Dark Labyrinth

di Broken_88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***



Capitolo 1
*** I ***


Nuova pagina 1

Disclaimer: Castiel e i personaggi di Supernatural non ci appartengono, ma Allison decisamente SI' così come le trame che derivano dalla visione del telefilm. Per cui siete pregati di non copiare, le fan fictions si scrivono per liberare la propria fantasia...non quella degli altri. Buona lettura da StillAnotherBrokenDream e Robigna88 (Broken_88)


 

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CAPITOLO I

 

 

Da quando Castiel era sparito in quel lago, Allison si era allontanata da tutto e tutti. Aveva smesso di cacciare, rinchiudendosi nella sua bella e silenziosa casa a Los Angeles, la città degli angeli. Ma il suo non c'era più.

La morte di Cass l'aveva devastata, perchè nonostante il suo tradimento – che non voleva essere un tradimento – lei lo amava e vederlo morire davanti ai suoi occhi era stato orribile. Forse non aveva mai pianto tanto, solo la morte dei suoi genitori l'aveva distrutta e svuotata così, ma allora era un'adolescente e aveva trovato la forza di reagire nella sete di vendetta. Adesso era una trentenne svilita e triste che aveva perduto il suo grande amore. Non aveva mai amato nessuno come aveva amato Castiel e non avrebbe mai più amato probabilmente.

Ma la cosa più triste, era che lei lo amava ancora. Come si poteva amare una persona che non c'era più? Eppure era così, e passava tante notti a piangere rannicchiata nel suo letto, ricordando con dolore e nostalgia le volte in cui aveva condiviso quel letto con il suo amore.

Ma ce l'avrebbe fatta, lentamente se ne sarebbe fatta una ragione e anche se avrebbe amato per sempre Cass e mai lo avrebbe dimenticato, avrebbe smesso di piangere e maledirsi perchè non era stata in grado di aiutarlo quando era in tempo.

Sospirò e mise il piatto appena lavato a scolare sul lavandino. Chiuse il rubinetto e si asciugò le mani con un canovaccio. Stava per lasciare la stanza quando il suo cellulare squillò.

Lo guardò con sospetto; non aveva amici che non fossero cacciatori e non la chiamavano mai per pura cortesia. Aveva detto chiaro e tondo a tutti che non avrebbe più cacciato e non amava doverlo ripete ad ogni telefonata.

Afferrò il telefono e guardò il nome del chiamante. Era Dean.

Non aveva molta voglia di parlare con lui, non ne aveva mai molta voglia. Le ricordava troppo Cass e in fondo provava rancore per i Winchester: se non fosse stato per quei due il suo uomo sarebbe stato ancora vivo, o almeno è quello che si ripeteva ogni volta che ci pensava.

«Pronto?» rispose alla fine con voce stanca.

«Ehi Ally, sono Dean. Come stai?»

«Come vuoi che stia, idiota? Cass è morto e io sono rimasta sola!» pensò mordendosi un labbro, ma si trattenne. «Oh beh, diciamo che sopravvivo. A te come va? E Sam?»

L'uomo dall'altra parte del telefono sospirò. «Io sto bene, ma Sam no. É rinchiuso in manicomio. L'hanno trovato che vagava senza una meta correndo da qualcosa di... invisibile. È stato internato e in fondo visto lo stato in cui si trova è la soluzione migliore.»

Allison non poté fare a meno di sorridere. «Non so perchè non mi sorprende. Prima o poi ci finiremo tutti in manicomio. Probabilmente io prima di te...»

Dean restò un attimo in silenzio, consapevole di quanto Allison avesse sofferto per Cass e certo che stesse soffrendo anche in quel momento. Ma lui aveva bisogno d'aiuto per suo fratello. «Già hai ragione, credo che ci finiremo tutti o magari finiremo ammazzati prima. Ma se Sam continua così morirà molto prima. Devi aiutarmi.»

La donna si portò una mano alla fronte: aiutarlo? In tutta onestà non le importava più nulla di cosa succedeva a lui o a Sam, era stato per loro che Cass era morto, per dar retta alle loro convinzioni, che poi erano pronti a mandare all'aria quando si trattava di salvarsi l'un l'altro. Per Castiel invece non avevano avuto ripensamenti, non lo avevano aiutato.

«Ascolta Dean, mi dispiace per tuo fratello ma non voglio più farmi coinvolgere nelle vostre vite incasinate, mi basta la mia!» rispose quasi urlando.

«Io lo so cosa provi, e credimi non ti chiamerei se non fossi disperato, ma...» provò a rabbonirla l'uomo dall'altro lato del telefono, ma Ally lo bloccò.

«Non me ne frega niente, Dean!» esclamò «Chiunque ha a che fare con voi o muore o perde le persone che ama! A me è rimasta solo la mia vita e per quanto sia misera in confronto a quello che ho perso, non mi va di sacrificarla per voi due.»

Aveva urlato stringendo forte la cornetta, realizzando che il rancore per loro era più forte di quello che voleva far credere persino a se stessa. Ma in fondo non aveva anche lei le sue colpe? Anche lei lo aveva lasciato a se stesso, invece di fargli capire in tutti i modi che stava sbagliando tutto, gli aveva voltato le spalle e ora era morto.

«Credi che non mi dispiaccia per Cass?» urlò Dean dall'altro capo del telefono. «Era mio amico, forse il migliore che io abbia mai avuto in tutta la mia schifosa vita, ma è morto Allison. Non possiamo farci niente, non è stata colpa nostra e ora tutto ciò che mi sta a cuore è la salute di mio fratello. Se non facciamo qualcosa morirà anche lui.»

«Oh ti dispiace?» fece sarcasticamente eco lei «È carino da parte tua dispiacerti per Cass. Peccato che il tuo dispiacere sia infinitesimale di fronte alla mia disperazione...» si ritrovò a piangere e si rese conto che non era il caso di continuare quella conversazione. «Dean» riprese dopo un attimo di silenzio «anche se impazzissi e volessi aiutarti, non saprei proprio come, davvero. Vuoi farlo scappare dal manicomio? Beh per quello non credo ti serva il mio aiuto.»

Dean sospirò. «Non mi serve quel tipo di aiuto, ma uno più specifico. Trovare qualcuno che ricostruisca il muro nella testa di Sam...»

La donna chiuse gli occhi e si massaggiò la fronte. Perchè le faceva questo? Si divertiva a torturarla? Era una forma di vendetta postuma nei confronti di Cass per aver occupato totalmente il suo cuore e la sua anima mentre lui era riuscito solo a infrangerli e svuotarli?

«So di chiederti molto» continuò il cacciatore. «Non mi diverto a farlo se è quello che stai pensando. Sono soltanto disperato. Tutti i miei amici... sono morti. Sfortunatamente Cass è compreso nella lista. Sei rimasta solo tu, gli altri sono solo cacciatori imbranati. Ho bisogno del tuo aiuto Ally, sei la mia ultima speranza. Sono solo ormai.»

Anche Cass era solo! E tu te ne sei fregato! Avrebbe voluto dirglielo, ma se lo tenne per sé ricordandosi che anche lei che lo amava gli aveva voltato le spalle. E si sentiva terribilmente in colpa per questo. «Mi dispiace, ma non frequento i nostri colleghi da molto ormai, non saprei a chi chiedere. E onestamente dubito che esista qualcosa o qualcuno in grado di ripristinare il muro.»

«Ma almeno provaci!» le chiese lui esasperato «Voglio dire, tu hai conoscenze diverse dalle nostre, magari qualcuno conosce un guaritore o un medium o qualsiasi altra cosa che ci possa aiutare! Ti prego Allison, Sam morirà. Ti chiedo solo di fare un tentativo.»

Forse Dean aveva ragione, forse conosceva qualcuno che avrebbe potuto aiutarli, ma la verità era che Allison Morgan non aveva nessuna voglia di aiutare Dean Winchester o suo fratello. E non per cattiveria o per rancore, anche se ne avrebbe avuto qualche ragione, ma perchè era stanca. Aveva passato metà della sua vita a dare la cacciare a cose mostruose che non era possibile incontrare neppure nei libri di Stephen King. Lungo la strada aveva trovato e perso diversi amici. Credeva di aver trovato l'amore in Dean ma non era quello vero, poi l'aveva trovato in Castiel, ma era morto. Non aveva più nulla e nessuna voglia di combattere. Era esausta.

«Va bene.» rispose comunque. «Farò qualche telefonata e se so qualcosa, ti faccio sapere.»

Mentiva. Non avrebbe chiamato nessuno, voleva essere lasciata in pace.

«Grazie, grazie Ally. Sapevo di poter contare su di te.» le disse l'uomo. Dalla voce sembrava convinto che l'avrebbe aiutato, oppure voleva illudersi.

«Oh non c'è di che.»

Si salutarono e riattaccarono in contemporanea. Allison restò a fissare il telefono in mano per lunghi minuti, poi chiuse gli occhi e sospirò. «Mi dispiace per te Sam, ma non sono riuscita a salvare Cass, non salverò nemmeno te.»

Poggiò il cellulare su un mobile e andò in camera sua, al piano di sopra. Aprì un cassetto e ne estrasse qualcosa di molto prezioso: l'impermeabile di Cass.

Era ancora macchiato del suo sangue e non aveva avuto il coraggio di portarlo a lavare. Era l'ultima traccia della sua vita terrena e se fosse stata in uno di quel film super fantascientifici, da quel sangue avrebbe potuto clonarlo. Ma clonarlo adulto, per poter ricominciare dove avevano lasciato. O anche bambino, perchè no? L'avrebbe cresciuto come se fosse nato da lei, come fosse figlio loro.

Sorrise accarezzando quelle macchie di sangue ormai imbrunite, tante volte bagnate con le sue lacrime. Non aveva un ricordo materiale del suo angelo se non quell'impermeabile sporco e macchiato. Misera fine di un grande amore finito troppo presto.

Strinse il suo ricordo tra le braccia e si distese a letto. Non erano nemmeno le nove di sera, ma si sentiva stanca. Forse dormire le avrebbe dato un po' di tregua.


 


 

*****


 


 

Dormì malissimo, come succedeva ormai da quasi 8 mesi. Si alzò distrutta, con ancora addosso gli abiti della sera prima, un jeans chiaro e un cardigan grigio un po' stropicciato. L'impermeabile aveva finito per farle da cuscino, raggomitolato sotto il suo capo a formare un vortice più simile al marrone che al beige originario. Si stiracchiò e decise di fare una doccia, lasciando il suo cimelio addormentato sul letto.

Si spogliò senza guardarsi nemmeno una volta allo specchio – era dimagrita molto, si detestava – e corse sotto la doccia calda.

Si concesse dieci minuti buoni di acqua quasi bollente, si insaponò lentamente e poi lavò via il sapone, con cura. Adorava fare la doccia, per un po' le dava l'impressione di essere qualcun altro, di essere altrove.

Uscì dal box e indossò l'accappatoio, avvolgendosi la testa con un asciugamano. Sentì il desiderio di un caffè bollente, così scese al piano di sotto, scalza e gocciolante d'acqua, e si diresse in cucina attraversando il salotto. Ma nel passare accanto ad un mobile, notò il suo cellulare che lampeggiava. Aggrottò la fronte e lo afferrò con un sospiro.

C'erano almeno mezza dozzina di telefonate da parte di un certo Mackey. Chi diavolo era Mackey? Cercò di fare mente locale, perchè se c'era quel nome sul suo cellulare, voleva dire che lo conosceva. Non era certo il tipo da memorizzare numeri di sconosciuti.

Poi finalmente ricordò, anche se in modo confuso. Una caccia al lupo mannaro qualche anno prima, un amico di John e Bobby, se non ricordava male. Negli ultimi tempi la sua memoria andava in confusione, forse davvero sarebbe finita in manicomio.

Scosse il capo e cancellò le telefonate, qualsiasi cosa volesse quel tipo, doveva chiederla a qualcun altro. Lei aveva chiuso con la caccia, punto.

Quasi buttò il cellulare lì dove l'aveva trovato e si strofinò i capelli con l'asciugamano, immaginando di sorseggiare il suo primo caffè della giornata.

Fece appena in tempo a mettere l'acqua a scaldare, quando il suo cellulare squillò di nuovo. «Che palle!» imprecò. L'imprecazione preferita di Bobby, insieme a «idioti». Anche lui non c'era più...

Tornò in salotto e prese in mano il telefono. Ancora quel Mackey! Che diavolo voleva da lei? Poi per un attimo le venne in mente che potesse essere in pericolo di vita e il suo numero era in cima alla rubrica. In certi momenti non importa chi è, purchè ti salvi le chiap pe. E lei non voleva altri rimorsi.

«Pronto?» rispose subito.

«Hey, Allison Morgan vero?»

No, non era la voce di uno che stava per tirare le cuoia. La sua paranoia l'aveva fregata ancora una volta. «Sì, sono io.»

«Finalmente hai risposto, è da questa notte che provo a contattarti!» ebbe il coraggio di lamentarsi il tizio.

«Oh beh scusa ma di solito io di notte dormo!» replicò Allison stizzita.

«Sì hai ragione, scusa. In realtà dovevo parlare con Dean Winchester, mi ha lasciato un messaggio sul cellulare ma non sono ancora riuscito a parlarci. Sai per caso dov'è? È da te?»

Allison sollevò un sopracciglio, ma l'altro non potè certo vederlo. «Tu mi chiami di notte e di giorno per chiedermi dov'è Dean Winchester, pensando che sia qui?»

«Scusa ma non stavate insieme una volta?» chiese l'altro perplesso.

«E con questo? È stato anni fa, gli ex non vivono insieme!»

«Io ogni tanto vado a trovare qualche mia ex e mi fermo per la notte...» rispose Mackey candidamente, pensando di essere simpatico.

Allison invece si innervosì ancora di più, era sul punto di chiudere la telefonata quando l'uomo riprese a parlare.

«Scusami dolcezza, sto facendo lo stronzo e lo so. Sono solo un po' stressato, le cose in giro non vanno bene. Stavo cercando Dean perchè lui ha bisogno d'aiuto per il fratello. Saprai già che...beh ha dato di matto in un modo che nessun strizzacervelli potrebbe guarirlo.»

La donna sospirò chiudendo gli occhi. «Non fa niente. Sì l'ho saputo, me l'ha detto proprio lui ieri sera per telefono. In effetti è strano che non sia reperibile. Forse sta dormendo dopo essersi ubriacato» commentò sarcastica. «Comunque, hai delle novità? So che cerca una... cura per Sam.»

Perchè glielo aveva chiesto? Maledizione, doveva farsi gli affari suoi! Sentiva già l'odore dei guai infiltrarsi da porte e finestre.

«Sì, era di questo che volevo parlargli. Ora lo dico a te, se ti sta bene, così il primo di noi che lo sente glielo riferisce

Ecco fatto, pensò. «Ok, spara.»

«C'è questo tizio, si fa chiamare Emanuel. Ne ho sentito parlare per la prima volta un paio di mesi fa o giù di lì. Girava voce che curasse gli ammalati, facesse tornare in sé i matti. Insomma la cosa mi puzzava un bel po' e ho deciso di occuparmene. Seppi che l'unico modo per arrivare a lui era tramite la moglie, Daphne, che stava in Colorado

«Mi ricorda tanto quella brutta storia del guaritore, quando Dean per poco non ci rimase secco...» commentò Allison massaggiandosi il mento.

«Esatto, marito e moglie in società che guariscono infermi e invasati! Non potevo non controllare. Così vado da questa Daphne e le dico che sto diventando cieco. Il che è vero, ho l'occhio destro completamente andato. Lei mi dice «va' a casa, lui verrà». Io vado e piazzo ogni genere di trappola possibile, come da manuale.»

«Mi sembra più che giusto.»

«Emanuel arriva e passa indenne tutte le trappole. Quel tizio non ha nulla di strano, a parte che...»

Seguì un silenzio assoluto, tanto che Ally pensò che fosse caduta la linea. «Hey, Mackey sei lì?»

«Sì ci sono ancora» rispose l'uomo «è che mi viene ancora difficile dire quello che è successo. Per farla breve, Emanuel fa davvero quello che si dice in giro

«Che vuoi dire?»

«Che mi ha guarito. Mi ha sfiorato e il mio occhio è guarito. Anzi ci vedo meglio di quando ero ragazzo. Se senti Dean, diglielo. Io non sono un credulone e lui lo sa, ma questo tizio potrebbe fare al caso suo

C'era qualcosa in quel racconto che la turbava. Non era certo il fatto che un tizio guarisse da malattie o infermità, ne aveva visti molti soprattutto tra gli indiani d'America. Era qualcosa di indefinito, una specie di inquietudine che le faceva mordicchiare le labbra e battere più forte il cuore. «Dammi l'indirizzo di questa donna, per favore.» L'uomo glielo detto e lei lo trascrisse sullo scontrino del supermercato che trovò lì accanto.

«Bene, provo subito a chiamarlo, fa' altrettanto Mackey. Potrebbe essere la soluzione per Sam.»

O per te? Ignorò quella fastidiosa voce interiore e dopo i saluti di rito, chiuse la telefonata. Tornò in cucina per bere finalmente il suo caffè e per pensare.

Voleva davvero imbarcarsi in quella storia? Che c'era di tanto «strano» da spingerla per il sì? Beh intanto avrebbe avvisato Dean, magari parlandoci si sarebbe resa conto che non voleva averci nulla a che fare con quella faccenda e si sarebbe tolta il pensiero.

Finì il suo caffè e tornò di sopra per vestirsi. Indossò della biancheria nera, un paio di jeans chiari e un cardigan bianco. Poi riprese in mano il cellulare e fece partire la telefonata. Squillò un paio di volte prima che qualcuno rispondesse.

«Allison, non speravo di sentirti così presto.» esordì Dean.

«Nemmeno io, anzi pensavo che non ci saremmo sentiti più.» rispose lei con sincerità. «Comunque sia, credo di avere delle novità per Sam...»

«Sul serio? Sono tutto orecchie.» fu il commento dell'altro.

Allison prese un grosso respiro. «Mi ha chiamato un certo Mackey, era amico di tuo padre e di Bobby, ha detto che gli avevi lasciato un messaggio ma che non è riuscito a ricontattarti» iniziò. «Così ha pensato di chiamare me pensando che io sapessi dove tu fossi.» evitò di dirgli che pensava fosse lì con lei, non le andava di iniziare un'altra stupida discussione.

«Dannazione, avevo il cellulare completamente scarico e deve avermi telefonato proprio in quel momento. Mi dispiace che abbia disturbato te.» si scusò il cacciatore.

«Non fa niente, mi ha risparmiato inutili telefonate a questo e a quello, perchè credo che abbia trovato la soluzione ai problemi di Sam.» mentiva ancora, non avrebbe telefonato a nessuno.

Passò i successivi dieci minuti e più a ripetergli quello che le aveva detto Mackey, aggiungendo che non aveva nulla da perdere nel provare a cercare questo Emanuel, poteva essere tempo sprecato così come la strada giusta.

«Onestamente Allison, non credo molto a questi guaritori di città, ma a questo punto proverei di tutto. Grazie davvero.»

Lei corrugò la fronte. «E di cosa? Ho solo risposto al telefono.»

«Appunto.» confermò Dean. «Tu hai messo ben in chiaro di odiare tutti i cacciatori e per chissà quale miracolo hai risposto alla telefonata di Mackey. In fondo se troverò davvero il modo per salvare Sam, sarà merito tuo.»

Allison represse le lacrime, le ricacciò giù nella sua gola trasformando i singhiozzi che sentiva esploderle nel petto in una risposta tanto disperata quanto sincera. «Beh in realtà non penso che avrei mosso un dito per aiutarti, è stata tutta una casualità. Non ricordavo nemmeno chi fosse questo Mackey e ho risposto perchè non avevo di meglio da fare. Ma se almeno tu otterrai la salvezza di chi ami, sono contenta per te...»

Dean fece un lungo sospiro e restò in silenzio per qualche momento, intuendo che la donna dall'altra parte del telefono stava cercando di riprendere il controllo delle sue emozioni.

«Perchè non vieni con me, Ally?»

Allison deglutì e si asciugò gli occhi. «Cosa? No grazie, il mio lavoro finisce qua.» si affrettò a rifiutare.

«Dico sul serio, vieni con me. Non c'è nessun secondo fine, vorrei solo che...beh se questo Emanuel guarisce spirito e corpo, potrebbe aiutare anche te. Magari anche me. Ci alleggerirebbe dai sensi di colpa e dai rancori che ci soffocano.»

La donna si fermò a pensare. E se Dean avesse ragione? Se questo Emanuel avesse potuto aiutare anche lei? Valeva la pena tentare, sprecare qualche giorno della sua misera e triste vita senza Castiel alla ricerca della pace dell'anima?

«Forse hai ragione sai...» rispose alla fine, sorprendendo sé stessa. «Un paio d'ore e mi metto in marcia, ci vediamo direttamente lì.»

«Bene! Sono felice che tu venga, magari è la risoluzione di tutti i nostri problemi

Allison sorrise con amarezza. «Non dei miei. Ma non ho di meglio da fare, la prenderò come una breve vacanza in Colorado. Prendi carta e penna, ti detto l'indirizzo esatto.»


 

*****


 

Sistemò poche cose in un borsone, lo stretto necessario per un viaggio di pochi giorni. Alcuni jeans, qualche maglietta, biancheria e detergenti per l'igiene personale, spazzolino e dentifricio compresi. Li ficcò in borsa in malo modo, non era da lei. Era nervosa, c'era qualcosa che la inquietava in quella storia. Appena riattaccato con Dean, aveva fatto delle ricerche su questo Emanuel, ma non aveva trovato nulla. Solo la foto della moglie, una donna sui trentacinque anni dall'aspetto piuttosto ordinario. Di lui non c'era traccia. Che si stessero cacciando in una mega trappola dei Leviatani? Beh, sarebbe morta com'era morto il suo Cass...

Sospirò scuotendo il capo e chiuse la zip del borsone, mettendoselo in spalla. Lasciò un'occhiata al letto e vide il suo prezioso ricordo di Cass, il suo impermeabile macchiato di sangue. Restò a fissarlo per un po', poi si decise e lo prese per portarlo con sé. Era stupido, irrazionale e lo sapeva, ma il pensiero che l'aveva spinta a decidere di portarlo in viaggio era stato “se mi troverò in situazioni mortali, voglio indossarlo e andarmene all'inferno col suo sangue addosso... ”. Riaprì quindi il borsone e vi mise anche il trench logoro di Cass, accanto ai suoi vestiti puliti e profumati, lo richiuse e scese al piano di sotto per uscire di casa.

Il piano era di raggiungere il Colorado autonomamente, chi arrivava prima, aspettava l'altro. Era certa che arrivasse prima Dean, quello guidava come un pazzo. Anche se non aveva più la sua bambina, gli era rimasto il vizio di correre.

Salì nella sua vecchia station wagon e partì sgommando, con un po' di fortuna sarebbe arrivata in tre ore o poco più. Inforcò gli occhiali da sole ma non accese la radio, non l'accendeva da mesi e non aveva voglia di ascoltare musica.

Aprì il finestrino e lasciò che il vento le scompigliasse i capelli. Cass le mancava da morire e la musica glielo faceva ricordare ancora di più.

Guidò per un lungo tratto di strada, solo quando stava per uscire dallo stato della California si fermò ad una stazione di servizio per fare benzina e andare in bagno. Comprò anche qualcosa da mangiare, dei biscotti al cioccolato e una lattina di coca-cola, e si rimise in marcia.

Pensava al guaritore: e se fosse stato tutto vero? Magari questo tizio aveva davvero un dono speciale, poteva ricostruire il muro nella testa di Sam. E magari ricostruire il suo cuore infranto.

No, non poteva farlo. Il suo cuore era completamente in frantumi, nessuno poteva aggiustarlo. Addentò un biscotto e scoppiò a piangere. Quelli erano i biscotti preferiti di Cass. Lui non mangiava, non beveva, ma se voleva poteva farlo benissimo e quelli...beh li divorava.

Poteva ricordarsi benissimo le lunghe sere accoccolati sul divano a mangiare quei biscotti. Ad ogni morso Cass corrugava la fronte, come se stesse facendo qualcosa di sbagliato, ma poi si rilassava e mangiava sorridendo. E lei poteva ricordarsi la sensazione di totale felicità provata in quei momenti: finalmente aveva un compagno col quale condividere anche le piccolezze della vita. Un compagno molto, molto speciale, ma che si comportava come un normale uomo accanto a lei.

Perchè aveva comprato quei dannati biscotti? Era una masochista! Rimise il mezzo biscotto mangiucchiato nella sua busta e bevve un lungo sorso di coca-cola, ingoiando anche le lacrime e la nostalgia di momenti che non sarebbero tornati mai più.

«Ora basta Allison, davvero basta. Te ne sono capitate di tutti i colori, ma ne sei sempre uscita. Ce la farai anche adesso!» tentò di spronarsi per l'ennesima volta, mentre attraversava le ultime strade della sua amata California.


 


 

*****


 

Un paio d'ore dopo arrivò nel punto in cui lei e Dean si erano dati appuntamento. Come previsto, lui era già lì, con indosso il suo giubbotto di pelle sdrucito e lo sguardo arrabbiato.

«Hey, ben arrivata.» le disse andandole incontro quando scese dalla macchina «Sai, dovresti imparare a premere un po' di più l'acceleratore. Ti aspetto da quasi due ora.» le disse ironicamente.

Anche se si sentiva uno straccio Allison si sforzò di sorridere più cordialmente che poteva «Beh, la pazienza è una virtù Dean. Allora, pronto per incontrare Daphne?» continuò concentrandosi nuovamente sul motivo pe cui si trovavano lì.

Dean allargò le braccia. «Prontissimo. La casa dovrebbe essere quella» disse indicando una delle belle villette a schiera con scalinata e portico «con un po' di fortuna, potremmo trovarci proprio Emanuel.»

«Già, chissà! Per una volta potremmo avere un briciolo di fortuna» gli fece eco Allison, incamminandosi verso la casa.

Salirono i pochi scalini che li separavano dalla porta e Dean bussò. Arrivò ad aprire un tizio di mezz'età, con uno strano sorriso stampato in faccia.

«Salve, abita qui Daphne Allen?» domandò Dean.

«Stiamo cercando Emanuel.» intervenne Allison, rimasta un passo più indietro.

«L'avete trovato.» annunciò l'uomo. «Daphne sta riposando, vi dispiace?» ed uscì chiudendosi la porta alle spalle.

«No certo...» fece Dean. «Ecco, noi speravamo che lei potesse darci una mano...»

Mentre Dean parlava con quel tizio che diceva di essere Emanuel, Allison si guardò intorno con la strana sensazione che qualcosa non andasse. C'era qualcosa di strano in quel posto, ed era stato troppo facile. Chiuse gli occhi facendo roteare il collo, forse era solo lei ad essere troppo paranoica anche se aveva fatto quella vita per così tanto tempo da sapere che raramente le sue sensazioni erano quelle sbagliate. E la conferma l'ebbe quando guardò attraverso una finestra; la moglie di Emanuel era imbavagliata e legata ad una poltrona. Non aveva l'aria di una che stesse riposando.

Allison tirò fuori dalla tasca un paletto di palo santo. Sapeva che quel particolare tipo di legno aveva sui demoni lo stesso effetto dell'acqua Santa e più di una volta l'aveva utilizzato durante gli scontri. Si ricordò di Isaac e Tamara, chissà come lei era riuscita a sopravvivere col cuore infranto per aver perso il suo uomo... Se era riuscita a sopravvivere.

Si schiarì al voce e scansò Dean facendosi più avanti. «Hey Emanuel, che ne dici se iniziamo ad essere sinceri...» gli disse, e senza aspettare risposta lo strinse alla porta afferrandolo per il colletto della camicia.

Dean non capì cosa stesse succedendo e restò a guardare la scena per alcuni interminabili secondi «Che diavolo stai facendo?»

Allison fece un sorriso sarcastico ed infilò il paletto nel centro dello stomaco del falso Emanuel facendolo urlare. «Daphne è dentro casa, legata e imbavagliata. Guarda attraverso la finestra Dean. Questo non è certamente suo marito.»

Il demone mostrò gli occhi neri come l'inferno «Che ragazza in gamba che sei, Allison Morgan.» poi la afferrò per le braccia spingendola così forte da farla cadere a terra con un gemito di dolore.

Finalmente anche Dean si diede una mossa, come risvegliandosi dal torpore degli ultimi minuti. «Io ci penserei due volte, sai?» gli disse.

Allison si rimise in piedi valutando la situazione. Potevano essercene altri, potevano avere già ucciso Emanuel. Perchè cavolo aveva accettato di mischiarsi nuovamente in quei casini? «Non hai ricevuto la newsletter? Il tuo capo ha detto che siamo off limits... o per caso tu sei una specie di ribelle?»

Il demone la guardò nascondendo di nuovo gli occhi neri «Ma per piacere, cosa avete fatto ultimamente per lui? La testa di Roman su un vassoio?» domandò sarcastico.

«Potremmo portargli la tua di testa, che dici?» ribatté Allison dando il tempo a Dean di afferrare il suo pugnale. Dio... avrebbero dovuto procurarsene un altro di quei pugnali.

Il demone rise buttando la testa all'indietro. «Qualunque cosa sia questo Emanuel, Crowley è molto più interessato a lui che a voi ultimamente. Per cui se vi uc...» ma Dean gli piantò il pugnale in mezzo alle costole prima che potesse finire il suo proclama. Un urlo lancinante tagliò l'aria e il demone cadde rotolando per le scale.

Finì ai piedi di un uomo che lo guardò scioccato prima di alzare gli occhi su di loro. «Cos'era quello?»

Allison sgranò gli occhi, la sensazione che stesse per venir meno fu talmente violenta da farle tremare le gambe e galoppare furioso il cuore nel petto. Era un'allucinazione? Il suo cervello era davvero arrivato a quel punto?

Ignorò lo sguardo che Dean posò su di lei per lunghi secondi e si concentrò sull'uomo appena arrivato. In fondo alle scale li guardava disorientato e spaventato e aveva quel viso familiare che Allison credeva di non rivedere mai più. No non poteva essere, si trattava solo di una forte somiglianza... o di un qualche scherzo della sua mente ormai andata a farsi fottere. Si, doveva essere così, quell'uomo non poteva essere il suo Cass.

«Allison...» provò a chiamarla Dean, ma lei era totalmente rapita da quella visione, qualsiasi cosa fosse. Iniziò a scendere i gradini che la separavano da quell'uomo e più si avvicinava, più si rendeva conto che era reale e che era proprio Castiel! Aveva persino la piccola cicatrice sul labbro superiore. Non c'erano dubbi, era proprio il suo amore.

Anche l'uomo la guardava in modo strano, fissandola intensamente negli occhi con un'espressione corrucciata, come se cercasse di ricordare.

Chi era quella donna dai bellissimi occhi nocciola? Perchè gli dava i brividi? Percepiva energia positiva, era una persona buona, eppure gli dava brividi strani. Sentiva lo stomaco stringersi e palpitare. Eppure non aveva la minima idea di chi fosse.

Quando furono faccia a faccia, col corpo del demone a pochi centimetri da loro, Allison provò a dire qualcosa, ma le mancò il respiro e la terra sotto i piedi divenne come acqua. Stava perdendo i sensi. Dean si precipitò giù per la scala, ma fu Emanuel, o Castiel, a prenderla tra le braccia prima che rovinasse a terra.

«Ragazza, stai bene? Sei molto pallida.» le disse spostandole una ciocca di capelli dalla fronte, mentre con l'altro braccio la sorreggeva forte.

Quante volte l'aveva sorretta così, o l'aveva stretta a sé. Era lui, era certamente lui. Castiel era vivo!

«Sto...sto bene grazie, è stato solo un giramento.» disse rapidamente rimettendosi in piedi. Aveva la voce incrinata dal pianto e gli occhi umidi, ma non riusciva a staccare lo sguardo dal viso che tanto amava. Era bellissimo, forse più di quanto ricordasse.

«Cos'era quella cosa immonda che avete ucciso? E dov'è mia moglie?» domandò Emanuel/Cass, rompendo la magia che si era creata nel cuore di Allison.

Moglie. Dannazione, moglie! Lei piangeva lacrime amare e lui aveva preso moglie? Sentì la gelosia avvamparle le guance, ma si morse la lingua mentre Dean, intuendo quello che le passava per la testa, la prendeva per un braccio.

«Te lo spiegheremo più tardi. Ora entriamo.» disse Dean tirando anche Allison.

Una volta in casa, Emanuel/Cass corse a slegare Daphne, guardandola con apprensione e affetto. Allison si sentiva una stupida.

«Quella creatura ti ha fatto del male?» chiese a Daphne accarezzandole una guancia.

«Sto bene» lo rassicurò lei prendendogli la mano. «Emanuel, cercavano te!»

Emanuel/Cass sorrise. «Va tutto bene.» poi si alzò e tenendo per mano sua moglie, si avvicinò a Dean e Allison che assistevano increduli alla scenetta.

«Io mi chiamo Emanuel» disse porgendo la mano a Dean.

«Io ehm...Dean, sono Dean.» rispose stringendogliela. Merda, si stava presentando con Cass! Se non fosse morto da tempo, avrebbe giurato che quello era uno scherzetto di Gabriel. Anzi ci sperava che fosse uno scherzo, perchè riusciva a sentire la rabbia e il dolore di Allison a distanza.

Dopo aver stretto la mano a Dean, la porse ad Allison che se ne stava con le braccia incrociate. Si guardarono di nuovo negli occhi, ma in modo meno passionale. Ora Emanuel, o Castiel, le sorrideva amichevole, come si sorride alla commessa del supermercato.

«Io mi chiamo Allison Morgan, lieta di conoscerti Emanuel.» si presentò con un leggero velo di sarcasmo nella voce.

«Grazie per aver protetto mia moglie, senza di voi non so cosa sarebbe successo» li ringraziò accorato, stringendo ancora la mano di Daphne.

«Oh non c'è di che, adoriamo salvare le mogli dei guaritori!» commentò Allison con sarcasmo, meritandosi un'occhiataccia severa da parte di Dean «Ad ogni modo...»

«Siete qui per un motivo preciso immagino,» la interruppe Emanuel, che comunque per lei era Cass «qual è il vostro problema?»

Dean si schiarì la voce e si sistemò la giacca per riflesso «Mio fratello,» disse «è mio fratello ad avere un problema. Sei la mia ultima spiaggia.»

Allison sospirò poggiandosi la mano sulla fronte e sorrise a Cass che la guardava perplesso.

«Stai bene, Allison?» le chiese «Sembri turbata.»

«Si, sto... benissimo.» si affrettò lei a rispondere «Credo che sarebbe meglio andare, dobbiamo viaggiare parecchio. Se per voi va bene lascerò la mia auto qui, così potremo muoverci con una sola auto, per comodità.»

Daphne, la moglie, le sorrise e si avvicinò stringendo la mano di Cass provocando ad Allison un dolore al centro dello stomaco. Era stupido perchè lui non la stava tradendo, non aveva alcun ricordo di lei, ed era ingiusto forse, nei confronti di quella donna che si era presa cura di lui nel momento più delicato. Quello che lei non aveva fatto... Il senso di colpa le fece venire un nodo in gola, si schiarì la voce e si spostò indietro i capelli.

«Certo, lasciala pure qui, la potrai riprendere quando riaccompagnerete Emanuel a casa.» le disse Daphne.

Si... certo, riaccompagnare un corno. Lui non appartiene a te, digli addio. pensò Allison, ma si limitò ad abbassare lo sguardo senza aggiungere altro. Fece un grosso respiro e si rese conto che faticava a mantenere il controllo «Vi aspetto fuori,» disse guardando Dean per un attimo «ho bisogno di prendere aria.» Lui annuì senza dirle nulla e la lasciò andare.

Allison raggiunse il portico e si mise a sedere su un gradino, aveva fatto male ad imbarcarsi in quella storia, ma in fondo aveva fatto anche bene. Tutto si stava per complicare, ma almeno aveva ritrovato il suo Cass. Le era mancato così tanto... e le mancava ancora perchè era lì ma era come se non ci fosse. Nascose il viso tra le mani per un attimo e si rese conto che doveva dire addio all'idea che Emanuel potesse guarire il dolore in fondo alla sua anima, e doveva farlo perchè lui era il dolore in fondo alla sua anima.

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Capitolo 2
*** 2 ***


Nuova pagina 1

Disclaimer: Castiel e i personaggi di Supernatural non ci appartengono, ma Allison decisamente SI' così come le trame che derivano dalla visione del telefilm. Per cui siete pregati di non copiare, le fan fictions si scrivono per liberare la propria fantasia...non quella degli altri. Buona lettura da StillAnotherBrokenDream e Robigna88 (Broken_88)

 


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CAPITOLO 2

 

 

L'Indiana non era mai sembrata tanto distante. Il silenzio e la tensione in auto davano la sensazione che l'abitacolo fosse piccolo piccolo.

Allison pensò che se avessero continuato a stare zitti sarebbe morta di imbarazzo da lì a poco, ma nonostante tutto non riusciva ad aprire bocca. Era troppo sorpresa, disorientata e felice per anche solo pensare a qualcosa da dire. Il suo Cass se ne stava seduto al sedile del passeggero, silenzioso e pensieroso, bello come ricordava, anzi di più, ed era ricomparso nel momento stesso in cui lei aveva perso ogni speranza, in cui aveva deciso di abbandonarsi al suo dolore incurante del fatto che quello stesso dolore avrebbe finito per ucciderla.

Si era trovata, nel corso della sua vita in centinaia di situazioni strane, ma mai nessuna era riuscita a metterla in difficoltà come quella che stava vivendo in quel momento. I primi mesi dopo la scomparsa di Castiel, era stata solita credere che prima o poi l'avrebbe ritrovato. Si, Dio l'avrebbe riportato indietro, avrebbe rimesso insieme i pezzi del suo fedele angelo e lui sarebbe andato stretto nel suo trench alla sua porta, avrebbe bussato e avrebbero ricominciato da capo, solo loro due, lontani dalla caccia, lontani dal soprannaturale, lontani da tutto fuorché il loro amore. E nella sua mente, ogni volta che lui bussava alla sua porta, lei lo salutava stringendolo forte, le loro lacrime si confondevano dentro un bacio e tutto ricominciava sulla soglia della porta.

Col passare del tempo però la speranza era svanita e le lacrime avevano continuato la loro corsa sulle sue guance rosse di disperazione. E proprio quando l'idea di non rivederlo mai più si era fatta largo nella sua mente e nel suo cuore, quando la rassegnazione aveva sostituito le aspettative lui era ricomparso nella sua vita, ma non nel modo che lei aveva immaginato tante volte.

Non si ricordava nulla, né di ciò che era, né di chi lei fosse, né di cosa loro erano stati. Non ricordava il dolore, gli ostacoli, l'amore... Non ricordava la passione, gli abbracci. Non ricordava niente di niente. Era semplicemente l'uomo con delle strambe capacità considerato una sorta di messaggero di Dio con la missione di guarire quante più persone possibili, una moglie straordinariamente ordinaria, una casa con la staccionata ed il portico ed una marea di illusioni davanti a sé. Se solo si fosse ricordato quanto era speciale... Allison sospirò e poggiò il capo sul finestrino senza staccargli gli occhi di dosso. Poteva sembrare inquietante in qualche modo, ma non gliene importava nulla.

«Allora,» esordì Dean schiarendosi la voce «Daphne quindi.. è tua moglie.»

Emanuel/Cass sorrise ed annuì guardandolo per un attimo «Mi ha trovato e si è presa cura di me.»

«Che vuoi dire?» si intromise Allison rimettendosi dritta.

Lui girò poco la testa per guardarla e poi tornò a guardare la strada, fece un grande respiro e abbassò poco il finestrino «Oh è... una strana storia, potrebbe non piacervi.»

«Credimi, ci piacerà.» replicò Allison sporgendosi poco per ascoltare meglio.

Cass sospirò e fece spallucce «Qualche mese fa stava passeggiando sulla riva del fiume e... si è imbattuta in me mentre vagabondavo bagnato, confuso e completamente... nudo.» spiegò «Senza alcun ricordo. Ha detto che Dio voleva che lei mi trovasse.»

Allison e Dean si guardarono per un attimo, poi Dean tornò a guardare la strada davanti a sé. «E chi ti ha dato il nome Emanuel?»

«Nomi-briosi-per-bambini.com» rispose prontamente Cass.

Allison non poté fare a meno di sorridere, e si rese conto che non lo faceva da un sacco di tempo «Beh, ti sta una meraviglia.» gli disse.

Dean roteò gli occhi e sospirò «Dev'essere strano non sapere chi sei.»

Castiel sospirò e piegò gli angoli della bocca in un'espressione riflessiva «È la mia vita. Ed è una vita piacevole.»

«Si, ma se tu fossi una specie di... non so... cattivo?»

«Dean!» lo richiamò Allison.

«È solo una domanda.» replicò lui guardandola per un attimo.

Emanuel/Cass sospirò e richiuse il finestrino «Io non mi sento una persona cattiva.»

Non lo sei... avrebbe voluto urlargli Allison. Ma non lo fece, si spostò indietro sul sedile e poggiò le spalle allo schienale. Gli occhi le facevano male, la testa le faceva male... era stanca e confusa. Continuava a ripetere a se stessa che avrebbe trovato una soluzione per far si che Castiel ricordasse tutto, continuava a ripetersi che ogni cosa sarebbe andata per il meglio e mentre pensava a come aiutarlo la stanchezza prese il sopravvento e chiuse gli occhi respirando il profumo dell'uomo che amava.

Stava per addormentarsi quando il suo cellulare squillò, era un numero che non conosceva ma sapeva per certo che se non avesse risposto avrebbero continuato a chiamare. «Pronto.» disse stancamente «Si, sono io. No, mi dispiace ma non posso aiutarti, no. Sono fuori dai giochi oramai, triste epilogo di una vita ancor più triste direi. Non mi importa, anzi... spargi la voce, io sono fuori da quella vita, probabilmente per sempre.» riattaccò e si massaggiò le tempie chiudendo gli occhi, quando li riaprì Castiel la stava guardando col sorriso stampato sul viso e lei non poté fare a meno di ricambiare. Si guardarono per lunghi secondi e poi lui parlò «Il tuo viso mi sembra così familiare...» le disse «Ci siamo già incontrati?»

Il cuore di Allison prese a battere più forte. Era possibile che in qualche modo si ricordasse di lei, anche in piccola parte? Forse il loro amore era più forte di tempo e distanze, più forte di amnesie e strane situazioni, forse loro erano più forte di tutto. «È possibile...» gli sussurrò, e poté vedere lo sguardo severo di Dean riflesso nello specchietto retrovisore. Aveva ragione in fondo, Cass non ricordava nulla e aggiungere confusione a quella che già albergava nella sua mente non era di certo la scelta più saggia. «Ma non credo.» si affrettò ad aggiungere, e la sua voce tremò di incertezza e tristezza.

Lui la guardò ancora per qualche secondo, poi si rimise dritto e si stiracchiò stendendo in alto le braccia «Quindi, tuo fratello...»

«Sam.» precisò Dean.

«Sam,» fece eco Cass «Qual è la diagnosi?»

Dean strinse più forte il volante e si schiarì la voce «Beh, non è esattamente...»

«Medica.» concluse Allison per lui.

Castiel annuì passandosi la lingua sulle labbra «Non sarà un problema. Posso curare malattie di origine spirituale.» li informò.

«Spirituale? Okay.» Dean sospirò e gli rivolse uno sguardo rapido «Vedi, qualcuno gli ha fatto questo. Un tizio ha incasinato la mente di mio fratello.»

«Sei arrabbiato.» constatò Castiel «Questo tizio ti ha tradito, era tuo amico?»

«Si.» rispose Dean dopo averlo guardato a lungo in silenzio, «Ma comunque ora non c'è più.»

«L'hai ucciso?» chiese l'uomo lì accanto «Ho la sensazione che tu uccida un sacco di persone.»

«Non so se sia morto.» replicò il maggiore dei Winchester «So solo che la situazione non potrebbe essere più incasinata. Una volta riuscivo a passare sopra queste cose sai.. magari mi serviva del tempo, ma ci riuscivo. Quello che Cass ha fatto... non ci riesco, non so perchè.»

«Dean piantala!» gli disse Allison dura «Questo non è il momento di parlare di queste cose, dobbiamo rimanere concentrati.»

«Non importa il perchè.» rispose Emanuel/Cass ignorando il rimprovero di Allison.

«Importa eccome invece.» urlò Dean.

«No!» esclamò l'altro «Non sei una macchina Dean. Sei umano.» rimase in silenzio per qualche minuto, poi sorrise nella penombra dell'auto «Il nome del tuo amico era Cass? È uno strano nome.»

Allison e Dean si guardarono attraverso lo specchietto. La donna scosse il capo e si passò una mano sul viso. Su una cosa Dean aveva ragione: la situazione non poteva essere più incasinata.

Il viaggio continuò in silenzio, Allison riuscì a dormire per una ventina di minuti, sul fare del mattino. Quando riaprì gli occhi, stanca e spossata, a dosso aveva una vecchia coperta, la macchina era ferma davanti ad un piccolo negozietto e Dean non c'era.

Emanuel/Cass invece era lì, in silenzio si guardava intorno attraverso il finestrino aperto. Sembrava tranquillo, calmo e aveva tutti i motivi per esserlo. Per quel che sapeva era semplicemente un tizio straordinario che avrebbe aiutato qualcuno per poi tornare alla sua vita normale. Ad Allison piaceva vederlo sereno, anche se inconsapevole. Si schiarì la voce per attirare la sua attenzione e si mise dritta togliendosi di dosso la coperta «Mi sono addormentata.» sussurrò dicendo la prima cosa che le veniva in mente.

«Si.» rispose lui voltandosi per guardarla «Ne avevi bisogno suppongo.»

Allison sorrise e si legò i capelli «Si. Credo di si. Dov'è Dean?»

«È andato a comprare del cibo e qualcosa da bere.»

«Il solito Dean.» commentò lei scendendo dall'auto «Vieni fuori, il viaggio è ancora lungo, devi sgranchirti le gambe o ti si addormenteranno.»

Lui le sorrise gentile e scese dall'auto. Allison fece il giro fino al retro dell'auto. Voleva aprire il portabagagli e prendersi un'aspirina, la testa le faceva ancora male, nonostante fosse riuscita a riposarsi un po'. Poggiò la mano sull'apertura del cofano e la ritirò gemendo di dolore. Quell'auto era un vero catorcio e si era appena tagliata con il ferro vecchio ed appuntito di quello stupido cofano.

Emanuel le fu subito accanto «Ti sei fatta male? Fammi vedere.» le disse.

«È solo un graffio.» rispose lei sorridendo.

«Allora perchè i tuoi occhi sono lucidi?»

Allison scosse il capo. Non avrebbe di certo pianto per un taglietto, ma Cass aveva ragione, i suoi occhi erano lucidi per tutta quella storia e perchè anche se era solo un graffio faceva parecchio male «Perchè fa male anche se è solo un graffio.»

L'uomo annuì sorridendo appena e le prese la mano stringendola tra le sue. Quante volte Allison aveva sentito quella sensazione di calore sfiorarla. Aveva sentito quelle mani su di sé, così come quella bocca, quei capelli tra le sue dita... Chiuse gli occhi cercando di riprendere il controllo e sentì un lieve calore invaderla totalmente. La mano smise di farle male e quando riaprì gli occhi il taglio era guarito, ma la mano di Cass stringeva ancora la sua «Grazie.» gli sussurrò.

Lui sorrise e piegò poco la testa di lato «I tuoi occhi...»

«Cosa?»

«Sono bellissimi.» rispose lui lasciandole la mano.

Lei ricacciò indietro le lacrime, si schiarì la voce riprendendo il controllo e poi guardò in direzione di Dean che stava tornando, e non era da solo.

«Merda!» esclamò.

 

*****
 

Emanuel non si era mai trovato in una situazione strana come quella. Si, di certo si era ritrovato in una marea di situazioni strambe ma mai quanto quella. Cominciava a credere che avrebbe fatto meglio a rimanere a casa con sua moglie Daphne. Se aveva accettato, indipendentemente dal fatto che amava la sensazione che aiutare gli altri gli dava, l'aveva fatto anche perchè gli occhi di quella... Allison, gli mettevano una strana forma di positiva inquietudine. Se l'inquietudine poteva essere positiva. Anche Dean gli dava strane sensazioni, ma diverse da quelle che gli procurava Allison.

Era come se li conoscesse ma allo stesso tempo li vedesse per la prima volta. Era bizzarro, non sapeva spiegarlo e forse nemmeno voleva farlo. Gli era venuto, durante il viaggio, lo strano presentimento che quei due sapessero molto di più del suo passato di quanto lui stesso sapesse. C'era qualcosa che non gli stavano dicendo, l'aveva capito dal modo in cui gli parlavano e dal modo in cui si parlavano tra di loro e quando aveva stretto la mano di quella bella donna dagli occhi luminosi aveva... come rivissuto qualcosa.

Scosse il capo scacciando quei pensieri e si voltò in direzione di Dean. Vicino a lui c'era un'altra di quelle strane creature che prima aveva visto sul portico di casa sua rotolare giù per le scale. Dio... aveva il viso orrendo, una specie di buco nero come l'inferno.

Indietreggiò impaurito indicandola con un dito «Lei è...»

«Calmati Emanuel,» gli disse Allison accarezzandogli una spalla «è una di loro ma... è innocua. Anche se non capisco perchè è qui. Dean...» chiese.

«Non l'ho chiamata io, l'ho trovata dentro il negozio.» si giustificò lui.

«Allison...» le disse il demone avvicinandosi a lei «che piacere vederti.» poi si rivolse a Castiel e gli sorrise «Molto piacere, io sono Meg.»

«Emanuel.» rispose lui deglutendo a vuoto.

«Sono qui solo per supporto morale, dopotutto ci conosciamo da una vita.» rispose Meg con tono sensuale.

Allison rise nervosamente e si mise tra di loro «Meg, posso parlarti, in privato? Solo due minuti.»

Meg annuì continuando a fissare Cass e si spostò seguendo Allison poco distante «Cosa vuoi?»

«Stai lontana da lui, non pensarci nemmeno. Non so perchè tu sia qui e non mi piace. Non mi fido si te, ti detesto e onestamente tutto quello a cui riesco a pensare è di ficcarti il pugnale su per la gola brutta puttana che non sei altro. Quindi fai attenzione Meg, o lo farò davvero.» le disse Allison.

Meg annuì appena trattenendo a stento una risata, poi seguì i movimenti di Allison mentre lei si allontanava «Non voglio problemi Allison. Fa freddo fuori ed io ho solo bisogno di amici, per raggiungere i miei scopi. Uccidere Crowley è in cima alla lista.»

«No!» esclamò Allison tornando indietro «Crowley non è un nostro problema e se tu lo metti sulle nostre tracce ti giuro che...»

«Si si.. lo so, mi ucciderai.» rispose lei facendo roteare in aria la mano «Calma tigre, non sono ancora pronta a scontrarmi con Crowley, terrò un profilo basso.»

«Sarà meglio per te.» le rispose Allison. Poi raggiunse Emanuel e Dean e salì in auto sorridendo al suo povero angelo confuso e privo di memoria.


 

*****


 

«Questo silenzio mi mette a... disagio.» esordì Emanuel sospirando. E aveva ragione. Da quando Meg si era unita a loro il silenzio già terribilmente imbarazzante era aumentato ancora di più. Pesava come un fardello sulla testa di ognuno di loro, per ciascuno in modo diverso «C'è qualcosa che dovrei sapere?» chiese ancora.

Meg rise appena facendo una smorfia col viso «Non saprei..» rispose «Dean?»

Allison roteò gli occhi massaggiandosi le tempie con le mani e fece un grosso respiro. Quella stronza di Meg avrebbe rovinato tutto, ne era certa. Perchè Dean non l'aveva uccisa? Certo... i Winchester ed i demoni donna, erano da sempre pappa e ciccia. Per quanto lui sostenesse il contrario, si fidava di quella puttana demoniaca ed Allison proprio non riusciva a capire perchè, dopo tutto quello che avevano passato con Ruby.

«No!» esclamò Dean «Niente di niente. È Meg che fa questo effetto, mette a disagio.»

Emanuel si schiarì la voce guardando per un attimo fuori dal finestrino, poi si voltò poco indietro «Dev'essere dura per te.» le disse.

Meg gli fece l'occhiolino e scosse poco il capo «Quella di Dean era una battuta, Emanuel.»

«Oh...» esclamò lui guardando di nuovo davanti a sé con un lieve sorriso sulle labbra. Sembrava divertito, se fosse stato in sé non avrebbe riso, avrebbe scosso il capo sconsolato di fronte all'idiozia di quella squallida battuta intrisa di doppi sensi. Ma lui non era Cass, non del tutto. «Allison,» le disse girandosi verso di lei «Stai bene? Sei... molto silenziosa.»

«Si Allison... sembri molto silenziosa, parla pure, dì quello che pensi.» la provocò Meg.

Allison rise nervosamente, non poteva ucciderla lì sull'auto, avrebbe turbato Emanuel/Cass e non voleva farlo. «Dean, ferma la macchina.» gli disse.

«Cosa?» chiese lui guardando a tratti lei e a tratti la strada «Allison, ti prego.»

«Ferma questa dannata auto!» urlò lei.

Dean guardò indietro attraverso lo specchietto retrovisore e fermò l'auto a destra della strada su quella che sembrava una specie di piazzola di sosta. Fece un grosso respiro quando Allison scese dall'auto richiudendo lo sportello nervosamente e guardò Meg e Cass «Rimanete qui e Meg, chiudi quella dannata bocca, o ti giuro che se deciderà di ucciderti non la fermerò.»

Raggiunse Allison poco distante dall'auto e si mise le mani in tasca fermandosi a pochi passi da lei «Allison,» le disse «so che è difficile ma..»

«No!» esclamò lei scuotendo il capo «Tu non lo sai okay? Non sai niente. E quella stronza...»

«Mi ha salvato la vita dentro quel negozio Allison, non l'ho chiamata io, me la sono ritrovata lì e...»

«Avevi il tuo coltello perchè non l'hai uccisa?» urlò Allison gesticolando.

«Lei non ci fregherà Allison...» replicò Dean «Non glielo permetterò. Ha bisogno di amici perchè le danno la caccia e noi abbiamo bisogno di aiuto.»

«Si certo...» disse Allison ridendo «Perchè l'ultima volta che un demone ha detto di volerci aiutare è andata alla grande vero? Sei un idiota... voi Winchester e i demoni donna... avete una sorta di strano legame. È inutile negarlo, tu ti fidi di lei.»

«Non è vero. Io la detesto e tu lo sai...» si difese lui «Senti Allison facciamo quello che dobbiamo per aiutare Sam e poi...» abbassò la voce e le si avvicinò ancora un po' «poi potrai anche ucciderla se vuoi.»

Allison aprì la bocca per rispondere qualcosa, ma la richiuse senza proferire parola guardando Emanuel/Cass raggiungerli piano «Meg ti sta infastidendo?» gli chiese avanzando verso di lui.

«No. Voglio solo... solo sapere che succede. Tu sei turbata e siete tutti nervosi. Ditemi che succede, per favore.»

«Emanuel...» sussurrò Dean.

«Hai ragione.» si intromise Allison «Vuoi sapere la verità? Te la dirò. Io ho perso qualcuno nell'ultimo anno. Una persona che mi era... molto cara. E mi manca da morire.» lasciò cadere qualche lacrima e si morse il labbro per trattenere i singhiozzi «E ogni sera quando mi metto a letto io penso «Oh Dio, ti prego non farmi aprire gli occhi domattina» ma puntualmente mi risveglio e quel dolore mi strazia il cuore.»

«Questa persona era un uomo? Tu... tu lo amavi?» chiese Emanuel/Cass.

«Come tu non immagini nemmeno. E fa male e mi sento in colpa perchè ho passato anni ad aiutare gente che non conosco neppure e l'unica che avrei voluto salvare non c'è più ed io non ho saputa aiutarlo.»

Cass si avvicinò a lei e prese le mani tra le sue «Quest'uomo ti amava?»

«Io non...»

«Si la amava!» esclamò Dean «Avrebbe dato la vita per lei.» ed in quel momento realizzò che il dolore di Allison era più grande di quello che lui aveva immaginato. Si sentì in colpa e si sentì triste.

Castiel annuì e si inumidì le labbra «Allora devi svegliarti ogni mattina Allison, perchè lui ti amava e non vorrebbe vederti così. Devi vivere per entrambi ed essere certa che lui ti guarda, dovunque sia.»

Allison sorrise, lasciò le sue mani e si asciugò il viso. Si avvicinò e gli baciò piano la guancia «Grazie.» gli sussurrò «Ma è più difficile di così. Sarà meglio andare adesso, l'Indiana è ancora lontana.» Tornò in auto allontanandosi da quelle mani che le facevano bene ma le facevano anche male. Si passò la mano sul viso asciugando le lacrime ed ignorò Meg chiudendo gli occhi quando ripartirono in silenzio.


 

*****


 

Finalmente arrivarono a destinazione. Quel viaggio surreale e doloroso sembrava dovesse durare per sempre, con Cass che ignorava chi era e Meg che sogghignava e lanciava occhiatacce ad una Allison stanca e triste.

Il suo Castiel non ricordava nulla del suo passato, anzi del loro passato, che era la cosa peggiore. Se solo si fosse ricordato di lei. Anzi, magari si fosse ricordato «solo» di lei! Sarebbe stato perfetto, se ne sarebbero andati via insieme più lontano che potevano, lasciandosi alle spalle tutto e tutti, per vivere finalmente la loro vita.

«Che bello sarebbe se si ricordasse solo di me» pensò Allison guardandolo, mentre Dean fermava la macchina e scendeva per primo dall'auto.

Lo seguì Cass e contemporaneamente uscirono anche le due donne.

Si erano fermati su una specie di collinetta che sovrastava la clinica psichiatrica, un modo meno cruento di definire un manicomio.

Tutti guardarono in direzione dell'edificio, ma il primo a parlare fu Emanuel/Cass. «Oh Cielo!» esclamò quasi fosse un'imprecazione, corrugando la fronte. Gli fece eco l'odiata Meg. «Dannazione, demoni!»

Dean guardò attraverso il binocolo e fece una domanda un po' stupida.

«Tutti quanti?»

Allison sollevò un sopracciglio. Non era forse ovvio che lo fossero tutti? Dalla costernazione sia di Cass che di Meg, decisamente sì. Dubitava che avrebbero lasciato degli umani liberi senza impossessarsi di loro. O senza ucciderli. Ma probabilmente il povero Dean sperava di non dover avere a che fare con decine di puzzolenti demoni.

«Non ti sfugge nulle, eh?» commentò Meg acidamente.

«Chiudi il becco, stronza.» non potè fare a meno di dirle Allison.

Meg invece di offendersi la guardò con un sorriso. «Come siamo permalose. Non dicevo certo a te, Allison cara. Oh dimenticavo che tu e Dean ve la siete spassata per qualche anno. Lo sapevi Emanuel? Dean e Allison se la intendevano. Poi è arrivato un tizio e la coppia è scoppiata!»

Allison strinse i pugni, imponendosi di stare calma. Quella troia faceva di tutto per farla innervosire, per scatenare una sua reazione. Perchè? Voleva morire o voleva ucciderla? «Meg, chiudi il becco.» intervenne Dean, più interessato a guardare la frotta di demoni davanti all'entrata piuttosto che alle chiacchiere di Meg sulla sua storia con Allison.

Emanuel/Cass sembrò far finta non aver sentito niente e parlò di tutt'altro.

«Quanti di quei coltelli hai?» domandò rivolgendosi a Dean.

«Solo quello.» rispose per lui Allison con un sospiro.

Cass la guardò allarmato. «Scusate, ma allora come facciamo?»

«Già Dean, come facciamo a friggerli tutti quanti?» domandò cantilenando Meg, sempre pronta a mettere zizzania, lasciando intendere che c'era dell'altro sotto.

«Non lo so, magari ti diamo in pasto ai tuoi fratellini demoniaci e noi entriamo, che dici?» rispose prontamente Allison.

Meg come al solito, sogghignò. Adorava scatenare la sua rabbia, era furiosa non tanto per la sua presenza quanto per il fatto che il buon Castiel non si ricordava di lei. Povera piccola Allison. La compativa e la capiva in fondo, lei quel bell'angioletto se l'era scopato per anni e ora la guardava come un'estranea.

«Oh povera Ally, è molto dura per te vero? Vedere e non toccare, sapere e non dire...» cantilenò il demone.

A quel punto Allison scattò verso di lei e l'afferrò per un braccio. «Ascolta stronza, ti conviene tapparti quella bocca solforosa o te ne apro un'altra sotto il mento!» la minacciò mortalmente seria.

Emanuel/Cass assistette alla scena scioccato. «Credevo foste amici.» commentò. «Invece mi sembra di percepire molto rancore tra di voi.»

Allison lasciò il braccio di Meg e tornò accanto a lui. «Non tutto è come appare, Emanuel.» sussurrò guardandolo negli occhi.

«Ha ragione, l'apparenza spesso inganna, Emanuel.» le fece eco Meg, con quella sua solita espressione strafottente.

Dean sbuffò spazientito e guardò entrambe le donne. «Okay signore, ora basta.» le ammonì, poi guardò Emanuel/Cass. «Scusaci un attimo, dobbiamo parlare. Allison, Meg.»

Si allontanarono insieme, lasciando il guaritore da solo, ad osservare i visi orribili dei demoni giù a valle.

«Dovete piantarla...» disse loro Dean in un sussurro «In questo momento Cass è una specie di bomba ad orologeria. Potrebbe sparire, volare via o chissà cos'altro. Quindi piantatela di metterlo a disagio.»

Allison scosse il capo dando un'occhiata ad Emanuel/Cass poco distante «Non sono stata io ad iniziare, sembra che Meg voglia farsi uccidere oggi.» disse abbassando la voce e guardando il demone.

Quest'ultimo rise e annuì gesticolando in aria «Certo, come se uccidermi fosse così facile, ti sopravvaluti troppo Allison...» le disse sprezzante. Poi guardò Dean facendo un passo verso di lui «Lui può sconfiggerli schioccando le dita, dovremmo dirgli la verità.»

«No!» esclamò Dean «Lui non è in sé... Il suo nome l'hanno trovato un sito di nomi per bambini... andiamo Meg, non sei così stupida, lui non può aiutarci.»

«Non lo so...» rispose Meg sospirando e guardando in direzione di Cass «Io ho fiducia nel piccolo angioletto.»

«Quante munizioni ed acqua Santa hai Dean?» si intromise Allison «Perchè forse potremmo provare a combattere e tenerlo fuori.»

«È un suicidio!» ribattè Meg «Abbiamo una potentissima arma a forma di angelo e dobbiamo usarla, Emanuel deve sapere.»

«Sapere cosa?» chiese lui guardandoli.

Allison e Dean si voltarono in sua direzione e scossero il capo lanciando occhiate fulminee a Meg. Quella stronza... avrebbero fatto bene ad ucciderla subito.

«Mi sembra di capire che voi mi conosciate... Ditemi la verità,» disse loro Emanuel/Cass «posso gestirla.»

«No non puoi!» esclamò Dean facendo un segno con la mano.

«Noi...» Emanuel/Cass sospirò e guardò Allison «eravamo amici?»

«Emanuel...» biascicò la donna.

«Più che amici.» rispose Meg e per un attimo ad Allison venne voglia di conficcarle il pugnale dritto nel cuore, senza esitare «Quasi una famiglia.»

Emanuel/Cass guardò in direzione dei demoni e poi tornò a guardare i suoi strani compagni di viaggio «Sono... Io sono Cass?» e davanti al silenzio eloquente di tutti sospirò annuendo «Mi dispiace Dean, non lo sapevo. Io non... non mi ricordo di voi.»

«Non è importante.» disse Dean «Ma tu puoi sconfiggere quei demoni laggiù solo toccandoli.»

«Dean, non è una buona idea.» gli disse Allison passandosi la mano sui capelli.

«È l'unica scelta che abbiamo.» le disse lui guardandola dritto negli occhi.

«Io non... non ricordo come si fa.» fece sapere loro Emanuel/Cass.

«Oh...» piagnucolò Meg raggiungendolo «È lì dentro da qualche parte, come andare in bicicletta.»

«Non so fare nemmeno quello.» rispose lui abbassando gli occhi «Ma... ci proverò.»

«No!» esclamò Allison raggiungendolo «Non devi se non vuoi.»

«Tu sei un angelo del Signore!» esclamò Meg dandogli una pacca sulla spalla «Sei come una potentissima arma nucleare, puoi farlo.» continuò, tenendo ancora la mano sulla spalla dell'uomo.

Allison era sul punto di saltarle alla gola, per Meg ogni scusa era buona per stargli accanto, guardarlo, toccarlo. La odiava, voleva vederla morta, e oltretutto spingeva Cass ad affrontare quei demoni, quando si vedeva bene che lui non voleva, che ne era spaventato. Per la miseria, era convinto di essere solo un uomo con un dono particolare! Invece quella stronza e anche Dean volevano per forza mandarlo in battaglia.

«Non ascoltarla.» intervenne Allison mettendosi tra lui e Meg. «Per te è già difficile prendere in considerazione quello che ti è appena stato detto, non puoi affrontare anche questo.»

L'uomo la guardò intensamente negli occhi e lei si sentì sciogliere e allo stesso tempo avvampare. Castiel era di fronte a lei, era lì! Un moto di felicità e insieme di paura la fecero tremare. «Dico davvero, non andare.»

«Allison, è la nostra unica speranza di salvare Sam.» le ricordò Dean.

E la risposta di Allison fu uno sguardo pieno di risentimento. «Ma sì, mandiamolo in mezzo ai lupi senza che sappia come difendersi! Tanto è sempre così, no Dean? Chissenefrega se Castiel muore!»

Il cacciatore alzò gli occhi al cielo. «Allison per favore possiamo evitare queste discussioni? Cass è l'unico che può aiutarci e non gli succederà nulla, sono solo quattro demoni di bassa lega!»

«Allora vai ad ucciderli da solo, visto che sono solo quattro demoni di bassa lega.» lo sfidò lei.

Dean la guardò a bocca aperta, stava difendendo Cass con tutta se stessa, non voleva che andasse contro quei demoni. Aveva scordato quanto era forte Cass? Per lui quelli erano davvero mosche insignificanti!

«Molto commovente» commentò Meg sarcastica «ma ti ricordo che il tempo stringe e prima o poi si accorgeranno di noi, quindi sarebbe il caso che la smettessi di fare la mamma apprensiva e lo lasciassi fare il suo lavoro.»

Allison si girò completamente verso di lei e le puntò il dito contro. «Tu chiudi quella fottuta bocca infernale, stronza!» inveì con acredine. «Puoi prendere per il culo Dean, ma non me! Ti odio e vorrei vederti morta quindi non osare intrometterti in cose che non ti riguardano, hai capito?»

Meg scoppiò a ridere. «Oh-oh, che leonessa! Allora spiegami come faremo ad entrare lì dentro con tutti quei demoni di guardia.»

«Non lo so e non mi interessa.» rispose sincera.

Ecco, l'aveva detto. Non le interessava andare a salvare Sam, proprio per nulla. Le interessa già poco prima di ritrovare il suo amore, ora era fuori discussione mettere di nuovo la sua vita a repentaglio per salvare Sam Winchester. Poteva arrivare Crowley in qualunque momento, o chissà chi altro. Magari quei fottuti leviatani. No, Cass lì non ci andava.

«Allison, devo andare.»

Le mani di Emanuel/Cass si poggiarono sulle spalle di Allison e lei si voltò verso di lui con gli occhi pieni di lacrime.

«No, per favore no. Non sappiamo chi o cosa c'è lì dentro. Magari Sam non è più lì. Ti prego...»

Era terrorizzata all'idea di perderlo di nuovo. Non le importava che stesse con quella donna o che non ricordasse nulla, l'importante era che fosse vivo e stesse bene. A Dean e Meg non importava nulla di lui, ma per lei era tutta la vita. Vederlo morire di nuovo l'avrebbe uccisa sul serio questa volta.

«Io non so chi sono o cosa sono, ma se posso aiutare quel ragazzo lì dentro, devo farlo. Dicono che io posso ucciderli e mi sembrano molto seri, forse posso davvero darvi una mano.»

Ma Allison scosse il capo mentre alcune lacrime scendevano rapide dai suoi occhi. «A loro non importa se vivi o muori» disse con amarezza. «A me sì e anche tanto e...non puoi andare lì, non sai cosa fare e loro se ne accorgeranno e ti prenderanno. Non aspettano altro!» poi allungò una mano e gli accarezzò la fronte con la punta delle dita spostandogli un piccolo ciuffo di capelli. «Ti prego, non andare.»

Emanuel/Castiel sentiva l'anima di quella donna vibrare di paura e amore, perchè le importava così tanto di lui? Cosa significava per lei? Era lui l'uomo che lei amava e che aveva detto essere morto?

L'angelo senza memoria le sorrise e accarezzandole una guancia ne asciugò una lacrima. «Io aiuto le persone» le ricordò. «Non so se diciate il vero o se mi state solo prendendo in giro, ma se fossi davvero...un angelo, a maggior ragione dovrei farlo. Non sono le creature più buone per antonomasia?»

Allison stava per rispondere, quando Meg si intromise nuovamente. «Oh non sempre, ci sono stati dei veri stronzi nella tua specie, e presumo ce ne siano ancora. Anche tu sei stato molto stronzo, in certe occasioni... ma quando ti torneranno i ricordi lo vedrai tu stesso.» commentò ridacchiando.

Questo era davvero troppo per Allison che con uno scatto le tirò un pugno in pieno viso. Il demone indietreggiò sorpresa mentre perdeva sangue dal naso.

«Ti avevo avvertita stronza, ora hai davvero superato ogni limite.» le disse Allison a denti stretti, restando coi pugni a mezz'aria. Meg guardò Dean che scrollò le spalle, disinteressato a quel litigio tra donne. Aveva altro a cui pensare e se prendere a pugni Meg fosse servito a calmarla, beh poteva usarla come punch ball tutta la notte.

«Basta violenza Allison!» l'ammonì Emanuel/Cass. «Sento molta rabbia dentro di te e immagino che uccidere questa creatura non sarebbe un problema per te, ma la rabbia ti consuma dentro, non lasciarglielo fare.»

I due si guardarono per un lungo istante, poi Allison abbassò le braccia e l'uomo riprese a parlare. «Se nel passato mi sono comportato in modo scorretto o se ho fatto del male a qualcuno, voglio saperlo. E se per saperlo devo affrontare quelle creature orribili...lo farò. Voi lo fate quotidianamente, vero? Eppure siete essere umani. Se sono un angelo, non mi succederà nulla.»

Allison capì che non avrebbe cambiato idea. Era tipico di Cass in fondo, quando decideva una cosa era quella, punto. Ma non lo avrebbe lasciato andare da solo.

«Allora verrò con te.» gli disse risoluta.

«Allison...» si fece subito avanti Dean, ma lei lo bloccò alzando una mano.

«Dean, non sono affari tuoi. Ho deciso di andarci e lo farò, non intrometterti.» lo mise in guardia lanciandogli un'unica occhiata severa.

«Ti farai ammazzare Ally, perchè sei così testarda?» la rimbrottò lui innervosito.

La donna fece un mezzo sorriso. «Tu non puoi capire Dean, non hai mai capito e forse non capirai mai. Io vado con lui.»

Dean non poteva capire perchè non aveva mai amato davvero, nemmeno lei. Allison non aveva mai smesso di amare Castiel, anche quando lo credeva morto e ora che lo aveva ritrovato non era nemmeno da prendere in considerazione l'idea di mandarlo da solo in battaglia. Se doveva morire, l'avrebbe fatto accanto a lui.

«Forse non sarò in grado di proteggerti,» disse l'angelo, incerto. «fino a questa mattina pensavo di essere solo un uomo.»

L'espressione sul suo viso ricordò ad Allison il vecchio Castiel; quel misto di apprensione e dolcezza che le faceva battere il cuore. Sorrise prendendogli una mano. «Mi difenderò da sola» poi guardò Dean «e col tuo pugnale.» disse al cacciatore tendendo una mano verso di lui.

L'interessato sbuffò ma dopo alcuni secondi infilò la mano nella giacca e ne estrasse il pugnale di Ruby. «Tieni, e non perderlo.»

Allison annuì facendo un grosso respiro e insieme a Castiel si avviò verso l'ospedale psichiatrico scendendo dalla collinetta sulla quale si erano fermati.

L'angelo si sentiva disorientato, confuso, probabilmente stava andando incontro a morte certa, ma sapere che quella donna bella e forte gli era accanto, gli dava forza e conforto. Si sentiva in colpa verso Daphne, era stata lei a prendersi cura di lui in quei mesi, a non farlo sentire solo un povero pazzo senza passato né futuro, ma in fondo all'anima sentiva di avere un legame con Allison, e non solo per le reazioni della giovane, ma per qualcosa che sentiva ogni volta che la guardava o che sentiva la sua voce. «Allison» la fermò prendendola dolcemente per un polso e quando lei lo guardò il suo sguardo fiero e dolce gli fece battere il cuore più forte. «Prima di affrontare quei mostri, devo farti domanda.»

Lei annuì. «Certo, dimmi.»

L'uomo inspirò a fondo prima di parlare di nuovo. «Sono io l'uomo a cui eri legata? L'uomo che amavi e che è...morto? Anzi, a questo punto che credevi morto?» le chiese quasi in un sussurro, fissandola negli occhi.

Allison trattenne a stento un singhiozzo e annuì, col mento che le tremava.

«Sì.» ammise con voce tremante. «Sì sei tu l'uomo che amavo e che credevo di aver perduto per sempre. Invece sei vivo e...ho paura che possa accaderti di nuovo qualcosa.»

Lui chiuse un attimo gli occhi e sospirò. «Mi dispiace, io non mi ricordo di te» le disse tristemente, guardandola negli occhi. «Ma sento il tuo amore e vorrei tanto, tanto ricordare.»

Allison iniziò a piangere lentamente, si avvicinò di più a Cass e gli prese la mano stringendogliela. «Non importa, non è colpa tua. Io vorrei solo andare via da qui insieme a te e ricominciare a vivere. Io ti amo e non mi importa se non ricordi di me, mi farei conoscere di nuovo da te e... magari mi ameresti di nuovo e finalmente potremmo riprendere da dove ci hanno interrotti e...»

Ma non riuscì a finire quello che voleva dire, perchè lui si liberò dalla sua stretta, e prendendola per le braccia la attirò a sé e poggiò la bocca sulla sua.

Il corpo di Allison si irrigidì di stupore. Quelle labbra... quel sapore dolce e quella morbidezza la riportarono indietro nel tempo a quando quei baci non erano mai abbastanza, a quando a baciarla era il Cass pieno dei ricordi di loro. Un brivido la percorse da capo a piedi e si strinse a lui accarezzandogli le labbra con la punta della lingua.

Non le importava davvero di niente che non fosse lui e l'avrebbe amato disperatamente per tutta la vita, anche senza memoria e con quell'aspetto ingenuo di chi sa poche cose di se stesso. Perchè era il suo Cass, ed era tutto quello che voleva.

Castiel la strinse ancora di più, chiuso in emozioni che non ricordava, ma che lo rendevano felice. Serrò ancora di più gli occhi e qualcosa passò nella sua mente come un flash, costringendolo a staccarsi da lei.

«Cosa c'è?» gli chiese lei accarezzandogli una guancia, con le labbra ancora arrossate, gli occhi umidi di lacrime e il cuore che batteva all'impazzata.

«Niente...» rispose lui «Sarà meglio andare.»

Allison annuì allontanandosi poco da lui, diede una rapida occhiata alla cima della collina e potè vedere il lieve sorriso di Dean contrapporsi all'espressione scocciata di Meg. Prima o poi l'avrebbe uccisa quella stronza demoniaca, ne era certa. Solo non in quel momento.

Seguì Castiel lungo il tratto di strada che li separava dai demoni e afferrò il pugnale sistemandosi in posizione d'attacco.

«Tu...» borbottò uno di loro guardando Castiel «Tu sei morto.»

«Si!» esclamò lui guardandolo disorientato «L'ho sentito.» gli poggiò una mano sulla fronte e mentre una luce abbagliante si sprigionava dal corpo del demone, i ricordi si fecero vivi nella sua mente. Il suo arrivo sulla terra, l'incontro con in Winchester, l'incontro con Allison. La rivide vestita di rosso, come la prima volta che l'aveva vista. Bella e proibita.

Ad ogni demone che uccideva i ricordi aumentavano e mentre Allison si batteva dietro di lui potè vedere anche i suoi sbagli, i loro errori. Sentì il dolore dei loro addii, la gioia del loro ritrovarsi, il calore della sua pelle sotto le mani, le loro lingue unite mai sazie l'una dell'altra. E poi il momento in cui se ne era andato. Il momento in cui aveva chiesto fiducia e tutti, persino lei gli avevano voltato le spalle.

La porta aperta sul purgatorio dopo aver fatto crollare il muro nella mente di Sam, Balthazar ucciso dal suo pugnale, le lacrime di Allison e la sua rabbia quando i leviatani avevano preso il sopravvento. L'aveva inseguito fino a quel lago, sentiva la sua voce chiamarlo.... e poi più niente.

Uccise l'ultimo demone e si fermò. Si voltò verso di lei. Era viva e non aveva un graffio, ma era affaticata e in attesa. Piegò poco il capo e poi guardò Dean e Meg raggiungerli.

«Cass...» sussurrò Allison.

«Io mi ricordo di voi.» rispose lui «Mi ricordo tutto quanto.» si voltò e si allontanò da loro.


 

*****


 

«Cass! Fermati.» Allison e Dean gli andarono dietro. Risalirono la collina e si fermarono davanti all'auto in cima.

«Io e te...» disse lui guardandola «Io e voi non ci siamo lasciati nel migliore dei modi.»

«Cass ti prego...» sussurrò Allison avvicinandosi.

«No!» esclamò lui «Tutto questo è colpa mia. Lo capisci o no? Ho fatto delle pazzie e nessuno di voi è stato in grado di fermarmi. E quando vi avevo chiesto aiuto, mi avete voltato le spalle.»

«Noi abbiamo provato a fermarti.» si intromise Dean «Ma come diavolo avremmo dovuto fare eh? Sei un angelo ed eri posseduto da creature talmente potenti che neppure tu stesso riuscivi a controllare. Cosa cazzo avremmo dovuto fare?»

Castiel si portò le mani ai capelli «Tutto questo è colpa mia... Perchè anche tu mi hai voltato le spalle Allison? Se almeno tu mi avessi dato fiducia fin dall'inizio, io non avrei... fatto tutto quello che ho fatto. L'ho fatto perchè mi sono sentito solo e abbandonato.» le disse «Tu, fra tutti... mi hai voltato le spalle.»

«Piantala!» gli urlò Dean «Lei non ha fatto niente. Non riversare le tue colpe su di lei.»

«Voglio che tu te ne vada...» disse lui ad Allison ignorando Dean «Io non voglio vederti, tu mi fai provare rabbia. Aiuterò Sam e dopo non voglio avere più niente a che fare con voi, sopratutto con te.» le disse ancora.

«Cosa?» chiese Allison in un sussurro «Cass ti prego.» lasciò scorrere le lacrime copiose sul suo viso e sospirò scuotendo il capo. Si avvicinò poco e provò ad accarezzargli la guancia, ma lui si scansò guardando altrove «Cass... io ti amo.»

«Vattene!» esclamò lui con la voce spezzata dal pianto.

«Castiel!» lo rimproverò Dean «Ma che diavolo ti prende? Non puoi parlare sul serio.»

«Non importa...» sussurrò Allison indietreggiando «Se lui non mi vuole qui io me ne andrò.» singhiozzò aprendo lo sportello dell'auto e afferrò qualcosa dentro il suo borsone. Lo raggiunse e tese le mani verso di lui «Mi basta sapere che stai bene. Fai attenzione ti prego... e perdonami se puoi.»

Castiel guardò il trench logoro stretto tra le piccole mani della donna. La amava... Dio quanto la amava e vederla tremare scossa dai singhiozzi gli faceva male come nient'altro. Prese il trench senza guardarla negli occhi e la sentì piangere più forte mentre si allontanava afferrando il suo borsone dentro l'auto.

Solo quando fu sicuro che lei non potesse più sentirlo alzò gli occhi e guardò la sua sagoma in lontananza. Non la incolpava così tanto come aveva detto, ma farle credere che la odiasse era l'unico modo per mandarla via, per saperla al sicuro.

«Cass... perchè l'hai fatto? Te ne pentirai.» gli sussurrò Dean guardandolo.

«Io e lei non siamo fatti per stare insieme, è meglio così Dean.» si rimise il suo trench e senza guardarlo raggiunse l'ospedale.

Davanti alla porta concordarono un piano tanto veloce quanto semplice. Cass, ora di nuovo in possesso della sua memoria e del controllo di tutti i suoi poteri sarebbe entrato dentro, avrebbe preso Sam e avrebbe ricostruito il muro dentro la sua testa... Dean e Meg lo avrebbero aspettato in una camera così da rimanere nascosti.

Castiel percorse un lungo corridoio guardandosi intorno. Il trench era sporco dentro quel tessuto si sentiva a suo agio. Ripensò ad Allison, a quelle mani piccole che lo tenevano stretto scosse dai singhiozzi, a quanto avrebbe voluto dirle che la amava e invece l'aveva mandata via. Chissà... magari dopo aver aiutato Sam avrebbe potuto raggiungerla e stare con lei, per sempre. Non aveva mai voluto altro da quando la conosceva. Lei era tutta la sua vita e sarebbe stato felice se lo fosse stato per sempre. La sua bella e proibita tentazione, dalla quale non aveva mai saputo stare lontano.

Trovò Sam in una stanza in fondo, aveva un bavaglio a coprirgli la bocca ed un demone lo torturava con l'elettroshock... Cosa gli aveva fatto? Prese il demone per i capelli e lo uccise poggiandogli la mano sulla bocca così da impedire che volasse via in una nube di fumo nero come la pece. Poi lasciò cadere il corpo in terra e spense quel maledetto attrezzo che ancora torturava Sam.

Gli tolse il bavaglio dalla bocca e ogni elettrodo dal corpo, dal viso «Sam... Mi dispiace per quello che ti ho fatto.» gli sussurrò «Adesso rimetterò le cose a posto.» gli poggiò due dita sulla fronte per rimettere insieme i pezzi e solo allora si accorse che non c'era nulla da rimettere insieme. Il muro si era sgretolato, il caos regnava sovrano e non c'era niente che lui potesse fare.

Il giovane Winchester lo guardò spaventato mugugnando qualcosa di incomprensibile, poi si lasciò andare sul cuscino esausto.

Castiel volò con lui fino alla stanza dove trovò solo Dean ad aspettarli. Poggiò il corpo di Sam sul letto e il maggiore dei Winchester raggiunse il fratello con occhi carichi di speranza. «Allora?» chiese.

Castiel sospirò e raggiunse la parete vicino alla porta. Vi si poggiò contro e scosse il capo «Non c'è niente che io possa fare per lui. Il muro si è sgretolato.»

«Che vuol dire?» chiese Dean raggiungendolo.

«Il cervello di Sam è andato, in milioni di piccoli pezzetto. Non è un problema che posso aggiustare, mi dispiace.» rispose lui guardando Sam. Poi i suoi occhi si spalancarono come in seguito ad un'illuminazione «Ma forse posso deviarlo.»

«Deviarlo?» chiese Dean guardandolo mentre si avvicinava a Sam.

Cass si mise a sedere sul letto e si alzò la manica destra del trench «Si, deviarlo. È meglio così, starò bene. Devi prenderti cura di Allison, lei non deve essere sola.»

«Cosa?» chiese Dean «Cass, cosa vuoi fare?»

«Me la caverò.» e così dicendo poggiò la mano sulla fronte di Sam. Venature rosse si irradiarono dal capo di Sam e percorsero il braccio di Cass per intero, poi il viso ed i suoi occhi diventarono rosso sangue. Sam aprì gli occhi con un urlò soffocato e si mise a sedere sul letto.

«Sam!» urlò Dean raggiungendolo.

«Dean...» rispose lui confuso, poi guardò Castiel che si alzava ed indietreggiava «Castiel... Sei proprio tu?»

Ma Castiel non rispose, si appiattì al muro e tutto quello che riuscì a vedere fu il viso di Lucifero, suo fratello, trasformato da una risata malvagia. Ed il pianto di Allison gli riecheggiò nelle orecchie.


 

*****


 

«Mi dica signorina Masters, perchè vuole lavorare qui?» chiese il dottore.

«Voglio aiutare la gente dottore, voglio fare sentire queste persone normali.» rispose lei «Credo che il mio curriculum sia ottimo.»

«Lo è...» rispose il dottore sorridendo. Poi tese la mano fino a stringere quella della donna e annuì «Benvenuta tra di noi.»

Meg rise e poi lasciò l'ufficio del dottore e raggiunse la stanza di Castiel. Lui se ne stava seduto sul letto, fissava un punto vuoto della stanza, disorientato e piccolo come non era mai apparso.

«Non preoccuparti angioletto, veglierò su di te.» gli disse prendendo una sedia e sedendosi di fronte a lui.

Lui scosse impercettibilmente il capo e chiuse gli occhi. Lucifero non faceva che prenderlo in giro, ricordargli i suoi errori, promettergli che quello era solo l'inizio. Non avrebbe resistito a lungo, sarebbe impazzito davvero o si sarebbe ucciso. Si era amaramente pentito di averla mandata via.

«Allison, dove sei? Aiutami ti prego.» sussurrò triste.

Meg corrugò la fronte e sospirò scuotendo il capo «Mi dispiace Clarence... dovrai accontentarti di me.»

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Capitolo 3
*** 3 ***


Nuova pagina 1

Disclaimer: Castiel e i personaggi di Supernatural non ci appartengono, ma Allison decisamente SI' così come le trame che derivano dalla visione del telefilm. Per cui siete pregati di non copiare, le fan fictions si scrivono per liberare la propria fantasia...non quella degli altri. Buona lettura da StillAnotherBrokenDream e Robigna88 (Broken_88)


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CAPITOLO 3

 

 

Allison si trascinò stanca fuori dalla porta di casa. Non aveva voglia di mettere il piede fuori per nessuna ragione al mondo, ma la sua vicina, con una telefonata isterica e fastidiosa le aveva fatto notare che la sua cassetta della posta stava per esplodere e che gran parte delle lettere che aveva ricevuto si stavano ingiallendo sotto il sole cocente di Los Angeles.

«Fanculo tu e quelle stramaledette lettere.» le aveva risposto senza troppi preamboli. Però alla fine era uscita comunque a recuperare la posta di giorni e giorni. Magari avrebbe trovato un biglietto di Castiel o qualcosa che le facesse capire che non pensava davvero quello che ha detto, che la voleva con sé nonostante tutto. Aveva riso di quel pensiero; un Angelo del Signore che le mandava un biglietto dicendole che la amava. Non aveva senso, se Castiel avesse voluto parlare con lei sarebbe volato lì in casa, faccia a faccia, com'era sempre successo ogni qual volta era stato necessario. E infatti, nella posta non trovò nulla di interessante eccetto bollette scadute e avvisi di pagamento con la minacciosa carta intestata di qualche studio legale che cercava di intimidirla citando articoli del codice che le intimavano di pagare immediatamente.

«Stupide bollette...» mormorò alzandosi per raggiungere il cestino dell'immondizia. Le gettò tutte dentro senza nemmeno strapparle o appallottolarle, e poi sospirò riempiendo un bicchiere di acqua dal lavabo. Ne bevve un sorso guardando fuori dalla finestra che dava sul giardino e chiuse gli occhi facendo scricchiolare il collo teso.

Non aveva dormito un granché negli ultimi tempi, ma naturalmente neppure questo aspetto della sua vita era una novità. Non si faceva una vera e propria dormita da così tanto tempo che neppure ricordava quanto ne fosse passato. Forse, si rese conto, l'ultima volta che era successo c'era Cass accanto a lei, a stringerla tra le braccia. Quindi molto molto tempo prima.

Sospirò e sobbalzò quando con uno scatto il contatore della luce si spense togliendo l'elettricità in tutta la casa. Cosa diavolo era successo?

«No...» mormorò scuotendo il capo mentre si avvicinava al contatore «Non è possibile. Mi hanno ridotto l'erogazione di corrente elettrica. Maledetti stro...» la frase le morì in bocca, scosse il capo traendo un grosso respiro e tornò fino alla cucina per afferrare il suo cellulare che squillava.

Sul display il nome di Sam vibrava a lettere cubitali seguito dallo smile sorridente a cui lo aveva affiancato quando anni prima lo aveva memorizzato. Se solo ora avesse avuto la voglia ed il tempo avrebbe cambiato quella faccina sorridente trasformandola in una faccina perplessa o depressa, in qualcosa di brutto e pericoloso perchè quei due portavano solo pericolo e sconvolgimento nella sua vita. Pensò se rispondere o meno, ma poi decise di farlo. In fondo potevano essere notizie riguardanti Castiel in qualche modo.

«Pronto?» rispose senza particolare entusiasmo. Immaginava che se Sam la stesse chiamando era perchè stava di nuovo bene, ma non le importava più di tanto.

«Allison... Sono Sam.»

«Felice di sentire che stai bene.»

«Lo sei davvero?» le chiese lui «Non sembra.»

«In realtà non mi importa, ma non volevo essere brutale.»

«Oh... certo, nessuna brutalità.»

Allison si schiarì la voce e cercò nel secchio dell'immondizia la bolletta dell'elettricità che aveva buttato via poco prima. Forse in fondo, almeno quella era il caso di pagarla. «Mi hai chiamata per dirmi qualcosa di importante o solo per sottolineare la mia... brutalità?»

«Ti ho chiamato per Castiel.»

Allison si irrigidì, si sollevò piano stringendo più forte tra le dita il suo cellulare e deglutì a vuoto «Lui sta bene vero?»

Dall'altra parte del telefono Sam fece un grosso respiro e si prese un lungo minuto prima di rispondere «Lui si è sacrificato per me. Mi ha salvato rimettendo ordine nella mia mente ma... ha preso tutto il mio malessere psichico, lui non ci sta più con la testa Allison, mi ha salvato e non lo scorderò mai ma abbiamo dovuto lasciarlo lì nella clinica dell'Indiana perchè al momento è il posto più sicuro per lo stato in cui si trova adesso.»

Allison sentì gli occhi riempirsi di lacrime, il viso avvamparle di rabbia ed il cuore farle male dentro al petto. L'avevano fatto di nuovo. Avevano di nuovo schiacciato Cass col peso del loro egoismo e del loro legame morboso.

«Allison,» continuò Sam «Ti giuro che troveremo il modo di salvarlo, te lo prometto, ma ci vorrà tempo.»

«Smettila di parlare!» urlò Allison «Come avete potuto farlo Sam? Siete due egoisti. Due bastardi egoisti. Ti dico cosa faremo adesso. Io andrò a prendere Cass e ce ne andremo. Io troverò il modo di aiutarlo e né tu né Dean dovrete avvicinarvi mai più a noi due. Intesi?»

«Allison io...»

Allison riattaccò senza dargli il tempo di finire. Corse di sopra e raccolse tutte le sue cose chiudendole disordinatamente in due borsoni. Prese tutte le armi che credeva sarebbero state necessarie ed i sacchetti magici che sarebbero serviti a nasconderli. Tornò di sotto ed aprì un cassetto in cucina. In un vano nascosto all'interno trovò documenti falsi maschili con la foto di Castiel sopra e delle bottigliette di acqua dal frigo. Per ultimo il suo portatile e raggiunse di corsa l'auto fuori nel vialetto richiudendosi la porta di casa alle spalle.

Sarebbe andata a prendere Castiel e finalmente sarebbero stati insieme. Non le importava che fosse matto, non le importava il fatto che sarebbero serviti tempo e pazienza per aiutarlo a stare bene di nuovo. Si sarebbe presa cura di lui come meritava, come avrebbe dovuto fare fin dall'inizio. Il suo Cass non sarebbe rimasto da solo in una clinica psichiatrica. L'aveva abbandonato una volta e non avrebbe rifatto lo stesso sbaglio.

Lei lo amava e insieme tutto sarebbe andato per il meglio.



 

*****


 

Guidò come una pazza e in poche ore raggiunse l'Indiana, senza fermarsi nemmeno una volta. Cass era rinchiuso in manicomio da solo insieme a chissà quali allucinazioni diaboliche

Come avevano potuto farlo? Lo odiavano fino a questo punto? Eppure Dean per anni si era comportato come un amico erano riusciti a superare diversi problemi

credeva davvero che fossero amici nonostante tutto, Cass si era fatto uccidere ben due volte per aiutarli!

Invece l'avevano di nuovo abbandonato, nel letto di un manicomio.

Sospirò profondamente massaggiandosi la fronte, era stanca ma non aveva nessuna intenzione di riposare, mancava poco per arrivare all'ospedale, doveva resistere. Presto avrebbe riavuto il suo angelo e insieme sarebbero scappati lontani.

Finalmente arrivò in prossimità dell'ospedale psichiatrico, parcheggiò l'auto e nascose un pugnale e una pistola sotto la giacca. Non aveva idea di cosa avrebbe trovato, ma era meglio non rischiare. Scese dall'auto e chiuse la portiera con violenza, e si avviò verso l'entrata.

Era un posto squallido, esattamente come ci si aspettava un manicomio al giorno d'oggi. Non aveva idea di dove fosse Cass, era costretta a chiedere a qualcuno. Sì, ma sotto quale nome l'avevano fatto ricoverare?

Dio, di certo non come »Castiel l'angelo del Signore»!

Entrò e si fermò, guardandosi intorno. Infermieri e dottori camminavano a passo spedito, una guardia giurata la squadrava da lontano e...

Meg? Che cazzo ci faceva lì Meg?

Vestita da infermiera, ma con gli anfibi ai piedi, si stava avvicinando a passo svelto.

«Brutta troia» mormorò Allison, pentendosi di non aver portato una tanica di acqua santa per soffriggere la stronza.

Anche Meg sembra poco felice di vederla, forse intuiva perchè era lì. Portare via Castiel, cosa che voleva fare molto di più visto che c'era quella schifosa di un demone nel paraggi.

«Wow che sorpresa Allison Morgan» esordì Meg. «Qual buon vento ti porta da noi? Hai bisogno di una vacanza nel nostro centro benessere?»

Allison rise appena reclinando indietro la testa, davvero, non ne poteva più di quel demone maledetto, avrebbe dovuto ucciderla subito, non appena la sua brutta faccia era ricomparsa davanti ai suoi occhi.

Cosa pensava di fare? Davvero credeva che mettersi contro di lei fosse conveniente?

Allison non si era mai ritenuta una cacciatrice più in gamba degli altri, e nemmeno spietata. Non uccideva una creatura soprannaturale a prescindere solo perchè non era umana, la uccideva solo se strettamente necessario, solo se l'essere era davvero mostruoso e dava fastidio.

Però, di una cosa era certa, e quella stessa cosa amava sottolinearla quando, come in quel caso, era necessario per far abbassare la cresta ad un gallo troppo saccente come Meg: era meglio non farla arrabbiare.

Si rimise dritta e scosse il capo un paio di volte prima di puntare gli occhi dentro quelli demoniaci della sua interlocutrice.

«Meg Meg Meg....» le disse.

Poi la colpì al viso spaccandole il naso e la afferrò per i capelli prima ancora che lei potesse reagire

«Non dovresti fami arrabbiare, nè fare stupide battute sulla mia presenza qui... perchè vedi, il cucciolo Sam Winchester ha vuotato il sacco e il fatto che io sia dovuta venire in questo squallido posto dove, tu sai chi è stato rinchiuso preda di un attacco di egoismo stile Winchester, mi rende molto molto suscettibile al momento.»le disse stringendole i capelli »E il fatto che tu sia qui, peggiora il mio umore. Quindi dimmi dov'è Cass, aggiornami sulle sue condizioni e poi sparisci dalla mia vista prima che il mio istinto abbia la meglio sulla ragione e ti uccida piantandoti un pugnale nel petto. Siamo intese?»

Meg rise leccando il sangue che piano dal suo naso colava fino alle labbra «Tipico di Sam, non sa tenere il becco chiuso. Ma sai, non so di cosa...»

«Allison!»

Sam Winchester comparve da dietro una porta e richiamò l'attenzione dell'amica troncando sul nascere la frase di Meg.

Non era stupito che fosse lì e il suo sguardo la diceva lunga sull'umore che l'aveva accompagnata per tutto il viaggio.

Non si sarebbe sorpreso se l'avesse colpito spaccandogli il naso o la mascella, o magari entrambi. Allison mollò la ferrea presa sui capelli di Meg e raggiunse il minore dei Winchester. «Sei un figlio di puttana. Tu e quell'altro idiota di tuo fratello. Dimmi dov'è Cass, così posso prenderlo e portarlo via.»

Sam alzò le mani per farle capire che non aveva nessuna intenzione di opporsi alla sua richiesta, un po' per calmare gli animi, un po' per non dare troppo nell'occhio, anche se non l'avrebbe fermata se avesse provato ad uccidere Meg.

«È di sotto, in sala ricreazione con Dean.»

«Bene.»rispose Allison «Tu vieni con me.»continuò afferrandolo per un braccio.

«Non così in fretta.»rispose Meg pulendosi il naso col dorso della mano. «Cosa ti fa credere che Castiel verrà con te. Dopotutto sono io che io gli ho tenuto la mano per tutto questo tempo sullo spoglio letto di questo ospedale. Proviamo a chiamarlo tutti insieme, vediamo da chi va il piccolo angioletto, è una specie di scommessa.»

Allison sospirò e afferrò la pistola puntandogliela contro.

«Io scommetto su di me, troia infernale, e ora fatti di lato.»

Meg rise e sospirò per non perdere la sua sottile strafottenza, ma si fece di lato lievemente intimorita da quella minaccia.

Insieme a Sam ed Allison raggiunse la camera in cui Cass era ricoverato per raccogliere le sue cose e quando furono lì una strana sensazione si impadronì di lei.

Gli occhi le si fecero neri come la pece e la paura sembrò avere la meglio «Stanno arrivando» sussurrò e prima che potesse aggiungere altro, due persone comparvero nella stanza in un battito di ali.

«Merda...»mormorò Allison «Angeli.»

Un uomo e una donna vestiti come se dovessero andare ad un colloqui di lavoro apparvero al gruppetto di persone

Meg indietreggiò e al tempo stesso mise mano al pugnale angelico che aveva nascosto dietro la schiena.

Non ci volevano quegli stronzi, proprio no. Avrebbero fatto a pezzi loro e poi catturato il piccolo angelo spaesato

Odiava ammetterlo ma si era affezionata davvero a quello stupido. Cioè lei voleva scoparselo dal principio, ma ora era quasi una cosa sentimentale. Così ingenuo e vulnerabile, faceva emergere il suo istinto materno. Cosa? Che idiozie, semplicemente le piaceva l'idea che dipendesse da lei!

«Salve ragazzi, cosa possiamo fare per voi?» domandò Sam cercando di prendere tempo.

Ma non avevano segnato a dovere quell'ospedale? Evidentemente no se erano riusciti ad entrare. Anche Allison si chiedeva come avevano fatto visto che aveva con se i sac...merda, non li aveva! Nella fretta li aveva lasciati in macchina e di certo quei cretini dei Winchester non aveva saputo apporre i giusti sigilli!

La donna dei due sogghignò. «Dateci il traditore e forse non vi uccideremo»

«Intendete Meg?» rispose Allison indicandola alla sua destra. «Lei è una maestra nel tradimento, è tutta vostra!»

Il demone la guardò di traverso ma in fondo sapeva che era solo per prendere tempo...o almeno era in parte per questo.

«Non fare la furba con noi, stupida umana. Stiamo cercando Castiel. Diteci dov'è!»

Non lo sentivano? Alleluja, Dean doveva avere con se qualche sacchetto, altrimenti lo avrebbero già trovato.

«Vorremmo saperlo anche noi» disse Sam sfoderando il più serio dei toni. «È sparito.»

 

 

*****

 

Nella stanza della ricreazione, come Meg amava definirla, Cass raccoglieva piano i pezzi di un gioco da tavolo che Dean aveva brutalmente gettato a terra nella foga di urlargli contro.

Davvero non capiva come mai il maggiore dei Winchester fosse così arrabbiato, la vita era così colorata e ora Cass poteva vederla con gli occhi della libertà.

Libertà dagli obblighi e dai sensi di colpa... Se il pensiero non lo stupisse così tanto avrebbe tranquillamente urlato che prendere il male di Sam gli aveva fatto bene come nessun'altra cosa al mondo.

Nessuna a parte Allison. Ma perchè lei non...

Si tenne la testa e poi alzò poco gli occhi fissando un punto indefinito.

«Che c'è?» gli chiese Dean.

«Sta parlando con gli angeli.» rispose tranquillamente lui rimettendosi in piedi.

«Chi?»

«Allison... è venuta.» e senza aggiungere altro volò via portando con sè in uno schiocco di dita anche Dean.

Quando si materializzò in camera, gli occhi nocciola della donna più bella che avesse mai visto si posarono su di lui guardandolo con un misto di apprensione e dolcezza.

Dio... quanto era bella.

«Castiel!» esclamò l'altro angelo uomo «Sei vivo fratello mio.»

«Si» rispose lui sorridendo e guardandolo «Lo sono.»

«Allison, come sei arrivata qui?» chiese Dean guardandola.

«Vaffanculo idiota.» fu la risposta che ricevette.

«Tu..» mormorò l'angelo donna guardando Cass «Pensavamo fossi morto. Sei venuto in paradiso, hai blaterato, ucciso molti di noi e poi sei sparito nel nulla.»

«Lo so.. lo so...» sospirò Cass «Mi dispiace ma ora sono diverso. Ora mi piace guardare i fiori e le api. Fidatevi di me, posso offrirvi nuove prospettive.»

«Sei fuori di testa!» urlò quell'angelo donna «Sarò costretta ad ucciderti.»

«No!» urlò Allison avvicinandosi e mettendosi davanti a lui «Non osare toccarlo.»

«Tu, stupida umana impertinente.» ringhiò feroce l'altra allungando la mano fino a quasi sfiorare il viso di Allison «Come osi.»

E la colpì facendola arrivare dall'altra parte della stanza sanguinante. Cass sgranò gli occhi, fissò l'angelo inferocito e lo colpì con tutta la forza che aveva «Non toccarla!» disse deciso.

L'angelo lo guardò perplesso si scansò dalla presa ferrea di Cass e scosse il capo tirando fuori il suo pugnale angelico.

Ma prima che potesse fare qualunque cosa, una grande luce si irradiò nella stanza facendo sparire tutti gli angeli presenti nella stanza, Cass compreso.

Allison sgranò gli occhi scuotendo il capo e si voltò verso la porta.

Un omone di colore tolse la mano dal sigillo e guardò Meg con sguardo che tradiva soggezione. «Ben fatto Tim...» mormorò il demone ridendo appena.

Allison invece si portò le mani ai capelli e li strinse tra le dita con gli occhi gonfi di lacrime.

«Cass...» mormorò guardando il vuoto.

«Già, è l'ultima volta che ti salvo il culo Meg. Questa tua crociata contro inferno e paradiso mi sta annoiando» le disse serio il demone intervenuto in loro aiuto.

Meg alzò le spalle. «Sono un tipo allegro, mi piace l'avventura. Ora se non ti dispiace, andiamo via. Quegli uccellini torneranno e saranno molto più incazzati di quanto non fossero già.»

Allison la fissò truce. «Dobbiamo trovare Cass» disse perentoria. «Dove diavolo l'hai mandato?»

Il gigante sogghignò. «Non ne ho idea, penso in paradiso. Non sono affari miei, questa guerra è vostra e io non voglio entrarci. Adios!»

Scomparve davanti ai loro occhi, più silenzioso di come facevano gli angeli.

«Meg ha ragione, dobbiamo andarcene da qui» disse Dean avvicinandosi ad Allison.

Lei gli lanciò uno sguardo di fuoco. «Allora vattene con la tua nuova amica, io cerco Cass» rispose.

Il cacciatore si passò una mano sul viso. «Cass è un angelo, ci troverà lui non appena..»

«Cass non sta bene!» tuonò la donna. «Per colpa vostra! E voi che fate? Pensate solo alla vostra pelle e ve ne fregate di lui, come fate da quattro fottuti anni!»

«Allison...» provò ad intervenire Sam, ma lei gli regalò lo stesso guardo riservato al fratello.

«Sta' zitto Sam, per favore. È proprio per te che Cass sta male, e non hai fatto niente per aiutarlo. Voi andate pure, io andrò per la mia strada.»

Dean sospirò e parlò con tono più pacato. «Ally, ascolta. Hai ragione su tutti i fronti, se fossimo stati più attenti non saremmo arrivati a questo punto, non ci sarebbero stati Leviatani e Cass non sarebbe...beh, uscito fuori di testa. Quel demone l'ha spedito lontano, ma non l'ha ucciso e appena ci troverà verrà da noi. Ora andiamo per favore...»

Allison aprì la bocca per replicare, quando un trillo di cellulare la bloccò. Era quello di Meg. La puttana aveva l'ultimo modello di Iphone, chissà chi aveva sgozzato per rubarglielo.

«Sì.« rispose il demone. Dopo un paio di secondi iniziò a sorride.

«Ehi Clarence! Che sorpresa, dove sei? Noi dove ci hai lasciati, tesorino, muovi il tuo sederino alato e raggiungici, dobbiamo and... cosa? Stai scherzando? Ok come vuoi.»

Meg chiuse la telefonata e si rimise il cellulare in tasca. «Era il vostro angioletto, ha detto che ci raggiungerà strada facendo, il tempo di confortare un cucciolo di cane che secondo lui è molto infelice. È sempre stato un po' pazzo, ma ora è andato completamente!» e scoppiò a ridere fragorosamente.

I Winchester si guardarono perplessi, mentre Allison era scioccata.

Perchè aveva telefonato a Meg e non a lei? Cosa gli era successo? Si era innamorato di lei?

Il solo pensiero le dava la nausea, non poteva essere vero. Cass non poteva amare un demone!

Scosse il capo senza dire nulla ed uscì dalla stanza tirandosi indietro i capelli. Sam, Dean e Meg la seguirono senza proferire parola e una volta fuori Allison fece quello che aveva promesso a se stessa. Non voleva avere nulla a che fare con quei due, mai più, ma gli servivano ancora per ritrovare Cass quindi li avrebbe sopportati ancora per un po'.

«Io prendo la mia auto.» disse loro «Fatemi strada, e guidate in fretta.»

Accese il motore ed ingranò la marcia seguendo l'auto dei ragazzi quando si immise sulla corsia. Non sapeva dove stessero andando e onestamente non le importava nulla. Voleva solo trovare Cass, dissuaderlo da quella specie di legame che sembrava avere con Meg e portarselo via.

Il suo piano prevedeva un'unica importante cosa: portare Cass via ed essere con lui felice per sempre. Che fosse davvero fuori di testa o no non le importava, lei lo amava.

Sentì le lacrime impadronirsi dei suoi occhi in modo prepotente e in pochi secondi scesero lente sulle guance fino a sfiorarle le labbra. Divennero singhiozzi che la costrinsero a rallentare. Si asciugò gli occhi sperando di riprendere il controllo e fece un grosso respiro speranzosa di riuscirci.

 

 

*****

 

 

Nell'auto di Dean e Sam si respirava un'aria greve, solo Meg sorrideva come un'imbecille facendo innervosire tutti i presenti.

«Che diavolo hai da ridere stronza?» le chiese Dean.

«Ho un sacco di motivi per cui ridere, solo che tu non riesci a vederli, Winchester.» rispose lei afferrando il suo cellulare che squillava. Fece segno ad entrambi i fratelli di fare silenzio e rispose al telefono. «Cass...» sussurrò.

Gli disse su che strada si trovavano e dopo pochi secondi il rumore di un battito di ali riempì l'abitacolo.

«Ragazzi... avreste dovuto vedere quel povero cucciolo, era così infelice...» disse con aria triste guardandosi intorno con fare indifferente.

«Allison è sulla sua auto, dietro di noi.» gli fece sapere Sam.

«Oh...» sussurrò lui «Va bene. Qualcosa non va però, ci sta abbagliando.»

Dean guardò lo specchietto retrovisore e fermò l'auto in una piazzola di sosta. Scese e raggiunse Allison stupendosi del fatto che Cass non lo stesse seguendo... Dio, cosa era successo dentro la mente di quel povero figlio di puttana?

«Ehi...« disse Allison guardando un attimo l'auto «Lui è... è arrivato?»

«Si.» confermò Dean «E sta bene.»

Allison annuì mordicchiandosi il labbro inferiore «Ho bisogno di un po' di tempo da sola, voi andate, vi raggiungerò dopo.»

«Allison non è una decisione saggia.» le fece eco Dean.

«Forse, ma è una mia decisione e non ammette repliche. Tieni d'occhio Castiel e aspetta la mai telefonata»«

Raggiunse il retro dell'auto e mentre Dean si allontanava, risaliva in macchina e ripartiva, pensò al passato, che sembrava tanto lontano.

Quando l'auto fu abbastanza distante, si lasciò andare alle sue emozioni, e sciogliendosi in singhiozzi si lasciò cadere a terra poggiando le spalle al parafango dell'auto stringendosi il viso tra le mani.

Cass era tornato, ma da loro, non da lei. Perchè le faceva questo? Sapeva di ferirla, ne era sicura, eppure si comportava così.

Iniziò a pensare che la sua fosse una vendetta, in fondo anche lei gli aveva voltato le spalle, non lo aveva sostenuto quando più ne aveva bisogno.

Magari ora non voleva più avere a che fare con lei, e preferiva Meg.

Scosse il capo e cercò di ricacciare indietro le lacrime, ma quelle continuavano a scendere rapide e copiose.

Era tanto stanca, avrebbe solo voluto potersi accoccolare accanto a Cass, godere del suo calore e addormentarsi felice tra le sue braccia.

Ma forse questo non sarebbe successo mai più.

«Ti ho perduto per sempre, Cass?» mormorò in un sospiro, mentre davanti a sè il giorno lascia il posto alla notte, regalandole un tramonto che sembrava quasi triste.

Persa nella sua tristezza, non si accorse nemmeno nel fruscio di ali che risuonò nell'aria.

«Sono qui»

Allison sussultò e guardò alla sua destra. I grandi occhi azzurri di Cass la guardavano tristi.

«Cass! Che ci fai qui?»

Lui guardò il tramonto. «Ti ho sentita triste, volevo vederti» le disse.

Il cuore della donna batteva forte, non era vero che preferiva Meg, nè tanto meno quei due idioti. Li aveva lasciati ed era volato da lei.

«È vero...sono tanto triste. Anzi disperata, perchè ho paura che tra di noi non sarà mai più come prima.» gli confessò piangendo.

Cass abbassò lo sguardo. «Tutto nel mondo cambia. Anche le persone, anche gli angeli sai? È un continuo mutare...»

Allison gli si avvicinò di più e gli poggiò una mano sul braccio. «Cass, guardami» gli disse con dolcezza. «Io non sono cambiata, io sono la donna di sempre. Quella che ti amava e che ti ama ancora.»

L'angelo scosse il capo, ma sembrava sul punto di piangere. «Hai visto che tramonto meraviglioso? Il sole sembra allargarsi...»

Lei si sentì perduta, Cass in qualche modo la stava respingendo. Magari non lo faceva di proposito ma era così. Le lacrime ripresero a correre lungo le sue guance, tornò a sedersi al suo posto senza staccare gli occhi dal viso di Cass.

«Perchè sei venuto qui?» gli domandò dopo alcuni istanti.

Finalmente Castiel la guardò davvero, Allison si accorse delle lacrime che stava per sgorgare dai suoi occhi.

«Te l'ho detto, ti sentivo triste» disse, mentre una lacrima sfuggì dal suo controllo e rotolò lungo la sua guancia.

Allison la raccolse con le dita. «Perchè piangi, Cass?»

Lui inclinò un po' la testa e sbattè le palpebre. «Perchè anche se mi hai fatto male, mi fa male vederti piangere.»

Allison sentì il cuore andarle in pezzi, il suo intero mondo si sgretolò e rimase solo l'amara consapevolezza che in qualche modo, anche se forse non del tutto, l'aveva perduto.

«Mi dispiace.» gli sussurrò «Non sapevo dove fossi e pensavo che non volessi vedermi, io.. Mi dispiace Cass...» singhiozzò chiudendo gli occhi e quando li riaprì lui era a due millimetri dal suo viso.

«Shh...» le sussurrò. Poggiò le labbra dolcemente sulle sue e le imprigionò per pochi lunghi secondi. Poi poggiò la fronte sulla sua e le strinse la mano perdendosi nel silenzio di quel triste tramonto. Si era sentito abbandonato da Allison, ma anche lui aveva le sue colpe. E nonostante tutto, lui la amava.

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