Meant to be together

di Dodici12
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The beginning of the end. ***
Capitolo 2: *** A creepy message. ***
Capitolo 3: *** The truth. ***



Capitolo 1
*** The beginning of the end. ***


 Quando Dio creò l’uomo, Lucifero, geloso, capeggiò una ribellione in cielo ma il suo esercito di angeli fu sconfitto e bandito per sempre dal Paradiso. Gli angeli ribelli, i Caduti, abbandonarono Lucifero, attratti dai piaceri terrestri. Si unirono a donne umane e  nacquero così degli abomini. I Nephilim: creature con poteri angelici ed animo umano. Il Creatore, infuriato,mandò il diluvio, con l’intenzione di uccidere gli abomini, costringendo i Caduti a tornare da Lucifero.
Satana procreò dalla sua mente il suo unico figlio, l’unica possibilità per lui e i Caduti di sconfiggere il Creatore e regnare sul Paradiso. Ma, per sconfiggerlo, il figlio di Lucifero aveva bisogno di indurre in tentazione secondo i sette peccati capitali la più pura delle anime: la discendente  della Stirpe Suprema. Solo così poteva raggiungere il massimo dei suoi poteri demoniaci.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ero stata innocente, in passato. Una semplice ragazza con ordinari drammi.
 Non avrei mai pensato che la mia vita sarebbe potuta cambiare in modo così radicale.
Una maledizione. . Avevo sempre creduto che fossero solo strane coincidenze, ma mi ero solo illusa.
Maria. Era questo il nome maledetto, in ogni sua forma.
Ogni figlia femmina della mia famiglia con questo nome moriva il giorno del suo sedicesimo compleanno. Ma qualcosa non ha funzionato.
Io sono ancora viva.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Hello there, the angel from my nightmare
The shadow in the background of the morgue
The unsuspecting victim of darkness in the valley
We can live like Jack and Sally, if we want
Where you can always find me
And we’ll have Halloween on Christmas
And in the night we’ll wish this never ends
We’ll wish this never ends.
 
 
 
2011
Marianne.
Eccoci qui. La stessa storia da cinque anni, ormai. Sono fuori al balcone della mia stanza, completamente insonne e molto nervosa. Anche se ormai dovrei essere abituata a tutto questo.
E’ da quasi cinque anni che mia madre mi costringe a trasferirmi insieme a lei, in una nuova città, continuamente. Il motivo di questi continui spostamenti è soltanto uno: i suoi fidanzati.
Non riesce ad avere un compagno fisso per più di sei mesi e, quindi, dopo che il suo amore finisce con una teatrale uscita di scena di lui, mia madre decide che è arrivato il momento di trasferirsi in una nuova città. “ E’ per cambiare aria. Qui ci sono troppi ricordi.” Mi dice lei ogni volta, mentre siamo in viaggio.
Non si è mai interessata a me. Per lei i miei bisogni sono secondari, se non terziari. Mio padre è scomparso quando avevo ancora sette anni. Scomparso nel nulla, in una soleggiata domenica mattina. Mia madre aveva segretamente tentato di abortire,quando aveva scoperto di essere incinta, sedici anni fa, ma,ora,  eccomi qui .
Non voglio ricominciare di nuovo. Nuovi amici. Nuove materie. Nuove strade. Ci siamo trasferite a Salerno. Almeno ho il privilegio di abitare in una città che ho sempre desiderato conoscere. La vicinanza al mare, non so perché, mi tranquillizza molto.
Respiro profondamente e guardo la strada. Completamente vuota e illuminata solo dai lampioni e dai raggi della Luna.
Ho deciso. Vado in spiaggia.
Fortunatamente sono ancora vestita e, quindi, prendo le chiavi del motorino e scendo le scale correndo.
Arrivata in spiaggia tolgo le scarpe e mi siedo sulla sabbia umida.
Non mi interessa che molto probabilmente non è sicuro essere in una spiaggia deserta in piena notte.
Sento che questo posto mi appartiene, come ogni spiaggia, d’altronde.
Ad un tratto vedo un’ombra muoversi tra le onde. Non mi sembra un ragazzo. E nemmeno una ragazza. Sta avanzando verso di me.
Lentamente l’ombra emerge completamente. E’ un ragazzo. Ma non è la sua bellezza estasiante che mi sciocca. E nemmeno il suo corpo forte. E nemmeno i suoi occhi che brillano di luce propria.
Dalla schiena del ragazzo si innalzano delle ali. Grandi ali nere con sfumature argentee, che illuminano tutto ciò che le circonda.
Mi nascondo dietro ad una piccola barca rovesciata, sperando di non essere stata vista.
Continuo comunque ad osservare il misterioso ragazzo con le ali. Deve essere un’allucinazione. Forse dovrei provare a dormire di più, ma, quando sbatto le palpebre, le ali sono ancora lì. Luminose e maestose come prima. E nitide come non mai.
Credo si sia accorto della mia presenza, perché lo vedo guardarsi intorno. Quando, ad un tratto, i suoi occhi incontrano i miei.
Sono rossi. Come il fuoco.
Mi perdo in quegli occhi. E sento una cosa molto strana, una sensazione del tutto sconosciuta ed intrigante. E’ come se il mio cuore sia stato trafitto.
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Sento quelle parole un secondo prima che si alzi in volo.
Ma le sue labbra non si sono mosse. Ha parlato nella mia mente.

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Capitolo 2
*** A creepy message. ***


Sono su una bellissima spiaggia. La Luna si riflette sull’acqua, sembra vicinissima e illumina tutto lo spazio intorno a me. Cammino sulla riva, felice. Non capisco il perché di questa felicità. E’ come se non riesca a controllare il mio corpo. Ad un tratto scorgo un’ombra nella parte opposta della spiaggia e sul mio viso si fa spazio un ampio sorriso.
In quel momento sento una sensazione stranissima. Come la rottura di qualcosa. E mi ritrovo catapultata fuori dal mio corpo.
Mi osservo mentre aspetto l’ombra sorridente. Cerco di scorgere i lineamenti di quel ragazzo.
Ha i capelli neri che ricadono corti sulla fronte e due occhi rossi.
E’ il ragazzo di questa notte! Quello con le ali! Dovrei chiamarlo ragazzo? Che cos’è?
Lo osservo mentre abbraccia la mia me e la saluta con un dolce bacio. Di colpo le sue ali si aprono maestose e lui si innalza in volo, abbracciandomi.
 
Mi sveglio di colpo toccando il mio ciondolo. E’ l’unica cosa dalla quale non mi separerei mai. E’ la collana della mia famiglia. Un cuore di argento con un’incisione che può sembrare semplice, ma che rappresenta tutto per me. Maria: il nome che si tramanda da generazioni nella mia famiglia, ma anche quello macchiato dai peggiori ricordi.
Quel sogno è stato davvero strano. E dire che i miei sogni sono sempre molto strani. La finestra come al solito è aperta. Ho il vizio di lasciarla così in qualsiasi stagione mi trovi.
Mi alzo e combatto con la forza di gravità per stare in piedi. Ma, quando riesco finalmente a mantenermi in equilibrio, noto un foglio poggiato sulla scrivania.
Mia madre non è il tipo che lascia bigliettini, se ne va e basta. Chi può mai essere stato?
Prendo il foglio e leggo scioccata.
Questo è solo l’inizio, Maria…
Accanto al foglio c’è una cosa che non avevo notato prima. Una piuma. Lunga e nera.
Ok, sto decisamente impazzendo.
 Prima il ragazzo sulla spiaggia. Poi il sogno. Ora questo.
La mia mente mi gioca brutti scherzi. O forse qualcun altro.
Ho bisogno di calmarmi e quindi chiamo il mio unico migliore amico, Davide. Lui non mi ha mai abbandonata, nemmeno quando mi sono trasferita qui a Salerno.
<< Mary! Come stai? Cosa fai? Non hai idea di quanto mi manchi!>> urla Davide dal cellulare.
<< Dave! Mi sei mancato tantissimo! Come va lì a Firenze? >>
<< Bene. Ma non è la stessa cosa senza di te. Tu invece? >>
<< Non mi va di ricominciare di nuovo… e poi mi è successa una cosa davvero strana… >>
<< Che cosa? >> mi chiede lui allarmato e, quindi,  gli spiego tutto.
C’è un lungo silenzio e, quando Davide parla, ha una voce terrorizzata.
<< Marianne… quando sei andata precisamente in spiaggia? >>
<< Ehm… questa notte. Perché? >>
<< Avrei dovuto immaginarlo... >> mormorò lui, chiudendo la telefonata.
Resto di fronte alla finestra per molto tempo, confusa e anche un po’ spaventata.
Di sicuro sono solo coincidenze e allucinazioni, ma quelle ali mi sono sembrate così vere.
 
Davide.
Avrei dovuto immaginarlo. I continui spostamenti li hanno disorientati, ma la sua aurea sarà sempre  più luminosa delle altre. Ho bisogno di proteggerla. Ventiquattro ore al giorno. Tutti i giorni.
Devo assolutamente trovare il modo di contattare L’Arcangelo, devo avere il permesso di spostarmi per proteggerla, ma dubito che mi sarà concesso di parlargli prima di una settimana.
Ma io non posso aspettare! Si è già introdotto in casa sua una volta, chi mi assicura che non lo farà di nuovo?
Cerco di contattare mentalmente uno degli arcangeli, ma sono troppo distante e non posso volare con la luce del giorno. Dovrò aspettare fino a stanotte, pregando che non succeda nulla di nuovo.
 
Marianne.
Guardo sconsolata le decine di scatole da sistemare nella mia stanza e con un sospiro mi metto al lavoro.
Mia madre come al solito è andata via e devo solo sperare che ritorni nel pomeriggio per aiutarmi, ma ne dubito.
Mentre sposto le scatole nella mia stanza ne noto una mai vista prima. E’ una grande scatola trasparente ma non ne riconosco il contenuto.
La apro subito, curiosa e ciò che vedo mi toglie il fiato.
All’interno c’è una sciarpa, probabilmente appartenuta a mia nonna, dove è ancora conservato come una reliquia un suo capello nero come la pece e anche una traccia del suo rossetto; i suoi occhiali da sole, che aveva sempre amato ma che purtroppo erano rotti; e, infine, una scatola grigia chiusa da un fiocco rosso.
Apro la scatola ma non riesco a trattenere le lacrime. Dentro ci sono tutte le foto di mia nonna Maria e di mio nonno, durante quel piccolo pezzo di vita passato insieme.
La storia della mia famiglia è triste e complicata.
Mia nonna Maria e mio nonno Attilio si erano sposati, entrambi innamorati follemente, e dal loro matrimonio era nato mio padre. Dopo dieci anni mia nonna era rimasta incinta di mia zia, ma, durante il parto, morì, lasciando mio nonno con due bambini da crescere. Per mantenere vivo il ricordo della moglie aveva chiamato sua figlia Maria.
Disperato, si era risposato non pensando ai suoi sentimenti, ma al bisogno dei figli di crescere con una madre affettuosa.
Purtroppo, la seconda moglie non si era rivelata per niente affettuosa e aveva sempre trattato i due figli acquisiti come schiavi.
Mia zia Maria morì a sedici anni per ragioni ancora sconosciute.
Infine, mia sorella Marisa è morta pochi anni fa, nel pieno della sua vita, lasciandomi con un dolore straziante impossibile da ignorare.
“Sono tristi coincidenze. Purtroppo capitano. Bisogna mantenere vivo il ricordo. “ aveva detto il prete durante il funerale di Marisa, quando io ero talmente sconvolta da non riuscire a lasciare la mano di Davide per tutto il giorno.
Le lacrime mi scorrono limpide sul viso mentre guardo per la prima volta quelle foto, la felicità nei loro occhi e l’amore che traspariva da ogni gesto immortalato, da ogni sguardo rubato.
Ripongo la scatola nel mio armadio e mi rimetto al lavoro. 

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Capitolo 3
*** The truth. ***


Ho finalmente finito di sistemare le scatole, ma sono appena le cinque e quindi mi vesto per fare un giro nella mia nuova città.
Subito dopo aver chiuso il portone alle mie spalle noto una cosa strana. Anzi, una persona strana. Un ragazzo è fermo con la sua moto dall’altra parte della strada. Non riesco a vedere dove guarda, dato che indossa degli occhiali molto scuri, ma noto i suoi capelli neri disordinati, gli zigomi alti, i muscoli che si intravedono dalla maglia nera… mi ricorda vagamente il ragazzo della spiaggia, ma quello era probabilmente frutto della mia fantasia mentre lui è reale e mi sta sorridendo.
Lo guardo stranita, accenno un lieve sorriso e inizio ad incamminarmi verso una specie di piazza che noto alla fine della strada principale.
Sento gli occhi del ragazzo come macigni sulla schiena, ma cerco di ignorare la vocina del mio inconscio che mi dice che era SICURAMENTE lui il ragazzo della spiaggia.
Tento di mantenere la calma ma alla fine mi ritrovo quasi a correre e vengo travolta da una persona che stava camminando con passi lenti verso di me.
Alzo gli occhi per scusarmi quando vengo imprigionata da uno sguardo rosso fuoco. Riesco a spostare lo sguardo al resto del viso. E’ lui.
<< Maria. >> mi dice, con un sorriso mozzafiato.
<< Come, scusa? >> gli rispondo, scioccata.
Ok, è DECISAMENTE il ragazzo della spiaggia e ciò mi fa avere ancora più paura di lui.
<< Tu sei Maria, l’ultima discendente della Stirpe Suprema. >> dice lui come se avesse detto che la Terra ruota intono al Sole.
<< Ehm, mi dispiace ma hai decisamente sbagliato persona. Ora se vuoi scusarmi.. >> dico tentando di andarmene ma lui mi blocca il braccio e mi fa voltare.
<< Maria, sicuramente tua madre non ti avrà raccontato ancora niente, ma tu sei speciale. E per speciale intendo che sei predestinata ad essere mia per l’eternità. >> mi dice guardandomi intensamente negli occhi.
<< Ma che cosa stai farneticando? >> chiedo spaventata e lui mi porge una lunga piuma nera. Uguale a quella trovata nella mia stanza.
<< Tu… tu.. sei un.. un.. >> inizio a balbettare, terrorizzata ma allo stesso tempo affascinata.
<< Non un angelo, non un demone. Posso vantarmi di essere unico nel mio genere. Sono il figlio di Lucifero, destinato ad essere il suo discendente. E tu sarai la mia compagna per l’eternità. >>
Appena finisce di pronunciare quelle parole i miei sensi si spengono e, all’improvviso, diventa tutto buio.
 
Mi sveglio qualche ora dopo nel mio letto. Sarà stato un sogno? Sono davvero impazzita fino a questo punto?
Sento delle voci provenire dalla cucina e quindi mi alzo per controllare.
<< Come hai potuto rivelarle tutto così crudamente? Ha appena sedici anni! >> dice disperata la voce di mia madre.
<< Sai benissimo che non avresti dovuto aspettare più dopo il suo sedicesimo compleanno ma invece lo hai fatto e quindi sono dovuto intervenire per evitare l’ira di mio padre! E poi perché hai continuato a spostarti? Credevi che non saremmo riusciti a trovarvi? Mi dispiace, Clara, ma i nostri mezzi non sono di certo come quelli umani. >> risponde la voce del ragazzo misterioso.
Quindi non è un sogno. E’ tutto vero. Ho bisogno di spiegazioni, altrimenti impazzirò nel giro di qualche minuto.
Entro in cucina con passo furtivo ma evidentemente lui mi aveva sentito e ora mi guarda intensamente, quasi a voler captare le mie emozioni.
<< Oh Marianne, mi dispiace così tanto che tu lo abbia saputo così… >> dice mia madre mentre corre ad abbracciarmi.
<< Mamma, io non ho ancora capito nulla. So solo che lui mi sta seguendo da due giorni e che mi ha detto cose surreali. >> rispondo io guardandolo negli occhi.
<< Ti spiegherò tutto ora… >> mi dice lei, facendomi sedere.
<< Allora, sai che la nostra famiglia ha sempre usato il nome Maria in ogni sua forma per ogni figlia femmina che nasceva. Beh, questo non è di certo perché seguiamo qualche stupida tradizione, ma è per un motivo molto più profondo.>>
Prima di proseguire fa un lungo sospiro e leggo rassegnazione nei suoi occhi.
<< A causa di una maledizione, che risale a moltissimi anni fa, non ci è permesso di utilizzare un altro nome. Ciò accadde perché un tuo lontano parente, che voleva salvare sua moglie da una morte certa, strinse un patto con Lucifero. Satana avrebbe dato alla donna una lunga e felice vita, ad un solo compromesso: l’uomo doveva cedergli la sua primogenita, che sarebbe nata dopo pochi mesi. >>
Mi guarda per capire se sono già sull’orlo di una crisi di nervi, ma le faccio segno di continuare.
<< Il pover uomo accettò senza pensarci molto, voleva solo che l’amore della sua vita guarisse. Lucifero fu di parola e la donna guarì, partorendo una bambina bella e forte, che fu chiamata Maria.
Il diavolo reclamò dall’uomo la sua bambina, ma lui tentò di nasconderla, poiché non voleva abbandonare sua figlia. Lucifero, quindi, infuriato, uccise la moglie dell’uomo e portò la bambina nell’ Inferno, scagliando una terribile maledizione sulla tua famiglia.>>
La guardai sconcertata. Wow. Un mio lontano parente era sceso a patti con il diavolo. E ora la sua bambina è negli inferi. Doppio wow.
<< E cosa diceva questa maledizione? >> chiedo guardando entrambi.
<< Beh, in pratica, la tua famiglia deve chiamare ogni figlia femmina “Maria” e tu devi essere la mia compagna per l’eternità.C’è un forte legame tra i nostri destini e la nostra stirpe. >> dice il ragazzo.
nostri destini?! La nostra stirpe?!
Non riesco a parlare per un paio di minuti, scioccata. Le mie emozioni sono un misto fra sconcerto e un non so che di curiosità.
<< Ma io non so nemmeno come ti chiami! Cosa significa che c’è un legame tra i nostri destini!? E perché sono della tua stessa stirpe!? Io voglio una vita normale! Voglio finire il liceo, andare all’università, lavorare, sposarmi e vivere una vita nei confini della realtà! La conosci questa parola?! Mi rifiuto di vivere l “eternità” con te, non mi interessa quello che dice il diavolo o chiunque altro! >> grido tutto questo d’un fiato, sopraffatta dalla rabbia. Non so da dove sia venuta quest’ira, ma la cosa sembra divertirlo.
<< Beh puoi anche scordare la vita ai limiti della “realtà” che hai sognato fino ad ora. Il destino è scritto da migliaia di anni e né tu né io possiamo cambiarlo. Fattene una ragione. Avrai il dono dell’immortalità almeno. Ah, comunque mi chiamo Seth. >> mi dice lui avvicinandosi con un sorriso arrogante stampato in faccia. Vorrei spaccargliela. Vorrei fargli tanto tanto male, forse mi sentirei meglio.
Guardo mia madre per cercare un aiuto ma lei mi guarda con fare impotente. Mi siedo sul divano spiazzata, mi sembra inutile continuare a combattere, non cambierebbe niente.
<< E mio padre? >> chiedo a Seth.
<< Lui… beh…  è… mmm… come dire.. >> balbetta mia madre.
Questo non è buono. Non è per niente buono.
<< Oh, avanti, dille la verità una buona volta. Tuo padre è al servizio di Lucifero. Sembra che la tua famiglia non riesca a smettere di fare patti… >> risponde di nuovo Seth.
<< Cosa?! E tu mi hai lasciato credere per anni che mio padre era morto? >> dico rivolgendomi a mia madre che mi guarda piangendo.
<< E’ come se lo fosse! Come potevo spiegarti che tuo padre era nell’Inferno per colpa mia? Io mi sono schierata con il Paradiso e lui ha dovuto pagare! >> urla straziata.
La temperatura della stanza si abbassa di colpo.
Seth manda mia madre nella stanza e lei obbedisce senza esitazione.
<< So che sei sconvolta, ma mio padre non esiterà ad uccidere ogni tuo caro se tu rifiuti ad obbedire. Purtroppo non abbiamo scelta. Siamo stati creati per un unico scopo e non avremo pace finché non lo porteremo a termine.>>
Non capisco perché sta tentando di rassicurarmi. Non ci conosciamo e non ha motivo per farlo.
<< Quale sarebbe questo scopo? >> gli dico guardandolo negli occhi.
Lui sospira e si alza dal divano e, camminando per la stanza, continua a sospirare.
<< Non posso dirtelo. >>
Ok, qui siamo ai limiti della follia. Anzi, oltre. 

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