Niente è impossibile! di goldfish (/viewuser.php?uid=14942)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Svolte esistenziali miseramente naufragate ***
Capitolo 2: *** Eccessi di 'Dark Magic'... ***
Capitolo 3: *** Conversazioni passate e presenti ***
Capitolo 4: *** Un fastidioso paio di metri quadrati ***
Capitolo 5: *** Parties and romance... ***
Capitolo 6: *** Imprevedibili colpi di testa ***
Capitolo 7: *** Chiarimenti e scatti rubati ***
Capitolo 8: *** Wish you were here ***
Capitolo 9: *** Una situazione bizzarra ***
Capitolo 10: *** Mission: impossible! ***
Capitolo 11: *** Conversazioni, ammissioni e occhiaie ***
Capitolo 12: *** Al limite, altamente improbabile ***
Capitolo 1 *** Svolte esistenziali miseramente naufragate ***
prova
1. SVOLTE
ESISTENZIALI MISERAMENTE NAUFRAGATE
I
don't play your rules I make my own Tonight I'll do what I want Cuz I
can
Pink -
cuz I can
"…E così gli ho detto se aveva
intenzione di rimanersene lì impalato come un dodicenne alle prime armi, o
preferiva seguirmi in casa a concludere la serata da persone adulte."
Detto ciò si accomodò meglio sulla
sedia accavallando le gambe, si passò una mano tra i capelli, impeccabili come
sempre, e decise di tornare a rovistare tra alcune carte, probabilmente con
scarsa attenzione. Dopo qualche attimo, necessario per realizzare quanto poco la
sua collega amasse i preamboli, la ragazza che le sedeva accanto si decise a
commentare.
"Immagino che quello non se lo sia
fatto ripetere due volte…"
"Mmm… no, direi di no."
Hermione chiuse gli occhi e scrollò la
testa con rassegnazione. La sua compagna di scrivania al Ministero era
decisamente una donna senza troppi complessi per la testa. Ma probabilmente era
lei quella non al passo con i tempi; lei e tutti i suoi noiosi scrupoli sul
venir considerata una tipa facile ed essere quindi trattata di conseguenza. Sì,
probabilmente le cose stavano così. Era colpa sua.
"Almeno ne è
valsa la pena?" chiese ridacchiando. L’altra alzò lo sguardo e parve
meditare qualche istante, espressione pensosa e sopracciglio rigorosamente
alzato.
"Direi di sì… diciamo che
complessivamente, considerando tutte le variabili, è stata una prestazione
buona, ha giocato molto a suo favore il fatto che avesse un’ottima resistenza.
Sai, al giorno d’oggi, con la vita frenetica che ci troviamo a fare è sempre più
difficile trovare uno che riesca a…"
"Ti prego, Pansy! Non ti ho chiesto i
dettagli, ma solo come era andata. Bene. Male. Stop!"
Pansy.
Certo che la vita è proprio strana, a
volte, e possiede un senso dell’ironia senza eguali: Hermione Granger era
condannata a lavorare fianco a fianco con Pansy Parkinson.
La vipera Serpeverde.
La iena dalla voce stucchevole anche
detta ‘faccia da carlino’.
Quella che a suo tempo si sbatteva
Draco Malfoy, per intenderci, nonché mezza scuola. E nonostante Hermione
pensasse davvero che il più delle volte voci simili sono solo dicerie con uno
scarso fondo di verità, conoscendola meglio si trovò costretta a riconsiderare
la sua opinione in merito. Almeno nel suo caso, ecco.
Ma il punto era che quella stessa ragazza che fino a qualche anno prima la
appellava sporca mezzosangue zannuta, adesso non si faceva troppi problemi a
raccontarle con candore e una discreta dovizia di particolari le sue imprese
sessuali, come fosse un’amica di vecchia data. Un cambiamento che di certo non
bastava a convincerla che avesse ottenuto quel posto al dipartimento per la
Cooperazione Magica ‘senza nessunissima spintarella di nessunissimo parente
ai piani alti’, ma almeno era un buon inizio.
"Ma non mi ha più richiamata… non
capisco, tutte le volte è così. Sai, Hermione, comincio a pensare che sia colpa
mia."
Lei sospirò, cercando di usare più
tatto possibile.
"Non è che la colpa sia proprio tua… ma
se ti porti a letto uno dopo dieci minuti che l’hai conosciuto, questo
probabilmente ti catalogherà come tipa da una scopata e via, non come una da
richiamare per provare ad allacciare una relazione… perché la propria donna non
deve essere una facile. Purtroppo gli uomini sono fatti così, tendono a scindere
le due cose."
Pansy sembò vagamente indispettita.
"Stai insinuando che sono una facile?"
"Pansy... ammettilo, è vero."
Uscita effettivamente infelice, ma non
era riuscita a trattenersi.
"Ti sbagli, Granger. Io non sono
ipocrita, che è diverso. Ho voglia di fare sesso, faccio sesso. Sono giovane e
posso permettermelo, al diavolo!"
"Ma certo! E io non ti critico,
infatti." Si giustificò Hermione. "Ti ho solo detto come, secondo me, la pensa
un uomo. Ma magari mi sbaglio…"
Dopo qualche ulteriore attimo di
riflessione Pansy si rifece viva.
"E poi anche tu sei single. Non sei una
facile, eppure non hai una relazione."
Hermione venne colta un po’ alla
sprovvista da quell’obiezione tutto sommato legittima.
"Che c’entra…" saltò su, leggermente rossa. "Io ce l’avrei una relazione se
volessi: io ho mollato Dave. È stata un mia scelta.
Consapevole."
Pansy sfoderò un ghigno.
"Ciò non toglie che ora siamo
entrambe single, virtuose oppure no. Ma tu, a differenza mia, sei sessualmente
frustrata. A proposito, da quanto non fai sesso?"
"PANSY!"
"E dai… siamo tra donne, puoi anche
dirmelo."
Hermione tentennò, violacea in viso.
"Beh, io… diciamo che quando si conclude una relazione… e comunque non…" ma il
sorriso beffardo dell’altra la zittì.
A pensarci meglio, Pansy non aveva tutti i torti: lei con le sue teorie
da giovane donna tutta d’un pezzo e l’altra promotrice della filosofia del
cogliere l’attimo fuggente erano nella stessa identica situazione, ovvero senza
un fidanzato. Identica, a parte quel dettaglio del non toccare un ragazzo da
qualche mese, ovvero da quando Dave l’aveva lasciata sostenendo che fosse un po’ troppo
pedante. Non che fosse distrutta dal
dolore per quella rottura, comunque. Probabilmente l’unica ferita che
aveva realmente riportato era stata quella al suo orgoglio per l’essersi sentita
dare della ‘pedante’, perché era fin troppo chiaro che quella relazione non avrebbe
avuto futuro.
Il punto era che lei non voleva accontentarsi di un ragazzo qualsiasi verso
cui nutrisse un interesse minore di quello che nutriva per Grattastinchi:
Hermione voleva di più, anche se temeva che non sarebbe stato semplice trovarlo.
Perché nonostante fosse passato del tempo e avesse ormai superato la batosta
subita, nonostante entrambi fossero cresciuti e avessero fatto le proprie
esperienze, nessun ragazzo era come lui , per quanto si costringesse a negarlo. Con nessuno era come con
lui
.
Lui buffo, lui permaloso, lui che
arrossiva di nulla. Lui con le sue lentiggini e quell’irritante testaccia dura.
Lui che nonostante tutti i suoi difetti costituiva ancora quel termine di
paragone che faceva naufragare miseramente ogni sue relazione. Come se non fosse
bastato spezzarle il cuore, lurido verme! Che poi ancora non capiva cosa avesse
che lo rendeva così unico ai suoi occhi.
Fu a quel punto
che Hermione ebbe un’illuminazione: se il suo destino era quello di morire
sola alla vana ricerca del ragazzo ideale, tanto valeva divertirsi, ‘in
itinere’.
Era giunto il momento di una svolta
esistenziale.
"Pansy, potremmo uscire assieme venerdì
sera. Hai ragione tu, sono giovane e devo divertirmi!"
L’altra la guardò
sconcertata.
"Ehm… venerdì mi vedo con
uno."
"Uno nuovo?"
"No… cioè, in un certo senso… vabbè, è
complesso."
"Digli di portare un amico!"
"Hermione, non so se sia il
caso…"
"Ma l’hai detto tu che sono
frustrata!"
La Parkinson la scrutò dubbiosa prima
di lasciarsi convincere, anche se riluttante.
"Ricordati che ti avevo avvisata. E
guai a te se mi rompi le scatole!"
"Promesso!" esclamò
Hermione.
--- --- ---
Quando le due varcarono la soglia del
locale nel quale avevano appuntamento con i loro ‘ragazzi’, Hermione era un po’
agitata. Per l’idea che se ne era fatta, compiere una svolta esistenziale voleva
dire essenzialmente comportarsi in modo diametralmente opposto da come si
sarebbe comportata la vecchia Hermione Granger, a cominciare dall’abbigliamento
(ragion per cui aveva passato due ore seminuda e immobile davanti all’armadio
per stanare quei pochi vestiti adeguati all’occasione che aveva), fino al modo
di porsi verso il prossimo. Verso gli uomini, per la precisione.
Perché Hermione aveva deciso: era
ufficialmente diventata uno schianto e si salvi chi può!
Persino Pansy aveva commentato
positivamente il suo abbigliamento, sottolineando che aveva seriamente temuto di essere
messa in imbarazzo da lei ma si era dovuta ricredere. E aggiungendo che avrebbe
fatto meglio a vestirsi più spesso così, perché era una donna, non un’atleta
pronta a partecipare a una gara di Decathlon.
Ah, il tatto di Pansy Parkinson.
Hermione era sull’orlo delle lacrime dalla commozione.
"Pansy, dov’è il tuo appuntamento?"
"Non è proprio un appuntamento…
comunque… da queste parti…" rispose evasiva guardandosi attorno. L’altra la
scrutò sospettosa.
"Mi stai mica nascondendo
qualcosa?"
"IO?!"
"Tu."
"Ma va’… t’oh, eccolo!" e le fece segno
di seguirla.
Quella sera il destino era stato più
beffardo del solito, si trovò a pensare la Granger, perché tra tutte le persone
che pensava potessero vedersi con Pansy, di certo non aveva considerato
lui.
"HARRY?!" urlò, così forte che un paio
di persone si voltarono verso di lei, nonostante la musica.
"HERMIONE?! Ma che ci fai qua… con…
lei…" rispose Potter con gli occhi sgranati e una smorfia di puro terrore in
volto.
Dopo qualche attimo caratterizzato da
frasi sconnesse, i due si voltarono contemporaneamente verso la terza ragazza,
che ghignava compiaciuta.
"Perché non me l’hai detto?!"
sbottarono all’unisono.
"E perdermi le vostre
facce?"
"Cazzo, Pansy, dovevi dirmelo che
venivi con Hermione!" continuò Harry.
"Non me l’hai chiesto. E poi se te lo
avessi detto non saresti mai venuto, lo so! Ma io mi sono rotta di fungere
solo da sollazzo fisico per un uomo!"
"Tu… tu dovevi dirmelo! I… io…" balbettò verdognolo.
"Che palle, Potter… ti vergogni di me?
Beh, allora te ne puoi anche andare a fanc…"
"NO! Tu non puoi capire…"
la interruppe. Ma invece capì benissimo, e repentinamente.
E capì tutto anche Hermione, che fino a quel momento era rimasta
a godersi divertita l’ultima scena che si sarebbe mai aspettata di
vedere, quella sera.
"Cacchio se c’era la fila al bar… venti
minuti per due misere Burrobirre!"
Il giovane dai capelli rossi si
avvicinò a loro sorridente, stringendo tra le mani due bottigliette. Appena vide
la ragazza dell’amico spalancò la bocca per lo stupore e non riuscì a trattenere
una risatina.
"Pansy Parkinson?! Cacchio, Harry, ti vedi con Pa…" ma ben presto il sorriso svanì anche
dal suo, di volto. Le bottigliette gli scivolarono dalle
mani nell’istante esatto in cui posò lo sguardo su quella che avrebbe dovuto
essere la ‘sua’ ragazza e le guance, unitamente ai padiglioni auricolari,
cominciarono ad assumere una pericolosa gradazione di rosso. Tra tutte le
persone, lei.
"Herm..."
Hermione, dal canto suo, era
altrettanto pietrificata.
Ron.
Non era possibile.
No, peggio, non era accettabile! Seguì
passivamente con lo sguardo le due Burrobirre infrangersi al suolo con uno
scroscio che le ricordò immediatamente di quando, qualche anno prima, era stato
il suo cuore ad andare in frantumi per colpa sua. Poi, portandosi una mano
alla bocca, tornò a guardarlo indietreggiando silenziosa verso le la
calca di persone, tra le quali scomparve. Ed ecco che la sua svolta esistenziale
era miseramente naufragata.
Riecco una Ron/Hermione, il mio 'primo
amore' parlando di coppie di HP!
A dire il vero
qualche ideuzza da buttare giù
ce l'avevo da un po',
ma non trovavo mai l'ispirazione giusta, né il tempo. Non si preannuncia una
storia molto lunga... e non so con che frequenza riuscirò
ad aggiornare... ah, ovvio, i commenti sono sempre benvenuti!
PS: la mia Pansy è troppo una grande, siete avvisati! Probabilmente OOC, ma tanto
fa parte di quei personaggi di cui la Row ha parlato così poco che ci si
può ricamare sopra...
Prossimamente :
[…] Il ragazzo si voltò e vide un tizio
alto dai capelli rossi raggiungerli in fretta, apparentemente intenzionato a
insultarlo pesantemente.
"E tu chi sei?"
"Sono uno che ha visto come tu
stavi per fregartene di una ragazza che sta chiaramente male, solo perché non
potrai scopartela!" sbottò Ron chinandosi su Hermione, che parve bofonchiare un
debole ‘Ronald… vattene, ti odio…’ prima di piegarsi di nuovo su se stessa. Ron
arretrò di colpo, consapevole che gli aveva praticamente vomitato su una
scarpa.
[…] "Dai, fatti levare questi stivali…"
disse paziente Ron, cercando di tenerla ferma.
"Ehi! Porco, stai cercando di
spogliarmi? Non sono dell’umore adatto stasera…" mugugnò Hermione. "E poi ti
detesto…"
"Tranquilla, per stanotte dormi
vestita… senza offesa, ma ora come ora non sei il massimo. Mi hai anche vomitato
su una scarpa."
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Capitolo 2 *** Eccessi di 'Dark Magic'... ***
prova
2. ECCESSI DI 'DARK
MAGIC'..
It's
easier to run Replacing this pain with something numb It's so much easier
to go Than face all this pain here all alone
Linkin Park -
Easier to run
Ronald Weasley era furibondo. "Cazzo, Harry, come hai potuto lasciare che
portasse Hermione?! No, dico, come hai potuto? Se era u... un modo
per..."
"No, aspetta! Io non lo sapevo!"
"E io non sapevo che lui
portasse te!" aggiunse l'altra. "Ma fatto sta che adesso c'è una ragazza
decisamente turbata che vaga da queste parti... ti conviene andare a recuperarla, Weasley!"
"IO?! " fece scandalizzato Ron.
"No, quelle stordita della Cooman con l'aiuto dei suoi
grandi poteri divinatori... ma certo che tocca a te! Marsh! E, Harry... guai a
te se ti impicci!" li sgridò la Serpeverde. E
fu convincente perché Ron, dopo aver boccheggiato per qualche istante, si trovò
ad obbedirle un po' intimorito. Solo quando si fu allontanato la ragazza si
voltò di nuovo verso un esterrefatto Harry.
"Caspita, Potter, hai tutta la mia stima. Io stessa non avrei saputo fare di
meglio."
"Parkinson!"
--- --- ---
La mente del rosso viaggiava a tutta velocità tra immagini di Hermione con
cui non parlava da due anni, lui che non avrebbe mai pensato di rivederla, il
suo sguardo sconvolto dietro a quel palmo poggiato sulla bocca, il modo in cui
si erano lasciati in passato… no, ad essere onesti, il modo in cui lui l’aveva lasciata.
Perché doveva ammettere che aveva i suoi buoni motivi per detestarlo: il
suo comportamento era stato davvero infantile, irritante e vigliacco. Nonché
stronzo. E se lui stesso arrivava a riconoscere un suo errore voleva dire che
l’aveva combinata davvero grossa.
Violentemente scosso da questi pensieri aveva girovagato in lungo e in largo
per il locale e, tra una spallata e l’altra, di lei neanche l’ombra. Che si
fosse smaterializzata? Fu allora che la scorse, appoggiata ad una parete nei
pressi dell’uscita con la testa stretta tra le mani e i capelli che stavano
cominciando a ricaderle a tradimento sulle spalle, scivolando dalla morsa del
fermaglio.
Hermione aveva sempre avuto dei capelli ribelli. Li adorava anche per
quello.
Facendo appello a tutto il suo coraggio di ex Grifondoro, le si avvicinò.
"Hermione…"
"Vattene! Non voglio vederti!" gli urlò in faccia voltandosi di scatto, poi
alzò i tacchi e si incamminò verso la porta, costringendolo a seguirla a passo
spedito.
"Sei scappata via così… ti giuro che non sapevo niente, è stato uno shock
anche per me!"
"Bene, allora fai finta che non sia mai successo, ok?" rispose stizzita senza
degnarlo di uno sguardo, varcando la soglia.
"Senti, io credo che… che dovremmo provare a ragionare a sangue freddo. Siamo
sempre noi due, in fondo…"
Ronald Weasley davvero non capiva le donne, se prima aveva un dubbio adesso
era cristallino. La ragazza si fermò di colpo.
"Sempre noi due, dici?" mormorò.
"No… cioè, io dico che…"
"MA CERTO!" lo interruppe, col sorrisetto più teatralmente forzato che lui
avesse mai visto. "Perché ora non mi offri da bere e rivanghiamo i bei vecchi
tempi?"
Ron si incupì. "Non volevo dire questo, smettila di trattarmi come uno
stupido."
"No, no, hai ragione!" lo incalzò. "Dopotutto eravamo amici, prima di essere
fidanzati, giusto? Dai, seguimi e comportiamoci di conseguenza, allora!"
Questo non era assolutamente un comportamento da lei, persino Ron
‘l’insensibile cucchiaino’ se ne accorse. Quel sorrisetto finto, quel tono
ironico e quel palese gioco del pretendere che andasse tutto bene… la vera
Hermione avrebbe urlato, l’avrebbe schiaffeggiato, insultato e preso a calci, ma
non avrebbe mai reagito in quel modo, anche se arrabbiata a morte. Evidentemente
qualcosa era scattato, in lei. Oppure era davvero furente.
"Hermione…"
Con uno sguardo selvaggio, la ragazza lo afferrò per un polso e lo trascinò
di peso di nuovo all’interno del locale. Sempre senza scollarsi di dosso
quell’aria volutamente beffarda fecero un giro tra la gente, come due vecchi
amici. La sua espressione non lo rassicurava affatto, ma fu quando si diresse
spavalda verso il bancone del bar ordinando euforica un Dark Magic e se
ne scolò mezzo tutto d’un fiato, che Ron cominciò seriamente a preoccuparsi.
"Herm, tu fatichi a reggere la Burrobirra…"
"Ronald… gli amici sono complici in certe cose! E ora, scusa ma vado in mezzo
alla mischia. Sai, ho proprio voglia di rimorchiare questa sera! Fammi gli
auguri!" la sua voce era sempre più carica di rabbia e cinismo e lui stava
seriamente cominciando ad alterarsi.
"Hermione, adesso piantala!"
"Eh, no, PIANTALA TU! Ma che vuoi da me? Non fai più parte della mia vita,
lasciami in pace!" rispose furiosa, prima di allontanarsi dal ragazzo col suo
bicchiere in mano. Lui gli urlò delle frasi imprecisate dietro e si diresse
nella direzione opposta.
Seduto ad uno sgabello lanciava di tanto in tanto delle occhiate sinistre
verso la folla, spiandola. In un primo momento aveva provato ad avvertire Harry
del comportamento atipico della loro amica, ma dopo che il suo stomaco si era
contorto in un moto di ribellione trovandolo pericolosamente avvinghiato alla
Parkinson, decise di lasciar perdere. In fondo, mica era suo padre da
rincorrerla per farla ragionare. Anzi, quella pazzoide dai capelli ribelli
poteva cacciarsi in tutti i guai che voleva, non poteva fregargliene di meno.
Stringeva tra le mani il suo bicchiere praticamente ancora pieno, visibilmente
irritato nonostante la volontà ferrea di non curarsene. Irritato dal vederla
flirtare senza pudore con un tizio, chiaramente un idiota, che cercava
palesemente di potarsela a letto. Furibondo per via di quel suo sorrisetto da
finta oca giuliva ‘ho sempre le gambe aperte’, perché quella non era lei.
Indignato dal fatto che stringesse in mano un altro bicchiere, con un altro
cocktail.
"Che faccia lunga..."
Il ragazzo si voltò di scatto. "Dici a me?"
La biondina che gli stava vicino sorrise, inarcando un sopracciglio; lui si
limitò a ricambiare indeciso, non sapendo effettivamente che dire. Il non
ammetterlo razionalmente non impediva comunque alla sua testa di starsene da
tutt’altra parte, in quel momento.
"Problemi?" continuò lei.
"No… beh, diciamo che…"
"Ho capito, lascia stare. Come al solito ho una mira infallibile a puntare
persone impegnate" ridacchiò. "Comunque io sono Sara."
"Piacere, Ron…" ricambiò un po’ titubante, stringendole la mano. "Comunque io
non sono impegnato. Davvero. Sono libero come il vento. No, come l’aria. Nessuna
ragazza. Non potrebbe importarmi meno di nessuna."
"Lo vedo…" disse l’altra con ironia. "Ma allora chi è che stai fissando da
mezzora?"
Lui che stava fissando da mezzora chi?! Andiamo, al massimo avrà dato un paio
di sbirciatine, così, per curiosità. E comunque da dove sbucava questa a fargli
il terzo grado? Ma soprattutto, perché nonostante si trattasse di una ragazza
molto carina l’unica cosa che riusciva a pensare in quel momento non era il
come provarci con lei, ma il fatto che Hermione e quel tale erano scomparsi?
Dove erano andati, Grande Merlino?!
"Io non fisso nessuno…" biascicò, sempre occhieggiando verso il punto dove
avrebbero dovuto trovarsi la ragazza che gli era totalmente indifferente e
quella specie di versione umana del calamaro gigante.
L’altra sorrise, capendo di Ron molte più cose di quante non ne capisse lui
stesso.
"Cercala…"
E con una rapida pacca su una spalla, improvvisamente come si era presentata, scomparve.
Ron rimase spiazzato per qualche istante. Che se la fosse immaginata? Magari
quel cocktail era un po’ pesante… che fosse un fantasma? Uno di quegli spiriti
che hanno il compito di fungere da coscienza supplementare con frasi ad
effetto? Se ne sentivano di storie simili. Però, se le cose stavano così, aveva
fatto un buon lavoro perché con uno scatto felino si alzò dalla sedia e
si recò fuori dal locale, chissà perché.
--- --- ---
"Ehm… sei sicura di stare meglio, Harmony?"
"Hermione..." lo corresse in un rantolo.
"Ah… no, perché i miei amici che starebbero andando via e…"
Hermione era molto irritata. Perché quella piattola non se ne stava zitto e
la lasciava vomitare in pace? Appoggiata con un braccio ad un muro, testa china
e stomaco sottosopra, non stava affatto bene e avrebbe avuto bisogno di aiuto,
ma onestamente quello era l’ultima persona che voleva avere attorno. E comunque
lei se l’era sempre cavata benissimo anche da sola, sbronza o sobria era
irrilevante.
"Vai! Sto meglio…" mormorò.
L’altro inarcò un sopracciglio, gettandosi alle spalle il senso del dovere.
"Ok… allora…"
"EHI! Ma cosa credi di fare? Lasciarla sola in questo stato?! Non vedi che
sta male?"
Il ragazzo si voltò e vide un tizio alto dai capelli rossi raggiungerli in
fretta, apparentemente intenzionato a insultarlo pesantemente.
"E tu chi sei?"
"Sono uno che ha visto come tu stavi per fregartene di una ragazza che sta
chiaramente male, solo perché non potrai scopartela!" sbottò Ron chinandosi su
Hermione, che parve bofonchiare un debole ‘Ronald… vattene… ti odio’
prima di piegarsi di nuovo su se stessa. Ron arretrò di colpo, consapevole
che lei gli aveva praticamente vomitato su una scarpa.
"Mi aveva detto che stava meglio!" si difese l’altro.
"E tu le credi? Ma non vedi che è sbronza?"
"Ok. Ora comunque ci sei tu." E prima che potesse rispondere, Ronald lo vide
smaterializzarsi. Si chinò di nuovo su Hermione, tirandole indietro i capelli e
non potendo fare a meno di pensare che quella era la prima volta che la sfiorava
di nuovo. Bella situazione.
"Ron, vattene… non ho bisogno del tuo aiuto… non ho bisogno di nessuno!" si
lamentò.
"A me non pare proprio…" cercò di correggerla il più gentilmente possibile.
Non l’aveva mai vista ridotta in quello stato, prima. Era strano, ma ancora più
strano era il fatto che fosse lui a prendersi responsabilmente cura di
lei, per una volta.
"È tutta colpa tua…" piagnucolò. "Perché mi hai fatto questo? Ti ho rivisto
da due ore e sono già a pezzi… vaffanculo, Ronald Weasley… ti odio."
Doveva assecondarla, ecco cosa. "Hai ragione. Ma ora appoggiati a me, ok? Ti
aiuto a tornare a casa."
Lei protestò un po’ a parole ma non fu in grado di ribellarsi anche
fisicamente, in effetti era proprio uno straccio. Quando gli sembrò che stesse
cominciando a riprendersi, Ron la afferrò per un braccio e assieme si recarono
alla più vicina stazione di Metropolvere: non poteva di certo smaterializzarsi
in quelle condizioni, né tanto meno lasciarsi guidare da lui, con lo stomaco in
un simile subbuglio. La prese in braccio e, dopo averla convinta a dirgli
l’indirizzo di casa sua, le fiamme si tinsero di verde.
--- --- ---
Hermione ricadde a peso morto sul materasso, bofonchiando qualcosa di non
molto comprensibile.
"Dai, fatti levare questi stivali…" disse paziente Ron, cercando di tenerla
ferma.
"Ehi! Porco, stai cercando di spogliarmi? Non sono dell’umore adatto
stasera…" mugugnò Hermione. "E poi ti detesto…"
"Tranquilla, per stanotte dormi vestita… senza offesa, ma ora come ora non
sei il massimo. Mi hai anche vomitato su una scarpa."
"Oh, mi space… gracchia e snotta! No, cioè, grotta e natta!
Uff, ma com’era?"
Il ragazzo rise un pochino, cercando di sfilarle il maglione e farla
sdraiare, ma lei non sembrava intenzionata a collaborare.
"Ronald… non doveva finire così… no…"
"Dai, non importa. Capita."
Rimasta in pantaloni e maglietta si lasciò aiutare a stendersi. "E invece
no!" piagnucolò. "Tu ti stai prendendo cura di me… ma io ti odio, Ronald
Weasley. Sei una piaga. E tu ti prendi cura di me lo stesso… anche se ti odio.
Ma perché lo fai? Io ti odio…"
Il ragazzo corrugò la fronte senza dire nulla, le adagiò sopra una coperta e
le passò una mano sulla fronte un po’ sudata.
"Va un po’ meglio? Hai freddo?"
"Sto meglio… è tutta colpa tua, Ron. Perché non riesco a dimenticarti? E poi
non volevo vomitarti sui piedi…"
Le sue parole erano strascicate e la voce bassa e lamentosa ma, purtroppo per
lui, capì ogni singola sillaba. Lei lo odiava. Ma forse non era proprio
vero ed era stato solo l’alcol a farla parlare a sproposito. Non riusciva a
dimenticarlo. Altro sproloquio privo di fondamento, risultato della sbronza.
Doveva essere così. Restò in silenzio mentre la vide scivolare nel sonno e, dopo
essersi accertato che dormisse profondamente, si smaterializzò verso casa con
uno strano groppo in gola.
Era tutta colpa sua…
--- --- ---
Eccomi di nuovo qua! In effetti questo
aggiornamento lampo è motivato dal fatto che questo cap era già bello pronto...
e non vedevo il motivo di rimandare! Per i prossimi non so...un'altra settimana
che incomincia... (d'oh. I hate Mondays).
Cooomunque: UN GROSSO SALUTO A
KarmyGranger, SiJay, funkia, Herm90, robby, roberta, gemellina
(tu qua?! Me commossa!! sai, io sono fatta così: quando voglio scrivere
qualcosa di allegro uso Ron/Herm, perché col biondo mi escono solo cose
deprimenti...sono tra le poche che apprezzano entrambe le coppie, a seconda
dell'umore! Ciao!), hermron, Simona, Nico (volevo variare un
po' sul tema 'doppia coppia' e così ho pensato a Pansy. E poi, lo ammetto, Ginny
un po' mi irrita, a meno che non si tratti di una storia davvero
bella...).
Spero tanto che la storiella continui a
piacervi! Lo so che si tratta di quelle cose lette e rilette... ma prometto di
impegnarmi per metterci del mio! Promessooooooooo!!!!
Ciauz a tutti,
Bea!
|
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Capitolo 3 *** Conversazioni passate e presenti ***
prova
3. CONVERSAZIONI PASSATE E
PRESENTI
I'm in your sweet
sweet sweet embrace And you're a thousand miles away You arms a sweet
sweet sweet embrace and you're thousand miles away.
Elisa - A feast for
me
TOC TOC!
"Heeeeerm?"
Hermione si svegliò di scatto. Guardandosi attorno si rese
conto che era mattina inoltrata, forse anche qualcosa di più: un orario
assolutamente inconcepibile per svegliarsi, dal suo punto di vista. Orario al
quale andava aggiunta la sua attuale condizione di straccio ambulante che aveva
dormito vestita dopo una sbornia epocale. Lottando contro un vago senso di
nausea si mise a sedere, mentre la voce dall’oltretomba che l’aveva svegliata
continuava a chiamarla e a bussare. Passandosi le mani sulla faccia cercò di
richiamare alla memoria gli avvenimenti della sera precedente, ma tutto era
molto annebbiato. Immagini di lei che beveva diversi (troppi) bicchieri di
alcolici, Ron che la faceva incavolare, poi un tizio imprecisato, un’ubriacata
colossale con relativa polka del suo stomaco…
…Ron che la portava a casa, Merlino!
Per un attimo temette il peggio, ma ben presto si rese
conto che sarebbe stato alquanto improbabile che lei e quel disgraziato
finissero a letto assieme, vista la sua situazione. Ah, le sbronze talvolta
potevano essere provvidenziali.
La voce fastidiosa, intanto, continuava a chiamarla;
brontolò un paio di frasi che avrebbero dovuto suonare come un "va bene,
arrivo!" ma che in realtà furono più dei borbottii indefiniti, quindi
deambulò strisciante verso la porta di casa.
"Mmmpf, tu…" disse, voltandosi dall’altra parte con una
smorfia e lasciando passare il suo amico.
"Ma che fiorellino abbiamo, qua?" la prese in giro un
ghignante Harry. Non che si aspettasse di trovarsi faccia a faccia con un
bocciolo di rosa, in effetti, e vedendola dietro quella massa informe di capelli
mossi ne ebbe la conferma.
"Non ti ci mettere anche tu…" mugugnò la ragazza,
ributtandosi sul divano con la faccia infossata in un cuscino.
"Ron mi ha detto del tuo show ieri sera… visto che pensava
che lo avresti schiantato a vista ha chiesto a me di passare a
trovarti."
"Bene, devo ammettere che, anche se le parole
pensare e Ron accostate possono suonare assurde, per una volta ha
avuto ragione. Però anche tu, bello stronzo che sei stato a lasciarmi ubriaca
marcia e in sua compagnia!" disse rialzandosi e dirigendosi verso il bagno. Dopo
qualche minuto ne uscì leggermente meno sconvolta, coi capelli raccolti ma
conservando ancora quell’adorabile colorito verdognolo degno di Voldemort,
nonché due occhiaie da competizione.
"Ma che è questo profumo?" Chiese Harry, annusando un aroma
tanto forte quanto fastidioso che invadeva l’appartamento.
"Profumo? Ah, dici l’incenso… è la mia nuova coinquilina.
Credo. O forse è lei con qualcuno dei suoi amici."
"Hai una nuova coinquilina? Da quando?"
"Tre settimane… ma più che altro è una presenza random in
casa" chiarì Hermione, lasciando intendere che si trattasse di una svitata.
"Piuttosto, non pensare di cavartela così, razza di pessimo miglior
amico!"
"Io non lo sapevo, giuro! Ron mi ha detto solo stamattina
quello che è successo…e credo che questa ti farà comodo."
Le porse una fiala con un liquido violaceo per nulla
invitante e Hermione la afferrò, riluttante.
"Siero contro i postumi di una sbornia? Harry, senza
offesa… posso fidarmi a berlo? No, perché non sei un gran poz…"
"L’ho comprato fatto."
"Ah."
La ragazza lo buttò giù tutto d’un fiato e si buttò di
nuovo sul divano, aspettando che facesse effetto.
"Mi vergogno come una ladra."
"Esagerata… prima o poi tutti si pigliano una bella
sbronza."
Hermione alzò lo sguardo verso di lui. "Come te due
capodanni fa? Certo che hai dato spettacolo…" ridacchiò. "Ma il punto è un altro! Non si tratta di un
comportamento da me, io sono sempre razionale, e controllata, e…"
"E per una volta il controllo lo hai perso anche tu."
Le si andò a sedere vicino. "Dai, Herm, capita. Ma mi dici
cosa è successo, con esattezza? Il racconto di Ron era un po’ confuso e comunque
mi fido più di te."
La ragazza si appoggiò alla spalla dell’amico abbassando le
palpebre, sconsolata. Raccontargli quello che era successo. Una parola! Fosse
stata in grado di ricordarselo probabilmente non si sarebbe trovata in quello
stato, al momento. Sbuffò.
"Ma che ne so… mi ricordo solo che ero serena e positiva
finché non me lo sono ritrovato davanti… e poi lui che mi dice delle cazzate
mostruose tipo: Hermione, ragiona, siamo sempre noi due… dovremmo parlarne da
amici… ma che faccia tosta!" sbraitò. "Ed è come scattato qualcosa in me,
non so, ho cominciato a fare dei pensieri molto cattivi… poi c’era quel tale,
sinceramente non mi ricordo neanche come si chiamava, che continuava a offrirmi
Dark Magic. E io volevo fare la spavalda alla faccia di Ron per fargliela
pagare… e alla fine mi ritrovo riversa in un angolo con le budella sottosopra.
Lui è sbucato dal nulla e mi ha riaccompagnata a casa. Non chiedermi ulteriori
dettagli, sarebbe inutile."
Concluso il suo racconto si rialzò dalla spalla dell’amico
per affondare di nuovo nel cuscino, cercando probabilmente di nascondersi dalla
vergogna. Harry la guardava curioso ma anche un po’ preoccupato. Non era
possibile che la ferita che Ron le aveva inflitto fosse ancora così aperta; lei
non se lo meritava proprio, oltre a non darlo apparentemente a vedere. Ma subito
dopo pensò anche che si trattava pur sempre di Ron e Hermione, e da due come
loro c’era da aspettarsi di tutto. Avevano impiegato anni per ammettere quello
provavano l’uno per l’altra, tra una lite e una riappacificazione. Ma poi
l’avevano capito e tutti, tutti, erano convinti che sarebbe stato per
sempre.
…Perché se non restate assieme voi, che ci facciamo
qua?
E invece si era dovuto ricredere, convincendosi che quei
tutti, lui incluso, si sbagliassero. Finché non aveva visto il modo in cui i
loro sguardi si erano incrociati l’uno nell’altro la sera precedente e come
quelle bottiglie erano precipitate a terra. Forse non era mai finita, tra i suoi
due migliori amici. Ma loro, se ne rendevano conto?
"Harry, ti giuro che me lo sono buttato alle spalle, ma
rivederlo mi ha scossa. Pensavo di essere pronta ma evidentemente mi sbagliavo.
Perché? Perché mi condiziona ancora così? Come hai fatto tu, ad accettare il
fatto che Ginny ti abbia lasciato?"
"Dai, stiamo parlando di te e Ron. È diverso… lo è sempre
stato."
Hermione, che cominciava a sentire gli effetti benevoli
della pozione, sbuffò leggermente. "Grazie, mi sei di grande conforto…" disse
con sarcasmo. "Piuttosto, come è andata con Pansy?"
Potter parve arrossire leggermente. "Beh, il solito… l’ho
riaccompagnata, poi sono andato a casa."
"Non sei neanche rimasto a dormire? Bravo, elegante! Anche
se ammetto che Pansy non si formaliz…"
"Hermione, che dici… mica abbiamo fatto nulla! Cioè, non
tutto… era il primo appuntamento!"
"Stai dicendo che non hai concluso?"
"N-no…" disse titubante.
"Complimenti, sei il primo, che io sappia. Magari è un buon
segno."
A Harry non venne in mente nulla con cui replicare, era
troppo spiazzato e anche un po’ offeso nel suo essere maschio. Si limitò a
strabuzzare gli occhi e boccheggiare, finché entrambi vennero distratti da una
figura dai capelli corti sparati in tutte le direzioni che, con addosso solo una
t-shirt multicolore da uomo, uscì dall’altra stanza, si recò in cucina e ne
tornò poco dopo con un cartone di succo di mela e due bicchieri, ignorandoli del
tutto.
"Hermione… mi fa piacere che anche tu ogni tanto ti porti
un uomo a casa!" disse un attimo prima di richiudersi la porta alle spalle.
Hermione fece roteare l’indice accanto a una tempia.
"Jennifer è una matta!" mormorò.
Era circondata da pazze furiose.
--- --- ---
"Ron, cos’hai?"
"Perché?"
"Sei distante."
"Veramente ti sto abbracciando."
"Idiota."
Lui sorrise leggermente e la strinse di più a sé, anche se
ben presto quel sorriso sfumò, rimpiazzato da un’espressione corrucciata.
Sdraiati vicini su un divano sistemato accanto a una finestra spalancata, si
godevano la calda notte estiva.
"Hermione, ci pensi mai a che ne sarà di noi, tra dieci,
quindici anni?"
"A volte… ma perché me lo chiedi?"
Scrollò le spalle. "No, così… sai, io ci penso. E se penso
a te vedo una donna in gamba, che ha e che soprattutto potrà avere tutto quello
che ha sempre sognato. Mentre io…"
Ron si zittì.
"Tu?"
"Guardiamo in faccia la realtà, non ho speranze di ottenere
qualcosa degno di nota col Quidditch, è inutile girarci intorno. Sarà meglio che
mi dia una mossa, se non voglio restare un fallito."
"Troverai il tuo posto, Ronald. Non sei un fallito, non
dirlo neanche per scherzo."
"Vedi… il signor Nichols mi ha proposto di seguirlo in giro
per l’Europa" esordì dopo un po’. "Gli serve un assistente nell’organizzazione
degli eventi magici sportivi e così… credo che accetterò, ecco."
"Sarebbe una gran cos…"
"Non 'sarebbe'. E’."
"E’… una gran cosa. Per te, dico" commentò Hermione, un po’
incerta ma sincera. "Cioè, staremmo separati, ma sarebbe per una giusta causa
e…"
"Sarebbe la fine."
Lei si rizzò di scatto. "Che cosa?"
"Andiamo... che succederà quando entrambi conosceremo
persone nuove, interessanti, e non saremo vicini? Non si tiene in piedi un
rapporto a distanza, non alla nostra età, quando è difficile farlo normalmente!
Siamo ancora così giovani e…"
"Bene, d’accordo." Lo interruppe. "A quanto pare quello che
c’è tra di noi conta così tanto per te, che vuoi chiuderla ancora prima che sia
stata scritta la parola fine. Ragionevole."
Hermione era fredda e controllata. Il controllo di chi è
furioso, e quella freddezza che vuole solamente essere una maschera.
"Io non sto dicendo che la nostra storia non conta nulla…
dico solo che quando si fanno nuove esperienze, e si è separati da migliaia di
chilometri, ci si allontana. E tu sei così brillante, avresti l’opportunità di
conoscere nuova gente, molto meglio di me e… poi, chissà, se sarà
destino…"
"Ronald smettila!" sbottò. "Hai ragione, probabilmente
finiremmo per lasciarci. Ma chiuderla così a tavolino prima del dovuto per via
di un paio di ma e qualche se mi sembra ingiusto… e almeno sii
sincero!"
"Io sono sincero!"
"NO! Se fossi sincero non ti rifugeresti dietro due
stronzate su gente brillante, i tuoi complessi di inferiorità e un fottuto
destino. La verità è che tu te ne vai in giro per l’Europa e vuoi la libertà di
scoparti chi ti pare senza sensi di colpa! Comprensibile."
Celeberrima vampata di colore al volto di lui. "Ora stai
esagerando!"
"E tu sei un bugiardo. Bugiardo e senza neanche il coraggio
di dirmi apertamente come la pensi!"
"Eh, no! Io.."
…
STUMP!
Sdraiata sopra le coperte, Hermione stava riflettendo
quando venne distratta da un gufetto che planando sul suo balcone sbatté contro
la finestra. Estratto il messaggio, riconobbe immediatamente l’inconfondibile
calligrafia disordinata.
Spero vada un po’ meglio…
Senza neanche accorgersene, sorrise.
Sì, grazie… a buon rendere.
Risposta semplice e controllata. Anche se, osservando il
piccolo messaggero allontanarsi da casa sua, fece una fatica enorme a
trattenersi dal prendere carta e piuma e scrivergli una lettera ben più lunga.
Ma doveva chiudere definitivamente quel capitolo, cominciando dall’emotività.
Definitivamente.
Scrisse un altro messaggio, ma per un’altra persona; e non
senza un vago quanto ingiustificato senso di colpa.
Inconsapevole che, di lì a poco, un ragazzo dal viso
cosparso di piccole lentiggini avrebbe lottato contro lo stesso istinto di
scriverle ben altro, con la sua irrimediabilmente disordinata
calligrafia.
Voglio ‘dedicare’ questo capitolo, la seconda parte in particolare, a tutti
quei maschietti che ‘ci tengo tanto a te, perché sei l’unica con cui posso
parlare liberamente… ma siamo giovani e dobbiamo fare le nostre esperienze… poi
se ne riparlerà, se è destino… perché sei speciale!’. GRRR!! Che fossero
onesti, almeno: vuoi trombarti altre. Ok, però ammettilo!
Ora, tornando alla storia… innanzitutto aspettatevi altro, perché non ho mica
finito di scavare nel passato! Poi mi scuso se questo chap è meno ridicolo, ma
nella mia testa ha un suo perché. Prometto che il prossimo avrà ben altro
tenore!! Davvero! (Pansy rispunta con le sue uscite eclatanti).
Un saluto a roberta (Nella mia zucca ginny ha mollato harry per
inseguire la carriera di velina. Ih ih ih… ciao), hermron,
Daniel14, KarmyGranger(questo è solo l’inizio del comportamento
infimo, vile e tipicamente maschio di ronnino… sono acida e ce l’ho con gli
uomini! Ciao e grazie del ‘divinamente’!), robby (anche per me herm
sbronza è spettacolare… suvvia, non si vive di soli libri! Ciao!), nico
(povera herm, addirittura pena… diciamo che ho cercato di essere realistica,
nella sbronza *me fischietta con innocenza e faccia da angioletto, aureola di
stagnola inclusa*. Però ronnino-carotino-cucchiaino non le ha combinato solo
questa! Segui e vedrai! Ciao e grazie di rece e complimenti!), Sweetmione,
Mione14, SiJay, gemellina (sono contenta che herm marcia ti
abbia fato ridere! XD Guarda, di Draco/Ginny non credo ne scriverò mai una… ne
ho lette pochissime e solo se sono davvero belle. Ma tanto. E lei OOC. Però
l’unica coppia che proprio non tollero e non riesco neanche a vederne i nomi
accostati sono Harry/Hermione. Mi danno i brividi, non so… un bacio!),
Simona, Alessandra (ciao
cara!! Ma ti trovo qua?! Che bello è come avere amichette di ff *me si
autopunisce per le scemate che scrive, alla sua età…* Sono contenta che questa
Ron/Herm ti piaccia, e grazie anche di aver commentato l’altra! Pansy, non
essendo molto presa in considerazione dalla Row, è perfetta per farne un
personaggio Jolly! E poi volevo variare Harry/Ginny -che non mi esaltano.
Harry/Luna, I want to believe!-… un bacio!).
Grazie davvero, come ben saprete i
commenti sono tra le prime cose che ci spronano ad andare avanti… ma grazie
anche a chi legge e basta!
Bea-goldfish.
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Capitolo 4 *** Un fastidioso paio di metri quadrati ***
prova
4. UN FASTIDIOSO PAIO DI METRI QUADRATI
Erano passati alcuni giorni da quella
fatidica serata e la settimana seguente era giunta ormai al giro di boa del
mercoledì. Nella classifica dei giorni della settimana dal migliore al peggiore,
il mercoledì stava al secondo posto dopo il venerdì: da lì in poi era tutta una
discesa verso il week-end! C’era anche da dire che avere come collega Pansy
Parkinson, convivere con lei gomito a gomito, giorno dopo giorno, rendeva le
giornate meno pesanti.
Proprio come quel mercoledì, e il suo
memorabile esordio.
"Merda…" mormorò tra sé e sé, sedendosi
alla scrivania alle nove scarse del mattino, stranamente meno impeccabile del
solito.
"Che hai? Scocciata?" le chiese
Hermione.
"Sono proprio caduta in basso" disse
con rassegnazione. Vedendo la sua collega guardarla incuriosita, sentì la
necessità di spiegarsi meglio. "Ho fatto sesso con Potter, maledizione! E la
cosa che più mi urta è che… mi è piaciuto!"
Hermione sputacchiò il tè che stava
bevendo, per quell’uscita. "Beh, di solito…"
L’altra scosse la testa,
contrariata.
"No, tu non capisci… non mi è piaciuto e basta. Mi è piaciuto proprio! Con lo
sfregiato! Ti rendi conto di come sono caduta in basso?!"
"Hai ragione…" commentò con sarcasmo
Hermione. "Vuoi mettere invece quando è tutto così eccitante che nel momento
clou ci si ritrova a pensare al telefilm preferito che ci stiamo
perdendo?"
"Senti, Granger… è inutile che provi
fregarmi con un paio di battutine sulle tue diavolerie babbane… è
inammissibile!"
"Ma allora perché ci sei
uscita?"
Pansy sembrò essere presa in
contropiede. "Boh… mi incuriosiva, ecco. Per variare un po’. Amo le sfide. E
comunque ora il punto è un altro. E tra parentesi, non capisco come sia
successo… al primo appuntamento mi ha trattato quasi come se fossi una ragazza
per bene! Poi l’ho rivisto e sembrava un altro… e lo sai che sono una che tende
a cedere facilmente!" si lamentò.
Hermione rise leggermente, rendendosi
conto che era grazie a lei e alle sue rivelazioni fatte all’amico se adesso si
godeva questo spettacolo. Lavorare conla Parkinson non aveva prezzo,
davvero.
"Piuttosto… come va a te con
Lenticchia?" cambiò discorso l’altra.
"Cosa?!" rispose, avvampando.
"Innanzitutto ha un nome…"
Pansy sbuffò.
"…E comunque non c’è proprio nulla che
debba andare… nel senso che non ho niente a che fare con lui e…"
"Ma venerdì? Siete scomparsi, pensavo
che voi due…"
"Lasciamo stare venerdì, che è meglio"
sentenziò lapidaria.
"D’accordo… ma dovrai imparare a
gestire questa cosa, perché quel tizio che non mi sarei mai dovuta fare mi ha
detto che adesso lavora qua, al Ministero."
Hermione ebbe come un mancamento
improvviso. Ron era stato spostato a lavorare al Ministero?! E da quando? Come?
Perché? Ma soprattutto, perché non ne sapeva nulla?
Diavolo, e adesso?!
Stava ancora cercando di metabolizzare
quest’informazione, quando l’altra continuò imperterrita.
"E lasciati dire una cosa da una che ci
vede lungo… tra di voi c’è troppa tensione irrisolta, Hermione: sfogatela!
Magari poi sarà più semplice convivere nello stesso edificio."
La collega diventò violacea. Era
impossibile che Pansy fosse così monotematica, alle volte le sembrava di parlare
con uomo, sul serio. Anche se sotto un certo punto di vista non aveva tutti i
torti. Lei e Ron avevano lasciato un sacco di cose in sospeso, ed era innegabile
che non avrebbe mai smesso di sentirsi attratta da quel ragazzo, fisicamente.
L’odio era una cosa, gli ormoni un’altra. E se a questo si aggiungeva
quell’antipatico vizio di non riuscire a non pensare a come sarebbe andata se
lui non…
"Potreste venire assieme al ricevimento
di sabato! Poi una cosa tira l’altra e…" intervenne Pansy, irrompendo in maniera
provvidenziale nel suo flusso di pensieri.
"Innanzitutto si tratta di un incontro
in occasione della visita diplomatica del Ministro russo, non di un festino
aziendale" la ammonì professionalmente e ignorando le sue smorfie di noia. "E
comunque non andrò con lui a nessun ricevimento. Non mi interessa. Non ci penso.
Non lo voglio. Lo odio!"
Lei stessa dovette ammettere che una simile serie di giustificazioni sparate
con foga le fece perdere un po’ di credibilità. E quel lo odio piazzato sul finale
tipo ciliegina sulla torta… ma non era riuscita a trattenersi.
"Comunque sono già occupata"
concluse.
"E con chi?"
"Dave. Ci siamo rimessi assieme. E ora
scusami ma devo andare un attimo all’ufficio Auror."
L’ex Serpeverde inarcò un sopracciglio
osservandola alzarsi con fare teatrale.
--- --- ---
Mentre si dirigeva verso l’ufficio
Auror per un’immancabile ‘visita di cortesia da primo giorno’ al suo amico
Potter, Ron concluse che era piuttosto contento di essere stato assegnato
all’ufficio organizzativo. L’esperienza che aveva fatto in giro per l’Europa a
lavorare sul campo era stata obiettivamente fantastica, ma dopo tre anni non gli
dispiaceva l’idea di fermarsi un po’. Certo, sarebbe stato ancora più contento
se lo avessero fermato in un altro edificio, ma non poteva neanche pretendere
che spostassero la sede del centro direzionale degli eventi magici perché
l’ultimo arrivato aveva alle spalle una relazione sentimentale finita
male.
Che poi, passare le giornate sotto lo
stesso tetto poteva non avere solo risvolti negativi. Chissà, magari rivedendosi
casualmente avrebbero potuto recuperare almeno l’amicizia.
O magari anche
qualcosa di più…
"Cacchio, Ron! Che ti metti a
pensare?!" si disse da solo in segno di autopunizione per i pensieri scomodi a
cui si stava lasciando andare. Scomodi e pure un po’ sfacciati. Ma non poteva
ignorare il fatto che lei lo attraesse ancora: la razionalità era una cosa, gli
ormoni un’altra. E lui di ormoni ne aveva, in circolo.
Riuscì a intrufolarsi all’interno
dell’ascensore proprio un attimo prima che le porte si chiudessero, anche se ben
presto rimpianse di non averla persa, quella corsa. Infatti, ad uno dei piani
successivi, una ragazza semplicemente fantastica varcò la soglia della cabina
facendolo schiattare, senza bisogno di incantesimi.
Dai, mica siamo
soli. Non può schiantarmi senza motivo in presenza di terzi.
Non appena Hermione si accorse della
sua presenza cominciò ad assumere un colorito prepotentemente violaceo, quindi
gli rivolse con finta sbadataggine un cenno del capo e un mezzo sorriso di
cortesia (che lui ricambiò con una smorfia onestamente stupida), infine gli
diede le spalle vagamente imbarazzata.
Fu quando anche l’ultimo estraneo
giunse al proprio piano lasciandoli soli, che le cose si misero male.
Controllati,
Bilius. Saranno sì e no trenta secondi. Mezzo minuto vola. Venticinque. Starò
mica passando per maleducato a non dirle nulla? Potrei parlare del tempo. Venti.
Però anche lei potrebbe almeno guardarmi… diciotto.
"Ehm… allora, ti sei ripresa dopo
venerdì?"
Hermione si voltò verso di lui,
imponendosi di comportarsi da persona matura: persino Ron si sforzava di fare
conversazione! Abbozzò un sorrisetto. "Sì… anzi, volevo ringraziarti. Sei stato
gentile a occuparti di me, ero in uno stato pieto…"
Un rumore metallico, una specie di
tonfo e un cigolio. I due realizzarono con orrore che l’ascensore si era
bloccato a tradimento.
"…MERDA! Ron, cosa hai fatto?!" sbraitò
Hermione cambiando improvvisamente atteggiamento, come se quell’imprevisto
l’avesse fatta tornare quella di prima nel modo di rivolgersi a lui. Analizzò la
situazione: lei e Ronald ‘viscido essere strisciante’ Weasley erano soli,
intrappolati in un ascensore. Imprecò sottovoce.
"Ehi, che c’entro io se questo
trabiccolo si blocca?"
"Di solito quando c’è un casino tu
c’entri sempre…"
"Grazie. Ora però fallo ripartire."
"E come? Questi affari sono progettati
per resistere a ogni incantesimo, si tratta di misure di sicurezza
elementari!"
Lui parve colorirsi
leggermente.
"E adesso?"
"Adesso giochiamo a nascondino" disse
con sarcasmo. "Secondo te che facciamo? Aspettiamo che vengano a
prenderci!"
"Non è il caso di fare dell’ironia
spicciola, Hermione."
"Oh, beh…" sbuffò la ragazza,
appoggiandosi a una parete della cabina a braccia incrociate. Poi si fece più
seria, abbassò lo sguardo per rialzarlo subito dopo verso di lui. "Ok, hai
ragione, siamo cresciuti e dovremmo comportarci da persone mature."
"Già."
Appurato ciò, le cose non si misero di
certo meglio, anche perché tra i due regnava un silenzio alquanto imbarazzante.
Indice che quello che c’era stato tra di loro era stato troppo importante per
venir accantonato con disinvoltura. Se mai era stato accantonato.
"Ti ripeto, mi spiace per come è andata
venerdì… devo essere stata uno spettacolo penoso" disse con una smorfia di
imbarazzo Hermione, consapevole di aver tenuto un comportamento ben al di fuori
dei suoi standard.
Ron sorrise leggermente, guardandola di
sbieco fissare il pavimento. "Dai, in fin dei conti ne è valsa la pena… quando
mi ricapita? Pazienza se le mie scarpe sono irrimediabilmente
rovinate."
"Scarpe?"
"Beh, forse l’hai rimosso, ma mi ci hai
vomitato sopra. E non parliamo del fatto che mentre stavo cercando di rimetterti
a letto insinuavi che volessi approfittarmi di te!"
L’altra si nascose il volto tra le mani
per la vergogna, anche se entrambi si trovarono a sghignazzare.
"Hermione, mi sei mancata. Lo sai,
vero?" disse inaspettatamente dopo un pochino, accovacciandosi in un angolo.
Dove avesse trovato il coraggio per una simile rivelazione non l’aveva ancora
capito, ma decise di non porsi troppe domande.
Lei lo guardò sconsolata. "Non per
causa mia."
"Mi spiace."
"Ron, evita… non è il caso, ormai, e
non voglio arrabbiarmi" disse con amarezza.
Lui non provò neanche a giustificarsi,
evento più unico che raro. Ma che poteva dire?
"Cha fai quando finisci,
stasera?"
Un azzardo, lo riconobbe, ma non riuscì
a trattenersi dal tentare. Non aveva nulla da perdere, anche perché peggio di
così… e comunque il ghiaccio tra di loro sembrava che stesse cominciando a
rompersi. A scricchiolare, per lo meno.
Lei si voltò stupita verso di
lui.
"Non mi pare il caso. E poi ho da
fare."
"Hermione, io voglio solo provare a
recuperare almeno qualcosa di quello che…"
"Non. Dire. Stronzate."
La voce della ragazza suonava
tranquilla, ma anche rassegnata. "Solo perché stiamo riuscendo a condividere uno
spazio ristretto senza scannarci, non vuol dire che possiamo comportarci da
amiconi. Secondo te, perché venerdì mi sono comportata in quel modo? Anche se
ora ci ridevamo sopra, lo stato delle cose non cambia: tu condizioni ancora
troppo la mia vita, e io non lo voglio."
Si portò un attimo le mani alla testa,
poi rialzò il viso.
"E comunque ho un ragazzo e non intendo
mandare tutto a rotoli per causa tua."
Piccola bugia a fin di bene. A Hermione
non importava un bene emerito di mandare a rotoli il rapporto con Dave, ma la
ritenne la cosa giusta da dire, sul momento.
"Tu non hai un ragazzo!" esclamò
interdetto Ron rizzandosi in piedi.
"Che cooosa?! E perché, non posso?
Credevi di avere l’esclusiva?"
"Andiamo, te lo stai
inventando…"
"NO! E poi mi spieghi da quando sei
diventato così sicuro di te."
"Non ti saresti comportata così
venerdì, se avessi un ragazzo! Non mi pare che quello che ti è successo si
addica a una che…"
Hermione lo interruppe, furiosa. "Te lo
dico io, a chi si addice! Si addice a una con la quale ti sei comportato peggio
di un viscido rettile! Si addice a una che crede sia troppo presto comportarsi
con indifferenza! A una che è stata ferita!"
Poi, dopo qualche istante, concluse. "E
come vedi, alla fine ci siamo riusciti ad insultarci. Ottimo."
"E’ per lui che oggi ti sei tutta messa
in tiro?" brontolò il rosso scocciato: Hermione era molto carina quel giorno,
obiettivamente.
Ma lei non lo degnò neanche di una
risposta tagliente, non ne valeva la pena. Dopo averlo fulminato con lo sguardo
e investito con alcuni appellativi poco carini, gli diede le spalle e lui fece
lo stesso. Rimasero in silenzio per un tempo imprecisato, entrambi combattendo
contro la tentazione di voltarsi e cercare di chiarirsi.
E prima che l’orgoglio di uno dei
cedesse, udirono dei rumori metallici accompagnati da voci a dirgli che ben
presto sarebbero usciti da quel fastidioso paio di metri quadrati.
Una volta fuori, fu Hermione a
rivolgersi di nuovo a lui.
"Ron, mi sembra evidente che è ancora
presto. Io non volevo litigare ma…" si bloccò. "Ci si vede, ok?"
Lui non poté far altro che guardarla
andare via a passo spedito, coi capelli ondeggianti sulle spalle. Come quella
volta di qualche anno prima, quando non aveva potuto fermarla e lei si era
allontanata con falsa freddezza.
I
cannot turn to see those eyes As apologies may rise I must be strong and
stay an unbeliever And love the sound of you walking
away
Franz Ferdinand
- Walk Away
Quando voltandosi verso quell’altro
volto, aveva capito che era davvero un coglione.
Battibecco tra Bea a la
FF:
Bea: basta! tu diventerai una storia estremamente
dolciosa.
ff: No! sono nata come storiella comico-ridcola!
Ora partorisci qualche idea stupida!!!
Bea: Ma uff! Già la vita è povera di zucchero.
Poi io sono a dieta. Voglio le dolcezze fittizie delle
fanfiction!
ff: No! Si era detto
comica!
Bea: ma non ci riesco... ok, facciamo metà e
metà?!
ff: ma che sia metà e metà. E la metà dolciosa non
da diabete.
Bea: e va bene...
Tutto questo ridicolo quanto inutile teatrino per
dire che la tetazione di precipitare nel romanticismo c'è sempre... e anche se
io non vado matta per le storie da diabete, una giusta dose di dolcezza la apprezzo
volentieri!! ma prometto anche cercherò di non esagerare e conservare sempre quella vena
da commedia, soprattutto grazie a Pansy e Harry (ho due ideuzze... ih ih
ih...)
Venendo a noi...
Un saluto a
PazzaWendy (ciao, spero continui a piacerti!!),
robby (preparati a odiare Ron sempre di più perchè, da come avrai
letto, i flashback non sono finiti... sono perfida!! Muahahahaha!!!),
KarmyGranger (Ebbene sì, anche se inferiori, gli uomini dobbiamo
tenerceli così come sono...sperando di beccarne uno un po' meno idiota! XD Dai
ora esagero...però a volte mi verrebbe davvero da prenderli a sassate-Non
facciamo nomi-! Ma che ti pare questo chap? alla fine temo di cedere ai
sentimenti... vedrò di compensare con Potter e la
biscia! Ciaooooooo), daniel14 (aspetta e vedrai altro...
ciaooo!) , roberta (Ginny cercherà di accalappiare Krum per
finire sulle copertine dei principali rotocalchi rosa... il cercatore e la
velina. wow, potrei farne una storiella!! eheheh!! spero ti sia piaciuto anche
questo! ciao!), MaryCry (ecco Pansy... sarà la mia costante da
commedia, la serpeverde. Poi con Harry mi piace troppo, anche in quelle -poche-
storie più serie su di loro!! Ciao!!), Emma94 (sono contenta
che ti piaccia... ie che Herm si arisultata credibile. in fondo penso che
un colpo di testa lo possa fare anche la composta Hermione...
no?!Ciau!), Herm90 (se consideravi Ronnino stronzo prima,
adesso non ti insospettisce ancora di più? Voglio fare la perfida! Però Herm si
è ripresa, dai... una sbronza ogni tanto... alleggerisce tutto quanto! *sono una
stupida, perdonami la frasetta da ex alcolisti anonimi*), Nico
(già, ci si prova. se è solo quello e lo si vuole davvero, però... ma quando uno
smette di pensare col cervello e innesca 'qualcos'altro'...spero anche questo
capitolo ti si apiaciuto. Ciaoooooo!!!)
Una saluto a
tutti!!
Beatrice
|
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Capitolo 5 *** Parties and romance... ***
prova
5.
PARTIES
AND ROMANCE...
"Che palle. Io ho appena
cominciato a lavorare al Ministero, potrei non venirci a questo stupido
ricevimento."
Harry e Ron, che col suo
ritorno nel Regno Unito era diventato immediatamente coinquilino dell’amico, si
stavano preparando per andare al ricevimento riservato ai dipendenti del
Ministero in occasione delle visita diplomatica della delegazione russa.
Entrambi sembravano parecchio
scocciati, era evidente che avrebbero preferito passare una serata in mutande
sul divano a bere birra e parlare di Quidditch, ma se Harry riusciva a
contenersi e subire passivamente queste imposizioni (dopotutto ne aveva viste di
peggio), Ron sembrava una pentola a pressione borbottante.
Uff…
ma ci vuole l’abito scuro?
Era
da Hogwarts che non mi mettevo una cravatta. Non sono più in grado.
Io
ci vado in infradito, sono molto comodi.
Mi
sento soffocare!
"Ron piantala! Anche io non
ne ho minimamente voglia, ma tu sembri un disco rotto!" sbottò esasperato Harry.
"E dì che non ci vuoi venire perché sai che ci sarà Hermione."
"Assolutamente no! Per chi mi
hai preso, non ho più sedici anni!"
"E allora chi era quello che
mi ha tenuto sveglio ad oltranza dicendomi quanto era bugiarda e poco credibile
a dire di avere un ragazzo?!"
Ron parve scocciato. "Avrò
detto sì e no due parole… e comunque non dire scemenze perché ti sei
addormentato dopo due minuti. Ma per dimostrarti che hai torto, ora verrò alla
festa e sarò ineccepibile."
"Siete una causa
persa."
"Fossi in te starei zitto,
visto che esci con Pansy ‘carlino-mi-sbattevo-Malfoy’ Parkinson" lo derise il
rosso, provocando un moto di protesta nell’altro.
"Ehi, io non esco
con lei, ok? E’ una cosa senza importanza… poi non sembra un carlino. E parlando
di Malfoy, l’altro giorno su una rivista di gossip ho visto un servizio sullo
‘scapolo d’oro’ di Inghilterra che si accasa con la pressoché sconosciuta Lavanda Brown ."
Ron si lasciò andare a una
risata esplosiva.
"Quella Lavanda?!
"Quella. Ora anche tu hai
qualcosa in comune col furetto."
Ron continuò a ridere. "Ma io
lo dicevo che avrebbe incastrato un pezzo grosso, Lav Lav! Aveva la stoffa
dell’arrampicatrice sociale..." quindi, assumendo una posa tragica, proseguì.
"Ora che mi ci fai pensare, però, mi sento un po’ usato. Mi ha trattato come un
uomo oggetto, non aveva intenzioni serie, con me!"
"Ma per favore…" gli urlò
Harry lanciandoli un calzino appallottolato in testa.
I due proseguirono a ridere
selvaggiamente sparando battute idiote a raffica, finché le risate scemarono e
finirono di vestirsi.
"Uffa, Harry, avevi ragione.
Il pensiero di incontrare Hermione mi dà l’ansia."
"Ron, ve lo chiedo per
favore: chiaritevi. Non ce la faccio più!"
Non sapendo come
giustificarsi, all’altro non restò altro che contrattaccare.
"E tu smettila di leggere di
nascosto Vanity Witch
."
Potter arrossì.
--- --- ---
Varcando la soglia dello scintillante salone del Ministero, per
l’occasione ingrandito e illuminato da candelabri fluttuanti diversi metri sopra le loro
teste, i due ragazzi vennero subito colpiti da quanta gente fosse presente. In particolare,
un po’ in disparte dalla folla e circondati da
un numero significativo di Auror del corpo, c’erano i ‘pezzi grossi’; Harry si allentò
istintivamente la cravatta sotto il mantello. Sapeva che il Ministro avrebbe di
sicuro introdotto il famoso Potter ai russi: aver dato i natali al salvatore del
mondo magico era una cosa di cui vantarsi. Cosa che, però, al diretto interessato non
piaceva affatto.
Cercando di restarsene
nell’anonimato, si diresse verso il tavolo del buffet con l’amico, che per
distrarlo cercava di irritarlo con delle domande su dove fosse la sua
isterica dolce metà
. Anche se, purtorppo
per lui, venne subito localizzato e trascinato via di peso verso ‘la gente che
conta’ da Percy Weasley (che riservò al fratello poco più di un cenno del capo,
tra l’altro).
Rimasto solo, a Ron
non restò altro da fare che guardarsi attorno in cerca di qualcuno, qualcosa
da fare! Lo diceva che era prematuro per lui essere
invitato.
Poi, un fulmine a ciel sereno. Cioè, al
coperto.
Poco distante da lui, una
strepitosa Hermione stava conversando amabilmente con un paio di persone che
avevano tutta l’aria di essere dei diplomatici russi. Era impressionante come
fosse a suo agio e disinvolta in quel contesto, quando lui si sentiva
assolutamente inadeguato. Ma non c'erano dubbi sulle capacità lavorative della
ragazza.
Era anche impressionante
vedere quanto fosse bella, nel suo abito da sera e quella stola rossa. E
i capelli raccolti così bene, come poche altre volte li aveva visti. I loro
occhi si incontrarono un istante e lei parve mutare espressione per un momento,
prima di tornare a parlare con gli stranieri.
Si diresse di nuovo verso il
buffet. E dove, sennò? Da lontano scorse Harry sballottato da un omaccione
siberiano all’altro, in evidente imbarazzo, finché non si sentì chiamare.
"Ciao, Ronald."
Deglutì a fatica la tartina che stava
aggredendo con foga e si voltò.
"Hermione… ti ho vista prima,
ma sembravi impegnata."
"Beh, la Cooperazione Magica è il
mio pane quotidiano."
"Già."
Pausa.
"Senti, a proposito
dell’altro giorno, volevo dirti che…"
"Lascia stare, ok? Era una
situazione particolare."
Gli argomenti cominciavano a
scarseggiare, ma per fortuna (o per disgrazia) vennero raggiunti dalla Parkinson
che stringeva in mano due calici.
"Hermione, tieni ho preso
da bere… oh, c’è anche Lentic… ehm, Weasley."
Ron rivolse un sorrisetto
forzato all’altra, cercando sul serio di capire come fosse plausibile che avesse
qualcosa a che fare con il suo amico.
"Se cerchi Harry sta venendo
sballottato in giro dal Ministro."
"Senti, carota, a me non
interessa un fico secco di Potter, intesi? È una cosa senza importanza, la
nostra" lo zittì.
"Non chiamarmi carota,
sai?!"
Sbuffando, Pansy non lo degnò
di uno sguardo e si rivolse a Hermione. "Ho visto Dave, prima. Ti cercava."
"Dave?! E che ci fa qua?
Lui lavora alla Gringott’s! Oh, ma certo... i suoi genitori lavoravano all’ambasciata
inglese a Mosca. Ma perché non me l’ha detto?" si chiese
la ragazza.
"Vabbè, mentre tu ci rifletti io
vado a fare un giro…" disse l'altra porgendogli un calice e rivolgendole un’occhiata
maliziosa.
Hermione si voltò inorridita verso di Ron, la situazione stava prendendo una piega
che non le piaceva affatto. Lei, Ronald e il suo attuale ragazzo assieme. No,
non era per niente bello.
"Dave sarebbe il tuo ragazzo?"
chiese Ron scocciato.
"Sì… come vedi non me lo sono
inventato. Anzi, sarà meglio che lo cerchi prima che lui trovi me."
"Perché, la mia presenza ti
innervosisce?" la provocò.
"Ron, te l’ho già detto: NON
VOGLIO INCAVOLARMI!"
Fu
allora che Ron vide un ragazzo un po’ più basso di lui, capelli castani e
occhi grigio-verdi, avvicinarsi alla sua amica e stamparle un bacio sulle labbra. Lei sembrò
presa in contropiede, ma dopo un attimo di esitazione lo ricambiò cingendogli la
vita e rivolgendogli un sorriso.
Ipocrita
,
pensò Ron. E lo pensò anche
Hermione.
"Hermione, scusa se non ti ho
avvisato, ma la mia presenza era in forse fino all’ultimo… la mia famiglia ha
ricevuto l’invito solo oggi! E lui chi è?" chiese curioso indicando
l’altro.
"Oh, un mio ex compagno di
scuola. Ronald Weasley." I due si strinsero la mano,
il rosso un po’ indispettito.
"Anche tu a Hogwarts? Come vi
invidio… sai, io sono cresciuto a Mosca e sono andato alla scuola inglese della
città. Piuttosto piccola, a dirla tutta."
Dopo un rapido scambio di battute che innervosì sempre
di più Ron, che onestamente non capiva cosa Hermione ci trovasse in
quella specie di broccolo, Dave si allontanò alla ricerca dei suoi genitori per
dei noiosissimi saluti formali da figlio di ex diplomatici, lasciandoli di nuovo
soli.
Hermione capì che era tempo di
eclissarsi.
Con la banale quanto poco credibile scusa di rifarsi il
trucco si fiondò in direzione del corridoio che conduceva
al bagno delle signore, lungo il quale scorse Pansy che sbraitava qualcosa a Harry
su come non fosse neanche in grado di farsi un nodo decente alla
cravatta; li superò ridacchiando sotto i baffi, quindi entrò alla toilette. A
nascondersi, logicamente, altro che trucco.
Uscitane, non vide più i due
di prima nel corridoio. Invece vide Ron, appoggiato a una parete. Ebbe un cattivo
presentimento, ma cercò di ignorare quella vocina.
"Guarda che il bagno degli
uomini è…"
Lui le bloccò la strada
impedendole di passare. "Non devo andarci."
"E allora che vuoi?"
"A te non importa nulla di
quello. Lo fai solo per ripicca."
"Lasciami in pace."
Cercò di dribblarlo, ma lui
si frappose di nuovo tra lei e la strada.
"Fammi passare, se non vuoi
venir schiantato!"
"Non ci penso nemmeno. E
comunque tu non schianterai proprio nessuno…"
"Ah, no?! E perché?"
"Accio bacchetta di Hermione! "
"Ron! Ridammela!" urlò
Hermione vedendolo afferrare l’arma che era fluttuata al di fuori della sua
borsetta. "Non fare il bambino e restituiscimi immed…"
Ma non finì la frase, perché
lui aveva già aggredito la sua bocca a tradimento, spingendola contro una
parete. Hermione si dimenò, provò a borbottargli di smetterla, tentò anche di
morsicargli un labbro, ma ogni secondo che passava sentiva la sua fermezza
vacillare sempre di più. Lei lo odiava, ma al tempo stesso… quanto le erano
mancate quelle labbra. Sentirsi quelle mani lungo la schiena, sul
collo. Quando riuscì a staccarsi, non lo schiaffeggiò come avrebbe
voluto. Lo guardò diritto negli occhi, perdendovisi, gli carezzò i capelli con
due dita e poi fece scivolare lo sguardo di nuovo verso il basso.
E lo baciò.
Di nuovo. Ed era
stata lei, questa volta. Senza lottare contro di lui, ma soltanto contro i
suoi capelli che torturava con le mani. Assecondando per qualche minuto il suo
istinto e godendo di quella momentanea perdita di controllo che le riportò alla
mente, come in un pensatoio, tutte le cose cha avevano condiviso. Tutti i baci
che si erano scambiati, prima imbarazzati e poi... beh, lui era stato il suo
primo vero ragazzo.
Certe cose non si
scordano. I profumo della sua pelle. Il sapore dei suoi baci.
Ma Hermione, si sa, era una persona razionale.
Sapeva che quello che stava facendo era sbagliato, che non avrebbe dovuto trovarsi
lì, contro una parete di un corridoio scarsamente illuminato del Ministero con
lui. Esposta allo sguardo di tutti.
Vulnerabile.
"Dave!" esclamò
staccandosi.
"Ehi!" disse lui, scocciato
ma con un sorrisetto compiaciuto.
"Ron, non… è
sbagliato" disse trafelata. "Io ho
un ragazzo, non dovevo. Ho perso il controllo. Scusa, ma adesso vado."
Raccolse la sua bacchetta che
era scivolata a terra e fece per dirigersi verso il salone, ma lui la
bloccò.
"Cosa? Tu non vai proprio da
nessuna parte! Non insinuerai ancora che ti importa di quel coso, spero… ho
sentito come mi hai baciato, non fare finta che non abbia contato nulla!"
"Ronald, mollami!"
Si liberò della sua presa con stizza. "Devi stare alla larga da me, chiaro?
E non ti azzardare mai più a dirmi cosa devo o non devo fare!"
Riassestandosi i capelli si
allontanò da lui, alla ricerca del suo ragazzo. Quello di cui non le importava
nulla.
…
Avevano suonato alla porta. Lui si era fatto un po’
aspettare, ma era giustificato. Si precipitò giù dalle scale cercando di darsi
una sistemata ai vestiti e ai capelli. Poi aprì, e venne colto dal panico.
"Ron…" attaccò lei titubante, come se sentisse quello che di lì
a poco sarebbe successo. "E’ assurdo. Non ci vediamo da tre settimane per
un’idiozia e..."
"Non
ne possiamo riparlare un’altra volta?" disse nervosamente tenendola sempre sulla
porta.
"No,
devo farlo ora."
"Davvero Herm, stavo…"
Si
fece sospettosa. "Fammi entrare."
Poi
quell’odiosa voce.
"Tutto bene?" alle sue spalle la ragazza stava scendendo
gli ultimi gradini verso il soggiorno, sistemandosi la camicia. Con orrore, Ron
vide il volto di Hermione farsi inespressivo, alla sua comparsa.
"Scusa, non volevo interrompere" disse con estrema
freddezza. Atona. Quindi si allontanò.
"No
aspetta!" Ron la raggiunse cercando di afferrarle un braccio.
"NON MI TOCCARE! Tre settimane che non ci sentiamo per un motivo idiota, e subito
tu… Mi fai schifo. Non sei riuscito neanche a lasciare il paese prima di calarti
le braghe."
Si liberò e se
ne andò lasciandolo immobile.
Lui si
voltò e vide quell’altra.
Non
la voleva. Non gli importava nulla di lei.
…
Ron decise che avrebbe riavuto
indietro Hermione ad ogni costo. Questo, prima del tracollo psico-fisico
che subì sentendo quello che maliziosamente confabulava avvinghiata
a quella specie di insetto.
Capitolo arrivato con un'inaspettata rapidità (week
end produttivo e con poche cose da fare), corredato da un mio
disegnino...
Ron&Hermione
Piace?! Ok, so di non
essere Michelangelo ma mi è sempre piaciuto disegnare...
Ora, i
saluti....
KarmyGranger: come vedi Ron
si meritava punizioni corporali ben peggiori, che però non esporrò per non
passare per maniaca omicida!!! meno male che la dose di zucchero (seppur
contenuta) non ti sia dispiaciuta...cavolo, io non ne avevo mai lette robe di
ascensori, però sono contenta che tu abbia gradito lo stesso! Harry e Pansy più
che mielosi sono troppo forti! No?! Ciaooooo
robby: e hai scommesso
bene... solito maschio, tsè!! e meno male che Pansy fa ridere, perchè è suo
ruolo in questa storia! Tanto le Row ne parla pochissimo e così io ci ricamo
sopra... Ciao!!
MaryCry: beh, se non
fossero un caso disperato non sarebbero Ron e Herm! Non so tu, ma io nel HBP li
avrei strozzati tutti e due. Oppure messi sotto chiave fino a nuovo ordiine...
Riguardo Harry/Pansy, sarà che io con Ginny non ce lo vedo (in realtà non
mi garba Ginny), ma a me non dispiacciono affatto assieme (nelle ff). Anche se
il massimo con lui è, anche nel canon, Luna. Ciao!
hermron: non farti
plagiare troppo dagli esami che ti consumano dentro, capito?! Io ho finito il
triennio l'anno scorso, e ancora ricordo con orrore lo stato pietoso in
cui mi riducevo. Vabbè, tralasciando me... 30 e lode? wow!! e questo chap
almeno un 26 lo merita? (scherzo...) CIAO!!
roberta: adesso quasi
quasi mi ci metto a scriverla, Krum e la prima velina rossa. Vabbè, scherzo...
sono contenta che il cap ti sia piaciuto. e questo?!
Ciao!!
ruka88: e difatti pensavi
bene... sti maschi che spengono il cervello e innescano il 'cosetto'...grrr...
ma Herm lo strapazzerà per benino il Weasleyuccio!! che soffra, la vendetta
va servita fredda! Ciao!!
gemellina: eh, sì, la
pagherai per la mancata recensione... molto amaramente... Dai, scherzo. Per
sta volta passi! Scherzooo!! XDXDXD!!! Che vuoi farci, a volte anke Ron fa
funzionare il criceto del cervello. Di rado, ma a volte succede... ma Hermione
gliela farà pagare, al porco! tsè, così impara! Spero la
storia continui a piacerti!! Ciao!!
Nico: Pansy e Harry
sono la costante comica delle storiella... sarà che Ginny non mi piace
molto, ma a me fanno morire assieme!! eh sì, diciamo che non tutte le
relazioni sono storie d'amore da film... ma il bello sta anche lì, vero?
comunque, a modo loro, si evolveranno... come vedi, oltre che babbeo Ron è anche
il tipico porco che sembrava non aspettare altro. Ma la pagherà...
Muahahahaha!!! spero che anche questo ti sia piaciuto...
Ciao!!
Un CIAOOOOOO anche a tutti gli altri
lettori-non-commentatori!
Hasta luego, goldfish!
|
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Capitolo 6 *** Imprevedibili colpi di testa ***
prova
6. IMPREVEDIBILI COLPI DI TESTA
Pansy Parkinson realizzò che forse sua madre non aveva tutti i torti.
‘Figlia mia, a questo mondo si sta bene solo con i propri simili. Una
Serpeverde purosangue non dovrebbe mischiarsi a certa gente! Fossi in te
comincerei a darmi da fare… e poi, anche se non c’è proprio l’amore pazienza, al
limite dopo ti puoi fare un amante. Credi forse che io amassi tuo padre, quando
l’ho sposato?! Ah ah ah.’
Ah ah ah.
La proverbiale saggezza della Signora Parkinson. Col passare del tempo, Pansy
era arrivata alla conclusione che la maggior parte dei suoi monologhi lasciavano
un po’ a desiderare, e anche se in apparenza sembrava ascoltarla, in
realtà la sua mente era tutta concentrata su quella borsetta da urlo che aveva
visto in una vetrina a Diagon Alley. Che cosa avevano fruttato anni di
zerbinaggio nei confronti di Draco? Solo e null’altro che zerbinaggio. Tutto ciò
era irritante.
Ma quella sera, le certezze della ragazza cominciarono a vacillare. Se non si
fosse circondata (ahimé, di sua spontanea volontà) di tutti quei Grifondoro
emotivamente instabili, probabilmente non si sarebbe mai trovata in una simile
situazione, che poteva essere benissimo definita borderline, sotto certi
aspetti.
La serata non era andata male. Nonostante avesse tutte le intenzioni di non
considerare minimamente lo Sfregiato, alla fine aveva finito per incrociarlo. Lei
l’aveva insultato, lui l’aveva zittita, lei gli aveva piazzato un calcio in uno
stinco, lui l’aveva definita in un modo non troppo gentile… poi, una cosa tira
l’altra, e le mani del ragazzo avevano cominciato a vagare sotto il suo vestito
alla ricerca della biancheria ancora prima che arrivassero alla porta di casa.
Una serata normalmente romantica, insomma.
"Potter, chi te lo dice che io abbia voglia di fermarmi da te?" gli aveva
chiesto sulla porta. Lui in tutta risposta le aveva infilato quella manaccia
sotto lo spacco della gonna.
"Non ti va?"
"Fammi entrare. Immediatamente."
Non appena richiusero la porta alle loro spalle, vi stramazzarono contro con
foga. Ma una figura non vista, complice il buio, scattò sull’attenti
scagliandogli contro uno Stupeficio che li mancò di un soffio. Le luci si
accesero. Eccola, l’esperienza borderline.
"Ah, siete voi."
Detto questo Ronald Weasley, vestito solo di un paio di boxer scozzesi e
calzettoni di spugna, si lasciò ricadere nell’angolo nel quale a occhio e croce
stava bivaccando da un po’, avvolto in una nebbia sospetta.
"Ron! Cha fai?"
"Io niente. Lei piuttosto…"
mugugnò. "Se lo starà sco… cazzo non
riesco neanche a dirlo. La starà tocchignando dappertutto, il porco."
Harry provò a avvicinarsi. "Ehm… e perché sei in mutande?"
"Ho caldo."
Pansy si fece viva. "Ok, Weasley. Buona notte e sogni d’oro, io e il tuo
amico andiam…"
Ma Harry stava sempre prestando attenzione all’altro, suscitando il
disappunto della ragazza. "Scusa, ma siamo venuti qua per badare a un rottame
sudato in mutande e calzini bianchi infilati a rovescio?" disse con una
smorfia.
"Ma è il mio migliore amico!"
Maledetta indole Grifondoro vittima delle emozioni e degli affetti. Due
Serpeverde avrebbero liquidato il tutto con una scrollata di spalle e un ‘ci
penserò dopo, ora ho di meglio da fare’, ma Potter e Weasley… scocciata, si
accasciò a peso morto su una poltrona e si mise a sfogliare una rivista che
spuntava da sotto il cuscino.
"E’ vostro Vanity Witch?"
Non ricevendo risposta, si immerse passivamente nella lettura. Harry,
intanto, cercava di far parlare Ron, che nel frattempo ammise di essersi un po’
lasciato andare.
"Ma dai, che vuoi che sia… è un’erbetta innocente! Roba naturale che mi ha
dato Neville."
"Ah beh… se proviene dall’orticello ‘assolutamente legale’ di Neville, siamo
a posto!"
Ebbene sì, col passare del tempo la passione morbosa e onestamente anche un
po’ ingiustificata di Paciock per le piante e l’Erbologia aveva trovato un suo
perché.
"E’ colpa di quella…" sibilò il rosso ad occhi stretti. Aveva la voce un po’
strascicata, ma sembrava ancora connettere. "Ci siamo baciati. Sai, non un
bacetto di quelli innocenti da amici, un bacio vero, con lingua e tutto il
resto. Le ho quasi toccato il culo. Ma poi non so… ha cominciato a parlare di
quel cretino, che era il suo ragazzo e bla bla bla… e se ne è andata."
"E tu ti sei ridotto così."
"No! Cioè, non subito… li ho visti che confabulavano come due piccioni
in amore. Disgustosi… e non ho potuto fare a meno di origliare." Quindi scattò
in piedi, facendo sussultare l’amico. "SAI CHE LE HA DETTO?!"
"N-no…"
Ron si incupì e cercò di imitare la voce di Dave con un verso stridulo.
"Allora vieni da me dopo, vero?! Sai, mi sei mancata in questo periodo…
il porco! Le toccava pure una coscia! E lei che ridacchiava compiaciuta e gli
rispondeva ammiccante che magari ci faceva un pensierino… già me li immagino,
staranno facendo sesso. Nudi. La starà toccando dappertutto. Capisci?!
Nudi!"
"Beh, è il suo ragazzo… e di solito…"
"SGUALDRINA ARRIVISTA!"
No, non era stato Ron a urlarlo. Questo gridolino raffinato tipico di ogni
donna di classe proveniva dalla poltrona sulla quale era sprofondata Pansy. I
due si voltarono straniti verso di lei, che arrossì vagamente.
"Ehi! Non parlare così della futura madre dei miei figli, capito?! Non devi
nean…" le urlò Ron.
"Ron ha ragione! Hermione non…"
La ragazza li zittì. "Calmi… Hermione non c’entra. Per come la vedo io, fa
più che bene a divertirsi, stasera. Almeno lei…" disse sarcastica
rivolgendosi a Harry. "Mi riferivo a quell’oca di Lavanda Brown! Io perdo i miei
anni migliori dietro a quella montagna di soldi senza concludere nulla, e adesso
arriva questa fresca fresca e se lo sposa!"
Harry la guardò leggermente indispettito.
"Che vuoi? Mica sono gelosa, era solo una constatazione. Se non altro, quando
non riuscirà più a tenere il collo dritto per il peso delle corna mi farò una
risata… oh, ecco, finalmente il servizio sulla moda per il prossimo
inverno!"
Dopo qualche momento di sconcerto, Harry si voltò verso Ron. "La madre dei
tuoi figli?"
"Harry, io… IO LA AMO!" disse teatralmente prima di riaccasciarsi nel
suo cantuccio. Finché delle urla concitate accompagnate da colpi contro la
porta li distrassero.
--- --- ---
Hermione era sdraiata sul divano a casa di Dave. Assieme a lui, logico, mica poteva
stare a sbavare dietro a quel bastardo traditore coi capelli rossi in eterno
e rinunciare alla sua vita! Era giovane e con tutto il diritto di divertirsi.
Suvvia, conosceva Ron dall’età di undici anni. Quante persone rimangono
tutta la vita col compagno di scuola? Quello con cui prima si litiga, poi
si scherza, poi si litiga ancora, poi si fa pratica di baci… col quale alla
fine si finisce per fare pure tutte le altre cose, insomma.
Era anacronistico.
Dave, nel frattempo, le stava percorrendo la linea del collo con un
susseguirsi di baci che affondavano avidamente sulla scollatura. Baci che lei
ricambiava e accettava di buon grado.
Altro che Ron, tsè. Stasera Hermione si darà alla pazza gioia, ma non con
lui! Spero tanto che mi abbia sentito mentre flirtavo con David. L’ho visto che
mi spiava…
Dopo non molto, il suo vestito era scivolato via con un movimento fluido e
lei aveva preso a sbottonargli la camicia, ribaltando le posizioni. Sfiorandogli
il petto, pensò che Dave aveva un bel fisico asciutto.
Altro che Ron. Ok, anche Ron col tempo si era un po’ aggiustato. Ma lui è
meglio. E poi non è questo il punto.
Sentiva le mani del ragazzo risalirle lungo le cosce e accarezzarle la
schiena e i fianchi. Si chinò per baciarlo. Gli sfiorò le labbra, il collo, le
spalle, il tutto slacciandogli la cintura dei pantaloni.
Che poi, secondo me in questi anni è ingrassato. Già me le immagino le
maniglie dell’amore. Certo che però quelle piccole lentiggini sulle spalle mi
piacevano un sacco…
Fu quando lo sentì avvicinarsi alla chiusura del reggiseno, che Hermione
realizzò la cruda realtà.
…ma perché sto pensando a Ron anche mentre faccio sesso con un
altro?!
Tutta quella faccenda non andava bene, affatto. Si rese conto che non era
assolutamente ammissibile che non riuscisse neanche a starsene in pace a
spupazzarsi per benino il suo ragazzo senza che quell’altro le occupasse i
pensieri. Da quando lo aveva rivisto era diventato una specie di chiodo fisso, e
la cosa non era affatto bella!
Si rialzò di scatto dal torace di Dave.
"Aspetta, credo sia impossibile, stasera!" esclamò.
Lui la guardò perplesso, poi sorrise e mormorò un debole ‘sì,
certo…’ prima di ritornare a occuparsi del suo collo. Ma Hermione non
demorse e afferrò la camicia del ragazzo per coprirsi.
"Dico sul serio."
Apparentemente scocciato, cercò lo stesso di mantenere il controllo. "E
perché, di grazia?"
"E’ un po’ tardi per nascondermi dietro problemi femminili, vero?"
chiese Hermione.
"Sì."
"Allora diciamo che secondo me stiamo correndo un po’ troppo. Ci vediamo da
una settimana scarsa!"
Lui scoppiò a ridere.
"Divertente… ora vieni qua, ok?!" e la attirò a sé per un gomito,
ma lei si liberò.
"David, sono seria!"
"Andiamo, Hermione! Ti devo ricordare che siamo stati assieme otto mesi? Non
è come se noi non l’avessimo mai fatto prima…"
"E allora?" replicò indignata. "Adesso ci vediamo da poco. Voglio andarci
piano!"
Andarono avanti a battibeccare su argomenti affini ancora un po’ finché lui
non la assecondò, stremato, perché sapeva che non sarebbe mai arrivato a nulla.
A volte Hermione era un po’ pesante, lo aveva sempre pensato.
--- --- ---
Inizialmente la ragazza era andata a casa sua. Si era infilata il suo pigiama
di flanella e aveva preso ad aggredire babbanamente con ampie falciate di
cucchiaio la sua fidata confezione formato famiglia di gelato al cioccolato. Poi
avrebbe riletto per l’ennesima volta ‘Storia di Hogwarts’. Era una lettura
rilassante.
Ma nel bel mezzo dell’arringa tenuta da Salazaar Slytherin a favore degli
ambiziosi, capì tutto.
"Tra di voi c’è troppa tensione irrisolta, Hermione: sfogatela! Magari poi
sarà più semplice convivere nello stesso edificio."
Pansy aveva ragione. L’unico modo per toglierselo dalla testa era
sfogare la tensione repressa e quindi andare avanti con la propria vita! Si
rivestì in fetta e furia e si smaterializzò.
Urla concitate accompagnate da colpi contro la porta.
"Fatemi entrare, devo parlare con Ron!"
Harry aprì la porta e vide la ragazza sfrecciare verso il centro della
stanza, coi capelli più selvaggi che mai. Persino Pansy alzò interessata lo
sguardo.
Dopo qualche momento durante il quale cercò di ricomporsi e darsi un contegno,
Hermione si fece seria e calibrò un tono di voce il più solenne e credibile
possibile.
"Vedo che sei già in mutande, Ronald. Ottimo. Così non perdiamo tempo con
inutili preliminari."
La reazione istantanea dei due di troppo fu quella di eclissarsi tempo zero
nella stanza di Harry. Poco importava se dopo si sdraiarono contro la porta cercando
di captare più dettagli possibili e se il ragazzo imprecò per non avere a
portata di mano delle orecchie estendibili: era il gesto, quello che
contava!
"Hermione? Ti senti bene?" provò a dire Ron, osservandone lo sguardo
minaccioso.
"Non posso venire ossessionata dalla tua brutta faccia ventiquattro ore su
ventiquattro. Credo che se noi adesso facessimo sesso, mi toglierei questo dente
e potremmo andare avanti come se nulla fosse."
Lui su due piedi fu seriamente tentato di spogliarsi del tutto assecondandone
gli istinti, e difatti allungò una mano verso l'elastico dei boxer, ma alla fine
decise che avrebbe dovuto investigare ancora un po’.
"Ehm… sicura di star bene?"
"Mai stata meglio" rispose incominciando a privarsi della maglia e restando con
una canottiera di cotone azzurrina. "Forza, datti da fare… che ci fai lì
impalato?!"
Ron era pietrificato. L’unica spiegazione possibile era che gli alieni (o il ‘GIEMA’ –
Gruppo Indipendentista Ex Mangiamorte Anarchici) avessero rapito la ragazza e
quindi l'avessero sostituita con un clone. Poi fece qualcosa di cui sapeva che si sarebbe
pentito molto amaramente, a sangue freddo. Qualcosa che per un attimo lo fece
dubitare di essere ancora un maschio eterosessuale.
"Hermione, non puoi venir qua e trattarmi come un brattino! Ok che la cosa
sarebbe piacevole per entrambi ma… ti credi di parlare con una marionetta?! Sarò
stato un cretino, ma non sono al servizio dei tuoi capricci!"
"Mi stai respingendo, Ron?" disse lei, minacciosa.
"…"
Stringendo occhi e labbra in una smorfia perfida, lei si
rimise la maglia e uscì senza dire una parola. Ma forse, era andata meglio
così. Doveva smetterla di comportarsi come una pazza isterica soggetta a
frequenti colpi di testa ogni volta che lui era nelle vicinanze.
Ok, questo capitolo è di una
cretineria allucinante e probabilmente fa schifo... ma mi sono divertita
troppo a scriverlo, a partire da Neville e il suo orticello, passando
per Ron in mutande, fino ai monologhi di Pansy! E poi adoro far fare cose
irrazionali a Hermione, anche se credo che comincerà a tornare quelle di sempre,
da adesso in poi... (anche perchè con il GIEMA ho toccato il fondo,
temo).
Un saluto (spiccio, sono un po' di
fretta!) a KarmyGranger (questo capitolo forse è
un po' demenziale...ma spero ti abbia fatto sorridere! Come vedi Herm non è
crollata ai suoi piedi. E se anche fosse stato si sarebbe trattato di una
cosa 'particolare'!), robby (spero di aver continuato a
metterti di buon umore, è un bel complimento per me!), hermron
(d'altronde se non facessero stronzate non sarebbero loro... certo, a
volte uno può usare un minimo il cervello, ma vabbè!), mem
(grande, anche e me Harry e Pansy piacciono un sacco!), Nico
(Draco e Lavanda... XD era la prima cosa idiota che mi è venuta in
mente...a dir la verità a me Dracuzzo piace...-pure con herm, ahimè!-),
Herm90 (semplice: i ragazzi spesso sono minorati mentali. PS:
che belle le gite... se ripenso ai miei viaggi di
'distruzione' -piccolo lapsus freudiano- mi vengono i
lucciconi nostalgici agli occhi!).
Ciaoooooo!!!
Bea
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Capitolo 7 *** Chiarimenti e scatti rubati ***
prova
7. CHIARIMENTI E SCATTI RUBATI
Cambiare nazione. No, continente.
Poteva studiare Medimagia e partire per l’Africa unendosi a qualche
associazione umanitaria di Guaritori: un lavoro socialmente utile sarebbe stato
molto gratificante e la distanza tra lei e i suoi conoscenti poteva bastare.
Perché da quando Ron aveva rimesso piede nel Regno Unito, Hermione aveva fatto
troppe cose di cui vergognarsi profondamente.
Ma che le stava succedendo? Prima si era presa una sbronza colossale, poi si
era fatta vedere felice e contenta assieme a un altro, esclusivamente per
irritare quello. Quindi l’aveva baciato. Infine aveva toccato il fondo
piombando come una pazza a casa sua e ordinandogli di calarsi le braghe perché
voleva togliersi quel dente una volta per tutte.
Era inutile, lui le faceva perdere il controllo; e se c’era una cosa che lei
doveva assolutamente possedere, era il pieno controllo delle sue azioni.
Erano passati alcuni giorni senza che avesse ancora incontrato e il suo
comportamento irrazionale era diventato da subito un tabù. Neppure Pansy vi
aveva accennato, nonostante Hermione temesse che presto le avrebbe fornito
un’analisi delle sue, in proposito. Anche se quel giorno non poté fare a meno di
notare che la collega era stranamente silenziosa.
"Tutto bene? Oggi sei zitta…"
"Oh, sì."
Hermione alzò un sopracciglio, perplessa.
"Qualcosa non va?"
"Non mi va di parlarne, ecco."
Ma dopo qualche attimo, saltò su come un grillo voltandosi verso di lei.
"Oh, al diavolo. È per Potter! E sappi che è tutta colpa tua… se non mi
avessi riempito la testa con quelle storie sull’autostima e il rispetto per se
stesse, adesso probabilmente l’avrei già rispedito da dove è arrivato. Invece
cerco di comportarmi con moderazione e lui si mette a farmi regalini da nulla,
‘sciocchezze’ - parole sue. Lo vedi questo?"
L’altra sorrise leggermente osservando un minuscolo ciondolo a forma di
tigrotto che Pansy estrasse dalla borsa.
"Che carino… e che ci sarebbe di male in un regalino?"
"Granger, tu non puoi capire… sai quanto gli è costato? Niente! Lo ha trovato
in una sacchetto di roba fritta babbana dove a volte ci infilano delle
sorprese."
"Ah, ecco…"
"No, sei fuori strada!" la interruppe l’altra. "Il punto è che non si tratta
di un regalo costoso per ottenere qualcosa. Questo è il classico pensiero
mirato, perché gli sono venuta in mente visto che gli ho detto che il mio
Patronus è una tigre! E io… insomma, nessuno mi ha mai dedicato un pensiero
disinteressato. E’ stato piacevole" spiegò amareggiata. "Uff… lui è lo
sfregiato!"
"Nonché una specie di eroe vivente…" ridacchiò Hermione.
"Già, il paladino del bene. Verrò diseredata. Posso anche dire addio agli
orecchini di brillanti di mia zia Adelaide. E poi ci sei tu, e sappi che sei
irritante!"
"Ehi, che ti ho fatto?!"
Pansy sbuffò.
"Sarai pure tanto intelligente, ma ti comporti come una bambina. Ti ostini a
dire di non avere più nulla a che fare con Ron… e avresti il mio totale appoggio
più tutte le ragioni di questa terra, se però fosse vero! Fingi di essertelo
lasciato alle spalle e comportarti come nulla fosse, ma poi non riuscite nemmeno
a stare nella stessa stanza dieci minuti senza scannarvi. O saltarvi addosso,
dipende. Non immagini neanche quanto mi costi dirti queste cose, trattandosi di
Weasley, ma io credo che siate due cretini che hanno una fortuna immensa e ci
sputano sopra."
Hermione rimase di sasso.
"Fortuna?!"
"Sì, Hermione, fortuna. È comprensibile che tu sia arrabbiata con lui,
ma è anche evidente che tra di voi c’è ancora qualcosa… e io devo vederti
sprecare le occasioni in questo modo, solo perché un ventenne è stato un cretino
anni fa…"
"Ma io non…"
Ma ogni tentativo di interrompere la Parkinson risultò inutile.
"…Alla faccia di chi si accontenta di poche briciole."
Hermione era ammutolita. Da quando in qua Pansy Parkinson parlava in quel
modo? Dov’era la ragazza pratica, senza troppi grilli per la testa e decisamente
poco propensa alle romanticherie con cui era solita lavorare? Quella che le
consigliava di darsi alla pazza gioia un po’ più spesso non le avrebbe mai fatto
notare la fortuna di trovare la persona giusta, né tanto meno l’avrebbe incitata
a non farsela scappare.
"Pansy, con Ron ho chiuso molto tempo fa e non intendo tornare sulle mie
decisioni!"
"Non è quello che suggerisce il vostro comportamento" disse onestamente
l’altra. "Ma se ne sei convinta, fammi un favore, chiudila definitivamente.
Perché adesso ti stai solo impuntando per orgoglio e sei irritante. Ora però
basta che poi divento patetica, come se non avessi già i miei problemi…"
E si prodigò a sistemarsi la frangia un po’ lunga che le ricadeva sugli
occhi.
"Ma non ti lamentavi delle attenzioni di Harry?"
"Che c’entra, io e lui non siamo te e Lenticchia. E ora vado un attimo a
chiedere un documento a James…"
Si alzò con disinvoltura e uscì dalla stanza, mentre Hermione la guardò
impalata, con quella parola che le riecheggiava per la testa.
Fortuna…
--- --- ---
"Harry, dimmi che non l’ho fatto."
"Non l’hai fatto."
"Dimmi che non ho rifiutato l’esplicita richiesta di Hermione di darci
dentro. Dimmi che me la sono immaginata per via di quella roba di Neville."
"Te la sei immaginata."
"BUGIARDO!"
"Mi hai detto di non dirtelo!"
Ron si accasciò sul divano a peso morto.
"Sono diventato gay. Hai mica degli amici single da presentarmi? Che siano
decenti, però."
"Ron, per favore…" borbottò Harry stremato dall’amico.
Anche Pansy si fece sentire con un risolino.
"Ragazzi, tutta questa scena è fantastica… davvero, Weasley sei uno spasso."
E riprese a ridere. A piangere.
"Tu non infierire…" biascicò tetro il rosso.
…
Questa, in poche parole, era stata l’evoluzione della serata dopo che lui
aveva rispedito Hermione a casa (Merlino!), in uno slancio di orgoglio. Ma prima
o poi avrebbero dovuto incontrarsi.
Nell’atrio, in coda per la Metropolvere, Ron fu il primo
a notare la presenza dell’altra. Nel vederla avvampò come non succedeva dai tempi di Krum e, dribblando un paio di streghe,
cercò con eleganza di nascondersi dietro a un Auror grosso il triplo
di lui. Ovviamente, quelle due trovarono alquanto scortese che il ragazzo le volesse
superare e cominciarono a fargli notare la sua maleducazione. A voce
alta. Troppo alta perché Hermione, in coda per il camino attiguo, non se
ne accorgesse.
Colta dal panico più genuino tentò inutilmente di passare inosservata
portandosi la borsa davanti alla faccia, ma appena alzò furtivamente gli occhi
verso di lui i loro sguardi si incrociarono oltre la spalla di quella donna che
non sembrava voler star zitta. Entrambi viola come non mai, con il terrore
dipinto sui volti, avrebbero probabilmente preferito venire inghiottiti da un
provvidenziale squarcio apertosi nel terreno.
Ma poi, ecco comparire ciò che rendeva il loro rapporto speciale rispetto agli altri:
la spontaneità. Tra di loro, una volta superati gli ostacoli posti dai loro
caratteracci spesso in conflitto, tutto era maledettamente semplice. Naturale
come il sorrisetto che si scambiarono quel tardo pomeriggio, complice
l’imbarazzo.
Impalato a guardarla come non succedeva da troppo tempo, Ron aveva scordato
tutto. La strega che brontolava, dove si trovassero, la coda che aveva smesso di
seguire, le persone che li circondavano. Era troppo bello (e comodo, al fine di
posticipare l’inevitabile scontro) starsene così, a ridacchiare sotto i baffi,
entrambi prede di quattro guance bollenti.
Un uomo spazientito lo strattonò facendolo avanzare di qualche passo verso di
lei.
"Te la dai una mossa, Romeo?!"
Ok. È il momento di comportarsi da uomini.
"Ehm… ciao, Hermione" disse, passandosi una mano sulla nuca.
"Ciao."
Inspirare, espirare. Hermione doveva armarsi di coraggio e comportarsi da
donna matura.
"Ron, ascolta. Credo che dopo… l’altra sera, ecco, credo che noi…"
"Dovremmo parlare."
"Davvero, non so che mi sia preso."
Ron sfoggiò un sorriso a mezz’asta, doveva sdrammatizzare. "Beh, volevi
abusare di me."
"Povera vittima…" commentò divertita con gli occhi stretti. "Scherzi a parte,
sto seriamente cominciando a dubitare del mio equilibrio mentale perché un
comportamento simile non…"
"Se è per questo anch’io" la interruppe, sempre ghignando.
Lo scrutò un momento. "Credi che sia matta?!"
"Credo che lo siamo entrambi. Insomma, ti ho rispedito a casa."
"Oh, beh…" Hermione inarcò un sopracciglio, ma tornò presto seria. "E’ che
tra di noi tutto è sempre stato così, impulsivo. Ed è finita in un modo che ha
lasciato poco spazio ai chiarimenti, quando invece sarebbe stato meglio… almeno
per evitare… questo."
A sentir parlare di come era finita tra di loro, Ron venne colto da un
improvviso senso di colpa. Era stato lui a non concedere spazio ai chiarimenti
tempo addietro, comportandosi da perfetto imbecille. Ora se ne rendeva
perfettamente conto, ma allora… allora era solo un ragazzo che voleva fare le
proprie esperienze. Legittimo. A scapito di cosa, però?
Fece una piccola smorfia. "Mi dispiace, Herm. Davvero."
Lei chiuse gli occhi e sorrise. "Sei stato uno stronzo, viscido e
bastardo e ho solennemente giurato di odiarti." Ron spalancò la bocca a sua discolpa,
ma lei gli impedì di parlare. "…Ma ora non voglio le tue scuse, non più. Le
nostre vite hanno preso una loro piega e mi basta ritrovare un equilibrio,
perché mi sembra evidente che sia andato a farsi friggere da un pezzo."
Lui corrugò la fronte, restando silenzioso.
"Forse è stato giusto così," aggiunse la ragazza. "Bisogna pur fare le
proprie esperienze…"
…Prima di capire che la persona giusta ce l’abbiamo da sempre sotto il
naso.
"Forse" rispose lui.
Poi, veloce come si era spento, quel sorriso tornò a illuminargli il viso.
"Mi hai ordinato di fare sesso" ridacchiò.
"Non è il caso che rigiri il coltello nella piaga…"
"Ti sei tolta la maglia con uno sguardo da pazza e mi hai detto di darmi una
mossa."
"Ronald! È già abbastanza imbarazzante così…" ma non poté fare a meno di
unirsi alle sue risate, perché era certa che quella serata se la sarebbero
ricordata per il resto dei loro giorni. Si nascose il volto tra le mani. "Ti ho
anche detto di saltare inutili preliminari o sbaglio?"
"Non sbagli…"
E due giovani continuarono a ridere, nel bel mezzo dell’atrio del Ministero.
Finché lui non estrasse qualcosa dal portafoglio e gliela porse.
"Pensavo di mandartela via gufo, ma ora che siamo qua… credo che sia tua."
Hermione strinse tra le mani quella vecchia fotografia, assolutamente
immobile, che li ritraeva assieme nel giardino di casa sua; una delle poche
volte che lui era andato da lei. Era uno di quegli scatti fatti a tradimento da
sua madre con la scusa di finire il rullino: lui di profilo occhieggiava curioso
verso la macchina fotografica e lei esibiva all’ obiettivo un sorrisetto
leggermente scocciato, ma molto ben riuscito.
Lui adorava quella foto, così gliel’aveva regalata.
…
"Ma che ci trovi di così speciale? È noiosa e statica, come diresti tu."
"Sì, ma un sorriso di solito dura un attimo e poi svanisce… mentre ogni volta
che la guardo sei sempre lì a sorridermi. E hai un sorriso stupendo… dovresti
farlo più spesso."
Lei gli carezzò il viso. "Ronald, se questo tuo elogiare un manufatto babbano
non mi ricordasse tuo padre, mi avresti commossa. Hai detto una cosa molto
bella… ok, mi sa che mi commuovi lo stesso."
…
Alzò il viso verso di lui.
"Ce l’hai ancora?!"
"Pensavi che l’avessi buttata? Lo sai che la adoravo…"
"Sì ma…"
"HERMIONE! Sei ancora qui?! Quando non ti ho visto alla banca ho deciso di
venirti incontro."
La ragazza si voltò e vide Dave avvicinarsi a passo spedito, rendendosi conto di essersi
totalmente dimenticata di avere un appuntamento con lui dopo il lavoro. Si scambiarono
un veloce bacio sulle labbra, poi lui la afferrò sotto braccio e salutò Ron, che
ricambiò impassibile. Dopo qualche frase di circostanza e veloci commiati i due
si incamminarono verso un camino. Hermione si voltò un ultima volta verso di
lui, fissandolo da dietro una spalla.
Due cretini che hanno una fortuna immensa e ci sputano sopra…
"Mi spiace. Volevo solo che lo sapessi" ribadì Ron alla
fine mentre li guardava allontanarsi. Lei ricambiò abbozzando un sorrisetto che aveva
tutta l’aria di un: ‘Lo so, spiace anche a me’.
…Alla faccia di chi si accontenta di poche
briciole.
Nah,
sciocchezze.
Ma ci sarà un souvenir che ci
riporterà solo certi momenti. E sarà un bel souvenir una fotografia, una
canzone fra i denti. Ma ci sarà un souvenir che ci commuoverà fino a
farci contenti. Tieniti il tuo souvenir da mettere poi via ridicendoti
‘avanti’
Ligabue - Souvenir
Mi scuso se questo
capitolo non mi è venuto bene... sarà che manca di cretinismo ma non mi
soddisfa. Consapevole però che meglio di così non avrei potuto fare, lo posto lo
stesso. Dite che rischio di cadere nello zucchero?!
Comunque,
lasciatemi dire che sono commossa per il successo riscosso
dall'orticello di Neville, e ora studierò qualcosa per reinserirlo. Vi prego non
ditemi che nessuno ci aveva mai pensato, che poi mi sembra di essere una
depravata! XDXDXD!
Vorrei
salutarvi a uno a uno, ma sono un po' di fretta (e assonnata...) perciò, un
CIAO! a tutti, e in prticolare a: karmygranger,
robby, brilliant, funnynurse, hermron , soni67, flyingstar16 (te lo dico
subito: niente harry/ginny per me, non mi piacciono. Ma lui e pansy sono
più che altro un contorno, il fulcro è un altro!), pazza wendy, marycry,
herm90 (ron marionetta non sarebbe male... obiettivamente, anche se è
un po' più piccino di me, tra gli attori Grint -è lui giusto?- è il più caruccio
con la crescita), nico (però i calzettoni bianchi sfigurano un
po', non credi?).
Un bacio a tutte/i
(nel caso qualche maschietto leggesse...),
Goldfish!
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Capitolo 8 *** Wish you were here ***
prova
8. WISH YOU WERE HERE
We're just two lost souls swimming in a fish bowl, year after
year, Running over the same old ground. What have we found? The same old
fears. Wish you were here.
Pink Floyd
- Wish you were here
Sono
tutte scemenze… la fortuna, la persona giusta… non dovrei neanche pormeli, certi
problemi.
Sto bene con David, mi piace. È
un ragazzo intelligente, carino, ci parlo volentieri e quando vuole sa anche
ascoltare. Quando vuole, logico, perché come tutti gli uomini è un po’ limitato
in questa facoltà… ma non mi posso lamentare.
E poi non mi può
deludere, perché da lui non mi aspetto nulla in più di quanto già non mi dia.
Niente aspettative, niente
delusioni.
Hermione pensava a questo quella
notte, quando non riusciva a prendere sonno. Sdraiata di lato con la testa
poggiata ad un palmo, guardava il ragazzo che le dormiva beatamente accanto.
Perché David era il suo ragazzo, ed era giusto che fosse così, che si trovasse
lì.
Chiudere
definitivamente. Era ovvio che la storia del fare sesso con Ron per levarselo
dalla testa era una cretinata mostruosa, anche perché temeva seriamente che alla
fine si sarebbe fatta prendere la mano e ci sarebbe ricaduta di nuovo. Come
sempre.
Loro due non
avevano mai fatto solo sesso.
All’inizio era
stato il trasporto per qualcosa a lungo atteso e costantemente rimandato.
Poi la tenerezza di un sentimento improvviso e sconosciuto, totalizzante. E
col tempo, alla tenerezza e al trasporto si erano aggiunte le
risate. Perché loro ridevano, Merlino se ridevano; in un modo che qualcun
altro avrebbe forse trovato offensivo. Per tutto, dai suoi capelli che si
impigliavano nella zip del maglione, al solletico che le facevano i baci sul
collo. Dalle volte che lo aveva preso in giro per il petto stile bambino di otto
anni, a quando lui le faceva candidamente notare come la sua biancheria
scoordinata fosse tutt’altro che sexy.
Sin dalla prima
volta, era tutto troppo naturalmente semplice perché fosse solo sesso.
David si
agitò un po’ nel sonno.
Era bello. Non aveva
difetti eclatanti, lui. Non era particolarmente zuccone e neanche troppo permaloso.
A volte eccedeva un po’ in cinismo, ma quella era una cosa che avevano in comune
e le stava bene. Non diventava violentemente rosso alla prima avvisaglia di
imbarazzo. Non era geloso di un
nonnulla.
Magari era un po’
troppo sicuro di sé. Forse troppo superficiale, ma chi non lo è? Anche lui lo era…
Non è Ron, è
questo il punto.
Stufa di questi sproloqui
mentali, si alzò da letto e uscì dalla sua stanza per andare a bere. Fu stupita
di trovare Jennifer, la sua coinquilina 'random', in casa e sveglia, impegnata a
tingersi di viola le unghie dei piedi circondata da candele profumate. Il tutto
alle tre di notte.
"Jennifer? Sei a casa?!"
"Embè? Tu sei con uno…"
Andiamo bene…
Hermione scrollò la testa e si
versò un bicchiere d’acqua.
"Sai," disse l’altra,
arricciando il naso di fronte al colore dello smalto e trasformandolo in un
rosso intenso con un colpo di bacchetta. "Devo dire che ti sto rivalutando.
Credevo fossi una tutta bacchettona, acida e semprevergine, ma mi sbagliavo.
Prima quel tipo con gli occhiali, adesso questo qua…"
"Innanzitutto
questo qua è il mio unico ragazzo, ora come ora. Poi
Harry, il ‘tipo con gli occhiali’, è un mio amico…"
L’altra non la considerò di
striscio. "...Senza contare il rossino che è passato qualche giorno fa, quando non
eri a casa. Sono piacevolmente sorpresa."
Hermione sbuffò. "Ma perché devo
essere circondata da pazz… CHE COSA?! Chi è passato? Quando, dove e perché non
ne so niente?" sbraitò. Non era possibile. Non erano così tanti i rossi che
potevano passare da casa sua. "Ripeti quello che hai detto. Chi mi ha
cercata?"
Jennifer alzò lo sguardo
perplessa. "Un tal Rod. Caruccio… No, non si chiamava Rod. Forse era Rob…
aspetta, ci sono! Ron!"
L’altra strabuzzò gli occhi
planando sul divano a fianco a lei. "E…" la incoraggiò a proseguire.
"E niente. Era passato per
vedere se fossi in casa, io gli ho chiesto che cosa voleva ma lui ha detto
niente di importante, che era solo un tentativo. Al che gli ho domandato se
voleva entrare e aspettarti, ma ha preferito andarsene…"
Hermione cadde vittima di uno
slogamento di mascella. "Ron è passato di qua? Oh, cazzo…" commentò amareggiata;
poi tornò in sé. "Scusa, ma avresti fatto entrare in casa un perfetto
sconosciuto?"
"Mi ha detto che è un tuo
amico!"
"E gli hai creduto?!"
"Hermione, rilassati…" quindi,
sbuffando, le porse una sigaretta. "Vuoi?"
"Non fumo."
"Guarda che questa è una radice
essiccata fantastica, la coltiva un mio amico. Naturale e soprattutto non illegale…" se ne accese una e la contemplò
compiaciuta stringendola tra le dita. "Cavolo, Nev è prodigioso quando
ci si mette…" aggiunse sottovoce.
Ma Hermione era troppo sovrappensiero per captare il nome
dell’uomo dal pollice verde. Dopo essersi fatta un appunto mentale per ricordarsi di
parlare a Jennifer di una cosa chiamata sicurezza, tornò in
camera sua, sconcertata da quella rivelazione. David, che aveva notoriamente il
sonno di una pesantezza devastante, dormiva sempre come un sasso. Si passò le mani tra i
capelli.
Ma che cosa ci
faccio qua? Cosa ci fa lui qua? Per aver soltanto saputo che Ron mi ha cercata sono
rimasta scioccata...
Mi sto illudendo,
non riuscirò mai a voltare pagina. Non ci riuscivo prima,
figuriamoci adesso che lo vedo quasi tutti i giorni.
Posò lo sguardo sulla borsa che
giaceva su una sedia vicino al letto, la prese e lentamente ne estrasse la foto
che era ancora là dentro. In quei giorni non si era ancora presa
la briga di toglierla, di guardarla. Fece scorrere un indice lungo i loro
profili impressi nella carta.
Non posso prendermi in giro.
Dannazione, che cos’avrai di
tanto speciale, eh Ron?
--- --- ---
Nello stesso istante, un ragazzo
dai capelli rossi era sdraiato sopra le coperte del suo letto, con le mani
dietro la testa e ancora vestito. Fissava il soffitto della sua stanza da un
tempo imprecisato tanto che, nonostante il buio, riusciva a scorgerne persino le
crepe nell’intonaco.
L’ho persa. Ormai
non ho più speranze con lei.
Non mi
vuole.
Lei si merita uno mille volte
meglio di me… è speciale, e io sono talmente normale da risultare
invisibile.
Cazzo.
Ora mi faccio un panino.
Si alzò di scatto e si diresse
in cucina. Nel prendere tutto l’occorrente per farsi un sandwich triplo strato
con wurstel, senape, ketchup, prosciutto, tonno e lattuga fece un discreto
baccano, tanto da svegliare il suo coinquilino, che si affacciò dalla sua camera
con una faccia memorabile.
"Ron, che cacchio fai?"
strillò.
"Sono depresso e avevo bisogno
di un panino."
Harry guardò
disgustato quella roba abominevole che l’altro masticava con gusto alle tre di
notte, quindi si sedette al tavolo, di fronte a lui.
"L’ho persa per sempre. Non ne
vuole più sapere di me…"
Ci risiamo. Mi sembra di essere
ritornato a scuola, con questi due.
"Per favore, non dire stronzate.
Mi pare evidente che tra di voi…"
"PALLE!" sbottò Ron. "Ormai ha
deciso, preferisce quell’idiota… e forse fa bene. Insomma, io sono stato uno
stronzo, e lei mi odia, e lui lavora alla Gringott’s, e sarà pure pieno di
soldi, e io non ho niente, e tra l’altro sono un emerito…
"Smettila!" lo zittì Harry.
"Ron, guai a te se rincominci ad autocommiserarti come una volta, perché non
credo di reggerti! Perché invece non cerchi di darti da fare?"
"Ma non mi vuole!"
piagnucolò.
"Sì, e io ho due zii che
mi adorano…" rispose con sarcasmo. "Io non ce la faccio più! Voi due siete,
e sarete sempre, Ron e Hermione! È un dato di fatto…
e poi non mi hai detto che vi siete baciati?"
"Ma era una
situazione particolare…"
"Niente ma. Ora io torno a letto
e guai a te se mi tocca rifarti ancora una volta questi discorsi.
‘Notte."
Detto questo si alzò di scatto
dalla sedia e si diresse verso la sua stanza; poi fece retro front e si preparò
in silenzio un panino simile a quello di Ron, che lo fissava perplesso.
"Ormai mi sono
svegliato!" ringhiò.
--- --- ---
Qualche giorno
dopo, Ron era ancora un rottame.
Nonostante i suoi capelli fini
stessero normalmente composti, quel pomeriggio riusciva ad avere una chioma
da fare invidia a Harry. E passare il sabato a casa, in boxer e maglietta della
salute bianca, di certo non faceva onore a un ventenne fatto e finito.
Spaparanzato sul divano con una
ciotola piena di dolciumi vari in grembo, seguiva con lo sguardo passivo Harry
fare avanti e indietro per la stanza.
"Ti rendi conto che sarà un mese
che esco con la Parkinson?"
"Io l’amo."
"Cioè, è Pansy
Parkinson."
"Ho perso la donna della mia
vita."
"Voglio solo farmi due risate,
con lei… divertirmi!"
"I nostri bambini sarebbero
stati belli e intelligenti."
"E’ la ex di Malfoy!"
"Hermione è speciale; e
spiritosa, e..."
"…Ed è qua sotto" disse
Harry, interrompendo il non-dialogo. Ron scattò a sedere.
"CHI?"
"Hermione." Il moro indicò con
un cenno della testa la finestra, al di fuori della quale si stagliava la figura
di Hermione che si avvicinava a passo deciso verso casa loro.
Panico: non
poteva di nuovo farsi trovare seminudo.
Mentre Harry andava ad aprire
alla porta, Ron scavalcò il divano e si catapultò al volo verso la sua
stanza; inciampò impietosamente nei pantaloni che stava
cercando di indossare e si infilò il primo maglione che gli capitò
sottomano. Quando tornò in salotto vide l'amico guardare con un'espressione
terrorizzata alternativamente lui e la ragazza ancora sulla porta, per poi
smaterializzarsi borbottando scuse imprecisate. Ah, l'amicizia.
"Ci-Ciao!"
balbettò Ron, richiudendosi la zip del pullover (marrone!). Lei lo guardò
perplessa.
"Ciao, Ron. Disturbo?"
"NO!" urlò. "Cioè, no…
assolutamente. Entra! Se vuoi, dico… sennò stiamo sulla porta."
Ronald Weasley, anni
dodici.
La ragazza entrò in casa ma
senza allontanarsi troppo dall’uscio, e saltando tanti preamboli gli porse la
famigerata fotografia. "Ecco, volevo renderti questa."
Lui la fissò,
mentre una leggera smorfia andava a storcergli la bocca.
"Ma è tua…"
"Voglio che la tenga tu."
"Davvero, non so se..."
"Te l'ho regalata,
tienila."
"Ma..."
"Ron!" lo interruppe con
fermezza. "Ora tu prendi quella foto, te la ficchi in tasca, e chiudi quella
boccaccia una volta per tutte."
Lui la guardò un po' cupo. "Cosa
direbbe il tuo ragazzo se ti sentisse parlare
così?" la provocò.
"Quello che direbbe Dave non ti riguarda,
sono cavoli miei."
"E invece no! Io non ci capisco
più niente, certi giorni sei così... mentre altri..."
"Ma mi dici che ti costa?
E' solo una stupida foto!" sbottò Hermione. "E se ti dà così fastidio, fanne
pure quello che vuoi. Buttala, bruciala, rispediscimela..." e dicendo
questo fece per afferrare la maniglia della porta, ma lui le bloccò un
braccio.
Non
me la lascerò scappare di nuovo.
"Aspetta..."
"Lasciami andare..." si lamentò
stancamente.
"Dimmi perché.
Perché mi hai cercato. Perché ti sei
fissata con questa foto."
Perché
per quanto sottile, quel ricordo è l'ultimo filo che ancora ci unisce.
Spezzarlo, spezzerebbe anche me.
Attimi interminabili passati a
squadrarsi negli occhi, senza il coraggio di dirsi nulla. E la consapevolezza che tanta determinazione si era
miseramente sgretolata come un castello di carte con un leggerissimo soffio di
vento.
Sempre silenzio.
Basta,
ora decido io, pensò il ragazzo. Improvvisamente, Ron afferrò sciarpa e
cappotto, li indossò in un nanosecondo e, trainandola per un braccio, la
trascinò di peso fuori di casa.
"Ron, che fai? Dove mi porti,
io..." protestò Hermione.
"Seguimi!"
"Ron!"
Lui si bloccò e la guardò
serio.
"Hermione, non costringermi a
smaterializzarti in giro a tradimento."
Dopodiché increspò
leggermente le labbra, e lei non potè
non farsi convincere da quel sorrisetto.
Merda.
TANTI AUGURI A ME, TANTI AUGURI A
ME,
TANTI AUGURI A BEATRICE,
TANTI AUGURI A MEEEE!!
Domani compio 24 anni. Gulp, già?!
visto che non sarò a
casa, ho finito il chap in tempo e me lo sono dedicato oggi!!
spero che non sia venuto male...
Forse
avrei preferito regalarmi una di quelle parentesi
squisitamente stupide che mi piacciono tanto, ma la storia era giunta a questo
punto, ahimé. E nel complesso non mi dispiace, ogni tanto bisogna pure lasciarsi
andare alla dolcezza (e se lo dice un limone inacidito come me...)
PS: non mettetecivi pure voi a dirmi che sono vecchia e devo
smetterla con queste cose! Primo, perchè già c'è il mio tipo che mi
piglia per il cu... (grrr! Però smack!smack!). Secondo, perchè non è
che non faccio altro... cioè,
c'è chi ha l'hobby del punto croce: io scrivo fan fictions!
Anyway. Lots of thanks (veloci, onde non rischiare
di stramazzare al suolo - sono distrutta stasera, davvero!) to:
karmygranger, funnynurse, hermron, Alessandra (Ehi, bella! Ci
si sente di nuovo!), flyingstar16, Nico, robby, brilliant, Herm90,
soni67 .
Un bacio a
tutti... siete forti! (e avete notato il secondo cenno all'orticello fai da
te del buon Paciok? Il mio crevellino atrofizzato scricchiola e elabora...
XD)
Bea -
goldfish.
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Capitolo 9 *** Una situazione bizzarra ***
prova
9. UNA SITUAZIONE BIZZARRA
"Ciao, Parkinson."
La ragazza, che di sicuro non si aspettava una sua visita, lo guardò
perplessa da dietro la frangia. Aveva gli occhi lucidi e il naso rosso, era
struccata, tratteneva i capelli con una pinza ma lasciandoli comunque liberi di
spettinarsi ed era vestita in maniera decisamente comoda; a vederla non si
sarebbe mai detta una fashion-victim incallita. Piuttosto sembrava una persona
estremamente raffreddata.
"Botter?"
"Non sapevo dove andare, e ho provato a vedere se fossi in casa."
"Bai sentito barlare del Nottetembo, il bus ber i baghi allo sbaddo?"
"Tutto bene?" chiese lui.
"Sto balissibo… Vattede!" piagnucolò tirando su col naso.
Ora, tralasciando il fatto che si trovava in condizioni pietose e non
avrebbe voluto farsi vedere neanche da sua madre (che l’avrebbe pesantemente ammonita
per essere orrendamente sciatta, tra l’altro), aveva i suoi motivi per innervosirsi.
In primo luogo, quello stava cominciando a prendersi un po’ troppe libertà
con lei, tipo piombarle in casa senza preavviso: una cosa era andare a letto
assieme, un’altra frequentarsi quando uno dei due era in uno stato terrificante
a causa di un’influenza chiaramente incurabile. Secondo, tutta quella
storia nel suo complesso le stava decisamente sfuggendo di mano.
Male, molto male.
"Posso fare qualcosa per te?" ridacchiò Harry, vedendola in quello stato. "Se vuoi
ti preparo un…"
"DO! Dod ho bisogno di nessudo, io!"
In effetti avrei proprio bisogno di San Potter da schiavizzare, nelle mie
condizioni… ma devo resistere!
"Beh, non si direbbe… secondo me ti farei comodo" ghignò.
"Ho detto di DO!" insisté lei. "Dod devi sembre fare l’eroe, San Botter!"
"Ma perché sei così zuccona?!" chiese esasperato il ragazzo.
"Berché… non vorrei che bensassi che abbiabo una..." a questo punto la
ragazza si fermò un attimo per starnutire fragorosamente, quindi si soffiò il
naso, emise un rantolo sofferente e poi riprese il discorso. "…Uda relaziode e
che bossiamo contare l’udo sull’altra, sai…"
"Non ti preoccupare, noi non abbiamo niente! Mica sono caduto così in basso!"
disse lui scocciato.
"Vaffancudo!" e con le ultime forze rimaste gli tirò un calcio stizzito in
uno stinco.
Harry era allibito (e dolorante). Quella donna era una vera matta.
"Ma se hai cominciato tu, con la storia della non-relazione!"
"Ba tu sei Harry Botter… e i brillanti di bia zia bi piacciodo tanto…"
"Parkinson" disse facendosi serio, "io ho bisogno di asilo politico per
lasciar soli Ron e Hermione e tu hai bisogno di qualcuno che ti prepari un
infuso. FAMMI ENTRARE!"
E fu così che anche lei dovette rassegnarsi alla dura verità.
--- --- ---
…Nel frattempo…
Ron si bloccò e la guardò serio.
"Hermione, non costringermi a smaterializzarti in giro a tradimento."
Dopodichè increspò leggermente le labbra, e lei non poté non farsi
convincere da quel sorrisetto. Per quanto avesse cercato di conservare la sua
fermezza di facciata, lo sapeva benissimo fin dall’inizio che sarebbe andata a
finire così: altrimenti non si sarebbe presentata alla sua porta.
"Sì ma…" cercò inizialmente di protestare senza troppa convinzione, poi
sbuffò. "Almeno non mi stritolare il polso."
"Oh, scusa…"
Si fece condurre fino a Diagon Alley, lo seguì dentro al Paiolo Magico e
assieme ne uscirono dall’altro lato, sbucando dal nulla nella Londra babbana. Una
massa di passanti, tutti rigorosamente di fretta, li circondava ignorandoli:
dove avessero sempre da correre pure di sabato pomeriggio non l’avrebbe mai
capito neanche lei, babbana di origini!
"Ron, che ci facciamo qua?!" domandò stupita mentre lui la conduceva verso
nessun luogo in particolare, dal momento che in quella parte della città si era
sempre perso.
Lui si bloccò e si voltò verso di lei.
"Beh, innanzitutto ho notato che se ci troviamo in posti affollati tendiamo a
essere più equilibrati… civili, ecco. Poi in mezzo ai babbani non posso
lanciarti uno Stupeficio, tu non puoi pietrificarmi o robe simili e non
rischiamo di farci del male. Perché insomma, io non mi sono ancora scordato dei
tuoi incantesimi punitivi."
Hermione fece la finta offesa. "Mi dipingi come una violenta."
"Beh, a volte lo eri" ridacchiò Ron, prima di proseguire. "Poi c’è il tuo
senso del dovere, che non mi lascerebbe mai a perdere in questa zona della
città. E infine… ecco, eri solo tu quella che mi portava da questa parti. È una
cosa nostra…" concluse abbassando un po’ lo sguardo.
La ragazza si rattristò leggermente di fronte ai ricordi che le aveva
risvegliato nella mente, improvvisi e prepotenti. "E secondo te io mi sono
davvero dimenticata di come era tra di noi, di cosa facevamo? Non potrei mai, mi
fa male pensare che tu creda una cosa del genere."
Lui alzò il viso e la fissò. "Non lo credo. Solo non mi capacito di come puoi
far finta di niente."
"Io non faccio finta di niente! Cerco solo di andare
avanti…"
"Mia madre dice che, a volte, per andare avanti bisogna tornare indietro"
commentò lui dopo qualche istante, lasciandola senza una risposta adeguata e
consapevole che era stato in grado di avere l’ultima parola.
Guardare indietro per andare avanti.
"Ron, io…" ma lui la interruppe, indicando un punto alle spalle di Hermione.
"Che stanno facendo quelli là, sciano?"
La ragazza si voltò verso una pista da pattinaggio all’aperto, di quelle
allestite durante l’inverno. Sorridendo, tornò a guardarlo mentre scrutava
quelle persone che sembravano divertirsi parecchio. "No, Ron. Per sciare si va
in montagna e si scivola sulla neve, con gli sci. Loro stanno pattinando. In
pianura, sul ghiaccio, coi pattini" spiegò. "Ma tornando a noi…"
"Sembra divertente" proseguì, sempre osservandoli da lontano.
"Beh, lo è. Da piccola ci andavo abbastanza spesso. Ma stavamo dicendo…"
Lui tornò a guardarla, posandole le mani sulle spalle. Non era stupido,
sapeva benissimo che stavano affrontando un discorso serio, caro a entrambi, e
che l’avrebbe estremamente innervosita con quelle interruzioni fuori luogo. Ma
aveva anche capito che così facendo non sarebbero mai arrivati a nulla: loro due
potevano andare avanti per ore a discutere su qualcosa senza che nessuno cedesse
per primo. Troppo orgoglio e troppa testardaggine da parte di entrambi.
"Hermione, sinceramente, non ho voglia di continuare a parlarne. Lo sai
perfettamente che potremmo continuare a blaterare all’infinito senza arrivare da
nessuna parte. Perché invece non mi insegni a pattinare? Voglio provare!"
Inizialmente lei parve un po’ offesa per venir zittita
in quel modo, ma ripensandoci non aveva neanche tutti i torti. Quante volte si
erano infossati in discussioni che non avevano mai portato una conclusione?
Troppe. Per una volta poteva passarci sopra.
"Vuoi che ti insegni a pattinare sul ghiaccio?!"
"Andiamo!" e la spinse in direzione della pista.
Questa volta Hermione non oppose resistenza, perché nemmeno lei ne aveva
più voglia. Non aveva più voglia di discutere, non aveva più voglia di imporsi
cosa dire e come comportarsi, non aveva più voglia di fingere. L’unica cosa che
voleva, in quel momento, era lasciarsi guidare da quel ragazzo che la stava
trascinando verso una pista da pattinaggio senza neanche sapere di che cosa si
trattasse con esattezza; un ragazzo al quale non riusciva a scollare gli occhi
di dosso.
Hermione scoprì che assecondarlo fu quanto di più saggio potesse fare
quel pomeriggio: non passava un paio d’ore spensierate e divertenti da così
tanto tempo, che quasi non si ricordava cosa volesse dire.
Una volta noleggiati un paio di pattini si gettarono in mezzo alla mischia.
Lui arrancò istantaneamente in direzione del bordo pista, mentre lei, dopo i
primi minuti necessari a riadattarsi a qualcosa che non faceva dall’età di
undici anni, si unì al gruppo di persone che scivolavano sul ghiaccio. Libera,
ecco come si sentiva. Di tanto in tanto si voltava verso di lui, che sembrava
aver stretto una profonda amicizia con la lastra di ghiaccio per un verso, e il
corrimano per l’altro.
"Ron, fai pena!" gli rise in faccia, avvicinandosi mentre giaceva a terra per
l’ennesima volta e squadrandolo dall’alto al basso.
"Ma è una cosa assurda… vorrei sapere dove le pescano certe trovate, i
babbani!" brontolò stizzito dopo l’ennesima caduta.
"Sei tu che hai voluto provare…" infierì, prima di allontanarsi di qualche
metro e dedicargli una linguaccia divertita.
Era bellissima quando rideva. Nel constatare quella palese verità,
Ron riuscì quasi a mettere da parte l’orgoglio ferito per la sue scarse doti
di pattinatore e il dolore che cominciava a farsi sentire con insistenza sul sedere,
e le sorrise a sua volta. Ma quando vide un bambino di otto o nove
anni sfrecciare davanti a lui con una risatina, il permaloso annidato in lui fece
capolino: con le orecchie di un rosso deciso per l’onta subita, si rialzò in
piedi con un colpo di reni e afferrò traballante la balaustra mentre Hermione lo
raggiungeva, porgendogli la mano.
"Su, dammi la mano… il segreto sta innanzitutto nel non guardare per terra. E
scrostati da quella ringhiera!"
Ron si lasciò guidare, seppur consapevole che lei sarebbe salita in cattedra
all’istante. Ma avrebbe sopportato di tutto, stringerle la mano in quel modo
bastava ad annullare quanto a volte potesse essere irritante, con i suoi toni da
maestrina. Quel contatto a lungo cercato era troppo bello per metterlo a
repentaglio.
"Tieni la schiena dritta. Non trascinarti come un salame, Ron! E
scivola sul ghiaccio, non tentare di camminarci sopra… sei troppo
rigido!"
"Che palle, Hermione, sembri quel generale della McGranitt!" imprecò, seppur
divertito.
"Se era un’offesa non ci vedo niente di male…" rispose la ragazza, alzando un
sopracciglio.
Lentamente, anche lui prese un certo ritmo, senza più limitarsi a farsi trascinare
da lei. Magari il suo stile non era proprio uno splendore ma per lo meno
sembrava avere ingranato un'andatura.
"Sono o non sono un fenomeno?!" constatò smagliante.
Hermione sorrise. "Oh, sì… la prossima porta ti porto in bicicletta."
"In che?"
"Lascia stare, va’…"
ridacchiò. Lui, nel tentativo di dimostrare la sua propensione atletica, cominciò
spingere per accelerare l’andatura.
"Ron attento a che fai…"
"Ho tutto perfettamente sotto control..."
Ma non riuscì a terminare la frase, perse l’equilibrio e si ritrovò a terra
trascinandosi dietro la ragazza che ancora stringeva per mano. Hermione prima
gli urlò qualche cosa di imprecisato, poi scoppiò a ridere e si rialzò con
facilità.
"Aspetta, ti aiuto a rialzarti…" lui le afferrò il braccio che gli aveva
allungato, ma solo per attirarla di nuovo verso il basso.
"Brutta carogna che non sei altro!" brontolò dopo essergli rotolata addosso.
E risero ancora, di nuovo, come se non riuscissero a fare altro quel pomeriggio.
"Era il minimo, stavi diventando insopportabile!" si giustificò rialzandosi titubante e afferrando la
ringhiera.
"Sei un infantile, prepoten…"
Fu allora che arrivarono le sue labbra a zittirla, inaspettate e improvvise.
Non si trattava dello stesso tipo di bacio che si erano scambiati tempo prima
al Ministero, carico di rabbia e di trasporto. Questa volta era stato un bacio
soffice, ‘leggero’ come leggero era stato tutto quello spensierato pomeriggio
passato assieme. Delicato e al tempo stesso intenso, come solo lo sfiorarsi
delle loro labbra fresche poteva essere. Lei fece appena in tempo a carezzagli
una guancia arrotolando un indice a una ciocca dei suoi capelli che subito si
staccarono, per proiettarsi vicendevolmente addosso quegli sguardi. E finalmente
ritrovò quel blu così disarmante in cui tante volte si era persa, e di cui non
si sarebbe mai stancata.
"Hermione, mi spiace, io…"
Lei gli chiuse la bocca con un indice e sorrise appena. "Non dire altro."
"E Dave?"
Sorrise un po’ più apertamente, adesso. "Dave chi?" sussurrò, prima di
strofinare il naso contro il suo cercando di nuovo le sue labbra. Il ragazzo
inizialmente sorrise appoggiato alla sua bocca, ma ben presto il sorriso svanì e
la attirò di più a sé per la nuca, assaporando di nuovo quel sapore che tanto
gli era mancato, che aveva cercato altrove un sacco di volte, senza mai
trovarlo.
Era una situazione quantomeno bizzarra.
Un mago e una strega a baciarsi appoggiati alla balaustra di una pista da
pattinaggio, circondati da babbani che scivolavano tutt’attorno divertiti.
E intanto quelle persone sembravano dissolversi lentamente una dopo l’altra,
ed erano solo loro due.
E ho guardato
dentro un'emozione e ci ho visto dentro tanto amore che ho capito perché
non si comanda al cuore.
E va bene così...
senza parole...
Vasco Rossi - Senza
parole
UAAAH! CHE VE NE PARE?! L’HO SCRITTO ABBASTANZA DI GETTO TRA SABATO MATTINA E
DOMENICA… E A ME TUTTO SOMMATO GARBA. COSA MOOOLTO RARA VISTO CHE SONO TRA LE
PERSONE Più AUTOCRITICHE CHE ESISTANO.
VENENDO A NOI… INNANZITUTTO VI RINGRAZIO
PER GLI AUGURI DI COMPLEANNO… E POI, SONO SBALORDITA DI QUANTE IN ETA’
‘PENSIONABILE’ (XDXD) CI SIANO LA’ FUORI! IO CREDEVO DI ESSERE LA PIù VECCHIETTA (O QUASI) A
SOFFRIRE DI QUESTA SPECIE DI MANIA COMPULSIVA PER HARRY POTTER… CHE BELLO!
UN SALUTO SPECIALE, COME AL SOLITO, A
Funnynurse (wow, una coetanea,
forte! E grazie per i complimenti che, considerando che la tua storia è davvero
bella –ed è già tra i preferiti-, mi fanno ancora più piacere! Ciao e alla
prossima, spero), robby (i mix di idiozia e dolcezza a me piacciono da
matti… ed è vero, Ron e Hermione sono esattamente così! PS: "Neville’s garden
rules!"), Mary Cry (…e io ho il vizio di leggere i libretti delle
istruzioni degli elettrodomestici, ma solo dopo che ho imparato a usarli da
autodidatta, ovviamente scervellandomi! Sono matta, visto?! Ciao!),
Starnight (grazie per i complimenti, spero ti piaccia sempre… w l’hobby
delle fanfictions!), Alessandra (ehi, siamo quasi coetanee! Che bello! mi
consola sapere che non sono la più vecchia con questa fissa… anche se gli anni
si fanno sentire. Pensa, mercoledì sera sono andata a mangiare fuori e lungo la
strada del ritorno, alle 1130 –che taaaaardiii-, sono piombata in macchina come
un sasso. Ah, la vecchiaia! PS: piaciuto il cap? un bacio!) ,
karmygranger (ciao! Altro che bastoni e dentiere, potremmo organizzare un
bel torneo di canasta on line… -sbaglio o ci giocavano nel telefilm della tata
Francesca, quello con la zia Assunta troppo kitsch?! Mah…- cmq, spero che la mia
storiella continui a piacerti! Ma tu prosegui con la tua, che già ho pronto il
succo di limone per riequilibrare gli zuccheri prodotti leggendola! *_*! Ciao!),
Nico (come vedi, Hermione capitola… scusa, tu che avresti fatto?! È
ronnino-carotino, andiamo! E Neville… ebbene sì, finita la scuola ha deciso di
darci un taglio con la reputazione da sfigato e si è rifatto un’immagine da no
global flower power! XDXD! Ciao!), flyingstar16 (Ron raramente ha delle
idee, ma quando succede… Piaciuto il capitoletto pattinante?! Io quei due li
vedo così… dolci ma anche buffi! spero continuerai a leggere!), hermron
(grazie degli auguri… sono contenta che il capitolo scorso ti sia piaciuto.
Questo? Non è troppo mieloso, no? Il giusto… bye!), merryluna (tesoro!
Come ho già detto nella mia rece, sapere che anche questa storia ti piace mi fa
troppo piacere! Draco e Lavanda… ok, è un po’ assurdo. Più che altro la prima
cavolata che mi è venuta in mente. Ma Lav-Lav arrampicatrice sociale che mira
all’eredità dei Malfoy mi faceva troppo ridere! E l’orto… chiamami depravata, ma
è la prima cosa che mi è venuta in mente, quando è saltata fuori la passione di
Nev per le erbe! XDXD. Un bacione e mi raccomando, vai avanti con la tua storia!
Ciaooo), Herm90 (ciao! Come vedi, hermione sta cedendo
clamorosamente. Riguardo a Dave… non ti dico ancora nulla, ma insomma, è il
caso? E anche harry e pansy piano piano procedono…), brilliant
(grazie per gli auguri e il
‘sostegno’ nonostante la mia veneranda età! XDXD. Dave… beh, non volevo che
hermione crogiolasse dietro a ron aspettando che quello si svegliasse. ma mi
pare che non regga il confronto, non credii? Ciao!!)
ANCORA UN SALUTO A TUTTI, SPERO CHE LA STORIA CONTINUI A PIACERVI!
CIAO, BEA!
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Capitolo 10 *** Mission: impossible! ***
prova
10. MISSION: IMPOSSIBLE!
(In cui i nostri eroi sperimentano sulla propria pelle come le
cose che si desiderano bisogna sudarsele…)
…E Ron e Hermione si baciarono, come se non fossero realmente circondati da
altre persone, come se tutto il resto perdesse di consistenza.
Ma diciamocela tutta, non era esattamente come se Ron e Hermione avessero
ancora l’età per passare un pomeriggio a sbaciucchiarsi su una pista da
pattinaggio. Certo, la situazione era molto romantica, il contesto quasi
surreale e la dolcezza tra di loro sembrava essere tornata quella dei due
adolescenti che non riuscivano a dichiararsi i sentimenti reciproci, ma non
bisognava dimenticare che adolescenti non lo erano più da un pezzo; entrambi
avevano le proprie esperienze alle spalle e, soprattutto, avevano ammesso come
quello che li univa una volta non era mai andato perso, in quegli anni. Messo da
parte, magari. Forzatamente ignorato e creduto finito. Ma c’era, e si stava
facendo di nuovo sentire.
E la voglia di baciarsi aumentava ogni secondo di più, di pari passo con il desiderio
frenetico di privarsi di quegli odiosi e superflui vestiti. Persino Hermione,
che amava notoriamente andarci piano in fatto di sesso troppo frettoloso, aveva
deciso di mandare al diavolo tutte le sue manie: tra di loro era differente, e
lo desiderava troppo per permettere alla sua razionalità di sciupare
tutto.
E poi lui è Ron, non uno qualunque conosciuto da qualche ora e di cui sono
giusto al corrente dei gusti musicali.
Sapeva tutto di lui, e viceversa. Pregi e difetti. Atteggiamenti che la
irritavano e altri che la facevano letteralmente sciogliere. Era consapevole di
quanto fosse diverso da lei eppure, forse proprio per quello, così perfetto.
"Herm… ione…" mormorò tra un bacio sul collo e un morso ad un lobo della
ragazza. "…E’ stato piuttosto sfacciato da parte tua smaterializzarci
direttamente in camera tua…" e intanto si prodigò a slacciarle i primi bottoni
della camicetta affondando il viso nella scollatura, ancora in piedi in mezzo
alla stanza.
"Ti dispiace?" chiese con finta innocenza allontanandosi leggermente, quanto
bastava a sfilargli il maglione.
Lui rise. "Affatto…"
I due sprofondarono sul materasso riempiendo la stanza silenziosa solo dei
loro sospiri. Finché una voce femminile al di là del muro pronunciò una frase
con un tono di circa un’ottava sopra la norma, seguita a ruota da un risolino
ammiccante
"Questo da te non me l’aspettavo. È scorretto…"
I due ragazzi si fermarono un attimo, si guardarono e poi risero leggermente;
apparentemente, anche Jennifer aveva di che divertirsi. Stavano per riprendere
da questa interruzione quando vennero di nuovo disturbati.
"Sei un ragazzo molto cattivo…" - risolino convulso - "…e opportunista."
Ron si rialzò di nuovo dal corpo della ragazza. "Hermione, ma quanto cavolo
sono sottili le pareti di casa tua?"
Lei strinse gli occhi, consapevole. "Parecchio. Però, visto che non abbiamo
modo di schermarli dall’esterno…" rise di nuovo e lo attirò verso di sé per il
colletto, "…dovremo ignorarli."
"Tenterò…" ammiccò Ron. E cercarono sul serio di ignorarli, ma non era affare
da poco considerando che quei due non sembravano voler smettere di far risuonare
in tutta la casa le loro voci decisamente squillanti; e se il buongiorno si
vedeva dal mattino, chissà come sarebbe degenerata la cosa andando avanti con il
piacevole ‘intrattenimento’.
"Su, Jen, non fare la difficile…" - duetto di risolini - "non sei credibile…"
"Uff… tutte le volte la stessa storia…"
Ron era un po’ deconcentrato. "Ma non senti una voce familiare?"
"E’ Jennifer."
"No, io dico lui…" spiegò.
"…Jen, lo sai che mi fai impazzire quando fai così, vero?!"
"Sei un maiale, signor Neville Paciock…"
I due scattarono sull’attenti, lanciandosi sguardi sconcertati. Il timido
Neville che se la faceva con la vicina di casa mentalmente squilibrata di
Hermione?! Quello era davvero troppo! I due si misero di nuovo a ridere e fecero
per ricominciare da dove si erano interrotti, ma si rivelò più difficile del
previsto. Ora la voce familiare aveva anche un volto, dando il via libera alla
produzione di una specifica immagine mentale decisamente poco eccitante.
"Hermione" disse risoluto Ron, "secondo me Harry non è a casa."
Lei lo guardò seria. "Direi che vale la pena fare un tentativo."
E si smaterializzarono.
--- --- ---
Intanto, a casa Parkinson, due ragazzi battibeccavano da un periodo di tempo
imprecisato.
"Botter, questo infuso dod serve a diente. Sei il solito idcapace" bofonchiò
la ragazza inerme sul divano. Harry la guardava divertito e solo leggermente
offeso: dopotutto era malata. Rise anche immaginando la faccia che avrebbe fatto
tempo addietro, se qualcuno gli avesse detto che avrebbe presto passato un
pomeriggio del genere con Pansy Parkinson.
"Beh, non è colpa mia se in casa non hai un cavolo per preparare una pozione
antinfluenzale decente. Dovevo arrangiarmi!"
"Ba io dod mi abbalo mai…" spiegò con stizza Pansy. Poi lo scrutò un po’ da
dietro la mano che si teneva poggiata sulla fronte. "Berò… ecco, devo abbettere
che sei stado gentile. Inutile, ba gentile."
Lui inarcò un sopracciglio. "Lo prendo come un complimento?"
"Prendilo cobe ti pare, Botter!" disse spiccia la ragazza. Tra una cosa e
l’altra, Harry si rese conto che si era quasi fatta l’ora di cena. Va bene
lasciare soli i suoi amici, ma la casa era anche la sua.
"Se facciamo un salto da me te ne preparo uno decente, dovrei avere tutto il
necessario. Sai, Ron si ammala un giorno sì e uno pure…"
Pansy non faticò a credergli, considerata la poco saggia abitudine del rosso
di starsene a crogiolare in mutande nel bel mezzo dell’inverno. E fu così che,
anche se non avrebbe mai voluto, il suo stato di malata incurabile ebbe il
sopravvento sul suo orgoglio, costringendola a cedere.
--- --- ---
"Che belle le case vuote…" ammiccò Hermione afferrandolo per la nuca e
facendo aderire il proprio corpo al suo.
"Meravigliose…" ne convenne Ron. In un lasso di tempo estremamente breve, i
due erano di nuovo avvinghiati sul letto del ragazzo, che per sicurezza si era
già privato del maglione facendo altrettanto con lei. E di nuovo le sbottonava
con avida lentezza la camicetta, bottone dopo bottone, senza capacitarsi di come
avesse fatto a stare tutto quel tempo senza di lei, senza carezzare quella pelle
e fare il pieno del suo profumo. Ad accontentarsi di surrogati lontanissimi
dall’originale.
Il groviglio di braccia e di gambe era sempre più aggrovigliato, il trasporto
sempre maggiore e le zip dei pantaloni già abbassate, quando i due sentirono un
rumore.
"Ron…" mormorò la voce un po’ strozzata della ragazza. "Hai sentito anche
tu?"
"Cosa?" borbottò lui infossato sul suo collo.
"Mi è sembrato che bussassero…"
Lui le insinuò una mano sotto la schiena (la camicia era ormai spalancata,
ahimé) alla ricerca della chiusura del reggiseno. "Non mi pare…" sussurrò
ridacchiando. Insomma, tutta quella storia delle interruzioni stava prendendo
una piega quantomeno ridicola!
"Rooooon?! Haaaarry? Non c’è nessuno? …Vabbè, meno male che Fred e George
mi hanno detto la parola d’ordine."
I due si bloccarono. Adesso era tutto chiaro, orrendamente chiaro.
"MIA MADRE!"
"TUA MADRE!"
I due scattarono sull’attenti, urlando all’unisono il fatto che la Signora
Weasley aveva avuto la brillante idea di piombare a casa del figlio senza
preavviso. Panico. D’accordo che con tutta probabilità anche la buona Molly era
tristemente consapevole che il suo bambino fosse cresciuto, ma farsi trovare in
simile situazione… era troppo per chiunque!
"E adesso?!" disse sconcertato Ron, le cui orecchie sembravano sul punto di
esplodere. Anche se pure le guance di Hermione non erano da meno.
"Calmati, Ron. Tu bloccala prima che le venga la malsana idea di riordinarti
la stanza; io mi smaterializzo!"
"Non puoi farlo se non ti guido! Stupide precauzioni anti-intrusione di
quell’Auror paranoico di Harry!"
"Allora… mi inventerò qualcosa!" mormorò Hermione, viola all’idea dell’essere
colta in flagrante dalla Signora Weasley.
"Giuro che compio un gemellicidio…" biascicò sistemandosi i pantaloni,
prima che la ragazza lo spingesse fuori dalla porta. La donna era già in
cucina, probabilmente a lasciare ai ragazzi del cibo, per la gioia di Ron (che si
sgridò da solo per essersi chiesto quale manicaretto gli avesse preparato, come
se in quel momento non avesse altro a cui pensare). Entrò e si prodigò in un
sorrisone a trentadue denti che faceva molto ‘cucciolotto della mamma’.
"Ciao, ma’."
"Oh, Ronnie, allora ci sei! Sono venuta a portarti questa crostata… da quando
vivi da solo sei terribilmente deperito. Ma perché non mi hai aperto,
tesoro?"
"Ehm… ero… nella doccia."
Lei corrugò la fronte. "Oh, capisco… però mettiti un maglione se non vuoi
prenderti un accidenti, non si sta in mezze maniche a febbraio!" dopodichè si
incamminò verso la porta della cucina così velocemente e alla sprovvista, che
lui non poté fermarla in tempo. Appena ne fu uscita, si bloccò stupita.
"Hermione?!"
La ragazza, che cercava di uscire di casa con una certa nonchalance, congelò
sul posto come se l’avessero appena pietrificata. Fece appello alla sua faccina
da brava ragazza e compose i lineamenti del viso in un sorriso innocente.
"Salve, Signora Weasley."
"Cosa ci fai qua?"
"Io…"
La donna guardò alternativamente lei e il figlio, e alla fine la interruppe,
saltando su come un allarme. "Non me lo dire. VI SIETE RIMESSI ASSIEME! MA E’
MERAVIGLIOSO!" urlò con le lacrime agli occhi. "Io lo dicevo che sarebbe
successo…" poi si voltò verso il figlio. "Aspetta che lo dica a tuo padre! Sai,
ha tante cose da chiederle…" quindi si rivolse di nuovo a Hermione "…eri la sua
fonte di informazioni prediletta! Ma è splendido, cara, splendido. Io lo sapevo,
siete fatti l’uno per l’altra! E lo sai che ti voglio bene come a una figlia…
questa sì che è una bella noti…"
"Mamma…" tentennò Ron.
"Signora… Signora Weasley…" disse la ragazza, infossata in un abbraccio
stritolatore.
"Chiamami Molly, tesoro…" disse amorevolmente. "Nell’attesa di chiamarmi
mamma…"
"MAMMA!" sbraitò Ron, terrorizzato. Chiamami mamma?!
"Io e Herm non…"
"Già, Molly…" disse Hermione, liberatasi dalla morsa della donna. "Noi due
non…"
Non ne avevano ancora parlato, era quello il punto. Stavano per fare l’amore,
d’accordo, ma la loro situazione come coppia era ancora in sospeso. Anche se in
cuor loro sapevano perfettamente entrambi che cosa volessero.
"Non state assieme?" chiese un po’ delusa la donna. "Però vi siete
riappacificati, insomma, tu eri a casa sua. E non ho ben capito che cosa ci
facessi…" disse inarcando un sopracciglio, con falsa ingenuità.
Ron diventò di nuovo violaceo, cercando di fornire una spiegazione
plausibile. "Sì, ci siamo riavvicinati e stavamo per uscire, ma…"
Sua madre sorrise. "E’ già qualcosa… e poi lo sappiamo come vanno queste
cose, tra voi giovani" disse con uno sguardo che sembrava essere piuttosto (Oh –
Grande - Merlino) malizioso.
"Deciso, stasera si cena assieme alla Tana! Come una volta. Mi sento così
sola, ora che anche Ginny è andata a convivere con Zach."
Il suo tono era talmente fermo che i due non provarono neanche a obiettare.
Si scambiarono uno sguardo incerto, un sorriso e una scrollatina di spalle.
Dopotutto la Signora Weasley era una cuoca formidabile.
In quel momento la porta di casa si aprì di nuovo e fecero il loro ingresso
Harry e Pansy.
"…Molly? …Ron? …Hermione?" chiese il ragazzo che, neanche a dirlo, non capiva
un benemerito di quello che stava succedendo in casa sua, molto affollata.
"Harry! Che piacere rivederti!" trillò la donna. Poi guardò curiosa la ragazza con
gli occhi gonfi e il naso rosso al suo fianco. "E chi sarebbe questa signorina?" domandò
ammiccante.
Pansy Parkinson avvertì come un senso di nausea, oltre al naso tappato e il
cerchio alla testa.
--- --- ---
A Ron era sempre sembrato più comodo, il letto della Tana, e in altre circostanze sarebbe
stato felice di fermarsi a dormire lì, sicuro che la mattina seguente l’avrebbe
atteso una colazione da reali. Ma quella sera avrebbe preferito che
sua madre non avesse insistito così tanto e l'avesse lasciato libero di
passare la notte in compagnia di una ragazza di sua conoscenza. Ragazza che lo
aveva pure ammonito, a cena finita.
"Ron, dai retta a tua madre e resta a dormire qua, stanotte. Non vedi che le
fa piacere?"
"Ma…"
Ma, non c’era stato ‘ma’ che tenesse. Così adesso era sdraiato a pensare a
quello che non stava facendo, ma che avrebbe tanto
desiderato fare con Hermione. Era un uomo, lui, aveva le sue
esigenze!
Poi, una sottile lama di luce illuminò per un istante la stanza, facendolo
voltare e arricciare gli occhi verso la figura che era entrata. Alcuni passi
leggeri e il fruscio delle lenzuola alla sua sinistra. Quel profumo unico, e due
dita leggerissime e scostargli i capelli dalla fronte.
Sorrise nel buio.
"Hermione, come…"
"Mi conosci abbastanza per sapere che io, Hermione Jane Granger, non mi arrendo alla
prima difficoltà… e grazie al cielo i tuoi sono meno paranoici di Harry. Almeno
con il camino" bisbigliò sottovoce la ragazza, carezzandogli la fronte con
dolcezza.
Lui non rispose nulla, ma l’attirò verso di sé facendola scivolare sotto le
coperte e abbracciandola. Per un attimo gli venne da fare una battuta,
ripensando a quanto quella situazione gli ricordasse l’estate passata alla Tana
dopo il diploma, ma ricacciò subito indietro quella risata fuori luogo.
Era tutto troppo perfetto per essere vero, quasi non se ne rendeva conto.
Sovrastandola, sfregò leggermente la bocca e il naso su una guancia della
ragazza, fino a rintracciarne le labbra che si schiusero in un lento, dolcissimo
bacio. Poi si sollevò un po’ e la guardò nella penombra, carezzandole i capelli
con una mano. Splendida.
"Quanto mi sei mancata…" le mormorò ad un orecchio.
"Anche tu, Ron."
Sfregando il naso contro il suo, afferrò la sua bacchetta e rapidamente il
silenzio scese a proteggerli.
Come una volta, come quell’estate passata alla Tana dopo il diploma.
HOLA TODOS!
CHE VE NE PARE?! ALTRO CAPITOLO DECISAMENTE RIDICOLO, A PARER MIO. E INFATTI
MI SONO DIVERITA TROPPO A SCRIVERLO, SOPRATTUTTO LA PARTE CON LA SIGNORA WEASLEY
‘IMPICCIONA – GUASTAFESTE – CHE LA SA LUNGA’! (CHE AVEVO IN TESTA DA UN BEL PO’,
ORMAI! PERCHE’ ANCHE SE SCRIVO QUASI SEMPRE I CAPITOLI DI BOTTO, QUANDO MI CI
METTO HO LE IDEE ABBASTANZA CHIARE…)
CERTO, POI C’è LA ZAMPATA FINALE MODERATAMENTE ZUCCHEROSA. CHE MI
PIAAAAACEEEE *_* (TEMO CHE CI SARA’ ALTRO ZUCCHERO PROSSIMAMENTE. NON TROPPO,
ECCO. IL GIUSTO).
UN SALUTO SPECIALE A: robby, karmygranger (la commedia natalizia ci
sta tutta, ma tu mi citi autumn in new york, che è il film più deprimente della
storia del cinema… -assieme a sweet november, qualsiasi film tratto dai libri di
sparks e million dollar baby ;_;- spero ti sia piaciuto, anche questo. Ciao!),
marycry, hermron, flyingstar16, merryluna (la pattinata è in parte
autobiografica: cioè io e due mie amiche… e io sarei stata ron, ovviamente,
sedere dolorante per terra e grande amicizia con la ringhiera -me impedita ^^’-
ciao!), funnynurse, Alessandra (a volte crollo pure prima! Cmq, io mi
sono laureata in lingue l’estate scorsa e adesso lavoro da un po’ di mesi in un
ufficio commerciale… un bacio! PS: ti è piaciuto il capitolo?),
herm90.
E UN BACIO A TUTTI!
Goldfish.
*PS: lo Zach che convive con Ginny è Zacharias Smith.
Il primo nome atipico che mi è venuto in mente!
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Capitolo 11 *** Conversazioni, ammissioni e occhiaie ***
prova
11. COVERSAZIONI, AMMISSIONI E OCCHIAIE
(Tornando alla solita routine quotidiana…)
"Sei… sei sicura?"
"Sicurissima" gli aveva risposto con un sorriso malizioso, prima di spingerlo
contro il letto del suo dormitorio vuoto e farcelo ricadere sopra. Sdraiata su
di lui, prese a baciarlo con sempre più avidità, mentre la cravatta si sfilava
lentamente. Come tante altre volte, a dire il vero, ma in quel momento entrambi
sapevano che sarebbe stato diverso.
"No perché sai, credo che non sopporterei un’interru…"
"Ron. TACI!"
Lui rise e riprese a baciarla, mentre i vestiti lentamente scivolavano via,
seguendo la sorte della cravatta.
Hermione stava pensando a questo, mentre lo guardava al buio lisciandogli i
capelli.
La prima volta che avevano fatto l’amore: buffo.
No, non buffo il fatto di fare l’amore per la prima volta, logico. Era buffo
quanto si sbagliassero tutte le sue amiche nel descriverla spesso come
un’esperienza o terribile, o paradisiaca: a lei era sembrato più che altro
ovvio. Erano loro due, ed era normale che fossero loro due. E che andasse così.
Definirla una prima volta straordinaria sarebbe stato un po’ troppo
ottimistico; insomma, si trovavano nel dormitorio maschile e con tutta
probabilità gran parte dei loro compagni erano perfettamente al corrente dei
'lavori in corso', era la prima volta per entrambi e l’agitazione era alle
stelle, lui le aveva tirato i capelli, lei era stata decisamente ‘indelicata’
(se capite che intendo)… e poi c’era stato tutto quel teatrino del ‘darsi le
coordinate’: no, aspetta, non così… ecco…
Ma nonostante tutto, era stato bello: spontaneo e semplice. Niente scene da
film né ricordi traumatici, soltanto due ragazzi che riuscivano ad essere loro
stessi, a sorridere e sentirsi a proprio agio anche in una situazione simile; e
non importava se lui aveva lottato più del solito con il reggiseno o lei aveva
rischiato di metterlo definitivamente fuori uso con i suoi modi un po’ bruschi,
perché era andata bene lo stesso. Nonostante la normale inesperienza.
E questa consapevolezza di come tra di loro tutto, sin dalla prima volta,
fosse così dannatamente semplice e spontaneo la sconvolgeva, era disarmante.
Senza contare che in seguito, andando per tentativi, si erano rifatti
abbondantemente.
"Ron?"
Lui se ne stava appoggiato al grembo della ragazza apparentemente senza
nessuna voglia di risponderle, troppo impegnato a godersi la sua meritata dose
di coccole. Aveva una passione viscerale per le coccole, Ron. Farsi carezzare i
capelli appoggiato al suo petto che si alzava e abbassava ritmicamente, con gli
occhi chiusi e la fronte tutta protesa in attesa di un bacio leggero, era tra le
cose più belle che ci fossero. D’accordo, magari era medaglia d’argento dopo il
‘pre-coccole’, che obiettivamente aveva le sue buone argomentazioni. E anche
quello che veniva ancora prima del pre-coccole non era malaccio… poi c’era la
torta doppio cioccolato di sua madre… e una bella partita di Quidditch…
Oh, uffa. Perdersi in stupide classifiche era fuorviante: amava davvero
farsi coccolare! Soprattutto da lei.
"Ron!"
"Mpf?"
"Credo che sarà meglio che vada…" bisbigliò senza smettere di carezzargli i
capelli e non potendo fare a meno di guardarlo con un sorrisetto stampigliato
sulla faccia.
"E perché?"
Lei ridacchiò. "Beh, farmi trovare qua domattina, quando tutti erano convinti
che me ne fossi andata a casa, sarebbe un po’ una caduta di stile."
"I miei sarebbero contenti…" constatò lui. "Non so se ti sei beccata le
occhiate maliziose di mia madre, a cena."
"Ciò non toglie che sarei un po’ in imbarazzo."
A questo punto lui scivolò di lato infilandosi sotto le lenzuola e ne sgusciò
fuori esattamente sopra di lei, che stava ridendo per quello scatto felino.
Poggiato sui gomiti, le restituì il sorriso.
"E tu fregatene, dell’imbarazzo!" le disse ad un orecchio, prima di
riprendere a baciarla nonostante le proteste (un po’ di circostanza, a dirla
tutta).
"Ronald…"
Lui sbuffò e abbassò la testa sconsolato, ma quando la rialzò per guardarla,
il sorriso era sempre là, mezzo nascosto dai capelli che gi ricadevano sulla
fronte. Poi la lasciò libera e la osservò in tutto il suo splendore, seduta alla
ricerca dei vestiti e coprendosi un po’ col lenzuolo.
"Allora concedimi almeno la libertà di spaccare il muso a quel broccolo,
quando lo lascerai…"
Hermione si voltò verso di lui e gli scoccò un’eloquente occhiata divisa tra
lo scandalizzato, l’amorevole e il saccente.
"A parte il fatto che tu non spacchi il naso a nessuno, broccolo o
presunto tale…" esordì, "…la cosa non è possibile, perché io non devo lasciare
proprio nessuno" disse con disinvoltura. Quindi gli diede di nuovo le spalle
ridendo sotto i baffi, consapevole che, nonostante non potesse vederlo, la sua
faccia si stava esercitando nella produzione di una vasta gamma di smorfie. Lo
sentì alzarsi di scatto a sedere.
"Come sarebbe a dire?!" fece indignato. "Io pensavo che tu… e lui… dopo che
NOI! Hermione, non è un comportamento da te e comunque non accetto che…"
"SCEMO!" rise la ragazza, voltandosi di scatto e tappandogli la bocca prima
con una mano, poi con un veloce bacio. "Io non devo lasciare nessuno, perché
l’ho già fatto!"
Gli prese il naso e glielo stritolò. "Gelosone tontolone…" disse ironica.
Cercando di passare sopra l’offesa, anche se sentirsi dare del gelosone
tontolone era dura da digerire, Ron spostò con stizza la mano della ragazza dal
suo naso e incrociò le braccia, mentre lei ancora rideva.
"Pure tu sei gelosa" biascicò tra i denti guardandola di soppiatto. Poi pensò
a quello che gli aveva detto: lo aveva già lasciato! In effetti gli era parsa
strana quella perdita di controllo con una relazione ancora aperta. Sempre che
relazione si potesse definire quella sottospecie di rapporto che aveva con
quello sfigato, figlio di papà e sicuramente falso che era David. Bah.
La guardò di nuovo senza più cercare di nascondersi. "Lo… lo hai già
rispedito da dove è venuto? E quando?"
Lei gli carezzò il capo con dolcezza.
"Qualche giorno fa…" spiegò con semplicità. "Perché non è possibile stare con
una persona, quando tutto ciò che si desidera è qualcun altro. Come potevo stare
con David, quando io voglio te, Ron?"
Lui la osservò qualche istante, tentato di dirle che anche per lui era lo
stesso. Forse bisbigliò qualcosa, ma la voce era troppo bassa perché si capisse
bene; si limitò a portarle una mano alla nuca e, carezzandole il collo,
avvicinarla a sé. E a baciarla di nuovo, mentre i due ricadevano lentamente di
nuovo sdraiati, con i boccoli della ragazza che scendevano a cascata sulle sue
spalle.
Ti amo da impazzire, Hermione.
Ti amo da una vita, Ron.
"Sta tentando di sedurmi, Signor Weasley?" gli bisbigliò ad un orecchio.
Oh, beh.
L’amore che non si ha il coraggio di esprimere ad alta voce va pur dimostrato
con metodi alternativi.
--- --- ---
Ma romanticherie a parte, ahimé, la vita doveva comunque continuare con la
sua routine. Il lavoro, ad esempio.
Quel giovedì mattina Hermione era carica fino al collo. Non che le
dispiacesse, logico, ma da qualche giorno faceva i conti con una discreta
carenza di ore di sonno. D’altronde si sa, uno parla, ride, poi una cosa tira
l’altra e… e vabbé, non è che ci si mette a dormire alle nove.
Si voltò verso la scrivania della sua collega, e la vide giocherellare un po’
pensierosa con quel famigerato ciondolo privo di valore. Sorrise sorniona.
"Come va, Pansy?" chiese sbadatamente.
"Bene, grazie." Poi, dopo una piccola pausa, continuò. "Credo di essere
finita in un vicolo cieco, col tuo amico. L’Auror."
Hermione alzò un sopracciglio, divertita dall’enfasi di forzato disprezzo che
aveva messo nel pronunciare quella frase. Possibile che si facesse così tanti
problemi?
"Cioè?"
"Dai, hai capito. Ma perché non si è limitato a trattarmi come una pezza da
piedi e a portarmi a letto? Cioè, io riesco a gestire simili situazioni; ma lui
che si prende cura di me influenzata… è diverso, uffa. Non sono preparata."
"Scusa, non ti lamentavi perché volevi un ragazzo che ti trattasse meglio?
Ora ce l’hai!"
"Ho Potter…" disse con un voce atona ma scandalizzata. "Di tutti,
proprio lui?! E come se non bastasse ho pure incrociato la madre di coso,
Weasley, che da come ho capito lo considera un figlio… atroce. A-TRO-CE."
Hermione ridacchiò senza dir nulla e bevve un sorso d’acqua.
"Sai, credevo di essere incinta."
E fu così che l’acqua che Hermione avrebbe dovuto deglutirenon arrivò mai in
fondo all’esofago, ma le fuoriuscì dalle labbra e dal naso in uno spruzzo molto
poco elegante.
"COOOSA?!"
"Ma niente… l’altra mattina mi sono alzata convinta che fosse il ventuno.
Dopo un paio d’ore ho realizzato che era il dodici e io non ero incinta."
L’altra la guardava scioccata. Confondere il giorno dodici col ventuno e
pensare di aspettare un bambino? Santo cielo.
"Ma il problema è che, sorvolando sullo shock nel realizzare che avrei dovuto
lottare contro cellulite e smagliature… beh, alla fine me ne ero quasi fatta una
ragione." Fece una piccola pausa. "CAPISCI?!"
"O-Ok…" tentennò Hermione, ancora spiazzata. "Ma scusa… come hai fatto a
confonderti con due date così distanti?"
Pansy le lanciò un’occhiata di un’ovvietà disarmante. "Ero un po’ assonnata…
ho letto il datario dell’orologio a rovescio. Il punto però è un altro. Mi ero
fatta una ragione a mettere al mondo un bambino che di cognome avrebbe fatto
Potter e che con tutta probabilità sarebbe diventato cieco come una talpa,
crescendo. E’ gravissimo!"
Hermione continuava a guardarla, di sasso. Avrebbe voluto dirle che non era
poi così grave affezionarsi a qualcuno; e pazienza se quel qualcuno si chiamava
Harry Potter e casualmente era uno tra gli scapoli più ambiti del mondo magico
(dopo che Malfoy si era fidanzato. Ma tutti Pansy li beccava?). Insomma, c’era
decisamente di peggio. Ma sapeva che non l’avrebbe neanche ascoltata, quindi
restò zitta.
"Ma ora basta. A mali estremi, estremi rimedi" disse risoluta la Parkinson,
sistemandosi la gonna. "E venendo a te… alla fine ti sei rimessa con Lenticchia.
Era anche un po’ l’ora…"
"PANSY!"
L’atra la ignorò "Ma almeno vedete di darvi una calmata, perché hai delle
occhiaie molto poco chic…" commentò maliziosa. "Su, non guardarmi con quella
faccia. Tu non mi hai detto niente, ma lo sai che io certe cose le intuisco a
pelle. Si chiama fiuto, carissima. Fiuto."
E tornò a lavorare.
--- --- ---
"Insomma, mi vuoi rispondere, Ron?!"
Harry lo richiamò alla sua attenzione con stizza. L’amico col quale stava
pranzando al Paiolo Magico, in effetti, sembrava non dargli ascolto e fissava un
punto fisso davanti a sé, masticando una patatina fritta in automatico. Aveva
sonno e desiderava piombare su un materasso per almeno dieci – dodici ore. Ma come si fa a preferire una bella dormita a Hermione? Cioè, mica
aveva ottantacinque anni e non gli funzionava più nulla!
"Eh? Oh, sì… scusa."
"Ron, io capisco che sei molto felice per via di te e Herm… capisco anche
quanto sia bello darsi da fare per recuperare il tempo perduto… ma ti avevo
fatto una domanda e tu mi rispondi con uno sbadiglio!"
L’altro lo guardò un po’, da dietro le sue occhiaie. "Hai ragione, amico. È
che sai come vanno certe cose… dai! Ma dicevi? Sbaglio o parlavi di mia
madre?"
"Sì…" disse esasperato Harry. "Ecco, dopo che Pansy si è presentata ha fatto
una faccia un po’ strana. E sai com’è tua madre, alla fine ha fatto finta di
niente e baci e abbracci, ma non so… ha più detto qualcosa?"
Ron riordinò le idee su quella serata. "Mah, poco e niente. Forse era un po’
sconcertata, ma era anche troppo entusiasta per me e Hermione. Era convinta
che ci fossimo rimessi assieme."
"Ron, è vero."
"Tecnicamente è successo dopo. Ok che ne eravamo consapevoli, ma…" poi alzò
un sopracciglio. "Harry, ti stai innamorando del carlino, che mi chiedi
l’opinione di mia madre?" domandò perplesso.
"Non chiamarla così!" lo sgridò l’amico. "E comunque… certo che no! Facevo per
dire. Innamorato, tsé, che parolone. Ero solo curioso."
Ron ridacchiò, mentre Harry deviava elegantemente la conversazione sul
Quidditch. Con successo, ovviamente.
Tra un boccino e un cercatore, una parata e una finta ad effetto, vennero
interrotti da una voce maschile. Si voltarono e videro Neville che andava
incontro ai due, a passo svelto e un po’ a corto di fiato (ma dai?).
"Ciao ragazzi!" disse Paciock. "Meno male che vi ho trovato… così ve lo
dico di persona."
"Che cosa devi dirci, Nev?"
Il terzo ragazzo si sedette accanto ai due e cercò di farsi passare il
fiatone. "Scusate ma sono di fretta… ecco, volevo invitarmi a casa mia, sabato
sera. Una rimpatriata. Portate pure chi volete."
"Ok… e il motivo?" chiese Ron.
Il ragazzo sorrise.
"Si festeggia il mio nuovo lavoro!"
--- --- ---
CIAO!
ALLORA, CHE DIRE… CAPITOLETTO UN PO’ DI TRANSIZIONE, IN ATTESA
DEL FINALE… PERCHE’ CREDO CHE TRA UNO O AL MASSUMO DUE CAPITOLI (SE MI
DILUNGHERO’ TROPPO) LA STORIA SI CONCLUDERA’. QUELLO CHE DOVEVA SUCCEDERE
E’ SUCCESSO, E IL RESTO SAREBBERO INUTILI SPROLOQUI!
SONO CONTENTA CHE QUESTA STORIELLA SENZA PRETESE CONTINUI A
PIACERVI! E SPERO DI NON DELUDERE NESSUNO SUL FINIRE! ^_-
ORA I SALUTI DI RITO…
KamyGranger (immaginavo che fosse solo
la scena, anche perché la trama di quel film… ;_; Venendo a noi. Beh, chi è
che non ne sa qualcosa, ahimé, di intrusioni? XDXD. Lo so, Zach e _Ginny non è
che c’entrino molto, in effetti. Era così, per piazzarla con qualcuno e
giustificarne l’assenza. ciao! Ps: aspetto il tuo finale, capito?! *_*)
funnynurse (beh, molly l’ho sempre vista come una presenza un po’
ingombrante… in senso buono, dai! E poi, come hai detto tu, le mamme sono fatte
apposta per irrompere nei momenti meno opportuni! Sono contenta che questa
storia ti piaccia… ma tu non farmi aspettare troppo con la tua, eh, che hai
trovato una fan! Un bacio), robby (che bello che ti ho fatto ridere
tanto, sono sempre contenta se ci riesco! In effetti ammetto che lo scorso era
pure uno dei miei cap preferiti… E questo? Un po’ meno ridicolo… però ci voleva!
Sperando di non aver messo da parte troppa comicità, ti saluto!), hermron
(ciao! Mi fa piacere che il cap scorso ti abbia fatto ridere, e che anche il
finale con dolcificante ti sia piaciuto! E questo? Meno ridicolo, ma getta le
basi per un epiloghetto niente male, spero. Ciao!), flyingstar16 (eh eh,
i traslochi… beh, mica potevano ottenere tutto subito, i ciccini! Poi io la
signora weasley che esulta me la vedevo troppo! Mi fa piacere che ti è piaciuto
pure il finale… temevo stonasse un po’, non so. Ciaooooo!), merryluna (ma
se non si strapazzano, che scriviamo a fare? XD E poi ho trovato abbastanza in
character la sig weasley che irrompe in casa, li invita a convolare a giuste
nozze, e su pansy non si sbilancia… che dire: è una buona, lei. Ti è piaciuto
questo? Meno ridicolo, ma penso che ci potesse stare… prima del finale con la
festicciola *spioler!* flower power! PS: carolina costner… tsè, dilettante!
Ciaoooooo!) , soni67 (ciao! Spero che anche qua l’ironia non si stata
messa troppo da parte… in attesa di Neville coltivatore di erbe e dei suoi
festini! Dai paciock, che presto avrai il tuo riscatto sociale! Ciao!),
MaryCry (ginny e smith… era così, solo per far capire che la piccola
weasley non ci aveva lasciato prematuramente… smith era il primo nome che è
passato per la zucca! Questo chap? Lo so, fa meno ridere… ma vabbè, ci voleva.
Caio!), Alessandra (l’estate post-diploma… *bea ridacchia da sola*. Ti
dirò che la tentazione c’era e c’è ancora, ma secondo me sarebbe un po’ fuori
tema… magari scriverò qlc di nuovo del genere, chi lo sa! Ti è piaciuto lo
scorso capitolo dei contrattempi… –ammetto che era tra i miei preferiti- e
questo? Dai, andiamo verso la conclusione… spero degna! Ciaoooo!), Nico
(Botter e Pansy, secondo me, sono una coppia esplosiva. Sarà che sono per la
‘inter-house cooperation’, ma mi fanno morire assieme! -sempre che pansy non sia
una str... logico-. Il pusher ufficiale presto ‘offrirà’ a tutti *piccolo
spioler*: perchè il finale necessita di stile! XDXD spero che anche questo
capitolo, un po’ meno buffo, ti sia piaciuto! Ciao!)
E UN SALUTO UNANIME A TUTTI!
CIAO, GOLDFISH.
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Capitolo 12 *** Al limite, altamente improbabile ***
prova
12. AL LIMITE, ALTAMENTE
IMPROBABILE!
(festini, calcolo delle
probabilità e epiloghi scontati e banali…)
Harry, Ron e Hermione si stavano
avviando a piedi verso l’appartamento di Neville, in una via nei pressi di
Diagon Alley. Il ragazzo non aveva voluto sbottonarsi sulla natura del suo nuovo
impiego, dando adito alle più svariate ipotesi in merito. Nessuna che però fosse
realmente credibile. In effetti, non era che i suoi studi post - Hogwarts
procedessero proprio a gonfie vele, visto e considerato che spendeva la
maggior parte del suo tempo a dedicarsi al suo hobby naturistico
preferito.
"Estetista per animali
domestici."
"Rapper maledetto."
E dopo che Ron propose, seriamente convinto, una carriera da artista di
strada in giro per il vecchio continente che faceva molto bohemienne (guadagnandosi uno
scappellotto e una botta di 'ritardato' da parte della sua ragazza), i tre
decisero di darci un taglio con le ipotesi, dal momento che l’unica che reggeva
era quella del negozio di piante e fiori.
"Dov’è Pansy?"
A questa domanda Harry si irrigidì un
po’, borbottando una serie non del tutto comprensibile di spiegazioni,
giustificazioni e lamentele, prima di scattare sulla difensiva.
"...E comunque Pansy non è la mia
ragazza, mica la devo mostrare in giro… è solo una. Una con cui saltuariamente
vado a letto. Figuriamoci se mi lego a quell’isterica schizzata."
In effetti, la ragazza era stata un
po’ insensibile a dirgli che di quel passo sarebbe andata in overdose da
noiosissimi Grifondoro e che necessitava di una cura disintossicante a base di
vecchi e stronzi amici. Ma era tanto difficile inventarsi una scusa patetica
come avrebbe fatto qualsiasi donna? Gli sarebbe andata bene anche una di quelle
palle assolutamente poco credibili, tipo la manicure o la piega prenotata dal
parrucchiere. Ma no, se non lo straccionava a dovere e non sottolineava quanto
fosse inadeguato non era contenta, la dolce Parkinson.
Ad ogni modo, i suoi due amici non
indagarono oltre.
Quando Neville aprì loro la porta,
capirono all’istante la piega che avrebbe presto preso la serata. L’atmosfera
era come satura di un aroma indecifrabile e il sottofondo musicale poteva
definirsi degno del corrispettivo magico di Bob Marley.
I tre si guardarono attorno. Certo che il timido e insicuro ragazzino
aveva fatto un bel cambiamento dai tempi della scuola! A partire dagli amici,
che a intervalli regolari di cinque o dieci secondi arrivavano da lui, gli
davano delle poderose pacche sulle spalle e lo salutavano con un ‘Beeeellaaa,
fratello! Peace!’
prima di scoppiare a ridere e abbracciare Harry, Ron o Hermione. Tecnicamente
dei perfetti sconosciuti.
"Allora, fate come se foste a casa
vostra…" disse nel condurli al tavolo dei cocktail, tutti dai colori e dagli
odori sospetti.
Hermione si fece scettica. "Neville,
che cosa ci hai messo dentro?"
"Ma niente, le solite
cose…"
Anche se quel ‘solite cose’ perse
presto di credibilità, nell’istante in cui Jennifer fece la sua comparsa
decisamente su di giri.
"Cacchio, Nev, lo Stardust è
fantastico!" disse, appoggiandosi maliziosa alla spalla dell’amico. "I petali di
quell’orchidea notturna dell’Himalaya sono il tocco del maestr… oh, ciao
Hermione! Conosci Nev?!"
L’interpellata lanciò prima
un’occhiataccia al ‘maestro’ dei cocktail e poi un sorrisetto alla
coinquilina, la cui voce si era fatta pericolosamente stridula. "Ehm, eravamo a
scuola assieme…"
"A Hogwarts! Che culo…" disse la
ragazza, facendosi (inverosimilmente) seria. "I miei mi hanno spedita a
Beauxbatons, sperando di farmi acquistare un po’ dell’eleganza che non avevo."
Scoppiò a ridere. "Mi sa che a farmi stare in mezzo a quella massa di snob con
la puzza sotto il naso hanno ottenuto il contrario… ehi, guarda che il tuo amico
rosso si è allontanato… vabbé, io vado nella mischia. Sciiiiao!" e si
dileguò.
Hermione si voltò, per vedere Ron e
Harry già su di giri, a ridere in un angolo rossi come due peperoni.
"RON!"
Il ragazzo venne colto da un fremito
di puro terrore nel vederla accorrere come solo sua madre o sua sorella
avrebbero potuto fare, pronta a strappargli di mano quell’innocente miscela
di erbe avvolte in un rettangolo di carta velina.
"Che cazzo, mica sei mia madre!"
protestò.
Lo sguardo della sua ragazza fu molto
più eloquente di tante parole, e la spense immediatamente sotto un piede di sua
spontanea volontà. Tanto per stare sicuri, anche Harry se la infilò in tasca di
soppiatto.
"Ehi, Harry! Vogliono te!"
Chiamato da Neville, il ‘bambino sopravvissuto per partecipare a
squallidi e illegali festini, nonostante come Auror dovrebbe dare il buon
esempio’ (parola della Granger) si diresse verso la porta dove,
ritta in tutto il suo metro e sessanta scarso di orgoglio, stava Pansy
Parkinson. La coda alta non impediva all’immancabile frangia lunga di coprirle
gli occhi conferendole quell’inconfodibile aria strafottente.
Harry la scrutò
infastidito.
"Non eri in overdose da
Grifondoro?"
Pansy fece roteare gli occhi. "Che
palle… mica potevate essere solo di voi, no? E poi dove c’è Paciock c’è
baldoria, è matematico."
Vedendo l’aria sempre scocciata del
ragazzo, sbuffò esasperata. "E smettila di fare l’impettito, Potter! Hai vinto
tu. Non mi divertivo con la solita gente."
Harry cercò di mantenere un certo self
control, ma quando la vide inarcare un angolo della bocca in quel ghigno
sfacciato, con gli occhi scuri che lo scrutavano da dietro la frangia, non
riuscì a non attirarla a sé per un braccio.
"Tutto qua?" le bisbigliò.
"Ehi, ci stiamo montando la testa,
sfregiato?" ammiccò lei.
E proprio quando stava per chinarsi
con un sorrisetto in direzione delle sue labbra, un tintinnare di posate su un
bicchiere li interruppe. Neville si alzò in piedi su una sedia.
"Bene… come sapete questa rimpatriata
ha un suo perché…" attaccò. "Allora: congratulatevi con il nuovo professore di
erbologia della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts!"
Vi fu un’esplosione di risate, fischi
e urla, finché un impavido ospite si dedicò alla riproduzione dell’inno della
scuola, accompagnato solo dalla tristemente nota nonché melodiosa musica
‘ascellare’.
Un po’ più in là, Hermione Granger era
semplicemente indignata.
--- --- ---
"E’ inaudito! Inaudito! Un professore
dovrebbe essere un modello di comportamento per degli adolescenti…"
Hermione era rannicchiata sul letto di
Ron e aspettava che uscisse dal bagno. Nell’attesa leggeva un ‘rilassante’ tomo
di seicento pagine sulla magia e le donne nelle società mesopotamiche, anche se
la scioccante scoperta dell’assunzione di Neville la deconcentrava un
po’.
"…e tu che hai pure avuto il coraggio
di commentare che, magari, era la volta che erbologia acquistava un po’ di
popolarità!"
Il ragazzo in questione, però, non
sembrava intenzionato ad avvalorare la sua tesi, né ad uscire dal bagno.
"Ron, sei ancora vivo?!"
"Ar.. hi… ‘vo…"
"Cosa?!"
Incuriosita e terrorizzata dalle più disparate ipotesi, posò il libro e andò
a controllare di persona. Inizialmente si limitò a bussare, ma dopo che le parve
di percepire un avanti biascicato tra i denti, aprì un po’ la porta. Il
suo ragazzo, maglietta della salute bianca e bermuda scozzesi come pigiama, era
impalato davanti allo specchio, apparentemente tutto concentrato in una lotta
estenuante con il…
"Filo interdentale?!" esclamò
perplessa. Ron annuì, quindi posò l’infernale aggeggio babbano sul lavandino e
assunse un atteggiamento discolpante.
"L’altro giorno mi è capitato tra le
mani un giornale di scienze babbane, non so… e sono rimasto disgustato! Non sai
quante schifezze si annidano tra i denti! E dicevano di usare quel
coso…"
Hermione rise di gusto, rendendosi conto di amare (amare!) un mago con dei
seri problemi psicologici: meno male che lei aveva cervello per entrambi. Lo
afferrò per un gomito e lo attirò a sé, allacciandogli le braccia attorno al
collo e constatando, molto romanticamente e a voce alta, quanto il suo ragazzo
fosse cretino. Romanticamente cretino.
"Dai, serial killer del tartaro, vieni
di là…" mormorò arretrando e trascinandolo per i polsi con un sorrisetto
malizioso. Però il ragazzo si irrigidì non appena mise una gamba sul materasso,
per seguirla.
"Aspetta!"
"Che c’è? Non te ne uscirai di nuovo
con la tiritera del mio pigiama poco sexy, spero! Tanto, tenuta antisesso oppure
no, alla fine non ti sei mai tirato indietr…"
"Ma no!" la interruppe, saltando giù
dal letto e frugando dentro il suo cappotto. "Volevo darti una cosa…"
Il ragazzo estrasse dalla tasca una
scatolina e gliela porse, con un mezzo sorrisetto e le guance leggermente
arrossate. Hermione, che su due piedi non sapeva che pensare, la afferrò
titubante lanciandogli uno sguardo interrogativo, poi cominciò a scartarla con
la sua consueta calma e precisione. Non poteva essere quello che pensava,
andiamo. Sarebbe stato eccessivo, molto poco ‘ronnesco’ e comunque un po’
precipitoso. E molto, moltissimo, poco ronnesco.
La aprì e, vedendone il contenuto
scintillante, sorrise di gusto. Si trattava di una catenina sottile di oro
bianco, da cui pendeva un semplice ciondolo di ametista.
"Che carino! L’hai scelto
tu?"
"Certo! Dubiti forse dei miei
gusti?"
"No, era così per dire…"
Si fece aiutare ad indossarla e poi
tornò seria. "Mi piace moltissimo. Grazie…"
Dopo un veloce bacio sulle labbra, Ron
riattaccò a parlare. "Mi fa piacere. E… ecco, consideralo un
promemoria."
La ragazza lo guardò incuriosita e si
accomodò un po’ meglio sulle coperte a gambe incrociate.
"Promemoria?"
"Sì! Insomma, io sono un
deficiente."
"Bene, ammetterlo è il primo
passo."
"No, no, fammi finire! Dicevo, io sono un perfetto deficiente. Lo sono stato
in passato a mandare all’aria tutto quello che avevamo e… beh, questo regalo ti
autorizza a farmi del male fisico, ma tanto, per impedirmi di ripetere una colossale
stronzata. Sai, nel caso mi comporti di nuovo da coglione."
"Non mi serve la tua autorizzazione se
voglio punirti" osservò lei, scettica.
Ron deglutì. "Certo che no! Era… era
per incoraggiarti. Ma si tratta di una malaugurata, remotissima e oserei dire
assurda ipotesi perché…"
"Remotissima e assurda?" lo
interruppe.
"Assolutamente."
Il ragazzo sorrise, fece una breve
pausa e poi si buttò un po’ all’indietro. "Insomma, io lo so di non avere chissà
quali eclatanti qualità, non ci so fare coi discorsi, tipo adesso, e mi rendo
conto che tu sei mille volte meglio di me. Ma sappi che, nei limiti delle mia
capacità, io farei tutto per te. Tutto. Sempre che tu… reputi possibile che tra
di noi funzioni davvero."
La ragazza gli carezzò lievemente una guancia, poi abbassò un secondo
lo sguardo scrollando il capo e sorridendo tra sé e sé, quindi si rivolse di
nuovo a lui. "Possibile… sai, di questi ultimi tempi ho capito una cosa. Ho
capito che la vita è talmente imprevedibile che niente, niente, è sul serio impossibile. Al limite,
altamente improbabile!"
Lui la lasciò continuare.
"Insomma, guardati attorno. Nev entra
a far parte del corpo docenti di Hogwarts. Neville Paciock. Insegnante in una
delle scuole di magia più prestigiose d’Europa. Poi c’è Harry che esce con Pansy
Parkinson. O forse dovrei dire Pansy Parkinson che accetta di essere vista con
Harry Potter. E se ci aggiungiamo Draco Malfoy che si sposa con Lavanda Brown…
c’è da dare del filo da torcere al calcolo delle probabilità! Questa cosa tra di
noi, a confronto, sembra una di quelle storielle dall’epilogo talmente scontato
e banale da risultare fastidioso."
Ron le si avvicinò ancora. "Per come la vedo io…" disse infossando il volto
tra il collo e le scapole, "…le storie dal finale scontato, ovvio e banale non
sono affatto fastidiose" ridacchiò, risalendo con le labbra lungo il collo e
facendole il solletico. "Anzi, direi dannatamente amabili… come le loro protagoniste, del
resto."
Hermione gli afferrò il volto tra le
mani, allontanandolo da sé e costringendolo a guardarla negli occhi. Poi sorrise
a sua volta.
"Sai, Ronald, credo che anche i protagonisti maschili di quelle storielle
siano piuttosto amabili…" replicò, prima di farlo scivolare sotto di sé
e dimostrare tutta l’amabilità di quella situazione.
E fu così che quella sera, Hermione
decise che avrebbe seriamente rivalutato certe storielle dall’epilogo talmente
banale e scontato da risultare fastidioso.
In fondo, erano storielle decisamente
amabili.
I can't do the talk, like they're talking on the
tv and I can't do a love song, like the way it's meant to
be I can't do everything, but I'd do anything for you I can't do
anything except be in love with you...
Dire Straits -
Romeo and Juliet
--- --- ---
Epilogo:
Qualche ora dopo Ron si svegliò di
soprassalto, seguito a ruota da Hermione. Si scambiarono uno sguardo assonnato,
quindi rivolsero di nuovo la loro attenzione alla fonte di rumore che li aveva
svegliati.
"RON! HERMIONE! APRITE! Tanto lo so
che non interrompo nulla…"
...a parte la mia fase
rem .
"E’ IMPORTANTE!"
Harry non sembrava mostrare segni di
cedimento. Hermione infossò la testa sotto il piumone, lamentandosi tra sé e sé
con delle frasi apparentemente prive di un senso logico, mentre il ragazzo si
trascinò verso la porta e la spalancò, mostrandosi in tutto il suo splendido
volto pallido, sonnolento e incorniciato da capelli rossi sconvolti.
"Che vuoi."
Quel grugnito non suonava esattamente
come una domanda. L’amico si catapultò in camera accendendo la luce e ignorando
quel mugolio sofferente che sembrava provenire da sotto le coperte.
"Ron. Hermione…" disse serio. "Voglio
che siate i primi a saperlo."
Dopo qualche secondo, al fine di
creare la giusta suspence, sorrise raggiante. "IO E PANSY CI SPOSIAMO!"
E se Ron sgranò gli occhi che fino a
quel momento erano rimasti a malapena socchiusi, l’ameba che giaceva sotto le
coperte balzò a sedere con uno scatto felino.
"COOOSA?!" gridarono
all’unisono.
In quel momento fece il suo ingresso
Pansy, che tutta trillante afferrò il suo futuro marito per un braccio.
"Presto diventerò la signora Potter,
e al diavolo i brillanti di mia zia!"
Ron e Hermione si guardarono
sconcertati.
Alla faccia del calcolo delle
probabilità.
…
(Ma chissà, forse erano solo i
cocktail di Neville…)
FINE! ^_^
AAAAAH!!! L’HO FINITA! WOAH! SPERO VI SIA PIACIUTA LA CONCLUSIONE! DICIAMO
CHE HARRY E PANSY SONO UN PO’ UNA SCEMATA, MA VOLEVO CHIUDERLA CON IL SORRISO…
CHE SPERO SIA COMPARSO! SONO FELICE CHE LA MIA PANSY, OOC QUANTO BASTA (anche perché
nell’originale non è che abbia un carattere significativo) SIA PIACIUTA.
PERSONALMENTE LA ADORO!!
ORA, HO DETTO CHE LA STORIA E’ FINITA. ED E’ VERO, MA AVREI QUALCHE IDEUZZA
PER UNA SPECIE DI CAPITLETTO CONCLUSIVO, PIUTTOSTO COMICO E DEL TIPO ‘AND
THEY LIVED HAPPILY EVER AFTER’, AMBIENTATO TOT ANNI DOPO E DISCRETAMENTE
SLEGATO DALLA STORIA (CHE FINISCE QUA).
NON SO, SE MI DITE CHE POTREBBE
PIACERVI CI FACCIO DUE PENSIERINI (ALTRIMENTI UNO SOLO)... ASPETTO
SUGGERIMENTI!!
MA INTANTO VOGLIO RINGRAZIARE TUTTI VOI CHE MI AVETE SEGUITA E INCORAGGIATA IN QUESTO
PAIO DI MESETTI COI VOSTRI 108 COMMENTI PER UNDICI CAPITOLI (che per i miei
standard, comunque, non sono pochi!)… UN BACIO!!
IN PARTICOLARE SALUTO:
KarmyGranger (alla quale mando un enorme bacio per il costante supporto e che
sprono a ‘fare la cosa giusta’ e concludere la sua storia. Beh, 56 capitoli sono
un po’ tantini… mi vuoi male, eh? : P), flyingstar16 (che ha tollerato la
Pansy/Harry!! Mi commuovi! E sei pure un ragazzo – a proposito, scusa se a volte
parlo al femminile, è l’abitudine!), robby (che mi ha sempre
fatto spuntare un gran sorrisone dicendo che
la mia storia le dava il buonumore! grazie mille, mi ha fatto davvero piacere!),
brilliant (che anche se a intermittenza si è quasi sempre fatta sentire!!
Spero ti sia piaciuto l’ending!), Alessandra (a cui ormai, rece dopo rece, mi
sto affezionando! Però mi spiego meglio: la tentazione non era di ron, ma la mia
a proposto di scrivere un flash back sull’estate post diploma! Un bacio!),
merryluna (la cui costante presenza, nonostante il pairing, mi commuove.
Davvero, nel vedere che mi segui anche se ti dedichi principalmente a altro
mi fa gongolare! Del tipo nella buona e nella cattiva sorte! Un baciooooo!),
soni67 (che apprezza l’ ironia che cerco sempre di infilare anche
nei momenti più mielosi… adoro l'ironia. E il realismo! XD), funnynurse
(che oltra a questa,
si è presa tempo per leggere le altre mie ff!! woah! Speriamo che ti
siano piaciute, allora!! Ma hai letto anche quelle col biondo? No, perché io un po’
un debole pure per le draco/herm ce l’ho… ciao!), hermron (che oltre a lasciarmi sempre un sacco di
complimenti ha fatto della mia pansy il suo idolo. Ma grazieeeeee!!).
POI TUTTI GLI ALTRI CHE MAGARI NON
HANNO COMMENTATO LO SCORSO CAP MA SI SONO FATTI SENTIRE PRIMA. E QUELLI CHE
HANNO SOLO LETTO!
UN BESO,
GLODFISH – BEA.
PS: ma sapete che Pansy mi ha
attaccato i suoi germi?! Sono uno straccio
stasera!!
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