Non ho bisogno dell'amore.

di carlie003
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sogno o incubo? ***
Capitolo 2: *** Una quotidianità da non sottovalutare. ***
Capitolo 3: *** Always On My Mind ***
Capitolo 4: *** Scherzi del ''destino'' ***



Capitolo 1
*** Sogno o incubo? ***


Vide arrivare una ragazza che correva verso di lei col fiatone, -Herm, hanno gia iniziato le gare! E Ron è in vantaggio!- La guardó, sorrise istintivamente, nn capiva perché si trovasse su quella piccola montagnetta incostante di quel pezzo di prato: il pezzo di  parco dietro il castello, vicino al lago nero.  Hogwarts era splendente come sempre, d'estate la sua bellezza appariva ancor maggiore.
Hermione si guardò  attorno, spaesata da quello spettacolo, quando c'era finita li? Che cosa ci faceva lei al castello, con indosso la divisa scolastica? Perché quella ragazza le stava parlando e non riusciva a riconoscerla? Trasalì ad un movimento poco convinto vicino a se, c'era qualcuno li seduto con lei: si guardo piano piano attorno, con circospezione, cercando di capire se aveva con se la bacchetta o meno. Che le avessero scagliato un Oblivion? No, impossibile si disse, nessun segno di battaglia, niente sangue, ne tanto meno lividi o quant'altro. Poi all'improvviso la visione che le si paro davanti agli occhi le fece dimenticare tutte le sue misure di sicurezza e tremando da capo a piedi impercettibilmente, il suo cuore perse un colpo e ringrazió il cielo di essere seduta: quella figura, vicino a lei. Era splendida, quasi marmorea, la pelle di porcellana, occhi di ghiaccio, capelli fini, biondi,quasi bianchi. Lo squadrò per ben bene, figura longilinea, portamento elegante, solo in quel momento si rese conto di stare davanti a.... Chi era quel ragazzo? Perché non riusciva a ricordare il suo nome? Eppure, riconosceva ogni piccola parte di lui, ogni cellula. Non riuscendo a dare un nome a quel volto  si face un poco in dietro, istintivamente, rendendosi conto , peró che non voleva allontanarsi, non sopportava la distanza, quel ragazzo dallo sguardo gelido era lì davanti a lei, ed era tutto ciò che voleva, tutto quello di cui aveva bisogno. Lui.
-Quindi? Herm! Vieni o no?- disse la ragazza. -Certo, certo! Dammi solo due minuti..-
-Come vuoi, la scelta è tua!- disse girandosi per poi andarsene di tutta fretta.
Ancora perplessa e piena di strane sensazioni si volse di nuovo a guardare il ragazzo che le stava a fianco, trasalendo due secondi più tardi, dato che non si aspettava che lui parlasse: -cos'è ora vuoi andare a vedere lenticchia che affoga, piuttosto che restare con me?- lo disse in tono annoiato, ma per un istante i suoi occhi la fulminarono.
-Tu.. Tu sei geloso? - dalla bocca di Hermione uscì la domando prima ancora di rendersi conto di averla pensata,lui dal canto suo, la scruto un momento e lentamente disse: -perché, dovrei esserlo?- -Oh no! No! Affatto! Tu lo sai che per me esisti solo tu, vero?- Rispose Hermione.  -Oh, ma davvero? Dimostramelo- dicendo così si avvicinó lentamente al viso di lei, e non appena fu abbastanza vicino da poter notare qualche lenticchia sparsa sul suo viso qua e là, lei chiuse gli occhi lasciandosi baciare. "Sei crudele" gli avrebbe urlato volentieri, ma non era in grado di poter decidere i pensieri del suo cervello, tanto meno ciò che usciva dalle sue labra.
Il bacio da prima timido, accennato, un morbido sfiorare di labbra, all'improvviso divenne volitivo, sensuale. Il desiderio trapelava nn soltanto da quelle bocche avvinghiate come una cosa sola, ma anche dagli occhi di lei, quegli occhi color oro fuso, che se nn fossero stati chiusi avrebbero dato a capire non soltanto il desiderio, ma anche l'amore, l'adorazione per quelle labbra. Per tutto ciò  che lui rappresentava. Ad un certo punto si rese conto di sentire tutto e allo stesso modo di non sentire assolutamente niente; si rese conto di essere la persona più importante del mondo.
Sensazioni, pensieri e  tutto ciò che avevano attorno si mescolavano, diventando un vortice di emozioni: lui la teneva vicino a se, la stringeva baciandola, facendole sentire che era tutto ciò che voleva e lei in cambio era semplicemente prigioniera, schiava e regina allo stesso tempo. Non voleva chiedere altro, non voleva sapere altro. Invece ad un certo punto come preso da un pensiero o da una scossa lui si scosto, lei in risposta aprì gli occhi: c'era qualcosa che nn andava, le sfumature calde dei suoi occhi di ghiaccio sparivano, lasciando spazio proprio a quest'ultimo facendole raggelare anche le ossa.
Gli alberi diventavano sfuocati, il cielo blu sopra di loro stava diventando solo un oceano nero. D'improvviso in lei nacque l'agitazione improvvisa che  molte volte si ha quando ci si prende conto di cosa sta per succedere, di cosa invece è reale o meno.
Si guardó a torno disperata, come a voler trattenere con gli occhi tutto ciò che stava scomparendo. Si soffermò sul viso di lui, lo sguardo mutó completamente, gli occhi si spensero, persero di vivacità, era... Tristezza quella?
Le Stava parlando, ma purtroppo non riusciva a capire cosa dicesse, piano piano scompariva, si allontanava, il suo sguardo da triste mutó, lui era solo lontano. Lei non importava più, lui, il suo cuore, nn era più lì, non era più suo.
Hermione era sola, tremendamente sola, intorno a lei buio, niente più.  Se prima non aveva avuto l'impressione di nulla che riguardasse se stessa ora sentiva la solitudine, l'abbandono, il tradimento, l'amore non dato.  L'ultima cosa che vide fu una lacrima cadere sul prato quasi inesistente.
 
Un urlo la sveglió di colpo, facendola sedere di scatto: era sola, nel buio della sua stanza. Tra le lacrime ed il miscuglio di sentimenti che creavano  dentro di sè dei vortici di dolore, man mano sempre piu forti. Si ritrovò sdraiata in posizione fetale, cercando tra le lenzuola un appiglio che non venne in suo aiuto. Da quanto tempo non le capitava più di sognarlo? E perché giusto quel giorno? Se era notte fonda o semplicemente l'alba, non seppe dirlo. Quelle ore che la separavano dalla luce del giorno, furono quasi interminabili,ma si sa, prima o poi il tempo passa per tutti. E lei lo sapeva bene.

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Capitolo 2
*** Una quotidianità da non sottovalutare. ***


"Sono passati tre anni. Eppure mi sembra sia successo tutto  ieri, certo i sogni non aiutano granché alla mia psiche.
Sta mattina, Dopo essermi svegliata in quel modo ho iniziato a rivalutare la partenza. Che poi, perché ho deciso di tornare ancora nn l'ho capito: sto bene qui, mi sono ambientata bene, ho dei vicini esemplari, io non do Fastidio a loro, loro fingono che io non esista neanche. Insomma è una buona cosa,no? A lavoro solo conoscenze giuste, mai niente di approfondito; quindi 'amicizie' manco a parlarne; di uomini poi, credo siano diventati una specie in via d'estinzione, almeno per me.
L'unico problema rilevante è quel appestato di Marcus! Chi gli ha mai chiesto niente poi? Ma dico, è normale che si accanisca proprio contro di me? Manco gli è passato per la testa di prendere in considerazione il mio curricula; eppure era scritto a caratteri cubitali,io personalmente me ne sono occupata, tra le altre diciture ho sottolineato alcune cosucce piuttosto interessanti:
 personalità maniacale, ipersensibilità, master in pozioni, master di III livello in Arti Oscure, Arti! Non Difesa! Sulle Arti. A proposito di. Come imparale, come maneggiarle, ecc. Dico, è così chiuso nel suo piccolo mondo da non sapere cos'è Drumstrang? No ma per lui che importanza può avere se sono una fottuta strega Oscura, no! Tanto sono pur sempre Hermione Granger... Odio essere catalogata per il nome che porto. Odio chiunque cataloghi le persone in quel
Modo.
Ma devo ammettere che se non fosse così magari a quest'ora sarei già finita ad Azkaban.. Forse, non so."
 
Rimuginava tra sè e sé ancora tra le lenzuola, quando D'improvviso un piccolo "Plop" la face sedere di scatto: -Buon giorno bella! Siamo pronti?- Un uomo sulla trentina apparve in tutto il suo splendore al centro della stanza: alto, muscoloso, moro e abbronzato si ergeva davanti alla ragazza mezza sconvolta per quell'arrivo così improvviso. 
-Marcus! Mai pensato di usare la porta come le persone normali, razza di troglodita?  Cosa non ti è stato chiaro quando ho scandito le parole: "fuori da casa mia per sempre?"- 
-Herm, sei ancora in pigiama? Sono le sei, hai la passaporta alle sette! Hai fatto i bagagli almeno?- Marcus era quel genere di persona che si scaldava con tutti e per tutto. Dato che queste cose erano molto più che evidenti Hermione, dopo tre anni ancora non capiva come facesse a sopportare lei ed il suo carattere. Sapeva solo che quando lei era nervosa ed iniziava ad agitarsi tutta, sbraitando a destra e a manca lui non si arrabbiata,la ignorava e basta, standole peró, vicino. Non la faceva mai stare da sola.
Marcus aveva capito che Hermione non era arrivata in quel paese dove non conosceva nessuno perché voleva imparare qualcosa di nuovo o fare nuove esperienze.
Marcus aveva capito che lei fuggiva dal fantasma di un amore passato, e da ciò che realmente lei era. 
Lui ci era già passato, lui la capiva perfettamente anche se lei non l'avrebbe mai ammesso. Erano diventati compagni di lavoro dopo due settimane che lei era arrivata in Italia, dopo due mesi tutti al Ministero pensavano che andassero a letto insieme. 
Si ricordava che un giorno, a pranzo, mentre tutti li guardavano Hermione gli aveva  detto: "-Sai, a volte credo che sarebbe tutto più facile se davvero andassimo a letto insieme, visto come ci comportiamo.-" L'aveva detto così, come a voler intendere che fosse stata casuale  quella frase, ma sapevano entrambi che così non era. Si, sarebbe stato tutto più facile. Per entrambi.
-No Marcus, non so neanche se voglio veramente partire..- disse iniziando a mordicchiarsi  il labbro inferiore.
-Tesoro, non sei obbligata, lo sai questo, vero?- disse queste parole in tono dolce, comprensivo, ma i suoi occhi la scrutarono attentamente, come a voler sondare tutte le emozioni che in quel momento lei voleva solo nascondere.
-Lo so, ma anche se è così devo andare. Devo.- "Devo affrontare i fantasmi che ho accantonato, quelli che ho voluto credere di essermi lasciata alle spalle. Devo essere forte, devo ritrovare un pezzo di me. Devo riprendere in mano la mia vita, Marcus." tutto lo sproloquio lo pensò soltanto,  lui la capiva senza bisogno di discorsi patetici e frignoni da parte sua. -Lo so Herm, lo so- Marcus era anche un appestato, pensò mentre si alzava da letto accennando un sorriso, ma era l'unico che era riuscito veramente a capirla.
 
 
Londra,Ministero della Magia:
Arcturus Locksley, isterico, scontro, scorbutico e impertinente capo Auror in carica  da  ben sette anni sbraitava contro due maghi che a parer suo erano solo due dementi troll di montagna. -Ma dico! Eravate in servizio, per Merlino! Invece di ridurre a brandelli quei vampiri voi vi attaccate a vicenda? Chi cazzo credete di essere, eh? Dov'era Canon?  E Weasley? Siete tutti dei fottutissimi bastardi, ecco cosa siete!- Lo disse puntando il dito sulle loro fronti, come a voler loro sparare con una pistola babbana.
-Il bastardo qui è solo miss mondo, non io. È stato lui che ha iniziato a rompere le uova nel calderone!-
-Perché Malfoy? Perché non ho voluto prima parlare di chi era il capo branco? Ma tu sei veramente rincretinito.- Il biondo per tutta risposta consigliò con il dito medio  della mano destra a Potter un semplice modo per passare il tempo. L'altro per tutta risposta disse -Ti piacerebbe, eh.- -Oh, non sai quanto, smidollato.-rispose Draco con occhi che pungevano pericolosamente il compagno di squadra. In tutto lo scambio di battute, Il loro capo, li aveva guardati con la bocca spalancata, senza proferir parola. D'improvviso si ridestò ed allora esplose con un sonoro e deciso: -FUORI DI QUI! IMMEDIATAMENTE!!-
-Che caratteraccio!- disse Draco non appena la porta si richiudeva alle sue spalle. -Glielo dici tu che Colin è in ospedale per colpa tua, vero?- disse la segretaria di Locksley al biondo Auror. -Manco morto! Vuoi che mi stordisca di nuovo con quelle urla da trombone stonato che ha? Sono molto sensibile io, per chi mi hai preso?--Malfoy?- - Lo sai con chi stai parlando o no?- -Malfoy.-   -Ma guarda te cosa devo sentire io! -
-Malfoy?-  -La mia regale persona ha gia sofferto veramente troppo oggi...-  -Malfoy, per l'amor di Morgana ed il suo calderone, Taci!- disse Harry, che si era incamminato col biondo verso gli ascensori. L'altro non lo ascoltava minimamente, se ne stava a parlare di quanto fosse difficile essere se stesso e portare un regale portamento, nel mentre Harry Potter si accese una sigaretta, che gli fu rubata immediatamente dalle labbra. -Tu non impari mai, vero folta chioma?disse Harry estraendone un'altra dal porta sigarette.
 
 
-in... Olin! Colin,mi senti?-
Ron Weasley  era seduto vicino a letto dell'amico, nonché compagno di squadra mezzo moribondo.
-Mmmm...-
-Colin, cazzo svegliati! È tutto il giorno che sei qui a poltrire! Allora?-  -Sessanta...- disse Colin Canon con voce mezza moribonda. -Cosa? Sessanta, cosa? - Ron Weasley era provato dalla nottata appena trascorsa,  aveva un livido sulla tempia destra e del sangue rappreso sulla camicia, segni di una naso prima rotto e poi riaggiustato. -Sessanta.. Minuti.- Disse in fine Colin, aprendo gli occhi e cercando di mettere a fuoco l'amico. -Maledetto. Questa me la paga... Maledetto Malfoy- Ron lo guardava con aria truce per la battuta appena fatta dall'amico, pessima, ma per uno che aveva rischiato il coma, era anche troppo. Quindi decise anche di passarci sopra, prendendo in considerazione invece l'altra metà della frase di Colin: -Cosa vorresti fargli scusa? Alla fine quello poteva farti anche di peggio.- -Ron, mi ha schiantato solo per il gusto di farlo! Mi ha puntato quella stramaledetta bacchetta in mezzo agli occhi!! E tu cerchi di fargliela passare liscia?- -No, certo che no però non é un modo come un altro per prendere la scusa e fargli esalare l'ultimo respiro,  no?- "E poi, devo ammettere che la scena è stata davvero divertente! Ma questo non glielo posso dire a Colin,no?" pensò. -Dai Colin! Sono stanco morto voglio solo andare a casa e stendermi in qualunque cosa abbia una consistenza morbida e somigli ad un letto, su su. Ora alzati e leviamoci dalle palle, coraggio.-  Così dicendo Ron prese l'amico da sotto le braccia e lo tirò su malamente, quando fu completamente in piedi non disse altro che un -Maledetto...- Prima di sparire tutti e due con un semplice "Plop".
 
 
Nota dell'attrice: eccomi con i secondo capitolo, spero solo di non annoiarvi. =]

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Capitolo 3
*** Always On My Mind ***


Ministero della MAgia: 06.45 AM

Draco Malfoy non era una persona apatica, anche se riusciva a tenere ancora in piedi la figura di ghiaccio che aveva sempre inscenato, non tutto gli scivolava addosso come avrebbe voluto. Stravaccato su una poltrona, in una saletta alquanto appartata al livello sette, nonché quartier generale degli Auror, aveva lo sguardo fisso davanti a sè e ripensava alla notte appena trascorsa: quell'idiota di un Canon gli doveva il suo fottutissimo fondoschiena, per non parlare di quel misero collo che si ritrovava attaccato al corpo. Ancora non riusciva a capire però, per quale motivo volessero proprio Canon, non capiva.
Quei vampiri, invece, l'avevano capito bene, sapevano che lui li avrebbe preceduti, sapevano che poteva leggere dentro le loro misere ed impure menti, per questo alla fine avevano deciso di fuggire. Dannati. Certo, ovviamente portandosi dietro le pergamene che tanto avevano cercato per mesi e mesi. Tutte quelle notti in bianco, tutte quelle perlustrazioni, tutto quel lavoro con Letticchia a Malfoy Manor. Era stata tutta fatica sprecata. Tutti avevano fatto di tutto pur di venirne a capo, anche se con Weasley si era divertito proprio al Manor, inorridiva il rosso, ogni volta che vedeva e capiva gli orrori che c'erano ancora in quei sotterranei, una vera goduria, quello si, lo ammetteva. Ma le pergamene perse.. Non riusciva a darsi pace.
-Dannazione!- disse ad alta voce, dando un calcio al tavolino che si trovava davanti a lui. 
E poi quell'incontro, quella donna.. Quella vampira non era normale, i suoi occhi erano strani, gialli. Perchè gialli e non rossi? 
Per poco non gli prendeva un colpo, non vedeva un colore simile in nessun paio di occhi da tre anni. 
Tre lunghi anni di propositi ben chiari, lotte contro se stesso per non prendere quel cazzo di aggeggio diabolico che senza bisogno di magia riusciva a far comunicare le persone che ne avevano uno simile tra loro. Lo Sfreggiato glielo aveva regalato proprio nel periodo in cui se non scagliava cruciatus agli ignari babbani che avevano avuto solo la colpa di incrociare la sua stessa strada era un miracolo vero e proprio. Tre cazzo di lunghi anni. Ma che poi, perchè ancora ci pensava a quella sporca mezzosangue ancora non riusciva a capirlo.
Lo aveva abbandonato di punto in bianco, proprio quando aveva avuto più bisogno di lei.
Perchè si era sorpreso da quel comportamento ancora non lo capiva, lui era abituato a quel tipo di cosa, a quel tipo di... Dolore. Si, lo ammetteva, aveva sofferto come un cane sentendo d'improvviso quel senso di vuoto che lei aveva lasciato così repentinamente: lei se n'era andata senza lasciare alcuna traccia, non un biglietto, non un gufo, non una stupida chiamata. Se n'era andata così, da un giorno all'altro, per motivi che ancora non capiva. Così come non capiva perchè, ogni maledetto giorno ci ripensava a lei. Appena gli rimaneva un attimo per stare da solo ecco che le domande e un miscuglio di sentimenti facevano capolino dal più profondo e nero degli abissi in cui lui cercava di sotterrare tutto quanto. Aveva imparato ben presto a capire che più stava da solo più ricordava, più ricordava e più stava male diventando inevitabilmente scontroso, e intrattabile; non riuscendo più a connettere bene i pensieri. 
Questo non lo aiutava nel suo lavoro, per nulla. Lui doveva esere pronto, scattante, doveva ragionare a mente lucida ed istintivamente. E doveva ammettere che di istintivo, quel dolore, non aveva assolutamente nulla. 
Faceva male l'abbandono. Oh, lui lo sapeva bene, prima suo padre, poi sua madre e per finire in bellezza la mezzosangue che spariva lasciandolo solo in un mondo che non consceva per niente; un mondo che gli era ostile, nel quale lui non ci sarebbe mai entrato per sua spontamena volontà, ma che ringraziava il fato per aver deciso proprio quel destino per lui.
Lei era la colpevole di tutto, era lei che lo aveva fatto rinsavire, lo aveva capito, ascoltato ed incoraggiato. 
Lui invece non aveva capito assolutamente nulla di lei.
Lei aveva puntato tutto quello che aveva per lui, pure la sua stessa vita, le amicizie, gli affetti. E l'amore. L'amore che provava all'inizio per Weasley. Quell'amore che aveva abbandonato pur di stargli accanto anche senza l'approvazione di niente e nessuno. Ancora si sorprendeva se ci pensava su, perchè aveva scelto di credere in lui e abbandonare alito di lumaca? Che fosse stata solo una semplice scusa per mollare uno di cui si era stancata? Bha, anche quello non riusciva a capirlo. Però, di una cosa ne era più che sicuro: lei aveva fatto tanto per lui, l'aveva tirato fuori da un incubo durato sedici anni.
Draco poteva anche essere una Serpe e tutto ciò che non stancandosi mai di ripetere i suoi compagni di squadra glielo facevano presente appena ne avevano l'occasione, ma sapeva apprezzare, sapeva essere giusto, e mai soggettivo, nel riconoscere agli altri i propri meriti. O torti.
E sapeva anche ripagare con la stessa moneta. 
La mezzosangue poteva anche essersene andata, non aver mai dato sue notizie, poteva anche aver dimenticato tutto, essersi lasciata il passato alle spalle; ma lui no, lui si ricordava bene di tutto e sapeva bene che mai avrebbe potuto ripagare veramente tutti i sacrifici e la dedizione a cui si era dedicata a lui.
Lei, andandosene, gli aveva dato un valido mitivo per odiarla, detestarla e dimenticare tutta la riconoscenza che ogni giorno le regalava anche solo guardandola con calore con quegli occhi che risultavano più freddi del ghiaccio per chiunque altro. 
Si, ma non per lei. A lei aveva riservato il calore, quello che non si era mai permesso di regalare a nessun altro. E lei se n'era andata.
-No Mezzosangue, questa proprio non me la dovevi fare. Ti odio.-, disse ad alta voce. "Ma non posso dimenticare"disse a se stesso.
Ci pensò su, ora parlava anche da solo? No, parlava con un ricordo, l'unica cosa nitida che ancora gli rimaneva di lei. 
Si alzò su, stirando un poco la piega che aveva preso il jeans che portava. Si guardò attorno, sperando di essere ancora solo nella stanza, Lo era. E appoggiandosi al muro, tirò fuori dalla tasca posteriore un pacchetto di sigarette mal ridotto, ne prese una e l'accese, assaporando il gusto del fumo, tutto ciò che aveva in quel momento per anestetizzare il dolore che sentiva.

-Herm, lo so che sarà dura, che a volte penserai che vada tutto storto, e se avrai bisogno di sfogarti e non troverai in nessuno di loro il confidente di cui hai bisogno, beh, hai il mio numero no? Fammi uno squillo quando vuoi.- Marcus la osservava un poco titubante, non sapeva come comportarsi quando si trattava di addii, anche se sapeva che quello era solo un arrivederci poco convinto. Peró quei gesti, quelle parole lo mettevano non poco in difficoltà.
Hermione lo guardó divertita -E chi ti fa presupporre che sia proprio tu la persona adatta a quelle situazioni?- disse. -Beh, tu mi adori! E sei completamente innamorata di me, anche se non lo ammetteresti mai!- disse scoppiando a ridere. -Herm, è ora, e mi mancherai. Tanto.- Marcus parlava facendo delle pause che a Hermione parevano interminabili. 
-Sono convinto che riuscirai a fare tutto quello che ti proponi e ti proporrai, abbi solo fiducia in te stessa.- Mentre l a guardava le prese la mano, l'avvicinò a se e l'abbracciò, stringendola gentilmente. -In fondo, devo dire che mancherai anche a me troglodita di un Giotticelli- dissi Hermione staccandosi gentilmente dalla presa dell'amico -Ricordati di andarla a trovare, e ricordati di scrivermi. Sii gentile con le persone e non fare cazzate, fra poco dovrai incontrare il tuo nuovo compagno, non ucciderlo il primo giorno. Scrivimi, e se non hai nessun altro da infastidire io risponderò ok? Ahahaha! Ricordati di scrivermi va bene?- Hermione disse tutto quanto ad una velocità tale da lasciarla senza fiato, ma si ritrovò a sorridere. -Herm, l'hai detto tre volte, hai detto: scrivimi tre volte- Sorrideva anche lui. -Scusami, sono nervosa, ora vado, ci vediamo Mark! Nel dirlo, prese in mano un piccolo budda che era appoggiato alla scrivania, il cubicolo oramai era semivuoto, dato che uno dei due Cercatori, abbandonava quella postazione ormai familiare. 
Si girò di nuovo a guardarlo e sparì con un sorriso tra le labbra. -Lo sai che non mi piace che mi chiami così- disse Marcus a bassa voce guardando il punto in cui era appena sparita. 

07.00 AM

Ah! Ps: spero che la tua giornata sia splendida! Un bacio!
Marcus>
Hermione appena arrivata al Ministero della magia Londinese, si era guardata attorno accorgendosi di essere capitata in uno dei cunicoli dell'atrio nell'ingresso. Si risistemò bene la borsa a tracolla che portava e si diresse verso un funzionario incaricato di gestire il transito internazionale via passaporta.
-Documenti prego. Deve anche compilare i moduli d'entrata, dichiarare il perché del suo viaggio al nostro paese, quanto rimarrà...-Attaccò con quella che sembrava la solita tiritera, Hermione frugò un po' nella borsa alla ricerca del suo portafogli, facendo finire il telefono che teneva poco prima in mano in fondo alla borsa. Maledetto Marcus! Ci avrebbe pensato anche a lui a tempo debito, lo avrebbe ucciso, si ripromise. Alla fine dopo ben due minuti di ricerche trovò ciò che cercava, lo aprì e tirò fuori una sottospecie di distintivo, lo tirò su, così da poter essere letto dal funzionario e disse: - Sono un Auror, grazie.- Non voleva essere scortese ne tanto meno maleducata, ma a giudicare dalla sua faccia l'uomo ci restò male, ammutolendosi istantaneamente. -Tutto a posto?- chiese la ragazza. L'uomo quasi svenne, la guardò per un lungo attimo e disse: -Signorina Granger? Oh, mi perdoni, la prego non l'avevo riconosciuta, mi avevano detto che sareste dovuta arrivare al mattino presto, ma pensavo più tardi! Certo che presto vuol dire presto, ma pensavo più tardi, non so! Guardi mi dia due secondi e le darò tutti i suoi averi, tutto quello di cui ha bisogno, naturalmente. E tutto ciò che è suo, ovvio! Non che di ovvio ci sia niente, e neanche di strano, sono cose sue, è naturale che le vengano restituite visto e considerato che non ha altri parenti o un coniuge a cui affidare tutto se lei va via dal paese per tanto.. Così come appunto è successo! - farfugliava un discorso che di senso aveva solo il suo significato. I suoi averi, ciò che le sarebbe stato utile. "Strano" si disse Hermione, "sembra spaventato, non capisco se è intimorito da me, dal suo sbaglio o da fattori esterni." Si disse che non era un suo problema, era già abbastanza stressata per quel assurdo viaggio, non aveva dormito bene e non aveva nessuna intenzione di preoccuparsi di un estraneo proprio in quel momento. Così si decise per quella che era stata battezzata da ben due anni e mezzo oramai da Marcus come l'Hermione's poker face. Che di indifferenza aveva solo quella che provava lei, sulle altre persone quell'espressione tra l'annoiata e lo scazzata procurava un nervosismo in linea crescente che la maggior parte dei suoi interlocutori non solo si sentivano inadeguati e non a proprio agio ma anche sotto pressione. Ovviamente, non a tutti sortiva lo stesso effetto. 
Dopo dieci minuti di sentir farfugliare quello sconosciuto, la ragazza si diresse verso l'uscita principale, non ne poteva più, eppure era ritornata, era di nuovo lì dove tutto sembrava essere andato avanti, lasciando lei in un limbo buio e silenzioso.

Harry Potter ebbe una fitta al cuore quando vide arrivare Ginevra Weasley vestita di tutto punto, i capelli lunghi raccolti in una coda di cavallo, leggins neri, bustino nero e tacchi a spillo dello stesso colore: era cambiata Ginevra, non era più la sua dolce e tenera Ginny.
-Ciao- Farfugliò impacciato. -Ciao Harry, non ti preoccupare non sono venuta per te, anzi se mi dici dov'è lui tolgo subito il disturbo.- Non lo guardava neanche in faccia notò, no Ginny, la sua Ginny non esisteva più, ora davanti a lui c'era solo Ginevra Weasley, una donna che... No, non una donna, una Mercenaria. Spietata, come il destino del loro amore che era stato dirottato dall'ambizione di lei.
Una Mercenaria che aveva preso il suo cuore, ci aveva giocato un pò, spolpandolo per bene e poi lo gettato via. Aveva gettato via un involucro che oramai non conteneva assolutamente nulla di salvabile. 
Dopo di ché era passata ad un'altra preda, una preda che era allettante per lei, troppo invitante, un altro giocattolo da usare. Giocattolino magari più moderno, una novità per lei. Draco Lucius Malfoy. Stupido biondastro, poteva anche essere una serpe ma era ingenuo. Così come anche lui lo era stato, erano caduti tutti e due nella stessa trappola, anche Draco si era innamorato.
-Penso stia tornando, si è fermato al Ministero per delle scartoffie...- stava spiegando, quando lo interruppe bruscamente dicendo: -Si si va bene, ho afferrato, lo aspetto in camera sua.-
Se ne andò senza salutarlo, oramai neanche di quello era degno, ormai di interessante non aveva più nulla. Almeno per Ginevra.


Nota dell'autrice: Chiedo ancora scusa per la presentazione della storia, ho corretto il loyaout che era un disastro, dato che era la prima volta che pubblicavo qualcosa spero mi perdonerete!
Baci!

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Capitolo 4
*** Scherzi del ''destino'' ***


-Te l'avevo chiesto anche per favore, per favore Cazzo.- Così dicendo Malfoy lanciò un calcio al comodino che aveva davanti a sè.
Era arrivato a Faith House cinque minuti prima e nel salone d'ingresso aveva trovato un Potter sconsolato e sconvolto con in mano un bicchiere di wisky incendiario e la faccia di un uomo che aveva appena scoperto di essere condannato a morte;
a Draco era parso strano anche il fatto che San Potter avesse abbassato tutte le sue difese magiche, era inerme da quel punto di vista, non che gli interessasse granché ciò che faceva o no quel pirla, ma doveva ammettere che non era piacevole verderlo così e non avere la soddisfazione di essere stato lui stesso a procurargli quello stato.
Nessuno poteva permettersi di ridurre così lo Sfreggiato! Nessuno tranne lui ovviamente.
Aveva chiesto a modo suo cos'era successo, ordinato più che altro ma per un Malfoy era già tanto se si abbassava a preoccuparsi così per un Potter.
Harry aveva solo sollevato un pò la testa, accennato un sorriso amaro e poi facendo il gesto di brindare per Draco aveva indicato il piano di sopra.
A Draco aveva colpito come un fulmine il pensiero di Harry che due secondi dopo gli era arrivato: "Lei è di sopra."
Draco aveva capito prima ancora di sentire tutti gli altri pensieri un pò sconnessi fra loro e senza senso che Harry iniziò a formulare.
Era corso di sopra in camera sua e l'aveva trovata seduta sul suo letto, guardava davanti a sé la parete bianca.
Draco aveva chiuso la porta con tutta la forza che aveva, era furibondo;
-Non mi saluti neanche Dra? Mi sono presa la briga di venire a cercarti e farti una sorpresa e tu manco mi saluti? A proposito ti sto aspettando da mezz'ora, e lo sai quanto io odio aspettare, vero?-
Si era girata piano piano verso di lui, con movimenti fluidi, calcolati e sensuali, aveva incrociato i suoi occhi color nocciola con quelli di Draco, però quelli di quest'ultimo erano diventati più freddi del ghiaccio stesso.
Ecco perché quel comodino pochi secondi più tardi aveva subito quell'attacco che non meritava.

-Perche sei venuta? Nessuno ti vuole vedere in questa casa, non sei la benvenuta e lo sai perfettamente. Che sei venuta a fare qui, che è venuta a fare una mercenaria, come te,eh?-
-Attento a come parli Mangiamorte. Io non sono neanche lontanente miserabile quanto lo sia tu, traditore. Almeno non apparento ne voglio essere quello che non sono, non mi provocare.
Sono solo venuta a trovare il tizio che non si fa vedere da tre settimane, e poi qua ci abita anche mio fratello o te ne sei dimenticato?-
Così dicendo Ginevra Weasley si alzò da letto e avvicinandosi piano piano col passo felpato di un felino tentò un contatto con quell'uomo che sembrava di marmo. Lui la guardava con sprezzo e non tentò neanche di nasconderlo.
-Non sei la benvenuta, tuo fratello non ti vuole vedere, non inventare cazzate con me, non fare finta neanche di preoccuparti per me che lo sai, l'hai sempre saputo che io non ti voglio nella mia vita, così come tu non mi vuoi nella tua. Noi andiamo solo a letto insieme quando capita, punto. Che sei venuta a fare, eh? Ti conosco Gy, fin troppo bene purtroppo.-
Draco evitò di rispondere di proposito alle accuse di poco prima, non voleva discutere del suo passato, meno che mai con lei.
Non permetteva a nessuno di trattarlo con superiorità o di insultarlo ma con lei era inutile sprecare fiato, era sempre stato così.
Anche ad Hogwarts non lo aveva mai convinto con quell'atteggiamento sottomesso e timido che aveva voluto sempre apparentare.
Apparenze, ecco cos'era Ginevra, solo apparenze.
Eppure ci era cascato anche lui come lo Sfreggiato. Aveva sperato di poterla cambiare, di poter dimenticare e di trovare in quella donna ciò che aveva perso e lasciato un vuoto incolmabile su di lui anni prima. Apeva sperato di poter finalmente trovare l'amore con lei.
Ma ovviamente così non era stato.
Ginevra si era insinuata nella sua vita pochi mesi dopo essersi lasciata o meglio dopo aver spezzato il cuore allo Sfreggiato. Draco, troppo debole per resistere ad una dea dannata come lei si era lasciato trascinare in una storia che di sicuro aveva solo il sesso tra loro due. Non aveva opposto resistenze ed anzi aveva confessato il suo amore per Ginevra poco tempo dopo. Non alla diretta interessata, ma alla persona che più adorava al mondo: Lei, la Mezzosangue. Le aveva raccontato tutto, non le aveva nascosto neanche un solo pensiero, era stato sincero dall'inizio sino alla fine, Lei era l'unica che potesse capirlo, che potesse appoggiarlo.
Lei sarebbe sempre stata dalla sua parte, pensava Draco in quei giorni lontani. perché lui stesso  avrebbe fatto altrettanto senza pensarci due volte. Così pensava, ingenuamente. Ed invece Lei, Hermione aveva avuto una reazione totalmente diversa, era diventata un'altra persona, aveva urlato insulti, rinfacciato sacrifici.
Aveva versato lacrime di delusione. Aveva parlato di Harry e del fatto che non poteva, non doveva. Aveva anche farfugliato un qualcosa simile al fatto che "anche le altre persone avevano dei sentimenti" e che avrebbe potuto ferire non soltanto una o due persone. GLi aveva dato dell'egoista, egocentrico e falso.
Draco aveva letto delusione in quegli occhi color dell'oro. Una delusione profonda.
Lui alla fine l'aveva delusa.
Quello era bastato a fargli aprire gli occhi, non voleva cercare di costruire un futuro cin una donna che non voleva nemmeno un impegno serio e costante, non voleva dover sempre pensare che forse, e anzi, sicuramente, era stata tra le braccia di un altro uomo.
Ma sopratutto non voleva costruire assolutamente nulla se Lei, la Mezzosangue non era inclusa in quel qualcosa.
Ma poi tutto era cambiato, Lei si era allontanata piano piano, l'aveva capito subito, si allontanavano in direzioni opposte a piccoli passi e non per colpa di lui, era lei che aveva scelto per tutti e due....
-Sto parlando con te Dra!! Non ignorarmi. Ho bisogno di un alloggio sicuro nel Galles! E tu non ti puoi rifiutare, lo si che hai una tenuta lì.- disse Ginevra che a quanto pareva non si era accorta ne del fatto che l'aveva completamente ignorata per prestare attenzione a vecchi ricordi ne che i suoi muscoli si erano irrigiditi a tal punto da sembrare una corda di violino forzata al massimo.
Prendi quello che vuoi, non m'interessa, basta che te ne vai. Non voglio problemi con Lenticchia e tu se avessi anche un minimo di cuore lì dentro non ti faresti vedere così da Potter.-
-Ma a me non interessa ne l'uno ne l'altro, ancora non lo capisci? Non m'importa proprio nulla di ciò che possano o no provare. Comunque ora me ne vado, seguirò il tuo consiglio, solo ricordati una cosa: non sparire così dalla mia vita Dra, te ne pentiresti. Io e solo io decido quando, come e se voglio lasciare andare via un giocattolino ed ancora non mi sono stancata di te, sia chiaro. La prossima volta tranquillo che mi avrai vicina per altri motivi ed in altre circostanze, bye sweat!- e così dicendo si smaterializzò via, lasciando Draco a maledire tutti i Weasley della Gran Bretagna.




" Caro Harry Potter,
So che non mi conosci,
Ma diciamo pure che io ho
Imparato a conoscerti in
Questi ultimi tre anni.
Dunque, so che sicuramente
Lei non l'avrà detto
Assolutamente a nessuno
Di voi, i suoi amici Londinesi,
Ma é ritornata e sarebbe
Piacevole per lei,
Naturalmente, se vi faceste
Una passeggiata nei pressi di quel vecchio
Appartamento non credi?
Arrivederci e a presto,
Almeno è ciò che spero!
M."

Erano quasi le due del pomeriggio quando aveva sentito il suo telefono vibrargli in tasca, semi sdraiato sul divano, completamente brillo e sulla soglia di una sbronza aveva letto quel sms.
Lei era tornata.
Tre anni.
Vecchi amici londinesi...
-Herm?- si alzo di scatto dal divano, mise al suo posto il telefono e si smaterializzò via, con una nuova speranza nel cuore.
Poco dopo apparve in un vicolo buio della Londra Babbana, nelle vicinanze di Diagon Alley.
Dalla tasca dei jeans tirò fuori un pacchetto di sigarette Babbane, se ne accese una, scrutato dai passanti per caso uscì dal vicolo e si diresse verso un palazzo rimodernato da poco, il consierge era intento a scrutare dei registri che aveva in mano, decise di avvicinarsi. -Buon pomeriggio, cercavo la signorina Granger, per caso potrebbe dirmi se è nel suo appartamento?- chiese Harry.
L'uomo ancora che scrutava i suoi registri senza alzare lo sguardo disse - Si riferisce alla signorina italiana che è arrivata sta mane e non ha risposto a nessuna delle mie domande? Si, credo. Sono ore che cerco il suo cognome sui vecchi registri, bastava anche quello, ma lei nulla. Sono nuovo, non sono affatto negligente, sono solo nuovo!- lo disse con disperazione nella voce, come se cercasse una scusante per se stesso e non per Harry.
- Bene, la capisco, mi scusi ma sono un amico della signorina, se non le dispiace vado su, terzo piano, appartamento numero 13, lo so.- disse Harry ancor prima che il pover uomo avesse l'ennesima crisi della giornata a giudicare del modo in cui roteava gli occhi.
Harry prese l'ascensore centrale, quindi aveva intuito bene, era Hermione la "Lei" di cui parlavo "M". Chissà chi era, poi. Decise che avrebbe indagato in un secondo momento su quel punto, in quel momento era solo deciso a rincontrare uno dei pensieri che ancora lo tenevano a galla in quel mare tempestoso che era la sua vita emotiva in quel periodo.
Scese dall'ascensore, attraversò il corridoio e suonò il campanello.
Nessuna risposta, provò ancora e in quel momento sentì una voce ovattata provenire dall'interno:
-Arrivo, arrivo! Gliel'ho già detto che deve solo controllare l'atto di proprietà dell'appartamento, ma lei ha mai fatto il portiere o che cosa? O è veramente un caso disperato o è completamente inetto, mi consent...-
Hermione non finì l'ultima parola, aveva aperto la porta di scatto e si era trovata un uomo con indosso una giacca in pelle, dei jeans un pò consunti e degli occhi color smeraldo che la scrutavano, erano tristi quegli occhi pensò subito lei, ma erano anche pieni di stupore ed un pò di allegria ritrovata.
-Harry!!!!! Aaaaaah!!! Harry, che ci fai qui?!?- così dicendo anche se era solo con indosso un accappatoio si lanciò su Harry con le braccia aperte.
-Herm! Tu, tu cosa ci fai qui! E non hai detto niente a nessuno. Hermione...-
Harry aveva un tono di rimprovero ma allo stesso tempo l'aveva accolta tra le proprie braccia, ritrovando un pò di quel calore umano ed amico che da tempo era venuto a mancare.
Si, erano a casa finalmente.




-Non riesco a capire come tu possa sopportare questi abusi, giorno dopo giorno e non fare nulla! Sono un avvocato e non un giornalista da strapazzo. Dammi sono il via libera e vedi cosa gli combino, quando avrò finito con loro non avranno più tanta voglia di gettare fango neanche sui porci. Sei tu che fai le veci di Harry quando non c'è, sei tu il secondo in comando, ma dico, offendono anche te eh!-
Colin parlava, parlava e Draco era più che mai di pessimo umore.
-Dico, vuoi che ti schianto subito o preferisci finire la tua fottuta arringa di cui per altro alle mie candide orecchie non importa assolutamente nulla? Canon, questi parlano, parlano ma non mi frega nulla. Lo vuoi capire? Si stancheranno prima o poi. E ricordati che prima di essere qualunque altra... Cosa, tu sei un Auror, per Merlino. No, discorso chiuso. Va a rompere da un'altra parte, non sono dell'umore. Anzi, cerca lo Sfreggiato che chissà dove si è cacciato, alla mia regale persona verrà un esaurimento nervoso, sono le sei e passa, alle otto abbiamo il nostro turno e lui se ne va a spasso come un cagnolino senza il guinzaglio, per Morgana..-
Draco se ne andò così, denigrando la famiglia Potter per aver messo al mondo un essere inutile come il "piccolo ed inutile Sfreggiato Jr la vendetta saettante" ed altre elucubrazioni alquanto malate.
Cercando, con risultati alquanto pessimi di mettere in chiaro anche a se stesso che lui non era la baglia di nessuno, men che mai di Potter.
Colin ancora incredulo per gli articoli che erano apparsi quel giorno sulla gazzetta del profeta si Ritrovò solo e completamente sconfortato.
Nessuno lo prendeva in considerazione, nessuno mai chiedeva opinioni, consigli, tanto lui era solo il bamboccio del gruppo.
Sconsolato si smaterializzò via, chissà se Harry si era rifugiato al Ministero. Tanto valeva provare a dare un'occhiata si disse.




-Lo sai che ti amo, vero?-
-Si, credo, ma allora perché ci dobbiamo ancora nascondere?-
-Perché non posso dare anche la solitudine al mio migliore amico, non se lo merita, lo sai.-
-Ma non fai nulla di male Ronny, ti sei innamorato, tutto qui.-
-Ti prometto che non sarà così ancora a lungo, dammi solo ancora un pò più di tempo, ancora un pò. E vedrai che risolverò tutto, te lo prometto!-
Così dicendo Ron prese quel viso tra le mani, e guardando quegli occhi profondi e grandi come il mare affondò anche la sua bocca in quella del suo angelo. Ron si era sentito sempre in dovere di nascondere la sua felicità, causante di questo: la solitudine melanconica in cui Harry si era chiuso dal giorno in cui Ginny si era rivelata per quel che in realtà era sempre stata: un serpente velenoso.
Con il tradimento di Ginny era arrivata anche la "scomparsa" improvvisa di Hermione. Il cuore di Harry forse non aveva retto, era caduto per l'ennesima volta rompendosi in mille pezzi, troppo piccoli per rimettersi in sesto da soli ed in poco tempo, così, almeno per Ron, Harry aveva eretto una barriera.
Lasciando dentro se stesso al sicuro e fuori tutto il resto, Ron compreso.
Una barriera che celava tutti i sentimenti dell'amico, un cancello che non poteva varcare ed aldilà di esso un luogo in cui neanche lui, Ron, il suo migliore amico era il benvenuto.
No, Harry aveva bisogno di lui e lui non poteva andarsene in giro sbandierando la sua felicità, no, aveva bisogno di tempo.
Ma quanto ancora?

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