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di jeffer3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***
Capitolo 13: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


“Berry, per l’amor del cielo, basta! Sembri un dannatissimo disco rotto, di quelli però fastidiosi, sai, no? che ti vien voglia di spaccare in mille pezzi..”
“Santana, forse non capisci la gravità della cosa, ho l’audizione per la NYADA la prossima settimana! hai idea di quanto sia necessario esercitarmi? La divina Barbra avrebbe sicuramente..”
“Stop!Stop! Senti, nana, posso vagamente comprendere il tuo spasmodico bisogno di cantare in continuazione data la poco-conosciuta-a-tutti-audizione della vita, chiaro?! Ma esiste uno stramaledettissimo limite, hai cantato a mensa…”
“Bè, sì, quante volte capita di essere illuminati su una canzone sulla pasta al formaggio?”
“Hobbit, hai cantato due volte, e sto ancora cercando di resettare la mia memoria legata all’evento”
“Ah sì, hai ragione! Era la prima volta, dopo mesi, Santana, MESI, che non mangiavo un budino alla crema buono come quello, il che è tutto dire!”
“Non è, comunque, una giustificazione sufficiente per l’aver iniziato a cantare a squarciagola the sweetest thing degli U2 davanti a tutti. Ma continuiamo l’elenco dei luoghi da te Berryzzati oggi…
dunque, dov’ero rimasta? Ah sì, in cortile..”
“Ma, I’m singing in the rain ci stava! Insomma, così, senza ombrello, incurante della pioggia che..”
“Nel corridoio…”
“Quelle povere ragazze stavano piangendo in gruppo! Il minimo che potessi fare era cantare no women no cry per lenire la loro sofferenza”
“Sì, certo. Continuiamo… in auditorium, una ventina di volte solo in un’ora; ti ho sentito dall’aula di storia che si trova giusto dall’altra parte della scuola!”
“Bè…”
“non ci provare, lo so io e lo sai tu che non puoi trovare una spiegazione realmente convincente per questo. Cos’è, volevi tipo testare una macchina ad ultrasuoni?!”
“Oh, andiamo, non esagerare! Ad ogni modo, è stata l’ultima volta che ho cantato in giornata, escludendo il glee e… oh già, ho partecipato al tanti auguri a te di quel tale in palestra! Gran bell’acuto finale!”
“…Hai comunque dimenticato il bagno…ti sei esibita in bagno, dio santo, in bagno! Hai avuto il coraggio di cantare don’t stop believing per non voglio sapere quale motivo”
“Vedi, mi sentivo un po’ chiusa da qualche giorno, dopo che Finn ha usato il mio bagno, ho avuto bisogno di un po’ di tempo per…”
“LALALA, zitta! non minacciare la poca integrità mentale che mi rimane, dopo una giornata passata in tua presenza e..” Un tuono interruppe il battibecco, iniziato ormai da circa un quarto d’ora. Dopo aver accompagnato Quinn e Brittany a casa, l’ispanica stava, infatti, portando la diva a casa Berry, data la vicinanza con la propria, ma quel temporale non rendeva certo le cose facili, limitando la visuale e costringendo la latina a proseguire molto lentamente, dando, però, contemporaneamente, la possibilità a Rachel di eseguire indisturbata tutti i suoi classici preferiti.
“Certo che è un bel temporale eh”
“Già, non rende di certo più piacevole, se anche fosse possibile farlo, questo tragitto in tua compagnia. Che poi…”
Un altro boato squarciò il cielo e questa volta seguito, poco dopo, da un fulmine che colpì in pieno la macchina dell’ispanica, facendola inchiodare nel bel mezzo della strada, terrorizzando anche l’altra nell’abitacolo. Avevano chiaramente visto il fulmine schiantarsi sulla macchina e, dopo i primi attimi di silenzio assordante, disturbato solo dallo scrosciare della pioggia, fu, per prima, la più bassa a parlare.
“C-cosa… Cioè, hai visto? Ci ha preso in pieno…ma io sono viva, sto parlando, quindi le mie corde vocali sono intatte – sia ringraziato il cielo – e anche tu stai bene! Stiamo bene, siamo…”
“Zitta un po’ Hobbit!” La interruppe seccata e confusa l’ispanica “Non so cosa diavolo sia successo… magari non era un fulmine… Voglio dire, non sono mai stata ad ascoltare quell’idiota di professore parlare di conduttori e isolanti, ma ad ogni modo credo che, se fosse davvero stato quello, non staremmo qui a parlare semi-tranquillamente! E credo di poter confermare di non essere trapassata, perché di certo se fosse il paradiso, tu non staresti in una macchina con me, quindi… oh mio dio, a meno che… è l’inferno vero?!”
“Davvero divertente, Santana” la interruppe accigliata la diva “Ora, quel che è stato, è stato…siamo sane e salve, senza alcun apparente danno riportato. Forse hai ragione, non poteva davvero essere un fulmine. Dai su, casa mia è a 50 metri da qui”
“Agli ordini, Barbra! Ho davvero bisogno di una doccia rilassante e una sana dormita, dopo questa ventina di minuti micidiali”.

Ed effettivamente tutto proseguì normalmente per le due, che tornate a casa si dedicarono alla propria routine prima di andare a dormire placidamente, dopo lo spavento preso poche ore prima… Certo, questo finché non si svegliarono entrambe la mattina successiva.

L’ispanica aprì gli occhi molto lentamente, infastidita per la seconda volta dalla sveglia che aveva suonato per la prima volta alle 5 di mattina… quando mai aveva messo una sveglia a quell’ora? Non se ne preoccupò, però,  più di tanto, pensando che probabilmente la sua Brittany l’aveva accidentalmente fissata per quell’ora improponibile. Ma al momento, non poteva più ignorare quella delle 7, perché, diamine, non era davvero il caso di far tardi all’allenamento delle cheerios e sorbirsi la solita strigliata della Sylvester. Con molta calma, mise quindi a fuoco la camera in cui si trovava, bloccandosi improvvisamente.
Quella non era certo la sua camera, sembrava piuttosto un rifugio per bambi, scappato dopo aver assistito alla morte della mamma cerva, o di una bambina di seconda elementare o dei teletubbies… insomma, dove diavolo era?! Dopo aver esplorato lo spazio circostante, cercando, invano, di non impanicarsi più di tanto, spostò lo sguardo sul pigiama che indossava, notando cuoricini e stelline… quello non era decisamente il suo pigiama, quelle non erano decisamente le sue lenzuola, quella non era la canottiera che indossava di solito e…ehi! quelle non erano le sue tette! Si alzò di scatto correndo verso lo specchio più vicino, sperando con tutta sé stessa che ci fosse una spiegazione razionale.
*Magari mi sono ubriacata come una spugna e… sì, sì, insomma avrò fatto una delle mie solite cazzate e…*
“Buon Dio”. Due sole parole riuscì a pronunciare, immobile davanti allo specchio, prima che il cellulare, indiscutibilmente non suo, data la suoneria di don’t rain on my parade, versione Rachel Berry, iniziasse a suonare. Dopo aver letto sullo schermo Santana Lopez, si decise a rispondere.
“P-pronto?” *Non posso crederci, ho persino la sua voce.*
“Santana? Sei… tu?”
“Hobbit! Dimmi che hai tu le mie tette, ti prego.”
 

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Una volta finita la telefonata, ricca, per lo più, di imprecazioni, minacce  e preghiere, le due decisero di vedersi prima, per andare assieme a scuola, decidendo, così, per strada, un piano d’azione congeniale e una possibile soluzione a quel casino, in cui si erano improvvisamente trovate.

“Santana! Oddio, il mio corpo… ehi! Che cacchio mi hai messo addosso?!”
“Si chiamano vestiti-da-persona-normale-e-mentalmente-sana, Berry! Non potevo andare in giro con quei tuoi soliti vestiti, avrebbero irrimediabilmente peggiorato l’esaurimento nervoso che sta decisamente prendendo piede nel mio cervello”
“Ciò non toglie, che esaurimento nervoso a parte, IO ho indossato il tuo solito completo delle cheerios per non destare sospetti, nonostante mi faccia sentire praticamente nuda… ma non muori di freddo con solo questa cosa addosso?! Siamo in pieno periodo post-invernale!”
“Mh, bè, ci ho fatto l’abitudine, Hobbit, il potere di quella divisa ti dà tipo superpoteri, lo sapevi? Ad esempio, ti fa comprendere che esiste una giacchetta da metterci sopra quando fa freddo, nana. Ti facevo più scaltra, povera illusa che sono stata!”
“Oh… già, me n’ero dimenticata… scusa, se mi sono precipitata subito fuori di casa per raggiungerti, dopo l’indiscutibilmente piacevole risveglio di stamane!”
“Se, se. Vabbè, bando alle ciance, dobbiamo trovare una soluzione a questa situazione, prima che impazzisca sul serio. Non ci tengo davvero a vedere il mondo da questa più che rispettabile bassezza di un metro e una vigorsol... sul serio, ma, quando vai in gelateria, non hai problemi a farti vedere dai commessi? Voglio dire…”
“Basta Santana! Vedi di farci l’abitudine almeno per oggi, magari l’effetto scomparirà domani… effetto di cosa poi? Vallo a capire! Hai tipo litigato con qualche vecchia esperta di vodoo?”
“Sul serio, Berry? Mi fai così idiota?! Credi davvero che rimanga a meno di un chilometro di distanza da una possibile esperta di roba vodoo? Hai voglia di scherzare?! Sono pericolose quelle!”
“…”
“Cosa?”
“e io che mi aspettavo una risposta tipo ‘Come diavolo fai a credere a quelle cretinate’, non ti facevo così Lopez”
“Questo perché non hai mai visto ‘Drag me to hell’, nana”
“Certo… ad ogni modo, ormai siamo vicino scuola, cerchiamo di sopravvivere alla giornata, ok? Non facciamo danni, parliamo il meno possibile, e ci rivediamo a fine lezioni”
“Concordo. Dopo andremo a casa mia, dato che i miei sono fuori città e torneranno tra una settimana, ci piazzeremo lì fino a domattina, quando finalmente ci sveglieremo di nuovo nei nostri corpi”
“Ah ecco perché non sentivo nessuno in casa prima, nonostante l’acuto lanciato di prima mattina… ad ogni modo, devi avvertire i miei”
“Cosa?”
“Lopez, ricordati che al momento sei me, figlia di due papà, ai quali dovrai dire che dormirai a casa di ‘Santana’.”
“Ah, giusto, chiaro...li ho abilmente evitati stamattina, fiondandomi subito fuori di casa.” disse l’ispanica, prima di fermarsi, immobile come una statua davanti l’entrata del McKinley.
“Ehi, che hai?”
“Non credo di potercela fare, ti rendi conto del casino in cui ci troviamo?! E se succede qualcosa? Oddio, Finnocence, dovrò anche fingere di esserne innamorata?! Mr Budino?? Non ce la posso fare, è un sogno, è un incubo e io… oh, ma che fai?!” fu interrotta l’ispanica da uno scappellotto della diva.
“Ora sai per certo che non è un sogno. Ora diamoci una mossa e vediamo di superare la giornata! Evitiamo quanto più possibile di parlare con gli altri; se costrette, invece, cerchiamo di comportarci con quanta più naturalezza possibile e andrà tutto bene.”
Si incamminarono, così, di nuovo verso l’entrata della scuola, prima che la latina si voltasse verso la diva, che ora occupava il suo corpo, osservandola minuziosamente.
“E ora cosa c’è?” sbottò Rachel.
“C’è che sono proprio una strafiga!” disse, prima di essere trascinata di peso verso il corridoio dalla mora esasperata.

Il corridoio del McKinley era, come ogni mattina, occupato dal solito via vai di studenti, diretti ognuno verso le proprie aule. Le due ragazze camminavano una vicino all’altra, in maniera quasi circospetta, ostentando con difficoltà una tranquillità, che non era proprio di casa per loro quel giorno. Erano intente a darsi consigli reciproci per rendersi più credibili, quando Brittany le raggiunse con sorriso luminoso.
“Ciao ragazze! Sannie! Come stai? ” urlò la biondina, prima di dare un bacio a quella che credeva fosse la sua ragazza, ma che in realtà era la piccola diva, la quale, al saluto appassionato, rispose con un sorriso forzato e un’immobilità, che avrebbe fatto concorrenza alle doti di Medusa.
“Sì, Sannie, tutto ok?” venne in aiuto di Rachel l’ispanica, che accompagnò la domanda con una gomitata sulle costole.
“Ahi! … Ehm, sì, Britt, tutto ok… sai sono solo un po’ stanca, non ho dormito molto questa sera ed ecco...”
“Se vuoi posso aiutarti io a svegliarti per bene, San…” le disse all’orecchio, con un sorriso malizioso la bionda “saltiamo la prima ora e andiamo nel nostro nascondiglio segreto.”
Inutile dire che la frase pronunciata con tanta semplicità da Brittany, fece diventare la diva un pezzo di marmo, la cui espressione oscillava tra l’esterrefatto e l’imbarazzato, per poi, alla fine, esplodere.
“Brittany, ma che diavolo…?!” Sbottò, seguita subito dopo dall’espressione confusa della biondina, a cui, mai, la sua Santana, aveva risposto così... Bè, in realtà, non aveva mai effettivamente risposto ad una proposta del genere, perché si sarebbe già incamminata di corsa verso il loro nascondiglio, tenendola per mano.
Quello era decisamente sospetto, per cui l’intervento dell’ispanica non tardò ad arrivare, dopo aver sussurrato un “Madre de dios” esasperato.
“Britt, mi dispiace, ma Santana deve aiutarmi con… sì, con un pezzo, per il glee, a cui sto lavorando da un po’ e non può proprio perdere tempo, perché io, futura diva Barbra, non ammetto che si faccia tardi con il programma, ok?”
“Ma…” cercò di obiettare la biondina, ancora profondamente confusa e, forse, anche di più perché, siamo realisti, quando mai Santana Lopez aveva aiutato la Berry con delle prove?
Prima che potesse dire una qualsiasi altra cosa, però, l’ispanica aveva già trascinato via l’altra, salutando velocemente la più alta, e rinchiudendosi, una volta controllato di essere uscite dal campo visivo di chiunque, nel bagno più vicino.
“Ma dico sei completamente uscita di senno?! Che diavolo combini, Miss ‘cerchiamo-di-comportarci-con-quanta-più-naturalezza-possibile-e-andrà-tutto-bene’? C’è mancato poco che Brittany scoprisse tutto!”
“Una sveltina!” sbottò, dopo un primo minuto di silenzio, la mora, “Forse non hai capito cosa mi aveva proposto! Cosa avrei dovuto fare, eh?! ‘Oh sì, certo, Brittany, anche se non sono esattamente Santana, mi farebbe davvero piacere intrattenermi con te?’ Che diamine!”
“Berry, calmati, non dico che avresti dovuto dire di sì, anche perché in questo caso ti avrei preso a calci e… bè, magari, non proprio a calci perché danneggerei il mio didietro supersexy, ma il punto è che devi evitare di comportarti da nana Rachel almeno finché continuerai ad occupare il mio corpo, chiaro? E, per favore, cerca di non danneggiare in nessun modo il mio rapporto con Brittany, perché ho in ostaggio il tuo corpo e, fossi in te, cercherei di evitare di arrecare danni, se non vuoi che io ne arrechi alle tue corde vocali, chiaro?”
“…Ehm, cristallino! Ok, va bene, starò più attenta, ma forse sarebbe il caso di aggiornarci su possibili cose private, che potrebbero venire a galla in queste ore e, voglio dire…” disse la mora, per poi essere interrotta dalla campanella che annunciava l’inizio ufficiale delle lezioni.
“Dai, Berry, tranquilla. Non ho tipo scheletri nell’armadio, andrà tutto bene, ora scappo in aula, cerca di non far danni, a dopo.”
“Santana, aspetta! …Non mi riferivo solo a te” provò la diva, che, però si ritrovò a parlare alla porta ormai chiusa dalla latina.
*Oh dio, speriamo che non lo venga a sapere, devo cercare di parlare con Quinn*.

Tutto proseguì abbastanza tranquillamente per le prime ore di lezione e Santana stava quasi iniziando a pensare che sarebbe andato tutto bene. In fondo era bastato evitare il gigante, per non trovarsi in situazioni poco piacevoli. Ecco perché, ogni qual volta aveva un momento libero, si chiudeva in bagno.
L’ispanica, tuttavia, si sarebbe aspettata tutto, tranne quello che accadde in quello stesso bagno, alla fine della terza ora di lezione. Stava cercando di sistemarsi le unghie per bene, aggiustandole con la limetta, che a quanto pare, con suo grande disappunto, Rachel doveva usare ben poco, quando entrò dalla porta una Quinn,  visibilmente di corsa con un sorrisetto sulle labbra.
“Ehi Quinn” la salutò l’ispanica.
“Ehi Rach, scusa, ma vado proprio di fretta, ho fatto una corsa per poterti vedere al volo, ma quell’idiota di Johnson vuole una dannata relazione sulla storia di Carlo Magno entro domani. Magari ti chiamo oggi e ci organizziamo per passare un pomeriggio assieme domani, ok?” disse la bionda, prima di baciare gentilmente la mora sulle labbra. Ecco, come detto prima, la latina si aspettava tutto, ma non questo, tanto da rimanere completamente pietrificata sul posto.
“Dai...” disse ridacchiando Quinn “non fare così, prometto che staremo insieme per tutto il pomeriggio, ci sentiamo dopo!”
“O-ok, a d-dopo.” Riuscì a stento a pronunciare una Santana esterrefatta, prima di ricevere un altro bacio e rimanere, poi, sola in bagno.

Alla fine delle lezioni, Rachel si era fermata fuori scuola ad aspettare la latina. Aveva fatto del suo meglio per entrare nelle vesti dell’ispanica, aveva anche incenerito con lo sguardo due tipi che la stavano squadrando… bè almeno ci aveva provato. Al momento, però, l’unica cosa che la preoccupava era che Santana non fosse venuta a sapere della relazione con Quinn; sarebbe stato davvero difficile da spiegare quello, decisamente difficile da spiegare, soprattutto a lei.
Ed ecco il motivo per cui era lì, fuori scuola, seduta su una panchina, a ripetersi, come un mantra, nella mente *dio, fa’ che non l’abbia scoperto, fa’ che non l’abbia scoperto, fa’ che non…*
“Nana. Credo che io e te dovremmo scambiare quattro chiacchere”. Interruppe i suoi pensieri la latina, alle sue spalle.
*Oh Santo Mosè, sono fregata*

Angolo dell'Autrice
Ed ecco qui il secondo capitolo! Mi fa davvero piacere che la storia stia piacendo! Ringrazio tutti per le recensioni, chi ha già messo la storia nei preferiti/ricordati/seguite e chi anche solo legge! Grazie davvero! A presto :D
 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Il tragitto verso casa Lopez proseguì nel più completo silenzio. Rachel si aspettava da un momento all’altro l’esplosione dell’ispanica, che non arrivò neppure quando passarono per casa Berry – per fortuna vuota – a prendere l’occorrente per la notte. Stava, quindi, iniziando ad autotranquilizzarsi, pensando che, forse, la latina non aveva capito di lei e Quinn e che magari quella frase, apparentemente minacciosa, era in realtà priva di una qualsivoglia conseguenza catastrofica.

Arrivate nella casa che le avrebbe ospitate per la notte, Santana, dopo aver sistemato velocemente tutto il disordine che regnava in camera ed aver preparato il letto per Rachel, si spostò nel salotto seguita dalla diva.
“Ehi, nana, vuoi qualcosa da bere?”
“Ehm, no, grazie, Santana, non ho sete.”
“Qualcosa da mangiare?”
“No, davvero, non mangio mai fuori dai pasti principali, sai, per tutelare la mia voce…”
“Che ora ho io…”
“Già, bè, è l’abitudine” rispose Rachel, il cui stomaco era, in realtà, irrimediabilmente chiuso, da quando la latina era sbucata alle sue spalle fuori scuola.
“Sicura? Un po’ di budino?” propose l’ispanica, aprendo il frigo.
“N-no, grazie”
“Uno yogurt?”
“Davvero non…”
“Una bionda?”
“C-c-cosa??!” si raggelò all’istante la piccola diva “S-Santana, io…”
“Tranquilla, Berry, intendevo la birra… mi sembri tesa da quando siamo uscite da scuola… tutto bene? C’è qualcosa, una qualsivoglia cosa, che vuoi dirmi? Qualche segreto segretuccio per caso?”
“I-io, no! Assolutamente! Sono tranquillissima, sì, insomma, è questa situazione in cui ci troviamo ad agitarmi un po’, ma è normalissimo! P-perché questa domanda?”
“Nah, niente. Era per chiedere.” Divagò l’ispanica, per poi riprendere subito dopo “Sai, Berry, ho incontrato Quinn, oggi, in bagno”
“O-oh! Davvero? S-stava bene?” Ora, sì, che il sangue si era completamente gelato nelle vene di Rachel, che, bianca come un lenzuolo, nonostante il colorito più scuro che ora aveva dell’ispanica, cercò di dissimulare il più possibile.
“Oh sì. Stava bene. Doveva fare una specie di relazione o quello che era di storia, per questo andava di fretta, sarà stata tipo 3 minuti a stento in bagno”
“Ah, in effetti le relazioni di storia sono quelle che prendono più tempo, non mi stupisco che..”
“…Che mi, bè, in realtà, TI abbia baciato al volo, scusandosi per non potersi trattenere più di tanto, ma promettendo di chiamarti oggi, per passare tuuuuuuuutto domani pomeriggio assieme? Hai ragione, non me ne stupisco davvero neanch’io”.
“…” *Oddio, lo sapevo, era la calma prima della tempesta, della bufera, della morte e distruzione, del…*
“Perché tu non te ne stupisci, vero, nana? Qualcosa da dire in proposito? Confessioni, assolutamente non estorte con  una eventuale minaccia alle qui presenti corde vocali, che sto usando?”
Era arrivato il momento di supplicare per la propria sopravvivenza.
“I-io te l’avrei detto, giuro! Proprio oggi, sarei entrata in casa e, dopo essermi preparata psicologicamente, ti avrei raccontato tutto, davvero, mi sembra scontato, no? È scontato, giusto??”
“Ma certo, scontatissimo, Berry, come un elefante, che fa acrobazie acquatiche al circo… un circo, che si trova sulla luna… luna, alla quale si arriva passeggiando placidamente nello spazio… e senza una di quelle tute per sopravvivere.”
“Oh, andiamo! Te l’avrei detto davvero! Magari avrei aspettato domattina, dopo aver avuto conferma di essere ritornata nel mio corpo, allora sì che…”
“Avresti confessato? Davvero realistico, Hobbit. Ora smetti di viaggiare nell’iperuraneo con la mente, cercando scuse improbabili, e spiegami. Spiegami sul serio, nana, e cerca di essere convincente.”
“Bè…” sospirò la diva “tutto è iniziato prima delle regionali; stavo parlando con Quinn di come avesse passato San Valentino e…e-ecco, una cosa tira l’altra e…”
“Su, Frodo, continua, ti ascolto”
“Ci siamo baciate e… sai, sono stata presa da dubbi lancinanti, insomma, parliamo di Quinn Fabray, l’ex-capo dei cheerios, desiderata da tutti e tutto; persino i sassi se ne potrebbero innamoraree io…bè sono sempre presa da lei, ma quante probabilità avrei avuto, no? Eppure, guardami ora…provo davvero qualcosa per lei, ormai è un mesetto che ci frequentiamo e..”
“Ohoh! e Finnocence? Lo sa, non lo sa, sospetta? Aspetta, stiamo parlando di Mr ho-messo-incinta-la-mia-ragazza-nell’idromassaggio-con-i-costumi-addosso…”
“..Già, ad ogni modo, non sa niente ed è per questo che ho deciso di posticipare il matrimonio a dopo le nazionali, sempre se ce ne sarà uno”
“Wohoo! Berry, non me lo sarei mai aspettato da te! Certo che quel ragazzo potrebbe ormai assumere connotati da cervo, per tutte le cornificazioni ricevute, ma, questi sono solo dettagli… il punto è che, quindi, tu, Rachel Barbra Berry, l’essere più petulante e fastidioso del mondo, la donna nana, la figlia illegittima di Frodo….”
“Taglia corto, Santana” l’interruppe seccata la diva
“Sì, insomma, tu stai con Lucy Quinn Fabray! rimane pur sempre una relazione, che sa vagamente di adulterio, ma… aspetta, se sai di provare qualcosa di serio per lei, perché diavolo stai ancora con Finnocence?”
“Beh, non è così semplice, io lo amo, lui mi ha aiutato in molte occasioni, è sempre dolce e…”
“Ed è un budino, Berry, andiamo, se l’amassi davvero come dici, non avresti né posticipato il matrimonio né iniziato la relazione con tu-sai-chi, quindi qual è il punto?”
“E’ complicato, Santana, è una situazione difficile e non mi va davvero di continuare questa conversazione ora, ho solo bisogno di dormire, risvegliarmi nel mio corpo e pensare all’audizione della NYADA che ho la prossima settimana; al resto penserò poi.”
“Non mi convinci per niente, ma va bene così, ti torturerò tranquillamente domani e, se tutto va bene, potrò di nuovo tornare ad insultarti senza che abbia la sensazione di lanciare insulti a me stessa. Ceniamo e andiamo a dormire, va’”.
Ed, in effetti, così fecero. Dopo qualche altro piccolo battibecco e uno svariato numero di frecciatine, ormai usuali per loro, andarono a dormire, sperando di risvegliarsi ognuna nel proprio corpo.

Come la mattina precedente, l’ispanica fu strappata dalle braccia di Morfeo dalla sveglia…una sveglia piuttosto fastidiosa, però, che assomigliava vagamente ad un url-
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAH! LA MIA VITA E’ FINITA! HO BISOGNO DEL MIO CORPO! HO L’AUDIZIONE DELLA MIA VITA FRA 6 GIORNI, SANTANA SVEGLIATII!”
L’ispanica spalancò di colpo gli occhi, sedendosi sul letto e trovandosi davanti il proprio corpo, che correva avanti e indietro, occupato dalla piccola diva, ormai in preda ad un crollo nervoso. Dopo essersi passata una mano sulla faccia, sfortunatamente ancora non sua, ed essersi abbandonata ad un sonoro “Merda”, si ricoricò sul letto, mettendosi un cuscino sulla testa, borbottando un qualcosa di simile ad un “Non le meriti nemmeno quelle tette”, prima di ricadere nel sonno.

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


“Per favore, possiamo cercare di calmarci e trovare una soluzione o, quanto meno, capire cosa abbia scatenato tutto questo?”
Era, ormai, passata una mezz’ora buona da quando le due si erano svegliate; dopo i primi momenti di panico, l’ispanica, che aveva precedentemente dato il meglio di sé in imprecazioni spagnole, aveva finalmente racquistato il proprio controllo, a differenza di Rachel, che continuava a camminare senza sosta lungo il perimetro della cucina,  incurante del fatto che si sarebbero dovute incamminare a breve verso la scuola, mostrando almeno una parvenza di calma e tranquillità.
“Ma come fai a dirmi di stare calma, Santana?! Ti rendi conto di quello che sta succedendo?! La nostra vita è finita, finita! Non potrò coronare il mio sogno di diventare la prossima Barbra, una diva di Brodway, è la fine, è una catastrofe, è…”
“BERRY, CALMATI!” urlò l’ispanica, scuotendo con violenza l’altra, per cercare di calmarla “E’ una cesso di situazione, siamo d’accordo! Ma non posso davvero credere che vivremo il resto della nostra vita in questi corpi, chiaro?! Dev’essere successo qualcosa, che stiamo trascurando, insomma, è un’assurdità, non abbiamo insultato sciamani, vecchie ossessionate dal vodoo o…”
“Oh Dio…”
“Cosa?”
“Un evento particolare che ci è successo può aver scatenato il tutto, un qualcosa di assurdo e impensabile, giusto?”
“Sì, Berry, è quello sto cercando di farti capire da un po’ di tempo ormai, sapevo che la tua abilità di comprensione fosse limitata, però, diamine…”
“Cosa ci è successo il pomeriggio prima che tutto cominciasse, Santana?”
“Beh, ci siamo prese un gelato e… oddio, sono stata punita per aver accidentalmente investito quel piccione per strada, vero? Non era mia intenzione, ho provato a suonare il clacson e a farlo spostar-“
“Il fulmine, Santana! Quel dannatissimo fulmine che ha preso in pieno la macchina! Cosa potrebbe essere stato se non quello?! saremmo dovute morire, in tutta probabilità, dopo una cosa del genere…”
“Madre de Dios… e ora come facciamo?”
“…”
Ci furono svariati minuti di silenzio, interrotti improvvisamente da una latina, che sembrava aver appena avuto un’illuminazione.
“IDEA!”
“spara!”
“Ci facciamo colpire un’altra volta dal fulmine, magari nella stessa macchina, nello stesso punto, e, BAM, ritorniamo nei nostri corpi! E’ un’idea geniale, è così che funziona di solito!”
“Intendi nei film, Santana?”
“Beh, sì… hai un’idea migliore di..”
“..di farci ricolpire da un fulmine, rischiando di lasciarci le penne, per la seconda volta? …In effetti no, ma ad ogni modo, oggi c’è un sole che spacca le pietre e non conosco la danza della pioggia per far piovere né quando ci sarà il prossimo temporale.”
“…Nana, esiste il meteo, lo sapevi questo, vero?”
“Ma…”
“Fa’ silenzio ora, che vedo su internet…”
Dopo pochi minuti, la latina aveva già aperto la pagina del meteo, quando la diva si pronunciò per l’ennesima volta.
“Su, forza, metti Lima, Ohio!”
“Ma va, Berry? E io che credevo di dover mettere ‘Puffolandia’…”
“A-ha, divertente come sempre”
“Ecco! Ci siamo! ‘La prossima domenica, Lima sarà colpita da un nuovo temporale, tanto forte quanto quello di due giorni fa; si consiglia di rimanere in casa, bla, bla, bla’… bene, no? In fondo si tratta di altri 5 giorni, possiamo farcela, possiam-“
“E’ il giorno prima dell’audizione..”
“Eh?”
“La NYADA! Lunedì, 24 marzo…”
“24 marzo?!” chiese, scioccata l’ispanica.
“Già, perché?”
“Ho le nazionali delle cheerios quel giorno…ci saranno gli osservatori di tutti i college più importanti…”
“Oh. Quindi, se non dovesse funzionare, siamo…”
“…Nella merda. Sì, Hobbit, decisamente.”
“Ok, ok, dobbiamo stare calme, andrà tutto bene, riusciremo nel nostro piano, ma dovremo tenerci allenate… insomma, tu dovrai cantare per tenere allenata la mia voce e io dovrò…”
“…Imparare l’assurda coreografia che la Sylvester ci sta facendo preparare da mesi?” concluse per lei, immobile e rassegnata, l’ispanica “Davvero realistico, Frodo.”
“Oh su, andiamo, ce la possiamo fare, hai detto che i tuoi non torneranno prima di una settimana, quindi ci piazzeremo qui e ci aiuteremo a vicenda a perfezionare il tutto, andrà bene”
“Autoconvincimento mode on, Berry?”
“Oh sì, non abbiamo alternative, Santana. Ora, andiamo, si sta facendo tardi e dobbiamo andare a scuola. Ah, e a questo proposito, oggi abbiamo il Glee, quindi… beh, insomma, stiamo vicine e cerchiamo di dare il meno possibile nell’occhio, ok?”
“Concordo. E per quanto riguarda Brittany, Quinn e il bietolone…”
“…Limitiamoci a non far danni e a risultare credibili”
“D’accordo, ma tieni le mani a posto, nana, attenta a te!” concluse l’ispanica, seguita da una Rachel, che, roteando gli occhi e sbuffando, si incamminò verso la porta, per dirigersi a scuola.

Le lezioni della mattina proseguirono abbastanza tranquillamente per le due, che, come pattuito, cercavano di dare nell’occhio il meno possibile. Il problema più grande era stato, invece, cercare di evitare le rispettive ragazze.

Rachel si era fermata nel bagno alla fine della prima ora, dopo aver fatto prendere un’insufficienza in spagnolo a Santana, che in tutta probabilità non avrebbe preso nemmeno a 2 anni, quando entrò una delle due biondine nel bagno, chiudendosi la porta alle spalle.
“Ciao San!”
“C-ciao Britt… tutto bene?”
“Sì… non mi hai salutato stamattina”
“Beh, hai ragione, ma l’ho fatto poco fa, no?”
“Intendevo salutare per bene, sciocchina!” ridacchiò l’altra prima di avvicinarsi sinuosamente alla mora e stamparle sulle labbra un bacio, che divenne pian piano sempre meno casto.
“B-Brit!” si staccò il prima possibile la più bassa “Ma che fai?!”
“Ti sto salutando…” disse l’altra innocentemente, prima di seguire a lasciale una scia di baci che dalla mandibola arrivarono al collo di quella che pensava essere la sua ragazza.
*Oddio, Santana mi ammazza* “No, no, no, Britt, non posso, mi dispiace, devo proprio andare! Mi farebbe davvero piacere rimanere qui ad intrattenermi con te, ma devo… devo… andare” disse staccandosi dall’altra
“Sannie… tutto bene? C’è qualcosa che non va?”
“Va tutto benissimo, Brit-Brit, davvero, ma… devo fare tante di quelle cose e, beh, non voglio far perdere tempo anche a te”
“…Non mi pare che per te sia mai stato ‘perdere tempo’ questo San” iniziò scioccata la biondina
“C-cosa? Ma sì, cioè no, non è perdere tempo, è chiaro questo! Ma devo proprio andare… a… fare delle fotocopie, sì” continuò incamminandosi verso la porta
“fotocopie?”
“Sì… per… biologia e anatomia, devo… devo studiare le conseguenze e i metodi di riparazione delle ossa rotte” *Perché è esattamente quello che mi aspetta se mi tratterrò ancora qui* “Vado, eh? Ci sentiamo dopo” concluse avvicinandosi alla ballerina, che, aspettandosi un bacio sulle labbra, rimase confusa e vagamente delusa dal bacetto, che una Rachel, imbarazzata e goffa, le lasciò sulla guancia.


Santana, dal canto suo, si trovò in una situazione simile all’inizio della seconda ora. Era, infatti, l’ora di chimica, che era intenzionata ad ignorare tranquillamente, quando, entrata in aula, vide Quinn, che, seduta in ultima fila, con un sorrisetto stampato sulle labbra le fece cenno di sedersi accanto. *Fantastico, iniziamo davvero benissimo… Madre de Dios… ok, calma, non ci potranno essere situazioni imbarazzanti, siamo in aula, no?*
“Ehi Rach!” la salutò subito la bionda “Ti ho tenuto il posto, come sempre” continuò con un sorrisetto malizioso, a cui l’ispanica non diede peso più di tanto.
“Ehi Quinn… oh, sì, grazie… ehm, tutto bene?”
“Sì, sì, tutto bene, ieri non ci siamo sentit-“ fu interrotta la bionda dall’entrata del professore in aula, che subito iniziò, dopo aver fatto velocemente l’appello, a spiegare qualcosa riguardo legami semplici, doppi o quel che era, a cui la latina cercava disperatamente di prestare attenzione, per provare ad ignorare, chiaramente inutilmente, l’ex-cheerios che si avvicinava piano piano con la sedia a lei, un passetto alla volta, fino a ritrovarsi praticamente a mezzo millimetro di distanza.
“Rach…” sussurrò la bionda, con un tono roco e sensuale, direttamente vicino all’orecchio dell’altra, che, percorsa da brividi,  provò a prendere in mano la situazione.
“Quinn… hai visto la tv ieri sera?”
“Mh-mh…” rispose l’altra, iniziando ad accarezzare il braccio dell’altra
“A-ah, davvero? Hai visto che bello il nuovo programma, che hanno fatto sul canale 6? Carino eh?”
“Ahà…” l’assecondò l’altra, portando la propria mano sul ginocchio scoperto dell’altra, accarezzandolo.
“R- Ristrutturano le case e le fanno diventare delle ville megagalatt- … Quinn che stai facendo?!” si interruppe l’ispanica sentendo la mano dell’altra iniziarle ad accarezzare la coscia, salendo sempre di più.
“Tu che pensi, Rach?” sussurrò la bionda.
“A-andiamo Quinn, siamo in aula, c’è il professore e-“
“Ma se non te ne sei mai preoccupata” ridacchiò l’altra “anzi…” continuò, portando la mano sempre più su lungo la coscia. *Hai capito che porca la Berr-* I suoi pensieri furono interrotti dalla mano dell’altra, che ora si era direttamente insinuata sotto la gonna, facendo sbiancare l’altra, che si alzò subito dalla sedia, come se si fosse appena scottata.
“P-prof, n-non mi sento molto bene, p-posso venir-“ si corresse all’istante “USCIRE! Uscire, posso uscire per favore?” chiese,  completamente paonazza in viso l’ispanica, la quale, ottenuto il consenso e prese velocemente le sue cose, uscì di corsa dall’aula, seguita con lo sguardo da una Quinn confusa e preoccupata.

 



Ormai mancavano solo due ore, di cui una dedicata al glee, prima di poter tornare a casa e dire di essere sopravvissute alla giornata, ma era proprio quello il momento che temevano di più. Sarebbero, infatti, state circondate da quel gruppetto di persone, che ormai avevano imparato a conoscersi l’un l’altro come le proprie tasche, per non parlare della presenza di Brittany e Quinn, che le due avevano cercato di evitare tutta la mattinata per non incappare in altre situazioni imbarazzanti, riuscendoci a malapena. Le due avevano quindi deciso di sedersi vicine, nei posti in fondo, sperando così di non essere mai interpellate.
“Dai, andiamo ragazzi! Dobbiamo assolutamente trovare una scaletta per le nazionali. Forza, idee, servono idee!” era ormai da un po’ che Schuster incoraggiava i ragazzi a trovare canzoni convincenti con cui esibirsi alle nazionali “Rachel! Non ti sei espressa per niente oggi, qualche proposta?”
Un silenzio improvviso avvolse l’aula, probabilmente scaturito anche dalla consapevolezza che, mai, Rachel Berry era stata in silenzio per più di un quarto d’ora al glee, senza aver proposto, quanto meno, una dozzina di canzoni che avrebbe potuto eseguire ‘alla perfezione’.
Rachel alzò improvvisamente lo sguardo, per poi spostarlo sulla latina al suo fianco, che ora occupava il suo corpo, la quale stava tranquillamente controllando l’integrità delle proprie unghie.
“Rachel?” continuò il professore. Fu allora che la piccola diva, per attirare disperatamente l’attenzione dell’altra, le calpestò il piede, sperando con tutta sé stessa che non avesse una delle solite reazioni alla Lopez.
“Ma che diavolo combini, nan-“ si interruppe all’istante l’ispanica vedendo tutta la classe girata verso di lei “nanna…taratattatà…” continuò cercando di apparire quanto più tranquilla possibile, ma ricevendo, invece, un’occhiata confusa da tutti i presenti.
“Rachel… stai bene? Non hai spiccicato una parola per tutto il tempo, ti senti male?”
“Chi io?! Ma no, professor Schù, va tutto benone, alla perfezione, sono solo… un po’ stanca… sì, un po’ stanca perché vede…”
“E’ andata a correre stamattina, dopo essersi svegliata alle 6, è normale, prof” finì per lei la diva, sperando con tutta se stessa che gli altri se la bevessero.
“Cosa? Ma se ti svegli ogni giorno alle 5, per il tuo solito rituale ‘che ha lo scopo di fortificare corpo e mente da futura diva da Brodway’, testuali parole…” la interruppe Finn.
*Dannato Finnocence* “Beh… in realtà ho intensificato il tutto… ora vado a correre…con… un’armatura da 20 kg addosso, sì! Un’armatura pesantissima, che è molto stancante portare chiaramente…” *Geniale!” continuò l’ispanica, inducendo per la seconda volta in pochi minuti il silenzio nell’aula.
“Beh, ma…” provò Schuster, di nuovo interrotto dalla latina.
“Molto, davvero molto stancante, quindi credo che andrò a fare un giro in infermeria  ora, visto che in queste condizioni non sono davvero d’aiuto per il gruppo… ma, appena sarò a casa, vedrò qualche altro musical e riascolterò tutte le canzoni della mitica Barbra, per avere un’illuminazione che ci possa far vincere… quindi… io… andrei. Evviva Barbra!” esclamò per l’ultima volta, prendendo la cartella e uscendo, non prima di aver lanciato un’occhiata alla diva, che ora occupava il suo corpo e che in quel momento si stava passando, disperata, la mano sulla faccia, ma ricevendone a sua volta un’altra da una Quinn esterrefatta.
Ancora una volta tutto il glee fu avvolto dal silenzio, interrotto, poi, dal suono della campanella.
“V-va bene, ragazzi… stranezze a parte, ci rivediamo domani e mi raccomando pensate a qualcosa per le nazionali.” Concluse il professor Schuster, ancora scombussolato per i precedenti scambi di battute con quella che credeva essere la piccola diva.


Dopo l’ultima ora di lezione, l’ispanica si trattenne sul campo, dove, fino a pochi giorni prima, era solita sgobbare come pochi esseri sulla faccia della terra. Stava ripensando a quanto successo in quei due giorni, quando vide, in lontananza, la sua paperella seduta sugli spalti, con un’espressione vagamente triste, come poche volte le aveva visto sul viso. Si avvicinò, dunque, con calma, ben consapevole di dover comunque comportarsi come avrebbe fatto la Berry, ma, diamine, non avrebbe mai potuto ignorare quell’afflizione sul volto della propria ragazza, che era ben intenzionata a tirar su di morale.
“Ehi, Britt” la salutò, quindi, sorridente.
“Ehi, Rachel” rispose con un po’ meno entusiasmo la ballerina.
“Che succede Brit-Brit? Sembri triste…”
“Non è niente… credo”
“Oh, andiamo, posso vederlo che non è niente, dimmi tutto, posso ascolt-“
“Hai una storia con San, Rachel?” chiese tutto d’un fiato la bionda.
“Co-COSA?! Ma no, Britt, che dici! Santana non ti tradirebbe mai, lo sai!”
“Davvero?”
“Davvero!”
“Beh… ma è così distante, non passiamo un po’ di tempo assieme da due giorni ormai, è tipo un record… persino Lord Tubblington quando è arrabbiato con me riprende a parlarmi dopo a stento un giorno! Forse, l’avrò fatta arrabbiare, i-io… sono sempre stata capace di capirla solo guardandola… mi bastava un solo sguardo e-e ora non mi sembra nemmeno più lei…forse…forse vuole lasciarmi” continuò con gli occhi lucidi la ballerina.
“Non dire sciocchezze, Britt! Non ti lascerebbe mai e lo sai bene… forse, sarà solo un periodo che sta passando e… beh, non vuole stressarti con i suoi problemi, starà cercando di proteggert-“
“Non è così che dovrebbe funzionare però!” l’interruppe l’altra “Sono la sua ragazza e deve fidarsi di me, non sarò molto intelligente, però…”
“Sei molto intelligente, invece, Britt” disse, con un nodo alla gola l’ispanica “non pensare mai, nemmeno per un secondo, l’opposto. Ora, vieni qui” le disse prima di farle appoggiare la testa sulla propria spalla e prendere ad accarezzarle dolcemente i capelli. Rimasero in quella posizione per un po’, cullate solo l’una dal respiro dell’altra; fu, poi, la bionda ad interrompere il silenzio.
“Sai, Sannie fa la stessa cosa quando sono triste.”
“Già…” concluse con un sorriso amaro la latina.


La piccola diva, nel frattempo, stava aspettando l’ispanica alla solita panchina fuori scuola, per poi incamminarsi verso casa. Fu allora che vide Quinn avvicinarsi, con uno sguardo indecifrabile, prima che le scoppiasse a piangere davanti agli occhi.
“I-io…” provò singhiozzando l’ex-capo delle cheerios, abbracciata prontamente dall’altra, che le passava dolcemente una mano sulla schiena provando a calmarla.
“Quinn… ehi… stai tranquilla, che succede?”
“S-si sta allontanando…”
“Cosa?”
“Si sta a-allontanando da me, Santana” continuò fra le lacrime “e io sto impazzendo.. sto impazzendo, perché credo di essere innamorata di lei e- ed è tutto un inferno… mi aveva chiesto quali fossero i miei veri sentimenti e io come un’idiota - un’idiota! - non le ho risposto,  nonostante sappia benissimo quello che sento. Non mi ha chiamata l’altro ieri, lo stesso ieri e, quando l’ho baciata, si è immobilizzata di colpo. Oggi, poi, mi ha evitato tutto il giorno e… ed è assurdo vero?! Ti prego dimmi che non stai tradendo Brittany con lei, ti prego… dimmi che non hai una storia con Rachel” concluse, poi, con voce tremante, guardando l’altra fissa negli occhi.
“Ma no, Quinn, cosa dici” le rispose dolcemente l’altra “sono sicura che c’è una spiegazione razionale per tutto questo… insomma è Rachel, no? Sarà anche una ‘persona particolare’, ma non si comporterebbe così, forse avrà qualche problema per la testa, certamente non correlato a te!”
“Beh, sì, forse, ma… aspetta, come mai non sei corsa a comprare l’acqua santa e ad ingaggiare un esorcista?”
“Eh?”
“Beh” ridacchiò, ora un po’ più sollevata, la bionda “non molto tempo fa, parlando di ipotesi assurde – che in realtà poi assurde non erano – si finì col parlare di relazioni fra persone improponibili e quando uscì il nome di Rachel dicesti che…”
“Sssssssì, tralasciamo quanto detto va’ “ la interruppe accigliata la mora *Ma guarda te questa che va dicendo!* “Ad ogni modo, stai tranquilla, si risolverà tutto… te lo prometto” concluse la diva, prima di veder avanzare verso di loro l’ispanica. Quinn, che se ne accorse subito, si staccò all’istante da quella che credeva essere Santana, salutandola velocemente e allontanandosi da lì, borbottando qualcosa che la diva non riuscì ad afferrare.


“Ehi Berry, dobbiamo parlare”
“Ok, Santana… ma prima di ogni cosa sappi che intendo dire tutto a Quinn.”
“Bene, allora saremo in quattro a sapere di questa storia. Non lascio Britt da sola.”



Angolo dell'autrice

Tadàà, ecco il nuovo capitolo! E' un po' chilometrico, infatti avevo anche pensato di dividerlo a metà, ma all'ultimo minuto l'ho lasciato così, perchè volevo che si concludesse con la decisione delle due di dire tutto alle bionde!
Cooomunque, ringrazio come sempre tutti per i preferiti/ricordati/seguiti e le bellissime persone che hanno recensito i capitoli precedenti!
Fatemi sapere che ne pensate di questo qui e soprattutto, se avete in mente qualche scena che vi piacerebbe leggere o simili, non esitate a dirmelo, perchè ho un qualche idea (tipo incontri con Finn o i padri di Rachel), ma un paio in più non fanno mai male, visto che per la conclusione già ho le idee abbastanza chiare!
Alla prossima (si spera presto, visto che dovrei leggermente iniziare a studiare seriamente per gli esami... dannate sessioni estive!)
Love ya! :D

 

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


“Fatemi capire per bene…”
 Rachel e Santana avevano appena finito di raccontare a Quinn e Brittany la situazione assurda, in cui erano state catapultate. Il pomeriggio stesso avevano, infatti, deciso di chiamare le due bionde per renderle partecipi della situazione. Si trovavano quindi a casa della latina, in salotto, sedute sui due divani al centro della stanza: le due more da una parte, direttamente di fronte alle due biondine.
“Tu…” disse Quinn indicando il corpo di Rachel “saresti in realtà Santana… e tu” continuò indicando l’altra “saresti Rachel?”
“Già” risposero in contemporanea le due
“Uno scambio di corpo, insomma”
“Già”
“Per un fulmine”
“Sì…”
“che ha colpito la macchina in cui eravate”
“Ahà…”
“Proprio la vostra macchina”
“Sì, Quinn”
“Sebbene vi fossero un’infinità di altre macchine e alberi possibili su cui poteva schiantarsi…”
“Beh… che possiamo dire? Siamo proprio due culose, eh?” disse l’ispanica
“Ahà… andiamo, su, ma ci avete preso per due sprovvedute?! Era questo che stavate architettando in questi due giorni?!”
“Quinn…” provò la diva
“Potevate inventare qualcosa di più realistico almeno, no?! Un attacco di un orso a scuola sarebbe stato più verosimile, diamine! Scommetto che avete anche preparato le telecamere, non è così? ‘Siete su candid camera, yaaaaaaay!’ “
“Hobbit, placa la tua amante, prima che le stacchi la testa. Sapevo che la relazione con te le avrebbe corroso il cervello” Iniziò l’ispanica rivolta alla diva
“Ehi! Sarà stata l’amicizia con te a farla diventare così cinica e sospettosa, semmai, e la cosa non mi stupisce affatto! Ci vogliono ore, ORE, per convincerti di qualcosa.”
“Ma che diavolo vai blaterando, nana? Ho semplicemente una personalità molt-“
“Siamo state a discutere per mezz’ora, poche ore fa, sulla fantomatica scomparsa di una mela dal frigo”
“Beh? Ero convinta ch-“
“per poi scoprire che l’avevi mangiata tu stessa! Ma no, dovevo essere stata io a spostarla o mangiarla per farti un dispetto di proposito, perché… ehi, ‘sono una nana petulante, piombata di botto nella tua vita, che si è appropriata del tuo corpo da bomba sexy, finendo col rovinare del tutto la tua esistenza mangiando la preziosa mela del pomeriggio’!”
“…Caspita che memoria, Berry, mi stupisci! Quindi è questo che compensa la tua completa mancanza di gusto, normalità e altezza? Davvero interess-”
“Ehi, sai che ti dico, Santana? Attenta a quando parli d’altezza, perché -  ohò, sorpresa! - ora sono io ad essere la più alta qui, e potrei iniziare a chiamarti tranquillamente nana, anche per immedesimarmi meglio nel personaggio, non trovi?”
“Non oseresti, Frodo” ringhiò in risposta la latina.
“Oh sì che…”
“Oh mio Dio.” Interruppe l’ennesimo battibecco una Quinn a dir poco sconvolta, affiancata dalla ballerina che aveva seguito tutto lo scambio di battute con la testa piegata leggermente di lato e un’espressione concentratissima sul volto, come se cercasse di comprendere qualcosa di vitale, prima di avvicinarsi lentamente verso il corpo di Rachel, occupato ora dalla latina, che era ancora seduta sul divano. Si inginocchiò davanti a lei e prese a guardarla negli occhi, senza mai distogliere lo sguardo, che mai a Santana era parso così intenso. Era come se cercasse di scavarle dentro, di metterle a nudo l’anima, di vedere… lei, l’ispanica, di cui era innamorata. E parve davvero vederla, perché dopo aver sussurrato, con un sorriso dolcissimo, un “Sannie” che fece sciogliere la latina, si fiondò fra le sue braccia, facendo sorridere l’altra sul suo collo.


“Quindi… oddio, non ci posso ancora credere, tu nel corpo di Santana! E’ assurdo…” iniziò Quinn.
Questa, infatti, con la piccola diva, si era spostata nella camera a fianco, per avere un momento di privacy e darne, al loro volta, uno alle altre due ancora nel salotto, probabilmente ancora accoccolate sul divano.
“Già, non dirlo a me… credo che se dovessi sopravvivere psicologicamente a tutto questo, potrei benissimo dire di avere una sanità mentale di ferro – certo a dispetto di quando dice continuamente Santana – e, ehi, potrei smettere far soggiornare a giorni alterni il mio psicanalista nella camera degli ospiti ogni volta che succedono casini… ormai sto iniziando ad entrare nella mentalità che questa sia l’ennesima sfida che mi aspetta e… beh, insomma, Barbra non si è mai trovata in una situazione del genere, almeno credo, ma spero di poterla gestire come farebbe lei, insomma caratterialmente parland-“
“Eri tu quindi stamattina, vero? Ho parlato con te..”
“Già…” sospirò la moretta “ I-io…”
“Intendevo davvero tutto quello che ho detto… cioè, aspetta, mi dispiace che sia venuta a sapere così della faccenda dell’esorcista e acqua santa…”
“Aaaah” sospirò la mora “stendiamo un velo pietoso va’ “
“Però, per quanto riguarda la prima parte del discorso, non mi rimangerei niente… quando mi chiedesti cosa provavo, i-io ero terrorizzata e… non sapevo come gestire la cosa e, sì, lo sai… insomma, non sono molto brava a parole, ma so perfettamente cosa provo per te. I-io ti…”
“Aspetta, aspetta, ti prego” l’interruppe l’altra, lasciando confusa la biondina, che per un momento pensò  fosse troppo tardi. “Aspetto da…anni, anni, Quinn, che tu mi dica… quello. Non hai idea di quanto voglia sentirtelo dire, ma, ho bisogno…” continuò mentre una Quinn terrorizzata da un possibile rifiuto aveva continuato a trattenere il fiato fino a quel momento “i-io ho bisogno del mio corpo, dannazione, voglio essere me in tutto e per tutto quando me lo dirai e, Dio, voglio poterti baciare, accarezzare e… voglio lasciare Finn, prima, non merita di essere illuso ancora, non dopo tutto quello che ha fatto per me e, poi…diciamocelo sarebbe un po’ strano così, no? Senza contare che potresti innamorarti delle tette di Santana, che… ehi, a proposito, sapevi che quella ragazza divinizza le sue tette?! In camera ha, nascosto nell’armadio, certo – almeno ha avuto la decenza di occultarlo – ‘l’angolo delle gemelle, Gipsy e Tripsy’, con foto ricordo e una zona dedicata solo a top e reggiseni! E’ pazza! Ha seriamente qualche problema!” affermò con estrema convinzione, gesticolando senza sosta, Rachel, per cercare di smorzare un po’ di tensione, facendo sì che una Quinn, ora sollevata, si abbandonasse ad una risata liberatoria.
“Sei decisamente la mia Rach…” disse, infine, col sorriso sulle labbra Quinn.
“Sempre.” Rispose l’altra, prima di abbracciarla, cercando di comunicarle tutto l’amore che provava per lei.


“San?” Nel frattempo le altre due erano rimaste nel salotto, dove fu per la prima volta, dopo un tempo che sembrò infinito, la ballerina,  ancora abbracciata all’altra, a parlare con un’espressione vagamente confusa in volto.
“Dimmi Brit-Brit.”
“Ma… sbaglio o prima, litigando con Rachel, hai parlato di amante?”
“Oh Dio Brit, non puoi capire che scoop è stato e che shock aggiungerei!
“Quinn e Rachel stanno assieme?? Non ci credo!” domandò scioccata la ballerina
“Ehehe, ebbene sì, paperella. Dopo averlo scoperto nel peggiore dei modi, mi sono divertita anche a torturare un po’ la nana, per provocarle un crollo nervoso dalla tensione accumulata! E’ stato esilarante”
“Saaan, dovresti smettere di terrorizzare Rachel, lo sai”
“Oh andiamo ma è divertente, lo sa anche tu!”
“Beh… sì…. ma finirai per farla impazzire prima o poi, potrebbe fare qualche pazzia, con il tuo corpo tra l’altro!” disse la bionda, facendo momentaneamente sbiancare la latina, che stava ora pensando a tutte le possibili follie che la Berry poteva compiere con il suo preziosissimo corpo.
“Oh, Dios, non ci avevo pensato” sussurrò appena percettibile.
“Comunque, dovrò aggiornare le fatine su questi ultimi gossip, ne saranno sorprese almeno quanto me! Oh, ma aspetta, Finn?”
“Mh, il bietolone non sa niente , Brit”
“Oooh…”
“Già”
“Non me lo sarei aspettato da Rachel! Però sono contenta che si siano decise a stare insieme, in fondo, l’abbiamo sempre detto, c’era qualcosa di sospetto fra loro, senza contare che stanno proprio bene assieme!”
“Sì, infatti, in fondo sono una bella copp-“ si interruppe al volo l’ispanica, vedendo le altre due rientrare in salotto. “E quindi, ti dicevo, Brit, mi hanno fermato e mi hanno chiesto se volessi interpretare l’amante di Frodo nel prossimo signore degli anelli! Ti rendi conto? Erano un po’ contrariati perché sarei risultata comunque più bassa di lui, con questo corpo nano,  ma hanno detto che potevano mettermi delle zepp-“
“Ti sto sentendo, Santana!” la bloccò la piccola diva.
“Ma va, Berry? Non mi ero accorta della tua presenza, cosa strana, in effetti, data la scia di petulanza che ti porti dietro costantemente.”
“Ma lo sai che potresti fare cabaret, Lopez?”
“In effetti, sì, e tu potresti… mh, non saprei, fungere da leggio, l’altezza è quella!”
“Bada, Santana, ti ho già detto che non ti conviene fare più battute di questo tipo”
“Vogliamo scommet-“
“Ragazze! Non ci avete ancora detto come intendete uscire da questo casino dello scambio di corpi…” provò Quinn ad interrompere l’ennesimo appiccico fra le due more.
“Oh… beh, abbiamo discusso a lungo e…” iniziò la diva
“Ci facciamo ricolpire dal fulmine.” Tagliò corto la latina
“VOI COSA?!” urlarono le due bionde scioccate “Ma siete impazzite?! Volete morire per caso?” continuò Quinn.
“In effetti, c’è una piccola probabilità che le cose possano non esattamente andare come speriamo, ma…”
“Piccola??”
“Oh, andiamo Quinn, non abbiamo alternative!”
“Scommetto che è stata una tua idea, vero, San? Da brava cinefila quale sei, eh?” si rivolse ora accigliata la bionda verso l’ispanica.
“Ma che c’entrano i film, ora! Prova a trovare un’idea migliore su, se proprio vuoi fare qualcosa di utile”
“Beh.. potremmo rivolgerci a qualcuno…” provò allora l’altra
“Oh, sì, idea geniale, Quinn! Così magari ci internano, brillante, davvero brillante!”
“C’è un mago, che legge il futuro al circo, dicono che sia bravo!” fu, questa volta, la ballerina a parlare.
“Brit… non mi sembra un’idea propr-“ iniziò l’ispanica, interrotta subito dopo da Rachel
“Ah! Ehi, aspetta, ne ho sentito parlare! E’ uno serio, rinomato in tutto il mondo… magari… magari può dirci qualcosa, che abbiamo da perdere in fondo, no?”
“Concordo, almeno proviamo qualcosa di più fattibile, rispetto ad un tentato suicidio con un fulmine” disse l’ex-cheerios.
“Aspettate un attimo… ho solo una domanda da fare: non è mica un esperto di roba vodoo o simili?” chiese un po’ titubante la latina.
“Mmh, no, San, perché?”
“N-no, niente. Va bene, allora, andiamo! Quando riceve il tipo?”
“Beh… dovremo intrufolarci nel circo.” Informò le altre la diva.
“Cosa? Perché?”
“Perché il circo apre lunedì prossimo, ora sono in fase di preparazione, dovremo entrare e cercare di parlargli senza farci scoprire.”
“Oh, beh” iniziò Santana “almeno siamo avvantaggiate per un aspetto”
“Sarebbe?” dissero in coro le altre.
“Con questo corpo, posso benissimo mimetizzarmi fra i nani” finì divertita la mora, facendo imbestialire per l’ennesima volta la diva, che era già pronta a rispondere per bene all’altra, quando Quinn le interruppe, parlando con gli occhi leggermente socchiusi.
“Sapete? Devo un po’ abituarmi all’idea che ci sia tu, San, nel corpo di Rachel, perché non posso proprio far a meno di pensare, ogni volta, che si stia insultando da sola.”

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


“Allora, prima di tutto, dobbiamo essere silenziose, niente urla, niente rumore di scarpe, niente chiacchiere – sì, Berry, ce l’ho con te – insomma, dobbiamo essere dei fantasmi, perché non ho proprio intenzione di passare la nottata nella centrale di polizia o simili.” Iniziò Santana. Le quattro erano ormai arrivate davanti l’entrata del circo e stavano ora decidendo il da farsi, per riuscire ad entrare e a parlare con il mago.
“Dunque, prima di tutto ci servono quei forbicioni strani, per tagliare queste reti, li ho messi in macchina. Quinn, va’ a prenderli un attimo, su”
“Perché io?”
“Stai davvero chiedendo una spiegazione?”
“Beh, sì!”
“Bene. Della nana non mi fido minimamente, finirebbe col tranciarmi un pezzo di corpo; Brittany è fuori discussione perché non si muoverà da vicino a me. Contenta?”
“Ti odio. Potevi parcheggiarla almeno più vicina la macchina!” sbuffò la bionda, avviandosi verso la vettura.
“Mi ami, invece. E, no, ci manca solo che se ci beccano, vedono la macchina con cui scapperemo…. Ora, torniamo al piano” continuò la mora rivolgendosi alle altre due rimaste “Dunque, taglieremo quelle stramaledette reti… il problema sarà il muro, che ci aspetta subito dopo…”
“Santana?” provò ad interromperla la diva, che nel frattempo aveva dato uno sguardo intorno alla struttura.
“…Brittany mi farà da appoggio, mi isserò sulle sue spalle e oltrepasserò il muro, eseguendo uno dei soliti salti della Sylvester, a quel punto…”
“Santana?” riprovò l’altra.
“Dio, che ronzio fastidioso qui intorno. Comunque, dicevo… a quel punto eviterò abilmente la guardia… o magari la atterro con un colpo…”
“Santana?”
“Ad ogni modo, evitando di farmi acchiappare, sbarra arrestare, sbarra sbranare dai leoni, sbarra morire, dovrei…”
“Santana?!”
“Dio, Berry, ma che diavolo vuoi?!”
“Il cancelletto laterale è aperto, genio del crimine.”
“Oh.” Si voltò di colpo l’ispanica, osservando la via d’entrata. “Beh… stavo solo controllando se stavi attenta, brava, hai superato la prova! Yay! …Ehi Quinn” si rivolse ora alla bionda che stava tornando proprio in quel momento “non servono più, valli a posare.”
“Scusami?”
“Beh, sì, c’è il cancello aperto, non vedi? Ci sarebbero solo d’intralcio nel caso in cui dovessimo iniziare a scappare”
“Dimmi che stai scherzando ti prego”
“Ho l’aria di una che scherza? Dai, datti una mossa, ci hai messo un’eternità prima.”
“Ti odio.” Ribadì, allontanandosi per la seconda volta l’altra.
“Mi ami!”
 
Dopo aver perso una buona mezz’ora all’interno del circo, un po’ a cercare il posto giusto, un po’ a trattenere Brittany dall’andare a fare amicizia con le famiglie di tigri e leoni, nonostante la loro, a sua detta, ‘sbatuffolosità’, le ragazze si trovarono finalmente all’entrata della tenda del mago, che speravano avrebbe potuto fare qualcosa per la strana situazione in cui si trovavano. Entrarono, quindi, circospette e con estrema calma, per evitare di spaventare la persona che vi risiedeva, anche se, come fece notare Santana, tendenzialmente parlando, se davvero sapeva il futuro, avrebbe dovuto ben prevedere il loro arrivo.
“Ehm… c’è nessuno?” provò la diva.
Dopo pochi istanti di silenzio, si sentì una voce proveniente da un divano che dava le spalle all’entrata della tenda.
“E voi chi sareste?” fece quello, alzandosi e girandosi. Era un omaccione, bello massiccio, dalla lunga barba e capelli neri, con indosso solo una canottiera, macchiata da chissà cosa, e un paio di jeans.
Non era decisamente come se lo sarebbero aspettato.
“Ehm… salve, sua signoria…”
“Sua signoria?” sussurrò impercettibile l’ispanica, facendosi sentire solo dalle due bionde “Da quando in qua la Berry è stata catapultata in pieno Cinquecento? E soprattutto, perché abbiamo permesso che parlasse lei eh?”
“Siamo qui, perché sappiamo che è un esperto delle arti magiche e che conosce il futuro… necessitiamo davvero del suo aiuto…E’ molto importante”
“Sapete che il circo è chiuso, vero, e che quello che avete fatto è vagamente illegale?” fece quello, sollevando le folte sopracciglia.
“Beh, sì, ma non potevamo davvero aspettare lunedì, è molto urgente… vede no-“
“Avete con voi dei soldi?” la interruppe improvvisamente l’uomo, come appena colto da un’illuminazione, socchiudendo leggermente gli occhi.
“Sì, sì, certamente! Tutto quello che serve! Ci aiuterà?”
“Eh?” si riscosse l’altro, come se a stento le prestasse attenzione “Oh, sì. Certo, certo, tranquille, sedetevi  al tavolo, ora” aggiunse prendendosi una birra dal frigo e qualche snack, prima di risedersi, spaparanzato sulla sedia e con uno sguardo distratto.”
“Dunque, iniziamo… sono 10 dollari”
“Iniziamo bene” bofonchiò l’ispanica, senza farsi sentire, prima che Rachel allungasse la somma sul tavolo.”
“Bene, bene… ora, vediamo un po’…” iniziò quello chiudendo gli occhi “Vedo… vedo un cane.”
“Un cane?” l’interruppe la latina.
“Santana!” l’ammonirono le altre all’istante.
“Qualcosa da ridire?” domandò in risposta l’altro, irritato.
“No, no, per carità alzo le mani, è lei l’esperto, no?”
“Brava, esatto. Dicevo… vedo un gatto.”
“E’ un gatto, ora? Cos’è un pokemon? Perché mi sono fatta convincere a fare questo, di grazia?” sussurrò ancora la latina.
“E’ Lord Tubbligton!” trillò allegra la ballerina, facendo girare tutti verso di lei.
“Lord…chi? Beh sì forse, magari altri 10 dollari mi aiuterebbero a vedere megl-”
“Senta” fece subito Rachel “forse è meglio se le raccontiamo la nostra situazione, così magari potrebbe aiutarci più facilmente”. L’altro si limitò a sbuffare, roteando gli occhi, prima di muovere velocemente la mano circolarmente, facendo segno a quella di continuare.
“Dunque… da dove possiamo iniziare? Beh, due giorni fa, eravamo in giro tutte e quattro, andammo a-“
“Un fulmine ci ha acchiappato in pieno mentre eravamo in macchina. Conclusione? Io mi ritrovo in questo corpo da nano, che apparterrebbe a quella petulante che ora stava parlando, e che ho prontamente interrotto, tutelando i timpani di ‘vossignoria’, mentre lei occupa ora il mio corpo da bomba sexy, qui presente “ sintetizzò l’ispanica, indicando infine il suo vero corpo “In pratica? Scambio di corpo.”
“Mi spieghi perché non mi lasci mai finire di parlare, Santana?! Ci stavo arrivando” disse stizzita, la diva.
“Sì, magari ci arrivavi entro domani, nana. Hai una capacità di sintesi pari al senso di orientamento di un piccione morto.”
“Aspettate un attimo.” Le interruppe ora l’uomo “Sapete che questo è un circo e non una casa di cura, vero?”
“Ecco qua, lo sapevo io” fece esasperata la latina.
“SENTA” iniziò Rachel urlando e portando con forza il dito proprio di fronte la faccia del sedicente mago “Abbiamo per caso l’aria di persone da manicomio?! Eh?! Allora?!”
“Beh…”
“Non lo faccia, non risponda la prego” lo interruppe al volo Quinn, con un’espressione sofferente e una mano a coprire il volto.
“Mh… volendo, assai poco verosimilmente, credere a tutto quello che avete detto… insomma probabilmente siete allucinazioni che sto avendo per quei funghetti che ho preso prima… ma ad ogni modo, avete… non so, provato a farvi ricolpire dal fulmine? Di solito funziona così…”
“Intende nei film?” Dissero in coro le ragazze, fatta eccezione per Santana, che si limitò, con un sorriso soddisfatto, a sussurrare un “Mi piace questo tipo” compiaciuto.
“Sentit-“ stava per iniziare di nuovo quello, quando si sentì una voce provenire dall’entrata della tenda.
“Fred? Quando smetterai di spacciarti per me?” disse un uomo, probabilmente sulla quarantina, dall’aspetto curato, magro e ben vestito, con capelli e un baffetto nero, verso il quale tutti i presenti si voltarono.
“Oh. Ciao James! Probabilmente mai, mi diverto troppo” fece l’altro alzandosi.
“E ci guadagni anche eh? Dai lascia i soldi che hai preso alle ragazze ed esci di qui, devo parlare con loro, prima che arrivino Pingo e Pongo – quelle due guardie sono davvero fastidiose.”
“ E va bene” sbuffò l’omaccione, prima di lasciare i soldi e avviarsi verso l’uscita “Oh, e in bocca al lupo, ragazze, allucinazioni o meno, è stato divertente parlare con voi!”
Le quattro ragazze avevano assistito senza parole allo scambio di battute, fra i due. Stavano praticamente per essere truffate alla grande e tutte stavano ora osservando l’uomo che si stava sedendo di fronte a loro.
“Oh! Ecco, ora la riconosco! E’ lei il famoso mago, ricordo perfettamente la foto sui biglietti del circo, che degli amici di famiglia mi regalarono tempo fa!” esclamò improvvisamente Rachel.
“Non potevi ricordarlo mezz’ora fa, Berry?” ribattè, sconvolta, l’ispanica.
“E tu non potevi controllare sul tuo computer prima di avviarci, Santana? Perché tutto dovrebbe essere nella mia testa, eh?”
“Si presuppone che tu abbia accesso ai ricordi, Hobbit! Ma che-“
“Siete un bel quartetto, sapete?” fece improvvisamente quell’uomo amichevolmente. “Vi volete molto bene, a dispetto di quanto vogliate darne a vedere.” Concluse, zittendo all’istante le due more. “Siete state catapultate in una bella situazione, ma insieme potrete farcela, ne sono certo.”
“Sono un po’ scettica riguardo la prima parte e vagamente incuriosita dalla seconda” disse l’ispanica.
“Dovete andare, ora. Stanno arrivando i due barilotteri, che fanno da guardia a questo posto.”
“Cos- No! Aspetti, siamo venute qui per parlare con lei, dobbiamo parlare!” scattò la piccola diva.
“Mi dispiace, ma non posso fare niente per voi, dovrete fare tutto da sole, ma finché sarete unite andrà bene.”
“Ma come facciamo a ritornare nei nostri corpi, come…”
“Guardate il mondo con gli occhi l’una dell’altra. Ora andate” concluse scortandole velocemente verso l’uscita, mentre un vociare si avvicinava pian piano a loro. Corsero, così, velocemente verso l’uscita, lasciandosi alle spalle quella singolare persona, che le guardava allontanarsi con un sorriso sulle labbra.
“’Guardate il mondo con gli occhi l’una dell’altra’” fece indispettita l’ispanica, una volta salita in macchina e messasi al volante “Direi che lo sto già vedendo in versione nano da giardino, diamine! Che altro dovremmo fare?!” concluse, provocando l’ennesimo sbuffo nella piccola diva.




Angolo dell'autrice
Duuuunque, prima di tutto ringrazio tuuuuutti per aver messo la storia nelle preferite/seguite/ricordate, chi anche solo legge e le magnifiche persone che hanno recensito gli scorsi capitoli, mi spronate a scrivere anche a mezzanotte dopo una giornata di studio distruttivo, il che è tutto dire!
Ooora, parliamo un attimo del capitolo... in ritardo, vero... corto, altrettanto vero, insomma, che brava che sono eh? (abbiate pietà, sono esaurita xD)
Insulti che probabilmente mi starate lanciando a parte (hehe), sono arrivata ad una conclusione e cioè, da ora in poi, ogni capitolo corrisponderà ad una giornata intera, quindi siccome stanno a -5 giorni dal prossimo temporale (nel prossimo a -4), prevedo altri sei (4+ giorno temporale e giorno NYADA/nazionali) capitoli più l'epilogo per arrivare alla fine della storia.
Ci sarebbe, però, un problema in tutto ciò, un problema chiamato sessione estiva di esami DDD: (e dire che sto in alto mare è usare un eufemismo, senza contare che il terrorismo psicologico della mia coinquilina sta iniziando a sortire i suoi effetti!)
quindi dubito che riuscirò ad aggiornare ogni giorno (magari facciamo che troverete un capitolo ogni 2, massimo 3 giorni), anche perchè non intendo appezzottare la storia, visto che mi ci sto davvero affezionando!
Spero davvero che la storia stia continuando a piacere e, come sempre, consigli e critiche sono sempre ben accetti!
A presto, bella gente
Love ya!

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


-4 giorni al temporale, Mercoledì.



“Ho detto di no, Berry.”
“Per favore, Santana, devi.”
“Non esiste.”
“Santana, ma devi! Non c’è alternativa”
“Oh, sì, che c’è, invece. Ed è esattamente quella per cui opterò.”
“Oh, andiamo, non essere irragionevole. Sai bene quanto me che non andare farebbe insospettire Kurt, ha tipo un radar per queste cose quel ragazzo! Non sono mai mancata, attiverebbe il suo ‘Rachel-Berry-sta-nascondendo-qualcosa’ campanello.”
“Quale parte non ti è chiara, nana? ‘Non’ o ‘esiste’?”
“Quella del non…”
“Sei seria?” la guardò scioccata l’altra.
“Infondo che ti costa?”
“Che mi costa dici, eh? Guarda, non saprei da dove iniziare… dunque” iniziò l’ispanica, contando sulle dita delle mani “la mia sanità mentale, la mia autostima, la mia integrità, il mio prezioso mercoledì sera di film…”
“Ma vedrai dei film, lì!” la interruppe prontamente l’altra, credendo di aver trovato un appiglio per convincere l’altra.
“Non provarci, Hobbit. Non osare, mai, nemmeno per un secondo, paragonare i film che potrei vedere io con quelle turpitudini, a cui sarei costretta ad assistere se andassi.”
“Come fai a dire che-“
“Sono sicura. E quando dico di essere sicura, lo intendo davvero, come sono sicura del sole, della morte, del tuo discutibile gusto nel vestire, della tua petulanza e di un altro svariato numero di tuoi bellissimi pregi che non starò qui ad elencare.”
“Okay. Vediamo un po’ se indovini almeno un titolo di film che abbiamo visto, allora.” fece la mora, con atteggiamento di sfida, a cui l’ispanica rispose con un sopracciglio sollevato e un ghigno sulla faccia.
“Berry, siete prevedibili. Avrete, come minimo, svaligiato la sezione sugli amori adolescenziali al blockbuster più vicino, avrete visto e rivisto quei film, trovando in ogni possibile scena un pretesto per dar sfogo ai vostri condotti lacrimali, ormai, probabilmente, programmati ad attivarsi ad un preciso minuto di ogni film. Non mi stupirei nemmeno se uno di voi scoppiasse a piangere all’inizio del film perché ‘quella sarà la panchina, dove Panzarotto-numero-1 confesserà il suo amore sconfinato per Katrina-maga-merlina, dopo che questa capirà di non aver in realtà mai amato Panzarotto-numero-2.”
“Non sono chiatti.”
“Cosa?”
“Non sono panzarotti, Santana, non chiamarli così e non sminuire le loro drammatiche e romantiche storie tortuosamente meraviglios-“
“Quinn! Ti prego aiutami.” Si rivolse ora l’ispanica all’ex-cheerios, che si stava avvicinando, assieme a Brittany, alle due, intente a discutere nel giardino della scuola da un buon quarto d’ora, sfruttando la pausa pranzo.
“Si può sapere che sta succedendo? Vi abbiamo viste gesticolare come due pazzoidi dalla mensa.”
“Santana non vuole andare alla serata fra dive.” Disse semplicemente Rachel, lanciando un’occhiataccia all’altra mora.
“Cosa? Che serata fra dive?”
“Te lo spiego io! Si tratta di una stramaledettissima serata, che dovrei passare, in qualità di Rachel-sono-una-palla-al-piede-Berry, in compagnia di Hummel e Mercedes a vedere film assurdi, su persone assurde,  cosa che minerebbe, di sicuro, la mia integrità mentale, ormai già seriamente compromessa.”
“Beh, Rach… insomma, stiamo parlando di Santana e…”
“e niente! Quinn, è una serata a cui non sono MAI mancata, Kurt sospetterebbe qualcosa! Già abbiamo dato un bello spettacolino l’altra volta al glee, con la trovata, davvero geniale, Santana, permettimi, del carico da 20Kg che mi porterei addosso durante la corsa.”
“In effetti, San, sarebbe sospetto, insomma…”
“Sarei più sospetta io lì! Dovrei piangere a comando per tutta la durata del film?! Ti rendi conto che sono allergica a tutte quelle cazzate da film strappalacr-“
“Potresti usare il collirio, San…” propose a un tratto la ballerina, lasciando un attimo spiazzate le altre tre ragazze.
“Brava, Britt! Ecco qui risolto, fingi un po’ qui, un po’ di collirio lì e sarai fuori casa di Kurt prima che te ne possa accorgere” concordò soddisfatta Rachel.
“Brit-Brit, ma tu da che parte stai?” domandò allibita l’ispanica.
“Alla tua sinistra… perché, San?” rispose innocentemente la biondina.
“Niente Brit, lascia perdere” sospirò la mora, lasciandole un veloce bacio sulla guancia “E va bene. Ma patti chiari e amicizia lunga: me ne fuggirò da lì il prima possibile, cercherò di essere verosimile, ma nei limiti della decenza, non indosserò vestiti sbarra pigiami ridicoli e, soprattutto, questa sarà l’ultima cosa che farò per te Berry.”
“Facciamo una delle ultime?” domandò con nonchalance la diva, facendo piegare di lato la testa alla latina, i cui occhi somigliarono vagamente a quelli di un drago sputafuoco, subito dopo essere stato stuzzicato da un cavaliere idiota con la spada, che sarebbe stato incenerito di lì a poco.

 
“Credo che appena tornerà a casa, Santana ti ucciderà” iniziò Quinn, rivolta verso la mora. Si erano riunite a casa della latina, dove avrebbero aspettato il suo ritorno, mentre Brittany spiegava alla diva la coreografia che avrebbe dovuto eseguire alle nazionali.
“Naaaah” rispose subito l’altra, ancora con il fiatone, prendendosi una pausa dalle prove, che, doveva ammetterlo, stavano risultando più difficili del previsto. “Ho il suo corpo, non farebbe mai niente.”
“Vero. Ma credo che la sua ira funesta si farà sentire di certo.”
“Già, beh, era necessario.”
“Farle rispettare il tuo quantitativo industriale di impegni pomeridiani? Davvero indispensabile?”
“Magari non proprio indispensabile, ma divertente sicuramente!” esclamò la mora, ridacchiando.
“Ti ucciderà di certo.” Affermò, rassegnata, la bionda.
“Ehi, Rachel, vado un attimo a casa, ok? Devo andare a dar da mangiare a Lord T, è passata più di un’ora dall’ultimo pasto, starà morendo di fame.” Si fece sentire, ora, l’altra la biondina. “Ci vediamo fra un po’, vado e torno.”
“Ok Britt” dissero in coro le altre due “A dopo.”
“Oh Dio, che stanchezza” sospirò la diva, non appena l’altra uscì di casa, lasciandosi andare sul divano.
“Stanca, eh?” sorrise la bionda, sedendosi accanto. “Le coreografie della Sylvester sono distruttive, lo so.”
“Già. Non mi aspettavo fossero così stancanti, certi passi proprio non riesco a reggerli.”
“Si tratta di abitudine, Rach, ce la farai.”
“Non so, Quinn. Ho qualche dubbio, sono brava a ballare, sì, ma servono più di quattro miseri giorni, per imparare a fare tutte quelle acrobazie e io…”
“Tu sei Rachel Berry. Puoi fare tutto, se lo vuoi.” Le rivolse ora un tenero sorriso la bionda.
“Sai, ho paura di deluderla.”
“Di chi parli?”
“Santana.” Disse, guadagnandosi un’occhiata confusa dall’altra. “Dai, non fare quella faccia! Può anche sembrare la più strafottente del mondo quando vuole, ma lo vedo che tiene davvero a queste nazionali. Insomma, sono un po’ come la mia audizione, il suo futuro dipende da questo, non è poco! Ed è tutto nelle mie mani, così come il mio è nelle sue… ed è una sensazione orribile…. Sai una cosa?”
“Cosa?”
“Quando le ho fatto l’elenco di tutti gli impegni che avrebbe dovuto rispettare per me oggi…”
“Intendi quando ha iniziato ad imprecare in spagnolo per il giardino, per poi minacciarti con un rametto insignificante, per paura di danneggiare comunque il suo corpo?”
“Sì, proprio quel momento” ridacchiò l’altra “Beh…ad ogni modo, hai notato che l’unico punto su cui non ha avuto minimamente da ridire è stato quando le ho detto di dover andare anche a lezione di canto?”. L’altra sembrò rifletterci per qualche momento, per poi effettivamente dover ammettere che la diva aveva ragione. Santana non aveva battuto ciglio quando le aveva parlato di quello, anzi aveva subito detto di scriverle l’indirizzo del posto dove andare, sebbene continuasse a mantenere costante la sua facciata di strafottenza.
“Ha paura anche lei.” Aggiunse, allora, la diva come realizzandolo solo adesso. “Devo dire che mi sento un po’ in colpa ora, ad averla costretta ad andare ai vari club di scacchi, fumetti, teatro, cucin-“
“In effetti…” la interruppe la bionda, quasi scoppiando a ridere.
“Mi ucciderà, quando e se tutto questa storia dello scambio di corpo finirà.” Concluse, rassegnata.
“Vero. Ma ci sarò io a proteggerti” fece l’altra avvicinandosi e abbracciandola amorevolmente, lasciandole ogni tanto qualche piccolo bacio sulla guancia.

 
*Okay, ce la posso fare. Sono sopravvissuta fino ad ora, dannati club della dannata Berry. Quella ragazza deve fare uso di stupefacenti, non c’è altra spiegazione, non è umanamente possibile reggere tutto questo e, Dio, ora mia aspetta la morte psicologica. Sofferenza, sofferenza, sofferenz- okay. Calma. Ce la posso fare. Bussare al campanello, facile, Santana, no? Entrare, fingere una tranquillità inesistente, abboffarsi di collirio, calpestare il mio amor proprio, fuggire il prima possibile. Facile, no? Bussa, bussa, buss-*
“Eeeeehi Raaaaachh!” la porta di casa Hummel si aprì improvvisamente. “Che fai lì imbambolata?? Ti ho visto dalla finestra, prendevi una pausa di riflessione?”
“E-ehi” si schiarì la gola l’ispanica “Kurt! Io…ero… stavo osservando”
“Eh?”
“Beh, sì, osservavo… pensavo cose da…diva, puoi capirmi, no?” provò l’ispanica, guadagnandosi uno sguardo confuso da parte del ragazzo.
“Ora è tutto chiaro.” Fece, a un tratto quello, come colto da un’illuminazione, facendo trasalire la mora.
“Cedeeeeesssss, hai capito Rachel?? Era imbambolata davanti la porta, immaginando di essere su un palco a ricevere un Tony! Probabilmente stava anche ripetendo il discorso mentalmente visto che si è trattenuta più del solito” affermò provocando un sospiro di sollievo nella latina e una risata nell’altra ragazza che ora si era avvicinata alla porta.
“Rach! Non cambierai mai, eh?” si avvicinò abbracciandola e facendola entrare.
“Ehi, lascia il cappotto al solito posto, prendo i pop-corn e saliamo in camera.” Disse a un tratto Kurt, avviandosi verso la cucina e facendo impanicare, per la seconda volta la latina.
*Solito posto? Solito posto?! Perché diavolo la nana, di tutte le indicazioni che poteva darmi, tra cui le coordinate del bagno, non si è scomodata a dirm-*
“Rachel?” la riscosse dai suoi pensieri il ragazzo “Sicura di stare bene?”
“Oh, sì, benissimo”
“Il cappotto?”
“Eh?”
“Dai, dammi il cappotto” la esortò esasperato “ho capito che ti piace comportarti da diva, ma credevo avessimo superato la parte del ‘prendi il cappotto e scortami su un corridoio cosparso di rose’!”
“Oh, andiamo, scherzavo! Come te la prendi subito!” cercò di salvarsi allora la mora.
“Se, se. Dai, ora andiamo in camera, ho già preparato tutto l’occorrente: pigiami, film e snack!”
*Yaaaaaaay, sto per morire.* “Fantastico! Andiamo!”

Una volta entrati in camera, la latina fu costretta a mettere il pigiama, che a quanto pare Rachel indossava in ogni serata ‘strappa-voglia-di-vivere’, come l’aveva ribattezzata Santana, che si era appena posizionata sul letto accanto agli altri due. Dopo aver parlato del più e del meno per una mezzoretta, in cui l’ispanica aveva rischiato più volte di farsi scoprire alla grande, con qualche nomignolo che ormai partiva in automatico nella sua testa, arrivando direttamente alla bocca senza essere filtrato dal cervello, Kurt decise, infine, di far partire il film, che aveva scelto e che,  come aveva ben predetto la latina, era già stato visto dal gruppetto più volte.
*Ed ecco qua, che si comincia. Non posso credere di aver rinunciato a uno dei miei meravigliosi thriller per questo. E’ un’assurdità, una tortura psicologica, un- oh, sta iniziando… che palle, i soliti titoli inziali con-*
“Q-quella” iniziò singhiozzando Kurt, seguito a ruota da Mercedes, dopo nemmeno 2 minuti di solita canzoncina iniziale dei film “E’-è la loro… la l-loro panchina” finì tirando su col naso e provocando un’espressione sofferente e rassegnata nella latina, che si stava ora passando la mano sul volto.
*Bene. Sarà una luuuuuunga serata* pensò, prendendo al volo il collirio.

 
“Ahahah, oddio, è un idiota quel tipo!” le tre ragazze, rimaste, invece, a casa dell’ispanica stavano ora vedendo una commedia divertente che stavano trasmettendo per televisione, quando sentirono suonare il campanello di casa. Prima una volta, poi due, poi con sempre più insistenza.
“Ehi, ehi, arrivo!” urlò dal soggiorno Quinn, andando ad aprire e trovandosi davanti una Santana – chiaramente sempre nel corpo di Rachel – con entrambi i palmi delle mani appoggiati agli stipiti della porta, la testa bassa e un pigiama rosa a cuoricini e stelle indosso.
“San?” fece allora la bionda, vedendo che l’altra non si muoveva di un millimetro.
“Sto psico-fisicamente male.” Rispose quella, alzando lo sguardo e mostrando gli occhi pieni di lacrime, che continuavano a scendere senza sosta.
“Oddio, Santana, che è successo? Chi ti-“
“Tranquilla.” La fermò subito l’altra entrando, mostrandosi anche alle altre due, che rimasero un attimo spiazzate dal terribile aspetto della ragazza. “Credo di aver esagerato col collirio. O meglio, non ‘credo’, ma ‘so’ visto che continuo a lacrimare senza sosta da un’ora.”
“Ma cos-“
“Sono fuggita.”
“Cosa?!” chiese sconvolta la diva, che ora si faceva sentire per la prima volta.
“Sono fuggita, sì! Dio, volevano mettere un altro film e il mio stato psicologico non poteva permettere questa tortura, sarei deceduta prima di arrivare ai primi 10 minuti e- TU!” tuonò improvvisamente indicando Rachel e parandosi davanti alla ragzza, che ora stava cercando di farsi piccina piccina per scampare all’ira della mora. “TI RENDI CONTO DI COSA HO DOVUTO FARE!? Non ho avuto un momento di sosta da oggi pomeriggio, ma a quanti diavolo di club vai!? Eh?! Dimmi la verità, Hobbit, tu fai uso di stupefacenti, vero?! Anfetamine?!”
“Cos- no! Ma che dici, Santana?!” si difese subito l’altra.
“Polverina bianca? ecstas-“
“Ho detto di no, Santana!”
“Tu sei folle” concluse la latina, lasciandosi cadere sul divano, borbottando qualcosa che le altre non riuscirono a cogliere.
“San?” la richiamò allora la ballerina.
“Mh?” mugolò l’altra in risposta, chiudendo gli occhi.
“Tutto ok? Vuoi andare a dormire?”
“Mmh… i cani hanno abbaiato” biascicò allora, lasciando le altre interdette.
“Ma che sta dicendo?” chiese una Rachel esterrefatta.
“Devo vedere il signore degli anelli, Britt.” Continuò l’altra, come se non avesse sentito la domanda di Rachel rivolta alle altre.
“San…” la richiamò allora la biondina “Sei stanca, sei nella fase del dire cose senza senso… dai andiamo su” propose, avvicinandosi.
“Britt… devo vedere il film” continuò con gli occhi chiusi, presa in braccio dalla propria ragazza “devo vedere se Frodo riesce a crescere… devo… controllare che… il corpo di Berry possa crescere…”
“Come fa ad insultarmi anche nel dormiveglia, si può sapere?” chiese, allora, la piccola diva rivolta a Quinn, vedendo le due ragazze salire su e chiudersi in camera.

 
Una volta sdraiata sul letto, Santana si accoccolò subito vicino la ballerina, che aprendo le braccia, le fece appoggiare la testa sul suo petto. Rimasero così per un po’ di tempo, tanto che Brittany pensò che l’altra si fosse già addormentata.
“Sai cosa mi manca di più?” domandò, invece, l’ispanica, che, seppur sveglia, continuava a tenere gli occhi chiusi.
“Gipsy e Tripsy?”
“Anche” ridacchiò allora l’altra aprendo gli occhi, ma rimanendo comunque nella stessa posizione. “Ma non così tanto…”
“Cosa, allora?”
“Te.” Sospirò. “Mi manca passare il tempo solo con te, poterti baciare… insomma mi manchi tu.”
“Ma io sono qui, San”
“E io sono in questo corpo, Britt” rispose, stringendosi un po’ di più all’altra, che le alzò il volto per poterla guardare negli occhi, leggermente lucidi.
“Sei sempre tu. Potresti essere in qualunque corpo, ma io saprei sempre che in realtà ci sei tu all’interno.”
“Ma…” cercò di obiettare l’altra, abbassando lo sguardo.
“Niente ma.” La bloccò l’altra, portandola nuovamente a guardarla negli occhi, prima di avvicinarsi e lasciarle un breve bacio sulle labbra. “Ci sono io. Ci sei tu. Questo è l’importante, San.”
"Anche se sono in un corpo da nano?"
"Anche se sei in un corpo da nano." confermò sicura la biondina.
“Ti amo, Britt” disse, infine, l’ispanica, riappoggiando la testa sul petto della propria ragazza, questa volta con un sorriso, prima di cadere nel sonno.
“Anch’io, Sannie.”



Angolo dell'Autrice
Evviva, ci sono riuscita! Alle 2 e mezza di notte (quindi mi scuso in anticipo per eventuali errori...), ma è un dettaglio trascurabile! Non potevo proprio scrivere nei prossimi giorni, quindi, eccomi qui, con un nuovo capitolo, che spero sia piaciuto (magari fatemi sapere cosa ne pensate!)!
Come sempre ringrazio tuuuutte le belle persone, che, diciamocelo, stanno mandando avanti la storia. Se non fosse per voi, sicuramente non sarei arrivata ora al 7° capitolo, quindi grazie, grazie, grazie!
Come già detto riaggiornerò tra tipo 2-3 giorni, se tutto va bene (tipo il mio cervello)! E niente, credo proprio che ora andrò a dormire, visto che sto collassando!
A presto, bella gente
Love ya!

 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


-3 giorni al temporale, Giovedì
 
“Non sono un nano!” urlò Santana, svegliandosi di soprassalto e guardandosi subito intorno, notando, dapprima la sveglia sulla scrivania, che segnava appena le cinque di mattina, e, infine, lo specchio, che ormai, da un po’ di giorni, aveva direttamente sistemato vicino al letto, così da poter controllare, ogni mattina, subito, ancora coricata, se l’effetto del fulmine fosse svanito.
*E invece, lo sono… fantastico, un’altra meravigliosa giornata nelle vesti di Rachel Berry*. Spostando lo sguardo, poi, dal proprio corpo, vide, al suo fianco, una Brittany, ancora profondamente addormentata a pancia in giù, con un braccio attorno alla sua vita. Dopo averle dedicato un breve sorriso e una leggera carezza sulla guancia, spostandole delicatamente il braccio, decise di alzarsi per prendere un bicchiere d’acqua, quando improvvisamente sentì rumori strani provenire dal piano di sotto.
Presa al volo la mazza da baseball, che teneva sempre vicino al letto, per situazioni come quella, aprì silenziosamente la porta, iniziando a scendere pian piano le scale, mentre i rumori, che ora stava riconoscendo come un cozzare di padelle, provenienti dalla cucina, si intensificavano.
Iniziando già a sollevare la mazza con le mani tremanti, pronta a colpire un eventuale ladro, si sporse, infine, verso la porta della cucina per vedere cosa stesse succedendo all’interno.

 
“Continui a rigirarti nel letto da un’ora” borbottò Quinn, con la voce impastata di sonno, stesa nel letto a fianco la diva, che svegliatasi improvvisamente alle 4 per un incubo non era più riuscita a prendere sonno.
“Scusa se ti ho risvegliato, ma non riesco a dormire…”
“Notavo…”
“E’ che era davvero realistico…”
“Rach…” sospirò allora l’altra “Gli alieni non esistono. E se anche esistessero, di certo non andrebbero in giro a rubare le corde vocali delle persone”
“Ma come puoi esserne certa?”
“…”
“Quinn?”
“Mh-mh?” provò a rispondere l’altra che ormai stava per ripiombare in un sonno profondo.
“Mi accompagni a prendere un bicchiere d’acqua?”
“bicchiere?”
“Sì” ridacchiò la mora, notando quanto la bionda faticasse a rimanere sveglia. “Un bicchiere d’acqua.”
“Perché?”
“Perché ho sete, forse?”
“Sicura?”
“Direi di sì… andiamo, dai, mi inquieta un po’ girare per una casa buia da sola”
“Oh, e va bene.” Acconsentì infine l’altra, letteralmente sollevata dal letto da Rachel.

Arrivate in cucina, la mora prese subito un bicchiere di vetro dalla credenza per riempirlo, mentre la bionda la raggiungeva molto lentamente, trascinando i piedi, per poi abbracciarla da dietro, appoggiando la fronte sulla sua spalla.
“Sete?” domandò allora la diva, mentre, con la mano libera dal bicchiere, accarezzava le braccia, che la bionda teneva avvolte alla sua vita.
“Ho fame…”
“Fame?!”
“Sì…”
“Ma se non ti volevi nemmeno alzare!”
“Infatti, ma ora che sono in piedi, mi è venuto appetito”
“Cosa ti va?”
“Frittelle”
“Cosa?! A quest’ora?!”
“Sì, dai ti prego.” Sollevò allora lo sguardo la bionda, per fare all’altra il miglior sguardo da cucciolo bastonato che aveva nel repertorio.
“E va bene, siediti va’ che te le preparo”
“Non mi muovo da qui” contestò invece l’ex-cheerios, senza lasciare la presa sull’altra.
“E come si presuppone che debba muovermi io, allora?”
“Con le gambe?”
“Ha-ha. Ora prendi lezioni da Santana?” commentò la diva, lanciandole un’occhiataccia e iniziando a prendere una padella.
“Non ho bisogno di lezioni da nessuno…” ribattè la bionda, assecondando nei movimenti l’altra, ma senza mai lasciare la presa. “E mi riferisco a tutti i campi” le sussurrò infine con voce roca all’orecchio, provocandole un brivido, che non sfuggì alla bionda.
“Sicura? Avrei qualche dubbio in proposito” le rispose l’altra, cercando di prendersi una piccola rivincita e facendo alzare di colpo la testa della bionda dalla sua spalla.
“Ah sì, eh?!”
“Oh, sì, credo ti servirebbero davv- no, Quinn! Ferma, ferma!” la diva provò a divincolarsi dalla presa della ragazza, che aveva iniziato a fare delle pernacchie con la bocca sul collo della mora, la quale non era mai riuscita a resistere a quei tipi di attacchi, essendo quello il suo punto debole.
“Chiedi pietà!”
“MAI!” si oppose subito, continuando a muoversi freneticamente per cercare di allontanare la bionda dal proprio collo, ma ottenendo, invece, come risultato solo un gran baccano, a causa delle pentole che si trovavano lì vicino. “Quinn, Quinn! Ti prego, sveglieremo le altre!”
“Arrenditi allora e ammetti che sono una bomba in tutto quello che faccio” le ordinò allora fra un attacco e un altro.
“O-oh, andiam- Quinn! E-e va bene, va bene! Sì, ok!”
“Ok, cosa?” chiese la bionda, allontanando la bocca dal collo dell’altra e piegando la testa per guardarla negli occhi.
“Ok. Sei…una bomba… in tutto… quello che… ” iniziò lentamente la mora, avvicinandosi poco a poco alle labbra dell’altra, come stregata.
Erano ormai a un soffio l’una dalle labbra dell’altra, quando si sentì qualcuno schiarirsi la gola dall’entrata della cucina.  Si voltarono di colpo entrambe, vedendo una Santana, che ora occupava il corpo della piccola Berry, appoggiata a braccia incrociate allo stipite della porta, con una mazza da baseball.
“Ma bene… direi che ho interrotto qualcosa” sogghignò con un sopracciglio inarcato.
“Che ci fai con la mazza da baseball, San?” domandò invece la bionda, un po’ preoccupata.
“Beh-“
“Lo sai che ho il tuo corpo vero?! Lo sai, lo vedi, no? Non puoi uccidere né me, per ovvi motivi, né Quinn! Insomma sarebbe davvero difficile occultare i cadaveri, senza contare che così facendo non potresti mai tornare nel tuo corpo e-“ interruppe lo sproloquio della diva una Santana piegata in due dalle risate.
“Avresti dovuto vederti” disse fra le risate l’altra mora “Una delle immagini più divertenti della storia, quando sarò triste ci ripenserò per sentirmi meglio! Aaaah, Dio che risate. E comunque, no, non volevo uccidere nessuno, o meglio nessuna di voi due… non vedi che bel sole splendente che spicca dalla finestra Berry? Mi sono svegliata alle 5 e BAM, un pensiero mi colpisce all’istante! Vado a fare una partita di baseball, mi dico, ed ecco qui spiegata la mazza.”
“Eh?” inclinò la testa all’istante Rachel, osservando, dalla stessa finestra indicata, la strada avvolta solo e unicamente dal buio, mentre Quinn, che stava iniziando a prendere consapevolezza di cosa fosse successo, cercava di trattenersi dallo scoppiare a ridere.
“Ti sei cagata sottooooo” esplose alla fine in una fragorosa risata la bionda, rivolta verso Santana “Prendi la mazza solo quando sei terrorizzata da qualche rumore in casa!”
“Avevi qualche dubbio Fabray? Avrei voluto vedere te! Mi sveglio di soprassalto e sento rumori strani dalla cucina nel bel mezzo della notte, dico, siete impazzite per caso?!” ribattè piccata l’altra, senza che, però, il sorriso lasciasse il suo volto, ben consapevole che, alla fin fine, la situazione nel complesso era abbastanza divertente.
“Rachel aveva sete, San, quindi, siamo venute qui a bere, ma poi mi è venuta fame e-“
“Cos’è questa puzza di bruciato?” domandò invece l’altra ignorando il discorso della bionda.
“Oh, Dio! Si sono bruciate le frittelle!”
“Frittelle?” fece l’ispanica, vedendo Rachel tutta presa dai fornelli.
“Ne vuoi? Avevo fame e quindi ho chiesto a-“
“Assolutamente sì, possibilmente, però, non carbonizzate o avvelenate dalla nana. Mi serve come minimo una scarica di zuccheri per riprendermi dall’infarto che mi avete fatto rischiare.”
“Ne voglio anch’io!” trillò poi una voce, proveniente da vicino la porta della cucina.
“Britt! Abbiamo svegliato anche te?”
“Nah, ho notato che San si era alzata e ho sentito delle voci, quindi sono venuta a vedere cosa stesse succedendo!” rispose allegra la biondina, iniziandosi a sedere al tavolo della cucina, pregustando l’imminente mangiata.
“Fantastico, frittelle per tutti allora!” concluse la diva, che si era rimessa all’opera.
 
Si erano fatte ormai le 8 e mezza di mattina. Le quattro ragazze erano rimaste sveglie, parlando del più e del meno in cucina, quando sentirono bussare violentemente alla porta di casa.
“E ora chi può essere?” domandò la latina, vedendo Quinn avviarsi verso la porta.
“Hansel e Gretel?” domandò eccitata la ballerina, rivolta verso la propria ragazza.
“Britt ne dubito fortement-“ si interruppe subito, vedendo apparire dalla porta dell’ingresso un Finn, visibilmente incazzato, che, dopo aver rivolto uno sguardo pieno d’odio all’ex-cheerios, spostò l’attenzione sulle altre tre, che erano ancora sedute in cucina, e in particolare sulla latina, che ora occupava il corpo di Rachel.
“Come hai potuto?” iniziò avvicinandosi, stringendo nella mano quella che all’ispanica parve una foto.
“Non posso crederci. Non voglio più vederti, non voglio avere più niente a che fare con te, con voi!” urlò lanciando un’occhiata anche all’ex-cheerios e lanciando la fotografia sul tavolo, per poi uscire sbattendo la porta.
“Sembrava un po’ arrabbiato” constatò la ballerina, avvicinandosi alla foto, così come le altre tre.
“Merda.” Commentò solo Santana, vedendo inquadrate Rachel e Quinn che si scambiavano un bacio, in quello che riconobbe come il bagno della scuola.




 
“Secondo voi chi è stato?”
Le quattro ragazze avevano alla fine deciso di saltare le lezioni quella mattina, consapevoli che ormai la voce era già stata bella che sparsa nell’istituto. Avevano quindi passato il tempo in un centro commerciale, per fare un po’ di shopping-terapia, come l’aveva battezzata l’ispanica. Per tutto il tempo si erano tenute ben lontane dall’argomento in questione, che però occupava, inevitabilmente, i pensieri di tutte. Rachel si era tenuta silenziosa quasi sempre, rispondendo spesso a monosillabi, tanto che la stessa latina aveva evitato di tartassarla come suo solito. Quando, tuttavia, fece quella domanda, tutte sapevano bene a cosa si stava riferendo.
“Sarà stato Jacob, Rach… è l’unico che va sempre in giro con una macchina fotografica e una telecamera a portata di mano” rispose piano Quinn.
“Non era così che volevo lo sapesse Finn. Non era così che volevo si sapesse di noi” concluse guardando la bionda negli occhi.
“Lo so. Mi dispiace.”
“Non posso nemmeno parlarci ora.”
“Direi di no… non credo sia un’idea brillante presentarti da lui, nel mio corpo…” concordò l’ispanica. “Però, infondo, guardiamo il lato positivo, no? Ora potrete tranquillamente – certo appena riotterremo i rispettivi corpi, Berry – vivere tranquillamente la vostra storia, senza dover far passare Finn per un cornuto!”
“Sì, dai!” esclamò anche la ballerina “Ha ragione San, voi vi amate, non state insieme solo per fare bum-bum! E’ importante la vostra storia.” Concluse, facendo spuntare un piccolo sorriso nell’ex-cheerios, ma non ugualmente nella diva, che continuava a camminare guardando fisso davanti a sé.
“Andiamo a prendere un gelato, eh?” propose allora l’ispanica, cercando di cambiare argomento “Berry, a te lo prendiamo al puffo!”
“Non mi va.”
“Oh, ok, allora non al puffo, ma a un gusto che – udite, udite – potrai scegliere da sola!”
“Torno a casa.” Rispose, invece, impassibile, la mora “Devo esercitarmi sulla coreografia della Sylvester, altrimenti non riuscirò mai ad eseguirla per le tue nazionali, Santana.” Ciò detto, iniziò ad avviarsi verso l’uscita lasciando le altre tre, un po’ perplesse.
“Vado con lei.” Disse alla fine Quinn, preoccupata.
“Ok. Noi rimaniamo qui, ci vediamo direttamente oggi a casa, dopo che torno dalle lezioni di canto”
“Va bene, a dopo, ciao ragazze” le salutò alla fine la bionda, correndo verso la diva.
“Era un po’ shockata Rachel, vero San?”
“Un po’ è riduttivo, Britt… speriamo che Quinn riesca a farla rinsavire, si starà sicuramente facendo mille pippe mentali tralasciando il fattore fondamentale.”
“Cioè?”
“Che loro si amano ed è un’idiota se si fa venire dubbi adesso, perché non ne aveva quando si vedevano di nascosto.”
“Già”
“Andiamo a prendere il gelato, ora Brit-Brit! Per me, puffo!” esclamò allora la latina.
“Puffo?” domandò ridacchiando la ballerina,sapendo che i gusti della propria ragazza erano nettamente diversi.
“Già, è per immedesimarmi meglio nella parte della nana!” concluse dandole un piccolo bacio sul naso e avviandosi verso la gelateria.
 
“Aaaaallora, tornando ho preso le pizze per tutt-“ iniziò allegra Santana, seguita da Brittany, entrando dalla porta di casa, dopo le lezioni di canto che aveva seguito per conto di Rachel. Si bloccò però improvvisamente vedendo, nel bel mezzo del soggiorno, Quinn, che, con uno sguardo ferito guardava di fronte a sé una Rachel, con i pugni tenuti ben stretti e uno sguardo indecifrabile su volto. Si voltarono entrambe verso la porta, dove erano ora comparse le altre due ragazze, e fu per prima Quinn a parlare.
“Grazie per il pensiero, ma io me ne vado.” Disse prendendo le sue cose e uscendo velocemente di casa.
“Berry, cosa è success-…” provò a chiedere l’ispanica, che aveva assistito esterrefatta alla scena.
“Niente, Santana. Vado a dormire, ci vediamo domani.” Concluse incamminandosi verso le scale e lasciando le altre due rimaste in soggiorno sempre più stupite.
“Direi che hanno litigato” constatò infine la ballerina.
“Direi anch’io. Mangiamo ora, va’, poi vado a parlare con l'Hobbit.”
 
Dopo aver cenato velocemente, per dare il tempo a Rachel di smaltire qualsiasi cosa fosse successa quel pomeriggio, l’ispanica si avviò al piano di sopra, bussando alla porta della stanza in cui dormiva la diva.
“Berry?” provò “Berry, andiamo, ti sento da qui… sto entrando” comunicò prima di aprire effettivamente la porta e trovarsi davanti agli occhi la mora, sdraiata sul letto. Poteva davvero sembrare che stesse dormendo se non fosse stato per i continui singhiozzi che la scuotevano continuamente.
“Ehi… mi vuoi dire che è successo?”
“N-niente”
“Non offendere la mia intelligenza, su, non è ‘niente’. Posso ascoltarti, non sarò la tua più grande fan, ma sono abbastanza sicura che tu abbia bisogno di parlare. Hai litigato con Quinn?”
“S-sì.”
“Sei arrabbiata con lei?”
“No, non con lei.”
“Con chi, allora?”
“Con me stessa.”
“E perché?”
“E’ un inferno, Santana, un inferno” iniziò allora cercando di parlare fra lacrime e singhiozzi “Q-quello che è successo con Finn, questo m-maledetto scambio di corpo, quella coreografia che non riesco ad imparare e Quinn-”
“Stop! Andiamo per punti, ti va, Berry?” propose allora la latina con calma, avvicinandosi per abbracciarla, un po’ goffamente, certo, dato che non c’era abituata. L’altra annuì appena.
“Per quanto riguarda Finn, doveva pur sempre succedere, non trovi?”
“S-sì, ma non volevo che-“
“Lo sapesse così, sì, lo capisco. Ma avrebbe sofferto comunque, in ogni caso e lo sai bene. Per quanto riguarda scambio di corpo e coreografia, non ti abbattere, ok, nana? Ora lo dico e sappi che se lo dirai a qualcuno verrai gambizzata all’istante, ma sono content- aspetta, diciamo relativamente contenta che abbia avuto la scambio di corpo con te, perché sono sicura che di fronte quella coreografia assurda, chiunque si sarebbe arreso… ma tu non ti arrendi mai, dico bene?” domandò con un sorriso sincero, a cui la diva rispose annuendo con convinzione. “Quindi… tutto si può risolvere, ok? Passiamo a Quinn… cosa le hai detto di brutto?”
“Come fai a sapere che è colpa mia?”
“Perché hai quello sguardo di chi sa di ucciso Bambi e Quinn, invece, ne aveva uno ferito… due più due…”
“Ho parlato di sbaglio… insomma ho detto che avevo sbagliato tutto e lei ha pensato mi riferissi alla relazione con lei…”
“Ahia… vabè, niente panico… sei un’idiota, su questo non ci piove, ma si può risolvere”
“E come, di grazia?”
“Tu l’ami?”
“Più della mia stessa vita”
“Dille questo. Ti ama anche lei, su questo non ci piove”
“Ma l’ho ferita, capisci? Non mi perdonerà mai, ho scaricato tutta la mia frustrazione su di lei e-“
“E sei un’idiota! Dille anche questo, ok?”
“Sei terribile” ridacchiò la diva.
“Sì, beh che vuoi farci? Ora, forza, vieni giù a mangiare la pizza, che da brava persona misericordiosa ti ho conservato” propose infine l’ispanica, iniziando a staccarsi dalla diva “Mh… sai, Berry? Mi erano proprio mancate”
“Eh?”
“Le gemelle! Ma quanto sono belle?! Quanto?!”
“Oh mio Dio, ma sei impossibile! Vuoi smetterla di divinizzare le tue tette, una volta per tutte?!”
“Giammai!” rispose subito, con tono solenne l’altra. “E ora andiamo” concluse, incamminandosi verso le scale.
“Santana?” la richiamò la diva, mentre la seguiva.
“Mh-mh?”
“Grazie.” Disse, sorridendo sincera la moretta e facendo alzare subito le sopracciglia alla latina.
“Pfff, Berry, non ti gasare. Ti ho fatto semplicemente ragionare, per evitare di avere una Samara, di 'The ring', che cammina per casa, soprattutto nel mio corpo, poi! Inconcepibile. E ora muovi il culo, Hobbit.” Concluse, scatenando una risata divertita nell’altra, ben consapevole che Santana Lopez non sarebbe mai cambiata.



Angolo dell'Autrice
Alloooora mi scuso fin da subito per l'immenso ritardo, ma sono successi un po' di casini e proprio non ho potuto aggiornare prima... aaad ogni modo, spero che questo capitolo piaccia, è un po' diverso dagli altri, in effetti, però vabbè, insomma vediamo che ne pensate! xD
Ora scappo che, come mio solito, corro a destra e sinistra senza interruzione... putroppo vi devo dire che per le prossime due settimane dubito che potrò aggiornare, a stento e si parlarebbe di miracolo, riuscirei a postare un altro capitolo, ma la vedo difficilissima, visto l'esame imminente T_T abbiate pazienza, che se poi va tutto bene, sarò la vostra ossessione, ricominciando a postare ogni giorno.
Un grazie megagalattico come sempre a tuuuutti, grazie, grazie, grazie!
A presto, bella gente

 

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Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


-2 giorni al temporale, venerdì.


 
“Quinn?”
“Mh-mh?”
“…Cosa stiamo facendo esattamente?”
“Ci stiamo godendo il momento?”
Le due ragazze si trovavano sul letto della bionda, dopo una sessione di coccole, durante un pomeriggio piuttosto piovoso. La piccola diva era rimasta, fino a quel momento, appoggiata al petto dell’ex-cheerios, la quale, invece, si limitava ad accarezzare dolcemente i capelli della più bassa, con gli occhi chiusi e un’espressione rilassata sul viso. Si stavano ormai frequentando da un po’ e Rachel sentiva il bisogno di capire dove quella relazione le stesse portando; la risposta di Quinn, tuttavia, le fece chiedere se fosse il caso di rovinare quel momento con i propri dubbi, che avrebbero quasi sicuramente portato ad una discussione seria fra le due.
“Già…” concordò allora con un po’ di titubanza, che non passò inosservata all’altra.
“Parlami, Rach” la esortò allora la bionda, continuando ad accarezzarle i capelli.
“Ecco…” sospirò allora l’altra “Ultimamente mi sto.. ecco, mi sto chiedendo cosa stiamo facendo noi due… nel senso, cosa siamo?”
“…Beh, siamo…” iniziò un po’ colta alla sprovvista la bionda “cosa pensi che siamo tu?”
“Non lo so… ehi! La domanda l’ho fatta io per prima!” ridacchiò la piccola diva, alleggerendo un po’ l’atmosfera e tranquillizzando anche l’altra.
“E va bene… dunque… beh, siamo…” iniziò allora concentrata l’ex cheerios “Siamo noi.”
“Sì, Quinn, fin qui c’ero arrivata anch’io” concordò con un sopracciglio sollevato la mora.
“Non banalmente parlando, Rach” obiettò la bionda “Siamo noi. Non c’è nient’altro da aggiungere. Quello che succederà, succederà. Per ora… ecco, per ora, limitiamoci a star bene, che dici?”
“Tu stai bene con me Quinn?”
“In questo momento non vorrei essere da nessun’altra parte. Quindi, direi che, sì, sto bene. E tu?”
“Molto, sì…” rispose la mora, continuando ad essere coccolata dalla bionda “Quinn?”
“Sì?”
“Cosa provi per me?” domandò all’istante, lasciando completamente impietrita l’altra, che bloccò immediatamente la mano con cui le stava accarezzando i capelli, irrigidendosi di botto.
“i-io…” provò allora a parlare, anche se con scarsi risultati. Non era pronta per quella domanda. Aveva pensato spesso a cosa effettivamente sentisse per la piccola diva, ma ogni volta che la sua mente si avvicinava a quei pensieri, decideva infine di allontanarli velocemente, come per paura di arrivare ad una qualche conclusione, che, beh, le riusciva difficile accettare semplicemente. Con lei stava bene. Dio, in realtà non era mai stata così bene in vita sua, ogni volta che la sfiorava, che l’accarezzava, che anche solo i loro sguardi si incrociavano, si sentiva… si sentiva al proprio posto. Come se quello fosse ciò che era destinata a fare, come una droga, come un sole, come una stella, sì, esattamente come una stella da cui era inesorabilmente attratta. Non poteva farci niente, era così.
Ma l’amava? Era pronta a confessare una cosa del genere? E Rachel aveva ancora Finn, si sarebbero dovuti sposare, era… no. Non era decisamente pronta per quello  e la diva parve comprenderlo, perché, dopo aver aspettato qualche secondo una risposta che non arrivò, decise di deviare su altro.
“Cosa faremo quando e se tutto questo verrà a galla?” chiese, allora, tranquilla all’altra, che dopo essersi lasciata andare ad un sospiro sollevato, parve riacquistare tutta la sicurezza che l’aveva sempre contraddistinta, come se quella che le era stata appena rivolta fosse la domanda più semplice a cui avrebbe mai potuto rispondere.
“Con ‘tutto questo’ intendi noi due, giusto?”
“Sì”
“Ti prenderò per mano.” Le rispose sicura, facendo sorridere l’altra.
“Non ‘banalmente parlando’, eh?” le domandò allora ridacchiando e ripetendo le sue stesse parole.
“Ecco, brava… Ah, e se mai dovessero riempirci di granitate…” iniziò per poi essere prontamente interrotta dall’altra.
“Ti aiuterò io a levarti quella roba appiccicosa di dosso.”

 
“Berry? Berry?! Oh, ci sei?”
Rachel fu riscossa dai propri pensieri da una Santana, che le stava sventolando – ormai probabilmente da un po’ di tempo – la mano davanti agli occhi.
“Eh? Sì, ci sono!” scattò sull’attenti, cercando di mostrarsi più tranquilla e sveglia possibile.
“Ahà…” la guardò scettica l’ispanica, alzando le sopracciglia “Scommetto che pensavi ai tuoi compagni sette nani, che hai lasciato da soli nel bosco.. ma tranquilla, staranno beniss-“
“Per l’amor del cielo, andiamo Santana, su!” l’interruppe allora, incamminandosi verso la porta di casa.
Le due avevano infatti deciso di andare a scuola quel giorno, un po’ perché se avessero saltato un’altra lezione del glee probabilmente al professor Schuster sarebbe saltato un embolo e un po’ perché, prima o poi, avrebbero comunque dovuto affrontare quella situazione. Com’è il detto? Via il dente, via il dolore, no?
“Sicura?” domandò un po’ preoccupata la latina, prima di chiudere la porta dell’ingresso.
“Dovrei chiederlo io a te piuttosto… sei tu che dovrai sopportare tutto visto che sei nel mio corpo.”
“Pfff, tranquilla Berry, sono una roccia io. Sopporterò un secondo coming out a quanto pare…” sospirò rassegnata prima di rivolgere uno sguardo deciso alla diva “Vedi di risolvere con Quinn, nana. Non voglio esseri piagnucolanti in casa, ne abbiamo già parlato eh?”
“Quello è il piano.” Le sorrise, consapevole che quello era, certo,  alla maniera Lopez, un modo per incoraggiarla. 





“Ah, dai, mi aspettavo peggio” commentò ironica la latina verso la diva. Erano appena entrate dalla porta principale della scuola, quando tutti - e con tutti, si intende tutti per davvero, probabilmente anche mosche e moscerini svolazzanti per aria – si girarono verso le due more.
Il vociare si fece immediatamente assordante, mentre le due seguivano a camminare lungo il corridoio, cercando di apparire tranquille e rilassate. Non c’era essere dotato di vita che non le stesse squadrando.
“Vuoi un autografo per caso?!” domandò accigliata l’ispanica ad un ragazzo che la stava osservando un po’ troppo insistentemente. E va bene che era nel corpo di Rachel Berry, universalmente nota per il suo amore sconfinato per quel balenottero di Finn Hudson, e recentemente scoperta avere una relazione clandestina con l’ex di questo, una ragazza tra l’altro, però che diavolo!
“Santana…” la richiamò sottovoce l’altra, come a ricordarle che non era certo comportandosi come Santana Lopez che avrebbe distolto l’attenzione da sé, anzi probabilmente l’avrebbe aumentata.
“Senti, lascia stare, ok? Limitiamoci a-“ si interruppe all’istante vedendo dall’altra parte del corridoio Quinn, che si stava dirigendo verso l’aula della prima ora. Camminava trascinandosi, cercando di scansare tutte le persone che le si paravano davanti, talvolta anche cercando di darle qualche spallata, quando, sollevando lo sguardo, incontrò per la prima volta dopo la lite della sera precedente quello della diva nel corpo dell’ispanica.
 Rachel vi lesse dolore, tristezza, malinconia. Quinn, invece, vide senso di colpa, dispiacere, ma anche fermezza.
Prima che anche solo la diva potesse fare un passo verso di lei, tuttavia, si girò, dandole le spalle, e incamminandosi dal lato opposto del corridoio, lasciandola delusa.
“Dalle tempo, ok?” cercò di rincuorarla allora l’ispanica, che aveva visto tutta la scena.
“Sono un’idiota.”
“L’avevo detto io.” concordò l’altra, distanziandosi e avviandosi verso l’aula “L’accettazione è il primo passo verso la guarigione, tranquilla!”

 
La situazione si mantenne pressoché inalterata fino alla fine della terza ora, quando la diva, immettendosi nuovamente nel corridoio, osservò da lontano una scena, che le spezzò in cuore.
Quinn, che, come lei, era appena uscita dall’aula, era stata appena centrata in pieno da una granita, lanciata da uno dei bestioni della squadra di football. La vide dapprima rabbrividire per la sensazione di freddo di quella bevanda appiccicosa, per poi chiudere con forza gli occhi, per un periodo più lungo del normale, come se stesse scacciando qualche pensiero… o forse semplicemente sperando di non trovarsi davvero in quella situazione.
Dopo aver infine aperto gli occhi, si incamminò silenziosa verso il bagno più vicino, mentre il corridoio si stava via via svuotando per il suono della campanella che comunicava l’inizio di una nuova lezione.
Rachel si limitò a seguirla, aprendo la porta del bagno; la trovò col capo chino appoggiata ad un lavandino. Sentendo la porta aprirsi, la bionda si voltò allora per vedere chi fosse, permettendo però allo stesso tempo all’altra di vedere i suoi occhi inumiditi.
“Quinn…” sussurrò allora Rachel, rivolta all’altra che nel frattempo aveva riabbassato lo sguardo e stava aprendo l’acqua per levarsi i residui di granita di dosso.
“Va’ via, Rachel.” Affermò, seppur con voce tremante, l’altra.
“No.” Ribatte sicura la diva, facendo alzare di scatto la testa della bionda, che ora la guardava con rabbia. “Non vado da nessuna parte, se non ci sei tu.” Concluse, sicura, avvicinandosi.
“Ho detto va’ via!” urlò più forte la bionda, con le lacrime agli occhi. L’altra, però, non si scompose e continuò ad avvicinarsi, fino a trovarsi ad un centimetro da lei, guardandola negli occhi.
Rimasero così ferme per qualche minuto, avvolte da un silenzio, che fu per prima Rachel a spezzare.
“Mi dispiace Quinn.” Disse semplicemente.
“Io non sono uno sbaglio”
“Non lo sei mai stata.” Confermò sicura la mora “Sei tutto fuorché uno sbaglio, mi dispiace per quello che ti ho detto… sono un’idiota” concluse, sollevando le spalle.
“Sì, lo sei” convenne l’ex-cheerio, guardando l’altra aprire la borsa e prendere un asciugamano.
“Beh… Santana dice che l’accettazione è il primo passa verso la guarigione… quindi, magari sono a buon punto” le sorrise, facendole segno di avvicinarsi.
“Magari, sì… che stai facendo?”
“Mantengo la mia promessa” affermò sicura, facendo spuntare un sorriso  sulla bocca dell’altra, che parve ricordarsi della vicenda alla quale la diva stesse facendo riferimento. “Tu non lasciarmi la mano, ok? Anche se sono una stupida che non pensa prima di parlare e che ha scaricato tutta la propria tensione sulla persona a cui tiene di più al mondo.” Le chiese poi, iniziando a pulire i residui di granita sul volto dell’altra, che aveva chiuso gli occhi, beandosi delle cure della mora.
“Non potrei mai.” Concluse la bionda, afferrando e accarezzando con pollice il dorso della mano libera dell’altra.


“Ehi San” salutò l’ispanica la ballerina, avvicinandosi alle gradinate del campo di football.
“Ehi Britt” ricambiò l’altra, sorridendole dolcemente, per poi tornare a guardare avanti a sé.
“Sapevo di trovarti qui, anche la prima volta ci venisti.” Le disse, sedendosi accanto.
“Vero. Non avrei mai pensato di trovarmi in questa situazione due volte, è tipo umanamente impossibile” sospirò, per poi girarsi a guardare negli occhi la propria ragazza “Che ci fai qui comunque? Successo qualcosa?”
“No… volevo solo vederti, in realtà.” Affermò, prendendole la mano e intrecciando le proprie dita alle sue. “E poi avevo paura che gli orchetti ti avessero fatto qualche dispetto, sono un po’ intrattabili oggi” aggiunse socchiudendo gli occhi e facendo sorridere l’altra, che appoggiò il capo sulla spalla della più alta.
“Mi sono beccata una granitata in faccia prima”
“Oh. A che gusto era?” domandò, ampliando il sorriso che si era formato sulle labbra della mora. Amava quella parte di Brittany, era davvero una capacità incredibile la sua, quella di sminuire le cose, concentrandosi su dettagli praticamente insignificanti, ma che inevitabilmente sollevavano, non si sa come, l’umore del proprio interlocutore.
“Fragola”
“Buona! Magari sarebbe stato meglio poterla mangiare da un bicchiere, però, è pur sempre qualcosa” disse, facendo ridacchiare l’altra.
“Sì, magari sarebbe stato meglio non doversi ripulire vestiti e faccia più che altro…”
“Sai, San, hai fatto una cosa bella per Rachel.”
“Non avevo scelta, Britt” obiettò corrugando le sopracciglia l’ispanica.
“Credo che si abbia sempre una scelta... e credo anche che tu abbia scelto di aiutarla.” Riflettè con un dito sul mento la biondina, per poi esclamare come colta da un’illuminazione “Le vuoi bene!” facendo alzare di botto la testa della latina.
“Non esageriamo, ora Britt-Britt! C’è un limite, eh! Sono intrappolata nel suo corpo, questo è l’unico motivo per cui-“ si interruppe vedendo che la ballerina le stava ora rivolgendo una faccia da ‘Sì, valla a raccontare a qualcun altro’. “Britt! Non guardarmi così!”
“Ma così come?”
“Come se stessi dicendo sciocchezze!”
“Ma noooo…” si difese sorridendo l’altra.
“Non voglio bene alla nana!”
“Oh, sì, ma certo, Sannie. Ti credo” la assecondò, ampliando però il proprio sorriso.
“Odio quando fai così” borbottò allora contrariata la mora.
“Così come?”
“Quando cerchi di leggermi!”
“… non sapevo ti potessi trasformare in un libro San” commentò con sguardo confuso la ballerina.
“Nel senso che… vabbè, dai lascia stare” sospirò la mora prima di guardare l’orologio “Dobbiamo andare al glee…”
“Ah! Andiamo allora!” esclamò la bionda, alzandosi e porgendo la mano all’altra, che l’afferrò prontamente.


 
Arrivate nell’aula canto, le quattro si sedettero vicine sulle sedie di dietro, per cercare di attirare meno attenzione possibile, cosa, tuttavia, alquanto improbabile. Man mano che infatti i propri compagni entravano, ognuno di essi rivolse occhiate alle quattro, chi di disapprovazione, chi di solidarietà. Tina apparve decisamente contrariata, seguita a ruota da Artie e Rory. Mercedes sembrava, invece, più che altro incuriosita dalla cosa, così come la maggior parte degli altri. Casi a parte erano poi Puck, che si limitò ad offrire, come suo solito, le proprie doti da Puckzilla per fare loro compagnia e Kurt, che, dopo essere entrato di corsa in aula, si era limitato ad un “Perché diavolo non me l’hai detto?! Voglio bene a Finn, per l’amor del cielo, però… bel colpo comunque! Sono il tuo amico gay, avresti dovuto tenermi informato del tuo cambiamento di gusti sessuali!” rivolto verso l’ispanica, nel corpo della diva, che rispose semplicemente con una risata, che contagiò anche le altre tre, e lo stesso ragazzo.
Il silenzio, però, calò con l’entrata di Finn nell’aula. Questi, notando le quattro ragazze sedute vicine, si avvicinò con sguardo arrabbiato e disgustato.
“Vi siete apparate tutte assieme, eh?”
“Scusa?” fece, iniziando ad arrabbiarsi, l’ispanica.
“Credo tu abbia capito benissimo Rachel. Cos’è avete fondato un club per sole ragazze gay.. come l’avete chiamato eh? ‘Adultere gay’? ‘Sgualdrine lesbo’?”
“Ehi Finn, calmati un po’ ora eh!” lo richiamò Puck “Tranquillizzati e siediti su”
“Oh, già dimenticavo il paladino della giustizia, qui. Mi era quasi sfuggito che anche tu sia stato una delle tante cornificazioni che la qui presente Rachel Berry mi ha rifilato. Chi altro ti sei fatta, Rach, eh? Qualche ragazzo della squadra di football? Brittan-“
si interruppe vedendo l’ispanica, nel corpo della piccola diva, che si era alzata con uno sguardo di fuoco, pronta a scaraventarsi su di lui, ma prontamente fermata da quella che lui pensava essere Santana, avvolgendole la mano attorno al polso e provando a farla risiedere.
“Lascia stare” sussurrò semplicemente la diva.
“Oooh! Ma bene, Santana Lopez, addirittura! Complimenti, allora… e Quinn lo sa? O magari fate cose a tre o a quattro…” cominciò vedendo le due more alzare di scatto la testa e scattare in avanti per attaccarlo, ma prontamente fermate dalle altre due bionde, che cercavano di tenerle ben ferme.
“Che figlio di-“ sussurrò presa dall’ira l’ispanica, cercando di divincolarsi dalla presa di Brittany, quando fece il suo ingresso nell’aula il professor Schuster.
“Allora, ragazzi! Ecco qui la scalett- ehi! Ma che diavolo sta succedendo qui?!” chiese vedendo le due more trattenute a stento dalle due biondine e Finn, in piedi, di fronte a loro con uno sguardo di sfida, ma tenuto comunque fermo da Puck, con una mano sul petto, per distanziarlo dalle due.
“Niente prof…” parlò allora l’ex cheerio “Noi dobbiamo proprio andare”
“Cos- come sarebbe a dire? Dobbiamo concordare la scaletta per le nazionali!”
“Lo sappiamo prof… ma… Lord Tubbligton ha bisogno di noi, è andato in overdose di orsetti gommosi!” cercò di trovare una scusa la ballerina.
“Lord…chi?” chiese confuso allora l’altro.
“E’ complicato, beh, ci segni come assenti… ci dispiace” concluse Quinn, raccogliendo tutte le cose e incamminandosi verso la porta con le altre tre.
“Le lasci andare, si staranno andando a rintanare in qualche bordello!” urlò loro dietro Finn, facendo girare ancora una volta di scatto le due more, che però furono spinte velocemente fuori dall’aula dalle altre due.




 
“Berry, certo che tu te li scegli proprio bene, eh?” chiese l’ispanica alla diva.
Erano tornate a casa della latina da un bel po’ di tempo, e stavano ormai cenando, tutte e quattro, in cucina. Nel corso del pomeriggio si erano esercitate una nel canto una nella coreografia, aiutate dalle rispettive ragazze, con considerevoli risultati. Santana, infatti, ormai si stava iniziando ad abituare al timbro di voce dell’altra, che a sua volta stava nettamente migliorando nelle acrobazie delle cheerios.
“Già, a quanto pare è uno dei miei tanti talenti” convenne Rachel  con un sorriso amaro.
“Proprio uno stronzo.”
“Sì, beh, anche se effettivamente l’ho tradito. Era arrabbiato.”
“Questo non giustifica le parole che si è fatto uscire dalla bocca” obiettò a quel punto Qiunn, arrabbiata.
“In effetti…” convenne la piccola diva “Ormai non importa comunque, spero solo che si plachi prima o poi.”
“Oh, sì, lo spero per la sua giugulare, che gli sarà strappata a morsi altrimenti” commentò malefica l’ispanica, facendo ridere tutte le altre, tranne Brittany.
“Non capisco, San. Finn ha una giungla?” chiese, quindi, innocentemente, facendo sorridere l’altra.
“No, Britt, la giugulare è-“ la sua spiegazione fu interrotta dagli squilli ripetuti provenienti dal telefono di Rachel “Hobbit, telefono!”
“Santana, sei tu l’”Hobbit” ora, devi rispondere tu!” le disse, provocando uno sbuffo  nell’ispanica, che si allontanò borbottando.
“Chi può essere?” chiese Quinn allora alla diva.
“Onestamente non saprei, spero solo che non sia qualche telefonata-insulto di Finn”
“Pensi davvero arriverebbe a tant- ah, già, aspetta abbiamo assistito tutti alla scenata al glee.”
“Non pensavo reagisse così male, comunque.”
“Io sì. Si trasforma in un emerit- San?” si fermò l’ex-cheerio vedendo rientrare l’ispanica in cucina, con uno sguardo un po’ strano sul volto.
“Nana, credo che siamo vagamente fottute.”
“P-perché?”
“Erano i tuoi padri. Vogliono che andiamo a cenare lì domani sera.”




Angolo dell'Autrice
Ehi, bella gente, eccomi qui con un altro capitolo, che può essere definito come miracolo di san Gennaro probabilmente, visto che non so nemmeno io come ho fatto a scriverlo, sfruttando i momenti morti, di pausa dallo studio distruttivo. In realtà devo dire che non mi convince in tutto e per tutto, alcune parti sì e altre no, quindi lascerò semplicemente a voi l'ardua sentenza!
Ora, prima di salutarvi, sento il bisogno di comunicare una cosa. Pochi giorni fa, mentre girovagavo per il sito leggendo ff, ne ho trovata una, Spellbound, la cui trama e i personaggi sono praticamente gli stessi di questa...diciamo che la mia espressione, leggendola era più o meno questa -> O_O ...anche perchè effettivamente c'erano molte cose simili, anche se ho notato che si stava iniziando a sviluppare poi in maniera diversa... quindi per una questione di correttezza mi sono sentita in dovere di contattare l'autrice - che non mi ha ancora risposto - e di comunicarlo anche qui, visto che è oggettivamente chiaro cosa può sembrare, e non è proprio da me. L'ispirazione infatti mi era venuta vedendo, oltre ad altri film sempre sullo scambio di corpo visti precedentemente, "boygirl - questione di sesso", che consiglio assolutamente, visto che fa ridere un sacco.
Concludo ringraziando sempre le bellissime persone che mettono la storia fra preferite/seguite, chi legge in silenzio, e le meraviglie che hanno recensito i capitoli precendeti, grazie mille!
Il prossimo capitolo arriverà probabilmente intorno, non questo, ma il prossimo martedì, per colpa di questo maledetto esame e... niente, credo sia tutto! Torno allo studio matto e disperato!
A presto bella gente! :D

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Capitolo 10
*** Capitolo X ***


-1 giorno al temporale, Sabato.



 
 “E quindi, cara nana, sono indecisa. Tremendamente indecisa direi… pertanto, facciamo così, dimmi tu quale preferisci, eh? Dunque, la scelta sarebbe fra mini-Berry sbarra micro-Berry - anche se preferirei il suffisso micro a questo punto dato che sarebbe più appropriato -, Froda, Nanèss, umpa-lumpa, smallfoot, Margaret McBassez e, per finire, nana da giardino. E’ una bella scelta, insomma, si tratta di un tuo nuovo possibile soprannome, è importante!”
“Nana da giardino non è nuovo, Santana” commentò scocciata Rachel.
“Oh, lo so, ma non l’ho mai usato rivolgendomi a te, mi tornava utile semplicemente quando parlavo DI te. E’ diverso, capisci?”
Quella mattina le quattro ragazze, per passare un po’ di tempo, avevano deciso di andare a fare una passeggiata al parco, cercando di organizzarsi per la cena della sera. Santana sembrava la più preoccupata e per scaricare un po’ di tensione aveva pensato bene di tartassare un po’ l’altra mora.
“Il nome Margaret mi piace!” intervenne contenta la ballerina.
“McBassez? Hai perso il dettaglio fondamentale, Britt” commentò ancora Rachel, irritata.
“Ma è carino, dai!”
“Concordo! E’ molto particolare, Hobbit! Potresti andarne fiera, magari tatuandotelo sulla fronte… vorrei poterti dire di tatuarlo sulla caviglia, ma posso vedere chiaramente che con questi arti sembra che appena inizi il piede, ci sia già il ginocchio… brutta storia la tapp- oh! eccone un altro: tappagirl!”
“Oh, buon Dio.” Fece Rachel, passandosi le dita sulle tempie “Per favore, Santana potresti gentilmente smettere di cercare nuov-“
“Shhhhh! Silenzio, silenzio!” la interruppe l’altra, con un’espressione concentrata, portandosi l’indice vicino all’orecchio destro, come se stesse sentendo una conversazione all’auricolare “Oh, capisco…” commentò per poi rivolgersi alla piccola diva “Berry, mi dicono dalla regia che Pollicina rivuole le sue scarpette”
“Quiiiiin! Ti prego la puoi far smettere?!” si rivolse allora all’altra bionda, che stava tranquillamente mangiando un gelato, guardando il laghetto incurante della discussione che si stava tenendo a pochi centimetri da lei.
“Eh?” chiese distrattamente.
“Quinn, è Santana! Mi sta esasperando, fa’ qualcosa!”
“Rach, il trucchetto è non darle corda! Prima mi ha detto che sembravo un porcospino con questi capelli appena svegliata, ma non le ho dato retta e… voillà, ora..”
“Sta tartassando me” concluse per lei Rachel incrociando le braccia.
“Oh, andiamo Berry! Si tratta di trovarti un nuovo soprannome, ti sto anche lasciando scegliere, cosa vuoi di più dalla vita?”
“Essere lasciata in pace, ad esempio?”
“Basta, ora, basta.” Le interruppe l’ex-cheerio “San, è abbastanza chiaro che tu sia agitata per stasera e che, per questo, tu stia esasperando Rachel. E’ divertente, convengo, però…“ si interruppe vedendo l’occhiata di fuoco che le lasciò la propria ragazza, per poi correggersi subito “Non divertente! Non divertente, nella maniera più assoluta, la cosa meno esilarante e divertente del mondo e-“
“Taglia, Quinnie, il danno l’hai fatto” commentò ancora irritata la diva.
“Sì, beh, il punto è che sappiamo tutti che fai così quando sei agitata, ok? Ricordo ancora che il giorno, in cui avevi intenzione di chiedere a Britt di fare coppia fissa, sembravi un drago sputafuoco per scuola…”
“Non è assolutamente ver-“ provò a difendersi allora l’ispanica.
“Hai incollato una povera ragazza alla tazza del water; non contenta, hai, poi, tirato uno sgambetto a Jacob, prevendendo il suo atterraggio sulle tette della Sylvester e, per finire, hai tinto di fucsia i capelli di una cheerio negli spogliatoi, facendole credere che le stessi applicando un ‘nuovo e meraviglioso’ prodotto per capelli. Chiaramente, tutto questo non volendo contare la quantità industriale di insulti, che hai generosamente dispensato a tutti. Non agitarti, ok? Andrà bene stasera.”
“Devo dire che sembri la sorella della strega cattiva delle fiabe da questi racconti Santana” commentò allora Rachel “Geniale e perfida”
“Oh, andiamo! Non è assolutamente vero. Cioè, aspetta, la parte ‘geniale e perfida’ ci sta, però non sono agitata! Per niente, niente di niente! Mai stata più tranquilla! Mai!” fece la latina con voce isterica, muovendo incontrollatamente le braccia.
“Diamole un valium…” propose a voce bassa la diva, facendosi sentire solo da Quinn e continuando ad osservare l’altra mora che continuava a parlare ed agitarsi sempre di più.
“Ci ho pensato, ma se ne accorgerebbe subito e-“ si fermò vedendo la ballerina, che fino a quel momento aveva osservato l’ispanica con uno sguardo confuso, posare delicatamente le labbra su quelle dell’altra, che si bloccò all’istante rilassandosi, per poi afferrarle la mano e portarla più vicino al laghetto, staccandosi dalle altre due.
“Oh.” Commentò semplicemente Rachel, senza parole.
“Direi che Britt sia il suo valium personale… “
“Ma hai visto?? Tralasciando il fatto che vedersi baciare fa un effetto strano… è stato incredibile, è riuscita a placarla!”
“Eh già” convenne, ridacchiando l’altra. “Sa decisamente come prenderla.” Conluse incrociando le proprie dita con quelle dell’altra e raggiungendo le due, che si erano stese sull’erba.
 
“Allora, ti sei calmata, San?”
“Io sono sempre calma, Quinn.” Le rispose secca l’altra, sdraiata sul prato con le mani dietro la testa e lo sguardo puntato verso il cielo.
“Oh sì, certo, e io mi chiamo Bob!” la prese in giro la diva.
“Ah! Ok, nana, non era tra le opzioni, però d’ora in poi ti chiamerò Bob, Bob!” affermò ridacchiando la latina.
“Mi piace!” esclamò la ballerina, facendo sbuffare Rachel e provocando una risata nell’altra bionda.
“Ad ogni modo, per stasera...” iniziò la piccola Berry.
“Dio, siamo fottute, Bob, andiamo. Guardiamo in faccia alla realtà, sono i tuoi padri, ti conoscono meglio di chiunque altro!”
“Infatti! Ma ho un piano!”
“Sarebbe?”
“Tu cercherai di parlare il meno possibile”
“Ahà. Realistico…” commentò esasperata l’ispanica “Ti rendi conto che tu parli 30 ore su 24?! Sarebbe un’idiozia!”
“Non del tutto! Devi sapere che quando sono vicino a prove importanti parlo pochissimo in casa, per tutelare la voce… quindi, è fatta! Con la scusa dell’audizione della NYADA sarai costretta a parlare il minimo indispensabile e nel frattempo li terrò occupati io, parlando di argomenti di interesse comune…”
“Barbra a gogo, insomma…” commentò rassegnata l’altra, prevedendo una serata a base di musical.
“Beh… anche…. Ma è l’unico modo! E comunque, rimarremo lì fino le nove circa, quando le qui presenti Quinn e Brittany verranno a salvarci!”
“Posso saper volare come superpotere??” chiese tutta emozionata la ballerina.
“Anche no, Britt” continuò la Berry “Verrete a casa mia con la scusa di dover andare da qualche parte, cose così… e saremo fuori di lì in men che non si dica, sarà una passeggiata!”
“L’ultima volta che hai parlato così, i miei, o meglio i tuoi, occhi hanno lacrimato per ore, Berry. Permettimi il beneficio del dubbio, ora.” Fece l’ispanica, ricordando la serata a casa Hummel.
“Ooooh, andiamo, Santana, sarà facile! Sono sicura che non ci saranno intopp-“
“Ma sei per caso impazzita?!” urlò l’ispanica tappandole la bocca con la mano “Come lanciarsi sfiga addosso, in poche semplici mosse: lezioni presso Bob Berry.”
“Come sei superstiziosa, Santana” commentò scocciata la diva, liberandosi dalla presa dell’altra. “Ripeto, andrà tutto una meravigl-“
“Taci, o ti infilo la scarpetta di Pollicina in bocca”
“Hà! Non lo faresti mai, la bocca è la tua.” Commentò l’altra alzando le sopracciglia e ridacchiando.
“Merda… bhe, allora mi limiterò ad urlare a squarciagola finché non verrà meno la tua voce”
“Non oseresti!”
“Invece sì, caro Bob!” esclamò malefica la latina, per poi cambiare immediatamente argomento, dopo essersi ricordata di qualcosa. “Senti un po’, non è che c’è qualcosa che devi dirmi? Ho le coordinate del bagno, della cucina, della tua camera e fin qui ci siamo. Non è che c’è qualcosa di fondamentale da sapere che hai tralasciato?”
“Mmh… non mi pare… l’unica cosa che devi assolutamente ricordarti è che non mangio carne, quindi non accettarne di nessun tipo, mi raccomando!”
“Bleah. Non solo tortura psicologica ma anche fisica, andiamo bene.” Commentò l’ispanica innervosita.
“Ce la puoi fare, San” la rincuorò allora la ballerina, sorridendole.
“Okay” le disse l’altra, rilassandosi e sorridendole a sua volta.
“E’ proprio il suo valium!” urlò la diva verso Quinn, facendo voltare però le altre due confuse.






 
“Allora Rachie, tutto ok in questi giorni a scuola?” domandò Leroy rivolto a quella che credeva essere sua figlia.
Le due erano arrivate a casa Berry alle 7 e mezza in punto, trovando i due uomini alle prese con i fornelli. Dopo i saluti iniziali, che, tra l’altro, consistevano in abbracci, a cui l’ispanica rispose goffamente, i quattro, dopo aver scambiato due chiacchiere nel salotto, si spostarono a tavola, dove troneggiavano una serie di pietanze che mano mano facevano il giro dei commensali.
“Mm, bene! Niente di nuovo, le solite cose”
“Oh andiamo! Ci hai sempre tenuti superaggiornati sulla tua vita scolastica e ora che non ci vediamo da tutti questi giorni dici solo questo? Su Rach, raccontaci!”
“Beeh” *Ecco qua, pensa, pensa, pensa* “Ho preso 8 alla prova di matematica, ma dal punto di vista scolastico niente di più, salvo, chiaramente, il saggio che io e Santana stiamo preparando e che ci sta prendendo davvero molto tempo…Per lo più ho cantato molte canzoni al glee… e… sì, ecco, ho convinto il professor Schu a farmi esibire con alcune canzoni della mitica Barbra…”
“Oh ma è meraviglioso! E tu, Santana? Ti piacciono i musical?”
“Certamente signor Berry! Proprio ieri io e Rachel abbiamo visto a casa mia Funny girl, inutile dire che siamo rimaste estasiate come sempre… Lo dico sempre che Barbra…”
La piccola diva era ora partita in quarta con l’intento di cercare di tenere occupati i propri padri, permettendo così all’altra mora di essere interpellata il meno possibile. Dopo aver tirato un sospiro di sollievo, infatti, l’ispanica, vedendo che la conversazione stava andando per le lunghe, decise di fare quello che faceva tutte le volte che si annoiava e intendeva eclissarsi dal mondo: canticchiare nella propria testa.
*Ma sì andiamocene sui balli di gruppo, va’…*
“Insomma ha ricevuto l’oscar per miglior attrice protagonista, senza contare che nella sua carriera ne ha vinto anche un altro, oltre poi ai nove Grammy…”
*A la tuhuelpa legria macarena, que tuhuelce paralla legria cosabuena, a la tuhuelpa legria macarena… eeeeeee macarena! Yeah!*
“Oddio, ma vogliamo parlare del suo amore per la naturalezza? Guardate il suo naso! Non ha voluto cambiare per niente e per nessuno…”
*Young man, there's no need to feel dooown.  I said, young man! pick yourself off the ground, I said, young man! 'cause you're in a new town. There's nooooo need. To. Be. Unhappy! Young man! there's a place you can go. I said, young man!  when you're short on your dough. You can stay there, and I'm sure you will find manyyy waaaays to. Have. A. good. time. Tan-tan-tan-tan!  It's fun to stay at the Y-M-C-A!  It's fun to stay at the Y-M-C-  aspetta… canzone curiosa da cantare in una stanza dove non c’è nemmeno un etero…*
“E i suoi ben 6 Emmy e del Tony?? Andiamo è magnifica!”
*Boooooomba! Sensual… Un movimiento sensual, sensual! Un movimiento muy sexy, Sexy! Un movimiento muy sex- oh no… pessima canzone da cantare! Scaccia il pensiero, scaccia il pensiero! Non è il momento di pensare allo spettacolino che Britt aveva preparato per te a san Valentino! Andiamo, ti prego, coopera cervello maledetto!*
“Assolutamente, non potrei essere più d’accordo! Di tutti i musical di sicuro quello è uno dei migliori…”
*Pensa a qualcosa di innocente! Innocenza, innocenza, andiamo! Ci sono, film e cartoni animati, ci siamo! Ne ho visti milioni grazie a Britt! Andiamo col re leone*
“No, davvero, non posso credere che abbia ricevuto proprio lui il premio quando chiaramente era stato l’altro il migliore, non c’erano dubbi!”
*Ho tante noci di cocco splendide, tittirì! tutte in fila per tre, per tre, per tre...poppopò .. .grandi, grosse, anche più grandi di te!*
“Inutile dire che in don’t rain on my parade era meravigliosa, assolutamente!”
*Pollooon, Pollon combina guaaai, su nell’olimpo felice tu stai… la beniamina di tutti gli dei sei tu! Oh oh oh Pollon!  Era figo come cartone Pollon in effetti! Com’era quella canzoncina che cantava sempre?*
“No, no grazie, non mi va il tacchino. E’ una cena fantastica comunque, devo fare i miei complimenti ai cuochi!”
*Sembra talco ma non è, serve a darti l’allegria! Se l’assaggi o lo respiri ti dà subito l’allegr- Oddio… ma Pollon era una cocainomane! Ora capisco perché si credeva una dea dell’Olimp-*
“Rachel? Rachel? Ci sei?” interruppe i pensieri della latina, Hiram che le stava ora porgendo il vassoio con il purè.
“Cos- oh sì, sì certo, ero solo un attimo sovrappensiero….” Fece afferrando la pietanza e mettendone un po’ nel piatto.
“Avevi una faccia un po’ strana, sicura di stare bene? Non hai spiccicato mezza parola…”
*Vorrei vedere, Pollon s’è scoperta la spacciatrice di fiducia di Zeus!*
“Assolutamente, non preoccuparti p-pa-papà! Sto solo… sì, sai, tutelando la voce per lunedì… lo sai, com’è, no?”
“Certo, lo sappiamo” fece Leroy “Ma quando si tratta di questi discorsi non esiti mai ad esprimerti anche quando sei a pochi minuti da una competizione! Prima ad esempio ho detto che Barbra effettivamente ha un naso decisamente eccessivo, cosa che di solito ti fa imbestialire. Santana, qui, però ne ha difeso l’onore al posto tuo, ad ogni modo… quindi, ti chiedo, tutto bene Rach?” chiese, facendo sbiancare le due ragazze.
“M-ma, s-sì! Sul serio, tu-tutto in ordine! Assolutamente!”
“Parla ora, Rach.” Intervenne allora Hiram, osservando la scena con gli occhi socchiusi “Stai nascondendo qualcosa, e ti assicuro che non uscirai da qui finché non avrai sputato il rospo!”
La latina, terrorizzata, si girò verso la diva, che, sostanzialmente aveva la sua stessa espressione sulla faccia. Non sapevano davvero cosa fare ora, era il caso di inventarsi qualcosa di realistico.
“C-cioè… è stata una brutta settimana” provò allora l’ispanica, sperando con tutta sé stessa che i due ci credessero.
“Ahà.. e come mai?”
“B-beh, sai, granitate…”
“Non ti sei mai comportata così per un paio di granitate”
“Tante granitate! Erano davvero tante…”
“Okay, Rach, sto iniziando a spazientirmi” fece Leroy, visibilmente innervosito “Non ci hai mai nascosto niente, quindi presumo sia qualcosa di davvero molto grave. Sei incinta per caso?!”
“C-cosa?! No, no, no!”
“Allora, cosa? Sei stata espulsa?”
“No, no!”
“Buon Dio, Rachel, parla! O lo scopriremo a modo nostro”
La latina era ormai entrata nel pallone. Si girò quindi verso l’altra, sperando di trovare un qualche appiglio di salvezza, ma quello che vide non le piacque per niente. Rachel stava ora prendendo dei respiri profondi, come prima di dover fare qualcosa di impegnativo. Ed infatti la vide alzare lo sguardo decisa e aprire la bocca per iniziare a parlare.
“E’ inutile mentire a questo punto…”
*No, no, no! Maledetta Berry, vuole spifferare tutto! Non è il momento di farsi internare! Non a un giorno dal prossimo stramaledetto temporal- IDEA! Scusa, Bob*
“Hai ragione, Santana… Ecco, p-papà, io sto con Quinn Fabray ora.”






 
Le due bionde si stavano or ora preparando per andare a recuperare le altre due, quando videro la porta di ingresso di casa Lopez spalancarsi mostrando le rispettive ragazze.
“Tu sei un’idiota!” urlò per l’ennesima volta la diva tirando scappellotti all’altra – beh, in fin dei conti li stava tirando a sé stessa.
“Tu ci volevi far internare! E sarei io l’idiota?!” le rispose allora a tono l’altra, massaggiandosi la nuca.
“Si può sapere cosa diavolo ti è passato per la testa?! Farglielo sapere così, poi! Che ti sei fumata si può sapere, eh?!”
“Io niente… Pollon forse qualcosa” commentò a bassa voce l’ispanica
“Eh?”
“Ehi! Ma voi che ci fate qui? Stavamo venendo a recuperarvi!” le interruppe Quinn, che nel frattempo aveva già riposto il cappotto, dato che ormai non avrebbe più dovuto utilizzarlo.
“Siamo qui, perché la qui presente Santana ha detto ai miei che ora sto con te!”
“Scusami?” domandò allibita l’ex-cheerio, per poi rivolgersi all’ispanica “San! Ma che diavolo fai?”
“Ho dovuto! Bob voleva spifferare tutto! Ho detto la prima cosa che avrebbe potuto acquietarli!”
“E di tutte le possibili cose proprio questa dovevi andare a dire?!”
“Oh, beh, cara nana, non mi sembra che tu abbia avuto altre idee brillanti poco fa” commentò sarcastica la latina, avvicinandosi al frigo e prendendo un po’ di prosciutto “Aaaah, che bello, cibo reale finalmente.” Commentò addentando il cibo, incurante della diva a cui stava ancora uscendo fumo dalle orecchie nel salotto.
“Ma dico, ti rendi conto che ora vogliono che la settimana prossima presenti loro Quinn?!
“Eeeeeeh?!” fece scioccata la bionda
“Oh, e che sarà mai! Una cena innocente”
“E se non dovessimo riavere i nostri corpi?! Ci hai pensato, Santana?”
“In quel caso, lo diremo… davvero” fece ora seria l’ispanica “ma fino ad allora, silenzio assoluto. Vediamo come si mette domani con il temporale, poi si vedrà, ok?”
“E va bene” concluse rassegnata la diva
“Va bene?” domandò ora l’ex-cheerio “Scusatemi, ma io prevedevo un incontro con i tuoi, Rach, fra… tipo 2 anni! Non va ‘bene’!”
“San?” richiamò ora l’attenzione della latina la ballerina, che nel frattempo si era stesa sul divano.
“Britt! Dimmi” le disse avvicinandosi.
“Sai, stavo vedendo il signore degli anelli… ma… anche l’entrata di casa di Rachel era così bassa?” chiese innocentemente facendo scoppiare a ridere l’ispanica e l’altra bionda.
“Non ci posso credere! Tu quoque, Britt!” fece allora la diva, teatralmente.
“Che c’entrano Qui Quo e Qua, ora, Rach?” domandò confusa la ballerina, facendo ridere ancora più sguaiatamente le altre due.
“Questa è la mia ragazza!” esclamò l’ispanica dandole un bacio sulla guancia. “Andiamo su, dai, Britt! Lasciamo le due future spose da sole, devono programmare l’incontro con i rispettivi genitori ora!” concluse ridacchiando e iniziando a salire le scale.
“Vediamo un cartone San?”
“Certo, Britt, e, tra l’altro, penso anche di aver scoperto chi ha ispirato Lord Tubbligton per l’uso di droghe!”
“no!” fece sconvolta la biondina.
“Ebbene sì!” confermò la mora, chiudendosi la porta della camera alle spalle dopo un “Notte, piccioncine” rivolto alle altre due ancora la piano di sotto.
“Non posso credere che dovrò incontrare i tuoi”
“Oh, andiamo, Quinnie…”iniziò la diva abbracciandola e lasciandole qualche bacio sulla guancia “Andrà beniss-“
“Eh, no, Rach!” esclamò improvvisamente l’altra “Sto iniziando a pensare che San abbia ragione con il fatto dei ‘andrà benissimissimo, tranquilla’! Quindi, nuova regola: niente più frasi del genere riguardo occasioni importanti.”
“M-ma…”
“Prometti!”
“Oh, e va bene” si rassegnò la mora, corrucciata.
“Brava bambina” concluse la bionda, abbracciandola di nuovo e
lasciandole a sua volta qualche bacio tra collo e guancia.






Angolo dell'Autrice
Et voillà, bella gente!
Allor, prima di tutto le canzoni che canticchiava San:
- macarena
http://www.youtube.com/watch?v=eyX41JB09gY
- ymca http://www.youtube.com/watch?v=tDF71LjRB34
la bomba http://www.youtube.com/watch?v=QlPS16NeBO0
- dal re leone zazu http://www.youtube.com/watch?v=sRJ6JUToOyc&feature=related
- sigla di pollon http://www.youtube.com/watch?v=lVf9ueCyx48
- inno alla cocaine di pollon http://www.youtube.com/watch?v=MmeWoKsc-ks
Alla fine sono tutte note, però ho messo comunque i video così da andare sul sicuro ed avere meglio un'idea di cosa effettivamente stesse canticchiando la nostra cara San!
Ooora, siamo arrivati al 10 capitolo (yuhu!) e, niente, siamo ormai vicini alla fine, ormai mancano due capitoli+epilogo, che spero di scrivere e pubblicare il prima possibile, anche perchè ora ho finalmente un po' di tempo libero... anche se purtroppo non riesco a farlo fruttare a pieno, visto che sto un po' in fase rimbambimento-post-esame! xD
Come sempre ringrazio tutti, chi legge, chi mette fra preferite/seguite e le fantastiche persone che recensiscono i capitoli! Grazie come sempre, perchè siete voi che mi spingete a scrivere!
A presto, bella gente! :D


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Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


Giorno del temporale, Domenica.



 
“Continuo a pensare che questa sia una pessima idea” affermò convinta Quinn per l’ennesima volta.
Avevano da poco finito di pranzare e le quattro ragazze si trovavano nel salotto di casa Lopez. Santana era, ormai da un bel po’, sdraiata sul divano abbracciata stretta alla sua biondina, mentre le altre due erano sedute sul divano posto esattamente di fronte l’altro, dove Rachel, con foglio e penna, ripassava il piano per il pomeriggio, cercando di ricordarsi esattamente luogo e orario di quanto accadde circa una settimana prima.
“Sì, Quinn, l’abbiamo capito” bofonchiò l’ispanica, senza muoversi dalla sua postazione.
“Oh, mi fa piacere che le tue capacità di comprensione siano intatte, ma ho qualche dubbio sulla tua capacità di giudizio al momento, San!”
“E perché mai, scusa?” chiese, tranquilla l’altra.
Manco a farlo apposta, in quel momento lo scrosciare della pioggia si fece ancora più intenso, battendo con forza sulle finestre, accompagnato dal rumore forte di un fulmine, che fece sobbalzare tutte e quattro le ragazze.
Per rispondere alla domanda dell’ispanica, la bionda, pertanto, si limitò semplicemente a sollevare il suo sopracciglio con fare allusivo.
“Oh ti riferisci a quelle quattro gocce che stanno cadendo?”
“Mi riferisco al diluvio universale, che si sta verificando proprio fuori casa! Per favore, siate ragionevoli…” provò, dopo aver tirato un sospiro “alla tv non fanno altro che consigliare di non uscire, dicono che questo temporale stia addirittura risultando più forte di quello della scorsa settimana… vi prego, non andate, è pericoloso.”
“Non vorrei sbagliarmi, Santana, ma, secondo i miei calcoli, erano le 17 quando il fulmine ci colpì” iniziò la diva, ignorando completamente le parole della ragazza al suo fianco.
“Quindi…”
“Quindi, dobbiamo avviarci tra poco, se vogliamo essere lì almeno con una mezzoretta d’anticipo… non si sa mai”
“Ok” rispose semplicemente l’ispanica, riportando, subito dopo, la propria attenzione sulle dita di Brittany con cui stava giocando.
“No! Non è ok. Vi rendete conto che un ragazzo è stato preso in pieno da un albero caduto per il troppo vento?! E voi volete essere colpite da un fulmine! Non vi permetterò di uscire!”
“Quinn…” iniziò la diva “cerca di capire…”
“No, maledizione! Non riesco a capire!” continuò ad urlare “Preferite non avere nessun corpo?! Preferite morire, piuttosto che passare altro tempo l’una nel corpo dell’altra?! Cosa diavolo vi dice il cervello?!”
“Basta. Vieni con me” disse semplicemente la piccola Berry, prendendola per il braccio e portandola in un’altra camera.


 
“Quinn…” iniziò allora la diva, prontamente interrotta dall’altra.
“No, Rach, non esiste. E’ una follia e io non ti permetterò di portare avanti un’idiozia del genere”
“Dimmelo” disse sicura la diva, guardandola intensamente negli occhi.
“Te l’ho già detto, è un’idiozia, stop. Se anche vi avvicinerete a quella porta, vi placcherò come un giocat-“
“Non questo! …Quello che… sì, insomma, quello che ti dissi che avrei voluto sentire solo quando sarei stata nel mio corpo.”
“Oh.” Fece la bionda, capendo a cosa si stesse riferendo l’altra. La sorpresa, però, lasciò ben presto spazio alla rabbia. “No! Non te lo dirò. Vedi che tu stessa non sei sicura di riuscire a tornare indenne!? Lo pensi anche tu che non sia un’idea prettamente geniale, diciamocelo!
“E’ vero, hai ragione, non è un’idea brillante, ma è l’ultima che ci rimane, Quinn”
“Non è così, troverete altre soluzion-“
“Non è vero. E lo sai anche tu. Non ci sono alternative, è quello che ci rimane. Possiamo solo rischiare.”
“No, no, no.” Iniziò scuotendo con forza la testa “Per favore, è troppo rischioso… non si vedrà niente con la macchina! Ti prego… resta qui.”
“Andiamo, Quinn, andrà tutt- ok, no, avevo promesso di smetterla… però, ciò non toglie che è quello che penso davvero… staremo attente, Santana è una guidatrice provetta poi, quindi…”
“ Perché non aspettate ancora? Magari troveremo qualcos’altro e..”
“Domani…” iniziò sospirando la diva “…E’ la giornata più importante delle nostre vite… mi fido di San, davvero, ora come non mai. Non sono preoccupata che possa andar male l’audizione della NYADA, perché anche se – facendo corna e controcorna – non dovesse andare bene, so per certo che lei ha fatto tutto il possibile per me. La ringrazierei a vita in ogni caso. Ma io, così come lei, ho bisogno di riavere il mio corpo. E’ frustrante Quinn non essere sé stessi, è… difficile e doloroso, perché… Dio, ci sono miriadi di motivi, in realtà… ma quello che mi fa soffrire di più è non poter essere… me, con te… mi distrugge, così come sta distruggendo San… quindi… quindi, tenteremo il tutto e per tutto prima di rassegnarci, dobbiam-“
“Io amo te…” iniziò la bionda, facendo bloccare la diva “…Amo te. Non il tuo corpo. Lo venero, lo adoro perché è meraviglioso. Ma…posso fare a meno delle tue gambe paradisiache, Rach… però non potrei mai fare a meno di te. Lo capisci questo?” chiese, infine, facendo sorridere la moretta, che, passandole il braccio attorno al collo, l’attirò a sé per abbracciarla.
“Fidati di me, ok?” le sussurrò vicino l’orecchio.
“Ok…”
“Ti amo anch’io.” concluse, infine, la diva, sentendo chiaramente le labbra di Quinn incurvarsi in un sorriso, proprio sul suo collo.


 
Nel frattempo Santana e Brittany erano rimaste nella stessa identica posizione, in cui le altre due le avevano lasciate.
“Ho chiesto alle fatine di darti una mano oggi, San” informò l’ispanica la biondina, accarezzandole i capelli.
“Ah, davvero? Spero davvero che siano d’aiuto BriBri”
“Credo proprio di sì, ho fatto un dolce per loro… quindi, dovrebbe essere tutto a posto”
“Dolce?” fece confusa l’ispanica “…Non c’è puzza di bruciato…” osservò, poi, odorando come un cane segugio lo spazio circostante.
“Ho chiesto a Rachel di aiutarmi! E’ proprio brava con i fornelli, sai?”
“Oh! Meno male, va’! Se oggi tornerò tutta intera da-“
“Quando” la corresse la ballerina.
“Cosa?”
“Quando, oggi, tornerai tutta intera…” disse, facendo sorridere l’altra.
“Sì, hai ragione… ad ogni modo, prenderemo assieme lezioni di cucina”
“Sì, sì, sì, dai! Ci divertiremo!” trillò tutta allegra la biondina.
“Così magari smetteremo anche di ordinare sempre roba da breadsticks, quando mangiamo assieme”
“Allora dobbiamo anche imparare a fare i grissini!”
“Vero… ok, allora diciamo che ‘talvolta’ non ordineremo da breadsticks…” concluse facendo ridacchiare la biondina.
“Devi per forza andare oggi San?” chiese, poi, improvvisamente la più alta.
“Sì, Brit” rispose la latina, stringendosi di più all’altra.
“Lo sai che mi piaci anche così?”
“Mi stai dicendo che trovi attraente la nana?” chiese sconvolta l’ispanica, alzando di colpo la testa dal petto dell’altra, facendola ridere di gusto.
“Ma no, che dici! Trovo attraente te!”
“…Credo ci sia un problema di comunicazione, Brit”
“Sarà il temporale, San… papà dice sempre che quando piove tanto ‘le linee risultano disturbate’… lo dice sempre.” Affermò un po’ confusa la biondina.
“No, Brit! Intendevo che, essendo nel corpo di Rachel, trovi attraente lei!”
“Oddio… l’hai chiamata per nome!” esclamò tutta entusiasta la ballerina “Sapevo che le volevi bene!” concluse facendo corrucciare leggermente la mora.
“Chiamarla per nome non significa che le voglia bene!”
“Andiamo, Sannie! Nel tuo caso, sì! Ammettilo”
“No!”
“Per favooore, andiamo, ammettilo!” la esortò ancora una volta, con gli occhi da cucciolo bastonato.
“Oh, e va bene! Tu non ti arrendi mai, eh? … diciamo che… nel profondo… ma tipo taaaaanto profondo, parliamo di un pozzo chilometrico, che sbucherebbe dall’altro lato del pianeta, e quindi puoi immaginare la profondit-“
“San!”
“Va bene, va bene! Le voglio… oh dio, relativamente… mooolto relativamente… besnev”
“Eh? Non ho capito”
“beeee…ne.”
“Non ti capisco”
“Le voglio bene! Ok, contenta??” fece infine stizzita la latina.
“Ora sì!” esclamò schioccandole un bacio sulla guancia e levandole così anche l’espressione contrariata dal viso.
“Ciò non toglie che trovi attraente lei, Brit! Andiamo… non puoi, cioè…”
“Sannie… ti ricordi quello che ti dissi qualche sera fa?”
“Mmh… che Lord Tubbligton è dimagrito? Che c’entra or-“
“No! Stavamo parlando di questo scambio di corpo…”
“Ooooh! La tua battuta sulla porta di casa Berry? Geniale! Una pura e autentica genialit-“
“San, concentrati!”
L’ispanica si prese qualche minuto per pensarci quando poi arrivò l’illuminazione. Brittany, dal canto suo, aveva capito subito che l’altra c’era arrivata dal modo in cui le sue labbra si erano aperte in un sorriso dolcissimo.
“Non trovo attraente Rachel…” iniziò allora la biondina “trovo attraente solo e unicamente te… tralasciando il fatto che potresti rendere più che interessante anche un vaso, il fatto che tu sia all’interno di questo corpo non cambia niente… perché io so che qui” disse portando il proprio dito all’altezza del cuore dell’altra “ci sei tu… ed è questo che conta, te l’ho già detto.”
L’ispanica, che aveva ascoltato con gli occhi lucidi l’altra, stava per rispondere, quando fu interrotta dall’ingresso delle altre due in salotto. Si limitò, pertanto, ad afferrare la mano della propria ragazza e portarla alle proprie labbra per lasciarvi un bacio, prima di alzarsi dal divano, portandosi con sé anche l’altra, che subito abbracciò.
“Ci vediamo dopo” le disse semplicemente vicino l’orecchio, prima di staccarsi.
“Andiamo, San?” la richiamò la diva, che aveva già preso le chiavi della macchina.
“Andiamo, Bob!” rispose subito, salutando velocemente anche Quinn e avviandosi verso la porta.






 
“Dio, non si vede niente” commentò Rachel, osservando, o meglio, cercando di osservare la strada di fronte a sé dal parabrezza della macchina. La pioggia incessante, infatti, rendeva davvero scarsa la visibilità e nemmeno con la velocità massima i tergicristalli riuscivano a renderla, quanto meno, accettabile.
“Già, è un gran casino.” Concordò l’ispanica, procedendo lentamente con la vettura lungo la via. “Era qui, giusto?” chiese poi, indicando la strada alla diva.
“Sì, era proprio qui…”
“Ok… quindi, ora che si fa?”
“Beh… credo che l’unica soluzione ora sia continuare a percorrere la via avanti e indietro sperando che accada qualcosa…” propose, vedendo chiaramente la latina voltarsi con un’espressione scioccata sul volto.
“Cosa?! Berry, finiremo ammazzate, senza contare lo spreco di benzina!”
“Ne sono consapevole, Santana, ma cos’altro possiamo fare?” chiese, osservando poi l’altra riflettere per una manciata di secondi, per poi sospirare profondamente.
“Ok, non possiamo fare nient’altro…” convenne continuando a guidare.
Dopo alcuni minuti di silenzio, fu poi la diva a far sentire per prima la sua voce.
“Credi che funzionerà?”
“Onestamente non ne ho idea, però…”
“E’ la nostra ultima speranza” concluse per lei l’altra.
“Già…” concluse, per poi schiarirsi la gola “Come va con Quinn comunque?”
“Stai cercando di fare conversazione, San?” domandò divertita la diva.
“Beh, sì! Mi sto annoiando, tanto vale parlare, no?”
“Va bene. Era un po’ preoccupata devo dire, però sono riuscita a tranquillizzarla…più o meno insomma…mi ha detto che mi ama, sai?”
“Oooh… e non l’hai costretta?”
“Cos- no! Cioè…”
“Ecco qua…”
“No, no! Beh lei me lo voleva dire già da tempo, però sai con lo scambio di corpo e tutto… sai… insomma, sì, il fatto di non poter comunque avere un…” cercò di continuare, leggermente imbarazzata, la diva “un… sai, ‘contatto fisico’ e…”
“Ok, no, stop! Non funziona così. Questo fare conversazione non va bene”
“Che ho detto?!”
“Tralasciamo, eh, Berry?”
“Ok…”
Ci furono altri minuti di silenzio, in cui l’ispanica cercava di tenere il più attentamente possibile gli occhi sulla strada, finché lei stessa decise di parlare.
“Conosci qualche gioco per passare il tempo almeno?”


 
“Perfetto, allora è uscita la ‘A’… vai, inizia tu!” fece la diva.
“A… Ancona!” esclamò soddisfatta la mora.
“mmm… Amsterdam!”
“Atene”
“Azio!”
“A-a-a-a…Aquisgrana”
“Augusta!”
“A…. Diòs… a….”
“Inizio il conto alla rovescia San… 10…9….”
“No, hei! Aspetta… a… oh maledizione!”
“4…3….”
“Am…as… ac…. Per la miseria”
“2…1….”
“Azkbechistan!” esclamò convinta la latina.
“Azk.. eh?”
“Azkbechistan!”
“Non credo esista un città con quel nome, San”
“Naaaa, sì che esiste!”
“Ti dico di no!”
“Oh, andiamo…”
“Non te la faccio passare questa volta, prima già hai cercato di farmi fessa con ‘Besk… non mi ricordo nemmeno com-“
“Beskat!”
“Appunto, smetti di inventare i nomi delle città!”
“Uff, e va bè… hai vinto. A quanto stiamo?”
“Mmm credo… approssimativamente tremila a tre” disse ridacchiando la diva.
“Ma va’! Non sono così terribile!” esclamò ridacchiando l’ispanica.
“Sì, invece, sei terribile in geografia, San!”
Le due, ormai, continuavano a percorrere la strada da ore, senza aver ottenuto niente. Si erano ormai fatte le 7 di sera e non era accaduto un bel niente, se non qualche incidente scampato e un po’ di paura per l’intensità della pioggia.
“Che dici, torniamo?” propose alla fine la piccola Berry.
“Direi di sì… ormai si è fatto tardi e le 5 sono passate da un pezzo”
“Già…” convenne rassegnata l’altra.
“Ci abbiamo provato, no? Almeno ora non avremo rimpianti”
“Hai perfettamente ragione… ora torniamo prima che le nostre ragazze ci diano per disperse.”
Ed infatti le due si avviarono verso casa Lopez, sempre con la dovuta cautela a causa del temporale che non accennava a diminuire, anzi, sembrava intensificarsi di minuto in minuto.

Proprio mentre stavano svoltando l’angolo per arrivare a destinazione, tuttavia, una macchina, che veniva dalla direzione opposta a tutta velocità, stava per prenderle in pieno, se non fosse stato per la sterzata della latina all’ultimo momento. L’auto, però, iniziando a sbandare, uscì fuori strada, riuscendo, infine, a scansare di pochissimo un palo, che altrimenti le due avrebbero preso in pieno. A seguito delle botte prese, però, l’ispanica si ritrovava ora con un taglietto all’altezza dello zigomo e la diva con uno sul labbro.
“Sante fatine da Brittalandia!” esclamò Santana, appena la macchina fu ferma.
“Oddio…”
“Tutto ok?” chiese poi l’ispanica verso la diva.
“Sì… sì, tutto ok… beh, il tuo labbro un po’ meno però…”
“Così come il tuo zigomo… siamo vive, va tutto bene…” disse la latina, ancora un po’ scioccata.
“Oh…”
“Cosa?”
“Mi aspettavo un ‘le mie preziosissime labbra!’… e invece… uau…” riflettè ad alta voce la diva, mentre l’altra rimetteva in careggiata la macchina, avviandosi verso il garage di casa.
“Se vuoi posso rimediare ora, Berry”
“No, grazie, sto bene così! Che sfiga, proprio alla fine doveva capitarci quest- oh!”
“Le mie preziosissime labbra!!” esclamò allora l’ispanica seccata, credendo che l’altra si riferisse a quello con l’ultima esclamazione.
“No… non intendevo questo…” cominciò scendendo dalla macchina e correndo verso la porta d’ingresso, cercando di bagnarsi il meno possibile.
“Cosa, allora?” chiese, ormai arrivate davanti la porta.
“Quinn…” cominciò bussando il campanello. “Non mancherà di certo un…”
La piccola Berry fu interrotta dalla propria ragazza che era corsa ad aprire la porta, trovandosi di fronte le due more, ognuna con un proprio personalissimo taglio sul viso.
Dopo averle osservate a lungo, senza mostrare la minima intenzione di spostarsi dall’uscio di casa, si abbandonò ad un liberatorio “VE L’AVEVO DETTO” urlato e seguito da una serie di scappellotti, lanciati alle due, che cercavano di ripararsi in casa dai colpi della bionda.



 
Dopo aver cenato velocemente, le quattro si erano, infine, spostate nella camera dell’ispanica, tutte sul letto, che era abbastanza grande da ospitarle tranquillamente. Stranamente la latina non si oppose a questa proposta, che aveva fatto la ballerina, anzi le sembrò in un certo senso scontata. Era come se fosse assolutamente normale voler passare assieme la notte prima di una giornata così importante.
“Stavo pensando una cosa” disse a un tratto Rachel.
“Cosa?” Chiese l’ispanica a bassa voce, cercando di non svegliare le altre due bionde, che si erano già assopite da un pezzo.
“Forse ha ragione Quinn… insomma, l’hai sentita prima no? Forse è stato solo il temporale a farci questo… forse, abbiamo solo immaginato quel fulmine… magari domani ci risveglieremo nei nostri corpi…”
“Beh… forse. O meglio, lo spero.”
“Lo spero tanto anch’io”
“Ehi, Berry…” la richiamò poi l’ispanica.
“Dimmi, San”
“Andrà bene.”
“Ora sei tu che ti lanci sfiga da sola!” ridacchiò la mora, coinvolgendo nella risata anche l’altra.
“Sto provando la via del  ‘Berry-ottimismo’… spero funzioni, anche se continuo ad avere qualche dubbio.”
“Non averne… qualsiasi metodo made in Berry è universalmente noto come impeccabile.” Le comunicò con aria solenne.
“Oh sì, ne sono certa… s’è visto, soprattutto!” esclamò ridendo.
“Non so di cosa tu stia parlando!” si difese con poca convinzione l’altra, prima di parlare di nuovo “Grazie comunque, San”
“Mh? E per cosa?”
“Per tutto… insomma, non c’è un grazie specifico, ma è… sai… globale” concluse, facendo sorridere l’altra, che, ancora stretta nell’abbraccio di Brittany, allungò la mano per afferrare quella della diva, per poi chiudere gli occhi.
“Notte, Berry”
“Notte, San”
“E grazie anche a te” concluse, con un sussurro, al quale la diva, sorridendo, rispose rafforzando la stretta sulla mano dell’altra.





Angolo dell'Autrice
Ehilà bella gente! Ecco qui l'11° capitolo!
Mi scuso fin da subito per il ritardo e per l'obbrobrio che in tutta probabilità ne è uscito... non mi convince molto ad essere onesta.. non so! Vediamo poi voi cosa ne pensate.
Ad ogni modo... ormai ci siamo, siamo vicinisssssssimisssimi alla fine, diciamo pure che il prossimo sarà proprio quello decisivo, anche perchè poi ci sarà semplicemente un epilogo, che probabilmente collocherò ad anni di distanza...
Ooora, per quanto rigurda invece la velocità di aggiornamento, mi scuso ancora sia per questo sia, in tutta probabilità, anche per il prossimo... purtroppo non sto spesso a casa ultimamente e le poche volte che ci sono, invece, mi butto a dormire sul letto, quindi, diamocelo, non sono la velocità fatta persona!
Ringrazio come sempre tutti, davvero, siete magnifici! :D
A presto, bella gente!


 

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Capitolo 12
*** Capitolo XII ***


Giorno audizione/nazionali, Lunedì.




 
La mattina successiva iniziò come una tipica giornata primaverile. Un vento leggero muoveva le foglie del giardino di casa Lopez, accompagnato da un allegro cinguettio di uccelli; il sole, da poco sorto, filtrava attraverso le persiane abbassate, colpendo proprio il viso della latina, che, dopo i primi mugolii infastiditi, decise di aprire gli occhi. Ogni mattina, da una settimana a quella parte, l’ispanica si svegliava posando lo sguardo sullo specchio vicino al letto, uno specchio, che fino ad allora aveva riflesso un’immagine che non le apparteneva, un corpo che non le apparteneva.

Quella mattina, però, così simile per tanti aspetti, si dimostrò, tuttavia, profondamente diversa dalle altre.
L’immagine che si trovò davanti, questa volta, era finalmente quella che sperava di vedere da giorni. Quando si specchiò vide, ora, semplicemente se stessa, la vera Santana. Passò in rassegna tutto il proprio corpo con lo sguardo, dagli occhi, neri e profondi, passando per le labbra carnose, la pelle olivastra, fino ad arrivare alle gambe.
*Sono tornata me stessa… sono…* si sedette, poi, di scatto dal letto, ricordandosi improvvisamente di non essere andata a dormire sola la notte precedente.
*Brittany, Quinn, Rach-* e quasi come invocate dai suoi pensieri, se le ritrovò sedute, chi ai piedi del letto, chi sulla sedia della scrivania, ma tutte con lo stesso meraviglioso sorriso sulle labbra, proprio di fronte a sé.

Ormai completamente presa dalla gioia, che si stava facendo spazio sempre di più in lei, si alzò finalmente per andare ad abbracciare ad una ad una le ragazze, nessuna esclusa, comunicando tutto l’affetto che provava per loro. Avevano condiviso tutto quella settimana, erano diventate quasi una cosa sola.
“C-come è-è…” iniziò, balbettando, l’ispanica per la troppa emozione.
“Successo?” concluse per lei sorridendo la diva “Non ne ho la più pallida idea, so solo che è fantastico. Siamo di nuovo noi, San! Siamo… senti, senti la mia bellissima voce? La senti?” chiese tutta emozionata
“Oh sì, la sento forte e chiaro! In una situazione normale mi avrebbe dato più che fastidio, ma, ora che…” si interruppe un attimo l’altra, a quanto pare riflettendo su qualcosa, per poi spostare lo sguardo, dapprima sulla sua biondina preferita, per poi posarlo sulle altre due in camera.
“Fuori” disse, semplicemente, scortando ‘gentilmente’ Rachel e Quinn fuori dalla propria stanza.
“Ma cos-“ fece una Quinn, che, inizialmente confusa, capì poi subito il comportamento dell’amica “Ooooh! Ok, andiamo Rach, c’è la camera degli ospiti libera” concluse, accelerando il passo per uscire, portandosi con sé la propria ragazza, a cui rivolse uno sguardo malizioso.
“Finalmente” disse solo l’ispanica, prima di fiondarsi con passione su quelle labbra che tanto le erano mancate. Certo si erano scambiate qualche bacetto a stampo in quella settimana, ma, diciamocelo, era niente paragonato a quello che si stavano scambiando in quel momento.
“Quanto mi erano mancate le tue labbra” commentò, sorridendo nel bacio, la ballerina, che la mora stava, ora, facendo stendere sul letto sotto di sé.
“A chi lo dici” rispose l’altra, ridacchiando, portandosi sul collo della bionda, iniziando a tempestarlo di baci e morsi”
Santana?”
“Mmmh… dimmi Britt” fece la latina, facendo proseguire la scia di baci verso la clavicola della bionda, che si era subito tolta la maglia.
“Non ho detto niente, San…” ribattè con difficoltà l’altra, ormai in balia delle attenzioni della propria ragazza.
“Santana? San?”
“Ma cosa diavolo…?!” l’ispanica si staccò improvvisamente dal corpo dell’altra, con uno sguardo decisamente confuso.
“Santana…”
“Ma…”
“…Svegliati”
“Oh, no…”


“Ecco, si sta svegliando…” commentò semplicemente Quinn, allontanandosi leggermente dal corpo dell’amica, spostandosi poi verso Rachel, seduta sulla sedia vicino la scrivania.
Come nel suo fin troppo vivido sogno, l’ispanica aprì lentamente gli occhi, spostando lo sguardo sullo specchio vicino al letto.
Niente era cambiato. Era ancora intrappolata in un corpo non suo, sempre lo stesso, da ormai una settimana. Era giunto anche il giorno delle nazionali, per le quali aveva faticato tanto, ma alle quali, inevitabilmente, non avrebbe potuto partecipare, sebbene ci tenesse tanto, sebbene ne dipendesse il suo futuro.
Era tutto nelle mani di Rachel.
Ironia della sorte, se prima questo pensiero la terrorizzava, ora, invece, la consolava, la faceva sentire, in un certo senso, sicura.
Si fidava, si fidava come mai prima di allora.
“San?” la richiamò dolcemente Brittany, notando come la propria ragazza si fosse improvvisamente eclissata dopo essersi guardata allo specchio. Era rimasta, infatti, alcuni minuti con gli occhi serrati, senza muovere un muscolo.
Come sempre, però, la voce, gentile e rassicurante, della propria ragazza era riuscita a riportare la latina alla realtà. Questa, infatti, con un po’ di fatica si mise a sedere sul letto, passandosi una mano stanca sugli occhi, per poi posare lo sguardo sulle tre ragazze, che la osservavano con un pizzico di apprensione.
“Non ha funzionato” commentò semplicemente la diva alzando le spalle, con uno sguardo un po’ triste.
“Già” convenne l’altra mora, alzandosi dal letto e rivolgendole un sorriso amaro.
“Ho bisogno d’aria” disse poi, allontanandosi verso il balcone, lasciando le altre ancora in camera.
Quando Brittany fece per seguirla, fu bloccata per il polso dalla diva, che giustificò il suo gesto con un semplice “Vado io” a cui la biondina rispose annuendo.


Appena fuori, Rachel trovò la latina che camminava avanti e indietro senza sosta, borbottando qualcosa che non riuscì a capire bene, probabilmente perché pronunciato in spagnolo.
Non accortasi della presenza dell’altra mora, l’ispanica, che stava ormai perdendo gradualmente il controllo, si fermò di botto, afferrando un piccolo vaso, in cui erano stati piantati dei girasoli, scaraventandolo per terra dal lato opposto del balcone.
“Peccato. Mi piacevano quei girasoli” commentò semplicemente la diva, attirando l’attenzione dell’altra.
“Sì, beh, anche a me. Sono stati sacrificati per la patria però” ribattè l’ispanica ancora con un po’ di fiatone, dopo lo sforzo precedente. “Persino la mia mente si prende gioco di me… dannatissimo inconscio… dannati sogni… e dannato pure Freud” continuò borbottando avvicinandosi ad un altro vaso, contenente delle viole.
“Eh, no” la fermò prontamente l’altra, avvolgendola in un abbraccio dalle sue spalle, tenendole bloccate le braccia sul petto. “Le viole mi piacciono anche di più, quindi evita di sacrificare anche queste”
“Lasciami, Berry”
“Andiamo, calmati San” cercò di placarla, non lasciando però la presa su di lei.
“Io SONO calma. Il mio desiderio di scaraventare le viole giù dal balcone non è, in alcun modo, credimi, dovuto ad una eventuale rabbia. Tranquilla… in fondo che mi hanno fatto le viole, no? Non sono state loro a provocare questo scambio di corpo, non hanno idea di cosa significhi tutto questo. Non si sono svegliate come girasoli, sono sempre state viole..” continuò agitandosi sempre di più.
“San…”
“Delle bellissime e stramaledette viole che non si sono improvvisamente trovate ad essere  girasoli o margherite o piante carnivore…”
“San…”
“Oh, no, possono tranquillamente partecipare alle proprie nazionali del fiore più figo e atletico… hanno potuto far vedere come si spostavano seguendo la luce del sole… come possono intrallazzare con il proprio compagno fiore o con le api o quello che è  …. e ora mostreranno anche che bel volo faranno dal secondo piano” concluse con sguardo di fuoco, avvicinandosi di più al vaso.
“San! Ehi, calmati ora! Lascia in pace i vasi per favore!” la tirò più lontano da lì la diva, stringendo la presa sull’altra, che sembrò calmarsi leggermente.
“Come fai ad essere così calma?” le chiese allora, inginocchiandosi e trascinando, così, anche la piccola Berry  con sé.
“Beh, semplice… non lo sono” rispose tranquillamente, appoggiando il mento sulla spalla della latina “In realtà si sta scatenando la terza guerra mondiale qui dentro, ma… sai, mi piacciono troppo i fiori per prendermela con loro” concluse ridacchiando.
“Sono così stanca…”
“Lo so”
“Ho sognato che eravamo tornate nei nostri corpi, sai?”
“Oh! Davvero?” domandò colpita la diva “Ecco perché prima blateravi cose sull’inconscio e i sogni”
“Persino la mia mente si prende gioco di me, ormai...”
“Ti sei goduta almeno quegli attimi di piacevolissima illusione?” chiese poi sorridendo.
“Oh sì” iniziò ridendo ”in realtà ho cacciato praticamente subito te e Quinn dalla stanza per stare con Brit” concluse, poi, mentre un sorriso amaro si faceva spazio sul suo volto.
“Lo sospettavo…”
“Nel sogno tu e Quinn comunque ve la svignavate nella camera degli ospiti.. quindi…” proseguì poi in maniera allusiva scatenando le risate dell’altra oltre che le proprie.
Dopo pochi secondi di silenzio fu poi di nuovo la diva a parlare.
“In ogni caso… lei ti amerebbe sempre e comunque, lo sai, anche se fossi… mh, uno scoiattolo!”
“Sì, beh” fece ridacchiando la latina “lo spero, anche perché come altezza ci siamo!”
“Sempre la solita spiritosona, eh?”
“Sempre e comunque” disse in tono solenne, per poi continuare addolcendo il tono di voce “Inutile dire che lo stesso vale per Quinn… non l’ho mai vista così presa in vita mia… beh, diciamo che non l’ho mai vista così innamorata…”
“Davvero?” chiese con gli occhi lucidi, l’altra.
“Davvero. Senza contare che ora hai anche le gemelle, quindi sfido io!” esclamò, infine, facendo scostare la diva, che con finta indignazione si tirò su, liberando dalla stretta l’ispanica, che, ugualmente, si mise in piedi, trovandosi faccia a faccia con l’altra, a cui dedicò un piccolo sorriso sincero.
“Ok…” iniziò la diva sfregando le mani fra loro “Portiamo Gipsy e Tripsy a vincere le nazionali!”
“E portiamo anche questo nasone sbarra schiaccianoci a fare il culo a Carmen!”




 
“Ok. Ci siamo” disse seria la piccola Berry.
Le quattro ragazze si trovavano ora di fronte l’istituto del McKinley, osservandone la facciata e il via vai di studenti che man mano entravano. Si sarebbero dovute dividere a breve, poiché, purtroppo, gli orari delle nazionali e dell’audizione coincidevano, almeno per quanto riguardava l’inizio. Il provino per la NYADA, infatti, durando di meno, avrebbe permesso, poi, a Santana di vedere almeno la parte finale dell’esibizione delle cheerios, ma, in ogni caso, da lì, fino alla fine di entrambe, le due more non avrebbero potuto parlare.
“Sì, ci siamo” confermò l’ispanica girandosi appena verso di lei.
“Allora…” iniziò Quinn “io vado con San… appena avrà finito verremo a vedere le vostre nazionali e… niente, direi che ci rivediamo poi alla fine vicino gli spalti, ok?”
“Ok.” Confermarono tutte le altre tre all’unisono.
“Allora, andiamo” disse, incamminandosi, l’ispanica, dopo aver lasciato un bacio sulla guancia a Brittany e una pacca sulla spalla alla diva.
Dopo aver fatto pochi metri, però, si fermò improvvisamente, ricordandosi di una cosa fondamentale.
L’aveva detto alla sua biondina, lo aveva detto anche a sé stessa, ma aveva completamente dimenticato di dirlo alla persona in questione e questo, beh, non andava bene. Tornando sui suoi passi, lasciando avanti una Quinn vagamente confusa, Santana si riavvicinò alla piccola Berry, che era rimasta ancora sul posto col capo leggermente abbassato.
“Rachel?” la richiamò allora la latina.
L’altra, sentendo chiamarsi per nome – e per nome si intende quello vero e non una delle simpatiche varianti dell’ispanica – sollevò di scatto la testa, trovandosi di fronte il sorriso più rassicurante che ci fosse nel repertorio di Santana.
“Mi sono dimenticata di dirti una cosa” iniziò tranquillamente guardandola negli occhi.
“Mi fido di te.” Concluse poi semplicemente, lasciando piacevolmente sorpresa l’altra mora e una Brittany, che saltellava tutta allegra sul posto.
“E ti vuole anche bene!” esclamò, infatti, questa tutta emozionata, facendo ridacchiare le altre due.
“Britt… andiamo” la richiamò giocosamente l’ispanica, che si stava già voltando per raggiungere l’amica, prima di essere prontamente fermata dalla diva.
“Anch’io mi fido ciecamente di te. Non ti ringrazierò mai abbastanza per tutto quello che hai fatto, San.” Disse sorridendo alla latina, che, ricambiando, raggiunse Quinn, che l’aspettava con un sorrisetto divertito, sentendo distintamente, alle sue spalle, urlare un “Anche lei ti vuole bene!” pronunciato, chiaramente, dalla ballerina.
“Stai diventando una tenerona, eh San?” le chiese, incamminandosi verso l’auditorium, l’ex-cheerio, aspettandosi una delle solite risposte acide.
“Sai che ti dico, Fabray?” fece, invece, l’altra “Ti voglio proprio bene” concluse, guadagnandosi un abbraccio spaccaossa da parte dell’amica.





 
 
“Quella Carmen Tibideaux mi sembra un po’ una stronza” disse la bionda, spiando dal sipario del palco, mentre Santana continuava a riscaldare la voce, ripassando anche i versi di “Don’t rain on my parade”
“Non aiuti così, bionda” la richiamò la mora, che si stava agitando per l’imminente esibizione.
“Tranquilla, San… potrà sembrare una stronza, ma con la tua determinazione e la voce di Rachel scommetto che spaccherai di brutto”
“Speriamo che non mi spacca lei”
“Naaaa… andiamo, ce la puoi fare, ne sono certa!”
“Ricordami perché proprio questa canzone”
“Perché?”
“Sicuro me lo chiederà! Se è stronza come dici a maggior ragione”
“Oh.. beh citando Rach ‘non  solo perché è la mia canzone portafortuna o perché è impossibile per me cantarla senza scoppiare a piangere, ma perché la canto a squarciagola da quando avevo due anni’ poi disse qualcosa sul non poter correre rischi o simili…”
“Wau…”
“Cosa?”
“Impari sul serio a memoria tutto quello che dice?”
“Devo… l’ultima volta che ho perso una parte di conversazione si è rifiutata di baciarmi per un’intera settimana” fece pensierosa la bionda.
“O-ok… è geniale quella piccoletta. Ad ogni modo…” stava per continuare il discorso sulla canzone quando uno schiarirsi di gola, abbastanza esplicativo, si sentì provenire dalla platea.
“Una stronza impaziente… interessante” commentò divertita la bionda, guadagnandosi un’occhiataccia dall’altra.
“Ricordami di dire alla Berry di non portarti mai con sé, prima delle audizioni, ansiagirl.” Disse per poi avviarsi sicura sul palco, di fronte l’insegnante.
Questa aveva effettivamente uno sguardo particolarmente autoritario, un’espressione, poi, un po’ insofferente sul viso, come se non vedesse l’ora di finire quell’audizione il prima possibile…
*A noi due, Carmen… ti faccio vedere io si cosa è capace questo mix PezBerry*

“Buongiorno” iniziò con tono cordiale l’ispanica “Sono Rachel Berry”
“Salve, Rachel Berry. Sono Carmen Tibideaux, professoressa della NYADA. Fammi vedere di cosa sei capace.”
“Bene. Mi esibirò in ‘don’t rain on my parade’…” iniziò, bloccandosi però improvvisamente vedendo lo sguardo scocciato dell’altra. Molti, evidentemente, prima di lei avevano fatto la stessa scelta.
“O forse no…”






 
“Sei stata grande!” esclamò saltellando da tutti i lati una Quinn a dir poco euforica “Hai visto che sguardo soddisfatto che aveva mentre ti stavi esibendo?! Grandiosa, semplicemente grandiosa!” continuò, sempre con lo stesso tono gioioso, mentre si avviavano verso gli spalti del campo da football, dove, di certo, le altre due già si stavano esibendo con le altre cheerios. Evento più unico che raro, quell’anno, per fortuna, le nazionali delle cheerleader si tennero al McKinley, cosa, che semplificò moltissimo le cose alle quattro ragazze.
“Ho spaccato alla grande!” convenne, gongolando, la mora. “Anche se, devo ammetterlo, mi sono un attimino morta di paura inizialmente..” disse, avvicinandosi a dei posti liberi, dai quali era possibile vedere bene tutto il campo.
“Ci credo! Hai avuto un coragg- oh, ehi guarda! Eccole lì, stanno entrando ora” disse poi la bionda indicando tutta la squadra che si stava posizionando, per iniziare la coreografia.
“Oh! E io che pensavo che avremmo visto a stento la fine” commentò l’altra, sentendo la musica partire.
“Dicevo…” continuò non spostando lo sguardo dal campo “Sei stata coraggiosa a cambiare la canzone all’ultimo momento…”
“Sì, beh, ho dovuto…” convenne, guardando con ammirazione le altre due ragazze che stavano dando il meglio di sé. Brittany era fenomenale come suo solito, Rachel, poi, stava facendo un lavoro straordinario. Nessuno avrebbe mai sospettato che nel corpo dell’ispanica ci fosse la piccola Berry; non sbagliava nemmeno un movimento, era semplicemente fantastica.
“Sono perfette” commentò, infatti, la mora subito dopo.
“Puoi dirlo forte…” concordò sorridendo l’altra “… ah, ma… come mai hai poi scelto quella canzone?”
“Pensavo a Britt…” disse semplicemente alzando le spalle, facendo sorridere la bionda.
“Celine sarebbe stata fiera, spettacolare esibizione di ‘it’s all coming bac-“ si interruppe, poi, vedendo che la squadra era ormai arrivata a fine esibizione, momento cruciale, in cui Rachel sarebbe dovuta salire sulla piramide e scendere con una serie di piroette. “Oddio, ci siamo”
“Forza Rachel…andiamo ce la puoi fare” la incitò sottovoce l’ispanica, seguita a ruota dall’altra.
“Su, piccola…”
Nel momento stesso in cui le sue parole furono pronunciate, la diva riuscì, a dir poco brillantemente, a completare perfettamente l’esibizione, facendo scatenare il putiferio sugli spalti.
Urla di gioia, di incitamento, si facevano infatti spazio fra il pubblico, che aveva assistito fino a quel momento in silenzio l’esibizione, incredulo per l’entusiasmante e spettacolare coreografia, che quella squadra di ragazze era riuscita ad eseguire. Tra le tante urla, prepotenti si sentivano, in particolare, quelle di Quinn e Santana, al settimo cielo per la riuscita di entrambi questi eventi così importanti.





 
“E la squadra vincitrice di questa trentunesima edizione delle nazionali di cheerleading è…” iniziò il presidente dei giurati, creando un po’ di suspance per l’imminente annuncio.
“Il McKinley High!” esclamò, infine, avvicinando il premio per il primo posto ad una supercompiaciuta Sylevester, che si trovò immersa, così come il resto della squadra, in una pioggia di coriandoli, accompagnata dall’ovazione del pubblico.
Consapevole del ruolo fondamentale che aveva rivestito nell’esibizione quella che  pensava essere Santana, la squadra la sollevò in alto, tenendola ben salda sulle proprie mani e spalle.
Rachel, ora sollevata dalle ragazze, entusiasta per la buona riuscita, cercò con lo sguardo fra le tribune le altre due ragazze.
Vide prima Quinn, che, commossa, rideva applaudendo. Spostò poi lo sguardo alla destra della propria ragazza, osservando una Santana, che le stava ora regalando un sorriso pieno di orgoglio, riconoscenza e soddisfazione, ma soprattutto di affetto.

Fu allora che avvenne.
Nel momento in cui i loro sguardi si incatenarono, sentirono un rumore forte di fulmine, che, tuttavia udirono  solo loro a giudicare dai volti delle altre persone.
Un battito di ciglia, un semplice respiro.

Tornarono finalmente sé stesse.

Santana, infatti, si ritrovò sollevata da terra, di nuovo nel suo corpo, acclamata dalla propria squadra.
Come nel sogno, quella stessa notte, il primo pensiero corse a Brittany, trovandola poco distante da sé, mentre applaudiva contenta a quella che credeva ancora essere Rachel.
Con uno scatto veloce, scese dalle spalle delle proprie compagne, avvicinandosi sempre di più alla propria bionda, che la vide avanzare sempre più spedita verso di sé, con quello che riconobbe come uno sguardo diverso.
Solo quando il volto dell’ispanica fu ad un soffio dal proprio realizzò quanto era accaduto, folgorando la propria ragazza col sorriso più bello che le avesse mai riservato, prima di lanciarsi sulle sue labbra, entrambe incuranti delle persone tutte intorno, che, in tutta risposta, le applaudirono incoraggiandole.
“Ti amo” le disse la latina, staccandosi leggermente, per poi posare lo sguardo sugli spalti alla ricerca delle altre due compagne di avventura. Ed eccole lì, proprio come aveva previsto, con le labbra incollate l’una all’altra, prima che la piccola diva, come leggendole nella mente, si girasse regalandole un sorriso a 32 denti. Rimasero così a fissarsi sorridenti per alcuni secondi, per poi lanciarsi di nuovo verso le rispettive ragazze.









Angolo dell'Autrice
yuhu, ci sono riuscita!
chiedo venia per l'immenso ritardo, ma ho avuto qualche problema a progettare il capitolo... e a scriverlo... e a completarlo... vabè, spero non sia venuto proprio una schifezza colossale!
ebbè, che altro posso dire... oh, già, a questo capitolo seguirà solo un epilogo, che, confermo, sarà collocato ad anni di distanza. 
Chiaramente, come mio solito, ho ben chiara la fine, ma molto meno invece l'inizio e la parte centrale... sto proprio a buon punto insomma.
E, come sempre, rigrazio tutte le fantasmagoriche persone che mi hanno accompagnato finora in questa follia... grazie, grazie, grazie!
Quuuuindi, niente, ci riaggiorniamo al prossimo e - zanzàn - ultimo capitolo della ff!
A presto, bella gente! :D

 

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Capitolo 13
*** Epilogo ***



Anni più tardi.




 
“Brit-brit, mi raccomando!”
“Tranquilla Quinnie, abbasso tutte le serrande e metto la tv al volume massimo”
“Perfetto, anche io qui farò il possibile, pensa a distrarla!”
“So perfettamente come distrarla, non ci sono problemi… hai preso il telecomando per il garage?”
“Sì, sì, tutto fatto.”
“Perfetto, allor- oh, si sta svegliando, corro a sistemare il tutto, ci vediamo dopo, ok?”
“Vai, vai, a dopo… e, Brit?”
“Sì?”
“Buona fortuna.”
“Anche a te. A dopo, Quinn.”
Conclusa la chiamata con l’amica, la biondina si affrettò a sistemare il tutto per cercare di portare avanti il piano, concordato con l’altra. Si precipitò, poi, in camera da letto, dove una Santana, ancora un po’ intontita, si stava risvegliando dal suo pisolino pomeridiano.
Pian piano, quindi, Brittany, salendo a gattoni sul letto, si avvicinò sempre più a lei, fino a sdraiarsi accanto alla mora, sullo spazioso letto matrimoniale.
“Brit?” mugugnò, ancora in uno stato semi-confusionale, l’ispanica, muovendo la mano per cercare quella dell’altra, prima di emettere un sospiro compiaciuto, quando riuscì ad afferrarla.
“Sannie…” disse a voce bassa l’altra, prima di avvicinarsi ancora di più e, poggiando parte del proprio peso sulla latina, iniziare a lasciarle una serie di baci che, partendo dalla guancia, proseguirono per tutta la mandibola, fino a scendere sul collo e la clavicola.
“Britt..” sospirò la mora, godendosi le attenzioni della bionda. Le afferrò, poi, il volto e portandolo all’altezza del proprio. Dopo essersi specchiata in quel mare azzurro, che erano gli occhi dell’altra, cosa che amava fare praticamente sempre, l’ispanica non aspettò oltre per tuffarsi sulle labbra della bionda, di cui già sentiva la mancanza, nonostante le avesse assaggiate neppure due ore prima, lasciandosi andare ad un bacio, che tolse il respiro ad entrambe.
Era, ora, il momento propizio per portare avanti il piano concordato con Quinn; Brittany avrebbe dovuto tenere distratta e occupata la mora fino al suo arrivo. Era tempo di agire.
“Giochiamo al gioco dell’oca, San?”



 
“Perché prendiamo la macchina, Quinn? Britt e San abitano praticamente qui di fronte! Andiamo, facciamo due passi…” iniziò la piccola diva avvicinandosi alla porta di casa.
“NO!” urlò, lasciando vagamente interdetta l’altra “C-cioè, no, amore. Andiamo con la macchina”
“Ma perché?”
“Perché… perché… voglio farti una sorpresa! Ecco…” fece, avvicinandosi ad una sciarpa che avevano lasciato sul divano nel salotto della loro villetta “Vieni qui” la esortò, sorridendole incoraggiante.
“Quuuuinn… cosa c’è sotto?” domandò ridacchiando la mora “Sai che dobbiamo essere dalle due Lopez-Pierce tra un quarto d’ora, vero? Giochiamo dopo…” concluse, sollevando entrambe le sopracciglia, allusivamente.
La bionda, invece, di tutta risposta, si avvicinò tranquillamente all’altra e, prendendola per la nuca, congiunse le loro labbra in un bacio dolce, ma al tempo stesso passionale.
“Dovresti smettere di pensare che ogni cosa che faccia sia mirata ad entrarti nelle mutandine…” iniziò, appena si furono staccate leggermente, guadagnandosi uno sguardo poco convinto della mora “cioè… è tendenzialmente vero, volendo essere onesti… ma non è questo il caso…” continuò, lasciandole un altro bacio veloce, per poi spostarsi alle sue spalle e iniziare a metterle la benda sugli occhi. “…anche se, in effetti, non mi dispiacerebbe…” concluse, iniziando a baciarla sul collo.
“Quuuinn!” la richiamò giocosamente l’altra “Dobbiamo andare e con questa benda sugli occhi ci metteremo anche più tempo quind-“ iniziò per poi essere interrotta dalle labbra della bionda, che la zittirono all’istante.
“Ricevuto. Andiamo…” concluse avviandosi verso la porta interna di casa, che conduceva al garage.
“Quinn?”
“Sì, amore?”
“Dimentichi qualcosa?” chiese, un po’ scocciata la mora, lasciata nel bel mezzo del salotto.
“Oh, giusto… non ci vedi!” esclamò, realizzando la bionda. La prese, quindi, sottobraccio, non prima di averle lasciato un piccolo bacio sulla guancia, che trasformò immediatamente il broncio, che si era formato, in un sorriso. “Ora possiamo andare!”


 
“Quinnie, amore mio, non potresti abbassare un po’ il volume della radio?” domandò una Rachel, che si teneva da ormai 5 minuti buoni le mani sulle orecchie. “E si può sapere, poi, dove stiamo andando?! Dobbiamo essere a cas-“
“Che hai detto?!” domandò a voce alta la bionda, facendosi sentire sopra la musica della radio.
“ABBASSA!”
“Cos- perché? Fa male al bambino?” domandò un po’ allarmata la bionda, abbassando quasi impercettibilmente il volume.
“Non credo, è di 7 settimane, Quinnie, non penso sia possibile”
“Ah, bene” fece, sollevata, l’altra.
“Bene un corno! Si può sapere dove stiamo andando e soprattutto dove siamo in quest-“
“Una doppia porzione di patatine!” sentì poi esclamare dalla bionda, sul sedile a fianco, rimanendo un po’ confusa.
“Ecco qui!” trillò felice, dopo pochi istanti, Quinn, passandole la confezione di patatine fritte, indiscutibilmente appena comprate, probabilmente al McDonald più vicino. “Una porzione doppia di patatine per la mia regina.”
“Quinn.” Fece, glaciale, la mora.
“Dimmi”
“Mi hai bendato, costretta ad un volume di radio allucinante, che quasi ci perforava i timpani, per non parlare del fatto che arriveremo in ritardo, per delle patatine?”
“Beh, ieri notte ti era venuta voglia, ma erano tutti chius-“
“Shhhh! Basta, non parlare!” esclamò, seccata, cercando di levarsi la sciarpa dagli occhi.
“NO!” urlò, prontamente, la bionda tenendole ferme le mani.
“No, cosa?! La tua sorpresa è riuscita, ora posso tornare a vedere il mondo.” Continuò cercando di divincolarsi dalla presa della moglie.
“No! No, Rach, ho detto di n-“
“Ma perché!?”
“Perché mi chiedi? Perché… perché voglio giocare a ‘vedo vedo’!”
“Quinn, ti divertirai a giocarci col nostro futuro pargolo. Senza contare che non posso vedere io comunque…” fece, iniziando a sgranocchiare le patatine.
“E’ questo il punto! è più emozionante! Inizio io, eh?” fece, ritornando a guidare, la bionda “Vedo…vedo…”
“Un pezzo di carta.” Rispose subito la mora.
“Cosa? Ma quando mai!”
“Oh, invece sì. Io lo vedo perfettamente. Vedo anche una mia firma.”
“Eh?”
“T’ho! E’ una richiesta di divorzio!” concluse, ridendo la diva.
“Non sei divertente…” commentò, offesa, l’altra.
“Andiamo, Quinnie, scherzavo! Ma ti pare?” fece, sempre sorridendo la mora.
Notando che la moglie non accennava a parlare, capì che doveva essersela presa davvero. “Ehi, amore… scherzavo, lo sai…” iniziò, cercando la sua mano, nonostante fosse ancora bendata. “Ti amo, non potrei mai lasciarti, sarebbe impensabile!” continuò cercando una qualsivoglia risposta nell’altra, iniziandosi ad agitare un po’, vedendo che, però,  non arrivava.
Ciò che non sapeva, tuttavia, era che la moglie stava guidando placidamente con un sorriso stampato sulla faccia, sfruttando questi minuti preziosi, in cui la mora era distratta. Il piano stava andando come previsto.
“Quinn? Quinn, ti prego… lo sai che ho bisogno di sentire la tua voce, è la mia linfa vitale! Quinn!” continuò piagnucolando. “Ok. Non parlarmi…” concluse, poi incrociando le braccia.
Tempo mezzo minuto, però, e si fece risentire “Quinn! Andiamo… era una sorpresa bellissima…cioè, b-bella, era un pensiero dolcissimo, davvero! Aspetta, in realtà un po’ salato… dovrebbero smetterla di caricare di sale, certe volte, queste patatine, il colesterolo arriverebbe alle stelle e io non poss- ok, sto divagando. Quinn! Non pensavo te la prendessi così, ti amo! Per fav- hai spento la macchina?” chiese, poi, notando l’assenza di vibrazioni e il tanto agognato spegnimento della radio – mai Rachel Berry avrebbe pensato di desiderare quest’ultima cosa, ma, ehi, il volume eccessivo la stava rincretinendo non poco.
“Siamo arrivat-“ iniziò, per poi interrompersi sentendo una lieve pressione, con cui la bionda le sfilò dolcemente la sciarpa dal viso.
“Non potresti mai lasciarmi…” iniziò sorridendo la bionda, guardandola fissa negli occhi “e sai perché?”
“Perché?” chiese piena di aspettativa la diva, guardandola innamorata.
“Nessun altro ti sopporterebbe!” concluse ridacchiando e uscendo dalla macchina, lasciandovi all’interno ancora l’altra, sulla cui faccia si dipinse un’espressione di pura indignazione.





 
“Britt, stai barando!” esclamò l’ispanica, per l’ennesima volta. Come ogni richiesta della bionda, da quando le due si conobbero, anche quella del gioco dell’oca fu accettata, seppur non con particolare entusiasmo, dalla mora.
Sostanzialmente, quindi, nulla era cambiato. Santana era la solita orgogliosa e fiera latina e Brittany la sua metà dolce e innocente, per la quale avrebbe scalato l’Everest se anche solo gliel’avesse chiesto. Piccole differenze erano, tuttavia, apprezzabili: il lieve gonfiore della bionda, a testimoniare la gravidanza che stava portando avanti da circa 2 mesi; due anelli d’oro agli anulari di entrambe; un lavoro stabile sia per la mora, impegnata nel suo studio legale in collaborazione con Quinn, sia per la biondina, che portava avanti una scuola di danza. Rachel, invece, dopo essere entrata, grazie all’ispanica, alla NYADA aveva, poi, ben presto fatto carriera, divenendo una delle ragazze più promettenti di Broadway.
 Le due erano sedute a terra, nel bel mezzo del salotto, da ormai una mezzoretta.
“Non è assolutamente vero, Sannie!”
“Ti dico di sì! Non puoi aver passato 20 caselle se i dadi possono arrivare solo a 12!”
“E dove sta scritto?” domandò scherzando la bionda.
“Ah sì?” chiese con tono di sfida l’altra, avvicinandosi a gattoni.
“Cosa vuoi, San? Sono una incinta e non puoi minacc-“ si interruppe, poi, quando la moglie la fece distendere a terra, posandosi leggermente sopra di lei, stando attenta, come sempre, a non gravare con il peso sulla biondina.
“Al diavolo le minacce, ricominciamo da dove abbiamo interrotto prima.” Disse, iniziando a baciarla.
“M-ma a momenti arriverann-“ provò a ribattere con difficolta Brittany.
“Non mi importa. Ho intenzione di continuare, le due Faberry aspetteranno.”
“Non è davvero una cattiva idea” commentò semplicemente l’altra, chiudendo gli occhi e beandosi delle attenzioni della mora, che, una volta sfilatale la maglia, scese a baciarle il collo, la clavicola, la zona dello sterno, l’addome, scendendo fino all’orlo dei jeans, per poi risalire e accingersi a levarle il reggiseno.
Stava lì lì per sfilarglielo, quando la porticina che portava al loro garage si aprì di botto, rivelando le due amiche, che rimasero un attimo interdette, trovandosi di fronte alla scena.
“Oh. Non ci avevate detto che volevate girare un porno nel salotto” commentò ridacchiando Quinn.
“Gnoma e consorte.” Salutò, ringhiando, l’ispanica, staccandosi dal corpo della moglie e permettendole, così, di rendersi presentabile.




 
“Ma si può sapere perché tenete il volume della televisione così alto? Posso spegnerl-“ provò a chiedere la diva, prontamente interrotta dalle due bionde, che risposero urlando all’unisono.
“NO!”
“Britt vuole ‘vedere’ comunque ‘Lilo e Stich’ anche se in realtà ascolta semplicemente i dialoghi…” spiegò la latina, rivolgendo però poi un’occhiata confusa a Quinn “Ma… tu…?”
“Oh io lo sapevo! Per questo ho detto di no” si giustificò, allora, accompagnando le parole a continui movimenti di assenso del capo.
“Sì, ma già tra poco andremo al cinema, con tutti quegli effetti speciali e rumori assord-“
“Non dire blasfemie, Rach” la interruppe subito la moglie “E’ spiderman. L’ultimo. Il più importante.”
“Il più fantastico del mondo e della storia!” continuò l’altra bionda, appoggiandola entusiasta.
“Ed è la prima!” concluse, infine, l’altra, guadagnandosi due sbuffi provenienti da entrambe le more, che, evidentemente, non erano così interessate a vedere spiderman quanto le altre due.
“Mmh… se lo dite voi.”
“Come va il musical, Rachel?” chiese poi Brittany, cambiando argomento.
“Ooh, Britt, una meraviglia! Ti racconto…”
“Oh, per l’amor del cielo” fece esasperata la latina, aprendo un cassetto alla sua destra.
Estrasse un paio di occhiali, sulle cui lenti erano raffigurati due occhi ben aperti, e che subito indossò, sistemandosi meglio sul divano. Ben presto chiuse gli occhi, lasciando che le lenti la facessero sembrare, invece, perfettamente attenta. Non aveva, però, considerato che la moglie era presente quando li acquistò.
“San…” la richiamò divertita, sfilandoglieli e buttandoli sul tavolino più lontano “Andiamo, ascoltiamo Rachel” .
“Hai perfettamente ragione, amore.” Rispose con dolcezza, prima di calarsi nuovamente verso il cassetto ed estrarne un altro paio. Questa volta con tanto di nasone e baffi attaccati.
“Ok, questo è meno discreto” commentò divertita Quinn, facendole al volo una foto col cellulare.


 
“E questo è quanto… sarà impegnativo ma ne varrà la pena! Decisamente sì!” concluse entusiasta, dopo un quarto d’ora buono di chiacchiere, la diva.
“Finito di parlare?” domandò poi l’ispanica.
“Sì, San”
“Yuhu! Britt prendi lo spumante che festeggiamo!” propose, entusiasta, l’altra, guadagnandosi un’occhiataccia dall’altra mora. “Scherzaaaavo, scherzavo!” disse poi alzando le mani ridendo, coinvolgendo anche le altre.
“Oook! Allora, io vado un attimo in bagno, poi ci avviamo al cinema!” informò, tutta su di giri, la Fabray-Berry.
“Sì! Spiderman arriviamo” trillò tutta felice anche l’altra bionda “Vado anch’io in bagno!”
“E mi lasciate, qui, da sola, nel salotto, con quest’essere tremendamente fastidioso quando inizia a parlare?!” chiese, scocciata, l’ispanica avvicinandosi alla diva, mentre le altre si allontanavano. Le si sedette accanto, per poi sdraiarsi e appoggiare la testa sulle sue gambe, chiudendo gli occhi.
“Sai che non sei verosimile, se un secondo prima dici che sono fastidiosa e l’attimo dopo vieni qui a farti coccolare?” le chiese, accarezzandole i capelli, con un sorrisetto divertito sulle labbra.
“Ho detto che sei fastidiosa quando attacchi a parlare a macchinetta e non che sei fastidiosa tu.” Commentò borbottando. “Come stai comunque?”
“Bene!”
“intendevo le nausee mattutine, Rach”
“Aaah! Eh, insomma, potrebbe andare meglio.. a Britt?”
“Uguale. Le ho comprato tonnellate di leccalecca, taralli, roba così. Mi sembra di non fare abbastanza, a volte”
“Naaa, sono sicura che fai anche più di quanto dovresti, San controllo-mania-Lopez-Pierce” commentò, facendo ridere l’altra.


 
“Mi sento un po’ in colpa, Quinnie” fece Brittany, un po’ agitata.
“Oh, andiamo! E’ la prima Brit! E’ Spiderman! Si tratta solo di tenerle vagamente distratte fino a che non saremo in macchina.”
“E poi?”
“Beh, e poi realizzeranno che ci sarà un temporale assurdo, ma non potranno fuggire comunque, perché ormai avrò ingranato la quinta. Direzione? Il film più entusiasmante del mondo.”
“Ok… urleranno, si agiteranno e ci uccideranno…” commentò, ancora spaventata l’altra.
“Ma ne varrà la pena.” Le rispose, seria.
“Va bene. Andiamo” concluse, incamminandosi nuovamente verso il soggiorno con l’amica, quando un fulmine un po’ più forte, si fece sentire in tutta la casa, facendole sbiancare all’istante, mentre ancora stavano percorrendo il corridoio.
“COSA DIAVOLO E’ STATO?!” sentirono subito urlare dall’ispanica.
Merda.
“Ehm… Mmh… Britt! Ma insomma sta’ più attenta!” esclamò, poi, la bionda più bassa. “Quel vaso era così bello! Che peccato che tu l’abbia fatto finire a terra!” continuò, mentre la più alta la guardava in cagnesco, andando a nascondere il suddetto oggetto nello sgabuzzino lì vicino.
“Britt? Tutto ok?” chiese, allora, un po’ preoccupata la latina.
“Sì, sì, Sannie, tranquilla” le disse, entrando finalmente nel soggiorno, facendosi vedere. “Era il vaso ch-“
“Chi se ne frega del vaso, l’importante è che sei integra tu” le disse, alzandosi dal divano e lasciandole un bacio sulla guancia. “Allora… andiamo a vedere questo film, su” propose, poi, ricevendo tre ‘ok’ di assenso dalle altre tre.
Stavano per chiudersi alle spalle la porta del garage, quando Santana, come ricordatasi improvvisamente di qualcosa, tornò sui propri passi.
“Dove vai?!” le chiese, subito, preoccupata Quinn, vedendola avvicinarsi all’entrata della casa. “NO, NO!”
“Ho dimenticato di…” iniziò spalancando la porta di casa, trovandosi davanti un temporale con i fiocchi. Pioggia abbondante, strade mezze allagate, cielo plumbeo. “…chiudere il cancelletto.” Concluse, poi, la frase lasciata a metà.
Vedendo che l’amica non si allontanava di un passo, anche Rachel si avvicinò osservando lo spazio esterno, bloccandosi.
“Merda…” commentò terrorizzata la bionda più bassa, voltandosi verso la sua complice, anch’essa agitatissima.
“Ci uccideranno…”
Si aspettavano urla, occhiate di fuoco, una morte, speravano ottimisticamente, veloce ed indolore.
La reazione, però, fu ben altra.
Le due more, infatti, scoppiarono in una fragorosa risata, tenendosi la pancia, senza accennare a smettere. Osservavano la pioggia, poi le due bionde bianche come lenzuoli, per poi guardarsi negli occhi e riprendere a ridere incontrollatamente.
“Questo è strano…” fece Quinn, confusa “Cosa diavol-“
“V-voi..” iniziò con le lacrime agli occhi l’ispanica “A-avete fatto tutto questo casino… p-p- perché…” si interruppe a causa di una nuova scarica di risate.
“La b-benda, il volume…” parlò, ora, la diva.
“Il gioco dell’oca, il cartone…” continuò l’altra.
“Già che ci siamo anche il vaso” aggiunse, poi, la ballerina, curiosa di capire cosa diavolo stesse succedendo.
“Ok… ma voi non dovreste essere incazzate nere?” chiese, allora, la bionda, più che mai confusa.
“Sì, insomma, ci avete detto che non sareste mai più entrate in una macchina assieme, con temporali troppo forti… che siete rimaste sconvolte, che…”
“Britt-Britt, ricordi quando dicemmo questa cosa?” chiese, allora, la moglie, cercando di riacquistare un po’ di compostezza.
“Mmh…”
“Era per il matrimonio del fratello di Mike!”
“Già…” concordarono all’unisono le due more.
“Quindi…”
“Non volevamo venirci… insomma noi due odiamo le cerimonie lunghe e pallose, soprattutto quelle in cui non è richiesta la nostra presenza…” iniziò l’ispanica.
“Vi abbiamo boicottato… ci saremmo annoiate a morte, non c’era nemmeno il karaoke! E.. beh, quella trovata c’era parsa geniale.” Concluse, infine, la diva sorridendo.
“Voi due…” fece scioccata Quinn, non riuscendo a credere fin dove la malvagia genialità delle due more potesse arrivare.
“Quindi non siete arrabbiate?” chiese entusiasta la ballerina.
“Proprio no”
“Quindi non volete ucciderci?”
“Eh no!”
“Quindi possiamo andare a vedere Spiderman?”
“Sì, Brit-Brit… basta che Quinn ci offra i pop-corn” rispose, l’ispanica sghignazzando, raggiungendola, non prima di aver fatto un’occhiolino alla diva, che ancora rideva per tutta la faccenda.






Angolo dell'Autrice
Yuhu! Ci sono! Mi scuso per l'immenso ritardo, ma sono stata fisicamente allontanata dal mio pc per più di una settimana. Il mio unico legame con internet era dal cellulare, brutta storia!
Ma comunque, ecco qui l'ultimissimo capitolo della ff. Spero sia piaciuto anche questo, che come avevo già anticipato è collocato a diversi anni di distanza.
Vabbè, senza star qui a pettinar le bambole, arrivo dritta al punto.
Ringrazio ogni singola persona che mi ha aiutato a portare avanti questa follia, le meraviglie che hanno recensito ogni capitolo, quelle che hanno messo la storia fra preferite/seguite/ricordate, anche dal primo capitolo, e quelle che l'hanno letta in silenzio.
Seguirà quindi un elenco di grazie in diverse lingue:
Grazie
Gracias
Danke
Merci
Ok, ho finito le lingue, sempre che abbia scritto bene queste! Per l'italiano sono sicura, però, eh!
Tantissimi saluti a tutti. Ah, comunque avrei tanto voluto dire a quasi tutti (ci metto il quasi perchè grazie a Dio, qualcuno era savio) quelli del Giffoni che la pronuncia del nome Dianna Agron non è così difficile da assimilare. E al traduttore che ha qualche problema serio, oltre ad essere sembrato un pervertito in alcune occasioni! Ok, la smetto, 'vivi e lascia vivere' mi dico sempre!
Mille grazie, bella gente! :D

 

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