Robin Hood

di Najara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Robin ***
Capitolo 2: *** Il nuovo sceriffo ***
Capitolo 3: *** Il messaggio ***
Capitolo 4: *** Tasse ***
Capitolo 5: *** L'incontro ***
Capitolo 6: *** Prigioniera ***
Capitolo 7: *** Sherwood ***
Capitolo 8: *** Cantare ***
Capitolo 9: *** La festa ***
Capitolo 10: *** Il ritorno ***
Capitolo 11: *** Mancanza ***
Capitolo 12: *** La prima ***
Capitolo 13: *** Risvegliarsi ***
Capitolo 14: *** Incontrarsi ***
Capitolo 15: *** Conseguenze ***
Capitolo 16: *** Amare ***
Capitolo 17: *** La fine di un sogno ***
Capitolo 18: *** Decisioni e ospiti ***
Capitolo 19: *** Il torneo ***
Capitolo 20: *** La verità ***
Capitolo 21: *** L'interrogatorio ***
Capitolo 22: *** Alla gogna ***
Capitolo 23: *** Sacrificio ***
Capitolo 24: *** Prigioniera ***
Capitolo 25: *** Alleati ***
Capitolo 26: *** Simbolo ***
Capitolo 27: *** Al patibolo ***
Capitolo 28: *** Libere ***
Capitolo 29: *** Il Principe dei Ladri ***



Capitolo 1
*** Robin ***


Non resisto più

Non resisto più! Eccovi la nuova avventura!

Ovviamente il titolo dice tutto. Robin Hood, versione glee o meglio Brittana.

Non mi resta che augurarvi buona lettura, ci vediamo in fondo!

 

 

Robin Hood

 

Photobucket

 

Prologo: Robin

 

La foresta era silenziosa, l’alba era vicina e la luce iniziava a rischiarare il cielo. Il soldato si agitò sul cavallo cercando inutilmente di scrollarsi la rugiada da dosso. Si voltò verso il convoglio, erano dieci soldati, tutti eleganti nelle uniformi del re, il mantello con ricamato il blasone d’Inghilterra. Il movimento lo fece rabbrividire, l’acqua di condensa sul suo elmo gli era finita giù per la schiena. Un sibilo gli fece dimenticare il freddo.

“Ci attaccano!” Urlò un uomo dietro di lui.

Un secondo e poi un terzo sibilo, frecce.

“Difendete il convoglio!” Urlò il loro comandante, ma una freccia passò accanto al cavallo del soldato, spaventandolo e facendolo impennare. Cadde violentemente su un braccio, un rumore secco e un dolore atroce gli fecero capire che si era spezzato un osso.

Altre frecce saettavano attorno a lui, i suoi compagni avevano estratto le armi, ma non c’erano nemici da combattere. Una rete cadde dall’alto intrappolandone due, altri caddero a terra, i cavalli che fuggivano spaventati, due uomini si diedero alla fuga.

Il soldato osservava con il terrore nel cuore, sapeva chi li stava attaccando, il fantasma, la volpe della foresta, il più pericoloso e sanguinario bandito dell’Inghilterra, Robin Hood.

Una figura agile saltò sul loro carico. Teneva il cappuccio alzato, ma era inconfondibile, l’arco ancora incoccato tra le mani, la faretra sulla schiena. Il soldato rimase immobile, sapeva che se si fosse mosso sarebbe morto.

Cosa abbiamo?” Chiese un gigante uscendo dalla foresta, indossava gli stessi colori di Robin Hood, ma doveva essere grande il doppio, un bastone possente tra le mani, la figura sul carro fece ruotare l’arco spezzando con un colpo secco il lucchetto, aprì la cassa infilando le mani ed estraendole piene di monete.

“Oh, altre tasse per il Principe!” disse il gigante sorridendo poi si avvicinò al compagno che sempre in silenzio saltò sul dorso del cavallo da tiro facendolo muovere.

Il soldato vide il gigante saltare per afferrarsi al carro e udì chiaramente il movimento tra gli alberi, gli uomini di Robin Hood si muovevano.

 

Come è possibile! Quel carro doveva passare inosservato!” Il Principe gettò con violenza la coppa che teneva in mano mandandola ad infrangersi contro la parete.

“Mio Signore… ecco…”

“Ditemi solo che non è stato lui!” L’uomo si voltò furioso verso il messaggero che abbassò la testa sussurrando appena,

“E’ stato Robin Hood, mio signore…”

“Maledetto! Si sta prendendo gioco di me da troppo tempo! Qualcuno deve perdere la testa!” Il messaggero in ginocchio davanti al suo Principe tremò di paura, ma l’uomo rimase in silenzio a lungo.

“Chiamatemi il generale Sylvester, voglio il suo miglior uomo, manderemo un nuovo sceriffo a Nottingham!”, disse infine.

 

 

 

Note

 

L’avventura ha inizio nel più classico dei modi, un bel assalto al convoglio delle tasse!

Ad alcuni capitoli aggiungerò delle immagini che ho creato con photoshop (Sono una schiappa quindi non aspettatevi troppo!) E che spero daranno, letteralmente, un po’ di colore alla storia, aiutandovi ad entrare nell’atmosfera giusta.

A voi rimane da indovinare chi siano i personaggi! ;-)

Al prossimo capitolo…

Ciao ciao

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Capitolo 2
*** Il nuovo sceriffo ***


Buona lettura

Buona lettura!

 

 

Primo capitolo: Il nuovo sceriffo

 

Rachel sospirò, era alla finestra da almeno un ora e Quinn le lanciò un occhiata,

“Rachel per favore, vieni qui” La donna sospirò ancora chiudendo la finestra e avvicinandosi,

“Come fai a restare così tranquilla?” La donna si strinse nelle spalle infilando un altro punto nel suo ricamo,

“Staresti meglio se facessimo una partita a volano?” Rachel sembrò pensarci un attimo poi scosse la testa,

No non credo…”. Quinn rimase in silenzio mentre la sua dama di compagnia riprendeva il proprio ricamo e iniziava a mettere un punto accanto all’altro, ogni tre punti Quinn aveva diritto ad un sospiro. Alla fine si spazientì e cercò un argomento per distrarla,

“Oggi arriva il nuovo sceriffo!” Rachel spalancò gli occhi e Quinn ammise con se stessa che forse non era l’argomento migliore per distrarre la ragazza,

“E’ vero! Me ne ero dimenticata! Sarà terribile e pericoloso e non potremmo più…”

“Rachel! Per favore, non lo conosciamo, il nuovo sceriffo potrebbe non cambiare nulla, non fasciarti la testa prima del necessario!” La ragazza annuì,

“Hai ragione… è solo che se ci scopre allora…” Si bloccò da sola e Quinn ringraziò la sua buona stella, quando partiva fermarla era un compito arduo!

“Questa sera lo conosceremo e allora potremmo farci un idea migliore.” Rachel annuì poi posò il ricamo tornando alla finestra, Quinn alzò gli occhi al cielo lasciando che la ragazza contemplasse con agitazione lo spicchio di foresta che si intravedeva dal loro castello.

 

Il suo nuovo incarico, era giovane sì, ma quello non era il primo, aveva già soffocato due rivolte e recuperato un buon numero di fuggiaschi. Sapeva di essere il meglio che il generale aveva.

“Stiamo entrando nella foresta di Sherwood, sceriffo” si rese conto che il soldato aveva paura dal modo in cui strinse le redini guardandosi attorno, con fastidio distolse lo sguardo da quello spettacolo penoso. Era una foresta come mille altre, solo che quello era in nascondiglio del famigerato bandito. Era lì che scompariva senza lasciare tracce.

Una pioggerellina fastidiosa iniziò a cadere dal cielo, alzò il cappuccio del mantello osservando i suoi uomini fare lo stesso, poi un rumore attrasse la sua attenzione. O meglio l’assenza di rumore, si poteva sentire la pioggia cadere sulle foglie e risuonare sul terreno, ma nessun animale, nessun canto di uccello o rapido movimento di un cervo o anche solo di un tasso.

“Armi in pugno! Imboscata!” Urlò gettandosi a terra. La freccia saettò davanti al suo destriero nero che si impennò. I soldati furono più lenti e alcuni si ritrovarono disarcionati. Estrasse la spada nascondendosi dietro il carro, aveva la cotta di maglia ma nessun elmo e poi non aveva lo scudo che era rimasto attaccato alla sella del suo cavallo che ora era lontano. Digrignò i denti,

“Soldati! Formazione!” Il sue secondo era ancora a cavallo e tentava inutilmente di farlo star fermo, “Scendi da quel cavallo prima che…” Il destriero si impennò e l’uomo cadde a terra. Malgrado la confusione una decina di soldati si stava raggruppando. Una figura volteggio sopra le loro testa finendo con eleganza sul primo carro della carovana,

“Andiamo!” Urlò scattando verso di lui. La figura si mosse rapida scagliando due frecce nella loro direzione, un uomo cadde a terra, la corazza lo protesse, ma l’impatto era stato forte, il secondo inciampò nella freccia che era finita davanti ai suoi piedi. Prima che potesse raggiungerlo il carro si mosse, i cavalli che partivano al galoppo incitati dall’uomo.

“Era lui sceriffo…” disse un soldato, strinse la spada nel pugno, una rabbia bollente che si diffondeva nel suo petto, beffa, era una presa in giro, rubare il carro con i suoi abiti!

“Non sa ancora cosa ha fatto!” Ringhiò, poi fischiò, il suo destriero sopraggiunse al trotto, vi salì rapidamente, “Radunate gli uomini, voglio arrivare a Nottingham per cena, come da programma!”.

 

Quinn osservò con ansia il cortile del castello, le sentinelle avevano affermato che il gruppo dello sceriffo era in arrivo, malgrado quello che aveva detto a Rachel sapeva che il cambio così repentino dello sceriffo avrebbe significato guai. I portoni si aprirono e il convoglio entrò, alla testa c’era un destriero nero, imponente e minaccioso. Sulla sua sella una figura imperiosa, le schiena dritta, la cotta di maglia che risplendeva malgrado la pioggia, il cappuccio nascondeva il volto dell’uomo e Quinn sentì la tensione crescere ancora. Il destriero si fermò e l’uomo volteggiò elegante dalla sella, poi con gesto sicuro tirò indietro il cappuccio. Quinn sgranò gli occhi e sentì Rachel trattenerne il respiro dalla sorpresa, una fluente chioma nera si liberò, mentre due occhi altrettanto neri, ma molto più profondi si fissarono nei suoi,

“Voi dovete essere Lady Quinn…” Chinò appena la testa in un gesto di rispetto e saluto, poi rialzò lo sguardo, “Io sono Santana Lopez, il nuovo sceriffo di Nottingham.”.

 

Robin-Santana2

 

Note

 

Ecco svelato il nuovo sceriffo di Nottingham! Poi abbiamo altri due personaggi Quinn, Lady Marion e Rachel… Lady Cocca!

Ditemi che avete notato il riferimento al cartone nelle parole di Quinn!? Ce ne saranno altri perché quel cartone è geniale! J

Che cosa preoccupa tanto Rachel e anche Quinn? Cosa le lega alla foresta? Lo devo anche chiedere???

Al prossimo capitolo!

Ciao ciao

 

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Capitolo 3
*** Il messaggio ***


Come sempre: buona lettura

Come sempre: buona lettura!

 

 

Secondo capitolo: Il messaggio

 

Santana osservò la città dalle mura del castello, non era granché, poco più di un borgo, ma era sicura che avrebbe potuto divertirsi a spremerli un po’. Il suo secondo la raggiunse, aveva un livido sul volto e Santana pensò che avrebbe potuto fargliene uno gemello dall’altro lato,

“La cena è pronta, sceriffo.”

“Tu sei di turno, quindi vedi di sparire!” L’uomo fu sul punto di protestare ma lei alzò la mano bloccandolo, “E lo sarai fino a quando non avrò sostituito ogni capo di abbigliamento che mi è stato rubato!” L’uomo abbassò la testa e scese dalle mura. Santana era ancora furiosa di essere stata sorpresa e presa in giro e aveva intenzione di scagliare la sua rabbia su tutti quelli che aveva intorno.

 

La sala da pranzo era illuminata da alcuni candelabri, la padrona di casa e la sua dama di compagnia erano già a tavola. Santana chinò il capo verso la nobildonna e poi si sedette,

“Avete fatto buon viaggio?” Santana alzò lo sguardo sulla donna,

“No” Disse e la dama di compagnia ingoiò il suo sorriso,

“La pioggia vi ha infastidito?” Chiese quindi Lady Quinn, Santana si sforzò di essere più gentile, in fondo era con una nobile che stava parlando,

“No, la pioggia non mi disturba, ma un gruppo di banditi ci ha attaccato.” Vide uno sguardo rapido passare tra le due donne prima che la nobile apparisse stupita,

“Banditi? E li avete catturati?” Santana corrugò la fronte, poi rispose,

“Non ancora, ma succederà presto, il Principe mi ha consegnato personalmente le corde con cui impiccarli. Vide la dama di compagnia rabbrividire e sorrise, “State tranquilla Milady, il Principe desidera vederli penzolare di persona, prima li accompagnerò a Londra, lo spettacolo vi sarà risparmiato”.

“Il Principe! Quando tornerà il Re allora…” Santana si voltò a fissare la dama di compagnia e la donna si morse il labbro zittendosi,

“Il Re sta combattendo per Dio in Terrasanta, non credo che tornerà molto presto, il Principe ne gestisce con amore il regno.” La donna sbuffò ma non aggiunse nulla, fu Lady Quinn che aveva seguito le sue parole giocherellando con la forchetta che intervenne,

“Ed è per questo ‘amore’ che voi siete qui?” Ancora una volta apparve un sorriso sulle labbra dello sceriffo,

“Esattamente.” Di nuovo ci fu uno scambio di sguardi tra le due donne e Santana fu sul punto di fare una domanda quando un soldato si precipitò nella stanza.

“Sceriffo! Presto venite!” Santana si alzò correndo dietro l’uomo la mano che stringeva l’elsa della spada, già pronta ad estrarla. Il suo secondo era nel cortile di nemici nemmeno l’ombra,

Cosa succede?”,

“Il vostro carro sceriffo…”,

“Cosa?” Santana era fiera della sua capacità di intuizione, ma ora era confusa. Le porte si aprirono e il carro accompagnato da due soldati fece il suo ingresso. Nel frattempo erano sopraggiunte le due nobildonne.

“Quel carro è vostro?” chiese Lady Quinn, Santana si voltò verso di lei cogliendo il tono divertito.

“Sì” Disse solo, uno dei soldati che accompagnava il carro le si avvicinò,

“Lo abbiamo trovato al limitare del bosco, durante il giro di pattuglia, vi era attaccato questo. Le passò una pergamena e la freccia che, Santana suppose, l’aveva tenuta attaccata al carro.

 

“Notando il contenuto del carro restituiamo il tutto, chiedendo scusa, è per noi inaccettabile che una fanciulla perda i suoi abiti. Cordialmente. Robin Hood

 

Santana dovette leggere due volte per essere sicura di aver compreso correttamente il biglietto, che per inciso era scritto con il carbone e presentava almeno un errore di grammatica.

Cosa dice?” Santana ignorò la dama di compagnia appallottolando la pergamena, questo era davvero troppo.

Scaricate il carro, domani mattina mi occuperò personalmente della faccenda!”

I soldati obbedirono immediatamente e Santana tornò alla cena.

Lady Quinn e la dama di compagnia di cui non aveva ancora afferrato il nome, mangiavano al suo fianco silenziose, anche se ogni tanto si lanciavano occhiate che non sfuggivano a Santana.

“Ditemi” Intervenne lei dopo l’ennesima occhiata, “cosa sapete dirmi su questo fuorilegge?” Ed eccole di nuovo che si guardavano,

“Vive nella foresta… dicono…” Santana affondò il cucchiaio nel dolce e Lady Quinn continuò, “Ruba solo ai convogli con lo stemma del re.

“Con chi lavora?”, la donna si strinse nelle spalle,

“Non si sa non si espongono mai…”. Santana finì il dolce poi guardò la dama di compagnia,

“Io ho sentito parlare di un certo gigante che sta con lui, il suo braccio destro dicono.” Vide la dama di compagnia infilare un grosso cucchiaino di dolce in bocca e poi quasi strozzarsi.

“Sì, Little Finn, avete ragione, è il suo compagno, almeno queste sono le voci.” Santana annuì poi si alzò dal tavolo,

“Perdonatemi, ma il viaggio è stato lungo, credo che andrò a riposare, domani ho del lavoro da fare” Sorrise e uscì, gli stivali che risuonavano sulle pietre del pavimento.

Le nascondevano qualcosa, il Generale Sylvester aveva avuto ragione, Lady Quinn sapeva più di quanto diceva. Robin Hood riusciva a cavarsela grazie all’aiuto costante della popolazione povera, ma non solo, ormai le era chiaro, la nobildonna era in combutta con lui e lei avrebbe scoperto ogni cosa.

Giunta nelle sue camere piantò la freccia con il messaggio nell’armadio, aveva intenzione di averla davanti agli occhi ogni volta che cambiava d’abito, un promemoria continuo di come era stata presa in giro.

 

 

Note

 

Santana si insedia nel castello di Lady Quinn che oramai è chiaro nasconde qualcosa…

Robin si sta prendendo gioco del nuovo sceriffo?

Cosa avrà in mente Santana per porre fine alla situazione?

Le risposte nel prossimo capitolo! Forse… ;-)

Grazie a tutti e ciao ciao!

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Capitolo 4
*** Tasse ***


Buona lettura

Buona lettura!

 

 

Terzo capitolo: Tasse

 

Attraversò il borgo a cavallo, accanto a lei Puck, il suo secondo, e dietro due soldati, tutti e tre indossavano corazza e elmo, solo lei aveva optato per la cotta di maglia e evitato l’elmo che le rovinava la piega dei capelli. Nell’insieme, con i mantelli rossi e le luccicanti armature incutevano timore se non rispetto. Ed era quello che voleva lei.

“Salve sceriffo!” Santana si voltò verso l’uomo che aveva parlato, era un prete a giudicare dalla tonaca,

“Padre” Lo saluto lei, leggermente infastidita dai riccioli che l’uomo portava orgoglioso sulla testa al posto della tonsura regolamentare.

“Non vi ho visto in chiesa questa mattina, al castello, Lady Quinn ci tiene molto alla sua messa mattutina…” Santana fece una smorfia,

“Devo occuparmi di altro, non posso perdere un’ora nella chiesa.

“Ma la vostra anima ne risentirà, e poi dovreste sentire come canta gl’inni Lady Rachel! Un angelo del paradiso!” Sorrise e Santana represse un'altra smorfia,

“Immagino, arrivederci padre.” Spronò il cavallo allontanandolo dall’uomo.

“E’ vero che canta bene!” Santana si voltò verso il suo secondo stupita,

“Mi sembrava che tu fossi ebreo!” L’uomo si strinse nelle spalle,

“Sì e allora? Anche lady Rachel lo è, questo non le impedisce di cantare e seguire la messa. Santana scosse la testa cambiando argomento,

“Hai saputo qualcosa dai cittadini mentre non eri impegnato a dormire in chiesa?”,

“Niente di nuovo, sai già che ruba solo al re e che non si sa chi o quanti siano gli uomini della sua banda, a parte quel Little Finn. Santana annuì conosceva già la risposta alla sua domanda,

“Immaginavo, dobbiamo fare in modo che ci dicano quello che sanno” L’uomo annuì, poi apparve confuso,

“Come?” Santana corrugò la fronte,

“Facendo il nostro lavoro.” Sorrise, “Raccoglieremo le tasse!”.

 

“Li sta spremendo! Oggi ha raccolto una tassa per il colore marrone! Ti rendi conto? Il colore marrone! Il più usato!” Rachel camminava su e giù per la stanza, ma Quinn non si sentiva di biasimarla, la situazione si stava facendo tesa, il popolo non navigava nell’oro già da prima, ma ora in poco più di due settimane il nuovo sceriffo era riuscito a portarli al limite.

“Dobbiamo dirglielo!” Quinn si voltò rapida,

“No, sarebbe troppo rischioso, e lo sai!”

Ma ne hanno bisogno!”

“Sì, però dovranno resistere se si mette a distribuire l’oro allora lo sceriffo saprà e questo non deve succedere!”.

 

Santana guardò con fastidio il forziere pieno d’oro, tre settimane e nulla, ormai aveva quasi finito le idee e se per quello anche la popolazione aveva finito il denaro, eppure nessuno aveva parlato, nessuno aveva rivelato nulla sul bandito. Cosa faceva quell’uomo che gli era valsa tutta quella fedeltà?

Chiuse il forziere gettandovi dentro l’ultimo sacchetto. Poi chiamò due soldati che lo caricarono sul carro. Una scorta di venti uomini lo avrebbe portato fino a Londra. Santana lo osservò partire poi si girò notando il volto pallido di Rachel che guardava il convoglio allontanarsi. Le sorrise alzando la mano per salutarla anche da quella distanza poté notare la sorpresa della ragazza, sogghignando rientrò nel castello, che Robin Hood ci provasse pure ad assaltare il convoglio!

Due stallieri accompagnarono alla porta i cavalli delle nobildonne Santana si voltò udendo il rumore di passi,

“Uscite a cavallo?” Lady Quinn le sorrise, amabile come sempre,

“Sì, una così bella giornata merita una cavalcata” Santana annuì,

“Vi chiamo una scorta…”

“Oh no! Non ce n’è bisogno, non ci allontaneremo di molto dalla città, e nessuno ci farà del male. “Ne siete sicura milady?”

“Sì, cavalchiamo per i boschi da quando siamo piccole, torneremo per il pranzo”. Rachel, la dama di compagnia, annuì poi salì in sella al suo piccolo cavallo pezzato, Lady Quinn la imitò salendo sul suo cavallo grigio. Santana accarezzò il muso di quest’ultimo poi fece un passo indietro,

“Buona passeggiata allora.” Le due donne la salutarono e poi partirono al piccolo trotto allontanandosi rapide,

“Tu!” Il soldato le fu subito vicino, “Seguile, e non farti vedere se non vuoi beccarti i turni sul muro per tutte le tue future notti!”.

 

Santana ritornò nelle sue camere, aprì il baule osservando il luccichio dell’oro. Aveva un certo fascino lì, tutto ammassato, ma quello che la fece sorridere era l’idea di Robin Hood che apriva il carro trovandovi dentro Puck e un bel gruppo di soldati, già, aveva preparato un esca, una sottospecie di cavallo di Troia che invece di entrare nelle mura ne usciva. Era sicura che avrebbe funzionato.

Andò a pranzo di ottimo umore, malgrado il soldato che aveva messo alle calcagna delle due donne non le avesse riportato nulla di interessante.

“Siete di buon umore oggi?” Santana sorrise a Lady Quinn,

“Sì, sento che il convoglio non avrà problemi!” Le due donne si lanciarono un’occhiata e Lady Quinn parlò ancora,

“Devo chiederle se ha intenzione di raccogliere altre tasse…” Santana tagliò con il pugnale una sottilissima fetta di carne, poi la arrotolò attorno alla forchetta e prese una foglia di insalata. Quando ebbe finito di mangiarla alzò lo sguardo sulla nobile,

“Sapete, sono così ottimista che potrei anche dirvi di sì… forse presto ritornerò a Londra!” Sorrise notando lo sguardo tra le due donne,

“Volete dire che sapete come catturare Robin Hood e la sua banda?” Rachel si era sporta verso di lei, Santana si strinse nelle spalle,

“Ve l’ho detto oggi mi sento ottimista”.

 

Santana sentì il rombo dei cavalli e sorrise, erano passati alcuni giorni ed iniziava a preoccuparsi per i suoi uomini, anche se non lo avrebbe mai ammesso. Scese rapidamente le scale raggiungendo il cortile.

“Allora?” Il suo buon umore era scomparso, Puck non aveva con sé nessun prigioniero, “Non dirmi che ve lo siete fatto scappare perché…”

“Non siamo stati attaccati” Santana lo guardò chiedendosi se aveva capito bene,

Cosa? Ma eravate un ghiotto bottino!” L’uomo si strinse nelle spalle,

“Siamo arrivati fino al confine con la foresta, nulla” Santana strinse i pugni, era un piano perfetto perché non aveva funzionato?

 

“Deve esserci una spia nel castello…” Rifletté Santana ignorando l’uomo che le baciava il collo, “Per forza, giurerei che sono quelle due, quell’imbecille che gli ho mandato dietro deve averle perse senza dirmelo…” L’uomo le passò la mano tra i capelli infastidendola, “Quante volte ti ho detto che non voglio le tue mani nei miei capelli!” Puck scostò le mani continuando a baciarla, “E’ mai possibile che io debba convivere con un simile gruppo di incompetenti!” Santana sbuffò.

“Rilassati Santana, dai…” Quello la irritò ulteriormente, evidentemente quella sera il sesso non funzionava nel distrarla, “Basta Puck, sparisci” L’uomo la guardò perplesso e lei lo spinse via per rimarcare il concetto, “Non ne ho più voglia!”.

Rimasta sola si voltò ad osservare la pergamena appesa al suo armadio, non era finita, forse non sarebbe stato semplice come aveva pensato, ma non era finita.

 

 

Note

 

Finalmente abbiamo dato un volto ed un nome al braccia destro di Santana, che non poteva essere altri che Puck! In realtà poteva essere altri… ma a me piace Puck! ;-)

Di Robin nemmeno l’ombra e questo aumenta l’esasperazione di Santana che si rivale sulla povera popolazione, una valanga di tasse sono in arrivo! Questo porterà a delle conseguenze…

Che vedremo nel prossimo episodio!

Grazie a coloro che leggono, seguono, mettono tra i preferiti! E ovviamente soprattutto a chi recensisce! Grazie!

Ciao ciao

P.S. se avete commenti o suggerimenti sull’impaginazione fatemi sapere!

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Capitolo 5
*** L'incontro ***


Scusate il ritardo, ieri sono stata super impegnata…

Scusate il ritardo, ieri sono stata super impegnata…

Buona lettura!

 

 

Terzo capitolo: L’incontro

 

“Avevate detto che non ci sarebbero state più tasse!”

“Non sono io a decidere, io sono un mero esecutore degli ordini della corona” Lady Quinn afferrò la pergamena leggendo ad alta voce,

“Saranno tassate le scarpe, i nastri per i capelli, le corde, le ruote o e il mio preferito, i bagni! Queste sono le tasse richieste dal re?”

“Sì, milady” La donna la guardò irata,

“Così il popolo morirà di fame!”. Santana si strinse nelle spalle,

“Sapete cosa voglio, una sola parola e queste tasse svaniranno…” Lady Quinn accartocciò la pergamena e poi se ne andò dalla stanza. Santana riprese il foglio con calma, avrebbero parlato, ne era sicura, lo avrebbero fatto prima di morire di fame.

 

“Stasera Rachel, non abbiamo altra scelta, devono sapere…” La ragazza sorrise poi corse via.

 

“Hai affisso sulla piazza le nuove tasse?”

“Sì, padre Schuester ha anche protestato.

“Ah sì? Magari aggiungo una tassa sui riccioli allora…” Puck si guardò attorno e Santana che lo conosceva bene sbuffò,

Cosa c’è ora? Parla…”

“Ecco, lo so che dobbiamo prendere quel bandito… ma non ti sembra che stai esagerando? Ormai non hanno più un soldo… se prendiamo loro ancora qualcosa questo inverno moriranno di fame…” Santana strinse i denti,

“Non ti ci mettere anche tu! Parleranno, vedrai e allora lo prenderemo e toglieremo il disturbo” Puck annuì anche se appariva piuttosto scettico.

 

Santana si rigirò nel letto per l’ennesima volta, sbuffò e si alzò. Per un attimo pensò di chiamare Puck, in genere dormiva meglio dopo un po’ di sesso, però accantonò l’idea e optò per una passeggiata. Drappeggiò il mantello sulle spalle e uscì nella notte. L’autunno era alle porte e l’aria notturna era piuttosto fresca, Santana ne respirò con piacere i profumi cercando di rilassarsi. Le parole di Puck e quelle di Lady Quinn la infastidivano, era vero, aveva fatto il suo dovere, sempre, eppure non era detto che dovesse piacerle.

Camminò lungo le mura fino a raggiungere il giardino dietro alle camere di Lady Quinn, lì c’era un piccolo orticello di erbe officinali e Santana vi si avvicinò. Notò con curiosità che malgrado l’ora dalla camera della nobildonna proveniva una fievole luce di candela. Un mormorio la bloccò sul posto, poi rapida seguendo l’istinto più che un pensiero reale si gettò dietro la grande quercia che dominava il giardino. Le sagome che si avvicinavano erano due, una bassa chiaramente femminile e l’altra che la sovrastava, imponente, maschile. Tesa la mano verso la spada ricordandosi solo in quel momento che era uscita dalla sua camera disarmata.

“Rachel, perché non ce lo avete detto prima!”

Quinn non voleva, lo sai che è molto protettiva…”

“Sì, ma la situazione è davvero pessima!”

“Beh ora lo sapete, dov’è…” L’uomo la interruppe,

“Sta parlando con Quinn…”, Rachel annuì,

“Capisco, senti, credo che lo scherzo degli abiti non le sia piaciuto per niente, avresti dovuto vedere la sua faccia!” La ragazza ridacchiò piano e Santana dovette farsi violenza per non uscire allo scoperto.

“Beh non sapevamo che fossero abiti, sai com’è no?”

“Sì…” Poi furono troppo lontani e Santana non poté più capire le loro parole.

E così aveva appena incontrato Little Finn, perché ne era sicura, quello era lui, e se aveva capito bene Quinn in quel momento stava parlando con Robin Hood in persona, sorrise, finalmente un po’ di fortuna!

Poteva richiamare le guardie e far accerchiare il castello, ma aveva l’impressione che quei due le sarebbero spariti da sotto il naso, quindi si mosse silenziosa e rapida verso il muro, poco le importava del gigante, lei voleva Robin Hood.

Il muro era fatto da grandi pietre che le permisero si scalarlo senza troppa difficoltà, facendola arrivare al balcone che si affacciava sul giardino. Si tenne bassa mentre superava la balconata e si accucciava contro il muro, le orecchie tese per udire ciò che succedeva nella stanza.

C’erano due voci, due voci femminili però. Santana strinse il pugno dalla rabbia, Robin Hood e il suo compagno dovevano già essersene andati. Forse avrebbe dovuto chiamare le guardie. Si sporse per lanciare un occhiata all’interno, Lady Quinn si muoveva su e giù per la stanza chiaramente agitata, ma quello che colpì Santana fu la figura vestita di marrone e verde, seduta a gambe incrociate sul tavolo. Le dava la schiena e teneva il cappuccio alzato, ma lei avrebbe riconosciuto quella figura ovunque. L’aveva beffata una volta ed era impressa a fuoco nella sua memoria. Sorrise, ce l’aveva in pugno! Non era armata, ma non poteva lasciarsi sfuggire quell’occasione, con un calcio aprì le porte gettandosi all’interno della stanza. Ebbe il tempo di vedere Lady Quinn sgranare gli occhi sorpresa poi un rumore alle spalle la fece voltare, ma era troppo tardi, un colpo violento la fece stramazzare al suolo. Non riuscì neppure ad emettere un gemito, l’ultimo suo pensiero cosciente fu che avrebbe punito severamente un soldato che si fosse comportato stupidamente come lei in quel momento.

 

 

 

Note

 

Finalmente un colpo di scena! Santana ha sciupato un occasione d’oro di catturare Robin e ora dovrà pagare cara la sua irruenza…

Svelato è che Quinn e Rachel sono in combutta con i ladri, ma ora che lo sa anche Santana cosa succederà?

L’incontro è avvenuto, anche se non come Santana sperava.

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Capitolo 6
*** Prigioniera ***


Ci siamo

Ci siamo! Capitolo piuttosto lungo…

Buona lettura!

 

 

Quarto capitolo: Prigioniera

 

La risvegliò un rumore strano, risa, si quelli dovevano essere dei bambini che ridevano. Sgranò gli occhi, ricordando. Una fitta alla testa le fece fare una smorfia di dolore, si portò la mano alla testa ritrovandoci un bel bernoccolo. Mentre aspettava che il dolore si calmasse si guardò attorno, era in una capanna, le pareti erano intrecciate così come il pavimento su cui era posato il suo giaciglio. Non era legata, ma era chiaro che non si trovava al castello. Si alzò infilandosi gli stivali che erano in attesa ai piedi del letto e indossando il mantello che le aveva fatto da coperta. Rivestita si sentì meglio, ora avrebbe potuto affrontare qualsiasi cosa. All’esterno sentiva ancora ridere e chiacchierare, non si era sbagliata, le voci erano quelle di bambini. Sbirciò con precauzione dalla porta e dovette sbattere più volte le palpebre per essere sicura di non avere le allucinazioni, forse la botta alla testa le aveva danneggiato la vista o il cervello… perché non era possibile che lei stesse guardando le fronde di un albero, non era possibile che lei si trovasse a parecchi metri da terra! Aprì la porta del tutto, troppo stupita per agire ancora con circospezione. Sì decisamente, si trovava in una casa su un albero! E guardandosi attorno Santana ne vide molte altre tutte collegate tra loro da ponti di corde. Dovette correggersi, non tutte erano collegate tra loro, la sua non aveva via d’uscita. Ebbene lo aveva trovato, quello doveva essere il covo di Robin Hood e lei doveva essere sua prigioniera.

Guardò verso terra dove un gruppo di bambini stava rumorosamente giocando, tra di loro un’agile figura dai capelli biondi si stava particolarmente divertendo.

Hei!” Urlò Santana attirando l’attenzione, “Esigo di essere riportata a Nottingham! Sono uno sceriffo del Re!” I bambini scoppiarono a ridere e l’unica adulta, la ragazza dai capelli biondi si alzò il piedi sorridendole,

“Buongiorno! Avete dormito un bel po’!” I bambini risero e Santana sentì la rabbia ribollire,

“Sarà perché avevo ricevuto una botta in testa?” chiese sarcastica e vide la donna corrucciarsi,

“Non ci avevo pensato… mi dispiace…” Santana da quella distanza non poteva vedere con sicurezza l’espressione della donna ma per un istante pensò che non la stesse prendendo in giro.

“Fatemi scendere!” Disse poi ma la donna era già scomparsa. “Hei ho detto…” Si interruppe perché la ragazza sbucò sorridente davanti a lei, doveva aver risalito la pianta. Ora che le era vicina Santana notò gli occhi della donna, così azzurri da rivaleggiare con un cielo autunnale. Le tese la mano,

“Benvenuta a Sherwood!” Santana non le prese la mano ricordandosi che era arrabbiata,

“Voglio vedere Robin Hood, subito!” La ragazza inclinò la testa sorridendo mentre i bambini che erano saliti sugli alberi accanto ridevano divertiti da qualcosa. Santana allora lo vide, l’abito verde e marrone, con il cappuccio lasciato sulla schiena, la figura alta e aggraziata, la ragazza era a piedi nudi e senza arco, ma non c’erano dubbi.

“Tu!” Sibilò, creando un altro scoppiò di risate da parte dei bambini e un sorriso della ragazza,

“Sì”. Santana fece un passo indietro finendo contro la porta della capanna.

“Non capisco…” Disse infine, lei non lo ammetteva mai, ma ora era davvero confusa,

“E’ difficile trovare una donna se si cerca un uomo!” Lampante pensò Santana, così semplice… Un fischio attrasse l’attenzione della ragazza e i bambini si mossero rapidi lungo gli alberi, era straordinario vederli, sembravano degli uccellini, saltavano con agilità da un ramo all’altro, usando anche i rami più sottili e senza sbagliare mai una presa.

“E’ pronto il pranzo!” Le spiegò la ragazza, “Ti sei persa la colazione…”.

“Sono prigioniera?” Chiese Santana, sentiva che la situazione le stava sfuggendo dalle mani e necessitava di certezze, un ruolo da assumere anche quello sgradevole di prigioniera.

“No! Certo che no!” Ecco che ancora una volta la spiazzava, “Voglio dire, sei nostra ospite… rimarrai con noi per qualche giorno, il tempo che Quinn e Rachel preparino le loro cose.” Ma certo, ora che lei sapeva le due donne avrebbero dovuto sparire se non volevano avere a che fare con la giustizia del Principe.

Brittany! Vieni, se no si raffredda!” La voce maschile proveniva da terra e la ragazza si spostò rapida su un ramo poi la guardò,

“Vieni?” Santana osservò il terreno, parecchi metri più sotto e scosse la testa,

“Non ho fame!” Brittany corrugò la fronte,

“Devi mangiare, hai già perso la colazione… vieni, forza…” Le tese la mano e Santana che sentiva un profumino invitante solleticarle il naso e farle contorcere lo stomaco la afferrò. Era asciutta e forte. Con gentilezza e un sorriso sempre sulle labbra la ragazza, Brittany, la guidò da un ramo all’altro fino a che non si ritrovò con i piedi a terra. Respirò più liberamente e alzò la testa per osservare il suo percorso, nulla, le fronde degli alberi si mimetizzavano alla perfezione con le capanne. Un esercito sarebbe potuto passare sotto quegli alberi senza nemmeno rendersi conto che erano abitati.

La accompagnò nel luogo dove risuonavano le voci di numerosi bambini e ragazzi, un uomo, dalla stazza sicuramente Little Finn, stava servendo loro il pranzo.

“Salve sceriffo!” Le disse nel vederla, Santana era senza parole, non era quello che si aspettava, era tutto sbagliato. Davanti a lei non c’era un gruppo di pericolosi tagliagole, ma bambini e ragazzi di sedici anni al massimo, gli unici adulti erano Little Finn e Brittany.

“Chi sono questi bambini?” Chiese e la ragazza fece un sorriso triste,

“Orfani… la guerra del Re ha richiesto molti uomini, questi bambini sono i loro figli.

E le madri?”

“Alcune sono partite, altre sono morte, ma la maggior parte riescono a mala pena a sopravivere da sole, così loro hanno deciso di arrangiarsi in questo modo…”

“E tu?” Santana era curiosa e la ragazza sorrise ancora,

“Io sono un ospite, come te!” il ragazzone le guardò,

“Allora volete mangiare o no? Presto non rimarrà più nulla con questi lupetti affamati!” L’affermazione provocò altre risa e schiamazzi e Santana si ritrovò a sorridere senza volerlo. Ricompose il volto in un espressione truce, ma il danno era fatto, Finn le passò una ciotola con un sorriso e i bambini le fecero un posto sulla panca. Un testa bionda si fiondò tra le braccia di Brittany che la prese stampandole un bacio sulla guancia e incominciando agevolmente a mangiare con la piccola che si agitava sulle sue gambe.

Santana finì il suo pranzo in silenzio, osservando il rumoroso e allegro gruppo che aveva davanti. Come poteva concordarsi quello che vedeva con quello che sapeva? Robin Hood era un ladro, un bandito, sanguinario e pericoloso. Era conosciuto per l’astuzia con cui sceglieva le sue prede, spesso a totale sprezzo del pericolo. Come si accordava quell’immagine con la simpatica e sorridente ragazza che in quel momento si stava disegnandosi dei baffi sulla faccia con un bastoncino carbonizzato. E Finn? Era grande sì, ma si muoveva tra i bambini con attenzione e delicatezza, sembrava incapace di colpire qualcuno. Il bernoccolo alla sua testa però diceva altro.

“Sei stato tu a colpirmi?” Il ragazzo arrossì,

“No…” Eccolo, allora erano dei bugiardi!

“E’ stata Rachel” Brittany si strinse nelle spalle, “Sa essere manesca a volte, da piccole mi tirava sempre le trecce!”.

“Lady Rachel?” Chiese Santana incredula e sinceramente offesa, una cosa era essere messi al tappeto da un uomo come Little Finn, un altro farsi stendere da una tappetta come quella Rachel!

“Sì, lei… era appoggiata al muro quando sei entrata, ha preso un candelabro e te l’ha dato in testa…” Brittany sospirò, “Poi abbiamo dovuto portarti via, se no loro erano nei guai…”. Sì, ma lo sarebbero state non appena lei sarebbe fuggita da quel posto e avesse raggiunto il castello!

“Se stai pensando di fuggire, sappi che sarebbe una pessima idea. Santana si voltò a guardare Finn che le sorrise, “Non sai dove ti trovi e si può vagare per giorni nella foresta senza uscirne, oltre al fatto che attorno all’accampamento ci sono molte trappole”. Santana si voltò a guardare Brittany che però non aveva sentito le parole dell’uomo, troppo intenta a fare il solletico ad un bambino.

“Lei non ama la violenza, e neppure io, ma l’ho convinta a mettere delle trappole per gli animali grossi” La fissò intensamente e poi aggiunse: “Un uomo non ne uscirebbe vivo. Santana annuì,

“Bene”. Forse l’idea migliore era studiare il nemico, avrebbe spremuto loro tutte le informazioni possibili e poi quando avrebbero fatto l’errore di lasciarla andare allora li avrebbe catturati tutti!

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Note

 

L’incontro questa volta è avvenuto davvero, Santana è finita nel covo di Robin Hood e ha trovato, a sorpresa, Brittany! E con lei la sua pericolosissima banda…

Cosa succederà? Brittany e Finn hanno fatto bene ha portare nel loro rifugio il temibile sceriffo di Nottingham? E Santana, proseguirà con i suoi piani di cattura?

Lo vedremo nel prossimo capitolo… ;-))))

Grazie e ciao ciao!

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Capitolo 7
*** Sherwood ***


Buona lettura

Buona lettura!

 

 

Quinto capitolo: Sherwood

 

L’organizzazione dell’accampamento era esemplare, ognuno aveva un ruolo e un compito, anche il bambino più piccolo era ben conscio della sua importanza per la riuscita della comunità. Era sorprendente aggirarsi per gli alberi e scoprire un piccolo orticello di erbe officinali, ben mimetizzato oppure dei panni stesi ad asciugare. Brittany la accompagnò mostrandole ogni cosa, sembrava entusiasta di avere un ospite. Santana la ascoltò chiacchierare chiedendosi da dove venisse, quale fosse la sua storia, cosa l’avesse portata a divenire il fuorilegge più ricercato e famoso dell’Inghilterra.

“Oh questo lo devi vedere!” Disse interrompendosi e facendola salire ancora in altezza grazie ad un scala di corda. Le mostrò una capanna come le altre, ma che all’interno ospitava un gran numero di archi.

“Questi li costruisce Finn! E’ molto bravo!” Ne afferrò uno e glielo porse. Santana passò la mano sulla venatura, apprezzando il modo in cui si incurvava, poi lo tese leggermente.

“Prova!” Le disse con entusiasmo Brittany passandole una faretra piena di frecce. Santana ne scelse una con l’impennaggio di oca e tese l’arco verso i centri che erano appoggiati su un albero non troppo lontano. C’era una piccola brezza proveniente dalla sua destra, Santana la tenne presente e poi scoccò. La freccia si piantò nel bersaglio ma ad una buona spanna dal centro. Era un buon arco, ma lei doveva abituarvisi, Brittany era silenziosa al suo fianco e Santana prese una seconda freccia che volò dritta, un buon tiro, ma ancora non nel centro. Con la quarta freccia raggiunse l’obbiettivo e sorrise compiaciuta.

“Bel tiro!” Affermò Brittany e Santana le passò l’arco, sfidandola. La ragazza sorrise felice, prese una freccia e senza distogliere lo sguardo da lei piantò il dardo nel centro perfetto.

“Come diavolo…” Brittany sorrise alla sua faccia esterrefatta,

“Oh, è facile, basta sapere che la freccia raggiungerà il bersaglio e lei lo fa. Si strinse nelle spalle, lasciando ancora una volta Santana senza parole.

“E allora perché non mi hai uccisa?” Fu il turno di Brittany di sgranare gli occhi,

“Io non uccido nessuno!” Santana fu sul punto di ribattere e poi rimase in silenzio, riflettendo, perché era così sicura della fama di sanguinario di Robin Hood? C’erano mai state vittime ai suoi attacchi? Feriti sì, qualche ossa rotta dovuta a delle cadute da cavallo, ma a ben pensarci che lei sapesse nemmeno una ferita da freccia, e quella ragazza sapeva tirare!

“Perché vivi in queste condizioni quando potresti avere un castello con tutto il denaro che hai rubato!” Brittany sembrò offesa dalle sue parole,

“A me piace vivere così! E poi io non ce l’ho più tutto quell’oro!” Santana la guardò perplessa, anche dilapidando era impossibile far sparire quell’ammasso di monete!

“E dove sarebbe allora?” Chiese acida, aspettandosi una menzogna,

“Sarà dal Principe ormai…” Ok quella ragazza riusciva a lasciarla a bocca aperta ogni due per tre! Ora come poteva aspettarsi che lei ci credesse! “Lo distribuiamo affinché le persone possano pagare le tasse. Aggiunse però lei lasciandola per l’ennesima volta senza parole. Eccolo il segreto, ecco perché Robin Hood era amato e protetto, perché distribuiva il denaro! Rubava al Principe affinché i poveri potessero pagare le tasse!

“Per questo siete venute al castello…” Brittany annuì, sul volto ora c’era dipinto uno sguardo serio,

Quinn ci aveva detto di stare lontano fino a quando non capiva com’era il nuovo sceriffo…” Si interruppe lanciandole un occhiata, “Ma tu hai messo delle nuove tasse e a Nottingham non potevano più pagarle, così ci ha chiamato per dircelo…”. Santana rivedeva lo sguardo di Lady Quinn quando aveva posto nuove tasse, era furiosa sì, ma alla fine aveva preso una decisione, ed era quella, chiamare in aiuto Robin Hood.

“Non dovresti raccogliere tutte quelle tasse, sai le persone devono pure mangiare qualcosa…” Santana alzò lo sguardo sulla giovane che la guardava corrucciata, e si vergognò, per la prima volta si sentì davvero male per quello che aveva fatto.

“E’ solo il mio lavoro!” La aggredì, furiosa per come quello sguardo la facesse sentire. Si voltò allontanandosi da lei.

 

“Allora?” Puck trattenne il suo cavallo che scalpitava sentendo la sua agitazione,

“Nulla, nessuna traccia dello sceriffo…” Il soldato appena rientrato fece una smorfia, “Ormai l’avranno già uccisa!”,

“Taci! Lo sceriffo sa il fatto suo, non si farà uccidere!”

Però si è fatta catturare…”,

Cosa hai detto?” Chiese furioso Puck, il soldato aveva mormorato a bassa voce e ora sbiancò,

“Nulla signore”. Puck voltò il cavallo dirigendolo verso il castello. Quando quel mattino aveva trovato la stanza di Santana vuota con un messaggio di Robin Hodd era entrato nel panico. Le beffarde parole del bandito non erano state per niente rassicuranti. Raggiunse la sua stanza e le lesse ancora una volta:

 

“Non preoccupatevi, ve la restituiremo appena possibile. Cordialmente. Robin Hood.”

 

Era piantato nella testata del letto con una freccia. Aveva iniziato immediatamente un operazione di salvataggio, per poi rendersi conto che non aveva idea di dove andare, così aveva diviso il gruppo in squadre che ora stavano girando per la foresta di Sherwood. I risultati erano il nulla più totale.

Lavorava con Santana da anni ormai, sapeva che era un osso duro però Robin Hood era famoso per essere spietato e senza cuore e lui aveva paura per la ragazza.

 

La notte era scesa e Santana sentiva le risate provenire da terra, avevano acceso un allegro fuoco e vi si erano riuniti attorno aspettando che il cervo arrostisse. Si era rinchiusa nella capanna dopo aver lasciato in malo modo Brittany, ma ora quel fuoco allegro la attirava come se fosse una falena. Scese con attenzione dalla pianta e raggiunse il circolo di bambini e ragazzi. Come a pranzo badarono appena a lei, Finn le lanciò uno sguardo, era chiaro che la tenesse d’occhio e che non si fidasse di lei, probabilmente era l’unico con un po’ di buon senso in quella combriccola!

“Ciao Santana” Sobbalzò voltandosi, Brittany abbassò il cappuccio rivelando il suo volto sorridente, sembrava aver già dimenticato il loro diverbio. Aveva l’arco a tracolla e la faretra sulla schiena.

“Andata a caccia?” La ragazza scosse la testa,

“No, ma c’è un sacco di via vai nella foresta, credo ti stiano cercando…” Lasciò cadere a terra il suo bottino, due spade, un elmo e parecchi mantelli.

“Pronto!” Intervenne Finn ottenendo un boato di felicità. Santana osservò con un formicolio alle mani le spade a terra, se l’arco quel pomeriggio non le aveva fatto pensare alla fuga, per lei era solo un hobby, quella spada era oltremodo invitante.

“Daniel, prendi il bottino di Brittany e portalo al solito posto…” Finn non la guardava, ma Santana sapeva che aveva capito.

Mangiarono la carne e ancora una volta Santana si ritrovò a godere in silenzio dell’allegria che circondava quel fuoco. C’era un sapore di famiglia in quel gruppo, un calore che lei non aveva mai conosciuto.

“Canta qualcosa Finn!” Disse Brittany e il ragazzo fu subito incitato dai più piccoli, Finn si fece pregare ancora un po’ poi annui iniziando a cantare, era una semplice ballata, allegra e divertente, spesso i bambini si univano alla sua bella voce, così come Brittany. Cantò anche un ragazzo che era apparso timido fino ad un istante prima, ma che si trasformò cantando.

“Perché non canti qualcosa anche tu?” Brittany la guardò speranzosa ma Santana scosse la testa,

“No, credo che andrò a dormire…” Si alzò senza aggiungere altro e iniziò la salita verso la sua capanna. Lei un tempo cantava, ma quel tempo era passato, aveva sepolto quella parte di lei. Sentì un nodo alla gola quando una volta raggiunta la capanne osservò dall’alto Brittany volteggiare attorno al fuoco mentre un ragazzo la accompagnava con flauto. Un solo giorno di prigionia e si sentiva più persa che mai.

 

 

 

Note

 

Santana si sente perse, non ha più certezze e per la prima volta si interroga sulle sue azioni, Brittany sta forse facendo breccia in lei?

Come sempre gli sviluppi nel prossimo capitolo!

Grazie a tutti!!

Ciao ciao

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Capitolo 8
*** Cantare ***


Buona lettura

Buona lettura!

 

 

Sesto capitolo: Cantare

 

Il bosco era silenzioso, nelle capanne tutti dormivano. Santana uscì drappeggiandosi il mantello addosso, l’aria fresca del mattino che la risvegliava del tutto. Si corresse, non tutti dormivano, una manina la salutò da una fronda, una sentinella era chiaro. Lei gli fece un cenno sentendosi nell’obbligo di ricambiare il sorriso. Scese a terra con la solita fatica, chiedendosi ancora una volta come facessero loro a far apparire la cosa così semplice. Il fuoco della sera prima era sparito senza lasciare tracce. Erano davvero bravi a scomparire, da quello dipendeva la loro sopravvivenza dopo tutto.

Il giorno prima Brittany le aveva mostrato un ruscello con una pozza d’acqua e Santana la raggiunse. Si bloccò rimanendo immobile quando notò che non era stata la prima ad arrivare al luogo.

Brittany era immersa per metà nell’acqua, le dava la schiena e non poteva vederla. Santana la osservò mentre si insaponava i capelli biondi, con lo sguardo percorse la sua schiena, correndo fino alla delicata curva che faceva il suo collo. La sua salivazione si azzerò e una strana sensazione la prese allo stomaco, perché non riusciva a distogliere gli occhi da lei? Si mosse spezzando un rametto.

“Ho quasi finito! Tra un attimo è tutto tuo Santana!” Lei spalancò la bocca, come aveva capito chi era stato a fare rumore? Aveva sempre saputo che lei era lì a guardarla come un idiota?

“Tranquilla… vengo dopo…” Riuscì a dire prima di voltarsi e darsela a gambe levate. Raggiunse con il fiatone il gruppo di alberi che ospitava il villaggio e quasi si scontrò con Finn,

“Corriamo?” Chiese il ragazzo inarcando il sopraciglio, Santana arrossì, poi disse,

“Sì, faccio sempre movimento al mattino!”

“Con il mantello?”

“Fa freddo! Non tutti hanno una strato di grasso che li protegge!” Aggiunse inviperita, il ragazzo alzò le braccia in segno di resa poi sorrise,

“Hai visto Brittany?” Santana sentì che le guance le andavano a fuoco,

“E’ al fiume…” disse.

“Capito, grazie, oh… non fare troppo rumore mentre fai movimento, i piccoli dormono…” Indicò in alto con il dito poi si allontanò.

Santana lo osservò dirigersi verso il fiume con fastidio, era così quindi? Brittany stava con Finn. Era da immaginarlo, erano insieme in quella storia no? Un motivo doveva esserci…

Perché era infastidita però? Cosa importava a lei? Nulla, assolutamente nulla. Il suo cervello formulò l’immagine della schiena nuda di Brittany e delle grandi mani di Finn che vi si posavano. L’immagine la fece infuriare. Diede un calcio alla pianta più vicina trattenendo poi un gemito di dolore. Si maledì ancora un po’ poi decise di fare il suo lavoro e si mise ad esplorare l’accampamento, Finn aveva parlato di un posto in sui mettevano le armi, doveva trovarlo.

Man mano che il sole si alzava crebbe anche il frastuono, i bambini si svegliarono, dapprima erano silenziosi e insonnoliti, ma ben presto iniziarono i loro compiti giornalieri, tra gli scherzi e le risa. Di Brittany e Finn nemmeno l’ombra, ora però c’era sempre una piccola figura che la osservava dall’alto. Era chiaro che era sorvegliata ora che gli adulti non c’erano.

Si sedette osservando il via vai sugli alberi e a terra, se ne avesse avuto l’occasione sarebbe fuggita, sì, ma non avrebbe potuto far loro del male. Non aveva mai fatto del male a dei bambini, c’erano dei limiti che non aveva mai oltrepassato… però aveva portato alla fame ben più che una famiglia, non li aveva uccisi con la spada magari, ma non aveva fatto anche peggio? E perché ora pensava a quello? Si alzò infastidita, non avere nulla da fare la portava ad avere dei pensieri inaccettabili! Un pianto attirò la sua attenzione. Rapidamente ne raggiunse la fonte, era la bambina bionda che il giorno prima aveva mangiato in braccio a Brittany,

Cosa succede?” I bambini più grandi che erano già accorsi la guardarono diffidenti, senza gli adulti erano più tesi, e lei era pur sempre un nemico, come il mantello rosso che indossava sembrava annunciare.

“E’ caduta e si è sbucciata un ginocchio…” Santana guardò la piccola che si teneva il ginocchio con la mano, mentre grossi lacrimoni le rotolavano sul volto.

“Sai cosa faccio io quando mi faccio male?” Chiese e la bambina alzò gli occhioni su di lei, erano così simili a quelli di Brittany da sorprenderla.

Cosa?” Chiese tirando su con il naso. Ok… cosa faceva lei? Essenzialmente urlava e inveiva contro tutti, ma non era il caso di suggerirlo ad una bambina.

“Canto!” Era un assurdità e vide lo scetticismo sul volto dei più grandi, ma la piccola sbatté le palpebre interessata,

“Davvero?”

“Sì, e via, il dolore se ne va!” La piccola soppesò l’idea,

Brittany mi da un bacino…” Santana sorrise all’idea, era così dolce…

“Beh, Brittany è magica… io so solo quel metodo…. Si strinse nelle spalle e la bambina si morse un labbro,

“Canti con me?” Santana fu sul punto di dirle di no, ma nel vedere quegli occhioni imploranti annuì,

“Facciamo così tu inizi e io ti vengo dietro…” La bambina annuì poi iniziò a cantare la stessa ballata della sera prima. Santana sentì la sua voce unirsi a quella delicata della bambina, e presto si perse nel canto.

 

Una voce profonda e calda risuonava nel bosco, Brittany corrugò la fronte perplessa, poi capì da chi provenisse e sorrise,

“Canta! Finn, sta cantando!” L’uomo la guardò perplesso,

Brittany, è una serva del Principe! Uno sceriffo del Re, uno di quelli cattivi!” La ragazza lo ignorò, stava cantando!

Spuntò dalla foresta osservando la scena, la ragazza era inginocchiata accanto a sua sorella che si era sbucciata un ginocchio, ma che sembrava esserne dimenticata perché, come tutti gli altri guardava estasiata Santana. E lo sceriffo teneva gli occhi chiusi, mentre la sua voce si innalzava, un sorriso le illuminava il volto. Era bellissima, persino più bella di quando era entrata come una furia nella camera di Quinn.

 

 

 

Note

 

Allora? Santana senza adulti si è lasciata andare, ha messo da parte dubbi e perplessità ed ha cantato, mostrando forse la vera se stessa. Ovviamente la cosa non è rimasta inosservata, se Finn, l’unico con del buon senso, la vede ancora come un pericoloso nemico Brittany, sempre pronta a vedere il meglio nelle persone ne rimane affascinata… Conseguenze?

Le vedremo domani!

Ciao ciao e grazie!

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Capitolo 9
*** La festa ***


Capitolone

Capitolone! In tutti i sensi! ;-)

Buona lettura!

 

 

 

Settimo capitolo: La festa

 

La canzone finì e Santana riaprì gli occhi, sorrise ancora, non si ricordava perché avesse smesso di cantare, niente la rendeva più felice. Guardò la bambina che aveva gli occhi sgranati,

“Sei bravissima! Anche tu sei magica, non mi fa più male, niente niente!” Le assicurò, facendola sorridere.

“Wow, canti benissimo!” Si voltò sorpresa, Brittany le stava venendo incontro, gli occhi che brillavano, un largo sorriso sulle labbra. Santana arrossì,

“Beh… era solo…”

“Senza parole?” Chiese Finn e lei le ritrovò in fretta,

“Taci, gigante sottosviluppato!”,

“Guarda Brittany, mi è passato tutto il male!” La piccola le fece vedere il ginocchio e Brittany si chinò ad osservarlo interessata,

“Cos’è successo? Un folletto ti ha fatto lo sgambetto?” Chiese seria ma la bambina scosse la testa,

“No, credo sia stata quella radice.” Santana sentì le sue labbra incresparsi nel vedere lo sguardo perplesso di Brittany che poi rispondeva,

“Devono averla messa lì i folletti, sono quasi sicura che non c’era quando sono partita… sono dispettosi a volte…”, La bambina annuì alla sorella poi corse da Santana sorprendendola. Le schiocco un bacio sulla guancia e fuggì via urlandole un grazie. Rimase imbambolata mentre la mano le saliva stupita verso la guancia.

Un braccio si tese verso di lei che era ancora in ginocchio a terra alzò lo sguardo incrociando gli occhi sorridenti di Brittany. Prese la mano che le veniva offerta e si alzò in piedi. Le loro dite erano allacciate e Santana rimase immobile a guardarla, il suo ventre che ci contorceva, poi notò il sacco che Brittany aveva lasciato a terra, era ben visibile un mantello rosso. Ritirò la mano con una smorfia, si voltò andandosene, il movimento fece ondeggiare il mantello che lei stessa indossava, il suo messaggio era chiaro, lei era uno sceriffo del Re.

 

La giornata passò senza incidenti e la sera si ritrovarono tutti attorno al fuoco, tutti tranne Brittany e Finn che erano partiti subito dopo il pranzo e non erano ancora tornati. Santana cantò, senza gli occhi degli adulti si sentiva più libera. Libera? Da cosa? Di essere se stessa? Scosse la testa a quei pensieri, mentre i bambini e i ragazzi le proponevano un gran numero di ballate sperando che lei le conoscesse. Cantò fino a quando non ebbe più voce, i più piccoli si erano addormentati tra le braccia dei grandi e Santana si accorse che tra le sue braccia dormiva beata la piccola dalla testa bionda, Caroline. Sorrise osservando come lei si fosse avvolta nel mantello rosso, portandoglielo via. Era straordinario come i bambini si abituassero in fretta, Caroline si era addormentata tra le braccia del nemico, si era avvolta nel drappo rosso che incuteva timore a chiunque. Quanto sarebbe stato facile per lei sorprendere quei bambini, quegli adolescenti? Quanto ci avrebbe messo ad appiccare il fuoco al loro villaggio, recuperare una spada e un cavallo, quella mattina aveva scoperto le una e gli altri, e fuggire da lì? E allora perché non farlo? Perché non voleva vedere due occhi blu guardarla con delusione? Ridicolo! No, non lo faceva perché non era il momento, lei voleva prendere Robin Hood e consegnarlo, così non avrebbe ottenuto niente e poi lei non uccideva i bambini!

Aiutò i più grandi a portare i piccoli nei loro letti e notò come quella famigliola usasse i loro mantelli per coperte, capendo il perché Robin Hood li prendesse ai soldati, non per dileggio dell’insegna, ma per proteggere dal freddo i bambini. Quando ebbe depositato Caroline nel suo letto la lasciò avvolta nel suo mantello, lei ne aveva altri al castello…

 

Rimase a guardare la luna sorgere sulla foresta chiedendosi dove fossero Finn e Brittany, stavano forse assaltando un convoglio? Perché non tornavano?

Si addormentò e, per la prima volta da quando era nella foresta, dormi male. Quando al mattino scoprì che i due non erano ancora tornati iniziò ad agitarsi, ma i giovani non sembravano condividere le sue paure,

“Oh loro tornano sempre!” Le disse il più grande che lei aveva interrogato, “Tranquilla!” Aggiunse il ragazzo facendole fare una smorfia,

“In realtà io non voglio che tornino!” Disse puntualizzando ma il ragazzo era già distratto da un litigio scoppiato per un gioco.

Santana andò alla pozza del fiume immergendosi nell’acqua fredda con un brivido, uscendone si sentì più rilassata, quando tornò all’accampamento sentì una gioiosa risata e il suo cuore fece un balzo mentre un sorriso le compariva sul volto. Era tornata. Dovette trattenersi per non mettersi a correre. La vide mentre faceva saltare in aria un bambino che rideva felice, mentre un altro la tirava affinché lo sottoponesse allo stesso trattamento. Brittany posò il primo, ma prima di prendere il secondo i loro occhi si incrociarono.

Sorrise, e il cuore di Santana fece un secondo deciso balzo.

“Siete tornati…” Osservò per rompere quel contatto,

“Sì, con delle notizie…” Santana attese e lei continuò, il suo sguardo che per la prima volta le sfuggiva, “Domani potrai ritornare a Nottingham.” Già? Pensò Santana, si trattenne dal dirlo però,

“Bene” Disse solo,

“Gliel’hai detto?” Chiese Finn raggiungendoli, aveva due marmocchi sulle spalle, sembrava che quei due fossero una specie di calamita per bambini.

Brittany annuì e Finn le fece il verso,

“Bene” Santana gli lanciò un occhiata che lui ricambiò poi la guardò curioso,

“Dov’è il mantello?” Santana distolse lo sguardo,

“Oggi fa caldo!” Finn apparve perplesso ma non aggiunse nulla.

Brittany!” Caroline arrivò di corsa saltando letteralmente in braccio alla sorella poi le sussurrò qualcosa all’orecchio. Brittany la guardò sorridendo e Santana arrossì, cosa le stava dicendo la bambina? Le due si scambiarono alcune frasi, le teste vicine, i capelli che si sarebbero facilmente confusi.

“Va bene, allora Caroline è dell’idea che dobbiamo farti una festa di addio, quindi questa sera festa!” Annunciò alla fine Brittany facendo ululare di gioia i bambini. Santana scosse la testa perplessa ancora una volta, ok non era stata proprio una vita da prigioniera la sua, ma una festa di addio? Erano nemici!

 

Santana sedeva a gambe incrociate a terra, accanto a lei c’erano Finn e Brittany e davanti a loro era stato tirata una corda su cui erano stati drappeggiati due mantelli rossi. Due bambini li tirarono indietro scoprendo il piccolo palco. Santana sorrise nel vedere Caroline negli abiti troppo grandi della sorella, un piccolo arco a tracolla con tanto di faretra, la recita proseguì, Brittany rideva e batteva le mani mentre Finn suggeriva le battute ai bambini che lo guardavano in cerca di aiuto.

La narrazione era un po’ confusa, ma Santana capì che si trattava della storia di Brittany e Finn, che si erano incontrati su un tronco che fungeva da ponte e che entrambi volevano che passasse prima l’altro, nella troppa gentilezza erano finiti entrambi nel fiume. Così avevano fatto amicizia, poi insieme erano giunti nell’accampamento dei bambini che li avevano nascosti dai soldati del re, interpretati da due bambini con elmi enormi e mantelli che trascinavano a terra. La storia si era conclusa con una grande festa proprio lì.

Santana applaudì i bambini che erano molto orgogliosi del suo apprezzamento.

Si spostarono accanto al fuoco e la supplicarono di cantare, la ragazza li accontentò anche se leggermente in imbarazzo.

“Forza su ora a nanna…” I bambini protestarono veementemente, ma Finn un po’ spingendo e un po’ portandoli di peso li fece raggiungere i loro letti. Brittany che era tra quelli che protestavano perché non voleva che la festa finisse rimase accanto al fuoco. Santana non si mosse, anche se non la guardava sentiva la presenza di Brittany alle sue spalle.

“Sai sto scrivendo una canzone anche io…”

Santana si voltò,

“E di cosa parla?” Brittany si strinse nelle spalle,

“Per ora so solo: Re fasullo d’Inghilterra, fenomeno d’incapacità, nei libri di storia lui sarà… boh poi non so…”

“Ci tartassa con le tasse, e ci porta tutto via ma un giorno lui si pentirà di ogni ruberia…” aggiunse Finn, lanciandole un occhiata.

Santana annuì poi si alzò,

“Vado a dormire” Brittany si alzò correndole dietro,

“Aspetta! Mi dispiace…”

“No, Finn fa bene a ricordarlo, io sono il nemico!” Brittany le prese la mano sorprendendola,

“Devo farti vedere una cosa… vieni?” Santana guardò Finn, che stava spegnendo il fuoco lanciando loro delle occhiate, poi la ragazza e annuì. Brittany sorrise e la tirò dietro di sé. La portò fino al fiume illuminato dalla luna, le lucciole che sembravano piccole stelle cadute sulla terra.

Brittany, mi hai già mostrato il fiume…” La ragazza sorrise,

“Aspetta…” Risalì la cascata e poi scomparve. Santana guardò perplessa il muro d’acqua dal quale uscì di nuovo sempre sorridente Brittany,

“Allora vieni o no?” Santana afferrò la mano che la ragazza ancora una volta le tendeva e la raggiunse scoprendo l’insenatura che si apriva dietro la cascata.

Santana si guardò attorno, era una gotta naturale, non molto grande ma che poteva ospitare con facilità loro due. La luce della luna filtrava nell’acqua, fioca, disegnando strani arabeschi sul volto di Brittany, che era così vicino al suo. La ragazza disse qualcosa, ma lei non poté udirla, il rumore dell’acqua era troppo fragoroso, Brittany scosse la testa muovendosi per uscire ma Santana la trattenne per la mano, la ragazza si voltò di nuovo a guardarla perplessa. Non sapeva cosa Brittany avesse letto sul suo volto, ma la vide sorridere, poi avvicinarsi. I loro volti ora erano troppo vicino. Santana chiuse gli occhi, il cuore che voleva uscirle dal petto, più rumoroso della cascata almeno nella sua testa. Poi le sentì, le labbra di Brittany che dolcemente si posavano sulle sue.

Aprì gli occhi perdendosi in quelli azzurri di Brittany. Rimasero immobili per un tempo infinito. Poi Brittany alzò la mano portandole via una lacrima, anche se Santana non si era resa conto di piangere. La mano di Brittany le percorse il viso poi andò a finire sul suo collo e poi tra i capelli, dietro la nuca. Santana fu percorsa da un brivido, chiuse gli occhi baciando di nuovo la ragazza, le posò le mani sui fianchi tirandola contro di lei. Sentì la lingua della giovane passarle sul labbro e rabbrividì di nuovo. Brittany si strinse contro di lei, la mano che premeva contro la sua nuca nel vano tentativo di avvicinarla ancora. Santana aprì le labbra sentendo l’immediata risposta della ragazza che le accarezzò la bocca con la lingua. Le mani di Santana percorsero la sua schiena desiderando ardentemente la sua pelle, le loro lingue si incontrarono e Santana sentì Brittany sussultare. Poi la mano libera della ragazza le corse lungo il fianco raggiungendo il suo seno. Santana gemette dal piacere, poi fece un balzo indietro, terrorizzata. Si portò la mano alla bocca scuotendo la testa, si voltò e fuggi via.

 

 

 

Note

 

E’ successo, complice una notte magica i sentimenti sono balzati fuori… E Santana ne è rimasta spaventata.

Cosa farà ora il temibile sceriffo del Re? Dicono che gli animali spaventati sono i più pericolosi… vedremo cosa combinerà Santana, una che sa ferire in molti modi!

Ho interrotto bruscamente… perdonatemi, ma era necessario!

 

Vi metto i link del cartone da cui ho preso la canzone, l’avrete riconosciuta no???

 

www.youtube.com/watch?v=pK5Ynh_Gaio

 

E poi la scena romantica da cui ho preso spunto alla francese (ho copiato spudoratamente!” ;-)

 

www.youtube.com/watch?v=EkVTJXyqPZ4&feature=related

 

 

Grazie a tutti! Al prossimo capitolo!

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Capitolo 10
*** Il ritorno ***


Buona lettura

Buona lettura! Forse se lo ripeto all’infinito poi lo è davvero! ;-)))

 

 

Ottavo capitolo: Il ritorno

 

Corse senza sapere dove stava andando, ignorando le fronde che le colpivano il volto. Voleva solo fuggire via, allontanarsi da tutto, ma non ci riusciva, quello che aveva provato non se ne andava, era dentro il suo petto, così continuò a correre. Sentì un rumore sotto i suoi piedi e sbatté le palpebre,

“A terra!” L’urlo di Brittany conteneva così tanta paura che Santana obbedì. Mentre si gettava a terra un enorme tronco passo sopra di lei, un solo istante di indugio e sarebbe finita male. “Santana!” Brittany corse verso di lei ignorando il tronco che continuava ad ondeggiare. Le si gettò vicino passandole le mani sul viso, controllando che stesse bene, aveva gli occhi sgranati e il fiatone e non per la corsa.

“Sto bene…” Riuscì a dirle Santana mentre la ragazza la stringeva con terrore, Santana sentiva il cuore della giovane battere all’impazzata, così la strinse contro di sé cercando di calmarla.

“Le trappole… dirò a Finn di toglierle, sono una pessima idea e…”

“No, lasciale, sono una buona protezione” Brittany alzò la testa a guardarla, ora che il tronco era fermo poteva farlo senza il rischio di essere decapitata,

“Potrebbero far del male a qualcuno!” Ribatté lei facendola sorridere, Santana alzò la mano accarezzandole il volto e Brittany sorrise per poi piegarsi su di lei. Santana la fermò appoggiandole una mano sulle labbra.

“No” La ragazza la guardò confusa,

“Perché?” Santana distolse lo sguardo alzandosi,

“Domani io sarò di nuovo lo sceriffo che deve darti la caccia e lo farò” Brittany non si mosse da sopra di lei, i suoi occhi chiari erano nell’ombra, ma Santana li evitò voltando il capo, “Faresti meglio a trasgredire alle tue regole e ad uccidermi, perché io ti porterò a Londra e ti farò impiccare davanti al Principe”,

“No” Disse semplicemente Brittany poi si alzò lasciandola lì a terra, questa volta non le aveva teso la mano, questa volta non le aveva sorriso. Bene. Santana si tirò su dando un occhiata al tronco che ondeggiava lievemente poco lontano, forse avrebbe dovuto lasciarsi colpire.

 

Il mattino una leggera pioggerellina scendeva dal cielo, Santana salì sul piccolo cavallo che le era stato assegnato, per la prima volta aveva le mani legate, le redini del cavallo erano fissate alla sella di Finn, che proprio in quel momento le calò un cappuccio sul volto legandolo con una corda. Ora era cieca, non poteva vedere nulla. Il cavallo iniziò a ruotare su se stesso e lei perse completamente il senso dell’orientamento.

Era mattina presto e il bambini dormivano, così nessuno era presente alla sua partenza. Il suo cavallo si mise in marcia e Santana si preparò al lungo viaggio. Un rumore di zoccoli le fece voltare la testa in maniera istintiva anche se non poté vedere nulla. Brittany.

Doveva essere lei, non l’aveva più vista, neanche quel mattino, era stato Finn a prepararla per il viaggio. Girò di nuovo la testa, cercando di sentire se si avvicinava, se parlava con Finn, ma nulla, entrambi erano silenziosi, almeno alle sue orecchie.

Cavalcarono a lungo, le ore che trascorrevano infinite per lei che non poteva essere distratta dal panorama. Poi si arrestarono,

“Siamo arrivati…”

“Finn!” Santana tese le orecchie, conosceva quella voce, Rachel. Sentì la ragazza ridere e poi la voce di Quinn,

“Ragazzi, meno smancerie, dobbiamo andarcene da qui!” Smancerie? Quindi si era di nuovo confusa? Finn e Rachel? Li aveva visti chiacchierare nel giardino di Lady Quinn ma non aveva creduto…

“Salve sceriffo” Santana alzò la testa voltandosi verso la voce,

“Piacere di risentirla Lady Quinn” Disse cercando di apparire tranquilla e sicura di sé, la nobildonna ridacchiò e lei aggiunse, “Quando ci rivedremo, e lo faremo, ci sarà una corda anche per voi, milady.

“Vedo che non avete perso il senso dell’umorismo durante la vostra prigionia!”

“Non era una battuta” La donna rise e Santana non aggiunse altro, era alquanto fastidioso parlare con qualcuno senza poterlo guardare.

Brittany, come hai fatto ha sopportarla per tre giorni?” Chiese Rachel e Santana rimase immobile aspettando la voce della ragazza, voleva sentirla, desiderava ardentemente udire ancora una volta la sua voce. Non fu accontentata, nessuno rispose alla domanda della ragazza.

“Bene…” Finn interruppe il silenzio che si era creato, “Ci vediamo tra poco…” Un istante e il suo cavallo era di nuovo in movimento, non fecero molta strada, una decina di minuti, non di più, poi si fermarono di nuovo.

Siamo arrivati, la ronda passa di qui ogni mezzora, presto ti troveranno… addio Santana…”. Santana non gli rispose, lui la fece scendere e poi la legò ad un ramo.

Sentì i due animali allontanarsi e si mise ritta in attesa dei suoi uomini.

 

Puck guardò con smarrimento gli appartamenti di Lady Quinn, a quanto sembrava la donna  e la sua dama di compagnia erano sparite. Non poteva essere successo di nuovo! Prima lo sceriffo e ora le nobili!

“Signore!” Puck alzò gli occhi al cielo e ora cosa era successo? Era sparito il prete? Scese le scale il più velocemente possibile e arrivò nel cortile.

“Preparate una squadra! Voglio i cani per seguire le tracce! Subito!” Puck guardò estasiato la donna che sbraitava ordini a tutti quelli che incontrava, stava bene!

“Sceriffo!” Santana lo identificò e lo raggiunse,

Puck, datti una mossa, ho intenzione di prenderli ora, non domani!” Il soldato sorrise felice,

“Sì sceriffo!” si voltò verso gli uomini, “Avete sentito lo sceriffo! Datevi una mossa!”.

“Ma signore, i cani non riescono a seguire una traccia con la pioggia…” Santana fulminò con lo sguardo il soldato,

E allora cosa li teniamo a fare? In Inghilterra piove due giorni su tre!” L’uomo scappò via mentre lei lanciava sguardi omicidi su tutti. Sapeva che non aveva possibilità e non era per la pioggia, non sarebbero riusciti a seguire quella traccia nemmeno con il sole, non in quella foresta, non con tutti gli animali che avrebbero distratto anche il cane migliore. Eppure doveva fare qualcosa, perché era furiosa.

 

 

 

Note

 

Santana riafferma il suo ruolo e la sua posizione, chiarendo a Brittany che quello che è successo non cambia nulla, che tra loro c’è una promessa di morte che lei non ha intenzione di infrangere e la ragazza ne rimane comprensibilmente ferita.

Tra loro c’è un divario incolmabile, almeno secondo Santana, saprà Brittany darle una seconda possibilità e lo vorrà?

Lo vedremo!

A domani per il prossimo capitolo!

Ciao ciao e grazie!

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Capitolo 11
*** Mancanza ***


Buona lettura

Buona lettura!

 

 

Nono capitolo: Mancanza

 

La ricerca era stata infruttuosa, Santana passò lo sguardo sugli uomini di ritorno dalla foresta, tenevano gli occhi bassi, ben attenti a non incrociare i suoi. Tutti sapevano che da quando era tornata era più irascibile e furiosa che mai.

“Tutti gli uomini presenti” Riportò Puck,

“Nessun attacco?” Il suo secondo scosse la testa. Santana si morse un labbro, era strano, sarebbe stato facile sorprenderli, erano divisi in piccoli gruppi, in fondo era quello che Brittany e Finn avevano già fatto quando quegli uomini cercavano lei.

“Preparo un'altra pattuglia?”

“No” Puck si voltò incuriosito, era già pronto a dare l’ordine,

“No signore? Non li cerchiamo più?”

“No” confermò la ragazza, poi rientrò nel castello lasciando a lui il comando.

Santana risalì le scale fino alle sue stanze, entrò e si sbarrò la porta alle spalle poi raggiunse l’armadio, all’interno erano accuratamente stesi i due biglietti, firmati Robin Hood, e le due frecce usate per fissarli. Santana prese una delle frecce passando delicatamente la mano sull’impennaggio.

Cosa doveva fare? Non riusciva a togliersela dalla mente, era così arrabbiata per quello che provava che stava impazzendo. Un leggero bussare la fece sobbalzare, ripose la freccia e chiuse l’armadio poi si sedette alla scrivania,

“Avanti” Ad entrare fu Puck che sorrideva,

“Buone notizie!” Santana si tese sulla sedia, il suo cuore che le rombava assordante nelle orecchie, lo stomaco che si attorcigliava dalla paura, “Sono arrivate le nuove tasse!” Aggiunse l’uomo e lei si sentì male mentre il corpo le formicolava a causa dell’eccesso di adrenalina. L’uomo, ignaro, le consegnò la pergamena che Santana aprì leggendola velocemente. Poi la gettò sulla scrivania con una smorfia.

“Potremmo ritentare con il metodo che stavamo usando prima che…” Puck si interruppe indeciso,

“Prima che mi portassero via?” Chiese Santana vedendolo sospirare di sollievo,

Esatto, sai, riempirli di tasse e farci dire tutto su Robin Hood e la sua banda…” Santana si voltò evitando il suo sguardo, non gli aveva detto niente, non gli aveva detto che si trattava solo di un branco di mocciosi guidati da una donna con la testa tra le nuvole e contro la violenza.

“Mi sembrava di aver capito che quel metodo non ti piacesse” Puck trascinò gli stivali per terra poi si strinse nelle spalle,

“Però a te piaceva…” Santana si voltò poi prese la pergamena con le tasse e la gettò nel fuoco,

“Consegnate il forziere che abbiamo raccolto, quelle tasse assurde che mi sono inventata copriranno queste nuove. Puck la guardava senza parole e lei sentì di nuovo la rabbia salire,

“Devo farti un disegno?” Puck scosse la testa,

“No sceriffo, vado sceriffo…” Si interruppe e Santana lo guardò interrogativo “Convoglio normale signore o quello asino di Troia?”,

“Cavallo di Troia! No, convoglio normale, venti uomini”. Puck annuì ancora e poi si allontanò.

Santana lo sentì dare ordini agli uomini nel cortile, le sembrava quasi di sentirlo il loro stupore.

Lo stesso stupore che provava lei, cosa le era successo? Perché le mancavano così tanto due occhi azzurri?

 

Brittany osservò Rachel e Finn, tenevano le teste vicine, stavano parlando sommessamente, ogni tanto poteva sentirli ridere. Vedeva le loro mani intrecciate e stava male, perché lei desiderava ardentemente la stessa cosa e non poteva averla. Perché Santana le mancava, era stata con loro solo tre giorni, eppure ne sentiva acutamente la mancanza.

Brittany?” Si voltò verso Quinn che la guardava interrogativa, “Cosa c’è che non va?” La ragazza non era abituata ai segreti, anzi non era proprio capace a tenerli, ed era curioso che il più grande segreto, quello sulla sua identità, fosse ancora in piedi.

“Nulla…”, Quinn sbuffò,

Brittany ti conosco da quando siamo bambine, non sei capace di mentire neanche se ne dipende la tua vita!” Brittany distolse lo sguardo da lei, Caroline dormiva accoccolata tra le sue braccia, teneva stretto un mantello rosso e lei vi affondò le mani, sapeva a chi era appartenuto.

“E’ solo che…”,

“Sì…?” La incoraggiò Quinn ma la ragazza scosse la testa,

“Non ti piacerebbe sentirlo, forse è meglio se non te lo dico…” Quinn sospirò poi le prese la mano,

Brittany, facciamo che io parlo e tu ascolti?” Quando la giovane ebbe annuito la ragazza continuò, “Vediamo… ha a che fare con la faccia che hai fatto quando Santana Lopez è piombata nella mia camera?” Brittany sgranò gli occhi sorpresa e Quinn sorrise, “Piccola, sarai anche Robin Hood ma per me sei un libro aperto! Va bene allora… cosa è successo? Vuoi dirmelo tu ora?” Brittany si morse un labbro,

“Non sei arrabbiata?”

“No che non lo sono!” Quinn corrugò la fronte perplessa, perché avrebbe dovuto essere arrabbiata?

“Beh, allora, ecco… il fatto è che da quando l’ho baciata non riesco più a pensare ad altro e ho tanta voglia di rivederla!”

“Tu cosa?” Quinn sgranò gli occhi, si era di sicuro persa un passaggio, Brittany la fissò di nuovo impaurita,

“Hai detto che non eri arrabbiata!”

“Io credevo che ti stesse simpatica, tu ti fai piacere chiunque! Non che ne fossi…” Teneva la voce bassa per non svegliare Caroline, ma la nota di panico nella sua voce era ben udibile. Brittany arrossì ancora e lei terminò, “Innamorata…” Prese un profondo respiro, “Tu sei innamorata di lei!”. Brittany alzò lo sguardo e sorrise, un sorriso dolce, che non lasciava il più piccolo dubbio. “Oh no…” Sussurrò Quinn portandosi la mano davanti agli occhi.

Quinn cosa posso fare?” La ragazza prese un profondo respiro poi tornò a guardarla,

“Sei sicura Brittany? Perché lei non è una bella persona…” La ragazza cambiò espressione e Quinn la vide arrabbiarsi,

“Lo so che voi pensate tutti che sia cattiva, ma non lo è! Lei è gentile, se vuole, e dolce!” Quinn non disse nulla, sarebbe stato inutile.

“Va bene, ma lei cosa prova per te?” Come le nubi in un temporale estivo la rabbia si dileguò dal volto della giovane per lasciare il posto ad un rossore sospetto,

“Lei ha risposto al mio bacio… eccome…” Quinn sentì il suo volto avvampare e dovette ridacchiare imbarazzata,

Ok… però?” Chiese, sapeva che c’era un però, c’era sempre.

“Dopo mi ha detto che eravamo nemiche e che lei mi avrebbe portato a Londra per farmi uccidere…. Vedendo la smorfia di Quinn aggiunse rapida, “Però non credo lo pensasse davvero, secondo me era solo spaventata e…”.

Era possibile, forse Santana Lopez il più terribile sceriffo d’Inghilterra aveva un cuore dopo tutto, però era più probabile che fosse nata senza. Brittany si alzò sorridendo, tra le braccia aveva sollevato senza difficoltà la sorella che le si aggrappò al collo, ancora avvolta dal mantello,

“Già, lei ha solo paura!” Quinn si alzò a sua volta, spaventata dalla reazione della giovane che si stava muovendo verso le capanne,

Brittany! Cosa vuoi fare?” La ragazza sorrise,

“Metto Caroline a dormire.”

 

 

 

 

Note

 

Ah che capitolo! Sarà di passaggio ma a me piace un sacco!

Santana non sa più cosa pensare, persino i suoi più grandi piaceri, raccogliere tasse e inseguire i ricercati, non la fanno più stare bene, è in seria crisi…

Brittany? Beh lei ha Quinn, si sa a volte esporre un pensiero lo rende chiaro… Cosa avrà in mente?

Lo vedremo presto!

Grazie, ciao a tutti e a domani!

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Capitolo 12
*** La prima ***


Buonissima lettura

Buonissima lettura! ;-)

Ne parliamo alla fine!

 

 

 

Decimo capitolo: La prima

 

Santana si svegliò di soprassalto, il cuore che batteva veloce, l’aveva sognata di nuovo. Sbuffò cercando di calmarsi, Puck si era offerto di rilassarla, ma lei lo aveva allontanato in malo modo, non era lui che voleva dannazione! Si era persino messa a cavalcare nei boschi da sola, cosa sperava? Di essere assaltata? Come poteva credere che l’avrebbe voluta ancora dopo quello che le aveva detto? Era una stupida ecco cos’era!

Un rumore alla sua finestra la fece immobilizzare nel letto, niente, forse si era sbagliata, forse la sua mente le giocava brutti scherzi, ma lei si era sempre fidata del suo istinto, e quello le gridava che c’era qualcosa che non andava, scivolò fuori dal letto e afferrò la sua spada, poi spalancò la finestra.

Non c’era nessuno. Guardò il cortile notando le sentinelle che si muovevano su e giù per le mura, sorvegliando il borgo addormentato. Forse si era sbagliata.

Richiuse la finestra rabbrividendo, la camicia, l’unico indumento che teneva per la notte le arrivava appena alla coscia e non la proteggeva dal freddo della notte. Si voltò e sobbalzò alzando la spada.

“Ciao” Disse solo la figura di cui scorgeva solo l’ombra. Abbassò la spada, il cuore che come sempre cercava di sfuggirle,

“Cosa ci fai qui?!” Chiese parlando sottovoce, la ragazza si mosse uscendo dall’ombra e il suo sorriso fu illuminato dalla luce della luna,

Perché parli piano? Se vuoi catturarmi devi urlare…” Santana la guardò corrucciandosi e la ragazza rise piano poi si fece più seria, “Sono qui perché mi manchi”. Il cuore di Santana non avrebbe retto ancora a lungo a simili balzi,

“Devi andartene subito…” Brittany fece un passo verso di lei che non si mosse,

“Dimmi di andare via, dimmi che non vuoi che io resti qui con te. Santana si morse la lingua, oh lei non desiderava che la ragazza se ne andasse, ogni singola cellula del suo corpo desiderava che restasse. Brittany sorrise facendo un ulteriore passo verso di lei.

“Sei mancata anche a me…” Si sentì dire Santana, anche se non era sicura di essere stata proprio lei a dirlo. Brittany sorrise ancora ma lei scosse la testa, “Ma non possiamo… perché io devo fare il mio dovere e se facciamo… questo… allora io non potrò più darti la caccia…”.

“Se facciamo cosa?” Chiese Brittany alzando la mano e sfiorandole la guancia con i polpastrelli, Santana sentì il suo volto piegarsi alla ricerca di un contatto più sostanzioso,

Brittany…” Sospirò chiudendo gli occhi mentre la ragazza appoggiava dolcemente le labbra sulla sua bocca.

“San… tu cerchi Robin Hood, non Brittany S. PierceSantana non rispose troppo occupata a impadronirsi delle sue labbra. Rabbrividì, questa volta di piacere quando Brittany le posò le mani sui fianchi coperti solo da quel sottile indumento. Mentre le mani della ragazza la accarezzavano piano Santana le infilò le mani tra i capelli, tirandola contro di sé. Il loro bacio si fece più acceso e le mani di Brittany più intraprendenti scesero a prendere il lembi della camicia per poi tirarli verso l’alto. Santana si separò a malincuore dalle sue labbra, mentre la ragazza le sfilava l’indumento dalla testa per poi rimare immobile a guardarla, osservando il suo corpo nudo, illuminato solo dalla luna.

“Sei la cosa più bella che io abbia mai visto…” Sussurrò, ora appariva timorosa, molto diversa dalla ragazza sicura che era entrata nella sua camera, Santana arrossì poi le prese la mano portandola al suo letto. La fece sedere iniziando ad aprirle la giubba verde e marrone che portava. La ragazza sembrava ipnotizzata mentre osservava i legacci sciogliersi uno dopo l’altro. Santana le posò un bacio sul naso e la ragazza si riscosse a sufficienza per sorridere. Le tolse la giubba e poi si dedicò alla camicia, la pelle bianca della ragazza contrastava con la sua ambrata, anche alla luce della luna, Santana si soffermò per un istante ad immaginare l’effetto alla luce del sole, poi le mani di Brittany la distrassero. La ragazza sembrava essersi ripresa, perché la afferrò e la fece cadere sotto di sé sul letto, per poi con curiosità passarle una mano sul seno. Santana trattenne il respiro inarcandosi appena a quel semplice contatto e Brittany si morse un labbro, per poi ripetere il movimento con più sicurezza.

Santana chiuse gli occhi godendosi il piacere che la ragazza le stava procurando, li spalancò però quando alla mano di Brittany si sostituì la sua lingua,

“Cosa…?” La ragazza alzò la testa preoccupata,

“Non ti piace?” Santana scosse la testa, oddio no, le era piaciuto, eccome se le era piaciuto! Brittany sorrise e poi si piegò di nuovo su di lei. Questa volta dalle labbra di Santana sfuggì un gemito.

La ragazza rise piano per poi scendere lungo la sua pancia delicatamente, prima con le mani e poi con la bocca, baciando e mordicchiando. Santana sentiva il piacere crescere insieme all’aspettativa, mai aveva desiderato tanto essere toccata.

Ma la ragazza tornò a risalire raggiungendo la sua bocca, Santana la accolse con foga, il piacere che ormai le offuscava la mente, spinse la gamba nuda contro il corpo di Brittany che ansimò. Eppure incontrare il tessuto la infastidì così le sue mani scesero tra i loro corpi lottando con i lacci dei pantaloni della ragazza.

“Toglili Brit!” Sussurrò alla fine esasperata, la ragazza non si fece pregare e Santana la osservò mentre rimaneva nuda davanti a lei, era meravigliosa, un corpo muscoloso e aggraziato che le fece girare la testa. La attrasse a sé insinuando di nuovo un ginocchio tra le gambe della ragazza che si trovò di nuovo a gemere. Erano su un fianco entrambe e Santana le baciò il collo mentre ancora premeva contro di lei, sentiva il cuore della ragazza battere veloce, veloce almeno quanto il suo. Insinuò una mano tra i loro corpi soffermandosi sui seni, sentendo la ragazza fremere. Poi scese ancora, sentì la ragazza trattenere il respiro mentre le sue dita entravano delicatamente in lei. Si mosse lentamente, poi quando la ragazza iniziò a premere il bacino contro la sua mano si sollevò salendo sopra di lei e spingendo con più forza. Il respiro di Brittany si alterò immediatamente, Santana osservava affascinata il suo viso, i suoi occhi erano più scuri ora. Poi sentì il suo corpo tendersi, la ragazza si inarcò sotto di lei, la testa che si rovesciava indietro. Le depose un bacio sulla gola mentre come era entrata, lentamente usciva da lei. Passarono alcuni minuti prima che la ragazza riuscisse ad aprire gli occhi,

“Non… non credevo fosse così bello…” Disse, il respiro ancora affaticato, Santana sgranò gli occhi sorpresa,

“Era la tua prima volta?” La ragazza annuì e Santana arrossì,

“Mi dispiace…”

Perché?” Chiese Brittany avvolgendola tra le braccia, “E’ stato bellissimo” Aggiunse poi semplicemente, facendola arrossire ancora. Santana rimase in silenzio e la ragazza capì, “Non è la prima volta per te?” Santana non la guardò mentre rispondeva,

“No…”. Brittany le sollevò il volto fissando gli occhi, ora di nuovo chiari, nei suoi, poi la baciò delicatamente, le sfiorò le labbra con la lingua, come se ancora le chiedesse il permesso di entrare. Santana aprì la bocca e lei con calma la assaporò, mentre lo faceva le sue mani trovarono ancora i suoi seni, Santana sentì l’eccitazione che non si era ancora spenta crescere di nuovo in lei. Brittany la fece ruotare sotto di lei poi lasciò le sue labbra scendendo sul suo corpo, questa volta però non si arrestò alla pancia, scese tra le sue gambe e Santana arrossì un attimo prima di gemere. Il piacere di quel contatto che non aveva mai provato cresceva ogni volta che la ragazza la sfiorava.

Brit…” Disse soltanto, la ragazza era entrata in lei con la lingua, il suo corpo si inarcò mentre un piacere che non aveva mai provato la avvolgeva, sconvolgendo tutto ciò che sapeva sul sesso. Mentre il piacere pian piano si acquietava Brittany risalì lungo il suo corpo lasciandole qualche piccolo bacio.

“Ciao” Disse quando la raggiunse, le scivolò sul fianco avvolgendola però tra gambe e braccia,

“Ciao…” Disse lei ancora con il fiato corto, Brittany le depose un bacio sulle labbra poi si tirò di nuovo indietro, le sue dita che giocherellavano tra i suoi capelli.

“Era la prima volta…” Disse Santana poi sorrise osservando la confusione sul volto della ragazza, “E’ la prima volta che provo questo…” Aggiunse e la ragazza si strinse con un sorriso contro di lei.

 

 

 

Note

 

Oh oh… ve l’avevo detto che sarebbe stata buonissima!! ;-)

Brittany e Santana si sono rincontrate e hanno fatto le scintille! Quelle buone però!

Questa volta ho interrotto come si deve, niente ansia, solo tante coccole! (coccole si fa per dire! ;-))

Il mattino riporterà insieme alla luce anche le paure? Una notte di passione cosa cambierà tra le due donne? I ruoli sono sempre gli stessi, nulla è cambiato, oppure sì?

A domani! Grazieeeee!

Ciao ciao

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Capitolo 13
*** Risvegliarsi ***


Buona lettura

Buona lettura!

 

 

 

Undicesimo capitolo: Risvegliarsi

 

“San…?” Santana mugugnò qualcosa nel sonno, “San!” Aprì un occhio,

Brit sto dormendo…” Disse mentre richiudeva gli occhi sistemandosi meglio contro il corpo caldo e nudo che stringeva,

“No, se no non parleresti…” Santana non rispose tenendo gli occhi ben chiusi,

Saaaan…” Disse ancora la ragazza scuotendola,

“Cosa c’è!” Chiese infine lei aprendo gli occhi,

“Non voglio andare via mentre tu dormi!” Santana si sentì immediatamente sveglia,

“Allora non andare via…” Sussurrò sapendo che stava dicendo un sciocchezza.

“Lo sai che devo…” Si piegò su di lei baciandola, “Vorrei fare l’amore con te appena sveglia e farti le coccole fino a pranzo, ma…” Santana la strinse a sé,

Ma quando sorge il sole io sarò di nuovo lo sceriffo e tu…”

Robin Hood…” Santana non si mosse, si sentiva passiva aggressiva, finché non la lasciava la ragazza non poteva alzarsi. Brittany sospirò poi si piegò verso di lei posandole un bacio sulla tempia e poi un altro sulla fronte, le sue mani le accarezzarono il volto mentre la baciava ancora, questa volte sulla bocca, Santana la strinse più forte catturando le sue labbra. Quando si separarono avevano il respiro corto. Brittany appoggiò la fronte contro la sua mentre la ragazza scioglieva lentamente le braccia.

“Non voglio andarmene…” Sussurrò Brittany questa volta, ma Santana la lasciò libera e la ragazza sospirando si alzò sfilandosi da sotto le lenzuola.

Raccolse i suoi abiti infilandoli in fretta. Poi si piegò di nuovo su di lei che la osservava senza dire una parola, la baciò e lei le tirò il cappuccio sulla testa,

“Vai…” Fu sul punto di dirle di non partire e addirittura di chiederle quando sarebbe tornata da lei, ma non lo fece. La ragazza raggiunse la porta poi si voltò verso lei,

“Tornerò!” Poi sparì nell’ombra. Lasciandola sola.

“Fai attenzione…” Sussurrò lei al buio.

 

Si pentiva?

“Tirate!” Le frecce colpirono con violenza i bersagli, quelle nuove balestre erano davvero potenti, poco precise e lenta da ricaricare, ma se un dardo ti colpiva non c’era corazza che ti poteva proteggere.

No non si pentiva. Le bastava pensare a quei due occhi divenuti quasi blu, alla pelle morbida della ragazza sotto le sue mani, alla sua bocca che la accarezzava per sentirsi fremere. Le bastava pensare a quando le aveva detto che le mancava a quando quella mattina le aveva sussurrato che non voleva andare via perché sentisse un sorriso aprirsi sul suo volto e un calore espandersi nel petto.

Brittany non indossava protezioni,

“Tirate!” Osservò i soldati tirare il grilletto e l’effetto sui bersagli, avrebbe dovuto dirle di indossare almeno una maglia di ferro. Si bloccò, ma che diavolo stava facendo?

“Avanti quanto ci vuole per ricaricare? Se siete così lenti tanto vale che le lasciamo a casa le balestre!” I soldati cercarono di velocizzarsi, Santana contò i secondi, erano lenti… e non andava bene giusto? Maledizione!

Puck continua tu, quando torno voglio vedere il tempo di ricarica diminuito, è chiaro?” Il ragazzo annuì e lei se ne andò. Raggiunse in fretta il castello, non poteva andare in camera sua era piena di ricordi, lei aveva bisogno di pensare, di riflettere. Camminando si ritrovò nella piccola chiesa del castello, ecco un posto che non aveva ricordi per lei, era vuoto e austero.

Si sedette su una delle panche, perché si sentiva così? Non lo sapeva, non capiva, l’unica cosa che desiderava, l’unica cosa di cui era sicura è che se Brittany fosse comparsa in quel preciso istante lei si sarebbe gettata tra le sue braccia. Sorrise e rendendosene conto strinse i pugni.

“Combattuta?” Santana sobbalzò, credeva di essere sola, ma si era sbagliata, poco lontano c’era una donna,

Cosa?” Chiese,

“Scusate, ma mi sembrate confusa e combattuta… volete parlarne?” La donna venne avanti, era bella, capelli biondi, alta, occhiSantana si fermò, erano occhi vuoti, ciechi.

“Chi siete voi? Non vi ho mai vista…” La donna sorrise,

“Neanche io vi ho mai vista!” Il tono era ironico e divertito, Santana rimase in silenzio insicura su cosa dire. “Scusate, lo so che la mia cecità rende gli altri imbarazzati, soprattutto se io ci ironizzo… Allora mi chiamo Holly e sono solo di passaggio.”

“Viaggiate?” La donna sorrise mentre si sedeva accanto a lei, aveva un bastone ma si muoveva con agilità e precisione malgrado la cecità,

“Sì, molto, non mi lego a nessun posto… sono uno spirito libero!” Ridacchiò e Santana percepì che c’era una certa amarezza in quell’affermazione, in qualche modo si sentì meglio, come se quella donna le fosse affine, anche lei nascondeva qualcosa, anche lei mentiva, forse perfino a se stessa.

“Volete parlarne?” Le chiese la donna e Santana rimase in silenzio a lungo poi disse,

“Sono combattuta sì…”

“Ebbene allora il mio istinto non si è sbagliato!” La donna ridacchiò ancora, dava l’impressione di sapere più di quello che diceva,

“Già… il fatto è che era tutto semplice prima… il mio compito, la mia posizione, tutto era chiaro e delineato, ora non lo è più…”

“Ed è un male?” La domanda la sorprese, no, Brittany non era un male, era la cosa più bella che le fosse capitata.

“Non lo so…” Disse però.

“Capisco… Forse dovresti chiederti se vorresti tornare indietro, se il non sentirti più al tuo posto, il non essere più sicura di quale sia il tuo futuro e la tua strada non valga quello che ora hai. Insomma, chiediti se ne vale la pena, se questo tormento che provi sia troppo rispetto ha quello che hai ottenuto. Santana ascoltò in silenzio, voleva tornare indietro? Avrebbe preferito urlare alle guardie invece che irrompere nella camera di Lady Quinn? No.

“Grazie” Disse solo,

“Figurati è stato un piacere!” Si alzò poi tornò a voltarsi verso di lei, “Sapete dirmi dove posso trovare lo sceriffo? Devo pagare la tassa per il passaggio nella sua giurisdizione…” Santana sorrise,

“Oh… credo che lo sceriffo abbia abolito quella tassa… per questa settimana…”

La donna sembrò fissare lo sguardo su di lei, poi rise,

“Ottimo allora, grazie”.

 

 

 

Note

 

Chi meglio di Holly per chiarire le idee di Santana? All’inizio doveva essere Schuester ma lui non era adeguato, non fa nulla o quasi per la coppia nel telefilm quindi, scelta molto più ovvia! Conoscendo la reticenza di Santana ho dovuta fare una Holly priva di vista, solo nell’anonimato più assoluto il duro sceriffo di Nottingham avrebbe potuto esprimere un dubbio o della confusione…

Le paure sono quindi evaporate al Sole-Brittany! Santana sa cosa vuole ora e non ha più intenzione di rinunciarci! Ma gli ostacoli, non dimentichiamolo sono sempre lì e primo poi qualcuno dovrà sbatterci contro…

Ciao ciao e grazie!

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Capitolo 14
*** Incontrarsi ***


Buona lettura

Buona lettura!

 

 

Dodicesimo capitolo: Incontrarsi

 

Dove diavolo sei stata!” Quinn le venne incontro, Brittany sorrise, o forse non aveva ancora smesso di farlo. Aveva camminato per ore per raggiungere Santana e ce ne erano volute altrettante per tornare indietro e nel mezzo non si era propriamente riposata, eppure si sentiva piena di vita.

“Sorridi? Almeno abbi la decenza di apparire dispiaciuta per lo spavento che ci hai procurato!” Brittany si morse un labbro cercando di nascondere un nuovo sorriso, non riusciva a smettere, quello che voleva in quel momento era girarsi e tornare da lei. “Allora?”,

“Sono andata a Nottingham…” La ragazza che probabilmente lo aveva sospettato incrociò le braccia,

“Da lei?” Brittany annuì e dal volto di Quinn scomparve la rabbia, sospirò scuotendo la testa,

“E dal tuo sorriso direi che è andata bene…” Brittany si illuminò di nuovo, annuì felice e la ragazza si sedette su un tronco indicandole di fare altrettanto, “Cosa pensi di fare ora?”,

Cosa vuoi dire?” Le chiese Brittany confusa,

Brittany, lei è uno sceriffo e il castello pullula di guardie, ammesso che lei provi quello che provi tu…”

“Mi ama!” Quinn la guardò a lungo poi chiese,

“Te l’ha detto lei?”

“No… ma lo so!” La ragazza sospirò ancora,

Comunque ogni volta che andrai da Santana rischierai di farti catturare e metterai in pericolo anche lei…” Brittany la guardò sgranando gli occhi, non ci aveva pensato, ma Quinn aveva ragione, se la catturavano quando erano insieme anche lei sarebbe stata giustiziata. “Se lei ti ama come dici, non ti permetterà di rischiare la tua vita, saprà che è troppo pericoloso per te…” Brittany si alzò, era tormentata ora, arrabbiata anche, con Quinn che le aveva detto quelle cose e con se stessa perché non sapeva trovare una risposta alla ragazza.

Brittany!” Le urlò dietro Quinn mentre lei già correva nel bosco.

 

Santana osservò il sole tramontare, aveva detto che sarebbe tornata, ma di sicuro non quella sera! Allora perché il suo cuore accelerava? Sorrise, si poteva desiderare così tanto qualcosa?

“Sceriffo?” Puck la guardava perplesso e lei si riconcentrò su quello che faceva,

“Sì , fallo…” L’uomo annuì anche se poco convinto,

“Tutto bene?” La ragazza lo guardò infastidita,

“Certo! Sparisci ora!” Puck si allontanò ubbidiente anche se le lanciò ancora uno sguardo che lei ignorò.

Raggiunse con un sospiro la sua camera cercando di sentire ancora il profumo di lei, era assurdo tutto ciò, eppure chiuse gli occhi non riuscendo ad impedirselo.

“Sei arrivata finalmente!” Per poco Santana non urlò, però sobbalzò e portò la mano alla spada , poi la ragazza uscì dall’ombra, sul viso un sorriso che avrebbe illuminato anche una notte senza luna.

Brittany...”

“Sì, non dirmi che ti sei già dimenticata di me…” Santana non la lasciò finire perché in un attimo fu tra le sue braccia. La strinse a sé, il cuore che non rallentava, come se lei fosse ancora presa dalla sorpresa. Brittany la avvolse tra le sue braccia sospirando.

“Mi sei mancata” le disse allora, il volto ancora nascosto nel suo collo.

“Anche tu San…”, sorridendo si separò da lei,

“Aspetta… come hai fatto ad entrare? Non è ancora buio e…” Brittany le appoggiò la mano sulle labbra,

“Dopo, piccola…” I suoi grandi occhi azzurri si fissarono nei suoi e Santana sentì il suo respiro mozzarsi. Poi la bocca della ragazza fu sopra la sua e non ci fu più pensiero logico nella sua mente. Finirono tra le lenzuola del suo letto già libere dagli abiti che erano caduti a terra in pochi istanti.

 

Santana lasciò le sue mani vagare lungo quel corpo che ancora non conosceva, ma che desiderava esplorare a lungo. Brittany era a pancia in su, il respiro ancora affannato, come se avesse corso, nell’osservarla Santana sorrise soddisfatta, le piaceva che un lavoro fosse fatto bene!

“Credevo che il mio cuore non reggesse…” Riuscì infine a dire la ragazza e Santana rise tracciandole lenti cerchi sul ventre.

“Tu metti alla prova il mio cuore ogni volta che mi guardi o sorridi, questa è solo una piccola vendetta!” Brittany non rise alla battuta, ma si voltò a guardarla, appoggiò la testa sulla mano e con l’altra le sfiorò il viso dolcemente.

“Davvero?” Santana arrossì poi si mise pancia in su guardando il soffitto ed evitando quegli occhi che la facevano sentire così strana.

“Non mi hai detto come sei entrata… e poi l’accampamento è lontano, non pensavo saresti tornata già questa sera…” Brittany rimase in silenzio per un po’, i loro corpi non si toccavano ora,

“Sai la quercia nel giardino di Quinn? Mi ci arrampicavo anche da bambina, è un gioco da ragazzi oltrepassare il muro passando da lì ed è in ombra…”,

“Non devi dirmelo!” Si voltò a guardarla scuotendo la testa arrabbiata per aver chiesto, era sicura che lei non glielo avrebbe detto ed invece!

Perché?” Santana guardò quegli occhi limpidi ed innocenti, come poteva meritarsi una persona così?

Perché ora so che c’è una falla nel perimetro e da sceriffo dovrei fare qualcosa…” Lo avrebbe fatto?

“Lo farai?” Le fece eco la voce di Brittany. Santana non rispose. Alzò la mano, era troppo tempo che non sfiorava la ragazza, la appoggiò sul fianco di lei seguendo la curva del suo corpo. La sentì rabbrividire e si accostò un po’ di più, poi appoggiò le labbra sulle sue. Si separarono e Santana rimase ad osservare quegli occhi così puri.

“Tornerò domani…” le disse la giovane e Santana sorrise,

“Non farò tagliare la quercia…” Fu il turno di Brittany di baciarla dolcemente.

 

 

 

Note

 

Malgrado le parole di Quinn Brittany è corsa da Santana e ha dimenticato tutte le obiezioni poste dall’amica. Santana da parte sua ha compreso come la sua relazione possa scontrarsi con il suo dovere e ha messo da parte il secondo senza troppa difficoltà, almeno per ora…

Le due ragazze sono in piena fase, ce ne freghiamo del futuro, delle conseguenze e viviamo solo il momento, quanto potrà durare?

Al prossimo capitolo!

Buona domenica e grazie!

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Capitolo 15
*** Conseguenze ***


Buona lettura

Buona lettura!

 

 

 

Tredicesimo capitolo: Conseguenze

 

Santana passeggiava su e giù per il giardino, era tardi, il sole se n’era andato già da un po’ eppure di Brittany neppure l’ombra.

Era una settimana che ogni notte la ragazza la raggiungeva, il giorno prima Santana aveva dovuto obbligarla a dormire, le occhiaie che Brittany presentava la preoccupavano. Sorrise al ricordo, non le era mai successo di dividere il letto con qualcuno senza fare sesso. Eppure aveva adorato avere il corpo addormentato di Brittany accanto, semplicemente osservare il lento e regolare muoversi del suo petto, aveva guardato il suo volto rilassato dal sonno, mentre delicatamente giocava con i suoi capelli d’oro. Aveva dovuto svegliarla all’alba perché la ragazza se ne andasse in tempo, quando l’oscurità era ancora una copertura utile.

Un rumore la riportò al presente, il suo sorriso si spense quando capì che non si trattava di Brittany. Il suo cuore prese a battere furiosamente, doveva esserle successo qualcosa.

Cosa è successo, dov’è lei?” La sua voce tremava e la ragazza guardò con occhi spaventati il giovane,

“Sta bene…” Santana guardò perplessa il volto severo di Finn,

E allora cosa ci fai tu qui?” Il suo tono era tornato, con sua somma soddisfazione, tagliente.

“Senti Santana, che tu fossi una stronza lo sapevo già, ma per un attimo aveva creduto che tenessi davvero a Brittany!” Santana spalancò gli occhi poi fece un passo avanti puntando il dito contro il petto del gigante,

“Senti tu non ti permettere di giudicare quello che…” Il ragazzo la bloccò subito,

“Io mi permetto eccome! Brittany si regge a mala pena in piedi! Passa la notte da te e il resto della giornata a tornare al campo e poi a ripartirci!”

“Dov’è?” Chiese solo Santana senza ascoltarlo,

Quinn gli ha dato una delle sue tisane, l’ha stesa, ora dorme, finalmente!” Santana iniziava davvero ad arrabbiarsi,

“L’ha drogata!”

“Cavolo sì! Mi stai ascoltando? Non sta dormendo da una settimana!”

“Ha dormito ieri sera…”

“Quante ore? Tre, quattro? Poi l’hai buttata fuori dal letto e lei si è fatta ore di marcia nel bosco che pullula di tuoi uomini!” Santana strinse i denti,

“Bene!”

“No, non va bene!”

“Sparisci! O chiamerò i miei uomini!” Finn la guardò con rabbia scuotendo la testa,

“Non capisci, lo sapevo che Brittany si sbaglia su di te, lei è troppo buona, non la meriti neanche un po’! Non capisco perché debba essersi innamorata di una carogna egoista come te!” Si voltò e risalì la quercia, la sua mole gli impediva di essere silenzioso come Brittany, ma fu rapido a sparire oltre il muro.

Santana era rimasta senza parole, cosa molto strana per lei, aveva detto innamorata? Brittany l’amava? Sorrise poi scosse la testa confusa, aveva anche detto che lei non la meritava, era vero, lo sapeva, eppure non riusciva a farne a meno, ormai aveva bisogno di quella ragazza come aveva bisogno dell’aria.

 

La luce del sole la svegliò, Brittany si voltò nel letto poi spalancò gli occhi. Il sole? Aveva dormito troppo? Santana non l’aveva svegliata? Si guardò attorno confusa, Santana non c’era, e quella non era la camera della ragazza al castello, era la sua capanna sugli alberi. Si alzò decisa, ricordava di aver accettato una tisana di Quinn, l’aveva bevuta in fretta, doveva sbrigarsi per raggiungere Santana e ora era lì. Uscì, il sole era già alto, doveva sbrigarsi. Scese rapidamente dall’albero salutando i bambini che incrociava,

Quinn!” Urlò vedendo la ragazza che stava raccogliendo delle erbe, la donna alzò la testa, poi mise le mani sui fianchi,

Brittany, torna nella tua capanna a dormire!” La ragazza le sorrise,

“No, è tardi, devo essermi addormentata, ma se corro arrivo ancora in tempo!” Quinn scosse la testa e Rachel le raggiunse,

“Oh… non lo sa?” Chiese mentre Quinn si mordeva un labbro,

Brittany, non hai dormito qualche minuto…” La ragazza osservò le due amiche perplessa,

Cosa stai dicendo? Il sole è ancora alto e…”

“Hai dormito un giorno intero” Le disse rapida Rachel guadagnandosi un’occhiataccia di Quinn e una alquanto stupita di Brittany.

Quinn?” chiese la ragazza osservandola e lei sospirò,

Abbiamo dovuto, non ti reggevi più in piedi…”

Santana non ti fa bene, per niente!” Brittany passò dall’incomprensione alla rabbia,

“Rachel, tu non capisci! Tu hai Finn qui, io ho bisogno di vederla!”

“Io ho vissuto per anni al castello mentre tu e Finn andavate a rischiare il collo! Non dirmi che non capisco!” Quinn passò lo sguardo da una all’altra rimanendo stupita quando per la prima volta non vide Brittany tentare di appianare la discussione ma al contrario rispondere,

“Evidentemente non lo ami quanto io amo Santana!” Si voltò andandosene, le lacrime che scorrevano sul suo volto. Rachel rimase a bocca aperta, poi guardò Quinn che si vide costretta a correre dietro alla giovane,

Brittany aspetta!”

“Mi hai fatto bere una delle tue erbe Quinn, pensavo fossimo amiche!” Le ritorse contro Brittany senza smettere di camminare,

“L’ho fatto per il tuo bene… dovevi dormire e…”

E ora Santana penserà che non sia andata da lei! Mi avrà aspettato!”

“No, Finn è andato da lei…” Solo allora Brittany si fermò bruscamente,

“Cosa gli ha detto?” Chiese, senza tentare minimamente di cancellare o nascondere le lacrime sul suo viso,

“Gli ha detto che ti abbiamo obbligato a dormire…” Brittany sembrò rilassarsi leggermente e Quinn capì, era terrorizzata all’idea di perdere Santana. La ragazza si voltò di nuovo e iniziò a correre,

Dove vai?” Le urlò dietro Quinn ma Brittany era già scomparsa tra i boschi.

 

 

 

Note

 

Quinn ha preso in mano la situazione e Brittany si è fatta ventiquattrore di sonno, ma non ha apprezzato il gesto. Finn invece, pasticcione come sempre, nel tentativo di far prendere a Santana coscienza delle difficoltà di Brittany ha solo messo nella sua mente un concetto totalmente nuovo…

Sappiamo tutti dove sta correndo Brittany no? ;-)

Al prossimo capitolo!

Ciao ciao

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Capitolo 16
*** Amare ***


Buona lettura

Buona lettura! Perché è sempre una bella cosa da augurare!

 

 

 

Quattordicesimo capitolo: Amare

 

Santana osservava il suo viso riflesso, amore, quel concetto a lei così estraneo. Osservò come lo avrebbe fatto un osservatore esterno, il sorriso nascere sul suo volto, il suo cuore accelerare, il suo stomaco contorcersi e solo perché lei l’aveva udita, solo perché dall’ombra era sbucata la sua figura esile e forte al contempo. Si voltò,

Brit…” Riuscì solo a dire mentre la ragazza si gettava tra le sue braccia,

“Mi hanno fatto dormire, io volevo venire! Te lo giuro!” Santana si scostò da lei vedendo gli occhi pieni di lacrime della giovane, occhi che malgrado le ore di sonno erano ancora cerchiati.

“Ti amo…” Lo sussurro, quasi non fu in grado di sentirlo lei stessa, ma la ragazza lo sentì. Sul suo volto si aprì un ampio sorriso, la baciò togliendole il poco di respiro che le era rimasto dopo aver pronunciato quelle due parole così semplice e così pesanti.

“Lo so!” Disse la ragazza baciandola ancora, Santana arrossì mentre sorrideva.

“Voglio stare sempre con te!” Le disse ancora Brittany mentre le accarezzava il volto sorridente, le guance leggermente arrossate dall’emozione,

“Anche io… ma…” Vide la perplessità negli occhi di Brittany e la baciò rapida per poi continuare, “Ma, loro… hanno ragione, non puoi andare avanti così… io non voglio che ti succeda niente di male…” Brittany sorrise,

“Non può succedermi niente di male, farò attenzione e poi passo le notti con il mio peggior nemico, cosa può esserci di più pericoloso?” Santana tentò un sorriso ma non dovette essere molto convincente perché Brittany la guardò perplessa, per poi dire in un sussurro,

“Non vuoi più che venga da te?” Santana scosse la testa violentemente,

“No, io ti voglio, sempre, accanto a me… mi manchi così tanto per tutto il giorno!” Brittany sorrise ancora,

“Allora non c’è niente da dire!” Si alzò tirandola in piedi, “Vieni… abbiamo una notte da recuperare…” Santana nel vedere i suoi occhi accarezzarla rabbrividì, il suo corpo che già si tendeva nell’aspettativa. Si dimenticò quello che voleva dirle, si dimenticò ogni cosa mentre si perdeva in lei.

 

La luna rischiarava la stanza e Santana poteva vedere il corpo della ragazza addormentata accanto a lei, avevano fatto l’amore come se non si fossero viste per mesi, con bisogno e passione. Sorrise, sulla schiena poteva ancora sentire i segni di quella passione. Doveva svegliarla, lasciarla andare via, eppure averla lì era troppo bello. L’aveva detto, aveva detto ti amo, non pensava di esserne capace, non pensava di poter neanche provare un simile sentimento, figurarsi confessarlo! Eppure era successo, senza che lei lo avesse premeditato, era uscito e basta. Lei l’amava! Rise piano mentre si accoccolava accanto alla giovane che nel sonno la abbracciò attirandola a sé. L’avrebbe svegliata tra un attimo.

 

Mentre camminava nel bosco ancora buio Brittany rise, glielo aveva detto, le aveva detto che l’amava! Fece un saltello per poi ridere ancora. Santana l’amava, amava lei!

Non importava nulla di quello che dicevano Quinn e Rachel o persino Finn, lei conosceva la ragazza aveva capito chi fosse nel momento in cui l’aveva vista cantare a sua sorella, con gli occhi chiusi e la gioia sul volto. Se ne era innamorata in quel attimo, anche se doveva ammetterlo era rimasta molto colpita quando l’aveva vista entrare come un uragano nella stanza di Quinn, ma non quanto in quel singolo momento.

Raggiunse l’accampamento felice, avrebbe fatto pace con Rachel e Quinn, non le piaceva essere arrabbiata con le persone.

“Ciao!” Urlò ricevendo come sempre l’accoglienza dei bambini che si gettarono su di lei felici.

“Ciao…” Brittany alzò la testa sorridendo ad una titubante Quinn, si liberò dalle braccia dei piccoli assalitori e andò ad abbracciarla, lasciando la ragazza alquanto stupita,

“Dov’è Rachel?” Chiese poi guardandosi attorno,

“Credo stia discutendo con Finn…”

Perché?” Non era esattamente una novità, i due si amavano, ma litigavano spesso.

“Finn vuole andare ad assaltare un convoglio…” Brittany corrugò le sopraciglia.

“Da solo?”

“Beh tu non sei…” Brittany si mosse verso le capanne trovando effettivamente i due immersi in una discussione accesa.

“Ciao…” Tentò, Rachel si voltò verso di lei fulminandola,

Oh sei arrivata! E per quanto avremo il piacere della tua compagnia? Credi di riuscire a fermarti per dieci minuti prima di tornare da quella…” Si interruppe ma forse solo perché non riusciva a trovare un aggettivo sufficientemente cattivo,

“Finn, Quinn mi ha detto che vuoi andare senza di me” Brittany si rivolse al ragazzo evitando Rachel che era chiaramente fuori di sé.

“C’è un convoglio, ricco, sarebbe un ottimo bottino ed è da troppo che non raccogliamo più nulla…” Brittany provò una fitta di colpa, Rachel intervenne,

“Non ci andrà da solo! E’ troppo pericoloso!”

“Rachel, posso farcela! E poi non sarò solo…”

“Certo! Ti porterai dietro dei bambini!” Era chiaro che erano di nuovo finiti nella discussione di prima,

“Vengo con te” Si sorprese a dire Brittany, Santana avrebbe capito… oh beh… l’avrebbe saputo dai soldati del convoglio probabilmente.

“No, tu non sei in condizione di fare nulla, guardati, tieni a mala pena gli occhi aperti!” Intervenne Quinn che era rimasta in disparte fino a quel momento, non aveva tutti i torti, Brittany aveva sonno, ma andiamo, avrebbe potuto attaccare un convoglio anche a occhi chiusi!

“Hai detto un convoglio ricco? Non possiamo farcelo scappare, dormirò in un altro momento, forza Finn, prepara le truppe!” Il gigante sorrise muovendosi, in un attimo i ragazzi più grandi erano pronti. Erano dieci, sarebbero rimasti al sicuro sugli alberi, fuori vista e soprattutto lontani dalla portata delle spade. Solo lei e Finn entravano in contatto diretto con i soldati, ma in genere a quel punto erano così spaventati e dispersi da non offrire una reale minaccia.

“Sei sicura?” Le chiese Rachel, ora appariva preoccupata per lei, Brittany le sorrise e poi la abbracciò,

“Mi dispiace per quello che ti ho detto ieri…” La ragazza annuì ma non si scusò a sua volta, Brittany che la conosceva bene sorrise e poi andò a prendere una faretra e delle frecce nuove.

Si andava a caccia d’oro!

 

 

 

Note

 

Santana l’ha detto, forse l’ha solo sussurrato, ma non importa, perché Brittany ha sentito e questo è tutto ciò che conta!

Ora però la vacanza dal lavoro è finita, Brittany deve rimettersi all’opera…

Lo sappiamo tutti che la troppa sicurezza è madre della negligenza no? Vedremo cosa succederà nel prossimo capitolo!

 

Oh… piccola postilla… avete visto la scena tagliata con il coming out di Santana??? Mi ha tenuta impegnata tutta la mattina! ;-)

 

Ciao ciao

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Capitolo 17
*** La fine di un sogno ***


Buona lettura… questa volta ci vuole proprio…

Buona lettura… questa volta ci vuole proprio…

 

 

Quindicesimo capitolo: La fine di un sogno

 

Il vescovo sobbalzò dopo l’ennesimo buco, le strade del regno erano davvero un colabrodo, ne avrebbe riportate le condizioni disastrose al Principe in persona! Un grido di allarme lo sorprese,

Cosa succede?” Provò a chiedere tirando le tende della carrozza. Fu sbattuto all’indietro però quando la carrozza si fermò bruscamente,

Perché ci fermiamo?” Tentò di nuovo, ma dall’esterno provenivano solo nitriti e grida. Non era un uomo d’azione, ma non poteva definirsi un codardo, non avrebbe fatto strada nel mondo del Principe Giovanni se non avesse avuto un certo sprezzo del pericolo. Aprì la porta della carrozza e ne uscì. Davanti a lui c’era il caos, cavalli senza cavaliere e soldati a terra, frecce piantate un po’ ovunque, c’erano persino alcuni soldati che lottavano inutilmente con una rete che li teneva bloccati. Una figura rapida attrasse la sua attenzione, stava correndo nella foresta.

“E’ Robin Hood, tornate nella carrozza signore!” Gli urlò un soldato per poi venire colpito da una freccia che lo fece cadere a terra per il forte impatto. Il vescovo aveva visto la figura di prima lanciare quella freccia mentre ancora correva. Per un istante pensò di accettare il consiglio del soldato, ma qualcosa lo trattenne. Rimase lì ad osservare la figura che con un’agilità sorprendente rotolava sotto i cavalli evitando una spada, scagliò un'altra freccia e il soldato cadde a terra stordito. Robin Hood allora, ormai liberato il convoglio dai difensori, saltò sul carro che conteneva il denaro di due contee, un tesoro di grande valore.

Fu quello il momento in cui successe. Un soldato doveva essersi rintanato dietro il carro perché sbucò dal nulla e afferrò la figura. Robin fu rapido a sottrarsi, ma forse i suoi riflessi erano stati lenti perché il soldato ebbe il tempo di afferrare il cappuccio e tirarlo.

Il vescovo spalancò gli occhi, mentre dal cappuccio usciva una chioma bionda. La donna, perché di una donna si trattava, si voltò e lui la vide, la sua mente rapida analizzò ogni dettaglio un istante prima che lei si voltasse spronando il carro e fuggendo via.

 

Santana era preoccupata, Brittany non era venuta, lei le aveva detto che l’amava, avevano fatto l’amore come mai prima e poi lei non si presentava… forse Lady Quinn era riuscita a stenderla di nuovo, era sicura che quella donna sapesse essere diabolica e Brittany era così lontana dalla malizia che probabilmente ci era cascata. Forse era un bene, in fondo era quello che aveva cercato di dirle, di non venire da lei ogni notte, di riposarsi…

Un fracasso di carri e uomini attirò la sua attenzione, si affacciò alla finestra notando la grande agitazione. Ricordando i suoi doveri si mosse per raggiungerne la fonte.

“L’ho visto! Anzi vista!” Santana sopraggiunse mentre un uomo in tonaca rossa sbraitava qualcosa a Puck, che nel vederla fu chiaramente sollevato,

“Ecco lo sceriffo, Vescovo, potete parlarne con lei.” L’uomo si voltò verso di lei,

“Sceriffo, siamo stati attaccati da Robin Hood!” Santana non sorrise, perché non era proprio il caso, ma tirò un sospiro di sollievo, allora Brittany era al lavoro, ecco perché non era venuta, non perché si era spaventata per il suo ti amo!

“E’ una donna!” Sbatté gli occhi perplessa tornando a guardare il prelato,

Cosa?”

“L’ho visto con i miei occhi! Robin Hood si è distratto e un soldato le ha tirato giù il cappuccio, ed era una donna!” Santana sentì il cuore rimbalzare, un soldato le era arrivato così vicino? Tanto vicino da afferrarla!

“Non potreste esservi confuso…” Iniziò ma l’uomo scosse la testa poi estrasse una pergamena,

“L’ho disegnata, sono bravo in queste cose!” Santana si ritrovò a guardare il volto di Brittany, era perfetto, persino il suo particolare taglio degli occhi era stato riprodotto al meglio.

L’uomo batté l’indice sulla pergamena,

“Questo è il volto del noto bandito Robin Hood!”.

 

“Ti hanno visto!” Brittany si mordicchiò un labbro, mentre Finn la guardava spaventato, “Ti è arrivato così vicino da afferrarti! Brittany poteva ucciderti! Se ti avesse afferrato con più forza saresti finita a terra!” la ragazza continuò a rimanere in silenzio, non lo aveva visto, era stata distratta…

“Brittany!” Era chiaro che Finn voleva una reazione da lei,

“Beh… abbiamo il carro e le monete…” Il ragazzo abbassò le braccia scuotendo la testa,

“Non capisci? Non puoi andare avanti così, eri troppo stanca per farlo e io ti ci ho tirato!” Si mosse avanti e indietro nella radura, i ragazzi li guardavano preoccupati, in tutti quegli anni non li avevano mai visti discutere.

“Devi fare una scelta Brittany, o noi” e indicò se stesso e i ragazzi “o lei” Brittany lo guardò a bocca  aperta, non era possibile che lui le chiedesse una cosa simile,

“Finn…” Tentò ma lui scosse la testa,

“Non permetterò che tu ti faccia uccidere, non sotto i miei occhi!” Si allontanò da lei

“Finn, lei mi ama!” Il ragazzo si fermò davanti a lei,

“Dio Brittany, non fare l’idiota!” Brittany lo osservò mentre lui già si pentiva di quelle parole, ma le aveva dette,

“Idiota? Grazie Finn, credo che andrò da chi mi considera meglio che un idiota!”

“Aspetta io…” Tentò di dirle il giovane mentre lei si allontanava in fretta nella foresta.

 

Santana osservava il ritratto di Brittany, Nottigham ne era piena ormai, e presto lo sarebbero state anche le contee vicine, il segreto che aveva protetto Brittany fino a quel momento ora non esisteva più. Robin Hood non era più un fantasma ora aveva un volto e un volto di ragazza, i soldati non avrebbero più tremato davanti a lei.

Era appoggiata al tronco dell’albero e sentì la mano di Brittany sfiorarla prima ancora che la ragazza toccasse terra.

“Cos’è?” Chiese la giovane e Santana le tese la pergamena ora erano nella sua stanza e la tenue luce della candela le permise di vedere la sorpresa sul volto di Brittany, “L’assalto di ieri… ti hanno visto…” Disse mentre la ragazza si mordeva il labbro,

“Sì… speravo non così bene…”,

“E’ colpa mia…” Alle sue parola Brittany lasciò la pergamena e si voltò scuotendo la testa, “Sì, Brittany, Finn aveva cercato di dirmelo, eri troppo stanca, distratta, ti sei fatta prendere, avrebbe potuto farti del male… io non riesco a immaginare…” iniziò a piangere senza riuscire a smettere, le sembrava che tutta la tensione accumulata le fosse piombata addosso in quel momento. Brittany la strinse tra le braccia mentre lei singhiozzava senza ritegno.

“No, no, non è colpa tua, certo che no… può succedere, mi ha sorpreso, ma non succederà più…” Santana strinse con forza quel corpo che amava, poi si separò da lei, sapeva che non ce l’avrebbe fatta se la toccava, le sarebbe stato impossibile dire quello che stava per dire.

“Brittany, è finita…” La ragazza fece un passo verso di lei ma Santana si ritrasse guardandola mentre, perplessa e spaventata, abbassava le braccia.

Cosa vuoi dire?”

“Noi, questo, è stato bello, ma è finita.” Era stata chiara, anche se aveva voltato lo sguardo, incapace di guardarla negli occhi.

“Perché?” Chiese la giovane con un filo di voce,

Perché è male per te!”

“No, non è vero…” Tentò la ragazza facendo ancora un passo verso di lei, solo allora Santana vide il graffio che doveva averle procurato il soldato, strinse i denti trattenendo le parole e allontanando ancora una volta le sue braccia.

“Brittany, è la scelta più giusta, Robin Hood non è più scisso da te, siete una sola persona, e io do la caccia a questo volto ora!” Alzò la pergamena permettendo a Brittany di guardarsi ancora una volta. “E’ stato un sogno e ora siamo di nuovo sveglie, vai via Brittany” Le disse, poi però fu lei ad andarsene dalla stanza, non sarebbe riuscita a resistere un solo secondo ancora. Corse via piangendo si sarebbe rimangiata ogni singola parola, ma ora sapeva, sapeva perché lei odiava l’amore. Perché se solo lei l’avesse amata anche solo un po’ di meno allora non l’avrebbe lasciata, le avrebbe permesso di rischiare la sua vita pur di averla accanto. Non le avrebbe spezzato il cuore spezzando nel contempo il proprio.

 

 

 

Note

 

L’amore, Santana ha appena scoperto che provarlo implica anche sofferenza e rinuncia.

Brittany ha commesso un errore che poteva costarle la vita e che ha fatto aprire gli occhi a Santana. Ora tutti sanno chi è Robin Hood.

Si arrenderanno le due ragazze? Santana sembra aver preso la sua decisione. E Brittany?

A domani con il prossimo capitolo!

Ciao ciao e grazie!

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Capitolo 18
*** Decisioni e ospiti ***


Come sempre: Buona lettura

Come sempre: Buona lettura!

 

 

Sedicesimo capitolo: Decisioni e ospiti

 

Non era più venuta, quando era tornata nella stanza Brittany non c’era e la sera dopo non era più tornata, erano passati sei giorni e poi aveva di nuovo sentito parlare di lei, aveva assaltato un convoglio. Sembrava che malgrado le sue immagini fossero ovunque non si fosse tirata indietro, i soldati avevano raccontato che Robin Hood aveva agito con la solita scaltrezza e rapidità. Santana si era sbagliata, la temevano ancora, forse perché in fondo non credevano possibile che la saetta incappucciata potesse avere quel volto angelico. Da quel momento gli attacchi erano tornati regolari, in più i soldati che percorrevano la foresta rischiavano di farsi assaltare in continuazione, a loro dire era solo Robin Hood ad attaccarli, ma Santana era sicura che con la ragazza ci fosse Finn.

Non cambiava nulla, la ragazza era tornata a fare quello che doveva e si era dimenticata di lei.

“Sceriffo, è arrivato un corriere” Ad un suo cenno di assento il soldato fece entrare un uomo piuttosto impolverato che le tese una pergamena,

“Direttamente dal generale Sylvester signore” Santana fece una smorfia mentre rompeva il sigillo di ceralacca, se la Sylvester si scomodava a mandare un corriere allora non doveva essere nulla di simpatico, almeno non per lei.

Lesse e la sua agitazione si rivelò fondata, il generale Sylvester sarebbe arrivato entro una settimana, per risolvere personalmente il problema Robin Hood. Sarebbe arrivata in tempo per assistere al Grande Torneo della contea.

 

Brittany posò l’arco afferrando al volo la piccola che le era corsa incontro e che urlava il suo nome,

“Calma sorellina!” La posò a terra e raggiunse Quinn e Rachel che si scambiarono uno sguardo,

“Ciao ragazze…” Disse solo lei poi si sedette prendendo la ciotola di cibo che le porgeva Quinn, Finn arrivò qualche minuto dopo dalle capanne, Brittany era andata a caccia di soldati da sola, cosa che faceva sovente ultimamente.

“Brittany, dobbiamo parlare…” La ragazza alzò lo sguardo su di loro indifferente,

“C’è un altro convoglio?” Chiese, la sua voce apatica non sfuggì ai tre che si lanciarono sguardi preoccupati, Quinn si fece forza e le prese le mani,

“Brittany, cosa è successo?” La ragazza si strinse nelle spalle,

“Non so di cosa parli…”

“Andiamo! Non sei più te stessa da quando non vedi più lo sceriffo!” Intervenne veemente Rachel guadagnandosi un’occhiataccia da Quinn, Brittany infatti si alzò,

“Vado a dormire, ho sonno” Si allontanò, ma Quinn la seguì fermandola,

“Brittany, ti prego dimmi cosa è successo, perché abbiamo bisogno di capire per aiutarti!” Brittany la guardò con gli occhi spenti, che ultimamente avevano sostituito la sua luce.

“Avete già detto come la pensate, non ho voglia di sentirlo ancora…” Quinn le afferrò il polso bloccandola di nuovo,

“Brittany! Sono io, a me hai sempre raccontato tutto!” La ragazza la guardò a lungo poi parlò,

“Ha detto che era finita, che ora che tutti conoscevano il mio volto non potevamo più stare insieme, che lei mi doveva dare la caccia. La sua voce si spense, era stata monotona per tutto il tempo e Quinn si rese conto per l’ennesima volta di come la ragazza fosse sofferente.

“Sei sicura? E’ quello che ti ha detto? Tutto qui?”

Vide la ragazza piegare la testa il dolore che galleggiava nei suoi occhi al ricordo,

“Mi ha detto di andare via, mi ha detto che stare insieme era male per me, che era stato un sogno e che era finito” Quinn si morse un labbro, non sapeva cosa fare, non voleva darle false speranze, e non era neanche sicura di volere che tornasse da Santana, ma se era come pensava allora la ragazza la amava davvero.

“Aveva il tuo ritratto?” La ragazza annuì il vuoto nei suoi occhi ora era stato colmato dal dolore, lo stesso dolore che Quinn vi aveva letto quando era tornata al campo in lacrime solo qualche settimana prima, aveva singhiozzato per ore e solo grazie al suo infuso era riuscita a farla dormire, ma quando si era svegliata non era più Brittany, solo un automa che aveva ignorato ogni loro tentativo di comunicare.

“E ha visto il graffio che ti aveva fatto il soldato?” Brittany strinse gli occhi,

“Non lo so…”

“Brittany, ti ricordi cosa ti ho detto la prima volta che mi hai parlato del fatto che fossi innamorata di Santana?” La ragazza sbatté le palpebre confusa allora Quinn chiuse gli occhi sospirò e lo disse,

“Ti ama Brittany, lo ha fatto per te, non capisci? E’ come ti avevo detto, ha capito che stare con lei sarebbe stato troppo rischioso per te, sei quasi morta quel giorno ed è successo perché tu eri stanca e disattenta.

“Vuoi dire che…” Iniziò la ragazza, Quinn sospirò leggeva in quei occhi chiari con la facilità con cui leggeva un libro e ora vi vide la speranza “Devo rivederla!” Brittany era già in piedi quando Quinn la fermò,

“Brittany! Sai che domani c’è il Torneo, il generale Sylvester risiede nel mio castello, vuoi davvero infilarti lì?” La ragazza si morse un labbro, poi sorrise e Quinn non riuscì a fare a meno di godersi quello spettacolo che aveva reputato così scontato, fino a quando la ragazza aveva smesso di farlo.

“Parteciperò al Torneo!” Quinn scosse la testa incredula, cosa aveva fatto! Ora Brittany si sarebbe fatta catturare e tutto per colpa della sua maledetta lingua.

“Aspetta, hanno la tua immagine ora, non puoi più farlo!”

“Sì che posso, ci andrò travestita! Nessuno mi riconoscerà, ti ricordi da piccole? Lo abbiamo già fatto!” Era vero, Brittany aveva partecipato al Torneo della contea sotto un falso nome, con un travestimento, perché non erano ammesse le ragazze. Ma allora non era la più ricercata della contea, era solo una bambina di dieci anni, se l’avessero presa sarebbe stata sgridata, non impiccata!

“Voglio farlo, ho bisogno di vederla ancora una volta, devo sapere…” Ora non c’era eccitazione nella sua voce, le stava chiedendo il permesso e Quinn che solo qualche settimana prima glielo avrebbe categoricamente impedito questa volta non si sentì di negarglielo.

 

“Questo castello è davvero privo dei confort a cui siamo abituati a Londra!” Disse Sir Kurt facendo una smorfia nel guardarsi attorno, Santana non disse nulla, non sopportava quel damerino e gli avrebbe di sicuro detto due paroline sull’assurdo abito che indossava, ma quell’uomo era un nobile, e influente, inutile inimicarselo.

“Non ho bisogno di confort io! Faccio regolari e frequenti bagni nel ghiaccio, tempra il corpo e lo spirito!” Il generale Sylvester lanciò un’occhiata di disgusto verso il nobile che represse un brivido facendo sorridere Santana, “Allora Lopez, sono qui da un mucchio di ore e non ho ancora sentito nulla che valesse la pena di essere udito! Parlatemi del compito per cui vi ho mandato qui!”

 La ragazza si voltò a guardarla cercando di impedire al suo viso di esprimere la tensione per quell’interrogatorio,

“Il bandito Robin Hood…”

“So di chi ti ho chiesto! Dimmi perché non me l’hai ancora portato perché io lo posso impiccare davanti al Principe Giovanni!”

“E’ abile, non è caduto nella trappola che gli ho teso…” Il cavallo di Troia, Brittany le aveva detto che quel giorno era stata troppo impegnata a dar da mangiare alla capretta di sua sorella, aveva tentato di invogliarla con ogni cosa, persino con le monete d’oro, ma quella si era rifiutata di mangiare. “Ma abbiamo il suo volto, ora sarà più facile catturarlo” Estrasse la pergamena che teneva arrotolata nella giubba e la passò alla donna che la stese osservando accigliata il volto di Brittany,

E questo sarebbe il volto di Robin Hood? A me sembra una donna…”

“Lo è generale…” Disse Santana, vide la donna accigliarsi ancora poi annuire,

“Lo dovevo immaginare, era troppo scaltra per essere un uomo! La sua scelta dei bersaglio troppo precisa e la sua perfidia troppo acuta!” Santana quasi si strozzò con il vino nel sentire quella descrizione di Brittany, precisa scelta dei bersagli? La ragazza andava totalmente a caso! Perfidia? Non ce n’era un briciolo in Brittany!

“Su, su, è solo vino! Io bevo aceto a pranzo e a cena, mi ricorda sempre che la vita è aspra e acida!” Santana annuì ringraziando Sir Kurt che leggermente schifato le aveva passato un fazzoletto.

“Domani c’è il Torneo, poi vedremo come catturare questo Robin Hood!” Accartocciò la pergamena gettandola nel fuoco. Santana non si scompose mentre osservava il fuoco arricciare l’immagine della donna che amava. 

 

 

 

Note

 

Ospiti in casa di Santana e decisione nel campo di Brittany, ovviamente la miscela di queste due cose sarà alquanto instabile e potenzialmente esplosiva!

Al prossimo capitolo!

Ciao e grazie!

 

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Capitolo 19
*** Il torneo ***


Buona lettura

Buona lettura!

 

 

Diciassettesimo capitolo: Il torneo

 

Le trombe suonarono mentre il generale Sylvester faceva il suo ingresso trionfale, al suo fianco Santana indossava la sua giubba più elegante, il mantello rosso che le ricadeva morbido sulle spalle.

Si sedettero sul palco d’onore dove già le attendeva Sir Kurt, visibilmente eccitato, il nobile amava quel genere di intrattenimento.

Le competizioni erano tre, lotta corpo a corpo, tenzone con la spada e poi il tiro con l’arco. Ognuna di queste categorie avrebbe incoronato un vincitore alla fine della giornata. Santana guardò Puck che le fece un cenno di saluto, avrebbe partecipato alla lotta con la spada.

“Il vostro secondo si batte con la spada?” Chiese la Sylvester,

“Sì signore” La donna annuì,

“Parteciperei anche io, ma non mi sembra corretto umiliare tutti quei poveri sfigati!” Santana non commentò, non era sicura di poter affermare che la donna non avrebbe effettivamente potuto vincere!

Le gare iniziarono nei tre settori del campo, Santana guardò Puck vincere il suo primo incontro poi come la maggior parte del pubblico fu attratta dai boati provenienti dal tiro con l’arco. Persino la Sylvester si voltò verso quel lato del campo.

 

Brittany sorrise mentre la sua terza freccia andava a spaccare la seconda che un attimo prima aveva spaccato la prima. Tre centri perfetti. Il pubblico la applaudiva entusiasta mentre i suoi avversari la guardavano con invidia. O meglio non guardavano lei, ma colui che lei impersonava. Rachel alla fine si era lasciata convincere da Quinn e insieme le avevano cambiato l’aspetto. Ora aveva i capelli neri, grazie ad un estratto di corteccia, la pelle un tempo bianca ora era ambrata quasi quanto quella di Santana e poi dettaglio da non sottovalutare portava sul volto una folta barba nera. Sorrise al pubblico mentre i suoi occhi andavano inevitabilmente verso il palco d’onore. Quando aveva visto Santana entrare il suo cuore aveva accelerato, era bellissima, anche se non sorrideva e camminava rigida guardando fissa di fronte a lei. Era talmente distratta che non aveva quasi fatto caso alla donna che le camminava affianco e che aveva attratto l’attenzione di tutti, il temibile generale Sylvester.

Non appena le era stato assegnato un arco e delle frecce aveva sorriso, sapeva cosa fare, avrebbe attirato la sua attenzione.

 

Santana guardò perplessa l’uomo che aveva compiuto quei tiri impressionanti, si muoveva in maniera… si bloccò. Non poteva essere! Era… il suo pensiero si bloccò di nuovo mentre lei si tendeva sulla sedia verso quella direzione.

“Sembrate aver visto un fantasma! Io una volta ne ho visto uno, credo sia fuggito dallo spavento!” Santana cercò di ricomposi,

“Deve essere il caldo…” La Sylvester le lanciò un’occhiata infastidita, non era mai saggio dimostrarsi deboli di fronte a lei, ma Santana doveva allontanarsi e subito. Raggiunse la tenda che conteneva le spade per il torneo e vi entrò, era deserta. Prese dei profondi respiri cercando di calmarsi, cercando di dirsi che doveva essersi sbagliata, perché quella non poteva essere Brittany.

 

Brittany aveva passato il turno, ora toccava agli altri, notò che Santana si stava allontanando dal palco e la seguì. Quando entrò nella tenda la trovò appoggiata a delle casse che si premeva con forza la mano sul petto.

 

Si voltò spaventata nell’udire qualcuno entrare nella tenda. La sua bocca si spalancò, due occhi azzurri la stavano fissando, nessun trucco avrebbe mai potuto mimetizzare quello sguardo.

Brit…” Si lasciò sfuggire e la ragazza annuì, “Cosa fai qui?” Riuscì poi a dire, Brittany la guardava seria Santana registrò che non le aveva ancora sorriso,

“Sono qui per te” Disse semplicemente,

“Brittany! Se ti riconoscono…”

“Dovevo sapere” La interruppe la ragazza e Santana si sentì inchiodata dai suoi occhi,

“Cosa?” Chiese anche se lo sapeva già e il suo cuore batteva veloce,

“Mi ami?” Santana rimase immobile poi abbassò lo sguardo, “San…?” Chiese ancora la giovane. Santana che aveva vissuto quelle settimane desiderando di poterla vedere ancora, solo vedere, non la guardò.

“No” Disse. Sentì la tenda aprirsi e quando alzò gli occhi Brittany non c’era più.

 

“Va meglio ora?” Le chiese Sir Kurt guardandola, “Sembrate pallida…” Santana annuì,

Stò bene, non è nulla… come sta andando il Torneo?” Il giovane si illuminò e iniziò a spiegargli nel dettaglio gli ultimi scontri. Santana finse di ascoltare, mentre tutta la sua attenzione era focalizzata su un punto del campo dove un giovane arciere che aveva eseguito tre centri perfetti stava attendendo con pazienza che fosse di nuovo il suo turno.

 

Quel no le bruciava l’anima. Scagliò la freccia senza guardare, capendo di aver colpito l’obbiettivo nel sentire il boato del pubblico, l’ennesimo centro perfetto, ma a lei non importava, avrebbe vinto per poterle dimostrare che lei non aveva paura, lei poteva stare davanti al generale in persona e ricevere da lei il primo premio!

Il suo avversario mirò a lungo poi la sua freccia raggiunse l’obbiettivo, il ragazzo esultò mentre i bersagli venivano ancora allontanati. Brittany lanciò appena uno sguardo al bersaglio, poi estrasse una freccia e rapida la spedì nel centro.

 

“Quel ragazzo sa davvero il fatto suo!” Esclamò la Sylvester, il campo di tiro era stato posizionato davanti al palco per le fasi finali e Brittany era così vicina che Santana quasi tremava dalla paura che il generale capisse chi avesse davanti. Santana pregò che sbagliasse, se avesse vinto sarebbe arrivata lì, avrebbe ritirato il premio dalle mani della donna! Il centro fu perfetto mentre il ragazzo sbagliò di poco, ma fu sufficiente, il Torneo aveva il suo primo campione.

Santana osservò Brittany che si avvicinava, non distoglieva gli occhi da lei e vi si leggeva la sfida.

Sir Kurt si alzò per tendergli la mano mentre la Sylvester prendeva il sacco contenente la vincita in oro,

“Il vostro nome giovanotto?” Chiese la Sylvester, Brittany si indicò la gola e poi si strinse nelle spalle,

“Oh!” Fece Sir Kurt, “Siete muto…” Poi il suo sguardo si fece curioso, “Vi tingete i capelli?” Chiese e Santana sentì il suo mondo incrinarsi. La Sylvester si allungò rapida stappando dal volto della giovane la barba finta.

“Tu! Guardie!” Urlò la donna mentre Brittany sgranava gli occhi guardando Santana.

 

 

 

Note

 

Ecco fatto, Kurt ha usato le sue super capacità e ha smascherato Brittany.

Brittany voleva una risposta e l’ha avuta, Santana ha tenuto duro sperando di allontanarla dalla Sylvester ma ancora una volta è stato tutto inutile.

Ora Brittany è in guai seri… cosa farà Santana?

Al prossimo capitolo!

Ciao ciao

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Capitolo 20
*** La verità ***


Ecco il seguito dopo quel taglio assassino

Ecco il seguito dopo quel taglio assassino! ;-)

Buona lettura!

 

 

Diciottesimo capitolo: La verità

 

Era successo. Santana osservò la scena che si svolgeva ai suoi piedi come se fosse rallentata, sentì nelle sue orecchie risuonare il richiamo del generale, vide Sir Kurt allontanarsi con paura, ma l’unica cosa che la colpì fu il terrore che lesse negli occhi di Brittany, che si erano rivolti subito a lei in una muta richiesta di aiuto. Senza neanche rendersene conto Santana aveva già estratto la spada.

“Corri!” Urlò alla ragazza che si alzò in piedi, chiaramente ancora frastornata. “Corri Brittany! Vattene!” Un soldato le fu addosso e Santana lo affrontò con la spada parando con maestria e disarmandolo, poi visto che Brittany non sembrava in grado di muoversi la afferrò per un braccio tirandola.

La loro fortuna era stata la sorpresa, l’urlo della Sylvester aveva sorpreso tutti e Sir Kurt era stato così maldestro nella sua fuga da urtare la donna facendola cadere dal palco.

Brittany si era ripresa a sufficienza per correre accanto a lei. Non sarebbero andate lontano, i soldati erano ovunque e stavano convergendo verso di loro velocemente.

“Vai!” Disse alla ragazza poi si voltò per affrontarli,

“No, non senza di te!” Santana la afferrò fissando gli occhi nei suoi,

“Tutte e due non è possibile! Vai ho detto!” La ragazza scosse la testa,

“No, io ti amo!” Le disse, era la prima volta che lo diceva davvero, la prima volta, Santana sorrise,

Anche io ti amo… vai via ti prego!” La spinse via mentre il primo soldato le arrivava addosso. Era uno dei suoi uomini e si fece disarmare in maniera così evidente da essere quasi ridicola, ma molti dei soldati erano uomini venuti con la Sylvester, ben presto Santana non riuscì più a trattenerli, incrociò la spada con Puck che la trattenne,

“E’ lontana, arrenditi o ti uccideranno!” Santana lo spinse via continuando a lottare, non voleva finire al patibolo, preferiva morire lì, con nella mente l’immagine di Brittany che le diceva che l’amava. Puck le fu di nuovo addosso, questa volta sfruttò la sua notevole massa muscolare e la sua altezza, senza badare alla sua spada, ben consapevole che lei non avrebbe potuto fargli del male la colpì alla testa. Per Santana ci fu solo più il buio.

 

Brittany rimase immobile sull’albero, ascoltando i soldati passare sotto di lei. Quando furono lontani alzò la testa, da lì poteva osservare il castello, la credevano lontana, ma lei non si sarebbe mossa da quell’albero prima di sapere che Santana stava bene.

Stupida, era stata una stupida! Perché aveva avuto quell’idea? Perché? Ora Santana era in guai seri, forse era… si fermò, no, non poteva essere. Si era battuta come un leone, l’aveva guardata mentre respingeva i soldati per darle il tempo di fuggire, lei, che si era rifugiata sul tetto della chiesa, padre Schu era un alleato da tempo ormai e spesso li aveva nascosti, aveva visto Puck colpirla alla testa e poi prenderla in braccio allontanando gli altri soldati. Non poteva averla uccisa!

Ora però probabilmente era nelle segrete del castello, le aveva esplorate una volta da piccola, insieme a Quinn e Rachel, erano umide e buie.

 

La testa le faceva  male. Quello il suo primo pensiero il secondo fu che il suo letto era insolitamente freddo e duro. Poi Santana aprì gli occhi e si scontrò con la realtà.

Quanta gente aveva sbattuto in una cella? Era quasi ironico che ora ci fosse finita lei. E quella lo doveva ammettere era una bella cella, Lady Quinn non le usava, era chiaro, così erano diventate più fredde, inospitali e umide che mai.

Alla parete c’erano delle catene arrugginite, ma lei doveva essere stata considerata sufficientemente innocua da non dover essere incatenata e lo era, la solida parete di sbarre era più che sufficiente a tenerla lì. Una fievole luce, l’unica, proveniva dal corridoio che dava alle celle che erano tutto vuote, questo poteva voler dire che Brittany non era stata catturata.

“Soldato!” Provò cercando di dare un certo tono di comando alla sua voce, un scalpiccio di stivali le fece capire che effettivamente c’era qualcuno di guardia. L’uomo che si presentò davanti a lei era un giovane che lei stessa aveva preso nelle guardie.

Thomas! Apri subito questa cella e fammi uscire!” Il ragazzo arrossì abbassando gli occhi,

“Non posso sceriffo…”

“Certo che puoi anzi devi, è un ordine!”

“Il generale Sylvester ha ordinato di non aprire la vostra cella…” Il giovane continuava a tenere la testa bassa e Santana sospirò,

“Capisco… senti almeno dimmi se ci sono altri prigionieri” Il ragazzo alzò lo sguardo poi scosse la testa,

“No, solo voi sceriffo, Robin Hood è sparito nella foresta. Santana sorrise e vide lo sguardo perplesso del soldato,

Thomas, la Sylvester ha detto di non aprire, ma non di disobbedirmi vero?” Chiese lei e il giovane annuì anche se con poca convinzione, “Allora chiamami PuckIl giovane sorrise, si era aspettato chissà che cosa, quello lo poteva fare, scattò sull’attenti e si allontanò rapidamente.

Santana andò a sedersi sulla stretta panca di legno, unico arredo della sua nuova camera, la testa le pulsava dal dolore, ma aveva bisogno di agire, sapeva che non aveva molto tempo e soprattutto molti modi per sfuggire a quella situazione.

Non passarono molti minuti prima che si fecero udire di nuovo i passi pesanti di un soldato, si alzò in piedi reprimendo una smorfia di dolore,

“Fa male?” Le chiese Puck che doveva aver capito,

“Sì, brutto bestione, potevi colpire un po’ più piano!” Le ritorse lei facendolo sogghignare,

“Già così tu ti facevi uccidere!” Santana gli rivolse uno sguardo ironico,

“Perché credi che uscirò viva da questa cella… o meglio rimarrò viva a lungo dopo averla lasciata?” Puck fece una smorfia stringendosi nelle spalle,

“Meglio domani che oggi…”,

“Grazie…” Le disse lei ottenendo un sorriso dal ragazzo, “Senti, non è che riesci a tirarmi fuori?” Il sorriso scomparì dalla faccia del suo secondo,

“La Sylvester era furiosa… ha rotto un bel po’ di cose, ha persino inveito contro Sir Kurt per averla fatta cadere dal palco…” ridacchiò al ricordo, “Quello è stato uno spettacolo! Comunque ha capito che ti ho stordito solo per proteggerti, ha messo un numero di guardie sue lungo tutti i corridoi, non riuscirei a farti fare più di qualche passo anche se tutti i nostri uomini facessero finta di non vederti…” Santana annuì, se lo era aspettato effettivamente.

Senti Santana, così ti è preso? Perché l’hai coperta?” Santana guardò il ragazzo dall’altra parte delle sbarre chiedendosi cosa poteva dirgli,

“Non potevo lasciare che la prendessero…”

Perché?” Chiese lui insistente,

“Perché… è importante… per me…” Il ragazzo sgranò gli occhi, facendo un passo indietro,

“Vuoi dire che…”

“Voglio dire che la volevo catturare io!” Puck la guardò a lungo poi annuì,

“Certo, capisco…” Erano bravi loro due a mentire a loro stessi, quello forse li aveva fatti diventare amici, malgrado tutto. “Devo andare ora, tra poco ci sarà il cambio di guardie… Senti la Sylvester vorrà interrogarti e… preparati ok?” Le disse poi le sorrise, “Vedrai che te la caverai!”

“Ma certo!” Santana gli sorrise e lui se ne andò lasciandola sola di nuovo.

 

 

 

Note

 

Ah che meraviglia, il cuore ha trionfato sulla mente! E Santana ora si trova in gattabuia! Che ci vogliamo fare, può dire quello che vuole, ma quando ha visto Brittany senza vie di uscita lei ne ha creata una, anche a discapito della propria vita…

I guai quindi sono tutto meno che finiti, la Sylvester esigerà delle risposte e la verità forse non sarà l’arma migliore di Santana…

E Brittany?

Al prossimo capitolo!

Ciao ciao e grazie!

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Capitolo 21
*** L'interrogatorio ***


Scusate il ritardo! Stamattina sveglia all'alba e non ce l'ho proprio fatta a postare!

Buona lettura!



Diciannovesimo capitolo: L’interrogatorio


“Lopez… il mio migliore elemento…” La donna era seduta sulla sua poltrona, le mani sui braccioli, gli occhi fissi su di lei, “Mi hai tradito e deluso”. Santana tenne la testa alta guardandola, per la prima volta non era intimorita nel trovarsela di fronte, voleva solo farla finita in fretta.

“Dimmi, cosa è successo?” Era calma, sorprendentemente calma, troppo calma.

“Ambizione signora.” La donna sbatté le palpebre, bene era riuscita a sorprenderla cosa non semplice,

“Come?” Le chiese e Santana sorrise,

“Sono stata una carogna, una senza cuore, ho lottato e ucciso solo per l’ambizione, solo per ottenere un posto in alto nella piramide.” Già la piramide del potere. “Ho preso questo incarico come tutti gli altri, di petto, pronta ad ottenere una vittoria totale, come voi mi avevate insegnato.” Ma era cambiato tutto, Brittany aveva cambiato tutto il suo mondo.

Erano sole nella sala, Santana aveva le mani legate ed era consapevole delle guardie che aspettavano all’esterno, ma non aveva intenzione di tentare alcunché, non che si fosse arresa, ma aveva accettato che sarebbe stato difficile fuggire.

La Sylvester la guardava in silenzio aspettando che continuasse e lei lo fece,

“Ho tradito, avete ragione, nel momento stesso in cui i miei occhi hanno incontrato quelli della ragazza che chiamate Robin Hood. Perché da quel momento il mio cuore non è più stato vostro, o del Principe, non è stato più nemmeno mio, è stato suo.” La donna non si era mossa di un millimetro, aveva aspettato la sua confessione senza battere ciglio ed ora non disse nulla, così Santana concluse,

“L’ho allontanata da me per proteggerla, ma lei è venuta al Torneo, non potevo permettere che voi la impiccaste.” La Sylvester intuendo che aveva finito si alzò dandole la schiena e raggiungendo la finestra. Rimase in silenzio a lungo tanto a lungo che Santana per un attimo pensò che fosse commossa da quella storia, ma quando la donna parlò cancellò quell’esile dubbio,

“Alla gogna, sarete un’esca perfetta”

“No!” Tentò di protestare lei ma la donna aveva già chiamato le guardie.


Brittany non si era mossa dall’albero, il via vai di soldati si era arrestato qualche ora prima, ma lei non aveva intenzione di muoversi, avrebbe aspettato il buio e poi si sarebbe intrufolata nel borgo. Un rumore la fece voltare, Finn comparve e la raggiunse,

“Che diavolo è successo?” Il ragazzo era rimasto al limitare della foresta in sua attesa, ma anche se aveva intuito che qualcosa era andato male non aveva capito cosa.

“Mi hanno scoperto…”

“E come sei riuscita a fuggire?”

“Santana…” Sussurrò lei, il senso di colpa che la sommergeva ancora,

“Lo sceriffo? Lei ti ha smascherato?” Brittany lo guardò incredula, come poteva ancora pensare che Santana potesse farle una cosa simile?

“Santana si è messa tra me e loro e li ha trattenuti dicendomi di fuggire!” Lui sgranò gli occhi poi fece una smorfia,

“Questo non me lo sarei aspettato…”

“Certo, perché tu non hai capito niente di lei!” Gli disse Brittany, stanca di quel tipo di osservazioni, Finn annuì ammettendo che la ragazza aveva ragione,

“Va bene, mi sono sbagliato nei suoi confronti… cosa le è successo?” Brittany si morse un labbro,

“E’ stata colpita da Puck, il suo secondo… l’ha colpita alla testa e poi l’ha portata via di peso, non so altro” Finn annuì ancora,

“Cosa vuoi fare?” Chiese poi sorprendendola, anche se era tipico di Finn essere pronto ad ammettere di aver sbagliato e poi tentare di fare ammenda.

“Pensavo di attendere il buio e poi andare a prenderla…” Il ragazzo scosse la testa,

“No, è impossibile tirarla fuori dal castello, possiamo forse essere bravi ad entrare nella cinta muraria, ma a parte il fatto che ora ci sono almeno il triplo di guardie, Santana si troverà nelle segrete, e lì non riusciremo ad entrare… o meglio ad uscire.” Brittany lo guardò disperata, sapeva che era lui ad aver ragione, ma lei doveva fare qualcosa!

“Senti Brittany la prima cosa che dobbiamo fare è ottenere informazioni…” La ragazza lo ascoltò in silenzio mentre il giovane le diceva quello che avrebbero fatto.


Santana provò a girarsi sulla panca alla ricerca di una posizione più comoda, sbuffò quando il mantello rosso le cadde da dosso finendo a terra. Lo riprese e si avvolse nel tessuto quando un rumore di chiavistelli la fece sobbalzare, era già arrivato il mattino? Si alzò in piedi, pronta a lottare, non avrebbe permesso loro di usarla come esca!

Le sue mani si abbassarono mentre insieme al chiarore della torcia arrivava una figura per niente minacciosa.

“Non ho bisogno di un prete!” Affermò acida nel riconoscere padre Schuester, l’uomo le sorrise,

“Non sempre sappiamo di cosa abbiamo bisogno… pensate che questa notte due occhi azzurri hanno pensato che voi potevate avere bisogno di me.” L’uomo aveva gli occhi azzurri, ma non era dei suoi che parlava. Santana sentì il cuore accelerare, poi nel notare il soldato che reggeva la torcia si riprese a sufficienza per dire,

“Forse avete ragione…”

“Lo sapevo! Volete lasciarci soli giovanotto?” Il soldato rimase un attimo perplesso poi si strinse nelle spalle, gli passò la torcia e si allontanò. Santana fu subito contro le sbarre,

“Come sta?” L’uomo sospirò,

“Non molto bene… è venuta da me per avere informazioni, ma io non ne avevo di molto buone…”

“Ditele che non deve fare nulla per me!” L’uomo la guardò perplesso e lei si agitò, “Non capite? Domani mattina sarò messa alla gogna, sarò un esca!” L’uomo annuì capendo finalmente,

“E’ già mattina…” Santana si passò la mano sul volto,

“Non ha importanza cosa mi faranno, ditele di non venire, la Sylvester è famosa per le sue trappole, non riuscirà a uscirne viva!” il prete sospirò,

“Non le piacerà, se non fosse stato per Finn sarebbe venuta a prendervi questa notte…” Santana sorrise poi scosse la testa,

“No, non deve, diteglielo, ditele che preferisco morire che vederla tra le mani della Sylvester!”

“Va bene…”

“Dovete fare in modo che vi ascolti!” Un rumore di numerosi passi li fece sobbalzare, Santana si allontanò dalle sbarre e il prete si voltò interrogativo verso le numerose guardie che sopraggiunsero. Santana digrignò i denti, alzando le mani.

I soldati entrarono con circospezione, ma lei si avventò sul primo colpendolo al collo e facendo cadere a terra il secondo con un colpo dietro al ginocchio. Gli uomini però erano troppi e presto riuscirono a bloccarla. Le legarono le mani e i piedi e poi la sollevarono di peso trasportandola all’esterno.

“Giuratelo!” Riuscì a dire, guardando il prete che con gli occhi sgranati annuì,

“Avete la mia parola…”.



Note


Santana ha detto tutta la verità alla Sylvester e ha ottenuto come premio la gogna! Padre Scheuster si è rivelato un alleato di Robin Hood, ma riuscirà a convincere Brittany a tenersi lontana?

Lo vedremo domani... al prossimo capitolo!

Grazie e ciao ciao

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Capitolo 22
*** Alla gogna ***


Eccovi il nuovo capitolo, il titolo dice tutto

Eccovi il nuovo capitolo, il titolo dice tutto!

Buona lettura!

 

 

Ventesimo capitolo: Alla gogna

 

“Una tigre, meglio una pantera, quegli occhi, vi giuro che quando mi ha guardato con quegli occhi neri ho tremato!” Il prete sollevò un boccale di idromele bevendo un lungo sorso. Brittany andava su e giù per la stanza, mentre Finn era seduto al tavolo dell’uomo. Avevano ascoltato un resoconto preciso dell’incontro tra il prete e Santana e non ne era uscito nulla di buono.

Brittany conosceva quegli occhi, sapevano riempirsi di così tanta dolcezza! Quando Santana la guardava lei avrebbe potuto affogare in quegli occhi, perdersi completamente.

“Era sicura?” L’uomo guardò Finn confuso e lui si spiegò, “Che fosse una trappola?” Il prete annuì deciso,

“Assolutamente, ho saputo dai soldati che ha avuto un colloquio con il generale ieri sera e che da allora non era più per niente collaborativa…”,

“Allora dobbiamo stare lontano” a quelle parole Brittany si bloccò voltandosi verso i due uomini,

“No!”

“Brittany… lei lo voleva, te l’ho detto, preferisce morire che…”

“Lei non morirà!” Lo interruppe Brittany, “Noi la salveremo!” Guardò Finn e si corresse, “Io la salverò!” Il ragazzo si alzò,

“Brittany, sono con te, ti seguirò se crederai, ma pensaci bene, se è una trappola non otterremo altro che farci uccidere, noi e lei.”.

 

Santana tese il collo e fece una smorfia quando sentì il legno ferirla. La gogna, era una parte naturale del paesaggio di ogni città del regno, a volte ce n’era persino più di una. Quante volte vi aveva visto qualcuno sottoposto, niente acqua ne cibo, sotto il sole o la pioggia, per giorni. Sorrise amaramente, forse aveva disprezzato troppo in fretta le qualità della cella nelle segrete del castello.

Era alla gogna da qualche ora almeno a giudicare dal sole che si muoveva lentamente nel cielo, eppure nessuno era ancora venuto a lanciarle qualche insulto. Perché lei sapeva che sarebbe successo, era una parte imprescindibile della gogna, il popolo riversava sui condannati tutta la sua rabbia. E lei, oh, li aveva tartassati per bene con le tasse, non succedeva spesso, anzi lei non pensava fosse mai successo, che uno sceriffo fosse condannato a quel trattamento, il popolo avrebbe adorato vendicarsi!

Un gruppo di contadini le passò accanto, Santana riconobbe almeno uno di loro, gli aveva detto che se non pagava e subito gli avrebbe appiccato il fuoco al tetto di paglia. Lo guardò passare, nulla, neanche uno sguardo arrabbiato o soddisfatto. Perplessa voltò gli occhi verso la chiesa, il prete era seduto sotto un alberello, stava leggendo un breviario, non si era mosso da quando lei era stata legata all’attrezzo di legno. Che fosse lui a tenere a bada la popolazione? Ruotò la testa dall’altro lato anche se le provocò una nuova fitta di dolore al collo, non riusciva a vedere i soldati, ma se la trappola l’avesse preparata lei allora se ne stavano ben nascosti le balestre pronte ad essere tese.

Passò il mezzogiorno e lei iniziò a sentire i morsi della sete, sapeva che all’inizio era peggio, poi sarebbe passato e a quel punto avrebbe dovuto iniziare a preoccuparsi. Un rumore alle sue spalle la fece irrigidire, era la pattuglia che attraversava la città come ogni giorno. Sentì intimare l’alt e si rilassò, conosceva quella voce.

Heilà come te la passi?” Chiese l’uomo mentre fingeva di controllare le chiusure della gogna,

“Sto cercando di migliorare la mia abbronzatura visto che ci sono…” Le rispose lei tenendo il tono basso come il suo,

Cosa ne dici di un goccetto?” Chiese l’uomo poi si abbassò e coprendosi con il corpo la aiutò a bere dalla sua fiaschetta. Santana chiuse gli occhi mai l’acqua le era sembrata così buona.

“Grazie…” Sussurrò mentre il ragazzo si alzava e dava un colpetto alla gogna,

“Tutto a posto!” Annunciò verso la pattuglia, che essendo alle sue spalle Santana non poteva vedere. Puck si allontanò e riprese il giro, quando le passarono davanti Santana notò gli sguardi dei soldati, erano tutti uomini suoi, Puck sapeva essere intelligente se voleva.

 

Quando vide di nuovo sorgere il sole Santana non sentiva più buona parte del corpo, il collo ormai non lo muoveva, nella paura di ferirsi ulteriormente, lo stesso valeva per i polsi. La sua schiena era a pezzi e così le gambe, ed erano passate solo ventiquattrore! Per non parlare della fame e della sete. Se Puck era riuscito di nuovo a portarle da bere poco prima del tramonto di cibo non ne aveva visto.

Alzò appena gli occhi, che le bruciavano, per guardare padre Schuester che parlava con un gruppo di uomini della cittadina. Quando quelli si allontanarono lui le gettò un occhiata e lei tentò di sorridergli, sapeva a chi avrebbe riferito, sentì le labbra spaccarsi e se ne pentì subito.

Puck passò a mezzogiorno e dovette tenerle la testa per farla bere, lei non riuscì nemmeno a capire cosa le dicesse. Il sole non le era mai sembrato così inclemente, eppure era solo un pallido sole autunnale, ne era sicura, era sicura che fosse autunno…

Il mattino dopo si ritrovò bagnata e accolse con gioia quelle gocce che arrivavano dal cielo. Ormai non sentiva più fame, se per quello non sentiva nemmeno più il suo corpo, solo quando tentava di muoversi allora un dolore al collo o ai polsi la bloccava.

Il quarto giorno non si svegliò, almeno fino a quando Puck non venne a scuoterla terrorizzato, le parlò ma lei non capiva le sue parole, quando la liberò le lacerò le ferite non ancora chiuse al collo facendola gemere, con delicatezza la prese in braccio e poi le depose un bacio sulla fronte. Santana si sentiva troppo confusa per capire cosa stava succedendo, un attimo prima che la sua mente si chiudesse ancora sentì che il ragazzo la passava ad altre braccia altrettanto forti.

Teneva gli occhi chiusi, ma sentì delle labbra dolci posarsi sulle sue, sorrise mentre sveniva, il suo ultimo pensiero cosciente fu che ora poteva morire.

 

 

 

Note

 

Brutta bestia la gogna… Santana l’ha sperimentata, ma ora sembra sia successo qualcosa… di chi sono le braccia tra le quali è finita? Perché è stata liberata? La Sylvester ha deciso di porre fine alla sua tortura? Brittany dov’è?

Belle domande, ve le fate anche voi? ;-)))

A domani per il prossimo capitolo!

Ciao ciao e grazie!

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Capitolo 23
*** Sacrificio ***


Buona lettura!

 

 

Ventunesimo capitolo: Sacrificio

 

Il terreno si muoveva sotto di lei, vomitò, stupendosi di avere qualcosa in corpo da poter vomitare. Chiuse gli occhi svenendo ancora.

 

Forse non era il terreno a muoversi, ma lei… era su una sella, cercò di alzare la testa, ma il dolore al collo e alla schiena la immobilizzarono,

“Non ti muovere… bevi questo…” Non riconobbe la voce, le appariva distorta, si trovò ad osservare una bevanda chiara, sembrava una tisana, senza discutere tentò di bere, le sue labbra la tradirono, ma qualcosa andò a finire nel suo stomaco, provocandole una piacevole sensazione di calore, la sua testa cadde in avanti mentre lei si addormentava.

 

“Cosa le hai lasciato fare?” La voce era stridula, Santana aveva gli occhi troppo pesanti per aprirli, ma capì che si trovava tra le braccia di qualcuno.

“Sa quello che fa…” La voce rombò nella sua testa,

“E l’hai portata qui?!” Il corpo che la reggeva si mosse e poi la posò, Santana ebbe il tempo di dispiacersene, quel corpo era caldo e confortante, poi le fu avvicinata alla bocca una tazza e lei bevve, li occhi ancora chiusi, pochi istanti ed era di nuovo nel mondo dei sogni.

 

Qualcosa le solleticò il volto, aprì gli occhi sentendosi lucida per la prima volta ed osservò un volto sorridente,

“Ciao!” Le disse i due occhi azzurri che brillavano, per un attimo Santana credette che fosse Brittany, ma fu solo un attimo,

“Caroline…” La sua voce era roca e le fu doloroso pronunciare anche quel solo nome, tentò di alzarsi, ma il suo corpo le indicò con una fitta dolorosa che non era il caso.

Ricordava di essere stata messa alla gogna, e quello spiegava il dolore e i polsi fasciati, ma come era arrivata lì?

Un rumore fece voltare la bambina verso la porta della capanna, quando si voltò aveva sul viso un’espressione colpevole,

“Quinn ci ha ordinato di lasciarti dormire!” Rapida sgattaiolò fuori, lasciando Santana piena di domande. Pochi istanti e la porta si aprì di nuovo Santana sentì una punta di ansia quando riconobbe Lady Quinn, dov’era Brittany? Perché non era lì con lei?

“Oh sei sveglia?” La ragazza sfuggì il suo sguardo e Santana sentì l’ansia crescere,

“Cosa è successo?” Riuscì a chiedere ma fu presa da un accesso di tosse, la nobile le si avvicinò rapidamente passandole una ciotola ancora fumante che Santana guardò con sospetto,

“Non è l’infuso per dormire… ma lenirà il dolore alla gola…” Decise di fidarsi e bevve quel liquido, che in effetti la fece subito sentire meglio. “Eri ridotta niente male quando sei arrivata…”

Nel vedere lo sguardo interrogativo di Santana, sospirò, “Finn ti ha portato qui due giorni fa, per farti fare il viaggio ha dovuto legarti alla sella… abbiamo dovuto tenerti addormentata, mentre il tuo corpo si riabituava al cibo…” Santana la interruppe,

“Quanto tempo sono stata alla gogna?”

“Quattro giorni… eri sul punto di morire e la Sylvester non sembrava voler demordere… almeno è quello che ci ha detto Finn…” Tutte quelle parole le confermavano che la ragazza le stava nascondendo qualcosa,

“Dov’è Brittany?” Lady Quinn si alzò per recuperare la ciotola dalle sue mani, poi si voltò, quando si girò aveva delle bende tra le mani,

“Ti dispiace se diamo un occhiata ai tuoi polsi?”

“Quinn!” Disse solo lei, ormai nel panico,

“Lei… si è consegnata in cambio della tua liberazione.”

“No…” Fu tutto quello che riuscì a dire Santana, quando sentì le lacrime scivolargli lungo le guance scoprì che dopo tutto non aveva perso tutti i liquidi. Poi fu presa dall’ira, “Perché glielo avete permesso?! Non dovevate lasciarglielo fare! Il prete aveva giurato!” Si alzò, ignorando la protesta del suo corpo,

“Santana, calmati!” Cercò di dirle Quinn ma lei la ignorò muovendosi verso la porta,

“Dov’è Finn? Lo ucciderò con le mie stesse mani!” La rabbia cieca la fece arrivare fino alla porta e spalancarla, la foresta si stendeva davanti a lei, la sua mente la riportò all’istante alla prima volta in cui l’aveva vista, le aveva teso la mano sorridente, l’aveva portata a terra senza lasciarla un attimo. Si accasciò su sé stessa sommersa da un dolore non fisico. Quinn la sorresse riportandola all’interno e coricandola,

“Santana, non abbiamo intenzione di abbandonarla!” La nobile la fissò negli occhi e lei riuscì a riemergere dal pozzo in cui stava precipitando,

“E’ viva?”

“Sì, la Sylvester la porterà a Londra, ha fatto lo scambio perché tu saresti morta senza offrire loro una possibilità di salvarti, invece lei sarà spostata, per tutto il tragitto il convoglio sarà vulnerabile.”

Santana lasciò che quelle parole scivolassero dentro di lei, poteva salvarla. Tese i polsi a Quinn che sorrise annuendo.

“Caroline ti ha svegliato giusto in tempo, presto il pranzo sarà pronto…” Santana sorrise appena a quelle parole poi guardò Quinn che le stava fasciando con attenzione i polsi,

“Mi dispiace per… per tutto…” La ragazza la guardò, aveva dei begli occhi verdi, penetranti ed intelligenti,

“Accetto le scuse se ti riferisci al tuo comportamento da stronza, o al fatto che hai inventato quelle tasse assurde, oppure a quando hai detto che mi avresti fatto impiccare…” Santana sorrise, non immaginava che la ragazza potesse essere un suo spirito affine, “Ma di sicuro non ti scuso per esserti innamorata di Brittany” Santana arrossì poi tentò di balbettare qualche scusa, Quinn scosse la testa,

“Non ti posso perdonare perché non c’è nulla da perdonare… malgrado tutto quello che è successo e che potrebbe succedere, io non ho mai visto Brittany più felice” Santana si bloccò confusa,

“Io non volevo che le succedesse niente… io…”

“L’ami?” Le chiese la donna facendola arrossire molto più violentemente, Quinn scoppiò a ridere,

“Oddio Santana, sei quasi morta per proteggerla, credi davvero che non l’abbia capito?”

“Ecco… io… immagino di sì…” Ammise alla fine per poi alzare gli occhi fieramente. Quinn sorrise ancora poi legò la benda e prese un barattolo con un unguento,

“Questo è per il tuo collo…” Santana le permise docile che le spalmasse sulle ferite quella pomata biancastra poi chiese,

“Quando?” Non ebbe bisogno di dire altro perché la donna tornò a guardarla seria,

Finn tornerà tra poco e saprà i dettagli, padre Schu tiene le orecchie ben aperte, in realtà tutto il borgo le tiene aperte…” Sorrise, “Loro hanno apprezzato molto quello che hai fatto per Robin Hood… Credo che Schu abbia raccontato quello che è successo nelle segrete del castello!”

“Alla faccia del segreto professionale!” Santana fece una smorfia e Quinn sorrise,

“Non ricordi nulla della tua liberazione?” Santana scosse la testa, poi però aggrottò la fronte,

“Puck… è stato Puck a liberarmi… poi un bacio…” Quinn annuì,

Finn ci ha detto che Puck è stato molto dolce…” Santana scosse di nuovo la testa,

“Lui mi ha baciato sulla fronte, ma il bacio a cui mi riferisco era…” Si interruppe arrossendo per l’ennesima volta, quello non era stato un bacio di Puck, quelle labbra lei non le avrebbe confuse con quelle di nessun altro…

Brittany!” Quinn rise, “Ecco perché Finn è arrossito raccontando quel punto!” Caroline spuntò dalla porta con un sorriso monello, quella vista provocò un tuffo al cuore di Santana era così simile alla sorella!

“Si mangia!” disse la piccola saltellando nella capanna, “Vieni Santana dormigliona?”

“Caroline!” La riprese Quinn ma Santana le porse la mano,

“Aiutami ad alzarmi e ti faccio vedere chi è la dormigliona!” La bambina rise mentre afferrava la sua mano e la tirava con forza. Santana dovette stringere i denti ma riuscì a rimettersi in piedi ancora una volta. Quinn le fu subito accanto e la aiutò a raggiungere la porta, Caroline la aprì per loro e poi le saltellò davanti percorrendo il ponte sospeso fino a terra. Santana ringraziò il cielo, non sarebbe mai riuscita a scendere da un albero!

Arrivare in fondo fu comunque una sfida e sospirò di sollievo quando si poté sedere. Rachel era poco lontana, le lanciò un occhiata poi si avvicinò,

“Ti sei svegliata…”,

“Così sembrerebbe!” Si guardarono e la ragazza incrociò le braccia,

“Comunque continui a non piacermi!” Le disse la donna e Santana sorrise,

“E’ reciproco tappetta!” La ragazza sgranò gli occhi a quell’epiteto ma Quinn intervenne,

“Bene, ci siamo chiarite, ora direi che possiamo mangiare!”

I bambini avevano già attaccato i loro piatti con voracità e Santana si ritrovò ancora una volta in quell’ambiente giocoso e famigliare, c’era però una differenza abissale, almeno per lei, Brittany.

“Vedrai che la tireremo fuori dai guai…” Le disse Quinn, Santana si rese conto che si era bloccata a metà gesto, una lacrima le scivolava lenta sulla guancia, i suoi pensieri dovevano essere chiari a tutti. Lei non era così emotiva di solito, sapeva nascondere quello che provava, dovevano essere i postumi della sua esperienza alla gogna a renderla così fragile.

Le urla di gioia dei bambini la distrassero dalle sue riflessioni, Finn spuntò dal bosco, sul volto un sorriso tirato, era chiaro che era stanco e provato. Era giunto il momento di sapere quali sarebbero state le loro mosse.

 

 

 

Note

 

Abbiamo avuto un po’ di risposte, Santana è al sicuro nel covo di Robin Hood insieme a Quinn e Rachel, mentre Brittany si è consegnata alla Sylvester. La situazione si è capovolta, ora tocca a Santana e compagnia liberare Brittany, ma sarà così facile come sembrano pensare? La Sylvester non è forse un avversario temibile, soprattutto ora che ha in mano la sua preda?

Vedremo cosa escogiteranno nel prossimo capitolo!

Ciao ciao e grazie!

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Capitolo 24
*** Prigioniera ***


Scusatemi, ma ieri sono stata stesa da Ferragosto e non sono proprio riuscita a ritagliare una ventina di minuti per postare

Scusatemi, ma ieri sono stata stesa da Ferragosto e non sono proprio riuscita a ritagliare una ventina di minuti per postare!

Quindi perdonatemi e buona lettura!

 

 

Ventiduesimo capitolo: Prigioniera

 

Lei amava il sole, il suo calore sulla pelle, e poi amava l’aria fresca dei boschi.

Quando suo padre, che era il maniscalco del castello, era morto lasciandola sola con una sorella aveva scelto di fare qualcosa per la povertà che vedeva attorno a sé. Suo padre aveva passato serate intere a parlarle delle ingiustizie del governo del Principe Giovanni, delle tasse esose, del non rispetto della proprietà, della necessità di una legge chiara e scritta. Lei non capiva tutto quello che lui affermava, ma aveva trovato il suo modo per fare qualcosa. E quel qualcosa era rubare le tasse già raccolte per poi ridistribuirle. Quella vita aveva fatto di lei una fuorilegge, ma a lei non dispiaceva, aveva scoperto che la vita dei boschi poteva convenirle. Aveva trovato un grande amico e compagno in Finn e poi scoprendo la piccola comunità dei bambini di Sherwood aveva anche una nuova famiglia per lei e Caroline.

Quinn e Rachel le conosceva fin da piccola, avevano la stessa età ed erano cresciute combinando disastri insieme, quando lei era diventata una fuorilegge l’avevano aiutata e protetta.

Lì però non c’erano il sole e l’aria fresca, neppure una leggera brezza muoveva l’aria umida e fredda della cella. Però c’era lei, Santana era stata in quella cella, lo sapeva perché c’era ancora il suo mantello rosso.

Avrebbe rifatto tutto, dal diventare una fuorilegge al rapire Santana. Soprattutto avrebbe fatto di nuovo lo scambio per lei. Rimanere nascosta mentre la ragazza si spegneva sotto i suoi occhi era stata una vera tortura. Il sapere di non poter fare nulla non l’aveva di certo fatta stare meglio, poi aveva capito, l’avrebbe salvata facendo scattare la trappola. Santana era lì, stava morendo solo perché serviva da esca per lei, bene allora lei avrebbe abboccato. Aveva mandato padre Schu a proporre l’accordo al generale Sylvester che aveva prontamente accettato. Ricordava perfettamente Puck che correva a slegare Santana, la ragazza era apparsa così piccola tra le sue braccia, così fragile. Le aveva dato un bacio sulle labbra prima che Puck la consegnasse nelle braccia di Finn. La Sylvester aveva preparato i suoi soldati, ma i cittadini si erano frapposti e Finn era riuscito a portarla via. Al sicuro. Non era piaciuto alla donna, ma non poteva punire un’intera città, così aveva stretto i denti e le aveva assicurato che l’avrebbe personalmente consegnata nelle mani del boia.

Un rumore di chiavistelli le fece voltare appena la testa, aveva trovato una posizione piuttosto comoda sulla panca e non aveva intenzione di perderla.

“Comoda?” Chiese una voce sarcastica,

“Sì” Rispose lei sorridendo, la donna la fulminò con uno sguardo,

“Peccato, perché partiamo, il carro è pronto per portarti a Londra!” Brittany si alzò lentamente poi si sgranchì stirando la schiena,

“Bene, non ne potevo più dell’aria stantia di questo posto…” Le guardie si lasciarono sfuggire qualche risolino subito smorzato quando la donna li fulminò con lo sguardo.

Facciamo le spiritose è? Vedremo se il tuo bel faccino sarà impassibile anche davanti al cappio!”, Brittany si strinse nelle spalle mentre le guardie aprivano il chiavistello.

“Legatele le mani” Ordinò la Sylvester e i soldati obbedirono anche se l’uomo che strinse la corda le lanciò un piccolo sguardo di scusa.

Due soldati si misero al suo fianco mentre due aprivano la strada e altri due la chiudevano, era chiaro che la Sylvester non voleva correre rischi, la donna sogghignò quando le passò accanto,

“Credevi che ti avrei reso facile andartene? Pensi davvero che non abbia capito perché tu ti sia consegnata? Non riusciranno a liberarti, lei non verrà per te, la conosco Santana, non rischierà per te” Brittany si voltò a guardarla e sorrise, un sorriso luminoso. La donna fece una smorfia poi partì a passo di marcia allontanandosi.

 

All’esterno c’era il convoglio che la attendeva. Brittany fu colta di sorpresa dalla luce del sole, ma la vera sorpresa la ebbe quando tornò a vedere. Improvvisamente capì perché la Sylvester ci avesse messo così tanto ad organizzare il trasferimento. Davanti a lei c’era un piccolo esercito. Dovevano essere un centinaio di uomini, tutti a cavallo, tutti armati, mantelli rossi e elmi calati in testa. Brittany vide anche molte balestre.

“Ecco di cosa ti parlavo!” La Sylvester aveva notato il suo sguardo e ora rise di gusto.

I soldati la portarono fino ad un carro che essenzialmente era una gabbia con le ruote,

“La tua nuova residenza, spero ti piaccia quanto la cella del castello, perché sarà la tua ultima dimora…” Brittany non le rispose entrando invece nella gabbia e tendendo le mani affinché le fossero slegate.

Doveva ammettere che ora era preoccupata, quando aveva immaginato la sua liberazione non aveva considerato un simile numero di avversari. E se fossero stati troppi? Conosceva Finn, avrebbe tentato comunque e Santana? Lei probabilmente sarebbe arrivata a cavallo gettandosi sui soldati come una furia, mulinando la spada e sfidando chiunque ad opporsi a lei. Sorrise, poi quel sorriso si congelò, sì Santana si sarebbe gettato sul nemico a testa bassa e sarebbe morta, perché quella non era una favola, e Santana non era il principe azzurro, quegli uomini, quei soldati avrebbero avuto la meglio su di lei.

Brittany vide la colonna iniziare a muoversi, quando fu il suo turno l’uomo a guida del carro fece schioccare la frusta così da far muovere i due cavalli. La stavano portando a Londra per morire e lei si trovò a desiderare che il generale Sylvester avesse ragione, che Santana non sarebbe venuta.

 

 

 

Note

 

Capitolo tutto per Brittany.

La Sylvester ha preso le sue precauzioni per il trasferimento della prigioniera e non conta lasciare nulla al caso, è sicura che Santana non verrà, mentre Brittany ora preferisce sperare che non venga… insomma la faccenda è complicata!

Cosa decideranno di fare i soccorritori? Ce lo chiedevamo già al capitolo precedente e direi che siamo ancora lì! ;-)

Al prossimo capitolo!

Ciao ciao e grazie

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Capitolo 25
*** Alleati ***


Buona lettura

Buona lettura!

 

 

Ventitreesimo capitolo: Alleati

 

“No” Finn e le due donne la guardarono sgranando gli occhi, la loro sorpresa era ben più che evidente. Perché nessuno di loro poteva immaginare che Santana si sarebbe opposto al salvataggio di Brittany.

Non appena Finn era arrivato si erano allontanati dai bambini per parlare apertamente. Il volto tirato dell’uomo era stato spiegato quando Finn aveva rivelato la consistenza del convoglio. Novantatre soldati, più una decina di servitori, il nobile Kurt e la sua scorta di cinque soldati.

Malgrado ciò il ragazzo aveva affermato di aver scelto il luogo ideale per l’attacco. Quando la strada per Londra attraversava un fiume. Il ponte era stretto e avrebbe costretto le guardie in un lungo serpente. Così disperse sarebbero state una facile preda per loro.

“No” Ripeté ancora la ragazza, “Sarebbe un suicidio, così non salveremo nessuno, neppure noi stessi.” Finn la guardò arrabbiato,

“Tutta questa faccenda è solo colpa tua! Quindi se hai un idea migliore prego!”

“Senti balenottera azzurra, il fatto che ti sia riuscito qualche colpo contro delle carovane di massimo venti uomini, e sospetto solo grazie all’agilità di Brittany, non fa di te un genio della strategia!”

“Ah è così? Ti ricordo che abbiamo attaccato il tuo convoglio e rubato il tuo carro di stupidi vestiti, sotto il tuo naso!” Il tono del ragazzo si era fatto alto e alcuni bambini si fermarono a guardare gli adulti,

“Smettetela! Tutti e due!” Intervenne Quinn, “Pensate che litigando salveremo Brittany?” Santana incrociò le braccia ignorando la fitta di dolore che il suo corpo le inflisse, mentre Finn decisamente rosso in volto si voltò dall’altra parte.

“Oh bene, fate i bambini ora!” Quinn sbuffò e tutti rimasero in silenzio.

“Sentite, potremmo anche non essere d’accordo su molte cose, ma abbiamo un obbiettivo comune, tutti qui vogliamo riportarla a casa sana e salva, quindi mettiamo da parte gli insulti e le accuse e parliamo.” Rachel annuì convinta alle parole di Quinn,

“Bene” Disse Santana, sapeva che aveva bisogno di loro per salvare Brittany quindi doveva scendere a qualche compromesso e poi doveva ammetterlo, a parte quando erano insopportabili non erano così male...

“Va bene, ma solo per Brittany” concluse Finn, Santana aprì la bocca per replicare ma ad un’occhiata di Quinn la richiuse con una smorfia.

“Ottimo allora Santana perché il piano di Finn non può funzionare?”

Perché è una stupidata!” Quinn che aveva posto la domanda alzò la mano a bloccare la risposta di Finn e chiese ancora.

Perché?” Santana sbuffò,

“La Sylvester conosce il vostro sistema di attacco e si aspetterà qualcosa di simile, non mi stupirei che sappia esattamente che agiremo lì, è talmente ovvio!” Lanciò uno sguardo di superiorità a Finn poi continuò, “Passerà il fiume con un gruppo di armati, poi li farà raggruppare mantenendoli compatti mentre i carri attraversano il ponte, un secondo gruppo intanto, altrettanto  in forze proteggerà l’altra sponda” Vedendo la faccia perplessa di Rachel semplificò, “Nessun effetto serpente, nessuna dispersione di uomini, solo un gruppo ben agguerrito di soldati in massima allerta.”

“Finn?” Chiese interrogativa Quinn che aveva assunto il ruolo di moderatore nella discussione, il ragazzo sbuffò poi a malincuore annuì,

“Potrebbe essere…”

“Sarà così, fidati!” Rimbeccò Santana,

“Potremmo scegliere un altro punto allora?” Propose Rachel guardando Finn interrogativa, lui si fece pensieroso ma Santana bloccò sul nascere qualsiasi nuova proposta,

“No, non funzionerebbe, ripeto, lei sa già cosa faremo”

“Sceriffo, se hai troppa paura di affrontare il tuo generale puoi lasciarlo fare a noi!” Finn aveva di nuovo alzato la voce e Santana lo guardò con rabbia,

“Io non ho paura di niente e di nessuno!”

“Ah sì? Allora perché piangi nel sonno?” Rimasero tutti in silenzio, Santana si alzò e lo schiaffeggiò, tutto il suo palmo colpì la guancia indifesa del ragazzo che colto totalmente alla sprovvista non fece nulla per evitarla. Il rumore dello schiaffò sembrò riecheggiare nel silenzio della foresta, mentre Santana si alzava allontanandosi.

Quello che voleva fare era prendere un cavallo, una spada e correre a salvare Brittany, ma non poteva, oltre al fatto che la posizione dell’accampamento era per lei ancora un mistero, non poteva salvarla da sola. Era difficile ammetterlo, persino con se stessa, ma non poteva farlo, lei non bastava. Così si diresse verso il fiume, verso la cascata sotto la quale lei e Brittany si erano baciate la prima volta.

Non doveva e non voleva piangere, eppure le lacrime le scendevano copiose lungo il viso mentre obbligava il suo, ancora debole, corpo a muoversi.

Lei non piangeva di notte, lei non piangeva mai! Era talmente un controsenso visto che non riusciva neppure a fermare le lacrime che quasi le venne da ridere.

Si infilò sotto la cascata e rimase lì aspettando che il suo corpo smettesse di tremare, aspettando che Brittany venisse ad abbracciarla.

 

Hei…” La voce la fece quasi sobbalzare, alzò la testa guardando il giovane che pur stando in piedi teneva la testa piegata per non urtare il soffitto di pietra. Santana assunse la sua aria bellicosa cercando di nascondere le lacrime, Finn si sedette accanto a lei osservando l’acqua cadere, in silenzio.

“Ti ha mostrato Brittany questo posto?” Chiese alla fine, Santana non lo guardava ma annuì, “Già a lei piaceva… diceva che era il posto giusto per vedere le fate…” Santana si voltò a guardarlo,

“Non farlo”

Cosa?” Chiese il ragazzo perplesso,

“Non parlare di lei al passato” Il ragazzo rimase in silenzio poi annuì,

“Hai ragione” Sospirò poi aggiunse, “Mi dispiace per quello che ho detto prima” Santana distolse di nuovo lo sguardo senza rispondere. Un tempo cosa avrebbe fatto? Lo avrebbe riempito di insulti, probabilmente lo avrebbe umiliato e distrutto, ma ora? Era diversa? Si sentiva diversa, Brittany l’aveva cambiata, in un modo a lei incomprensibile.

“Io la amo” Disse, e dovette dirlo forte affinché il rumore dell’acqua non se lo portasse via prima che giungesse alle orecchie di Finn. Il ragazzo non arrossì, non rise, non fece nulla semplicemente rimase a guardarla poi disse,

“Lo so” Santana lo guardò interrogativa e allora lui distolse lo sguardo, prima di dire “Quando ti ho sentita piangere, chiamavi il suo nome…” Santana non ricordava di averla sognata, ma Finn parlava del sonno indotto dalla droga di Quinn e di quei due giorni lei non ricordava nulla o quasi.

“La Sylvester avrà assegnato ad ogni soldato una balestra, lei adora quei nuovi gingilli, nel bosco saremmo facili prede per una squadra così numerosa…” Gli disse e lui annuì,

Cosa proponi di fare?” Santana si morse un labbro,

“Noi non bastiamo” Ancora una volta il ragazzo annuì poi rifece la domanda,

Cosa proponi di fare?” Questa volta Santana sorrise poi gli spiegò la sua idea.

 

 

 

Note

 

Collaborare, non sempre è facile, in particolare tra nemici. Ma Finn e Santana, per Brittany, si costringono ad allearsi e forse, perché no, anche a capirsi e ad apprezzarsi. Ovviamente c’è da ringraziare Quinn! ;-)

Cosa staranno complottando? Beh almeno sappiamo che hanno un piano… funzionerà? Speriamo!

Al prossimo capitolo!

Grazie e ciao ciao

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Capitolo 26
*** Simbolo ***


Il capitolo era pronto e tecnicamente è già domani quindi… lo posto ora così impegni o non impegni miei avrete un nuovo capitolo da leggere!

Buona lettura… non odiatemi troppo! ;-)

 

 

 

Ventiquattresimo capitolo: Simbolo

 

Brittany osservò gli ultimi alberi della foresta sfilare lentamente lungo la strada. Tre giorni di marcia ci erano voluti per uscire infine da Sherwood, la sua foresta, la sua casa.

“Sembra che non verrà nessuno…” Brittany si voltò a guardare il nobile che appariva in imbarazzo, “La Sylvester ha richiamato molti soldati di guarnigione per scortarvi a Londra…”

“Già, credeva che i miei compagni sarebbero venuti” Il ragazzo si voltò a guardarla,

“Non sembrate capace delle atrocità che vi attribuiscono” Brittany corrugò la fronte perplessa,

“Volete dire le tasse che restituisco?”

“E le uccisioni, torture e simili…” Aggiunse Sir Kurt tenendo con eleganza le briglie della sua giumenta.

“Oh ma io non ho mai fatto cose così!” Il ragazzo la guardò poi scosse la testa,

“Accidenti, siete disarmante!” Brittany ridacchiò,

“Ma signore, non siamo armati!” Sir Kurt la guardò perplesso e lei sorridendo aggiunse, “Sapete, a me non piacciono molto le armi… a parte l’arco certo!”,

“Davvero?” Chiese sempre più sorpreso il giovane,

“Sì, il primo me lo ha regalato mio padre quando avevo tre anni… ma non riuscivo proprio a tenderlo!” Sorrise al ricordo e il giovane davanti a lei rimase turbato dalla sua dolcezza e tenerezza, lì davanti a lui non c’era un’abietta assassina, forse una ladra, perché restituire le tasse, come diceva lei, era rubare ma non l’essere che aveva sentito descrivere.

“Sapete, credo di dovervi le mie scuse”

“Perché signore?” Gli chiese la ragazza e lui arrossì di nuovo,

“Per avervi smascherato al Torneo” Brittany annuì perdendosi nei suoi pensieri, Sir Kurt la lasciò riflettere poi la curiosità ebbe il sopravento su di lui,

“Ditemi, perché vi siete consegnata alla Sylvester?” La ragazza alzò di nuovo gli occhi fissandoli nei suoi,

“Perché lei se no sarebbe morta” Sir Kurt sentì un brivido, c’era una grande intensità in quegli occhi azzurri.

“Lo Sceriffo Lopez?” Chiese ancora, anche se conosceva già la risposta, l’aveva intuita nei suoi occhi,

“Santana” Disse solo la ragazza e lui rimase in silenzio a lungo.

“Parlerò al Principe…” Brittany sorrise,

“Siete gentile” Sir Kurt non aggiunse altro, il Principe non avrebbe ascoltato e come lo sapeva lui lo sapeva anche la ragazza. Lasciò che il suo cavallo tenesse il passo del carro-gabbia cavalcando accanto alla giovane.

 

Londra. Una delle città più grandi d’Europa, lì era insediato il re, o meglio il principe, perché il re era in Terra Santa. Brittany osservò le alte mura e mentre la loro ombra cadeva su di lei rabbrividì. Aveva paura, sapeva che se avesse messo piede in quella città non sarebbe più andata via. I soldati la scortarono fino al grande edificio di pietra che fungeva da prigione. Sir Kurt che aveva chiacchierato con lei durante gran parte del viaggio, le fece un triste sorriso e poi seguito dalle sue guardie se ne andò.

“Ebbene, Brittany, sono delusa.” La ragazza guardò il generale interrogativa e lei si spiegò, “Mi aspettavo di più, accidenti, sapevo che Lopez non sarebbe venuta, ma i tuoi compagni? Quel Little-Coso non doveva venire a fare un inutile e patetico tentativo per salvarti?” Brittany si sforzò di sorriderle, andava bene così, i bambini avevano bisogno di lui, Finn si sarebbe preso cura di sua sorella, insieme a Quinn e Rachel.

Santana… Brittany lasciò vagare la mente, mentre ricordava i giorni, troppo pochi, in cui erano state insieme, forse era meglio dire le notti. Lei sarebbe venuta, lo sapeva, doveva esserle successo qualcosa, forse stava ancora troppo male, quando l’avevano staccata dalla gogna non era nemmeno in sé…

“Ci vediamo sul patibolo! Ogni promessa è debito!” La donna le fece il suo sorriso storto, si leggeva nei suoi occhi che sapeva di aver vinto, non importava quanto potesse sorridere Brittany

“Domani, all’alba” disse ancora poi se ne andò.

 

Aveva una cella tutta per sé, segno che la consideravano, anche lì, una prigioniera di rango elevato.

All’alba, domani all’alba, così le aveva detto la Sylvester.

“Robin? Robin Hood?” Chiese una voce nell’ombra,

“Sì, sono io…” Il silenzio seguì quella risposta, poi la stessa voce chiese di nuovo con tensione,

“Sei venuto a liberarci?” Brittany si strinse nelle spalle triste,

“Mi spiace, ma non credo di riuscire a liberare nemmeno me stessa…” Ancora silenzio poi un'altra voce,

“Come ti hanno catturato?” Brittany sospirò mentre si sedeva raccogliendo le gambe contro il corpo,

“Mi sono consegnata affinché liberassero una persona a cui voglio bene…” Sembrava che la notizia si espandesse per la prigione, Brittany si rese conto che non era silenzio, erano mormorii soffocati.

“Cosa possiamo fare per te?” Brittany sentiva le lacrime pungerle gli occhi, era stata forte, ma ora nel buio aveva paura del mattino,

“Perché dovreste voler fare qualcosa per me? Non posso liberarvi…” Mormorii poi una risposta,

“Robin Hood, tu sei uno di noi, sei l’unico che ci ha protetti dal Principe…” Altre voci si unirono a quella confermandole il loro supporto, Brittany rimase stupita, lei non pensava di essere così importante per quelle persone che non aveva mai incontrato,

“Sei un simbolo…” Aggiunse una voce, “l’unico baluardo che ci difende dai soprusi del Principe Giovanni!” Quello doveva essere un letterato perché Brittany non aveva ben capito cosa centrasse lei con i baluardi, che se ben ricordava erano fortificazioni in pietra.

“Allora, piccola, cosa possiamo fare per te?” Chiese ancora la prima voce e lei commossa chiese loro una sola cosa.

Quella notte, la prigione di Londra risuonò dei canti dei prigionieri.

 

 

Note

 

Cosa sarà successo? Perché nessuno è venuto a liberare Brittany? Si sono dimenticati di lei? Santana dov’è?

Ci aspettavamo un piano geniale, ma se il convoglio era inattaccabile allora che dire della città di Londra?

Le risposte nel prossimo capitolo!

Ciao ciao e grazie come sempre! ;-)

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Capitolo 27
*** Al patibolo ***


Buona lettura!

 

 

Venticinquesimo capitolo: Al patibolo

 

“Allora?”

“E che ne so, lo sai che i letterati sono persone strane!” Si strinse nelle spalle, “Non ci resta che andarci e scoprire perché aveva tutta questa fretta di vederci…”.

Il palazzo in cui entrarono era piuttosto modesto, anche se vi vigeva l’ordine e la pulizia. Li condussero fino alla porta della biblioteca in cui entrarono, incontrandosi con il loro amico.

“Allora Artie? Cos’era tutta questa segretezza e urgenza?”

“Sam, Mike, vi prego di non agitarvi…” Troppo tardi, i due uomini avevano già sgranato gli occhi e spalancato le bocche.

“Chiudi quella bocca Sam, qualcuno potrebbe prenderla per un corridoio!”

“Santana!” Riuscì a dire il ragazzo mentre Mike portava la mano alla spada,

“Oh così mi ferisci…” Disse Santana con una smorfia ma il ragazzo non allontanò la mano,

“Santana, c’è un mandato di cattura a tuo carico” La ragazza si appoggiò annoiata alla scrivania,

“Sì, ne sono al corrente” Alzò i polsi ancora ricoperti da ferite, anche se ormai in via di guarigione, “Me lo ricordano queste nel caso mi sfuggisse di mente…”

“Perché ci hai fatto chiamare?” Chiese invece Sam,

“Ho bisogno di voi” Mike fece una smorfia,

“Santana, non puoi pensare che…”

“Mike, ti ho chiamato perché ho bisogno di te, come di Sam, vi chiederò di aiutarmi a fare una cosa contro la legge che avete giurato di difendere, ma se non potete farlo mi basterà la vostra parola di aspettare fino a domani sera per denunciare la mia presenza in città e io vi lascerò partire senza rancore.” Santana guardò i due uomini che si scambiarono uno sguardo, Artie sulla sua sedia li osservava inquieto,

“Tu sei già dentro a questa cosa?” Gli chiese Mike,

“Sì, Santana mi ha tirato fuori da quell’edificio, le devo la vita” Santana fece una smorfia, non le piaceva che le ricordassero le sue poche buone azioni,

Artie non farà nulla che lo possa compromettere, voi invece sì.”

“Io ci sto.” Disse Sam, “Se Santana Lopez è venuta a chiedere aiuto allora deve essere importante e poi siamo una famiglia no?”

“Ora non ti allargare troppo!” Lo ammonì lei, ma lui sorrise poi prese una sedia e si sedette, ora che aveva deciso aveva un bel sorriso sul volto.

“Mike?” L’uomo rimase in silenzio valutando le persone che gli stavano davanti poi annuì,

“Va bene, in ricordo dei vecchi tempi”. Santana tirò un sospiro di sollievo, senza di loro le sue possibilità di riuscita sarebbero state molto inferiori.

“Bene ora vuoi dirci cosa dobbiamo fare?”

 

Non aveva dormito, aveva ascoltato i detenuti cantare per lei, alcuni avevano voci dolci, altri erano stonati, ma tutti ci avevano messo un po’ di loro in quelle ballate, ed ora era mattina.

La luce filtrava dalle strette fenditure che fungevano da finestre. I detenuti erano silenziosi, mentre la osservavano passare si alzarono guardando con rabbia le guardie. Brittany sentiva il braccio dell’uomo che la tratteneva tremare sotto quegli occhi accusatori.

Strinse i denti, non avrebbe pianto, sarebbe stata forte.

La piazza in cui la portarono non era molto grande, ma al centro si stagliava il patibolo. La folla era silenziosa, in attesa. Sul piccolo palco montato davanti al patibolo c’era il Principe Giovanni, imponente nella sua pelliccia, la corona ben posata sulla fronte, la corona di suo fratello.

La Sylvester era in piedi, in attesa accanto al boia, ogni promessa è debito aveva detto. Una cortina di guardie separava il palco dalla folla e un'altra circondava il patibolo, non volevano che al popolo venisse in mente di intervenire nell’esecuzione.

Il carro che la portava si arrestò e lei vi scese, soddisfatta dal fatto che le sue gambe la reggessero ancora.

“Forza, finirà tutto in fretta…” Quasi sussultò, la Sylvester aveva appena sussurrato, ma le sue parole non erano fraintendibili. Le lanciò un occhiata, ma sul volto della donna non c’erano tracce del sostegno che quelle parole implicavano.

L’araldo prese la parola iniziando ad elencare i suoi crimini. Molti erano falsi, ma quasi tutti i furti elencati erano frutto del suo lavoro.

“La condanna è la morte per impiccagione!” Concluse l’araldo, poi se ne andò. Il boia si fece avanti, aveva un cappuccio nero sul volto e a Brittany faceva paura.

Un sibilo strappò il silenzio.

Britany sgranò gli occhi sorpresa mentre la freccia si conficcava a pochi centimetri dai piedi del boia, che reagì saltando indietro.

Un boato esplose dalla folla coprendo la voce della Sylvester che cercava di sbraitare ordini ai soldati confusi. Confusi perché all’improvviso numerose figure erano comparse dal nulla. Figure che indossavano abiti verdi e marroni e che avevano i cappucci tirati sulla testa.

Brittany sentì il cuore esultare mentre vedeva le figure sparire tra la folla e poi ricomparire dal nulla per abbattere una guardia. Il Principe circondato dai soldati era bianco, gli occhi che cercavano una via d’uscita.

Poi una figura piroettò accanto a lei sul patibolo e Brittany si ritrovò a guardare due splendidi occhi neri.

“Sapevo che saresti venuta!” Disse mentre Santana con un gesto rapido gli liberava i polsi, la ragazza le sorrise, poi le tese la mano,

“Andiamo via!” Una freccia più corta e più forte di quelle normali andò a piantarsi accanto a loro,

“Non usate le balestre pezzi di idiota!” Urlò la Sylvester, e Brittany vide la perplessità di Santana, il generale si voltò verso di loro poi sorrise, fu un istante poi la Sylvester urlò ancora, “Le spade, imbecilli!” Ma i suoi soldati erano incapaci di reagire davanti agli attacchi di Robin Hood, perché l’uomo era ovunque, rapido e sicuro.

La folla si aprì davanti a loro mentre le due ragazze correvano lontano. Santana la guidava sicura tra le via della città, corsero fino a quando la ragazza non la spinse dietro un vicolo,

“Alza il cappuccio…” Le disse, il respiro affannoso, Brittany obbedì,

“Grazie…” Disse e la ragazza che era impegnata ad individuare eventuali inseguitori si voltò a guardarla. Rimasero così a lungo poi Santana si avvicinò a lei, chiuse gli occhi e appoggiò le labbra sulle sue, delicatamente, come se lei potesse sparire ad una pressione maggiore.

Quando si separò aveva gli occhi lucidi, ma sorrideva,

“Dobbiamo andare via…” Si mosse ma Brittany la bloccò,

“Devo liberare i prigionieri” La ragazza la guardò perplessa,

“Come?”

“Sì, i prigionieri, questa notte sono stati molto carini con me… pensavano che fossi lì per salvarli, quando gli ho detto di no, non si sono arrabbiati… hanno cantato per me, sai mi conoscevano, hanno detto che sono un simbolo” Santana scosse la testa, poteva amarla di più? Era possibile?

Brittany, non abbiamo gli uomini e un piano e…” La ragazza si illuminò,

“Oh ma io non ho mai un piano! Ti dispiace se l’arco lo prendo io?” Le chiese e Santana le porse l’arco e la faretra che aveva a tracolla, a lei restava la spada, che, farsa di Robin Hoon o meno, non aveva voluto abbandonare.

Brittany si mosse poi si voltò in imbarazzo,

“Mi sa che devi portarmici tu alla prigione…” Santana annuì poi chiedendosi cosa stesse facendo la guidò per le strade di Londra fino all’imponente edificio che era la prigione. Lo osservarono da un vicolo, l’edificio era in subbuglio, l’agitazione era evidente, soldati e guardie entravano ed uscivano dalla struttura.

“Ok, portami dentro!” Le disse Brittany sorridendo.

 

 

 

Note

 

Finalmente è successo! Il piano di salvataggio è scattato e Brittany è al sicuro tra le braccia di Santana… beh ora vanno solo ad assaltare la prigione di Londra, una scherzetto! ;-)

Avete visto cosa è successo? La Sylvester forse non ha un cuore di pietra… forse le parole di Santana, la sua confessione hanno fatto breccia… non lo sapremo mai! ;-)

Al prossimo capitolo! Ormai siamo agli ultimi!

Ciao ciao e grazie!

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Capitolo 28
*** Libere ***


Buona lettura

Buona lettura!

 

 

Ventiseiesimo capitolo: Libere

 

“Apri questa maledetta porta!” Sbraitò Santana, il suo tono, il mantello rosso e il prigioniero che teneva legato davanti a sé ebbero la meglio sulla guardia che andò ad aprile la porta. Come un fulmine Santana lo colpì alla tempia facendola accasciare a terra. Brittany lo tirò contro il muro facendo attenzione che non fosse troppo scomodo, per quando si sarebbe svegliato, parole sue.

La prigione aveva due entrate, la principale e quella, che era piccola e serviva generalmente per portare all’interno il cibo per le guardie.

“Ci sono stata solo poche volte, ma direi che da quella parte va bene…” Disse a Brittany che prontamente seguì le sue indicazioni, “Brit…” la chiamò Santana,

“Sì?”

“Lo sai che in prigione possono esserci anche delle persone che lo meritano?” La ragazza sembrò colpita da quel pensiero, si morse un labbro poi sospirò,

“Dovremmo rischiare… e sperare che le persone cattive siano meno di quelle ingiustamente in prigione” Santana non aveva obiezioni, il semplice fatto che avesse seguito la ragazza in quel posto la diceva lunga sul suo, ormai assente, buon senso.

Sorpresero un'altra guardia che Santana prontamente mise a dormire, ma la maggior parte erano troppo occupate nella ricerca della fuggiasca e dei suoi complici, la prigione era straordinariamente sguarnita.

Brittany aveva recuperato un pugnale sul corpo della guardia e ora lo usò per sforzare i lucchetti delle celle. I prigionieri rimasero attoniti per alcuni istanti, troppo stupiti per poter credere ai loro occhi poi iniziarono a rovesciarsi all’esterno invadendo i corridoi.

“Oh piccola, ci hai mentito ieri sera allora?” Santana osservò il vecchio che stringeva le mani di Brittany che gli sorrise scuotendo la testa,

“No, avevo solo perso un po’ le speranze…” Santana le prese la mano stringendola, la sua voce si era incrinata per un istante e lei aveva potuto sentirvi la paura. Doveva aver passato una brutta notte.

“Grazie per esserti ricordata di noi!” La ragazza sorrise,

“Beh… sono un baluardo…” Il vecchio mostrò l’unico dente che gli rimaneva poi con le lacrime agli occhi si affrettò a seguire gli altri all’esterno.

“Pensi che possiamo andare ora? Gli altri inizieranno a preoccuparsi, Finn sa essere così apprensivo e Rachel potrebbe persino pensare di sgridarmi!” Brittany si voltò a guardarla, con un sorriso ampio sul volto,

“Sì andiamo!”.

 

Perché non sono ancora arrivate?” Rachel camminava su e giù, esprimendo l’agitazione che permaneva la stanza. Mike e Sam ancora in abiti da Robin Hood erano silenziosi in un angolo, Finn non abbassava lo sguardo fissando intensamente la porta, mentre Quinn e Artie tenevano sott’occhio la strada dalle finestre della biblioteca.

Eccole…” Disse solo la ragazza provocando scompiglio nella stanza.

Brittany fu la prima ad entrare e si ritrovò immediatamente tra le braccia di Finn,

“Santana! Dove siete finite?” Quasi la aggredì Rachel,

“Rachel vatti a cambiare, mi fa senso vederti con gli abiti di Brittany!” Le rispose lei, vedendo però lo sguardo interrogativo di tutti i presenti, spiegò, “Brittany aveva promesso ai prigionieri di tornare a liberarli…”

“Siete andate alla prigione?” Mike le guardava stupefatto mentre Santana si stringeva nelle spalle, Brittany che aveva stretto forte a sé Quinn e Rachel sorrise al giovane,

“Sì” Sam nel vederla libera da abbracci si alzò facendo un piccolo inchino,

“Piacere di conoscervi, mi chiamo Sam” Brittany gli sorrise,

“Ciao, grazie di essere venuto a salvarmi!” Il ragazzo arrossì e lei si strinse nelle spalle, “Grazie a tutti!” Era così semplice che andava dritto al cuore, Santana sorrise guardandola.

“Oh oh…” Si voltò a guardare Artie, Mike e Sam che la fissavano strabiliati,

Che c’è? Toglietevi quel sorrisetto dalla faccia o vengo lì e ve lo cancello io!” I tre si guardarono sorridendo ancora e Santana incrociò le braccia infastidita. Brittany la raggiunse in due passi, stava parlando con Quinn, ma le prese la mano mettendosi al suo fianco, in un gesto naturale, la sua arrabbiatura sparì come nebbia al sole, già Brittany era il suo sole. Non fece neppure caso agli sguardi divertiti e ammiccanti che si lanciarono i suoi amici.

 

Uscire dalla città fu molto più semplice del previsto, la confusione creata dalla fuga di duecento e più debitori del regno aveva creato un’agitazione tale che bastò mostrare alle guardie un permesso falsificato da Artie perché quelle li lasciassero passare.

Santana aveva salutato e ringraziato i suoi amici, compagni di quando era bambina, ragazzi che avevano scelto di seguire la via della legge e diventare sceriffi, come lei, ma che erano stati capaci di trasgredire per aiutarla.

Indossare abiti da Robin Hood e muoversi tra la folla come fantasmi era stata quella l’idea geniale di Santana, l’unico momento in cui avrebbero potuto salvare Brittany era durante l’esecuzione, a quel punto nessuno pensa più ad un salvataggio, le guardie devono tenere indietro la folla, non si aspettano una forza organizzata e decisa.

Persino Quinn e Rachel avevano partecipato, era venuto fuori che Quinn sapeva usare un arco niente male così senza davvero avvicinarsi alle guardie loro due avevano creato confusione, muovendosi tra la folla, mentre Sam, Mike e Finn le attaccavano e attiravano disperdendole e confondendole. A sé stessa il ruolo più difficile, recuperare Brittany dal patibolo, al centro esatto del cerchio di guardie. Ma la confusione era stata sufficiente per permetterle di arrivarci e poi… e poi era successa quella cosa strana, quell’ordine assurdo di non usare le balestre, quando lei e Brittany erano dei bersagli perfetti. La Sylvester gli aveva sorriso, forse non era stata così insensibile come aveva immaginato, forse le sue parole avevano fatto breccia in quel cuore che Santana era sicura, non batteva.

“A cosa pensi?” Brittany le accarezzò dolcemente il braccio e Santana si voltò a guardarla,

“Alla Sylvester…”

“Credi che verrà di nuovo a cercarci?” Santana ci rifletté mentre la ragazza giocava con i suoi capelli,

“Sì, credo di sì”

Mmm” Mugugnò la ragazza mentre si avvicinava un po’ di più a lei strofinandole il naso contro la guancia.

Brit?”

Mmm” Disse di nuovo la ragazza,

“Sei sicura che non ci siamo i lupi vero?” La ragazza rise contro la sua gola facendola fremere,

“Sì, San, sono sicura e poi non sono cattivi come la gente crede” Santana alzò gli occhi al cielo, ma poi li chiuse, perché Brittany aveva catturato le sue labbra in un bacio. In pochi istanti Santana dimenticò la Sylvester, i lupi e dopo un po’ dimenticò anche il suo nome.

 

 

 

Note

 

E questo era l’ultimo capitolo! Domani l’epilogo e la storia finisce

Grazie a ciao ciao!

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Capitolo 29
*** Il Principe dei Ladri ***


Buona lettura! Ci vediamo in fondo come sempre!

 

 

Epilogo: Il Principe dei Ladri

 

Puck tese la pergamena e afferrò un chiodo, poi con un martello la fissò alla pianta.

“Non mi rende giustizia!” Sobbalzò sentendo quella voce poi si voltò con un sorriso, la ragazza era appoggiata ad un albero poco lontano, le braccia incrociate, la spada al fianco, ma invece dell’uniforme indossava un abito verde e marrone,

“Ciao Santana, vedo che stai bene…” Le disse, la ragazza sorrise poi si avvicinò, inclinò la testa osservando le due pergamene,

“Decisamente, hanno sbagliato il mio naso e poi io non ho quello sguardo truce!” Puck inarcò le sopracciglia,

“Tu dici?” La ragazza lo ignorò guardando invece il secondo ritratto,

“Lei è perfetta… avrei dovuto andare a fare una visita a quel vescovo per un ritratto…” Puck osservò le due immagini poi si strinse nelle spalle,

“A me sembrate belle tutte e due!” Una risata argentina provenne da poco lontano e Puck si voltò a guardare in quella direzione, senza riuscire a scorgere l’altra donna,

“E’ qui dunque…” Santana sorrise senza riuscire ad impedirselo,

“Non è mai troppo lontano…” Si guardarono non c’era bisogno di parole. Poi il ragazzo annuì,

“Bene” La ragazza sorrise ancora,

“Gli uomini come stanno?” Puck si grattò la testa,

“Terry si è ferito al braccio ma non credo che sia grave, ho dovuto sequestrare dell’idromele, quei tonti non hanno cambiato il posto in cui lo nascondevo io! Thomas ha voluto una tua immagine, credo sia cotto di te…!” Santana alzò gli occhi al cielo e il ragazzo continuò, “Sai non credevo dovesse fare tutto quel lavoro lo sceriffo, stavo meglio quando dovevo solo obbedire ai tuoi ordini!”

“Credi che ti promuoveranno o manderanno un nuovo sceriffo da Londra?” Il ragazzo si strinse nelle spalle e lei aggiunse, “Sai non credo che una mia lettera di raccomandazione ti sarebbe utile…” Puck rise poi gettò uno sguardo verso gli alberi,

“State andando a caccia?” Santana piegò la testa,

“Non te lo dico, ma sappi che potresti dover raccogliere i pezzi di un convoglio… diciamo a Nord di qui…” Puck annuì,

“Oh dimenticavo, Lady Quinn mi ha detto di salutarvi e anche Lady Rachel…” Santana fece una smorfia ma il ragazzo sapeva che le faceva piacere.

Le due nobili erano tornate al castello raccontando di una lunga permanenza da un lontano cugino, scusandosi per l’incomprensione. Puck ovviamente non aveva battuto ciglio quelle due gli piacevano, in particolare gli piaceva il modo in cui gli occhi di Lady Quinn si soffermavano su di lui.

“Puck?” Il ragazzo tornò a guardarla, “Grazie” L’uomo sorrise poi la afferrò per abbracciarla.

Hei!” Tentò di protestare lei, ma l’uomo la tenne stretta ancora per un po’, nel bosco risuonò di nuovo una risatina divertita,

“Non è divertente Brittany!” Disse Santana mentre Puck la lasciava andare,

“Sai la tua ragazza è nobile ora!” Santana sbatté le palpebre a quella definizione,

“Cosa intendi?”

“La chiamano il Principe dei Ladri, ormai è conosciuta in tutto il regno, i bambini vanno in giro con arco e frecce e gli adulti mormorano il suo nome con speranza… Si dice che il Principe Giovanni stesso creda che abbia poteri sovrannaturali!” Puck appariva meno divertito ora e Santana scoppiò a ridere,

“Non mi dire che ci credi? Ti ho raccontato io stessa come l’abbiamo liberata!” Il ragazzo si strinse nelle spalle,

“Già… eppure quelle voci fanno un po’ paura!”

“Bene, così non passerà nella mente di nessuno l’idea di tentare di toccarla!” Santana aveva posato la mano sulla spada in un gesto aggressivo spontaneo.

“Ora devo andare o inizieranno a chiedersi dov’è finito il loro capo!” Sogghignò soddisfatto e Santana scosse la testa,

“Sceriffo Puckerman… un incubo che si realizza… e comunque… io sapevo dove tenevi l’idromele!” Gli fece l’occhiolino e poi sparì tra i boschi.

Puck ebbe una fugace visione di due ombre che correvano insieme nel sottobosco poi si voltò sorridendo, tornando ai suoi nuovi doveri.

 

 

 

Note

 

Finito!

Avevo pensato ad un ruolo più attivo di Puck nella liberazione di Brittany, ma poi è uscito così… quindi il prologo doveva essere suo!

Spero che vi sia piaciuto anche questo piccolissimo epilogo…

Grazie a tutti voi che avete letto e apprezzato! (anche quelli che hanno odiato!)   ;-)

In particolare a voi gentilissime commentatrici! Vi adoro!!

E’ un vero piacere scrivere e poi condividere con voi quindi, visto che scrivo un sacco ci rivedremo presto! Ero in dubbio se aprire una votazione tra le varie storie che ho pronte… ma credo che sceglierò… accidenti non riesco a decidermi! Vedremo!

Si tratta di super poteri questa volta… x-men o superman??? Mentre ci penso (accetto suggerimenti!) magari vi rifilo qualche one-shot non AU, i missing moment che tanto amo insomma!

Va bene la smetto se no la nota viene più lunga dell’epilogo! ;-)

Ciao ciao ancora grazie mille e alla prossima!!!

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