardando Minato, gli disse “Oh ma niente di che Minato. Vedi, questo ragazzo era convinto di aver scoperto un mostro fuori dal villaggio. Però gli ho spiegato che era solo Gamabunta!” Il Ninja Leggendario aveva un’espressione veramente convinta, mentre annuiva con il capo un paio di volte.
Naruto prese al volo l’occasione offertagli da Jiraya. “Sì esatto, proprio così Quarto Hokage!” disse verso Minato, confermando le parole del proprio maestro.
Minato allora, si rilassò e un altro sorriso sereno si aprì sul suo giovane viso. Gli occhi tornarono vivaci come sempre e una piccola risata gli scappò dalle labbra. “Ah capisco! Beh in effetti Gamabunta può sembrare un mostro a prima vista, ma ti assicuro che è dalla nostra parte” disse, quindi, verso Naruto come a volerlo tranquillizzare.

“Questo ragazzo ha qualcosa di familiare pensò Minato mentre osservava con attenzione Naruto. Era sicuro di non averlo mai visto, eppure…
“Come ti chiami?” gli chiese allora a Naruto, mentre continuava a osservarlo attentamente. Sentiva che quel ragazzo non gli era completamente estraneo, però non riusciva a capire il perché di quella sensazione.

A quella domanda Naruto sentì lo sguardo serio di Jiraya su di sè. “Il mio nome è Naruto Uz… Umino.” Rispose con la prima casata che gli era venuta in mente.  
Un sorriso gli comparve poi sul viso, quando si ricordò che era quella del Maestro Iruka.
Naruto vide, con la coda dell’occhio, Jiraya annuire soddisfatto. Poi lui gli si avvicinò andandogli a posare le mani sulle spalle, come a volerlo sostenere.

“Ascolta Minato, io e il ragazzo andiamo a mangiare qualcosa. Ci vediamo dopo!” Disse Jiraya verso il Quarto Hokage, mentre cercava di spingere in avanti Naruto in modo da farlo muovere.
“Meglio portarlo via, prima che riveli qualcosa, mi sembra un po’ una testa quadra!” osservò tra sé e sé Jiraya, mentre un ghigno gli compariva sul viso. “Anche se mi piace questo ragazzo. Ora capisco perché nel futuro lo allenerò”.

Naruto e Jiraya si stavano per allontanare, ma Minato allungando una mano gli fece cenno di fermarsi. “Maestro Jiraya, sarei contento se voi e Naruto veniste a mangiare a casa mia. Sa maestro, aspettavo l’occasione giusta per mostrarvela.” Il tono del giovane uomo era allegro e amichevole, accompagnava ogni parola con quel sorriso rassicurante e quegli occhi così tranquilli.
In realtà più che far vedere la casa a Jiraya, Minato voleva avere l’opportunità di conoscere di più Naruto, quel ragazzo lo incuriosiva parecchio.

Prima che Jiraya potesse intromettersi per rifiutare, Naruto esclamò verso Minato “Io accetto volentieri l’invito! Se poi ci fosse anche una bella ciotola di ramen sarebbe perfetto!”
Mentre parlava il sorriso ritornò sul viso di Naruto all’idea di passare del tempo con il padre, sostituito poi da un’espressione sognante e dall’acquolina in bocca al solo immaginare una bella ciotola di ramen.
“Eccolo! E adesso? Meglio che vada anche io, prima che combini dei guai” rifletté Jiraya, mentre faceva un sospiro rassegnato. “Minato, allora vengo anch’io” disse verso il suo ex-allievo, mentre incrociava le braccia al petto.
“Perfetto! Allora andiamo.” Replicò Minato verso i due, avviandosi lungo la via principale di Konoha, guidando il buffo terzetto verso la propria casa.

“Sai Naruto, anche a mia moglie Kushina piace molto il ramen, ne va matta!” pronunciò Minato verso Naruto, mentre girava leggermente il capo verso di lui, come a volerlo osservare meglio.
“Moglie?” fece appena in tempo a chiedere Naruto, che una giovane donna andò incontro a Minato, con le mani appoggiate sui fianchi e l’espressione imbronciata.
Aveva dei bellissimi capelli rossi, lunghi fino alla vita e degli occhi blu scuro.

“Minato Namikaze! Ti sembra questa l’ora di tornare a casa!? Sai da quanto tempo ti stavo aspettando! Dattebane!” rimbeccò subito il Quarto Hokage, non preoccupandosi minimamente di Naruto e Jiraya.
“Solito caratterino da maschiaccio, non è cambiata per niente!” pensò divertito l’eremita dei rospi, guardando la scena tra Minato e la donna.
“Lo so Kushina, scusami! Però ho incontrato il Maestro Jiraya e questo ragazzo, Naruto Umino e ci siamo fermati a parlare. A proposito… gli ho invitati a pranzo.” Disse Minato verso la donna cercando di scusarsi per il ritardo, mentre l’espressione appariva leggermente preoccupata, di chi sa di aver già perso in partenza.

A quel punto la donna si accorse di Naruto e Jiraya e verso questi rivolse la sua attenzione. “Ah Jiraya, ancora in zona eh!” disse ancora un po’ risentita verso il Ninja leggendario. “Eh già, non potevo perdermi la nomina a Hokage del mio allievo migliore no?” rispose Jiraya, mentre anche lui guardava con un po’ di soggezione la donna.

Nel frattempo Naruto era rimasto stordito e senza fiato.
Gli occhi azzurri erano sbarrati e sembravano non esser capaci di staccarsi dalla figura della donna.Mamma… è mia madre capì subito il ragazzo, mentre occhi gli si annebbiavano per le lacrime.
Ci passò sopra, velocemente, il dorso della mano in modo da asciugarsele senza farsi vedere da nessuno.

Kushina si girò verso Naruto facendogli un sorriso, mentre abbracciava Minato.



“Beh, Naruto Umino… io sono Kushina Uzumaki, piacere!”

 


Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, mi raccomando fatemi sapere eh! :)
Come piccola anticipazione vi posso dire che, si sa  che le cose belle non durano a lungo...


 

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Capitolo 5
*** Imprevisto ***


Erano tutti e quattro seduti attorno al tavolo. Jiraya e Minato a capotavola, Kushina e Naruto seduti uno di fronte all’altra. Le ciotole di ramen erano fumanti e le bacchette già in mano ad ognuno.
“Buon appetitoooo!” esclamarono insieme Naruto e Kushina, mentre si buttavano a capofitto sul ramen.

Jiraya alternava lo sguardo tra i due mentre un sorriso faceva capolino sul viso. “Non ci son dubbi, quel ragazzo è proprio il figlio di Kushina e Minato. Così uguale fisicamente al padre e con gli stessi atteggiamenti di quel maschiaccio di sua madre.” Osservò l’eremita mentre cominciava a mangiare la sua porzione.


“Allora Naruto, raccontaci un po’ di te.” Disse Kushina tra un boccone e l’altro, incrociando i propri occhi con quelli azzurri del figlio.

“Beh, che dire… ho sedici anni, mi piace un sacco il ramen e un giorno diventerò il più grande Hokage di tutti i tempi! Dattebayo!” dichiarò subito Naruto con la solita convinzione incrollabile, mentre inghiottiva un altro boccone di ramen a una velocità incredibile.

A sentire quelle parole, ma soprattutto l’esclamazione finale, sia Minato sia Kushina fissarono Naruto con un’espressione un poco sorpresa.
“Dattebayo? Anche tu? Io dico sempre Dattebane quando mi emoziono!” replicò subito Kushina mentre una luce di ammirazione passava nei suoi occhi, guardando il ragazzo che aveva davanti a sé.

Minato, che invece non aveva ancora detto una parola, si era limitato a mangiare con calma la sua ciotola di ramen e a osservare il discorso tra sua moglie e quel ragazzo.
Più lo guardava, più era convinto di conoscerlo e che c’era qualcosa di strano.
“Mi nascondono qualcosa, lo vedo negli sguardi che lancia Jiraya a Naruto. Quel ragazzo non è chi dice di essere.” Concluse tra sé e sé il Quarto Hokage, portandosi un boccone alle labbra.
“Quello che mi chiedo è perché Jiraya lo copre…”
si domandò Minato, mentre tornava a osservare Kushina parlare in modo concitato con Naruto. Entrambi stavano scoprendo sempre di più dei punti in comune.

Minato ha capito che c’è qualcosa che non quadra… non per niente è diventato Hokage.” Osservò Jiraya guardando di soppiatto il suo ex-allievo.
Da una parte era preoccupato della cosa, sapeva che Minato avrebbe indagato e allora sarebbero stati guai, ma dall’altra era contento di aver avuto un allievo così sagace.

D’improvviso qualcuno bussò forte alla porta, urlando “Quarto Hokage! Quarto Hokage! C’è un’emergenza! Alcuni ninja della nuvola attaccano il villaggio! Vogliono il Kyuubi! Non riusciamo a fermarli! Stanno distruggendo tutto!”

A quelle parole sia Kushina sia Naruto si alzarono in piedi, rischiando di rovesciare le ciotole con ancora dentro il ramen. “Kushina, per favore siediti.” Le disse Minato, con la solita espressione calma e pacata.

Allungò una mano, andando a stringere quella della moglie. “Ci penso io, tu resta qui per piacere… faccio in un attimo.”
Le rivolse un sorriso rassicurante, mentre si preparava per la tecnica della dislocazione istantanea.

“Non voglio esser protetta Minato! Lo sai che so combattere e anche bene!” Esclamò tutto d’un fiato Kushina, mentre incrociava le mani sotto il seno con un’espressione imbronciata, guardando Minato.
“Resta qui, ti prego. Andremo io e il maestro Jiraya, vedrai in un attimo saremo di ritorno. Lo so che sai combattere, non mi devi dimostrare niente.” Le disse con la solita calma Minato, mentre Jiraya si alzava dal tavolo andando incontro al proprio allievo.
“Niente giornata tranquilla eh!” disse con tono scherzoso verso Minato, mentre gli poggiava la mano destra sul braccio sinistro.

Voglio combattere anch’io!” esclamò d’improvviso Naruto.
Si girano tutti guardarlo con aria sorpresa, subito dopo prese la parola Jiraya. “Naruto tu non capisci! Sono ninja esperti e molto forti. Lascia fare a noi e bada a Kushina!” disse l’eremita mentre lanciava uno sguardo d’intesa a Minato, il quale annuì come a confermare le parole del suo maestro.
“Siete voi che non capite! Stanno cercando il Kyuu…” Naruto non fece in tempo a finire la frase che sia Minato che Jiraya erano spariti usando la tecnica della dislocazione istantanea.

Il ragazzo strinse così forte i pugni da farsi sbiancare le nocche.
“No, questa volta no!” esclamò poi d’improvviso mentre anche lui si precipitava fuori dalla porta della casa.
Questa volta non se ne sarebbe stato con le mani in mano ad aspettare. Era uno shinobi e in più la forza portante del Nove Code… non avrebbe permesso che qualcuno morisse per lui.

“Naruto aspettami!” urlò Kushina correndo fuori di casa a sua volta, cercando di raggiungere Naruto. Non voleva fermarlo no… voleva unirsi!
Per quanto Minato l’avesse rassicurata lei non poteva stare in casa a fare la brava moglie e aspettarlo. Era una shinobi e in più la forza portante del Nove Code… non si sarebbe nascosta all’ombra di suo marito.

Ecco perché quel ragazzo le piaceva! Aveva la sua stessa grinta e il suo stesso carattere… erano simili.            -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Per tutto il villaggio si udivano urla di gente spaventata, che correva qua e la cercando riparo.

Quando Kushina e Naruto giunsero nel luogo dove si teneva lo scontro, ossia all’ingresso del villaggio, videro Minato e Jiraya combattere praticamente da soli contro almeno quaranta ninja traditori del villaggio della nuvola.
Erano un bellicoso gruppo di ninja del paese della Nuvola che non avevano accettato la pace tra le nazioni e la fine della guerra. Volevano, quindi, vendicarsi di Konoha impossessandosi del Nove Code, in modo da poterlo usare contro il villaggio della Foglia.

Naruto si fermò per un istante a guardare suo padre e il suo maestro combattere.
Erano una vera forza della natura! Conosceva lo stile di Jiraya, ma quello di suo padre lo lasciò a bocca aperta.

Si spostava da una parte all’altra con una velocità che lui riteneva impossibile, colpendo i nemici prima ancora che loro si accorgessero del suo colpo.

Gli avevano detto che era soprannominato il Lampo Giallo di Konoha e non potè che concordare sulla scelta del soprannome.

“Naruto, Kushina! Che ci fate qui!?” esclamò quindi Jiraya quando li vide arrivare sul campo di battaglia. A quelle parole anche Minato si fermò per un istante.

Combattiamo!” risposero con una sola voce Naruto e Kushina,mentre Minato riprese a combattere facendo un sospiro rassegnato.
Quella donna non ascolta mai e quel ragazzo ancor meno!” pensò mentre abbatteva come niente un paio di ninja.

Kushina si lanciò subito all’attacco, seguita un secondo dopo da Naruto.
Combatteva con il suo stesso stile, attacchi frontali finché il nemico non crollava.
A quella vista Naruto si compiacque ed richiamando il chakra esclamò “Tecnica Superiore della Moltiplicazione del Corpo!”.
In meno di un secondo sul campo di battaglia comparvero venti Naruto.
Sia Jiraya sia Minato si accorsero subito che non erano semplici proiezioni mentali, ma delle copie evocate dal chakra di Naruto. Ci voleva una grande abilità per controllarne così tante.

Gli ultimi dieci ninja, però, riuscirono a colpire Kushina con una tecnica paralizzante ottenuta da una somma dei loro sigilli, imprigionandola contro un albero. Subito gli si avventarono contro, pronti a farle del male.

“Kushina!” “Mamma!” urlarono nello stesso momento Minato e Naruto.
Il primo si piazzò davanti a Kushina pronto a lanciare i propri kunai da combattimento, ma prima ancora di poterlo fare Naruto si pose davanti ai due.

Tramite le sue copie evocò dieci palle di chakra vorticoso e si lanciò con i suoi cloni all’attacco dei dieci ninja, colpendoli tutti con un “Rasengan Multiplo!” mettendo fine allo scontro.

Minato e Kushina spalancarono gli occhi mentre un’espressione incredula si dipingeva sul loro viso.
“Com’è possibile che quel ragazzo conosca il rasengan?” si chiese sorpreso Minato.
“Perché mi ha chiamato mamma?” fu invece la domanda che si pose Kushina.

“E ora, chi gli spiega tutta la faccenda?” si domandò rassegnato tra sé e sé Jiraya scuotendo la testa. Emise un sospiro andando a guardare Naruto.


Spero che anche questo capitolo vi piaccia! L'ho fatto un po' in fretta e furia però vorrei sapere i vostri pareri.
Alla prossima :)

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Capitolo 6
*** Verità ***


Naruto era ancora lì, con il fiatone per aver eseguito la tecnica del Rasengan Multiplo.
Si girò quindi verso Minato e Kushina e dai loro sguardi scioccati, capì subito di aver combinato un guaio.

“Naruto, Maestro Jiraya… credo che voi ci dobbiate qualche spiegazione.” Disse Minato, guardandoli con aria decisa. Il tono era calmo e pacato, però l’espressione del viso era seria come non mai.
“Esatto! Dattebane! Voi ci nascondete qualcosa ed io voglio sapere cosa! Dattebane!” Il tono di Kushina era il contrario di quello del marito, autoritario e impulsivo, come Naruto d’altronde.

Sapeva di aver combinato un guaio.
Il Maestro Jiraya era stato chiaro, non avrebbe dovuto rivelare niente. E in meno di tre ore era riuscito a farsi scoprire. Già, non sarebbe mai stato bravo a fare la spia, almeno su quello aveva ragione Sakura.
Naruto, spostò lo sguardo sul suo maestro e con esso gli chiese se poteva rivelare la verità e Jiraya annuì, oramai che senso aveva mentire?

“Non ci credo, ma come si fa ed esser così babbei?” si domandava intanto Jiraya, scuotendo un paio di volte il capo. “Farsi scoprire come niente. Direi che questo ragazzo non potrà mai far la spia.”
“Minato, Kushina, credo che sia meglio se torniamo a casa. Una volta lì vi spiegheremo tutto, però dovrà rimanere un segreto. E questo…” disse l’eremita dei rospi indicando con la mano il luogo in cui si trovavano, che si stava riempiendo di curiosi,  “non mi sembra il posto adatto.”

Minato annuì, aiutando Kushina ad alzarsi.
Aveva capito, c’era qualcosa di veramente grosso in ballo. Quel ragazzo sapeva usare la sua tecnica e poteva averla imparata solo da Jiraya, il quale però aveva asserito di non aver mai conosciuto il ragazzo prima d’ora.
No, c’era qualcosa di diverso… quel ragazzo era, era… era qualcosa che aveva un legame con lui.
Lo sapeva, lo sentiva!

I suoi occhi non lo guardavano come un semplice estraneo, ma come qualcosa di più…


“Stai bene?” domandò Naruto a Kushina, non sapendo bene cosa dire.

Il fatto di essere a un passo dal dichiarare la verità ai suoi genitori lo faceva sentire spaesato.
Aveva paura, sì… aveva paura delle loro reazioni.

“Non mi sono fatta nulla… tze, ci vuole ben altro per mettere a tappeto un Uzumaki! Dattebane!” replicò subito Kushina, mentre il marito la aiutava a rimettersi in piedi. Non voleva usare quel tono, però era nervosa.
Il fatto di sapere di essere stata fregata le dava fastidio.
Quei due le avevano nascosto qualcosa e lei non se ne era neanche accorta, invece Minato sicuramente sì!
Suo marito era maledettamente bravo in queste cose.
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Erano tutti e quattro seduti in salotto, Kushina e Minato su un divano, Naruto e Jiraya su due divanetti separati.
Un silenzio arieggiava nella stanza, mentre Naruto si tormentava le mani. Era preoccupato, molto…

“Bene… allora Maestro Jiraya, Naruto, vi ascoltiamo.” Disse semplicemente Minato, mentre si sistemava meglio sul divano in modo da poter ascoltare con attenzione.
Jiraya fece per parlare, ma Naruto lo bloccò alzando una mano. Era compito suo…
Fece un sospiro per calmarsi, un nodo di tensione gli attanagliava lo stomaco e la gola, gli sembrava quasi di non riuscir a respirare.
Poi andando a guardare Minato e Kushina cominciò a parlare.

“Io non sono di… di quest’epoca. Vengo dal futuro.” Si fermò, cercando di leggere qualche reazione sul viso dei suoi genitori.
Suo padre era impassibile e attento, proprio come glielo avevano descritto. Sua madre invece aveva un’espressione perplessa e curiosa.
“Sono stato spedito qui da una scatolina strana piena di sigilli, durante una missione. Ho incontrato Ero-Sennin, che nel futuro sarà il mio maestro… il quale mi ha consigliato di non rivelare niente a nessuno perché è pericoloso modificare il passato”. Aveva parlato lentamente, facendo delle pause per riprendere fiato mentre lanciava delle occhiate ai suoi genitori.
“Capisco, quindi era questo che nascondevate tu e il Maestro Jiraya” disse Minato, andando a guardare i due. Jiraya annuì al suo ex-allievo con aria rassegnata.
“Sai, credevo fosse la cosa migliore per tutti…” replicò sulla difensiva, mentre lo sguardo andò a cadere su Kushina quando lei parlò.
“Sì va bene, ma… c’è qualcosa che non mi quadra. Tu non hai raccontato tutto, vero? ” disse la donna verso Naruto, osservandolo con i suoi occhi blu.
Non era arrabbiata o altro, però per poche volte nella sua vita era seria. Il tono tuttavia era dolce e amichevole. Voleva invitarlo a continuare con la dolcezza e non per obbligo.
Quel ragazzo le piaceva, era come lei… fin troppo. L’aveva chiamata mamma, non l’aveva scordato... ma voleva che fosse lui a chiarire la questione.

Naruto annuì, cercando di calmarsi. Ora veniva la parte più difficile, ma anche la verità che più gli premeva nel petto per uscire.
“Nel mio mondo voi siete morti da circa 16 anni a partire dal vostro prossimo anno, quindi 17. Morirete perché difenderete il villaggio dal Kyuubi e lo sigillerete nel corpo di un neonato”.
L’attenzione virò subito sui due, ma specialmente su Minato, il quale continuava a mantenere quell’espressione impassibile e attenta.
Aveva appena scoperto che da lì a un anno sarebbe morto eppure non si scomponeva, rimaneva calmo e lucido. “E’ davvero un ninja eccezionale.” Pensò Jiraya, andando a guardare il suo ex-allievo.
“Quel bambino, sono io. Il mio nome è Naruto Uzumaki e…” gli occhi saettarono su Kushina, che a sentire la sua casata fece una faccia sorpresa e scioccata. Dopo un profondo respiro, Naruto andò a completare la frase. “Sono vostro figlio.”
Sia Minato sia Kushina che Jiraya spalancarono gli occhi, con faccia sorpresa e scioccata. I primi due per aver appena capito che quel ragazzo era loro figlio e l’ultimo per aver scoperto che quel ragazzo era la forza portante del Nove Code.

Neanche Minato era riuscito a rimanere impassibile come al suo solito, quella rivelazione l’aveva profondamente scosso. Ora tutto aveva più senso, quella sensazione che aveva provato era chiara. Ecco perché gli sembrava di conoscerlo, era suo figlio!
In effetti, era molto simile a lui, aveva la sua stessa zazzera in testa, i suoi occhi e sapeva usare il Rasengan.
Sì ne era certo, così com’era sicuro che anche Jiraya non avesse dubbi, quel ragazzo diceva la verità e lui era suo padre.

Kushina, al contrario del marito il quale sembrava comunque riuscire a controllare se stesso, si alzò di scatto dal divano andando a guardare Naruto con sguardo sconvolto.
Quel ragazzo era suo figlio, ecco perché lo sentiva così uguale… lo erano. Aveva il suo temperamento, il suo intercalare, le sue fisse e anche il suo stile di combattimento.
Era una mamma, sarebbe morta da lì a un anno però sarebbe diventata prima mamma. Per quanto tutto sembrava senza senso, quel pensiero la riempì di felicità.

Naruto era ancora con il respiro corto, il cuore che gli galoppava in petto e gli occhi spalancati verso terra, con la frangia che glieli nascondeva un po’.
“Sapete, non vi ho mai conosciuto perché siete morti il giorno in cui sono nato. Io non ho mai saputo chi eravate fino a poco tempo fa, ma…mi siete mancati molto. Dattebayo!” Il tono era rotto, segno stava piangendo.

Glielo aveva detto e adesso? Che cosa sarebbe accaduto?

E mentre cercava risposte a quelle domande, Kushina si avvicinò a lui e allargò le braccia, facendogli un sorriso rassicurante. Si vedeva chiaramente che gli occhi erano lucidi dalla commozione e dalla gioia di avere davanti a sé il proprio figlio.
Naruto la guardò sorpreso per un istante, poi si fiondò dritto dritto tra le sue braccia. La strinse forte a sé, mentre le lacrime gli solcavano il viso.
La donna ricambiò il suo abbraccio, mentre anche sul suo viso cadevano un paio di lacrime.

Minato si alzò lentamente dal divano e si avvicinò a loro.
Anche lui aveva gli occhi lucidi, segno che era commosso a sua volta.
“Sei il nostro campione allora…” disse con dolcezza verso il figlio, ancora abbracciato alla madre, e gli poggiò una mano sui capelli biondi, scompigliandoglieli in una carezza.
Un sorriso felice e sereno rispuntò sul viso dell’uomo. Aveva la capacità di calmare tutti con il suo caldo sorriso.


Jiraya rimase a guardare la scena per qualche momento, poi si alzò dalla poltrona avviandosi verso la porta.
“Eh… povero ragazzo. Avere quel demone sigillato dentro di sé, per giunta dal proprio padre e vivere da solo... Ciò conferma quello che penso, non è un ragazzo comune.”

Nel frattempo Naruto si era staccato dall’abbraccio della madre e si era asciugato le lacrime sulla manica della tuta da allenamento.
Nel suo cuore c’era un calore che lo scaldava, un calore così forte che gli sembrava di bruciare.
Era questo che si provava ad avere una madre e un padre che ti vogliono bene? Era quello il bene che potevano trasmettere dei genitori?
Si sentiva così felice, forse quella felicità non l’aveva mai provata in vita sua.
Tornò quindi a guardare sua madre e suo padre e facendogli un sorriso gli disse “Sono contento che quella scatola mi abbia portato qui…e pensare che per Ero-Sennin non vi avrei mai dovuto dire nulla. Sono contendo di aver fatto una cavolata!” Il tono ora era allegro, mentre la tristezza era completamente sparita.

A quelle parole Kushina si girò verso Jiraya, che in sordina stava cercando di andarsene, e verso di lui cominciò a correre con il pugno destro alzato urlandogli dietro “Disgraziato di un pervertito! E così volevate tenermi nascosto mio figlio eh! Venite qui! Se vi prendo…!”
Jiraya a quella vista cominciò a correre verso la porta più velocemente possibile. “Ma che c’entro io! L’ho fatto per evitare danni!” provò a scusarsi verso Kushina, ma senza nessun effetto.
 Infatti, poco dopo si trovò lacrimante a causa di un bernoccolo bello grosso sulla testa.
Quella donna era peggiore del demone che si portava dentro, non vi era alcun dubbio. Quando era arrabbiata metteva veramente paura, come Tsunade.
Che ci trovasse Minato in lei non l’aveva mai capito. Sì era carina, ma c’erano tante belle ragazze nei locali o alle terme, bah...

Intanto Minato e Naruto ridevano a crepapelle guardando il confronto tra il Grande Eremita dei Rospi e Kushina. Lei si girò e gli squadrò con aria severa. “Guardate che ce n’è pure per voi eh!”
Padre e figlio mmutolirono all’istante, mentre si scambiavano un’occhiata preoccupata.

Essì, sembravano una famigliola normale… anche se loro, di normale, non avevano nulla.



Spero che il capitolo vi si piaciuto, fatemi sapere eh! :)
Ci ho messo un po' a scriverlo
però questa settimana ero un po' imbrogliata.

E ora che farà Naruto con la sua famiglia? Lo si scoprirà nel prossimo episodio ^_^

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Capitolo 7
*** Discussione ***


Naruto era sdraiato sul letto nella camera degli ospiti della casa del Quarto Hokage, anzi no... di casa sua!
Non riusciva a crederci! In un giorno solo aveva incontrato il Maestro Jiraya e suoi genitori, gli aveva parlato, aveva combattuto con loro e gli aveva rivelato la verità sulla sua identità.
Gli sembrava un sogno, tutto questo non poteva esser vero. Era tutto troppo bello perché fosse reale!
Naruto aveva paura che tutto finisse. Che la mattina dopo si rendesse conto di esser di nuovo nel suo letto e che fosse tutto solo uno scherzo della sua mente.
Aveva paura di addormentarsi, però la stanchezza alla fine lo vinse e chiuse gli occhi.

Passò una nottata tranquilla e nessun incubo lo tormentò.
Di solito sognava di rincorrere Sasuke senza mai riuscire a raggiungerlo oppure di lottare con lui e perdere, risvegliandosi di soprassalto.

No, quella notte no. Era troppo felice per fare dei brutti sogni.

Kushina sbirciò dalla porta della camera e fece un sorriso, vedendo che il figlio si era finalmente addormentato.
Tornò quindi in cucina, dove Minato e Jiraya la stavano aspettando con aria seria, seduti intorno al tavolo. Appena lei si sedette, Jiraya prese la parola e disse "Minato, Kushina, posso solo immaginare l'emozione che avete provato oggi, però... sono sicuro che entrambi sappiate i rischi che stiamo correndo." Alternò lo sguardo tra i due, mentre con la mano destra andava a versare del sake dentro la ciotolina. Con un sorso lo buttò giù tutto.

Minato annuì, mentre spostava gli occhi azzurri sula moglie, seduta di fianco a sé.
"Sì Maestro Jiraya. La Scatola dei Tempi ha un potere devastante e se dovesse accadere... " rispose l'uomo, lasciando la frase in sospeso. Dal suo tono di voce, si capiva subito che ciò che sarebbe accaduto non sarebbe stato per nulla positivo.
"Sì, me ne rendo conto..." replicò Kushina con la voce un poco strozzata, abbasando gli occhi verso la superficie del tavolo. "Però, ci serve ancora un po' di tempo... " disse in un appello verso i due uomini, mentre gli occhi blu scuro andarono a fissare quelli azzurri del marito. L'espressione sul viso della donna era un misto di preoccupazione e tristezza.
Per tutta risposta, Minato alzò la mano sinistra e andò a poggiarla sopra quella destra della moglie, facendole un sorriso rassicurante.
"Tranquilla, andrà tutto bene... " Il suo tono era calmo come al solito e insieme al suo sorriso Minato riuscì a calmare Kushina, la quale fece un sospiro di sollievo.

"Guarda te! E' una dei ninja più micidiali e temuti del villaggio eppure ogni tanto anche lei sembra una donna" pensò divertito Jiraya, ridacchiando a bassa voce mentre buttava giù un'altra ciotolina di sake.
Come se potesse leggere nella mente dell'eremita, Kushina lo fulminò con lo sguardo. Sbattè con forza un pugno sul tavolo, facendo sobbalzare la bottiglia del sake. "Ma le pare che sia un momento per ridere?! Eh?! Vecchio pervertito!" L'espressione era proprio arrabbiata e, in quell'istante, Jiraya si ricordò con timore perché da bambina era soprannominata "Habanero Rosso Sangue".

"Su su Kushina, calmati... era solo per alleggerire la tensione!" cercò di scusarsi l'eremita, incassando la testa tra le spalle, come a volersi proteggere da una batosta.
A quel dire la donna si rimise seduta, anche se era evidente che lanciava ancora delle occhiatacce in direzione del maestro di suo marito.
"Con quella bisogna far attenzione a come ci si comporta! E' come Tsunade, un passo falso e sei morto!" disse tra sé e sé Jiraya mentre davanti agli occhi gli passò l'immagine di Tsunade e un sorriso gli comparve sul viso.

Minato, dal canto suo, era rimasto pressoché in silenzio durante la scenetta.
Era perso nei suoi pensieri. Capiva la posizione di Jiraya, ma anche quella di Kushina.
Certo non era pensabile far finta di niente, la questione andava risolta! Però... c'era un qualcosa che gli impediva di esser deciso e logico come al suo solito.
Non era un tipo che si faceva prendere dall'emozione o dai sentimenti durante uno scontro, però quella volta non riusciva a pensare con la sua solita calma e imparzialità.
Vi era anche un'altra questione, lui era l'Hokage. Doveva pensare come prima cosa al bene del villaggio, però...
Decisero di rimandare la decisione al giorno seguente, in modo che tutti potessero riposarsi ed essere più lucidi.

Minato entrò insieme a Kushina nella sua camera da letto e cominciò a spogliarsi della tunica da Hokage, riponendola con cura nell'armadio.
Si tolse poi il coprifronte della foglia e lo appoggiò con delicatezza sul comodino.
Ogni gesto era calmo e misurato, così come l'uomo.

Tutt'altra storia era Kushina.
Si tolse velocemente i vestiti, buttandoli alla rinfusa sul pavimento, insieme al coprifronte. Era chiaro che era tesa e nervosa, ma in alcuni angoli della stanza campeggiavano a terra altri vestiti, quindi era chiaro che quel modo di comportarsi era abituale.
D'altronde, come la calma contraddistingueva suo marito, l'irruenza caratterizzava lei.

Quando entrambi si furono cambiati per la notte, Minato alzò le coperte e s'infilò nel letto, aspettando la moglie.
Kushina, infatti, non sembrava affatto aver voglia di andare a riposare.
Continuava a vagare per la stanza inquieta, gesticolando e parlando pressoché da sola. "Ma perché?! Insomma, ti pare?! Dattebane! Dattebane!"

"Dai Kushina, vieni a dormire. Rimuginarci sopra non servirà a nulla... e tu lo sai." le disse calmo, ma deciso, Minato.
Quando vide che però la donna non lo ascoltava nemmeno, allungò la mano destra e le strinse quella sinistra, cercando di tirarla verso di lui.
Kushina ritornò in sé e guardò male il marito. "Come fa a starsene lì bello tranquillo? E' incredibile!" pensò, mentre il marito continuava a cercare di avvicinarla a sè.
"A dormire, è tardi" le ripeté pacato Minato, accompagnando la frase con quel sorriso terribilmente rassicurante sul viso, che solo lui sapeva fare.
Kushina non seppe più resistere e alla fine si coricò nel letto a sua volta, accanto a lui.

Minato la fece accoccolare a contro di sé e la strinse forte, come a volerle trasmettere pace e sicurezza attraverso il suo abbraccio.
Con la mano destra le accarezzava i lunghi capelli rossi, sussurrandole parole per rassicurarla e calmarla.
Pian piano Kushina si rilassò tra le braccia del suo uomo e si addormentò relativamente serena.

Il Quarto Hokage, invece, passò la prima parte della notte in bianco, nonostante si era ripromesso di dormire e di non rimuginare sopra alla cosa.
Non riusciva a prendere una decisione. Proprio lui, che era considerato un genio e un irreprensibile guerriero, capace di prendere decisioni rapide e brillanti.

Si consolò pensando che almeno aveva ricevuto uno dei doni più grandi della sua vita... un figlio.
Grazie a quel pensiero e riuscì ad addormentarsi con il sorriso sulle labbra.


Lo so che non è un gran capitolo, diciamo che è un po' di transizione :)
Quale sarà la cosa per cui tutti sono preoccupati? mistero...
Spero che vi sia piaciuto e anche di vedere le vostre recensioni.  Alla prossima!

P.S
Vi è piaciuta la scenetta Minato/Kushina?

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Capitolo 8
*** Punto d'incontro ***


I primi raggi del mattino entrarono dalla finestra della camera, andandosi a posare sul viso di Naruto.
Questo storse prima il naso, poi fece un paio di smorfie infastidite. La luce gli dava fastidio e lui non aveva la minima voglia di svegliarsi.
«Ummmh, voglio dormire!» mugugnò a bassa voce come un animale ferito, girandosi dalla parte opposta da cui proveniva la luce. Aveva fatto un bel sogno, sì. Aveva sognato il suo papà, la sua mamma e anche il Maestro Jiraya. Che bel sogno sì!


Si portò stancamente a sedere sul letto mentre stirava le braccia verso l’alto, in modo da rilassare i muscoli. Con la mano destra andò a coprire uno sbadiglio e con la sinistra si stropicciò gli occhi azzurri. Poggiò i piedi a terra e rabbrividì per il freddo del pavimento. Quel contatto gli fece tornare in funzione il suo cervello e guardandosi  intorno si rese conto che quella non era la sua camera.
Era troppo pulita, non vi erano vestiti o cartacce in giro, in più aveva le pareti di un bel giallo mentre quelle della sua camera erano grigie.

Senza neanche indossare neanche le ciabatte e ancora in pigiama, corse verso la porta della camera infilandosi così nel corridoio. Se quella non era la sua camera, voleva dire che non aveva sognato!
Ad ogni passo era sempre più convinto che fosse tutto reale, però voleva l’assoluta conferma. Se era tutto vero, allora lui… lui… non era più solo e aveva avuto la più grande opportunità della sua vita.

Percorse velocemente il corridoio e si ritrovò nella sala da pranzo.
Sul tavolo vi era già la colazione pronta per due persone: una ciotola fumante di ramen e del latte con vicino un piattino di biscotti.
A Naruto gli s'inumidirono gli occhi per via di alcune lacrime di felicità. Il capo era piegato verso il basso e una risata contenta uscì dalle sue giovani labbra. “Non è un sogno, è tutto vero, dattebayo!”
Dalla cucina spuntò la faccia di Kushina, che guardando il figlio, fece un ampio sorriso. «Ben alzato tesoro! Dormito bene? Che cosa vuoi per colazione? Del ramen?» domandò con voce dolce verso Naruto, avvicinandosi a lui di un paio di passi.Naruto sorrise di rimando a sua madre, ricacciando indietro le lacrime. Rialzò il capo e andò ad annuire verso la donna. 
«Sì, per favore. Comunque ho dormito bene, come poche volte nella mia vita… mamma.» Il tono era chiaramente allegro.

Era così strano avere qualcuno che si preoccupava per lui, era così inusuale e così naturale al tempo stesso. Era così, così… incredibile e normale contemporaneamente.

Kushina sembrò accorgersi dei sentimenti del figlio e allungò la mano destra verso il suo viso, accarezzandogli la guancia. «Sei proprio mio figlio e sei così bello.» Disse con sguardo amorevole verso Naruto, poi ritornò in cucina.
Un calore invase il corpo del biondino a quella carezza, il calore dell’amore. Sì, ora anche lui sapeva cosa vuol dire avere dei legami così forti… Forse ora avrebbe potuto capire i sentimenti di Sasuke.
A quell’idea, la mente vagò fino a riportare alla memoria l’immagine di Sasuke. Non che fosse molto difficile, lui era sempre in cima ai suoi pensieri. Si ricordava ancora cosa gli aveva detto quando aveva lottato con lui nella Valle dell’Epilogo.
“Tu non puoi capire! Non hai mai avuto dei genitori o dei fratelli, sei sempre stato solo. Non sai cosa vuol dire perdere dei legami così forti! Tu non mi puoi capire!”

E aveva ragione, all’epoca non poteva comprendere.
Ma ora, aveva perso il Maestro Jiraya e ritrovato i suoi genitori. Ora capiva i sentimenti che provava Sasuke e lo avrebbe riportato indietro, strappandolo dal quel baratro oscuro in cui stava cadendo.

I suoi pensieri furono interrotti dall’entrata nella sala da Minato, già vestito con una tuta blu.
Subito Naruto si riscosse e andò a guardare il padre con un sorriso contento, anche se negli occhi c’era ancora un po’  di quella tristezza che solo Sasuke era in grado di provocargli.
Minato sembrò accorgersi di questa sensazione e andò a poggiare la mano destra sui biondi capelli del figlio, andando a scompigliarglieli. L’uomo fece il suo solito sorriso dolce e sereno, riuscendo a rassicurarlo solo con quel gesto.
«Allora Campione, tutto bene?» domandò tranquillo Minato, andando a sedersi a tavola con naturalezza. Si avvicinò la tazza di latte con i biscotti, immergendone uno.
Naruto allora si sedette anche lui, andando ad annuire verso il padre. «Sì papà. Stavo solo pensando a un mio amico, ho fatto una promessa e ora so come mantenerla!» replicò contento verso Minato, mentre Kushina usciva dalla cucina con in mano una ciotola fumante di ramen. Porse la ciotola a Naruto e andò a sedersi anche lei, di fronte al figlio.

«Beh è un buona cosa, Naruto. Un ninja che non mantiene le proprie promesse, non è degno di esser chiamato tale.» Rispose convinto Minato, mentre andava ad addentare un biscotto.
Kushina lo guardò con la coda dell’occhio. “Non vuole digli nulla. Forse è la scelta più saggia, ma visto che ha il mio carattere non sarà affatto contento se viene a sapere di esser stato tagliato fuori…” pensò la donna,  cominciando a mangiare la sua porzione di ramen.
«Ascolta Naruto, poi devo uscire per andare a trovare Mikoto Uchiha. Ti va di venire?» disse improvvisamente verso il figlio, il quale si bloccò con degli spaghetti che gli scendevano della bocca. Gli occhi azzurri del ragazzo erano spalancati e l’espressione era sorpresa.

Anche Minato interruppe la sua colazione, andando a guardare con aria leggermente stupita Kushina. “Non c’è niente da fare, non imparerà mai! E menomale che ne abbiamo parlato ieri sera.” Disse tra sé e sé, poi s’intromise nel discorso, cercando riparare al danno fatto dalla moglie. «Ma Kushina, non vedi l’espressione di Naruto. E poi no…»
Non riuscì neanche a finire la frase che Naruto esclamò «certo che mi va! Con gli Uchiha ho un conto in sospeso. Voglio vedere che tipi sono!»  Il tono del ragazzo era entusiasta, così come l’espressione.
Kushina non ascoltò minimamente le parole di Minato, andando ad alzare un pungo in aria in segno di vittoria. «Bene,  allora appena finiamo andiamo!» Anche il tono della donna era entusiasta e vivace.  In effetti, Naruto era molto simile a sua madre.

Minato fece un sospiro rassegnato, tornando a mangiare i suoi biscotti con aria buffamente sconfitta. 
Sapeva che era inutile insistere, ormai il danno era fatto e quella testa dura di sua moglie non si sarebbe certo tirata indietro. La conosceva troppo bene. Era testarda e molto suscettibile, però sapeva anche esser veramente dolce... Se voleva. Lui era il Quarto Hokage, ma con sua moglie non c'era storia, comandava lei.
Un piccolo sorriso comparve sul viso dell’uomo ed  alternò lo sguardo tra Kushina e Naruto, che intanto parlavano con fare concitato.

“Se questi due si alleano, non c’è modo di fermarli. Speriamo che vada tutto bene, mi fido di Kushina però sarà meglio contattare il Maestro Jiraya.” Rifletté il Quarto Hokage, andando a finire la sua colazione.

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Circa un’ora dopo erano tutti e tre davanti al quartiere appartenente al clan Uchiha. L’ormai famigliare simbolo del ventaglio, metà rosso e metà bianco, era dipinto ai lati del grande portone di pietra.
«Bene» esordì Minato verso Kushina e Naruto. «Eccoci arrivati, mi raccomando! Niente idee strane e soprattutto attenzione a quello che dite, soprattutto riguardo agli eventi e ai nomi.» Il tono ora si era fatto più serio e deciso, mentre l’uomo alternava lo sguardo tra il figlio e la moglie.
Teoricamente avrebbe dovuto parlare solo a Naruto, perché era lui che rischiava di farsi scappare qualche cosa, però conosceva bene il carattere irruento e spontaneo di Kushina.

La rossa e il biondo annuirono svogliatamente, come a voler far intendere Minato che la sua raccomandazione era superflua.
Lui li guardò con fare deciso per qualche istante, poi il suo viso si aprì in un altro dei suoi dolci sorrisi. «Bene, allora posso andare al palazzo tranquillo.» Disse con fare rassicurato verso i due, anche se infondo non era così convito che la sua raccomandazione fosse servita a qualcosa.

Si avvicinò alla moglie e, cingendole con il braccio destro la stretta vita l’attirò a sé, sfiorandole le labbra in una bacio.
«Ehi Namikaze!» lo ammonì Kushina, staccandosi dopo qualche secondo da lui. Insomma, doveva difendere la sua temibile reputazione. In realtà adorava il suo Minato, quando faceva così... ma non lo avrebbe mai amesso in pubblico.

Kushina amava quelle piccole attenzioni che erano rivolte a lei, solo e soltanto a lei. Era una donna forte e autoritaria, non era mai stata quel tipo di ragazza frivola o imbellettata, persa dietro ai vaneggiamenti per gli uomini o la bellezza. Era sempre stata più simile a un maschiaccio che a una ragazza, eppure Minato riusciva a tirare fuori quella parte dolce e femminile che era sepolta in lei. Socchiuse gli occhi blu e si godé quella bella sensazione che gli dava sentire Minato vicino, gli infondeva forza e sicurezza.

L'uomo sorrise tra sé e sé, conosceva bene sua moglie e non se la prese. Si volse quindi verso Naruto, il quale aveva abbassato lo sguardo dai genitori, con le guance rosse d’imbarazzo.
Minato sorrise a quella vista, gli ricordava molto se stesso alla stessa età. Bravissimo a combattere e con una calma e una caparbietà incredibile, eppure con l’argomento donne, anzi Kushina, riusciva a fargli perdere il controllo sulle sue emozioni.
Non che il Maestro Jiraya non cercasse di dispensare consigli amorosi, anzi! Ma quando il Sannin cominciava a raccontare qualche aneddoto, lui s’imbarazzava sempre e troncava il discorso.
Scompigliò ancora per una volta i capelli biondi del figlio, così simili ai suoi, e poi si allontanò in direzione del palazzo centrale di Konoha.

Davanti all’ingresso del quartiere degli Uchiha erano rimasti solo lui e sua madre.
Gli faceva una strana sensazione essere lì, nel posto che tra qualche anno avrebbe visto crescere felice Sasuke, nel posto che aveva visto uno sterminio, nel posto dove tutto il dolore dell’amico era cominciato, nel posto che il suo ricordo d’odio aveva allontanato Sasuke da lui.
Perché aveva accettato di andarci non lo sapeva neanche lui, forse voleva conoscere meglio il clan Uchiha e quindi anche Sasuke, forse era spinto da una curiosità quasi ossessiva oppure, più semplicemente, pensava di sentire Sasuke più vicino a sé.

Naruto si riscosse dai suoi pensieri quando Kushina cominciò a muoversi con fare sicuro per la via principale del quartiere. Sembrava esser di casa, probabilmente non era la prima volta che andava nel quartiere dell’orgoglioso clan Uchiha.
«Mamma…» Cominciò a esordire verso Kushina ma poi, ricordandosi delle parole del padre, cambiò tono. «Kushina… Come mai conosci gli Uchiha?» L’espressione sul viso del biondo era curiosa, mentre guardava l’intero quartiere con interesse.
Era molto popolato, vi erano perfino dei negozi e degli artigiani con le loro botteghe. Non credeva che un quartiere appartenente a un clan solo, potesse esser così grande.
«Beh io conosco bene Mikoto. Vedi lei era un jonin, però poi si ha deciso di smettere con le attività ninja quando gli è nato Itachi. Diceva che quando nasce un bambino, la donna deve occuparsi delle faccende di casa e deve dare tutto il suo tempo al figlio.» Il tono di Kushina, che all’inizio era relativamente tranquillo, divenne più duro e secco, quasi le costasse dire quelle parole. La mano destra si chiuse a pugno, mentre un ghigno trattenuto a stento compariva su viso della rossa.
Naruto capì al volo che sua madre non la pensava per nulla allo stesso modo, forse per lei combattere era molto meglio che star a fare la brava moglie a casa.
Il biondo deglutì a vuoto, guardandola per qualche istante con un’espressione preoccupata. Shikamaru aveva ragione, le madri fanno veramente paura.

Stava per dire qualcosa a sua madre, quando vide che erano arrivati all’ingresso di una grande villa. Era enorme!  Sulla soglia sostavano due figure.  Una esile ma di dolce fattezze e un’altra minuta ma relativamente robusta.
Riconobbe la prima come la mamma di Sasuke, erano molto simili. Aveva dei lunghi capelli neri, che le arrivavano a metà schiena, e degli occhi color ebano. Era esile e aveva dei lineamenti molto dolci, sembrava strano che potesse esser stata un jonin. Aveva la pancia prominente, segno palese che era incinta.


Sulla seconda figura non vi erano dubbi, era sicuramente Itachi, anche se era ancora un bambino. Aveva capelli e occhi neri come la madre, però il viso era più spigoloso rispetto a quello di Sasuke alla medesima stessa età. Naruto lo ricordava bene Sasuke da piccolo ed era sicuro, aveva gli stessi lineamenti della madre, dolci ed esili.

«Oh Mikoto, come sono contenta di vederti! Come stai? E il bambino?» cominciò a dire Kushina con fare concitato verso Mikoto, riempendola di domande. «Stiamo bene, grazie Kushina. Piuttosto tu?» gli rispose con educatamente Mikoto, l’espressione amichevole e allegra, però in qualche modo misurata. La donna non era esuberante come Kushina.
Mentre le due donne parlavano, Naruto continuava a scrutare Itachi. Al biondo faceva uno strano effetto vederlo così piccolino, ora capiva veramente di esser davvero fuori posto. Faceva troppa fatica a sovrapporre l’immagine che aveva di Itachi, sterminatore del suo clan, con quella innocente del bambino che si ritrovava di fronte.
Itachi si accorse che Naruto lo fissava e quindi si girò leggermente, in modo da poter guardare negli occhi lo sconosciuto. Nonostante avesse solo 5, era già entrato nell’accademia ninja ed aveva dimostrato delle capacità straordinarie.

«Comunque Kushina, vedo che sei venuta accompagnata» disse Mikoto verso la rossa, andando a guardare Naruto, un sorriso sincero sul viso. 
«Chi è questo bel ragazzo?» chiese infine la donna verso Kushina, alternando lo sguardo tra la donna e Naruto.

Un pensiero passò come un fulmine nella mente dei due Uzumaki, prendendogli in fallo. Si guardarono uno con l’altra, lo sguardo che preoccupato.
Non avevano pensato a come si sarebbe dovuto presentare Naruto…

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