Così concludo la mia prima fiction
su Rossana…spero vi sia piaciuta…grazie a tutti quelli che mi hanno seguito…
p.s. : so che il finale può non essere un granchè,
ma diversamente non so immaginarlo... ancora grazie!
VANIGLIA
Sempre e comunque
(ultimo
capitolo)
Heric rimase immobile, come il
sasso nella sua mano, ad osservare una finestra con la luce spenta, così, per
ore, senza dar segno di voler andare via.
Lasciò cadere il sasso, e strinse
i pugni, rinvigorito dalla pioggia che aveva iniziato a cadere, che gli bagnava
i capelli, e che, forse, gli nascondeva le lacrime.
Arretrò di qualche passo, come se
volesse correre nella direzione opposta, ma il suo sguardo rimase fisso alla
finestra, ancora con la luce spenta.
E non scappò di
nuovo verso casa sua.
Heric non scappò di nuovo, ma decise di correre incontro a qualcosa che lo
avrebbe reso felice, o che lo avrebbe distrutto completamente.
Gridò il nome di Sana con tutto il
fiato che aveva in gola, come se fosse l’ultima cosa che poteva fare, e si
aggrappò a quel nome, come all’ultima occasione per rendere la sua vita unica.
Le luci della casa si accesero
d’improvviso.
Anche la luce della camera di Sana.
Un indistinto rumore metallico, fece
sussultare il cuore di Heric, e il viso di Sana spuntò dalla finestra,
indeciso, tra il sorridere, e il rimanere sconvolta da quell’azione.
-voglio venire
con te- gridò appoggiandosi con tutto
il peso del corpo alla finestra.
Heric le sorrise, come solo con
lei riusciva a fare, e sentì il suo cuore battere all’impazzata.
La vide correre alla porta e
aprirla, poi la immaginò scendere le scale, attraversare la cucina, e sorridere
a sua madre.
Dopo pochi secondi spuntò dalla
porta, e corse incontro a Heric, ma non lo abbracciò,
come lui pensava avrebbe fatto.
Rimase ferma a pochi centimetri da
lui, come bloccata.
-io ho pensato a lungo a quello
che mi hai detto prima, Heric- esordì la ragazza
abbassando lo sguardo.
-ci ho pensato anche io Sana-
-non voglio scappare, davvero, ma
è come se qualcosa ogni volta che sono a un passo
dalla felicità, mi bloccasse, e mi impedisse di andare avanti, anche se so che
è l’ultima cosa che voglio.-
- anche io, ma se scappiamo entrambi
è la fine-
-lo so, per questo ho riflettuto a
lungo per trovare una soluzione, per cercare di capire il mio problema.-
-non ti capisco… ma forse se
continui a scappare, il tuo amore non è così forte da fronteggiare questi
problemi.-
Sana abbassò leggermente lo
sguardo, scuotendo la testa.
-non riesco a non scappare,
semplicemente perché quello che ho di fronte è troppo più grande di me… è una
cosa che non riesco a controllare, un’emozione che mi
prende fino alle ossa.
Ma il problema reale – sospirò- è che non ci sarà uno stop,
se e quando finirà, e ciò che rimarrà sarà davvero nulla. Non un film in
uscita, non uno spot pubblicitario…-
Heric la guardò, accennando appena
un sorriso.
-rimarrò io…-
Sana lo guardò stupita.
-rimarrò io…-continuò lui- se tu
mi vuoi con te.-
-io ti voglio, heric…-
-e io voglio te-
-e se ti stancherai???-
-credo che a questo punto sia
inutile continuare a discutere…-
Heric abbassò la testa, quasi
sfinito.
Si avviò verso casa sua, pronto a
ripartire la mattina dopo. Possibilmente, un’andata senza ritorno.
*
Sana legò i suoi lunghi capelli in
una coda, esausta per la sfuriata.
Una volta forse, avrebbe
cominciato a dare di matto per la rabbia, o a piangere disperata, ma in quel
momento non riusciva a fare nulla.
Sentiva il torpore penetrarle
nelle ossa, e sapeva che se non avesse fatto qualcosa, avrebbe
preso molto presto anche il suo cuore.
Non era la stessa da quando era partita, e non era la stessa da quando aveva
rivisto Heric. La maschera che si era faticosamente creata era ormai in
frantumi, e la cosa peggiore era che Sana non aveva voglia di ricostruirla.
Nemmeno il lavoro le interessava
più…
Nulla aveva più senso.
E allora perché lei era ancora lì?
La paura di non avere nessun punto
fermo nella vita, la paralizzava da anni.
Credeva che se avesse continuato a
scappare, quella sorta di sentimento che c’era tra lei e Heric sarebbe rimasto
in bilico…
Ma ora non le sembrava più che quella teoria avesse tanto
senso…
Si diresse verso la sua camera, ma
inciampò in qualcosa di caldo e peloso.
Si rialzò a fatica, e vide che
aveva involontariamente schiacciato Maron, lo scoiattolino di sua madre.
Non potè trattenere una risata.
-che ci fai ancora qui????-
-eh?....-
Sana guardò sua madre appoggiata
allo stipite della porta, sorridente, ma con un cipiglio severo negli occhi,
che non riusciva a spiegarsi.
-dove dovrei essere, scusa?- chiese, cercando di mantenere un
tono allegro.
-a fare le valigie… non parti
forse con Heric?-
-mamma, non dire sciocchezze…-
Un enorme martello di gomma
le colpì in pieno la testa.
-mamma!!!! Si può sapere che ti
prende?-
- c’è che mi
serve la casa libera per stasera e per i prossimi giorni… ho intenzione di dare
una megafesta!!! Hohohohohoh!!!-
la signora Smith iniziò a saltellare per la stanza,
facendo ballare il valzer al suo scoiattolo-
Sana sorrise a sua madre, quasi
inconsapevolmente.
Nonostante il suo aspetto eccentrico era di certo la persona che la
conosceva meglio.
E sapeva che non era un tipo da arrendersi alla prima
difficoltà… Heric era quello che aveva sempre voluto, e non poteva lasciarlo
scappare per paura…
Coraggio! Si disse, e si avviò in
camera sua, spaventata, ma oramai decisa.
*
L’aeroporto era stipato di
persone.
Gente che
andava, gente che tornava a casa. Tutto
sembrava in movimento.
Sana cercò Heric con lo sguardo,
in lungo e in largo, non trovandolo da nessuna parte.
Prese il cellulare dalla tasca, e
compose il numero.
In trepida attesa. Uno squillo,
due squilli.
Perché non rispondeva?
Era forse deciso a dimenticarla?
Scacciò quel brutto pensiero dalla
testa, e riprese a correre in lungo e in largo.
Non aveva pensato a fare le
valigie, come aveva suggerito sua madre, voleva solo stare con Heric, dovunque,
in qualsiasi momento.
Ma lui non c’era.
Si fermò in una poltrona.
Era troppo tardi, si disse.
Aveva di nuovo perso tutto, e come
al solito era stata sua la colpa.
E ora non avrebbe avuto senso cercare nuove emozioni, non
avrebbe avuto senso avere una casa, non avrebbe avuto senso tornare ad amare…
Senza Heric lei non aveva senso.
Sconfitta, si trascinò fuori dall’aeroporto.
Qualcosa di grosso e caldo andò a sbattere contro la sua fronte.
Quasi per uno scherzo del destino,
la pioggia ricominciò a cadere lenta, inesorabile.
-tua madre mi ha detto che eri qui-
Sana non alzò lo sguardo…sapeva
chi aveva di fronte. Riconosceva quell’odore in qualunque situazione.
Sentì il cuore battere
all’impazzata, come quello di una ragazzina, e sorrise.
-non dovevi partire?-
-si, ma non avevo intenzione di
lasciare faccende in sospeso…-
-e quindi?-
-sono andato a casa tua, e tua
madre mi ha detto dov’eri…-
- sono venuta a cercarti!- disse
tutto d’un fiato.
-Lo so…- Heric abbassò lo sguardo,
indeciso.
-io ho preso la mia decisone…-
-anche io, Sana-
-non voglio stare senza di te, voglio venire con te…ti
prego!-
- credo allora che dovrai rimanere qui…-
-perché?- sorrise, in cuor suo
sapeva già la risposta.
-perché anche io rimango con te…-
- sempre e comunque?-
-anche quando non mi vorrai più…-
-è una minaccia?-
Non ebbe bisogno di risposte.
Le labbra di Heric si erano già poggiate sulle sue.
END.