Il dolce profumo delle nuvole sulla nostra pelle

di InsaneMind
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Prologo ***
Capitolo 3: *** Capitolo 01 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 02 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 03 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 04 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 05 ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


Cari lettori, care lettrici

questo racconto è tratto da un pezzo della mia vita. Suona molto banale, lo so. Ma per iniziare ho voluto iniziare a costruire il mio-spero-futuro in questo campo, scrivendo qualcosa di me. 
Ammetto che non sono un genio nella scrittura e,come noterete in seguito, tutto ciò che scrivo sarà ricco di errori,imperfezioni,controsensi.
Chi più ne ha, ne metta insomma.
Sarei grata a voi tutti se ad ogni capitolo da voi letto, lasciaste un piccolo commento, giusto per farmi un'idea, per ricevere critiche-Non a tutti potrà piacere ciò che scrivo-ma soprattutto consigli.

Spero che nel mio piccolo riuscirò a far emozionare tanti di voi e di migliorare giorno dopo giorno perchè, ormai, la scrittura è parte integrante di me. E' la mia salvezza.

Un caro saluto a tutti e grazie in anticipo per tutti coloro che mi seguiranno.


                                                                                                                                                                                     InsaneMind

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Capitolo 2
*** Prologo ***


Prologo.

Solita mattina, solite sensazioni. Era una classica giornata grigia e piovosa di inizio inverno. Uscì dalla classe prendendo la borsa ed allacciandosi gli anfibi, così da non trovarsi come i vecchi tempi con litri di acqua nelle scarpe. Si diresse silenziosa verso la fermata cercando di evitare le buche piene zeppe di acqua e fango. Mentre abbassò lo sguardo per rimettere a posto un libro nella cartella, urtò un ragazzo. Spaventata per l'inconveniente alzò timidamente lo sguardo e lo vide. Niente, nessuna parola. Solo un pesante silenzio che andò avanti per alcuni interminabili secondi.

'' Ha una faccia conosciuta.'' pensò lei fra sè e sè.

- Paky?!- Esclamò lei con un po' di timore
.

- Umh, si. E tu chi s.... Ah, sei Silvia! Non ti ho riconosciuto senza tutto quel trucco! Hai deciso di non metterlo più, finalmente!- Rispose lui tutto d'un fiato.

Scoppiarono tutti e due a ridere mentre si guardavano intensamente negli occhi. - Quanto tempo è passato...- Disse lui sostenendo lo sguardo.

 -Eh, già...- rispose abbassando lo sguardo.

-Mi ha fatto piacere rivederti, ora devo scappare, a presto.- Sorrise e la salutò con due leggeri baci sulle guance. Rimase immobile per una quantità di tempo indefinita guardandolo mentre si allontanava salendo sul pullman, senza accorgersi di essere diventata rossa. Una sua amica le diede una leggera pacca sulla spalla riportandola alla realtà.

- Chi era quel tipo?- chiese incuriosita.

- Oh, beh, non mi crederesti se te lo dicessi- rispose lei tutta imbarazzata.

- Spara, deve essere qualcuno importante...sei tutta rossa.

- Hai presente il ragazzo nuovo che è arrivato oggi? Beh lui è il fratello.-


Un filo invisibile conservava ancora i loro sentimenti intatti, mantenendoli ancora legati l'uno all'altra e facendo tornare a galla quei ricordi che per così tanto tempo erano stati costretti a vivere solo nelle loro menti senza esser condivisi con qualcuno all'infuori di loro.

Il silenzio iniziò ad avviarsi verso le due ragazze : scese improvvisamente senza farsi desiderare a lungo. L'amica, dal canto suo, rimase molto sorpresa da quella risposta e cercò a tutti i costi di riceverne una a sua volta dopo un'ostinata insistenza ricambiata da risposte distanti e fredde. Per un po' di tempo non ci fu ronzio che riuscì ad infrangere quel silenzio, ma non ci fu molto da attendere. L'amica, non avendo gettato ancora del tutto la spugna, continuò ad intervalli irregolari ad investigare su quella situazione. Di conseguenza la sua compagna cedette.

 ''Oltretutto'' pensò ''che male c'è se ne parlo con qualcuno?'' Perciò, prese coraggio e superato l'imbarazzo cominciò a raccontare tutto dall'inizio.

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Capitolo 3
*** Capitolo 01 ***


Era una giornata in cui c'era un  sole che spaccava le pietre, il termometro segnava i 30° e non si stava bene in nessun altro luogo oltre  al mare.
Stavo camminando sulla scogliera, cercando di evitare di fare dei  passi falsi  per evitare di lasciarci  le penne.
Camminando così lentamente avevo anche l'opportunità di ammirare quel classico paesaggio marittimo, ricco di scogli sparsi un po' ovunque che un po' incutevano timore. L'aria era molto calda, assomigliava come ad un respiro che ti alitava sulla pelle rendendola quasi bollente e facendola diventare di color caramello col passare del tempo sotto l'effetto prolungato del sole cocente.
L'acqua era di un azzurro cristallino, ci si riusciva addirittura  a specchiare vista la calma che regnava quel giorno.
Arrivata alla fine della scogliera, decisi di sedermi in disparte su un masso lontano dall'acqua perché la paura di poter cadere mi suscitava molta ansia.
Allontanandomi vidi i miei amici che mi raggiungevano, alzai la mano e la sventolai a mo' di saluto.
Erano in pochi, giusto tre quattro e solo una mia amica decise di aspettare per farsi un bel bagno e di cedere invece al calore emanato dal sole riscaldandosi. Gli altri rimanenti tre, invece, non esitarono e decisero subito di buttarsi in acqua, visto che la situazione era proprio invivibile.
 
Successivamente notai che altri due ragazzi si stavano avvicinando catturando la mia attenzione, forse  per il fatto che parlava a voce così alta che arrivavano anche noi le sue parole. Appena giunti, non esitarono e neanche il tempo di poterli guardare attentamente che già erano immersi in quella tavola blu.
La mia amica ed io ci scambiammo uno sguardo per poi distoglierlo e posarlo sull'acqua, guardando ciò che stava accadendo.
I due sconosciuti riemersero iniziando a schizzare un po' ovunque l'acqua, facendola  arrivare  addosso a noi. Alzai lo sguardo fino a quando non incontrai il suo senza emettere neanche un respiro. Il ragazzo risalii velocemente sugli scogli per poi buttarsi di nuovo, urlando a più non posso e questa scene andarono avanti circa dieci minuti.
Riemersero anche i miei amici, salendo anche loro e facendo le stesse cose che anche quei due sconosciuti  stavano facendo.           
Nacque una specie di competizione, creando una sottospecie di rivalità fra un mio amico e quel giovane misterioso che continuava a guardarmi.
Mi stupii di quanto provasse continuamente a guardarmi e questo anche un mio amico lo notò e da qui cambiarono molte cose.
Decidemmo, noi del gruppo, di andare a giocare a pallavolo e anche i due ragazzi, udendo ciò che ci stavamo dicendo ci chiesero se potevano unirsi a noi, e così fu, senza troppi giri di parole.
 
Ci mettemmo d'accordo, loro si allontanarono momentaneamente e noi andammo a darci un'asciugata sotto i rispettivi ombrelloni.
Poi, il caso volle che mentre noi stavamo per entrare al bar a prendere qualcosa, loro erano ancora lì, come ci stessero aspettando dimenticandosi che ci saremmo dovuti incontrare al campo da pallavolo. E lui mi guardava: più mi guardava più mi saliva il disgusto.
Andammo al campo e iniziammo a giocare. Fu una partita alquanto scadente perché nessuno aveva voglia di giocare seriamente, ognuno aveva la testa altrove...
Uno ad uno iniziarono ad abbandonare il campo, finchè non rimasi da sola con quei due sconosciuti.
La situazione non mi preoccupava più di tanto perché avevo intenzione di andarmene, perciò li salutai freddamente e mentre mi voltai sentii che mi prese la mano. Mi girai di scatto per mollare la presa e appena vide il mio scatto furioso lasciò che la mia mano scivolasse via. Mi guardò come se stesse cercando una fonte d'ispirazione per dire qualcosa che lo avesse levato da quella situazione così ridicola, come se essa fosse stampata sul mio viso.
Appena lasciata la presa indietreggiai. 
Vidi nei suoi occhi un qualcosa di strano, come una specie di bagliore. Decisi che forse era meglio andar via, per evitare ulteriori problemi. Aveva uno sguardo magnetico, non riuscivo a distoglierlo o a guardare altrove.

- Ti ho fatto male- mi disse con un sorriso che gli illuminò tutto il volto.

-Oh, no...Non preoccuparti. Scusami devo and....

Stava sempre più avvicinandosi a me fino a quando ad un certo punto improvvisamente si bloccò.
Indietreggiai immediatamente, come d'istinto.

-Non ti facevo così carina.- mi fece una linguaccia- Ora devo proprio andare, ciao.- disse,poi si voltò e andò via, lasciandomi perplessa a fissarlo mentre andava via.

Ero sconcertata, non sapevo per quale assurdo motivo quel giovane si era avvicinato a me, più cercavo di trovare una soluzione, più iniziai ad aver mal di testa. Andai sotto l'ombrellone per prendere le mie cose, mi vestii e andai via, abbastanza lontano per non pensare più a nulla.

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Capitolo 4
*** Capitolo 02 ***


Odiavo andare al mare. L'avevo sempre odiato, soprattutto dopo aver incontrato quel tipo molto ambiguo.
La mia tranquillità era stata devastata da quell'uragano di ragazzo. Ma per quanto provavo a convincermi a non pensarlo, lui era sempre lì nella mia mente, nei miei sogni.
Quanto disgusto per quel sorriso così beffardo ma allo stesso tempo così ammaliante.
E poi, quell'aria così selvaggia, quel suo modo così spontaneo di rapportarsi con gli altri senza vergognarsi. Quel suo modo così 
seducente di guardarti negli occhi, spiazzandoti.


''Ma cosa sono questi pensieri, basta.'' Mi riproverai severa.

Sono sempre stata una persona molto orgogliosa, tanto da non ammettere determinate cose neanche con me stessa.
Ma accidenti! Era un ragazzo così normale, semplice, ma con qualcosa di così particolare da renderlo speciale. Un qualcosa che non riesco a spiegarmi neanche ora.

Mi ritornò in mente l'episodio dell'ultima volta quando lo vidi. Senza dubbio era stato molto sfacciato nel provare ad interagire con me, anche se anch'io, d'altra parte, avevo sbagliato ad esser così brusca nei suoi confronti, ma ormai era tutto passato, non credevo che l'avrei più visto.
E mi sbagli. Di grosso anche.

Fui costretta ad andare al mare, perciò gettai clamorosamente la spugna senza continuare inutili discussioni aggrappandomi a scuse infondate nonché infantili per non andarci e  mi recai in bagno per darmi una veloce lavata, vestendomi appena finito e uscendo di fretta.
Ricordo, era una giornata molto afosa come la scorsa volta che lo incontrai, non c'era neanche una nuvola in cielo, solo molto caldo. Era insopportabile.
Non vedevo l'ora di arrivare per immergermi nella fresca stretta del mare, diventando tutt'uno col mondo marino, per poi chiudere gli occhi sentindo il mio corpo galleggiare senza far troppi movimenti, facendomi trasportare solo dalle onde, figlie del mare, e lasciandomi andare senza opporre troppa resistenza.
Ma i miei piani furono subito mandati all'aria. Non appena varcai la soglia dello stabilimento lo intravidi. Capii all'istante che non sarebbe stata una giornata molto tranquilla quella che mi aspettavo di vivere nel relax e nella tranquillità più assoluta.
Cercai di entrare il più velocemente possibile senza farmi notare. Ma nulla. Era come se già sapesse del mio arrivo. Mi guardò e vidi che iniziava ad avviarsi verso di me. Iniziai a rallentare istintivamente.
E poi era lì davanti a me. 
A neanche mezzo metro...da me.
Ribbolii dalla rabbia, cosa voleva questo scansafatiche? Cosa voleva da me?
Feci per sorpassarlo ma mi bloccò mettendomi una mano sulla spalla.

 

-Uh, ma come andiam di fretta oggi, neanche il tempo di salutarmi hai?- Disse guardandomi con quei suoi grandi occhi color nocciola così languidi.

-Ancora tu? Lasciami in pace.- Dissi decisa.

-Ah, ma che bel caratterino che hai!- Finito di dir ciò si abbassò con il viso all'altezza del mio.
Mi sentivo impallidire, le forze iniziavano a scomparire ma mi era rimasta ancora la mia calma razionalità e decisi che era tempo di andare e di non perderne altro inutilmente.
Ma non ci riuscii. Era sempre così vicino, sempre di più, sentivo il suo respiro contro il mio viso, profumava di menta e aveva due occhi così grandi che riuscii a specchiarmici dentro.

-Ma che ti succede? Guarda che non ti violento mica! Ero solo curioso di veder di che colore avessi gli occhi. Mi sembravano più chiari dell'altro giorno. Ora sono più verdi.

-Trova una scusa migliore la prossima volta. Lasciami andare adesso.

-Ma sei sempre così scontrosa? Eppure non mi sembra di starti facendo chissà quale torto o quale dispetto. Sei strana.

-E' finito il repertorio o devo ancora aspettare che la commedia finisca?

Vidi che fece scivolar via la mano per poi portarla al di sopra della sua testa, guardai sbalordita: mi diede una leggera carezza sul viso.

-Non essere sempre così scontrosa sei tanto carina quando sorridi.

-Piantala.

Continuava imperterrito ad accarezzarmi il mio viso minuto. Era il momento di smetterla definitivamente.

-Ti lascio prima che inizi a mordermi o peggio ancora a graffiarmi!- fece una smorfia.

-Ma..ma...

Neanche il tempo di finire che andò via. A metà strada si voltò e mi fece l'occhiolino. 

''E poi sono io la strana..mph'' pensai.

Mi rilassai pensando che il peggio era passato ed andai direttamente sotto l'ombrellone a poggiare la roba, per poi spogliarmi ed andare in acqua.
L'ombrellone non era molto distante dalla passarella, di conseguenza mi toccò fare un breve pezzo di 'strada' in mezzo alla sabbia calda. Era rovente, la sentivo infilarsi nei buchi delle mie scarpe, riscaldandole sempre di più fino a quando non iniziai a provare un leggero, ma continuo, bruciore ai piedi e accellerai. 
Giunta, appoggiai il tutto, mi tolsi i vestiti e li appesi. Guardai il panorama, inziando ad ammirarlo con passione.
Il mare era una tovola immensa blu elettrico, neanche un'onda, era tutto calmo. Neanche un filo di vento; il sole picchiava con tutta la sua luminosità e per questa ragione fui costretta a mettermi la crema per evitare scottature, visto che anche a quei tempi avevo la pelle molto sensibile.
La sabbia era dorata e, man mano che mi avvicinavo al mare, potevo ammirare migliaia di conchiglie di diversi colori sparse un po' ovunque.
Entrai con calma in acqua per iniziare gradualmente ad abituarmi al freddo.
Di colpo sentii delle braccia intorno a me: qualcuno mi sollevò. Mi ritrovai in braccio a quel ragazzo e riuscii ad ammirare, oltre a tutta quella bellezza del territorio, anche la sua.

-Ah, non fai più la scontrosa ora, eh?- disse regalandomi uno dei suoi migliori sorrisi.

Non mi accorsi neanche del fatto che ero diventata rossa finché non me lo disse lui facendomi ulteriormente imbarazzare.

-Cos'è questa faccia? Ti ho detto di sorridere. O ha la memoria corta la signorina qui presente?

Iniziai a ridere. Ridere di cuore. Vedevo lui che sorrideva e rideva e mi sentivo così stranamente di buon umore. Mi fece scendere con delicatezza e ci ritrovammo l'uno davanti all'altro.
Gli sorrisi. Altro non avrei potuto fare. In quel momento l'unica cosa che mi sentivo di fare era di sorridere, 
di sorridergli.
Notai con piacere che ricambiò anche lui.

-Ah, ma allora anche tu sai sorridere. Posso dire di esser soddisfatto ora!- Mi scompigliò i capelli.

-Che esagerazioni...- Dissi con un sussurro abbassando lo sguardo.

-Vieni.- Mi porse la sua mano.

Guardai confusa: prima lui, poi la sua mano. Prima la mano, poi lui.

-E' una mano, non ti fai male se la tocchi!

Esitai. Rimasi ferma fino a quando non fu lui a prendere la mia mano per poi stringerla nella sua. Era così calda. Aprì le sue mani a ventaglio per far entrare le mie per poi stringere sempre più forte ma con molta delicatezza.

Rimasi in silenzio. Ero così mbarazzata, non sapevo nè cosa dire, nè cosa fare difatti rimasi in silenzio e abbassai lo sguardo posandolo sull'acqua cristallina.

-Non stare in silenzio. Parla.

-Sei tu che dovresti darmi qualche spiegazione, non credi?

-Sempre sulla difensiva mi raccomando!

Stavo iniziando ad irritarmi e lui se ne accorse, mi prese anche l'altra mano e mi girò verso lui.

-Smetti di essere così. Devo pregarti per caso?- Si fece improvvisamente serio e il suo sguardo arrivò fino nell'abisso della mia anima, uno sguardo così deciso e serio nello stesso tempo: ero folgorata.

-Di' qualcosa.-esclamò in tono serio- Ma non essere così fredda, distante, acida non credo di averti fatto nulla di grave. O sbaglio?

Annuii. Le parole si allontanavano sempre più da me, non riuscivo ad afferrarle, ad emettere neanche un suono. E quello sguardo così deciso mi aveva lasciato di stucco. Iniziai a sentire una fitta dentro, abbassai come al solito lo sguardo.
Mi attirò a sè. Poggiò una mano sulla mia spalle e una sull mio fianco: mi abbracciò.
Sentii il suo respiro farsi sempre più irregolare, affannato, mise una mano sulla mia testa accarezzandomi i capelli. Mi allontanò pian piano per poi guardarmi dritto negli occhi. Sorridemmo insieme.

-Vuoi la guerra! - esclamò con tutta la potenza della sua voce.

Mi spinse facendomi perdere l'equilibrio e perciò caddi in acqua. Risalii in superficie con i capelli davanti al volto e iniziò a ridere a crepapelle.

-Dovresti vederti, stai molto meglio coi capelli davanti al viso!- rise.

-Cos'hai detto?

-Hai sentito bene, dolcezza!

-Che guerra sia allora!

Ridemmo insieme per poi strattonarci affettuosamente schizzandoci l'acqua gelida addosso.
Sentii che appena le gocce si infransero sulla sua pelle, iniziò ad imprecare: -
AAAH, me la paghi!

La cosa più bella è che nonostante volesse fare il serio e spaventarmi, il suo volto era costantemente incorniciato da quell'espressione così dolce da trasmettermi molta sicurezza.Eravamo tutti e due immersi in acqua, galleggiavamo a piancia all'aria guardando il cielo.

-Ho bisogno di un favore.- Si risvegliò, mi prese la mano e ritornando a toccare con i piedi la sabbia mi afferrò anche l'altra guardandomi dritto negli occhi.

-Dimmi...

-Baciami.

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Capitolo 5
*** Capitolo 03 ***


Rimasi sconcertata udendo quella parola, quella parola così banale ma che racchiude in sé un significato profondo.
Rimasi perplessa, a bocca aperta. L'imbarazzo aveva preso il dominio su di me. Mi sentivo come una marionetta, immobile. Qualcuno comandava i miei gesti ma non riusciva a comandare le mie s
ensazioni, o, detto in modo più raffinato, i miei sentimenti.
Provavo una stretta allo stomaco, come se ad ogni minimo passo, al minimo spostamento potessi disintegrarmi. La mia anima si era risvegliata, ora ero veramente me stessa.
Era stata in letargo per così tanto tempo che non mi ricordavo neppure di cosa volesse significare il sentirsi
vuote, come se qualcuno avesse assorbito tutto di me.

-Non guardarmi così, mi sento a disagio.- Mi disse con una voce rotta, stanca, come se avesse esaurito tutte le forze e avesse usato le ultime rimanenti dicendomi ciò.
Dal canto mio, rimasi completamente in silenzio. Non sapevo distinguere '
la realtà' da un innocuo e stupido 'scherzo'.
Maledii me stessa per essermi messa in quel guaio, ma soprattutto per continuare ad ascoltare le fandonie di colui che stava davanti a me, che mi guardava con un'espressione così vuota, come se avesse perso tutto.

-AAH, sei riuscito a farmi lo scherzo anche adesso, ora basta, penso sia arrivato il momento di uscire...- Non ero molto convinta di ciò che dissi, forse perché non volevo credere a ciò che diceva, non ora dannazione.

Si avvicinò a me e mi mise un dito sopra il labbro, per poi riporre le proprie braccia sulle mie esili spalle e continuare a guardarmi col suo classico sguardo magnetico al quale tentavo costantemente di non rimanerne affascinata.

-Pensi che sia uno scherzo?

-Certamente. Dammi una buona motivazione per credere che tu abbia bisogno di me, di un m... Senti, sono stanca penso che sia arrivato il momento di andare

Dopo aver detto ciò intravidi nei suoi occhi comparire molta tristezza. Il suo sorriso smagliante scomparì, diventò più cupo, il suo sguardo diventò privò di espressione, come se tutta la sua gioia fosse stata risucchiata.

-Vai via.

Non replicai. Mi voltai e mi allontanai in più velocemente possibile per non cadere nella tentazione di tornare da lui, anche se era troppo difficile non ripensare a tutta quella sofferenza che vidi nei suoi occhi.
Camminai, o almeno ci provai. La forza dell'acqua rendeva i miei movimenti sempre più lenti e faticosi, sentivo il suo peso sul mio corpo e fu per questo che lui riuscì a raggiungermi.

-Fermati, te lo chiedo per favore. Voltati verso di me...

-Non ci penso neanche. D'altronde sei stato tu a dirmi di andar via, per cui...

-Io ci sto provando seriamente ad essere rispettoso nei tuoi confronti, a non essere sgarbato. Ho sbagliato a comportarmi, mi sono preso la confidenza da solo senza dirti nulla di me, di chi sono, e senza sapere qualcosa di te. Ma accidenti, mi esasperi tu. Non avevo mai incontrato una ragazza così complicata come te, non so cosa fare...

-Cosa vorresti fare?-mi voltai verso di lui-fammi capire, cosa vuoi da me? Perchè mi stai completamente addosso?

-Non voglio fare niente, ho bisogno di un tuo abbraccio. Di sentire la tua pelle contro la mia, il tuo profumo che mi devasta.
Abbracciami e basta.

Lo abbracciai. Mi persi in quell'abbraccio, cercando di stringere in meno forte possibile. Sentii il profumo del sale sulla sua pelle e non riuscii a staccarmi neanche per un secondo. Era tutto ciò di cui avevo bisogno, avevo giunto il momento in cui anch'io iniziavo ad aver bisogno di dolcezza, di qualcuno che mi avesse donato un briciolo di amore.
E la sicurezza che mi metteva. In quel abbraccio una miriade di emozioni cominciarono a diffondersi dentro me, aggredendomi tutte nello stesso momento, senza staccarsi un attimo. Cicatrici che mi porto tutt'ora.


 

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Capitolo 6
*** Capitolo 04 ***


-Sai di sale...
-Siamo stati finora in acqua, mi sembra più che normale...
-Usciamo, penso sia tardi...
-Dici che il tuo amico ti sta ancora aspettando?
-Di sicuro, forse si è addormentato tutto il pomeriggio...-Finì la frase e mi porse la sua mano che afferrai all'istante, senza lasciarla scivolare.
L'acqua col passare delle ore diventava sempre più calda ed era un peccato uscire proprio in quel momento che, dopo una giornata intera, era diventato un posto molto rilassante in cui rimanere. Vidi la sua espressione farsi man mano più cupa, i suoi occhi scorgevano il panorama, prima da destra fissando costantemente l'acqua, il mare, con gli scogli in lontananza per poi farli cadere delicatamente su di me.
-A cosa stai pensando?- decisi di farmi timidamente avanti per provare a capire cosa gli passasse nella mente in quel momento.
-Domani parto.-quella fu l'unica risposta che mi diede dopo un'interminabile trascorrere di minuti. Disse  tutto così freddamente, quasi pentito, da farmi rimanere di stucco: immobile. Riprese il discorso dicendomi:- Che c'è? Perché ti sei fermata?
-Perché non me l'hai detto prima?- dissi il tutto con quanta più ira avevo in me.
-Non rendere questo momento più difficile del previsto...
-E così domani termina la tua vacanza ed anche la tua finta-cotta estiva! Ma fammi il piacere va'
-Smettila di fare la bambina, accidenti. Perché devi rendere questo momento ancor più difficile? Non ti capisco proprio, non ti sopporto quando fai così, non so proprio come comportarmi con te.-
Rimasi in silenzio. Quelle parole si insediarono nella mia mente e inziarono a bruciare come il ferro rovente a contatto con la pelle. Dannazione, perché ora inziavo a sentirmi così?
Tirai su col naso.
-Stai piangendo?- la preoccupazione prese il possesso del suo corpo, facendo si che le sue mani si posassero sulle mie spalle.
-Ma no. -
-Eh già..Tu sei sempre quella fredda, 'io-non-piango-mai.'
 
Uscimmo, andai diretta verso l'ombrellone sicura che fosse quella la scelta giusta. Ero arrabbiata, mi sentivo presa in giro. Non avevo voglia di trovare parole che potessero definire concretamente lo stato in cui mi trovavo, che senso avrebbe avuto? Era come farsi del male da soli, accettando il fatto che anche gli altri possono distruggerci con poco, veramente poco. Una parte di me comprendeva quel povero ragazzo, dopotutto non era colpa sua se doveva partire, quella non era casa sua ed io non ero un giusto motivo per rimanere. E allora mi chiesi perché c'era quell'altra parte, l'opposto che deve rovinare sempre tutto, che emergeva quando ero veramente felice e che mi faceva precipitare nel buio più assoluto facendomi perdere il controllo delle mie emozioni, delle mie azioni risultando la cattiva, l'acida di turno.
Continuai a dilagare nei miei pensieri, come se fossero aghi che si insinuavano dentro me, continuavo a torturarmi mentre lo guardavo coi miei occhi sognanti mentre dentro di me fantasticavo pensando a quanto si fosse dimostrato gentile verso di me. Accettando la consapevolezza di averlo trattato male, peggio di uno straccio sporco per evitare di soffrire.
-Senti, puoi venire un attimo con me?- piombò di colpo sotto l'ombrellone e sentii la sua voce così vicina a me, così vicina da sciogliere tutto quel ghiaccio che giaceva in me. Neanche il tempo di rispondergli che già mi aveva presa per mano e mi stava conducendo verso la spiaggia.
Camminammo per qualche metro in silenzio, ma il sapere che c'era lui vicino a me bastava. Non cercavo parole che potessero riempire quel silenzio o che potessero far creare nuove discussioni. Il suo tocco era così morbido, così come la sua mano. Le sue dita erano corte e accarezzavano dolcemente le mie. Pensando a queste cose arrossii ed infatti fu per questo che iniziò a parlarmi, chiedendomi cosa avessi fatto.
-Niente, stavo pensando...-
-Uh, cosa? Comunque volevo parlarti un po' in privato ed è per questo che ti avevo chiesto di seguirmi. Non volevo parlarti davanti ai tuoi amici che tralaltro ci hanno anche seguito...
-Lasciali stare, non importartene...dimmi.-
Accadde tutto in quel momento così inaspettato. Sembrava così banale ma al tempo stesso mi ha segnato così tanto in tutti questi anni, e riflettendoci non mi dava l'impressione di esser reale.
Mi strinse a sè, con delicatezza senza forzarmi, inclinò il volto verso di me e mi baciò. Quel bacio che così tanto ambiva a vivere, che desiderava con tutto se stesso ora era realtà. In tutti quegli attimi persi la cognizione del tempo. Eravamo solo io e lui, lui ed io. Tu ed io.
I miei pensieri, che per qualche lungo attimo erano scomparsi, tornarono. Ricordai le sue parole dette con così tanta freddezza da farmi rabbrividire, mi sentii improvvisamente triste, sola.
Era lì, cos'altro avrei potuto desiderare? Niente, non c'era nient'altro che avrei voluto, oltre alla possibilità di farlo rimanere, di poter conoscerlo meglio. Ma come tutte le cose belle, anche essa finì. Ti scansai impaurita. Vedevo le tue braccia abbandonarmi di colpo e scendere velocemente sui suoi fianchi per poi tornare al punto di partenza.
-Perché mi hai scansato?-
Era arrabbiato, lo percepivo dal tuo sguardo che da dolce si era tramutato in uno colmo di ira. Come avrei potuto dirti tutto ciò che aveva attraversato la mia mente, in quel frangente. Non potevo. 
 
Tornammo indietro senza dirci nulla, solo silenzio, silenzio e silenzio. Pesava sempre più, era divenuto insostenibile.
-Mi dispiace...
-Tranquilla.
-Domani vengo...
-Ok. Ora devo andare, ciao.
Si concluse quella giornata così, con delle risposte fredde, distanti. La situazione si era capovolta, adesso ero io a dover correre da lui.

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Capitolo 7
*** Capitolo 05 ***


Il senso di oppressione che mi stringeva il cuore fino a farmelo scoppiare in quel preciso momento in cui ti vedevo sempre più lontano da me. Ti sentivo distante, troppo lontano da me.
 
Correre. Cercarti. Solo questo dovevo fare. Venire da te, abbracciarti forte fino a farti mancare il respiro. Sussurrarti quanto mi sono sentita bene con te. Quanto la tua presenza mi faccia sentire diversa.
Correre sempre più veloce col fiatone fino a crollare ai tuoi piedi esausta ma contenta di esser giunta alla meta: la mia felicità.
Mi risvegliai l'indomani e improvvisamente questi pensieri mi tartassarono la mente e sentii improvvisamente malinconia di qualcosa, di qualcuno. Di te.
Mi sentii così stupida per averti fatto del male, anche se in modo ''lieve''. Ma come può definirsi lieve il dolore che una persona, qualunque essa sia, ti infonde? E' come quando ti tagli accidentalmente col coltello ed esce il sangue. Dal cuore iniziano a delinearsi le prime crepe fino a quando, col passare del tempo, non diventano sempre più profonde.
Iniziavo a sentirmi così doppiamente stupida: mi sentivo in colpa ed iniziavo ad affezionarmi ad una persona che sicuramente mi avrebbe fatto male a sua volta. Gettai questi pensieri nel cestino della mia mente e presi coraggio: volevo vivere. Chi se ne importa se soffrirò in seguito, se mi spezzerà il cuore. La vita è un ciclo: vogliamo essere felici e improvvisamente ci assale la tristezza, quando pensiamo che siamo giunti al culmine, che la tristezza ci ha strappato di dosso ogni brandello di carne ecco che appare uno spirarglio di luce: una nuova speranza. Alcune volte cadiamo e siamo in grado di rialzarci, altre abbiamo bisogno semplicemente di una persona che è lì per noi. Per farci rialzare, per aiutarti senza ipocrisia. Ma quando arriverà quel fatidico momento?
Ora. Ora e mai più. Correrò più forte che posso per arrivare a destinazione. Mi sono svegliata ed ora voglio solo vivere. Vivere sapendo che posso inciampare in ogni momento, in ogni luogo ma che sono accompagnata dalla forza, dalla mia forza di sapermi rialzarmi per una buona causa. Non lascerò che il mio carattere odioso mi impedisca di essere felice, di vivere. Voglio correre, sentire il vento che mi viene contro, come se volesse fermarmi per evitare di soffrire. Ma io voglio soffrire. Se per essere felice, se per raggiungerlo devo percorrere questo calvario, io lo voglio. Non è masochismo, non è voglia di immergermi in questo tugurio di solitudine, è solo voglia di essere felice.
 
Erano le 10.29 quando decisi di alzarmi dal letto per dirigermi in bagno concedendomi una lunga doccia fredda per schiarirmi le idee. Subito dopo mi preparai e mi diressi al mare.
Lungo il vialetto che conduceva dalla strada principale all'ingresso dello stabilimento non c'erano molte moto parcheggiate, ma appena varcai l'ingresso vidi Paky seduto vicino ad un tavolino da solo e lo salutai alzando un braccio dirigendomi come una vigliacca a poggiare la borsa.
''Vigliacca che non sono altro e meno male che da oggi sarei cambiata''.
 
Dopo un paio di minuti ch mi parvero interminabili, mentre continuavo a martellarmi da sola con pensieri frustanti, riuscii a distrarmi pensando a quante persone si erano recate li al mare, era insolito. 
Gettai il cellulare nella tasca superiore della mia tracolla, che appoggia svogliatamente sul bracciolo della sedia, mi svestii-per quanto io potessi odiare farlo- e mentre mi voltavo due mani offuscarono la mia vista.
 
-  C-che cosa diamine...- non feci neanche in tempo a finire la frase che subito riuscii a voltarmi e la visione che mi attendeva era di una bellezza da far sciogliere persino un cuore ghiacciato, persino in grado di sciogliere me.
 
-Buon giorno- mi disse con una voce dolce incorniciata da un sorriso.
 
-Buon giorno..- 

Inaspettatamente mi prese la mano e ci dirigemmo sulla spiaggia silenziosamente. Dal canto mio mi sentivo imbarazzata: quella mano così calda che avvolgeva gentilmente la mia, quel suo sguardo così sicuro di sè sempre vigile su di me. Ero incantata da quello spettacolo. Mi sentivo così estranea, come se fossi uno spettatore. Lo guardavo con aria sognante come se quella parte dura di me fosse scomparsa nell'abisso dei miei pensieri più remoti. Mi sentivo felice, come se fosse riuscito ad accendere la fiammella della gioia che si celava in me. Mi sentivo così al sicuro con lui come se ci conoscessimo da sempre.
 
Decisi di lasciarmi andare, di percorrere lungo questo sentiero che mi si era presentato su un piatto d'argento. Pian piano riuscivo a fidarmi. I suoi occhi sembravano lo specchio del suo animo. Un animo che avevo giudicato troppo in fretta.
 
-Terra chiama la Luna. C'è qualcuno?- disse interrompendo il filo dei miei pensieri. Ormai era un'abitudine.

-Luna risponde. Chi è che mi cerca?-

-Io.- si fece ad un tratto serio- Cosa ti turba? E' da prima che sei pensierosa... E non dirmi che non è successo nulla. Un po' ti conosco anche io. Vieni, ti porto in un posto dove possiamo parlare indisturbati.-
 
                                                                                                               * * *

Mi prese la mano e camminammo per qualche minuto, accompagnati solo da un silenzio opprimente. Non riuscivo ad alzare il viso per poter incontrare il suo sguardo dolce, mi sentivo bloccata, incapace di affrontare un confronto diretto: di vedere i suoi occhi scintillare sotto i raggi del sole, quasi privi di tristezza. Immedesimarmi in ciò che gli passava per la mente, infrngere le mura del silenzio cercando una parola per non far pesare il macigno dello stesso su di noi. 
 
Perché è così difficile trovare le parole giuste per non cadare nel banale?
 
Stare vicino a lui mi rendeva così strana, sentivo dentro di me una strana gioia. Mentre avvertivo il contatto tra le nostre due mani il calore riscaldava il mio corpo, persino il mio cuore non riusciva a restare completamente indifferente a quel tocco.
Salimmo su una scogliera dove le onde del mare si infrangevano sugli scogli, come successe la prima volta che lo vidi.
Ci fermammo vedendo quel panorama così familiare ma mai così banale, in grado di modificarsi ogni secondo che passa. Una leggera brezza iniziò a colpire lungo la costa così che delle goccioline di mare ci finirono addosso. Lo guardai e sorrisi. 
Ci fermammo vedendo quel panorama così familiare ma mai così banale, in grado di modificarsi ogni secondo che passa. Una leggera brezza iniziò a colpire lungo la costa così che delle goccioline di mare ci finirono addosso. Lo guardai e sorrisi.
 
 

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