vaniglia

di Ladybird
(/viewuser.php?uid=4509)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** prologo II ***
Capitolo 3: *** capitolo primo- SANA ***
Capitolo 4: *** capitolo secondo- Heric ***
Capitolo 5: *** capitolo terzo- Sana ***
Capitolo 6: *** capitolo terzo-Heric ***
Capitolo 7: *** capitolo sette- sempre e comunque ***



Capitolo 1
*** prologo ***


VI PREGO, SONO IN UNA FASE IPERATTIVA! FATEMI SAPERE SE VI PIACE, OK? AVREI UN’IDEUZZA PER CONTINUARE…

                                                

 VANIGLIA

 

PROLOGO

 

 

 

 

 

 

Cavolo, se mi piace questo locale! È carino, intimo, e poco costoso!

Dubito che, conciata come sono, qualcuno riuscirebbe a riconoscermi, ma anche se fosse, arrivata a questo punto non so che importanza potrebbe avere.

Poi nessuno si aspetta di trovarmi qui…due anni fa me ne sono andata, non chiedetemi il perché vi prego, non lo so neppure io.

Forse volevo dare una svolta alla mia vita. O forse avevo paura di ammettere che il cambiamento ci sarebbe stato solo se fossi rimasta.

 

Ma sta vibrando qualcosa? Si, è il mio cellulare…

1 nuovo messaggio… ti ho cercato alle 12 e 18… Charles… non ho voglia di rispondere adesso.

 

Vediamo se è entrato qualcuno di interessante. No, c’è un tipo con un basco, ma non riesco a vedere il suo volto.

Questa cameriera ancora non si decide a venire a chiedermi se voglio consumare qualcosa…

Chissà se in questo bar c’è il raccogli-opinioni, come in America… lì, prima di uscire si scriveva cosa ti piaceva e cosa non del locale…qui dovrei scrivere che il servizio è lento.

 

Ora ripesco il cellulare dalla borsa e mi ci metto a giocare…

No, è quasi scarico, non durerà fino a stasera.

Vediamo, ci sono 18 messaggi salvati.

Il primo è quello di Charles.

 

Poi tutti messaggi promozionali.

 

No, questo credevo di averlo cancellato! Risale esattamente a due anni fa…

 

Vigliacca.

 

È di Heric…

 

Fa ancora male a distanza di tanto tempo? È possibile una cosa del genere? Meglio non pensarci.

 

Cavolo, la cameriera.

 

-desidera ordinare?-

 

Certo, altrimenti che ci venivo a fare qui? Meglio se mi tolgo gli occhiali da sole, va…

 

-vorrei della vaniglia!-

 

Che richiesta idiota, vero? Non un gelato alla vaniglia, non un caffé alla vaniglia, non un frappé alla vaniglia…solo vaniglia!

 

-come prego?-

 

Smettila di guardarmi così, mica solo un’aliena!

 

-oh!-

 

Cos’ha adesso?

 

-ma lei è Sana!-

 

No!!! Cavolo, mi ero scordata…

 

-mi fa un autografo?-

 

Sul taccuino delle ordinazioni? Ok, se ci tieni.

 

Sorrido vagamente. Ancora non riesco a nascondere bene come gli altri attori il piacere che viene dall’essere riconosciuti.

A me non ha mai dato fastidio.

Certo qualche volta mi ha creato situazioni imbarazzanti, ma nulla di più.

 

Se ne sta andando tutta felice.

Cavolo, sto ancora sorridendo! Meglio che rimetto gli occhiali…

Speriamo che si ricordi di portarmi la vaniglia!

 

Quasi quasi canto una canzone…

Meglio di no. Non sono qui per attirare l’attenzione! Sono qui solo per riflettere!

 

Ma su cosa poi?

 

Tanto gira e rigira torno sempre qui…da lui.

 

Il problema sorgerà se lui non mi vorrà più.

Sarò pure una brava attrice che non si è montata la testa, ma a volte mi accorgo di quanto sono viziata ed egoista.

 

Per paura di stare seriamente con lui sono scappata. E per paura di stargli lontana sono tornata indietro!

 

Forse dovrei chiamarlo…o forse no…ma che me ne importa? Vai Sana, premi questo cavolo di tasto. Ecco.

 

Oddio oddio oddio oddio oddio!

 

 

Squilla.

 

No non ce la faccio, meglio che stacco.

 

Forse è meglio!

 

Oh, la mia ordinazione.

 

Credevo non la facesse nessuno la crema di vaniglia. Vabbè, io me la mangio!

 

Meglio che ringrazi la cameriera che ha esaudito il mio capriccio.

 

Cacchio. Non è esattamente la cameriera di prima.

 

A meno che non abbia cambiato sesso per trasformarsi nel mio ragazzo. O meglio, quasi-ragazzo!

 

che ci fa lui qui, e per giunta con la mia vaniglia in mano?

 

È anche meglio di come lo ricordavo.

 

Quasi quasi mi alzo e gli salto addosso.

No, aspetto che faccia lui la prima mossa!

Sperando che prima mi lasci finire la vaniglia.

 

 

 

 

RECENSITE!!!

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** prologo II ***


VANIGLIA2

VANIGLIA

Prologo II

 

 

 

 

 

 

Oggi non riesco a combinare nulla, sono troppo teso.

 

Da quando ho trovato questo lavoretto è poco il tempo che riesco a passare da solo per pensare, ma a volte mi prende una cosa allo stomaco che non so definire.

 

“due birre, Heric!”

 

Ok, ora te le preparo… anche se sinceramente, birre a quest’ora…a proposito, che ore saranno? Le tre…tra un po’ smonto e vado a casa… magari mi fermo a mangiare del sushi.

Meglio non pensarci, potrei iniziare a sbavare.

 

È entrato un tipo strano con un basco…

 

Linda, la cameriera, lo sta guardando. Lei guarda tutti effettivamente! Basta che sia un maschio che respira!

 

Per fortuna ha smesso di venirmi dietro.

 

È appiccicosa. E non è neanche carina.

Si è messa in testa che sono il suo uomo ideale da quando ho preso a pugni un tipo che voleva portarla a fare un giro senza che lei lo volesse. In realtà, in linea di massima, io mi faccio gli affari miei, ma avevo voglia di sgranchirmi le mani, era un sacco che non usavo qualche colpo. Da quando sono diventato cintura nera non frequento molto la palestra, forse perché mi ricorda… no, lasciamo perdere.

 

Linda sta prendendo altre ordinazioni, una ragazza, stavolta, è sola. Ha dei bellissimi capelli, ora che li guardo meglio.

 

Basta, Heric! Vuoi proprio arrivare alla fine della giornata come uno straccio, vero!

 

Sono due anni che non la senti, ma ancora non puoi fare a meno di fermarti a guardare la sua foto prima di andare a dormire.

 

A volte ho il dubbio di essere stato cattivo a dirle che era una vigliacca.

 

No, lei è una vigliacca. Perché è scappata da me, da noi!

 

Deve pagarla.

 

E io sono un vigliacco. Perché non l’ho fermata. Ancora una volta…

 

Perché ci mette così tanto a prendere un’ordinazione?

Io me ne voglio andare…

 

La ragazza si è tolta gli occhiali da sole… ha un naso familiare.

 

No, non può essere…

 

Le da’ il taccuino delle ordinazioni. Ma è diventata scema Linda?

O forse la ragazza è straniera.

 

Eccola, mi sorride.

In fondo è carina. Sono io che non mi accontento di poco.

 

In fondo perché dovrei?

 

Io ho la ragazza più bella del mondo… vabbè non stiamo proprio insieme, ma prima o poi succederà, me lo sento, è destino.

 

Forse anche per questo l’ho lasciata andare. So che tornerà.

 

“senti, vedi tu come fare, ma ho bisogno di vaniglia!”

 

Vaniglia?

 

No.

 

Non è possibile, o forse si?

 

Se fosse?

 

Io devo andare!

 

Devo solo prendere una coppa… eccola…crema alla vaniglia, quella che si usa per le torte.

 

Solo lei potrebbe ordinarla.

 

Ho sentito questo sapore tutte le volte che l’ho baciata a tradimento.

 

Quando mi baciava lei avevo tutti i sensi annebbiati. Anche se avesse mangiato una tripla porzione d’aglio non me ne sarei accorto.

 

Vado.

 

Un attimo.

 

Il cellulare.

 

Chi è che rompe in questi momenti?

 

Miseria, è lei!

 

Ora so cosa fare.

 

Le metto la coppa davanti agli occhi.

Sta ancora giocando col cellulare, ma alza gli occhi.

Magari se le saltassi addosso…no.

 

Vuole farlo lei, glielo leggo negli occhi.

 

Ma come al solito, aspetta che sia io a fare la prima mossa.

 

Ok, ci sto!

 

 

 

 

Recensite!!!!

 

   

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** capitolo primo- SANA ***


VANIGLIA

VANIGLIA

1

 

 

 

 

 

Ti vuoi muovere?

Sono dieci minuti buoni che mi guardi con la bocca semi-aperta, senza riuscire a dire niente.

Non che io abbia detto qualcosa, ma cavolo…

 

Pensa, Sana, pensa… di’ qualcosa di sensato!!!!!!

 

 

-grazie, mi piace la vaniglia, lo sai?? Eh si che lo sai, altrimenti non avresti capito che volevo…stai bene?? Io sto bene, sono appena tornata dall’America-

 

No, ho parlato troppo in fretta… non avrà certo capito qualcosa.

Ma che fai?? Sorridi… no non ridere di me, per favore!

 

-ciao-

 

 

Io sto via due anni, e la sola cosa che sai dirmi è “ciao”? ma stiamo scherzando?

E smettila di guardarmi come uno che la sa lunga…

Ora sono io a tenere la bocca aperta. Mi si è bloccata la mascella.

Forse è meglio se dico ciao anch’io…

 

 

-ciao-

 

No no no no no no no no no no .

 

Non sederti accanto a me, per favore!!! E ora che faccio? Perché non posso tornare indietro di una decina d’anni, e comportarmi come quando credevo di non provare nulla per te.

Bei tempi andati… stavo così bene.

 

 

-ora non credi di dovermi dare qualche spiegazione?-

 

Certo… bella domanda… ma non è una domanda…no, l’inclinazione della voce mi fa capire che è una domanda.

 

 

-bhe… si…-

 

 

Evvai, ho risposto!!

In effetti ti devo qualche spiegazione, lo so, ma non riesco a ricordare nessuno dei cento motivi che mi ero scritta su un foglietto mentre tornavo a casa, nell’aereo. Ho anche cantato una bellissima canzone. Una signora mi ha sgridato perché credeva che se avessi continuato così avrei distrutto l’aereo e saremmo precipitati.

Oddio, ma che sto pensando?

 

E perché cavolo mi guardi così, Heric??

 

Avrò qualcosa sul naso?

 

- credi di potermele anche dire, oltre a vaneggiare come al tuo solito?-

 

 

Ops, mi ero dimenticata… capita anche ai migliori… non che io mi vanti però, sono davvero brava come attrice…

Oh, ho ricevuto tante di quelle recensioni positive

 

 

-Sana, vuoi farmi stare qui in eterno?-

 

 

Ci sono ricascata…

 

 

-no, ecco…io… devo andare, ti telefono dopo…-

 

 

No, non me la sento davvero.

Devo riflettere un po’ su questa cosa… cosa poi non lo so nemmeno io…

 

Ecco, questo campanello deve fare per forza tanto rumore?

 

Meglio affrettarmi, oggi ho perso fin troppo tempo…

 

E non ho nemmeno pagato!

Meglio tornare indietro, darò i soldi a quella ragazza.

 

Oddio…

 

È lui.

 

Sta venendo verso di me…

 

 

Perché??

No ti prego!

 

Oh, no, questo no…

 

-Heric, io…-

 

 

 

Troppo tardi… mi sta baciando.

Senza chiedermi il permesso. Solito.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** capitolo secondo- Heric ***


VANIGLIA

VANIGLIA

 

 

 

 

 

Sana…

Due anni…

Sembrano volati…

Ho pensato tante volte a quello che ti avrei detto se ti avessi rivisto… come mai non mi viene in mente nulla?? Dov’è finito il mio atteggiamento duro, freddo, virile??

 

Sei capace solo guardandomi di farmi rimanere a bocca aperta…

 

Non so che fare, davvero…

Ecco… mi verrebbe da sorridere, ma non lo faccio per coerenza.

Stai prendendo fiato…brutto segno… inizi a sproloquiare…

 

 

-grazie, mi piace la vaniglia, lo sai?? Eh si che lo sai, altrimenti non avresti capito che volevo…stai bene?? Io sto bene, sono appena tornata dall’America-

 

 

Sembra non sia trascorso nemmeno un minuto… non riesco a non sorriderti.

Beh, per ricominciare, si potrebbe partire da qualcosa di semplice…

 

 

-ciao-

 

E dai!!! Non guardarmi come se fossi un alieno… tu hai parlato di cose senza senso, io ho solo dato dimostrazione di educazione…

Non cambierai mai, davvero…

Te ne stai lì, con la bocca aperta, indecisa probabilmente tra il picchiarmi e il rispondermi…

 

 

 

-ciao-

 

 

 

Finalmente… sentirti dire qualcosa di sensato costa fatica… meglio che mi siedo…

 

Mi guardi come se stessi per mangiarti… smettila, cavolo! Mi fai sentire in imbarazzo!!

Ma parlo da solo??? Meglio che riprendo in mano la situazione.

 

 

-ora non credi di dovermi dare qualche spiegazione?-

 

 

 

Ecco, mi stupisco di me stesso, deciso e diretto.

Beh, se rispondessi alla mia domanda sarebbe anche meglio… il mio sopracciglio si alza involontariamente…

 

 

-bhe… si…-

 

 

Era ora!!!!

Però non continui… starai cercando le parole adatte???

 

 

No.

 

Decisamente no…

 

Sicuramente ti starai perdendo in una delle tue pazzie mentali, o peggio, starai pensando a qualcosa che hai combinato…

Da qualche parte ti avranno preso per pazza sicuramente… in effetti lo sei…

Però io non posso passarci il resto della vita qui…

 

-credi di potermele anche dire, oltre a vaneggiare come al tuo solito?-

 

 

Mi guardi di nuovo perplessa.

Oddio di nuovo.

I tuoi occhi guardano leggermente verso l’alto, segno inconfondibile che la tua mente è altrove.. chissà dove, poi…

 

 

-Sana, vuoi farmi stare qui in eterno?-

 

 

 

Ti ho spaventata, lo sapevo!!!!

 

Il tavolo trema leggermente, ti alzi di scatto, solo tre parole, e sarai di nuovo fuori dalla mia vita, con tutta probabilità.

Forse dovrei lasciarti andare del tutto???

Lasciare irrisolta per sempre la nostra questione?

 

 

-no, ecco…io… devo andare, ti telefono dopo…-

 

 

 

No, ti prego!

Non lasciarmi di nuovo…

Non devi…

 

Ma non ti fermo…

 

Il campanello alla porta suona leggermente, ti vedo correre attraverso i vetri, e tutto quello che riesco a pensare che ho sempre passato la vita a correrti dietro.

Ma non ti ho mai fermata.

Non perché tu non me lo abbia permesso.

Io non l’ho voluto abbastanza.

 

Ma ora basta davvero.

 

Non abbiamo più tredici anni.

 

Non abbiamo bisogno di una cintura nera per dichiararci.

 

Perché ti amo.

 

Ed è tutto quello che mi serve.

 

Mi tolgo questo grembiule e ti corro dietro.

Linda mi guarda come se fossi un alieno.

Ma non mi importa.

 

Apro la porta, svolto l’angolo, e tu…

 

Sei di fronte a me.

 

Mi avvicino. Non so esattamente che dire, forse non ho bisogno di parole.

 

 

-Heric, io…-

 

 

Ti bacio, perché le parole non sarebbero sufficienti.

 

Ti bacio, a tradimento, come ho sempre fatto. Solito.

 

Spero che la tua reazione non sia la solita però…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** capitolo terzo- Sana ***


VANIGLIA

VANIGLIA

 

 

 

Sento il tuo sapore… sai…di vaniglia.

 

Ed è meraviglioso.

 

Ti stacchi improvvisamente, come se le mie labbra fossero incandescenti.

 

E mi guardi con quegli occhi, così simili ai miei, così dolci.

 

-sono stanco, Sana, sul serio…-

 

Tra tutte le cose che speravo che mi dicessi, questa è davvero l’ultima.

Mi sembra di sprofondare.

Stanco…che brutta parola.

 

-sei stanco di me, forse?-

 

 

Perché? Perché non riesco a nascondere la tristezza?

Io non ho il diritto di essere triste, perchè ti ho fatto male. Più e più volte.

 

Fuggo da te, ma in realtà fuggo da me stessa.

 

Fuggo dalla paura che avrei ammettendo di amarti, dalla delusione che avrei se tu mi abbandonassi.

 

Eppure torno sempre qui.

 

Sto piangendo.

 

E tu odi quando piango.

 

-non sono stanco di te, e lo sai-

 

Non sei stanco di me, però non mi abbracci.

Fallo, ne ho bisogno. E leggo nei tuoi occhi che anche tu vuoi farlo. Ma le tue braccia ricadono rigide sul tuo corpo.

 

E io muoio.

 

La tua mano sulla mia spalla.

 

 

-sono stanco di correrti dietro.-

 

Corrermi dietro?

 

Che vuol dire?

 

-che vuoi dire?-

 

Mi baci di nuovo.

 

Ma sento qualcosa di diverso. Mi baci come se fosse l’ultima volta che puoi farlo.

 

-che se mi vorrai, sarai tu a dovermi correre dietro.-

 

Heric…

 

 

Ti giri…vai via…

 

 

 

-Heric! Fermati!-

 

 

Provo a gridare…ti fermi, ma tieni lo sguardo fisso davanti a te.

 

 

-ti amo!-

 

Te lo griderò ogni giorno, ogni momento, ma non abbandonarmi!

 

 

Ti giri di scatto… sembri…arrabbiato?

 

-anche io-

 

Ma non capisco quello che non va nella tua voce.

 

-ma le parole non mi bastano.-

 

 

Vai via, e stavolta non ho la forza di fermarti…

 

Perché so che hai ragione.

 

E non so che fare.

 

Robbie mi corre incontro.

 

 

-ti ho vista venire di qua…sei pronta? Andiamo a casa?-

 

 

Mi asciugo le lacrime.

 

È come se tutto intorno a me si dissolvesse al tuo pensiero.

 

Sei la parte più importante di me, e la parte che mi fa più paura.

E non so che fare.

 

 

Entro in macchina, più che altro perché se mi lasciassero libera inizierei a correre come una matta per sfogare la rabbia. Si, la rabbia che ho accumulato in quindici anni, quando non ho saputo dire a mia madre che ero arrabbiata perché non mi aveva detto la verità, verso te che mi trattavi in un modo che non riuscivo a capire…verso di me, perché mi rendo conto che non so essere sincera nemmeno con me stessa.

 

Perché tu non mi hai chiesto di rinunciare a tutto per te.

 

Sono io che voglio pormi un dilemma indissolubile.

 

Perché tu mi stai chiedendo solo di lasciarmi andare completamente ai sentimenti.

 

Mi stai chiedendo di amarti, di farmi amare.

 

Il mio telefono squilla…

 

-pronto, sono Sana, chi parla?-

 

-Sana… sono Terence…-

 

-ciao…quanto tempo! Ieri ho incontrato Alissa, mi ha raccontato…-

 

-non mi importa…-

 

-Terence…che ti prende?

 

-vi ho visti al bar, prima…-

 

-capisco…-

 

-dovete smetterla di scappare, lo sai?-

 

-si…-

 

-Heric domani parte per Kioto, va in ospedale. Se non lo fermi, potrebbe non tornare anche se è guarito…-

 

 

-capisco…-

 

 

 

Perché ora sono confusa più di prima?

Spero solo che stanotte mi porti consiglio…

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** capitolo terzo-Heric ***


VANIGLIA

VANIGLIA

 

 

 

Ti bacio sempre senza preavviso.

A volte ho seriamente pensato di morire per questo.

Però, subito dopo aver toccato le tue labbra, e contemporaneamente, il cielo con un dito, mi rendo conto che sono sempre io a baciare te, sono sempre io a fermare te…sono sempre io ad amare te… e mai il contrario…

 

Ed è giusto questo?

 

-sono stanco, Sana, sul serio…-

 

Sbarri gli occhi stupita… ma è la verità, non posso farci nulla, ormai…

 

-sei stanco di me, forse?-

 

 

No, non sarò mai stanco di te… purtroppo per me.

Magari se mi stancassi di te, qualcosa tra noi cambierebbe…

 

 

Piangi…

 

No.

 

Non sarò mai stanco di te, delle tue lacrime.

Ma io voglio sapere che mi ami quanto io amo te…

 

-non sono stanco di te, e lo sai-

 

 

Poggio la mia mano sulla tua spalla, e un brivido mi percorre la schiena, immediatamente.

Come una scarica elettrica.

Solo toccandoti, mi provochi queste sensazioni.

Mi spieghi come potrei vivere sapendo che io non ti provoco nemmeno la metà di queste sensazione.

Vuoi essere abbracciata, te lo leggo negli occhi.

 

Ed è questo il problema.

 

-sono stanco di correrti dietro.-

 

Forse cambierà…

 

-che vuoi dire?-

 

Ti bacio di nuovo.

 

Ma  sarà l’ultima volta che lo faccio…

Sarai tu a dovermi cercare da oggi in poi.

 

-che se mi vorrai, sarai tu a dovermi correre dietro.-

 

Scappo…se ti guardassi le mie certezze crollerebbero. E ritorneremmo punto e a capo.

 

 

-Heric! Fermati!-

 

 

Sento ala tua voce…e mi fermo.

 

 

-ti amo!-

 

Mi giro. Sento la rabbia scorrermi nelle vene.

Perchè sai dirmelo solo in questo modo? Nessuno dei due è bravo ad esprimere i sentimenti.

Tu mi hai insegnato ad amare, ma non sei mai stata capace di dimostrare che ami me…e solo me…

 

 

-anche io-

 

E lo so. Punto. Ma qualcosa deve cambiare.

 

 

-ma le parole non mi bastano.-

 

 

Vado via, ma anche se sento i tuoi singhiozzi, non mi fermo…anzi, vado più forte.

 

Arrivo a casa prima di quanto posso immaginare.

 

Non ho avuto nemmeno il tempo  di dire al lavoro che venivo via…

 

Ma non mi importa…voglio stare da solo.

 

Mi viene da pensare che i nostri ruoli si sono invertiti…

Prima ero io a voler a tutti i costi evitare ogni genere di affetto. Perché sentivo di non riceverne.

Ma tu ti limiti a scappare…

 

E io so perché è la paura di essere abbandonata.

 

Ma è una paura che ho anche io.

 

E dobbiamo dimostrare fiducia a vicenda, per eliminarla.

 

So di non essermi completamente lasciato andare. Ma nella coppia ci siamo io e te. Posso farlo solo se so che tu vuoi…

 

Solo se so con certezza che tu hai bisogno di me quanto io ho bisogno di te.

 

E  per farlo, devi abbandonare le paure.

 

Sento il telefono squillare…

È Terence…

 

Non ho voglia di parlare. So che sarà deluso, ma ora come ora non voglio parlare con nessuno.

 

 

Faccio di meglio però…

 

Mi alzo, prendo una giacca e le chiavi.

 

Ed esco.

 

La fredda aria notturna mi colpisce in pieno  viso, ma in un certo senso mi calma.

 

Arrivo a casa tua in meno di dieci minuti…

 

La luce nella tua camera è accesa.

 

Prendo un sasso da terra.

 

Ma non lo butto…

 

La luce si spegne.

 

E io rimango fermo ad aspettare.

 

Ad aspettare te.

Come sempre.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** capitolo sette- sempre e comunque ***


VANIGLIA

Così concludo la mia prima fiction su Rossana…spero vi sia piaciuta…grazie a tutti quelli che mi hanno seguito…

 

p.s. : so che il finale può non essere un granchè, ma diversamente non so immaginarlo... ancora grazie!

 

 

 

 

 

 

VANIGLIA

Sempre e comunque

(ultimo capitolo)

 

 

 

 

Heric rimase immobile, come il sasso nella sua mano, ad osservare una finestra con la luce spenta, così, per ore, senza dar segno di voler andare via.

 

Lasciò cadere il sasso, e strinse i pugni, rinvigorito dalla pioggia che aveva iniziato a cadere, che gli bagnava i capelli, e che, forse, gli nascondeva le lacrime.

 

Arretrò di qualche passo, come se volesse correre nella direzione opposta, ma il suo sguardo rimase fisso alla finestra, ancora con la luce spenta.

 

E non scappò di nuovo verso casa sua.

 

 

Heric non scappò di nuovo, ma decise di correre incontro a qualcosa che lo avrebbe reso felice, o che lo avrebbe distrutto completamente.

 

Gridò il nome di Sana con tutto il fiato che aveva in gola, come se fosse l’ultima cosa che poteva fare, e si aggrappò a quel nome, come all’ultima occasione per rendere la sua vita unica.

 

 

Le luci della casa si accesero d’improvviso.

 

Anche la luce della camera di Sana.

 

Un indistinto rumore metallico, fece sussultare il cuore di Heric, e il viso di Sana spuntò dalla finestra, indeciso, tra il sorridere, e il rimanere sconvolta da quell’azione.

 

-voglio venire con te- gridò appoggiandosi con tutto il peso del corpo alla finestra.

 

Heric le sorrise, come solo con lei riusciva a fare, e sentì il suo cuore battere all’impazzata.

 

La vide correre alla porta e aprirla, poi la immaginò scendere le scale, attraversare la cucina, e sorridere a sua madre.

 

Dopo pochi secondi spuntò dalla porta, e corse incontro a Heric, ma non lo abbracciò, come lui pensava avrebbe fatto.

Rimase ferma a pochi centimetri da lui, come bloccata.

 

 

-io ho pensato a lungo a quello che mi hai detto prima, Heric- esordì la ragazza abbassando lo sguardo.

 

-ci ho pensato anche io Sana-

 

-non voglio scappare, davvero, ma è come se qualcosa ogni volta che sono a un passo dalla felicità, mi bloccasse, e mi impedisse di andare avanti, anche se so che è l’ultima cosa che voglio.-

 

- anche io, ma se scappiamo entrambi è la fine-

 

-lo so, per questo ho riflettuto a lungo per trovare una soluzione, per cercare di capire il mio problema.-

 

-non ti capisco… ma forse se continui a scappare, il tuo amore non è così forte da fronteggiare questi problemi.-

 

Sana abbassò leggermente lo sguardo, scuotendo la testa.

 

-non riesco a non scappare, semplicemente perché quello che ho di fronte è troppo più grande di me… è una cosa che non riesco a controllare, un’emozione che mi prende fino alle ossa.

Ma il problema reale – sospirò- è che non ci sarà uno stop, se e quando finirà, e ciò che rimarrà sarà davvero nulla. Non un film in uscita, non uno spot pubblicitario…-

 

 

Heric la guardò, accennando appena un sorriso.

 

-rimarrò io…-

 

Sana lo guardò stupita.

 

-rimarrò io…-continuò lui- se tu mi vuoi con te.-

 

-io ti voglio, heric…-

 

-e io voglio te-

 

-e se ti stancherai???-

 

 

-credo che a questo punto sia inutile continuare a discutere…-

Heric abbassò la testa, quasi sfinito.

 

Si avviò verso casa sua, pronto a ripartire la mattina dopo. Possibilmente, un’andata senza ritorno.

 

 

 

 

 

                                                                             *

 

 

 

 

Sana legò i suoi lunghi capelli in una coda, esausta per la sfuriata.

Una volta forse, avrebbe cominciato a dare di matto per la rabbia, o a piangere disperata, ma in quel momento non riusciva a fare nulla.

Sentiva il torpore penetrarle nelle ossa, e sapeva che se non avesse fatto qualcosa, avrebbe preso molto presto anche il suo cuore.

 

Non era la stessa da quando era partita, e non era la stessa da quando aveva rivisto Heric. La maschera che si era faticosamente creata era ormai in frantumi, e la cosa peggiore era che Sana non aveva voglia di ricostruirla.

 

Nemmeno il lavoro le interessava più…

 

Nulla aveva più senso.

 

E allora perché lei era ancora lì?

 

La paura di non avere nessun punto fermo nella vita, la paralizzava da anni.

Credeva che se avesse continuato a scappare, quella sorta di sentimento che c’era tra lei e Heric sarebbe rimasto in bilico…

 

Ma ora non le sembrava più che quella teoria avesse tanto senso…

 

Si diresse verso la sua camera, ma inciampò in qualcosa di caldo e peloso.

 

Si rialzò a fatica, e vide che aveva involontariamente schiacciato Maron, lo scoiattolino di sua madre.

Non potè trattenere una risata.

 

-che ci fai ancora qui????-

 

-eh?....-

 

Sana guardò sua madre appoggiata allo stipite della porta, sorridente, ma con un cipiglio severo negli occhi, che non riusciva a spiegarsi.

 

-dove dovrei essere, scusa?- chiese, cercando di mantenere un tono allegro.

 

-a fare le valigie… non parti forse con Heric?-

 

-mamma, non dire sciocchezze…-

 

Un enorme martello di gomma  le colpì in pieno la testa.

 

-mamma!!!! Si può sapere che ti prende?-

 

-   c’è che mi serve la casa libera per stasera e per i prossimi giorni… ho intenzione di dare una megafesta!!! Hohohohohoh!!!- la signora Smith iniziò a saltellare per la stanza, facendo ballare il valzer al suo scoiattolo-

 

 

Sana sorrise a sua madre, quasi inconsapevolmente.

Nonostante il suo aspetto eccentrico era di certo la persona che la conosceva meglio.

E sapeva che non era un tipo da arrendersi alla prima difficoltà… Heric era quello che aveva sempre voluto, e non poteva lasciarlo scappare per paura…

 

Coraggio! Si disse, e si avviò in camera sua, spaventata, ma oramai decisa.

 

 

*

 

 

L’aeroporto era stipato di persone.

Gente che andava, gente che tornava a casa. Tutto sembrava in movimento.

 

Sana cercò Heric con lo sguardo, in lungo e in largo, non trovandolo da nessuna parte.

Prese il cellulare dalla tasca, e compose il numero.

In trepida attesa. Uno squillo, due squilli.

Perché non rispondeva?

 

Era forse deciso a dimenticarla?

 

Scacciò quel brutto pensiero dalla testa, e riprese a correre in lungo e in largo.

Non aveva pensato a fare le valigie, come aveva suggerito sua madre, voleva solo stare con Heric, dovunque, in qualsiasi momento.

Ma lui non c’era.

 

Si fermò in una poltrona.

 

Era troppo tardi, si disse.

 

Aveva di nuovo perso tutto, e come al solito era stata sua la colpa.

 

E ora non avrebbe avuto senso cercare nuove emozioni, non avrebbe avuto senso avere una casa, non avrebbe avuto senso tornare ad amare…

 

Senza Heric lei non aveva senso.

 

Sconfitta, si trascinò fuori dall’aeroporto.

 

Qualcosa di grosso e caldo andò a sbattere contro la sua fronte.

Quasi per uno scherzo del destino, la pioggia ricominciò a cadere lenta, inesorabile.

 

-tua madre mi ha detto che eri qui-

 

Sana non alzò lo sguardo…sapeva chi aveva di fronte. Riconosceva quell’odore in qualunque situazione.

Sentì il cuore battere all’impazzata, come quello di una ragazzina, e sorrise.

 

-non dovevi partire?-

 

-si, ma non avevo intenzione di lasciare faccende in sospeso…-

 

-e quindi?-

 

-sono andato a casa tua, e tua madre mi ha detto dov’eri…-

 

- sono venuta a cercarti!- disse tutto d’un fiato.

 

-Lo so…- Heric abbassò lo sguardo, indeciso.

 

-io ho preso la mia decisone…-

 

-anche io, Sana-

 

-non voglio stare senza di te, voglio venire con te…ti prego!-

 

- credo allora che dovrai rimanere qui…-

 

-perché?- sorrise, in cuor suo sapeva già la risposta.

 

-perché anche io rimango con te…-

 

- sempre e comunque?-

 

-anche quando non mi vorrai più…-

 

-è una minaccia?-

 

Non ebbe bisogno di risposte.

Le labbra di Heric si erano già poggiate sulle sue.

 

 

END.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=60267