Angels

di Asteria_90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'angelo dell'Inferno ***
Capitolo 2: *** Frammenti d'eternità ***
Capitolo 3: *** Agrodolce ***



Capitolo 1
*** L'angelo dell'Inferno ***


Parte prima

Parte prima

L’Angelo dell’Inferno

I've been walking, I've been waiting
In the shadows for my time
I've been searching, I've been living
For tomorrows all my life

[In the shadows – The Rasmus]

La notte, la quiete.

Le strade si svuotano, le case si riempiono.

Normale… o forse solamente banale.

Per me, invece, la giornata deve ancora avere inizio.

Per me, e per gli altri miei simili.

Insieme siamo un grande e compatta famiglia.

I padroni della notte.

Mi chiudo alle spalle il portone del mio elegante appartamento, proprio nei quartieri di classe della città.

Lentamente, mi incammino verso la periferia.

Non ho fretta. C’è tutta la notte a disposizione.

Le tenebre sono il mio momento. Il buio la mia tana.

I miei lunghi capelli color platino risplendono sotto la lieve luce argentata della luna.

Essa rivela i contorni dolci del mio profilo, la mia sottile muscolatura.

Riconosco di essere affascinante, molti cadono sotto il mio influsso senza neanche rendersene conto.

Il mio sguardo color miele, così penetrante, così capace di ubriacare i sensi.

E’ buffo come la natura abbia sempre donato alle creature più crudeli un aspetto così dolce e selvaggio.

In particolare, io, assomiglio ad un angelo.

Uhm… cos’è? Non te lo aspettavi?

Non mentire.

Cammino, scrutando l’oscurità davanti a me. Una via senza luce, ma io non amo il sole.

Riesco a vedere nel buio, e mi sento a mio agio.

La luce è banale. Rivela già quello che tu vuoi scorgere.

L’oscurità è fibrillazione, tensione.

Sono i muscoli tesi, pronti ad attaccare.

Le unghie affilate, pronte a graffiare.

La velocità, lo scatto finale.

E’ adrenalina.

Pericolo.

Mi chiedo spesso che cosa metta così tanta paura del nero agli… umani.

L’ignoto, la non vista… o forse il timore di vedermi nei loro peggiori incubi?

In fondo, io procedo soltanto per la mia strada, indisturbato.

Non ho voglia di nascondermi… sparisco.

Devo uccidere… uccido.

Nulla di più.

Vi faccio forse tanta paura?

No, non credo.

Voi ridete di me.

Pensate che io sia soltanto un incubo inesistente, il peggiore.

Un’ invenzione fantastica costruita per spaventare i più deboli.

Per divertirsi con il terrore di qualcuno.

Allora perché mi guardate con quegli occhi, prima di morire?

Del resto, è solo un sogno no?

Io sono l’angelo dai capelli biondi, gli occhi celesti e il viso dai lineamenti sottili.

Quello che vi sta portando in Paradiso.

… o forse all’Inferno.

L’apparenza inganna.

La vostra stessa natura vi riduce in errore.

La Madre di tutte le cose vi sta illudendo e mi ha fornito le armi per uccidervi.

Interessante, non è vero?

Pensate che io stia beffando?

Credetelo pure, a me non importa nulla.

Il vostro gemito di dolore al mio tocco segna già la vostra sconfitta.

E io ne godo.

La vostra… banalità.

Perché voi, anche se cercate di innalzarvi, siete soltanto umani.

Le creature malvagie devono essere così: belle, seducenti, apparentemente dolci e indifese.

Angeli.

Credete forse che gli angeli esistano?

Vi ho distrutto una convinzione con questa frase?

Quel cuscino morbido e sicuro su cui inconsapevolmente dormite?

Vi prego, non fatemi ridere.

E’ finito il tempo delle favole.

Persino per i bambini.

E poi… quelli io non li attacco mai.

Non è nel mio stile.

***

Dei tacchi risuonano nella stretta stradina in cui sto camminando.

Ecco, ora mi venite anche incontro.

Vi rendete conto di quanto siete banali?

E’ una donna, di un trentina d’anni circa.

Forse è appena uscita da teatro, indossa un elegante abito di seta nero.

Mi dispiace per te, ma non ritornerai a casa stanotte.

In fondo pensa che avrai un onore unico.

Il mito dell’eternità rivelato.

Avrai lo stupore di poterlo dire, per un secondo…

Esiste davvero.

Io l’ho visto.

I miei passi sono sempre più veloci e felpati.

Con un piccolo, incurante, gesto ti afferro per la vita.

Umani.

Tremano… e mi guardano negli occhi.

Nocciola scuro contro turchese.

Pupilla contro pupilla.

Cosa vedi? Un angelo?

Ti sbagli.

Vedi le mie ali per caso?

Io non so volare.

Scorgi degli abiti bianchi, nel buio?

Uhm… io odio quel colore.

La luce è solo tenebra.

Il dolce è soltanto aspro.

L’amore è semplicemente odio.

Il bene, in realtà, è male.

Allo stato puro.

Mi vedi meglio ora?

Leggi con più facilità in quei miei occhi turchesi?

Non capisci?

Oh, non fa niente… tanto gli angeli non si fanno mai vedere dai mortali.

Non è una novità.

Ti mordo, con forza, all’altezza della giugulare.

Un gemito e poi silenzio.

Come sempre.

Vedi ancora bianco?

Oh, no. Ora puoi ammetterlo.

Rosso?

No, sangue.

Il rosso è il colore dell’inferno.

Il sangue è l’unico cibo di cui io mi nutro.

Mi pulisco la bocca, come tu facevi dopo ogni pasto.

No, non sono un angelo.

Forse hai davvero pensato all’Inferno.

O forse, semplicemente, il tuo ultimo pensiero è stato…

…un vampiro.

Note finali

Semplici parole che si dilegueranno in modo forse banale, ma che sento il dovere di mettere.

Questa storia (composta da tre capitoli) è stata scritta in occasione di un contest e, se pur prima non avessi intenzione di pubblicarla, ora sono più che mai decisa a farlo.

Kar, la persona che ha organizzato e diretto questo contest, nonché mia carissima amica, si è spenta due giorni fa. Proprio perché lei voleva che lo facessi, ho deciso di rendere pubblica questa storia… un semplice omaggio, che spero resti visibile, per tutto quello che mi ha dato e per ringraziarla dei bei momenti trascorsi insieme. Perché ne resti per sempre un ricordo tangibile, oltre che nel cuore.

Inserisco anche il banner che aveva creato in occasione del concorso.

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Capitolo 2
*** Frammenti d'eternità ***


Seconda parte

Seconda parte

Frammenti d’eternità

 

 

You don't remember my name
I don't really care
can we play the game your way?
can I really lose control?

[Lose Controll – Evanescence]

 

La notte, la quiete.

Rombi di automobili nella strada sottostante.

Sono seduto sul divano di pelle bianca, come tutto l’arredamento nella mia abitazione.

Un dolce fagotto accoccolato tra le mie braccia.

Rido sotto le labbra, pensando al pericolo che sta correndo questa ragazza dai lunghi capelli castani.

Sembra non curarsene per niente o, anzi, esserne deliziata.

 

Uhm… non fate quella faccia.

Lei è soltanto la preda di qualche notte fa.

Sapete com’è… ogni tanto è anche bello giocare con le proprie vittime.

 

Ogni angelo ha i suoi protetti.

In fondo, anche l’angelo dell’Inferno a volte può cadere in questa tentazione.

Egli gioca con la vita altrui, guida i giri della giostra… fino a quando non deciderà di fermarla definitivamente.

Di far scendere i passeggeri…

…o magari di chiedere loro il pagamento del biglietto.

 

Tu dici di esserti innamorata di me, ma non sai chi sono.

Non lo immagini.

Non conosci neanche il mio nome, quello vero.

Buffa la sorte… sentire una come te mentre mi dici di amarmi.

 

E’ semplicemente ridicolo.

Tu ti sei soltanto infatuata di quel mio viso angelico, così simile al tuo.

Del mio sguardo turchese che, unito ai tuoi occhi, forma un immenso oceano.

 

L’oceano è enorme, pericoloso… piccola mia.

Ti ci puoi perdere in un battito di ciglia, anche se sai nuotare.

Ti giri e puoi scoprire che lo scoglio di prima, tuo unico appiglio, non c’è più.

Lo dico quasi con pietà verso di te.

 

Sembri così innocente.

Candida, bianca ed ingenua.

La pelle chiara, morbida, senza traccia di alcun fondotinta.

Probabilmente non ti sei mai interessata a te in questo senso.

Tu sì che sei davvero un angelo, sia fuori che dentro.

 

Che sia forse una sfida questa?

La mia sfida?

 

Ancora una volta…

Guancia contro guancia.

Pupilla contro pupilla.

Come sempre.

 

No, forse…

Soltanto…

Angelo contro angelo.

Inferno contro Paradiso.

Dolce contro amaro.

Buio contro luce.

 

Io non posso guardare la luce, il Sole… mi ucciderebbero.

Tu invece ne vivi, la emani dagli occhi.

 

Come sei caduta con me?

Come hai potuto essere così ingenua quando ti ho mostrato dei canini più sviluppati del normale?

Molti, tutti, sarebbero fuggiti.

 

Forse perché anche tu credi che io sia solo fumo.

Parole al vento in vecchi libri di storie fantastiche.

Astrazione.

 

Io, per te, sono soltanto un angelo.

Un ragazzo dai capelli platino e dal fascino sconvolgente.

Quello che, per cercare di attirarti in un posto isolato per ucciderti, ti ha regalato un mazzo di fiori in un pub del centro.

 

-Sei un angelo-

mi sussurrasti all’orecchio, qualche giorno fa.

 

Ed io… io non ho saputo resistere ad accettare quella sfida.

A cercare di vincerla con quel sorriso sarcastico sulle labbra.

Sei stata la prima che me lo ha detto così, in quel modo.

Mi hai dato la tua mano e io l’ho presa.

 

Non sai, però, di aver stipulato un contratto a vita.

Una firma con inchiostro indelebile…

Una scrittura impressa col sangue.

 

Ho detto a vita?

No, mi sono sbagliato.

Per l’eternità.

 

I Non morti non muoiono mai.

Non hanno vincoli, ma possono stringerne.

 

Sei ancora appoggiata alla mia spalla, mentre io ti accarezzo dolcemente la nuca.

Gioco per un secondo con una ciocca dei tuoi capelli.

Hai gli occhi socchiusi e non vedi che io sto ridendo silenziosamente.

 

Una risata cupa, sarcastica.

 

Anche qui ci distacchiamo, mia piccola creatura.

La tua risata è cristallina, limpida.

La stessa di un normale, banale… angelo del Paradiso.

 

Perché dico banale?

Bè, perché ognuno di voi mortali ne ha uno protettore, no?

Facendo il conto… quanti ne dovrebbero esistere?

 

Milioni?

Allora diventa banale.

 

Nessuno però ha l’angelo dell’Inferno.

Nessuno ha il privilegio di avere me.…

…per l’eternità.

 

Perché io ho già vinto la mia sfida.

Basta pensarlo appena che già lo sento.

 

Cosa?

Il tuo sangue scorrere frenetico nella mia bocca.

Un semplice, piccolo morso appena accennato, ma sufficiente per farti svenire.

 

Il marchio.

Ora sei mia, la mia piccola prigioniera.

Il mio fragile angolo di paradiso.

 

La vampirizzazione è appena iniziata.

In poche ore sarai come me.

Non morta.

 

Perche questa, per me, è solo una vittoria, tu consideralo un privilegio.

In silenzio, ti sdraio sul divano, in attesa che ti svegli.

Io non perdo mai il controllo.

I vampiri agiscono, nel buio.

 

Tra poco, tra un centinaio di anni, forse…

… potrò iniziare a volerti bene.

 

***

Postata anche la seconda parte di quello che per me è stato soltanto un esperimento, non so se ben riuscito o meno. Ringrazio chi mi ha donato un po’ del suo tempo leggendo il precedente capitolo.

Come sempre, commenti e/o critiche sono più che graditi; mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.

Alla prossima.

Gloria

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Agrodolce ***


Terza parte

Terza parte

Agrodolce

 

You'll rescue me right? in the exact same way they never did..
I'll be happy right? when your healing powers kick in

 

You'll complete me right? then my life can finally begin
I'll be worthy right? only when you realize the gem I am?

[Precious Illusion – Alanis Morissette]

 

La notte, la quiete.

Un ululato lontano, forse da quella collina immersa nella nebbia.

Lupi… licantropi?

Poco importa.

 

Ti sfioro piano il collo, sentendoti rabbrividire sotto al mio tocco.

Forse è meglio che tu dorma ancora; in fondo il sole è appena tramontato e non voglio che anche quest’ultimo chiarore rossastro possa nuocere ai tuoi occhi.

Sei fredda, ma presto diventerai gelata.

Esattamente come me.

Dicono che il sangue che scorre nelle vene dei vampiri sia ghiacciato, o addirittura inesistente.

 

Però… però basta che mi punga con un ago perché una calda goccia rossa spunti dal mio dito.

Buffo, no?

Però…forse non è sangue.

Forse è soltanto come un’altra bevanda.

Vino, arancia rossa… fa poca differenza.

 

Eppure gli umani tengono così tanto a quel liquido bordeaux  che scorre nelle loro vene.

Si fanno mille complessi inutili su di esso.

Pensano addirittura che le loro doti, se ho davvero il coraggio di chiamare così quelle loro stupide e banali qualità, e i loro difetti vi siano contenuti.

 

A volte mi fanno ridere.

Sono tutte fandonie.

 

Io ne ho uccisi tanti, di umani, per bere il loro sangue ed eppure…

eppure volete sapere la verità?

 

Sono tutti uguali.

Chi ce l’ha un po’ più forte, chi dal gusto più delicato… ma è sempre e soltanto sangue.

 

Probabilmente ho dei gusti un po’ macabri, ma che volete farci?

Fa parte della mia natura.

E’ tutto sempre compreso in quella sorta di circolo formato degli angeli dell’inferno.

 

Vampiri, demoni, licantropi.

 

Soltanto leggende che si perdono nelle notti dei secoli e con esse lasciano bruciare anche eterne verità.

Un po’ come qualcosa che si dava per perso e lo si ritrova incredibilmente dopo tanto tempo nel posto più impensato.

 

Un foglio buttato nella spazzatura perché ritenuto inutile, ma su cui poi ti accorgi di aver scritto il codice della tua cassaforte.

Numeri apparentemente senza senso.

Codici criptati magistralmente.

 

Io sono tutto questo, e ne vado fiero.

 

Mi ritrovo spesso a pensare a queste cose, a riflettere su quante cavolate dicono sul mio conto.

E tra poco…

…tra poco anche su di te.

 

Ti vedo riaprire piano gli occhi chiari, appena infastiditi dalla luce forte del lampadario nella stanza.

I capelli ti ricadono disordinatamente sul viso, schermandoti la fronte.

 

Anche dopo questo, sembri ancora un angelo.

Un angelo del Paradiso, intendo.

 

Hai dormito con la testa appoggiata sul mio petto liscio, o meglio, in quella posizione in cui io ti ho adagiata delicatamente dopo averti morsa.

Non credo tu abbia ancora capito bene quello che ti ho fatto, del resto per te è stato soltanto un incubo.

Un sogno che ti ha imprigionato in una gabbia mortale e ha poi buttato via la chiave.

 

Tu ora mi odierai, ma poco importa in fondo.

Sei stata addirittura un buon pasto, forse l’unico diverso dopo tanti anni di caccia.

 

Il tuo sangue aveva un sapore soffice, dolce, ma nello stesso tempo pungente ed amaro.

Direi… agrodolce.

 

Forse… forse è soltanto perché ho assaggiato il sangue di un angelo.

Ed è esattamente come il mio: particolare ed intenso.

Contrastante.

Oserei dire bruciante.

 

Una sorta di lama incandescente con cui ti ho cambiato per sempre.

Una cicatrice con i frammenti dell’eternità.

 

Le tue ali bianche sono ormai spezzate.

Te le ho tagliate io.

Le ho mutate per sempre, e sono orgoglioso di averlo fatto.

Ora sono nere, come la pece.

 

Pensi di no?

, te lo potrei anche concedere questo sfizio.

Forse sono ancora grigie… forse c’è ancora una traccia di quell’oceano bianco di candore, ma svanirà presto.

Fidati.

 

Sei la mia creatura.

 La mia piccola, perfetta… vittima.

Forse più di quanto non lo siano state tutte gli umani che ucciso.

 

Ma sai… il punto è sempre questo, tesoro.

 

Gli altri non erano angeli.

Non possedevano quel tuo sguardo ingenuo, quegli occhi chiari color ghiaccio e quel tuo viso dai lineamenti sottili.

Non avevano la profondità del mondo nel cuore.

Non presentavano le tue stesse ali sottili sulla loro schiena.

 

Non erano la mia piccola, ardua sfida.

Ma sono sempre le gare più dure a dare soddisfazioni; quelle in cui potresti non vincere, ma dove in fondo non hai nulla da perdere.

 

Soltanto…

…caldo contro freddo.

Dolce contro amaro.

In un mischiarsi di sapori.

Agrodolce.

 

Battaglia fra angeli immortali.

 

Mi guardi con aria interrogativa che diventa sempre più sconvolta man mano che realizzi cosa ti è appena successo.

Ora mi rivolgi anche un’espressione quasi disgustata, mentre mi fissi negli occhi.

 

Sempre. Ancora.

 

Pupilla contro pupilla.

Nero contro bianco.

O forse soltanto un grigio opaco.

 

-Che cosa mi hai fatto?-

 

Domanda banale.

Forse volevi chiedermi perché non riesci più a volare in alto.

Ed io ti rispondo perché le tue ali devono ancora nascere.

 

Ma guarda.

Osserva dietro la tua schiena.

 

Senti dolore?

Soffuso, lento, bruciante.

 

Lo avverti, lo so.

 

Allora stanno spuntando.

Allora presto volerai ancora.

Allora vedrai di nuovo il cielo.

 

Basterà un semplice gesto per liberarle del tutto.

Semplice.

 

Occorre soltanto gettare via quell’insulso scheletro bianco precedente.

 

E’ lì. A terra.

Quell’ossatura senza scopo, debole e fragile.

 

Ora puoi prenderne una dai toni più forti.

Nera… o rosso fuoco se preferisci.

 

-Che cosa mi hai fatto?-

 

Ripeti ancora, questa volta piangendo ed allontanandoti da me.

Ti sei rifugiata in un angolo della sala,con la testa fra le ginocchia.

 

Ma tanto non troverai quel luogo sicuro.

La tana non è più quel cuscino morbido su cui dormivi la sera.

Ora tutto è cambiato.

E’ adrenalina, astrazione…

o forse pazzia dell’ignoto.

 

Tornerai presto da me, mia cara.

Probabilmente tra poco mi implorerai perfino di starti vicino.

 

Ed ora…

Ho sentito bene?

Hai davvero detto che mi odi?

 

Allora posso ammettere che è decisamente tutto normale.

Esattamente come dovrebbe essere.

Tra poco ricomincerai a risalire dal pozzo in cui pensi di essere caduta.

 

Continuo a fissarti con sguardo assente, distante.

Sai che non provo nulla per te, se non tenerezza.

Non mi importa più di tanto se tu ora stai soffrendo particolarmente.

 

L’ho provato anch’io…

e sono ancora qua.

 

Ma so di averti fatto un dono di cui presto mi sarai grata.

Cosa ci guadagno io?

 

Forse soltanto un’altra citazione inutile in un libro di favole.

O forse qualcuno che mi accompagni nella lunghezza dell’eternità.

 

Qualcuno da sottomettere, ma non da eliminare.

Il che è diverso, mio cara creatura.

Imparerai a capirlo.

 

Ora alzi appena lo sguardo verso di me.

Sei stanca, debole.

I tuoi occhi sono infossati nelle tempie.

 

Sonno, per caso?

Oh no, io so che cos’hai per la prima volta, anche se tu non vuoi ammetterlo.

 

Sete.

 

Apri appena le labbra, come per dirmi qualcosa, ma poi le richiudi ermeticamente.

 

Ma io… io in quel frangente di tempo li ho già visti.

 

Bianchi. Affilati.

Perfetti.

 

Canini.

 

Mi alzo lentamente dal divano di pelle per avvicinarmi a te con passo cadenzato.

 

Non ho fretta, ma forse tu sì.

Ormai senti lo stimolo.

Quelle ali nere che premono per uscire con forza dalla tua schiena.

 

Ora sei anche tu un angelo.

 

Un’altra forza del buio.

Non più solo l’oceano, ma il mulinello nascosto al suo interno.

Non più la quercia, ma la roccia.

 

Oscura, imprevedibile.

Pericolosa.

 

Pupilla contro pupilla.

Sguardo su sguardo.

Ancora, per l’ultima volta…

…bianco contro nero.

O forse grigio.

 

Ti porgo la mia mano fredda, invitandoti ad alzarti.

Occhi di fronti ad altri occhi.

Mi osservi con sguardo cupo…

…dubbioso…

…arrendevole.

 

La prendi.

Ed è fatta mia cara, le ali sono spuntate del tutto.

Tra poco quel punto non ti farà più neanche male.

Si rimarginerà presto, non temere.

 

Questa sera andremo a caccia, insieme.

Ti insegnerò a volare alto, mentre tutti gli altri dormono.

Ti guiderò nel guardare al buio, oltre la luce oscura del sole.

 

Semplicemente come il maestro e l’alunna.

Come due angeli che si dividono il lavoro.

 

Poi, quando avremo calmato la sete, magari ti porterò a mangiare qualcosa.

Giusto per mantenere un frammento apparentemente umano.

Soltanto per apparire normali.

 

Magari… magari andremo in uno di quei ristoranti del centro.

Passerà il cameriere, ci darà il menù ed io…

io chiederò qualcosa di…

…agrodolce.

 

***

 

Pubblicata anche la terza parte di questa originale, quella che forse è stata più sofferta di tutte e che probabilmente non è venuta neanche come avrei voluto, ma così l’avevo scritta per il contest e non mi sembra adeguato o giusto modificarla ora.

Manca soltanto l’epilogo, che spero di postare a breve.

Un ringraziamento a chi ha letto fino ad ora e a chi ha recensito; un grazie particolare a RockGirl & GothicGirl: sono felice che abbiate apprezzato così tanto la storia e spero che continuiate a darmi il vostro parere, sia positivo che negativo che sia. Anche le critiche sono sempre ben accette.

Un abbraccio a tutti.

Gloria

 

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