Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Ovviamente il titolo dice tutto. RobinHood, versione glee o meglio Brittana.
Non mi resta che augurarvi buona
lettura, ci vediamo in fondo!
RobinHood
Prologo: Robin
La foresta era silenziosa, l’alba
era vicina e la luce iniziava a rischiarare il cielo. Il soldato si agitò sul
cavallo cercando inutilmente di scrollarsi la rugiada da dosso. Si voltò verso
il convoglio, erano dieci soldati, tutti eleganti nelle uniformi del re, il
mantello con ricamato il blasone d’Inghilterra. Il
movimento lo fece rabbrividire, l’acqua di condensa sul suo
elmo gli era finita giù per la schiena. Un sibilo gli fece dimenticare
il freddo.
“Ci attaccano!” Urlò un uomo dietro
di lui.
Un secondo e poi un terzo sibilo,
frecce.
“Difendete il convoglio!” Urlò il
loro comandante, ma una freccia passò accanto al cavallo del soldato,
spaventandolo e facendolo impennare. Cadde violentemente su un braccio, un
rumore secco e un dolore atroce gli fecero capire che
si era spezzato un osso.
Altre frecce saettavano attorno a
lui, i suoi compagni avevano estratto le armi, ma non c’erano nemici da
combattere. Una rete cadde dall’alto intrappolandone due, altri caddero a
terra, i cavalli che fuggivano spaventati, due uomini si diedero alla fuga.
Il soldato osservava con il terrore
nel cuore, sapeva chi li stava attaccando, il fantasma, la volpe della foresta,
il più pericoloso e sanguinario bandito dell’Inghilterra, RobinHood.
Una figura agile saltò sul loro
carico. Teneva il cappuccio alzato, ma era inconfondibile, l’arco ancora
incoccato tra le mani, la faretra sulla schiena. Il soldato rimase immobile,
sapeva che se si fosse mosso sarebbe morto.
“Cosa abbiamo?”
Chiese un gigante uscendo dalla foresta, indossava gli stessi colori di RobinHood, ma doveva essere
grande il doppio, un bastone possente tra le mani, la figura sul carro fece
ruotare l’arco spezzando con un colpo secco il lucchetto, aprì la cassa
infilando le mani ed estraendole piene di monete.
“Oh, altre tasse per il Principe!”
disse il gigante sorridendo poi si avvicinò al compagno che sempre in silenzio
saltò sul dorso del cavallo da tiro facendolo muovere.
Il soldato vide il gigante saltare
per afferrarsi al carro e udì chiaramente il movimento tra gli alberi, gli
uomini di RobinHood si
muovevano.
“Come è
possibile! Quel carro doveva passare inosservato!” Il Principe gettò con
violenza la coppa che teneva in mano mandandola ad infrangersi contro la
parete.
“Mio Signore… ecco…”
“Ditemi solo che non è stato lui!”
L’uomo si voltò furioso verso il messaggero che abbassò la testa sussurrando
appena,
“E’ stato RobinHood, mio signore…”
“Maledetto! Si sta prendendo gioco
di me da troppo tempo! Qualcuno deve perdere la testa!” Il messaggero in
ginocchio davanti al suo Principe tremò di paura, ma
l’uomo rimase in silenzio a lungo.
“Chiamatemi il generale Sylvester, voglio il suo miglior uomo, manderemo un nuovo
sceriffo a Nottingham!”, disse infine.
Note
L’avventura ha inizio nel più
classico dei modi, un bel assalto al convoglio delle
tasse!
Ad alcuni capitoli aggiungerò delle
immagini che ho creato con photoshop (Sono una
schiappa quindi non aspettatevi troppo!) E che spero daranno, letteralmente, un
po’ di colore alla storia, aiutandovi ad entrare nell’atmosfera giusta.
A voi rimane da
indovinare chi siano i personaggi! ;-)
Rachel sospirò, era alla finestra
da almeno un ora e Quinn le
lanciò un occhiata,
“Rachel per favore, vieni qui” La donna sospirò ancora chiudendo la finestra e
avvicinandosi,
“Come fai a restare così tranquilla?”
La donna si strinse nelle spalle infilando un altro punto nel suo ricamo,
“Staresti meglio se facessimo una
partita a volano?” Rachel sembrò pensarci un attimo poi scosse la testa,
“No non
credo…”. Quinn rimase in silenzio mentre la sua dama
di compagnia riprendeva il proprio ricamo e iniziava a mettere un punto accanto
all’altro, ogni tre punti Quinnaveva
diritto ad un sospiro. Alla fine si spazientì e cercò un argomento per
distrarla,
“Oggi arriva il nuovo sceriffo!”
Rachel spalancò gli occhi e Quinn ammise con se
stessa che forse non era l’argomento migliore per distrarre la ragazza,
“E’ vero! Me ne ero
dimenticata! Sarà terribile e pericoloso e non potremmo
più…”
“Rachel! Per favore, non lo
conosciamo, il nuovo sceriffo potrebbe non cambiare nulla, non fasciarti la
testa prima del necessario!” La ragazza annuì,
“Hai ragione… è solo che se ci
scopre allora…” Si bloccò da sola e Quinn ringraziò
la sua buona stella, quando partiva fermarla era un compito arduo!
“Questa sera lo conosceremo e
allora potremmo farci un idea migliore.” Rachel annuì
poi posò il ricamo tornando alla finestra, Quinn alzò
gli occhi al cielo lasciando che la ragazza contemplasse con agitazione lo
spicchio di foresta che si intravedeva dal loro
castello.
Il suo nuovo incarico, era giovane
sì, ma quello non era il primo, aveva già soffocato due rivolte e recuperato un
buon numero di fuggiaschi. Sapeva di essere il meglio che il generale aveva.
“Stiamo entrando nella foresta di Sherwood, sceriffo” si rese conto che il soldato aveva
paura dal modo in cui strinse le redini guardandosi attorno, con fastidio
distolse lo sguardo da quello spettacolo penoso. Era una foresta come mille
altre, solo che quello era in nascondiglio del famigerato bandito. Era lì che
scompariva senza lasciare tracce.
Una pioggerellina fastidiosa iniziò
a cadere dal cielo, alzò il cappuccio del mantello osservando i suoi uomini
fare lo stesso, poi un rumore attrasse la sua attenzione. O meglio l’assenza di
rumore, si poteva sentire la pioggia cadere sulle foglie e risuonare sul
terreno, ma nessun animale, nessun canto di uccello o
rapido movimento di un cervo o anche solo di un tasso.
“Armi in pugno! Imboscata!” Urlò
gettandosi a terra. La freccia saettò davanti al suo destriero nero che si impennò. I soldati furono più lenti e alcuni si
ritrovarono disarcionati. Estrasse la spada nascondendosi dietro il carro,
aveva la cotta di maglia ma nessun elmo e poi non aveva lo scudo che era
rimasto attaccato alla sella del suo cavallo che ora era lontano. Digrignò i denti,
“Soldati! Formazione!” Il sue secondo era ancora a cavallo e tentava inutilmente di
farlo star fermo, “Scendi da quel cavallo prima che…” Il destriero si impennò e
l’uomo cadde a terra. Malgrado la confusione una
decina di soldati si stava raggruppando. Una figura volteggio
sopra le loro testa finendo con eleganza sul primo carro della carovana,
“Andiamo!” Urlò scattando verso di
lui. La figura si mosse rapida scagliando due frecce nella loro direzione, un
uomo cadde a terra, la corazza lo protesse, ma l’impatto era stato forte, il
secondo inciampò nella freccia che era finita davanti ai suoi piedi. Prima che
potesse raggiungerlo il carro si mosse, i cavalli che
partivano al galoppo incitati dall’uomo.
“Era lui sceriffo…” disse un
soldato, strinse la spada nel pugno, una rabbia bollente che si diffondeva nel
suo petto, beffa, era una presa in giro, rubare il carro con i suoi abiti!
“Non sa ancora cosa ha fatto!”
Ringhiò, poi fischiò, il suo destriero sopraggiunse al
trotto, vi salì rapidamente, “Radunate gli uomini, voglio arrivare a
Nottingham per cena, come da programma!”.
Quinn
osservò con ansia il cortile del castello, le sentinelle avevano affermato che
il gruppo dello sceriffo era in arrivo, malgrado quello che aveva detto a
Rachel sapeva che il cambio così repentino dello
sceriffo avrebbe significato guai. I portoni si aprirono e il convoglio entrò,
alla testa c’era un destriero nero, imponente e minaccioso. Sulla sua sella una
figura imperiosa, le schiena dritta, la cotta di
maglia che risplendeva malgrado la pioggia, il cappuccio nascondeva il volto
dell’uomo e Quinn sentì la tensione crescere ancora.
Il destriero si fermò e l’uomo volteggiò elegante dalla sella, poi con gesto
sicuro tirò indietro il cappuccio. Quinn sgranò gli
occhi e sentì Rachel trattenerne il respiro dalla sorpresa, una fluente chioma
nera si liberò, mentre due occhi altrettanto neri, ma molto più profondi si
fissarono nei suoi,
“Voi dovete essere Lady Quinn…” Chinò appena la testa in un gesto di rispetto e
saluto, poi rialzò lo sguardo, “Io sonoSantanaLopez, il nuovo sceriffo
di Nottingham.”.
Note
Ecco svelato il nuovo sceriffo di
Nottingham! Poi abbiamo altri due personaggi Quinn,
Lady Marion e Rachel… Lady Cocca!
Ditemi che avete notato il
riferimento al cartone nelle parole di Quinn!? Ce ne
saranno altri perché quel cartone è geniale! J
Che cosa
preoccupa tanto Rachel e anche Quinn? Cosa le lega alla foresta? Lo devo anche chiedere???
Santana
osservò la città dalle mura del castello, non era granché, poco più di un
borgo, ma era sicura che avrebbe potuto divertirsi a spremerli un po’. Il suo
secondo la raggiunse, aveva un livido sul volto e Santana
pensò che avrebbe potuto fargliene uno gemello
dall’altro lato,
“La cena è pronta, sceriffo.”
“Tu sei di turno, quindi vedi di
sparire!” L’uomo fu sul punto di protestare ma lei alzò la mano bloccandolo, “E
lo sarai fino a quando non avrò sostituito ogni capo di abbigliamento
che mi è stato rubato!” L’uomo abbassò la testa e scese dalle mura. Santana era ancora furiosa di essere stata sorpresa e presa
in giro e aveva intenzione di scagliare la sua rabbia su tutti quelli che aveva
intorno.
La sala da pranzo era illuminata da
alcuni candelabri, la padrona di casa e la sua dama di compagnia erano già a
tavola. Santana chinò il capo verso la nobildonna e
poi si sedette,
“Avete fatto buon viaggio?” Santana alzò lo sguardo sulla donna,
“No” Disse e la dama di compagnia
ingoiò il suo sorriso,
“La pioggia vi ha infastidito?”
Chiese quindi Lady Quinn, Santana
si sforzò di essere più gentile, in fondo era con una
nobile che stava parlando,
“No, la pioggia non mi disturba, ma
un gruppo di banditi ci ha attaccato.” Vide uno
sguardo rapido passare tra le due donne prima che la
nobile apparisse stupita,
“Banditi? E li avete catturati?” Santana corrugò la fronte, poi rispose,
“Non ancora, ma succederà presto,
il Principe mi ha consegnato personalmente le corde con cui impiccarli.” Vide la dama di compagnia rabbrividire e sorrise, “State tranquillaMilady, il
Principe desidera vederli penzolare di persona, prima li accompagnerò a Londra,
lo spettacolo vi sarà risparmiato”.
“Il Principe! Quando tornerà il Re allora…” Santana si
voltò a fissare la dama di compagnia e la donna si morse il labbro zittendosi,
“Il Re sta combattendo per Dio in Terrasanta, non credo che tornerà molto presto, il Principe
ne gestisce con amore il regno.” La donna sbuffò ma non aggiunse nulla, fu Lady
Quinn che aveva seguito le sue parole giocherellando
con la forchetta che intervenne,
“Ed è per questo ‘amore’ che voi siete qui?” Ancora una volta apparve un
sorriso sulle labbra dello sceriffo,
“Esattamente.” Di nuovo ci fu uno
scambio di sguardi tra le due donne e Santana fu sul
punto di fare una domanda quando un soldato si precipitò nella stanza.
“Sceriffo! Presto venite!” Santana si alzò correndo dietro
l’uomo la mano che stringeva l’elsa della spada, già pronta ad estrarla. Il suo
secondo era nel cortile di nemici nemmeno l’ombra,
“Cosa succede?”,
“Il vostro carro sceriffo…”,
“Cosa?” Santana
era fiera della sua capacità di intuizione, ma ora era
confusa. Le porte si aprirono e il carro accompagnato da due soldati fece il
suo ingresso. Nel frattempo erano sopraggiunte le due nobildonne.
“Quel carro è vostro?” chiese Lady Quinn, Santana si voltò verso di
lei cogliendo il tono divertito.
“Sì” Disse solo, uno dei soldati
che accompagnava il carro le si avvicinò,
“Lo abbiamo trovato al limitare del
bosco, durante il giro di pattuglia, vi era attaccato questo.”
Le passò una pergamena e la freccia che, Santana
suppose, l’aveva tenuta attaccata al carro.
“Notando
il contenuto del carro restituiamo il tutto, chiedendo scusa, è per noi inaccettabile
che una fanciulla perda i suoi abiti. Cordialmente. RobinHood”
Santana
dovette leggere due volte per essere sicura di aver
compreso correttamente il biglietto, che per inciso era scritto con il carbone
e presentava almeno un errore di grammatica.
“Cosa dice?”
Santana ignorò la dama di compagnia appallottolando
la pergamena, questo era davvero troppo.
“Scaricate il
carro, domani mattina mi occuperò personalmente della faccenda!”
I soldati obbedirono immediatamente
e Santana tornò alla cena.
Lady Quinn
e la dama di compagnia di cui non aveva ancora
afferrato il nome, mangiavano al suo fianco silenziose, anche se ogni tanto si
lanciavano occhiate che non sfuggivano a Santana.
“Ditemi” Intervenne lei dopo
l’ennesima occhiata, “cosa sapete dirmi su questo fuorilegge?” Ed eccole di nuovo che si guardavano,
“Vive nella foresta… dicono…” Santana affondò il cucchiaio nel dolce e Lady Quinn continuò, “Ruba solo ai convogli con lo stemma del
re.”
“Con chi lavora?”, la donna si
strinse nelle spalle,
“Non si sa non si
espongono mai…”. Santana finì il dolce poi
guardò la dama di compagnia,
“Io ho sentito parlare di un certo
gigante che sta con lui, il suo braccio destro dicono.”
Vide la dama di compagnia infilare un grosso cucchiaino di dolce in bocca e poi
quasi strozzarsi.
“Sì, Little Finn, avete ragione, è
il suo compagno, almeno queste sono le voci.” Santana
annuì poi si alzò dal tavolo,
“Perdonatemi, ma il viaggio è stato
lungo, credo che andrò a riposare, domani ho del lavoro da fare” Sorrise e
uscì, gli stivali che risuonavano sulle pietre del pavimento.
Le nascondevano qualcosa, il
Generale Sylvester aveva avuto ragione, Lady Quinn sapeva più di quanto diceva. RobinHood riusciva a cavarsela grazie all’aiuto costante
della popolazione povera, ma non solo, ormai le era chiaro,
la nobildonna era in combutta con lui e lei avrebbe scoperto ogni cosa.
Giunta nelle sue camere piantò la
freccia con il messaggio nell’armadio, aveva intenzione di averla
davanti agli occhi ogni volta che cambiava d’abito, un promemoria continuo di
come era stata presa in giro.
Note
Santanasi insedia nel castello di Lady Quinn
che oramai è chiaro nasconde qualcosa…
Robin si
sta prendendo gioco del nuovo sceriffo?
Cosa avrà
in mente Santana per porre fine alla situazione?
Attraversò il borgo a cavallo,
accanto a lei Puck, il suo secondo, e dietro due
soldati, tutti e tre indossavano corazza e elmo, solo
lei aveva optato per la cotta di maglia e evitato l’elmo che le rovinava la
piega dei capelli. Nell’insieme, con i mantelli rossi e le luccicanti armature
incutevano timore se non rispetto. Ed era quello che
voleva lei.
“Salve sceriffo!” Santana si voltò verso l’uomo che aveva parlato, era un
prete a giudicare dalla tonaca,
“Padre” Lo saluto lei, leggermente
infastidita dai riccioli che l’uomo portava orgoglioso sulla testa al posto
della tonsura regolamentare.
“Non vi ho visto in chiesa questa
mattina, al castello, Lady Quinn ci tiene molto alla
sua messa mattutina…” Santana fece una smorfia,
“Devo occuparmi di altro, non posso
perdere un’ora nella chiesa.”
“Ma la vostra anima ne risentirà, e
poi dovreste sentire come canta gl’inni Lady Rachel!
Un angelo del paradiso!” Sorrise e Santana represse
un'altra smorfia,
“Immagino, arrivederci padre.”
Spronò il cavallo allontanandolo dall’uomo.
“E’ vero che canta bene!” Santana si voltò verso il suo secondo
stupita,
“Mi sembrava che tu fossi ebreo!”
L’uomo si strinse nelle spalle,
“Sì e allora? Anche lady Rachel lo
è, questo non le impedisce di cantare e seguire la messa.”Santana scosse la testa cambiando argomento,
“Hai saputo qualcosa dai cittadini
mentre non eri impegnato a dormire in chiesa?”,
“Niente di nuovo, sai già che ruba
solo al re e che non si sa chi o quanti siano gli uomini della sua banda, a
parte quel Little Finn.”Santana
annuì conosceva già la risposta alla sua domanda,
“Immaginavo, dobbiamo fare in modo
che ci dicano quello che sanno” L’uomo annuì, poi apparve confuso,
“Come?” Santana
corrugò la fronte,
“Facendo il nostro lavoro.”
Sorrise, “Raccoglieremo le tasse!”.
“Li sta spremendo! Oggi ha raccolto
una tassa per il colore marrone! Ti rendi conto? Il colore marrone! Il più
usato!” Rachel camminava su e giù per la stanza, ma Quinn
non si sentiva di biasimarla, la situazione si stava facendo tesa, il popolo
non navigava nell’oro già da prima, ma ora in poco più di due settimane il
nuovo sceriffo era riuscito a portarli al limite.
“Dobbiamo dirglielo!” Quinn si voltò rapida,
“No, sarebbe troppo rischioso, e lo
sai!”
“Ma ne
hanno bisogno!”
“Sì, però dovranno resistere se si
mette a distribuire l’oro allora lo sceriffo saprà e questo non deve succedere!”.
Santana
guardò con fastidio il forziere pieno d’oro, tre settimane e nulla, ormai aveva quasi finito le idee e se per quello anche la
popolazione aveva finito il denaro, eppure nessuno aveva parlato, nessuno aveva
rivelato nulla sul bandito. Cosa faceva quell’uomo che
gli era valsa tutta quella fedeltà?
Chiuse il forziere gettandovi
dentro l’ultimo sacchetto. Poi chiamò due soldati che lo caricarono sul carro.
Una scorta di venti uomini lo avrebbe portato fino a Londra. Santana lo osservò partire poi si girò notando il volto
pallido di Rachel che guardava il convoglio allontanarsi. Le sorrise alzando la
mano per salutarla anche da quella distanza poté notare la sorpresa della
ragazza, sogghignando rientrò nel castello, che RobinHood ci provasse pure ad
assaltare il convoglio!
Due stallieri accompagnarono alla
porta i cavalli delle nobildonne Santana si voltò
udendo il rumore di passi,
“Uscite a cavallo?” Lady Quinn le sorrise, amabile come sempre,
“Sì, una così bella giornata merita
una cavalcata” Santana annuì,
“Vi chiamo una scorta…”
“Oh no! Non ce n’è bisogno, non ci
allontaneremo di molto dalla città, e nessuno ci farà del male.” “Ne siete sicuramilady?”
“Sì, cavalchiamo per i boschi da
quando siamo piccole, torneremo per il pranzo”. Rachel, la dama di compagnia, annuì poi salì in sella al suo piccolo cavallo pezzato, Lady
Quinn la imitò salendo sul suo cavallo grigio. Santana accarezzò il muso di quest’ultimo
poi fece un passo indietro,
“Buona passeggiata allora.” Le due
donne la salutarono e poi partirono al piccolo trotto allontanandosi rapide,
“Tu!” Il soldato le fu subito
vicino, “Seguile, e non farti vedere se non vuoi
beccarti i turni sul muro per tutte le tue future notti!”.
Santanaritornò nelle sue camere, aprì il baule osservando il
luccichio dell’oro. Aveva un certo fascino lì, tutto ammassato, ma quello che
la fece sorridere era l’idea di RobinHood che apriva il carro trovandovi dentro Puck e un bel gruppo di soldati, già, aveva preparato un esca, una sottospecie di cavallo di Troia che invece di
entrare nelle mura ne usciva. Era sicura che avrebbe funzionato.
Andò a pranzo di ottimo
umore, malgrado il soldato che aveva messo alle calcagna delle due donne non le
avesse riportato nulla di interessante.
“Siete di buon umore oggi?” Santana sorrise a Lady Quinn,
“Sì, sento che il convoglio non
avrà problemi!” Le due donne si lanciarono un’occhiata e Lady Quinn parlò ancora,
“Devo chiederle se ha intenzione di
raccogliere altre tasse…” Santana tagliò con il
pugnale una sottilissima fetta di carne, poi la arrotolò attorno alla forchetta
e prese una foglia di insalata. Quando ebbe finito di
mangiarla alzò lo sguardo sulla nobile,
“Sapete, sono così ottimista che
potrei anche dirvi di sì… forse presto ritornerò a Londra!” Sorrise notando lo
sguardo tra le due donne,
“Volete dire che sapete come
catturare RobinHood e la
sua banda?” Rachel si era sporta verso di lei, Santana
si strinse nelle spalle,
“Ve l’ho detto oggi mi sento
ottimista”.
Santana
sentì il rombo dei cavalli e sorrise, erano passati
alcuni giorni ed iniziava a preoccuparsi per i suoi uomini, anche se non lo
avrebbe mai ammesso. Scese rapidamente le scale raggiungendo il cortile.
“Allora?” Il suo buon umore era
scomparso, Puck non aveva con sé nessun prigioniero,
“Non dirmi che ve lo siete fatto scappare perché…”
“Non siamo stati attaccati” Santana lo guardò chiedendosi se aveva
capito bene,
“Cosa? Ma
eravate un ghiotto bottino!” L’uomo si strinse nelle spalle,
“Siamo arrivati fino al confine con
la foresta, nulla” Santana strinse i pugni, era un
piano perfetto perché non aveva funzionato?
“Deve esserci una spia nel
castello…” Rifletté Santana ignorando l’uomo che le
baciava il collo, “Per forza, giurerei che sono quelle due, quell’imbecille che
gli ho mandato dietro deve averle perse senza dirmelo…” L’uomo le passò la mano
tra i capelli infastidendola, “Quante volte ti ho detto che non voglio le tue
mani nei miei capelli!” Puck scostò le mani
continuando a baciarla, “E’ mai possibile che io debba convivere con un simile
gruppo di incompetenti!” Santana
sbuffò.
“Rilassati Santana,
dai…” Quello la irritò ulteriormente, evidentemente quella sera il sesso non
funzionava nel distrarla, “Basta Puck, sparisci”
L’uomo la guardò perplesso e lei lo spinse via per rimarcare il concetto, “Non
ne ho più voglia!”.
Rimasta sola si voltò ad osservare
la pergamena appesa al suo armadio, non era finita, forse non sarebbe stato semplice come aveva pensato, ma non era
finita.
Note
Finalmente abbiamo dato un volto ed
un nome al braccia destro di Santana, che non poteva
essere altri che Puck! In realtà poteva essere altri…
ma a me piacePuck! ;-)
Di Robin
nemmeno l’ombra e questo aumenta l’esasperazione di Santana che si rivale sulla povera popolazione, una valanga
di tasse sono in arrivo! Questo porterà a delle conseguenze…
Che
vedremo nel prossimo episodio!
Grazie a coloro
che leggono, seguono, mettono tra i preferiti! E
ovviamente soprattutto a chi recensisce! Grazie!
Ciao ciao
P.S. se avete commenti o
suggerimenti sull’impaginazione fatemi sapere!
Scusate il ritardo, ieri sono stata super impegnata…
Scusate il
ritardo, ieri sono stata super impegnata…
Buona lettura!
Terzo capitolo: L’incontro
“Avevate detto che non ci sarebbero
state più tasse!”
“Non sono io a decidere, io sono un
mero esecutore degli ordini della corona” Lady Quinn
afferrò la pergamena leggendo ad alta voce,
“Saranno tassate le scarpe, i
nastri per i capelli, le corde, le ruote o e il mio preferito, i bagni! Queste
sono le tasse richieste dal re?”
“Sì, milady”
La donna la guardò irata,
“Così il popolo morirà di fame!”. Santana si strinse nelle spalle,
“Sapete cosa voglio, una sola
parola e queste tasse svaniranno…” Lady Quinnaccartocciò la pergamena e poi se ne andò dalla stanza. Santana riprese il foglio con calma, avrebbero parlato, ne era sicura, lo avrebbero fatto prima di morire di fame.
“Stasera Rachel, non abbiamo altra
scelta, devono sapere…” La ragazza sorrise poi corse
via.
“Hai affisso sulla piazza le nuove
tasse?”
“Sì, padre Schuester
ha anche protestato.”
“Ah sì? Magari aggiungo una tassa
sui riccioli allora…” Puck si guardò attorno e Santana che lo conosceva bene
sbuffò,
“Cosa c’è
ora? Parla…”
“Ecco, lo so che dobbiamo prendere
quel bandito… ma non ti sembra che stai esagerando? Ormai non hanno più un
soldo… se prendiamo loro ancora qualcosa questo inverno
moriranno di fame…” Santana strinse i denti,
“Non ti ci mettere anche tu!
Parleranno, vedrai e allora lo prenderemo e toglieremo il disturbo” Puckannuì anche se appariva
piuttosto scettico.
Santana
si rigirò nel letto per l’ennesima volta, sbuffò e si alzò. Per un attimo pensò
di chiamare Puck, in genere dormiva meglio dopo un
po’ di sesso, però accantonò l’idea e optò per una
passeggiata. Drappeggiò il mantello sulle spalle e uscì nella notte. L’autunno
era alle porte e l’aria notturna era piuttosto fresca, Santana
ne respirò con piacere i profumi cercando di rilassarsi. Le parole di Puck e quelle di Lady Quinn la
infastidivano, era vero, aveva fatto il suo dovere, sempre, eppure non era
detto che dovesse piacerle.
Camminò lungo le mura fino a
raggiungere il giardino dietro alle camere di Lady Quinn,
lì c’era un piccolo orticello di erbe officinali e Santana vi si avvicinò. Notò con curiosità che malgrado l’ora dalla camera della nobildonna proveniva una
fievole luce di candela. Un mormorio la bloccò sul posto, poi rapida seguendo
l’istinto più che un pensiero reale si gettò dietro la grande
quercia che dominava il giardino. Le sagome che si avvicinavano erano due, una
bassa chiaramente femminile e l’altra che la sovrastava, imponente, maschile. Tesa la mano verso la spada ricordandosi solo in quel momento che
era uscita dalla sua camera disarmata.
“Rachel, perché non ce lo avete detto prima!”
“Quinn
non voleva, lo sai che è molto protettiva…”
“Sì, ma la situazione è davvero
pessima!”
“Beh ora lo sapete, dov’è…” L’uomo
la interruppe,
“Sta parlando con Quinn…”, Rachel annuì,
“Capisco, senti, credo che lo
scherzo degli abiti non le sia piaciuto per niente, avresti dovuto vedere la
sua faccia!” La ragazza ridacchiò piano e Santana
dovette farsi violenza per non uscire allo scoperto.
“Beh non sapevamo che fossero
abiti, sai com’è no?”
“Sì…” Poi furono troppo lontani e Santana non poté più capire le loro parole.
E così aveva appena incontrato
Little Finn, perché ne era sicura, quello era lui, e
se aveva capito bene Quinn in quel momento stava
parlando con RobinHood in
persona, sorrise, finalmente un po’ di fortuna!
Poteva richiamare le guardie e far
accerchiare il castello, ma aveva l’impressione che quei due le sarebbero
spariti da sotto il naso, quindi si mosse silenziosa e rapida verso il muro,
poco le importava del gigante, lei voleva RobinHood.
Il muro era fatto da grandi pietre
che le permisero si scalarlo senza troppa difficoltà, facendola arrivare al
balcone che si affacciava sul giardino. Si tenne bassa mentre superava la
balconata e si accucciava contro il muro, le orecchie tese per udire ciò che
succedeva nella stanza.
C’erano due voci, due voci
femminili però. Santana strinse il pugno dalla
rabbia, RobinHood e il suo
compagno dovevano già essersene andati. Forse avrebbe
dovuto chiamare le guardie. Si sporse per lanciare un
occhiata all’interno, Lady Quinn si muoveva su
e giù per la stanza chiaramente agitata, ma quello che colpì Santana fu la figura vestita di marrone e verde, seduta a
gambe incrociate sul tavolo. Le dava la schiena e teneva il cappuccio alzato,
ma lei avrebbe riconosciuto quella figura ovunque.
L’aveva beffata una volta ed era impressa a fuoco nella sua memoria. Sorrise, ce l’aveva in pugno! Non era armata, ma non poteva lasciarsi
sfuggire quell’occasione, con un calcio aprì le porte gettandosi all’interno
della stanza. Ebbe il tempo di vedere Lady Quinn
sgranare gli occhi sorpresa poi un rumore alle spalle
la fece voltare, ma era troppo tardi, un colpo violento la fece stramazzare al
suolo. Non riuscì neppure ad emettere un gemito, l’ultimo suo pensiero
cosciente fu che avrebbe punito severamente un soldato che si fosse comportato
stupidamente come lei in quel momento.
Note
Finalmente un colpo di scena! Santana ha sciupato un occasione
d’oro di catturare Robin e ora dovrà pagare cara la
sua irruenza…
Svelato è che Quinn
e Rachel sono in combutta con i ladri, ma ora che lo
sa anche Santana cosa succederà?
L’incontro è avvenuto, anche se non
come Santanasperava.
La risvegliò un rumore strano,
risa, si quelli dovevano essere dei bambini che
ridevano. Sgranò gli occhi, ricordando. Una fitta alla testa le fece fare una smorfia di dolore, si portò la mano alla testa
ritrovandoci un bel bernoccolo. Mentre aspettava che
il dolore si calmasse si guardò attorno, era in una capanna, le pareti erano
intrecciate così come il pavimento su cui era posato il suo giaciglio. Non era
legata, ma era chiaro che non si trovava al castello.
Si alzò infilandosi gli stivali che erano in attesa ai
piedi del letto e indossando il mantello che le aveva fatto da coperta.
Rivestita si sentì meglio, ora avrebbe potuto
affrontare qualsiasi cosa. All’esterno sentiva ancora ridere e chiacchierare,
non si era sbagliata, le voci erano quelle di bambini. Sbirciò con precauzione
dalla porta e dovette sbattere più volte le palpebre per
essere sicura di non avere le allucinazioni, forse la botta alla testa
le aveva danneggiato la vista o il cervello… perché non era possibile che lei
stesse guardando le fronde di un albero, non era possibile che lei si trovasse
a parecchi metri da terra! Aprì la porta del tutto, troppo stupita per agire ancora con circospezione. Sì decisamente,
si trovava in una casa su un albero! E guardandosi attorno Santana
ne vide molte altre tutte collegate tra loro da ponti
di corde. Dovette correggersi, non tutte erano collegate tra loro, la sua non
aveva via d’uscita. Ebbene lo aveva trovato, quello doveva
essere il covo di RobinHood
e lei doveva essere sua prigioniera.
Guardò verso terra dove un gruppo
di bambini stava rumorosamente giocando, tra di loro
un’agile figura dai capelli biondi si stava particolarmente divertendo.
“Hei!” Urlò Santana attirando l’attenzione,
“Esigo di essere riportata a Nottingham! Sono uno sceriffo del Re!” I
bambini scoppiarono a ridere e l’unica adulta, la ragazza dai capelli biondi si
alzò il piedi sorridendole,
“Buongiorno! Avete dormito un bel
po’!” I bambini risero e Santana sentì la rabbia
ribollire,
“Sarà perché avevo ricevuto una
botta in testa?” chiese sarcastica e vide la donna corrucciarsi,
“Non ci avevo pensato… mi
dispiace…” Santana da quella distanza non poteva
vedere con sicurezza l’espressione della donna ma per un istante pensò che non la stesse prendendo in giro.
“Fatemi scendere!” Disse poi ma la
donna era già scomparsa. “Hei
ho detto…” Si interruppe perché la ragazza sbucò
sorridente davanti a lei, doveva aver risalito la pianta. Ora che le era vicina Santana notò gli
occhi della donna, così azzurri da rivaleggiare con un cielo autunnale. Le tese
la mano,
“Benvenuta a Sherwood!”
Santana non le prese la mano ricordandosi che era
arrabbiata,
“Voglio vedere RobinHood, subito!” La ragazza inclinò la testa sorridendo
mentre i bambini che erano saliti sugli alberi accanto ridevano divertiti da
qualcosa. Santana allora lo vide, l’abito verde e
marrone, con il cappuccio lasciato sulla schiena, la figura alta e aggraziata,
la ragazza era a piedi nudi e senza arco, ma non c’erano dubbi.
“Tu!” Sibilò,
creando un altro scoppiò di risate da parte dei bambini e un sorriso
della ragazza,
“Sì”. Santana
fece un passo indietro finendo contro la porta della capanna.
“Non capisco…” Disse infine, lei
non lo ammetteva mai, ma ora era davvero confusa,
“E’ difficile trovare una donna se
si cerca un uomo!” Lampante pensò Santana, così
semplice… Un fischio attrasse l’attenzione della ragazza e i bambini si mossero
rapidi lungo gli alberi, era straordinario vederli, sembravano
degli uccellini, saltavano con agilità da un ramo all’altro, usando
anche i rami più sottili e senza sbagliare mai una presa.
“E’ pronto il pranzo!” Le spiegò la ragazza, “Ti sei persa la colazione…”.
“Sono prigioniera?” Chiese Santana, sentiva che la situazione le stava sfuggendo dalle
mani e necessitava di certezze, un ruolo da assumere
anche quello sgradevole di prigioniera.
“No! Certo che no!” Ecco che ancora
una volta la spiazzava, “Voglio dire, sei nostra ospite… rimarrai con noi per
qualche giorno, il tempo che Quinn e Rachel preparino le loro cose.” Ma certo, ora che lei sapeva le due
donne avrebbero dovuto sparire se non volevano avere a
che fare con la giustizia del Principe.
“Brittany!
Vieni, se no si raffredda!” La voce maschile proveniva da terra e la ragazza si
spostò rapida su un ramo poi la guardò,
“Vieni?” Santana
osservò il terreno, parecchi metri più sotto e scosse la testa,
“Non ho fame!” Brittany
corrugò la fronte,
“Devi mangiare, hai già perso la
colazione… vieni, forza…” Le tese la mano e Santana
che sentiva un profumino invitante solleticarle il
naso e farle contorcere lo stomaco la afferrò. Era asciutta e forte. Con
gentilezza e un sorriso sempre sulle labbra la ragazza, Brittany,
la guidò da un ramo all’altro fino a che non si ritrovò con i piedi a terra.
Respirò più liberamente e alzò la testa per osservare il suo percorso, nulla,
le fronde degli alberi si mimetizzavano alla perfezione con le capanne. Un
esercito sarebbe potuto passare sotto quegli alberi
senza nemmeno rendersi conto che erano abitati.
La accompagnò nel luogo dove
risuonavano le voci di numerosi bambini e ragazzi, un uomo, dalla stazza
sicuramente Little Finn, stava servendo loro il pranzo.
“Salve sceriffo!” Le disse nel
vederla, Santana era senza parole, non era quello che
si aspettava, era tutto sbagliato. Davanti a lei non c’era un
gruppo di pericolosi tagliagole, ma bambini e ragazzi
di sedici anni al massimo, gli unici adulti erano Little Finn e Brittany.
“Chi sono questi bambini?” Chiese e
la ragazza fece un sorriso triste,
“Orfani… la guerra del Re ha
richiesto molti uomini, questi bambini sono i loro figli.”
“E le
madri?”
“Alcune sono partite, altre sono
morte, ma la maggior parte riescono a mala pena a
sopravivere da sole, così loro hanno deciso di arrangiarsi in questo modo…”
“E tu?” Santana
era curiosa e la ragazza sorrise ancora,
“Io sono un ospite, come te!” il
ragazzone le guardò,
“Allora volete mangiare o no?
Presto non rimarrà più nulla con questi lupetti affamati!” L’affermazione provocò altre risa e schiamazzi e Santana
si ritrovò a sorridere senza volerlo. Ricompose il volto in un
espressione truce, ma il danno era fatto, Finn le passò una ciotola con
un sorriso e i bambini le fecero un posto sulla panca. Un
testa bionda si fiondò tra le braccia di Brittany che la prese stampandole un bacio sulla guancia e
incominciando agevolmente a mangiare con la piccola che si agitava sulle sue
gambe.
Santana
finì il suo pranzo in silenzio, osservando il rumoroso e allegro gruppo che
aveva davanti. Come poteva concordarsi quello che vedeva con quello che sapeva?
RobinHood era un ladro, un
bandito, sanguinario e pericoloso. Era conosciuto per l’astuzia con cui
sceglieva le sue prede, spesso a totale sprezzo del pericolo. Come si accordava
quell’immagine con la simpatica e sorridente ragazza che in quel momento si
stava disegnandosi dei baffi sulla faccia con un bastoncino carbonizzato. E Finn? Era grande sì, ma si muoveva tra i bambini con
attenzione e delicatezza, sembrava incapace di colpire qualcuno. Il bernoccolo
alla sua testa però diceva altro.
“Sei stato tu a colpirmi?” Il
ragazzo arrossì,
“No…” Eccolo, allora erano dei
bugiardi!
“E’ stata Rachel” Brittany si strinse nelle spalle, “Sa essere manesca a
volte, da piccole mi tirava sempre le trecce!”.
“Lady Rachel?” Chiese Santana incredula e sinceramente offesa, una cosa era
essere messi al tappeto da un uomo come Little Finn, un altro farsi stendere da
una tappetta come quella Rachel!
“Sì, lei… era appoggiata al muro
quando sei entrata, ha preso un candelabro e te l’ha dato in testa…” Brittany sospirò, “Poi abbiamo dovuto portarti via, se no
loro erano nei guai…”. Sì, ma lo sarebbero state non appena
lei sarebbe fuggita da quel posto e avesse raggiunto il castello!
“Se stai pensando di fuggire, sappi
che sarebbe una pessima idea.”Santana
si voltò a guardare Finn che le sorrise, “Non sai dove ti trovi e si può vagare
per giorni nella foresta senza uscirne, oltre al fatto che attorno
all’accampamento ci sono molte trappole”. Santana si
voltò a guardare Brittany che però non aveva sentito le parole dell’uomo, troppo intenta a fare il
solletico ad un bambino.
“Lei non ama la violenza, e neppure
io, ma l’ho convinta a mettere delle trappole per gli animali grossi” La fissò
intensamente e poi aggiunse: “Un uomo non ne uscirebbe vivo.”Santana annuì,
“Bene”. Forse l’idea migliore era
studiare il nemico, avrebbe spremuto loro tutte le
informazioni possibili e poi quando avrebbero fatto l’errore di lasciarla
andare allora li avrebbe catturati tutti!
Note
L’incontro questa volta è avvenuto
davvero, Santana è finita nel covo di RobinHood e ha trovato, a
sorpresa, Brittany! E con
lei la sua pericolosissima banda…
Cosa
succederà? Brittany e Finn hanno
fatto bene ha portare nel loro rifugio il temibile sceriffo di Nottingham? ESantana, proseguirà con i suoi
piani di cattura?
L’organizzazione dell’accampamento
era esemplare, ognuno aveva un ruolo e un compito, anche il bambino più piccolo
era ben conscio della sua importanza per la riuscita della comunità. Era
sorprendente aggirarsi per gli alberi e scoprire un piccolo orticello di erbe officinali, ben mimetizzato oppure dei panni stesi
ad asciugare. Brittany la accompagnò
mostrandole ogni cosa, sembrava entusiasta di avere un ospite. Santana la ascoltò chiacchierare chiedendosi da dove venisse, quale fosse la sua storia, cosa l’avesse portata a
divenire il fuorilegge più ricercato e famoso dell’Inghilterra.
“Oh questo lo devi vedere!” Disse
interrompendosi e facendola salire ancora in altezza grazie ad un scala di corda. Le mostrò una capanna come le altre, ma
che all’interno ospitava un gran numero di archi.
“Questi li costruisce
Finn! E’ molto bravo!” Ne afferrò uno e glielo porse. Santana passò la mano sulla venatura, apprezzando il modo
in cui si incurvava, poi lo tese leggermente.
“Prova!” Le disse con entusiasmo Brittany passandole una faretra piena di frecce. Santana ne scelse una con l’impennaggio di
oca e tese l’arco verso i centri che erano appoggiati su un albero non
troppo lontano. C’era una piccola brezza proveniente dalla sua destra, Santana la tenne presente e poi scoccò. La freccia si
piantò nel bersaglio ma ad una buona spanna dal centro. Era un buon arco, ma
lei doveva abituarvisi, Brittany
era silenziosa al suo fianco e Santana prese una
seconda freccia che volò dritta, un buon tiro, ma ancora non nel centro. Con la
quarta freccia raggiunse l’obbiettivo e sorrise
compiaciuta.
“Bel tiro!” Affermò Brittany e Santana le passò
l’arco, sfidandola. La ragazza sorrise felice, prese
una freccia e senza distogliere lo sguardo da lei piantò il dardo nel centro
perfetto.
“Come diavolo…” Brittany
sorrise alla sua faccia esterrefatta,
“Oh, è facile, basta sapere che la
freccia raggiungerà il bersaglio e lei lo fa.” Si
strinse nelle spalle, lasciando ancora una volta Santana
senza parole.
“E allora perché non mi hai
uccisa?” Fu il turno di Brittany di sgranare gli
occhi,
“Io non uccido nessuno!” Santana fu sul punto di ribattere e poi rimase in silenzio,
riflettendo, perché era così sicura della fama di sanguinario diRobinHood?
C’erano mai state vittime ai suoi attacchi? Feriti sì, qualche
ossa rotta dovuta a delle cadute da cavallo, ma a ben pensarci che lei
sapesse nemmeno una ferita da freccia, e quella ragazza sapeva tirare!
“Perché vivi in queste condizioni
quando potresti avere un castello con tutto il denaro che hai rubato!” Brittany sembrò offesa dalle sue parole,
“A me piace vivere così! E poi io
non ce l’ho più tutto quell’oro!” Santana
la guardò perplessa, anche dilapidando era impossibile far sparire
quell’ammasso di monete!
“E dove sarebbe allora?” Chiese acida, aspettandosi una menzogna,
“Sarà dal Principe ormai…” Ok quella ragazza riusciva a lasciarla a
bocca aperta ogni due per tre! Ora come poteva aspettarsi che lei ci
credesse! “Lo distribuiamo affinché le persone possano pagare le tasse.” Aggiunse però lei lasciandola per l’ennesima volta senza
parole. Eccolo il segreto, ecco perché RobinHood era amato e protetto, perché distribuiva il denaro!
Rubava al Principe affinché i poveri potessero pagare le tasse!
“Per questo siete venute al
castello…” Brittany annuì, sul volto ora c’era
dipinto uno sguardo serio,
“Quinn ci
aveva detto di stare lontano fino a quando non capiva com’era il nuovo
sceriffo…” Si interruppe lanciandole un occhiata, “Ma
tu hai messo delle nuove tasse e a Nottingham non potevano più pagarle, così ci
ha chiamato per dircelo…”. Santana rivedeva lo
sguardo di Lady Quinn quando aveva posto nuove tasse,
era furiosa sì, ma alla fine aveva preso una decisione, ed era quella, chiamare
in aiuto RobinHood.
“Non dovresti raccogliere tutte
quelle tasse, sai le persone devono pure mangiare qualcosa…” Santana alzò lo sguardo sulla giovane che la guardava
corrucciata, e si vergognò, per la prima volta si sentì davvero male per quello
che aveva fatto.
“E’ solo il mio lavoro!” La
aggredì, furiosa per come quello sguardo la facesse
sentire. Si voltò allontanandosi da lei.
“Allora?” Puck
trattenne il suo cavallo che scalpitava sentendo la sua agitazione,
“Nulla, nessuna traccia dello
sceriffo…” Il soldato appena rientrato fece una smorfia, “Ormai l’avranno già
uccisa!”,
“Taci! Lo sceriffo sa il fatto suo, non si farà uccidere!”
“Però si è
fatta catturare…”,
“Cosa hai
detto?” Chiese furioso Puck, il soldato aveva
mormorato a bassa voce e ora sbiancò,
“Nulla signore”. Puck voltò il cavallo dirigendolo verso il castello. Quando
quel mattino aveva trovato la stanza di Santana vuota
con un messaggio di RobinHodd era entrato nel panico. Le beffarde parole del bandito
non erano state per niente rassicuranti. Raggiunse la sua stanza e le lesse
ancora una volta:
“Non
preoccupatevi, ve la restituiremo appena possibile.
Cordialmente. RobinHood.”
Era piantato nella testata del
letto con una freccia. Aveva iniziato immediatamente un
operazione di salvataggio, per poi rendersi conto che non aveva idea di
dove andare, così aveva diviso il gruppo in squadre che ora stavano girando per
la foresta di Sherwood. I risultati erano il nulla
più totale.
Lavorava con Santana
da anni ormai, sapeva che era un osso duro però RobinHood era famoso per essere spietato e senza cuore e
lui aveva paura per la ragazza.
La notte era scesa e Santana sentiva le risate provenire da terra, avevano
acceso un allegro fuoco e vi si erano riuniti attorno aspettando che il cervo
arrostisse. Si era rinchiusa nella capanna dopo aver lasciato in malo modo Brittany, ma ora quel fuoco allegro la attirava come se
fosse una falena. Scese con attenzione dalla pianta e raggiunse il circolo di
bambini e ragazzi. Come a pranzo badarono appena a
lei, Finn le lanciò uno sguardo, era chiaro che la tenesse d’occhio e che non
si fidasse di lei, probabilmente era l’unico con un po’ di buon senso in quella
combriccola!
“Ciao Santana”
Sobbalzò voltandosi, Brittany abbassò il cappuccio
rivelando il suo volto sorridente, sembrava aver già dimenticato il loro
diverbio. Aveva l’arco a tracolla e la faretra sulla schiena.
“Andata a caccia?” La ragazza
scosse la testa,
“No, ma c’è un sacco di via vai
nella foresta, credo ti stiano cercando…” Lasciò cadere a terra il suo bottino,
due spade, un elmo e parecchi mantelli.
“Pronto!” Intervenne Finn ottenendo
un boato di felicità. Santana osservò con un
formicolio alle mani le spade a terra, se l’arco quel pomeriggio non le aveva fatto pensare alla fuga, per lei era solo un hobby, quella
spada era oltremodo invitante.
“Daniel, prendi il bottino di Brittany e portalo al solito posto…” Finn non la guardava,
ma Santana sapeva che aveva capito.
Mangiarono la carne e ancora una
volta Santana si ritrovò a godere in silenzio
dell’allegria che circondava quel fuoco. C’era un sapore di famiglia in quel
gruppo, un calore che lei non aveva mai conosciuto.
“Canta qualcosa Finn!” Disse Brittany e il ragazzo fu subito incitato dai più piccoli,
Finn si fece pregare ancora un po’ poi annui iniziando
a cantare, era una semplice ballata, allegra e divertente, spesso i bambini si
univano alla sua bella voce, così come Brittany.
Cantò anche un ragazzo che era apparso timido fino ad un
istante prima, ma che si trasformò cantando.
“Perché non canti qualcosa anche
tu?” Brittany la guardò speranzosa ma Santana scosse la testa,
“No, credo che andrò a dormire…” Si
alzò senza aggiungere altro e iniziò la salita verso la sua capanna. Lei un
tempo cantava, ma quel tempo era passato, aveva sepolto
quella parte di lei. Sentì un nodo alla gola quando una volta raggiunta la capanne osservò dall’alto Brittany
volteggiare attorno al fuoco mentre un ragazzo la accompagnava con flauto. Un
solo giorno di prigionia e si sentiva più persa che mai.
Note
Santana
si sente perse, non ha più certezze e per la prima volta si interroga
sulle sue azioni, Brittany sta forse facendo breccia
in lei?
Il bosco era
silenzioso, nelle capanne tutti dormivano. Santana
uscì drappeggiandosi il mantello addosso, l’aria fresca del mattino che la
risvegliava del tutto. Si corresse, non tutti dormivano, una manina la salutò
da una fronda, una sentinella era chiaro. Lei gli fece
un cenno sentendosi nell’obbligo di ricambiare il sorriso. Scese a terra con la
solita fatica, chiedendosi ancora una volta come facessero
loro a far apparire la cosa così semplice. Il fuoco della sera prima era
sparito senza lasciare tracce. Erano davvero bravi a scomparire, da quello
dipendeva la loro sopravvivenza dopo tutto.
Il giorno prima Brittany
le aveva mostrato un ruscello con una pozza d’acqua e Santana la raggiunse. Si bloccò rimanendo immobile quando
notò che non era stata la prima ad arrivare al luogo.
Brittany
era immersa per metà nell’acqua, le dava la schiena e non poteva vederla. Santana la osservò mentre si insaponava
i capelli biondi, con lo sguardo percorse la sua schiena, correndo fino alla
delicata curva che faceva il suo collo. La sua salivazione si azzerò e una
strana sensazione la prese allo stomaco, perché non riusciva a distogliere gli
occhi da lei? Si mosse spezzando un rametto.
“Ho quasi finito! Tra un attimo è
tutto tuo Santana!” Lei spalancò
la bocca, come aveva capito chi era stato a fare rumore? Aveva sempre saputo
che lei era lì a guardarla come un idiota?
“Tranquilla… vengo dopo…” Riuscì a
dire prima di voltarsi e darsela a gambe levate. Raggiunse con il fiatone il gruppo
di alberi che ospitava il villaggio e quasi si scontrò
con Finn,
“Corriamo?” Chiese il ragazzo
inarcando il sopraciglio, Santana arrossì, poi disse,
“Sì, faccio sempre movimento al mattino!”
“Con il mantello?”
“Fa freddo! Non tutti hanno una strato di grasso che li protegge!” Aggiunse inviperita,
il ragazzo alzò le braccia in segno di resa poi sorrise,
“Hai visto Brittany?”
Santana sentì che le guance le andavano a fuoco,
“E’ al fiume…” disse.
“Capito, grazie, oh… non fare
troppo rumore mentre fai movimento, i piccoli dormono…” Indicò
in alto con il dito poi si allontanò.
Santana
lo osservò dirigersi verso il fiume con fastidio, era
così quindi? Brittany stava con Finn. Era da immaginarlo, erano insieme in quella storia no? Un
motivo doveva esserci…
Perché era
infastidita però? Cosa importava a lei? Nulla,
assolutamente nulla. Il suo cervello formulò l’immagine della schiena nuda di Brittany e delle grandi mani di Finn che vi si posavano.
L’immagine la fece infuriare. Diede un calcio alla pianta più vicina
trattenendo poi un gemito di dolore. Si maledì ancora un po’ poi decise di fare
il suo lavoro e si mise ad esplorare l’accampamento, Finn aveva parlato di un
posto in sui mettevano le armi, doveva trovarlo.
Man mano che il sole si alzava
crebbe anche il frastuono, i bambini si svegliarono, dapprima erano silenziosi e insonnoliti, ma ben presto iniziarono i
loro compiti giornalieri, tra gli scherzi e le risa. Di Brittany
e Finn nemmeno l’ombra, ora però c’era sempre una piccola figura che la
osservava dall’alto. Era chiaro che era sorvegliata ora
che gli adulti non c’erano.
Si sedette osservando il via vai
sugli alberi e a terra, se ne avesse avuto l’occasione
sarebbe fuggita, sì, ma non avrebbe potuto far loro del male. Non aveva mai
fatto del male a dei bambini, c’erano dei limiti che non aveva mai
oltrepassato… però aveva portato alla fame ben più che una famiglia, non li
aveva uccisi con la spada magari, ma non aveva fatto anche peggio? E perché ora pensava a quello? Si alzò
infastidita, non avere nulla da fare la portava ad avere dei pensieri
inaccettabili! Un pianto attirò la sua attenzione. Rapidamente ne raggiunse la
fonte, era la bambina bionda che il giorno prima aveva mangiato in braccio a Brittany,
“Cosa succede?”
I bambini più grandi che erano già accorsi la guardarono diffidenti, senza gli
adulti erano più tesi, e lei era pur sempre un nemico, come il mantello rosso
che indossava sembrava annunciare.
“E’ caduta e si è sbucciata un
ginocchio…” Santana guardò la piccola che si teneva
il ginocchio con la mano, mentre grossi lacrimoni le
rotolavano sul volto.
“Sai cosa faccio io quando mi
faccio male?” Chiese e la bambina alzò gli occhioni su di lei, erano così simili a quelli di Brittany da sorprenderla.
“Cosa?”
Chiese tirando su con il naso. Ok… cosa faceva lei?
Essenzialmente urlava e inveiva contro tutti, ma non
era il caso di suggerirlo ad una bambina.
“Canto!” Era un
assurdità e vide lo scetticismo sul volto dei più grandi, ma la piccola
sbatté le palpebre interessata,
“Davvero?”
“Sì, e via, il dolore se ne va!” La
piccola soppesò l’idea,
“Brittany
mi da un bacino…” Santana sorrise all’idea, era così
dolce…
“Beh, Brittany
è magica… io so solo quel metodo….” Si strinse nelle
spalle e la bambina si morse un labbro,
“Canti con me?” Santana
fu sul punto di dirle di no, ma nel vedere quegli occhioni
imploranti annuì,
“Facciamo così tu inizi e io ti
vengo dietro…” La bambina annuì poi iniziò a cantare
la stessa ballata della sera prima. Santana sentì la
sua voce unirsi a quella delicata della bambina, e presto si perse nel canto.
Una voce profonda e calda risuonava
nel bosco, Brittany corrugò la fronte perplessa, poi
capì da chi provenisse e sorrise,
“Canta! Finn, sta cantando!” L’uomo
la guardò perplesso,
“Brittany,
è una serva del Principe! Uno sceriffo del Re, uno di quelli cattivi!” La
ragazza lo ignorò, stava cantando!
Spuntò dalla foresta osservando la
scena, la ragazza era inginocchiata accanto a sua sorella che si era sbucciata
un ginocchio, ma che sembrava esserne dimenticata perché, come tutti gli altri guardava estasiata Santana. E lo
sceriffo teneva gli occhi chiusi, mentre la sua voce si innalzava,
un sorriso le illuminava il volto. Era bellissima, persino più bella di quando
era entrata come una furia nella camera di Quinn.
Note
Allora? Santana
senza adulti si è lasciata andare, ha messo da parte dubbi
e perplessità ed ha cantato, mostrando forse la vera se stessa. Ovviamente la
cosa non è rimasta inosservata, se Finn, l’unico con del buon senso, la vede
ancora come un pericoloso nemico Brittany, sempre
pronta a vedere il meglio nelle persone ne rimane affascinata… Conseguenze?
La canzone finì e Santana riaprì gli occhi, sorrise ancora, non si ricordava
perché avesse smesso di cantare, niente la rendeva più felice. Guardò la
bambina che aveva gli occhi sgranati,
“Sei bravissima! Anche
tu sei magica, non mi fa più male, niente niente!” Le
assicurò, facendola sorridere.
“Wow, canti benissimo!” Si voltò
sorpresa, Brittany le stava venendo incontro, gli
occhi che brillavano, un largo sorriso sulle labbra. Santana
arrossì,
“Beh… era solo…”
“Senza parole?” Chiese Finn e lei
le ritrovò in fretta,
“Taci, gigante sottosviluppato!”,
“Guarda Brittany,
mi è passato tutto il male!” La piccola le fece vedere il ginocchio e Brittany si chinò ad osservarlo interessata,
“Cos’è successo?
Un folletto ti ha fatto lo sgambetto?” Chiese seria ma la bambina scosse la
testa,
“No, credo sia stata quella
radice.” Santana sentì le sue labbra incresparsi nel
vedere lo sguardo perplesso di Brittany che poi
rispondeva,
“Devono averla messa lì i folletti,
sono quasi sicura che non c’era quando sono partita…
sono dispettosi a volte…”, La bambina annuì alla sorella poi corse da Santana sorprendendola. Le schiocco un bacio sulla guancia
e fuggì via urlandole un grazie. Rimase imbambolata
mentre la mano le saliva stupita verso la guancia.
Un braccio si tese verso di lei che
era ancora in ginocchio a terra alzò lo sguardo incrociando gli occhi
sorridenti di Brittany. Prese la mano che le veniva offerta e si alzò in piedi. Le loro dite erano
allacciate e Santana rimase immobile a guardarla, il
suo ventre che ci contorceva, poi notò il sacco che Brittany
aveva lasciato a terra, era ben visibile un mantello rosso. Ritirò la mano con
una smorfia, si voltò andandosene, il movimento fece ondeggiare il mantello che
lei stessa indossava, il suo messaggio era chiaro, lei era uno sceriffo del Re.
La giornata passò senza incidenti e
la sera si ritrovarono tutti attorno al fuoco, tutti tranne Brittany
e Finn che erano partiti subito dopo il pranzo e non erano ancora tornati. Santanacantò, senza gli occhi degli
adulti si sentiva più libera. Libera? Da cosa? Di essere
se stessa? Scosse la testa a quei pensieri, mentre i bambini e i ragazzi le
proponevano un gran numero di ballate sperando che lei le conoscesse. Cantò
fino a quando non ebbe più voce, i più piccoli si erano
addormentati tra le braccia dei grandi e Santana
si accorse che tra le sue braccia dormiva beata la piccola dalla testa bionda, Caroline. Sorrise osservando come lei si fosse avvolta nel mantello
rosso, portandoglielo via. Era straordinario come i bambini
si abituassero in fretta, Caroline si era
addormentata tra le braccia del nemico, si era avvolta nel drappo rosso che
incuteva timore a chiunque. Quanto sarebbe stato facile per lei sorprendere
quei bambini, quegli adolescenti? Quanto ci avrebbe messo ad appiccare il fuoco
al loro villaggio, recuperare una spada e un cavallo, quella mattina aveva
scoperto le una e gli altri, e fuggire da lì? E allora perché non farlo? Perché
non voleva vedere due occhi blu guardarla con delusione? Ridicolo! No, non lo
faceva perché non era il momento, lei voleva prendere RobinHood e consegnarlo, così non avrebbe ottenuto niente
e poi lei non uccideva i bambini!
Aiutò i più grandi a portare i
piccoli nei loro letti e notò come quella famigliola usasse
i loro mantelli per coperte, capendo il perché RobinHood li prendesse ai soldati, non per dileggio
dell’insegna, ma per proteggere dal freddo i bambini. Quando ebbe depositato Caroline nel suo letto la lasciò avvolta
nel suo mantello, lei ne aveva altri al castello…
Rimase a guardare la luna sorgere
sulla foresta chiedendosi dove fossero Finn e Brittany,
stavano forse assaltando un convoglio? Perché non
tornavano?
Si addormentò e, per la prima volta
da quando era nella foresta, dormi male. Quando al
mattino scoprì che i due non erano ancora tornati iniziò ad agitarsi, ma i
giovani non sembravano condividere le sue paure,
“Oh loro tornano sempre!” Le disse
il più grande che lei aveva interrogato, “Tranquilla!”
Aggiunse il ragazzo facendole fare una smorfia,
“In realtà io non voglio che
tornino!” Disse puntualizzando ma il ragazzo era già distratto da un litigio
scoppiato per un gioco.
Santana
andò alla pozza del fiume immergendosi nell’acqua fredda con un brivido,
uscendone si sentì più rilassata, quando tornò all’accampamento sentì una
gioiosa risata e il suo cuore fece un balzo mentre un sorriso le compariva sul
volto. Era tornata. Dovette trattenersi per non mettersi a correre. La vide
mentre faceva saltare in aria un bambino che rideva felice, mentre un altro la
tirava affinché lo sottoponesse allo stesso trattamento. Brittany
posò il primo, ma prima di prendere il secondo i loro occhi si
incrociarono.
Sorrise, e il cuore di Santana fece un secondo deciso balzo.
“Siete tornati…” Osservò per
rompere quel contatto,
“Sì, con delle notizie…” Santana attese e lei continuò, il
suo sguardo che per la prima volta le sfuggiva, “Domani potrai ritornare a
Nottingham.” Già? Pensò Santana, si trattenne dal
dirlo però,
“Bene” Disse solo,
“Gliel’hai detto?” Chiese Finn
raggiungendoli, aveva due marmocchi sulle spalle, sembrava che quei due fossero
una specie di calamita per bambini.
Brittany
annuì e Finn le fece il verso,
“Bene” Santana
gli lanciò un occhiata che lui ricambiò poi la guardò
curioso,
“Dov’è il mantello?” Santana distolse lo sguardo,
“Oggi fa caldo!” Finn apparve
perplesso ma non aggiunse nulla.
“Brittany!”
Carolinearrivò di corsa saltando
letteralmente in braccio alla sorella poi le sussurrò qualcosa
all’orecchio. Brittany la guardò sorridendo e Santana arrossì, cosa le stava dicendo la bambina? Le due
si scambiarono alcune frasi, le teste vicine, i capelli che si sarebbero
facilmente confusi.
“Va bene, allora Caroline è dell’idea che dobbiamo farti una festa di addio, quindi questa sera festa!” Annunciò alla fine Brittany facendo ululare di gioia i bambini. Santana scosse la testa perplessa ancora una volta, ok non era stata proprio una vita da prigioniera
la sua, ma una festa di addio? Erano nemici!
Santana
sedeva a gambe incrociate a terra, accanto a lei c’erano Finn e Brittany e davanti a loro era stato tirata una corda su cui
erano stati drappeggiati due mantelli rossi. Due
bambini li tirarono indietro scoprendo il piccolo palco. Santana
sorrise nel vedere Caroline negli abiti troppo grandi
della sorella, un piccolo arco a tracolla con tanto di faretra, la recita
proseguì, Brittany rideva e batteva le mani mentre
Finn suggeriva le battute ai bambini che lo guardavano in cerca di aiuto.
La narrazione era un po’ confusa,
ma Santana capì che si trattava della storia di Brittany e Finn, che si erano incontrati su un tronco che
fungeva da ponte e che entrambi volevano che passasse
prima l’altro, nella troppa gentilezza erano finiti entrambi nel fiume. Così
avevano fatto amicizia, poi insieme erano giunti
nell’accampamento dei bambini che li avevano nascosti dai soldati del re,
interpretati da due bambini con elmi enormi e mantelli che trascinavano a
terra. La storia si era conclusa con una grande festa
proprio lì.
Santana
applaudì i bambini che erano molto orgogliosi del suo apprezzamento.
Si spostarono accanto al fuoco e la
supplicarono di cantare, la ragazza li accontentò anche se leggermente in
imbarazzo.
“Forza su ora a nanna…” I bambini
protestarono veementemente, ma Finn un po’ spingendo e un po’ portandoli di
peso li fece raggiungere i loro letti. Brittany che
era tra quelli che protestavano perché non voleva che la festa finisse rimase
accanto al fuoco. Santana non si mosse, anche se non
la guardava sentiva la presenza di Brittany alle sue
spalle.
“Sai sto
scrivendo una canzone anche io…”
Santana
si voltò,
“E di cosa parla?” Brittany si strinse nelle spalle,
“Per ora so solo: Re fasullo
d’Inghilterra, fenomeno d’incapacità, nei libri di storia lui sarà… boh poi non so…”
“Ci tartassa con le tasse, e ci
porta tutto via ma un giorno lui si pentirà di ogni
ruberia…” aggiunse Finn, lanciandole un occhiata.
Santanaannuì poi si alzò,
“Vado a dormire” Brittany si alzò correndole dietro,
“Aspetta! Mi dispiace…”
“No, Finn fa bene a ricordarlo, io
sono il nemico!” Brittany le prese la mano
sorprendendola,
“Devo farti vedere una cosa…
vieni?” Santana guardò Finn, che stava spegnendo il
fuoco lanciando loro delle occhiate, poi la ragazza e annuì. Brittany sorrise e la tirò dietro di sé. La portò fino al
fiume illuminato dalla luna, le lucciole che sembravano piccole stelle cadute
sulla terra.
“Brittany,
mi hai già mostrato il fiume…” La ragazza sorrise,
“Aspetta…” Risalì la cascata e poi
scomparve. Santana guardò perplessa il muro d’acqua
dal quale uscì di nuovo sempre sorridente Brittany,
“Allora vieni o no?” Santana afferrò la mano che la ragazza ancora una volta le
tendeva e la raggiunse scoprendo l’insenatura che si apriva dietro la cascata.
Santana
si guardò attorno, era una gotta naturale, non molto grande ma che poteva
ospitare con facilità loro due. La luce della luna filtrava nell’acqua, fioca,
disegnando strani arabeschi sul volto di Brittany,
che era così vicino al suo. La ragazza disse qualcosa, ma lei non poté udirla,
il rumore dell’acqua era troppo fragoroso, Brittany
scosse la testa muovendosi per uscire ma Santana la
trattenne per la mano, la ragazza si voltò di nuovo a guardarla perplessa. Non
sapeva cosa Brittanyavesse letto
sul suo volto, ma la vide sorridere, poi avvicinarsi. I loro volti ora erano troppo vicino. Santana
chiuse gli occhi, il cuore che voleva uscirle dal petto, più rumoroso della
cascata almeno nella sua testa. Poi le sentì, le labbra di Brittany
che dolcemente si posavano sulle sue.
Aprì gli occhi perdendosi in quelli
azzurri di Brittany. Rimasero immobili per un tempo
infinito. Poi Brittany alzò la mano portandole via
una lacrima, anche se Santana non si era resa conto
di piangere. La mano di Brittany le percorse il viso poi andò a finire sul suo collo e poi
tra i capelli, dietro la nuca. Santanafu percorsa da un brivido, chiuse gli occhi baciando di nuovo la
ragazza, le posò le mani sui fianchi tirandola contro di lei. Sentì la
lingua della giovane passarle sul labbro e rabbrividì di nuovo. Brittany si strinse contro di lei, la mano che premeva
contro la sua nuca nel vano tentativo di avvicinarla ancora. Santana aprì le labbra sentendo l’immediata risposta della
ragazza che le accarezzò la bocca con la lingua. Le mani di Santana
percorsero la sua schiena desiderando ardentemente la sua pelle, le loro lingue
si incontrarono e Santana
sentì Brittany sussultare. Poi la mano libera della ragazza le corse lungo il fianco raggiungendo il suo seno. Santana gemette dal piacere, poi fece un
balzo indietro, terrorizzata. Si portò la mano alla bocca scuotendo la
testa, si voltò e fuggi via.
Note
E’ successo, complice una notte
magica i sentimenti sono balzati fuori… E Santanane è rimasta spaventata.
Cosa farà
ora il temibile sceriffo del Re? Dicono che gli animali spaventati sono i più
pericolosi… vedremo cosa combinerà Santana, una che
sa ferire in molti modi!
Ho interrotto bruscamente…
perdonatemi, ma era necessario!
Vi metto i link
del cartone da cui ho preso la canzone, l’avrete riconosciuta no???
www.youtube.com/watch?v=pK5Ynh_Gaio
E poi la scena romantica da cui ho preso spunto alla francese (ho copiato spudoratamente!”
;-)
Buona lettura! Forse se lo ripeto
all’infinito poi lo è davvero! ;-)))
Ottavo capitolo: Il ritorno
Corse senza
sapere dove stava andando, ignorando le fronde che le colpivano il volto.
Voleva solo fuggire via, allontanarsi da tutto, ma non ci riusciva, quello che
aveva provato non se ne andava, era dentro il suo
petto, così continuò a correre. Sentì un rumore sotto i suoi piedi e sbatté le
palpebre,
“A terra!” L’urlo di Brittany conteneva così tanta paura che Santana
obbedì. Mentre si gettava a terra un enorme tronco passo sopra di lei, un solo
istante di indugio e sarebbe finita male. “Santana!” Brittany corse verso di
lei ignorando il tronco che continuava ad ondeggiare. Le si
gettò vicino passandole le mani sul viso, controllando che stesse bene,
aveva gli occhi sgranati e il fiatone e non per la corsa.
“Sto bene…” Riuscì a dirle Santana mentre la ragazza la stringeva con terrore, Santana sentiva il cuore della giovane battere
all’impazzata, così la strinse contro di sé cercando di calmarla.
“Le trappole… dirò
a Finn di toglierle, sono una pessima idea e…”
“No, lasciale, sono una buona
protezione” Brittany alzò la testa a guardarla, ora
che il tronco era fermo poteva farlo senza il rischio
di essere decapitata,
“Potrebbero far del male a
qualcuno!” Ribatté lei facendola sorridere, Santana alzò la mano accarezzandole il volto e Brittany sorrise per poi piegarsi su di lei. Santana la fermò appoggiandole una mano sulle labbra.
“No” La ragazza la guardò confusa,
“Perché?” Santana
distolse lo sguardo alzandosi,
“Domani io sarò di nuovo lo
sceriffo che deve darti la caccia e lo farò” Brittany
non si mosse da sopra di lei, i suoi occhi chiari erano nell’ombra, ma Santana li evitò voltando il capo, “Faresti meglio a
trasgredire alle tue regole e ad uccidermi, perché io ti porterò a Londra e ti
farò impiccare davanti al Principe”,
“No” Disse
semplicemente Brittany poi si alzò lasciandola
lì a terra, questa volta non le aveva teso la mano, questa volta non le aveva
sorriso. Bene. Santana si tirò su dando
un occhiata al tronco che ondeggiava lievemente poco lontano, forse avrebbe
dovuto lasciarsi colpire.
Il mattino una leggera
pioggerellina scendeva dal cielo, Santana salì sul
piccolo cavallo che le era stato assegnato, per la
prima volta aveva le mani legate, le redini del cavallo erano fissate alla
sella di Finn, che proprio in quel momento le calò un cappuccio sul volto
legandolo con una corda. Ora era cieca, non poteva
vedere nulla. Il cavallo iniziò a ruotare su se stesso e lei perse
completamente il senso dell’orientamento.
Era mattina presto e il bambini dormivano, così nessuno era presente alla sua
partenza. Il suo cavallo si mise in marcia e Santana
si preparò al lungo viaggio. Un rumore di zoccoli le fece voltare la testa in
maniera istintiva anche se non poté vedere nulla. Brittany.
Doveva essere
lei, non l’aveva più vista, neanche quel mattino, era stato Finn a
prepararla per il viaggio. Girò di nuovo la testa, cercando di sentire se si
avvicinava, se parlava con Finn, ma nulla, entrambi erano
silenziosi, almeno alle sue orecchie.
Cavalcarono a lungo, le ore che
trascorrevano infinite per lei che non poteva essere distratta dal panorama.
Poi si arrestarono,
“Siamo arrivati…”
“Finn!” Santanatese le orecchie, conosceva quella voce, Rachel. Sentì
la ragazza ridere e poi la voce di Quinn,
“Ragazzi, meno smancerie, dobbiamo
andarcene da qui!” Smancerie? Quindi si era di nuovo confusa?
Finn e Rachel? Li aveva visti chiacchierare nel giardino di Lady Quinn ma non aveva creduto…
“Salve sceriffo” Santana alzò la testa voltandosi verso la voce,
“Piacere di risentirla Lady Quinn” Disse cercando di apparire tranquilla e sicura di
sé, la nobildonna ridacchiò e lei aggiunse, “Quando ci rivedremo, e lo faremo,
ci sarà una corda anche per voi, milady.”
“Vedo che non avete perso il senso
dell’umorismo durante la vostra prigionia!”
“Non era una battuta” La donna rise
e Santana non aggiunse altro, era alquanto fastidioso
parlare con qualcuno senza poterlo guardare.
“Brittany,
come hai fatto ha sopportarla per tre giorni?” Chiese Rachel e Santana rimase immobile aspettando la voce della ragazza,
voleva sentirla, desiderava ardentemente udire ancora una volta la sua voce.
Non fu accontentata, nessuno rispose alla domanda
della ragazza.
“Bene…” Finn interruppe il silenzio
che si era creato, “Ci vediamo tra poco…” Un istante e il suo cavallo era di
nuovo in movimento, non fecero molta strada, una decina di minuti, non di più,
poi si fermarono di nuovo.
“Siamo arrivati,
la ronda passa di qui ogni mezzora, presto ti troveranno… addio Santana…”. Santana non gli
rispose, lui la fece scendere e poi la legò ad un ramo.
Sentì i due animali allontanarsi e
si mise ritta in attesa dei suoi uomini.
Puck
guardò con smarrimento gli appartamenti di Lady Quinn,
a quanto sembrava la donnae la sua dama
di compagnia erano sparite. Non poteva essere successo
di nuovo! Prima lo sceriffo e ora le nobili!
“Signore!” Puck
alzò gli occhi al cielo e ora cosa era successo? Era sparito il prete? Scese le
scale il più velocemente possibile e arrivò nel cortile.
“Preparate una squadra! Voglio i
cani per seguire le tracce! Subito!” Puck guardò
estasiato la donna che sbraitava ordini a tutti quelli che incontrava, stava
bene!
“Sceriffo!” Santana
lo identificò e lo raggiunse,
“Puck,
datti una mossa, ho intenzione di prenderli ora, non domani!” Il soldato sorrise felice,
“Sì sceriffo!” si voltò verso gli uomini, “Avete sentito lo sceriffo! Datevi
una mossa!”.
“Ma signore, i cani non riescono a
seguire una traccia con la pioggia…” Santana fulminò
con lo sguardo il soldato,
“E allora
cosa li teniamo a fare? In Inghilterra piove due giorni su tre!” L’uomo scappò via mentre lei lanciava sguardi omicidi su tutti.
Sapeva che non aveva possibilità e non era per la pioggia, non sarebbero riusciti a seguire quella traccia nemmeno con il
sole, non in quella foresta, non con tutti gli animali che avrebbero distratto
anche il cane migliore. Eppure doveva fare qualcosa,
perché era furiosa.
Note
Santana
riafferma il suo ruolo e la sua posizione, chiarendo a Brittany
che quello che è successo non cambia nulla, che tra loro c’è una promessa di
morte che lei non ha intenzione di infrangere e la ragazza ne rimane
comprensibilmente ferita.
Tra loro c’è un divario
incolmabile, almeno secondo Santana, saprà Brittany darle una seconda possibilità e lo vorrà?
La ricerca era stata infruttuosa, Santana passò lo sguardo sugli uomini di ritorno dalla
foresta, tenevano gli occhi bassi, ben attenti a non incrociare i suoi. Tutti
sapevano che da quando era tornata era più irascibile e furiosa che mai.
“Tutti gli uomini presenti” Riportò
Puck,
“Nessun attacco?” Il suo secondo
scosse la testa. Santana si morse un labbro, era
strano, sarebbe stato facile sorprenderli, erano divisi in piccoli gruppi, in
fondo era quello che Brittany e Finn avevano già fatto quando quegli uomini cercavano lei.
“Preparo un'altra pattuglia?”
“No” Puck
si voltò incuriosito, era già pronto a dare l’ordine,
“No signore? Non li cerchiamo più?”
“No” confermò la
ragazza, poi rientrò nel castello lasciando a lui il comando.
Santana
risalì le scale fino alle sue stanze, entrò e si sbarrò la porta alle spalle
poi raggiunse l’armadio, all’interno erano accuratamente stesi i due biglietti,
firmati RobinHood, e le
due frecce usate per fissarli. Santana prese una delle frecce passando delicatamente la mano
sull’impennaggio.
Cosa
doveva fare? Non riusciva a togliersela dalla mente, era così arrabbiata per
quello che provava che stava impazzendo. Un leggero bussare la fece sobbalzare,
ripose la freccia e chiuse l’armadio poi si sedette alla scrivania,
“Avanti” Ad entrare fu Puck che sorrideva,
“Buone notizie!” Santana si tese sulla sedia, il suo cuore che le rombava
assordante nelle orecchie, lo stomaco che si attorcigliava dalla paura, “Sono
arrivate le nuove tasse!” Aggiunse l’uomo e lei si sentì male mentre il corpo
le formicolava a causa dell’eccesso di adrenalina.
L’uomo, ignaro, le consegnò la pergamena che Santana
aprì leggendola velocemente. Poi la gettò sulla scrivania con una smorfia.
“Potremmo ritentare con il metodo
che stavamo usando prima che…” Pucksi interruppe indeciso,
“Prima che mi portassero via?”
Chiese Santana vedendolo sospirare di sollievo,
“Esatto, sai,
riempirli di tasse e farci dire tutto su RobinHood e la sua banda…” Santana si
voltò evitando il suo sguardo, non gli aveva detto niente, non gli aveva detto
che si trattava solo di un branco di mocciosi guidati da una donna con la testa
tra le nuvole e contro la violenza.
“Mi sembrava di aver capito che
quel metodo non ti piacesse” Puck trascinò gli
stivali per terra poi si strinse nelle spalle,
“Però a te piaceva…” Santana si voltò poi prese la pergamena con le tasse e la
gettò nel fuoco,
“Consegnate il forziere che abbiamo
raccolto, quelle tasse assurde che mi sono inventata copriranno queste nuove.”Puck la guardava senza parole e
lei sentì di nuovo la rabbia salire,
“Devo farti un disegno?” Puck scosse la testa,
“No sceriffo, vado sceriffo…” Si interruppe e Santana lo guardò
interrogativo “Convoglio normale signore o quello asino di Troia?”,
“Cavallo di Troia! No, convoglio
normale, venti uomini”. Puck annuì ancora e poi si
allontanò.
Santana
lo sentì dare ordini agli uomini nel cortile, le sembrava
quasi di sentirlo il loro stupore.
Lo stesso stupore che provava lei,
cosa le era successo? Perché le mancavano così tanto
due occhi azzurri?
Brittany
osservò Rachel e Finn, tenevano le teste vicine, stavano
parlando sommessamente, ogni tanto poteva sentirli ridere. Vedeva le loro mani
intrecciate e stava male, perché lei desiderava ardentemente la stessa cosa e
non poteva averla. PerchéSantana
le mancava, era stata con loro solo tre giorni, eppure ne sentiva acutamente la
mancanza.
“Brittany?”
Si voltò verso Quinn che la guardava interrogativa,
“Cosa c’è che non va?” La ragazza non era abituata ai segreti, anzi non era
proprio capace a tenerli, ed era curioso che il più grande
segreto, quello sulla sua identità, fosse ancora in piedi.
“Nulla…”, Quinn
sbuffò,
“Brittany
ti conosco da quando siamo bambine, non sei capace di mentire neanche se ne
dipende la tua vita!” Brittany distolse lo sguardo da
lei, Caroline dormiva accoccolata tra le sue braccia,
teneva stretto un mantello rosso e lei vi affondò le
mani, sapeva a chi era appartenuto.
“E’ solo che…”,
“Sì…?” La incoraggiò Quinn ma la ragazza scosse la testa,
“Non ti piacerebbe sentirlo, forse
è meglio se non te lo dico…” Quinn sospirò poi le
prese la mano,
“Brittany,
facciamo che io parlo e tu ascolti?” Quando la giovane ebbe annuito la ragazza
continuò, “Vediamo… ha a che fare con la faccia che hai fatto quando SantanaLopez è piombata nella
mia camera?” Brittany sgranò gli
occhi sorpresa e Quinn sorrise, “Piccola,
sarai anche RobinHood ma
per me sei un libro aperto! Va bene allora… cosa è successo? Vuoi dirmelo tu
ora?” Brittany si morse un labbro,
“Non sei arrabbiata?”
“No che non lo sono!” Quinn corrugò la fronte perplessa, perché avrebbe dovuto
essere arrabbiata?
“Beh, allora, ecco… il fatto è che
da quando l’ho baciata non riesco più a pensare ad altro e ho tanta voglia di
rivederla!”
“Tu cosa?” Quinn
sgranò gli occhi, si era di sicuro persa un passaggio,
Brittany la fissò di nuovo impaurita,
“Hai detto che non eri arrabbiata!”
“Io credevo che ti stesse
simpatica, tu ti fai piacere chiunque! Non che ne
fossi…” Teneva la voce bassa per non svegliare Caroline,
ma la nota di panico nella sua voce era ben udibile. Brittany
arrossì ancora e lei terminò, “Innamorata…” Prese un profondo respiro, “Tu sei innamorata di lei!”. Brittany
alzò lo sguardo e sorrise, un sorriso dolce, che non lasciava il più piccolo
dubbio. “Oh no…” Sussurrò Quinn portandosi la mano
davanti agli occhi.
“Quinn
cosa posso fare?” La ragazza prese un profondo respiro
poi tornò a guardarla,
“Sei sicura Brittany?
Perché lei non è una bella persona…” La ragazza cambiò
espressione e Quinn la vide arrabbiarsi,
“Lo so che voi pensate tutti che sia cattiva, ma non lo è! Lei è gentile, se vuole, e dolce!”
Quinn non disse nulla,
sarebbe stato inutile.
“Va bene, ma lei cosa prova per
te?” Come le nubi in un temporale estivo la rabbia si dileguò dal volto della
giovane per lasciare il posto ad un rossore sospetto,
“Lei ha risposto al mio bacio…
eccome…” Quinn sentì il suo volto avvampare e dovette
ridacchiare imbarazzata,
“Ok…
però?” Chiese, sapeva che c’era un però, c’era sempre.
“Dopo mi ha detto che eravamo
nemiche e che lei mi avrebbe portato a Londra per farmi uccidere….” Vedendo la smorfia di Quinn
aggiunse rapida, “Però non credo lo pensasse davvero, secondo me era solo spaventata e…”.
Era possibile, forse SantanaLopez il più terribile
sceriffo d’Inghilterra aveva un cuore dopo tutto, però era più probabile che
fosse nata senza. Brittany si alzò sorridendo, tra le
braccia aveva sollevato senza difficoltà la sorella che le si
aggrappò al collo, ancora avvolta dal mantello,
“Già, lei ha solo paura!” Quinn si alzò a sua volta, spaventata dalla reazione della
giovane che si stava muovendo verso le capanne,
“Brittany!
Cosa vuoi fare?” La ragazza sorrise,
“Metto Caroline
a dormire.”
Note
Ah che capitolo! Sarà di passaggio
ma a me piace un sacco!
Santana non
sa più cosa pensare, persino i suoi più grandi piaceri, raccogliere tasse e
inseguire i ricercati, non la fanno più stare bene, è in seria crisi…
Brittany?
Beh lei ha Quinn, si sa a volte esporre un pensiero
lo rende chiaro… Cosa avrà in mente?
Santana
si svegliò di soprassalto, il cuore che batteva veloce, l’aveva
sognata di nuovo. Sbuffò cercando di calmarsi, Puck
si era offerto di rilassarla, ma lei lo aveva allontanato
in malo modo, non era lui che voleva dannazione! Si era
persino messa a cavalcare nei boschi da sola, cosa sperava? Di essere
assaltata? Come poteva credere che l’avrebbe voluta
ancora dopo quello che le aveva detto? Era una stupida ecco cos’era!
Un rumore alla sua finestra la fece
immobilizzare nel letto, niente, forse si era sbagliata, forse la sua mente le
giocava brutti scherzi, ma lei si era sempre fidata del suo istinto, e quello
le gridava che c’era qualcosa che non andava, scivolò
fuori dal letto e afferrò la sua spada, poi spalancò la finestra.
Non c’era nessuno. Guardò il
cortile notando le sentinelle che si muovevano su e giù per le mura,
sorvegliando il borgo addormentato. Forse si era sbagliata.
Richiuse la finestra rabbrividendo,
la camicia, l’unico indumento che teneva per la notte
le arrivava appena alla coscia e non la proteggeva dal freddo della notte. Si
voltò e sobbalzò alzando la spada.
“Ciao” Disse solo la figura di cui
scorgeva solo l’ombra. Abbassò la spada, il cuore che come sempre cercava di
sfuggirle,
“Cosa ci fai qui?!” Chiese parlando
sottovoce, la ragazza si mosse uscendo dall’ombra e il suo sorriso fu
illuminato dalla luce della luna,
“Perché
parli piano? Se vuoi catturarmi devi urlare…” Santana la guardò corrucciandosi e la ragazza rise piano
poi si fece più seria, “Sono qui perché mi manchi”. Il cuore di Santana non avrebbe retto ancora a lungo a simili balzi,
“Devi andartene subito…” Brittany fece un passo verso di lei che non si mosse,
“Dimmi di andare via, dimmi che non
vuoi che io resti qui con te.”Santana
si morse la lingua, oh lei non desiderava che la ragazza se ne
andasse, ogni singola cellula del suo corpo desiderava che restasse. Brittany sorrise facendo un ulteriore
passo verso di lei.
“Sei mancata anche a me…” Si sentì
dire Santana, anche se non era sicura di essere stata
proprio lei a dirlo. Brittany sorrise ancora ma lei
scosse la testa, “Ma non possiamo… perché io devo fare
il mio dovere e se facciamo… questo… allora io non potrò più darti la caccia…”.
“Se facciamo cosa?” Chiese Brittany alzando la mano e sfiorandole la guancia con i
polpastrelli, Santana sentì il suo volto piegarsi
alla ricerca di un contatto più sostanzioso,
“Brittany…”
Sospirò chiudendo gli occhi mentre la ragazza appoggiava dolcemente le labbra
sulla sua bocca.
“San… tu cerchi RobinHood, non Brittany S. Pierce” Santana non rispose
troppo occupata a impadronirsi delle sue labbra.
Rabbrividì, questa volta di piacere quando Brittany
le posò le mani sui fianchi coperti solo da quel sottile indumento. Mentre le mani della ragazza la accarezzavano piano Santana le infilò le mani tra i capelli, tirandola contro
di sé. Il loro bacio si fece più acceso e le mani di Brittany
più intraprendenti scesero a prendere il lembi della
camicia per poi tirarli verso l’alto. Santana si
separò a malincuore dalle sue labbra, mentre la ragazza le sfilava l’indumento
dalla testa per poi rimare immobile a guardarla, osservando il suo corpo nudo,
illuminato solo dalla luna.
“Sei la cosa più bella che io abbia mai visto…” Sussurrò, ora appariva timorosa,
molto diversa dalla ragazza sicura che era entrata nella sua camera, Santana arrossì poi le prese la mano portandola al suo
letto. La fece sedere iniziando ad aprirle la giubba verde e marrone che
portava. La ragazza sembrava ipnotizzata mentre osservava i legacci sciogliersi
uno dopo l’altro. Santana le posò un bacio sul naso e
la ragazza si riscosse a sufficienza per sorridere. Le tolse la giubba e poi si
dedicò alla camicia, la pelle bianca della ragazza contrastava con la sua
ambrata, anche alla luce della luna, Santana si
soffermò per un istante ad immaginare l’effetto alla luce del sole, poi le mani
di Brittany la distrassero. La ragazza sembrava
essersi ripresa, perché la afferrò e la fece cadere sotto di sé sul letto, per
poi con curiosità passarle una mano sul seno. Santana
trattenne il respiro inarcandosi appena a quel semplice contatto e Brittany si morse un labbro, per poi ripetere il movimento
con più sicurezza.
Santana
chiuse gli occhi godendosi il piacere che la ragazza le stava procurando, li
spalancò però quando alla mano di Brittany si
sostituì la sua lingua,
“Cosa…?” La ragazza alzò la testa
preoccupata,
“Non ti piace?” Santana
scosse la testa, oddio no, le era piaciuto, eccome se le era
piaciuto! Brittany sorrise e poi si piegò di nuovo su
di lei. Questa volta dalle labbra di Santana sfuggì un gemito.
La ragazza rise piano per poi
scendere lungo la sua pancia delicatamente, prima con le mani e poi con la
bocca, baciando e mordicchiando. Santana sentiva il piacere
crescere insieme all’aspettativa, mai aveva desiderato
tanto essere toccata.
Ma la
ragazza tornò a risalire raggiungendo la sua bocca, Santana
la accolse con foga, il piacere che ormai le offuscava la mente, spinse la
gamba nuda contro il corpo di Brittany che ansimò. Eppure incontrare il tessuto la infastidì così le sue mani
scesero tra i loro corpi lottando con i lacci dei pantaloni della ragazza.
“Toglili Brit!”
Sussurrò alla fine esasperata, la ragazza non si fece pregare e Santana la osservò mentre rimaneva nuda davanti a lei, era
meravigliosa, un corpo muscoloso e aggraziato che le fece girare la testa. La
attrasse a sé insinuando di nuovo un ginocchio tra le gambe della ragazza che
si trovò di nuovo a gemere. Erano su un fianco entrambe e Santana
le baciò il collo mentre ancora premeva contro di lei,
sentiva il cuore della ragazza battere veloce, veloce almeno quanto il suo.
Insinuò una mano tra i loro corpi soffermandosi sui seni, sentendo la ragazza
fremere. Poi scese ancora, sentì la ragazza trattenere il respiro mentre le sue
dita entravano delicatamente in lei. Si mosse lentamente, poi quando la ragazza
iniziò a premere il bacino contro la sua mano si sollevò salendo sopra di lei e
spingendo con più forza. Il respiro di Brittany si
alterò immediatamente, Santana osservava affascinata
il suo viso, i suoi occhi erano più scuri ora. Poi
sentì il suo corpo tendersi, la ragazza si inarcò
sotto di lei, la testa che si rovesciava indietro. Le depose un bacio sulla
gola mentre come era entrata, lentamente usciva da
lei. Passarono alcuni minuti prima che la ragazza
riuscisse ad aprire gli occhi,
“Non… non credevo fosse così
bello…” Disse, il respiro ancora affaticato, Santana
sgranò gli occhi sorpresa,
“Era la tua prima volta?” La
ragazza annuì e Santana arrossì,
“Mi dispiace…”
“Perché?”
Chiese Brittany avvolgendola tra le braccia, “E’
stato bellissimo” Aggiunse poi semplicemente, facendola arrossire ancora. Santana rimase in silenzio e la ragazza capì, “Non è la
prima volta per te?” Santana non la guardò mentre
rispondeva,
“No…”. Brittany
le sollevò il volto fissando gli occhi, ora di nuovo chiari,
nei suoi, poi la baciò delicatamente, le sfiorò le labbra con la lingua, come
se ancora le chiedesse il permesso di entrare. Santana
aprì la bocca e lei con calma la assaporò, mentre lo faceva le sue mani
trovarono ancora i suoi seni, Santana sentì
l’eccitazione che non si era ancora spenta crescere di nuovo in lei. Brittany la fece ruotare sotto di lei poi lasciò le sue
labbra scendendo sul suo corpo, questa volta però non si arrestò alla pancia,
scese tra le sue gambe e Santana arrossì un attimo prima di gemere. Il piacere di quel contatto che
non aveva mai provato cresceva ogni volta che la ragazza la sfiorava.
“Brit…”
Disse soltanto, la ragazza era entrata in lei con la lingua, il suo corpo si inarcò mentre un piacere che non aveva mai provato la
avvolgeva, sconvolgendo tutto ciò che sapeva sul sesso. Mentre
il piacere pian piano si acquietava Brittany risalì
lungo il suo corpo lasciandole qualche piccolo bacio.
“Ciao” Disse quando la raggiunse,
le scivolò sul fianco avvolgendola però tra gambe e braccia,
“Ciao…” Disse lei ancora con il
fiato corto, Brittany le depose un bacio sulle labbra
poi si tirò di nuovo indietro, le sue dita che giocherellavano tra i suoi
capelli.
“Era la prima volta…” Disse Santana poi sorrise osservando la confusione sul volto
della ragazza, “E’ la prima volta che provo questo…” Aggiunse e la ragazza si
strinse con un sorriso contro di lei.
Note
Oh oh… ve
l’avevo detto che sarebbe stata buonissima!! ;-)
Brittany
e Santana si sono rincontrate e hanno fatto le scintille!
Quelle buone però!
Questa volta ho interrotto come si
deve, niente ansia, solo tante coccole! (coccole si fa per dire! ;-))
Il mattino riporterà insieme alla
luce anche le paure? Una notte di passione cosa cambierà tra le due donne? I
ruoli sono sempre gli stessi, nulla è cambiato, oppure
sì?
“San…?” Santana
mugugnò qualcosa nel sonno, “San!” Aprì un occhio,
“Brit sto
dormendo…” Disse mentre richiudeva gli occhi sistemandosi meglio contro il
corpo caldo e nudo che stringeva,
“No, se no
non parleresti…” Santana non rispose tenendo gli
occhi ben chiusi,
“Saaaan…”
Disse ancora la ragazza scuotendola,
“Cosa c’è!” Chiese infine lei
aprendo gli occhi,
“Non voglio andare via mentre tu
dormi!” Santana si sentì immediatamente sveglia,
“Allora non andare via…” Sussurrò
sapendo che stava dicendo un sciocchezza.
“Lo sai che devo…” Si piegò su di
lei baciandola, “Vorrei fare l’amore con te appena sveglia e farti le coccole
fino a pranzo, ma…” Santana la strinse a sé,
“Ma quando
sorge il sole io sarò di nuovo lo sceriffo e tu…”
“RobinHood…” Santana non si mosse, si
sentiva passiva aggressiva, finché non la lasciava la ragazza non poteva
alzarsi. Brittany sospirò poi si piegò verso di lei
posandole un bacio sulla tempia e poi un altro sulla fronte, le sue mani le
accarezzarono il volto mentre la baciava ancora, questa volte
sulla bocca, Santana la strinse più forte catturando
le sue labbra. Quando si separarono avevano il respiro
corto. Brittany appoggiò la fronte contro la sua
mentre la ragazza scioglieva lentamente le braccia.
“Non voglio andarmene…” Sussurrò Brittany questa volta, ma Santana
la lasciò libera e la ragazza sospirando si alzò sfilandosi da sotto le
lenzuola.
Raccolse i suoi abiti infilandoli
in fretta. Poi si piegò di nuovo su di lei che la osservava senza dire una
parola, la baciò e lei le tirò il cappuccio sulla testa,
“Vai…” Fu sul punto di dirle di non
partire e addirittura di chiederle quando sarebbe tornata da lei, ma non lo
fece. La ragazza raggiunse la porta poi si voltò verso lei,
“Tornerò!” Poi sparì nell’ombra.
Lasciandola sola.
“Fai attenzione…” Sussurrò lei al
buio.
Si pentiva?
“Tirate!” Le frecce colpirono con
violenza i bersagli, quelle nuove balestre erano davvero potenti,
poco precise e lenta da ricaricare, ma se un dardo ti colpiva non c’era
corazza che ti poteva proteggere.
No non si pentiva. Le bastava
pensare a quei due occhi divenuti quasi blu, alla pelle morbida della ragazza
sotto le sue mani, alla sua bocca che la accarezzava per sentirsi fremere. Le
bastava pensare a quando le aveva detto che le mancava
a quando quella mattina le aveva sussurrato che non voleva andare via perché
sentisse un sorriso aprirsi sul suo volto e un calore espandersi nel petto.
Brittany
non indossava protezioni,
“Tirate!” Osservò
i soldati tirare il grilletto e l’effetto sui bersagli, avrebbe dovuto
dirle di indossare almeno una maglia di ferro. Si bloccò, ma che diavolo stava
facendo?
“Avanti quanto ci vuole per
ricaricare? Se siete così lenti tanto vale che le
lasciamo a casa le balestre!” I soldati cercarono di velocizzarsi, Santana contò i secondi, erano lenti… e non andava bene
giusto? Maledizione!
“Puck
continua tu, quando torno voglio vedere il tempo di ricarica diminuito, è
chiaro?” Il ragazzo annuì e lei se ne andò. Raggiunse in fretta il castello, non poteva andare in camera
sua era piena di ricordi, lei aveva bisogno di pensare, di riflettere.
Camminando si ritrovò nella piccola chiesa del castello, ecco un posto che non
aveva ricordi per lei, era vuoto e austero.
Si sedette su una delle panche,
perché si sentiva così? Non lo sapeva, non capiva, l’unica cosa che desiderava,
l’unica cosa di cui era sicura è che se Brittany fosse comparsa in quel preciso istante lei si
sarebbe gettata tra le sue braccia. Sorrise e rendendosene conto strinse i
pugni.
“Combattuta?” Santana
sobbalzò, credeva di essere sola, ma si era sbagliata,
poco lontano c’era una donna,
“Cosa?”
Chiese,
“Scusate, ma mi sembrate confusa e
combattuta… volete parlarne?” La donna venne avanti, era bella, capelli biondi,
alta, occhi… Santana si
fermò, erano occhi vuoti, ciechi.
“Chi siete voi? Non vi ho mai
vista…” La donna sorrise,
“Neanche io vi ho mai vista!” Il
tono era ironico e divertito, Santana rimase in silenzio insicura su cosa dire. “Scusate, lo so che la
mia cecità rende gli altri imbarazzati, soprattutto se io ci ironizzo…
Allora mi chiamo Holly e sono solo di passaggio.”
“Viaggiate?” La
donna sorrise mentre si sedeva accanto a lei, aveva un bastone ma si
muoveva con agilità e precisione malgrado la cecità,
“Sì, molto, non mi lego a nessun
posto… sono uno spirito libero!” Ridacchiò e Santana
percepì che c’era una certa amarezza in
quell’affermazione, in qualche modo si sentì meglio, come se quella donna le
fosse affine, anche lei nascondeva qualcosa, anche lei mentiva, forse perfino a
se stessa.
“Volete parlarne?” Le chiese la
donna e Santana rimase in silenzio a lungo poi disse,
“Sono combattuta sì…”
“Ebbene allora il mio istinto non
si è sbagliato!” La donna ridacchiò ancora, dava l’impressione di sapere più di
quello che diceva,
“Già… il fatto è che era tutto
semplice prima… il mio compito, la mia posizione, tutto era
chiaro e delineato, ora non lo è più…”
“Ed è un male?” La domanda la
sorprese, no, Brittany non era un male, era la cosa
più bella che le fosse capitata.
“Non lo so…” Disse però.
“Capisco… Forse dovresti
chiederti se vorresti tornare indietro, se il non sentirti più al tuo posto, il
non essere più sicura di quale sia il tuo futuro e la tua strada non valga
quello che ora hai. Insomma, chiediti se ne vale la pena, se questo tormento
che provi sia troppo rispetto ha quello che hai ottenuto.”Santanaascoltò in silenzio, voleva
tornare indietro? Avrebbe preferito urlare alle guardie invece che irrompere
nella camera di Lady Quinn? No.
“Grazie” Disse solo,
“Figurati è stato un piacere!” Si
alzò poi tornò a voltarsi verso di lei, “Sapete dirmi
dove posso trovare lo sceriffo? Devo pagare la tassa per il passaggio nella sua
giurisdizione…” Santana sorrise,
“Oh… credo che lo sceriffo abbia
abolito quella tassa… per questa settimana…”
La donna sembrò fissare lo sguardo
su di lei, poi rise,
“Ottimo allora, grazie”.
Note
Chi meglio di Holly
per chiarire le idee di Santana? All’inizio doveva
essere Schuester ma lui non era adeguato, non fa
nulla o quasi per la coppia nel telefilm quindi, scelta molto
più ovvia! Conoscendo la reticenza di Santana
ho dovuta fare una Holly
priva di vista, solo nell’anonimato più assoluto il duro sceriffo di Nottingham
avrebbe potuto esprimere un dubbio o della confusione…
Le paure sono quindi evaporate al Sole-Brittany! Santana sa cosa
vuole ora e non ha più intenzione di rinunciarci! Ma
gli ostacoli, non dimentichiamolo sono sempre lì e primo poi qualcuno dovrà
sbatterci contro…
“Dove
diavolo sei stata!” Quinn le venne incontro, Brittany sorrise, o forse non aveva ancora smesso di farlo.
Aveva camminato per ore per raggiungere Santana e ce ne erano volute altrettante per tornare indietro e nel mezzo
non si era propriamente riposata, eppure si sentiva piena di vita.
“Sorridi? Almeno abbi la decenza di
apparire dispiaciuta per lo spavento che ci hai procurato!” Brittany
si morse un labbro cercando di nascondere un nuovo
sorriso, non riusciva a smettere, quello che voleva in quel momento era girarsi
e tornare da lei. “Allora?”,
“Sono andata a Nottingham…” La
ragazza che probabilmente lo aveva sospettato incrociò le braccia,
“Da lei?” Brittany
annuì e dal volto di Quinn scomparve la rabbia,
sospirò scuotendo la testa,
“E dal tuo sorriso direi che è
andata bene…” Brittanysi illuminò
di nuovo, annuì felice e la ragazza si sedette su un tronco indicandole di fare
altrettanto, “Cosa pensi di fare ora?”,
“Cosa vuoi
dire?” Le chiese Brittany confusa,
“Brittany,
lei è uno sceriffo e il castello pullula di guardie, ammesso che lei provi quello che provi tu…”
“Mi ama!” Quinn
la guardò a lungo poi chiese,
“Te l’ha detto lei?”
“No… ma lo so!” La ragazza sospirò
ancora,
“Comunque
ogni volta che andrai da Santana rischierai di farti
catturare e metterai in pericolo anche lei…” Brittany
la guardò sgranando gli occhi, non ci aveva pensato, ma Quinn
aveva ragione, se la catturavano quando erano insieme anche lei sarebbe stata
giustiziata. “Se lei ti ama come dici, non ti
permetterà di rischiare la tua vita, saprà che è troppo pericoloso per te…” Brittany si alzò, era tormentata ora, arrabbiata anche, con
Quinn che le aveva detto quelle cose e con se stessa
perché non sapeva trovare una risposta alla ragazza.
“Brittany!”
Le urlò dietro Quinn mentre lei già correva nel
bosco.
Santana
osservò il sole tramontare, aveva detto che sarebbe
tornata, ma di sicuro non quella sera! Allora perché il suo cuore accelerava?
Sorrise, si poteva desiderare così tanto qualcosa?
“Sceriffo?” Puck
la guardava perplesso e lei si riconcentrò su quello che faceva,
“Sì sì,
fallo…” L’uomo annuì anche se poco convinto,
“Tutto bene?” La ragazza lo guardò
infastidita,
“Certo! Sparisci ora!” Puck si allontanò ubbidiente anche
se le lanciò ancora uno sguardo che lei ignorò.
Raggiunse con un sospiro la sua
camera cercando di sentire ancora il profumo di lei,
era assurdo tutto ciò, eppure chiuse gli occhi non riuscendo ad impedirselo.
“Sei arrivata finalmente!” Per poco
Santana non urlò, però sobbalzò e portò la mano alla
spada , poi la ragazza uscì dall’ombra, sul viso un
sorriso che avrebbe illuminato anche una notte senza luna.
“Brittany...”
“Sì, non dirmi che ti sei già
dimenticata di me…” Santana non la lasciò finire
perché in un attimo fu tra le sue braccia. La strinse a sé, il cuore che non
rallentava, come se lei fosse ancora presa dalla sorpresa. Brittany
la avvolse tra le sue braccia sospirando.
“Mi sei mancata” le disse allora,
il volto ancora nascosto nel suo collo.
“Anche tu San…”, sorridendo si
separò da lei,
“Aspetta… come hai fatto ad
entrare? Non è ancora buio e…” Brittany le appoggiò
la mano sulle labbra,
“Dopo, piccola…” I suoi grandi
occhi azzurri si fissarono nei suoi e Santana sentì
il suo respiro mozzarsi. Poi la bocca della ragazza fu sopra la sua e non ci fu
più pensiero logico nella sua mente. Finirono tra le lenzuola del suo letto già
libere dagli abiti che erano caduti a terra in pochi istanti.
Santana
lasciò le sue mani vagare lungo quel corpo che ancora non conosceva, ma che
desiderava esplorare a lungo. Brittany era a pancia in su, il respiro ancora affannato, come se avesse corso,
nell’osservarla Santana sorrise soddisfatta, le
piaceva che un lavoro fosse fatto bene!
“Credevo che il mio cuore non
reggesse…” Riuscì infine a dire la ragazza e Santana
rise tracciandole lenti cerchi sul ventre.
“Tu metti alla prova il mio cuore
ogni volta che mi guardi o sorridi, questa è solo una
piccola vendetta!” Brittany non rise alla battuta, ma
si voltò a guardarla, appoggiò la testa sulla mano e con l’altra le sfiorò il
viso dolcemente.
“Davvero?” Santana
arrossì poi si mise pancia in su guardando il soffitto
ed evitando quegli occhi che la facevano sentire così strana.
“Non mi hai detto come sei entrata…
e poi l’accampamento è lontano, non pensavo saresti tornata già questa sera…” Brittany rimase in silenzio per un po’, i loro corpi non si
toccavano ora,
“Sai la quercia nel giardino di Quinn? Mi ci arrampicavo anche da
bambina, è un gioco da ragazzi oltrepassare il muro passando da lì ed è in
ombra…”,
“Non devi dirmelo!” Si voltò a
guardarla scuotendo la testa arrabbiata per aver chiesto, era sicura che lei
non glielo avrebbe detto ed invece!
“Perché?” Santana guardò quegli occhi limpidi ed innocenti, come
poteva meritarsi una persona così?
“Perché
ora so che c’è una falla nel perimetro e da sceriffo dovrei fare qualcosa…” Lo
avrebbe fatto?
“Lo farai?” Le fece eco la voce di Brittany. Santana non rispose.
Alzò la mano, era troppo tempo che non sfiorava la ragazza, la appoggiò sul fianco di lei seguendo la curva del suo corpo. La sentì
rabbrividire e si accostò un po’ di più, poi appoggiò le labbra sulle sue. Si
separarono e Santana rimase ad osservare quegli occhi
così puri.
“Tornerò domani…” le disse la
giovane e Santana sorrise,
“Non farò tagliare la quercia…” Fu
il turno di Brittany di baciarla dolcemente.
Note
Malgrado
le parole di QuinnBrittany
è corsa da Santana e ha dimenticato tutte le
obiezioni poste dall’amica. Santana da parte sua ha
compreso come la sua relazione possa scontrarsi con il
suo dovere e ha messo da parte il secondo senza troppa difficoltà, almeno per
ora…
Le due ragazze sono in piena fase,
ce ne freghiamo del futuro, delle conseguenze e viviamo solo il momento, quanto
potrà durare?
Santana
passeggiava su e giù per il giardino, era tardi, il
sole se n’era andato già da un po’ eppure di Brittany
neppure l’ombra.
Era una settimana che ogni notte la
ragazza la raggiungeva, il giorno prima Santana aveva
dovuto obbligarla a dormire, le occhiaie che Brittany
presentava la preoccupavano. Sorrise al ricordo, non le era mai successo di
dividere il letto con qualcuno senza fare sesso. Eppure
aveva adorato avere il corpo addormentato di Brittany
accanto, semplicemente osservare il lento e regolare muoversi del suo petto,
aveva guardato il suo volto rilassato dal sonno, mentre delicatamente giocava
con i suoi capelli d’oro. Aveva dovuto svegliarla all’alba perché la ragazza se
ne andasse in tempo, quando l’oscurità era ancora una
copertura utile.
Un rumore la riportò al presente,
il suo sorriso si spense quando capì che non si trattava di Brittany.
Il suo cuore prese a battere furiosamente, doveva
esserle successo qualcosa.
“Cosa è
successo, dov’è lei?” La sua voce tremava e la ragazza guardò con occhi
spaventati il giovane,
“Sta bene…” Santana
guardò perplessa il volto severo di Finn,
“E allora
cosa ci fai tu qui?” Il suo tono era tornato, con sua somma soddisfazione,
tagliente.
“Senti Santana,
che tu fossi una stronza lo sapevo già, ma per un
attimo aveva creduto che tenessi davvero a Brittany!”
Santana spalancò gli occhi poi fece un passo avanti
puntando il dito contro il petto del gigante,
“Senti tu non ti permettere di
giudicare quello che…” Il ragazzo la bloccò subito,
“Io mi permetto eccome! Brittany si regge a mala pena in
piedi! Passa la notte da te e il resto della giornata a tornare al campo e poi
a ripartirci!”
“Dov’è?” Chiese solo Santana senza ascoltarlo,
“Quinn
gli ha dato una delle sue tisane, l’ha stesa, ora dorme, finalmente!” Santana iniziava davvero ad arrabbiarsi,
“L’ha drogata!”
“Cavolo sì! Mi stai ascoltando? Non
sta dormendo da una settimana!”
“Ha dormito ieri sera…”
“Quante ore? Tre, quattro? Poi
l’hai buttata fuori dal letto e lei si è fatta ore di
marcia nel bosco che pullula di tuoi uomini!” Santana
strinse i denti,
“Bene!”
“No, non va bene!”
“Sparisci! O chiamerò i miei
uomini!” Finn la guardò con rabbia scuotendo la testa,
“Non capisci, lo sapevo
che Brittany si sbaglia su di te, lei è troppo buona,
non la meriti neanche un po’! Non capisco perché debba essersi innamorata di
una carogna egoista come te!” Si voltò e risalì la quercia, la sua mole gli
impediva di essere silenzioso come Brittany,
ma fu rapido a sparire oltre il muro.
Santanaera rimasta senza parole, cosa molto strana per lei, aveva
detto innamorata? Brittany l’amava? Sorrise poi
scosse la testa confusa, aveva anche detto che lei non
la meritava, era vero, lo sapeva, eppure non riusciva a farne a meno, ormai aveva
bisogno di quella ragazza come aveva bisogno dell’aria.
La luce del sole la svegliò, Brittany si voltò nel
letto poi spalancò gli occhi. Il sole? Aveva dormito troppo? Santana non l’aveva svegliata? Si guardò attorno
confusa, Santana non c’era, e quella non era
la camera della ragazza al castello, era la sua capanna sugli alberi. Si alzò
decisa, ricordava di aver accettato una tisana di Quinn,
l’aveva bevuta in fretta, doveva sbrigarsi per raggiungere Santana
e ora era lì. Uscì, il sole era già alto, doveva sbrigarsi. Scese rapidamente
dall’albero salutando i bambini che incrociava,
“Quinn!”
Urlò vedendo la ragazza che stava raccogliendo delle erbe, la donna alzò la
testa, poi mise le mani sui fianchi,
“Brittany,
torna nella tua capanna a dormire!” La ragazza le
sorrise,
“No, è tardi, devo essermi
addormentata, ma se corro arrivo ancora in tempo!” Quinn
scosse la testa e Rachel le raggiunse,
“Oh… non lo sa?” Chiese mentre Quinn si mordeva un labbro,
“Brittany,
non hai dormito qualche minuto…” La ragazza osservò le due
amiche perplessa,
“Cosa stai
dicendo? Il sole è ancora alto e…”
“Hai dormito un giorno intero” Le
disse rapida Rachel guadagnandosi un’occhiataccia di Quinn e una alquanto stupita di Brittany.
“Quinn?”
chiese la ragazza osservandola e lei sospirò,
“Abbiamo dovuto,
non ti reggevi più in piedi…”
“Santana
non ti fa bene, per niente!” Brittany passò
dall’incomprensione alla rabbia,
“Rachel, tu non capisci! Tu hai Finn qui, io ho bisogno di vederla!”
“Io ho vissuto per anni al castello
mentre tu e Finn andavate a rischiare il collo! Non
dirmi che non capisco!” Quinn
passò lo sguardo da una all’altra rimanendo stupita quando per la prima volta
non vide Brittany tentare di appianare la discussione
ma al contrario rispondere,
“Evidentemente non lo ami quanto io
amo Santana!” Si voltò andandosene, le lacrime che
scorrevano sul suo volto. Rachel rimase a bocca aperta, poi guardò Quinn che si vide costretta a correre dietro alla giovane,
“Brittany
aspetta!”
“Mi hai fatto bere una delle tue
erbe Quinn, pensavo fossimo amiche!” Le ritorse
contro Brittany senza smettere di camminare,
“L’ho fatto per
il tuo bene… dovevi dormire e…”
“E ora Santana penserà che non sia andata da lei! Mi avrà
aspettato!”
“No, Finn è andato da lei…” Solo
allora Brittany si fermò bruscamente,
“Cosa gli ha detto?” Chiese, senza
tentare minimamente di cancellare o nascondere le lacrime sul suo viso,
“Gli ha detto che ti abbiamo
obbligato a dormire…” Brittany sembrò rilassarsi
leggermente e Quinn capì, era terrorizzata all’idea
di perdere Santana. La ragazza si voltò di nuovo e
iniziò a correre,
“Dove
vai?” Le urlò dietro Quinn ma Brittany
era già scomparsa tra i boschi.
Note
Quinn ha
preso in mano la situazione e Brittany si è fatta
ventiquattrore di sonno, ma non ha apprezzato il gesto. Finn invece,
pasticcione come sempre, nel tentativo di far prendere a Santana
coscienza delle difficoltà di Brittany ha solo messo
nella sua mente un concetto totalmente nuovo…
Buona lettura! Perché
è sempre una bella cosa da augurare!
Quattordicesimo capitolo: Amare
Santana
osservava il suo viso riflesso, amore, quel concetto a lei così estraneo.
Osservò come lo avrebbe fatto un osservatore esterno, il sorriso nascere sul suo
volto, il suo cuore accelerare, il suo stomaco contorcersi e solo perché lei
l’aveva udita, solo perché dall’ombra era sbucata la sua figura esile e forte
al contempo. Si voltò,
“Brit…”
Riuscì solo a dire mentre la ragazza si gettava tra le sue braccia,
“Mi hanno fatto
dormire, io volevo venire! Te lo giuro!” Santana
si scostò da lei vedendo gli occhi pieni di lacrime della
giovane, occhi che malgrado le ore di sonno erano ancora cerchiati.
“Ti amo…” Lo sussurro, quasi non fu
in grado di sentirlo lei stessa, ma la ragazza lo sentì.
Sul suo volto si aprì un ampio sorriso, la baciò togliendole il poco di respiro
che le era rimasto dopo aver pronunciato quelle due parole
così semplice e così pesanti.
“Lo so!” Disse la ragazza
baciandola ancora, Santana arrossì mentre sorrideva.
“Voglio stare sempre con te!” Le
disse ancora Brittany mentre le accarezzava il volto
sorridente, le guance leggermente arrossate dall’emozione,
“Anche io… ma…” Vide la perplessità
negli occhi di Brittany e la baciò rapida per poi
continuare, “Ma, loro… hanno ragione, non puoi andare avanti così… io non
voglio che ti succeda niente di male…” Brittany
sorrise,
“Non può succedermi niente di male,
farò attenzione e poi passo le notti con il mio peggior nemico, cosa può
esserci di più pericoloso?” Santana tentò un sorriso
ma non dovette essere molto convincente perché Brittany
la guardò perplessa, per poi dire in un sussurro,
“Non vuoi più che venga da te?” Santana scosse la testa violentemente,
“No, io ti voglio, sempre, accanto
a me… mi manchi così tanto per tutto il giorno!” Brittany sorrise ancora,
“Allora non c’è niente da dire!” Si
alzò tirandola in piedi, “Vieni… abbiamo una notte da recuperare…” Santana nel vedere i suoi occhi accarezzarla rabbrividì, il
suo corpo che già si tendeva nell’aspettativa. Si
dimenticò quello che voleva dirle, si dimenticò ogni cosa mentre si perdeva in
lei.
La luna rischiarava la stanza e Santana poteva vedere il corpo della ragazza addormentata
accanto a lei, avevano fatto l’amore come se non si fossero viste per mesi, con
bisogno e passione. Sorrise, sulla schiena poteva ancora sentire i segni di
quella passione. Doveva svegliarla, lasciarla andare via, eppure averla lì era troppo bello. L’aveva detto,
aveva detto ti amo, non pensava di esserne capace, non pensava di poter
neanche provare un simile sentimento, figurarsi confessarlo! Eppure
era successo, senza che lei lo avesse premeditato, era uscito e basta. Lei
l’amava! Rise piano mentre si accoccolava accanto alla giovane che nel sonno la
abbracciò attirandola a sé. L’avrebbe svegliata tra un attimo.
Mentre camminava nel bosco ancora buio Brittany rise, glielo
aveva detto, le aveva detto che l’amava! Fece un saltello per poi ridere
ancora. Santana l’amava, amava
lei!
Non importava nulla di quello che dicevanoQuinn e Rachel o persino
Finn, lei conosceva la ragazza aveva capito chi fosse nel momento in cui
l’aveva vista cantare a sua sorella, con gli occhi chiusi e la gioia sul volto.
Se ne era innamorata in quel attimo, anche se doveva
ammetterlo era rimasta molto colpita quando l’aveva vista entrare come un
uragano nella stanza di Quinn, ma non quanto in quel
singolo momento.
Raggiunse l’accampamento felice,
avrebbe fatto pace con Rachel e Quinn, non le piaceva
essere arrabbiata con le persone.
“Ciao!” Urlò ricevendo come sempre
l’accoglienza dei bambini che si gettarono su di lei felici.
“Ciao…” Brittany
alzò la testa sorridendo ad una titubante Quinn, si
liberò dalle braccia dei piccoli assalitori e andò ad abbracciarla, lasciando
la ragazza alquanto stupita,
“Dov’è Rachel?” Chiese poi
guardandosi attorno,
“Credo stia discutendo con Finn…”
“Perché?”
Non era esattamente una novità, i due si amavano, ma litigavano spesso.
“Finn vuole andare ad assaltare un
convoglio…” Brittany corrugò le sopraciglia.
“Da solo?”
“Beh tu non sei…” Brittany si mosse verso le capanne trovando effettivamente
i due immersi in una discussione accesa.
“Ciao…” Tentò, Rachel si voltò
verso di lei fulminandola,
“Oh sei arrivata!
E per quanto avremo il piacere della tua compagnia?
Credi di riuscire a fermarti per dieci minuti prima di
tornare da quella…” Si interruppe ma forse solo perché non riusciva a trovare
un aggettivo sufficientemente cattivo,
“Finn, Quinn
mi ha detto che vuoi andare senza di me” Brittany si
rivolse al ragazzo evitando Rachel che era chiaramente fuori di sé.
“C’è un convoglio, ricco, sarebbe
un ottimo bottino ed è da troppo che non raccogliamo più nulla…” Brittany provò una fitta di colpa, Rachel intervenne,
“Non ci andrà da solo! E’ troppo
pericoloso!”
“Rachel, posso farcela! E poi non sarò solo…”
“Certo! Ti porterai dietro dei
bambini!” Era chiaro che erano di nuovo finiti nella
discussione di prima,
“Vengo con te” Si sorprese a dire Brittany, Santana avrebbe capito… oh beh… l’avrebbe saputo dai
soldati del convoglio probabilmente.
“No, tu non sei in condizione di
fare nulla, guardati, tieni a mala pena gli occhi aperti!” Intervenne Quinn che era rimasta in disparte fino a quel momento, non
aveva tutti i torti, Brittany aveva sonno, ma
andiamo, avrebbe potuto attaccare un convoglio anche a
occhi chiusi!
“Hai detto un convoglio ricco? Non possiamo farcelo scappare, dormirò in un altro momento,
forza Finn, prepara le truppe!” Il gigante sorrise muovendosi, in un attimo i
ragazzi più grandi erano pronti. Erano dieci, sarebbero rimasti al sicuro sugli
alberi, fuori vista e soprattutto lontani dalla
portata delle spade. Solo lei e Finn entravano in contatto diretto con i
soldati, ma in genere a quel punto erano così spaventati e dispersi da non
offrire una reale minaccia.
“Sei sicura?” Le chiese Rachel, ora
appariva preoccupata per lei, Brittany le sorrise e
poi la abbracciò,
“Mi dispiace per quello che ti ho
detto ieri…” La ragazza annuì ma non si scusò a sua volta, Brittany
che la conosceva bene sorrise e poi andò a prendere una faretra e delle frecce
nuove.
Si andava a caccia d’oro!
Note
Santana l’ha
detto, forse l’ha solo sussurrato, ma non importa, perché Brittany
ha sentito e questo è tutto ciò che conta!
Ora però la vacanza dal lavoro è
finita, Brittany deve rimettersi all’opera…
Lo sappiamo tutti che la troppa sicurezza
è madre della negligenza no? Vedremo cosa succederà nel prossimo capitolo!
Oh… piccola postilla… avete visto
la scena tagliata con il coming out di Santana??? Mi ha tenuta impegnata
tutta la mattina! ;-)
Il vescovo sobbalzò dopo l’ennesimo
buco, le strade del regno erano davvero un colabrodo, ne avrebbe
riportate le condizioni disastrose al Principe in persona! Un grido di allarme lo sorprese,
“Cosa succede?”
Provò a chiedere tirando le tende della carrozza. Fu sbattuto all’indietro però
quando la carrozza si fermò bruscamente,
“Perché ci
fermiamo?” Tentò di nuovo, ma dall’esterno provenivano solo nitriti e grida.
Non era un uomo d’azione, ma non poteva definirsi un codardo, non avrebbe fatto strada nel mondo del Principe Giovanni se non
avesse avuto un certo sprezzo del pericolo. Aprì la porta della carrozza e ne
uscì. Davanti a lui c’era il caos, cavalli senza cavaliere e soldati a terra,
frecce piantate un po’ ovunque, c’erano persino alcuni
soldati che lottavano inutilmente con una rete che li teneva bloccati. Una
figura rapida attrasse la sua attenzione, stava
correndo nella foresta.
“E’ RobinHood, tornate nella carrozza signore!” Gli urlò un
soldato per poi venire colpito da una freccia che lo
fece cadere a terra per il forte impatto. Il vescovo aveva visto la figura di prima lanciare quella freccia mentre ancora correva. Per un
istante pensò di accettare il consiglio del soldato, ma qualcosa lo trattenne. Rimase
lì ad osservare la figura che con un’agilità sorprendente rotolava sotto i
cavalli evitando una spada, scagliò un'altra freccia e il soldato cadde a terra stordito. RobinHood allora, ormai liberato il convoglio dai difensori,
saltò sul carro che conteneva il denaro di due contee, un tesoro di grande valore.
Fu quello il momento in cui
successe. Un soldato doveva essersi rintanato dietro il carro perché sbucò dal
nulla e afferrò la figura. Robin fu rapido a
sottrarsi, ma forse i suoi riflessi erano stati lenti
perché il soldato ebbe il tempo di afferrare il cappuccio e tirarlo.
Il vescovo spalancò gli occhi,
mentre dal cappuccio usciva una chioma bionda. La donna, perché di una donna si
trattava, si voltò e lui la vide, la sua mente rapida analizzò ogni dettaglio
un istante prima che lei si voltasse spronando il
carro e fuggendo via.
Santana era preoccupata, Brittany
non era venuta, lei le aveva detto che l’amava, avevano fatto l’amore come mai
prima e poi lei non si presentava… forse Lady Quinn
era riuscita a stenderla di nuovo, era sicura che quella donna sapesse essere
diabolica e Brittany era così lontana dalla malizia
che probabilmente ci era cascata. Forse era un bene, in fondo era quello che
aveva cercato di dirle, di non venire da lei ogni notte, di riposarsi…
Un fracasso di carri e uomini attirò la sua attenzione, si affacciò alla finestra notando
la grande agitazione. Ricordando i suoi doveri si mosse per raggiungerne la
fonte.
“L’ho visto! Anzi vista!” Santana
sopraggiunse mentre un uomo in tonaca rossa sbraitava qualcosa a Puck, che nel vederla fu chiaramente sollevato,
“Ecco lo sceriffo, Vescovo, potete parlarne con lei.” L’uomo si voltò verso di lei,
“Sceriffo, siamo stati attaccati da
RobinHood!” Santana non
sorrise, perché non era proprio il caso, ma tirò un sospiro
di sollievo, allora Brittany era al lavoro, ecco perché non era venuta,
non perché si era spaventata per il suo ti amo!
“E’ una donna!” Sbatté gli occhi perplessa tornando a guardare il prelato,
“Cosa?”
“L’ho visto con i miei occhi! RobinHood si è distratto e un
soldato le ha tirato giù il cappuccio, ed era una
donna!” Santana sentì il cuore rimbalzare, un soldato le era arrivato così
vicino? Tanto vicino da afferrarla!
“Non potreste esservi confuso…”
Iniziò ma l’uomo scosse la testa poi estrasse una pergamena,
“L’ho disegnata, sono bravo in queste
cose!” Santana si ritrovò a guardare il volto di Brittany, era perfetto,
persino il suo particolare taglio degli occhi era
stato riprodotto al meglio.
L’uomo batté l’indice sulla
pergamena,
“Questo è il volto del noto bandito
RobinHood!”.
“Ti hanno visto!” Brittany si
mordicchiò un labbro, mentre Finn la guardava spaventato, “Ti è arrivato così
vicino da afferrarti! Brittany poteva ucciderti! Se ti avesse afferrato con più forza saresti finita a terra!” la ragazza continuò a
rimanere in silenzio, non lo aveva visto, era stata distratta…
“Brittany!” Era chiaro che Finn voleva una reazione da lei,
“Beh… abbiamo il carro e le
monete…” Il ragazzo abbassò le braccia scuotendo la testa,
“Non capisci? Non puoi andare
avanti così, eri troppo stanca per farlo e io ti ci ho
tirato!” Si mosse avanti e indietro nella radura, i ragazzi li guardavano
preoccupati, in tutti quegli anni non li avevano mai visti discutere.
“Devi fare una scelta Brittany, o
noi” e indicò se stesso e i ragazzi “o lei” Brittany lo guardò
a boccaaperta, non era possibile che
lui le chiedesse una cosa simile,
“Finn…” Tentò ma lui scosse la
testa,
“Non permetterò che tu ti faccia
uccidere, non sotto i miei occhi!” Si allontanò da lei
“Finn, lei mi ama!” Il ragazzo si
fermò davanti a lei,
“Dio Brittany, non fare l’idiota!”
Brittany lo osservò mentre lui già si pentiva di quelle parole, ma le aveva
dette,
“Idiota? Grazie Finn, credo che andrò da chi mi considera meglio che un idiota!”
“Aspetta io…” Tentò di dirle il
giovane mentre lei si allontanava in fretta nella foresta.
Santana osservava il ritratto di
Brittany, Nottighamne era
piena ormai, e presto lo sarebbero state anche le contee vicine, il segreto che
aveva protetto Brittany fino a quel momento ora non esisteva più. RobinHood non era più un
fantasma ora aveva un volto e un volto di ragazza, i soldati non avrebbero più tremato davanti a lei.
Era appoggiata al tronco
dell’albero e sentì la mano di Brittany sfiorarla prima ancora che la ragazza
toccasse terra.
“Cos’è?” Chiese la giovane e
Santana le tese la pergamena ora erano nella sua stanza e la tenue luce della
candela le permise di vedere la sorpresa sul volto di Brittany, “L’assalto di
ieri… ti hanno visto…” Disse mentre la ragazza si mordeva il labbro,
“Sì… speravo non così bene…”,
“E’ colpa mia…” Alle
sue parola Brittany lasciò la pergamena e si voltò scuotendo la testa,
“Sì, Brittany, Finn aveva cercato di dirmelo, eri troppo stanca, distratta, ti
sei fatta prendere, avrebbe potuto farti del male… io non riesco a immaginare…”
iniziò a piangere senza riuscire a smettere, le sembrava che tutta la tensione
accumulata le fosse piombata addosso in quel momento. Brittany la strinse tra
le braccia mentre lei singhiozzava senza ritegno.
“No, no, non è colpa tua, certo che
no… può succedere, mi ha sorpreso, ma non succederà più…” Santana strinse con
forza quel corpo che amava, poi si separò da lei, sapeva che non ce l’avrebbe fatta se la toccava, le sarebbe stato
impossibile dire quello che stava per dire.
“Brittany, è finita…” La ragazza fece
un passo verso di lei ma Santana si ritrasse guardandola mentre, perplessa e
spaventata, abbassava le braccia.
“Cosa vuoi
dire?”
“Noi, questo, è
stato bello, ma è finita.” Era stata chiara, anche se aveva voltato lo sguardo,
incapace di guardarla negli occhi.
“Perché?” Chiese la giovane con un
filo di voce,
“Perché è
male per te!”
“No, non è vero…” Tentò la ragazza
facendo ancora un passo verso di lei, solo allora Santana vide il graffio che
doveva averle procurato il soldato, strinse i denti
trattenendo le parole e allontanando ancora una volta le sue braccia.
“Brittany, è la scelta più giusta, RobinHood non è più scisso da
te, siete una sola persona, e io do la caccia a questo volto ora!” Alzò la
pergamena permettendo a Brittany di guardarsi ancora una volta. “E’ stato un
sogno e ora siamo di nuovo sveglie, vai via Brittany”
Le disse, poi però fu lei ad andarsene dalla stanza, non sarebbe riuscita a
resistere un solo secondo ancora. Corse via piangendo si sarebbe
rimangiata ogni singola parola, ma ora sapeva, sapeva perché lei odiava
l’amore. Perché se solo lei l’avesse amata anche solo un po’ di meno allora non
l’avrebbe lasciata, le avrebbe permesso di rischiare la sua vita pur di averla accanto. Non le avrebbe spezzato
il cuore spezzando nel contempo il proprio.
Note
L’amore, Santana ha appena scoperto
che provarlo implica anche sofferenza e rinuncia.
Brittany ha commesso un errore che
poteva costarle la vita e che ha fatto aprire gli occhi a Santana. Ora tutti
sanno chi è RobinHood.
Si arrenderanno le due ragazze?
Santana sembra aver preso la sua decisione. E
Brittany?
Non era più venuta, quando era
tornata nella stanza Brittany non c’era e la sera dopo non era più tornata,
erano passati sei giorni e poi aveva di nuovo sentito parlare di lei, aveva
assaltato un convoglio. Sembrava che malgrado le sue
immagini fossero ovunque non si fosse tirata indietro, i soldati avevano
raccontato che RobinHood
aveva agito con la solita scaltrezza e rapidità. Santana si era sbagliata, la
temevano ancora, forse perché in fondo non credevano possibile che la saetta
incappucciata potesse avere quel volto angelico. Da quel momento gli attacchi
erano tornati regolari, in più i soldati che percorrevano la foresta
rischiavano di farsi assaltare in continuazione, a loro dire era solo RobinHood ad attaccarli, ma
Santana era sicura che con la ragazza ci fosse Finn.
Non cambiava nulla, la ragazza era
tornata a fare quello che doveva e si era dimenticata di lei.
“Sceriffo, è arrivato un corriere”
Ad un suo cenno di assento il soldato fece entrare un
uomo piuttosto impolverato che le tese una pergamena,
“Direttamente dal generale Sylvester signore” Santana fece una smorfia mentre rompeva
il sigillo di ceralacca, se la Sylvester si scomodava
a mandare un corriere allora non doveva essere nulla di simpatico, almeno non
per lei.
Lesse e la sua agitazione si rivelò
fondata, il generale Sylvestersarebbe
arrivato entro una settimana, per risolvere personalmente il problema RobinHood. Sarebbe arrivata in tempo per assistere al Grande Torneo della contea.
Brittany posò l’arco afferrando al
volo la piccola che le era corsa incontro e che urlava il suo nome,
“Calma sorellina!” La posò a terra
e raggiunse Quinn e Rachel che si scambiarono
uno sguardo,
“Ciao ragazze…” Disse solo lei poi
si sedette prendendo la ciotola di cibo che le porgeva Quinn,
Finn arrivò qualche minuto dopo dalle capanne, Brittany era
andata a caccia di soldati da sola, cosa che faceva sovente ultimamente.
“Brittany, dobbiamo parlare…” La
ragazza alzò lo sguardo su di loro indifferente,
“C’è un altro convoglio?” Chiese,
la sua voce apatica non sfuggì ai tre che si lanciarono sguardi preoccupati, Quinn si fece forza e le prese le mani,
“Brittany, cosa è successo?” La
ragazza si strinse nelle spalle,
“Non so di cosa parli…”
“Andiamo! Non sei più te stessa da quando non vedi più lo sceriffo!” Intervenne
veemente Rachel guadagnandosi un’occhiataccia da Quinn,
Brittany infatti si alzò,
“Vado a dormire, ho sonno” Si
allontanò, ma Quinn la seguì fermandola,
“Brittany, ti prego dimmi cosa è
successo, perché abbiamo bisogno di capire per aiutarti!” Brittany la guardò
con gli occhi spenti, che ultimamente avevano sostituito la sua luce.
“Avete già detto come la pensate,
non ho voglia di sentirlo ancora…” Quinn le afferrò
il polso bloccandola di nuovo,
“Brittany! Sono io, a me hai sempre
raccontato tutto!” La ragazza la guardò a lungo poi parlò,
“Ha detto che era finita, che ora
che tutti conoscevano il mio volto non potevamo più stare insieme, che lei mi
doveva dare la caccia.” La sua voce si spense, era
stata monotona per tutto il tempo e Quinn si rese
conto per l’ennesima volta di come la ragazza fosse sofferente.
“Sei sicura? E’ quello che ti ha
detto? Tutto qui?”
Vide la ragazza piegare la testa il
dolore che galleggiava nei suoi occhi al ricordo,
“Mi ha detto di andare via, mi ha
detto che stare insieme era male per me, che era stato un sogno e che era
finito” Quinn si morse un labbro, non sapeva cosa
fare, non voleva darle false speranze, e non era neanche sicura di volere che
tornasse da Santana, ma se era come pensava allora la
ragazza la amava davvero.
“Aveva il tuo ritratto?” La ragazza
annuì il vuoto nei suoi occhi ora era stato colmato
dal dolore, lo stesso dolore che Quinn vi aveva letto
quando era tornata al campo in lacrime solo qualche settimana prima, aveva
singhiozzato per ore e solo grazie al suo infuso era riuscita a farla dormire,
ma quando si era svegliata non era più Brittany, solo un automa che aveva
ignorato ogni loro tentativo di comunicare.
“E ha visto il graffio che ti aveva
fatto il soldato?” Brittany strinse gli occhi,
“Non lo so…”
“Brittany, ti ricordi cosa ti ho
detto la prima volta che mi hai parlato del fatto che fossi innamorata di
Santana?” La ragazza sbatté le palpebre confusa allora
Quinn chiuse gli occhi sospirò e lo disse,
“Ti ama Brittany, lo ha fatto per
te, non capisci? E’ come ti avevo detto, ha capito che stare con lei sarebbe
stato troppo rischioso per te, sei quasi morta quel giorno ed è successo perché
tu eri stanca e disattenta.”
“Vuoi dire che…” Iniziò la ragazza,
Quinn sospirò leggeva in quei
occhi chiari con la facilità con cui leggeva un libro e ora vi vide la speranza
“Devo rivederla!” Brittany era già in piedi quando Quinn
la fermò,
“Brittany! Sai che domani c’è il
Torneo, il generale Sylvester risiede nel mio castello,
vuoi davvero infilarti lì?” La ragazza si morse un
labbro, poi sorrise e Quinn non riuscì a fare a meno
di godersi quello spettacolo che aveva reputato così scontato, fino a quando la
ragazza aveva smesso di farlo.
“Parteciperò al Torneo!” Quinnscosse la testa incredula, cosa
aveva fatto! Ora Brittany si sarebbe fatta catturare e tutto per colpa
della sua maledetta lingua.
“Aspetta, hanno la tua immagine
ora, non puoi più farlo!”
“Sì che posso, ci andrò travestita!
Nessuno mi riconoscerà, ti ricordi da piccole? Lo
abbiamo già fatto!” Era vero, Brittany aveva partecipato al Torneo della contea
sotto un falso nome, con un travestimento, perché non erano
ammesse le ragazze. Ma allora non era la più ricercata della contea, era solo
una bambina di dieci anni, se l’avessero presa sarebbe
stata sgridata, non impiccata!
“Voglio farlo, ho bisogno di
vederla ancora una volta, devo sapere…” Ora non c’era eccitazione nella sua
voce, le stava chiedendo il permesso e Quinn che solo
qualche settimana prima glielo avrebbe categoricamente impedito questa volta
non si sentì di negarglielo.
“Questo castello è davvero privo
dei confort a cui siamo abituati a Londra!” Disse SirKurt facendo una smorfia nel guardarsi attorno,
Santana non disse nulla, non sopportava quel damerino e gli avrebbe
di sicuro detto due paroline sull’assurdo abito che indossava, ma quell’uomo
era un nobile, e influente, inutile inimicarselo.
“Non ho bisogno di confort io!
Faccio regolari e frequenti bagni nel ghiaccio, tempra il corpo e lo spirito!”
Il generale Sylvester lanciò un’occhiata di disgusto
verso il nobile che represse un brivido facendo sorridere Santana, “Allora
Lopez, sono qui da un mucchio di ore e non ho ancora
sentito nulla che valesse la pena di essere udito! Parlatemi del compito per cui vi ho mandato qui!”
La ragazza si voltò a guardarla cercando di
impedire al suo viso di esprimere la tensione per quell’interrogatorio,
“Il bandito RobinHood…”
“So di chi ti ho chiesto! Dimmi
perché non me l’hai ancora portato perché io lo posso impiccare davanti al
Principe Giovanni!”
“E’ abile, non è caduto nella
trappola che gli ho teso…” Il cavallo di Troia, Brittany le aveva detto che quel giorno era stata troppo impegnata a dar da
mangiare alla capretta di sua sorella, aveva tentato di invogliarla con ogni
cosa, persino con le monete d’oro, ma quella si era rifiutata di mangiare. “Ma
abbiamo il suo volto, ora sarà più facile catturarlo” Estrasse la pergamena che
teneva arrotolata nella giubba e la passò alla donna che la
stese osservando accigliata il volto di Brittany,
“E questo
sarebbe il volto di RobinHood?
A me sembra una donna…”
“Lo è generale…” Disse Santana,
vide la donna accigliarsi ancora poi annuire,
“Lo dovevo immaginare, era troppo
scaltra per essere un uomo! La sua scelta dei bersaglio
troppo precisa e la sua perfidia troppo acuta!” Santana quasi si strozzò con il
vino nel sentire quella descrizione di Brittany, precisa scelta dei bersagli?
La ragazza andava totalmente a caso! Perfidia? Non ce n’era un briciolo in
Brittany!
“Su, su, è solo vino! Io bevo aceto
a pranzo e a cena, mi ricorda sempre che la vita è aspra e acida!” Santana annuì ringraziando SirKurt che leggermente schifato le aveva passato un
fazzoletto.
“Domani c’è il Torneo, poi vedremo
come catturare questo RobinHood!”
Accartocciò la pergamena gettandola nel fuoco. Santana non si scompose mentre
osservava il fuoco arricciare l’immagine della donna che amava.
Note
Ospiti in casa di Santana e
decisione nel campo di Brittany, ovviamente la miscela di queste due cose sarà
alquanto instabile e potenzialmente esplosiva!
Le trombe suonarono mentre il
generale Sylvester faceva il suo ingresso trionfale,
al suo fianco Santana indossava la sua giubba più elegante, il mantello rosso
che le ricadeva morbido sulle spalle.
Si sedettero sul palco d’onore dove
già le attendeva SirKurt,
visibilmente eccitato, il nobile amava quel genere di intrattenimento.
Le competizioni erano
tre, lotta corpo a corpo, tenzone con la spada e poi il tiro con l’arco.
Ognuna di queste categorie avrebbe incoronato un vincitore alla fine della
giornata. Santana guardò Puck che le fece un cenno di
saluto, avrebbe partecipato alla lotta con la spada.
“Il vostro secondo si batte con la
spada?” Chiese la Sylvester,
“Sì signore” La donna annuì,
“Parteciperei anche io, ma non mi
sembra corretto umiliare tutti quei poveri sfigati!”
Santana non commentò, non era sicura di poter affermare che la donna non
avrebbe effettivamente potuto vincere!
Le gare iniziarono
nei tre settori del campo, Santana guardòPuck
vincere il suo primo incontro poi come la maggior parte del pubblico fu
attratta dai boati provenienti dal tiro con l’arco. Persino la Sylvester si voltò verso quel lato del campo.
Brittany sorrise
mentre la sua terza freccia andava a spaccare la seconda che un attimo prima
aveva spaccato la prima. Tre centri perfetti. Il pubblico la applaudiva
entusiasta mentre i suoi avversari la guardavano con invidia. O meglio non
guardavano lei, ma colui che lei impersonava. Rachel
alla fine si era lasciata convincere da Quinn e
insieme le avevano cambiato l’aspetto. Ora aveva i
capelli neri, grazie ad un estratto di corteccia, la pelle un
tempo bianca ora era ambrata quasi quanto quella di Santana e poi dettaglio da
non sottovalutare portava sul volto una folta barba nera. Sorrise
al pubblico mentre i suoi occhi andavano inevitabilmente verso il palco d’onore.
Quando aveva visto Santana entrare il suo cuore aveva
accelerato, era bellissima, anche se non sorrideva e camminava rigida guardando
fissa di fronte a lei. Era talmente distratta che non aveva quasi fatto caso
alla donna che le camminava affianco e che aveva attratto l’attenzione di tutti, il temibile generaleSylvester.
Non appena le era stato assegnato
un arco e delle frecce aveva sorriso, sapeva cosa
fare, avrebbe attirato la sua attenzione.
Santana guardò perplessa l’uomo che
aveva compiuto quei tiri impressionanti, si muoveva in maniera… si bloccò. Non
poteva essere! Era… il suo pensiero si bloccò di nuovo mentre lei si tendeva
sulla sedia verso quella direzione.
“Sembrate aver visto un fantasma!
Io una volta ne ho visto uno, credo sia fuggito dallo
spavento!” Santana cercò di ricomposi,
“Deve essere il caldo…” La Sylvester le lanciò un’occhiata infastidita, non era mai
saggio dimostrarsi deboli di fronte a lei, ma Santana doveva allontanarsi e
subito. Raggiunse la tenda che conteneva le spade per il torneo e vi entrò, era
deserta. Prese dei profondi respiri cercando di calmarsi,
cercando di dirsi che doveva essersi sbagliata, perché quella non poteva essere
Brittany.
Brittany aveva passato il turno,
ora toccava agli altri, notò che Santana si stava
allontanando dal palco e la seguì. Quando entrò nella tenda la trovò appoggiata
a delle casse che si premeva con forza la mano sul
petto.
Si voltò spaventata nell’udire
qualcuno entrare nella tenda. La sua bocca si spalancò, due occhi azzurri la
stavano fissando, nessun trucco avrebbe mai potuto
mimetizzare quello sguardo.
“Brit…”
Si lasciò sfuggire e la ragazza annuì, “Cosa fai qui?”
Riuscì poi a dire, Brittany la guardava seria Santana registrò che non le aveva
ancora sorriso,
“Sono qui per te” Disse
semplicemente,
“Brittany! Se ti
riconoscono…”
“Dovevo sapere” La interruppe la
ragazza e Santana si sentì inchiodata dai suoi occhi,
“Cosa?” Chiese anche se lo sapeva già
e il suo cuore batteva veloce,
“Mi ami?” Santana rimase immobile poi abbassò lo sguardo, “San…?” Chiese
ancora la giovane. Santana che aveva vissuto quelle
settimane desiderando di poterla vedere ancora, solo vedere, non la guardò.
“No” Disse. Sentì la tenda aprirsi
e quando alzò gli occhi Brittany non c’era più.
“Va meglio ora?” Le chiese SirKurt guardandola, “Sembrate
pallida…” Santana annuì,
“Stò
bene, non è nulla… come sta andando il Torneo?” Il giovane si
illuminò e iniziò a spiegargli nel dettaglio gli ultimi scontri. Santana
finse di ascoltare, mentre tutta la sua attenzione era focalizzata su un punto
del campo dove un giovane arciere che aveva eseguito tre centri perfetti stava
attendendo con pazienza che fosse di nuovo il suo turno.
Quel no le bruciava l’anima.
Scagliò la freccia senza guardare, capendo di aver colpito l’obbiettivo
nel sentire il boato del pubblico, l’ennesimo centro perfetto, ma a lei non
importava, avrebbe vinto per poterle dimostrare che lei non aveva paura, lei
poteva stare davanti al generale in persona e ricevere da lei il primo premio!
Il suo avversario mirò a lungo poi
la sua freccia raggiunse l’obbiettivo, il ragazzo
esultò mentre i bersagli venivano ancora allontanati. Brittany lanciò appena
uno sguardo al bersaglio, poi estrasse una freccia e rapida la spedì nel
centro.
“Quel ragazzo sa davvero il fatto
suo!” Esclamò la Sylvester, il campo di tiro era
stato posizionato davanti al palco per le fasi finali
e Brittany era così vicina che Santana quasi tremava dalla paura che il
generale capisse chi avesse davanti. Santana pregò che sbagliasse, se avesse
vinto sarebbe arrivata lì, avrebbe ritirato il premio
dalle mani della donna! Il centro fu perfetto mentre il ragazzo sbagliò di
poco, ma fu sufficiente, il Torneo aveva il suo primo campione.
Santana osservò Brittany che si
avvicinava, non distoglieva gli occhi da lei e vi si leggeva la sfida.
SirKurt si alzò per tendergli la mano mentre la Sylvester prendeva il sacco contenente la vincita in oro,
“Il vostro nome giovanotto?” Chiese
la Sylvester, Brittany si indicò
la gola e poi si strinse nelle spalle,
“Oh!” Fece SirKurt, “Siete muto…” Poi il
suo sguardo si fece curioso, “Vi tingete i capelli?” Chiese e Santana sentì il
suo mondo incrinarsi. La Sylvester si allungò rapida
stappando dal volto della giovane la barba finta.
“Tu! Guardie!” Urlò la donna mentre
Brittany sgranava gli occhi guardando Santana.
Note
Ecco fatto, Kurt
ha usato le sue super capacità e ha smascherato Brittany.
Brittany voleva una risposta e l’ha
avuta, Santana ha tenuto duro sperando di allontanarla dalla Sylvester ma ancora una volta è stato tutto inutile.
Era successo. Santana osservò la
scena che si svolgeva ai suoi piedi come se fosse rallentata, sentì nelle sue
orecchie risuonare il richiamo del generale, vide SirKurt allontanarsi con paura, ma l’unica cosa che la
colpì fu il terrore che lesse negli occhi di Brittany, che si erano rivolti
subito a lei in una muta richiesta di aiuto. Senza
neanche rendersene conto Santana aveva già estratto la spada.
“Corri!” Urlò alla ragazza che si
alzò in piedi, chiaramente ancora frastornata. “Corri Brittany! Vattene!” Un
soldato le fu addosso e Santana lo affrontò con la spada parando con maestria e
disarmandolo, poi visto che Brittany non sembrava in
grado di muoversi la afferrò per un braccio tirandola.
La loro fortuna era stata la
sorpresa, l’urlo della Sylvester aveva sorpreso tutti
e SirKurtera stato così maldestro nella sua fuga da urtare la donna
facendola cadere dal palco.
Brittany si era ripresa a
sufficienza per correre accanto a lei. Non sarebbero andate
lontano, i soldati erano ovunque e stavano convergendo verso di loro
velocemente.
“Vai!” Disse alla
ragazza poi si voltò per affrontarli,
“No, non senza di te!” Santana la
afferrò fissando gli occhi nei suoi,
“Tutte e due non è
possibile! Vai ho detto!” La ragazza scosse la testa,
“No, io ti amo!” Le disse, era la
prima volta che lo diceva davvero, la prima volta, Santana sorrise,
“Anche io
ti amo… vai via ti prego!” La spinse via mentre il primo soldato le arrivava
addosso. Era uno dei suoi uomini e si fece disarmare in maniera così evidente
da essere quasi ridicola, ma molti dei soldati erano uomini venuti con la Sylvester, ben presto Santana non riuscì più a trattenerli,
incrociò la spada con Puck che la trattenne,
“E’ lontana, arrenditi o ti
uccideranno!” Santana lo spinse via continuando a lottare, non voleva finire al
patibolo, preferiva morire lì, con nella mente
l’immagine di Brittany che le diceva che l’amava. Puck
le fu di nuovo addosso, questa volta sfruttò la sua notevole massa muscolare e
la sua altezza, senza badare alla sua spada, ben consapevole che lei non
avrebbe potuto fargli del male la colpì alla testa. Per Santana ci fu solo più
il buio.
Brittany rimase immobile
sull’albero, ascoltando i soldati passare sotto di lei. Quando furono lontani
alzò la testa, da lì poteva osservare il castello, la credevano lontana, ma lei
non si sarebbe mossa da quell’albero prima di sapere
che Santana stava bene.
Stupida, era stata una stupida! Perché aveva avuto quell’idea? Perché?
Ora Santana era in guai seri, forse era… si fermò, no,
non poteva essere. Si era battuta come un leone, l’aveva guardata mentre
respingeva i soldati per darle il tempo di fuggire, lei, che si era rifugiata
sul tetto della chiesa, padre Schu era un alleato da tempo ormai e spesso li aveva nascosti, aveva visto Puck colpirla alla testa e poi prenderla in braccio
allontanando gli altri soldati. Non poteva averla uccisa!
Ora però probabilmente era nelle
segrete del castello, le aveva esplorate una volta da
piccola, insieme a Quinn e Rachel, erano umide e
buie.
La testa le facevamale. Quello il suo primo pensiero
il secondo fu che il suo letto era insolitamente freddo e duro. Poi
Santana aprì gli occhi e si scontrò con la realtà.
Quanta gente aveva sbattuto in una
cella? Era quasi ironico che ora ci fosse finita lei. E
quella lo doveva ammettere era una bella cella, Lady Quinn
non le usava, era chiaro, così erano diventate più fredde, inospitali e umide
che mai.
Alla parete c’erano delle catene
arrugginite, ma lei doveva essere stata considerata sufficientemente innocua da
non dover essere incatenata e lo era, la solida parete
di sbarre era più che sufficiente a tenerla lì. Una fievole luce, l’unica, proveniva dal corridoio che dava alle celle che erano tutto
vuote, questo poteva voler dire che Brittany non era stata catturata.
“Soldato!” Provò cercando di dare
un certo tono di comando alla sua voce, un scalpiccio
di stivali le fece capire che effettivamente c’era qualcuno di guardia. L’uomo
che si presentò davanti a lei era un giovane che lei stessa aveva preso nelle
guardie.
“Thomas!
Apri subito questa cella e fammi uscire!” Il ragazzo arrossì abbassando gli
occhi,
“Non posso sceriffo…”
“Certo che puoi anzi devi, è un
ordine!”
“Il generale Sylvester
ha ordinato di non aprire la vostra cella…” Il giovane continuava a tenere la
testa bassa e Santana sospirò,
“Capisco… senti almeno dimmi se ci
sono altri prigionieri” Il ragazzo alzò lo sguardo poi scosse la testa,
“No, solo voi sceriffo, RobinHood è sparito nella
foresta.” Santana sorrise e vide lo sguardo perplesso
del soldato,
“Thomas,
la Sylvester ha detto di non aprire, ma non di
disobbedirmi vero?” Chiese lei e il giovane annuì anche se con poca
convinzione, “Allora chiamami Puck” Il giovane sorrise, si era aspettato chissà che cosa, quello
lo poteva fare, scattò sull’attenti e si allontanò rapidamente.
Santana andò a sedersi sulla
stretta panca di legno, unico arredo della sua nuova camera, la testa le
pulsava dal dolore, ma aveva bisogno di agire, sapeva che non aveva molto tempo
e soprattutto molti modi per sfuggire a quella situazione.
Non passarono molti
minuti prima che si fecero udire di nuovo i passi pesanti di un soldato,
si alzò in piedi reprimendo una smorfia di dolore,
“Fa male?” Le chiese Puck che doveva aver capito,
“Sì, brutto bestione, potevi
colpire un po’ più piano!” Le ritorse lei facendolo sogghignare,
“Già così tu ti facevi uccidere!”
Santana gli rivolse uno sguardo ironico,
“Perché credi che uscirò viva da
questa cella… o meglio rimarrò viva a lungo dopo averla lasciata?” Puck fece una smorfia stringendosi nelle spalle,
“Meglio domani che oggi…”,
“Grazie…” Le disse lei ottenendo un
sorriso dal ragazzo, “Senti, non è che riesci a tirarmi fuori?” Il sorriso
scomparì dalla faccia del suo secondo,
“La Sylvester
era furiosa… ha rotto un bel po’ di cose, ha persino inveito contro SirKurt per averla fatta cadere
dal palco…” ridacchiò al ricordo, “Quello è stato uno
spettacolo! Comunque ha capito che ti ho stordito solo
per proteggerti, ha messo un numero di guardie sue lungo tutti i corridoi, non
riuscirei a farti fare più di qualche passo anche se tutti i nostri uomini
facessero finta di non vederti…” Santana annuì, se lo era aspettato
effettivamente.
“Senti Santana,
così ti è preso? Perché l’hai coperta?” Santana
guardò il ragazzo dall’altra parte delle sbarre chiedendosi cosa poteva dirgli,
“Non potevo lasciare che la
prendessero…”
“Perché?”
Chiese lui insistente,
“Perché… è importante… per me…” Il
ragazzo sgranò gli occhi, facendo un passo indietro,
“Vuoi dire che…”
“Voglio dire che la volevo
catturare io!” Puck la guardò a lungo poi annuì,
“Certo, capisco…” Erano bravi loro due a mentire a loro stessi, quello forse li aveva
fatti diventare amici, malgrado tutto. “Devo andare ora, tra poco ci sarà il
cambio di guardie… Senti la Sylvester vorrà
interrogarti e… preparati ok?” Le disse poi le
sorrise, “Vedrai che te la caverai!”
“Ma certo!” Santana gli sorrise e lui se ne andò lasciandola sola di nuovo.
Note
Ah che meraviglia, il cuore ha trionfato
sulla mente! E Santana ora si trova in gattabuia! Che
ci vogliamo fare, può dire quello che vuole, ma quando ha visto Brittany senza
vie di uscita lei ne ha creata una, anche a discapito
della propria vita…
I guai quindi sono tutto meno che
finiti, la Sylvester esigerà delle risposte e la
verità forse non sarà l’arma migliore di Santana…
Scusate il ritardo! Stamattina sveglia all'alba e non ce l'ho proprio
fatta a postare!
Buona lettura!
Diciannovesimo
capitolo: L’interrogatorio
“Lopez…
il mio migliore elemento…” La donna era seduta sulla sua
poltrona, le mani sui braccioli, gli occhi fissi su di lei, “Mi
hai tradito e deluso”. Santana tenne la testa alta guardandola,
per la prima volta non era intimorita nel trovarsela di fronte,
voleva solo farla finita in fretta.
“Dimmi,
cosa è successo?” Era calma, sorprendentemente calma,
troppo calma.
“Ambizione
signora.” La donna sbatté le palpebre, bene era riuscita
a sorprenderla cosa non semplice,
“Come?”
Le chiese e Santana sorrise,
“Sono
stata una carogna, una senza cuore, ho lottato e ucciso solo per
l’ambizione, solo per ottenere un posto in alto nella
piramide.” Già la piramide del potere. “Ho preso
questo incarico come tutti gli altri, di petto, pronta ad ottenere
una vittoria totale, come voi mi avevate insegnato.” Ma era
cambiato tutto, Brittany aveva cambiato tutto il suo mondo.
Erano
sole nella sala, Santana aveva le mani legate ed era consapevole
delle guardie che aspettavano all’esterno, ma non aveva
intenzione di tentare alcunché, non che si fosse arresa, ma
aveva accettato che sarebbe stato difficile fuggire.
La
Sylvester la guardava in silenzio aspettando che continuasse e lei lo
fece,
“Ho
tradito, avete ragione, nel momento stesso in cui i miei occhi hanno
incontrato quelli della ragazza che chiamate Robin Hood. Perché
da quel momento il mio cuore non è più stato vostro, o
del Principe, non è stato più nemmeno mio, è
stato suo.” La donna non si era mossa di un millimetro, aveva
aspettato la sua confessione senza battere ciglio ed ora non disse
nulla, così Santana concluse,
“L’ho
allontanata da me per proteggerla, ma lei è venuta al Torneo,
non potevo permettere che voi la impiccaste.” La Sylvester
intuendo che aveva finito si alzò dandole la schiena e
raggiungendo la finestra. Rimase in silenzio a lungo tanto a lungo
che Santana per un attimo pensò che fosse commossa da quella
storia, ma quando la donna parlò cancellò quell’esile
dubbio,
“Alla
gogna, sarete un’esca perfetta”
“No!”
Tentò di protestare lei ma la donna aveva già chiamato
le guardie.
Brittany
non si era mossa dall’albero, il via vai di soldati si era
arrestato qualche ora prima, ma lei non aveva intenzione di muoversi,
avrebbe aspettato il buio e poi si sarebbe intrufolata nel borgo. Un
rumore la fece voltare, Finn comparve e la raggiunse,
“Che
diavolo è successo?” Il ragazzo era rimasto al limitare
della foresta in sua attesa, ma anche se aveva intuito che qualcosa
era andato male non aveva capito cosa.
“Mi
hanno scoperto…”
“E
come sei riuscita a fuggire?”
“Santana…”
Sussurrò lei, il senso di colpa che la sommergeva ancora,
“Lo
sceriffo? Lei ti ha smascherato?” Brittany lo guardò
incredula, come poteva ancora pensare che Santana potesse farle una
cosa simile?
“Santana
si è messa tra me e loro e li ha trattenuti dicendomi di
fuggire!” Lui sgranò gli occhi poi fece una smorfia,
“Questo
non me lo sarei aspettato…”
“Certo,
perché tu non hai capito niente di lei!” Gli disse
Brittany, stanca di quel tipo di osservazioni, Finn annuì
ammettendo che la ragazza aveva ragione,
“Va
bene, mi sono sbagliato nei suoi confronti… cosa le è
successo?” Brittany si morse un labbro,
“E’
stata colpita da Puck, il suo secondo… l’ha colpita alla
testa e poi l’ha portata via di peso, non so altro” Finn
annuì ancora,
“Cosa
vuoi fare?” Chiese poi sorprendendola, anche se era tipico di
Finn essere pronto ad ammettere di aver sbagliato e poi tentare di
fare ammenda.
“Pensavo
di attendere il buio e poi andare a prenderla…” Il
ragazzo scosse la testa,
“No,
è impossibile tirarla fuori dal castello, possiamo forse
essere bravi ad entrare nella cinta muraria, ma a parte il fatto che
ora ci sono almeno il triplo di guardie, Santana si troverà
nelle segrete, e lì non riusciremo ad entrare… o meglio
ad uscire.” Brittany lo guardò disperata, sapeva che era
lui ad aver ragione, ma lei doveva fare qualcosa!
“Senti
Brittany la prima cosa che dobbiamo fare è ottenere
informazioni…” La ragazza lo ascoltò in silenzio
mentre il giovane le diceva quello che avrebbero fatto.
Santana
provò a girarsi sulla panca alla ricerca di una posizione più
comoda, sbuffò quando il mantello rosso le cadde da dosso
finendo a terra. Lo riprese e si avvolse nel tessuto quando un rumore
di chiavistelli la fece sobbalzare, era già arrivato il
mattino? Si alzò in piedi, pronta a lottare, non avrebbe
permesso loro di usarla come esca!
Le sue
mani si abbassarono mentre insieme al chiarore della torcia arrivava
una figura per niente minacciosa.
“Non
ho bisogno di un prete!” Affermò acida nel riconoscere
padre Schuester, l’uomo le sorrise,
“Non
sempre sappiamo di cosa abbiamo bisogno… pensate che questa
notte due occhi azzurri hanno pensato che voi potevate avere bisogno
di me.” L’uomo aveva gli occhi azzurri, ma non era dei
suoi che parlava. Santana sentì il cuore accelerare, poi nel
notare il soldato che reggeva la torcia si riprese a sufficienza per
dire,
“Forse
avete ragione…”
“Lo
sapevo! Volete lasciarci soli giovanotto?” Il soldato rimase un
attimo perplesso poi si strinse nelle spalle, gli passò la
torcia e si allontanò. Santana fu subito contro le sbarre,
“Come
sta?” L’uomo sospirò,
“Non
molto bene… è venuta da me per avere informazioni, ma
io non ne avevo di molto buone…”
“Ditele
che non deve fare nulla per me!” L’uomo la guardò
perplesso e lei si agitò, “Non capite? Domani mattina
sarò messa alla gogna, sarò un esca!” L’uomo
annuì capendo finalmente,
“E’
già mattina…” Santana si passò la mano sul
volto,
“Non
ha importanza cosa mi faranno, ditele di non venire, la Sylvester è
famosa per le sue trappole, non riuscirà a uscirne viva!”
il prete sospirò,
“Non
le piacerà, se non fosse stato per Finn sarebbe venuta a
prendervi questa notte…” Santana sorrise poi scosse la
testa,
“No,
non deve, diteglielo, ditele che preferisco morire che vederla tra le
mani della Sylvester!”
“Va
bene…”
“Dovete
fare in modo che vi ascolti!” Un rumore di numerosi passi li
fece sobbalzare, Santana si allontanò dalle sbarre e il prete
si voltò interrogativo verso le numerose guardie che
sopraggiunsero. Santana digrignò i denti, alzando le mani.
I soldati
entrarono con circospezione, ma lei si avventò sul primo
colpendolo al collo e facendo cadere a terra il secondo con un colpo
dietro al ginocchio. Gli uomini però erano troppi e presto
riuscirono a bloccarla. Le legarono le mani e i piedi e poi la
sollevarono di peso trasportandola all’esterno.
“Giuratelo!”
Riuscì a dire, guardando il prete che con gli occhi sgranati
annuì,
“Avete
la mia parola…”.
Note
Santana
ha detto tutta la verità alla Sylvester e ha ottenuto come
premio la gogna! Padre Scheuster si è rivelato un alleato di
Robin Hood, ma riuscirà a convincere Brittany a tenersi
lontana?
“Una tigre, meglio una pantera,
quegli occhi, vi giuro che quando mi ha guardato con quegli occhi neri ho
tremato!” Il prete sollevò un boccale di idromele bevendo
un lungo sorso. Brittany andava su e giù per la stanza, mentre Finn era seduto
al tavolo dell’uomo. Avevano ascoltato un resoconto preciso dell’incontro tra
il prete e Santana e non ne era uscito nulla di buono.
Brittany conosceva
quegli occhi, sapevano riempirsi di così tanta dolcezza! Quando Santana la guardava lei avrebbe potuto affogare in
quegli occhi, perdersi completamente.
“Era sicura?” L’uomo guardò Finn
confuso e lui si spiegò, “Che fosse una trappola?” Il prete annuì deciso,
“Assolutamente, ho saputo dai
soldati che ha avuto un colloquio con il generale ieri
sera e che da allora non era più per niente collaborativa…”,
“Allora dobbiamo stare lontano” a
quelle parole Brittany si bloccò voltandosi verso i due uomini,
“No!”
“Brittany… lei lo voleva, te l’ho
detto, preferisce morire che…”
“Lei non morirà!” Lo interruppe
Brittany, “Noi la salveremo!” Guardò Finn e si corresse, “Io la salverò!” Il
ragazzo si alzò,
“Brittany, sono con te, ti seguirò
se crederai, ma pensaci bene, se è una trappola non otterremo altro che farci
uccidere, noi e lei.”.
Santana tese il collo e fece una
smorfia quando sentì il legno ferirla. La gogna, era una parte naturale del
paesaggio di ogni città del regno, a volte ce n’era
persino più di una. Quante volte vi aveva visto
qualcuno sottoposto, niente acqua ne cibo, sotto il sole o la pioggia, per
giorni. Sorrise amaramente, forse aveva disprezzato troppo in fretta le qualità
della cella nelle segrete del castello.
Era alla gogna da qualche ora
almeno a giudicare dal sole che si muoveva lentamente nel cielo, eppure nessuno
era ancora venuto a lanciarle qualche insulto. Perché lei sapeva che sarebbe
successo, era una parte imprescindibile della gogna, il popolo riversava sui condannati tutta la sua rabbia. E
lei, oh, li aveva tartassati per bene con le tasse, non succedeva spesso, anzi
lei non pensava fosse mai successo, che uno sceriffo fosse condannato a quel
trattamento, il popolo avrebbe adorato vendicarsi!
Un gruppo di contadini le passò
accanto, Santana riconobbe almeno uno di loro, gli aveva detto che se non pagava e subito gli avrebbe appiccato il fuoco al tetto di
paglia. Lo guardò passare, nulla, neanche uno sguardo arrabbiato o soddisfatto.
Perplessa voltò gli occhi verso la chiesa, il prete era seduto sotto un alberello,
stava leggendo un breviario, non si era mosso da
quando lei era stata legata all’attrezzo di legno. Che
fosse lui a tenere a bada la popolazione? Ruotò la testa dall’altro lato anche
se le provocò una nuova fitta di dolore al collo, non riusciva a vedere i
soldati, ma se la trappola l’avesse preparata lei
allora se ne stavano ben nascosti le balestre pronte ad essere tese.
Passò il mezzogiorno e lei iniziò a
sentire i morsi della sete, sapeva che all’inizio era peggio, poi sarebbe passato e a quel punto avrebbe dovuto iniziare a
preoccuparsi. Un rumore alle sue spalle la fece irrigidire, era la pattuglia
che attraversava la città come ogni giorno. Sentì intimare l’alt e si rilassò,
conosceva quella voce.
“Heilà
come te la passi?” Chiese l’uomo mentre fingeva di controllare le chiusure
della gogna,
“Sto cercando di migliorare la mia
abbronzatura visto che ci sono…” Le rispose lei
tenendo il tono basso come il suo,
“Cosa ne
dici di un goccetto?” Chiese l’uomo poi si abbassò e
coprendosi con il corpo la aiutò a bere dalla sua fiaschetta. Santana chiuse gli occhi mai l’acqua le era sembrata così buona.
“Grazie…” Sussurrò mentre il
ragazzo si alzava e dava un colpetto alla gogna,
“Tutto a posto!” Annunciò verso la
pattuglia, che essendo alle sue spalle Santana non poteva vedere. Puck si allontanò e riprese il giro, quando le passarono
davanti Santana notò gli sguardi dei soldati, erano tutti uomini suoi, Puck sapeva essere intelligente se voleva.
Quando vide di nuovo sorgere il
sole Santana non sentiva più buona parte del corpo, il
collo ormai non lo muoveva, nella paura di ferirsi ulteriormente, lo stesso
valeva per i polsi. La sua schiena era a pezzi e così le gambe, ed erano
passate solo ventiquattrore! Per non parlare della fame e
della sete. Se Puck era riuscito di nuovo a
portarle da bere poco prima del tramonto di cibo non
ne aveva visto.
Alzò appena gli occhi, che le
bruciavano, per guardare padre Schuester che parlava
con un gruppo di uomini della cittadina. Quando quelli
si allontanarono lui le gettò un occhiata e lei tentò
di sorridergli, sapeva a chi avrebbe riferito, sentì le labbra spaccarsi e se
ne pentì subito.
Puck
passò a mezzogiorno e dovette tenerle la testa per farla bere, lei non riuscì
nemmeno a capire cosa le dicesse. Il sole non le era mai
sembrato così inclemente, eppure era solo un pallido sole autunnale, ne era
sicura, era sicura che fosse autunno…
Il mattino dopo si ritrovò bagnata
e accolse con gioia quelle gocce che arrivavano dal cielo. Ormai non sentiva
più fame, se per quello non sentiva nemmeno più il suo corpo, solo quando
tentava di muoversi allora un dolore al collo o ai polsi la bloccava.
Il quarto giorno non si svegliò,
almeno fino a quando Puck non venne a scuoterla
terrorizzato, le parlò ma lei non capiva le sue parole, quando la liberò le
lacerò le ferite non ancora chiuse al collo facendola gemere, con delicatezza
la prese in braccio e poi le depose un bacio sulla fronte. Santana si sentiva
troppo confusa per capire cosa stava succedendo, un
attimo prima che la sua mente si chiudesse ancora sentì che il ragazzo la
passava ad altre braccia altrettanto forti.
Teneva gli occhi chiusi, ma sentì
delle labbra dolci posarsi sulle sue, sorrise mentre sveniva, il suo ultimo
pensiero cosciente fu che ora poteva morire.
Note
Brutta bestia la gogna… Santana
l’ha sperimentata, ma ora sembra sia successo qualcosa… di chi sono le braccia
tra le quali è finita? Perché è stata liberata? La Sylvester ha deciso di porre fine alla sua tortura?
Brittany dov’è?
Il terreno si muoveva sotto di lei,
vomitò, stupendosi di avere qualcosa in corpo da poter vomitare. Chiuse gli
occhi svenendo ancora.
Forse non era il terreno a
muoversi, ma lei… era su una sella, cercò di alzare la testa, ma il dolore al
collo e alla schiena la immobilizzarono,
“Non ti muovere… bevi questo…” Non
riconobbe la voce, le appariva distorta, si trovò ad osservare una bevanda
chiara, sembrava una tisana, senza discutere tentò di bere, le sue labbra la
tradirono, ma qualcosa andò a finire nel suo stomaco, provocandole una
piacevole sensazione di calore, la sua testa cadde in avanti mentre lei si
addormentava.
“Cosa le hai lasciato fare?” La
voce era stridula, Santana aveva gli occhi troppo pesanti per aprirli, ma capì
che si trovava tra le braccia di qualcuno.
“Sa quello che fa…” La voce rombò
nella sua testa,
“E l’hai portata qui?!” Il corpo
che la reggeva si mosse e poi la posò, Santana ebbe il tempo di dispiacersene,
quel corpo era caldo e confortante, poi le fu avvicinata alla bocca una tazza e
lei bevve, li occhi ancora chiusi, pochi istanti ed era di nuovo nel mondo dei
sogni.
Qualcosa le solleticò il volto,
aprì gli occhi sentendosi lucida per la prima volta ed osservò un volto
sorridente,
“Ciao!” Le disse i due occhi
azzurri che brillavano, per un attimo Santana credette che fosse Brittany, ma fu solo un attimo,
“Caroline…” La sua voce era roca e
le fu doloroso pronunciare anche quel solo nome, tentò di alzarsi, ma il suo
corpo le indicò con una fitta dolorosa che non era il caso.
Ricordava di essere stata messa
alla gogna, e quello spiegava il dolore e i polsi fasciati, ma come era
arrivata lì?
Un rumore fece voltare la bambina
verso la porta della capanna, quando si voltò aveva sul viso un’espressione
colpevole,
“Quinn ci ha ordinato di lasciarti
dormire!” Rapida sgattaiolò fuori, lasciando Santana piena di domande. Pochi
istanti e la porta si aprì di nuovo Santana sentì una punta di ansia quando
riconobbe Lady Quinn, dov’era Brittany? Perché non
era lì con lei?
“Oh sei sveglia?” La ragazza sfuggì
il suo sguardo e Santana sentì l’ansia crescere,
“Cosa è successo?” Riuscì a
chiedere ma fu presa da un accesso di tosse, la nobile le si avvicinò
rapidamente passandole una ciotola ancora fumante che Santana guardò con
sospetto,
“Non è l’infuso per dormire… ma
lenirà il dolore alla gola…” Decise di fidarsi e bevve quel liquido, che in
effetti la fece subito sentire meglio. “Eri ridotta niente male quando sei
arrivata…”
Nel vedere lo sguardo interrogativo
di Santana, sospirò, “Finn ti ha portato qui due
giorni fa, per farti fare il viaggio ha dovuto legarti alla sella… abbiamo
dovuto tenerti addormentata, mentre il tuo corpo si riabituava al cibo…”
Santana la interruppe,
“Quanto tempo sono stata alla
gogna?”
“Quattro giorni… eri sul punto di
morire e la Sylvester non sembrava voler demordere… almeno è quello che ci ha
detto Finn…” Tutte quelle parole le confermavano che
la ragazza le stava nascondendo qualcosa,
“Dov’è Brittany?”
Lady Quinn si alzò per recuperare la ciotola dalle sue mani, poi si voltò,
quando si girò aveva delle bende tra le mani,
“Ti dispiace se diamo un occhiata
ai tuoi polsi?”
“Quinn!” Disse solo lei, ormai nel
panico,
“Lei… si è consegnata in cambio
della tua liberazione.”
“No…” Fu tutto quello che riuscì a
dire Santana, quando sentì le lacrime scivolargli lungo le guance scoprì che
dopo tutto non aveva perso tutti i liquidi. Poi fu presa dall’ira, “Perché
glielo avete permesso?! Non dovevate lasciarglielo fare! Il prete aveva
giurato!” Si alzò, ignorando la protesta del suo corpo,
“Santana, calmati!” Cercò di dirle
Quinn ma lei la ignorò muovendosi verso la porta,
“Dov’è Finn?
Lo ucciderò con le mie stesse mani!” La rabbia cieca la fece arrivare fino alla
porta e spalancarla, la foresta si stendeva davanti a lei, la sua mente la
riportò all’istante alla prima volta in cui l’aveva vista, le aveva teso la
mano sorridente, l’aveva portata a terra senza lasciarla un attimo. Si accasciò
su sé stessa sommersa da un dolore non fisico. Quinn la sorresse riportandola
all’interno e coricandola,
“Santana, non abbiamo intenzione di
abbandonarla!” La nobile la fissò negli occhi e lei riuscì a riemergere dal
pozzo in cui stava precipitando,
“E’ viva?”
“Sì, la Sylvester la porterà a
Londra, ha fatto lo scambio perché tu saresti morta senza offrire loro una
possibilità di salvarti, invece lei sarà spostata, per tutto il tragitto il
convoglio sarà vulnerabile.”
Santana lasciò che quelle parole
scivolassero dentro di lei, poteva salvarla. Tese i polsi a Quinn che sorrise
annuendo.
“Caroline ti ha svegliato giusto in
tempo, presto il pranzo sarà pronto…” Santana sorrise appena a quelle parole
poi guardò Quinn che le stava fasciando con attenzione i polsi,
“Mi dispiace per… per tutto…” La
ragazza la guardò, aveva dei begli occhi verdi, penetranti ed intelligenti,
“Accetto le scuse se ti riferisci
al tuo comportamento da stronza, o al fatto che hai inventato quelle tasse
assurde, oppure a quando hai detto che mi avresti fatto impiccare…” Santana
sorrise, non immaginava che la ragazza potesse essere un suo spirito affine,
“Ma di sicuro non ti scuso per esserti innamorata di Brittany”
Santana arrossì poi tentò di balbettare qualche scusa, Quinn scosse la testa,
“Non ti posso perdonare perché non
c’è nulla da perdonare… malgrado tutto quello che è successo e che potrebbe
succedere, io non ho mai visto Brittany più felice”
Santana si bloccò confusa,
“Io non volevo che le succedesse
niente… io…”
“L’ami?” Le chiese la donna
facendola arrossire molto più violentemente, Quinn scoppiò a ridere,
“Oddio Santana, sei quasi morta per
proteggerla, credi davvero che non l’abbia capito?”
“Ecco… io… immagino di sì…” Ammise
alla fine per poi alzare gli occhi fieramente. Quinn sorrise ancora poi legò la
benda e prese un barattolo con un unguento,
“Questo è per il tuo collo…”
Santana le permise docile che le spalmasse sulle ferite quella pomata
biancastra poi chiese,
“Quando?” Non ebbe bisogno di dire
altro perché la donna tornò a guardarla seria,
“Finn
tornerà tra poco e saprà i dettagli, padre Schu tiene
le orecchie ben aperte, in realtà tutto il borgo le tiene aperte…” Sorrise,
“Loro hanno apprezzato molto quello che hai fatto per Robin Hood… Credo che Schu abbia raccontato quello che è successo nelle segrete
del castello!”
“Alla faccia del segreto
professionale!” Santana fece una smorfia e Quinn sorrise,
“Non ricordi nulla della tua
liberazione?” Santana scosse la testa, poi però aggrottò la fronte,
“Puck… è stato Puck a liberarmi…
poi un bacio…” Quinn annuì,
“Finn ci
ha detto che Puck è stato molto dolce…” Santana scosse di nuovo la testa,
“Lui mi ha baciato sulla fronte, ma
il bacio a cui mi riferisco era…” Si interruppe arrossendo per l’ennesima
volta, quello non era stato un bacio di Puck, quelle labbra lei non le avrebbe
confuse con quelle di nessun altro…
“Brittany!”
Quinn rise, “Ecco perché Finn è arrossito raccontando
quel punto!” Caroline spuntò dalla porta con un sorriso monello, quella vista
provocò un tuffo al cuore di Santana era così simile alla sorella!
“Si mangia!” disse la piccola
saltellando nella capanna, “Vieni Santana dormigliona?”
“Caroline!” La riprese Quinn ma
Santana le porse la mano,
“Aiutami ad alzarmi e ti faccio
vedere chi è la dormigliona!” La bambina rise mentre afferrava la sua mano e la
tirava con forza. Santana dovette stringere i denti ma riuscì a rimettersi in
piedi ancora una volta. Quinn le fu subito accanto e la aiutò a raggiungere la
porta, Caroline la aprì per loro e poi le saltellò davanti percorrendo il ponte
sospeso fino a terra. Santana ringraziò il cielo, non sarebbe mai riuscita a
scendere da un albero!
Arrivare in fondo fu comunque una
sfida e sospirò di sollievo quando si poté sedere. Rachel
era poco lontana, le lanciò un occhiata poi si avvicinò,
“Ti sei svegliata…”,
“Così sembrerebbe!” Si guardarono e
la ragazza incrociò le braccia,
“Comunque continui a non piacermi!”
Le disse la donna e Santana sorrise,
“E’ reciproco tappetta!” La ragazza
sgranò gli occhi a quell’epiteto ma Quinn intervenne,
“Bene, ci siamo chiarite, ora direi
che possiamo mangiare!”
I bambini avevano già attaccato i
loro piatti con voracità e Santana si ritrovò ancora una volta in
quell’ambiente giocoso e famigliare, c’era però una differenza abissale, almeno
per lei, Brittany.
“Vedrai che la tireremo fuori dai
guai…” Le disse Quinn, Santana si rese conto che si era bloccata a metà gesto,
una lacrima le scivolava lenta sulla guancia, i suoi pensieri dovevano essere
chiari a tutti. Lei non era così emotiva di solito, sapeva nascondere quello che
provava, dovevano essere i postumi della sua esperienza alla gogna a renderla
così fragile.
Le urla di gioia dei bambini la
distrassero dalle sue riflessioni, Finn spuntò dal
bosco, sul volto un sorriso tirato, era chiaro che era stanco e provato. Era
giunto il momento di sapere quali sarebbero state le loro mosse.
Note
Abbiamo avuto un po’ di risposte,
Santana è al sicuro nel covo di Robin Hood insieme a Quinn e Rachel, mentre Brittany si è
consegnata alla Sylvester. La situazione si è capovolta, ora tocca a Santana e
compagnia liberare Brittany, ma sarà così facile come
sembrano pensare? La Sylvester non è forse un avversario temibile, soprattutto
ora che ha in mano la sua preda?
Scusatemi, ma ieri sono stata stesa da Ferragosto e non sono proprio
riuscita a ritagliare una ventina di minuti per postare
Scusatemi, ma ieri sono stata stesa
da Ferragosto e non sono proprio riuscita a ritagliare una ventina di minuti
per postare!
Quindi
perdonatemi e buona lettura!
Ventiduesimo capitolo: Prigioniera
Lei amava il sole, il suo calore
sulla pelle, e poi amava l’aria fresca dei boschi.
Quando suo
padre, che era il maniscalco del castello, era morto lasciandola sola con una
sorella aveva scelto di fare qualcosa per la povertà che vedeva attorno a sé.
Suo padre aveva passato serate intere a parlarle delle ingiustizie del governo del Principe Giovanni, delle tasse esose, del non rispetto
della proprietà, della necessità di una legge chiara e scritta. Lei non capiva
tutto quello che lui affermava, ma aveva trovato il suo modo per fare qualcosa.
E quel qualcosa era rubare le tasse già raccolte per
poi ridistribuirle. Quella vita aveva fatto di lei una fuorilegge, ma a lei non
dispiaceva, aveva scoperto che la vita dei boschi poteva convenirle. Aveva
trovato un grande amico e compagno in Finn e poi scoprendo la piccola comunità
dei bambini di Sherwood aveva anche una nuova
famiglia per lei e Caroline.
Quinn e
Rachel le conosceva fin da piccola, avevano la stessa età ed erano cresciute
combinando disastri insieme, quando lei era diventata una fuorilegge l’avevano
aiutata e protetta.
Lì però non c’erano il sole e
l’aria fresca, neppure una leggera brezza muoveva l’aria umida e fredda della
cella. Però c’era lei, Santana era stata in quella
cella, lo sapeva perché c’era ancora il suo mantello rosso.
Avrebbe rifatto tutto, dal
diventare una fuorilegge al rapire Santana. Soprattutto avrebbe fatto di nuovo
lo scambio per lei. Rimanere nascosta mentre la ragazza si spegneva sotto i
suoi occhi era stata una vera tortura. Il sapere di
non poter fare nulla non l’aveva di certo fatta stare meglio, poi aveva capito,
l’avrebbe salvata facendo scattare la trappola.
Santana era lì, stava morendo solo perché serviva da esca per lei, bene allora
lei avrebbe abboccato. Aveva mandato padre Schu a proporre l’accordo al generale Sylvester
che aveva prontamente accettato. Ricordava perfettamente Puck
che correva a slegare Santana, la ragazza era apparsa così piccola tra le sue
braccia, così fragile. Le aveva dato un bacio sulle labbra prima che Puck la consegnasse nelle braccia
di Finn. La Sylvester aveva preparato i suoi soldati,
ma i cittadini si erano frapposti e Finn era riuscito a portarla via. Al
sicuro. Non era piaciuto alla donna, ma non poteva punire un’intera città, così
aveva stretto i denti e le aveva assicurato che
l’avrebbe personalmente consegnata nelle mani del boia.
Un rumore di chiavistelli le fece
voltare appena la testa, aveva trovato una posizione piuttosto comoda sulla
panca e non aveva intenzione di perderla.
“Comoda?” Chiese una voce
sarcastica,
“Sì” Rispose lei sorridendo, la
donna la fulminò con uno sguardo,
“Peccato, perché partiamo, il carro
è pronto per portarti a Londra!” Brittany si alzò lentamente poi si sgranchì
stirando la schiena,
“Bene, non ne potevo più dell’aria
stantia di questo posto…” Le guardie si lasciarono sfuggire qualche risolino
subito smorzato quando la donna li fulminò con lo sguardo.
“Facciamo le
spiritose è? Vedremo se il tuo bel faccino sarà impassibile anche
davanti al cappio!”, Brittany si strinse nelle spalle mentre le guardie
aprivano il chiavistello.
“Legatele le mani” Ordinò la Sylvester e i soldati obbedirono anche se l’uomo che
strinse la corda le lanciò un piccolo sguardo di scusa.
Due soldati si misero al suo fianco
mentre due aprivano la strada e altri due la chiudevano, era chiaro che la Sylvester non voleva correre
rischi, la donna sogghignò quando le passò accanto,
“Credevi che ti avrei reso facile
andartene? Pensi davvero che non abbia capito perché tu ti sia consegnata? Non
riusciranno a liberarti, lei non verrà per te, la conosco
Santana, non rischierà per te” Brittany si voltò a guardarla e sorrise, un
sorriso luminoso. La donna fece una smorfia poi partì
a passo di marcia allontanandosi.
All’esterno c’era il convoglio che
la attendeva. Brittany fu colta di sorpresa dalla luce del sole, ma la vera
sorpresa la ebbe quando tornò a vedere. Improvvisamente capì perché la Sylvester ci avesse messo così tanto ad organizzare il
trasferimento. Davanti a lei c’era un piccolo esercito. Dovevano essere un
centinaio di uomini, tutti a cavallo, tutti armati,
mantelli rossi e elmi calati in testa. Brittany vide anche molte balestre.
“Ecco di cosa ti parlavo!” La Sylvester aveva notato il suo sguardo e ora rise di gusto.
I soldati la portarono fino ad un
carro che essenzialmente era una gabbia con le ruote,
“La tua nuova residenza, spero ti
piaccia quanto la cella del castello, perché sarà la tua ultima dimora…”
Brittany non le rispose entrando invece nella gabbia e tendendo le mani
affinché le fossero slegate.
Doveva ammettere che ora era preoccupata, quando aveva immaginato la sua liberazione
non aveva considerato un simile numero di avversari. E
se fossero stati troppi? Conosceva Finn, avrebbe tentato comunque
e Santana? Lei probabilmente sarebbe arrivata a cavallo gettandosi sui soldati
come una furia, mulinando la spada e sfidando chiunque ad opporsi a lei.
Sorrise, poi quel sorriso si congelò, sì Santana si sarebbe gettato sul nemico
a testa bassa e sarebbe morta, perché quella non era una favola, e Santana non era il principe azzurro, quegli uomini, quei soldati
avrebbero avuto la meglio su di lei.
Brittany vide la colonna iniziare a
muoversi, quando fu il suo turno l’uomo a guida del carro fece schioccare la
frusta così da far muovere i due cavalli. La stavano portando a Londra per
morire e lei si trovò a desiderare che il generale Sylvester
avesse ragione, che Santana non sarebbe venuta.
Note
Capitolo tutto per Brittany.
La Sylvester
ha preso le sue precauzioni per il trasferimento della prigioniera e non conta
lasciare nulla al caso, è sicura che Santana non verrà, mentre Brittany ora
preferisce sperare che non venga… insomma la faccenda è complicata!
Cosa
decideranno di fare i soccorritori? Ce lo chiedevamo
già al capitolo precedente e direi che siamo ancora lì! ;-)
“No” Finn e le due donne la guardarono sgranando gli occhi, la loro sorpresa era ben più
che evidente. Perché nessuno di loro poteva immaginare
che Santana si sarebbe opposto al salvataggio di Brittany.
Non appena Finn era arrivato si
erano allontanati dai bambini per parlare apertamente. Il volto tirato
dell’uomo era stato spiegato quando Finn aveva rivelato la consistenza del
convoglio. Novantatre soldati, più una decina di servitori,
il nobile Kurt e la sua scorta di cinque soldati.
Malgrado ciò il
ragazzo aveva affermato di aver scelto il luogo ideale per l’attacco. Quando la strada per Londra attraversava un fiume. Il ponte
era stretto e avrebbe costretto le guardie in un lungo
serpente. Così disperse sarebbero state una facile preda
per loro.
“No” Ripeté ancora la ragazza,
“Sarebbe un suicidio, così non salveremo nessuno,
neppure noi stessi.” Finn la guardò arrabbiato,
“Tutta questa faccenda è solo colpa
tua! Quindi se hai un idea migliore prego!”
“Senti balenottera azzurra, il fatto
che ti sia riuscito qualche colpo contro delle carovane di
massimo venti uomini, e sospetto solo grazie all’agilità di Brittany,
non fa di te un genio della strategia!”
“Ah è così? Ti ricordo che abbiamo
attaccato il tuo convoglio e rubato il tuo carro di stupidi vestiti, sotto il
tuo naso!” Il tono del ragazzo si era fatto alto e alcuni
bambini si fermarono a guardare gli adulti,
“Smettetela! Tutti
e due!” Intervenne Quinn, “Pensate che
litigando salveremo Brittany?” Santana incrociò le braccia ignorando la fitta
di dolore che il suo corpo le inflisse, mentre Finn decisamente rosso in volto
si voltò dall’altra parte.
“Oh bene, fate i bambini ora!” Quinn sbuffò e tutti rimasero in silenzio.
“Sentite, potremmo anche non essere
d’accordo su molte cose, ma abbiamo un obbiettivo
comune, tutti qui vogliamo riportarla a casa sana e salva, quindi mettiamo da
parte gli insulti e le accuse e parliamo.” Rachel annuì convinta alle parole di
Quinn,
“Bene” Disse Santana, sapeva che
aveva bisogno di loro per salvare Brittany quindi doveva scendere a qualche
compromesso e poi doveva ammetterlo, a parte quando erano insopportabili non
erano così male...
“Va bene, ma solo per Brittany” concluse Finn, Santana aprì la bocca per replicare ma ad
un’occhiata di Quinn la richiuse con una smorfia.
“Ottimo allora Santana perché il
piano di Finn non può funzionare?”
“Perché è
una stupidata!” Quinn che aveva posto la domanda alzò
la mano a bloccare la risposta di Finn e chiese ancora.
“Perché?”
Santana sbuffò,
“La Sylvester
conosce il vostro sistema di attacco e si aspetterà
qualcosa di simile, non mi stupirei che sappia esattamente che agiremo lì, è
talmente ovvio!” Lanciò uno sguardo di superiorità a Finn poi continuò,
“Passerà il fiume con un gruppo di armati, poi li farà raggruppare mantenendoli
compatti mentre i carri attraversano il ponte, un secondo gruppo intanto,
altrettantoin forze proteggerà l’altra
sponda” Vedendo la faccia perplessa di Rachel semplificò, “Nessun effetto
serpente, nessuna dispersione di uomini, solo un gruppo ben agguerrito di
soldati in massima allerta.”
“Finn?” Chiese interrogativa Quinn che aveva assunto il ruolo
di moderatore nella discussione, il ragazzo sbuffò poi a malincuore annuì,
“Potrebbe essere…”
“Sarà così, fidati!” Rimbeccò
Santana,
“Potremmo scegliere un altro punto
allora?” Propose Rachel guardando Finn interrogativa,
lui si fece pensieroso ma Santana bloccò sul nascere qualsiasi nuova proposta,
“No, non funzionerebbe, ripeto, lei
sa già cosa faremo”
“Sceriffo, se hai troppa paura di
affrontare il tuo generale puoi lasciarlo fare a noi!” Finn aveva di nuovo
alzato la voce e Santana lo guardò con rabbia,
“Io non ho paura di niente e di
nessuno!”
“Ah sì? Allora perché piangi nel sonno?” Rimasero tutti in silenzio, Santana si
alzò e lo schiaffeggiò, tutto il suo palmo colpì la guancia indifesa del
ragazzo che colto totalmente alla sprovvista non fece nulla per evitarla. Il
rumore dello schiaffò sembrò riecheggiare nel silenzio
della foresta, mentre Santana si alzava allontanandosi.
Quello che voleva fare era prendere
un cavallo, una spada e correre a salvare Brittany, ma non poteva, oltre al
fatto che la posizione dell’accampamento era per lei ancora un mistero, non
poteva salvarla da sola. Era difficile ammetterlo, persino con se stessa, ma
non poteva farlo, lei non bastava. Così si diresse verso il fiume, verso la
cascata sotto la quale lei e Brittany si erano baciate
la prima volta.
Non doveva e non voleva piangere,
eppure le lacrime le scendevano copiose lungo il viso mentre obbligava il suo,
ancora debole, corpo a muoversi.
Lei non piangeva
di notte, lei non piangeva mai! Era talmente un controsenso visto che
non riusciva neppure a fermare le lacrime che quasi le venne
da ridere.
Si infilò
sotto la cascata e rimase lì aspettando che il suo corpo smettesse di tremare,
aspettando che Brittany venisse ad abbracciarla.
“Hei…” La
voce la fece quasi sobbalzare, alzò la testa guardando il giovane che pur
stando in piedi teneva la testa piegata per non urtare il soffitto di pietra.
Santana assunse la sua aria bellicosa cercando di nascondere
le lacrime, Finn si sedette accanto a lei osservando l’acqua cadere, in
silenzio.
“Ti ha mostrato Brittany questo
posto?” Chiese alla fine, Santana non lo guardava ma annuì, “Già a lei piaceva…
diceva che era il posto giusto per vedere le fate…” Santana si voltò a
guardarlo,
“Non farlo”
“Cosa?”
Chiese il ragazzo perplesso,
“Non parlare di lei al passato” Il
ragazzo rimase in silenzio poi annuì,
“Hai ragione” Sospirò
poi aggiunse, “Mi dispiace per quello che ho detto prima” Santana
distolse di nuovo lo sguardo senza rispondere. Un tempo cosa avrebbe fatto? Lo
avrebbe riempito di insulti, probabilmente lo avrebbe
umiliato e distrutto, ma ora? Era diversa? Si sentiva
diversa, Brittany l’aveva cambiata, in un modo a lei incomprensibile.
“Io la amo” Disse, e dovette dirlo
forte affinché il rumore dell’acqua non se lo portasse
via prima che giungesse alle orecchie di Finn. Il ragazzo non arrossì, non
rise, non fece nulla semplicemente rimase a guardarla poi disse,
“Lo so” Santana lo guardò
interrogativa e allora lui distolse lo sguardo, prima di dire “Quando ti ho sentita piangere, chiamavi il suo nome…” Santana non
ricordava di averla sognata, ma Finn parlava del sonno indotto dalla droga di Quinn e di quei due giorni lei non ricordava nulla o quasi.
“La Sylvester
avrà assegnato ad ogni soldato una balestra, lei adora quei nuovi gingilli, nel
bosco saremmo facili prede per una squadra così numerosa…” Gli disse e lui
annuì,
“Cosa proponi
di fare?” Santana si morse un labbro,
“Noi non bastiamo” Ancora una volta
il ragazzo annuì poi rifece la domanda,
“Cosa proponi
di fare?” Questa volta Santana sorrise poi gli spiegò la sua idea.
Note
Collaborare, non sempre è facile,
in particolare tra nemici. Ma Finn e Santana, per
Brittany, si costringono ad allearsi e forse, perché no, anche a capirsi e ad
apprezzarsi. Ovviamente c’è da ringraziare Quinn! ;-)
Cosa
staranno complottando? Beh almeno sappiamo che hanno un piano… funzionerà?
Speriamo!
Il capitolo era pronto e
tecnicamente è già domani quindi… lo posto ora così impegni o non impegni miei avrete
un nuovo capitolo da leggere!
Buona lettura… non odiatemi troppo!
;-)
Ventiquattresimo capitolo: Simbolo
Brittany
osservò gli ultimi alberi della foresta sfilare lentamente lungo la strada. Tre
giorni di marcia ci erano voluti per uscire infine da Sherwood, la sua foresta,
la sua casa.
“Sembra che non verrà nessuno…” Brittany si voltò a guardare il nobile che appariva in
imbarazzo, “La Sylvester ha richiamato molti soldati di guarnigione per
scortarvi a Londra…”
“Già, credeva che i miei compagni
sarebbero venuti” Il ragazzo si voltò a guardarla,
“Non sembrate capace delle atrocità
che vi attribuiscono” Brittany corrugò la fronte
perplessa,
“Volete dire le tasse che
restituisco?”
“E le uccisioni, torture e simili…”
Aggiunse Sir Kurt tenendo con eleganza le briglie della sua giumenta.
“Oh ma io non ho mai fatto cose
così!” Il ragazzo la guardò poi scosse la testa,
“Accidenti, siete disarmante!” Brittany ridacchiò,
“Ma signore, non siamo armati!” Sir
Kurt la guardò perplesso e lei sorridendo aggiunse, “Sapete, a me non piacciono
molto le armi… a parte l’arco certo!”,
“Davvero?” Chiese sempre più
sorpreso il giovane,
“Sì, il primo me lo ha regalato mio
padre quando avevo tre anni… ma non riuscivo proprio a tenderlo!” Sorrise al
ricordo e il giovane davanti a lei rimase turbato dalla sua dolcezza e
tenerezza, lì davanti a lui non c’era un’abietta assassina, forse una ladra,
perché restituire le tasse, come diceva lei, era rubare ma non l’essere che
aveva sentito descrivere.
“Sapete, credo di dovervi le mie
scuse”
“Perché signore?” Gli chiese la
ragazza e lui arrossì di nuovo,
“Per avervi smascherato al Torneo” Brittany annuì perdendosi nei suoi pensieri, Sir Kurt la
lasciò riflettere poi la curiosità ebbe il sopravento su di lui,
“Ditemi, perché vi siete consegnata
alla Sylvester?” La ragazza alzò di nuovo gli occhi fissandoli nei suoi,
“Perché lei se no sarebbe morta”
Sir Kurt sentì un brivido, c’era una grande intensità in quegli occhi azzurri.
“Lo Sceriffo Lopez?” Chiese ancora,
anche se conosceva già la risposta, l’aveva intuita nei suoi occhi,
“Santana” Disse solo la ragazza e
lui rimase in silenzio a lungo.
“Parlerò al Principe…” Brittany sorrise,
“Siete gentile” Sir Kurt non
aggiunse altro, il Principe non avrebbe ascoltato e come lo sapeva lui lo
sapeva anche la ragazza. Lasciò che il suo cavallo tenesse il passo del
carro-gabbia cavalcando accanto alla giovane.
Londra. Una delle città più grandi
d’Europa, lì era insediato il re, o meglio il principe, perché il re era in
Terra Santa. Brittany osservò le alte mura e mentre
la loro ombra cadeva su di lei rabbrividì. Aveva paura, sapeva che se avesse
messo piede in quella città non sarebbe più andata via. I soldati la scortarono
fino al grande edificio di pietra che fungeva da prigione. Sir Kurt che aveva
chiacchierato con lei durante gran parte del viaggio, le fece un triste sorriso
e poi seguito dalle sue guardie se ne andò.
“Ebbene, Brittany,
sono delusa.” La ragazza guardò il generale interrogativa e lei si spiegò, “Mi
aspettavo di più, accidenti, sapevo che Lopez non sarebbe venuta, ma i tuoi
compagni? Quel Little-Coso non doveva venire a fare un inutile e patetico
tentativo per salvarti?” Brittany si sforzò di sorriderle,
andava bene così, i bambini avevano bisogno di lui, Finn
si sarebbe preso cura di sua sorella, insieme a Quinn e Rachel.
Santana… Brittany
lasciò vagare la mente, mentre ricordava i giorni, troppo pochi, in cui erano
state insieme, forse era meglio dire le notti. Lei sarebbe venuta, lo sapeva,
doveva esserle successo qualcosa, forse stava ancora troppo male, quando
l’avevano staccata dalla gogna non era nemmeno in sé…
“Ci vediamo sul patibolo! Ogni
promessa è debito!” La donna le fece il suo sorriso storto, si leggeva nei suoi
occhi che sapeva di aver vinto, non importava quanto potesse sorridere Brittany
“Domani, all’alba” disse ancora poi
se ne andò.
Aveva una cella tutta per sé, segno
che la consideravano, anche lì, una prigioniera di rango elevato.
All’alba, domani all’alba, così le
aveva detto la Sylvester.
“Robin? Robin Hood?” Chiese una
voce nell’ombra,
“Sì, sono io…” Il silenzio seguì
quella risposta, poi la stessa voce chiese di nuovo con tensione,
“Sei venuto a liberarci?” Brittany si strinse nelle spalle triste,
“Mi spiace, ma non credo di
riuscire a liberare nemmeno me stessa…” Ancora silenzio poi un'altra voce,
“Come ti hanno catturato?” Brittany sospirò mentre si sedeva raccogliendo le gambe
contro il corpo,
“Mi sono consegnata affinché
liberassero una persona a cui voglio bene…” Sembrava che la notizia si
espandesse per la prigione, Brittany si rese conto
che non era silenzio, erano mormorii soffocati.
“Cosa possiamo fare per te?” Brittany sentiva le lacrime pungerle gli occhi, era stata
forte, ma ora nel buio aveva paura del mattino,
“Perché dovreste voler fare
qualcosa per me? Non posso liberarvi…” Mormorii poi una risposta,
“Robin Hood, tu sei uno di noi, sei
l’unico che ci ha protetti dal Principe…” Altre voci si unirono a quella confermandole
il loro supporto, Brittany rimase stupita, lei non
pensava di essere così importante per quelle persone che non aveva mai
incontrato,
“Sei un simbolo…” Aggiunse una
voce, “l’unico baluardo che ci difende dai soprusi del Principe Giovanni!” Quello
doveva essere un letterato perché Brittany non aveva
ben capito cosa centrasse lei con i baluardi, che se ben ricordava erano
fortificazioni in pietra.
“Allora, piccola, cosa possiamo
fare per te?” Chiese ancora la prima voce e lei commossa chiese loro una sola
cosa.
Quella notte, la prigione di Londra
risuonò dei canti dei prigionieri.
Note
Cosa sarà successo? Perché nessuno
è venuto a liberare Brittany? Si sono dimenticati di
lei? Santana dov’è?
Ci aspettavamo un piano geniale, ma
se il convoglio era inattaccabile allora che dire della città di Londra?
“E che ne so, lo sai che i
letterati sono persone strane!” Si strinse nelle spalle, “Non ci resta che
andarci e scoprire perché aveva tutta questa fretta di vederci…”.
Il palazzo in cui entrarono era
piuttosto modesto, anche se vi vigeva l’ordine e la pulizia. Li condussero fino
alla porta della biblioteca in cui entrarono, incontrandosi con il loro amico.
“Allora Artie?
Cos’era tutta questa segretezza e urgenza?”
“Sam, Mike, vi prego di non
agitarvi…” Troppo tardi, i due uomini avevano già sgranato gli occhi e
spalancato le bocche.
“Chiudi quella bocca Sam, qualcuno
potrebbe prenderla per un corridoio!”
“Santana!” Riuscì a dire il ragazzo
mentre Mike portava la mano alla spada,
“Oh così mi ferisci…” Disse Santana
con una smorfia ma il ragazzo non allontanò la mano,
“Santana, c’è un mandato di cattura
a tuo carico” La ragazza si appoggiò annoiata alla scrivania,
“Sì, ne sono al corrente” Alzò i
polsi ancora ricoperti da ferite, anche se ormai in via di guarigione, “Me lo
ricordano queste nel caso mi sfuggisse di mente…”
“Perché ci hai fatto chiamare?”
Chiese invece Sam,
“Ho bisogno di voi” Mike fece una
smorfia,
“Santana, non puoi pensare che…”
“Mike, ti ho chiamato perché ho
bisogno di te, come di Sam, vi chiederò di aiutarmi a fare una cosa contro la
legge che avete giurato di difendere, ma se non potete farlo mi basterà la
vostra parola di aspettare fino a domani sera per denunciare la mia presenza in
città e io vi lascerò partire senza rancore.” Santana guardò i due uomini che
si scambiarono uno sguardo, Artie sulla sua sedia li
osservava inquieto,
“Tu sei già dentro a questa cosa?”
Gli chiese Mike,
“Sì, Santana mi ha tirato fuori da
quell’edificio, le devo la vita” Santana fece una smorfia, non le piaceva che
le ricordassero le sue poche buone azioni,
“Artie
non farà nulla che lo possa compromettere, voi invece sì.”
“Io ci sto.” Disse Sam, “Se Santana
Lopez è venuta a chiedere aiuto allora deve essere importante e poi siamo una
famiglia no?”
“Ora non ti allargare troppo!” Lo
ammonì lei, ma lui sorrise poi prese una sedia e si sedette, ora che aveva
deciso aveva un bel sorriso sul volto.
“Mike?” L’uomo rimase in silenzio
valutando le persone che gli stavano davanti poi annuì,
“Va bene, in ricordo dei vecchi
tempi”. Santana tirò un sospiro di sollievo, senza di loro le sue possibilità
di riuscita sarebbero state molto inferiori.
“Bene ora vuoi dirci cosa dobbiamo
fare?”
Non aveva dormito, aveva ascoltato
i detenuti cantare per lei, alcuni avevano voci dolci, altri erano stonati, ma
tutti ci avevano messo un po’ di loro in quelle ballate, ed ora era mattina.
La luce filtrava dalle strette
fenditure che fungevano da finestre. I detenuti erano silenziosi, mentre la
osservavano passare si alzarono guardando con rabbia le guardie. Brittany sentiva il braccio dell’uomo che la tratteneva
tremare sotto quegli occhi accusatori.
Strinse i denti, non avrebbe
pianto, sarebbe stata forte.
La piazza in cui la portarono non
era molto grande, ma al centro si stagliava il patibolo. La folla era
silenziosa, in attesa. Sul piccolo palco montato davanti al patibolo c’era il
Principe Giovanni, imponente nella sua pelliccia, la corona ben posata sulla
fronte, la corona di suo fratello.
La Sylvester era in piedi, in
attesa accanto al boia, ogni promessa è debito aveva detto. Una cortina di
guardie separava il palco dalla folla e un'altra circondava il patibolo, non
volevano che al popolo venisse in mente di intervenire nell’esecuzione.
Il carro che la portava si arrestò
e lei vi scese, soddisfatta dal fatto che le sue gambe la reggessero ancora.
“Forza, finirà tutto in fretta…”
Quasi sussultò, la Sylvester aveva appena sussurrato, ma le sue parole non
erano fraintendibili. Le lanciò un occhiata, ma sul volto della donna non
c’erano tracce del sostegno che quelle parole implicavano.
L’araldo prese la parola iniziando
ad elencare i suoi crimini. Molti erano falsi, ma quasi tutti i furti elencati
erano frutto del suo lavoro.
“La condanna è la morte per
impiccagione!” Concluse l’araldo, poi se ne andò. Il boia si fece avanti, aveva
un cappuccio nero sul volto e a Brittany faceva
paura.
Un sibilo strappò il silenzio.
Britany
sgranò gli occhi sorpresa mentre la freccia si conficcava a pochi centimetri
dai piedi del boia, che reagì saltando indietro.
Un boato esplose dalla folla
coprendo la voce della Sylvester che cercava di sbraitare ordini ai soldati
confusi. Confusi perché all’improvviso numerose figure erano comparse dal
nulla. Figure che indossavano abiti verdi e marroni e che avevano i cappucci
tirati sulla testa.
Brittany
sentì il cuore esultare mentre vedeva le figure sparire tra la folla e poi
ricomparire dal nulla per abbattere una guardia. Il Principe circondato dai
soldati era bianco, gli occhi che cercavano una via d’uscita.
Poi una figura piroettò accanto a
lei sul patibolo e Brittany si ritrovò a guardare due
splendidi occhi neri.
“Sapevo che saresti venuta!” Disse
mentre Santana con un gesto rapido gli liberava i polsi, la ragazza le sorrise,
poi le tese la mano,
“Andiamo via!” Una freccia più
corta e più forte di quelle normali andò a piantarsi accanto a loro,
“Non usate le balestre pezzi di
idiota!” Urlò la Sylvester, e Brittany vide la
perplessità di Santana, il generale si voltò verso di loro poi sorrise, fu un
istante poi la Sylvester urlò ancora, “Le spade, imbecilli!” Ma i suoi soldati
erano incapaci di reagire davanti agli attacchi di Robin Hood, perché l’uomo
era ovunque, rapido e sicuro.
La folla si aprì davanti a loro
mentre le due ragazze correvano lontano. Santana la guidava sicura tra le via
della città, corsero fino a quando la ragazza non la spinse dietro un vicolo,
“Alza il cappuccio…” Le disse, il
respiro affannoso, Brittany obbedì,
“Grazie…” Disse e la ragazza che era
impegnata ad individuare eventuali inseguitori si voltò a guardarla. Rimasero
così a lungo poi Santana si avvicinò a lei, chiuse gli occhi e appoggiò le
labbra sulle sue, delicatamente, come se lei potesse sparire ad una pressione
maggiore.
Quando si separò aveva gli occhi
lucidi, ma sorrideva,
“Dobbiamo andare via…” Si mosse ma Brittany la bloccò,
“Devo liberare i prigionieri” La
ragazza la guardò perplessa,
“Come?”
“Sì, i prigionieri, questa notte
sono stati molto carini con me… pensavano che fossi lì per salvarli, quando gli
ho detto di no, non si sono arrabbiati… hanno cantato per me, sai mi
conoscevano, hanno detto che sono un simbolo” Santana scosse la testa, poteva
amarla di più? Era possibile?
“Brittany,
non abbiamo gli uomini e un piano e…” La ragazza si illuminò,
“Oh ma io non ho mai un piano! Ti
dispiace se l’arco lo prendo io?” Le chiese e Santana le porse l’arco e la
faretra che aveva a tracolla, a lei restava la spada, che, farsa di Robin Hoon o meno, non aveva voluto abbandonare.
Brittany
si mosse poi si voltò in imbarazzo,
“Mi sa che devi portarmici tu alla
prigione…” Santana annuì poi chiedendosi cosa stesse facendo la guidò per le
strade di Londra fino all’imponente edificio che era la prigione. Lo
osservarono da un vicolo, l’edificio era in subbuglio, l’agitazione era
evidente, soldati e guardie entravano ed uscivano dalla struttura.
“Ok, portami dentro!” Le disse Brittany sorridendo.
Note
Finalmente è successo! Il piano di
salvataggio è scattato e Brittany è al sicuro tra le
braccia di Santana… beh ora vanno solo ad assaltare la prigione di Londra, una
scherzetto! ;-)
Avete visto cosa è successo? La Sylvester
forse non ha un cuore di pietra… forse le parole di Santana, la sua confessione
hanno fatto breccia… non lo sapremo mai! ;-)
“Apri questa maledetta porta!”
Sbraitò Santana, il suo tono, il mantello rosso e il prigioniero che teneva
legato davanti a sé ebbero la meglio sulla guardia che
andò ad aprile la porta. Come un fulmine Santana lo colpì alla tempia facendola
accasciare a terra. Brittany lo tirò contro il muro facendo attenzione che non fosse troppo scomodo, per quando si sarebbe svegliato,
parole sue.
La prigione aveva due entrate, la
principale e quella, che era piccola e serviva generalmente per portare
all’interno il cibo per le guardie.
“Ci sono stata solo poche volte, ma
direi che da quella parte va bene…” Disse a Brittany che prontamente seguì le
sue indicazioni, “Brit…” la chiamò Santana,
“Sì?”
“Lo sai che in prigione possono
esserci anche delle persone che lo meritano?” La ragazza sembrò colpita da quel
pensiero, si morse un labbro poi sospirò,
“Dovremmo rischiare… e sperare che
le persone cattive siano meno di quelle ingiustamente in prigione” Santana non
aveva obiezioni, il semplice fatto che avesse seguito
la ragazza in quel posto la diceva lunga sul suo, ormai assente, buon senso.
Sorpresero un'altra guardia che
Santana prontamente mise a dormire, ma la maggior parte erano
troppo occupate nella ricerca della fuggiasca e dei suoi complici, la prigione
era straordinariamente sguarnita.
Brittany aveva recuperato un
pugnale sul corpo della guardia e ora lo usò per
sforzare i lucchetti delle celle. I prigionieri rimasero attoniti per alcuni
istanti, troppo stupiti per poter credere ai loro
occhi poi iniziarono a rovesciarsi all’esterno invadendo i corridoi.
“Oh piccola, ci hai mentito ieri
sera allora?” Santana osservò il vecchio che stringeva le mani di Brittany che gli sorrise scuotendo la testa,
“No, avevo solo perso un po’ le
speranze…” Santana le prese la mano stringendola, la sua voce si era incrinata
per un istante e lei aveva potuto sentirvi la paura. Doveva aver passato una
brutta notte.
“Grazie per esserti ricordata di
noi!” La ragazza sorrise,
“Beh… sono un baluardo…” Il vecchio
mostrò l’unico dente che gli rimaneva poi con le lacrime agli occhi si affrettò
a seguire gli altri all’esterno.
“Pensi che possiamo andare ora? Gli
altri inizieranno a preoccuparsi, Finn sa essere così apprensivo e Rachel
potrebbe persino pensare di sgridarmi!” Brittany si voltò a guardarla, con un
sorriso ampio sul volto,
“Sì andiamo!”.
“Perché
non sono ancora arrivate?” Rachel camminava su e giù, esprimendo l’agitazione
che permaneva la stanza. Mike e Sam
ancora in abiti da RobinHood
erano silenziosi in un angolo, Finn non abbassava lo sguardo fissando
intensamente la porta, mentre Quinn e Artie tenevano sott’occhio la strada dalle finestre della
biblioteca.
“Eccole…”
Disse solo la ragazza provocando scompiglio nella stanza.
Brittany fu la prima ad entrare e
si ritrovò immediatamente tra le braccia di Finn,
“Santana! Dove siete finite?” Quasi
la aggredì Rachel,
“Rachel vatti a cambiare, mi fa
senso vederti con gli abiti di Brittany!” Le rispose lei,
vedendo però lo sguardo interrogativo di tutti i presenti, spiegò,
“Brittany aveva promesso ai prigionieri di tornare a liberarli…”
“Siete andate alla prigione?” Mike le guardava stupefatto mentre Santana si stringeva
nelle spalle, Brittany che aveva stretto forte a sé Quinn
e Rachel sorrise al giovane,
“Sì” Sam
nel vederla libera da abbracci si alzò facendo un piccolo inchino,
“Piacere di conoscervi, mi chiamo Sam” Brittany gli sorrise,
“Ciao, grazie di essere venuto a
salvarmi!” Il ragazzo arrossì e lei si strinse nelle spalle, “Grazie a tutti!”
Era così semplice che andava dritto al cuore, Santana
sorrise guardandola.
“Oh oh…”
Si voltò a guardare Artie, Mike
e Sam che la fissavano
strabiliati,
“Che c’è?
Toglietevi quel sorrisetto dalla faccia o vengo lì e
ve lo cancello io!” I tre si guardarono sorridendo ancora e Santana incrociò le braccia infastidita. Brittany la raggiunse in due passi,
stava parlando con Quinn, ma le prese la mano
mettendosi al suo fianco, in un gesto naturale, la sua arrabbiatura sparì come
nebbia al sole, già Brittany era il suo sole. Non fece neppure caso agli
sguardi divertiti e ammiccanti che si lanciarono i suoi amici.
Uscire dalla città fu molto più
semplice del previsto, la confusione creata dalla fuga di duecento e più
debitori del regno aveva creato un’agitazione tale che bastò mostrare alle
guardie un permesso falsificato da Artie perché
quelle li lasciassero passare.
Santana aveva salutato e
ringraziato i suoi amici, compagni di quando era bambina, ragazzi che avevano
scelto di seguire la via della legge e diventare sceriffi, come lei, ma che
erano stati capaci di trasgredire per aiutarla.
Indossare abiti da RobinHood e muoversi tra la
folla come fantasmi era stata quella l’idea geniale di Santana, l’unico momento
in cui avrebbero potuto salvare Brittany era durante l’esecuzione, a quel punto
nessuno pensa più ad un salvataggio, le guardie devono
tenere indietro la folla, non si aspettano una forza organizzata e decisa.
Persino Quinn
e Rachel avevano partecipato, era venuto fuori che Quinn sapeva usare un arco niente male così senza davvero
avvicinarsi alle guardie loro due avevano creato confusione, muovendosi tra la
folla, mentre Sam, Mike e
Finn le attaccavano e attiravano disperdendole e confondendole. A sé stessa il ruolo più difficile, recuperare Brittany dal
patibolo, al centro esatto del cerchio di guardie. Ma
la confusione era stata sufficiente per permetterle di arrivarci e poi… e poi
era successa quella cosa strana, quell’ordine assurdo di non usare le balestre,
quando lei e Brittany erano dei bersagli perfetti. La Sylvester
gli aveva sorriso, forse non era stata così insensibile come aveva immaginato,
forse le sue parole avevano fatto breccia in quel cuore che
Santana era sicura, non batteva.
“A cosa pensi?” Brittany le
accarezzò dolcemente il braccio e Santana si voltò a guardarla,
“Alla Sylvester…”
“Credi che verrà di nuovo a
cercarci?” Santana ci rifletté mentre la ragazza giocava con i suoi capelli,
“Sì, credo di sì”
“Mmm”
Mugugnò la ragazza mentre si avvicinava un po’ di più a lei strofinandole il
naso contro la guancia.
“Brit?”
“Mmm”
Disse di nuovo la ragazza,
“Sei sicura che non ci siamo i lupi vero?” La ragazza rise contro la sua gola facendola
fremere,
“Sì, San, sono sicura e poi non
sono cattivi come la gente crede” Santana alzò gli occhi al cielo, ma poi li
chiuse, perché Brittany aveva catturato le sue labbra in un bacio. In pochi
istanti Santana dimenticò la Sylvester, i lupi e dopo
un po’ dimenticò anche il suo nome.
Note
E questo
era l’ultimo capitolo! Domani l’epilogo e la storia finisce…
Puck tese la pergamena e afferrò un
chiodo, poi con un martello la fissò alla pianta.
“Non mi rende giustizia!” Sobbalzò
sentendo quella voce poi si voltò con un sorriso, la ragazza era appoggiata ad
un albero poco lontano, le braccia incrociate, la spada al fianco, ma invece
dell’uniforme indossava un abito verde e marrone,
“Ciao Santana, vedo che stai bene…”
Le disse, la ragazza sorrise poi si avvicinò, inclinò la testa osservando le
due pergamene,
“Decisamente, hanno sbagliato il
mio naso e poi io non ho quello sguardo truce!” Puck inarcò le sopracciglia,
“Tu dici?” La ragazza lo ignorò
guardando invece il secondo ritratto,
“Lei è perfetta… avrei dovuto
andare a fare una visita a quel vescovo per un ritratto…” Puck osservò le due
immagini poi si strinse nelle spalle,
“A me sembrate belle tutte e due!”
Una risata argentina provenne da poco lontano e Puck si voltò a guardare in
quella direzione, senza riuscire a scorgere l’altra donna,
“E’ qui dunque…” Santana sorrise
senza riuscire ad impedirselo,
“Non è mai troppo lontano…” Si
guardarono non c’era bisogno di parole. Poi il ragazzo annuì,
“Bene” La ragazza sorrise ancora,
“Gli uomini come stanno?” Puck si
grattò la testa,
“Terry si è ferito al braccio ma
non credo che sia grave, ho dovuto sequestrare dell’idromele, quei tonti non
hanno cambiato il posto in cui lo nascondevo io! Thomas ha voluto una tua immagine,
credo sia cotto di te…!” Santana alzò gli occhi al cielo e il ragazzo continuò,
“Sai non credevo dovesse fare tutto quel lavoro lo sceriffo, stavo meglio
quando dovevo solo obbedire ai tuoi ordini!”
“Credi che ti promuoveranno o
manderanno un nuovo sceriffo da Londra?” Il ragazzo si strinse nelle spalle e
lei aggiunse, “Sai non credo che una mia lettera di raccomandazione ti sarebbe
utile…” Puck rise poi gettò uno sguardo verso gli alberi,
“State andando a caccia?” Santana
piegò la testa,
“Non te lo dico, ma sappi che
potresti dover raccogliere i pezzi di un convoglio… diciamo a Nord di qui…”
Puck annuì,
“Oh dimenticavo, Lady Quinn mi ha
detto di salutarvi e anche Lady Rachel…” Santana fece
una smorfia ma il ragazzo sapeva che le faceva piacere.
Le due nobili erano tornate al
castello raccontando di una lunga permanenza da un lontano cugino, scusandosi
per l’incomprensione. Puck ovviamente non aveva battuto ciglio quelle due gli
piacevano, in particolare gli piaceva il modo in cui gli occhi di Lady Quinn si
soffermavano su di lui.
“Puck?” Il ragazzo tornò a
guardarla, “Grazie” L’uomo sorrise poi la afferrò per abbracciarla.
“Hei!”
Tentò di protestare lei, ma l’uomo la tenne stretta ancora per un po’, nel
bosco risuonò di nuovo una risatina divertita,
“Non è divertente Brittany!” Disse Santana mentre Puck la lasciava andare,
“Sai la tua ragazza è nobile ora!”
Santana sbatté le palpebre a quella definizione,
“Cosa intendi?”
“La chiamano il Principe dei Ladri,
ormai è conosciuta in tutto il regno, i bambini vanno in giro con arco e frecce
e gli adulti mormorano il suo nome con speranza… Si dice che il Principe
Giovanni stesso creda che abbia poteri sovrannaturali!” Puck appariva meno
divertito ora e Santana scoppiò a ridere,
“Non mi dire che ci credi? Ti ho
raccontato io stessa come l’abbiamo liberata!” Il ragazzo si strinse nelle
spalle,
“Già… eppure quelle voci fanno un
po’ paura!”
“Bene, così non passerà nella mente
di nessuno l’idea di tentare di toccarla!” Santana aveva posato la mano sulla
spada in un gesto aggressivo spontaneo.
“Ora devo andare o inizieranno a
chiedersi dov’è finito il loro capo!” Sogghignò soddisfatto e Santana scosse la
testa,
“Sceriffo Puckerman…
un incubo che si realizza… e comunque… io sapevo dove tenevi l’idromele!” Gli
fece l’occhiolino e poi sparì tra i boschi.
Puck ebbe una fugace visione di due
ombre che correvano insieme nel sottobosco poi si voltò sorridendo, tornando ai
suoi nuovi doveri.
Note
Finito!
Avevo pensato ad un ruolo più
attivo di Puck nella liberazione di Brittany, ma poi
è uscito così… quindi il prologo doveva essere suo!
Spero che vi sia piaciuto anche
questo piccolissimo epilogo…
Grazie a tutti voi che avete letto
e apprezzato! (anche quelli che hanno odiato!) ;-)
In particolare a voi gentilissime
commentatrici! Vi adoro!!
E’ un vero piacere scrivere e poi
condividere con voi quindi, visto che scrivo un sacco ci rivedremo presto! Ero
in dubbio se aprire una votazione tra le varie storie che ho pronte… ma credo
che sceglierò… accidenti non riesco a decidermi! Vedremo!
Si tratta di super poteri questa
volta… x-men o superman??? Mentre ci penso (accetto
suggerimenti!) magari vi rifilo qualche one-shot non
AU, i missing moment che tanto amo insomma!
Va bene la smetto se no la nota
viene più lunga dell’epilogo! ;-)