Due Destini Intrecciati

di ChibiRida94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una Nuova Collega ***
Capitolo 2: *** Mezze verità ***
Capitolo 3: *** Ricordi ***



Capitolo 1
*** Una Nuova Collega ***


Primo capitolo della mia prima FF su White Collar. I personaggi sono i soliti. Ho solo aggiunto una nuova ragazza per contribuire all'idea che ho intenzione di sviluppare. Spero vivamente che vi piaccia! Lasciate una recensione e ditemi cosa ne pensate e specialmente dove posso migliorare! Un bacione a tutti!





Appena varcata la soglia dell’ascensore, quella comunissima mattina, Peter vide Hughes davanti alla porta del suo ufficio, e nel momento in cui incrociò il suo sguardo venne invitato dal suo capo a raggiungerlo con il solito gesto, noto più che altro a Quantico.


Diana gli lanciò un’occhiata di avvertimento.
Notò che la postazione di Neal era ancora vuota.
Dopo il casino che aveva combinato, si ostinava ad arrivare in ritardo.


Salì i gradini ed, evitando di far trasparire la sorpresa, entrò nell’ufficio.


“Peter” lo salutò Hughes.
“Buongiorno” ricambiò.
Non poté fare a meno di notare l’altra presenza nella stanza.
“Come puoi ben vedere, qui abbiamo una nuova recluta”
Peter squadrò la giovane mora con i capelli raccolti in una coda che era poco distante da lui.
“Si chiama Jessica Rivers” continuò il capo. “Viene dall’unità White Collar di Chicago. E vorrei che si unisse alla tua squadra.” Concluse.

Annuì. “Il mio nome è Peter Burke. Piacere di conoscerla signorina Rivers”. 
Tese la mano verso la nuova recluta che la strinse rapidamente. 
“Il piacere è mio agente Burke! Ho sentito molto parlare di lei a Chicago. I miei complimenti per la cattura del famigerato Neal Caffrey.”
La guardò con aria interrogativa.
“Peter, Jessica sa già tutto sulla cattura di Neal, e della sua collaborazione con l’FBI, ha fatto domanda lei stessa per essere affidata alla nostra unità qui a New York, solo per lavorare a stretto contatto con voi. E poi le sue capacità deduttive sono ammirabili.” Aggiunse il capo.
“Ah si? Bene signorina Rivers, benvenuta nell’unità White Collar di New York City! Non so a quale tipo di “consigliere/criminale” era abituata lì a Chicago, ma la avverto, il nostro Neal è abbastanza furbo.”
“Si lo so.” Lo interruppe lei.
“So molte cose su Neal Caffrey e sulle sue capacità di incantare le giovani fanciulle. E nonostante sia il ladro di opere d’arte più famoso ed abile nel mondo, non mi farò abbindolare da lui.” Disse lei ben determinata.
“Si ne sono convinto, però mi faccia il favore di evitare che Neal si monti la testa, mettendolo al corrente di tutte queste sue “qualità”.”
“Certamente” rispose la giovane.


Neal, com’era solito a fare, quella mattina aveva deciso di percorrere la strada più lunga.
Adorava vedere la faccia infuriata di Peter quando arrivava tardi in ufficio.
Stuzzicare quell’uomo era davvero uno spasso.
Ultimamente Peter era come un padre per lui.
Era appena arrivato sulla 40esima strada, e stava costeggiando Bryant Park, quando ricevette la sua chiamata.

Rispose.
“Ehi Peter!”
Era sicuro che, a breve ci sarebbe stata una ramanzina di quelle “Ma si può sapere che fine hai fatto! Ci sono un mucchio di fascicoli e casi che non si risolvono da soli qui! Vieni subito qui scansafatiche!” Ecc…ecc…
Ma non fu così.


“Ehi Neal, senti in che zona sei?” chiese. immediatamente.
“Uhm?” rispose Neal sorpreso. “Sulla quarantesima ovest, vicino Bryant Park, insomma sto per arrivare, dimmi ci sono problemi?”
“No, no. Però qui c’è una persona che dovrei presentarti.” Disse Peter un po' nervoso.

“Una persona?”
“Si”
“E dimmi è una donna? Se è si quanto è..”
“Neal!” Lo interruppe Peter. “Smettila! Sbrigati a venire! Ti aspettiamo!”
“Si signore!” farfugliò Neal chiudendo la chiamata con un sospiro e aumentando il passo per attraversare Park Ave.


Diana si avvicinò a Jones.
“Allora?” chiese tenendo lo sguardo fisso sull’ufficio di Peter.
Lui la guardò con aria interrogativa. “Allora cosa?”
Diana alzò gli occhi “Chi è quella seduta nell’ufficio di Peter?” disse cautamente sottovoce la donna facendo un cenno verso la ragazza.
“Non ne ho la minima idea” sbuffò Jones.
“Uhm… ” Prese dei fogli e tornò alla sua postazione, tenendo sempre sott’occhio Peter e la giovane.


“Signorina Rivers, come mai conosce così bene il caso di Caffrey?” chiese Peter, osservando la giovane mora che, a breve, sarebbe entrata nel team.
“Agente Burke, forse lei non sa che la cattura di Neal è una delle più famose, e delle più studiate a Quantico.”
Peter scosse un po’ la testa. “Ma davvero?” chiese sorpreso. 
“Già, è stata l’argomento della mia tesi finale d’altronde, e so davvero molte cose riguardanti Caffrey.” Disse guardandolo fisso negli occhi.
Erano verdi, un verde davvero affascinante, coperti da delle lenti sottili.
E sapevano.
Lei sapeva molte più cose di quante ne dava a vedere.


Quando Neal arrivò, Peter lo chiamò nel suo ufficio.
Già salendo i gradini notò la figura femminile che si trovava dentro l’ufficio.
Sorrise sistemò i capelli con una mano, con l’altra sistemò la cravatta ed entrò.

Jessica Rivers non si sarebbe mai aspettata di trovarsi davanti un Neal Caffrey così… Così… Mozzafiato.
Lo squadrò interamente per pochi secondi.
E lo studiò cautamente, senza dare troppo nell’occhio, durante la breve permanenza nell’ufficio di Burke.

“Peter” disse lui. “Non mi presenti questa splendida ragazza?” chiese scrutando gli occhi della giovane e trovandosi immerso in quel verde acceso, che sicuramente aveva già visto.
“Neal, lei è Jessica Rivers, viene dall’unità White Collar di Chicago, e si è appena unita al nostro team.”
Neal si aprì in un sorriso. “Ma davvero?”
“Eh già!” rispose Peter.
“Piacere di conoscerla signorina Rivers. Il mio nome è Neal Caffrey consulente speciale di questa unità.”
“Non montarti la testa!” Lo richiamò Peter.
“Oh? Cosa? Io?” Si girò verso Peter e poi di nuovo verso la giovane. ”No, no, ma comunque è un piacere fare la sua conoscenza”.
La ragazza sorrise e gli strinse la mano. “Il piacere è mio Caffrey.”
Neal ricambiò il sorriso.

Peter lo prese per un braccio.
“Ehm, Neal posso parlarti un attimo?”
“Si certamente” rispose, distogliendo lo sguardo dalla Rivers e spostandolo su Burke.
“Ti ricordo come finì con Lauren …” bisbigliò Peter.
Neal annuì in segno di intesa.
Fece per andarsene ma venne bloccato di nuovo.
“E con Alex”. Caffrey annuì di nuovo.
“E con Sara …”
Neal abbassò lo sguardo.
“E, mi spiace ricordartelo, ma anche con Kate.”
Neal capì ciò che Peter intendeva.
“Va bene capo, ho capito. Starò attento.” Disse in tono scherzoso.
Burke lo guardò e notò la serietà nei suoi occhi.
Annuì.


Neal stava per uscire dall’ufficio quando..
“Oh ehm Neal …”
“Si Peter?” disse voltandosi.
“Azzardati ad arrivare di nuovo in ritardo e ti rispedisco in carcere” sorrise amaro Peter.
Neal spalancò gli occhi annuendo sorridendo leggermente. “Afferrato.”
Burke sorrise più dolcemente “Bene.”


Uscito dall’ufficio di Peter, si diresse verso la sua postazione.
Diana lo raggiunse. “Chi è?” Chiese con finto poco interesse.
“Una nuova.” Rispose Caffrey.
“E’ carina!” S’intromise Jones.
“Shhh!” lo zittì Diana.

Jessica stava parlando ancora con Peter. Neal la vide annuire.

Dentro l’ufficio aveva notato il modo discreto in cui lo aveva studiato.
“Ehi Caffrey! Concentrati sulla tua scrivania e scegli un caso che possa farmi divertire!” lo avvisò Jones.
Neal sorrise, e cominciò a sfogliare i fascicoli.

Jessica scese gli scalini ancora incredula.
Neal Caffrey era proprio nella scrivania accanto alla sua.
Aveva l’opportunità di conoscere dal vivo il protagonista della sua tesi finale al Quantico.
Iniziò a sistemare le sue cose sulla scrivania, quando Peter scese.

“Colleghi, vi comunico che abbiamo una nuova recluta, al team Burke in particolare. Si chiama Jessica Rivers, viene dall’unità White Collar di Chicago, ha fatto molta strada per arrivare fin qui, e le sue conoscenze sono davvero lodabili. Accoglietela come se fosse una di famiglia, perché è questo che siamo” disse guardandosi attorno, soffermandosi su Diana, Jones e soprattutto su Neal. “Una famiglia, una grande famiglia.” Concluse.
Tutti in ufficio applaudirono.

Poi la stessa Jessica prese la parola. “Grazie per questo discorso di benvenuto, è stato davvero molto gentile da parte vostra! Sono onorata di poter lavorare con voi qui a New York. Voi avete catturato i banditi peggiori di tutti gli Stati Uniti, per non dire del mondo intero, quasi.” Disse spostando il suo sguardo prima su Peter e poi su Neal. “Adesso è meglio non rubarvi più tempo, sappiate solo che sono davvero molto felice di poter lavorare qui.” Disse le ultime parole osservando il vicino di scrivania, per poi aprirsi in un dolce sorriso che coinvolse tutti.


Quando la tranquillità si riappropriò dell’ufficio, cioè quando quasi tutti andarono a pranzo, Neal si avvicinò di soppiatto alle spalle della Rivers.
“Dimmi Caffrey” esclamò lei girandosi e trovandosi a poca distanza dal consulente.
“Oh no, non chiamarmi Caffrey! Chiamami Neal, lo preferisco.” Disse sorridendo e assaporando il dolce profumo della collega. Era di Fragola...
“Ok Neal” rispose. “Cosa volevi?”
“No niente, solo conoscerti.”
“Uhm… solo conoscermi?” disse avvicinandosi.
“Certo” fece lui avvicinandosi ancora di più.
Lei sentiva il respiro ritmico di Caffrey, mentre lui sentiva quello di lei.
“Bene allora piacere di nuovo!” esclamò spostandosi indietro e tendendo la mano nella sua direzione.
Neal la guardò spaesato.
“Mi credi davvero tanto sciocca Caffrey?” chiese lei riacquistando un po’ di serietà.
“Non l’ho mai detto!” affermò il giovane.
“Ma l’hai pensato.” Controbatté la nuova collega.
La guardò spalancando gli occhi sempre più sorpreso.
“Caffrey conosco molte più cose che ti riguardano di quante tu possa immaginare.".  Disse infine Jessica.
Neal annuì.
“Quali sono le sue fonti signorina Rivers?”
“Provi a immaginare” concluse lei, alzandosi e dirigendosi verso l’ascensore, lasciando il collega un po’ stupito.


“Molto furba la nuova arrivata, vero?” Diana spuntò alle spalle di Neal.
“Eh già…” disse Neal sfoggiando uno dei suoi sorrisi enigmatici.
“Intrigante?” continuò.
“Oh si.” Rispose.
“Occhi?”
“Un oceano verde”
“Uhm… Ti piace?”
“Non saprei dirtelo.”
“Lo prenderò come un si.”
“Anche se non lo era?”
“Lo era.” Concluse sorridendo la Berrigan.
“Vuoi venire a pranzo con me e Christie da Les Halles?” chiese in fine.
“Cosa? No grazie Diana, ma ho un impegno…” disse Neal declinando l’invito.
“Come vuoi.” Diana si avviò.
“Se cambi idea, sai dove trovarci.”
Neal annuì.
“Salutami tanto Christie!” esclamò.
Diana gli fece l’occhiolino per poi scomparire dietro le porte dell’ascensore.


Era ormai l’unico in ufficio e sapeva benissimo cosa fare.
Aprì il cassetto della scrivania, spostò una lamina laterale e ne estrasse tre chiavi.
Una di quelle apriva il cassetto in cui Peter teneva i curriculum dei nuovi arrivati.


Controllò ulteriormente che fosse solo, e si diresse verso l’ufficio di Burke.
Entrò a passo rapido e altrettanto rapidamente aprì il cassetto, guardandosi sempre attorno.
Allora Rivers... Rivers…
Trovò il fascicolo su Jessica.
Sentì il rumore dell’ascensore.
Fece delle foto ai fogli che componevano il curriculum, lo ripose, chiuse a chiave il cassetto e tornò in tempo alla sua postazione per nascondere le chiavi.
E proprio quando lui assunse un’aria tranquilla sulla sedia, Peter e Jessica fecero la loro entrata.


“Niente pranzo oggi?” Lo canzonò Peter.
Lui non rispose. Era coinvolto in uno scambio di sguardi con Jessica.
Lei si avviò verso l'ufficio di Burke e lui la seguì con lo sguardo.
“Neal?” Peter gli si avvicinò richiamando la sua attenzione.
“Quindi?”
“Quindi cosa?”
“Il pranzo? Lo salti?”
Neal ci rifletté su, guardò l’orologio.
“No certo che no!” rispose. “Proprio adesso ho appuntamento con Mozzie!” esclamò alzandosi frettoloso.
“Ok ma non tardare. Dobbiamo cominciare ad indagare sul caso di contraffazione di soldi e del giro di prostituzione che mette in giro il denaro falso!” gli ricordò Peter.
“Ok va bene!” rispose Neal sparendo dentro l’ascensore.


Saranno ore che aspetto qui!
Pensò Mozzie.
Quel ragazzo crede davvero che se ritarda con Mr Suit, può farlo anche con me? Oh no si sbaglia di grosso!
Mozzie stava camminando avanti e indietro solo da pochi minuti, ma lui era un maniaco della puntualità.


Neal arrivò con il fiatone.
“Ehi amico senti, con il signor Distintivo puoi ritardare quanto vuoi, ma con me no ok?” sbottò.
Neal lo guardò negli occhi.
“Mozz ho ritardato di 5 minuti, e sai che la 46esima strada è un po’ distante dalla terza Ave, specialmente se si è a piedi.” Si giustificò.
“Solo per questa volta!” concluse pacifico l’amico.
“Allora chi è questa nuova?”
“Ti ho mandato un messaggio per avere delle informazioni. Dovresti dirmelo tu chi è.”
“Si hai ragione.”


 Neal era sempre stato molto abile nel capire la gente, ma quella ragazza, quella Jessica, era molto brava a nascondere i propri pensieri.
Tanto brava che nemmeno Peter li aveva intuiti.


“Mozz allora che hai scoperto su questa ragazza?”
“Neal io non ho scoperto nulla! Io mi sono solo informato sulla sua vita.” Rispose indignato dal modo in cui l’amico gli fece la domanda.
“Ok Mozzie, che informazioni hai trovato su Jessica Rivers?” Chiese allora sottovoce.
“Uhm…” rispose l’amico accigliato.
“Allora è nata a Beverly Hills” cominciò.
“Perché allora non è diventata una ragazza superficiale, ricca e snob? Ti chiederai. Semplice alla tenera età di tredici anni, suo padre, Thomas Rivers, un’agente dell’FBI, venne ucciso da un certo Karofsky, un russo ricercato per aver messo in giro soldi falsi e aver creato un circolo di prostituzione minorile, non ancora catturato.”

Neal ci rifletté.
“Prostituzione e denaro falso hai detto?” chiese, ricordando le parole di Peter. 
“Si. Ma per favore per i chiarimenti e le domande aspetta la fine della storia.”
Neal abbassò lo sguardo. “Come vuoi, continua.”
“Bene.” disse Mozzie.

 “Suo padre era stato incaricato di catturare quel farabutto. E proprio quando stava per catturarlo, sua figlia, la giovane Jess, venne presa in ostaggio. Così l’uomo dovette arrendersi, venne attirato in una trappola e ucciso proprio mentre gli altri agenti liberavano sua figlia.”
Mozz abbassò lo sguardo.
“Karofsky non venne mai catturato, e Jessica fu costretta a crescere con i nonni, visto che la madre era morta di parto …”
Disse d’un fiato l’amico, concludendo il racconto.
Sospirò.


Neal sapeva bene che Mozzie aveva passato la vita in orfanotrofio ed entrambi sapevano bene cosa significasse perdere i genitori.

 Si scambiarono uno sguardo d’intesa.

“Neal che hai intenzione di fare con lei?” gli chiese.
“Non lo so Mozz … Davvero non ne ho idea … “ Sospirò guardando la strada.

“Peter ha scelto di indagare su un caso con caratteristiche molto simili a quelle che riguardavano il caso su cui lavorava il padre di Jessica. Non vorrei ne rimanesse emotivamente coinvolta.”

Mozz ci rifletté su.
“Perché ci tieni molto a lei?” chiese.
“No, non tengo a lei particolarmente. E’ solo che lei sa qualcosa, qualcosa su di me, e vorrei capire cosa.” Rispose Neal.

Poi fa parte del mio passato... Perché è lei quella Jessica Rivers. Ne sono sicuro. Pensò.

“Capisco amico … Comunque c’è qualcos’altro che dovresti sapere su Jessica …” disse Mozzie tornando a parlare a bassa voce.
Gli si avvicinò sussurrandoli qualcosa nell’orecchio.
“…”

Neal spalancò gli occhi.




Fine del Primo Capitolo.
Se siete arrivati a leggere fin qui vi ringrazio! Se vi è piaciuto questo capitolo spero che troverete l'altro altrettanto soddisfacente!
Caricherò ogni capitolo il Martedì, e se non arrivo aspettatelo il Giovedì!
Un bacione! E grazie per aver letto!

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Capitolo 2
*** Mezze verità ***


Salve a tutti!!!
Scusate se Martedì scorso non ho caricato il capitolo!!!
Ma non era ancora pronto, e poi non ho avuto il tempo di scrivere, visto che sono stata per 5 giorni fuori casa!
Ho notato che il primo capitolo non ha riscosso molto "successo".
Ho sistemato il capitolo, come consigliatomi da Nike87(?).
Spero vi piaccia!







Quando vide che ancora Neal non tornava, nonostante la pausa pranzo fosse finita già da un po’, Peter decise di chiamarlo.
“Neal dove diavolo sei?!” Gli chiese semi-infuriato.
“Sono appena uscito dall’ascensore.” Disse salutando Peter che si trovava nel suo ufficio.
Peter lo guardò come per disintegrarlo con lo sguardo e si avviò nella sua direzione.
“Alla buon’ora!” Sbottò infine.
Neal diede un’occhiata all’orologio. “Si lo so scusa… Ero con Mozzie.”
“A fare?” chiese Peter. “Beh …” scrutò i loro colleghi. “Neal di cosa avete parlato?” chiese sottovoce.
“Di niente Peter.” Sorrise Neal.
“Ti conosco.” Disse solo questo Peter.
Si guardarono negli occhi. “Cosa cercavi nel mio cassetto dei curriculum?” aggiunse poi.
Neal lo guardò spalancando gli occhi per pochi secondi. “Cosa dici Peter?” disse sorridendo enigmaticamente.
“Conosco te e conosco il mio cassetto.”
“Ah …” disse Neal. “Quindi?” chiese.


Neal portò Peter nella stanza dei casi conclusi.
“Peter lei sa qualcosa.” Disse sottovoce, dopo essersi accertato che fossero soli. “Volevo solo sapere più cose su di lei, così ho cercato il suo curriculum per avere più informazioni.”
Peter annuì. “Immaginavo che avessi una copia di quella chiave” disse inizialmente. “Comunque ho notato anche io che di lei c’è ancora molto da sapere. Ma non è grazie al suo curriculum che scoprirai qualcosa.” Disse.
Neal lo guardò sperando di trovare qualche indizio, qualche risposta nei suoi occhi. Vi trovò però comprensione.
Si girò poi verso le vetrate. “E se sapesse del tesoro? E se rovinasse tutto? E se non riottenessi la libertà a causa sua? Peter io vorrei camminare libero per la città di New York senza questa cosa attaccata al piede!” indicò la cavigliera.
“E non voglio rinunciare al mio lavoro, a svegliarmi tutte le mattine sapendo che tutte le persone che mi appoggiano, tutti i miei colleghi, amici e specialmente te Peter, sono qui sempre pronti per un nuovo caso, o comunque sempre qui per aiutarmi.”
 Guardò in basso. “Non voglio che questa ragazza rovini tutto!” “Anche perché ti piace.” Aggiunse Peter sottovoce. Neal sorrise. “Ormai lo pensate tutti.”
“È sempre così.” Affermò Burke.
“Io non voglio rinunciare a tutto questo capisci?” disse Neal allargando le braccia, come per indicare tutta New York City, e tutta la sua vita. “Vorrei solo essere più libero.” Concluse. Si girò dando le spalle a Peter, osservando i palazzi della città.
Burke gli appoggiò una mano sulla spalla. “Lo so.” Disse accennando un piccolo sorriso.
Peter era contento di sentire quelle parole. Non voleva perdere il suo Neal. Era come un figlio ormai. El lo considerava come un membro di famiglia, e Satchmo lo adorava Per tutte le volte che lo ha portato a spasso.Questo pensiero lo fece sorridere.
Caffrey dal canto suo, sentiva di aver trovato un po’ di pace. Di essere a casa. E avrebbe impedito a chiunque di rovinare quella situazione.
“Se vuoi una mano ad indagare su Jessica.” Disse ad un tratto Peter, cogliendo di sorpresa Neal che si girò nella sua direzione. “Conta pure su di me.” Gli tese la mano.
Neal annuì e gliela strinse.
“Adesso, di cosa avete parlato con Mozzie?” chiese.
“Ehm…” sospirò Neal.
Gli racconto cosa aveva scoperto Mozzie, evitando di nominare il truffatore e saltando le ultime cose che gli aveva riferito. Non era ancora pronto a dirgliele.
Alla fine Peter si soffermò a riflettere.
“Che facciamo Peter?” gli chiese Neal.
“Ormai non possiamo rinunciare al caso.” Disse.
“Ma non possiamo coinvolgere Jessica. Rischieremmo di aprire vecchie ferite.”
“Già” annuì Peter cupo e visibilmente preoccupato.
 “Peter abbiamo già dei sospettati?”
Lui annuì. “Un certo Karofsky?” chiese. Burke annuì di nuovo.
“Peter non possiamo! È lui! Ha ucciso suo padre! E poi è il suo primo caso qui a NYC!” esclamò anch’egli preoccupato.
Peter si guardò intorno.
Stava arrivando qualcuno.
“Ne riparliamo questa sera.” Tagliò corto. “Per ora teniamola all’oscuro del caso.”
Caffrey annuì. Fecero per andarsene.
“Ah… Ehm… Neal?”
“Si?”
“Dammi la copia della chiave.”
“Quale chiave?”
Peter lo guardò accigliato.
“Afferrato.” Disse Neal sospirando.
“Ah e un’altra cosa.”
Caffrey lo guardò
“Ti sta proprio a cuore eh?” scherzò Burke.
“Aaaah!” esclamò Neal, leggermente infastidito.
Peter però sorrise.


Jessica stava ancora sistemando la sua scrivania quando si avvicinò Diana.
“Ciao.” La salutò la Berrigan sorridendo.
“Salve a lei.” Ricambiò Jessica.
“Oh non diamoci del “lei” ti prego” disse sorridendo. “Chiamami Diana.”
“Va bene.” Acconsentì Jessica. “È un piacere conoscerti Diana!” disse.
“Lo stesso vale per me Jessica! Finalmente avrò una spalla femminile che mi aiuterà a tener d’occhio i maschietti!” Esclamò sorridendo.
“Non siamo così terribili!” si intromise Jones.
“No?” gli chiese Diana con finta rabbia. “Assolutamente!” rispose cautamente il collega.
“No in effetti tempo fa, quando indagavamo sul caso Roston non ho aspettato voi per due ore di fila sul furgone! Ah no aspetta! Aspettavo proprio voi! E dove siete andati quella sera tu e Peter?” chiese ancora Diana.
“Con Mozzie e Neal alla Steak House …” rispose sconfitto Jones.
“Già e perché?”
“Perché la serata di spionaggio di quella sera era saltata…” aggiunse.
“E?” Lo esortò a continuare.
“E ci dimenticammo di avvisarti…” Concluse Jones.
“Ecco… capisci?” rispose seria Diana.
Jessica scoppiò a ridere e coinvolse entrambi i colleghi. “Capisco benissimo Diana!” esclamò sorridendo. “Da adesso ci aiuteremo a vicenda!” disse continuando a sorridere.
“Certamente!” Si strinsero la mano.
“Ed ecco l’alleanza tra le donne del team!” esclamò Jones.


Neal e Peter arrivarono proprio nel momento in cui Jones e Diana tornavano a lavorare.
“Jessica!” la salutarono all’unisono, facendo sorridere nuovamente la ragazza.
“Peter, Caffrey.” Disse ricambiando il saluto.
“Va tutto bene?” le chiese Peter.
“Si grazie, va tutto benissimo!”.
“Hai conosciuto Jones e Diana?”.
“Si! Sono colleghi fantastici!”. Sorrise.
“Diana ti ha raccontato della serata di spionaggio vero?” chiese Neal.
Lei si lasciò scappare una risata. “Si, Diana me lo ha detto, siete davvero incredibili!” disse in finto tono severo.
“Spero ti ambienterai bene qui.” Dicendo questo, Peter li salutò con un cenno e tornò nel suo ufficio.


“Allora … Che caso abbiamo?” chiese Jessica al collega.
“Eh? Il caso?”  ripeté Neal, nascondendo il caso Karofsky. “Si c’è il caso di un furto di gioielli, il sospettato è Roger Mc Cohen, trent’anni, sappiamo già chi sarà il suo ricettatore, dobbiamo solo appostarci ed aspettare che il nostro ladro, controllato ventiquattr’ore su ventiquattro, si faccia vivo.”
 “Come fate a sapere chi sarà il ricettatore?” chiese Jessica.
“Dimentichi con chi stai parlando.” Rispose Caffrey sorridendole.
“Già il famigerato Neal Caffrey, il ladro con 27 alias conosciuti, che parla otto lingue compreso lo Swahili in modo colloquiale, che ha una passione per il buon vino. E specialmente per le ragazze.” Disse lei d’un fiato.
“Mi conosci bene!” esclamò lui sorpreso.
“Ovvio!” rispose! “Sei stato l’argomento principale della mia tesi! E’ ovvio che ti conosco. So molte cose di te, te l’ho detto.” Continuò guardandolo negli occhi.
“Davvero?” le chiese avvicinandosi.
“Smettila Caffrey... Io non sono come le altre… Non mi conquisterai così.” Lo avvertì girandosi.
Lui sorrise. “Parlami di te.” Disse, sorprendendo Jessica. “Tu conosci molte cose di me, mi sembra logico voler sapere qualcosa di te, no?”
Lei sorrise imbarazzata. “Che vorresti sapere?” chiese, ancora sorpresa.
“Beh… per esempio, dove sei nata?”
“A Beverly Hills, California.” Rispose prontamente.
“Ah!” esclamò lui. “La tua famiglia?” continuò conoscendo già la risposta.
“Mia madre è morta di parto… E mio padre è rimasto coinvolto in una sparatoria.” Disse lei, con viva tristezza negli occhi.
“Mi dispiace…” Aveva posto la domanda, nonostante conoscesse la risposta, si, ma era necessario per sapere se lei era sincera o no. “Scusami…”
 “Non lo sapevi…” si limitò a dire sorridendo. “Tranquillo, non potevi saperlo, quindi non ti devi scusare.” Disse. “Continua con le domande avanti.” Disse.
“Sicura?” le chiese.
“Sicurissima!” sorrise.
“Bene… Con chi sei cresciuta?”
“Alla morte di mio padre avevo solo 13 anni, quindi andai a vivere a Saint Louis con i miei nonni…”
“Wow, molto lontano dalla California!” esclamò Neal.
“Già! Conobbi molta gente, trovai molti amici, i miei mi mancavano sempre di più, ma, con l’aiuto dei miei nonni e degli amici, andai avanti. Vuoi sapere altro?”
“Si! I tuoi fidanzati?”


Jessica spalancò gli occhi  lo guardò.
Neal invece la osservava spavaldo.
“Allora?” aggiunse sorridendo.
Lei si guardò attorno, per poi riportare lo sguardo negli occhi chiari di Neal…


“Perché vuoi saperlo?” chiese lei imbarazzata e stizzita.
 “Tu sai delle mie donne no?” disse lui sfoggiando il suo sguardo più affascinante, e pronunciando la parola “donne” come se fossero premi.
“Si certo!” rispose.

“Era davvero necessario per la tua tesi?” chiese lui fingendosi infastidito.
“Beh, hai collaborato con tutte loro. Da Kate a Sara…”
“Ti sei tenuta aggiornata allora?” le fece notare Neal.
“Si… Beh… Ma tu non volevi sapere dei miei ragazzi?” disse imbarazzata.
“Certo!” rispose ridendo Caffrey.
“Ma dimmi, è una storia lunga? Aspetta vado a prendere il caffè!” esclamò, continuando a ridere.
I suoi occhi celesti erano davvero bellissimi.
Le ricordavano gli occhi del suo primo vero ragazzo.
“Ma quanto sei spiritoso!" disse in finto tono aspro.
"Non hai bisogno del caffè! Ho avuto solo tre storie, di cui solo una seria.” Continuò Jessica sorridendo.

Cosa c’era nei suoi occhi? Tristezza? Rimorso?

No… Neal non riusciva ancora a capirla.

Dopo tutto quel tempo non era cambiata.
I suoi occhi, sempre colorati di verde. Un verde acceso che brillava al sole.
La sua bocca… Neal l’aveva già assaporata tempo prima…
Le labbra erano morbide, carnose, ed erano risaltate da un leggero strato di burro cacao. Caffrey avrebbe scommesso che sapessero di fragola, come quando era giovane.
Ricordava anche il profumo della sua pelle…
Neal ricordava bene.


“Bene.” Disse. “Raccontami di questa storia importante allora.”
 






Se siete arrivati a fine capitolo, bene, vi ringrazio ulteriormente per la vostra pazienza!
So di non essere bravissima.
Ma so anche di non essere così terribile nello scrivere.

Sinceramente sono una fan di White Collar!
Adoro Neal Caffrey!
E dire che amo Matt Bomer è riduttivo!
Ho deciso di narrare le vicende di Neal nel periodo in cui ha fatto arrestare Keller.
L'unica differenza sta nel fatto che è completamente assente la lettera per la commutazione della pena.
E Neal mostra varie sfaccettature del suo carattere.
Riprendendo anche il suo essere ribelle a volte.
Che a mio parere lo rende più interessante.

Spero vi sia piaciuto questo capitolo!
E spero che abbia rispettato le vostre aspettative! (In tal caso lasciate un commentino)
Se non fosse così, vi sprono a lasciare una recensione in cui mi dite il vostro punto di vista!
Un bacione a tutti!!!

(Spero di caricare il prossimo entro Giovedì!)
 
A presto!!! :D

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Capitolo 3
*** Ricordi ***


Salve gente!
Sono di nuovo qui con un nuovo capitolo.
Purtroppo vedo che la ff non riceve molte recensioni, ne commenti positivi o negativi.
Mi dispiace un po'...
Ma comunque, mi devo profondamente scusare con tutti quelli che leggono questa ff.
Eh si, mi devo proprio scusare...
(Continuate a leggere sotto)




Lo guardò negli occhi e arrossì di colpo.
“Tutto bene?”.
“Si… È solo che… I tuoi occhi… Mi ricordano tanto i suoi…” Lui sorrise dolcemente.
Spostò lo sguardo in basso e poi di nuovo nei suoi occhi.
“Si chiamava Danny Brooks.” Cominciò.
“Era di pochi anni più grande di me, ma fu lui a salvarmi dalla strada che avevo iniziato a percorrere…”
Mentre lei raccontava, lui ricordò il loro primo incontro.
 
Lui aveva compiuto da poco sedici anni, e lei ne aveva quattordici. Frequentavano entrambi la St Louis High School.
 
Una sera la vide in compagnia di un gruppo di ragazzi poco raccomandabili e per evitare che commettesse un errore le consigliò semplicemente di  andare via.
Lei era impaurita, lo leggeva nei suoi occhi.
Seguì il suo consiglio, ma per una serie di sfortunati eventi, partendo da James Carlson e finendo sempre a James Carlson, Neal, allora conosciuto con il nome di Danny, si beccò una coltellata al braccio.
Ma ne valse la pena.
Perché dopo aver ricevuto le coraggiose prime cure di Jessica, si persero in un abbraccio.
Fu allora che Neal sentì il suo profumo.
Un profumo di fragola.
Un profumo che entra sistematicamente in tutto il tuo corpo, e che ti manda il pappa il cervello!
 
Jessica raccontò brevemente il loro primo incontro.
Ma quando dovette descrivere l’abbraccio lo fece con così tanta densità che Neal ne rimase sorpreso.
Confidò in lui, dicendo che il calore del corpo di Danny Brooks l’aveva fatta sentire protetta.
Lei stava bene in sua compagnia.
Fu allora che prese una “piccola” cotta per lui.
 
Due settimane dopo lo vide a scuola, e fece istintivamente per andargli incontro.
Ma deviò il percorso a metà strada, non sentendosi pronta ad affrontare la densità dei suoi occhi celesti.
Danny era un piccolo genio a scuola. Era il primo della classe.
Ma era anche molto socievole, simpatico e bello!
Era corteggiato da qualche ragazza ma lui non dava molto peso ai rapporti con loro.  
E Jessica, scoperto questo, si demoralizzò un po’.
Così trascorsero i mesi.
Danny provò ad avvicinarsi a lei.
Ma ogni tentativo era vano, visto che la ragazza fuggiva spesso, o si congedava dopo qualche “Ciao, come stai?”
 
Neal ricordava bene quanto ci stesse male per quel comportamento freddo.
E ricordava anche come gli fece capire che nutriva nei suoi confronti un vero interesse.
 
Jessica giustificò la sua freddezza con l’imbarazzo.
“Ero imbarazzata allora.” Disse semplicemente.
Mentre Neal ripensava a tutte le volte in cui l’aveva seguita per poi vederla dileguarsi tra la gente nei corridoi.
“Insomma, Danny si era beccato una coltellata al braccio per me, non sapevo come sdebitarmi. Sapevo bene però che quel mio comportamento era sbagliato nei suoi confronti…” .
Poi abbozzò un sorriso. “Fu allora che Danny organizzò tutto.” Disse con aria soddisfatta.
“Lui aveva calcolato tutto, fin nei minimi dettagli.” Neal sorrise imbarazzato per qualche secondo, poi continuò ad ascoltarla.
“Danny era bravo a calcolare tutto, era un ragazzo molto sveglio, ma lo sorprese la reazione che ebbi quando lui si presentò davanti la porta di casa un pomeriggio.”
 
Neal voleva farle passare una splendida serata.
Certo il Luna Park allora era il massimo.
Ma ci sperava comunque.
Aveva programmato una serata davvero carina, ma questa non andò come previsto.
 
“Era l’anniversario di morte di mio padre, e stavo sistemando dei fiori davanti alle sue ceneri quando Danny bussò alla porta…”
 
***
“Tesoro puoi aprire tu?” le chiese la nonna.
“Ma certo!” disse Jessica asciugandosi le lacrime e avviandosi alla porta.
Guardò dallo spioncino, ma un mazzo di fiori copriva la visuale.
“Chi sei?” chiese allora.
“Apri e vedrai.” Rispose la persona nascosta dietro il mazzo di fiori.
So di chi è questa voce!
“Danny!” esclamò aprendo la porta.
Lui spostò il mazzo di fiori, scoprendo il suo volto con sopra un espressione sorpresa.
“Come hai..?”
“Ho riconosciuto la tua voce …” disse imbarazzata.
Danny sorrise. “Interessante.” Si avvicinò e le baciò la guancia.
“Sorprendente …” sussurrò lei, lasciandosi prendere dal sorriso.
L’imbarazzo le colorò di rosa le guance.
 
Ad un tratto una voce arrivò dalla cucina.
“Jess, tesoro, chi è alla porta?”
“Ehm… È un mio compagno nonna…” rispose frettolosa e imbarazzata.
“Ah si?” disse ad un tratto una voce forte e maschile dietro di lei.
Jessica si voltò. “Nonno!” esclamò. “Si, beh, lui è Danny un mio compagno…”
Il signor Harris si fece avanti, e scrutò il giovane alla porta.
“Signore.” Lo salutò Danny, guardandolo negli occhi e tendendogli la mano.
“Compagno di Jess.” Ricambiò stingendo forte la mano del ragazzo.
Niente. Nessun segno di dolore parve apparire sul volto di Danny.
Jessica lo guardò stupita.
I due si guardarono per un po’ negli occhi, come per studiarsi.
E in realtà era proprio quello che stava facendo il nonno di Jessica.
Studiava bene quel ragazzino che era arrivato fino a casa di sua nipote con un mazzo di fiori.
Poi il più anziano sorrise.
“È un piacere conoscerla signor Harris.” Aggiunse infine il giovane sorridendo anch’egli.
“Si…” disse il nonno materno di Jessica, allentando la presa e lasciando la mano del ragazzo. “Anche per me lo è … Danny”
Jessica li osservava ancora stupita.
Guardò Danny con occhi stupefatti. “Cosa…?”
Lui le fece un occhiolino, e lei arrossì.
“Jessica vado ad aiutare tua nonna in cucina, la cena sarà pronta tra un’ora al massimo.” Disse il signor Harris.
“Arrivederci Danny.” Aggiunse guardando il ragazzo, per poi avviarsi.
 
“Allora…” disse avvicinandosi alla ragazza.
“Mi sembra di aver capito che abbiamo solo un’ora a disposizione…”
“Perché hai quell’aria affranta? Sono saltati tutti i tuoi piani per caso?” chiese Jessica per stuzzicarlo.
“Colpito e affondato…” rispose Danny guardando in basso.
“Oh… Non pensavo… Beh… Non… Cosa?”
“Hai capito.” Disse il giovane. “Beh quantomeno potrò darti questi.” Aggiunse porgendole i fiori.
“Danny.. Io… Sono davvero bellissimi!” sorrise. “Grazie!”
La guardò negli occhi.
Lui era davvero bellissimo.
E lo era altrettanto lei agli occhi di lui.
 
“Vuoi entrare?” domandò Jessica.
Danny rimase colpito, poi sorrise.
“Mi piace il colore dei tuoi capelli alla luce del tramonto.” Disse.
“Vieni andiamo in veranda.”
Jessica lo prese per mano e lo scortò fino alla veranda sul retro.
Fortunatamente la casa di Jessica era in periferia, aveva come panorama un piccolo boschetto, e il sole andava piano a nascondersi dietro gli alberi.
E proprio seduti sul divanetto della veranda, Jessica sorprese Danny.
 
Danny si sedette sul lato destro del divanetto, davanti a lui vi era un tavolino in vimini con un piccolo copritavolo verde che richiamava molto il verde degli occhi di Jessica.
Le fece segno di sedersi accanto a lui.
Lei fece finta di niente. “Allora… Vuoi un po’ di tè?”
Lui la guardò negli occhi. “E se ti sedessi qui accanto a me?” chiese allora, diretto.
La ragazza arrossì, poi si adagiò vicino a lui.
Danny si avvicinò un altro po’.
“Cosa ti ha spinto fin qui Brooks?”. Chiese imbarazzata.
Il ragazzo sorrise. “Secondo te?”
Poi si avvicinò per darle un leggero bacio sulla guancia.
Fu allora che accadde.
L’imbarazzo fece crescere in lei qualcosa di nuovo.
Un senso di sicurezza, di passione, di desiderio crebbe dentro Jessica, che coinvolta in un girotondo di sentimenti, baciò Danny.
Un bacio sperato ma inaspettato, questo fu inizialmente per Danny.
Poi però la passione fece capolino, e come un’onda li travolse.
 
Per Danny il contatto con quelle labbra morbide tanto desiderate e bramate in quel periodo, fu paradisiaco.
Aspettava quel momento da troppo tempo, e finalmente, si finalmente era arrivato.
Anche se non era accaduto secondo programma.
Era questo a renderlo più interessante.
 
Jessica, dal canto suo, superato l’imbarazzo iniziale, stava finalmente baciando quelle labbra tanto sognate negli ultimi mesi.
Era felice!
L’ondata di emozioni che aveva provato prima all’avvicinarsi di Danny, andava piano piano scemando, e le loro labbra si separarono.
 
“Interessante…” sussurrò allora lei.
“Sorprendente...” ribatté Brooks.
Entrambi si guardarono negli occhi per poi aprirsi in una tenera risata.
 
Gli occhi di Danny brillavano alla fioca luce del tramonto, e le sue labbra erano lievemente arrossate, come le sue guance.
 
“E adesso?” gli chiese Jessica.
“Adesso non potrai più evitarmi nel corridoio, perché rimarrei davvero offeso.”
“Danny perdonami… Io… Io non…”
“Shhh…” la zittì lui, sfiorandole le labbra con l’indice della mano destra.
“Tranquilla, non sono offeso.” Poi sorrise, sfiorandole la guancia.
“Non più almeno.” Disse cingendole le spalle con il braccio sinistro.
“Scusami… Ma non sai da quanto tempo ho aspettato questo momento.”
Lui le baciò la guancia.
“Penso di saperlo…”
 
Dei rumori giunsero dalla cucina, e Danny e Jessica si allontanarono.
“Jess, mi dispiace tesoro, ma credo che sia arrivato il momento di cenare. Se vuoi il tuo amico Danny può rimanere a cena…” disse la nonna della giovane, aprendo la porta della veranda.
“Ehm… Non saprei…”. Lei si voltò verso Danny.
Lui scosse la testa.
“Mi dispiace signora ma devo tornare a casa adesso, anche se mi piacerebbe molto restare con voi, ho delle faccende da svolgere adesso.” Rispose guardando l’orologio e alzandosi.
“Capisco giovanotto.”
 
Jessica e sua nonna accompagnarono il ragazzo alla porta.
“Spero che la prossima volta tu possa restare anche a cena.”
“Lo spero anch’io...”
Il signor Harris li raggiunse.
“È stato un piacere per me fare la vostra conoscenza.”
“Ci vediamo presto Danny!” disse Jessica.
“A presto!” rispose lui avviandosi per la strada di casa.
 
I signori Harris si guardarono sorridendo per tutta la durata della cena.
Jessica capì, grazie a quei sorrisetti, che i suoi nonni non li persero d’occhio un minuto quel pomeriggio.



Ok sono qui...
Avete letto il capitolo?
Si?
Bene :D
No?
Ok... tornate su a leggerlo u.u
Comunque scusate se non rispetto le date di pubblicazione, ma, come per tutti, anche per me è vacanza.
No?
Una cosa certa è che carico ogni capitolo ogni settimana, massimo due...
Quindi dovete solo avere pazienza...
Ci vediamo alla prossima ok???
Ciaaaao!!! :D

P.S.
Lasciate qualche recensione con il vostro pensiero.
Mi farebbe piacere :)
Ciaaao!!! :D
 

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