Un'altra storia romantica

di DarkAeris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Silvia ***
Capitolo 2: *** Marco ***
Capitolo 3: *** Aurora ***
Capitolo 4: *** Ettore ***
Capitolo 5: *** Davide ***
Capitolo 6: *** Lorenzo ***
Capitolo 7: *** Il ballo - visione di Silvia ***
Capitolo 8: *** Il ballo - visione di Marco ***



Capitolo 1
*** Silvia ***



Silvia: Ellen Page

 


“Silvia, Silviaaaaa!”

Silvia, una ragazza minuta dai lunghi e lisci capelli castani, si voltò verso la fonte della voce che la stava chiamando.

Un duo di ragazzi decisamente attraenti stava avanzando verso di lei: uno era molto alto, aveva i capelli neri stretti in una coda e la pelle scura, abbronzata dal sole preso durante i numerosi sport praticati, l'altro era più esile, aveva i capelli corti e biondi e un sorriso fantastico.
Quest'ultimo aggettivo era utilizzato da Silvia molto spesso per descrivere il ragazzo, che, da tempo ormai immemore, le faceva battere il cuore senza tregua.

Erano al secondo anno di Università – facoltà Architettura – , ma avevano formato un vero e proprio trio dai tempi del Liceo.

“Ciao, Silvietta!”

Davide, il ragazzo biondo, rivolse il solito sorriso affettuoso alla ragazza, e la strinse a sé, facendola arrossire, come sempre.

Silvia e Davide erano vicini di casa ed erano praticamente cresciuti insieme, passando dalla fase “inseguimento e battaglia” infantile, a quella delle “palpitazioni ormonali” adolescenziale, sino ad arrivare ad “amore veramente duro da sradicare” odierno.

Queste fasi, ovviamente, le aveva percorse solo Silvia, perché Davide sembrava non essere progredito dalla prima, o almeno non con lei.

Al Liceo, infatti, facendo amicizia con Ettore, che da sempre era stato considerato molto bello dal genere femminile, Davide era riuscito ad acquisire popolarità e a diventare l'idolo delle donne.

Era incredibile quante ragazze avessero calcato il suo letto, senza che lui perdesse quell'atteggiamento da eterno bambino.

Sebbene fossero come fratelli, ormai, Silvia faticava ancora a credere che due personalità tanto diverse fossero riuscite a legare in quel modo così viscerale.

Ettore le rivolse un'occhiata gentile, che per lui equivaleva ad un contatto fisico, e si accese una sigaretta.

“Ciao, ragazzi, vi aspettavo! Tra poco inizia la nostra prima lezione con il Troncheschi.”

“Dio, non parlarmene, non mi vaaaaa!”

Ettore tirò uno scappellotto al ragazzo, mentre con l'altra mano faceva cadere la cenere sul prato dell'Università.

“Smettila di lamentarti, mi dai i nervi!”

“Non era quello che hai detto tra le coperte... Sai, Silvietta, ieri notte ho dormito con Ettore!”

Il moro, senza smettere di fumare e senza scomporsi minimamente, rispose:

“Da Ettore.”

“Oh, dovevi vederlo! Il suo comportamento è stato indecente.”

“E’ stato indecente solo nel tuo cervello.”*

Silvia scoppiò a ridere: erano una coppia talmente buffa.

Sebbene adorasse passare il tempo con loro, la ragazza era sempre più triste della situazione di eterno amore non corrisposto che doveva sopportare ogni giorno e il non potersi sfogare con nessuno cominciava seriamente a pesarle.

Aveva conosciuto solo un ragazzo da quando aveva iniziato l'Università, a causa della sua natura davvero timida, ma comunque era un tipo particolare, che parlava solo di film fantascientifici e di chitarre, essendo lui un musicista da anni, quindi non era riuscita a legarsi più di tanto, sebbene lo ritenesse molto simpatico.

Una volta spenta la sigaretta, i tre entrarono nell'edificio, dirigendosi all'aula dove si sarebbe svolta la lezione quel giorno.

Presero posto in fondo alla stanza, pronti a fingere di prendere appunti, passando in realtà il tempo a scherzare tra di loro.

O meglio, Ettore, in silenzio, scribacchiò qualcosa, mentre Davide lo punzecchiava, toccandogli la coscia e Silvia rideva di gusto, cercando di soffocare il rumore.

“Scusami, non è che potresti prestarmi una penna? Questa stupida ha deciso di non scrivere più!”

Silvia si voltò verso la ragazza accanto a lei, che le stava sorridendo.

Era magrolina, dai lunghi capelli ricci scuri e il viso sottile e delicato e sembrava molto gentile.

Silvia le passò la penna e la ragazza la ringraziò educatamente.

“Mio Dio, credo che sia la lezione più noiosa del mondo!”

“Sì, lo penso anche io.”

Le due ragazze si presentarono con un sorriso e scherzarono per tutta la lezione, prendendo in giro il professore e il modo lentissimo che aveva di esprimersi.

Finite le due ore, il gruppo si alzò e Silvia presentò ai suoi due amici la nuova ragazza.

“Lei è Aurora, frequenta il nostro stesso corso!”

Davide salutò la giovane con il suo abituale fare estroso, mentre Ettore, al contrario del suo solito atteggiamento posato, balbettò il suo nome, guardandola intensamente.

Aurora se ne andò dopo poco, dando a tutti appuntamento per la lezione del giorno dopo, ed uscì dall'aula.

Mentre il trio si apprestava a raggiungere l'uscita, l'unico amico di Silvia si avvicinò a lei, toccandole con un dito il braccio.

“Creatura terrestre, ciao! Mi sono accorto solo verso la fine che ci fossi anche tu, altrimenti ti avrei raggiunta al banco.”

“Ciao, Marco!”

Marco, Davide ed Ettore non andavano troppo d'accordo, per il semplice fatto che il duo di amici fraterni tendevano a non frequentare altri maschi, creando una specie di rapporto chiuso tra loro due; comunque si salutarono educatamente.

“Ad ogni modo, ci vediamo domani, così potrai presentarmi quella fata che assomiglia tanto ad un personaggio di Star Wars!”



Note:

I nomi sono presi da un'altra saga originale, ma qui i personaggi saranno differenti.

Come avrete notato, la storia è abbastanza standard, ma per una volta volevo esprimere i sentimenti di ragazze della mia età, di amori all'apparenza banali, ma che a mio avviso non lo sono poi così tanto.
Ogni capitolo avrà un soggetto differente.

*Le situazioni di Lui e Lei

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Capitolo 2
*** Marco ***



Marco: Ben Barnes


Marco sgranò gli occhi quando vide entrare nell'aula la bella ninfa che aveva visto a qualche lezione prima, con indosso una maglietta di The Big Bang Theory.

Non poteva essere reale: era una specie di dea ed era pure fan di un telefilm sui Nerd?

Il chitarrista si ritrovò a piegare le labbra in un sorriso storto, incapace di contenersi, e si alzò subito per raggiungere il posto accanto a Silvia, l'amica – o meglio, l'unica conoscente – che si era fatto a lezione, che sembrava conoscere la sua futura moglie.

“Silvia, cara, posso unirmi a te? Dove sono i tuoi due mariti?”

Silvia sorrise in direzione del ragazzo e fece cenno con la testa alla porta, dalla quale entrarono i due fotomodelli – come li chiamava Marco – , attirando, come sempre, gli sguardi di tutte le ragazze della sala. La sua principessa, però, ancora alla ricerca di un posto che la convincesse, non alzò lo sguardo dalla fila di sedie, fino a quando non riconobbe Silvia e si affrettò a raggiungerla.

“Posso sedermi ancora accanto a te? Ho davvero bisogno di supporto per affrontare questa materia.”

“Ma certo, sei la benvenuta. Marco, scala di un posto, così Aurora può stare tra me e te.”
Marco ringraziò mentalmente Silvia per il suo intervento: le avrebbe fatto fare da testimone alle loro nozze e anche da madrina al loro primo figlio!

Aurora si accomodò nel posto accanto al suo e gli rivolse un sorriso un po' imbarazzato, passandosi una ciocca di capelli dietro le orecchie: ah, se l'amava.

“Piacere, io sono Marco e sono un genio in questa materia... Bazinga! La odio anche io.” *

La ragazza scoppiò a ridere e i suoi occhi – già così belli – si illuminarono di una luce davvero meravigliosa, mentre gli stringeva la mano, presentandosi.

Davide ed Ettore presero i posti accanto a Silvia, e, a giudicare dai mormorii che ne scaturirono, l'atto infranse molti cuori, che speravano di averli accanto durante la lezione. Marco abbassò la testa, per vedere oltre Aurora, e salutò i due ragazzi, con un sorriso.

“Salve, terrestri!”

Davide si ravvivò i capelli con una mano e gli rivolse un occhiolino, Ettore mormorò un “ciao” molto poco convinto e gli lanciò un'occhiata davvero intimidatoria. Marco rimase interdetto dal suo comportamento: sapeva di non andare particolarmente a genio ai due strafighi, a causa del loro “rapporto speciale”, o roba simile, ma entrambi erano sempre stati cortesi con lui.

Ci mise poco, comunque, a capire quale fosse il problema.

Quando Aurora, infatti, notò la spilla dei Queen che aveva sulla borsa, gli sussurrò, ignorando l'entrata del professore:
“Anche io adoro i Queen, sono il mio gruppo preferito.”

Marco cercò in tutti i modi di non afferrarle la testa e baciarla per tutta la vita, ma si ritrovò a pensare a quanto sarebbero stati belli i loro figli.

“Hai buon gusto, mia cara. Brian May è la mia fonte di ispirazione...”

“Sei un chitarrista?”

Considerato il fatto che il suo quasi unico argomento di conversazione fosse proprio la chitarra, Marco trattenne una risata.

“Ebbene sì. Tu suoni qualcosa?”

“No, purtroppo. Cantavo in una band al liceo, ma poi ci siamo persi di vista.”
Aurora abbassò i suoi occhi castani sul quaderno, e si passò di nuovo i capelli dietro le orecchie.

“Mi piacerebbe sentirti cantare una volta.”

“E a me sentirti suonare.”

Fu proprio allora che Marco capì la motivazione dello strano atteggiamento di Ettore: lo sguardo gli cadde involontariamente su di lui e notò che il ragazzo non toglieva nemmeno un secondo gli occhi da Aurora. Il chitarrista prese la penna, improvvisamente incupito: non aveva speranza contro Ettore.

Era il tipico ragazzo che faceva girare la testa ad ogni creatura femminile; persino lui, che era un uomo, doveva ammettere che aveva una bellezza davvero invidiabile. Rimase in silenzio per un po', ascoltando Silvia chiacchierare con Davide, che la prendeva in giro per un fiocco rosso che si era messa tra i capelli.

“Ma cara, è così fuori moda!”

“Metto quello che voglio tra i capelli...”

Silvia era diventata tutta rossa, sebbene cercasse di primeggiare con le parole, e non aveva occhi che per Davide, che la guardava con occhi pieni di tenerezza. Erano proprio una bella coppia, anche se Davide ancora sembrava non essersene reso conto.

Marco sollevò la testa, con un'improvvisa luce ad illuminargli il cammino: forse Ettore era più attraente, ma quante altre ragazze avrebbe incontrato come Aurora? Tra l'altro, non gli era mai capitato di trovarsi così in sintonia con una persona così repentinamente... anzi, non gli era mai capitato, punto!

Se le sarebbe presa a qualsiasi costo.

Si voltò a guardare Ettore, che aveva ancora lo sguardo fermo su Aurora, e poi si rivolse alla ragazza:

“Bene, per riprenderti da questa terribile lezione, direi proprio che potremmo vederci uno di questi giorni, così ti farò sentire un bell'assolo del mitico Simonetti!”

“Oh, non lo conosco, scusami! E' bravo?”

“Il migliore: è il mio cognome!”

Aurora rise dolcemente, illuminando di nuovo il volto in quel grazioso modo che Marco immaginò descrivere ai loro futuri figli, per analizzare il momento nel quale si era ritrovato innamorato della loro madre, e accettò.

Marco si disse compiaciuto e posò ancora l'attenzione su Ettore, che ora lo guardava dritto negli occhi: la sfida era cominciata.



*“Bazinga” è la parola che Sheldon di The Big Bang Theory utilizza quando fa i “suoi soliti scherzi”


Spero che anche questa parte vi sia piaciuta, recensite ;)

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Capitolo 3
*** Aurora ***



Aurora: Natalie Portman

Insomma, davvero non hai mai detto a Davide della tua cotta per lui?”

Ormai erano passati due mesi dal loro primo incontro e Aurora e Silvia erano diventate buone amiche. Entrambe, infatti, cercavano da tempo una ragazza con la quale condividere i segreti e le “turpe giovanili” che angosciavano il loro sesso. In quel momento erano a casa di Silvia, immerse nei libri di Arte Moderna, a parlare di tutto tranne che della materia che avrebbero teoricamente dovuto studiare.

Te l'ho detto, ho troppa paura di perdere il rapporto che abbiamo!”

Ma è assurdo che non se ne sia mai accorto, comunque. E' proprio un ragazzo strano.”

Silvia arrossì, come sempre quando si trattava di Davide, ma non rispose nulla, limitandosi a fingere di leggere la pagina dedicata al Brunelleschi. In quel momento, il cellulare di Aurora vibrò nella sua tasca, e la ragazza si alzò, per non disturbare lo studio – per quanto fasullo – dell'amica. Vedendo il numero che la stava chiamando, Aurora sorrise e rispose contenta al telefono.

Ciao, Marco!”

Quante volte devo ripetertelo? Devi chiamarmi Maestro, giovane Padawan.”

Da quando Marco aveva scoperto che anche Aurora era un'appassionata di Star Wars, non le aveva più permesso di allontanarsi “dai giusti sentieri della Forza”.

Mi scusi, Maestro. State arrivando?”

Sarò a breve nel vostro antro dello studio, mie donzelle. Nel frattempo, continua a pensarmi e ad esercitarti mentalmente!”

Aurora rise, riponendo il cellulare nella tasca e tornò al tavolo con Silvia.

Chi era?”

Era Marco, dice che sta per arrivare.”

Silvia le rivolse un sorrisetto furbo e l'amica la guardò, trattenendo una risata.

Che c'è?”

Vi sentite spesso, mi sembra di capire.”

Sì, abbiamo molte cose in comune e con lui mi trovo benissimo.”

Silvia mormorò qualcosa, che Aurora non sentì, ma riuscì a decifrare un “Ettore” sussurrato, che le fece tendere le orecchie.

Cosa c'entra Ettore?”

Silvia avvampò e cercò di tornare a leggere, ma l'amica non glielo permise, continuando a chiederle cosa avesse detto.

Beh, io non dovrei dirtelo... comunque mi sembrerebbe strano se non te ne fossi già accorta, ma ad Ettore tu piaci parecchio.”

Aurora arrossì lievemente, trattenendo a stento un sorriso.

Non ero sicura: è un ragazzo talmente bello, non pensavo che potesse essere vero.”

Ti piace più di Marco?”

Prima che Aurora potesse rispondere, suonò il campanello e Silvia sussultò, scattando in piedi.

D-devono essere loro.”

Visto che i genitori sarebbero stati fuori tutto il giorno, infatti, Silvia aveva invitato tutto il suo gruppo a casa sua, con la scusa di studiare insieme. Lei ed Aurora andarono ad aprire la porta e si trovarono davanti Ettore e Davide, in smagliante forma, il primo con il libro di testo in mano e il secondo con una scatola di gelati. Silvia si rivolse a Davide, con la solita voce tremante, ma polemica, che riservava solo a lui:

Direi che le tue intenzioni sono più che evidenti, Davide.”

Ho preso i coni al cioccolato!”

Entra pure!”

Silvia fece accomodare i due ragazzi, mentre Aurora si accorse dell'arrivo del motorino di Marco, che scese dal sellino e raggiunse la ragazza, sorridendo.

Scusate il ritardo, non trovavo il libro!”

Non preoccuparti, c'è chi non l'ha nemmeno portato!”

Aurora chiuse la porta e rivolse l'attenzione ad Ettore, che si era voltato verso Marco, con uno sguardo decisamente infastidito. Le sembrava incredibile che un tipo come lui potesse davvero aver preso una cotta per lei e doveva ammettere che non era affatto insensibile al fascino del ragazzo; ma Marco le sorrise dolcemente e la sua attenzione venne del tutto attirata da quest'ultimo. Si diressero tutti insieme nel salone, al tavolo dello studio – o della tortura, come lo chiamò Davide – e finsero di studiare per un'oretta, alternando qualche riga a dieci minuti di conversazione, finché non abbandonarono la farsa e presero a parlare allegramente del ballo che l'Università avrebbe ospitato la settimana dopo.

Io ed Ettore andremo in coppia, sarò la sua dama!”

Davide allungò la mano verso quella di Ettore, che la scansò con un gesto brusco.

Senza offesa, ma tu rappresenti più o meno tutto quello che disprezzo di questo mondo.*”*

Il biondo portò la mano rifiutata al petto, fingendo di avere il cuore spezzato, e sussurrò:

Non meriti il mio amore, davvero!”

Ettore sbuffò, sciogliendosi i capelli, per poterli legare nuovamente, più stretti.

Hai ragione: lasciamoci.”

No!Ti prego, non lasciarmi, ti prego...io ti amo!”*

Silvia scoppiò a ridere, mentre Aurora e Marco, all'unisono, dissero:

Oh, la Bella e la Bestia!”

Ettore digrignò i denti, riaprendo il libro davanti a lui.

Davide si voltò verso Silvia, prendendole la mano.

Allora? Tu con chi vai, tesorino? Ti porta Marco? Io ho trovato una bionda da capogiro per me, che è davvero...”

No, io ci vado con Aurora!”

Tutti si voltarono verso Marco, che sedeva tranquillo, con un ghigno sul volto.

Davvero?”

Aurora lo guardò, ridendo: era davvero un ragazzo senza pari.

Ah già, dovevo chiedertelo! Vuoi venire al ballo con me?”

La ragazza si sciolse in un sorriso ampio e accettò, mentre Ettore quasi sfondava il tavolo, al quale si stava aggrappando. Silvia, contenta di avere avuto quell'opportunità di rivelare la notizia, si affrettò a rispondere a Davide:

Io vado con un amico di Aurora che ho incontrato un mesetto fa.”

Davide le lasciò la mano, corrugando la fronte.

Ah sì? E chi è questo?”

Aurora, con un'espressione furba che non prometteva niente di buono, si rivolse al ragazzo:

Oh, è un ragazzo di un anno più grande di noi. E' alto più o meno quanto te, ha l'aspetto un po' trasandato, ma davvero carino, e ha capelli e occhi scuri: si chiama Lorenzo.”

Aurora notò con divertimento la smorfia che Davide non riuscì a nascondere e si accorse dell'improvviso cambio di argomento. Ettore non le rivolse la parola per quasi tutta la giornata, sebbene la guardò quasi continuamente, mentre Marco scherzò con lei, facendola ridere di gusto, come solo lui riusciva a fare.

Arrivati alla sera, i ragazzi andarono via e, mentre Aurora metteva in ordine il suo quaderno, notò sulla prima pagina un messaggio scritto da Marco:

"Studia, so che è difficile non pensare a me, ma puoi farcela!”

Sorrise e si alzò, dirigendosi alla porta; sulla soglia salutò l'amica:

Ci vediamo domani per andare a cercare il vestito per la festa! Hai visto la faccia di Davide quando gli ho detto che uscirai con Lorenzo? E' andato tutto secondo i piani: ha inizio il gioco!” *


*Citazione trovata su Facebook.

*La Bella e la Bestia

*Saw


*Skins


E anche questo capitolo spero vi sia piaciuto! Suvvia, recensite, anche solo con una parola (“Brutta!” “Schifo” XD). Grazie :)


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Capitolo 4
*** Ettore ***



Ettore: Jason Momoa

“Daaaaiiiii, le ragazze andranno questo pomeriggio a comprare i vestiti, perché non possiamo farlo anche noi insieme?”

“Ti sei risposto da solo: le ragazze lo faranno.”

Ettore cercava di prendere appunti durante la lezione di Storia delle teorie architettoniche, mentre Davide gli ronzava attorno, emettendo suoni che ricordavano i guaiti di un cane ferito.

Il professore era giovane e il suo metodo di insegnamento non era noioso e riusciva sempre a farsi capire dai suoi studenti; inoltre, era un fumatore e poneva tutte le volte una pausa tra un'ora e un'altra. Questo elemento per Ettore – che era un consumatore incallito di sigarette – collocava l'uomo tra i suoi docenti preferiti.

La materia lo interessava, tra l'altro, e non gli dispiaceva porre la sua attenzione alla lezione; con Davide vicino, però, era seriamente difficile: era come un bambino al supermercato, che si lagna perché la madre non vuole comprargli ogni dolciume da lui adocchiato e perciò si lamenta, portando il genitore all'esasperazione.

Ettore, comunque, c'era abituato: negli ultimi anni faceva da balia al ragazzo a tempo pieno, anche se – non lo avrebbe mai ammesso – questo compito non gli dispiaceva poi così tanto. Aveva nei confronti dell'amico un attaccamento fraterno ed era segretamente contento del fatto che lui volesse passare il suo tempo solo in sua compagnia.

L'unica vera pecca di Davide era la sua ostinata cecità nei confronti di Silvia, alla quale Ettore si era incredibilmente affezionato.

Se non si fosse trattato di Davide, ma di qualsiasi altro ragazzo, avrebbe di certo riempito di botte colui che spezzava regolarmente il cuore della sua amica.

Provava la stessa voglia di difendere con la violenza anche Aurora; nel suo caso, però, si trattava solo di gelosia pungente.

A dire il vero, era ancora un mistero per lui come quest'ultima lo avesse instupidito fino a quel punto: era bellissima, senza dubbio, ma le sue precedenti fiamme lo erano state ugualmente; aveva un sorriso dolce, che le illuminava il volto, ma di sicuro non era una caratteristica che poteva avere esclusivamente lei; era simpatica e intelligente, ma anche questo...

La realtà era che Aurora era perfetta agli occhi di Ettore e passava le notti ad immaginare di accarezzarle i capelli.

Dio, trascorreva davvero troppo tempo con Davide.

Ettore arrossì, mentre continuava a tenere lo sguardo incollato al foglio, sperando che nessuno se ne accorgesse.

“Amore, che fai, arrossisci?”

Ovviamente, a Davide non era sfuggito il suo cambio di colore e si era subito attaccato a lui, stordendolo di domande.

L'ora si concluse e il professore stabilì la solita pausa di un quarto d'ora: grazie a Dio!

Ettore si alzò, ignorando Davide che lo punzecchiava con la penna, afferrò il suo pacchetto di sigarette e si diresse all'uscita.
Davide stava per seguirlo, ma Ettore lo fulminò, dandogli una spinta alla spalla, per farlo sedere nuovamente.

“Stai con Silvia, io torno subito.”

La ragazza gli rivolse un sorriso, da dietro le spalle di Davide, ed Ettore ricambiò con un occhiolino.

Aurora non condivideva con loro quella materia, perché era una di quelle a scelta, e – per sua fortuna – Marco non seguive le lezioni, perché le ore coincidevano con quelle di inglese.

Finalmente all'esterno, accese la sigaretta e se la portò alla bocca, tenendosi con l'altra mano i capelli sciolti lontani dal volto, mentre il vento lottava contro i suoi sforzi. Appoggiò al muro la schiena, guardandosi attorno e continuò a pensare a...

“Aurora!”

La ragazza era appena giunta all'Università, carica di libri e con lo sguardo stanco. Alzò gli occhi su di lui e si sciolse in un sorriso. Quel sorriso.

“Ettore, ciao! Che ci fai qui fuori, non avevi lezione?”

I ragazzi si salutarono con i convenzionali baci sulla guancia, mentre la mano di lui le cingeva la vita, per attirarla a sé, sperando che il gesto sembrasse casuale.

“Sì, il professore ci grazia con una pausa tra un'ora e l'altra. E tu, cosa fai con tutti quei libri?”

“Devo seguire il laboratorio di disegno e rilievo e la professoressa ci ha intimati di portare tutti i libri del corso; non so esattamente a cosa le serviranno.”

Ettore afferrò una parte dei testi che la ragazza teneva in mano e la accompagnò – affrettandosi a gettare la sigaretta nei rifiuti – all'aula del laboratorio. Posarono i libri sul banco e presero posto, approfittando del fatto che Aurora fosse in anticipo di mezz'ora, mentre ad Ettore rimanevano cinque minuti ancora, prima di tornare alla sua lezione.

“Allora, mi ha detto Silvia che domani andrete a comprare il vestito per la festa. Davide mi tormenta perché accompagni anche lui a fare shopping.”

Aurora scoppiò a ridere, passandosi due ciocche di capelli dietro le orecchie: era un gesto che ripeteva spesso e che faceva letteralmente impazzire Ettore.

Anche se in realtà, a farglielo notare era stato Marco, quando l'aveva presa in giro davanti a lui per questa sua abitudine, seppure Ettore capì subito che anche Marco ne subiva il fascino.

“Sì, dovremmo andare a via Sannio, così almeno troveremo qualcosa che non ci tolga tutti i soldi e la speranza di averne mai altri!”

“E Marco sa già cosa indosserà?”
Perché aveva dovuto tirare in ballo il ragazzo quando era solo – finalmente – con lei? Che stupido!

Aurora arrossì e annuì leggermente, aprendo con distrazione un libro davanti a sé.

Ettore si accorse che il tempo a sua disposizione era finito e si alzò, rivolgendo un sorriso all'amica, che, impacciata, borbottò:

“Tu e Davide con chi andrete, alla fine?”

“Oh, lui ha rimorchiato le solite stangone che gli piacciono tanto. Io, però, volevo andarci con te.”

Aurora divenne di un rosso accesso ed Ettore piegò le labbra verso sinistra, per poi salutarla e tornare in aula.

Prese il suo precedente posto e notò Davide e Silvia chiacchierare, vicini, per non fare troppo rumore: erano proprio una bella coppia, stupido di un Davide!

“Amore, sei tornatoooo!”

Ettore sbuffò e lo guardò, scompigliandogli i capelli.

“Sì, e ho intenzione di accompagnarti a cercare i nostri vestiti per la festa. Voglio essere bello quella sera.”

“Oh, amore, ma tu sei sempre bellissimo!”

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Capitolo 5
*** Davide ***


Davide: Jude Law

 


“Oooh, guarda quella camicia quanto è bella, mi starebbe d'incanto!”

Davide correva da una vetrina di un negozio all'altra, urlando e dimostrando al mondo intero la sua felicità nell'essere in giro a fare shopping con il suo migliore amico. Adorava farsi vedere dalle persone insieme a lui, perché conosceva bene il fascino dell'amico e sapeva che, combinato al proprio bel faccino, le ragazze venivano attratte dalla loro coppia come le api dal miele. E lui amava piacere.

“Vuoi stare fermo mezzo secondo? Siamo in giro da un'ora e avrai provato cinquanta abiti! Comprane uno e basta.”

Davide si voltò verso Ettore, che indossava un giacca di pelle – l'unica sua difesa al freddo durante tutto l'inverno – e un paio di occhiali scuri: l'amico aveva un fascino sbarazzino che gli invidiava moltissimo.

“Oh, tesoro, sei tu quello a cui sta bene qualsiasi cosa addosso, non io! Avessi il tuo corpo, anche io mi infilerei la prima cosa trovata nell'armadio!”

Ettore scosse la testa, emettendo un borbottio sordo, e si accese una sigaretta – l'ennesima.

“Sarai meno polemico quando vedrai che ragazze assolutamente pazzesche ho invitato alla festa; la mia – credo si chiami Marika, ma non ne sono certo – è alta quasi quanto te e ha delle gambe da urlo, mentre la tua – mi sembra che il nome sia Mary – è mora, come piace a te! Sono entrambe all'università in Erasmus, capiscono appena l'italiano.”

“Presumo che la conversazione sia la parte che meno ti interessi.”

“Oh, andiamo! Un ballo, un po' di alcol e poi finiamo la serata come è giusto che finisca, non credi?”

Davide sorrise e aspettò che l'amico finisse la sua sigaretta, per entrare dentro il negozio che aveva adocchiato.

“Per quanto mi riguarda, credo che terrò solo gli occhi molto aperti perché Marco non allunghi le mani, così come quel Lorenzo.”

Davide si rabbuiò, infilandosi nervosamente le mani dentro le tasche dei jeans.

“Non capisco davvero perché Silvia abbia accettato di uscire con lui: l'ho visto all'università e mi sembra davvero un idiota. Inoltre, non ha assolutamente gusto nel vestire.”

Ettore spense la sigaretta e si tolse gli occhiali, posizionandoli sui capelli, e rivolse uno sguardo all'amico.

“Fossi in te, mi preoccuperei di più sulla fama che ha questo ragazzo: pare che sia una versione mora di te.”

I ragazzi entrarono dentro il negozio e salutarono la commessa, per poi iniziare a contemplare delle camice bianche – nel caso di Davide – e nere – nel caso di Ettore. Dopo un'ora nella quale Ettore arrivò a minacciare l'amico di omicidio a sangue freddo se non si fosse deciso, Davide uscì dal negozio con una giacca scura e una bella camicia bianca.

“Spero proprio di aver fatto la scelta adatta e di non pentirmene strada facendo. Adesso dovremmo pensare alle scarpe...”

“Non ho nessuna intenzione di comprare le scarpe con te: ho una vita, dei libri da studiare, e una fedina penale pulita.”

“Fedina penale pulita?”

“Altre ore insieme a te in un negozio e le mie mani saranno presto sporche di sangue.”

“Come sei freddo e spietato: e io che ti amo così tanto!”

Ettore, come al solito, quando Davide fingeva di essere la sua fidanzata, si guardò attorno, sperando che nessuno lo vedesse in sua compagnia: Davide adorava metterlo in imbarazzo.

“Se fossi meno duro probabilmente Aurora non avrebbe paura di te!”

“Lei non ha paura di me, è solo timida!”

“Ma con Marco non è timida.”

Davide si pentì di quanto detto, quando notò l'amico stringersi nelle spalle, e distogliere lo sguardo.

“Sono certo che sia perché è molto attratta da te ed è in soggezione!” - disse, tentanto subito di rimediare al malumore di Ettore.

“Io non voglio che sia in soggezione, voglio che mi sorrida in quel modo spontaneo che riserva a Marco. Comunque, se alla festa non succede niente tra lei e lui, ho intenzione di chiederle di uscire, quindi devo tenere gli occhi aperti.”

Davide stava per rispondere quando il suo cellulare squillò.
“Silvia, tesoro! Sì, siamo riusciti a comprare tutto, e voi? No, non è vero, io sarò più bello di Ettore, per una volta! No... non lo credo nemmeno io, hai ragione! A domani, antipatica.”

Il ragazzo ripose il cellulare nella propria tasca e si voltò verso Ettore.

“Pare che le nostre adorate amichette abbiano comprato due bellissimi vestiti: devi assolutamente tenere d'occhio Marco, anche se credo che non sarà mai alla tua altezza.”

Ettore sorrise e gli diede una pacca sulla spalla.

“Ok, ma tu tieni d'occhio Silvia.”

Davide strinse la busta che aveva in mano e rimase in silenzio.

“Non mi piace che esca con lui, sono davvero preoccupato.”
“Oh, andiamo, Ettore, non è una bambina e noi non siamo i suoi genitori. Se vuole uscire con lui, che faccia pure, chi se ne frega!”

Entrarono in macchina di Ettore e quest'ultimo cominciò a guidare, senza aggiungere altro, per poi fermarsi di fronte alla casa di Davide.

“Perché mi hai portato qui, non dovevamo cenare da te?”

“Tu vai a casa, io passo da Silvia, le voglio parlare. A te potrà pure non importare, anche se sappiamo entrambi che non è vero, ma a me invece importa, e molto.”

Detto questo, voltò le spalle all'amico e andò a suonare alla porta della ragazza.

Davide rimase a guardarlo, imbronciato, poi lo seguì, incapace di distaccarsi da lui in quel brutto modo.

Silvia aprì la porta e sgranò gli occhi, vedendoli: indossava già gli abiti larghi con i quali andava a dormire e i suoi capelli erano tirati indietro da un fermacapelli. Davide non le rivolse il sorriso che invece curvò le labbra di Ettore, e anzi, aspro, disse:

“Siamo qui perché Ettore è preoccupato per il fatto che andrai al ballo con Lorenzo. Ma io sono certo che non andrai a letto con lui, no? Ora andiamo a cena, ciao.”

Fece per andarsene, ma la voce fredda di Silvia lo fermò:

“Non penso che sia tu a decidere queste parti della mia vita, non credi?”

Si voltò a guardarla, sgranando gli occhi, e notò uno sguardo che non le aveva mai visto, in tutti gli anni della loro amicizia. Aprì la bocca per rispondere, ma lei si limitò a ringraziare Ettore e a chiudere la porta.

Ettore lo superò, e si diresse di nuovo alla macchina, sedendosi alla guida e abbassando il finestrino.

“Sei proprio uno stupido”, disse, e si allontanò dalla via.

Davide rimase in piedi davanti alla porta di Silvia per qualche minuto, con le parole della ragazza nella mente: doveva preoccuparsi anche lui? Ma non era preoccupazione quella che aveva nelle mente. Era infastidito.
Tornò a casa propria, gettandosi sul letto, dopo aver salutato la madre e averle spiegato che avrebbe cenato a casa.

Può fare come vuole, può fare come vuole, non sono affari miei, non mi importa nulla.
Quelli furono i pensieri che lo tormentarono tutta la serata, fino a quando un messaggio di Silvia non lo distolse.

“C'è Harry Potter e la Pietra Filosofale su rai 2, vieni a vederlo da me?”

Davide sorrise, dimenticando in un istante di essere stato teso fino ad un momento prima.

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Capitolo 6
*** Lorenzo ***



Lorenzo: Robert Downey Jr

Lorenzo sfogliò l'ultima pagina del libro, sorridendo tra sé.

“Ancora una volta sono stato furbo quanto Sherlock e ho capito chi fosse il colpevole esattamente per gli stessi motivi da lui elencati!”

Una figura stesa nel letto accanto a lui mugugnò qualcosa, per poi tirare su la testa e guardarlo.

“Come hai detto?”

Il ragazzo posò il romanzo, senza degnare di uno sguardo la rossa sotto le coperte e si apprestò ad alzarsi, per andare in bagno.

“Niente, stavo leggendo. Io tra poco devo uscire.”

La ragazza parve non capire l'invito di lui ad andarsene e si stiracchiò, non accennando ad alzarsi.

“E' stata una nottata pazzesca... Quando ti sei avvicinato a me al pub non potevo crederci. Avresti potuto scegliere chiunque. Perché me?”

Lorenzo uscì dal bagno, a petto nudo e si diresse verso l'armadio, prendendo una maglietta nera.

“Io posso scegliere chiunque. Ieri sera eri tu, stasera sarà qualcun' altra.”

La rossa lo guardò, come per capire se stesse scherzando. Notando lo sguardo serio di lui, si alzò, scansando le coperte.

“M-ma, io credevo...”

“Tu non credevi niente, conoscevi già la mia reputazione, è per questo che sei voluta andare a letto con me.”

La ragazza non riuscì a trovare niente da obiettare, come del resto Lorenzo aveva previsto, e si limitò a prendere i suoi vestiti e a lasciare la sua casa.

Finalmente!

Lorenzo indossò dei jeans scuri, si riempì i capelli di gel, perché mantenessero quell'aspetto trasandato, e afferrò le chiavi e il portafoglio, uscendo di casa.

Era diretto all'Università, più precisamente al bar dell'Università, dove aspettava sempre che le ragazze uscissero lamentandosi dalle lezioni, per dimostrarsi molto compassionevole.

Entrò nella propria auto e sorrise al proprio riflesso nello specchietto, per poi infilare la chiave e accendere il motore.

Sperava di incontrare Silvia quel pomeriggio, così avrebbe potuto indagare su cosa avrebbe indossato, sperando che non lo avrebbe fatto sfigurare alla festa.

Aveva accettato di andare con lei, perché aveva un debole per i bei faccini, perché sperava di dare una bottarella anche ad Aurora, e perché quest'ultima, in un discorso con l'amica, aveva pronunciato il nome di Davide Rodari.

Davide Rodari.

Il motivo che ora aveva reso Silvia del tutto irresistibile era che quell'idiota di Davide Rodari era evidentemente innamorato di lei.

Al Liceo aveva sentito il suo nome talmente tante volte da trovarlo ormai insopportabile. Inoltre, proprio non riusciva a capire come quella femminuccia potesse attrarre le donne. Aveva molta più stima del suo compagno, Cancellieri, che sembrava un vero maschio.

La sua vittoria sarebbe stata epocale, se fosse riuscito a portarsi a letto la ragazza che faceva battere lo stupido cuore di quel biondo insipido.

Inoltre, aveva trovato attraente Silvia sin dalla prima volta che Aurora gliel'aveva presentata: era timida e minuta, il genere di ragazze che a lui piaceva “contaminare con la sua perfidia”.

Accese lo stereo dell'auto, assaporando la musica dei Queen, che lui adorava e, come suo solito, cambiò umore quattro volte durante il tragitto.

A metà strada un pezzo particolarmente sentito lo fece piangere come un bambino, mentre canticchiava il motivetto.

All'arrivo rideva come un pazzo, per il motivo allegro della traccia quattordici.

Scese dalla vettura, indossando gli occhiali da sole, e si incamminò verso il bar, stringendosi nel suo cappotto. Dicembre era particolarmente soleggiato, ma comunque troppo freddo per i suoi gusti.

Entrò velocemente dentro l'edificio riscaldato, salutando con un occhiolino la barista, e accomodandosi al tavolo, dopo aver ordinato il suo solito caffè.

Quella era la sua vita universitaria: era ricco di famiglia, viveva da solo da un paio d'anni e non aveva davvero bisogno di quella laurea, ma era abbastanza intelligente da riuscire a conseguire una buona media senza frequentare le lezioni e decisamente egocentrico da desiderare la carica di “dottore”.

Sorseggiò il suo caffè e vide due ragazze entrare nel bar, infreddolite e stanche e rivolse loro un sorriso, che queste ricambiarono.

Stava per alzarsi e offrire loro una cioccolata calda, quando vide arrivare Aurora e Silvia, accompagnate da un ragazzo moro e mingherlino.

Aurora lo notò e gli fece cenno con la mano, mentre Silvia arrossì lievemente e ordinò da bere, per poi raggiungerlo al tavolo.

“Lorenzo, ciao! Sei sempre qui al bar, non ti si vede mai a lezione.”

Lorenzo fece un sorriso storto in direzione di Aurora, e rispose, continuando a lanciare sguardi all'amica, divertito dal suo imbarazzo:

“Troppo lavoro e niente gioco farebbero di me una persona pazza.”

Il ragazzo che le accompagnava alzò la testa alle sue parole e gli sorrise.

“Shining! Gran bel film, io sono un appassionato di Kubrick!”

A giudicare da come guardava Aurora, doveva essere appassionato anche di belle ragazze dalla pelle di porcellana.

Lorenzo finì il suo caffè e prese a parlare di vecchie pellicole con Marco, prendendo sinceramente in considerazione l'idea di stimarlo come persona, sebbene raramente concedesse questo onore a persone che non fosse se stesso o, al massimo, qualcuno imparentato con lui.

Silvia rimase in silenzio, sebbene Lorenzo la costrinse ad inserirsi nei discorsi, rivolgendole sorrisetti e ammiccamenti e godendo del suo rossore.

Il pomeriggio stava andando proprio bene: era fondamentale che lei fosse attratta dalla propria persona, se voleva far piangere dall'invidia il biondino, suo acerrimo nemico.

Passata un'ora in convenevoli, Lorenzo ritenne opportuno andarsene, per cambiare bar e assicurarsi la compagnia per la nottata, e salutò gli amici, soffermandosi su Silvia – non senza aver lanciato uno sguardo lascivo ad Aurora, che avrebbe volentieri invitato nel suo letto.

“Noi ci vediamo alla festa, mia cara. Ti farò vedere come calco bene la pista.”

Le baciò la mano, ridendo, ed uscì dal bar, ritornando alla macchina.

Faceva davvero troppo freddo per andare in giro a cercarsi compagnia, così prese il cellulare e chiamò il primo numero nella rubrica, assolutamente ignaro circa quale ragazza gli avrebbe risposto.

Sentì una voce acuta e fastidiosa urlargli che era così felice che l'avesse richiamata: patetica.

“Sì, bellezza. Casa mia, tra un'ora, ti offro la cena e poi lo facciamo un po' in camera mia, ok? A dopo.”

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Capitolo 7
*** Il ballo - visione di Silvia ***





La sera della festa, Silvia era davvero molto molto nervosa.

Per quanto si trovasse bene con Lorenzo, non era abituata a passare del tempo con un ragazzo che non fosse parte del suo gruppo e ciò la metteva non poco in imbarazzo.

Ad ogni modo, si presentò davanti all'Università con la “giusta mezz'ora di ritardo” decretata da Aurora, vestita elegantemente e nervosa sino alla punta dei piedi.

Le due ragazze avevano girato Via Sannio tutta una giornata per trovare gli abiti indossati quella sera, ma entrambe si potevano dire soddisfatte.

Silvia aveva un vestito verde, che le cadeva dritto sul corpo, e le lasciava quasi tutte le gambe scoperte che, a detta di Aurora, erano il suo punto forte, perché piccole e belle da vedere.

I capelli corti erano acconciati dietro la nuca, lasciando scoperta una ciocca più lunga sul davanti, ed erano il risultato di una recente visita dal parrucchiere.

Sperava davvero di non essere eccessiva e di non attirare troppi sguardi su di sé; anche per quello, era contenta di andare alla festa insieme ad Aurora, che aveva una di quelle bellezze difficile da non guardare e che non si sentiva mai troppo a disagio ad essere al centro dell'attenzione,

L'amica, infatti, era più preoccupata a lamentarsi dei suoi due spasimanti, temendo che Ettore avrebbe potuto chiederle di ballare e non conoscendo la propria reazione, se l'avesse fatto.

Silvia invidiava la tranquillità con la quale Aurora si era scelta un vestito rosso fiammante, con un'ampia scollatura, e avesse legato i capelli, mantenendo un aspetto perfetto e rilassato.

Avevano passato le ultime ore nel bagno di Aurora a truccarsi e a chiacchierare e tutto ciò era servito solo per aumentare le numerose ansie di Silvia.

Lorenzo avrebbe di certo voluto ballare e, considerato il suo atteggiamento sicuro, sarebbe stato anche molto bravo, mentre lei non aveva mai calcato seriamente le piste.

Uscirono di casa, dirigendosi all'Università, e passarono il tragitto in silenzio, ognuna immersa nei suoi pensieri.

Quando giunsero al luogo stabilito, Silvia si accorse che la gente li guardava e molti ragazzi le indicavano, con sguardi ammirati; arrossì violentemente e abbassò la testa, sperando che arrivassero presto i ragazzi a “salvarle”.

Marco arrivò poco dopo, con un completo nero con giacca dello stesso colore: non sembrava nemmeno lui quella sera, tanto era elegante.

“Come stai bene, Marco.”

Il ragazzo cinse la vita di Aurora con una mano e le rivolse uno sguardo rapito, per poi salutare Silvia e tornare a guardare l'oggetto dei suoi sospiri.

“Grazie, mia adorata. Sei uno splendore, ovviamente. Dico ovviamente, perché altrimenti non potresti farti vedere in mia presenza!”

Aurora e Silvia risero, ma alla seconda il sorriso si smorzò sulle labbra, perché stavano arrivando, praticamente nello stesso momento, Lorenzo, Davide ed Ettore verso di loro.

I ragazzi avevano camicia bianca e giacca nera, mentre Lorenzo indossava un completo interamente nero, come Marco, e aveva il solito sorriso sprezzante sulle labbra.

Lanciò uno sguardo che Silvia non riuscì a comprendere a Davide, come se lo stesse analizzando, e raggiunse il gruppo.

La bionda da capogiro che accompagnava Davide era proprio il suo tipo: seno enorme, gambe da urlo e intelligenza inesistente. Non aveva bisogno di parlarle per saperlo.

La ragazza che accompagnava Ettore, invece, era la versione mora della prima e anche lei appariva del tutto priva di uno strumento per pensare. Il ragazzo, infatti, sembrava non ascoltarla nemmeno, mentre lei gli serviva un monologo talmente serrato, da non prevedere pausa alcuna.

Silvia gli sorrise, accorgendosi dello sguardo dell'amico alla vista di Aurora, e gli fece cenno di avvicinarsi.

Lorenzo salutò Aurora e le rivolse un'occhiata di apprezzamento, che non sfuggì a Marco, che strinse a sé la ragazza, con la scusa di vedere se il suo vestito fosse adatto al proprio, e poi si rivolse a Silvia, alla quale lanciò lo stesso tipo di sguardo.

“Wow, Silvia. Sono lieto di passare la serata con te.”

La ragazza avvampò, mentre Davide storceva le labbra alle parole di Lorenzo.

Salutò Silvia e Aurora con poco trasporto e andò a raggiungere la pista da ballo, passando un braccio attorno alle spalle della bionda.

Il gruppo entrò dentro la Sala dell'Università, che era stata addobbata per l'occasione, con luic, e palloncini vari: era divertente pensare che la Facoltà avesse voluto organizzare tutto proprio come una festa americana, era così strano!

Silvia non riusciva, comunque, a togliere gli occhi da Davide, che stava chiacchierando con la bionda, mentre questa pendeva dalle sue labbra.

Aurora e Marco scomparvero nella folla, dopo poco, e Silvia si accorse di non riuscire ad individuare nemmeno Ettore.

Lorenzo distolse Silvia dai suoi pensieri e la invitò a ballare.

“Ehm, io veramente...”

“Su, sono un ballerino nato! Potrei fare impallidire John Travolta!”

“John Travolta non si batte.”

“Ok, allora potrei battere Justin Timberlake... suvvia, questo concedimelo!”

Silvia accettò, sebbene per niente convinta, l'invito e si ritrovò a ballare al ritmo infervorato del ragazzo, che era un tipo davvero singolare, come aveva sospettato.

Mentre danzavano, Silvia lanciò, non riuscendo ad impedirlo, un'ultima occhiata a Davide, che ora stava completamente sopra la bionda, baciandola avidamente.

Lorenzo intercettò il suo sguardo e avvicinò il volto all'orecchio di lei.

“Ti piace quello, eh? Lo conosco per fama: lui e il suo amico erano famosi nel Liceo Scientifico. Io, invece, in quello Linguistico!”

Il tono di voce che usò per dirlo non convinse Silvia, che avvertì una nota di antipatia nel suo modo di descrivere Davide.

Il ragazzo le rivolse un sorriso storto, fingendo di atteggiarsi a fico, e la fece voltare su se stessa, con un braccio, strappandole una risata incerta.

Un altro sguardo, però, le fece notare la mano di Davide sotto la gonna della bionda, e ciò servì ad incupirla, togliendole ogni voglia di ballare.

“Dai, ho io il modo di distrarti!”

Lorenzo la tirò a sé e la baciò, lasciandola senza fiato.

Si staccò da lui, paonazza in volto, mentre lui la scrutava con gli occhi scuri.

“Dai, non puoi compatire un ragazzo per averci provato!”

Le rivolse un sorriso gentile e la accompagnò a sedersi, mentre Silvia notava lo sguardo di Davide, ora fermo su di lei.





Ringrazio tantissimo:

anna1993, bonsai, CrewGD, Ems13, lucy_dragon_slayer, pinuccia2605 e Alis3, per aver messo la storia tra le seguite;

SakuraSan96 e_Echo, per averla messa tra le ricordate;

SunshineInTheDarkness e titi656, per averla messa tra le preferite

e Med per le recensioni! *.*

Se anche gli altri avranno voglia di lasciare un commento, vi amerò a vita :)

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Capitolo 8
*** Il ballo - visione di Marco ***




“Oh, Johnny, se avessi il tuo fascino, il mio intero guardaroba ora non sembrerebbe del tutto inutile.”

La Nona Porta era arrivato quasi alla sua fantastica conclusione, mentre Marco sedeva per terra davanti al suo armadio, limitandosi ad ascoltare il film – che comunque aveva visto più volte – per decidere un abito adatto alla festa dell'Università.

Sarebbe stato il cavaliere della divina principessa: non poteva mica andarci come uno straccione.

Aveva due giacche scure, ma nessuna delle due lo faceva sentire a suo agio, dato che il suo fisico – e il suo carattere – era più adatto ad un bel paio di jeans e una maglietta nerd; in effetti, non indossava quasi altro.

Pensò, amaramente, a quanto Ettore sarebbe stato perfetto quella sera: tutto gli aderiva al corpo con una classe assolutamente impeccabile, avrebbe potuto senza problemi fare il modello. Maledetto Sith!

Si accorse che il film era arrivato ai titoli di coda e si allarmò, scoprendo quanto si fosse fatto tardi. Si alzò velocemente e indossò una camicia bianca e una giacca nera, sperando solo di non arrivare alla festa tutto sudato e appiccicoso. Corse fuori di casa, entrando in macchina con una rapidità impressionante: la tensione aveva raggiunto livelli talmente alti da farlo sprofondare del tutto in un'ansia senza via d'uscita.

Che cosa avrebbe indossato Aurora? Lo avrebbe guardato con disgusto, per la sua inadeguatezza? Sarebbe riuscito ad intrattenerla?

Quando arrivò all'Università, i dubbi lo avevano assalito a un punto tale da avergli fatto quasi desiderare che lei non si presentasse. Poi, però, la vide.

Aurora era in piedi vicino all'entrata, accanto ad una Silvia molto graziosa, e si guardava intorno.

La madre dei suoi figli era più brillante del solito: era una diva, una stella, una dea sulla terra.

Al diavolo le paure, quella è la mia ragazza... anche solo per una sera!

Si avvicinò alle due amiche e sorrise radioso ad entrambe, cercando di apparire calmo e rilassato.

“Come stai bene, Marco!”

La dea aveva parlato. Che cosa aveva detto? Oh, era così bella quando muoveva le labbra...

Idiota, ti ha fatto un complimento!

Marco si scosse dai suoi pensieri e sorrise compiaciuto, urlando dentro di sé e ballando mentalmente la danza della vittoria.

“Grazie, mia adorata. Sei uno splendore, ovviamente. Dico ovviamente, perché altrimenti non potresti farti vedere in mia presenza!”

La sua battuta ebbe un discreto successo, fino a quando non arrivò il guastafeste.

Come aveva previsto Marco, Ettore era perfetto: il suo fisico scolpito delineava la sua giacca, creando delle forme invidiabili da tutto il genere maschile. Inoltre, il ragazzo era accompagnato da una ragazza molto attraente, ma non aveva distolto un attimo gli occhi da Aurora, da quando era arrivato. Non era il solo, comunque: Lorenzo era una canaglia e questo era facilmente deducibile da tutti, ma era sempre meglio fargli capire che avere già Ettore come rivale bastava e avanzava a Marco, senza che lui arrivasse con uno sguardo famelico in direzione delle curve di Aurora.

“Fammi vedere se i nostri vestiti stanno bene insieme: non vorrei essere fuori moda!”

Approfittando della risata di lei, Marco strinse la vita di Aurora e fece aderire il proprio corpo al suo, con la scusa di controllare le tonalità di colore. L'effetto fu così immediato, che il ragazzo fu costretto ad allontarsi subito, per non rischiare di saltarle addosso e rovinarle subito, con morsi e strappi feroci, quel bel vestito.

Si sgranchì la voce e tentò di calmarsi, per poi voltarsi nuovamente verso di lei e porgerle la mano, come un perfetto cavaliere d'altri tempi.

“Allora, mia dama, vogliamo entrare?”

Aurora strinse la sua mano e lo seguì nella Sala dove si sarebbe svolta le festa. La musica non era delle migliori, ma era ballabile: ad ogni modo, il posto era così colmo di persone che difficilmente sarebbero riusciti a farlo, senza rischiare di essere investiti da un'orda danzerina. Quando riuscirono a trovare un angolo dove dimostrare le loro – inequivocabili – imbarazzanti doti nella danza, entrambi si accorsero che nessuno del loro gruppo li aveva seguiti.

“La nostra band è diventata un favoloso duo!”

Oh, Aurora aveva definito la loro coppia come un favoloso duo: dolce angelo!

Marco rise e la fece fare una giravolta, che – a causa dell'inesistente sincronia di tutti e due i ragazzi, finì per farli quasi cadere a terra.

Passarono le prime canzoni a ridere come matti, chiedendo scusa ad ogni vicino di pista, per ogni spinta e pestata di piedi: alla fine, la loro zona si era allargata tanto da essere l'unico spazio libero della festa!

“Abbiamo creato un deserto attorno a noi!”

Aurora si stava divertento moltissimo, era del tutto evidente, e questo diede a Marco il pretesto per farsi coraggio: le passò una mano dietro la schiena e ringraziò un qualche dio per la perfetta tempistica del dj di inserire una canzone più calma, al suo repertorio. Erano così stretti che poteva sentirle il battito: era accellerato, come il suo. Certo, forse era solo per la danza sfrenata di prima, però era piacevole sentirsi un ragazzo innamorato per pochi minuti; sarebbe stato romantico da raccontare ai loro nipotini.

Si accorse, mentre lei posava dolcemente la testa alla sua spalla, che si sentiva finalmente pronto ad agire: l'avrebbe baciata, l'avrebbe portata a casa sua, avrebbero fatto l'amore, si sarebbero sposati e avrebbero avuto dei figli bellissimi e intelligenti.

Stai scordando immaginari, Marco.1

Si scansò da lei quel poco che bastava per farle alzare la testa e guardarlo, ma lei curvò la testa e vide altro, non i suoi occhi.

Ettore era seduto a un tavolo poco lontano da loro e le quattro birre vuote accanto a lui facevano presagire che stesse apprezzando poco lo svolgimento perfetto della loro serata.

Mentre guardava lui, la vide: era in piedi vicino a quell'idiota e ballavano avvinghiati come sanguisughe.

Che diavolo ci faceva lì?

I due esseri che mai fosse arrivato ad odiare si voltarono a guardarlo, per poi salutarlo con entuasiasmo. Marco si allontanò da Aurora, mentre tutte le delusioni che lo avevano da poco lasciato, mentre tutte le ferite che aveva da poco richiuso si facevano strada dentro di lui.

“Marco, sei proprio tu!”

“Ehi, amico.”

Aurora guardò i due, aspettando probabilmente che Marco parlasse con loro, ma parve notare il suo cambio d'umore, perché si affrettò a presentarsi, per rompere l'imbarazzo che si era creato.

“Io sono Aurora, piacere.”

“Oh, io sono Ava e lui è Roberto, il mio ragazzo. Allora, Marco, sei riuscito a conquistare una bellissima ragazza, che cos'è quel muso lungo?”

“Dai, Ava, figurati se Aurora è la sua ragazza.”

Marco si irrigidì, alzando lo sguardo da terra e fissandolo su Roberto, desiderando di stenderlo all'istante.
Ava posò una mano sul braccio del fidanzato e nascose una risatina, per poi sbrigarsi a salutare e sparire, prima che Marco potesse reagire.

Anche da lontano, però, il ragazzo riuscì a vederli ridacchiare.

Una consapevolezza lo stordì così velocemente da non dargli il tempo di respirare: si era di nuovo inserito in una situazione senza possibilità di vittoria per lui.

“Chi erano quei due raga...?”

“Lei era la mia ragazza. Lui era il fico della scuola.”

Marco non riuscì a sostenere lo sguardo di Aurora e si allontanò da lei, con la scusa di dover assolutamente prendere un po' d'aria.

Lei fece per seguirlo, ma lui la scansò e le disse, molto più bruscamente di quanto non intendesse, di lasciarlo in pace.

Aurora si bloccò e lo lasciò andare, senza dirgli una parola.

Marco, sei un vero idiota.

 

 

1 The big bang theory

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