Non è la solita Storia d'Amore... di Vichy90 (/viewuser.php?uid=76792)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** A Rebel, Rebel on the Highway to Hell ***
Capitolo 3: *** The Rumble in the Jungle ***
Capitolo 4: *** Gospel according to Judah ***
Capitolo 5: *** The Ecstatic Frenzy of the Maenad ***
Capitolo 6: *** Unconscious Waals ***
Capitolo 7: *** But Lovers always Come and Lovers always Go ***
Capitolo 8: *** A House with no Doors, the Roof will be the Sky, and the Bed will be the Feeling ***
Capitolo 9: *** The Perfect Concept of Flawed Love ***
Capitolo 10: *** The Sequel ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
<<
Signorina Swan, forse ho fatto un errore. Credo davvero di averla
sopravvalutata… Di aver sopravvalutato lei, la sua
esperienza praticamente inesistente, il suo talento
pressochè immaginario e le sue aspirazioni che probabilmente
sono quelle di vendere collanine di plastica colorata fatte a mano come
sua madre. >>
<<
no Signor Cullen, mi scusi Signore! Ho fatto un errore, giuro che non
si ripeterà, la prego non mi cacci via! >>
<<
cacciala via? >> soffocò una risata
<< oh no Signorina Swan, io ho fatto una promessa e tale
promessa intendo mantenere. Ma questo non mi vieta di pestare la sua
Laurea in Economia, sputarci sopra e relegarla alla figura
professionale dell’addetta al caffè per il resto
della vita… non trova? >>
Ed
eccomi qui…
Nome:
Isabella Marie Swan
Età:
26 anni compiuti esattamente oggi, “buon
compleanno Bella!”
Città
di provenienza: Forks, soprannominata anche dalla sottoscritta il buco
del culo d’America.
Città
di residenza attuale: New York, nominata ufficialmente come il mio
personale inferno sulla terra.
Anche
se ad essere sinceri non era la città in sé il
mio inferno sulla terra ma una azienda.
La
Cullen-Masen Society,
Società Finanziaria fondata da Carlisle Cullen,
vecchio amico di papà Charlie e mamma Reneè, e
attualmente gestita dal mio ex compagno di classe, ex fratello della
mia migliore amica, ex ragazzo con cui ho perso la
verginità, Edward Anthony Masen Cullen.
Se
la società ero il mio inferno, Edward era di sicuro il
Diavolo, Lucifero, Satana, Belzebù.
Gli
mancavano solo le corna e il forcone, ma non ero del tutto sicura che
quest’ultimo non lo tenesse nascosto dentro qualche armadio,
pronto a gettarmelo addosso appena gli avessi voltato le spalle.
<<
Signor Cullen ho bisogno di questo lavoro. Ho fatto solo uno sbaglio,
mi permetta di rimediare la prego! Ho studiato, sono in
gamba… l’ha detto anche lei che ne avevo le
capacità, me lo faccia dimostrare… la prego!
>>
Quante
volte
avevo ripetuto “la prego” nell’ultima
mezz’ora? Dall’espressione di totale supremazia di
Edward dovevo averlo detto parecchio… << la
prego! >> aggiunsi vedendo il suo ghigno aumentare e
capendo così che non era solo la mia
immaginazione… era veramente Mefistofele!
Superbia,
Accidia, Ira, Avariazia… sicuramente pure la
Lussuria… il porco!
<<
Le darò un’altra possibilità, ma solo
perché oggi sono magnanimo e non ho voglia di sentire ancora
le sue patetiche scuse. La prossima volta che succederà una
cosa del genere potrà dire addio al suo tailleur e
abbracciare il completo dell’inserviente. Sono stato chiaro?
>>
<<
chiarissimo signore! >> Vaffanculo Signore!
<<
può andare ma prima mi porti un caffè, doppio con
schiuma, non latte, schiuma! Parlare con lei mi ha fatto venir mal di
gola. >> gemette sofferente.
Feci
un gesto con
il capo per fargli capire che avevo compreso e veloce mi diressi verso
la porta dell’ufficio pronta a scappare a gambe
levate per tentare di recuperare nel
più breve tempo possibile il suo caffè senza
latte con la schiuma… perché di sicuro le
macchinette non l’avevano l’opzione “solo
schiuma”.
<<
ah un’ultima cosa! >> mi chiamò
qualche secondo prima che chiudessi la porta alle mie spalle
<< Buon compleanno Isabella. >>
mormorò serio osservandomi.
E
io non dissi
nulla, bloccata come una stupida a fissarlo come se davanti a me fosse
spuntato il più mutante degli animali.
<<
può chiudere la porta ora, non vede che stà
facendo uscire tutta l’aria condizionata dal mio ufficio?!
>>
Edward
Cullen, semplicemente Belzebù.
Non chiedetemi cosa
mi stia saltando per la testa, perchè giuro che proprio non
lo sò. Sò però che sono arrabbiata con
Edward, quindi voglio vendicarmi! è.é
In questa storia
abbiamo Bellina che ha appena iniziato a lavorare
nella azienda già avviata di Edward, il quale per
sua fortuna (perchè lui è sempre fortunato!
è.é) ne è a capo mentre Bellina si
ritrova a dover fare la gavetta per avere un posto di lavoro decente. Situazione
inoltre dovuta ad una promessa che Edward a fatto a "Tu Sai Chi"
(cioè, voi non lo sapete, ma io sì! :D) e che lo
spinge ancora di più a fare il tiranno con Bella, come a
rinfacciargli una promessa che lui stesso a fatto (ma lei che colpa ne
ha poverina!)
Insomma, Edward
è Belzebù, non sà però che
con Bellina avrà una bella gatta da pelare! :):)
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Capitolo 2 *** A Rebel, Rebel on the Highway to Hell ***
1.
A Rebel, Rebel on the Highway to Hell
I’m on the
highway to hell
Highway to hell
I’m
on the highway to hell
Con
un colpo secco la mia mano si mosse in automatico per colpire il
cellulare che nel cuore della notte aveva iniziato a suonare e vibrare
sul mio comodino facendomi svegliare di soprassalto e farmi quasi
prendere un infarto.
Maledetta tecnologia moderna!
I’m on the highway to
hell
Highway
to hell
I’m
on the highway to hell
<<
ma che cazz..? >>
Ancora frastornata presi il cellulare tra le mani
e solo quando vidi quel nome comparire sullo schermo capii che cosa
stava succedendo… ma alla fine come avevo potuto non
accorgermene prima? Avevo messo quella suoneria apposta per lui!
<< p-pronto..? >>
balbettai ancora assonnata, con le lenzuola attorcigliate sulle gambe e
la testa praticamente sotto il cuscino… ma che ore erano?
<< ah vedo che finalmente si
è degnata di rispondere! Pensa che io non abbia niente di
meglio da fare che perdere tempo a chiamarla aspettando che lei mi
degni dell’onore di rispondermi? Signorina Swan lei
è nata per farmi perdere tempo e pazienza! >>
Ma io non riuscii a rispondere, troppo intontita
da quel risveglio traumatico << Signor Cullen…
ma… che ore sono? >> domandai stropicciandomi
gli occhi e notando che fuori dalla finestra era ancora buio.
<< le cinque Signorina Swan. Le
cinque, e dalla sua domanda dovrei ovviamente interpretare che lei
è ancora a letto a dormire, giusto?! Oh mi scusi allora! Mi
scusi se lei
ha distrutto i documenti sulla strategia finanziaria di acquisizione
richiesti dal Gruppo Crysler! E mi scusi se oggi alle otto e trenta
avremo una riunione con il dirigente che vorrà leggere la
relazione su cui sempre lei
ieri ci ha versato sopra il caffè! Mi scusi, mi
dispiace tanto… ora alzi quel culo è venga subito
in ufficio!!! >>
<< sono qui Signor Cullen, cosa
posso fare per lei? >> domandai appena varcato
la porta dell’ ufficio, in una palazzina totalmente deserta e
buia dove l’unica anima viva era il Demonio in forma umana
che ora sedeva sulla sua poltrona di pelle nera davanti a me.
<< Buongiorno Isabella!
>> rispose lui con un ghigno in viso. Quando mi chiamava
per nome mi metteva più paura del solito.
<< b-buongiorno signor Cullen
>> balbettai confusa e imbarazzata… ormai
ero troppo abituata a sentirlo essere formale con me, anche
se tra di noi di formale fino a 10 anni fa non c’era mai
stato nulla dato e considerato che ricordavo ancora che fosse
circonciso, e non perché me lo avesse semplicemente
raccontato.
<< questi sono i suoi documenti.
>> mi disse porgendomi il plico da 350 pagine ancora
macchiato del cafè nero che io stessa il giorno prima,
quello del mio fantastico compleanno, ci avevo versato sopra dopo
essere andata in crisi perché Edward, che mi stava spiegando
alcune tabelle, mi aveva inavvertitamente sfiorato con le dita la
coscia nuda… inavvertitamente poi, maligno com’era
poteva anche averlo fatto apposta proprio per vedere la mia reazione.
In entrambi casi avevo comunque perso.
<< voglio che ribatta tutto da capo
e poi lo faccia rilegare in modo da poterlo consegnare oggi al
dirigente durante la riunione. Cartoncino blu scuro. Scrittura oro sul
frontespizio. Deve essere pronto per le otto e mezza. Sono stato
chiaro? >>
<< sì, certo Signore
ma… con solo 3 ore… insomma.. sono 350pagine!
>> balbettai ansiosa.
<< nel suo curriculum parla di
“ottime doti dattilografiche”… devo
pensare che abbia mentito? >>
<< no-no sono un’ottima
dattilografa! >> mi giustificai veloce
<< e allora faccia funzionare
quelle dieci dita che si ritrova! Ci vediamo in sala riunioni, con il
fascicolo rilegato e 8 caffè neri per me e quelli della
Crysler. Non ammetto ritardi o defenzioni, se lo farà giuro
che passerà il più brutto quarto d’ora
della sua vita. Può andare. >>
Quando ero uscita da quella stanza per un attimo
l’idea di prendere armi e bagagli e fuggire lontano mi aveva
colta. Sapevo che non sarei mai riuscita a ribattere tutto in sole tre
ore, ma alla fine con un po’ d’impegno e un pizzico
di Rosalie, mia amica nonchè compagna di stage, ero riuscita
a completare il lavoro in tempo… e per fortuna! se non ce
l’avessi fatta probabilmente Edward avrebbe versato
direttamente su di me quegli otto caffè neri bollenti.
E così alla fine mi ero presentata
alle otto e un quarto (15 minuti di anticipo sulla tabella di marcia)
con il mio compito svolto e gli otto caffè richiesti.
Mi sentivo Wonder-Woman!
<< Buongiorno di nuovo Signorina
Swan. Vedo che ha svolto il suo compito… sono contento di
vedere che finalmente inizia ad impegnarsi come desidero. E' stanca?
>> domandò serio
osservandomi in volto, probabilmente notando le occhiaie marcate.
<< no Signore >>
mentii
<< allora vada a prendere un
caffè anche per lei e poi torni qui. Voglio che prenda
appunti sulla riunione e poi ne faccia un elaborato per domani.
>>
E fu così che mi ritrovai seduta al
fianco di Edward a scrivere parola per parola i dialoghi
più interessanti di quella riunione, le idee che erano
piaciute di più al Gruppo Crysler e gli oggetti che invece
erano ancora punto di dubbio e su cui si sarebbe dovuto ulteriormente
lavorare.
Mi sentivo bene.
Mi sentivo importante.
Mi piaceva essere lì a fare finalmente
qualcosa di davvero utile, riuscendo a dimostrare almeno una parte
delle mie capacità.
<< il lavoro fatto dalla sua
società Signor Cullen è stato di grande
aiuto… lei è giovane ma si vede che suo padre
l’ha istruita fin da bambino a questo lavoro. >>
<< grazie Signore! >>
proruppe Edward soddisfatto.
<< e mi lasci anche ringraziare la
sua bellissima collaboratrice… è la sua
segretaria? >> domandò il dirigente ad Edward
osservandomi con un espressione di disgustosa malizia in volto.
<< no, semplicemente una stagista.
La stò formando per il settore di consulenza alle imprese.
>>
<< oh beh in effetti sembra una
donna con grandi capacità.. >> e nuovamente il
tono lascivo non sfuggì né a me né
sicuramente ad Edward il quale strinse la mascella infastidito.
Quando gli ospiti lasciarono l’ufficio,
il silenzio cadde su di noi.
Io cercai di ignorarlo continuando a
lavorare sul computer, modificando i passaggi e correggendo gli errori
fatti durante la scrittura veloce, ma Edward non sembrava
dell’avviso di volersene andare, infatti sospirando
pesantemente si butto sulla sua sedia vicino alla mia e la
ruotò verso di me finchè con la coda
dell’occhio non lo vidi iniziare a fissarmi insistentemente,
tanto che dopo qualche secondo non riuscì più a
scrivere parole di senso computo. Senza riuscire a trattenermi oltre mi
voltai ad affrontare il suo sguardo, ma se pensavo che lo avrei trovato
con gli occhi iniettati di sangue e un ghigno diabolico in viso, quello
che vidi mi stupì.
Sembrava stanco… infinitamente stanco.
<< va tutto bene? >>
mi permisi di domandare non capendo perché mi stava
osservando a quel modo.
<< farti venire qua Isabella
è stato il più grave degli errori..
>> sussurò basso appoggiando il capo sullo
schienale alto della sua sedia di pelle e chiudendo gli occhi.
A quelle parole il respiro mi si mozzò
in gola ma rimasi ancor più sconcertata nel notare che
questo era successo non tanto per la paura di essere cacciata dalla
società, ma per il fatto che mi aveva dato del tu.
L’ultima volta che Edward mi aveva dato
del tu era quando a 18anni avevo scoperto che era andato a letto con
Tanya e lui invece di giustificarsi mi aveva invitata gentilmente ad
andarmene per la mia strada… ovvero a fanculo.
<< Tra due giorni io e il mio team
dovremmo andare a fare un sopraluogo all’azienda.
Sarà un lavoro prettamente d’ufficio,
bisognerà costruire il piano finanziario
d’acquisizione utilizzando i dati reali. Voglio che lei venga
con me. Vedere il modo di procedere sarà di grande aiuto per
la sua formazione e se sarà brava potrò anche
prendere in considerazione l’idea di assumerla a
contratto pieno. >> La modalità "direttore
d’azienda" era tornata.
<< D’accordo Signore.
Grazie per l’opportunità e la fiducia.
>> mormorai ancora imbarazzata per quella frase che si
era
lasciato sfuggire poco prima.
<< la mia segretaria le
passerà il piano della trasferta. Ora vada per favore, mi
stà venendo mal di testa. >>
Tre giorni dopo mi
trovavo nella hall
dell’hotel Hilton di Auburn Hills dove si trovava la sede
principale del Gruppo Crysler.
Edward aveva dato indicazioni a tutti noi di
farci trovare alle dieci “ora locali”
all’entrata, per darci i nostri incarichi della settimana e
consegnarci le chiavi delle nostre stanze. E io l’avevo
fatto! Per una volta avevo fatto esattamente quello che mi aveva detto
alla perfezione…
Peccato che erano le dieci.
Io ero nella hall.
Ed ero sola come un cane.
Avevo sbagliato hotel? Sbagliato ora? Sbagliato
città, stato, continente?
Dove diavolo erano finiti tutti quanti?!?
Agitata e nervosa mi misi a camminare in giro per
l’hotel alla ricerca di qualche volto conosciuto, e siccome
non riuscivo a capacitarmi su come uscire da quella situazione,
l’unica soluzione al mio problema fu procedere all’auto flagellamento,
ovvero chiamare colui che era salvato sul mio cellulare con il nome di
Satana e rispondeva al nome di Edward Cullen.
Feci partire la chiamata mentre continuavo
a vagare per il pianoterra dell’hotel come
un’anima in pena pronta ad essere sbranata dal Male fatto a
persona.
Non rispondeva.
Chiamai di nuovo maledicendo lui e le sue stupide
trasferte, e mentre borbottavo a bassa voce una serie di maledizioni e
improperi verso la figura del mio capo, una musica proveniente da
dietro l’angolo attirò la mia attenzione.
Rebel Rebel, you have
torn your dress
Rebel Rebel,
your face is a mess
Rebel Rebel,
how cold they know?
Hot tramp, I
love you so!
Camminai
curiosa con ancora il cellulare che suonava a vuoto
all’orecchio, e quando mi sporsi per vedere da dove
provenisse la musica mi ritrovai inaspettatamente a fissare Edward che
con un ghigno stampato in faccia continuava a far suonare il telefonino
che teneva in mano.
Rebel Rebel, you have
torn your dress
Rebel Rebel,
your face is a mess
Rebel Rebel,
how cold they know?
Hot tramp, I
love you so!
Fissai
Edward.
Fissai la mia mano che conteneva il
telefonino dove ancora era attiva la telefonata ad Edward.
Fissai di nuovo Edward.
Ma che razza di suoneria aveva messo per il mio
cellulare!?!
Certo, pure la mia non era un gran chè
ma almeno era azzeccata… che cavolo centrava quella canzone
con me dato e considerato che lui
mi aveva tradito ponendo fine della nostra relazione, lui era scomparso
senza degnarsi di una spiegazione, una scusa o una qualsiasi forma di
pentimento e sempre
lui che nonostante tutto continuava a comportarsi da
stronzo nei miei confronti!
Feci un passo in avanti in modo da rendermi
visibile a lui e quando i suoi occhi incontrarono i miei, buttai
giù la chiamata, tanto per fargli capire che avevo
orecchiato la suoneria con la quale mi stava deliberatamente dato della
puttana.
<< Oh ben arrivata Signorina Swan!
>> proruppe lui guardandomi negli occhi ma non
riuscendo a nascondere un senso di imbarazzo per essere stato beccato
in flagrante.
<< Signor Cullen. >>
<< volevo informarla che ho
posticipato l’incontro del gruppo per stasera, a cena nel
ristorante dell’hotel, quindi può liberamente
prendere la chiave della sua stanza in reception e andarsi a riposare.
Abito da cocktail informale… e porti un blocco su cui
prendere appunti. Buonasera. >> e detto così
si voltò e a passo spedito se ne andò.
Impressione mia o ero riuscita a farlo fuggire?
Quella sera come concordato scesi al ristorante
per la cena con un block notes, la mia biro porta-fortuna e una
semplice abito nero corto fino a sopra il ginocchio e molto accollato
sul davanti.
Considerato che ero l’unica donna del
gruppo volevo dare l’impressione della persona seria, ma
siccome pure l’occhio voleva la sua parte avevo alzato i
capelli in un morbido chignon, lasciando così vedere il
profondo scollo che si ergeva sulla schiena.
<< Buonasera Signori!
>> proruppe Edward nella hall con un sorriso abbagliante
mentre io e il resto dei colleghi scendevamo le scale per dirigerci al
ristorante. << Signora…
>> aggiunse poi quando continuando a camminare gli passai
di fianco, riuscendo con mio sommo piacere a notare
l’occhiata di apprezzamento lanciatami.
Era uno stronzo, poco ma sicuro, ma pur sempre un
uomo no?
<< Isabella stasera sei uno
splendore, fattelo dire! >> proruppe Jacob Black, uno dei
colleghi con cui avrei diviso il lavoro in quella settimana.
<< grazie Jacob, sei molto gentile.
>> mormorai imbarazzata mentre lui, galante, mi spostava
la sedia per farmi accomodare.
<< Direi prima di mangiare e
rilassarci, poi parleremo di lavoro. >>
mormorò Edward mentre afferrava il menù che il metrè gli
stava porgendo, spingendo noi ad imitarlo.
<< hei Bella... >> mi
chiamò Jacob
<< mm? >> domandai
mentre fissavo il menù
<< che cos’è
il rognone?? >>
<< reni! >>
bisbigliai per non distrarre Edward dall’analisi della carta
dei vini. Sia mai che nella furia mi lanciasse una di quelle posate
d’argento in mezzo agli occhi!
<< reni? Ma che schifo!!
>>
Soffocai una risata coprendomi il viso con il
menù per non farmi vedere… purtroppo quando
rialzai il viso gli occhi di Barabba erano già puntati
su di me. Il mio tentativo di mantenere un “profilo
basso” per la serata era
già andato a rotoli.
Quando arrivarono le pietanze il tavolo
iniziò a rilassarsi e pure Edward si iniziò ad
ammorbidire conversando con alcuni della nostra tavolata.
Con me non parò mai, ma per fortuna
avevo fatto amicizia con Jacob il quale nonostante la presenza
terrificante dell’Anticristo, era riuscito a farmi ridere
parecchie volte.
<< un dolce troppo dolce?!
Ma che razza di espressione è mai questa! >>
<< è troppo dolce!!!
Come si fa a spiegare quando un dolce è troppo dolce se non
dici che è dolce! Non c’è
modo… dimmi un sinonimo di dolce?! >>
Serio come non mai Jacob si mise a pensare per
poi esplodere vittorioso in un << zuccherino!!!
>>
Lo guardai di traverso << Fa schifo
come sinonimo! >>
<< No invece! Un dolce troppo
zuccherino!! >> proruppe convinto, ma poi si
ascoltò e alla fine mormorò sconfitto
<< sì è vero, fa schifo!
>> facendomi scoppiare a ridere.
<< potrei disturbare il vostro
interessante scambio di opinioni? >>
Quando la voce del Maligno in tutta la sua
profondità provenne dalle mie spalle, per un attimo vidi la
mia vita scorrermi davanti agli occhi come nei film dicono che succeda
quando stai per morire.
Con un sorriso tirato, e forse lievemente
isterico, mi voltai pronta ad osservare la furia cieca nei suoi occhi,
quello che però vidi fu altro.
Una mano tesa con il palmo rivolto in alto.
<< Ho voglia di ballare e
considerato che in questa tavola l’unica donna è
lei, temo proprio che dovrà fare questo piccolo sacrificio
per rendermi soddisfatto. >>
<< i-io.. >>
balbettai << non so ballare. >> e tu lo sai, grandissimo pezzo
di merda!
Lui infatti soffocò una risata.
<< tutti sanno ballare Signorina
Swan. Non si faccia pregare. >>
E così mi ritrovai a tenere per mano
Edward mentre mi accompagnava gentilmente in mezzo alla pista e dove
un’altra decina di coppie come noi volteggiavano peggio di
quel programma alla tv dove le Star fanno i balli da sala.
Ecco, io sarei stata quella che il pubblico
avrebbe eliminato per primo.
I miei pensieri deliranti però furono
bloccati quando
Edward posò la sua mano calda e morbida sulla mia schiena
lasciata nuda dall’abito, e con uno scatto veloce mi
attirò forte a sé facendomi combaciare
perfettamente contro il suo corpo robusto.
Per un attimo sentì il suo respiro
infrangersi contro la mia guancia, e mentre mi alzava delicatamente la
mano destra per mettersi in posizione, il fiato mi mancò.
Fece un passo a destra, ma io ero talmente
nervosa e agitata per quel contatto così ravvicinato che
inciampai sul suo stesso piede e non caddi a terra solo
perché lui mi teneva schiacciata contro il suo corpo.
<< non credevo fosse possibile ma
sembra proprio che con gli anni la tua predisposizione al ballo sia
decisamente peggiorata Isabella. >>
Isabella…
avevo la sindrome pre-mestruale, per questo che mi stavo
eccitando vero??
<< l’avevo avvertita che
non sapevo ancora ballare… >> risposi io non
sapendo se potevo dargli del tu anche io, dato e considerato che
quest’uomo cambiava idea con una velocità
disorientante.
<< pensavo fosse solo falsa
modestia. O la semplice paura di stare a stretto contatto con me.
>>
<< io non ho paura di stare a
contatto con te! >> sbottai veloce, per poi stringere le
labbra per quel “te” che mi era sfuggito.
Lui però ridacchio e si
piegò fino ad appoggiare la guancia contro la mia e
soffiarmi nell’orecchio
<< Isabella, Isabella…
questo vestito le stà d’incanto. >>
Ecco. Mi ero eccitata di nuovo.
Perchè Edward non era solo il Diavolo,
ma pure il Dio
della Lussuria e della Tentazione.
E fu così
che Bellina iniziò di nuovo ad avere l'ormone recalcitrante
per Edward!
Ma che colpa ne ho io
se la Meyer l'ha fatto alto, bello e muscoloso! :Q________
Comunque tornando a
noi, abbiamo appena scoperto qualcosa sulla relazione passata di Edward
e Bella. C'è stato un tradimento a quanto pare di cui Edward
è il colpevole.... ma allora perchè
Eddy come suoneria ha scelto Rebel, Rebel di David Bowie la cui
traduzione allego sotto?
Ribelle
ribelle hai strappato il tuo vestito
Ribelle
ribelle la tua faccia è un casino
Ribelle
ribelle, ma che ne sanno gli altri?
Calda puttana, mi piaci
così! O.O
Ah,
dimenticavo! la suoneria di Ed è Highway to Hell
degli
AC/DC!
Grazie mille alle persone che hanno recensito il prologo, ai 50 che
hanno messo la storia tra le preferite, seguite e ricordate e alle 5
pazze che mi hanno aggiunto tra gli autori preferiti! :)
nel prossimo capitolo ne vedremo delle belle!! :D
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Capitolo 3 *** The Rumble in the Jungle ***
2.
The Rumble to the Jungle
<< certo che avevi proprio
ragione… fai schifo a ballare Bella! >> mi
fece notare Jacob in una risata appena mi appoggiai nuovamente alla
sedia, dopo che Edward alla fine della canzone mi ci aveva ricondotto
per mano.
<< grazie
Jacob… soprattutto per la delicatezza della tua
sincerità! >> gli sorrisi io.
<< sono una persona franca!
C’è gente che pagherebbe per avere vicino uno come
me! >>
<< chi? >>
<< che ne so.. qualche vecchia
ciabatta alla ricerca di compagnia! >> proruppe lui
facendomi scoppiare in una fragorosa risata.
Il resto della serata lo passammo al tavolo a
parlare dei compiti che dal giorno dopo avremmo dovuto sobbarcarci. Io
avrei dovuto lavorare su dei grafici assieme ad Edward e questo mi
metteva già in ansia.
Tornammo nelle nostre stanze a
mezzanotte passata e Jacob spinse per riaccompagnarmi davanti alla mia
porta come il più classico dei cavalieri.
<< senti Isabella, dato che la sera
l’abbiamo libera che ne pensi di andare a cena domani?
Chessò... magari in un ristorante dove non servono interiora
di animale! >>
Sorrisi a quell’invito. Non ero
esattamente dell’umore di uscire, ma la sera Edward ce
l’aveva data libera e alla fine avevo 26anni, ero single e in
una città che non conoscevo. Jacob poi era simpatico e
carino… mi dissi perché no?
<< si, va bene. Mi piacerebbe
molto! >>
Il sorriso che mi riservò mi fece
capire che avevo fatto la scelta giusta.
<< cosa significa
“verticalizzare un processo produttivo”?
>>
Oddio questa la sapevo… la sapevo!!
<< Signorina Swan per cortesia si
concentri. I “costi affondati”? Sa cosa sono i
costi affondati? >>
<< emm.. credo che
siano… >> Dio
ti prego salvami dal Maligno!!
<< Non ci credo!!! >>
urlò lanciando il suo blocco degli appunti contro il muro
dell’ufficio nel quale ci eravamo chiusi per fare delle
analisi dei dati << sa almeno in che cosa consiste
l’analisi di Break-Even?! >>
<< i-io… mi scusi!
>>
<< ma quale razza di indemoniato le
ha dato la Laurea?! Lei è un’ignorante…
una buona a nulla!! >>
Ok. Stavo seriamente per scoppiare a piangere.
Abbassai il capo per non mostrargli i miei occhi,
ormai colmi di lacrime, e trattenni il respiro cercando di ritrovare la
calma e non finire a singhiozzare come una bambina. Peccato che Edward
se ne accorse.
<<
cos’è… si stà mettendo a
piangere? >> domandò in dubbio.
Per un momento non risposi, temendo che la mia
voce si spezzasse, ma poi quando mi sentii sicura alzai il capo e
ignorando i miei occhi troppo lucidi lo fissai dritto in faccia.
<< se sono una buona a nulla
perché sono qui? Perché mi ha dato questo
incarico, mi ha fatta venire in trasferta, mi ha offerto un contratto?
Se pensa davvero che non valgo niente la smetta di affidarmi questi
incarichi… altrimenti mi lasci lavorare come so fare.
Non ricordo cosa diavolo è
un costo affondato? Sì può darsi, ma mi sono
laureata da poco e non posso ricordarmi ogni singola cosa io abbia
fatto all’università. Va bene sgridarmi, ma la
smetta di essere così aggressivo! >>
Edward rimase zitto ma continuò ad
osservarmi dritto negli occhi sinceramente colpito dal vederli
lucidi… e cosa diavolo di aspettava dopo avermi fatto una
scenata del genere?!
Abbassai il capo che però rialzai
lestamente quando sentii quelle parole uscire dalla sue labbra.
<< mi scusi. Ho perso la
calma… non volevo. >>
Edward che mi chiedeva scusa.
Era tipo il “bacio della
morte” che si davano i mafiosi o era davvero dispiaciuto?
<< se non mi sopporta per quale
motivo mi ha offerto il lavoro? >> Era la prima volta che
parlavo direttamente ad Edward di quello che provavo o che pensavo lui
provasse nei miei confronti.
Quando quella frase scivolò fuori
dalle mie labbra sentii la pelle incresparsi per l’agitazione
che potesse nuovamente arrabbiarsi. Che si infastidisse per il fatto di
aver portato la discussione su un piano personale e non più
professionale… che in qualche modo stessi rivangando quel
passato che entrambi facevamo finta non fosse mai accaduto.
Lui però rimase tranquillo e pacato,
tanto che per un attimo pensai mi avrebbe davvero risposto, mi avrebbe
spiegato… saremmo riusciti ad avere una discussione civile.
Speranza vana però, perché
lui come il solito si nascose dietro la solita scusa che mi aveva
propinato da quando, il giorno dopo della mia Laurea in Economia, mi
aveva mandato una lettera dove mi offriva un posto da stagista nella
sua società:
<< ho fatto una promessa.
>>
Questa volta non riuscì a controllarmi
e nel sentire di nuovo quella frase scoppiai, perdendo completamente la
pazienza e la ragione.
<< sono morti Edward!! 8 anni fa,
in vacanza, alle Hawaii! Qualunque promessa tu abbia fatto ai miei
genitori o ai tuoi genitori non vale più!! Loro non
avrebbero voluto vederci così, quindi basta! Ti libero
dell’impegno della tua promessa sul farmi lavorare
nell’azienda di tuo padre!
Se vuoi avermi qui devi volermi tu! Sei tu ora il
direttore, tuo padre come il mio non c’è
più! Quindi se non mi vuoi tra le scatole mandami via e vivi
la tua vita sereno, altrimenti smettila di rendere la mia di vita un
inferno!! >>
Quando smisi di parlare mi resi conto he avevo il
fiatone e la gola mi doleva per lo sforzo di cacciar fuori tutti i miei
pensieri dopo tutte quelle angherie che lui stesso mi aveva fatto
subire fino a quel momento.
Pensavo si sarebbe alzato e mi avrebbe cacciato
dalla stanza. Che avrebbe sfruttato l’occasione di liberarsi
di me e delle mia scomoda presenza.
Invece quello che vidi davanti fù solo
Edward che con lo sguardo basso ed espressione seria in volto scuoteva
la testa
<< sei sempre stata lenta a capire
certe cose Bella. >>
Il suono del mio soprannome pronunciato dalle sue
labbra fece lo stesso effetto di un pugno allo stomaco.
Improvviso. Doloroso. Che dopo il colpo lascia
solo tracce di desolazione e amarezza.
<< vieni a cena con me stasera?
>>
I miei occhi a quell’invito scattarono
su di lui che continuava a guardarmi serio aspettando una mia risposta.
<< n-non posso…
>> sussurrai confusa. Cosa diavolo stava cercando di
fare?
Perché riusciva sempre a disorientarmi?
<< vieni a cena con me stasera?
>> ripeté più forte, ma non per
obbligarmi a fare ciò che voleva lui. Semplicemente per
convincermi.
<< non posso. >>
mormorai questa volta cercando di essere più decisa
<< ho un appuntamento… >>
La domanda nacque fulminea
<< con chi? >>
<< Jacob Blak. >>
E non disse nient’altro.
Sospirò...
Chiuse gli occhi…
Si alzò dalla sedia…
E se ne andò.
Nonostante il litigio del pomeriggio con il
“Signor Cullen” che mi aveva lasciata nervosa e
confusa, quella sera uscii davvero con Jacob e nonostante tutto,
riuscii anche a divertirmi e a nascondere in un angolino recondito del
mio cervello Edward e il suo comportamento nei miei confronti.
Jacob poi era molto simpatico, carino e gentile.
Uno che di sicuro non tratta male le altre
persone… nemmeno le ex fidanzate.
E poi aveva un bel corpo e quella sera
si era messo una t-shirt grigia che faceva risaltare la sua carnagione
abbronzata e il torace muscoloso… di sicuro sarei stata
sciocca a non approfittarne, contando che ormai era da parecchi mesi
che non uscivo con nessuno.
Fu per quel motivo che quando mi
riaccompagnò davanti alla porta e come tradizione vuole mi
lasciò un umino e caldo bacio sulle labbra, non mi trattenni
dal domandarglielo
<< ti và di entrare?
>>
<< ah. Ecco... io…
veramente non posso! >> mormorò mentre faceva
un passo indietro e si grattava la testa in evidente imbarazzo.
<< guarda che non volevo fare
nulla, insomma, per chi mi hai preso!? >>
Bugiarda,
Bella, Bugiuarda!
<< no-no è solo
che… >> balbettò a disagio.
che cosa diavolo gli prendeva?
<< hai una ragazza?
>> domandai confusa
<< no-no, macché!! Sono
libero come l’aria! >>
<< e allora? >>
<< è che… non
posso! In questa settimana proprio non posso… ma la prossima
sì! Quando torniamo a New York! >>
Ok, la faccenda stava diventando strana forte.
<< hai il ciclo? >>
gli domandai facendolo ridere.
<< no… >>
sogghignò lui << dispiace più a me
che a te, credimi. Ma non mi è permesso mi dispiace!
>>
Non mi
è permesso…
Quella frase suono nel mio cervello come un
campanello d’allarme.
Permesso.
Edward!
<< che cosa ti ha detto?!
>> lo fulminai all’istante quando
capì cosa stava succedendo.
<< niente Bella!! >>
Jacob alzò le mani in segno di pace ma ormai la furia cieca
nei miei occhi non potevo più nasconderla.
<< Dimmi. Subito. Cosa cavolo ti ha
detto!! >> ringhiai ad un palmo dal suo viso
<< mi ha… mi
ha… >> balbetto combattuto.
<< PARLA!! >>
<< Mi ha dato 500 dollari per non
venire a letto con te!.. non che pensassi che avremmo fatto sesso se
fossi entrato in camera tua, ma mi ha detto che se lui lo fosse venuto
a sapere avrei potuto considerare la mia vita finita! >>
<< non ci credo.. >>
mormorai totalmente shockata.
<< credo che si sia preso una cotta
per te Bella! >> balbetto ancora spaventato dal mio
improvviso cambio di umore.
Una cotta per me?
Ma che sciocchezze, Edward non aveva una cotta
per me. Edward si era
preso un cotta per me, ma all’età di
16 anni. Quando insieme avevamo deciso di giocare ad
“esplorando il corpo umano”.
Non aspettai nemmeno che Jacob mi chiedesse scusa
per aver partecipato a quel gioco dell’orrore, semplicemente
mi voltai e senza dire una parola corsi all’ultimo piano dove
di trovava la Suite di Edward.
<< è vero?
>> gli urlai contro quando aperte le porte
dell’ascensore lo vidi in corridoio insieme ad una biondina
dai tacchi alti.
<< Signorina Swan?!
>>
<< è vero che hai pagato
Jacob per non venire a letto con me?? >> proruppi
fregandomene altamente della terza incomoda presente davanti a me che
alla mia domanda sgranò gli occhi sconcertata.
Per un attimo nel suo sguardo vidi comparire una
nota d’allarme, subito nascosta però dalla sua
solita espressione impenetrabile.
<< Kate forse è meglio
se posticipiamo ad un’altra volta… questa non mi
sembra la serata giusta. >>
<< ma bambino…
>>
Bambino?!
<< vai Kate! >>
ordinò duro.
E così la biondina che chiamava Edward
“bambino” come la più scontata delle
pornodive, se ne andò con la testa bassa e la coda tra le
gambe.
<< entri nella mia stanza Signorina
Swan >> disse pacato aprendo la serratura con la chiave
magnetica.
<< non ho intenzione di entrare da
nessuna parte se non mi spieghi che cazzo stai cercando di fare!
>>
<< e io non ho intenzione di
mettermi a discutere con te in mezzo al corridoio di un Hotel a 5
stelle!! Ora entra in questa fottuta stanza e taci per una
buona volta!! >> gridò arrabbiato aprendo la
porta di scatto e facendola sbattere rumorosamente contro la parete.
Quando entrai nella sua stanza il suo odore mi
pervase e mi fece girare la testa.
Nel tempo non era cambiato.
<< Le sembra appropriato assalire
in questo modo il suo capo davanti ad altre persone e in un luogo
pubblico? >> mi domandò nervoso mentre si
versava un bicchiere di schotch ritornando in
“modalità estraneo”.
<< e a lei sembra il caso di
corrompere un suo dipendente per impedirgli di venire a letto con me?
>> risposi io mantenendo le distanze che lui stesso aveva
deciso di porre.
<< a che gioco stai giocando
Edward? >> continuai risoluta.
<< Nessun gioco Signorina Swan.
>>
<< smettila, smettila!!!
>> scoppiai andandogli contro, pronta a fracassargli quel
bicchiere sulla testa << Bella
– Isabella - Signorina Swan – lei - tu…
per una buona volta deciditi con chi vuoi parlare e fallo!!
>>
<< non ho nulla da dire.
>> continuò rigido
<< ah no?! E allora
sentiamo… perché tutto questo teatrino con Jacob?
>>
Non rispose
<< Edward!! >>
<< non volevo venisse a letto con
te. >> mormorò rigido continuando a fissarmi
negli occhi.
<< perché?
>>
Nuovamente rimase zitto tanto che dovetti
ripetere la domanda.
<< perché?!
>>
<< non mi piaceva l’idea.
>>
La risposta mi lasciò a bocca aperta.
<< ma si può sapere che
problemi hai con me Edward? >>
<< nessun problema. >>
<< sei un bugiardo. >>
Edward rimase zitto per un lungo tempo di fronte
a me, tenendo lo sguardo basso e il bicchiere ricolmo tra le dita.
Poi quando ormai pensavo che non avrebbe
più aggiunto nulla ed ero pronta per lasciare quella stanza,
quell’hotel e quel maledetto lavoro, i suoi occhi si alzarono
sui miei, trangugiò lo scotch in un sorso e
domandò:
<< Ricordi cosa mi hai detto quella
notte nel mio letto, la sera del tuo compleanno di 10 anni
fà? >>
Allora
prima di tutto spiego il titolo:
the
Rumble in the Jungle (mi piace da morire questo giro di parole!!:D )
è uno storico incontro di pugilato tra George Foreman e
Mohammad Alì. Mi è piaciuto il paragone con Bella
ed Edward perché nonostante l’incontro e il gran
clamore che questo fece nella storia della boxe (si parlò di
avvelenamento per mettere ko Foreman, di partita truccata ecc), alla
fine i due pugili rivali divennero grandissimi amici!
Riguardo
invece alla “barzelletta” di Edward sul pagare
Jacob per non stare con Bella… beh è un fatto
personale!:D Quando io e il mio ragazzo ancora non stavamo insieme ma
avevamo una liaison
stile Edward-Bella, lui pagò un suo amico per non provarci
con me! Ahahaha che matto!!! :D:D
Ed
infine commento generico sul capitolo.
Finalmente
Bella ha tirato fuori le unghie, di sicuro non poteva continuare ad
essere trattata a quel modo senza dire nulla… quello che
però deve attirare l’attenzione è il
comportamento di Edward.
L’ho
ripetuto molto spesso nelle recensioni ai capitoli ma voglio
sottolinearlo anche qui:
Edward
non è pazzo! Tutto quello che avete letto fin’ora
rappresenta solo ed esclusivamente quello che Bella ricorda del suo
passato con Edward e quello che intuisce vedendolo comportarsi in
questo modo aggressivo con lei.
E’
solo il suo punto di vista! Noi fino ad ora non conosciamo il punto di
vista di Edward ma in questo capitolo i suoi comportamenti iniziano a
suggerire una “verità alternativa” o
comunque una giustificazione di fondo al suo comportamento.
Non
fatevi ingannare dai pensieri di Bella, perché sono solo i
suoi pensieri e solo adesso che ha deciso di mettere in
chiaro la situazione e abbandonare il Lei riuscirà a
distorcere la verità ad Edward.
Nel
capitolo 3 –
Gospel according to Judah - Il Vangelo secondo Giuda (non
credo sia necessario spiegare la scelta del titolo!:D ) “la
verità sarà rivelata”. ;)
|
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Capitolo 4 *** Gospel according to Judah ***
3.
Gospel according to Judah
Io ed Edward ci eravamo conosciuti al primo anno della Forks High
School.
Uno dei migliori amici di mio padre, Carlisle Cullen, si era infatti
trasferito assieme alla sua famiglia nella nostra piccola
città e io, figlia prediletta e unica dello sceriffo Swan,
avevo avuto l’incarico di dare il benvenuto a lui e a sua
sorella nella nostra scuola, aiutandoli con le lezione, indicandogli le
vie più brevi per le aule e facendoli socializzare.
Con Alice era andato tutto bene, era in gamba e molto
simpatica… eravamo subito diventate migliori amiche. Edward
invece era l’osso duro, sempre e costantemente
scazzato con il mondo, era difficile che rivolgesse parola a qualcuno
per non criticarlo o sminuirlo.
Odiava Forks, odiava la scuola, odiava l’essersi trasferito.
Potevo capirlo, anche a me Forks non era mai piaciuta, troppo piccola e
provinciale… io sognavo le grandi città e lui
come me. Era questo forse che ci aveva fatto avvicinare; la nostra
repulsione per quello stile di vita solitario e il desiderio di
evasione.
Ci mettemmo insieme il secondo anno.
Lui era sempre il solito burbero con retrogusto da stronzo, io la
tipica ragazza che non aspettava altro che il diploma per
volatilizzarmi via e lasciare dietro di me solo una scia di polvere.
Io l’avevo capito. Lui l’aveva capito… e
bloccati in quella nostra insoddisfazione della vita presente non ci
eravamo impegnati nel nostro rapporto, fingendo all’esterno
che andasse tutto bene ma poi nell’interno vivendolo solo
come una cosa passeggere e momentanea.
La conquista di un piccolo piacere prima di abbandonare definitivamente
le nostre vite.
<< Ricordi cosa mi hai detto quella notte nel mio letto,
la sera del tuo compleanno? >>
Rimasi in silenzio a pensare a quell’epoca che per me era
lontana anni luce.
Non ricordavo. Non ricordavo proprio.
<< Ti aiuto io… dicesti che dopo il diploma te
ne saresti andata il più lontano possibile e che
nessuno ti avrebbe fermato.
Che se io andavo alla UCLA tu saresti andata alla New York University.
Che saresti andata in Francia. Che saresti andata in Cina piuttosto di
rivedere Forks e i suoi abitanti!
Te lo ricordi? Eh Bella? >>
<< Lo dicevi anche tu… Le pensavi anche tu
queste cose. >> mormorai io spaesata.
<< certo che lo dicevo anche io ma
perché tu lo ripetevi ogni due secondi maledizione!!!
>> urlò prendendo il bicchiere che aveva in
mano e scagliandolo dall’altra parte della stanza facendomi
spaventare << cosa avrei dovuto fare? Stare con te e
rimanere lì zitto ascoltandoti svilire Forks, i tuoi amici e
me!! >>
<< io non ho mai svilito te! >> lo corressi
ferita
<< ”non mi fermerà nessuno Edward!
Me ne andrò così lontano che nessuno mi
troverà più!” >>
Rimasi zitta.
<< non ho mai sentito un “vieni con me
Edward.” O “andiamocene via insieme.”.
Anche io volevo andarmene da Forks, lo sai meglio di me, ma io a
differenza tua l’avrei fatto con te… tu invece hai
voluto lasciarmi indietro, e sai cos’ho fatto io allora? Ho
lasciato indietro te. >>
A quelle parole lo guardai colpevole e ferita
<< è per questo che mi hai mollata andando a
letto con Tanya senza neanche degnarmi di una spiegazione? Una scusa,
nulla? >> domandai mentre sentivo lo stomaco stringersi
in una morsa.
<< non venirmi a fare la ramanzina sul fatto che io ho
rotto il nostro rapporto andando con Tanya, perché io non ho
fatto proprio niente. Hai rotto tutto tu con il tuo comportamento
egoista… anche se ad essere precisi in realtà non
hai rotto un bel niente, perché tu non ci hai mai messo
niente. >>
<< e allora per quale motivo che mi hai fatto venire a
lavorare qui? Volevi umiliarmi e vendicarti? Hai usato giuramento fatto
ai nostri genitori solo per distruggermi? >>
<< Bella svegliati!! >> urlo di nuovo
avvicinandosi a me << non esiste nessun giuramento fatto
ai nostri genitori, l’unico giuramento a cui io
stò mantenendo fede è quello che ho fatto a te!
>>
Ingoiai a vuoto.
<< non ricordi nemmeno questo vero? >>
Invece ricordavo.
Più tornavo indietro nel tempo e più ricordavo e
mi sembrava di vederlo davanti ai miei occhi. Edward coperto solo dal
plaid rosso sulla casa sull’albero che aveva costruito
insieme a suo padre nel loro enorme giardino.
E io, accoccolata contro di lui che gli lasciavo baci teneri sul petto
nudo mentre lui mi accarezzava mollemente i capelli..
<< Oggi mio padre
mi ha
fatto firmare la clausula del suo
testamento. >>
<<
quale testamento? >>
<< quello di
successore della sua
società nel
caso gli succeda qualcosa… in modo che non possa venir
delegato
nessun’altro a capo della Cullen-Masen Society se
non io. >>
<<
andrai a lavorare a New York?!
>> avevo
domandato con occhi brillanti, invidiandolo dal profondo per la
possibilità che aveva di
potersene andare in una metropoli.
<<
già... e se tu vorrai, potrai
venire con
me. >>
Non era stata l’unica volta che Edward mi aveva fatto capire
che nei suoi piani di fuga da Forks ci sarei stata anche io. Ma
all’epoca ero stata troppo accecata dall’odio
per quel posto e dal mio desiderio di indipendenza per fare attenzione
a questi piccoli particolari.
Li avevo sempre scambiati per le parole che due adolescenti presi
l’uno per l’altro si dicevano, ma che poi nella
pratica non avevano alcun fondamento.
<< me lo prometti?
>> gli avevo chiesto
<<
qualunque
cosa succeda Bella ti porterò con me… te lo
prometto su tutto ciò che ho di più caro al
mondo. >> aveva risposto lui,
prima di stringere il patto
con un bacio e tornare a fare l’amore.
<< Edward… >>
<< No. Non dire mi dispiace Bella. L’ho
aspettato per così tanto tempo che ora non mi interessa
più sentirlo. >> mormorò mentre si
sedeva sul divano e poggiava i gomiti sulle ginocchia in un gesto che
rivelava tutta la stanchezza che provava per quella situazione.
E io, ancora sotto shock per le sue parole, l’unica cosa che
riuscii a fare fu sedermi di fianco a lui e fissare la parete
di fronte a me dove i segni dell’esplosione di ira di Edward
erano evidenti dalla carta da parati graffiata dal bicchiere distrutto
in mille pezzi.
E dovetti domandarlo a lui… perché in
realtà volevo domandarlo a me stessa ma avevo paura di
sentire la risposta...
<< mi odi Edward? >>
Mi ero accanita in tutti quegli anni verso di lui.
Lo avevo considerato
colpevole, lo avevo giudicato peccatore, l’avevo
odiato e alla fine lo avevo dimenticato… ma non avevo mai
fatto caso a me.
Io che avevo detto di amarlo, ma avevo scelto
l’università che più distava da quella
scelta da lui e dai miei vecchi amici.
Io che sognavo Londra, Amsterdam, Roma… e immaginavo di
visitarle da sola.
Io che ero l’unica tra i due che aveva preso quella relazione
nel più leggero dei modi, trascurandola, usandola, non
dandogli un futuro.
E poi, dopo tutto questo, quando alla fine la storia si era conclusa
come mi ero sempre immaginata nel mio intimo, ne ero rimasta ferita e
invece di trovare in me gli errori e le colpe che avevano fatto
allontanare Edward, avevo preferito condannare lui come il responsabile
e continuare a ritenere me stessa la vittima.
Ignorata, defraudata, sedotta e abbandonata.
Io, che non ero mai stata però la vittima.
Io che ero il carnefice, e che lo ero ancora adesso perché
Edward nonostante gli anni, nonostante i miei errori aveva pensato
ancora a me. Mi aveva offerto un lavoro da lui, aveva mantenuto un
patto che lui aveva scelto di fare guidato dai suoi
sentimenti e che io non avevo nemmeno ascoltato, guidata
solo dal mio egoismo.
Come avevo potuto essere così cieca?
Come avevo fatto a non vedere in tutti questi anni?
<< io non ti odio Bella… >>
mormorò lui scuotendo il capo << se ti avessi
odiato non ti averi mai chiamato. Non ti avrei mai offerto un lavoro,
non avrei mai cercato una scusa per farti lavorare vicino a
me… >>
<< e il modo in cui mi hai trattata
allora? >>
<< Volevo solo farti capire. Volevo solo farti sentire
cosa si prova a non avere il controllo.
Perché io non ho mai avuto il controllo di te
Bella… lo volevo, lo desideravo… ma tu eri sempre
così sfuggente. Sono stato infantile e stupido e me ne sono
pentito tante
volte… non sai quante volte ho pensato di cacciarti e
finirla con questa stupida storia, ma avevo promesso… e io
ci credevo davvero quando avevo fatto quel giuramento. >>
<< Edward io... >> mormorai di nuovo
mentre vedevo lui che si torturava le mani mentre confessava i suoi
pensieri.
Volevo chiedere scusa. Sentivo il bisogno di dirgli “mi
dispiace", ma sapevo che lui non lo avrebbe mai
accettato… e allora nella estenuante ricerca di qualcosa che
alleggerisse il senso di colpa che mi stava schiacciando senza
pietà, allungai la mano e la
posai spontaneamente sulle sue.
I suoi occhi a quel gesto si scontrarono con i miei e ciò
che vidi dentro di loro mi lasciò senza fiato.
Non c’era più il mio capo stronzo davanti a me.
Non c’era il Diavolo, Lucifero, o
il Demonio.
Era Edawrd.
Solo Edward.
L’Edward di tanti anni fa, che io
avevo ferito fino a consumarlo e che nonostante tutto era ancora qui.
Vicino a me.
Non so cosa mi prese… un istinto primordiale che mi spinse
dall’interno e che non riuscii a fermare.
Allungai il volto verso il suo; e senza aggiungere un aparola chiusi
gli occhi... e lo baciai.
<< Bella... >> ansimò Edward che
sopra di me continuava a lottare contro la camicetta che indossavo per
riuscire a togliere dalle asole quei bottoni che per le sue mani grandi
erano fin troppo piccoli.
<< … ma vaffanculo!! >>
sbottò alla
fine decidendo di
prenderne i lembi e strappare
tutto, facendo saltare i bottoni per aria nella stanza come tanti
piccoli proiettili.
Volevo lamentarmi… non so, imprecare o fargli notare che
quella era la mia cazzo di camicetta e avrebbe dovuto come minimo
ricomprarmene una nuova, ma non mi fù possibile
perchè la sua lingua, affondata nella mia gola, non mi
premise
di fare parola… a mala pena mi permise di respirare.
<< Dio hai lo stesso profumo di allora...
>>
ringhiò mentre con la bocca scendeva a mordermi il collo in
preda al totale delirio che era scattato dopo quel bacio.
Perché erra andata così. Gli avevo depositato
quel bacio sulle labbra e lui, anche se titubante, in seguito a quello
me ne aveva lasciato
un altro sulle mia di labbra. E poi io gliene avevo lasciato un altro
ancora e alla fine eravamo finiti distesi sul divano a divorarci le
labbra a vicenda e a cercare di strapparci i vestiti di dosso come
animali.
Non era una buona idea.
Io lo sapevo e anche lui sicuramente lo sapeva, ma da quanti
anni non sentivo il sapore della pelle di Edward sulla lingua? E ne
avevo avute di esperienze in questi anni ma nessuno, e
dico nessuno, aveva mai avuto un sapore lontanamente paragonabile al
suo!
<< levati i pantaloni! >> soffiai
con le labbra ancora premute contro le sue mentre gli tiravo invasata
la
cintura che non voleva in alcun modo slacciarsi.
Lui però non se li tolse, semplicemente mi scansò
le mani, li
slacciò con un’abilità da prestigiatore
e se li abbasso finendo per rimanere con i pantaloni e i boxer
bloccati alle ginocchia e la camicia aperta ancora sulle spalle.
Nel contempo però io mi stavo sfilando la gonna, compresa di
mutandine, e alla fine tra un movimento e l’altro,
finimmo inevitabilmente per ruzzolare giù dal
divano come due sacchi
di patate, sbattendo pesantemente contro il pavimento.
<< ahi! >> sbottai io.
<< cazzo! >> gemette lui.
Ma nonostante la caduta nessuno riuscì a riprendere la
ragione su ciò che stavamo combinando e,
continuando a baciarci e leccarci e morderci le labbra a vicenda, senza
alcun avvertimento, Edward si portò su di me e con un colpo
secco mi entrò dentro.
E non ebbi nemmeno il tempo di abituarmi all’intrusione
repentina che lui già spingeva come in invasato mentre mi
afferrava i polsi con forza e li portava sopra la mia testa.
<< oh mio Dio… >> gemetti
totalmente fuori controllo mentre sentivo le sue labbra continuare a
martoriare il mio collo.
E faceva male… mentre mordeva e spingeva, e ansimava e
ringhiava, e la posizione, a terra su quel pavimento troppo duro e
troppo freddo, mi feriva la schiena, e i vestiti ancora annodati a
gambe
e braccia limitavano i movimenti e sfregavano sgradevolmente sulla
pelle nuda.
E faceva bene…
Il sapore di lui, e l’odore di lui e il piacere di
lui… con lui.
Edward ricordava il mio corpo esattamente come tanti anni fa e il
tempo, la lontananza, le esperienze, l’avevano solo reso
più bravo, più bello, più intenso.
Da mozzare il fiato.
<< oh Bella... >> sussurrò
gemendo
basso mentre le spinte aumentavano e la bocca tornava sulla mia in
un’incontro di labbra, un’intrecciarsi di lingua e
di saliva e fiato…
<< Edward… >> riuscii solo ad
esalare quando improvviso come era entrato scappò via da me,
rammento della mancanza di protezioni, liberandosi sulla mia pancia nuda.
Non so per quanto tempo rimanemmo lì. Fermi, bloccati.
Le mie braccai ancora in alto, trattenute dalle sue, e il suo viso
abbassato tra i miei capelli alla ricerca di fiato e del ritorno di un
battito regolare.
Ed io ad occhi chiusi, con Edward su di me ed un peso ancora
più grande nel cuore.
<< devo andare... >> mormorò
dopo
un po’ mentre si scostava.
Annuì senza dire nulla, e lasciai che si alzasse da me, dal
paviemnto, e si rialzasse i pantaloni.
Lasciai che si voltasse… e che senza dir nulla abbandonasse
la
stanza mentre io, ancora a terra e seminuda, cercavo di ritrovare il
respiro.
La calma.
Il mio cuore.
Avevo appena venduto la mia anima al Diavolo.
Signore…
Bella ha lasciato un pezzettino di cuore ad Edward
e questo è un bene, e questo è un male.
Non ho molto da dire
su questo capitolo perché penso sia
sufficientemente esplicativo.
Bella era dalla parte
del giusto, ma in realtà lo
era perché LEI credeva fosse così.
L’egocentrismo
che l’avevano caratterizzata da
adolescente non le ha mai permesso di vedere la
verità… quella dove non era Edward
l’antagonista della storia, non era Edward il traditore, non
era Edward quello che non amava abbastanza, ma era lei! E rendersi
conto dei propri errori fa male… e lo
è ancora di più se ci si rende conto che per anni
si è vissuti dietro una menzogna che da soli ci si
è costruiti per non prendersi le proprie
responsabilità; e quando soprattutto la persona che hai
ferito ormai reputa troppo tardi il proprio pentimento.
Bella non ha potuto
fare le proprie scuse perché ormai
è tardi, Edward non le vuole più… e
allora finisce erroneamente per usare il sesso come strumento per fare
pace, come tentativo di chiudere una storia che non si è mai
conclusa del tutto, come segnale di abbassate le armi...
Quello che Bella si
rende conto troppo tardi è che le armi abbassate, l'hanno ferita.
Grazie a tutte quelle
che hanno recensito, che hanno messo la storia tra le preferite,
seguite ricordate, e l'ennesime pazze che mi hanno messo tra gli autori
preferiti (ma che vi dice il cervello?!?! o.O ) :D:D
|
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Capitolo 5 *** The Ecstatic Frenzy of the Maenad ***
4.
The
Ecstatic Frenzy of the Maenad
Il
giorno dopo quando lo rividi nella sala della colazione
dell’hotel non so con precisione che espressione feci ma
doveva essere stata piuttosto strana perché Jacob, che era
vicino a me, mi chiese se andava tutto bene.
<<
Certo! >> gli dissi con un sorriso
forzato mentre sentivo la cassa toracica schiacciarsi sotto il peso
della sua indifferenza, lo stomaco contrarsi sotto la forza della sua
occhiata e il cuore scricchiolare quando aveva velocemente distolto lo
sguardo dal mio.
Edward
Anthony Masen Cullen mi aveva selvaggiamente scopata sul
pavimento di camera sua dopo avermi rinfacciato senza pietà
il mio orribile comportamento passato causa della nostra rottura, dopo
avermi ricordato il legame speciale che ci aveva unito e che io avevo
distrutto senza dargli la minima importanza, dopo avermi chiarito che
mi aveva fatta venire lì perché lui mi voleva
lì. Perché mi aveva fatto una promessa e
perché qualcosa in lui lo spingeva ancora a volerla a tutti
i costi mantenere.
Forse
con gli anni non ero cambiata.
Forse
ero ancora un’egoista, un’egocentrica, una
stronza di prima categoria, perchè dopo tutti i suoi
comportamenti e dopo le sue parole avevo iniziato seriamente a pensare
che sotto sotto fosse ancora interessato a me e che mi avesse mandata
lì per cercare di riavvicinarsi e di sistemare le cose.
Ero
un’illusa… perché ora Edward era
seduto di fronte a me che leggeva silenzioso e rilassato il Financial
Times sorseggiando sereno il suo caffè nero, senza nemmeno
degnarmi della minima considerazione.
Possibile
che non meritassi nemmeno un buongiorno? Un dormito bene? Un
“mi dispiace se sono scappato via mentre tu eri ancora stesa
a terra con le gambe spalancate”?
Vaffanculo!
Vaffanculo
davvero!
<<
sei sicura che vada tutto bene Bella? >>
<<
sì Jacob, ti ho detto di sì!!
>> scattai contro di lui infastidita, per poi riprendermi
quando vidi Edward distogliere gli occhi dal giornale e alzare un
sopracciglio.
<<
Edward ti posso parlare? >> qualche ora
dopo la colazione - e l’autoanalisi fatta davanti allo
specchio alla ricerca di coraggio per affrontare quella conversazione
- mi ritrovai a bussare nell’ufficio nel quale
Edward si era rintanato per lavorare da solo.
<<
sì.. >> borbottò
lui distaccato mentre senza nemmeno alzare gli occhi su di me
continuava a mettere a posto dei documenti sulla scrivania.
Chiusi
la porta sperando che questo gli suggerisse che volevo fare un
discorso serio ma lui sembrò non comprendere, infatti
continuò a fare il suo lavoro.
<<
Edward.. >> lo richiamai.
<<
sarebbe più conveniente se tu continuassi a
chiamarmi Signor Cullen, Isabella. Alla fine sei una dipendente come
tutti gli altri e se si sapesse della nostra passata conoscenza
potrebbero nascere inutili e poco costruttive tensioni nel gruppo.
Immagino tu possa comprendere. >>
<<
siamo soli adesso.. >> sottolineai
<<
si lo so, ma qualcuno potrebbe sentire o tu potresti
dimenticarlo mentre sono presenti anche gli altri… e come ti
ho detto potrebbero pensare che sei favorita perché ci
conoscevamo da piccoli. >>
<<
o perché abbiamo scopato in camera tua!
>> aggiunsi io non riuscendomi più a
trattenere.
Edward
a quelle parole si irrigidì e il suo
alzarsi dalla sedia, camminare a zig zag per l’ufficio e
passarsi al mano più e più volte sulla leggera
barba che portava –e che mi faceva impazzire- mi confermarono
che si sentiva a disagio.
<<
sì.. beh, riguardo a ieri sera…
io… >>
<<
avresti potuto essere più cortese.
>> lo interrupi
Sospirò
pesantemente << sì, me ne
rendo conto.. >>
<<
e anche stamattina… mi hai trattata come
una.. >>
<<
non era mia intenzione >> mi
fermò prima che dicessi quella parola << ieri
sera… non me l’aspettavo. Non l’avevo
preventivato… ero arrabbiato e confuso. Non sono
pentito, l’ho desiderato e l’ho fatto
ma… ecco ho sbagliato ad essere così irruento e
ti chiedo scusa. Specialmente se ti ho fatto male. Volevo dirtelo ieri
sera ma quando sono tornato in salotto tu eri già andata via
e stamattina con tutti quanti lì ho temuto una
reazione da parte tua. Cosa che mi avrebbe messo seriamente in una
brutta situazione.
Questo
è il mio lavoro Bella e io lo devo garantire e
proteggere.. lo capisci vero? >> continuò
fissandomi intensamente negli occhi.
Mentre
parlava non mi ero accorta di quanto si fosse avvicinato a me.
Potevo sentire il suo profumo investirmi ad ogni respiro che faceva.
<<
si certo >>
<<
quindi non sei arrabbiata? >>
mormorò facendo un passo in più davanti a me.
L’angolo
destro della mia bocca, senza preavviso e senza
poterlo trattenere, si alzò.
<<
perché tra di noi deve esserci sempre
qualcuno di arrabbiato? >>
Anche
Edward non riuscì a trattenere un sorriso, anche se
per non farmelo vedere abbassò il capo
<<
perché abbiamo due caratteri di merda,
suppongo. >>
Soffocai
una risata.
<<
Beh stai ridendo… quindi ipotizzo che sia
tutto a posto? Insomma, tu stai bene vero? >>
<<
si stò bene >> mormorai
<<
bene.. >>
<<
bene.. >>
e
rimanemmo lì a fissarci, io con un ironico e malizioso
sorriso sulla faccia, e lui un espressione del tipo “non
voglio mandarti via e stò cercando una scusa per farti
restare”.
Chiedimi
di restare Edward! Chiedimelo!
<<
ora dovrei lavorare. E anche tu. Ci vediamo stasera a
cena con gli altri. >>
<<
d’accordo.. >> sperai che la
delusione nella mia voce non si sentisse
<<
a dopo Signorina Swan >>
<<
a dopo… Edward.
>>
<<
Allora Isabella tu sei cresciuta nello stato di
Washington… deve fare parecchio freddo là!
>>
<<
non quanto in Canada suppongo! >> grazie
a dio Edward arrivò in mio soccorso mentre Michael Newton
continuava a fare domande sulle mie origini.
Quella
sera a cena il clima a tavola si era fatto parecchio informale,
e se una parte di me preferiva di gran lungo cenare e scherzare in modo
allegro e leggero, l’altra parte era terrorizzata dalle
domande troppo personali che in questo genere di chiacchiere venivano
inevitabilmente fuori.
<<
già… anche se in Canada dicono
che ci siano delle donne bellissime! >>
<<
sì, sopporterei anche io il freddo
volentieri se in compenso avessi delle belle, formose e more Canadesi
ai miei piedi! >> continuò Tyler Crowly
<<
ragazzi, per favore…
c’è una donna al tavolo! >> li
riprese Jacob in un moto di cavalleria.
<<
giusto! >> rispose Edward
<< e poi non è vero che le canadesi siano
così belle! Personalmente
ho trovato donne molto più affascinanti qui in
America. >> e mentre parlava sentii qualcosa che pareva
tanto un insetto colpirmi la caviglia.
Ma non
colpiva in realtà… più che
picchiare, sembrava strusciare.
Su e
giù.
Su e
giù.
Era
freddo, liscio… Per
nulla simile ad un insetto.
Alzai
gli occhi di fronte a me e in automatico questi si scontrarono
con quelli di Edward che mi fissava serio e impassibile, mentre il suo
piede continuava ad accarezzarmi lento la caviglia.
Su e
giù..
Su e
giù..
Era
normale avere il fiatone per quel piccolo e sciocco
contatto?
E
sentire quel fastidioso languore al basso ventre?
Perché
diamine Dio gli aveva dato quegli occhi
così seducenti e maliziosi?!
E
quella labbra morbide e rosee che ora stavano accarezzando il calice
di vino assaporando rilassate il vino.
….
<< Bella.. >>
Il
piede salì un po’ di più fino ad
accarezzarmi l’interno del ginocchio, facendomi per un
secondo mozzare il respiro e farmi stringere in automatico le cosce,
per poi tornare in quella carezza languida alla caviglia.
Su e
giù…
….
<< ehi Bella! >>
E lui,
che sfacciato continuava a fissarmi! E ora aveva anche sulle
labbra quel sorriso malizioso.. ma che cosa stava cercando di fare?
Voleva per caso uccidermi con un infarto fulminante? Farmi morire per
autocombustione?
Ma lo
sapeva che cosa cazzo era capace di fare con quello sguardo e
quel suo maledettissimo sorriso? Dio quanto avrei voluto essere stata
in una stanza sola con lui!
….
<< bella ma mi senti?? >>
Glielo
avrei cancellato io dalle labbra quel suo sorriso!
Eccome
se lo avrei fatto!!
<<
veniamo insieme? >> la voce bassa e
sensuale di Edawrd mi risvegliò dal trance.
<<
eh? >> balbettai confusa mentre il suo
piede continuava a giocare con il mio
<<
le ho chiesto se preferisce venire insieme o per conto
suo. >>
Venire?
Venire dove? Quando?
Insieme?
Beh,
dicevano fosse una leggenda metropolitana quello del venire
assieme… Potevo dirglielo?
No,
meglio di no!
E
perché dal sorriso di Edward mi sembrava che lui stesse
pensando esattamente quello che pensavo io?
Accidenti!!
<<
i-io… credo… i-insieme?
>>
Mi
stava chiedendo in maniera nascosta se volevo andare in camera sua a
rotolarci di nuovo sul pavimento per sperimentare la realtà
del mito?
No,
perché in tal caso ero d’accordissimo!
Edward
soffocò una risata e il suo piede si
allontanò dal mio facendomi ritrovare la lucidità
<<
d’accordo allora alle 20 nella hall signori!
Giacca e cravatta.. ovviamente per lei Signorina qualunque vestito
sarà ben apprezzato. Mi raccomando nessun ritardo! Potete
andare. >>
Andare?
Andare dove?? Non dovevamo venire insieme?
Tutti
si alzarono e io li imitai, ma quando Jacob, Tyler e il resto del
gruppo iniziò a dirigersi verso gli ascensori per tornare
nelle loro stanze, io rimasi imbambolata al tavolo della cena che
avevamo occupato fino a quel momento, totalmente stordita e confusa.
<<
Galà del Crysler Group domani…
andremo tutti insieme in limousine come da lei suggerito.
>> mi sussurrò improvvisamente Edward alle mie
spalle appoggiando delicatamente e senza scomporsi il petto contro la
mia schiena e respirando i miei capelli << e mi rende
terribilmente eccitato sapere che un così leggero contatto
è stato capace di mandarti in così totale
confusione… mettiti qualcosa di scollato domani, ho voglia
di guardarti. >>
E detto
così si allontanò, diretto anche lui
nella sua suite.
<<
lei che cosa crede? Che ho passato questi ultimi anni
della mia vita a lavorare 18ore al giorno per hobby? Perché
non avevo di meglio da fare?! >>
<<
n-no signor Cullen, non volevo dire questo…
>>
<<
e allora cosa voleva dire? Perché nella sua
espressione io ho sentito solo l’accusa di un mezzo uomo come
lei sul fatto che i miei collaboratori e il sottoscritto non eseguono
il proprio compito come dovrebbero. È questo quello che
voleva dire? Risponda!! >>
<<
n-no… non mi permetterei mai..
>>
<<
non si permetterebbe dice?! Strano perché
io ho sentito che lei si è permesso di dare inutilmente
fiato alla bocca, e per giunta di fronte a me! Non è stato
lei a scrivere su quel suo giornaletto da strapazzo che in campo
aziendale sono uno squalo che divora chiunque? È nonostante
questo viene di fronte a me a fare dichiarazioni del genere
senza pensare alle conseguenze? Lei lo sa che io potrei
comprare il suo The Economist e trasformarlo in una rivista di gossip
da quattro soldi se voglio? >>
<<
Edward, cerca di calmarti… >>
sussurrò Emmet MacCarty, il manager di quello che era
tornato da pochi minuti ad essere il Diavolo in persona e che aveva
organizzato quella rassegna stampa e che probabilmente se ne stava
amaramente pentendo.
In
effetti la situazione stava degenerando.
Edward
aveva iniziato ad innervosirsi dopo che il secondo giornalista
gli aveva fatto notare con ironia che la Cullen-Masen Society aveva
subito quello stesso giorno un crollo nelle borse finanziarie (la vena
sul collo di Edward aveva iniziato a pulsare vistosamente), poi una
inviata dalla minigonna troppo corta per essere una giornalista di
economia lo aveva criticato per il suo metodo lavorativo da
“stalinista” e poi lo aveva invitato a partecipare
di più al gossip frivolo chiedendogli chi fosse
l’attrice famosa che più turbasse le sue fantasie
notturne (la vena sulla fronte aveva iniziato ad essere visibile),
successivamente un tipo calvo e grasso del National Enquire lo aveva
accusato di monopolio del settore finanziario Newyorkese (il fumo aveva
iniziato ad uscirgli dal naso) e infine quel poveretto del The
Economist aveva fatto quel commento idiota sul fatto che la
società guadagnasse troppo per il numero di progetti che
seguiva.
Neanche
a dirlo questo individuo era stata la miccia che aveva fatto
esplodere la Dinamite-Edward e che ora si trovava raggomitolato sulla
sedia probabilmente con il timore che davvero il mio capo trasformasse
il suo giornale in una rivista di pettegolezzi da un dollaro per copia.
<<
signor Cullen.. >>
Una
voce strascicata, melodiosa e familiare, attirò la mia
attenzione tra lo stuolo di giornalisti che attendevano il loro turno
per fare una domanda ad Edward. E quando la proprietaria della voce si
alzò, la vidi.
Lei.
La
bionda pornodiva.
Kate!
<<
…noto che è nervoso ma spero
risponderà ugualmente alla mia domanda leggera!
>>
Edward
non rispose ma la guardò rilassando un po’
i muscoli del volto e la cosa, non so perché, mi fece
incazzare.
<<
ormai si avvicina ai trent’anni ed
è stato a circa questa età che suo padre le ha
affidato legalmente l’azienda prima della sua prematura
dipartita… mi dispiace molto a proposito. >>
mormorò fintamente afflitta mettendosi una mano su quello
che doveva essere il cuore ma in realtà era una tetta
gigante… troppo gigante per il vitino da vespa che si
ritrovava. Sicuramente rifatta. << lei però
non ha ancora un erede o una futura consorte ufficiale…
è ancora single o la vuole solo tenere nascosta al resto del
mondo? Il pubblico di Glamour è curioso di saperlo!
>>
Glamour?
E perché diamine c’era una giornalista di
Glamour alla conferenza stampa per l’acquisizione Cryrler?
Ma
soprattutto perché quella megera travestita da Playmate
aveva chiamato Edward “bambino” davanti alla sua
suite?
Oddio…
non stava mica parlando di lei?!
Non
pensava davvero che la “futura consorte” con
cui Edward potesse riprodursi era lei?
Carlisle
si sarebbe rivoltato nella tomba prima di dare a Miss Botulino
d’America le redini della sua azienda, poco ma sicuro!
<<
no. Non c’è nessuno,
né di nascosto né di ufficiale. Come la sua
rivista tempo fa mi ha dipinto, devo confessare di essere ancora lo
scapolo d’oro di New York! >> rispose lui con
un ghigno malizioso in viso.
<<
un vero peccato… >>
Oh.
Mio. Dio.
Stava
flirtando??!!
<<
Il capo ha fatto conquiste.. >>
mormorò divertito Mike vicino a me mentre io pensavo solo a
come raggiungere il più in fretta possibile la sua suite per
scartavetrargli la faccia dopo la fine della conferenza stampa.
Ci misi
qualcosa come un’ora prima di riuscire ad infilarmi
di nascosto nell’ascensore che portava all’attico
dove si trovava Edward.
Era
andato a riposare - il
poverino - prima della cena di gala di
stasera… cena dove mi aveva pure invitato a mettermi un
vestito scollato ”perché voleva
gaurdarmi”, il maiale!
E dopo
aver bussato, quando aprì la porta, me lo trovai di
fronte in boxer e nient’altro.
Una
mano tra i capelli aggrovigliati e gli occhi semichiusi.
<<
e tu apri così … mezzo nudo?
>>
<<
signorina Swan. >> sospiro sfiancato
<< non ce la faccio ad affrontare un’altra
discussione in questo momento… le dispiace ripassare tra
un’ora? >>
Il modo
in cui riusciva ad esser professionale e distaccato con me
–con cui circa 24ore fa si stava rotolando come una mangusta
sul pavimento ai suoi piedi- e per giusta coperto solo da un paio di
leggeri, attillati, effettivamente piuttosto sexy, boxer, era
impressionante!
<<
come hai potuto pensare che sarei andata a letto con
Jacob alla prima sera? >>
In
realtà nella mia testa volevo iniziare con qualcosa di
più sagace. Una frase ad effetto come:
“cos’è?
Ti scopi anche le giornaliste
ora, oltre che le staggiste?”
Oppure
un:
“dato
che allo Scapolone d’Oro gli piace farsi
Barbie-Chirurgo-Plastico, dimmi un po’… 300 o
350cc di protesi?”
Ma alla
fine la domanda su Jacob mi era saltata fuori prima…
perché c’era un non so che di irritante nel sapere
che mi aveva vietato di fare sesso con un ragazzo quando lui era
chiaramente disponibile a rigirarsi come un calzino quella stupida Kate.
Edward
però non era più in vena di urla -grazie a
dio si era sfogato con quel poveretto di prima- e così senza
dire niente e forse ormai abituato alle mie sfuriate su quel corridoio,
mi prese delicatamente per il braccio e mi fece entrare nella suite. Si
gratto la testa un paio di volte e poi si gettò sul divano
senza tanti complimenti.
Certo
che vederlo alla luce del sole, praticamente nudo, steso sul
divano, era da violenza carnale!
Nella
mia testa si formò all’istante la scena di
Edward legato mani e piedi ad un letto, con me sopra di lui a fargli
qualsiasi cosa di legale e soprattutto di illegale.
<<
l’avresti fatto? >>
La sua
voce interruppe i miei sogni proibiti proprio nel momento in cui
lo stavo tipo colpendo con un frustino di cuoio.
<<
no! Certo che no! >> risposi di getto,
fingendomi anche sorpresa per la sua domanda.
Che
bugiarda che sei Bella!
<<
sei una bugiarda Bella. >>
Il
fatto che i mei pensieri e le sue parole andassero di pari passo mi
inquietò non poco.
Possibile
che nonostante gli anni di lontananza ancora mi conoscesse
così bene?
<<
non sarebbe stato affar tuo comunque se ci avessi o no
fatto sesso. Considerando inoltre che tu davanti alla camera aveva una
spogliarellista! >>
<<
che spogliarellista? >>
domandò confuso guardandomi mentre si stiracchiava e
abbracciava un enorme cuscino del divano mettendosi a pancia sotto e
mostrandomi così il suo sedere rotondo e perfetto svettare
nell’aria.
Glielo
potevo mordere?
<<
la bionda… Quella che ti chiamava
“bambino”! >>
Scoppiò
a ridere << non è una
spogliarellista… è un’addetta al
servizio stampa! >>
<<
sì, la signorina Glamour! >>
dissi acida facendolo sorridere soddisfatto probabilmente del fatto che
avessi notato la sua presenza tra le file dei giornalisti
<< quindi è così che si fanno le
pubbliche relazioni oggi giorno? >>
<<
sei gelosa? >>
<<
no! Perché dovrei? >> scattai
veloce.
Gelosa?
Io?.... Un po’ forse.
<<
si che sei gelosa! >> gongolò
lui soddisfatto mente sorridente chiudeva gli occhi.
<<
vorrei ricordarti che sei stato tu a pagare Jake per
non venire a letto con me! >>
<<
ma io infatti te l’ho già detto
che l’idea mi infastidiva. Quello che sto cercando adesso
è una ammissione da parte tua! >>
borbottò divertito.
Quindi
era questo quello che voleva! Voleva vedermi strisciare ai suoi
piedi, prendermi una cotta pazzesca per lui per poi magari
chessò… essere buttata in qualche fosso,
spintonata via dalla Signorina Tette d’Acciaio.
Non era
proprio nel mio stile quello di espormi con le persone.. gli
uomini specialmente.
<<
non lo avrai mai! >>
<<
davvero? >>
<<
diventerai vecchio e con le rughe prima di sentirmi
dire una cosa del genere… e dai Edward smettila!!
>> perché quel cretino quando mi ero seduta
sulla poltrona vicina al divano dove lui si era disteso, aveva avuto la
brillante idea di estendere il braccio e iniziare a pizzicarmi solo per
infastidirmi.
Mi
allungai per schiaffeggiargli la mano, ma lui lesto
afferrò il mio polso e mi trascinò sul divano con
lui.
<<
ha perso signorina Swan! >>
Per lui
avevo perso, ma a me pareva di aver vinto dato che ora mi
ritrovavo spalmata su di lui in sole mutande aderenti e sul divano,
unico testimone del nostro folle amplesso.
<<
non mi hai ancora spiegato che ci faceva Tetta-Kate
nella tua suite. >> ripresi cercando di darmi un contegno
nonostante la posizione.
Lui
sbuffò alzando gli occhi al cielo
<<
hai mai pensato alla vita che fa un uomo che
si trova nei piani alti di una grande società? A come vive,
all’ansia e alla pressione che è costretto a
subire ogni giorno, al fatto che non può fare programmi
futuri perché non sa dove sarà la settimana
prossima, o quella dopo ancora perché per qualunque
emergenza questo deve essere sempre disponibile?
E
allora magari quest’uomo è a cena con una bella
donna, una che gli piace, con la quale stà bene e con cui
probabilmente potrebbe anche pensare a qualcosa di serio… e
poi nel bel mezzo della cena lo chiamano e lui deve andare in ufficio,
e il giorno dopo magari a Los Angeles, Detroit, Seattle,
Boston… ovunque.
Pensi
che questa donna rimarrebbe ad aspettare in eterno il nostro
giovane Dandy? >>
<<
dipende… se pensasse che ne valga la pena
>>
Edward
fece un sorriso ironico << Bella...
la maggior parte delle donne alla soglia dei 30 spera in una storia
stabile. Sposarsi, magari fare dei figli… vogliono essere
amate, vogliono sentirsi importanti. Io posso dare sicurezza economica,
ho i soldi, se avessi una moglie lei potrebbe vivere facendo solo
ciò che più le piace, potremmo avere anche 10
bambini ma… non potrei mai essere presente. E una donna
quando si trova davanti il bravo ragazzo che la ama alla follia ma
è senza un penny nemmeno lo vede, ma se ne trova uno pieno
di soldi ma invisibile… non gli si avvicina neanche.
>>
<<
non capisco dove vuoi arrivare.. >>
<<
non sono l’unico in questa situazione. Ci
sono milioni di persone nel mondo che vivono come me, che
viaggiano… e che nei loro viaggi conoscono persone simili.
Il gioco stà solo nel mantenere i contatti, così
quando si è in giro si può passare una serata in
compagnia di un simile… >>
<<
compresa la notte immagino >>
<<
compresa la notte >> ripeté
lui mesto << è come avere tante amanti in giro
per il mondo, senza sentimenti ne coinvolgimenti >>
<<
stai cercando di dirmi che Kate è
come te? >>
<<
per le donne è più difficile
Bella… a nessun uomo piace stare sotto la propria
donna… almeno lavorativamente parlando >>
aggiunse scherzoso
<<
lo trovo un comportamento disgustoso. >>
<<
oppure solo la scelta di persone molto sole.
>>aggiunse lui
<<
tu non sei solo Edward.. >>
mormorai alzando il viso e trovandolo vicino al mio, la sua
mano solleticava il mio fianco
Lui non
rispose, semplicemente alzò le spalle ed
abbassò sguardo.
<<
non hai avuto nessuna storia in questi anni?
>>
Fece
segni di diniego con la testa tornando ad osservarmi
<< tu? >>
Io
avevo semplicemente avuto 5 fidanzati, di cui uno persino di 2 anni,
e numerose avventure o frequentazioni leggere…
perché mi sentivo in difetto a dirlo?
<<
oh-oh! >> sorrise lui <<
non mi vorrei dire che sei una di quelle che non dice il numero degli
ex perché sono troppi?! >>
Beccata
in pieno.
<<
io almeno non scopo in giro per il mondo!
>>
<<
ma io frequento sempre le stesse persone! Te
l’ho detto, il gioco è solo mantenere i contatti
con chi si conosce, non è che vado a rimorchiare in giro nei
bar! Avanti quanti sono? >>
<<
non ho intenzione di dirtelo!
>>borbottai imbarazzata
<<
avanti Signorina Swan, non faccia la difficile!
>>
<<
no Edward! >>
<<
30? >>
<<
cosa? Per chi mi hai presa! >>
<<
20 >>
Non
risposi
<<
25! >>
<<
perché stai aumentando? >>
<<
perché non hai detto nulla quindi
sicuramente era basso… 27! >>
proseguì testardo.
<<
sono 28 ok? Sono 28!!.. Dio!!! >>
Edward
rimase muto per qualche momento, poi fece un sorriso sadico che
non vedevo dai tempi di Lucifero…
<<
io sono stato contato una volta o due?
>>
<<
Edward!!!>
<<
è solo per domandare! sono passati
praticamente 10 anni, le mie arti amatorie sono decisamente cambiate da
quando avevamo 16anni! >>
<<
a me non è parso proprio. >>
<<
come? >> scoppiò offeso
<<
grugnisci come allora. >> continuai
cercando di trattenermi dal ridere.
<<
io non grugnisco! >>
<<
oh, si che lo fai! Quando sei quasi alla
fine… inizia a fare quello starano verso gutturale.. tipo sgrunt
sgrunt.. >> lo imitai
<<
i-io non faccio così!
>> balbetto imbarazzato
<<
oh si che lo fai! >> lo presi in giro
<< e poi il modo in cui succhi il collo… da
piccoli ti limitavi ai succhiotti, adesso invece mordi pure…
cos’è ti sei trasformato in un vampiro?
>>
<<
ah-ah-ah molto divertente! Strano però
perchè non mi sembrava ti stessi lamentando quando
quest’uomo grugnante.. >> e indicò
se stesso << ti stava sbattendo sul pavimento!
>>
<<
avevo battuto la testa, tesoro, devo aver avuto un
trauma cranico! >> continuai
<<
ah sì?! >> e in men che non
si dica mi ritrovai bloccata sotto di Edward che senza sosta mi mordeva
la faccia e il collo producendo quel verso come un idiota
<<
sgrunt sgrunt.. >>
<<
Edward smettila!!! >> strillai cercando
di scappare e allo stesso tempo ridendo per il solletico che i suoi
morsi e la sua barba incolta mi facevano
<<
sgrunt sgrunt…
rimangiati quello che hai
detto!! >>
<<
no! >>
Fece il
gesto per tornare a mordermi il collo ma a quel punto a pezzi
per le ristate cedetti
<<
ok-ok mi rimangio tutto - mi rimangio tutto!
>>
<<
io non grugnisco! >>
<<
no, non lo fai! >> dissi facendo di no
con la testa per dare maggiore enfasi alle mie parole, e tenendo ancora
le mani contro il suo petto per tenergli il viso lontano da me
<< fai solo… un leggero rumore di
fondo… Sai no… tipo tubatura intasata!
>>
Il suo
sguardo fu così’ sconvolto e sorpreso che
riuscii a fuggire dalla sua presa e scappare al di là della
stanza, vicino alla porta
<<
Devo andare Edward.. è stato.. è
stato un vero piacere parlare con te! >> risi mentre
prendevo la maniglia della porta
<<
me la pagherai Bella! >> mi
urlò di rimando, senza però riuscire a cancellare
il sorriso che gli illuminava il viso
Annui
mentre mi chiudevo la porta alle spalle e sentivo, come una
ragazzina, il cuore scoppiarmi nel petto.
Edward e Bella.
È possibile che due adulti al di sopra dei 25anni insieme
non riescano a superare i 16? Sì, è decisamente
possibile. :)
Partiamo dal capitolo
“The Ecstatic Frenzy of the Maenad ” -
L’estatica frenesia della Menade.
Per chi non lo
sapesse la Menade è la cosidetta Baccante e da Wikipedia: “La menade
era una donna in preda alla frenesia estatica e invasata da
Dioniso” e chi è il nostro Dioniso? Bella si
è presa una bella sbandata!
Il prossimo capitolo
arriverò tra pochi gioni (per questo capitolo ho ritardato
perché ero in vacanza e anche se volevo scrivere la
spiaggia, il mare e il sole mi hanno distratto) ma non ho ancora
elucubrato un titolo che mi piaccia, quindi vi lascio un
piccolissimissimo spoiler. ;)
<<
Isabella, potrei offrirle qualcosa da bere? >>
Era la prima volta
che Edward mi chiamava davanti a tutti con il mio nome completo.
Era una scemenza, me
ne rendevo conto, ma quella cosa mi fece andare in brodo di giuggiole!
Stava cercando di
farmi capire che era pronto per iniziare qualcosa con me? Tipo una
relazione?
Che voleva si sapesse
che eravamo vicini… amici magari? E poi con il tempo
qualcosa di più?
Magari mi avrebbe di
nuovo chiesto di ballare, come l’altra volta, e forse mi
avrebbe trascinata in un impeto di passione in un balcone, dove mi
avrebbe baciata con trasporto e abbracciata con sentimento,
sussurrandomi parole romantiche nell’orecchio…
Oh,
sì… sarebbe stato magnifico!
<< di
un po’, la tua amica è una che la dà la
prima sera? >>
<<
Edward!!! >>
|
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Capitolo 6 *** Unconscious Waals ***
5.
Unconscious Waals
<<
signorina è sicuro di volerlo nero?
>>
Sicura? Se ne ero sicura? No che non lo ero!
<< lei cosa mi consiglia? >> domandai alla
commessa gentile che continuava ad osservare l’abito che
avevo scelto per il galà di quella sera con
un’espressione disgustata.
<< un oro oppure un bel rosso, è di moda
quest’anno lo sa? >>
No, non sapevo nemmeno quello. Io e la moda eravamo molto amiche, ma
non amanti. A ricoprire quel ruolo c’era già Rose.
E al nome di Rose una lampadina mi si accese in testa…
<< mi scusi, può aspettare cinque minuti, devo
fare una telefonata urgente! >>
La commessa mi guardò stranita e annuì mentre io
mi allontanavo per telefonare alla mia migliore amica.
<< p-pronto? >> balbettò una
voce assonnata dall’altra parte del telefono.
<< non dirmi che stavi ancora dormendo? >>
<< Bella… lavorare a stretto contatto con il
Signor Cullen ti stà facendo finire per parlare come lui.
>> borbottò lasciandomi sorpresa di come
avessi usato la stessa modalità con cui lui mi aveva
svegliato tempo fà la mattina presto.
Edward e la sua influenza demoniaca!
<< ho bisogno di un favore, un favore grossissimo!
>>
<< spara. >>
<< stasera Ed.. il Signor Cullen
>> mi corressi << ha organizzato un
galà; sarà molto formale, io sono in un negozio e
non trovo l’abito adatto. >>
<< galà? >> domandò
Rose facendomi dubitare che avesse ascoltato l’intera mia
frase.
<< sì Rose, ha organizzato una serata di gala
ed io non ho l’abito! >> ripetei.
<< galà. >> ripeté di
nuovo lei. Le si era incantato il disco?
<< Rose.. >>
<< ti prego-ti prego- ti prego voglio venire
anch’io! >>
<< cosa? Rose no! Non posso, come fai? Tu sei a New York
ed io praticamente a Detroit, inoltre… >>
<< un’ora e sono da te, che sarà
mai! È mattina, parto tra mezz’ora e arrivo anche
in tempo per aiutarti con l’abito... per favoooooreeee!!
È il mio sogno di quando ero bambina partecipare ad una cosa
del genere! >>
<< ma come faccio? Non è che posso andare da
Edward e chiedergli se posso portare un’amica, non
è il party di una confraternita, è una serata di
lavoro. Mi farai fare una pessima figura! >>
Quando finii di parlare però al di là della
cornetta per parecchi secondi sentii solo il silenzio; questo
finchè la voce interdetta di Rose non lo ruppe.
<< Edward? >>
Nella mia mente solo una parola: M-E-R-D-A.
<< intendevo dire Signor Cullen. >>
<< intendevi dire ma non l’hai
detto… che succede lì? >>
<< niente che vuoi che succeda?! >> risposi
veloce e forse per questo facilmente smascherabile.
<< Signorina Swan, non è che per caso
stà giocando a Monica Lewinsky e Bill Clinton vero?
>>
<< no! Ma che dici… no! >>
<< oh mio dio! >> esclamò lei
eccitata nonostante la mia negazione.
<< Rose ti ho detto di no! >>
<< e tu pensi che io ti creda, piccola pervertita che non
sai altro?! Non ci credo, non ci credo!! >>
<< perché non è vero!
>>
<< ah sì? E allora sentiamo da dove nasceva
tutto quel “Edward”? >>
<< io… ecco noi… >>
balbettai combattuta << ci conoscevamo da piccoli va
bene?! >>
Rose stette di nuovo muta.
<< davvero? >>
<< sì. Abbiamo fatto le scuole assieme
e… siamo stati anche assieme alla fine del liceo. Rose che
non si sappia in giro o giuro che ti uccido con le mie mani!
>>
<< ma di che ti preoccupi? Ho mai raccontato in giro le
tue cose?… ma non ci credo.. tu e il capo… sono
davvero shockata! >> ridacchiò.
<< non è niente di chè.
>> cercai di sminuire la cosa.
<< sì infatti, non è niente di che.
Infatti dato che “non è niente di che”
ora hai un pretesto in più per andare dal Signor Cullen e
chiedergli se una tua amica che si trova in città per la
sera può venire al galà! >>
<< Rose no ti prego… >>
<< vai!! Ed io ti giuro che ti porterò il
vestito più bello che tu abbia amai visto! >>
e senza aggiungere altro mi chiuse gentilmente il telefono in faccia.
Bussare o non bussare? Questo era il problema! E domandarlo o non
domandarlo? Shakespeare avrebbe potuto scrivere un’intera
tragedia usando la mia vita.
Bussare.
<< entri e cerchi di darsi una mossa che non ho tempo da
perdere.. >> urlò irritato Edward mentre
giravo il pomello della porta << ah sei tu.. perdonami,
credevo fosse un’altra persona. >>
E da quando era così gentile con me?
Cercai di nascondere il sorriso che le sue parole mi avevano causato ma
non ci riuscii.
<< scusami se ti disturbo, se hai da fare passo in un
altro momento.. >>
Ma soprattutto da quando io ero così gentile?
<< no no, dimmi pure. >> rispose lui
sorridendomi
Presi coraggio << c’è una
mia amica in città questa sera. In effetti è la
mia migliore amica e lavora anche lei per la società, e
siccome non volevo lasciarla sola io mi domandavo se…
>>
<< puoi portarla. >> mi interruppe lui
senza scomporsi.
<< davvero? >>
<< sì. >>
Per un attimo rimasi senza parole da tutta quella
gentilezza… non ci ero più abituata.
<< g-grazie. >> balbettai confusa dal fatto
che fosse stato così semplice.
Mi voltai e mi avviai nuovamente alla porta quando però la
sua voce mi fece fermare.
<< Signorina Swan? >>
Mi girai e vidi che si era alzato dalla sua poltrona e veniva verso di
me.
<< lei ricorda le disposizioni che ho dato per il suo
abito.. vero? >> mormorò basso osservandomi
serio.
Scollato. Molto scollato.
Annuì.
<< bene. >> e vidi il suo sguardo scendere
verso le mie labbra. << ci vediamo stasera nella hall con
gli altri. >>
<< va bene >> bisbigliai cercando di
trattenermi dal fare un passo in più e baciare quelle labbra
che mi stavano attirando come una maledizione.
Quel passo però lo fece lui, ma invece che mangiarmi le
labbra come desideravo io fare con lui, mi deposito un piccolo e casto
bacio all’angolo della bocca, che ebbe però il
potere di incendiarmi ancora di più.
Edward. Io volevo Edward.
Come previsto Rose arrivò in città due ore dopo,
con il mio abito già pronto e togliendomi così
dall’impaccio di passare la giornata a cercarne uno nelle
varie boutique.
Era blu notte, lungo fino ai piedi e morbido e leggero come la
seta. La schiena e le spalline erano fatte semplicemente in
pizzo, chi lasciava intravedere la mia pelle, e la parte davanti era
scollata fino alla vita, dove una piccola cintura blu dello stesso
tessuto stringeva la mia figura accentuandone le curve.
Era un piccolo capolavoro.
<< A Clinton verrà un infarto quando ti
vedrà con questo abito! >>
Alzai gli occhi al cielo a quel soprannome.
Effettivamente però quando ci ritrovammo tutti quanti nella
hall, il mio vestito, unito a quello di Rose che era rosso sangue e a
sirena, attirarono gli sguardi di tutti gli uomini della sala. E se lo
sguardo di tutti vagava da me a Rose, lo sguardo di uno rimaneva sempre
fisso sulla sottoscritta.
<< è incantevole stasera Signorina Swan
>>
Il complimento di Edward davanti a tutti mi fece imbarazzare ed
arrossire. Balbettai un grazie stentato prima che la limousine venisse
a prenderci.
Per il resto della serata io ed Edward non parlammo più. Lui
era impegnato a dispensare sorrisi finti a chiunque andasse a
salutarlo, e anche se ogni tanto lo coglievo a fissarmi, oltre a
qualche piccolo sorriso non mi rivolse mai la parola.
Per fortuna con me c’era Rose che per tutta la sera mi fece
compagnia, chiacchierando e facendosi raccontare tutti i particolari
della mia storia passata con Edward.
Ovviamente per essere discrete e non farci sentire da orecchie
inopportune continuammo a riferirci a lui come a “il
Presidente”.
Mentre passeggiavamo per la sala però Rose si
fermò all’improvviso, afferrandomi per il braccio.
<< e quello chi è? >>
<< quello chi? >> domandai confusa.
<< il bocconcino tutti muscoli che parla con il capo!
>>
Mi girai in direzione del suo sguardo e dall’altro lato della
sala vidi Edward, bello come non mai, fasciato in uno smoking nero, i
capelli spettinati come suo solito e così alto da essere
difficile ignorarlo, mentre parlava con Emmet McCarty.
<< Oh quello è il suo manager…
quello che gli organizza le conferenze stampa. >>
<< è un figo da paura. >>
Lo osservai meglio. In effetti era un uomo molto attraente; muscoloso,
capelli mori e ricci… non sarebbe stato niente male neanche
per me se non si fosse trovato di fianco al mio personale Demone della
Lussuria, sfigurando in confronto a lui.
<< è sposato? >>
<< e io che ne so! >>
<< domandalo ad Edward. >>
<< e da quando tu tifi per “Edward”?
>> domandai mettendo enfasi nel nome dato che la mia
amica non si era mai azzardata a chiamarlo così.
<< Da quando ho scoperto che ha come manager un modello
do Abercrombie! Ti prego presentamelo! >>
<< No! >>
<< Bella dai… >>
<< ho detto no! >>
<< ma Bella! >>
<< no è no Rose. Non ho intenzione di
avvicinarmi al Signor Cullen per cercare di… >>
<< per cercare di fare cosa Signorina Swan?
>>
E come nelle più classiche sit-com anni ’90,
Edward si era materializzato dietro di me e quella traditrice della mia
amica, troppo impegnata nella sua opera di convincimento, non mi aveva
avvertita in tempo.
<< ah.. emm.. ecco.. io >>
<< non balbetti Signorina Swan, sono sicuro che se si
impegna è anche lei capace di esprimersi come una persona
normale. >>
Emmet al suo fianco soffocò una risata.
Stronzo.
<< la mia amica Rosalie voleva farle i complimenti per
–il suo super
sexy manager- la riuscita della serata!
>>
<< oh grazie mille Signorina. Lei è Rosalie
Hale giusto? La stagista del settore marketing se non sbaglio.
>>
<< sì sono io! >> rispose Rose
parlando ad Edward ma continuando a fissare senza pudore Emmet, cosa
che ovviamente a lui non passo inosservato.
<< oh perdonate la scortesia, non vi ho presentato Emmet
McCarty, il mio addetto alle pubbliche relazioni. >>
Io lo avevo già incontrato qualche volta ma gli strinsi
ugualmente la mano, notando con sorpresa che quando lo fece
accompagnò il gesto con un occhiolino.
Ma che faceva? Ci stava provando con me?
<< molto piacere. >> miagolò
Rose vicino a me rischiando di farmi scoppiare a ridere in faccia a
tutti.
<< i vostri lavori hanno punti molto simili, immagino
vogliate parlarne, ma dato che ne io ne la Signorina Swan apprezziamo
come voi l’affascinante mondo della pubblicità, vi
lasciamo soli.
Isabella, posso offrirle qualcosa da bere? >>
Era la prima volta che Edward mi chiamava davanti a tutti con il mio
nome completo.
Era una scemenza, me ne rendevo conto, ma quella cosa unita al
complimento che mi aveva fatto nella hall, mi fece andare in brodo di
giuggiole.
Stava cercando di farmi capire che era pronto per iniziare qualcosa con
me? Tipo una relazione?
Che voleva si sapesse che eravamo vicini… amici magari? E
poi con il tempo qualcosa di più?
Magari mi avrebbe di nuovo chiesto di ballare, come l’altra
volta, e forse mi avrebbe trascinata in un impeto di passione in un
balcone, dove mi avrebbe baciata con trasporto e abbracciata con
sentimento, sussurrandomi parole romantiche
nell’orecchio…
Oh, sì… sarebbe stato perfetto!
<< di un po’, la tua amica
è una che la dà la prima sera?
>>
<< Edward!! >>
<< shh! Non urlare, non lo vedi che
c’è gente! >>
<< e tu che razza di domande fai allora? >>
<< niente ero solo curioso. >> rispose lui
vago nascondendo un sorriso << come stà
andando la serata? Ti stai divertendo? >> mi
domandò mentre mi passava un calice di champagne.
<< sì, il cibo è ottimo, i drink
anche >> e nel dirlo alzai il calice per brindare con lui
<< e la compagnia perfetta. >>
<< mi dispiace non essere venuto prima a parlare un
po’ con te.. purtroppo questo genere di situazioni mi
obbligano a passare la maggior parte del tempo a cercare di fare bella
figura con i nostri clienti… e il diritto di controllo del
socio di minoranza… >>
continuò
mentre un uomo passava vicino a noi << …
scusami. >> balbettò abbassando la voce e
distogliendo lo sguardo dal mio.
<< stia tranquillo Signor Cullen. Comprendo
perfettamente. >> gli risposi tranquilla facendogli un
piccolo sorriso di incoraggiamento. Mi dispiaceva infatti vederlo
imbarazzato per quel suo comportamento, ma in fin dei conti lui era a
capo di una grossa azienda di cui anche io facevo parte come figura
minore, e capivo la sua paura di poter creare dei problemi se si fosse
capito che tra di noi c’era qualcosa.
Perché non stavamo insieme, non avevamo nessun legame
ufficiale che potesse considerarci amici, amanti o chissà
cos’altro… ma qualcosa c’era, di questo
ero sicura.
<< sei bellissima questa sera.. vorrei passare
più tempo con te. >> riprese.
<< non preoccuparti… fai quello che devi fare,
io ho Rose a farmi compagnia. >>
<< e dopo? >>
<< dopo cosa? >>
<< dopo il galà. Vuoi venire a bere qualcosa
nella mia suite? Ho un disperato bisogno di.. >> e si
zittì di nuovo mentre passavano vicino a noi un gruppo di
uomini << .. di parlare senza stare attento a quello che
dico. >> terminò la frase quando questi si
furono allontanati.
Sorrisi timida << va bene. >>
<< va bene? >> domandò come se
non potesse credere al fatto che gliela avessi data vinta
così facilmente << bene allora. Ti
aspetterò… e non cambiarti d’abito,
rimani con questo. >> aggiunse a bassa voce illuminandomi
con un meraviglioso sorriso, per poi voltarsi e andare incontro
all’ennesimo dirigente che lo stava chiamando.
<< emm…Bella… pss Bella?!
>>
Mi voltai sentendomi chiamare alla spalle e mi guardai attorno.
<< Bella… hey sono qui! >> la
voce proveniva da un Ficus.
<< c’è una pianta che ti chiama.
>> sussurrò Edward che era tornato vicino a me
mentre su un piccolo palco il direttore della Crysler faceva un
discorso, senza però distogliere lo sguardo dalla sala, come
per nascondere il fatto che mi stesse rivolgendo la parola.
Disinvolta acchiappai un calice di champagne posato sul vassoio di un
cameriere e mi avvicinai al Ficus.
<< chi parla? >> chiesi seria.
<< idiota sono io!! Dietro la pianta! >> la
voce di Rose, sussurrata e misteriosa mi fece andare le bollicine di
traverso.
<< Rose ma che diavolo fai… si può
sapere perché ti nascondi? >>
<< devo chiederti un favore! Un favore enorme,
enormissimo… ti prego non so come fare!! >>
parlò agitata aggrappandosi al mio braccio disperata.
<< cerca di calmarti.. si può sapere che
è successo? >>
<< Emmet! Oh… Emmet! Emmet!! >>
<< tesoro, non stai aggiungendo alcuna informazione!
>> le feci notare.
<< si lo so scusa è solo che…. Ma
tu lo hai mai visto nudo? >>
Lo champagne mi andò di traverso per la seconda volta.
<< ma cosa stai dicendo? >>
<< ho bisogno della tua stanza all’hotel Bella!
Non per molto… non so un’oretta o due, poi
sparisco te lo giuro! >>
<< cosa?! No Rose, neanche per sogno! Vatti a prendere
un’altra stanza! >>
<< sono esaurite… sono tutte esaurire, ma ti
rendi conto! E io non mi chiuderò in uno squallido motel a
ore sull’uscita autostradale, assolutamente no!
>>
<< e Emmet? Lui dove dorme, non puoi andare da lui?
>>
<< è ospitato da sua sorella Alice a
Detroit… non può portargli una donna in casa, ti
pare? >>
<< mi pare di più che tu voglia
usare la mia camera per… accoppiarti. >> dissi
con faccia disgustata.
<< ma lo hai visto? È così bello,
romantico e gentile! Ha detto che quando torniamo a New York mi porta
fuori a cena… Bella ti prego!!! >>
Merda, perchè mi dovevo sempre cacciare in queste stupide
situazioni?! Volevo bene a Rose e vedevo che gli piaceva davvero molto
Emmet, ma quella era la mia camera e io poi dove sarei andata a dormire?
Il nome del Maligno mi saltò subito in testa, ma con un
cenno lo cancellai,.
Non mi sarei mai abbassata a chiedergli ospitalità per la
notte, chissà che strani pensieri si sarebbe fatto.
No, avrei aspettato in camera sua finchè Emmet non se ne
sarebbe andato… e poi sarei tornata a dormire in camera mia.
Sì, avrei fatto così.
<< non usare il mio letto Rose!
>> le intimai puntandole il dito contro.
<< come? >>
<< sul pavimento, o sul divano… il mio letto
no! >>
Lei alzò gli occhi al cielo ma il sorriso che le si
formò sulle labbra mi fece capire quanto fosse felice.
Quando la serata terminò e tutti assieme tornammo
all’hotel, appena varcato il portone principale vidi Rose ed
Emmet ridere e correre come bambini mano nella mano verso
l’ascensore diretto in camera, infischiandosene
totalmente le persone che erano attorno a loro.
Sorrisi nel vedere la mia amica così felice, ma dalla parte
opposta mi sentii gelosa di lei.
Lei poteva tenere la mano di un uomo in pubblico e al contrario lui
teneva la sua, totalmente disinteressato del parere delle persone
intorno a loro.
Lui l’aveva appena conosciuta, eppure già aveva
mostrato in pubblico il suo coinvolgimento nei suoi confronti.
Io conoscevo Edward da metà della mia vita, e ora mi
ritrovavo seduta al bancone del bar dell’hotel ad aspettare
che si facesse sufficientemente tardi per salire nella sua suite e non
farmi vedere da nessuno.
Il pensiero mi fece venire uno strano nodo alla gola.
Quando finalmente i corridoi si svuotarono e i miei colleghi furono
scomparsi nelle loro stanze mi diressi da Edward e, aperta la porta, me
lo trovai davanti ancora in abito elegante; la cravatta allentata e i
primi tre bottoni della camicia aperti a lasciar intravedere il petto e
quella sua deliziosa voglia al cappuccino che aveva sulla clavicola.
Mi venne voglia immediatamente di baciargliela.
<< buonasera Isabella. >>
mormorò sorridendo
<< buonasera Signor Cullen. >> risposi io
stando al gioco ed entrando nella stanza.
<< posso offrirle qualcosa da bere? Un gin tonic? Un
martini? >>
<< Un martini andrà benissimo…
molto secco, con tante olive. >> continuai mentre
camminavo sui miei tacchi alti osservando i quadri appesi ai muri,
copie di alcuni celebri ritratti.
<< credo che io abbia vinto la scommessa. >>
<< quale scommessa? >> domandai voltandomi
verso di lui e prendendo il cocktail dalle sue mani.
Lui rise e si sedette sul divano in modo scomposto.
<< quella della tua amica e di Emmet >>
Alzai gli occhi al cielo.
<< gli piace molto sai? >>
continuò << quando è venuto a dirmi
che scappava con lei aveva la faccia di un bambino al Luna-Park!
>>
<< si, anche Rosalie aveva la stessa espressione!
>> ridacchiai
<< mi ha fatto i complimenti anche per te…
effettivamente stasera sei accecante. >>
A quelle parole lo osservai. Sguardo tranquillo e rilassato come non
mai, mezzo steso su quel divano a godersi il suo drink.
<< mi ha fatto l’occhiolino quando gli ho dato
la mano. >> gli raccontai per vedere la sua reazione. Si
sarebbe ingelosito?
<< si prendeva solo gioco di te.
>> rispose invece lui con un sorriso.
<< come prego? >>
<< dopo quello che gli ho detto ha voluto solo prenderti
un po’ in giro… lui è così,
grande e grosso, ma burlone come un ragazzino. >>
<< dopo quello che gli hai detto? >> chiesi
conferma rimanendo con la mente all’inizio della sua frase.
<< di noi. >> rispose lui semplice
<< lui è il mio migliore amico, sa tutto di
me. Non potevo nascondergli la tua presenza. >>
Di noi.
Nel mio cervello quelle due parole continuarono a ripetersi come
un’eco infinita.
<< sei arrabbiata? Non volevi ne parlassi con nessuno?
Puoi stare certa che lui è una persona molto discreta.
>>
<< no, non sono arrabbiata… non me
l’aspettavo. >>
<< che ne parlassi con qualcuno? >>
<< che considerassi un noi.
>> affermai
franca.
<< e come pensavi considerassi questa cosa?
>> domandò allora lui curioso.
In realtà non lo sapevo neanche io.
<< niente… >> mormorai, per poi
accorgermi che con quel niente
che avevo semplicemente detto per far
cadere la conversazione e fargli capire che in realtà non ci
avevo ancora pensato, alle sue orecchie significava ben altra cosa.
<< sei in piedi di fronte a me Bella, nella mia suite a
notte fonda, con un vestito scollato fino alla vita che indossi solo
per il semplice fatto che io te l’ho chiesto, e stai pestando
lo stesso pavimento nel quale qualche notte fa abbiamo fatto
l’amore…. Tutto questo non mi sembra niente.
>>
Quell’abbiamo
fatto l’amore mi fece andare il cuore
a mille.
<< spogliati. >>
<< c-cosa? >> balbettai ancora confusa da
quello che mi aveva appena detto.
<< ti avevo detto che mi sarei vendicato ieri
pomeriggio, ricordi? Voglio che ti spogli. >>
<< m-ma io.. >> mormorai imbarazzata. Certo
mi aveva già vista nuda, sia in passato che qualche giorno
fa, ma una cosa era essere presi dalla passione e strapparsi i vestiti
di dosso, un’altra cosa e fare uno spogliarello davanti ad un
uomo seduto in poltrona che mi osservava con attenzione.
Arrossii.
<< non essere timida Bella… ti avevo detto che
volevo guardarti no? >>
<< pensavo che volessi guardarmi con il vestito.
>> lo ammonii.
<< ti ho guardata tutta la sera con
quell’abito, ora voglio vederti senza. Ricorda che mi sei
debitrice, sia per ieri che per la scommessa vinta su Rose ed Emmet.
>>
<< non avevamo fatto nessuna scommessa! >>
<< io sì. Spogliati. >>
ripetè.
Per un attimo rimasi fissa a guardarlo, sentendo il respiro veloce e le
guance in fiamme.
Poi con calma appoggia il bicchiere sul tavolino vicino a me e con
gesti forse un po’ impacciati, feci scivolare
l’abito lungo le spalle, in modo che questo, leggero
com’era, scivolasse da solo lungo tutto il mio corpo fino a
finire arricciato attorno ai miei piedi, lasciandomi così di
fronte a lui coperta solo da degli slip. I tacchi ancora ai piedi.
Per un attimo vidi Edward chiudere gli occhi per sospirare, e poi
riaprirli, osservandomi serio e profondo.
<< vieni qui.. >> mormorò
allungando una mano verso di me.
Con naturalezza gliela afferrai, e guidata da lui mi sedetti su un suo
ginocchio, lasciandomi avvolgere della sue braccia. Il suo viso
sprofondò nei miei capelli.
<< sei così maledettamente bella, Isabella.
>>
Arrossì ma non dissi nulla, mentre sentivo le labbra di
Edward lasciarmi un bacio sul collo.
<< non voglio che pensi ti abbia chiesto di venire qui
per questo.. >> mormorò con ancora le labbra
appoggiate alla mia pelle. << in realtà volevo
solo che stessi un po’ con me… volevo solo averti
tutta per me.. >>
<< Edward.. >> sussurrai mentre sentivo le
sue mani spostarmi i capelli di lato, e le sue labbra scivolare avanti
e indietro in una carezza delicata che partiva dal collo per arrivare
alla mia spalla.
<< non avrei nemmeno dovuto dirtelo… sarebbe
dovuto rimanere un segreto.. non volevo tu sapessi quello che mi fai..
>>
<< perché, cosa ti faccio? >>
domandai mentre ad occhi chiusi mi lasciavo trasportare da quelle dolci
carezze
<< essere me stesso… >>
mi voltai e lo osservai in viso, notando in lui
un’espressione di sincero tormento.
<< sapere che hai ancora questo potere su di me
mi terrorizza. Sapere che sei ancora capace di deludermi, mi
terrorizza. Sapere che ti voglio ancora… mi terrorizza.
>>
<< Edward io.. >>
<< non è colpa tua Bella. 10 anni fa, e stata
colpa tua. Ora però è tutto a causa mia. Sono io
che devo imparare ad accettare questa cosa. Sono io che devo accettare
quello che provo. >>
<< cosa provi Edward? >> gli domandai
stringendomi più a lui.
Mi gurdò negli occhi, ma non mi rispose e io mi sentii male.
Avevo capito che provava ancora qualcosa per me… quello che
però avevo anche capito era che non si fidava
più, e che questo lo spingeva anche a volermi tenere lontana.
<< mi dispiace Edward.. >> sussurrai
abbassando lo sguardo << lo so che hai detto che era
troppo tardi, e che non volevi le mie scuse… me mi
dispiace.. davvero… >> e mentre parlavo una
lacrima rigò la mia guancia, e in quel momento la mia
nudità mi parve fuori luogo.
Mi alzai veloce e ripresi il vestito da terra coprendomi malamente,
pronta per scappare via da quell’appartamento.
<< non andare via… >>
mormorò lui seguendomi con gli occhi << rimani
qui… dormi con me… >>
Volevo. Lo volevo disperatamente, ma allo stesso tempo la parte
più orgogliosa ed egoistica di me mi diceva di andare via.
Di andare via prima che fosse stato troppo tardi.
Prima che il mio cuore, per la prima volta, battesse davvero per Edward
Cullen, e che lui iniziasse ad avere il potere che fino a quel momento
avevo sempre avuto io.
Il potere su chi ti ama.
Il potere di distruggere.
Un tempo avrei detto e fatto di tutto per proteggere me stessa
dall’amore.
Un tempo, infastidita dalle sue parole, me ne sarei andata da quella
stanza dicendogli di chiarirsi le idee prima di contattarmi di nuovo,
oppure gli sarei saltata in grembo, e avrei fatto l’amore con
lui per convincerlo dei suoi sentimenti. Della sua necessità
a stare con me.
Per avere meno paura.
Per avere le conferme di cui avevo sempre avuto bisogno ma che mai
avevo dato a mia volta.
Quella notte però, per la prima volta nella mia vita, misi
da parte me stessa, e posi al primo posto lui.
Lo presi per la mano, e lo feci alzare dal divano, portandolo assieme a
me nella sua stanza, dove sotto il suo sguardo aprii il letto.
Mi tolsi il vestito, e con attenzione tolsi anche il suo abito,
slacciandogli e sfilandogli la camicia, e togliendogli i pantaloni, le
scarpe, i calzini.
Nel silenzio più totale lo portai a letto con me, e spenta
la luce, lo abbracciai forte, affondando la testa nel suo collo e
sospirando circondata dal suo profumo.
Le sue mani mi avvolsero e un piccolo bacio si depositò
sulla mia fronte.
<< buona notte mia Bella.. >>
<< Buona notte.. >> … mio amore.
Lui mi aveva raccontato della sua paura di rimanere di nuovo deluso; in
quel momento mi resi conto che tra i due, questa volta, quella che
sarebbe finita in pezzi se la cosa non avesse funzionato, ero solamente
io.
Voglio
scrivere qui un pensiero che durante la risposta alle
recensioni sono finalmente riuscita a mettere per iscritto:
quello che
c'è tra Edward e Bella e una sorta di piccola
battaglia l'uno contro la fortezza dell'altro, nella quale entrambi
cercano di buttare giù il muro altrui.
Da una parte Edward
non si fida ancora del tutto di Bella e per questo
la spinge di continuo a sbilanciarsi e parlare di quello che pensa e
prova, perchè vuole avere conferme prima di ritrovarsi a
sperare in qualcosa con lei e rischiare nuovamente di ritrovarsi a mani
vuote.
Bella dall'altra
parte combatte contro Edward, ma solo per questioni di
carattere. E' solo una ragazza molto chiusa che ha sempre pensato solo
a sè stessa, e ritrovarsi davanti un vecchio amore che le ha
fatto capire l'errore e che nonostante questo è ancora
lì con lei, le ha fatto comprendere i suoi sbagli e la
stà spingendo a migliorare.
In effetti forse
è meglio dire che più che
cercare di buttare giù il muro altrui, ognuno stà
cercando di distruggere il proprio. E' una lotta l'uno contro l'altro e
anche contro se stessi.
Ecco è per
questo motivo che per me è stata
davvero dura scrivere l’ultima parte del capitolo;
perché era importante che si chiarissero l’uno con
l’altro e con sé stessi, su quello che vogliono e
che si aspettano, però d’altra parte la
loro chiusura, la loro paura e l’ostinazione tipica del
carattere forte di entrambi, mi ha frenato molto e continuava a
frenarmi ad ogni lettera che schiacciavo sulla tastiera e ad ogni
parola che gli facevo dire. Perché è dura per
loro parlare ed aprirsi, e questo a reso dura per me scrivere e
lasciargli spiegare.
Insomma, come loro il
mio unico desiderio era quello di nascondermi in
un angolino e dire “no, questa conversazione non la voglio
proprio fare… non voglio che l’altro veda quanto
mi stò sbilanciando”. Ma alla fine era necessario
che entrambi crescessero e imparassero a smussare insieme quei lati del
loro carattere che gli hanno fatti allontanare e ferire a vicenda.
Bella ancora non ha
davvero espresso i suoi sentimenti, ma
stà capendo come migliorare e stà finalmente
iniziando a mettere in atto ciò, e questo è forse
più importante di qualunque parola.
Vi lascio con un mega
ringraziamento a tutte quelle che recensiscono,
ai 180 che hanno messo la mia storia tra le preferite, seguite e
ricordate, e alle nuove pazze che mi hanno aggiunto come autore
preferito (avete dei seri problemi ragazze!! ;) )
Il prossimo capitolo
è già in viaggio!
|
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Capitolo 7 *** But Lovers always Come and Lovers always Go ***
6.
But Lovers always Come and Lovers always Go
Non
so cosa fù a farmi svegliare quella mattina.
Forse
l’odore di menta e di uomo, forse furono quelle labbra
morbide e la lingua umida che suggevano il mio collo con passione e
dedizione, oppure furono le dita birichine che si erano
infilate sotto i miei slip e dolci e tentatrici stuzzicavano la parte
più nascosta di me, riempiendomi la pelle di brividi e la
bocca di mugolii.
<< Ben svegliata bambolina… >>
Mugolai al suono della sua voce e mi mossi contro il petto di Edward,
ritrovandomi a sfregare senza intenzione la sua evidente erezione con
le natiche.
<< Edward… >> mormorai voltando
il capo per incontrare le
sue labbra.
<< shh, non parlare… >>
sussurrò lui mentre le sue mani
diventavano più insistenti << voglio fare
l’amore con te tutta la mattina Isabella…
>> sorrisi sulle sue labbra e mi voltai per
riuscire a mia volta ad accarezzare il suo corpo, coperto
anch’esso solo dai boxer.
Era caldo e morbido sotto le coperte bianche e profumava in maniera
irresistibile… sarebbe stato così svegliasi con
Edward nel letto tutte le mattine?
Allungai le mani e agguantai l’elastico dei boxer,
tirandoglielo giù veloce.
<< mmm… vedo che non ti
piace perdere tempo! >> ridacchiò
mentre con i piedi scalciava per liberarsi dall’indumento.
<< ho sempre odiato queste inutili
barriere di tessuto. >> borbottai mentre allo
stesso modo abbassavo le mie mutandine per stare più comoda.
<< dovremmo andare in giro sempre nudi
allora.. >> continuò divertito lui
mentre si avvicinava a me per sentire il contatto dei nostri corpi
bollenti l’uno contro l’altro. Un gemito sfuggi al
mio controllo. << …ma non so se
riuscirei ad accettare che qualcun altro oltre a me ti veda senza
vestiti... sei così bella che di certo finirebbero tutti per
volerti avere… Ma solo io posso, vero Isabella?
>>
Ansimai, mentre si spingeva su di me e con le ginocchia si faceva
spazio tra le mie gambe per poter sfregare e carezzare la mia
intimità con la sua.
<< dillo
Isabella… dì che solo io posso possederti.
>> sussurrò sul mio orecchio mentre
i nostri petti venivano a contatto ad ogni respiro.
<< solo tu… >> mormorai
chiudendo gli occhi per godermi
quel contatto e quelle leggere spinte che con il bacino mi dava.
Le sue labbra raggiunsero le mie e le carezzarono gentili, i suoi denti
mordicchiarono e tirarono, la sua lingua affondo lenta nella
mia bocca.
<< te la ricordi la prima
volta che abbiamo fatto l’amore? >>
mi domandò basso mentre con la lingua succhiava dolce la mia
bocca.
Annuì, mentre la sua mano si abbassava per
accarezzami nuovamente e prepararmi ad accogliere il suo corpo.
<< eri vergine… ed eri
così bella Isabella… così piccola e
pura… >>
Gemetti, e lui con me, quando pian piano iniziò a farsi
strada nel mio corpo.
<< pensavo di morire… pensavo di
morire tra le tue cosce… quella
notte… >> ansimò mentre
con un ritmo lento e profondo si perdeva anima e corpo in
me… talmente profondo da farmi impazzire.
Senza accorgermene mi ritrovai a graffiargli al schiena con
le unghie, mentre lui mi alzava una coscia con la mano per raggiungere
punti che nemmeno sapevo di avere.
<< avevo… avevo
così paura… >> balbettai in
difficoltà appoggiando la fronte contro la sua spalla.
<< di cosa? >>
<< che mi avresti fatto
male… >> gemetti.
A quelle parole Edward si allontanò da me lasciandomi per un
attimo senza fiato, ma poi veloce e fermo mi afferrò per i
fianchi facendomi voltare, per poi alzarmeli e lasciarmi totalmente
esposta ai suoi occhi.
Non ebbi nemmeno tempo di capire il cambio di posizione che lui si era
già posizionato dietro di me e con un colpo secco
era rientrato nel mio corpo, iniziando a spingere forte e profondo.
Una mano affondò davanti, iniziando a toccarmi, mentre il
suo petto si abbassava contro la mia schiena e la sua guancia
sfiorò la mia.
<< ti stò facendo male
adesso? >> mormorò con la voce roca e
bassa, spezzata dagli ansimi che nemmeno lui riusciva a trattenere.
<< n… no.. >> mormorai
<<
oh… ti prego non smettere… >>
<< mai Bella… io non ho mai
smesso… dio… >>
mormorò mentre la sua fronte si poggiava sulla mia schiena e
il suo respiro si faceva più spezzato e veloce.
<< mi se… mi sei
così mancata.. >> balbettò
spingendo più forte.
Per un attimo ebbi sulle labbra la parola anch’io,
ma in un moto di lucidità riuscii a fermarmi dal
pronunciarlo perché sapevo che quella sarebbe stata una
grande bugia.
Una frase fatta, detta perché era la risposta che
l’altro voleva sentire.
Perché a me Edward non era mai mancato in tutti quegli
anni… non avevo nemmeno mai pensato a lui. Avevo proseguito
la mia vita e non avevo mai creduto che in un futuro ci saremmo
ritrovati di nuovo insieme, nudi, uniti, a desiderarci l’un
l’altro come da piccoli e a sentire di nuovo
quell’attrazione e quel feeling che solo con lui io avevo
provato.
A sentire qualcosa nel cuore che poteva chiamarsi amore.
<< Edward.. >> mormorai mentre mi
alzava con il busto per farmi raggiungere il suo viso, finendo
praticamente per ritrovarmi seduta di spalle su di lui.
Quella posizione mi fece gemere forte quando ad una sua ulteriore
spinta mi ritrovai a sentirlo arrivare fin dove non c’era
più spazio.
<< ti ho fatto male? >>
domandò ansioso fissandomi preoccupato in viso con le labbra
a pochi millimetri dalle mie.
<< no… solo non ero…
>> mormorai senza più fiato <<
non ero più abituata a te.. >> e alle tue dimensioni,
avrei voluto aggiungere.
Sorrise sulla mie labbra a quelle parole << ti
riabituerai piccola… >> rispose allora lui
stringendomi forte con le mani i seni.
E sì, mi sarei riabituata molto volentieri.
<< Come faremo quando torneremo a New
York? >> mormorai sulla sua pelle, ore ed ore dopo di
intensa ed estenuante attività sessuale.
Rilassati ed abbracciati.
<< che intendi? >>
<< il lavoro…
l’ufficio… Signor Cullen, Signorina Swan
>> continuai io alzando il viso dal suo petto per
osservarlo negli occhi.
<< mi piace chiamarti Signorina Swan
>> rispose lui divertito << è
parecchio erotico, sembra uno di quei giochetti di ruoli.
I sono il capo e tu la segretaria sexy… >> mi
prese in giro
<< peccato che non è un
gioco di ruoli… tu sei davvero il mio capo. >>
<< ma tu non la mia segretaria
>> continuò lui senza voler minimamente
rimanere serio << e meno male, quella
è l’incrocio tra un rottweiler e Gorbaciov!
>>
<< smettila di scherzare!
>> lo redarguii.
<< e perchè mai? Che cosa
cambia fasciarsi la testa ora… godiamoci il momento, poi
quel che sarà lo scopriremo. >>
<< ma non potremmo comunque farci
vedere insieme. >>
<< beh… nemmeno qui ci
siamo mai fatti vedere insieme, ma non mi sembra di non essere riusciti
a stare insieme. >>
Già, ma come fargli capire che tra passare il tempo assieme
di nascosto, e passarlo alla luce del sole le cose cambiavano
radicalmente?
Perché era vero. Io volevo stare con Edward e godermi il
momento come lui asseriva con tanta convinzione, ma allo stesso tempo
la gelosia e l’invia di non poter avere anch’io una
normale storia d’amore non mi lasciavano scampo.
Questo però non potevo dirglielo. L’avrei
spaventato… sicuramente lui non era pronto.
Non ancora. Non con me.
Ci avrei pensato.
Ci avrei pensato a tempo debito.
Non sapevo però che quel tempo sarebbe arrivato presto.
Infatti dopo solo una settimana dal nostro ritorno a New
York, e la trasferta e tutto ciò che aveva comportato tra
noi, il clima in ufficio era radicalmente cambiato.
Me l’ero domandata milioni di volte durante quel breve volo
che ci stava riportando a casa, come sarebbe stato il
rapporto tra me ed Edward una volta tornati tra freddi ed asettici muri
della Cullen & Mansen Society. Come avremmo proseguito quello
che avevamo riscoperto e iniziato… come avremmo fatto a
separare il lavoro da… da noi.
La risposta si era presentata esattamente il giorno successivo quando
ero stata convocata dal capo nel suo ufficio.
Alla fine come preannunciato la promozione il Signor Cullen me
l’aveva data. Ero diventata Consulente Strategico
Amministrativo, con un contratto a tempo determinato con passaggio dopo
un anno all’indeterminato.
Addio allo stage.
Addio al precariato.
Addio ai soldi contati.
Ma…
Addio anche ad Edward.
E questo forse era quello che mi faceva male.
Il mio contratto non prevedeva contatti con lui. Io ero apprendista in
un settore gestito da un vicedirettore, e dovevo stare sempre e solo
appiccicata a lui. Dalla mattina, alla sera.
Ed Edward non si faceva vedere.
Ci parlavamo per telefono ogni tanto, la sera, quando io o lui o
entrambi non eravamo ancora nei nostri rispettivi uffici a lavorare e
terminare i nostri progetti. E anche quando parlavamo le discussioni si
limitavano al lavoro. Come mi trovavo, come mi trattavamo, se ero
felice, se ero stanca.
Io parlavo con il signor Cullen, non con Edward, e questo
iniziò pian piano a ferirmi sempre di più.
Perché un graffio superficiale se perpetuato nel tempo
può finire per tagliare e sanguinare, arrivando in
profondità. E io ormai mi sentivo ferita nel cuore,
perché dopo tutte quelle parole, tutti quei gesti, tutti
quei baci, non potevo credere che ciò che avevamo ricreato
si stava sciogliendo come neve al sole.
Non volevo permetterlo.
<< Salve potrei parlare con il signor
Cullen? >>
<< ha un appuntamento?
>> mi domandò la segretaria puntigliosa.
<< no… ma sono sicura che
se gli dice il mio nome… >>
<< se non ha un appuntamento non
posso lasciarla entrare! >> m’interruppe.
<< ma lui sa chi sono. Lo chiami per
favore, gli dica che… >>
<< no. >> rispose secca
tornando a pigiare i tasti sul computer.
<< ma io devo parlargli.
>>
<< su appuntamento >>
continuò non guardandomi nemmeno più.
Un ringhio mi salì dalla gola e a mali estremi, estremi
rimedi.
<< pronto! >> la sua
voce apparì sorpresa come mi ero aspettata.
<< Edward ho bisogno di parlarti.
>>
<< è successo qualcosa?
Stai bene? >>
<< sì,sì… ho solo
bisogno di… di vederti. Di parlarti, a quattrocchi.
>> mormorai abbattuta
<< Bella sono in ufficio in questo
momento… e anche tu! >> continuò
sembrando anche parecchio scocciato dalla mia telefonata
<< ci sentiamo questa sera se finisco ad
un’ora decente, va bene? >>
<< Edward per favore, devo vederti!
>>
<< da dove stai telefonando?
>>
Ma che domanda era?non aveva di meglio da dirmi?
<< dal bagno!
>>
<< Bella! >>
ringhiò lui << butta subito
giù, e se ti sente qualcuno?! Lo sai che rischi mi fai
correre? Se ti ho detto di non telefonarmi mai a lavoro un motivo ci
sarà stato! Ci sentiamo stasera. Ciao. >>
E detto così buttò giù.
Era da tempo che non mi capitava… davvero da molto,
moltissimo tempo. Ma quel giorno, in quel bagno, tornai adolescente, e
mi riscoprii a piangere come una bambina… in preda alla
nostalgia, alla mancanza e all’amore che non sentivo
corrisposto.
A: Edward Cullen; edwardanthonycullen@c&msociety.com
Oggetto:
Al nostro
prossimo incontro…
Edward…
non so nemmeno io perché stò scrivendo qui. Forse
perché tu non mi permetti di vederti e di parlarti guardanti
in viso, forse perché senza i tuoi occhi davanti non
riuscirei mai a trovare la forza di parlare al telefono e dirti quello
che sento… forse perché tu hai lo straordinario
potere di farmi tornare adolescente… e si sà che
il metodo più convenzionale degli amori giovanili sono le
lettere d’amore.
Lo
sia che non sono brava a dichiararmi, sbilanciarmi e tutte quelle cose
lì… lo sai che non sono capace di ammettere i mei
sentimenti, il mio bisogno, il mio…. amore.
Forse
è per questo che ti scrivo, perché so che ora
è giunto il momento per me di farlo, e sono troppo vile per
farlo dal vivo.
La
scorsa settimana a Detroit è stata… magnifica.
Strana, intensa, carica, perfetta. E io mi sono ritrovata a
sperare… sperare in qualcosa che però ora capisco
che non si realizzerà mai.
Sono
stata già troppo egoista in passato e stò cercano
di imparare dai miei errori.
Io
ti voglio, non posso negarlo, ma non posso nemmeno pretendere che da
parte tua il sentimento sia reciproco, perché è
chiaro ormai che tu sei confuso e che se anche hai avuto nel tuo cuore
la voglia di riprovare certe sensazioni, certe passioni che solo noi
due riusciamo a creare, io non sono fatta per te. E lo stile d vita che
conduciamo non ce lo permette nemmeno.
E
non voglio stare qui a chiamarti e pressarti per ottenere da te
attenzioni e amore, non voglio e non posso. Non questa volta.
Ho capito.
Quindi
questa lettera è solo per dirti che va bene. È
stato bello riaprire questa piccola parentesi di noi, rivivere il
passato e rivedere i vecchi errori.
Mi
hai aperto gli occhi e non ti sarò mai abbastanza grata per
questo.
Ora
però devo anch’io prendere la mia strada, strada
che mi hai indicato tu… e non ti preoccupare, non ce
l’ho con te. Lo capisco.
Sarai
sempre il mio capo e sempre ti rispetterò, sia in questo
ruolo che in quello di ex… fidanzato, amico, amante.
Spero
che nonostante tutto, tu possa ancora volermi il bene.
Perchè
io te ne voglio Edward… sempre te ne vorrò.
Al
nostro prossimo incontro lungo i corridoi della C&M
Tua
Bella
P.S. Avevi ragione, la tua segretaria
è un generale nazista, ma
non avrei potuto immaginarla diversamente!;)
Appena inviai la mail il mio cuore perse un battito.
Stavo facendo la cosa giusta?
Lui aveva bisogno dei suoi tempi, e io avevo bisogno di altro. Non
aveva più senso andare avanti perché conoscendomi
la tentazione di pressarlo, di fare diventare la nostra relazione
ufficiosa, di farlo sbilanciare per trovare in lui la sicurezza che io
non avevo, sarebbe finita per rovinarci entrambi. Di nuovo.
Avevo lasciato a lui il compito di scegliere la via… e lui
aveva preferito così. Non fare alcun passo in avanti.
Potevo accettarlo? Sì, ma non potevo viverlo.
Perché faceva male e io non ero mai stata così
masochista da accettare di essere ferita liberamente.
Fu per quel motivo che appena arrivata a casa riempii un calice di vino
in modo vergognoso, mi stesi sul divano, e mi lasciai andare al
silenzio.
Era la cosa giusta da fare.
Volevo che lui fosse felice.
Avevo fatto la cosa giusta.
Il campanello suonò.
<< mi stai di mollando?
>>
<< Edward? >> dissi
sorpresa trovandomelo davanti, con la cravatta mezza sciolta e i
capelli scompigliati all’inverosimile.
<< Mi stai di nuovo mollando?
>> ripetè serio.
<< i-io non ti stò
mollando. >>
<< e allora che così
questa? >> la mail stampata sventolò sotto il
mio naso.
Aprì la bocca, pronta a replicare, ma l’unica cosa
che ne uscii fu aria.
<< abbiamo passato tutta la settimana
scorsa a fare l’amore Bella. Che ti piaccia o no hai fatto
l’amore con me… secondo te non ha significato
niente? >>
<< certo che ha significato Edward
ma.. >>
<< ma cosa? >>
m’interruppe lui arrabbiato.
<< dove ci porterà tutto
questo? Fin dove sei disposto ad arrivare tu? Perché io so
quello che voglio, ma tu non dici nulla e sei freddo, e scostante e
io.. >> balbettai insicura e vergognosa.
<< tu cosa? Cosa vuoi tu?
>>
Provai a parlare ma la voce mi si strozzò in gola. Come al
solito sbilanciarmi era il mio tallone d’Achille.
<< PARLAMI MALEDIZIONE!
>> gridò entrando in casa e sbattendo la porta
talmente forte da far vibrare i vetri.
<< i-io voglio… >> provai a dire
<< ..vorrei che… >> ma la gola
si chiuse di nuovo
e io non riuscì a fermare la lacrima di frustrazione che
scese dal mio viso per la mia totale incapacità di lasciarmi
andare.
Perché non avevo ancora imparato niente? Perché
avevo così paura?
<< Bella perché piangi?
>> mi domandò confuso e paziente avvicinandosi
a
me e togliendomi le lacrime con il palmo della mano.
<< perché non voglio
rimanerci male… non di nuovo. Non con te.
Non voglio fare di nuovo casino, ma non so come comportarmi!
Mi vuoi, non mi vuoi. Mi fai dormire con te, fai l’amore come
me ma non vuoi che si sappia in giro.
Lo capisco, è il tuo lavoro, ma è questo quello
che vuoi? Avermi solo come passatempo come tutte quelle donne che hai
in giro per il mondo?
Perché io non voglio essere questo, ma non voglio nemmeno
chiederti di non farlo perché già in passato sono
stata egoista con te e non voglio fare di nuovo lo stesso errore.
Vorrei stare con te, ma non voglio chiedertelo. >> e fu
difficile realizzare la leggerezza che provai nel dirgli tra le lacrime
i miei sentimenti .
<< chiedimelo Bella >>
sussurrò lui.
<< Edward.. >> scossi
io la tesa.
<< chiedimelo e ascolta la mia
risposta >> ripetè dolce.
<< Edward vuoi… vuoi stare
con me? Ufficialmente… alla luce del sole….
Seriamente. >>
Lui sorrise e le sue labbra pronunciarono un dolce…
<< no >>
No.
<< cosa? >>
Aveva detto no.
<< non voglio stare con te. Non
voglio essere il tuo ragazzo, non mi interessa. >>
<< …oh. >>
balbettai << oh o-ok…
>>
Il dolore che iniziò ad espandersi dal petto per un attimo
mi tolse il respiro
<< non hai capito Bella..
>> riprese lui premuroso.
<< io non voglio stare con
te… voglio di più. >>
Alzai gli occhi sui suoi e li trovai luminosi e felici…
<< Sposami. >>
Oddio, scusate il
ritardo vergognoso!! Non è che ho avuto un calo di
ispirazione (anzi, la storia è già conclusa nel
pc!!O.O) ma dovevo studiare, nel momenti liberi scrivevo, e poi
l’idea di rileggere e rileggere e rileggere fino allo
sfinimento- e l’eliminazione dei miei millemila errori- mi
faceva venire la nausea… così scrivevo e non
correggevo, in un libero flusso di pensieri… e alla fine non
ho più postato.
Adesso sono
più rilassata, così mi son detta…
andiamo a correggere và… ed eccomi qui!:D
Questa è
l’apoteosi della battaglia interiore di Bella, se i suoi
pensieri risulteranno confusi, beh… vuol dire che ho fatto
quello che volevo, ovvero mostrare come da sola non sappia decidere tra
ciò che vuole, ciò che è bene per lei
e ciò che è bene per Edward.
Perché
sono tante le variabili in gioco… ma non è detto
che non si possa trovare una soluzione al problema!;)
|
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Capitolo 8 *** A House with no Doors, the Roof will be the Sky, and the Bed will be the Feeling ***
7.
A House with no Doors, the Roof
will be the Sky, and the Bed will be the Feeling
<<
sposami! >>
<<
cosa?! >> sbottai sconvolta.
<<
sposami! >>
Non
riposi, mi limitai a fissarlo con gli occhi sgranati e la bocca
aperta.
<<
hai capito quello che ti ho detto? >>
<<
no. >>
<<
sposami! >>
<<
smettila di ripeterlo! >>
<<
e allora tu rispondimi! >> ma io non
riuscii nuovamente ad aprire bocca.
Stava
per parlare, o forse ripetere di nuovo quella follia in formato
parola, quando decisi di dar fiato alla bocca per evitare di nuovo di
sentire quella frase uscire dalle sue labbra.
<<
tu devi essere impazzito… >>
affermai mentre scuotevo la testa e mi voltavo per uscire
dalla stanza.
Lui
però non me lo permise; con uno scatto si
allungò verso di me e mi afferrò per un braccio
bloccando all’istante il mio tentativo di fuga.
<<
non andare via, rimani qui. Parla con me.
>>
<<
no! >> ripetei di nuovo. Non avevo
alcuna intenzione di affrontare un argomento simile.
<<
perché no? >>
<<
perché è una sciocchezza parlare
con te! Perché sei folle, perché parli senza
nemmeno pensare a quello che stai dicendo! >>
<<
io so quello che stò dicendo e mi prendo la
responsabilità delle mie parole e delle mie scelte.
Puoi
dire la stessa cosa di te? >>
<<
ma che vuol dire? >>
<<
vuol dire rispondimi! >>
continuò lui testardo.
<<
no! >> ripetei di nuovo.
<<
no che non vuoi rispondermi o no che non vuoi sposarmi?
>> domando a quel punto in dubbio e…
spaventato?
<<
no che… >> balbettai
<< no che non intendo partecipare a questa tua uscita di
senno. >>
<<
non sono pazzo. Io so quello che voglio.
>>
<<
e cosa vuoi? >>
<<
te. >> rispose franco. <<
e tu cosa vuoi? >>
<<
io… anche io voglio te, te l’ho
già detto… >>
m’imbarazzai << ma non in questo modo.
>>
<<
perché no? >>
<<
perché..
perché… >> balbettai senza trovare
nulla nella mia mente che mi potesse venire in aiuto <<
…perché sì! Dio Edward ma
perché noi non possiamo essere mai come due persone normali?
Perché non possiamo uscire, frequentarci, conoscerci e stare
insieme come fanno tutti?
Perché
dobbiamo sempre finire per litigare? >>
<<
perché noi siamo fatti così!
>> replicò lui deciso.
<<
e tu vuoi sposare una con cui polemizzare da mattino a
sera? Passare la vita a bisticciare e alzare la voce e non trovarti
mai d’accordo su niente? >>
<<
sì. >> disse di nuovo.
<<
tu sei pazzo! >> e mi girai
pronta ad andarmene ma lui nuovamente mi bloccò.
<<
Bella ascoltami! Abbiamo cercato di fare le cose come
si deve e non è andata bene. Abbiamo cercato di essere
normali, come tu pretendi, e non è andata bene! Abbiamo
stravolto le regole, abbiamo fatto di testa nostra, ci siamo insultati,
sgridati, odiati… e siamo finiti per innamorarci di nuovo.
Perché io ti amo Isabella! Ti amo da quando eravamo due
stupidi ragazzini che passavano il sabato pomeriggio a toccarsi nella
mia casa sull’albero. E ti amo ancora adesso, dopo
così tanti anni di lontananza... non ho mai smesso Bella e
ora ho capito che mai smetterò!
Quindi
perché non fare di testa nostra ed ottenere le cose
che vogliamo? Perché fasciarci la testa per avere
la solita storia d’amore se tutto quello che
abbiamo, lo abbiamo ottenuto proprio andando contro a tutte le
convenzioni stupide?
Io ti
amo Isabella. Ti amo! E non me ne frega un cazzo se siamo stati
lontani 10 anni. Non me ne frega un cazzo se ancora nessuno sa di noi,
non me ne frega niente del resto del mondo.
Io
voglio solo sapere una cosa. Tu mi ami? >>
<<
Edward… >> balbettai confusa.
<<
no, niente Edward. Si o no. Mi ami?
>> mi chiese di nuovo avvicinandosi al mio viso e
fissandomi profondamente negli occhi.
<<
… ti amo… >>
sussurrai.
<<
e allora smettila di avere paura… e
sposami. >>
<<
Salve… emm… il Signor Cullen
è occupato? >>
Dopo la
scenata da pastore tedesco che mi aveva fatto la settimana
prima, mi sentivo un po’ impaurita da Gorbaciov-La-Segretaria.
<<
il Signor Cullen è ad un’incontro
con alcuni dirigenti in questo momento. >>
<<
oh… beh, può dirgli che
è passata Isabella Swan? >>
Mi
guardò come se fossi stupida.
<<
Vuole che lo chiami adesso? >>
<<
No, non adesso! >> chiarì
<< quando avrà terminato! >>
pensavo fosse ovvio!
<<
posso avvertirlo anche ora se lo desidera.
>>
Ora
toccò a me guardarla come se fosse impazzita.
Chiamarlo?
Adesso?
Che le
era successo? Da quando tutta questa gentilezza? Aveva
incontrato il suo personale Gorbaciova?
<<
i-io…. non ho un appuntamento
>> balbettai timorosa in caso si fosse confusa e pensasse
avessi già richiesto un’incontro in passato.
Rischiavo di venir fatta cacciare dalla sicurezza se avesse
scoperto il malinteso quindi era di certo meglio chiarire.
<<
sì, lo so che non ha un appuntamento.
>> rispose lei leggermente annoiata << ma
il Signor Cullen mi ha detto di avvertirlo immediatamente se lei fosse
passata. O avesse chiamato. >>
Edward
le aveva detto così? E perché mai?
Insomma… lui era ancora il mio capo, che impressione o
pensiero avrebbe mai potuto avere la segretaria vedendo un
comportamento da parte sua così insolito e bizzarro? Per non
dire che era con i dirigenti della compagnia! E se avesse avuto il
telefono in vivavoce? Che figura avrebbe fatto se la voce della
segretaria avrebbe riecheggiato nell’enorme sala delle
riunioni proferendo un “Signor Cullen, qui
c’è Isabella Swan passata a farle un
salutino!”
Oh
santo cielo!
<<
no! No, non importa… glielo dica quando ha
terminato la riunione... anzi no! Non gli dica niente! Gli
telefonerò io dopo. >>
<<
vuole il suo numero privato? >> chiese
lei disponibile.
<<
c’è lo già grazie.
>> dissi in automatico per poi alzare imbarazzata gli
occhi verso la segretaria e vederla trattenere un sorriso divertito.
Possibile
che Edward fosse capace di mettermi spalle al muro persino
senza la sua presenza, delegando la sua segretaria a farlo al posto suo?
Lo
amavo, di sicuro, ed era cambiato molto in queste settimane
dall’atteggiamento che aveva avuto nei miei confronti dal mio
arrivo alla Cullen & Masen Society… ma sotto sotto
rimaneva sempre un perfido Mefistofele!
<<
Che cosa hai detto alla tua segretaria?
>>
Il suo
viso si corrucciò << buonasera anche a
te mia Bella… anch’io sono felice di vederti!
>> e avanzò tranquillo in casa mia
con due cartoni di pizza e due birre in mano.
<<
fai poco il comico…. Lei hai detto
qualcosa, non è vero? >>
<<
tesoro sono appena uscito dall’ufficio,
è stata un giornata pesante e lunga, sono a pezzi, stanco e
sudato, e tu appena entro in casa mi salti al collo parlando della mia
segretaria? Guarda che non si fa così! >>
<<
ah no? E come si fa? >>
Lui
appoggiato le pizze sul tavolo e si riavvicinò a me per
abbracciarmi << Prima di tutto si dice
“bentornato Amore mio”… su prova!
>> mi spinse a ripeterlo.
Lo
guardai con sguardo omicida.
<<
va bene, va bene… saltiamo il primo punto.
Poi ci
si avvicina e ci si abbraccia… ma questo lo
stò già facendo io perché tu sei una
donna acida! >>
<<
io non sono acida! >> sputai indignata.
<<
sì che lo sei, acida come un limone!
>> mi prese in giro piegandosi su di me per
depositarmi un bacio sul collo.
<<
e poi si dà un bel bacio di
bentornato… che dici… questo lo puoi fare?
>> mormorò sorridendo sulle mie labbra.
E alla
fine, come al solito, mi ritrovai a non ricordarmi
più del perché fossi così infastidita
con Edward e a pensare anche che magari la pizza l’avremmo
potuta mangiare il giorno dopo.
<<
mmm… sì…
può bastarmi anche solo il terzo punto. >>
sussurrò lui con ancora le labbra contro le mie
<< che cosa ha fatto la mia segretaria, sentiamo.
>> continuò poi spostandosi a mordicchiarmi
giocoso il collo.
<<
voleva chiamarti e dirti che ero passata mentre tu eri
in riunione. >> Perché a ripeterlo a voce alta
suonava come una enorme idiozia?
<<
e quindi…? >>
<<
e… e quindi…. tu
ricevi solo su appuntamento! >> mi difesi.
Edward
si allontanò e mi fisso alzando un sopracciglio per
poi soffocare senza troppi sforzi una risata.
<<
te la sei presa perché ho detto a Stephanie
di poterti considerare fuori appuntamento? >>
<<
chi è Stephanie? >>
<<
la segretaria! >> rispose lui con tono
ovvio.
<<
io la chiamo Gorbaciov. >> borbottai
imbronciata.
<<
ma io non posso chiamarla Gorbaciov, se lo facessi il
sindacato mi farebbe il culo. >> ridacchiò
lui tornando ad affondare il viso tra i miei capelli e a
giocare con il mio collo.
<<
ma non mi hai ancora risposto.. >>
brontolai intestardita.
<<
su cosa? >>
<<
le hai raccontato qualcosa? >>
<<
no.. >> rispose di nuovo lui contrariato
staccandosi per l’ennesima volta da me << anche
perché non avrei avuto molto da raccontarle, dato che hai
detto no. >>
<<
io non ho detto no!
>>
<<
il contrario di sì
è no
che io
sappia. >> replicò lui facendo un passo
indietro e incrociando le braccia al petto.
<<
no… ci sono un sacco di sfumature in mezzo.
>>
<<
del tipo? >>
<<
c’è il boh!
>>
continuai testarda.
<<
ma tu non mi hai risposto boh! >>
<<
ma non ti ho neanche risposto no. >>
<<
e neanche sì! >>
Mi
ritrovai confusa << dove stiamo andando a parare?
>>
<<
al punto dove io stavo cercando di convincerti a
sposarmi portandoti un pizza in omaggio e facendoti delle avances
sessuali di cui tu non ti sei minimamente accorta! >>
<<
mi stavi facendo delle avances sessuali?... quando?
>> non mi sembrava ci avesse provato o avesse allungato
mani.
<<
ti mordicchiavo il collo! >> rispose lui
con tono ovvio.
<<
ah. >> Effettivamente a pensarci bene
era stato piacevole quel giochino con il collo… e poi il
bacio di prima era stato notevolmente eccitante. << se
vuoi possiamo ricominciare? >> chiesi con tono da bambina
appena stata sgridata.
<<
no, lasciamo perdere. Ne approfitterò
stasera mentre dormi! >> disse lui tranquillo girandosi e
andando ad apparecchiare la tavola.
<<
Edward!! >>
<<
non preoccuparti, farò in modo di non
svegliarti! >> e ridendo mi lanciò in mano un
pacco di salviette per farsi aiutare.
<<
è stato proprio bello! >>
<<
grazie! >> fece tronfio e divertito
mentre mi abbracciava e mi lasciava accoccolare vicino a lui.
<<
sei un pallone gonfiato! >> gli pizzicai
un fianco.
<<
sciocca… smettila di dire baggianate e
dammi un bacio. >> rispose mentre mi alzava con le dita
il mento e mi depositava un bacio casto sulle labbra.
Mi
piaceva questo lato di Edward così dolce e
amabile… nemmeno quando eravamo stati insieme anni fa era
mai stato così. Dovevo ammettere che era stata una
bellissima sorpresa scoprire che sotto quella scorza dura ed arrogante
c’era anche una parte così dolce e
sensibile…. Lo amavo proprio tanto.
<<
e ora che sei rilassata hai voglio di spiegarmi
perché ti fai tante paranoie sul fatto che la mia segretaria
lo venga a sapere? Non eri tu quella che voleva un rapporto alla luce
del sole? >>
<<
sì >> mormorai timida
<< ma è diverso far sapere che due persone si
stanno semplicemente frequentando rispetto a… a quello che
abbiamo deciso! >>
Il suo
petto, sul quale tenevo il capo appoggiato, si scosse in una
risata << Bella anche se io non dicessi nulla a nessuno,
lo sai che prima o poi lo si verrà a sapere vero? Certo non
voglio che ci siano problemi in azienda e non voglio nemmeno che
qualcuno possa pensare che la tua promozione sia stata merito di
“altre tue capacità” non legate
all’ambito economico… in ufficio tra noi non ci
saranno grandi contatti… ma questo non cambierà
il fatto che in una settimana verranno tutti a conoscenza di
noi e dei nostri progetti. Anche perché ci metteranno poco a
capire vedendoci arrivare ed andare via dall’ufficio ogni
giorno insieme >>
<<
è che sono un po’ spaventata
all’idea che possano pensarmi un’arrampicatrice
sociale o qualcosa del genere. >> gli spiegai seria. Mi
piaceva troppo il mio lavoro e non volevo che a causa dei miei
sentimenti potessi rischiare di rovinare la mia carriera. Inoltre
temevo davvero il giudizio dei miei colleghi… ero arrivata
da poco, non volevo che solo per il mio rapporto con Edward finissero
per perdere la stima per me.
<<
è per questo che voglio tenere ben separati
l’ambito lavorativo dall’ambito privato. Non voglio
che si pensi che ci sia del favoritismo nei tuoi confronti e almeno per
i primi tempi voglio la massima professionalità…
sia mia che tua. Pechè voglio cercare di tutelarti Bella e
di tutelare anche quello che c’è tra noi
perché… >> sospirò
<< perché ho anche paura. Non voglio che ti
stanchi di me, e vedermi sia fuori che dentro l’ufficio
potrebbe essere pesante… sia per me che non sono abituato ad
avere una donna, che per te che sei uno spirito libero. >>
Lo
ascoltai dire quelle parole e capì che aveva
ragione… era giusto separare la vita privata da quella
lavorativa, ma separarle non voleva significare escluderle.
Avremmo
dimostrato che potevamo stare insieme senza intaccare il lavoro.
<<
e dato che stiamo parlando di spirito
libero… sei proprio sicura della tua scelta…. mi
suona tanto come via di fuga. >> continuò
questa volta più leggero, carezzandomi mollemente la schiena
nuda.
<<
non è una via di fuga.. è una
garanzia! >>
<<
Bella… io voglio essere la tua garanzia. Se
vogliamo iniziare questa cosa devi iniziare a pensarlo e a crederlo.
Perché io voglio che tu diventi la mia famiglia e io la tua
e non serve il matrimonio per questo, lo capisci?
>> ripose lui serio cercando con gli occhi il mio sguardo.
Annuì,
colpita da quelle parole.
Avevo
rifiutato la sua proposta di matrimonio terrorizzata da un passo
così grande ma in realtà il
matrimonio era solo un simbolo di quello che stavamo già
diventando… ed io per quello mi sentivo davvero pronta, anzi
non vedevo l’ora che accadesse!
<<
Non ti stò dicendo di scegliere adesso, ma
almeno pensaci.
Voglio
fare le cose per bene. Questa volta non manderò tutto
all’aria e non permetterò nemmeno a te di farlo.
Chiaro? >>
Lo
dissi in un sussurro mentre addolcita dalle sue parole mi avvicinavo
di nuovo alle sue labbra.
<<
sì Signor Cullen. >>
<<
Amore sono a casa! >>
In
generale nei film in bianco e nero era un uomo con indosso un
elegante cappotto pesante e il cappello in testa a dire quelle parole.
Entrava
con l’ombrello in mano, e con un sorriso felice
esordiva con quella frase, annusando l’aria di casa pregna di
profumo di biscotti, e togliendosi il borsalino e la giacca mentre la
propria moglie con la gonna gonfia e la camicetta abbottonata fino al
collo si avvicinava discreta posando all’uomo un casto bacio
sulle labbra e chiedendogli << com’è
andata la giornata? >>
Sì…
l’immagine era proprio la stessa..
se non fosse stato che l’uomo appena rientrato ero io, la
donna dai capelli cotonati era Edward e invece del profumo di biscotti
l’aria era pregna di puzza di vernice, polvere e solvente.
“Amore
sono a casa”… beh, almeno una
cosa era giusta. Ero a casa mia… o meglio… a casa
nostra.
<<
Tesoro ho finito di pitturare la nostra stanza, avevi
ragione, quel rosso sangue sulle pareti è eccezionale!
>> disse subito Edward eccitato e ricoperto di stucco e
vernice mentre mi aiutava a liberarmi del giubbotto.
Mi ero
trasferita a casa sua da circa una settimana e questa volta in
maniera definitiva dato che Edward, contrario a quella che io avevo
considerato una garanzia e lui una via di fuga, mi aveva praticamente
obbligato a disdire il mio appartamento non accettando la mia idea
di subaffittarlo. Appena
arrivata però non ero riuscita a sentire quella casa
davvero mia, e così una sonnacchiosa domenica pomeriggio ci
era venuta l’idea di modificarla un po’
dipingendo qualche muro e spargendo su qualunque piano orizzontale foto
di noi due.
L’idea
era stata carina ed Edward era rimasto soddisfatto nel
vedermi così a mio agio all’idea di dare un tocco
personale alla sua casa asettica.
E ora
ci trovavamo lì, con la casa in soqquadro, un odore
nauseabondo nell’aria ma la felicià nel cuore.
<<
sei tutto sporco... ti sei dato il rullo addosso?
>> gli chiesi toccando la sua maglietta ormai colorata di
rosso anch’essa.
<<
ah-ah-ah >> mi prese in giro
<< parla la donna che se n’è stata
in ufficio tutto il giorno anche di sabato mentre il qui presente
giocava all’imbianchino! Dovresti solo ringraziarmi di aver
accettato la tua proposta di fare le cose da soli, altrimenti ora ti
ritroveresti con un fidanzato pulito e quattro operai in camera da
letto a lavorare al posto mio! >>
<<
ma povero piccolo! >> lo derisi dandogli
un buffetto sulla guancia << hai mai pensato che se
avessimo avuto quattro operai in camera da letto a quest’ora,
noi non avremmo poi potuto fare quello che io ho in mente?
>>
Il suo
viso s’illuminò e un sorriso furfante gli
nacque sulle labbra << che cos’hai in mente? Me
lo dici? >>
Soffocai
una risata divertita << non
preoccuparti… tu vieni con me. Hai un bel po’ di
vernice addosso che bisogna assolutamente lavare! >> e
detto così lo presi per mano e divertita lo trascinai
insieme a me in bagno mentre lui scoppiava a ridere fragorosamente.
Sì,
ero a casa mia.
Ma
forse era più giusto dire che casa mia era semplicemente
Edward.
Si lo
sò, mi dispiace! Lo sò che sono in ritardo ma
c'è stata la sezione d'esami e poi sapete bene della mia
allergia a correggere, vero??.... mi perdonate... verooo???:):)
Comunque ho un'annuncio da fare -non spaventatevi-:
questo è l'ultimo capirolo!O.O
ovviamente ci sarà un'epilogo che ho già scritto,
ma come immagino voi abbiate già capito la storia
è più che conclusa dato che l'epilogo
parlerà di che fine ha fatto la nostra strana coppia (si
saranno sposati alla fine? boh?!)
Insomma, credo di aver detto tutto quello che dovevo dire su di loro e
oggi rileggendo mi sono accorta che sono finalmente arrivati proprio
dove volevo. Felici, insieme, e non per un qualche moto di passione che
dura il tempo che trova, ma perchè hanno lavorato su
sè stessi e sull'altro per migliorare e ritrovarsi.
Insomma, ho fatto il mio sporco lavoro da Cupido!;)
Ovviamente per chi ha letto la storia sà bene che qui non si
parla di colori, fiori, cuori e amori... insomma... qui c'è
la cruda realtà ragazze! quindi se questi due tra due anni
non si sopportano più perchè sono andati a
convivere troppo prensto beh... che dire... tutto può
succedere!:D
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Capitolo 9 *** The Perfect Concept of Flawed Love ***
Epilogo.
The Perfect Concept of Flawed Love
2 anni dopo
<< sei una scema! >> mi urlò
addosso seguendomi nel salotto.
<< e tu un’idiota.. il solito, perfetto,
imbecille, idiota! >> risposi a mia volta gridando.
<< non darmi dell’idiota! >>
<< e quello che sei… dopo quello che hai
fatto! >>
<< che ho fatto io? E tu? Hai mai pensato a te?
>>
<< e io che avrei fatto eh? Sempre colpa mia vero Edward?
Sono sempre io la cattiva della situazione!! Vaffanculo!!
>> continuai lanciandogli addosso una cornice con una
nostra foto nella quale eravamo sorridenti.
<< vaffanculo a te cazzo… >>
schivò il proiettile << …e non mi
voltare le spalle!! >> urlò ancora
più forte mentre a passo di carica uscivo dalla stanza.
<< io me ne vado dove cazzo mi pare!! >>
<< no, non puoi! Non puoi più farlo, chiaro?!
>>
<< quindi è così che
sarà? dovrò essere comandata a bacchetta da te
per il resto della vita? Scordatelo Edward!! >>
<< Sì invece, sarà così!
Specialmente ora che sei in questa situazione! >>
<< questa situazione? Sei stato tu a mettermi incinta e
ora le conseguenze me le becco solo io? >>
<< c’eri anche tu con me mi pare!
>>
<< ma sei stato tu che non hai voluto mettere il
preservativo! “stai tranquilla Bella, ce la
faccio… non è la prima volta, fidati di
me!” >> lo scimmiottai << la
prossima volta ti dà un calcio nelle palle!! >>
<< smettila di urlare fai male al bambino!!
>> urlò a sua volta
<< e allora smetti di urlare anche tu!!! >>
strillai di rimando, fino a rimanere senza più fiato.
Il silenzio cadde su di noi, ansanti dalle troppe strilla.
Tum-tum-tum
<< la volete smettere di fare tutto questo
casino!! >>
Le urla della vecchietta dell’appartamento sotto il
nostro, che come al solito batteva il manico della scopa sul soffitto,
spezzarono la quiete.
Edward mi guardò negli occhi e un lampo di divertimento lo
attraversò.
Le mie guancie si tirarono e nonostante gli sforzi per evitarlo, un
sorriso biricchino nacque sulle mie labbra.
Scoppiamo entrambi a ridere.
<< poverina, prima o poi chiamerà la polizia.
>> continuò a ridere Edward mentre si
avvicinava a me e mi attirava nel suo abbraccio caldo e rassicurante.
<< siamo pessimi.. >> mormorai io ancora
sorridente affondando il viso nel suo petto.
<< sì, e ne vado fiero. >>
Alzai il capo e lo trovai a fissarmi dolce… <<
ti amo >> mi venne da dire spontaneamente.
<< ti amo anch’io, mia litigiosa moglie!
>> ridacchio lui avvicinandosi con il viso a me e
depositandomi un caldo e dolce bacio sulle labbra.
<< Quindi lo chiameremo Edward Junior vero?
>> aggiunse subito dopo guardandomi furbo.
<< piuttosto mi sparo. >>
<< sapevo ti sarebbe piaciuto! >>
commentò soddisfatto sciogliendosi dall’abbraccio
e trascinandomi con lui verso il divano.
<< guarda che ti ho detto di no! >>
<< Edward Junior. Già me lo
immagino… lo chiameremo EJ! >>
proseguì facendo finta di non ascoltarmi.
<< Edward ho detto no! >>
<< Signorina Swan per cortesia.. mi stà
distraendo, stò facendo delle valutazioni non lo vede?
>> e mi spinse a sedermi sulle sue ginocchia,
abbracciandomi forte e posando una mano sulla mia pancia ancora piatta
ma che tra qualche mese avrebbe mostrato la presenza del frutto
dell’amore mio e di Edward.
<< va bene Signor Cullen, lo chiameremo
Edward… ma se è una femmina sarà
Bella! >>
Come mi aspettavo la risposta arrivò chiara e veloce:
<< no! >>
<< Se tu vuoi chiamarlo Edward io la chiamerò
Bella! >> continuai testarda.
<< ma non è la stessa cosa! >>
<< sì che è la stessa cosa!
>>
<< no invece, perché poi non potrò
più dirti delle porcate… se mi mettessi a dire
“Fatti strizzare il culo Bella” poi mi verrebbe in
mente mia figlia… ecco, già adesso mi fa
impressione ed è solo ancora un fagiolino. >>
spiegò lui con faccia preoccupata facendomi scoppiare a
ridere.
<< Guarda che vale la stessa cosa anche per me!
>>
<< effettivamente non ci avevo pensato…
>> rimase un po’ corrucciato finchè
alla fine con un sospiro rassegnato abbandonò
definitivamente la battaglia << Va bene, non
sarà EJ…. Ma come secondo nome glielo possiamo
mettere vero? >>
A quel punto non seppi se mettermi a piangere o a ridere
<< tu non ti arrendi mai, vero? >>
<< nossignore, ed è per questo che sono un
uomo d’affari! >> rispose lui risoluto e
orgoglioso, come se il fatto di essere testardo come un mulo fosse una
qualità rara e vantaggiosa.
<< E parlando di non arrendersi mai…
>> proseguì poi guardandomi furbo; e nel dirlo
portò la mano nella sua giacca e ne estrasse una scatolina
di velluto blu.
Il mio sorriso in un nanosecondo si trasformò in una smorfia
di orrore.
<< Edward… >> mormorai sconvolta.
<< non farti prendere dal panico Bella…
è solo una scatolina! >> spose lui noncurante.
<< Edward >> ripetei io mentre lui
sorridente piegava il viso per cercare di attirare il mio sguardo su di
lui.
<< potrebbero essere degli orecchini… oppure
un ciondolo… >> continuò.
<< Edward,… >>
<< o magari… un anello! >> e
aprendo il cofanetto si materializzò davanti ai miei occhi
un piccolo anello incastonato da tre diamanti talmente brillanti da
accecarmi.
Rimasi senza parole.
<< Due anni fa ti ho chiesto di sposarmi e tu mi hai
detto che era meglio aspettare. L’ho fatto nel modo
sbagliato, senza un’anello, senza una proposta…
solo con il mio amore in mano. Perché già allora
sapevo che eri quella giusta per me.
E ora siamo qui; abbiamo la nostra casa, la nostra
quotidianità… e ora anche una nuova vita che
stà crescendo dentro di te, con cui non vedo l’ora
di dividere il resto dei miei giorni. >>
Lo guardai sentendo i miei occhi pizzicare… stupidi ormoni!
<< Voglio essere tuo marito Bella… e voglio
esserlo tanto quanto voglio essere un buon padre per lui o lei
>> continuò sfiorandomi il ventre.
<< Dimmi di si questa volta… rendimi un uomo
felice Bella e ti giuro che passerò il resto della mia vita
a cercare in ogni modo di rendere felice te e ciò che porti
in grembo. Perché io vi amo… vi amo
più di qualunque cosa esista al mondo. >>
Una lacrima disubbidiente scese calda lungo la mia guancia e io
abbassai il capo intimidita cercando di nasconderla agli occhi
dell’uomo che ancora mi stringeva forte a sé.
<< ti amo Edward. >> sussurrai emozionata
sentendo la mia voce venir meno.
<< anch’io…
>>rispose lui dolce avvicinando le sue labbra al mio
orecchio per sussurrare << mi vuoi sposare?
>> facendomi sorridere.
E avrei voluto anch’io raccontargli quanto era importante lui
per me, quanto lo sentivo mio, quanto desideravo invecchiare accanto a
lui… ma alla fine l’unica cosa che seppi dire, fu
un semplice e felice…
<< sì. >>
10 minuti dopo
<< però non mi sposo con il pancione, che sia
chiaro eh?! E poi alla luna di miele io voglio bere e fare
l’amore come conigli, non rimarrò stesa a letto
come una balena arenata! >>
<< va bene… aspetteremo che nasca allora.
>>
<< sì ma non appena nato Edward!
Avrà bisogno di me, dovrò allattarlo, badarlo,
crescerlo, curarlo… e poi Edward non avremo dei nonni a cui
affidarlo. Insomma… non possiamo portarlo con noi in vacanza
dopo il matrimonio ma non potremo neanche affidarlo ad una baby
sitter… almeno non finchè sarà
piccolo! Ecco, sì… direi che fra 4 anni si
può fare! >> proruppi convinta.
<< Bella? >>
<< Cosa Edward? >>
<< da ora calcola 30 giorni. Hai un mese per organizzare
un matrimonio. >>
<< ma Edward… >>
<< niente ma Signorina Swan! Le è tutto chiaro
o devo ripetere? >>
Il timbro di voce da “Signor Cullen” mi fece capire
che non potevo più ribattere.
Sbuffai imbronciata incrociando le braccia al petto.
<< sì, mi è tutto chiaro.
>> borbottai immusonita facendolo ridere.
Da quando ci eravamo ritrovati, in quei miei primi e terrificanti
giorni alla Cullen &Masen Society tante cose erano cambiate. Ci
eravamo innamorati. Ci eravamo fidanzati. Eravamo andati a vivere
insieme. Aspettavamo un bambino. Eppure nonostante tutto una
cosa era rimasta ancora la stessa…
Edward Cullen era l’amore e il diavolo della mia vita.
Fine
E così
sono riuscita a finirlo, l’idea iniziale erano 10 capitoli,
ma poi ho postato sempre troppe pagine Word e alla fine si sono
accorciate a 9.
Sono contenta, era da
tempo che volevo fare una “short-story” con solo
pochi capitoli, e dato che io quando scrivo vado avanti pagine e pagine
esserci riuscita è stato un bel traguardo!
Scusatemi ancora per
i miei ritardi (sono una ritardataria cronica) ma sono comunque felice
di essere riuscita a scrivere fine a questa storia a cui tenevo molto e
che mi sono divertita un sacco a scrivere.
Grazie a tutte le
persone che hanno recensito, i 300-e-qualcosa che l’anno
aggiunta tra le preferite, seguite ricordate, chi mi ha aggiunto tra
gli autori preferiti (troppo buone!:) ) e ovviamente chi ha letto
soltanto!
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Capitolo 10 *** The Sequel ***
Ciao
a tutte!
dopo la bellezza di
quasi 4 anni da quando inziai a scrivere "Non è la solita
Storia d'Amore", ho cominciato a pubblicare il sequel "Non è la solita Storia
d'Amore.. 3 anni dopo".
Se siete curiose di
scoprire che fine hanno fatto i miei pazzi Edward e Bella, potete
trovare la storia nel link qui sotto!
Spero vi piaccia!!:):)
Baci
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3385715&i=1
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