Chivalry

di Gwen Kurosawa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Affronto il mio destino ***
Capitolo 2: *** Una nobile e un Capopalestra? ***
Capitolo 3: *** Passano i mesi... perché quella ragazza è morta? ***
Capitolo 4: *** La morte del Regnante ***
Capitolo 5: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 6: *** L'arresto ***
Capitolo 7: *** L'esecuzione e la lettera ***



Capitolo 1
*** Affronto il mio destino ***


Chivalry

 
Capitolo Primo: Affronto il mio destino
 
Duecento anni fa, nella regione di Johto, ogni città aveva un proprio governo monarchico.
Anche Amarantopoli aveva una monarchia, all’epoca, ma stava attraversando una forte crisi.
Due secoli fa, viveva una ragazza di nome Marina Miyazaki ed era l’erede al trono dopo il padre.
Quella ragazza era cresciuta con una storia: un secolo prima della sua nascita, il sei Dicembre, delle persone che facevano parte della servitù del palazzo reale bruciarono la Torre Campana, facendo scappare il Pokémon Leggendario che viveva lì, la Fenice di Fuoco Ho-Oh.
Dopo il fallimento del piano per impossessarsi del potere del Pokémon, diedero fuoco a tutta la città; ma gli abitanti, con la forza di volontà, spensero quell’incendio.
A un secolo di distanza, il popolo portava ancora il rancore nel loro cuore e, spesso e volentieri, avevano fatto molte rivolte, ma erano soppresse duramente dai regnanti.
Marina si sentiva fortunata se, ancora, non avevano attentato la sua vita; ma sentiva in lei un desiderio profondo di mettere fine a quella situazione.
Non era possibile che, ogni giorno, dovesse morire della gente per un errore della monarchia!
Spesso, diceva che avrebbe affrontato tutta la rabbia del popolo per il bene della città; ma suo padre gli ripeteva che non era affar suo e che non doveva mettersi in situazioni in cui non ne sarebbe uscita illesa.
La sua migliore amica, Akane, le ripeteva che non doveva pensare allo Stato o roba simile, ma doveva concentrarsi nel trovare un fidanzato, o comunque, a dare un nuovo re ad Amarantopoli.

Ma nessuno capiva, oltre a Marina e ai suoi Pokémon Spettro, che quella monarchia stava per sparire nel peggiore dei modi.
 
***

 
Erano le nove del mattino e già il sole era sorto da un bel pezzo, quando una ragazza dai capelli castani si svegliò.
-Misma?-
Era il fedele Mismagius di Marina che, ogni mattina, cercava di svegliarla, senza buoni risultati.
-Sono sveglia, Mismagius…ma mi secco ad alzarmi!- protestò la castana, mettendosi il cuscino bianco del suo letto sopra la testa, per non sentire le lamentele del Pokémon Stregone.
Il povero Spettro cominciò a fare versi molto seccati rivolti verso l’Allenatrice, che però non sentiva, poiché aveva il cuscino sopra la testa.
Arrabbiata, il Pokémon sparò un Palla Ombra verso la nobile, che cadde inesorabilmente a terra.
-Ok, ok, ho capito! Mi alzo!- urlò la ragazza, massaggiandosi la testa, dove le erano spuntati due bernoccoli.
In fretta e furia, prima di ricevere qualche altro Palla Ombra da parte del Pokémon, si vestì con il suo solito abito nero.
Dopo di che, uscì di corsa dalla sua stanza e percorse tutto il corridoio che portava alla Stanza delle Riunioni, dove suo padre, insieme a qualche altro aristocratico, decideva sul destino del popolo.
Dopo un minuto di corsa, Marina si fermò, con il fiatone.
Mancava poco alla sala, ma si sentiva stanca e, di certo, non sarebbe riuscita a mantenere una postura degna di una nobile.
Già stava infrangendo una regola del portamento delle Nobili: le ragazze non dovevano assolutamente correre.
Ma la ragazza era già in ritardo: non si poteva permettere di fermarsi e arrivare alla riunione quando sarebbe finita.
A causa dell’eccessiva stanchezza, ci fermò: respirava a fatica a causa della corsa che si era fatta e, per riposare, si appoggiò alla grande finestra che c’era in quel corridoio dai muri gialli come l’oro e il tappeto rosso come il sangue.
Il sangue che, probabilmente, lei avrebbe versato per la pace.
-Ehi, Mari, stanca già di prima mattina?-
Quella battuta sarcastica sapeva farla solamente una persona: la sua migliore amica Akane.
Infatti, dopo che la ragazza alzò lo sguardo, vide una sua coetanea con un vestito lungo e sottile bianco con dei ricami neri e dei capelli lunghi castani correre verso di lei.
-Akane…sai che non sono abituata a correre…- sbuffò la castana, girando lo sguardo altrove.
Akane non disse nulla: prese per mano l’amica e cominciò a correre verso la porta della sala, dove c’era, di sicuro, una riunione.
Aprirono la porta senza bussare, poiché erano entrambe nobili, e notarono che c’era il padre di Marina che stava impartendo un ordine molto importante ai suoi servi.
-Mi scusi tanto, padre, siamo state troppo impulsive e se abbiamo corso per i corridoi!- si scusò immediatamente la figlia, inginocchiandosi con la testa china davanti al padre, che si era girato per vedere ci fosse entrato.
L’amica della ragazza, invece, stava in piedi, come se nulla fosse successo.
-Non preoccuparti, Marina…anzi, tu e la tua amica sedetevi accanto a me: imparerete molte cose, oggi!- sorrise l’uomo, indicando due sedie accanto al suo posto.
Akane annuì tranquillamente; mentre Marina, sebbene fosse un po’ intimorita, si alzò da terra e si accomodò in una di quelle due sedie.
-Allora…si prevedono per questa settimana almeno quattro rivolte: voi potete uccidere chi volete, basta che non entrino nel palazzo!- riprese il discorso il regnante, stringendo un pugno dalla rabbia.
La ragazza dagli occhi viola guardò interrogativa il re; mentre la figlia dell’uomo lo guardò sconvolta.
-Proteggete mia figlia fino alla fine…- disse alla fine, lasciando spazio alla figlia, che stava per ribattere.
-Padre, ma perché non mettiamo fine a questa storia? Io sono pronta ad affrontare il mio destino!- urlò, aridata contro il padre, che voleva, in un certo senso, sterminare tutto il popolo.
-Non devi fare nulla! Tu devi rimanere qui, chiaro?- la rimproverò l’uomo, con i suoi occhi color ghiaccio fissò quelli della figlia, mettendola in soggezione.
La nobile non poté fare altro che acconsentire a ciò che lei non voleva fare.

 
 
Spazio Autrice:
 
Allora, questa storia è al posto di una che era troppo melensa per i miei gusti…si basa un po’ su quella, ma finisce male, ecco.
Vorrei anche fare una piccola gara: il primo che mi dice di quale categoria fanno parte i derivati dei Vocaloid che citerò, avrà uno spoiler su ciò che vuole! xD
 

  1. Haku Yowane e Dell Honne
  2. Lenka Kagamine e Rinto Kagamine
  3. Zeito Shion
  4. Juon Kiku
Angelo appartiene al suo creatore, come Mismagius; Marina e suo padre mi appartengono; Akane appartiene a Blair Michaelis.
Detto ciò, vi saluto!

Sayonara!

Gwen Kurosawa


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Capitolo 2
*** Una nobile e un Capopalestra? ***


Chivalry



Capitolo Secondo: Una nobile e un Capopalestra?
 
Era già da un bel pezzo che era finita quella riunione: Akane era tornata a casa sua; mentre Marina stava uscendo per prendere una boccata d’aria.
Aveva fatto rientrare Mismagius nella sua Sfera, cosicché non si stancasse troppo nello stare con lei a sentire le sue riflessioni deprimenti.
Quando uscì dal palazzo reale e andò verso la Torre Campana, cominciò a sentire le voci degli abitanti.
Guarda chi è uscita oggi, la Dama dell’Oscurità.
Era conosciuta così nella città di Amarantopoli a causa dei Pokémon che prediligeva e dei colori che amava.
Non ci faceva tanto caso a quel soprannome: alla fine la rispecchiava in tutto e per tutto, non vedeva il motivo per cui non doveva farsi chiamare in quel modo.
Dopo aver attraversato tutta la città, si nascose nel bosco che circondava la città, tanto per pensare un po’.
Mentre stava entrando nella foresta, notò che un ragazzo stava appoggiato su un pino, probabilmente stava dormendo.
Decise di avvicinarsi: non che si fidasse degli estranei; ma quel ragazzo la incuriosiva parecchio.
Si avvicinò cautamente al ragazzo dai capelli biondi e, sebbene la ragazza cercasse di non farsi sentire, lui aprì un occhio.
-Le serve qualcosa?- chiese educatamente, sapendo perfettamente chi aveva davanti e cosa era capace di fare quella nobile.
La ragazza sussultò, imbarazzata; poi, volse lo sguardo altrove, con il viso in fiamme.
-Nulla…mi domandavo semplicemente come mai un Capopalestra stia qui, da solo!- cercò di mentire la nobile, guardando sempre un punto impreciso del bosco.
Quel ragazzo accennò a una risata: la invitò a sedersi accanto a lui e cominciarono a parlare del più e del meno, delle loro affinità e persino delle tecniche di lotta per i loro Spettri.
Quando si fece tardi per la ragazza, smise di parlare e si alzò, pulendo il vestito dalla terra.
Guardò quel ragazzo che la incuriosiva tanto e arrossì vistosamente.
-Me ne dovrei andare…- mormorò a mezza voce, timida timida, girando appena gli occhi verso la figura slanciata del Capopalestra.
-Ah si, andate…potete trovarmi in Palestra, se volete ancora parlare con me!- le propose l’uomo biondo, alzandosi anche lui da terra.
Marina arrossì ancora di più di quanto non lo era già.
-Vorrei chiederle di smetterla di darmi del Voi…mi chiami per nome!- chiese la castana, sempre con voce flebile, girandosi, poiché sapeva che era diventata rossa come il tappeto del corridoio del palazzo.
-Io vi chiamerò per nome solo se non mi darete del Lei…- propose il ragazzo, prendendo la sua mano e la fece girare, con il suo viso rivolto al proprio.
In quel modo, giunsero a un accordo: dovevano chiamarsi per nome.
Dopo quel patto, la castana se ne andò, con un sorriso dolce stampato in faccia.
 
***
 
Non che era stato altrettanto bello, il suo ritorno a casa: appena la trovò il padre, le fece una ramanzina davvero molto pesante e la minacciò dicendo che avrebbe scelto lui il marito che la figlia doveva avere da lì a poco.
Dopo di ciò, le ripeté che non doveva più uscire a causa delle rivolte che avvenivano e, affinché la ragazza lo capisse, la rinchiuse nella camera da letto della nobile.
Lei, senza scomporsi, si buttò nel suo comodo letto e cominciò a guardare un punto del soffitto nero.
La sua stanza era di colore viola con qualche macchia nera qua e là, poiché la ragazza si dilettava a decorare la sua stanza.
“Quel ragazzo…Angelo…cos’ha di tanto bello da incuriosirmi così? Alla fine, è un semplice Capopalestra…” cominciò a pensare Marina, cercando di comprendere cosa fosse quell’attrazione che provava per Angelo, il Capopalestra che aveva incontrato.
Alla fine, erano di rango diverso ed era risaputo da tutti che non ci si poteva legare a qualcuno di rango inferiore.
“Ma aspetta…perché sto pensando a legami particolari?” pensò ancora, rendendosi conto che lei stava pensando a dei legami troppo particolari!
Decise di non pensarci più: si sistemò meglio nel suo letto e si addormentò.
Durante il suo sonno, sognò una rivoluzione del popolo, la città in fiamme, il cadavere del padre, Angelo che cercava di salvarla e lei era in un patibolo, pronta all’esecuzione tramite la ghigliottina.
Sentì tutta la paura invaderla e percepì tutta la sua incomprensione per ciò che stava per commettere quella città che tanto amava.
-Vi prego, fermatevi! Io non voglio morire, per piacere! Fermatevi!- supplicò a gran voce, ma sembrava che nessuno la sentisse.
Ed ecco che una lama le attraversò il collo.
 
-Ahh!
Si svegliò di colpo.
Era ancora nella sua stanza, con Mismagius che la guardava preoccupata.
Era stato tutto uno stupidissimo incubo; però non capiva perché aveva paura, nel sogno: non era questo ciò che voleva affrontare?
-Misma?- domandò il Pokémon Stregone, preoccupato per la nobile, che si teneva la fronte con la mano sinistra.
-Non ho nulla, Mismagius. E’ stato solo un incubo…- la tranquillizzò Marina, sfoderando uno dei suoi sorrisi, quelli pieni di falsità e di ambiguità.

 


Spazio Autrice:
 
Bene, ecco il secondo capitolo.
Ho introdotto finalmente Angelo, però non credete che la Darkness sarà portata a termine, eh?
{Spoiler: Ancora devo introdurre Chiara}
Allora, vi lascio e spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
 
Sayonara!
 
Gwen Kurosawa

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Capitolo 3
*** Passano i mesi... perché quella ragazza è morta? ***


Chivalry


Capitolo Terzo: Passano i mesi…perché quella ragazza è morta?
 

Passarono tre mesi dall’incontro tra Marina e Angelo e, spesso e volentieri, s’incontravano alla Torre Campana per parlare.
Siccome il padre non le permetteva di uscire, Akane si spacciava per la nobile e stava lì, al posto dell’amica.
Un giorno capitò che il Capopalestra parlasse di una ragazza che aveva conosciuto qualche mese prima.
-Si chiama Chiara ed è chiamata “il fiore del popolo”. E’ davvero una bella ragazza, non potevo non innamorarmene a prima vista…-
-Ah, quindi ti sei innamorato, eh?- domandò la castana, con un altro dei suoi sorrisi falsi stampato in faccia: era innamorata di quel ragazzo…e, in quel momento, sapere che lui era innamorato di un’altra, le spezzò il cuore.
Lui doveva essere solo suo, e di nessun’altra.
“Perché mi sto arrabbiando tanto? In fondo, se gli piace questa ragazza…” pensò la ragazza, fissando il muro interno della Torre.
All’insaputa dei due, un servo del palazzo reale li stava spiando.
 

***

 
-Maestà, l’amato di vostra figlia non la ricambia…si è innamorato della fidanzata del regnante di Violapoli!- confessò un ragazzo dai capelli castani, in ginocchio davanti al re.
Temeva una reazione dell’uomo perché sapeva che lui era molto attaccato alla figlia.
-Uccidi quella ragazza!- ordinò il Regnante, impassibile, con un tono di chi non ammetteva repliche.
-Mia figlia deve vivere in una città, dove tutti esaudiscono i suoi desideri!-
 

***

 
 
Quel servo era lentamente sceso in città: non c’era nessuna anima viva.
Nessuno cercava di uscire, dopo le ventidue di sera, per evitare di incontrare per strada il Re e rischiare di morire.
Si erano diffuse molte leggende dopo la scomparsa del Pokémon Fenice e queste dicerie mettevano in cattiva luce tutta la monarchia.
Il ragazzo dai capelli castani, spaventato, continuò la ricerca della ragazza dagli occhi rosa, per poterla uccidere.
Per il bene del sovrano…per il bene della figlia del sovrano.
Si sentivano i Noctowl che, con i loro versi, davano un’inquietante impressione sulla notte di Amarantopoli.
Quell’uomo aveva una paura tremenda per i Pokémon Gufo, prova ne era che cominciò a correre come un forsennato senza una meta precisa.
L’unica cosa che pensava, in quel momento, era “Come ho potuto accettare di ammazzare quella bella donna?”.
Anche lui era innamorato di Chiara; ma il suo rango non gli permetteva di dichiararsi apertamente.
Era costretto a ucciderla, non c’erano altre possibilità.
Improvvisamente, da una piccola casa della città, sbucò fuori una ragazza dai capelli sciolti rosa e gli occhi del medesimo colore.
-Ti sei perso?- chiese gentilmente, mostrando un sorriso a trentadue denti, simbolo della tua eterna felicità.
Il servo sbarrò gli occhi: era Chiara, quella ragazza che doveva uccidere.
Ma ci sarebbe riuscito?
Sarebbe riuscito ad ammazzare la ragazza che amava, solo perché il sovrano non voleva che sua figlia soffrisse?
-No, vorrei solo parlarti…- disse, con il cuore in gola e nascondendo con la camicia il pugnale che si era portato dietro.
 

***

 
Erano le dieci del mattino e Marina si stava alzando dal letto.
Pigra com’era, non riusciva neanche ad alzarsi.
-Mismagius…- sussurrò il Pokémon Spettro, che stava per sparare l’ennesimo Palla Ombra all’Allenatrice.
-MISMAGIUS!- urlò dopo lo Stregone.
Il Pokémon si stava lamentando del fatto che la sua padrona era troppo pigra: stava cercando di svegliarla da un’ora, tirando anche qualche Palla Ombra; ma la Nobile non se ne era accorta.
-Mi sono ritirata tardi, ieri sera…- si giustificò la castana, stropicciandosi l’occhio destro.
Mismagius non poté continuare a essere paziente.
-Misma, mis, mismagius!!- urlò, stavolta preoccupata, lo Spettro, avvicinandosi alla padrona.
Tese ciò che doveva essere la sua mano e accarezzò il volto della ragazza, con uno sguardo triste: lei ci teneva davvero alla vita della giovane.
-Non preoccuparti: se mi fosse successo qualcosa, Angelo mi avrebbe, di sicuro, aiutata!- sorrise dolcemente Marina, accarezzando la testa del Pokémon, che tanto si preoccupava per lei.
Senza preavviso, Akane entrò in camera della ragazza, affiancata da un esemplare di Arcanine.
-Marina, ci sono brutte notizie!
 

***

 

Dopo la chiamata di Akane, lei si era vestita e preparata di corsa e, seguita dal suo Mismagius, era andata alla Sala delle Riunioni, dove suo padre stava comunicando qualcosa.
Appena entrò, si sedette accanto al padre; mentre Akane si mise poco più lontana.
La castana, nonostante ci fossero molti servi, notò che, tra loro, stava Angelo, intento a seguire ciò che diceva il Regnante.
-Siccome Violapoli voleva ribellarsi alla monarchia di Amarantopoli, la fidanzata del Regnante è stata uccisa…- disse il Re, senza un briciolo di umanità, impettito e senza alcuna esitazione.
La figlia sbarrò gli occhi, sapendo perfettamente che quella ragazza era l’amata del Capopalestra ed era a conoscenza del vero motivo per cui era stata uccisa quella donna.
-Perché doveva pagare lei? Non vi rendete conto che, adesso, ci siamo attirati tutta l’ira del Popolo?- s’intromise la piccola Nobile che, rispetto a tutti quelli che partecipavano a quelle riunioni, non aveva il diritto di replica.
-Non t’immischiare, Marina!- urlò il padre, fuori di sé.
Il padre voleva semplicemente rendere la figlia felice, voleva farla vivere in una città fedele a lei.
Non voleva altro.
Marina abbassò lo sguardo, in segno di rispetto ed educazione e lasciò che il padre continuasse a parlare.
-Voi, nobili e servi, dovete proteggere questo palazzo anche a costo della vostra vita!- ordinò l’uomo, mostrando tutto il suo carisma.
In quel momento, tutti i nobili e i servi, per il riguardo del Regnante, s’inginocchiarono davanti a lui, in segno di approvazione.
-Se mia figlia morisse per mano dei plebi…vi condannerò a morte senza esitazione!
 

***
 
Nel frattempo, fuori dal palazzo reale, nel Teatro di Danza, un ragazzo dai capelli color del mare e gli occhi dello stesso colore e una donna dai capelli come il cielo incitavano il popolo ad una svolta, con queste parole.
 
“I Nobili hanno ucciso il Fiore di Amarantopoli: dovete fare una Rivoluzione, per liberarvi dal loro dispotismo!”


 

Spazio Autrice:

Bene, ecco il Terzo Capitolo...
Bene, Chiara muore nello stesso capitolo in cui viene introdotta...ma bene! O_O
Volevo dirvi che è da poco che io e Pimpi_chan abbiamo creato questo forum: parleremo di tutte le nostre fanfiction. (Per ora c'è solo Chivalry) (
http://papermoon.friendspace.forumfree.it)

Sayonara!

Gwen Kurosawa

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Capitolo 4
*** La morte del Regnante ***


Chivalry


Capitolo Quarto: La morte del Regnante
 
-Che tempo…sicuramente, in questi giorni, pioverà!- esclamò Marina, osservando delle gigantesche nuvole grigie dall’interno dell’Arcaica Palestra di Amarantopoli.
Era strutturato come un dojo di karate, arte marziale molto praticata in quella città.
Le pareti erano scurissime e c’erano numerose trappole in quella Palestra; ma la Nobile sapeva come evitarle, anche con l’aiuto del Capopalestra.
-Già…- sussurrò semplicemente Angelo, immerso nei suoi pensieri.
La castana notò immediatamente quella tristezza da parte dell’amico: si sedette nella postazione dove stava il ragazzo e cominciò a consolarlo, accarezzandogli la schiena.
-Sei triste per la morte di Chiara, giusto?- chiese, un po’ intimorita, sapendo alla perfezione il sentimento d’amore che lui provava per quella ragazza.
Il biondo scosse la testa, contrariato.
-Lei era troppo esposta…io, adesso, mi sto preoccupando per la tua vita, Marina…- cominciò a spiegare il Capopalestra, che sembrava stesse portando un enorme peso sulla coscienza.
-Il Popolo sta organizzando un colpo grosso per la monarchia…sei in pericolo di vita!-
La nobile sbarrò gli occhi: che intendeva per “colpo grosso”? Perché lei era in pericolo di vita?
Non capiva molto: il Popolo stava facendo un’altra delle sue rivolte?
-Non è come pensi…- la anticipò Angelo, afferrandole delicatamente la mano.
-Fatti spiegare da tuo padre la differenza tra “rivolta” e “rivoluzione”…-
 

***

 
-Marina, sai perfettamente che non puoi uscire come ti pare e piace…è mancato poco che tuo padre scoprisse il nostro trucco!- la rimproverò Akane, con Arcanine al fianco, che faceva la stessa cosa con il Mismagius di Marina.
La nobile abbassò lo sguardo, colpevole: quella volta si era trattenuta troppo da Angelo.
Purtroppo, non era colpa sua, se si era innamorata di quel Capopalestra.
Dopo quella bella ramanzina, la ragazza lasciò l’aristocratica nella sua stanza, da sola.
In fondo, la voleva bene: ci teneva all’amica.
La castana passò un’ora all’interno della sua stanza, pensando a ciò che le aveva detto il ragazzo dei suoi sogni.
“Differenza tra rivolta e rivoluzione”
 
Cosa c’era di così terribile in una rivoluzione?
In tutte le rivolte che aveva fatto il Popolo, il Re aveva sempre vinto!
-Basta, non devo pensarci…- sussurrò Marina, buttandosi nel suo letto, stanca di pensare a cose così complesse come le ribellioni della plebe.
Stava per chiudere gli occhi, pronta ad andare nel mondo dei sogni, se un violento rumore alla porta principale non la fece sussultare di colpo.
 

***

 
Fuori il palazzo reale, un Pidgeot e un Gyarados stavano scagliando contro la porta dell’abitazione molti attacchi come Tornado e Raffica.
Dietro quei due Pokémon stavano due persone: la donna proveniva da Ebanopoli ed era la Domadraghi della città; l’altro proveniva da Violapoli e domava i Pokémon Volanti.
Si chiamavano rispettivamente Sandra e Valerio.
Dietro ai due eroi, stava tutto il popolo, impaziente di entrare e fare strage della famiglia nobile dei Miyazaki.
Dopo l’ennesimo Tornado, la porta del palazzo fu scaraventata via e fece intravedere al Popolo l’enorme esercito che lo aspettava.
I cavalieri più fedeli e molti mercenari erano radunati in quell’esercito, pronti a uccidere il più possibile, per difendere i Regnanti.
In prima fila, non c’erano umani, ma Pokémon: Breloom, Lucario, Blaziken e Hitmonchan erano i Pokémon più potenti del padre di Marina.
Erano pronti a combattere.
Cominciò la ribellione: tutti i soldati si accanirono contro il Popolo e i due eroi e iniziarono una lotta sanguinosa.
I Pokémon del Regnante combattevano divisi fra loro: un piccolo gruppo con i due Pokémon di Valerio e Sandra; l’altro gruppo aiutava i cavalieri nel massacro.
Sandra, con la sua spada azzurra, combatteva valorosamente, uccidendo tutti i soldati che gli capitavano a tiro.
Dovevano morire tutti.
Quella monarchia doveva cadere, ecco tutto!
Valerio, invece, correva in cerca di un varco per entrare nella reggia: doveva vendicare Chiara, uccidendo gli autori di quell’omicidio.
Per creare il varco, non chiamò Pidgeot, che combatteva eroicamente; ma, con la sua spada, uccise tutti i Pokémon, Cavalieri e Mercenari che gli capitavano a tiro.
Ma non aveva la meglio: ne colpiva uno e dieci lo circondavano.
-Chiara!- urlò disperatamente, stringendo la sua spada.
Con la follia che lo guidava, uccise tutti quelli che lo circondavano e corse all’interno del palazzo, alla ricerca degli assassini.
 
Contemporaneamente, in un corridoio non illuminato, Marina e Mismagius stavano cercando il Regnante, per paura di ciò che stava accadendo fuori.
-Misma? Mismagius?- domandò, spaventata, il Pokémon: percepiva, intorno a lei, una presenza insolita.
Avvertiva un’anima carica di vendetta e rabbia.
Di certo, non era la sua Padrona.
-Non preoccuparti, non c’è nessuno!- cercò di tranquillizzarla la Nobile, guardando lo Stregone, che era in ansia.
Anche la castana era nervosa: sapeva che si stava verificando quel “colpo grosso” di cui aveva parlato Angelo.
Improvvisamente, vide in lontananza un’armatura blu, con macchie di sangue.
Man mano, quell’armatura si avvicinava: aveva una spada sgrondante di sangue, quel sangue che i cavalieri avevano versato per i Nobili.
-Sei tu la Dama dell’Oscurità?- domandò quell’uomo, senza mostrare alcuna esitazione.
Marina, ovviamente, non rispose, spaventata da quella presenza.
Senza preavviso, il cavaliere blu si scagliò contro di lei, con la spada più affilata che mai, pronto a infilzare il povero cuore della ragazza.
La povera giovane non capiva il motivo di quell’azione da parte dell’uomo: non l’aveva mai visto, tantomeno, aveva parlato con quel nobile!
Era arrivata la sua ora, comunque: era cresciuta con l’idea di sacrificarsi; quindi, in quel momento, doveva versare il suo sangue.
“Mi spiace, Angelo…i tre mesi con te sono stati i più belli della mia vita!” pensò in quel momento, pronta a prendere nel suo petto quella spada; ma qualcuno si mise tra lei e Valerio.
Un uomo dal mantello nero le stava davanti , prendendo lui il colpo al posto della Nobile.
-Sei viva…Marina…-
Le ultime parole di quell’uomo fecero sconvolgere la povera Marina, che sfogò tutto il suo dolore in un grido agghiacciante.
-PADRE!-
Contemporaneamente a quelle urla, il corpo del Regnante cadeva a terra, inanime.
La povera ragazza, senza ormai forza, continuò a urlare disperatamente e cominciò a piangere.
 

***
 
-Dama dell’Oscurità, ti lascio viva: il Popolo ha un bel trattamento, per Voi…- ghignò il Cavalier Blu, prendendo la mano sinistra della disperata; ma, al posto di baciare il palmo della mano, ci sputò sopra.
Marina non disse nulla: con Mismagius che la consolava, continuò a piangere sul corpo ormai morto del padre.

 

Spazio Autrice:

Ok, scusate l'attesa: il punto è che sono pigra ed esco praticamente ogni giorno.
Ho una vita sociale, là fuori!
Beh, troverete la scheda aggiornata su questa fan fiction su questo sito: 
http://papermoon.friendspace.forumfree.it/?t=62533337#lastpost
Spero in un mio miglioramento della scrittura! ç__ç

Sayonara!

Gwen Kurosawa

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Capitolo 5
*** L'inizio della fine ***


 Chivarly


Capitolo Quinto: L’inizio della fine
 
Improvvisamente, Marina si svegliò, nella sua stanza.
Respirava a malapena, stava sudando e tutte le coperte erano a terra.
La nobile guardò la sua stanza, disorientata: che fosse stato tutto un incubo orrendo?
Mismagius non era accanto a lei: dormiva pacificamente nella sua Pokéball.
Confusa più che mai, si alzò dal letto e si vestì; poi svegliò il Pokémon Spettro e uscirono insieme da quella stanza da letto.
Convinta che l’avvenimento accaduto la notte fosse solo un sogno, la castana, andò, con la sua amica, verso la Sala delle Riunioni: avrebbe trovato il padre che stava ordinando qualcosa ai mercenari.
Cominciò a correre, con la sola e unica speranza che suo padre era vivo e che lei si era immaginata tutto: il Regnante non poteva lasciarla così!
Arrivò davanti alla porta di legno della Sala: appoggiò i palmi della mano contro la superficie legnosa e cominciò a prendere fiato.
Non doveva essere scomposta, nelle riunioni.
“Marina, non ti preoccupare…tuo padre c’è!” continuava a pensare, sebbene il Pokémon la guardasse tristemente.
Mismagius, a differenza della ragazza, sapeva bene cosa era successo la notte precedente.
Presa di coraggio, Marina aprì la porta: vide i pochi rimasti vivi alla battaglia del giorno precedente e un uomo alto, dai capelli neri, che stava in piedi.
Quell’uomo, appena vide la nobile, sorrise.
-Vi presento la nuova regina di Amarantopoli: Marina Miyazaki!- acclamò, alzando entrambe le braccia.
I presenti cominciarono a urlare di gioia; mentre Akane e Angelo, messi in disparte, guardavano la povera neo-regina, sconvolta da quella sentenza.
-Perché? Dov’è mio padre?- domandò, cercando di trattenere tutta la sua rabbia per quell’elezione non approvata da lei.
Quell’uomo, con quel sorriso stampato in faccia, si avvicinò alla ragazza e sussurrò nel suo orecchio.
-Sai meglio di me che tuo padre è morto!
-Ma io ho solo diciassette anni, non posso ancora essere regina!- urlò la nuova Regnante, dopo quella rivelazione da parte dell’uomo, con le lacrime agli occhi.
Il corvino sorrise: non gli importava molto dell’età della ragazza.
Quei pochi cavalieri rimasti continuavano a urlare di gioia; mentre Marina si accasciò a terra, presa da troppo nervosismo.
 

***

 
-Marina, stai bene?
Una voce femminile la chiamava, preoccupata.
-Misma?
Un Mismagius la chiamava, ancora più preoccupata della precedente voce.
Marina le sentiva queste voci, ma non riusciva a raggiungerle.
“Chi siete? Perché sono in questo spazio nero?” domandò, gridando, ma sembrava che nessuno la sentisse da laggiù.
-Marina, svegliati, per favore!
Una voce maschile.
Nella mente della nobile venne il volto di un Capopalestra biondo e con gli occhi viola.
“Angelo? ANGELO, ASPETTAMI!” urlò nuovamente la ragazza, disperata perché non riusciva a muoversi in quello spazio nero.
Dopo pochi minuti, trascorsi in urla agghiaccianti da parte della dormiente Nobile, lei si svegliò.
Affianco stavano Angelo e Akane; Mismagius volteggiava sopra di lei.
-Mhm…che è successo?- chiese, un po’ disorientata da quel sogno così strano.
Akane abbassò lo sguardo, proprio come Mismagius, che smise di volteggiare.
Angelo, invece, alzò lo sguardo verso la ragazza e, con un po’ di coraggio, decise di dirle tutto, anche se poteva farle male.
-Sei svenuta durante la tua elezione a Regina. Oggi c’era anche il funerale di tuo padre ma, per farti riposare, abbiamo deciso di non andarci…- spiegò, con i suoi occhi viola fissi su quelli castani di Marina, che era sorpresa da quel controllo mentale da parte del Capopalestra.
Funerale?
Suo padre era morto davvero?
Non era uno stupido incubo?
-Ma io sono la figlia del Re: devo andare al funerale e…- cominciò a delirare la povera fanciulla, sconvolta per la morte del padre; ma il ragazzo la bloccò prima che potesse muoversi.
-Non voglio che tu abbia un’altra ricaduta…ti starò accanto, me l’hanno permesso, non preoccuparti!- giurò il biondo, prendendo la Nobile e la abbracciò teneramente.
Lui sapeva benissimo che la Rivoluzione non era ancora finita e, anche a costo della vita, avrebbe protetto quell’indifesa principessa.
La castana era sorpresa da quell’abbraccio così dolce da parte di Angelo: non capiva il motivo di quel gesto affettuoso del Capopalestra.
Con grande dispiacere, lui sciolse quell’abbraccio e mise le mani sulle spalle dell’amica e completò il suo discorso.
-Ora riposati: se succederà qualcosa, io ti proteggerò!-
Gli occhi di Marina si riempirono, stranamente, di lacrime e, afferrando il giovane dalla sciarpa, cominciò a piangere.
-Non provare a farti uccidere! E non fare il fico con me, eh?- continuò a piangere, stringendo il povero amico come se fosse un pupazzo.
Akane, Mismagius, Arcanine e Gengar – il Pokémon del ragazzo – cominciarono a ridere, divertiti da quella scena così buffa.
La nobile osservò quella coppietta e sorrise: era chiaro come l’acqua che l’amica provasse un sentimento d’amore nei confronti di Angelo; per il Capopalestra, invece, non si capiva se provasse o meno un sentimento per la nobile.
“Probabilmente li nasconde per non sconvolgere ancora di più la vita di Marina…” pensò, continuando a osservare la castana che piangeva e il biondo che chiedeva aiuto.
 

“Devo trovarmi un fidanzato…” pensò la Nobile dagli occhi viola.
 

 

***

 
-E ieri, quindi, hai ucciso il Re? Allora siamo liberi!- fece un ragazzo di dodici anni a Valerio che, nella locanda di Amarantopoli, stava bevendo un alcolico.
Il blu, sentendo questo stupido giudizio, si girò verso il bambino e lo squadrò per bene.
-Non si può essere liberi subito…non ti dovrebbe interessare questa…-
Fu interrotto da un grido di Sandra che, dopo aver rimproverato il Regnante di Violapoli di essere troppo crudele nei confronti del ragazzo, prese il piccino e lo accompagnò fuori.
Dopo averlo “buttato fuori dal locale”, la donna rientrò nella locanda e si sedette accanto al Cavaliere Blu.
-Ancora non è finita la rivoluzione, vero?- domandò, con un pizzico di sarcasmo nelle sue parole.
Valerio inclinò la testa, scuro: se avesse ucciso anche la Dama dell’Oscurità, la rivoluzione sarebbe finita subito e la ragazza non sarebbe stata eletta Regina.
-Evita le tue battute idiote, Sandra…-
La donna s’imbronciò di colpo: come si permetteva quel ragazzo – che era più piccolo di lei, d’altronde – a sminuirla in quella maniera?
Se non ci fosse stata lei, altro che Rivoluzione!
A quest’ora, la monarchia sarebbe stata ancora più potente di prima!
Il merito era tutto di Sandra, ovviamente!
-Senti, caro, è colpa tua se Chiara è morta; io ti sto aiutando in questa cretinata di liberare Amarantopoli!- urlò, fuori di sé, attirando l’attenzione dei presenti a quella locanda.
Piombò il silenzio: l’orgoglio da Nobile del ragazzo dai capelli blu era stato ferito da una stupida affermazione – orgogliosa – di una Domadraghi che criticava gli altri e non se stessa.
-Dobbiamo pensare alla Rivoluzione, non ai nostri problemi sentimentali!- la rimproverò Valerio, cercando di non essere volgare nei termini e calmo con il tono di voce.
La donna non obiettò nulla: prese una sedia accanto al Cavaliere e si sedette.
-Potremo fare come ieri…sei riuscito a uccidere il Re…se lo facessimo nuovamente, riuscirei a entrare e ad arrestare la…-
Sandra non poté continuare, che Valerio la bloccò.
-Avevo in mente di fare qualcosa di più originale…come un attentato all’entrata del Palazzo…-
La donna rimase un po’ spiazzata da quella decisione del Cavaliere, ma decise di non opporsi; ma stavolta, sarebbe stata lei ad arrestare la Dama.
 

***

 
Quella notte, Marina non riusciva a dormire: erano successe fin troppe cose in due soli giorni.
Nonostante fosse cresciuta con quel desiderio di sacrificio, in quel momento, desiderava avere almeno altri sessant’anni di vita in più.
Voleva continuare a vivere.
Con Mismagius che dormiva nella sua Pokéball, la castana si alzò dal suo letto e si diresse verso una piccola scrivania di legno, dove c’erano una penna artificiale di Articuno in una boccetta d’inchiostro e un foglio bianco.


Spazio Autrice:

Bene, il titolo è leggermente prevedibile, vero?
Comunque, l'uomo dai capelli neri è, come il padre di Marina, senza nome: se volete, potete aiutarmi nella scelta dei nomi di questi due personaggi...
Perdonate il ritardo di questo capitolo, ma esco spesso e ultimamente ho la testa fra le nuvole...e qualcuno (Gas Gas, se vi chiedete chi è, non vi preoccupate, è il frutto dello sclero tra me e Pimpi_chan) ne approfitta volentieri.
Volevo avvisare di una cosa: "Adventure in Johto" la cancellerò per poi rimpiazzarla con una sua versione molto più bella.
Per MP vi dirò quali caratteri lascerò e quali modificherò: per caratteri intendo solo i personaggi.
Dopo aver avvertito...posso lasciarvi.
Questo è la discussione aggiornata: 
http://papermoon.friendspace.forumfree.it/?t=62533337#entry508537445

Sayonara!

Gwen Kurosawa

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Capitolo 6
*** L'arresto ***


Chivalry


Capitolo Sesto: L’arresto
 
 
Il giorno dopo, Marina fu svegliata da quell’uomo dai capelli neri che l’aveva eletta Regina e la portò – ovviamente, dopo averla fatta vestire – alla Sala delle Riunioni in gran fretta.
-Perché mi volete portare nella sala alle cinque del mattino?- protestò la Nobile, con un tono ancora impastato dal sonno.
Era davvero impossibile, per la castana, svegliarsi in quell’orario così assurdo!
-Dovete decidere cosa fare in questo periodo di rivoluzione…- spiegò il Nobile, impassibile come sempre.
La ragazza non obiettò nulla: decise di seguire quell’uomo senza opporre resistenza, sebbene volesse toglierselo davanti.
Dopo pochi minuti, arrivarono alla Sala, dove c’erano altri tre Nobili appartenenti ad altre casate che neanche facevano parte della famiglia Miyazaki.
L’uomo dai capelli neri fece sedere la ragazza nella sedia su cui stava il padre; mentre lui si mise accanto a lei.
-Bene, abbiamo una regina giovane, possiamo eliminare meglio questa rivoluzione…- cominciò a parlare uno di quei nobili.
Proveniva precisamente dalla famiglia dei Nakashima: si notava soprattutto dallo stemma della famiglia stampato sul petto.
-Basta fare leva sulla sua figura e farla sposare con qualcuno ben in vista per sopprimere la Guerra Civile!- continuò un altro nobile, per nulla preoccupato sull’argomento di cui parlavano.
Marina spalancò gli occhi: cosa voleva dire quello che stavano dicendo quegli uomini?
Farla sposare? A diciassette anni?
Si voltò verso l’uomo accanto a lei: sorrideva soddisfatto.
-Comunque mi sembra ovvio sposare la piccola Miyazaki…- cominciò a parlare quel nobile, con un tono di voce davvero contento e, mentre parlava, accarezzava la testa del neo Regina.
Il nervosismo della castana andò alle stelle: la ragazza si alzò, facendo spostare quella mano indesiderata dalla sua testa.
-Decido io con chi sposarmi…e non chiamarmi “piccola Miyazaki”!- sbottò.
Quell’uomo cominciò a ridere sonoramente e continuò ad accarezzare la chioma castana della ragazza.
-Eri destinata a sposarmi da quando eri bambina; peccato che tuo padre volesse cambiare idea…- sussurrò, poggiando le sue labbra all’orecchio della Nobile, facendole prendere un po’ di brividi.
Marina non disse nulla: si sedette nuovamente e continuò ad ascoltare le assurde supposizioni di quei Nobili.
Sicuramente, pensava, l’avrebbero tradita immediatamente, compreso quello che aveva a fianco, l’uomo che voleva essere suo marito.
Dopo che quella riunione finì, la giovane corse immediatamente verso la sua stanza, per evitare nuovamente di vedere quel corvino: non voleva essere ancora puntata da quegli occhi gialli.
Sembravano quelli di un Persian irritato.
Dopo aver attraversato il corridoio – fregandosene altamente se urtava contro un Maggiordomo o Cameriera – entrò nella sua stanza e si nascose tra le coperte del suo letto.
“Con quello non ci sto, neanche se mi costringessero!” pensava, inorridita sia da quel matrimonio forzato, sia dalla rivelazione di quell’uomo.
Com’era possibile che suo padre volesse far sposare quei due? Perché, più avanti, si fosse pentito di quella scelta?
Improvvisamente, mentre lei s’immergeva nei suoi pensieri, sentì la porta aprirsi.
Spaventata da quel rumore, uscì dal suo nascondiglio di coperte e notò la presenza dell’uomo dai capelli neri che la fissava.
Che cosa voleva da lei? Voleva sposarla?
No, lei si sarebbe opposta con tutte le sue forze!
Un’altra cosa che le fece mancare un battito fu l’azione del giovane, che chiuse la porta a chiave e si precipitò su di lei – dopo essersi tolto la giacca -.
La bloccò nel suo letto e fece forza sui polsi della ragazza, poi si mise a cavalcioni sulla castana.
-Come ti permetti a fare una cosa simile? Sono superiore a te, adesso!- cercò di intimorirlo la Neo-Regina, senza alcun risultato, perché la voce ferma del Nobile la bloccò immediatamente.
-I Miyazaki non hanno più potere dall’epoca dell’incendio sulla Torre Bruciata!-
Marina si sconvolse a quella rivelazione: ciò voleva dire che lui e quei tre Nobili erano il vero governo di Amarantopoli e che i Miyazaki servivano solo da copertura.
-Io faccio parte della casata dei Kagene…chiamami con quel nome…- le disse ancora, allentando la presa sui polsi della Nobile e si alzò, prendendosi la sua giacca.
Anche la diciassettenne si alzò, molto confusa su ciò che stava facendo quell’uomo: prima, cosa voleva farle? Forse, si era pentito di quell’azione?
-Non pensare a chissà cosa…- le interruppe i pensieri Kagene, che si era già messo la sua casacca e stava aprendo la porta.
-Ancora non hai diciotto anni: non posso fare nulla al tuo corpo…-
E dopo quelle parole, il Nobile andò via, lasciando ciò che doveva essere – in futuro – sua moglie,  rossa per la vergogna.
 

***

 
Akane era passata dalla stanza di Marina per avvertirla di preparati, poiché da lì a poco avrebbero dovuto fare una visita alla Regnante di Olivinopoli.
Quella non era solo una visita di cortesia, ma una richiesta di alleanza: con più soldati, avrebbero sconfitto il Popolo.
Con le due amiche venne pure Angelo, perché non si fidava di lasciare le due Nobili da sole con quei cavalieri incompetenti.
Con una squadra formata da cinque soldati davanti e dietro rispetto alla carrozza reale, la Neo-Regina partì alla volta di Olivinopoli.
Prima di partire, il nobile appartenente alla casata dei Kagene aveva minacciato i servi con “Non tollererò un vostro solo errore. Se succederà qualcosa, pagherete voi con la vita!” e fu quella frase a far insospettire la Nobile, che, per tutto il tempo del tragitto, pensava a ciò.
-Ehi, Marina, mi sembri più depressa del solito!- scherzò Akane, risvegliando l’amica dai suoi pensieri.
-No, non sono depressa…sto pensando a Kagene…-
Dopo aver detto ciò, raccontò ai due la tentata violenza del Nobile su di lei e spiegò che era un po’ confusa sul fatto che lui non le avesse fatto nulla.
-Beh, c’è da dire che è vietato dalla Legge avere rapporti intimi con una minorenne, pena la sottrazione del titolo di Nobile…- rifletté la ragazza dagli occhi viola, ricordando quel comma tanto importante.
Piombò il silenzio: quello che era un po’ più nervoso dei tre era Angelo.
Quando aveva sentito dalla sua protetta che aveva subito una tentata violenza, scattò in lui un nervosismo senza precedenti: dapprima, lui pensava alla promessa fatta alla Nobile tempo prima; ma poi si rese conto che, forse, c’era anche qualche altro motivo.
Strinse la tenda rossa che copriva la finestra della carrozza, nervoso.
Marina notò il malessere dell’amato e gli sfiorò la mano con gentilezza.
-Ehi, che hai?- chiese gentilmente, accarezzando delicatamente la mano del Capopalestra, facendo arrossire quest’ultimo.
-Non ho potuto proteggerti come ti ho promesso…- fece, tristemente, il biondo, mettendosi una mano sulla fronte, come se fosse disperato.
-Non c’entri nulla: non potrai proteggermi per sempre…- sussurrò la castana, tranquilla e con il battito cardiaco sempre più veloce e smise di accarezzare la mano dell’amico.
Appena la Nobile si staccò dall’esperto di Pokémon Spettro, i tre sentirono due forti esplosioni.
Preoccupati, fecero fermare la carrozza e scesero: c’erano dappertutto i cadaveri dei cavalieri che facevano da guardie e videro una donna dai capelli azzurri come il cielo e un piccolo esercito composta dalla popolazione di Amarantopoli.
Akane usò il suo Arcanine; Angelo usò Gengar: stavolta, sarebbe riuscito a proteggere Marina, a qualunque costo.
Il Pokémon Cane andò contro il Gyarados della donna dall’armatura azzurra, usando tutti gli attacchi che sapeva.
Il Pokémon Spettro andò contro gli umani, per impedire loro di catturare la Neo-Regina.
Il Cane di Fuoco combatté contro il Drago valorosamente, attaccandolo con tutti gli Attacchi Fuoco che sapeva, peccato che fosse più debole rispetto al Pokémon di Sandra.
Fu sconfitto facilmente da quest’ultimo, facendo sconvolgere Akane, che credeva di vincere.
Angelo, invece, teneva lontano tutti gli altri, tenendo per mano la Nobile, per evitare che la prendessero di sorpresa.
Lei non voleva essere protetta: purtroppo, non si era portata Mismagius, poiché l’appartenente ai Kagene gliel’aveva proibito.
I Palla Ombra di Gengar andavano a segno, tramortendo tutti quei cittadini che, in teoria, l’allenatore di quel Pokémon doveva proteggere.
Appena Sandra e il suo Pokémon sconfissero Arcanine, si rivolsero contro il biondo, minacciosi.
-E cosi, il Capopalestra di Amarantopoli si è alleato con la monarchia…- cominciò a schernirlo la donna, agitando nervosamente la sua spada.
Avrebbe ucciso, volentieri, anche il ragazzo, se voleva.
-Cosa si poteva pretendere da un discendente della stirpe dei Kurosawa…
Quando disse quelle parole, Angelo sbarrò gli occhi: era vero che lui si chiamava come l’omonima famiglia nobile, ma era impossibile che lui facesse parte di quella parentela.
-Gengar, usa Palla Ombra a raffica!- ordinò al suo Fantasma, che cominciò a lanciare numerose palle nere contro Sandra, che le parava tramite la sua spada.
Un sorriso sadico si fece strada nel volto della guerriera, cominciando a ridere sonoramente.
-Credi di potermi fermare con dei semplici attacchi?- lo schernì nuovamente, avvicinandosi pericolosamente alla coppia.
Prima che la Domadraghi si avvicinasse, Marina fece in tempo a togliersi dal collo una collana con una chiave e la diede ad Angelo, sorpreso da quel gesto.
Per impedire che il Capopalestra proteggesse quella piccola Regina, la donna proveniente da Ebanopoli lo ferì al petto, facendolo cadere a terra, inanime.
La castana, vedendo il sangue dell’amato Capopalestra schizzare dal suo corpo e colorare la strada di rosso cremisi, urlò dalla disperazione.
Sandra ignorò completamente le urla della Nobile e la portò via, lasciando Akane disperata inginocchiata sul sentiero e il biondo ferito a terra.
 

***

 
Passò un’ora da quell’attacco a sorpresa e Marina si ritrovò in una sporca cella, dove, a malapena, entrava un po’ di luce solare.
Le pareti erano sporchissime e lei stava seduta su una sedia di scarso valore.
In quella cella, c’erano numerose ragnatele: probabilmente, lì vivevano un po’ di Spinarak, uno dei Pokémon che la Nobile detestava.
Durante la sua osservazione alla stanza, sentì la voce di Sandra.
-Domani ci sarà l’esecuzione, alle undici. Sorveglia la Regina, affinché non scappi!
La ragazza, curiosa, si alzò da quella sedia e andò versò la porta della cella: vide una ragazza dai capelli lunghi biondi, vestita come un vero Cavaliere, fare da guardia a lei.
-Non c’è bisogno che mi tieni d’occhio. Mi sono preparata a questo!- disse, ridacchiando appena, facendo girare la giovane verso la cella.
-Sta zitta… domani morirai!- cercò di intimorirla la Guerriera, ma ricevette, per risposta, un sorriso malinconico della castana.
-Prima, vorrei conoscerti…- le rispose.
 
 
 
 
Spazio Autrice:

Eccovi il penultimo capitolo: http://papermoon.friendspace.forumfree.it/?t=62533337#entry508537445
Ringrazio chi, dal primo capitolo e non, mi ha seguito e appoggiato: mi avete dimostrato che ho qualche talento nell’arte della scrittura. (Qualche. Si, ancora non mi avete convinto)
"Kagene" è il cognome di Rei e Rui, due FanMade basati su Rin e Len Kagamine; la ragazza bionda è l'OC di Leila Blues.
Vorrei fare un appello, perciò non premete subito la X rossa della scheda, per favore.
Su EFP esistono le recensioni, che servono per dare pareri su una fiction.
Ne esistono di tre tipi:
 
1)      Positiva: Si dà, in teoria, quando la storia è ben strutturata ed ha un bel stile di scrittura e presenta pochi o niente errori. (Se ci sono, sono dovuti alla distrazione e comunque sono pochi).
2)      Neutra: La si dà quando la trama della storia è bella, ma non è stata sviluppata bene. Ci sono più di dieci errori dovuti alla distrazione.
3)      Critica: La si dà quando la trama della storia e la ff stessa non sono buone e la storia presenta frequenti errori (orrori) grammaticali e non ci sono descrizioni e manca ciò che è importante.
Gli autori che sono qui da un anno, due, tre ecc. cercano di aiutare chi è in erba e fare esperienza: per questo esistono le recensioni critiche.
Poi quegli autori in erba prenderanno esperienza e aiuteranno, in futuro, chi ha appena iniziato a fare lo Writer.
E’ una cosa a catena.
Purtroppo, da un anno a questa parte, noi autori più esperti diamo recensioni negative a nuovi autori che pretendono recensioni positive, nonostante loro storia scritta con i piedi.
E ci dà un enorme fastidio vedere risposte che dicono che siamo invidiosi della loro relazione sentimentale (Su Facebook, in un concorso, mi è successo una cosa del genere), che non hanno capito, che noi ci vantiamo del nostro italiano e che dobbiamo aiutare al posto di criticare.
Noi critichiamo solo per AIUTARE chi ne ha bisogno!
Altro che invidia e vanità… se non vi volessimo aiutare, non avremmo mai lasciato recensioni negative, no?
Purtroppo, molti autori appena iscritti hanno troppe pretese; come tutte/i le/i adolescenti che circolano in tutt’Italia.
Noi vogliamo semplicemente aiutarvi!
Se riceverò una critica per quest’appello, ben venga: vorrei sapere il parere di ognuno.
Con ciò, vi lascio.

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Capitolo 7
*** L'esecuzione e la lettera ***


Chivalry


Capitolo Settimo: L’esecuzione e la lettera
 
Marina passò la notte a parlare con la sua guardia che, in teoria, doveva essere sua nemica.
La ragazza si chiamava Leila e si era trasferita ad Amarantopoli perché i suoi genitori furono uccisi a Borgo Foglianova.
La bionda credeva che quella nobile stesse solo tentando di abbindolarla e poi scappare con l’aiuto della ragazza.
Perlomeno, così credeva prima di sentire il racconto della Regina sul suo desiderio di rendere il Popolo felice.
-Sin da bambina, fui messa a stretto contatto con la politica di mio padre, sebbene ancora non sapessi cosa si celava dietro di lui, e sentendo parlare sempre di quelle rivolte, crebbe in me questo desiderio che ora… vacilla pericolosamente, a causa di qualcuno…- cominciò a raccontare la castana, con gli occhi lucidi, ricordando la figura di Angelo e di quella sclerotica di Akane, che avevano fatto di tutto per proteggerla e, alla fine, avevano perso.
Si sentiva pronta per l’esecuzione di domani?
No, in quel momento avrebbe tanto voluto usare Mismagius per scappare; ma non aveva il Pokémon con sé.
Leila cominciò a capire che, in fondo, quella giovane non era così cattiva di come diceva da sempre la città.
Un attimo di silenzio e si sentì una forte esplosione proveniente dall’entrata delle prigioni.
La bionda non era autorizzata a muoversi da dove si trovava, perciò non poté muovere un muscolo quando vide tutti i suoi compagni morti e la figura di Angelo e Akane davanti a lei.
La spada grondante di sangue del Capopalestra fece rabbrividire la Guerriera, che prese le chiavi della cella e la aprì.
Il biondo e la castana entrarono e cercarono, in ogni mezzo, di prendersi Marina.
-Angelo, suppongo che tu abbia letto la lettera… non liberarmi… anche se vorrei vivere ancora, non posso permettere, come Sovrana, altre morti ingiustificate… è tempo che mi assuma le mie responsabilità…- si oppose la Regnante, nonostante fosse tentata di afferrare la mano del ragazzo e scappare via.
-Ci scambieremo di ruolo e…- la Nobile fu interrotta dalla Dama dell’Oscurità, che le disse:
-Akane, sei la mia migliore amica, troppo preziosa perché muoia… ve ne prego, ritornate a Palazzo e, domani, salutatemi con un sorriso…-
La giovane degli occhi viola cominciò a piangere disperata, nonostante il suo smisurato orgoglio; mentre l’Allenatore di Pokémon Spettro si avvicinò alla protetta per dirle qualcosa, ma fu interrotto da una pressione sulle sue labbra.
Marina lo stava baciando.
Sebbene il bacio non fosse ricambiato, lei sorrise, quando si staccarono.
-Era da tanto che volevo farlo…fatemi salutare Mismagius…- chiese, sapendo perfettamente che Angelo si era portato dietro quel Pokémon che le apparteneva.
Lui la fece uscire dalla Pokéball: lo Spettro aveva gli occhi lucidi e non era più di quel colore viola intenso, sembrava un colore tra il grigio e il viola.
-Mismagius…promettimi che starai sempre al fianco di Angelo e lo aiuterai in tutto e per tutto, ricordandoti di me…- fece la Regina, cominciando ad abbracciare teneramente il Pokémon Stregone, che piangeva pure lui.
Emise qualche piccolo verso strozzato, come se volesse dire che non l’avrebbe mai dimenticata e che non voleva mai separarsi dall’Allenatrice.
-Mismagius…questo è ciò che ha scritto il Destino per me…- sussurrò tra le lacrime la castana, facendo rientrare il Fantasma nella Pokéball.
Incitò, poi, i suoi due amici di andarsene e di tornare solo l’indomani, quando ci sarebbe stata l’esecuzione alle undici del mattino.
I ragazzi non poterono fare altro che ascoltare la castana e se ne andarono.
Appena Akane e Angelo andarono via, Marina crollò a terra e scoppiò in lacrime, quelle che si era trattenuta per tutto l’incontro.
Leila, che aveva assistito a tutta la scena, si avvicinò alla ragazza e la abbracciò teneramente: nonostante non la conoscesse bene, credeva che fosse una brava ragazza, in fondo.
-Angelo…-
E sussurrava quel nome, la Dama dell’Oscurità, rimpiangendo tutti i bei momenti passati accanto a quel filo di speranza.
La bionda sapeva bene che non poteva fare tanto per la giovane: continuò ad abbracciarla, mettendosi a piangere pure lei, svelando un lato che neanche la Guerriera sapeva di avere.
 

***

 
-Valerio, domani ci sarà l’esecuzione…la uccidi tu?- domandò Sandra, sedendosi in una panca che c’era nella locanda dove lei e Valerio ormai stavano sempre.
-Si…- sussurrò il Cavaliere Blu davanti a lei, in piedi, senza alcuna ombra di esitazione.
Doveva vendicare Chiara, la morte dell’amata ragazza che avrebbe voluto sposare il mese successivo.
-Va bene che vuoi vendicarti della morte della tua fidanzatina, ma ricordati dell’enorme debito che hai nei confronti di Ebanopoli.- ricordò la donna dai capelli color del cielo, osservando torvo il Regnante di Violapoli, che fu sorpreso da quella risposta.
-So che tu mi hai aiutato per la città e che ti devo molti soldi, ma non mi sembra questo il momento di…-
Fu interrotto dalla Domadraghi, che gli ricordò il patto che avevano fatto quando era stata uccisa Chiara: Sandra avrebbe aiutato Valerio, in cambio, lui doveva pagare almeno una piccola parte del debito.
Il blu non poté fare altro che annuire.
-Va bene, Sandra: al mio ritorno a Violapoli, ti darò il denaro…- rispose dopo.
 

***

 
Marina non aveva dormito per tutta la notte: appena chiudeva gli occhi, le venivano in mente infiniti flash della sua vita.
La maggior parte di quei flash riguardavano Angelo.
“Ti sei fissata con quel dannato Capopalestra!” si ripeté tutta la notte.
Si svegliò presto per i suoi normali standard e continuò a parlare con Leila sulla sua paura di affrontare l’esecuzione.
La bionda cercava di consolarla come poteva, dicendole che dopo non avrebbe più sofferto e che sarebbe andata in un posto migliore rispetto a quell’inferno.
Le ore passarono in fretta con i loro discorsi e, alle undici in punto, la Guerriera fu costretta ad aprire la cella della Neo Regina e, contro la sua volontà, permise a Sandra e Valerio di prendere la castana e di portarsela via.
 
 
 

-Dama dell’Oscurità, ti lascio viva: il Popolo ha un bel trattamento, per Voi…-
 

Un altro flash venne in mente a Marina: quando Valerio disse quelle parole, mentre lei reggeva il corpo inanime del padre.
Era questo il “bel trattamento”?
Lui intendeva ucciderla davanti a tutto il Popolo?
Uscirono dalla prigione e la luce del sole abbagliò per un attimo la giovane, che si era abituata al buio della cella.
Appena si abituò alla luce, assunse un portamento orgoglioso, mentre attraversava la gran folla che si era creata tra la sua prigione e la piazza principale.
Molti di quella folla cominciarono a insultarla e a sputarle sul vestito; a un popolano era venuto l’idea di uccidere la ragazza prima, ma Sandra impedì questo uccidendo l’uomo, dicendo che non dovevano toccarla per nessun motivo.
Solo Valerio era autorizzato a ucciderla.
La castana, demoralizzata, osservò il cielo: i Pidgey volavano tranquillamente, non c’erano nuvole…un tempo perfetto per la sua morte.
In poco tempo, arrivarono alla piazza e i tre salirono sul patibolo: Marina fu costretta a inginocchiarsi e ad appoggiare la testa su un’asse di legno.
La Domadraghi si allontanò dalla ragazza, mentre il Cavaliere Blu preparava la lama che avrebbe dovuto attraversare il collo della diciassettenne.
Presa dal panico, i suoi occhi cominciarono a cercare, tra la folla, un sorriso che l’avrebbe rassicurata.
Passavano i secondi. Gli occhi castani cercavano. Il cuore batteva all’impazzata. La lama cominciava a salire. I suoi occhi, finalmente, notarono Angelo e Akane. Il primo abbracciava la seconda, che piangeva disperata. Lui, come promesso, le sorrise. Anche la Regnante sorrise.
 

“Grazie Angelo, per avermi fatta felice anche oggi!”
 
“Se dovessi rinascere, vorrei tanto essere nuovamente la tua migliore amica…”

 
Questi furono gli ultimi pensieri di Marina Miyazaki, prima di essere decapitata davanti a tutto il Popolo l’ultimo giorno di Novembre.
 
Il Popolo esultò ma, nonostante la confusione, si alzò un grido disperato: era Angelo Kurosawa, che urlava il nome della ragazza ingiustamente uccisa per volontà di un Popolo che non aveva ancora capito che non governavano i Miyazaki.
Nella sua mano destra, teneva la lettera che la Regnante gli aveva scritto due notti precedenti.

 

Caro Angelo,
Ti scrivo questa lettera perché intuisco che non vivrò tanto a lungo.
Voglio solo dirti che, quando ti ho incontrato nel bosco di Amarantopoli, è stato il giorno più bello della mia breve vita.
Per me, l’amicizia è sempre stata sacra ed essere tua amica e di Akane mi ha dato la forza di andare avanti.
Non credo che, per te, sia stato un giorno felice, poiché, tre mesi dopo, hanno ucciso Chiara…la ragazza che ami.
E’ stato tutto un breve sogno, da cui ora mi devo risvegliare e affrontare la cruda realtà.
Probabilmente, domani mi arresteranno.
L’ha detto quell’uomo corvino ad atri Nobili che stanno nel Palazzo.
Non dovrai mai più proteggermi e potrai fare una vita felice, dopo che io sarò morta: ti prego, trovati una compagna e fatti una vita.
Quando io raggiungerò l’aldilà, proteggerò te e la tua famiglia.
Ti affiderò Mismagius, la mia carissima amica: usala per le lotte o per qualunque cosa, basta che sia in movimento.
Presto lei, con dolore, dimenticherà tutto questo e spero che tu farai la stessa cosa.
Però, prima di fare ciò che il Destino ha già scritto, volevo dirti tutto ciò che provo dalla prima volta che ti ho visto.
Mi sono innamorata di un Capopalestra come te. Ridicolo, no?
Ma non posso farci nulla.
Non ho avuto il coraggio di dirtelo prima, perdonami; te lo dico ora perché non voglio avere nessun peso, domani.
Non ricambi i miei sentimenti, ma non m’importa.
 
Marina.                                             
 
P.S. Scusami se allungo la lettera, devo riferirti altre cose: il corvino appartiene alla Casata dei Kagene.
Gli altri nobili e lui sono il vero governo della città e i Miyazaki servivano solo come copertura.
La rivoluzione non finirà con la mia morte, assolutamente.
Continuerà fino a quando quei nobili non moriranno.
Kagene era destinato a sposarsi con me; purtroppo, mio padre aveva cambiato idea, probabilmente, aveva intuito i sentimenti che provavo per te.
Ti chiedo di affiancare il Popolo, anche dopo la vittoria, cosicché tu sarai l’Allenatore massimo della città e governarla meglio della monarchia.
Salutami Akane, che mi è sempre stata accanto per tutta la vita.
 
Addio,

              Marina, neo Regina di Amarantopoli.                             

 

 
***

 
Un ragazzo dai capelli castani ribelli aveva assistito all’esecuzione di Marina.
Era quel servo che aveva ucciso Chiara e aveva scatenato l’ira del Popolo.
-Marina Miyazaki…principessa ereditaria e, in seguito, diventata Regina di Amarantopoli…- cominciò a parlare Roy, così si chiamava il ragazzo, guardando il cielo.
-…che la tua anima buona voli in un posto migliore di questo inferno…sorellina mia.- aggiunse dopo, con le lacrime agli occhi.
 

***

 
-Avevi ragione, Marina: la Rivoluzione non è ancora finita…- fece Angelo, guardando il cielo e sorrise, ricordandosi della richiesta dell’amica, di salutarla con un sorriso.
Akane stava inginocchiata a terra, con l’orribile immagine del corpo completamente insanguinato senza testa della Regnante.
Un uomo, che passava di lì, notò i due ragazzi e mormorò, tra sé e sé:
 

“Allora anche la Dama dell’Oscurità aveva qualcuno che l’amava…”

 
 
 
 

-E così Marina è stata uccisa?- domandò Kagene ai tre Nobili, mentre era nella Sala delle Riunioni.
-Era una mocciosa inutile, come il padre…Ora detengo io il Potere…avrò nelle mie mani tutta la città!- esclamò trionfante e quei tre Nobili esultarono con lui, acclamando a gran voce la casata dei Kagene, da sempre rivale dei Miyazaki.



 

Spazio Autrice:

Finalmente, ho finito questa "long-fiction", se così si può chiamare.
Comunque, il finale prevedibile, vero?
Volevo avvertirvi di una cosa:  a partire dal giorno 13/09 io non sarò presente come ora.
Sarà una sorta di ritiro dalla scrittura volntario: non sono depressa, tranquilli!
Faccio questo per la scuola: sono uscita dal primo anno con una media del 6.50 e, siccome so che posso fare di meglio, interroperò la mia presenza sul computer stesso, prendendolo solo dopo che avrò fatto il mio dovere da studentessa.
Ciò implica la "scomparsa" delle mie ff: pubblicherò, nel periodo scolastico, storie scritte in estate o comunque precedentemente.
Metterò quest'avviso pure nella mia presentazione.
Ringrazio tutti quelli che hanno seguito la mia storia recensendola positivamente e criticamente.
Grazie per avermi seguito fino ad ora.

Sayonara.


Gwen Kurosawa.

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