Tell me a story

di zacra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 19: *** 19 ***
Capitolo 20: *** 20 ***
Capitolo 21: *** 21 ***
Capitolo 22: *** 22 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Eva era appoggiata ad una colonna della stazione centrale di Milano e osservava le persone attorno a lei affrettarsi verso i binari e i treni che li avrebbero riportati a casa, per il suo treno mancavano ancora una trentina di minuti, sospirò e si voltò alla sua destra distratta da due uomini che parlavano in maniera concitata in inglese, si mise ad osservarli tanto non aveva di meglio da fare.
Quello più alto si voltò e incrociò lo sguardo di Eva, che per l’imbarazzante figura indirizzò il suo sguardo verso le sue scarpe.
-          Chiedilo a lei Bob, abbiamo poco tempo dai!- disse l’altro.
-          Ok – rispose Robert avvicinandosi a Eva.
-          Scusa?-
-          Si- disse Eva togliendosi gli auricolari.
-          Probabilmente mi prenderai per pazzo, ma ci servono 30 euro e abbiamo provato tutte le carte che abbiamo nessuna funziona in questo sportello, e se non facciamo presto perdiamo l’aereo, non è che ce li potresti prestare? Se mi lasci la tua mail  ti giuro che te li restituisco- disse serio.
-          Ehm- disse Eva pensandoci un attimo, nel portafoglio aveva circa 50 euro, e quei due non le sembravano dei poveracci anzi, quello che le aveva chiesto 30 euro aveva in mano un i-pone che valeva quanto il suo ultimo sudato stipendio.
Prese dalla borsa il portafoglio e gli allungò i soldi che le aveva chiesto.
Il viso di Robert si illuminò in un sorriso dolce e genuino, l’avrebbe abbracciata per quanto si era dimostrata gentile con due perfetti sconosciuti.
-          Lasciami la tua mail, come ti chiami?- disse Robert con il cellulare in mano.
-          Eva- rispose lei prendendogli il cellulare di mano e scrivendo la sua mail.
-          Io sono Robert e lui è Jamie- disse indicando il suo amico che parlava al telefono.
-          Piacere- rispose Eva stringendogli la mano.
-          Bob, andiamo c’è il taxi- gli urlò Jamie.
Robert le sorrise di nuovo e sparì fuori dalla stazione con l’amico.
Eva si rimise ad ascoltare la musica, probabilmente di era fatta appena fregare dai due occhi più belli che avesse visto nelle ultime settimane, sentì il Blackberry vibrarle in tasca dei jeans e aprì la mail- “Grazie sei stata davvero gentile Robert”- sorrise tra se e si diresse verso il treno che l’avrebbe riportata a casa.
L’impatto con Bologna appena scesa dal treno fu come al solito destabilizzante, a Milano c’era il solo e lì pioveva a dirotto, Eva si tirò su il cappuccio e corse fino alla fermata dell’autobus.
La giornata non era affatto andata come sperava aveva avuto un colloquio di lavoro dove le avevano fatto chiaramente intendere che non aveva i requisiti richiesti per quel lavoro e come se non bastasse mancavano una manciata di giorni alla fine del suo contratto con il giornale locale come foto- reporter.
Entrò in casa bagnata fradicia e si mise sul divano per radunare le idee, aveva già pagato i prossimi 4 mesi d’affitto e almeno non era del tutto per strada, ma doveva trovare un altro lavoro alla svelta, le era andata bene che subito dopo la laurea le avessero offerto questo contratto di 8 mesi al giornale, si rialzò e andò a farsi una doccia.
 
I mesi passarono, Robert aveva restituito i soldi a Eva tramite bonifico appena arrivato a Los Angeles e i due avevano continuato a scriversi mail anche dopo.
Bob sapeva ormai quasi tutto della vita di Eva, viveva da sola, genitori separati con i quali preferiva non avere a che fare, niente fidanzato e un carattere per niente facile che le ricordava molto il suo fratellastro Jared, ecco una cosa che Bob aveva opportunamente scordato di dirle, le aveva parlato dei suoi fratelli ma non dei suoi due più famosi fratellastri Jared e Shannon Leto.
Una sera Bob era seduto in piscina a casa di Jared  e stava scrivendo l’ennesima mail a Eva.
-          Allora le chiederai di venire qui per l’estate? Ormai siamo a giugno- disse Shannon sedendosi accanto a lui.
-          Non lo so Shan, ci sono un sacco di cose che non le ho detto, non sa neppure di voi- rispose Bob posando il pc.
-          Mh, ma è tipo la tua ragazza no?- chiese Shannon punzecchiandolo.
-          No, non è la mia ragazza-
-          Ma vorresti che lo fosse- disse Jared inserendosi nel discorso e sorridendogli.
-          Jared smettila- disse Bob.
-          Vorresti che lo fosse , me ne sono reso conto la prima volta che ti ho chiesto di parlarmi di lei- disse Jared.
-          Non credo di piacerle in quel senso- disse Bob passandosi una mano tra i capelli e sospirando.
-          Almeno un po’ devi interessarle altrimenti avrebbe smesso di risponderti alle mail dopo che le hai restituito i soldi- disse Shan facendogli l’occhiolino.
-          Chiedile di venire per l’estate dai, hai detto che adesso non sta lavorando no? Quindi non c’è nessuna possibilità che ti dica di no- disse Jared.
-          E se non avesse i soldi per il biglietto? E se fosse già impegnata con i suoi amici?- disse Bob.
-          I suoi amici hanno una casa a Los Angeles e le pagherebbero il biglietto per venirci?- disse Jared serio.
-          Non credo-
-          Perfetto allora manda quella cazzo di mail- disse Jared tornando  dentro.
Robert prese di nuovo il pc in mano e riprese a scrivere la mail per Eva, erano circa 4 mesi che si scrivevano e ormai erano amici, quindi decise di provarci, le inviò la mail e sospirò come un ragazzino di 15 anni prima di chiudere il pc.
Eva rientrò in casa e si guardò allo specchio per un attimo, sua cugina aveva fatto un bel casino con i suoi poveri capelli, le aveva chiesto di schiarirli di poco e ora si ritrovava con i capelli più rossi della storia, era sempre stata rossa, ma questa tonalità non le donava molto anzi sembrava ancora più pallida, li legò  e si sedette sul letto per controllare la posta sul pc.
 
Aveva appena aperto la posta che suonarono alla porta.
-          Arrivo- disse posando il pc .
Aprì la porta e si trovò davanti Bec, la sua migliore amica, la quale iniziò a ridere appena la vide.
-          Non è divertente Bec- disse Eva facendola entrare.
-          Mi avevi detto che Betta aveva fatto un bel casino coi tuoi capelli, ma mai avrei immaginato un colore così acceso. Però non stai male dai- disse Bec sciogliendole i capelli per vederli meglio.
-          Si come ti pare-
-          Ehi io conosco il significato di quella frase con te, quindi non la usare!- disse Bec seguendola in camera sua.
Si sedettero entrambe sul letto e Bec prese il pc guardando le mail di Eva.
-          A quanto pare qualcuno ti ha scritto- disse guardando Eva.
-          Chi?-
-          Bob….ti scrive spesso no?- disse Bec maliziosa.
-          Ma smettila, dammi il pc su- disse Eva allungandosi verso l’amica.
-          Non prima di averla letta- disse Bec.
Eva restò ad osservare l’amica che leggeva la mail, e la vedeva sorridere senza capirne il motivo.
-          Che hai da ridere?- le chiese quando posò il pc.
-          Ti ha chiesto di andare a trovarlo per l’estate- disse Bec.
-          Scherzi vero?- disse Eva prendendo il pc e leggendosi la mail di Bob.
-          Non scherzavi- disse appoggiandosi alla testata del letto e posando il pc a lato.
-          Beh cos’è quella faccia? Stiamo parlando di 2 mesi a gratis in America, io sarei felicissima al tuo posto- disse Bec.
-          Credimi anche io lo sono- disse Eva passandosi le mani sulle cosce.
-          Allora sei pregata di farlo sapere anche alla tua faccia, perché adesso non lo sembri- disse Bec strappandole un sorriso stiracchiato.
-          Hei? Avanti che hai?- le disse Bec avvicinandosi.
-          Credo di piacere a Bob, voglio dire più che come amica- disse Eva.
-          Che cosa terribile eh? Un bel ragazzo neanche troppo povero forse ti viene dietro, davvero non so come tu faccia a non suicidarti all’istante- disse Bec sarcastica.
-          Bec…-
-          No Eva, per una volta per una sola volta fidati di me, vai via per questi due mesi ti farà bene, vedrai cose nuove, conoscerai gente nuova- disse Bec.
-          Vorrei venissi con me- rispose Eva.
-          Beh tu dalla al caro Bob e poi chiedigli un biglietto per la tua amica povera rimasta in Italia- disse Bec ridacchiando.
-          Sei sempre la solita- disse Eva lanciandole un cuscino.
Restarono ancora un po’ a chiaccherare sul letto, poi Bec dovette andare al lavoro e Eva rimase sola con la mail da inviare, la rilesse circa un centinaio di volte prima di premere invio, ma alla fine lo fece, spense il computer e andò all’appuntamento con il tatuatore aveva in mente questo tatuaggio da anni e finalmente lo avrebbe fatto.

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Capitolo 2
*** 2 ***


Eva entrò nello studio  e il ragazzo la fece accomodare sul lettino.
-          È il primo?- le chiese mentre posizionava appena sotto il seno lo stencil  dove lei gli aveva chiesto.
-          Si è il primo-
-          Non hai scelto un buon posto per cominciare- fece lui ridacchiando.
-          Me lo hanno detto in molti- rispose .
Il ragazzo iniziò a tatuarla e lei strinse i denti, aveva accompagnato Bec un sacco di volte e anche altri suoi amici, era dispiaciuta di averlo dovuto fare da sola ma non poteva certo chiedere a Bec di saltare il lavoro.
-          Ecco fatto- disse il ragazzo facendola alzare e guardare allo specchio.
-          Perfetto – disse  ringraziandolo e uscendo dopo aver pagato.
Una volta arrivata a casa mandò una foto del tatuaggio a Bec , e poi cenò.
Prima di mettersi a letto si guardò ancora una volta allo specchio ammirandosi il tatuaggio era una frase latina “vitam sine cantu quasi corpus absque anima”, “ una vita senza musica è come un corpo senza anima”, si mise la maglietta che usava per dormire e andò a letto.
Bob controllò la mail appena sveglio, l’aveva controllata ogni ora prima di addormentarsi sul divano di Jared.
-          Allora Romeo? Che ti ha risposto?- disse Jared andando a sedersi accanto a lui.
-          Ha detto che viene- disse Bob serio.
-          E allora mi spieghi quella faccia?-
-          Non le ho detto di voi- disse Bob.
-          Beh vorrà dire che le parlerai di noi durante il tragitto dall’aeroporto al tuo appartamento- disse Jared.
-          Tu la fai facile-
-          Perché è facile! Devi solo dirle che hai due fratellastri famosi, non mi pare una cosa così complicata- disse Jared.
-          Giusto- ammise Bob sorridendo a Jared.
Rispose alla mail di Eva dicendole che avrebbe prenotato il biglietto la mattina stessa così che lei potesse arrivare entro la settimana.
 
Il giorno della partenza era arrivato, Bec aveva accompagnato Eva all’aeroporto di Milano e ora dovevano salutarsi.
-          E se a Boston mi perdo e sbaglio gate? E se vado a finire in culo ai lupi? E se…- disse Eva.
-          Eva basta, lo so che è il tuo primo volo fuori dall’Europa, ma smettila andrà bene ok? Adesso prendi questa pesantissima valigia e vai a sederti sull’aereo – disse Bec abbracciandola.
-          Ok ok basta abbracci- disse Eva dopo pochi secondi.
-          Sempre la solita, fammi sapere qualcosa appena sei arrivata intesi?-
-          Intesi- rispose Eva prima di lasciarla.
Eva salì sull’aereo e si mise comoda a leggere, l’ aspettava un lungo viaggio.
Bob era arrivato in aeroporto con un leggero anticipo, controllò gli orari degli arrivi e si sedette ad aspettare.
Finalmente vide arrivare le prime persone del  volo da Boston e si alzò in piedi per farsi vedere da lei.
Eva prese la sua valigia e poi si voltò per cercare Bob tra la gente che aspettava all’arrivo, era così stanca che sarebbe andata a casa con chiunque se le avesse promesso un letto.
-          Eva!- disse Bob vedendola.
-          Ciao- rispose andandogli incontro.
-          Come stai?- disse togliendosi gli occhiali da sole e sorridendole.
Lei sorrise e gli mostrò la maglietta che aveva comprato all’aeroporto di Boston dove c’era scritto “  jet lagged please be kind”, lui sorrise  e le prese la valigia.
Salirono in auto e Bob iniziò a pensare a come dirle di Jared e Shannon, lei sembrava stanca, ma il problema era che Jared aveva insistito perché la portasse a cena da loro quella sera.
-          Allora come ti sembra Los Angeles?- le chiese notando che guardava fuori dal finestrino incantata come una bambina.
-          Mi sembra figa! Me l’ero immaginata sempre così in tutti i libri che ho letto e i film che ho visto- rispose stiracchiandosi.
-          Metto un po’ di musica ti va? Così non ti addormenti in macchina- disse Bob mettendo uno dei cd dei Mars per vedere la reazione di lei.
Eva rimase in silenzio, ascoltava e basta.
-          Ti piace?- chiese Bob.
-          Questo gruppo mi ricorda l’ultimo anno di liceo, quando vedevo partire il video cambiavo canale dicendo “ sta zitto coglione” alla tv, diciamo che non mi fanno impazzire- disse guardandolo.
Bob non disse nulla e si fece serio.
-          Oh  cavoli, mi dispiace, probabilmente è uno dei tuoi gruppi preferiti o roba simile e io mi sono appena comportata come una stronza, scusa, è che sono stanca- disse  cercando di farsi perdonare la sua solita lingua lunga.
-          Non sono il mio gruppo preferito tranquilla- disse.
-          Meno male, sai che figura di merda se no? Tu mi inviti qui e io dopo neanche un’ora te ne faccio pentire- disse lei.
-          È che ti devo dire una cosa, sai il cantante e il batterista dei Mars sono i miei fratellastri- disse Bob tutto d’un fiato senza mai staccare gli occhi dalla strada.
Eva lo guardò  un attimo e poi si mise a ridere.
-          C’ero quasi cascata- disse voltandosi verso di lui e notando che era rimasto serio –non stavi scherzando vero? Oh merda, quindi ho dato del coglione ad un tuo fratellastro, sarebbe stato meglio se fosse stato il tuo gruppo preferito, vorrei sprofondare- disse Eva nascondendo la testa tra le mani.
-          Tranquilla, non lo sapevi-
-          Già non lo sapevo! Perché non me lo hai detto in questi 5 mesi?-
-          Non lo so, è che dai tuoi discorsi mi era parso di capire che non sei una a cui piacciono le star, quindi non lo so- disse lui.
-          Ok senti scusami va bene, adesso almeno lo so- disse Eva appoggiandosi allo schienale del sedile.
Arrivarono all’appartamento di Bob e lui le mostrò la sua stanza e il bagno.
-          Grazie, credo che dormirò per i prossimi giorni- disse Eva lasciandosi andare sul letto.
-          Veramente stasera Jared voleva conoscerti, ma se sei troppo stanca gli dico di spostare- disse Bob restando sulla porta a guardarla.
-          No  va bene, fammi solo dormire un po’- disse Eva con gli occhi già chiusi.
Bob sorrise e restò ad osservarla per un po’, li sdraiata sul letto, sperava solo che Shannon non si lasciasse scappare niente a proposito di quello che lui aveva iniziato a provare per lei negli ultimi tempi.
 
Bob guardò l’ora e decise di provare ad andare a svegliare Eva, entrò nella stanza e si sedette sul bordo del letto, non sapeva come fare, probabilmente sarebbe stato strano per entrambi se l’avesse svegliata accarezzandola, ormai erano amici certo ma amici che si erano visti solo una volta, quindi ogni gesto andava calibrato, le posò una mano sulla spalla e iniziò a scuoterla gentilmente.
-          Ancora 5 minuti..- disse lei nascondendo il viso sotto al cuscino.
-          Vorrei poterteli concedere, ma se devi fare anche la doccia non li hai- disse Bob.
Eva si girò e gli sorrise.
-          Ok allora vado- disse alzandosi e andando in bagno con le sue cose.
Bob andò nella sua stanza e finì di prepararsi intanto che Eva era sotto la doccia, poi si sedette a guardare la tv mentre l’aspettava.
Eva uscì dal bagno e andò in camera sua per vestirsi, non aveva idea di cosa mettere, Bec in quel momento le mancava più che mai, lei sapeva sempre cosa indossare.
Si sedette in mutande davanti alla sua valigia ancora da disfare e iniziò a cercare.
Prese in mano un paio dei suoi pantaloni preferiti, li aveva presi a Londra e li indossò, erano dei pantaloni scozzesi rossi e neri a sigaretta con delle lampo applicate qua e là , ci mise sopra una canottiera nera semplice e un paio di ballerine nere.
Raggiunse Bob in soggiorno e lui si voltò a guardarla.
-          Dici che posso andare bene?- chiese guardandolo.
Bob sorrise, Jared avrebbe adorato quei pantaloni, erano simili persino nel gusti di vestire oltre che nel carattere.
-          Vai benissimo- le disse alzandosi.
-          Meno male, davvero, io se c’è una cosa che non so fare è vestirmi da persona normale- disse Eva sorridendo.
-          Anche loro fidati- disse Bob.
Uscirono e salirono in auto per andare a casa di Jared.
Il viaggio fino a casa di Jared fu  piuttosto breve, Bob si voltò a guardare Eva era rimasta in silenzio per quasi tutto il tragitto.
-          Tutto bene?- le chiese.
-          Si, cioè non lo so, sono un po’ nervosa, hai detto che passi molto tempo con loro, quindi mi sento un po’ sotto esame come tua amica- disse .
-          Io passo molto tempo con loro è vero, ma non è a loro che devi piacere- disse Bob guardandola.
Eva sorrise imbarazzata per quella frase che probabilmente voleva dire ben più che solo quello.
Bob parcheggiò e i due scesero dall’auto.
Appena pochi secondi dopo aver suonato alla porta vennero accolti dagli occhioni azzurri di Jared che squadrava Eva attentamente mettendola decisamente in imbarazzo.
-          Bei pantaloni- disse infine- io sono Jared- aggiunse allungandole la mano.
-          Eva- rispose lei stringendola.
Li fece accomodare in salotto e si sedette sul divano con loro.
-          Ma sono già arrivati- disse Shannon arrivando in salotto con indosso solo i pantaloni.
Eva sorrise e si alzò in piedi per presentarsi.
-          Io sono Shannon piacere- disse abbracciandola.
-          Si….piacere- disse lei arrossendo e tornando a sedersi accanto a Bob.
-          Devi perdonarlo, è molto espansivo, e si dimentica spesso di essere seminudo- disse Jared riferendosi al fratello che nel frattempo si stava infilando una canottiera.
-          Non fa nulla- disse Eva sorridendo debolmente.
-          Allora che fai nella vita?- le chiese Shannon sedendosi davanti a lei.
-          Lavoravo per un giornale come foto-reporter, ma adesso non faccio nulla come la maggior parte delle persone purtroppo- rispose lei.
-          Beh si certo che in Italia siete messi male, con la mafia e i politici corrotti…- disse Shannon.
-          Almeno noi sappiamo di essere messi male, e non scopriamo all’improvviso che non si possono comprare le case a credito- disse Eva, non sopportava molto che si parlasse del suo paese solo per luoghi comuni o per sentito dire.
-          Che vuoi dire?- disse Jared.
-          Che nel 2008 le banche alle quali crollarono i crediti in borsa furono le vostre e avete trascinato tutti nella merda- disse Eva.
-          Bob non mi avevi detto che era così preparata a sostenere anche questo tipo di conversazioni- disse Jared sorridendo compiaciuto, era la prima volta che una persona si esprimeva in maniera così esplicita nei confronti di una cosa così complicata come la crisi economica mondiale.
-          Mi dispiace, sono sempre troppo istintiva e parlo troppo- disse Eva.
-          Beh allora ti metteremo a mangiare accanto al caro Jay così almeno non stressa noi con i suoi discorsi- disse Shannon.
Si alzarono e andarono a cenare .
Eva e Jared parlarono poco a discapito delle previsioni di Shannon. Jared la stava in qualche modo studiando stava cercando di capirla, capire le persone era il suo “ sport” preferito, gli piaceva prevedere le reazioni altrui gli dava un certo senso di controllo.
Jared osservava Bob non smettere un attimo di guardarla, e sapeva che anche lei se ne era accorta, si chiese se lui le avesse già detto qualcosa o se aspettasse ancora .
Erano ormai passate le due di notte quando Eva e Bob salutarono Jared e Shannon per tornare a casa.
-          Allora ci vediamo giovedì che vieni a provare la piscina- disse Shannon sorridendo a Eva.
-          Ok- rispose lei stringendosi nelle spalle.
Si salutarono e salirono in auto per tornare a casa.
-          Allora come sono andata?- chiese Eva a Bob mentre erano fermi ad un incrocio.
-          Sei andata benissimo- disse lui guardandola, era tutta la sera che voleva baciarla, accarezzarle il viso, ma scattò il verde e si trattenne ancora una volta.
Arrivarono a casa e si sedettero in salotto a parlare per un po’.
-          Beh sarai stanca- disse Bob voltandosi a guardarla.
-          In effetti un pochino si, devo ancora abituarmi al fuso orario-rispose Eva stiracchiandosi e lasciandosi andare sul divano.
Restarono in silenzio per alcuni minuti.
-          Bob?-
-          Si?-
-          Sai c’è una cosa che ti volevo chiedere da un po’ , quindi te lo chiedo e basta- disse Eva guardandolo.
-          Chiedi- rispose lui.
-          Io ti piaccio? Voglio dire più che come amica…- disse Eva.
-          Si- rispose lui passandosi una mano tra i capelli imbarazzato.
-          Capito- disse lei alzandosi dal divano.
Bob si alzò con lei e la prese per un braccio facendola voltare.
-          Non è solo che mi piaci, mi sono preso una bella sbandata per te Eva- le disse guardandola.
Eva non ebbe neanche il tempo di rispondere che lui le diede un bacio che lei corrispose.
-          È meglio se ne parliamo domani mattina- disse Eva spostandosi e andando in camera sua.
Bob si lasciò andare sul divano, prendendosi a parole nella sua testa e poi andò in camera sua.

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Capitolo 3
*** 3 ***


Eva si distese sul letto e chiamò  Bec, doveva parlare con lei assolutamente.
-          Buongiorno America!- le disse Bec rispondendo.
-          Hey-
-          Che ci fai ancora sveglia? -
-          Si lo so adesso vado a letto, ti dovevo dire una cosa prima però-
-          Allora dai dimmela- disse Bec.
-          Bob mi ha dato un bacio-
-          Oddio, pensavo fosse una cosa seria…- disse Bec scherzando.
-          È una cosa seria, insomma, credo-
-          Senti  è solo un bacio-
-          Non esattamente, gli ho chiesto se gli piaccio e lui ha detto di si, quindi non è solo un bacio Bec- disse Eva sdraiandosi sul letto.
-          Lui ti piace?- chiese Bec.
-          Non lo so, si , forse, boh….-
-          Sei sempre la solita- disse Bec sospirando.
-          Gli ho detto che ne avremmo parlato domani mattina, quindi adesso devo riposare, non sarei mai dovuta venire qui- disse Eva chiudendo gli occhi.
-          Eva smettila, senti domani parlate no? Allora vedi che succede, siete diventati amici negli ultimi mesi e se doveste diventare qualcosa di più io non vedo cosa ci sia di male. Ora dormi pasticciona- disse Bec prima di riattaccare.
-          Ok notte- disse Eva chiudendo la chiamata e posando il cellulare sul comodino accanto a lei.
Si svestì e si mise a dormire pensando al da farsi.
Bob passò la maggior parte del tempo a rigirarsi nel letto, in parte pentito di averle detto che le piaceva e in parte sollevato per averlo fatto. Si alzò non appena la sveglia suonò le nove del mattino e dopo essersi vestito scese a comprare qualcosa per la colazione.
Eva si svegliò sentendo la porta di casa chiudersi e andò in cucina a bere un bicchier d’acqua prima di passare in bagno a prepararsi.  Lei aveva appena finito di infilarsi le scarpe quando Bob tornò in casa con la colazione.
-          Ciao – le disse allungandole un sacchetto di carta.
-          Ciao e grazie- disse lei prendendolo e guardando cosa conteneva.
-          È alla cannella, so che ti piace così ho fatto un salto in un posto qui vicino che fa le torte e te ne ho presa una fetta- disse Bob guardandola.
-          Sei stato carino, ma non dovevi disturbarti, insomma mi paghi il viaggio, mi ospiti a casa tua e mi prendi pure la colazione è troppo così mi metti in imbarazzo- disse Eva portandosi i capelli su un lato  e sorridendo.
-          Più in imbarazzo di stanotte quando ti ho baciata ?- chiese lui.
-          A proposito di stanotte, mi dispiace di essermi praticamente andata a nascondere in camera mia, è solo che non sapevo cosa fare- disse lei.
-          Non avrei dovuto farlo- disse Bob.
-          Perché  no? È stato bello-
-          Sul serio?- chiese lui guardandola.
-          Sul serio- rispose Eva.
-          Sai mi piacerebbe portarti fuori come un vero appuntamento- disse Bob serio.
-          Si può provare- disse lei.
Bob sorrise compiaciuto e si sedette a mangiare con lei.
Uscirono di casa subito dopo aver finito la colazione e salirono in auto.
-          Allora dove andiamo?- chiese Eva.
-          Venice Beach, è un buon posto dove passeggiare- disse Bob.
-          Questo è il primo appuntamento ufficiale Bob?- chiese Eva sorridendo.
-          Direi di si- rispose lui partendo.
Passeggiarono a lungo passando da un argomento all’altro nei  5 mesi in cui si erano mandati mail avevano imparato a conoscersi, sapevano come la pensava l’altro su praticamente ogni argomento e questo li aveva avvicinati molto.
La giornata si era ormai conclusa e si sedettero un  po’ in spiaggia a guardare il mare.
-          Allora è andato bene direi come primo appuntamento – disse Eva guardandolo – mi hai regalato una maglietta, un fiore raccolto dall’aiuola di una casa privata, io ti ho offerto il pranzo e adesso ci guardiamo il tramonto in riva al mare- aggiunse sorridendo.
-          Beh una cosa manca- disse lui togliendosi gli occhiali da sole e appendendoseli alla t- shirt.
-          Davvero?- disse Eva sarcastica.
Bob si avvicinò a lei lentamente fermandosi a pochi centimetri dal viso di Eva sorridendole, lei posò una mano sulla nuca di Bob e lo attirò a se baciandolo.
-          Manca qualcos’altro?- disse guardandolo.
-          No…- disse lui riprendendo  a baciarla.
Bob la fece sdraiare sulla sabbia continuando a baciarla dolcemente.
-          Ci sono dei bambini che ci guardano- disse Eva rialzandosi e sorridendo.
Prese la macchina e fece alcuni scatti al tramonto, poi si girò inquadrando Bob e gli fece un paio di foto.
-          Una insieme no?- disse lui allungandosi verso la macchina.
-          Ok-
Eva gliela passò e si mise vicino a lui.
Fecero un paio di scatti normali poi iniziarono a fare i cretini, lui le mise una mano sotto il mento e le diede un bacio scattando la foto.
-          Ok direi che il servizio fotografico è finito e poi ho fame- disse Eva rimettendo la macchina in borsa.
Si alzarono e tornarono alla loro auto.
Giovedì arrivò e Eva stava cercando il suo unico costume da bagno per andare a casa di Jared con Bob.
Lo trovò e lo indossò , si stava guardando allo specchio quando Bob fece capolino sulla porta.
-          Quello è il famoso tatuaggio- disse guardandola.
-          Si è lui-
-          Posso- disse sfiorandole il fianco.
Eva alzò il braccio in modo che lo potesse vedere tutto, sentì la mano di lui accarezzarlo e poi salire sul suo seno.
-          Lì non c’è il tatuaggio- disse guardandolo.
-          Ops…- fece lui abbassandosi a baciarle il collo.
La spinse verso il letto slacciandole il costume lei ridacchiò a causa della leggera barba di lui che le faceva il solletico.
-          Facciamo tardi, non hai detto che Jared odia chi arriva tardi?- disse Eva.
-          Stiamo insieme adesso non può odiarti- le rispose dandole un bacio sulla guancia e facendola rialzare, lei si rimise il costume.
-          Mi dai una mano?- gli chiese.
-          Preferivo aiutarti a toglierlo- disse lui allacciandolo.
Lei sorrise e finì di vestirsi.
Arrivarono a casa di Jared con un leggero ritardo, la casa era piena di gente, Eva in queste situazioni si sentiva sempre un po’ in imbarazzo perché anche se poteva non notarsi a prima vista era molto timida e riusciva a gestire pochi sconosciuti per volta.
Bob le mise un braccio intorno alla vita e la portò in piscina.
Si sedettero a parlare e dopo poco li raggiunse Jamie.
-          Ciao- le disse.
-          Ciao Jamie- rispose Eva.
-          Allora ti tratta bene Babu?- disse sedendosi accanto a lei.
-          Non mi lamento, se lo facessi potrei ritrovarmi fuori casa – disse lei scherzando.
-          Non è vero- disse Bob dandole un buffetto sulla spalla.
-          Ahia…animale- disse Eva facendo l’offesa.
-          Scusa….- disse Bob dandole un bacio sulla spalla dove l’aveva colpita- meglio?- chiese sorridendo.
-          Meglio- disse lei.
 
Uno dei ragazzi fece segno a Jamie di raggiungerlo dentro così lui si allontanò lasciandoli soli.
-          Eccoli qui, fame?- disse Shannon offrendo a Eva della macedonia.
-          Si grazie- disse lei prendendo la ciotolina dalla mani di Shannon.
-          Lo tratti bene il mio Babu spero- disse Shan sedendosi accanto a lei.
-          Ti tratto bene?- disse Eva girandosi verso  Bob.
-          La maggior parte del tempo si dai- disse lui sorridendo.
-          La maggior parte del tempo?- disse lei guardandolo storto.
-          Sto scherzando- disse Bob- mi tratta bene Shan tranquillo- aggiunse.
A Eva suonò il cellulare, guardò il numero non lo conosceva ma il prefisso era italiano.
-          Shannon posso andare dentro a parlare?- chiese alzandosi.
-          Ma certo- rispose lui.
Eva entrò in casa e si sedette sul divano rispondendo alla chiamata.

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Capitolo 4
*** 4 ***


Quando ebbe finito di parlare posò il cellulare accanto a se e sospirò profondamente, l’avevano appena chiamata per un lavoro, serviva un’assistente alle luci per un fotografo di Vogue Italia, le avevano detto che se voleva il lavoro sarebbe iniziato a fine luglio, lei aveva chiesto un paio di giorni per pensare all’offerta, iniziare a fine luglio significava restare con Bob solo altre tre settimane e quattro giorni.
Si alzò dal divano e tornò in piscina con gli altri.
Bob era seduto con Jared a parlare, li raggiunse e Bob le sorrise.
-          Vieni – disse facendole posto.
-          Allora chi era al telefono?- aggiunse guardandola.
-          Mi hanno chiamato per un lavoro con assistente alle luci per un fotografo- disse lei.
-          Mh quando inizieresti?-
-          Se accetto a fine luglio devo essere a casa- rispose lei cercando di intuire la reazione di Bob.
-          Ci resterebbe poco tempo- disse infine.
-          Lo so, ma mi serve quel lavoro Bob- disse lei.
-          Perché non lavori per me- disse Jared guardandola.
-          Pe te? E cosa farei scusa?-
-          Ci penserò su- disse lui.
-          No Jared seriamente, vuoi davvero offrirmi un lavoro?- disse Eva.
-          Sai che mi piace girare i miei video musicali, e la figura del direttore della fotografia al momento è vacante potresti essere tu, interessata?- disse lui.
-          Beh io… ehm..- balbettò lei.
-          Lo prendo come un si- disse Jared guardando Bob che gli sorrise.
Eva guardò Jared alzarsi e andare a parlare con Jamie e altre persone.
-          Visto tutto sistemato- disse Bob.
-          No, non è sistemato, non voglio trattamenti di favore solo perché sono la tua ragazza, voglio farcela da sola, voglio sentire la tua mancanza, non mi piacciono le cose facili Bob, finiscono subito- disse lei seria.
Lui rimase per un po’ in silenzio a riflettere, le sarebbe certamente mancata, e la consapevolezza che gli restavano solo poche settimane insieme non lo rallegrava di certo, ma la capiva.
-          Davvero ti mancherò?- chiese.
-          Certo, potresti sempre venire tu da me, diciamo verso metà settembre e poi resti fino a metà ottobre, o novembre o aprile dell’anno dopo- disse lei scherzando.
Lui le prese il viso tra le mani e le diede un bacio leggero sulle labbra.
Restarono a casa di Jared finchè la gente non se ne fu andata  tutta,  entrarono in salotto per salutare prima di andarsene anche loro.
-          Jared?- disse Eva.
-          Dimmi-
-          Volevo ringraziarti per l’offerta, per il lavoro intendo, ma non posso accettare- disse lei.
-          Non puoi accettare di restare qui a fare una cosa che ti piace e vivere con il tuo ragazzo, ma puoi accettare di essere l’assistente alle luci di qualcuno per un paio di mesi?-
-          Non è questo il punto-
-          Si invece, perché fare una cosa che non ti piace quando puoi fare quello che ti piace-
-          Se io non fossi la sua ragazza, il lavoro di assistente sarebbe stata la sola possibilità per me- disse Eva entrambi si stavano leggermente alterando.
-          Fai come credi, ma non è facendo quello che volevano gli altri che ce l’ho fatta- disse Jared.
Eva lo guardò scossando la testa, non voleva litigare ma Jared sembrava voler fare solo quello in quel momento.
-          Ti aspetto fuori- disse guardando Bob-passate una buona serata- aggiunse uscendo.
Shannon si sedette sul divano accanto a Jared.
-          Non ti pare di aver esagerato con lei?- disse .
-          No- rispose Jared alzandosi e andando a chiudersi nello studio, non riusciva a capirla, le aveva offerto su un piatto d’argento la vita perfetta e lei la aveva rifiutata, si sedette e prese in mano la chitarra iniziando a strimpellare melodie senza senso.
Alzò lo sguardo e osservò il cielo fuori dalla finestra.
-          Jay?- disse Shan andandogli davanti.
-          Se ti avessero offerto quello che volevi a 25 anni avresti accettato?- gli chiese.
-          Io si Jay, ma tu no, hai sempre voluto conquistare ogni singolo secondo della tua indipendenza, ogni passo che facevi ti doveva avvicinare al tuo sogno pensaci, non siete poi così diversi- disse Shannon guardandolo.
Jared riprese a suonare, una parte di lui non voleva ammettere che il fratello avesse ragione

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Capitolo 5
*** 5 ***


Bob uscì da casa di Jared e trovò Eva seduta ad aspettarlo davanti all’auto.
-          Mi dispiace per quello che è successo con Jared io…- disse lei prima che lui la baciasse.
-          Conosco Jared- disse prima di salire in auto con lei.
Lei non disse nulla, probabilmente lui era dispiaciuto che avessero discusso ma non voleva farlo pesare a nessuno dei due.
Passarono alcuni giorni Eva era sdraiata sul suo letto e osservava la luce farsi pian piano sempre più intensa attraverso le fessure della tapparella, si alzò e andò in camera di Bob, stavano insieme da due settimane quasi ma non avevano mai dormito insieme, si sdraiò accanto  a lui accarezzandogli il viso.
-          Ciao- disse Bob aprendo gli occhi e sorridendole.
-          Ciao- disse lei avvicinandosi ancora.
Lui le mise una mano dietro la nuca  e le diede un bacio.
Eva si mise a cavalcioni sopra di lui togliendosi la maglietta e restando solo con gli slip.
-          Che vuoi fare?- chiese Bob.
-          Secondo  te?- rispose lei abbassandosi a baciargli il collo.
Lui le accarezzò i seni delicatamente, poi la prese per i fianchi ribaltando le posizioni.
Si mise sopra di lei sfilandole gli slip e poi si tolse i boxer, si abbassò a baciarla nuovamente, prese un preservativo dal cassetto e dopo averlo infilato entrò in lei lentamente senza smettere di guardarla un attimo.
Eva incrociò le gambe attorno al bacino di Bob per attirarlo più vicino a lei e iniziarono a muoversi insieme. Alternando ritmo veloce e lento.
Eva sentiva Bob ansimare sempre di più e anche lei stava ormai raggiungendo il limite, lo sentì venire e dopo poco fece lo stesso, lui si lasciò andare su di lei continuando a baciarle il collo.
Bob alzò la testa e la guardò negli occhi.
-          Era un bel po’ che non mi svegliavo così bene la mattina- disse sorridendo.
-          Scemo, pesi lo sai- disse lei scompigliandogli i capelli.
-          Ma se sono magrissimo- rispose lui scherzando e spostandosi un po’ di lato.
Restarono ancora a letto per qualche minuto, Bob non l’avrebbe voluta lasciare andare neanche per un attimo, la strinse a se sospirando e chiudendo gli occhi.
La suoneria del suo cellulare riportò Bob alla realtà, lo prese dal comodino e rispose, era Jared che gli chiedeva di andare da lui in giornata perché aveva bisogno per un pezzo del nuovo album a cui stava lavorando.
-          Era Jared- disse posando il cellulare e voltandosi verso di lei.
-          Ho sentito- ripose Eva.
 
Bob si mise sopra di lei accarezzandola e lei sorrise.
-          Devo andare da Jared, ma direi di fare presto, posso lasciarti sola per un po’?- disse guardandola.
-          Se Jared non può aspettare- disse Eva sospirando e poi sorridendo per fargli capire che era tutto ok.
Bob si alzò dal letto e andò a farsi una doccia, mentre Eva si avvolse nel lenzuolo e chiuse gli occhi per riposare ancora un po’.
Bob si fece la doccia e poi si vestì in fretta sperava di fare presto con Jared per poter passare il resto della giornata in libertà.
Se sedette sul letto per infilarsi le scarpe e poi si abbassò su Eva.
-          Ci vediamo presto- disse baciandole una spalla.
-          Ok- rispose lei.
Appena sentì la porta chiudersi si alzò e andò a farsi una doccia anche lei.
Si stava asciugando i capelli quando sentì suonare il cellulare.
-          Pronto- disse
-          Eva, mi sono dimenticato una cosa a casa potresti portarla a Jared?-
-          Si certo ma tu dove sei?-
-          Sono in macchina con Shannon ti raggiungo dopo a casa di Jared, comunque devi portargli  la chiavetta blu che c’è sul tavolo in salotto, le chiavi della macchina sono nei miei jeans, grazie a dopo- disse riattaccando.
Eva si vesti e dopo aver preso la chiavetta scese di sotto e salì in auto, per lei era la prima volta con una macchina dal cambio automatico, avviò il motore e sperò che le andasse fatta bene.
Parcheggiò l’auto davanti a casa di Jared e scese, non si erano più parlati da quel giorno in studio, fece un bel respiro e suonò il campanello.
Jared andò ad aprire e si bloccò per un attimo quando vide chi era alla porta.
-          Bob mi ha detto di portarti questa- disse mostrandogli la chiavetta blu.
-          Bene- disse lui prendendola.
-          Grazie eh- disse lei facendo per tornare in macchina.
-          Grazie- disse lui- puoi restare ad aspettarlo dentro-aggiunse guardandola.
Eva tornò verso di lui e entrò in casa.
Jared la fece accomodare su uno degli sgabelli nello studio e riprese a lavorare.
Eva picchiettava con l’anello contro al metallo dello sgabello sul quale era seduta e si guardava intorno annoiata.
-          Ti dispiace smetterla, sto cercando di scrivere- disse Jared alzando per un momento la testa e guardandola.
-          Vado a prendermi un bicchiere d’acqua ok?- disse lei.
-          Seconda porta a destra- disse riprendendo il suo lavoro.
Eva uscì dallo studio, sperava che Bob e Shannon arrivassero presto, era in quella casa da venti minuti e  già non ne poteva più.
Entrò in cucina, e dopo aver trovato i bicchieri prese la bottiglia d’acqua dal frigo e si riempì il bicchiere.
Aveva appena finto di bere che sentì la terra tremarle sotto i piedi, sapeva che in California i terremoti erano normali ma per lei no, non riusciva a muoversi si sedette sotto la porta e cercò di calmarsi.
-          Eva?- la voce di Jared la riportò alla realtà.
Alzò lo sguardo e lui le sorrise.
-          Prima volta?- le chiese abbassandosi verso di lei.
-          Così forte si- rispose lei.
-          Dai che non è niente- disse Jared porgendole la mano per rialzarsi.
Si era appena risollevata che ce ne fu un’altra, fece per rimettersi a sedere ma Jared la trattenne.
-          Andiamo fuori ok?- le disse.
Eva annuì le faceva uno strano effetto trovarsi da sola con lui in questa situazione, ma malgrado le loro incomprensioni  lui si era dimostrato gentile e comprensivo.
Si sedettero sui gradini appena fuori dalla porta di casa e lei iniziò a rilassarsi un po’, non si era neppure accorta che lui la tenesse per mano.
Jared guardò la sua mano stringere quella di Eva e appena incrociò lo sguardo di lei la ritirò mettendosela in tasca e prendendo il suo BB per sentire dove fossero Shannon e Bob.
-          Stanno arrivando, 5 minuti e sono qui- disse quando ebbe finito la chiamata guardandola.
-          Bene- rispose lei.
-          Tutto ok? Vuoi che ti porti da bere?- disse lui facendo per rialzarsi.
-          No…- disse lei fermandolo-facciamo che resti qui ok?- aggiunse guardandolo.
Jared sorrise e si mise ad osservarla, se ci fosse stato Shannon con lei ora la starebbe abbracciando dicendole di non preoccuparsi, Shannon ci aveva sempre saputo fare con le persone gli veniva facile. Si avvicinò a lei e le mise un braccio intorno alle spalle.
Eva si voltò a guardarlo e lui subito si pentì di averlo fatto, le strinse la spalla e poi si rimise a smanettare col BB.
Eva era leggermente stranita dal comportamento di Jared, non era certo il tipo di cosa che ci si aspettava da lui, un abbraccio era più da Shannon.
L’auto di Shan svoltò nel vialetto e lei si alzò da sedere.
-          Tutto bene?- disse Shan scendendo.
-          Si tutto bene, era un po’ agitata così siamo rimasti fuori. Portala a fare due passi- disse Jared guardando Bob.
Eva era sempre più stranita dal comportamento di Jared, quando poco prima le teneva la mano sembrava davvero preoccupato ed ora questo e l’abbraccio, forse era solo stanca e come sempre si faceva castelli in aria da sola costruendo cose inesistenti.
Bob le mise un braccio intorno alla vita e la attirò a se abbracciandola.
-          Andiamo ok? – le disse accarezzandole la schiena.
-          Bob alla radio hanno detto che ce ne saranno altre , perché non restate a dormire qui stanotte, tanto di posto ce né- disse Shannon.
-          No dai non è necessario- disse Bob.
-          A me farebbe piacere sapervi a poche camere di distanza anzi che al 5 piano del tuo palazzo- disse Jared serio.
-          E va bene, andiamo a casa a prendere un po’ di cose per la notte e poi torniamo- disse Bob.
Lui e Eva salirono in auto e tornarono all’appartamento per prendere quello che gli occorreva per la notte.

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Capitolo 6
*** 6 ***


 
Dopo aver preso l’occorrente per la notte fuori casa tornarono da Jared, lui Bob e Shannon andarono in studio a lavorare con Tomo e Jamie, mentre Eva rimase sul  divano a leggere.
Intorno alle otto di sera Tomo e Jamie se ne andarono e loro iniziarono a preparare la cena.
Jared si sedette accanto a Eva, pensava ancora a quella mattina e a quanto avrebbe voluto calmarla anche se questo tipo di atteggiamenti non erano certo da lui, Eva si accorse che lui la stava guardando e si voltò verso di lui, Jared fece finta di nulla e riprese a cenare.
Dopo cena Bob si mise sul divano accanto a Eva e iniziarono a guardare un film sul pc.
Eva si appoggiò alla spalla di lui chiudendo gli occhi era davvero stanca.
-          Andiamo a letto?- le chiese lui sollevandole il viso.
Lei annuì e andarono nella stanza degli ospiti che Jared gli aveva mostrato.
Si erano appena  messi a letto che ci fu un’altra scossa, Eva si alzò a sedere sul letto e Bob l’abbracciò.
-          Dai questa era piccola- le disse
La fece rimettere giù e l’abbracciò, Eva sentiva il torace di lui perfettamente appoggiato alla sua schiena, si lasciò cullare dal respiro calmo di Bob e si addormentò.
Un movimento quasi impercettibile del letto la fece svegliare nuovamente, guardò l’ora le 3:46 decise di alzarsi e andare a bere un po’ d’acqua.
Infilò la maglietta di Bob, giusto per non girare in biancheria in casa d’altri e uscì dalla stanza.
Si appoggiò al tavolo di cucina bevendo lentamente dal bicchiere e chiuse gli occhi rilassandosi.
Jared era seduto sul divano a scrivere, aveva sentito dei rumori in cucina, nessuno a parte lui era mai sveglio a quell’ora della notte, si avvicinò alla porta e la vide, gli occhi chiusi, il bicchiere in mano e canticchiava , conosceva quella canzone ma non ricordava di chi fosse, restò ad osservarla indeciso se entrare a parlarle oppure no, il suo istinto alla fine optò per il tornare a scrivere e così fece.
Eva finì di bere e lavò il bicchiere prima di tornare nella sua stanza, spense la luce in cucina e notò la luce accesa in salotto.
-          Ciao- disse notando Jared seduto sul divano.
Lui non disse nulla, allora lei si avvicinò ulteriormente e notò che aveva gli auricolari, gli posò una mano sulla spalla, facendolo sussultare.
Jared si voltò di scatto incrociando il viso divertito di Eva.
-          Non ti avevo sentita- disse togliendo gli auricolari.
-          Ci credo, sentivo io la musica da qui- disse lei guardandolo.
-          Come mai sveglia a quest’ora?- le chiese posando i fogli accanto a se.
-          Faccio fatica a dormire, il letto si muove a causa delle piccole scosse , Bob mentre dorme mi viene addosso ,tutta una serie di cose insieme insomma- disse lei.
Restarono in silenzio entrambi per alcuni minuti.
-          Ok torno di la e ti lascio lavorare in pace- disse Eva.
-          Aspetta perché non mi dici che ne pensi?- disse lui passandole i fogli sui quali aveva scritto frasi sconnesse che sperava lo potessero portare a qualche cosa che somigliasse ad una canzone.
-          Sei serio?- disse lei scettica.
-          Ma si dai siediti- disse Jared.
Eva si sedette accanto a lui e iniziò a leggere o meglio a decifrare la scrittura di Jared.
-          Scusa ma te lo devo chiedere, qui che cavolo hai scritto?- disse allungandosi verso di lui e mostrandogli le due parole alle quali non sapeva che significato grammaticale dare.
Quando lei gli si avvicinò Jared avvertì su di se il suo profumo, era buono gli ricordava il patchouli, per un solo istante l’idea di baciarle il collo si fece strada nella sua testa, ma quando lei si voltò a guardarlo si limitò a dirle cosa c’era scritto sul foglio.
Quando ebbe finito di leggere Eva si voltò nuovamente verso di lui incrociando i suoi occhi, erano davvero belli, e si faceva davvero fatica a non perdervisi.
-          Allora-disse lei schiarendosi la voce- questa mi piace- aggiunse prendendo una biro e facendo una croce accanto alla strofa che intendeva.
-          Ma ci metterei un po’ meno depressione Jared, sul serio possibile che non ci sia  niente che ti rende felice?- disse guardandolo.
-          Cosa intendi?- disse lui.
-          Intendo dire che hai scritto tre fogli pieni di “ scuse” e per scuse intendo metodi poetici per non affrontarti veramente, per me state correndo troppo , le parole giuste non vengono a comando, e poi per me dovresti fare qualcosa di diverso da quello che fai di solito, devi  metterti alla prova, è utile per te e per quello che scrivi se fai cose nuove avrai a disposizione emozioni nuove da utilizzare- disse lei.
-          Tu scrivi non è così?- le chiese guardandola.
-          Si frasi sconnesse come le  tue ,solitamente do il meglio di  me intorno all’una di notte- rispose Eva sorridendo.
-          Potresti leggermi qualcosa di tuo- disse lui.
-          Si certo così poi lo usi per una delle tue canzoni e addio diritti d’autore- disse lei – comunque non lo so, sono cose troppo mie, alcune per le emozioni che mi danno fatico a rileggerle persino da sola- aggiunse abbozzando un sorriso stiracchiato.
-          Peccato- disse lui.
-          Già comunque questa strofa la vedrei bene se cambiassi l’ultima frase con qualcosa di simile- disse lei scrivendo una frase alternativa alla sua sul foglio.
-          Ora torno a letto. Ci vediamo tra qualche ora Jared- disse Eva alzandosi dal divano e uscendo dalla stanza.
Jared rimase seduto ad osservare quello che lei aveva scritto, e si rese conto che era perfetto era esattamente quello che voleva esprimere lui, aveva cercato di mettere quel sentimento per iscritto per settimane e lei lo aveva fatto in pochi secondi.
Il pensiero che se non fosse stata la ragazza di Babu se la sarebbe portata a letto in quel momento si fece spazio nella sua mente, non era solo carina era intelligente e per qualche strano scherzo del destino lo capiva.
Eva si tolse la maglietta di Bob e si rimise a letto.
-          Dov’eri andata- mugugnò Bob attirandola a se.
-          A bere, non riuscivo a dormire- disse.
-          Potevi svegliarmi, avrei di certo trovato il modo di farti rilassare- disse lui mettendosi sopra di lei e iniziando a baciarla.
-          Jared è sveglio, vorrei evitare di farmi beccare a fare sesso da tuo fratello come due adolescenti- disse Eva sorridendo.
-          Se sapessi quante volte ho beccato io Jared o Shannon a fare roba, questo sarebbe il minimo- disse lasciandosi andare sopra di lei e posando la testa nell’incavo del suo collo con una mano iniziò ad accarezzarle il seno da sopra il tessuto del reggiseno.
-          Bob…-disse lei prima che lui la baciasse.
-          Ok  dormiamo- disse lui chiudendo gli occhi, lasciando però la sua mano posata sul seno di lei.
Eva sorrise per questo, a volte le sembrava un ragazzino, chiuse gli occhi e si rimise a dormire anche lei, nonostante ormai la luce iniziasse a filtrare dalla finestra insistente.

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Capitolo 7
*** 7 ***


Bob si svegliò e sollevò la testa per guardare Eva, dormiva tranquilla, il lenzuolo le copriva appena le gambe, prese la macchina fotografica e le fece un paio di scatti prima che si svegliasse, si vesti e uscì dalla stanza andando in salotto per mettere le foto sul pc.
-          Però- disse Shannon arrivando a sedersi accanto a lui sul divano.
-          Shannon ti dispiacerebbe evitare di guardarla in quel modo- disse Bob.
-          Se è ancora nel letto che dorme me la vado a guardare dal vero- disse sghignazzando.
-          Tu non vai da nessuna parte- disse Bob serio.
-          Dove non devi andare Shan?- disse Jared entrando.
-          Non devo andare a guardarmi Eva in biancheria intima sul letto di là- disse Shannon.
Jared sbirciò le foto sul pc cercando di non farsi accorgere dai due.
Sentì un rumore e si voltò vedendo Eva venire verso di loro con indosso una delle magliette di Bob e i jeans.
-          Che state guardando?- chiese a Jared.
-          Stanno guardando te seminuda- rispose Jared.
-          Cosa?- disse lei andando accanto a Bob- e queste?- gli chiese.
-          Dormivi…eri così ehm….- disse Bob.
-          Eri da boxer stretti…- disse Shannon ridacchiando come un matto per la sua battuta infelice.
Jared sorrise, suo fratello era un esperto delle battute pessime.
-          Ok boxer stretti o no, adesso la smettete di guardare- disse Eva seria.
Bob spense il pc e le sorrise.
-          Sorridi poco tu- disse alzandosi e andando in cucina a cercare qualcosa per fare colazione.
-          Ci sono dei biscotti alla cannella, li ho presi quando Bob mi ha detto che ti piacevano nel caso avessi avuto fame e foste da me per colazione- disse Jared entrando in cucina.
-          Davvero? Grazie. – disse lei.
Jared si avvicinò e aprì il mobiletto alle spalle di lei costringendola per un momento tra il mobile e il suo corpo, Eva arrossì leggermente e guardò fuori dalla finestra.
-          Ecco a te- disse Jared che si era perfettamente accorto dell’imbarazzo che le aveva creato.
-          Grazie- disse Eva- Jared senti se hai bisogno o voglia magari posso darti una mano a scrivere finche sono qui- disse guardandolo.
-          Perché no- rispose sorridendo.
Tornarono entrambi in salotto e si sedettero a fare colazione con gli altri.
Mentre stavano sparecchiando a Eva suonò il cellulare.
Erano quelli di vogue che le dicevano che il servizio del fotografo era stato annullato e quindi non avevano più bisogno di lei.
-          Fanculo- disse lanciando il telefono sul divano e uscendo in giardino.
-          Che succede?- le chiese Bob avvicinandosi insieme a Jared.
-          Hanno annullato il servizio di Vogue e quindi sono senza lavoro di nuovo- disse lei  tormentandosi le mani nervosa.
-          La mia proposta è sempre valida Eva- disse Jared cercando di contenere la sua felicità se fosse rimasta li avrebbe avuto forse qualche possibilità con lei o avrebbe fatto in modo di averne.
-          A questo punto credo sia l’unica- disse lei guardandolo.
-          Perfetto. Più tardi vorrei farti leggere qualcosa ti va?- chiese socchiudendo leggermente gli occhi e sorridendo.
-          Certo- disse lei sedendosi.
Bob si sedette accanto a lei e le sorrise.
-          So che è brutto da dire, ma sono felice che tu non abbia più quel lavoro- le disse.
-          Devo chiamare Bec farmi mandare le mie cose, e poi devo trovare un appartamento - disse voltandosi verso di lui.
Bob ci rimase un po’ male per l’ultima affermazione, per lui non ci sarebbe stato nessun problema ad averla per casa anche a vita, ma col tempo aveva imparato a conoscerla era molto indipendente e pur di non perderla le avrebbe trovato una casa solo per lei, nella quale avrebbe cercato di passare il maggior tempo possibile.
-          Dovrebbe esserci un appartamento in affitto nel palazzo davanti al mio, quello che ti piace tanto e credo sia quello all’ultimo piano tra l’altro- disse accarezzandole i capelli.
-          Davvero? Sarebbe fantastico- disse lei sorridendo.
-          Possiamo andare a vedere anche adesso, così lo fermiamo e dopo devi solo aspettare che ti arrivi la roba dall’Italia che ne dici?-
Lei si voltò e gli diede un bacio.
Bob fu di parola la portò a vedere l’appartamento era sicuro che le sarebbe piaciuto, la finestra della camera da letto dava sul  tetto e avevi un panorama stupendo della città da lì.
Fermarono l’appartamento e tornarono da Jared.
-          Allora appena avete finito dimmi qualcosa, e considerati fortunata di solito non fa leggere a nessuno quello che scrive- disse Bob parcheggiando davanti casa del fratellastro.
-          Ok a dopo- disse lei scendendo.
Eva bussò alla porta e Jared arrivò ad aprirle praticamente subito, la fece accomodare in salotto, dove Shannon stava disegnando sul muro.
-          Eva!- le disse andando verso di lei- tieni perché non scrivi qualcosa?- disse passandole il pennarello che aveva in mano.
-          Ehm posso pensare a cosa scrivere? Vorrei evitare le solite frasi idiote- disse lei sedendosi accanto a Jared sul divano.
-          Ok, allora lascio voi intellettuali da soli e vado a fare due passi col cane- disse uscendo dalla stanza.
Jared accavallò le gambe e si appoggiò allo schienale del divano dopo aver allungato a Eva alcuni fogli pieni di frasi scritte cancellate e riscritte.
Lesse tutto con estrema attenzione e poi si lasciò andare sul divano.
-          Allora?- chiese lui.
-          Allora sono sempre più convinta di quello che ti ho detto stanotte, devi fare cose nuove-disse lei.
-          Questa sembra Hurricane, questa non lo sapevi neanche tu cosa volevi dire, ci sono belle strofe ma non le hai continuate perché la cosa si faceva troppo personale da affrontare.- disse lei.
-          Sei tosta eh?- disse lui guardandola negli occhi, sapeva che effetto facevano alle persone i suoi occhi, infatti lei distolse lo sguardo imbarazzata.
-          Sono sincera, spesso è una brutta caratteristica- disse infine lei.
-          Adesso tu però sei in vantaggio- disse Jared.
-          In che senso scusa?-
-          Hai letto delle cose mie personali-
-          Me lo hai chiesto tu!- disse lei prontamente.
-          Touchè-disse Jared.
-          Ma hai ragione- prese dalla borsa un vecchio quaderno blu elettrico pieno di scritte e disegni anche sulla copertina.
-          Scegline una, io te la traduco- disse passandoglielo.
-          Ok –
Jared lo prese in mano e iniziò a sfogliarlo, soffermandosi ad osservare ogni scarabocchio e scritta su quel quaderno dall’aria incredibilmente vissuta, notò che lei segnava la data su ogni pagina, si soffermò su quella che per data aveva quella del suo compleanno.
-          Leggimi il 26 dicembre- le disse.
-          Come mai questa? È una delle più corte-
-          È il mio compleanno- disse lui.
Eva fece un sospiro e la rilesse si ricordava quel giorno come se fosse appena trascorso.
 
Si girò verso di lui.
-          Chiudi gli occhi- disse guardandolo.
Jared lo fece senza fare domande e rimase in attesa.
-          Potrei contarle sulle dita di una mano le volte che piango in un anno,
ma sono sempre cinque in più di quelle che mi posso permettere,
cinque in più di quelle che merito,
cinque in più di quelle che tu meriti,
penso più a te che a me…..maledizione ti amo-
Eva fini di leggere, non l’aveva più letta da quel giorno, aveva semplicemente voltato la pagina ed era andata avanti, sentiva le lacrime affacciarsi prepotenti dai suoi occhi.
Jared aprì gli occhi e la guardò, era stato come ascoltare i pensieri più nascosti della sua mente, lei l’aveva fatto, si era affrontata anche se la cosa l’aveva in un certo modo distrutta.
-          Intenso- disse guardandola.
-          Diciamo di si- disse lei- Ehm Jared avete un gatto?- aggiunse Eva guardando un gatto rosso che girava accanto alla finestra che dava sulla piscina.
-          No perché?-
Lei gli fece segno di voltarsi e Jared vide il gatto entrare in casa.
Eva si alzò e lo prese in braccio.
-          Avete gli stessi occhi- disse guardando Jared.
-          Gli piacerebbe- disse lui scettico.
-          Modesto, comunque non ha collare ed è un maschio, potresti tenerlo- disse guardandolo.
-          Non mi piacciono i gatti-
-          E perché?- chiese Eva.
-          Sono subdoli e non mi piacciono- disse.
-          Credo che non ti piacciano per lo stesso motivo per cui non ti piaccio io, non pendono dalle tue labbra ,sono indipendenti e non sono ciecamente fedeli come i cani, potresti tenermelo finche non metto a posto la casa?-
-          Cosa ti fa pensare che tu non mi piaccia?- disse Jared.
-          Mi tieni a distanza come hai fatto con lui quando mi sono avvicinata per fartelo accarezzare-
Jared si strinse nelle spalle, era vero che la teneva a distanza ma lo faceva solo perché le piaceva più di quello che avrebbe dovuto.
-          Va bene te lo tengo- disse infine – e comunque ha qualcosa di simile anche a te, il colore dei tuoi capelli assomiglia al suo pelo-aggiunse.
-          Beh allora troviamogli un nome figo, - disse Eva ridacchiando.
-          Che ne dici di Zired?- disse Jared.
-          Zired…- ripetè lei guardando il gatto che faceva le fusa- credo gli piaccia, ok andata- disse.
-          Comunque mi è piaciuto molto quello che hai scritto- disse Jared cercando di riportare la conversazione a quello che voleva.
-          Grazie, senti si sta facendo tardi avrai da fare, chiamo Babu e gli dico che per oggi abbiamo finito- disse lei uscendo in giardino a telefonare prima che lui potesse replicare diversamente.
Eva tornò dentro e trovò Jared intento a giocare col gatto sul divano.
-          Tieni- le disse allungandole il pennarello- se non scrivi nulla poi Shannimal se la prende è molto permaloso sai?-
-          Mai quanto te suppongo- disse lei prendendo il pennarello dalle mani di Jared e andando a cercarsi un angolino vuoto sul muro del salotto.
Lui la seguì con lo sguardo, Eva prese una sedia e dopo esserci salita sopra si mise a disegnare nell’angolo della porta a finestra che dava sulla piscina.
-          Non sapevo sapessi anche disegnare- le disse Jared avvicinandosi.
-          Me la cavo- rispose Eva- ti piace?- aggiunse voltandosi verso di lui.
-          Si è molto bella- disse lui senza staccare un attimo gli occhi da quelli della ragazza.
Eva si voltò verso il muro nuovamente e finì la coda della fenice per poi scendere dalla sedia e porgere il pennarello a Jared.
Lui lo prese indugiando più del dovuto a sfiorarle la mano, Eva fece finta di nulla ormai aveva capito che a Jared piaceva rendere le persone insicure e metterle in imbarazzo con atteggiamenti strani o non appropriati.
Il campanello fortunatamente suonò e Jared si allontanò velocemente da lei andando ad aprire, Eva raccolse le sue cose e si diresse verso la porta.
Jared stava parlando con Bob che appena la vide sorrise.
-          Jared mi ha detto del gatto, devi ancora mettere a posto la casa e già hai un gatto?- disse guardandola.
-          Mi piacciono i gatti e questo chiude qualsiasi discussione- disse lei scherzando.
Salutarono Jared e salirono in auto per tornare all’appartamento di Bob.
Jared restò per un po’ sul divano a giocare con il gatto, più che altro a fissare la fenice che sovrastava il lato sinistro della finestra, decise di uscire a fare due passi per schiarirsi le idee e evitare di pensare, come se questo fosse davvero possibile per uno come lui.

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Capitolo 8
*** 8 ***


Le settimane si susseguirono, Bec aveva spedito a Eva le sue cose e disdetto per lei il contratto d’affitto dell’appartamento in Italia.
Eva era andata spesso a casa di Jared per lavorare insieme, e Shannon quando era presente, aveva iniziato a notare atteggiamenti più che amichevoli di Jared nei confronti della ragazza, sorrisi,  carezze in momenti non opportuni, voleva bene a suo fratello, ma sapeva che era una persona che si faceva pochi scrupoli ad ottenere quello che voleva che si trattasse di fama, donne o altro, era abituato a vincere, decise di parlarne con Bob, fecero una lunga chiaccherata e Bob sembrò preoccupato ma cercò di sdrammatizzare forse più per se stesso che altro.
Quella settimana Bob sarebbe partito per New York, le aveva chiesto se voleva andare con lui ma Eva aveva rifiutato dicendo che preferiva tenersi New York per il suo compleanno dato che ormai erano alla fine di agosto e lei compiva gli anni a metà settembre.
Eva era seduta sul pavimento del suo nuovo appartamento a svuotare gli ultimi scatoloni, aveva aspettato che arrivasse tutto prima di iniziare a riempire i mobili che aveva comprato lì, la casa era carina, un ampio soggiorno, cucina abitabile, bagno e due camere, quella più piccola Eva l’aveva lasciata vuota voleva trasformarla nel suo rifugio, da piccola aveva sempre sognato avere una stanza nella quale nascondersi a pensare, disegnare o altro.
Suonarono alla porta e lei andò ad aprire.
Bob era appoggiato allo stipite e appena lei aprì le sorrise.
-          Buon giorno- disse mostrandole la vernice blu che lei aveva cercato per tanto tempo.
-          È perfetta! È proprio il colore che volevo- disse lei felice come una bambina il giorno di Natale.
-          Jared mi ha aiutato a trovarla- disse lui entrando e posando a terra il secchio.
Jared, pensò Eva, in quelle settimane si era fatto sempre più strano, il tempo che passavano insieme era tanto, ma ogni volta che lei cercava di entrare nel suo spazio lui la respingeva con forza, non voleva che lei si avvicinasse troppo, era come se le stesse nascondendo qualcosa.
-          Beh digli che se vuole venire a darmi una mano è il benvenuto- disse lei infine.
-          Glielo farò presente- disse guardando l’ora sul cellulare, aveva poco tempo prima che il Taxi arrivasse per portarlo in aeroporto.
Non gli dispiaceva che Eva e Jared passassero del tempo insieme sperava solo che Jared fosse in grado di tenerlo nei pantaloni almeno con lei, le sorrise e le diede un bacio prima di scendere dato che il taxi era arrivato.
Chiuse lo sportello alle sue spalle e sperò che la brutta sensazione che aveva in quel momento passasse e basta, Eva aveva un carattere molto forte ma lui conosceva Jared e quando voleva una cosa alla fine la otteneva sempre, e il fatto che Shannon gli avesse accennato i suoi sospetti a proposito di quello che forse Jared provava per lei non avevano aiutato.
Eva guardò il taxi allontanarsi dalla finestra e decise di iniziare a dipingere la sua stanza.
Il giorno seguente riprese a dipingere da dove aveva interrotto.
Era ormai pomeriggio inoltrato quando sentì suonare alla porta, andò ad aprire e si trovò Jared davanti che le sorrideva.
-          Che ci fai qui?- gli chiese.
-          Anche per me è bello vederti Eva, sono venuto a vedere se ti serviva una mano- disse entrando e dirigendosi verso la piccola stanza mezza dipinta di blu.
-          Ormai ho finito, ma se mi vuoi aiutare ecco a te- disse lei passandogli un pennello.
Si misero a dipingere ognuno su una parete diversa.
Ogni tanto Jared si voltava a guardarla, con il caldo che faceva in quei giorni si era messa a dipingere con indosso solo degli shorts di jeans e la parte superiore di un due pezzi, si perse ad osservare una goccia di sudore che le scendeva lungo la schiena e qualcosa nel suoi pantaloni iniziò a svegliarsi, si voltò di scatto facendo cadere parte delle vernice del suo barattolo.
-          Tutto bene?- chiese lei voltandosi verso di lui.
-          Si tutto bene, mi sono distratto tutto qui- disse lui.
Eva riprese a dipingere, Jared posò il pennello e si diresse verso di lei, Eva sentiva la sua presenza alle spalle e si voltò.
-          Guarda che è già abbastanza caldo Jay- disse guardandolo.
Lui non disse nulla si limitò a fissarla negli occhi senza mai smettere, Eva abbassò lo sguardo imbarazzata.
-          Jared mi metti in imbarazzo  che succede?- chiese infine.
-          Succede che ti voglio- disse lui.
-          Dai non fare il cretino, finisce che ci credo- disse Eva cercando di sdrammatizzare.
-          Non fare tu la cretina, davvero non l’hai capito? Mi piaci- disse lui serio.
-          Jared smettila dai- disse lei.
-          Dimmi che non ti piaccio neanche un po’ e non tornerò mai più sull’argomento-
-          Non mi piaci- disse lei sperando di non tradirsi, col passare delle settimane lui aveva cominciato a piacerle e molto anche, ma in modo diverso da come le piaceva Bob.
Jared le piaceva perché era come lei, la capiva ed era per questo che i due passavano così tanto tempo insieme a parlare degli argomenti più diversi.
-          Dimmelo di  nuovo- disse lui alzandole il viso e guardandola negli occhi.
-          Non mi p…- disse prima che lui la baciasse, con decisione, desiderio e quasi rabbia.
La spinse contro al muro e la guardò.
-          Mi dispiace- le disse.
-          E per cosa? Per avermi baciata, o per il fatto che io non sia tua?- disse lei.
Lui prese le sue cose e se ne andò senza risponderle, fece le scale correndo, e salì in auto, sentiva il suo sapore ancora sulle labbra.
Eva rimase appoggiata al muro era come bloccata, non aveva idea di cosa fare, riprese a dipingere per svuotare la mente e cercare una soluzione logica.
Lasciò cadere il pennello e andò a farsi una doccia, non sopportava le persone che scappavano davanti al palesarsi dei loro sentimenti, se lei gli piaceva allora si meritava una spiegazione migliore di un semplice “ mi piaci”.
Guidò fino a casa di Jared, le luci erano accese e c’era anche l’auto di Shannon parcheggiata nel vialetto.
Suonò alla porta e dopo poco Shannon arrivò ad aprirle.
-          Devo parlare con lui- disse seria.
-          Non so cosa sia successo tra di voi ma non credo sia il momento migliore per parlare con lui adesso- disse Shannon.
-          Shannon ascoltami bene, io sono una persona molto gentile  ma non mi piace essere presa per il culo soprattutto da gente che dovrebbe essere adulta- disse lei quasi urlando.
Shannon cercò di calmarla ma lei continuò.
-          Lo so che sei nascosto dietro l’angolo Jay, ti nascondi sei bravo  a nascondere le cose vero? Spero davvero che un giorno ti accorga che sei pessimo a nasconderle esattamente come tutti noi, e che soprattutto sei solo spaventato di essere felice e della felicità degli altri per questo tutto quello che tocchi lo distruggi-
-          Adesso basta, torna quando ti sarai calmata- disse Shannon serio.
Eva tornò in auto e ripartì.
Jared era appoggiato al muro, dietro l’angolo proprio come lei aveva previsto.
-          Che cazzo hai combinato Jared?- disse Shannon guardandolo.
-          Non ti riguarda- disse secco.
-          Oh si invece, mi piace quella ragazza e anche a Babu piace,dimmi solo che non hai fatto cazzate?- disse Shannon.
-          Non posso-
-          Non cambierai mai Jared! Avrei dovuto lasciarla continuare, avrei dovuto lasciarla entrare-
-          Tu sei sempre quello dell’avrei dovuto Shan, ma la verità è che mi proteggerai sempre e comunque- disse Jared con un filo di supponenza.
-          Sei un’idiota- disse Shannon uscendo sbattendo la porta.
Jared andò nello studio e si mise a suonare come se nulla in quel momento contasse a parte la musica.
Eva arrivò a casa e si distese sul letto, chiudendo gli occhi per cercare di calmarsi.
Sentì il cellulare suonare lo prese in mano e vide che era Bob, face una botta di conti sull’ora di New York, erano appena le 3 del mattino.
-          Ciao, come mai sveglio a quest’ora?- chiese rispondendo.
-          Ti ho tradita- disse lui secco.
-          Cosa?- disse Eva alzandosi a sedere sul letto.
-          Sono andato a letto con una modella alla festa di Terry stasera- disse lui.
-          No…..- disse lei con la voce spezzata.
-          Eva mi dispiace, io ero così confuso, tu, Jared, Shannon mi ha detto che tu gli piaci e lui …-
-          Lui ha sempre quello che vuole vero Bob?- disse lei sentendo la rabbia salire.
-          Si…Eva io ti amo mi dispiace-
-          Hai uno strano modo di dimostrarlo….- disse lei riattaccando e spegnendo il cellulare.
Si distese sul letto e strinse i pugni fino a sentire male, non era il tipo di ragazza che piangeva negli anni aveva imparato a cavarsela da sola,  aveva imparato ad essere forte.
Non sapeva cosa pensare, Bob aveva così poca fiducia in lei, tanto da spingerlo a tradirla lui per primo così da concludere una storia che sarebbe potuta anche non finire?
Si svestì e si mise a dormire, di cenare non se ne parlava minimamente dato che lo stomaco era chiuso per la rabbia e la frustrazione delle ultime ore.

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Capitolo 9
*** 9 ***


Stanca di rigirarsi nelle letto verso l’alba decise di andare sul tetto e guardarsi il panorama.
Rimase ferma a sedere per un tempo indefinito, il vento leggero di fine estate le scompigliava i capelli e la luce elettrica dei lampioni lasciava spazio a quella naturale del sole.
Si prese ancora qualche minuto e poi decise di riaccendere il cellulare, le chiamate perse di Bob erano circa una ventina più vari messaggi e mail.
Zired arrivò a solleticarle le gambe con la coda.
-            A quanto pare tu sei l’unico maschio di cui  mi possa davvero fidare- disse accarezzandolo e tornado in casa con lui al seguito.
Entrò nella sua stanza blu e si mise seduta al centro, decise di dipingere di blu anche il retro della porta, quando ebbe finito sorrise soddisfatta e decise di uscire a fare due passi per rilassarsi.
Impegnò il resto dell’intera settimana a mettere in ordine la casa sistemando tutto quello che doveva e arredando la stanza blu, si preoccupava di ignorare accuratamente le chiamate di Bob e Jared, rispondeva solo a Shannon e a Bec.
Stava sistemando le ultime foto su una delle pareti della stanza quando suonarono alla porta, rimase a pensare se aprire o meno per un istante poi lo fece.
Bob era davanti a lei, aveva l’aria stanca e la barba sfatta di un paio di giorni.
-          Eva…-
-          Entra- disse lei lasciandolo passare.
Lui entrò e si sedette sul divano le note di Hurt dei N.I.N. risuonavano per la stanza, Eva si spense lo stereo e si appoggiò al muro davanti al divano.
-          Mi dispiace- disse Bob.
-          L’hai già detto, pensavo che in una settimana avresti messo insieme una maggiore padronanza sintattica della tua lingua madre- disse lei.
-          Eva io, ero confuso-
-          Ti ho dato motivi per esserlo? Ti ha dato ragione di credere che ti avrei tradito Bob?-
-          No, era solo che, quando state insieme Jared è diverso e anche tu lo sei, passate ore a parlare di arte , cinema , letteratura, fotografia, io mi sentivo inadatto, sentivo che se solo avesse voluto ti avrebbe potuta avere- disse Bob guardandola.
-          Jared mi ha detto che gli piaccio, mi ha baciata ma io l’ho respinto, io non tradisco le persone Bob- disse lei.
-          Provi qualcosa per lui sinceramente- disse.
-          Non lo so, penso di si, ma è diverso da quello che provo quando sono con te-
-          Dovremmo prenderci una pausa, te lo devo, è il minimo dopo quello che ho fatto- disse alzandosi.
-          Come vuoi Bob- disse lei.
Lo riaccompagnò alla porta , lui si voltò per salutarla e non riuscì a controllare il desiderio di abbracciarla forte, di stringerla a se.
Eva rispose a quell’abbraccio inaspettato, lui le diede un bacio sulla fronte e scese le scale senza voltarsi.
Eva tornò ad ascoltare la musica e si distese sul divano.
Passarono alcuni giorni Eva era andata a comprare della vernice laccata rossa per rifinire il tamburo della batteria che aveva messo a fare da tavolino nella stanza blu, che di blu ormai aveva solo lo sfondo delle pareti.
Trovò Jared ad aspettarla sotto casa.
-          Che ci fai qui?- disse guardandolo.
-          Non rispondi alle chiamate, alle mail e allora sono venuto di persona, so che tu e Bob vi siete lasciati, mi dispiace-
-          Ma per favore Jared risparmiati le scuse da copione per qualcun’altra- disse lei aprendo la porta di casa, lui entrò prima che lei la chiudesse.
-          Vattene- disse posando la vernice a terra.
-          No, voglio parlare-
-          Beh io non voglio parlare con te- disse lei andando nella sua stanza con la vernice per rifinire.
Si fermò davanti alla porta e si tolse le scarpe, aveva messo dei tappeti a terra e aveva deciso di entrarci solo scalza così da non sporcare.
Jared era rimasto solo in soggiorno indeciso sul da farsi, la raggiunse e fece per entrare.
-          Se devi proprio entrare togliti le scarpe- disse lei senza neanche guardarlo.
Jared lo fece e si fermò ad osservare come si era trasformata quella stanza nel giro di una decina di giorni appena,  davanti a lui aveva la parete con la finestra che dava sul tetto, c’erano appese alcune foto, una con lei e la sua amica Bec a Londra, una con altri amici che non conosceva, una scattata da Cobra Snake alla festa in piscina dov’era seduta tra Bob e Jamie e una con lei e Bob che si baciavano, probabilmente un autoscatto, il suo sguardo continuò a vagare c’era un mobiletto con dischi in vinile e il giradischi sopra, a terra c’erano dei cuscini di varie forme, lei era seduta su uno di essi e stava rifinendo con la vernice un vecchio tamburo della batteria, sulla parete a sinistra aveva dipinto uno degli alberi di Mondrian anche se ora a lui non veniva in mente il titolo di quello in particolare, nella parete a destra non aveva ancora dipinto nulla, contro la parete della porta c’era un materasso coperto da un lenzuolo elastico che riproduceva la copertina di Nevermind dei Nirvana.
-          Hai finito ?- disse lei ad un certo punto.
-          Stavo solo guardando- rispose lui sedendosi sul materasso, notò altre cose che prima non aveva calcolato, le casse del giradischi erano poggiate su due gambe di un vecchio manichino di negozio al quale lei aveva messo le calze a rete autoreggenti, gli venne da sorridere, probabilmente lui avrebbe fatto lo stesso.
Lei posò il tamburo di lato perché di asciugasse e si voltò a guardarlo.
-          È bello qui- disse lui appoggiando la schiena la muro.
-          Si lo è- disse lei monosillabica sdraiandosi.
Jared alzò gli occhi verso il soffitto e scosse la testa incredulo, il soffitto sembrava uno degli Overall di Pollock.
-          Come diavolo hai fatto?- le chiese.
-          Pistole ad acqua, riempite di vernice, il principio è lo stesso, spari in alto anzi che lasciar cadere a terra- disse lei.
-          Ma non ti sporchi?-
-          No la vernice è densa , il getto piccolo e quindi non ti ricade addosso- disse seria.
Jared si sdraiò sul materasso e rimasero entrambi in silenzio per un po’.
Zired entrò dalla finestra aperta si strusciò contro Eva e poi uscì dalla stanza.
-          Perché sei qui Jared seriamente?- disse lei voltando la testa e cercandolo con lo sguardo.
-          Per te- disse lui rimettendosi a sedere e guardandola.
-          Oh ma per favore Jared- disse mettendosi davanti al lui a gambe incrociate.
Zired rifece la sua comparsa, tornò s strusciarsi contro Eva, poi si avvicinò a Jared con fare sospettoso lo annusò e poi come tutti i gatti stabilì che non gli importava di lui e tornò ad uscire, entrambi si erano fermati ad osservarlo, si guardarono e Eva distolse lo sguardo per prima.
-          Sei libera di non crederci ma sono davvero venuto per te, ho scritto tantissimo dall’ultima volta che ti ho vista , volevo portare le cose con me, ma non ero sicuro di come sarebbero andate le cose tra noi-disse.
-          Jared, io leggo quello che scrivi per lo stesso motivo per cui disegno le scene per i tuoi video, mi paghi per farlo quindi avrei letto qualsiasi cosa – disse lei.
-          Giusto- disse lui.
Eva si alzò e si mise a guardare fuori dalla finestra Zired che passeggiava sul tetto, Jared la raggiunse e la fece voltare.
-          Andavamo d’accordo prima che ti baciassi, cosa è cambiato?- disse lui serio.
-          Tutto- rispose Eva – Bob mi ha tradita, tu mi hai baciata è vero, ma io quella sera ero venuta per parlare con te, e tu ti sei nascosto come un ragazzino- aggiunse.
-          Dovevo capire cosa volevo- disse lui.
-          No Jared volevi solo vedere se potevo essere tua - disse con un filo di amarezza.
-          Mi dispiace- disse lui.
-          Non fate altro che dire mi dispiace…- disse lei spostandosi.
Andò in salotto e si distese sul divano, Jared si rimise le scarpe e poi la raggiunse.
-          Dovresti andare- disse senza neanche guardarlo.
Jared non disse nulla grattò Zired sulla testa e si diresse verso la porta.
-          Ti aspetto domani alle 10 da me, dobbiamo lavorare- disse prima di uscire.
Eva non rispose aspettò semplicemente che la porta si chiudesse alle sue spalle e si rimise in piedi.

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Capitolo 10
*** 10 ***


La mattina seguente arrivo prepotente ad interrompere i pensieri di Eva che aveva passato la notte sul tetto a guardare le stelle e a cercare di dormire.
Si alzò dal letto quasi per niente sfatto e iniziò a riordinare le idee.
Fece una doccia veloce e poi si vestì il caldo di quell’ultimo giorno di agosto sembrava voler essere peggio di tutti quelli dell’estate appena trascorsa, mise un paio di shorts neri e una t-shirt , quando si guardò allo specchio si accorse che era quella che gli aveva regalato Bob la prima volta che erano usciti, si perse nei ricordi di quella giornata che le aveva regalato tanto e si iniziò ad intrecciare i capelli su un lato, stava fermando la treccia con l’elastico quando suonarono alla porta.
Eva infilò le converse senza allacciarle e andò ad aprire.
-          Ciao- disse Bob abbozzando un sorriso e soffermandosi a guardare la maglietta che lei indossava.
-          Ciao-rispose Eva.
-          Sono passato per sapere se ti serviva un passaggio, vado anche io da Jared e così…- disse, era come imbarazzato gli sembrava di essere tornato alle prime volte che le inviava mail, o la sera prima che lei arrivasse.
-          Ok aspetta che mi allaccio le scarpe e prendo le ultime cose- disse lei facendolo accomodare.
Bob entrò e lei andò in bagno a finire di prepararsi, lui si mise a girare per la casa, vide la porta della stanza blu aperta e si mise a guardare al suo interno.
-          Ti piace?- disse Eva alle sue spalle.
-          Si…si scusa non volevo spiare o cose simili ero solo curioso di vedere come era venuta- disse indugiando a guardare la foto di loro due che si baciavano attaccata alla parete.
Eva seguì lo sguardo di Bob fino alla foto e si sentì di nuovo triste, come il giorno in cui l’aveva appesa, nonostante lui le avesse già detto di averla tradita.
Lui si voltò a guardarla.
-          Potremmo mai tornare come prima?- le chiese.
-          Non lo so, ci vuole tempo- rispose Eva.
Lui infilò le mani in tasca e sospirò, l’amava ancora forse più di prima ma aveva mandato lui tutto a puttane.
Eva lo osservava capiva che era dispiaciuto, e anche lei lo era gli mancava stare con lui, con Bob era tutto semplice sembrava avere la ricetta giusta per renderla sempre a suo agio.
-          Andiamo dai, se facciamo tardi sua maestà si offende- disse prendendolo per un braccio.
Quel semplice contattò bastò a Bob per sentirsi un po’ più vicino a lei.
Salirono in macchina e lui guidò tranquillo verso casa di Jared, ogni tanto si voltava a guardarla cercando di non essere insistente.
Eva sentì partire alla radio una canzone che adorava “fairytale gone bad”, si allungò ad alzare il volume e Bob le sorrise.
-          Non è un po’ troppo smielata per te?- disse.
-          Oggi no, e poi mi è sempre piaciuta- disse appoggiando la testa al sedile e iniziando a canticchiarla in sottofondo.
Arrivarono davanti a casa di Jared , Bob aspettò che la canzone finisse prima di spegnere l’auto.
-          Grazie- disse Eva non appena la canzone finì.
Scesero e dopo essere stati accolti alla porta da Jamie si sedettero con gli altri sul divano.
Jared stava parlando con Emma prima che lei se ne andasse e Tomo e Shannon erano impegnati in un’altra conversazione.
Jared lanciò un’occhiata veloce a Eva e a Bob che si era seduto accanto a lei, si chiese come mai fossero venuti insieme, da quando Bob aveva saputo che l’aveva baciata tra loro si era incrinato il rapporto e poteva biasimare solo se stesso.
Non appena Jared ebbe finito di parlare con Emma portò Eva in studio per farle leggere le ultime cose e vedere le scene che lei aveva preparato per dei possibili video.
-          Allora?- le chiese impaziente appena lei gli ebbe restituito i fogli.
-          Allora, questo mi piace- disse lei sottolineando alcune cose.
-          Bene io invece vorrei che lavorassi maggiormente su scene che riportino più ad Hurricane piuttosto che agli altri video- disse lui serio mentre le passava le sue cose.
-          Va bene, ma credo dovresti uscire un po’ da Hurricane, a nessuno piacciono gli artisti che si gongolano nel loro avercela fatta una volta- disse lei mettendo via tutto.
-          Forse hai ragione- rispose Jared passandosi una mano tra i capelli.
I due restarono in silenzio per alcuni minuti.
-          È meglio se vado a disegnare da un’altra parte, qui avete da fare- disse alzandosi vedendo Shannon , Tomo e Bob venire verso lo studio.
-          Ecco- disse Jared spostando una casta di fogli su una sedia – adesso hai spazio- le disse guardandola.
Eva avvicinò una delle sedie allo spazio di tavolo che lui le aveva appena liberato e si rimise al lavoro.
Erano tutti impegnati a discutere sul suono da tenere in un brano quando avvertirono una piccola scossa di assestamento, nessuno di loro parve farci molto caso, ma Eva si.
Si bloccò e posò la matita un istante sul foglio cercando di stare calma.
Bob le si avvicinò e iniziò ad accarezzarle la schiena cercando di non farsi accorgere dagli altri, lei si voltò a guardarlo ringraziandolo mentalmente.
L’intera scena non era però minimamente sfuggita a Jared e neanche a Shannon che guardava il fratello per capirne le reazioni come sempre celate sotto un finto menefreghismo.
-          Babu ti dispiace venire qui abbiamo bisogno che tu e Jamie facciate una cosa- disse Jared.
Bob si spostò da lei controvoglia e andò con Jamie a fare quello che Jared avrebbe chiesto loro.
Shannon si avvicinò a Eva e osservò quello che stava facendo.
-          Chi è questa figa?- le chiese osservando la donna che aveva disegnato per la scena e sedendosi accanto a lei.
-          Se esistesse sarebbe la figa del vostro prossimo video, sempre ammesso che a lui vada bene- disse indicando Jared con la matita.
-          Se anche non va bene a lui me la tengo io- disse Shan sorridendo.
Eva riprese a lavorare sulla scena alle spalle della ragazza.
-          Potresti fargliele più grandi?- disse Shannon indicando il seno sul foglio.
Eva scoppiò a ridere solo Shannon poteva fare richieste come quella con la naturalezza di chi chiede che ore sono, Tomo e Jared si voltarono a guardarli.
-          Continuate a lavorare voi, che io qui aiuto lei- disse Shannon.
Eva scosse la testa e accentuò le ombre intorno al seno.
-          Così?- chiese guardandolo.
-          Perfette, dille di venire da me appena la trovi- disse scherzando.
-          Mi dispiace di averti trattata male l’altra sera, non avevo idea di quello che Jared aveva combinato- disse a bassa voce avvicinandosi a lei.
-          Fa nulla Shan ormai, non ci si può fare nulla- disse lei.
Lui si rialzò stiracchiandosi la schiena e le sorrise.
-          Stasera suono con Antoine perché non vieni a sentici? Così tanto per fare una cosa diversa, ti lascio il nome del locale, dimmi qualcosa se vieni- disse scrivendole a lato del foglio il nome e uscendo dalla stanza.
Eva osservò il nome del locale scritto a lato del foglio e prese seriamente in considerazione l’idea di andarci, non era da lei le discoteche il casino senza senso la gente da discoteca, ma forse proprio per quel motivo lo avrebbe fatto era stanca, essere se stessa non stava funzionando le aveva solo fottuto il cervello, riprese a disegnare lasciandosi trasportare dalla musica del suo mp3 e dai suoi pensieri.
 
Quando ebbero finito Bob la riportò a casa salutandola a malincuore.
Eva salì in casa e dopo aver pensato ancora alla proposta di Shannon decise di chiamarlo per fargli sapere che ci sarebbe andata.

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Capitolo 11
*** 11 ***


Era ormai ora di uscire e lei era ancora davanti al suo armadio a fissare i vestiti, li aveva presi in mano tutti almeno una volta ma non era sicura di nessuno di quelli.
Infine decise che avrebbe lasciato tutto al caso, chiuse gli occhi e allungò semplicemente le mani verso i suoi vestiti, afferrò le prime tre cose e le butto sul letto chiudendosi l’armadio alle spalle e osservando il risultato portato dal destino.
Decise di scartare la sciarpa rosa, il destino non poteva pretendere tanto.
Indossò il vestitino leggero verde che le aveva regalato Bec qualche anno prima, era un po’ corto a suo avviso ma per quella sera e solo per quella sarebbe andato bene, ci mise sopra la giacca nera e si guardò allo specchio.
-          Non sembro neanche io- disse osservando le curve del suo corpo risaltate e accentuate da quei pochi centimetri di stoffa lucida.
Mise un paio di ballerine nere, i tacchi per lei erano proprio un tabù invalicabile, si sciolse i capelli e dopo essersi messa un filo di trucco prese il cellulare e uscì.
Il taxi la lasciò davanti al locale dove c’era tanta gente che aspettava di entrare, non sapeva bene cosa fare, si avvicinò al buttafuori e gli disse il suo nome, Shannon le aveva detto che l’avrebbero fatta entrare e così fu.
L’impatto con il locale non fu dei migliori, luci , casino, gente, ma nonostante tutto di quel posto la facesse sentire a disagio decise di restare , si sedette a guardare Shannon suonare e ordinò da bere.
Shannon stava finendo di suonare vide una bella ragazza sorridergli da un lato del bancone, gli pareva famigliare ma poteva sbagliarsi vista la quantità di alcol che aveva in corpo al momento e poi poteva benissimo essersela scopata sere addietro in quello stesso locale, le fece un cenno con la testa e continuò a suonare.
Quando Shannon scese dal palco una folla di bionde urlanti lo circondò tutte volevano stare con lui, o meglio volevano essere viste con lui, ne accontentò un paio con qualche bacio e qualche palpatina davanti a quelli che sapeva essere paparazzi e poi si diresse verso la ragazza al bancone che continuava a sorridergli.
-          Bevi qualcosa?- le chiese guardandole il seno dalla scollatura.
-          Ho già bevuto Shannon- rispose lei sollevandogli il viso e guardandolo negli occhi.
-          Eva?- disse lui incerto.
-          E chi se no! Non dirmi che non mi avevi riconosciuta donnaiolo- disse lei ridacchiando.
-          Vestita così non ti riconoscerebbe neanche tua madre- disse lui mettendole una mano sul fianco e dandole un bacio sulla guancia.
Antoine li raggiunse con un paio di ragazze e si misero a parlare tutti insieme.
Dopo un paio d’ore trascorse a bere e parlare di cavolate decisero di tornare a casa.
-          Torni con me?- le chiese Shannon davanti all’uscita mentre una macchina lo stava aspettando.
-          Non è troppo lontano dove abito io?- disse la ragazza.
-          Visto quanto paghiamo queste auto per riportarci a casa nessun posto è troppo lontano- rispose Shannon facendola salire.
Eva si sistemò il vestito che non faceva che salire ogni volta che si muoveva, notò che Shannon la guardava e arrossì.
-          Shannon non guardarmi così, mi metti in imbarazzo- disse lei spingendolo scherzosamente con una mano.
-          Scusa ma sai sembrano davvero belle e anche da toccare non devono essere male- disse lui guardandola, era leggermente alticcio certo ma sapeva bene quello che stava dicendo, lei era una bella ragazza a pochi centimetri da lui e lui non era certo il tipo da lasciarsi scappare certe occasioni e poi lei al momento non era neppure fidanzata.
Si avvicinò a lei lentamente allungando la mano sul suo fianco.
-          Mettiamo in chiaro una cosa, io non sono Jared, e non sono Babu, non cerco la donna perfetta anzi tendenzialmente mi accontento di una specie di trombamicizia, quindi se vuoi che mi fermi basta dirlo e io non me la prenderò- disse guardandola.
-          Sei ubriaco e cretino- disse lei
-          Cretino si, ubriaco non quanto credi- disse serio.
La macchina si fermò davanti a casa di Shannon e lui allungò la mano aprendo la portiera, scese dall’auto e sentì chiudersi anche l’altra portiera, Eva era scesa subito dopo di lui.
-          Resterà tra noi?- chiese guardandolo.
Lui annuì e la portò in casa sua.
In quella casa regnavano un ordine e una pulizia incredibili, tutto il contrario di quella di Jared.
-          Accomodati, vado a fare una doccia veloce- disse porgendole un bicchiere d’acqua.
Eva si sedette su una delle poltrone bianche e lo osservò sparire sulle scale.
Non era sicura di quello che stava facendo ma era stanca di pensare che ogni bacio, carezza o altro dovessero avere un significato voleva solo un momento per se stessa senza paranoie senza dubbi sulla mattina dopo, e se la persona che poteva darle questo era Shannon allora bene così, si tolse la giacca e si mise a guardarsi intorno in attesa che lui tornasse dalla doccia.
Shannon si guardò nel riflesso appannato dello specchio, cercando anche il minimo segno di cedimento nelle sue intenzioni, non voleva farla soffrire anzi voleva offrirle una distrazione in un momento difficile, si strofinò l’asciugamano sui capelli bagnati e uscì dal bagno dopo essersi messo i boxer e i pantaloni della tuta.
La trovò seduta dove l’aveva lasciata poco prima, si era semplicemente tolta la giacca, si sedette accanto a lei e le posò una mano sulla coscia salendo verso i suoi slip.
Eva si irrigidì un attimo.
-          Rilassati- le disse mordicchiandole il collo.
Lei lo fece e lui iniziò a baciarla con passione mentre con una mano le abbassava la zip del vestito lasciandola in biancheria intima.
-          Guarda che puoi toccarmi non mi offendo- disse Shannon guardandola.
Lei sorrise e iniziò ad accarezzargli il torace scendendo fin dentro ai suoi boxer , prese il suo pene semieretto in mano e iniziò a massaggiarlo.
-          A quanto pare hai trovato qualcosa li dentro- disse facendola sorridere, anche in situazioni come quella lui manteneva la sua ironia.
Le tolse il reggiseno e iniziò ad accarezzarle il seno, mentre con l’altra mano era già dentro ai suoi slip, entrò in lei con un dito facendola ansimare.
Si spostò da lei togliendosi i boxer e infilando un preservativo.
La prese per mano e la portò in camera da letto , la fece sdraiare sul letto e si mise sopra di lei penetrandola con decisione.
-          Cazzo….- si lasciò sfuggire lei .
-          Si proprio quello- disse lui iniziando a muoversi dentro di lei.
Lo fecero due volte poi Shannon si sdraiò accanto a lei stanco, Eva aspettò di riprendere fiato e poi fece per alzarsi dal letto.
-          Sono le 5 del mattino, fermati a riposare, ti riporto a casa più tardi – le disse trattenendola.
Lei si rimise giù e si mise a dormire.
Shannon si girò a guardare la finestra, leggermente infastidito da strani sensi di colpa nei confronti di tutti e tre, se Babu fosse venuto a sapere che era stato a letto con lei non glielo avrebbe perdonato facilmente ma l’avrebbe fatto, Jared invece no, Jared non ama che si giochi con una cosa che lui vuole, specialmente quando lui non lo può fare.
A Shannon Eva piaceva, era simpatica, brillante, aveva molti tratti del carattere in comune con il fratello e entrambi avevano negli occhi quella vena di malinconia che portava la gente a desiderare di capirli, forse era per questo che lei gli piaceva gli ricordava il fratello e gli faceva venire voglia di  proteggerla, chiuse gli occhi e prese sonno.

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Capitolo 12
*** 12 ***


Eva si risvegliò tra le braccia di Shannon, anche se era certa di non esservisi addormentata poche ore prima.
Alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di lui.
-          Buon giorno- le disse sciogliendo l’abbraccio.
-          Giorno- disse lei avvolgendosi nel lenzuolo e iniziando a raccogliere i suoi vestiti sparsi per la casa.
Fecero colazione insieme, l’atmosfera era molto rilassata, sembravano due vecchi amici che scherzavano insieme.
Shannon la riaccompagnò a casa sua come aveva detto e poi andò ad un appuntamento con Antoine.
Mancavano un paio di giorni al compleanno di Eva, erano tutti a casa di Jared a lavorare, Shannon si sedette accanto a lei.
-          Allora per il compleanno New York?- le chiese.
-          Non credo….non ho lo spirito giusto- rispose lei continuando a disegnare.
-          Mh e Vegas? Facciamo tutto come nel film quello che ti piace tanto come si chiama…- disse Shan cercando di farselo venire in mente.
-          Una notte da leoni- disse Bob.
-          Giusto, quello- disse Shan facendogli l’occhiolino.
-          Tutto tutto?- chiese lei.
-          Tutto- disse Shannon.
-          Ok andata- disse sorridendo a Shannon e Bob.
Bob andò a chiamare il Cesar per prenotare la suite, due giorni di anticipo non erano molti, ma se chiamavi a nome di Jared Leto erano più che sufficienti.
Il giorno del compleanno di Eva arrivò velocemente, lei mise le ultime cose in borsa e poi scese ad aspettare che la passassero a prendere.
Bob era già sulle scale ad aspettare, dato che abitavano praticamente uno davanti all’altra era impossibile non vedersi per un giorno intero, lo salutò e si sedette accanto a lui ad aspettare.
-          Allora chi ci sarà?- chiese guardandolo.
-          Tu, io, Shannon, Jared e Antoine è lui che ha trovato il roofis- disse guardandola.
-          Non ci posso credere, lo faremo veramente- disse lei scossando la testa.
-          Jared non era molto d’accordo…- disse passandosi una mano tra i capelli.
-          E ti pareva, lui deve sempre fare la cosa giusta quando non importa- disse lei, non le aveva quasi più parlato di un ipotetico “loro” da quel pomeriggio a casa sua e questo la stava facendo soffrire.
La macchina di Shannon parcheggiò davanti al loro, Antoine abbassò il finestrino e li salutò, loro misero le piccole borse con i vestiti per i due giorni nel baule e salirono.
Eva si ritrovò a dover passare il viaggio in mezzo tra Bob e Jared, nel mezzo esattamente come lo era stata per tutto l’ultimo mese.
Arrivarono all’hotel verso sera,  posarono le cose nella Suite, e cenarono in camera.
Shannon porse a Eva un pacchetto regalo.
-          Ma scusa il regalo non era la serata- disse scartandolo.
-          Centra anche con la serata- rispose lui.
Eva finì di scartarlo, era una macchina fotografica di quelle piccole, come quella usata nel film per fare le foto che riguardavano l’intera notte dimenticata, sorrise.
-          Sei un genio-
-          Veramente questa me l’ha detta Babu, io il film non lo conosco- ammise Shannon.
Eva si sporse verso Bob e lo abbracciò.
-          Questo invece è il vero regalo- disse Jared passandole in pacchetto con la carta blu e un nastro di raso giallo.
-          Grazie- disse lei allungandosi a prenderlo.
Lui le sorrise per la prima volta dopo tempo, sperava davvero che le piacesse l’aveva scelto lui.
Eva aprì il pacchetto e prese in mano il contenuto.
-          Cazzo…- disse rigirandosi il ciondolo tra le mani- è quello che penso che sia?- disse guardando Jared.
-          Si è uno dei 34 ciondoli che vennero fatti su commissione di Andy Wharol la sera dell’apertura dello studio 54 per le signore.
-          Insomma sembra che ti piaccia!- disse Shannon sorridendo – i nostri intellettuali hanno fatto un bel lavoro- aggiunse guardando Bob e Jared, l’idea era stata di Jared ma era stato Babu a passare 7 ore ad un’asta on-line per aggiudicarselo.- aggiunse.
Eva sorrise ringraziando tutti.
-          Bene, ora direi che ci aspetta il tetto- disse Antoine prendendo la bottiglia di rum nella quale aveva già mischiato il roofis.
Salirono sul tetto e Antoine versò a ciascuno un cicchetto.
-          Al tre?- disse Shannon.
-          Tre- disse Eva buttando giù il suo.
Bevvero tutti, Jared non lo fece, approfittò della distrazione per gettare il contenuto del suo a terra, voleva che ci fosse almeno una persona lucida nel caso si mettessero nei guai seriamente

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Capitolo 13
*** 13 ***


Eva si risvegliò nel letto sfatto, la testa le girava, e il sole non lo poteva vedere, cercò di sollevarsi ma qualcosa le bloccava i movimenti abbassò lo sguardo e vide il braccio di Bob intorno al suo bacino, sollevò il lenzuolo, nudo, probabilmente lo avevano fatto, il fatto di non poter avere figli la consolò brevemente, si passò una mano tra i capelli per spostarseli da davanti alla faccia e si bloccò.
Una fede in oro bianco aveva preso posto sul suo anulare sinistro, prese la mano di Bob, ma non trovò la gemella, questo la fece rilassare un istante ma subito il panico tornò doveva trovare la macchina fotografica e scoprire che cavolo aveva combinato.
Jared era sul tetto a guardare il sole sorgere, osservava il riflesso della fede al suo dito, mentre scorreva le foto sulla macchina fotografica, l’aveva sposata ma lei non se lo ricordava, non se lo sarebbe mai ricordato, le aveva persino detto che l’amava, cancellò le ultime foto del matrimonio e mise la fede in tasca.
Una volta avevano parlato del matrimonio, lei aveva detto che non lo avrebbe mai fatto, o almeno non lo avrebbe fatto adesso.
Non sapeva cosa gli fosse preso, erano seduti su un muretto da soli, poco meno di 7 ore fa e lei alla domanda “ mi vuoi sposare” aveva detto si e lui l’aveva sposata, l’aveva fatto per egoismo perché non sopportava l’idea che lei potesse scegliere di tornare con Bob e ora si ritrovava a prendersi a parole per essersi messo in questa situazione.
Eva continuò a cercare la macchina fotografica mettendo a soqquadro l’intera stanza,  Shannon venne svegliato dal trambusto, si sciolse dall’abbraccio di una bionda e andò a vedere che stava succedendo.
-          Shannon sono nella merda- disse lei.
-          Che è successo?- chiese assonnato.
Lei gli  mostrò la mano sinistra, e lui quasi per un riflesso incondizionato si controllò la sua.
-          Per fortuna- disse serio.
-          Si fortuna tua ma non mia, ho controllato Bob, non è neanche lui, e non riesco a trovare la macchina fotografica-
In quel momento Jared entrò in nella suite .
-          Dov’eri?- disse Shannon notando che aveva in mano la macchina.
-          Mi sono svegliato per le scale- mentì infilando la mano in tasca e stringendo la fede.
-          È successo…..- disse Shannon, ma Eva lo bloccò.
-          Non è successo niente, anzi io e Shan stavamo pensando di scendere a ordinare la colazione per tutti- disse trascinandolo fuori.
Si richiuse la porta alle spalle sospirando.
-          Lo devi sapere solo tu, magari questo è uno scherzo- disse guardandolo.
-          Come vuoi- disse Shannon consapevole di essere pessimo quando si trattava di mantenere un segreto.
Ordinarono la colazione e tornarono di sopra.
Trovarono tutti sul divano a guardare le foto e a ridere, si misero a guardare le foto anche loro, fortunatamente non c’era traccia di  matrimonio, Eva si sentì sollevata e andò a farsi una doccia.
Si buttò sotto il getto d’acqua calda e sospirò guardando l’anello al suo dito, portava spesso fedine, ma quella decisamente non era sua, lo tolse un momento per vedere se ci fossero delle incisioni all’interno.
C’erano dei numeri che le sembravano posti come orari 12:26 e 9:16 e il simbolo dell’infinito ad unire i due orari, se la rimise chiunque l’avesse avuta prima di lei doveva avere una bella fantasia.
Jared era seduto insieme  a Shannon sul divano a mangiare, avevano tutti gli occhiali da sole e lui per non farli insospettire li aveva indossati a sua volta.
Babu aveva l’aria felice di un ragazzino, quando l’aveva lasciata dopo il matrimonio lei si era messa a dormire accanto a lui e probabilmente dopo c’era stato altro.
-          Ecco la nostra festeggiata- disse Antoine quando la vide uscire dal bagno.
-          Allora divertita?- chiese Shannon .
-          Si, almeno credo- disse sorridendo.
-          E quello?- chiese Bob indicando l’anello al suo dito.
-          Penso che mi abbiate fatto uno scherzo, ho controllato nessuno di voi mi ha sposata e sulla macchina non c’è traccia di possibili matrimoni quindi grazie al simpaticone che mi ha fatto venire un infarto appena sveglia- disse legandosi i capelli.
Jared sorrise, chiedendosi quanto tempo le sarebbe servito per capire il vero significato dei numeri all’interno dell’anello, le avrebbe dovuto dare parecchie spiegazioni allora e forse l’avrebbe persa per sempre.
Ognuno raccolse le sue cose e pian piano scesero nella Hall per tornare a casa, Jared notò il ciondolo che le avevano regalato posato su un tavolino e lo prese.
-          Non dimentichi nulla?- le disse dondolandoglielo davanti agli occhi.
-          È già un successo che io non mi sia scordata chi sono- disse lei raccogliendo i capelli – ti dispiace?- disse guardandolo.
Lui le allacciò la catenina dietro al collo e la guardò, poche ora prima era diventata sua moglie ma solo lui se lo ricordava.
-          Grazie- disse lei allungandosi  a dargli un bacio leggero sulle labbra.
-          Però a cosa devo tanta gentilezza?- disse ironico.
-          Non lo so, credo tu sia stato carino con me nelle ultime ore, quindi volevo ringraziarti- rispose prendendo le sue cose e scendendo.
Una volta pagato risalirono in auto e Antoine guidò fino a L.A.
 
P.S. visto che ho già finito il capitolo oggi ne pubblico due anzi che uno....spero di rendervi felici con questo regalo.
Kiss
A.

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Capitolo 14
*** 14 ***


Passarono  alcuni giorni dalla festa, Jared portava la fede ma la indossava nella mano destra per non far insospettire nessuno.
Shannon lo osservava a distanza lo vedeva strano ma non era certo la prima volta, in quei giorni si era buttato nel lavoro e non aveva pensato ad altro, ogni volta che era stato da lui con Tomo e gli altri lo aveva sempre e solo visto attraverso il vetro della sala di registrazione.
Tra Eva e Bob le cose sembravano essersi sistemate, nel senso che erano di nuovo amici, anche se tutti sapevano che al minimo cenno da parte sua Bob si sarebbe rifatto avanti.
Eva si alzò dal tavolo e andò nello studio per far vedere a Jared le ultime cose, bussò nel vetro ma lui non la sentì, allora aprì la porta e gli posò una mano sulla spalla delicatamente.
Lui si voltò a guardarla, e posò la chitarra a lato.
-          Ho finito questi , ho messo a posto quello che avevi detto, ma per me c’è troppo poco colore- disse chinandosi accanto a lui e poggiandogli una mano sulla gamba per non sbilanciarsi.
-          Poco colore dici?- disse guardando quello che aveva fatto.
-          Dici di no- disse lei.
-          Per me sono perfetti, domani parliamo delle scene successive- disse lui facendo per riprendere la chitarra.
-          Perché non ora? Dai sei sempre chiuso qui dentro- disse lei guardandolo.
-          Domani- disse sorridendole.
-          E va bene- disse lei allungandosi per riprendere i suoi disegni.
Si ritrovò a pochi centimetri dal viso di lui, non erano più tornati sull’argomento da quel pomeriggio a casa sua.
-          Che succede ?- disse lui guardandola.
-          Niente, niente adesso vado- rispose Eva.
Jared si sporse e colmò la poca distanza che li separava baciandola.
Eva rimase un attimo interdetta, niente per giorni e poi un bacio da film come quello, era decisamente la conferma che qualcosa non andasse, gli sorrise e uscì dallo studio.
Quella sera Eva si mise a guardare le stelle o almeno quelle poche luci che si intravedevano dal suo appartamento e che sembravano stelle, la voglia di scrivere era tanta, così tornò dentro e prese il suo quaderno e una biro, si sedette sul davanzale e lo sfogliò lentamente, si soffermò a rileggere quello che aveva scritto il giorno del suo compleanno poco prima della partenza, poi un’intuizione il lampo folgorante che le fece capire una cosa ovvia e che le era stata sotto gli occhi dal primo momento, si tolse la fede dal dito e controllò di nuovo, non erano orari erano date, date di compleanni, e più precisamente il suo e quello di Jared , forse era quello il motivo della stranezza di lui, forse anche lui non ricordava nulla.
Prese l’auto e guidò fino a casa di Jared, cercando di pensare alle parole giuste da dire non era certo una cosa che capitava tutti i giorni.
Jared sentì suonare alla porta e appena aprì si trovò Eva davanti che gli sorrideva.
-          Dimmi che l’altro ce l’hai tu!- disse mostrandogli l’anello.
-          Si- disse lui prendendo il suo dalla tasca.
-          Quindi siamo sposati, e io non mi ricordo niente- disse lei sconsolata.
-          Neppure io- mentì lui.
-          Cavoli, questa è una cazzata alla Shannon, non è da me, e neanche da te credo- disse lei sedendosi sui gradini davanti casa.
Lui si sedette accanto a lei sospirando.
-          Che dovremmo fare?- gli chiese.
-          Non lo so, che vuoi che facciamo?-
-          Jared non si risponde ad una domanda con una domanda, e poi perché non me l’hai detto che anche tu ti eri svegliato con una fede al dito-
-          Non lo so…-
-          Magari dovremmo provarci- disse lei guardandolo.
-          Provare cosa?-
-          A stare insieme cretino- disse lei- oddio come cazzo ci è venuto in mente…a noi capisci? È assurdo- aggiunse scossando la testa.
Jared sorrise debolmente in effetti lei non l’avrebbe mai sposato da sobria.
-          Non mi piace l’idea di dover stare insieme per forza, se non fosse successo me lo avresti chiesto?- disse guardandola.
-          Non lo so, con te è sempre tutto così…..difficile, bisogna calibrare le parole, in gesti, persino decidere se baciarti o meno richiede una riflessione- disse lei.
-          Come oggi nello studio?-
-          Esattamente come oggi, un giorno mi dici che vuoi stare con me, e il giorno dopo quasi non mi guardi e poi di nuovo esisto solo io, è snervante te ne rendi conto?- disse lei giocherellando con la fede al dito.
Jared prese la sua in mano e la guardò, lei si voltò verso di lui prese l’anello dalla sua mano e lo guardò.
Si allungò verso di lui e prese la sua mano sinistra.
-          È un tentativo, niente pressioni, vediamo come va no?- disse mettendoglielo al dito.
-          E se non va?- disse lui.
-          E se va….Jared, forse se non fosse stato per questo non ci saremmo mai decisi a provare sul serio- disse lei.
Lui la guardò chiedendosi se un giorno le avesse potuto dire la verità, aveva ottenuto quello che voleva, lei ma per farlo le aveva mentito, le sorrise e annuì.
-          Bene – disse lei avvicinandosi e dandogli un bacio delicato sulle labbra.
-          Siamo sposati, puoi fare di meglio- disse lui malizioso riprendendo il bacio da dove lei l’aveva interrotto.
Eva si perse il quel bacio, era stata con pochi ragazzi ma era certa che nessuno baciasse come lui, forse era merito dei tanti baci dati come attore, ma ci sapeva fare.
 
Si staccò da lui e sorrise alzandosi in piedi.
-          Ci vediamo tra qualche ora- disse guardandolo.
-          Si- rispose lui alzandosi a sua volta.
La guardò salire in auto e ripartire, era quasi del tutto certo che non le avrebbe mai detto la verità a proposito di quello che era successo veramente.

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Capitolo 15
*** 15 ***


Eva rientrò in casa e si buttò sul letto a peso morto, non era del tutto sicura che con Jared avrebbe funzionato, tra di loro le cose non erano mai facili, guardò fuori dalla finestra e notò che la luce in camera di Bob era accesa, ecco una persona con cui le cose erano sempre state facili, Bob.
Spense la luce e si mise a dormire quello che le restava della notte.
Eva non riposò molto quella notte alle 7 del mattino era già sveglia , si mise a mettere un po’ in ordine la casa e quando furono all’incirca le nove, scese per andare a vedere se Bob volesse andare da Jared con lei.
Bob era appena uscito dalla doccia quando sentì bussare alla porta.
-          Arrivo- disse avvolgendosi un asciugamano in vita.
-          Ehi- disse Eva quando lui le aprì.
-          Ci..ciao….- disse lui imbarazzato cercando di non far cadere l’asciugamano.
-          Bob, li sotto non c’è niente che io non abbia visto- disse lei sorridendogli.
-          Giusto- disse lui facendola entrare.
-          Ero passata per sapere se volevi andare da Jared insieme- disse sedendosi sul divano.
-          Certo, per me va bene- disse facendo per andare nella sua stanza a vestirsi.
C’era una cosa che le doveva chiedere prima, l’aveva vista baciare Jared il giorno precedente e voleva sapere se tra loro ci fosse o meno qualcosa, anche se in tutta onestà anche se ci fosse stato i sentimenti che lui provava per lei non sarebbero mutati.
-          Eva?- disse avvicinandosi.
-          Si-
-          Tu e Jared, insomma, voi….-
-          Stiamo solo provando Bob- disse lei guardandolo, e lui scorse quella vena di incertezza che gli risollevò la giornata, se anche lei non era sicura avrebbe funzionato forse c’era la possibilità che tra qualche tempo fossero di nuovo insieme.
-          Vado a vestirmi- disse sparendo in camera sua.
Arrivati a casa di Jared, Bob sparì con Jamie ed Emma.
Eva entrò in studio e ci trovò solo Tomo e Shannon.
-          Jared?- chiese guardando Shannon.
-          È di sopra in camera sua, seconda porta a destra- disse Shannon.
Eva salì le scale, la porta era semiaperta ma le bussò ugualmente.
-          Jared? Posso entrare- disse affacciandosi sulla porta.
-          Si- rispose lui senza alzare lo sguardo da quello che stava facendo.
Eva entrò nella sua stanza, era un casino, fogli, vestiti, corde di chitarra, davvero un casino, lui era seduto sul letto, con la schiena appoggiata al muro e disegnava.
-          Sono le scene che dovevi preparare?- chiese lei restando sempre sulla porta.
-          Si, vieni qui- disse spostandosi e facendole posto.
Lei si sedette accanto a lui sbirciando quello che stava facendo.
-          Si può sapere chi ti ha insegnato a disegnare ?- disse prendendolo in giro.
-          Non si può essere tutti del Caravaggio- rispose finendo quello che stava facendo.
Eva cercò con lo sguardo dove tenesse gli altri pennarelli, e li vide accanto a lui sul lato opposto rispetto a dove si trovava lei, prese il suo blocco da disegno dalla borsa e si allungò verso i pennarelli.
Ne afferrò uno e fece per rimettersi a sedere, ma lui le trattenne il braccio.
-          Quello mi serve- disse.
-          Ok allora dammene uno che non ti serve, Jared come faccio a lavorare senza qualcosa per disegnare?- disse lei guardandolo.
Lui non le rispose e continuò a fare tutto come se non l’avesse neppure accanto.
Eva prese la sua borsa e si mise a cercare qualcosa per disegnare, trovò un pennarello a china e si accontentò, si  mise la musica nelle orecchie e riprese a lavorare da dove aveva lasciato il giorno precedente.
Jared sorrise tra sé le piaceva farla arrabbiare, si voltò a guardare quello che stava facendo, ascoltava la musica e la sua mano sembrava vagare sul foglio alla ricerca del modo giusto per cominciare, disegnava con la biro come se fosse una cosa semplicissima, tratto pulito sicura di quello che faceva, mai un’incertezza la sua mano faceva esattamente quello che lei voleva, guardò i fogli sparsi a terra, lui di incertezze ne aveva invece, anche se non lo dava a vedere era spesso più insicuro di chiunque altro, posò il blocco da disegno su un lato e le prese un auricolare, non aveva idea del tipo di musica che ascoltasse mentre disegnava.
-          Che c’è?- chiese Eva voltandosi verso di lui.
-          Nulla volevo riposarmi un po’ e sentire cosa ascoltavi- rispose sorridendole e guardandola con insistenza.
-          Non fare così- disse lei spingendolo.
-          Non fare cosa?-
-          Non guardarmi così, non riesco a fare niente con i tuoi maledetti occhi addosso- disse lei.
-          Beh adesso che lo so allora lo farò più spesso- disse riprendendo a fissarla.
-          Jared non è una cosa che sai da adesso, andiamo, non c’è nessuno che non resti a fissarti come un povero idiota quando ti guarda negli occhi- disse lei.
Lui le sollevò il viso e la guardò negli occhi e sorrise.
-          Lo sapevo, ecco perché porti sempre gli occhiali, hai le rughe qui- disse Eva passando un dito a lato degli occhi di Jared.
-          Ah si?- disse lui attirandola su verso di lui.
La fece sedere a cavalcioni sopra di lui e le sorrise.
-          Avrò anche le rughe, ma le donne si girano a guardarmi, qualsiasi tipo di donna- disse guardandola.
Lei sorrise e si chinò a baciarlo.
Si sollevò e lo guardò di nuovo, sentiva le mani di lui accarezzarle la schiena e attirarla più vicino chiuse gli occhi e sorrise.
-          Perché non mi guardi?- disse lui a pochi centimetri dal suo viso.
-          Perché una volta una persona molto saggia disse che “ le persone dovrebbero innamorarsi con gli occhi chiusi”- rispose.
-          E tu vuoi innamoranti?-
-          Sono dell’idea che si debba provare tutto nella vita- disse sentendo il respiro di lui sul suo viso.
Jared le spostò i capelli da davanti al viso e le baciò una guancia, la sentì sorridere sotto le sue labbra .
-          Jared puoi venire di sotto?- la voce di Shannon interruppe quel momento.
Eva aprì gli occhi e si voltò verso Shannon, che li guardava con un sorrisino malizioso stampato sul volto.
-          Scusalo non ha mai imparato a bussare, vero?- disse Jared alzandosi dal letto e scendendo con lui.
Eva si rimise a sedere sul letto a disegnare.
 
Quando fu soddisfatta del risultato ottenuto si alzò dal letto stiracchiandosi, erano passati circa 40 minuti da quando Jared era sceso con il fratello, si mise a girare per la stanza, si fermò davanti ad una pila di libri posati su quello che una volta doveva essere un tavolo.
Ne prese in mano uno e iniziò a sfogliarlo c’erano parti sottolineate e annotazioni a fine pagina si mise a leggere quello che aveva scritto dato che il libro lo aveva letto anche lei.
Notò che la parte che lei preferiva non l’aveva calcolata proprio così prese una matita e la sottolineò scrivendo a fine pagina “ se non hai capito questa, non hai capito il libro”. Lo posò sul letto e scese a vedere cosa stavano facendo.
Si mise a guardare lo studio ma erano tutti presi nelle loro cose, e non le andava di disturbare.
Shannon era concentrato a seguire i discorsi del fratello su come fare cosa, i soliti sproloqui che duravano una vita, ma qualcosa aveva irrimediabilmente attirato la sua attenzione, l’anello che Jared portava all’anulare sinistro, lo conosceva bene e li non aveva mai messo anelli.
Fece finta di nulla e riprese a fingere di capire cosa volesse dire, anche se l’unico che lo capiva davvero era lui, a volte Tomo riusciva a stargli dietro ma quella non era una di quelle volte.
Finalmente Eva li vide uscire dallo studio, Tomo e Shannon avevano le facce stravolte di chi aveva dovuto seguire uno dei folli discorsi di Jared passivamente.
-          Io torno con Jamie a casa- disse Bob avvicinandosi a lei.
-          Ok, allora ci vediamo, buona serata- disse lei sorridendogli.
Bob annuì ma non ebbe la forza di augurare anche a lei una buona serata dato che questo non prevedeva lui e lei insieme.
Passarono alcuni minuti e anche Tomo se ne tornò a casa facendole un cenno con la mano prima di uscire.
Eva guardò nello studio Jared stava ancora parlando con Emma e Shannon, e dato che Shan si era rimesso a sedere doveva essere una cosa lunga.
Prese il suo pc e si mise a guardare le foto che aveva fatto in quei giorni in giro per Los Angeles.
-          Abbiamo finito- disse Shannon sedendosi accanto a lei con un sorrisino trionfante.
-          Finalmente, pensavo di diventare vecchia su questo divano- disse lei posando il pc a lato e sorridendo.
-          Io vado ciao a tutti- disse Emma recuperando la borsa e uscendo dalla porta veloce come un razzo.
-          Credo avesse paura che se Jared l’avesse bloccata sarebbe passata un’altra ora- dissi.
-          Già- ammise Shannon.
-          Lo indossi ancora?- disse Shannon indicando l’anello al dito di Eva.
-          Si beh, è un ricordo dai è stato un compleanno bellissimo- disse lei.
Lui si accorse del leggero imbarazzo nei suoi occhi quando era entrato Jared nella stanza, ma decise di desistere almeno per il momento.
Si alzò e dopo averli salutati se ne andò.
Jared si avvicinò al divano e Eva si alzò in piedi.
-          Ok sono già le 5 passate è meglio che vada, avrai da fare- disse.
-          E con chi? –
-          Non lo so- disse lei imbarazzata.
-          In effetti stasera avrei da fare, con una ragazza italiana la conosci? - disse prendendola per i fianchi e baciandola con passione.
-          Hey…Jared rallenta- disse lei quando lui le mise le mani sotto la maglietta.
-          Rallenta?- chiese posando la fronte contro la sua e guardandola.
-          Si voglio fare le cose con calma, uscire insieme cose così…- disse lei imbarazzata.
-          Cose così..- disse lui togliendo le mani da sotto la sua maglietta – vai a casa e fatti bella, stasera ti porto a cena fuori- disse lui.
-          Ok..-
-          Ti passo a prendere alle 8, quindi hai meno di tre ore per dimostrarmi che vale la pena aspettare fino al dopocena- disse malizioso.
Lei sorrise e gli diede un bacio leggero sulla bocca poi uscì.
Jared tornò di sopra e si mise a sedere sul letto, notò un libro accanto a lui, era decisamente fuori posto anche se era disordinato sapeva esattamente la collocazione di ogni cosa nella sua stanza , lo sfogliò e notò il commento di Eva in una delle ultime pagine, sorrise all’idea che anche lei sottolineasse e commentasse i suoi libri, erano davvero molto simili, rimise a posto il libro e andò a prenotare in un ristorante vegano vicino Hollywood.

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Capitolo 16
*** 16 ***


Eva si fece una doccia e poi si mise in biancheria a fissare il suo armadio come sempre, prese in mano i vestiti che le aveva regalato Bec e che aveva voluto portasse con lei a tutti i costi “ vai a Hollywood, devi essere carina”, si mise a guardarli uno ad uno.
Alla fine decise di mettere l’abito blu scuro in stile anni venti con la scollatura molto profonda a V sul davanti, era lungo fino quasi al ginocchio, si guardò allo specchio fortunatamente le stava di misura e non si spostava mentre si muoveva e il seno restava coperto, si legò i capelli in uno chignon a lato e decise di mettere le uniche scarpe col tacco che possedeva e che fortunatamente erano nere, si passò un filo di matita sugli occhi e mise il lucidalabbra.
Jared arrivò sotto casa sua alle 8 precise e le disse di scendere, quando la vide uscire dalla porta di casa sua era appoggiato alla portiera della macchina e la guardava sorpreso, non pensava ad una trasformazione così ben riuscita.
-          Dimmi qualcosa ti prego, mi sento un’idiota conciata così- disse raggiungendolo.
-          Speriamo di arrivare al ristorante- disse sorridendole malizioso.
-          Ma smettila- disse lei mentre lui la faceva salire in auto.
La cena al ristorante fu piuttosto piacevole anche se Jared si guardava spesso intorno per vedere se ci fossero paparazzi, non voleva metterla in imbarazzo.
Finirono la cena e tornarono a casa di Jared, la fece accomodare sul divano e si mise accanto a lei.
-          È stata una bella serata no?- disse guardandolo.
-          Bella…- disse lui allungandosi verso di lei.
-          Che intenzioni hai Jared?- chiese sorridendo.
-          Pessime- disse lui baciandole il collo, Eva per un attimo pensò a Bob anche lui le baciava sempre il collo in quel modo, scacciò il pensiero e cercò la bocca di Jared.
Lui la prese per mano e la portò in camera.
Chiuse la porta dietro di loro e riprese a baciarla con più foga stavolta, cercò la zip del vestito e lo sfilò lasciandola solo con gli slip, Eva si mise un braccio davanti al seno e lui sorrise.
-          Sei timida?- lei chiese guardandola.
-          No, sono nuda e tu ancora tutto vestito- rispose
-          Puoi rimediare-
Eva prese a spogliarlo e in pochi minuti anche lui era solo in biancheria, una biancheria che faticava a nascondere quello che c’era sotto, e giudicare dalle apparenze doveva essere messo bene come il fratello.
La spinse sul letto tenendole ferme le braccia sulla testa con una mano e tormentandole il seno con l’altra, la sentiva tendersi ad ogni carezza, si abbassò a baciarle il seno, scese ancora sfiorandole il tatuaggio con la lingua e poi la morse piano.
-          Jared non sono da mangiare- disse lei ridacchiando.
Lui si allungò a cercarle la bocca mentre con una mano le era già entrato negli slip.
La sentiva ansimare ad ogni tocco, e ormai non riusciva più a trattenere l’erezione dentro i boxer così se li tolse e dopo essersi messo un preservativo entrò in lei deciso.
Eva si sollevo leggermente dal letto e lo baciò, mentre con le gambe circondava il bacino di lui, Jared aumentò la velocità delle spinte e lei ansimò sulla sua spalla.
La sollevò facendola sedere sulle sue gambe e dopo alcune ultime spinte decise venne con lei.
Eva appoggiò la fronte a quella di Jared riprendendo fiato e guardandolo negli occhi, mentre lui le accarezzava la schiena dolcemente.
Si sdraiarono e si addormentarono.
Eva si risvegliò e senza fare troppo rumore prese il cellulare e andò di sotto, doveva chiamare Bec.
La telefonata con l’amica purtroppo durò poco dato che Bec doveva uscire , la salutò e posò il cellulare sul tavolo.
Stava bevendo quando le arrivò una mail, era di Bob si appoggiò al tavolo e la aprì.
Era la foto di due biglietti per New York, “per il mio compleanno, che ne dici?”, c’era scritto subito sotto, Eva sorrise all’idea di New York, lei e Bob ne avevano parlato talmente tanto che ormai l’idea di andarci con qualcun altro non l’avrebbe neppure sfiorata.
Jared si svegliò, allungò il braccio sul lato opposto del letto e lo trovò freddo, doveva essersi alzata da un po’, si infilò qualcosa e scese a vedere che faceva.
Si appoggiò allo stipite della porta osservandola, non si era accorta di lui, stava parlando al telefono seduta sul divano con il pc sulle gambe e sembrava felice.
Si avvicinò quel tanto che bastava da permettergli di vedere cosa facesse e lei si accorse di lui.
-          Ti devo lasciare mamma- disse in italiano a Bob.
-          Ok ho capito…ne parliamo meglio quando sei a casa- disse lui riattaccando.
Posò il pc al lato sul divano e si voltò verso Jared.
-          Finalmente ti sei svegliato, ma non eri quello che non dorme mai tu?- disse guardandolo.
-          Ieri mi sono stancato parecchio- rispose.
-          Allora che facevi?- chiese accennando al pc accanto a lei.
-          Ecco si ehm …..sai ti devo chiedere una cosa, cioè non è proprio un chiedere,è più una sorta di consenso informato…-
-          Eva cosa?- disse lui sedendosi sul divano accanto a lei.
-          Io andrei a New York con Bob per 5 giorni- disse guardandolo seria.
-          Il suo compleanno vero?- disse lui.
-          Si esatto….ti dispiace?- disse lei cercando il suo sguardo.
-          Avrei voluto portarti io….-
-          Non sarebbe stata la stessa cosa….- si lasciò sfuggire lei forse con troppo trasporto.
-          No davvero- disse Jared alzandosi dal divano e uscendo in giardino.
Si sedette a guardare la piscina davanti a lui, ogni volta che pensava di essere finalmente arrivato a contare qualcosa per lei, Eva lo riportava al suo posto.
Eva rimase seduta sul divano pensando a cosa andare a dirgli, si alzò e uscì.
-          Jared?-
-          Mh…-
-          Jared mi dispiace, mi sono espressa male- disse andandogli davanti.
-          No ti sei espressa benissimo invece, ma va bene, se vuoi andare con lui vai pure- disse serio.
Lei gli sorrise e gli diede un bacio sulla guancia.
-          Un bacio sulla guancia? Sei seria?- disse attirandola a se, e facendola sedere sulle sue gambe.
Lei si abbassò a cercare le sue labbra e lui ricambiò il bacio, una cosa di lei l’aveva capita non era il tipo di persona da mettere al muro, doveva lasciarle il suo spazio anche se il suo spazio era dall’altra parte del paese con il suo ex ragazzo, ancora innamorato di lei, ma dopotutto niente gli impediva di fare un salto a trovare Terry nello stesso periodo.

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Capitolo 17
*** 17 ***


Il giorno della partenza per New York arrivò , Eva e Bob andarono in aeroporto accompagnati da Jared e Shannon.
Prima che arrivassero al gate Jared prese Eva tra le braccia baciandola.
-          Fai la brava- le sussurrò prima di lasciarla andare.
Lei sorrise e salutò anche Shannon per poi raggiungere Bob.
Jared e Shannon li guardarono allontanarsi e sparire dietro le porte scorrevoli, lo sguardo di Shannon cadde nuovamente sull’anello che il fratello portava al dito.
-          Ma quello?- disse indicandolo.
-          Ah nulla- disse sbrigativo Jared.
-          Nulla eh? Sbaglio o lo hai iniziato a portare da quando siamo tornati da Vegas?- lo incalzò.
-          Che cosa vuoi insinuare Shannon?-
-          Ho una teoria …te la espongo?- disse salendo  in auto.
-          Esponi- disse Jared mettendosi seduto accanto a lui e aspettando che partisse.
-          Sei tu quello che l’ha sposata- disse guardandolo.
-          Si- disse secco Jared.
-          Mh…..e perché non me lo hai detto prima?-
-          E che ne so….mi avresti giudicato-
-          Ti avrei giudicato? Jared eravamo strafatti poteva succedere di tutto-
-          Già …..si eravamo strafatti- disse evasivo.
-          Aspetta un momento….-
-          Cosa?-disse Jared.
-          Eri cosciente, tu l’hai sposata intenzionalmente- disse Shannon.
-          Ma dai che cazzate spari? Mi conosci no?-
-          Si ti conosco- disse accostando, gli prese la mano e gli sfilò l’anello notando le incisioni all’interno, scosse la testa restituendoglielo.
-          Uno strafatto non avrebbe mai avuto questa accortezza, mi meraviglia che una sveglia come lei non ci sia arrivata- disse serio.
-          Bene ora immagino glielo dirai tu- sbottò Jared.
Shannon non disse nulla e lo riaccompagnò a casa, non sapeva cosa avrebbe fatto, più che altro non si spiegava come il fratello avesse potuto fare una simile stronzata, l’unica spiegazione possibile era che la volesse e quindi aveva fatto una cazzata , l’aveva messa nella condizione di stare con lui, eliminando la possibilità che potesse tornare con Bob.
-          Jared vuole ,Jared ottiene- disse tra se dopo averlo lasciato a casa sua.
Tornò a casa e si mise a pensare sul da farsi.
Eva si risvegliò con la testa appoggiata sulla spalla di  Bob, aveva dormito per quasi tutto il volo e ormai erano arrivati, si sporse da finestrino  e la vide sotto di  lei, New York, la città che aveva sognato da tutta una vita stava diventando reale finalmente.
-          Cavoli che bella- disse guardando dal finestrino.
Bob le sorrise e si riallacciò la cintura di sicurezza per l’atterraggio.
Una volta atterrati presero un taxi fino all’Hotel dove avevano prenotato, avevano preso una camera matrimoniale, ma Bob le aveva chiesto se le andasse bene prima di prenotarla, e per lei non c’era problema prima che fidanzati erano stati amici quindi si fidava di lui.
Lasciarono le valigie in Hotel e iniziarono il loro giro della città.
Eva si prese due minuti per chiamare Jared e fargli sapere che il volo era andato bene e poi tornò ad immergersi a Central Park con Bob.
Jared nel frattempo aveva chiamato Terry per dirgli che si sarebbe fatto vivo nei prossimi giorni a New York, tralasciando la presenza in città di Babu e Eva.
 
Shannon era seduto sul suo letto, il cellulare in mano e il numero di Eva già composto sullo schermo, una piccola pressione sul tasto di avvio chiamata e l’avrebbe fatto le avrebbe detto quello che era davvero successo a Vegas.
Eva era appoggiata alla balaustra del terrazzo ad ammirare New York, ancora non poteva credere di essere lì, sentiva l’acqua della doccia scorrere e le arrivava il profumo del bagno schiuma di Bob dalla finestra del bagno subito accanto al terrazzo, sentì il cellulare vibrare.
-          Shan- disse rispondendo.
-          Ciao Eva- disse lui serio.
-          Ma che hai cos’è quella voce da cane bastonato? Hai fatto arrabbiare Jared per qualcosa?- chiese lei.
-          Non ancora- rispose.
-          Non ancora? Che vuol dire spiegati dai- disse Eva avvicinando la porta a finestra.
Shannon ci pensò ancora un attimo o meglio per una frazione di secondo e poi le disse tutto, senza lasciarle il tempo di interromperlo finche non avesse finito.
-          Eva? Ci sei ancora?- chiese dopo un paio di minuti di silenzio.
-          S..si ci sono Shan, porca troia se sono incazzata- disse lei stringendo a pugno la mano libera.
-          Non ero sicuro di dovertelo dire, Eva io credo che tu a mio fratello piaccia sul serio, ha solo fatto la scelta sbagliata quel giorno- disse Shannon.
-          Non lo giustificare Shan, è adulto già da un po’-
-          Non lo sto giustificando, se così fosse non te lo avrei mai detto, sto solo dicendo quello che penso- ribatté lui.
-          Si lo so, scusami non volevo essere sgarbata, è solo che….cazzo, perché lo ha fatto?-
-          Credo che a questa domanda possa rispondere solo lui- disse.
-          Già- rispose lei.
Shannon la salutò e riattaccò sperando con tutto se stesso di aver fatto la cosa giusta per una volta nella sua vita.
Eva sentì Bob uscire da bagno e cercò di evitare che lui si accorgesse che qualcosa non andava, erano lì per il suo compleanno e lei non lo avrebbe rovinato per niente al mondo, rientrò in camera sorridendo e si sedette sul letto accanto a lui per decidere dove andare il giorno seguente.
 
Ps. il pc mi da nuovamente problemi per questo ho postato ora....domani lo porto dal tecnico...spero non se lo tenga troppo....-.- un bacione a tutte A.

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Capitolo 18
*** 18 ***


Il giorno del compleanno di  Bob arrivò, Shannon aveva chiamato Eva per farle sapere che avevano organizzato per lui una festa allo studio di Terry con un po’ di gente e ovviamente anche Jared il suo compito era solo quello di portarlo a destinazione quella sera.
Eva si voltò a guardarlo, dormiva come un bambino sul suo lato del letto, gli accarezzò un braccio e lui sorrise con gli occhi ancora chiusi.
-          Sveglia dai, dobbiamo fare tante cose oggi- disse lei non appena lui aprì gli occhi.
-          Trentacinque….- disse sospirando- oggi compio trentacinque anni- aggiunse  mettendosi il cuscino sulla faccia.
-          Smettila, sembri un ventottenne- disse lei togliendoglielo e guardandolo.
-          Solo?- disse lui scherzando.
-          Dai tieni e piantala di lagnarti- disse passandogli il suo regalo.
Lui lo prese e iniziò a scartarlo, aprì la scatola e restò per un attimo fermo a guadarlo, non poteva credere che glielo avesse regalato davvero.
-          Non posso accettare- disse richiudendo la scatola che conteneva il braccialetto in argento,  lei gli aveva parlato dei suoi nonni, si erano regalati a vicenda un braccialetto in argento per il matrimonio e l’avevano portato per tutta la vita, alla morte del nonno di Eva sua nonna li aveva dati entrambi a lei.
Bob guardò quello che lei portava al polso e le porse la scatola.
-          Bob mi incazzo sul serio, voglio che lo abbia tu- disse lei prendendolo dalla scatola e mettendoglielo.
-          Guarda ti sta perfetto- aggiunse sorridendogli.
-          Grazie – disse lui non sapeva cosa altro aggiungere, ma una domanda fissa lo tormentava, perché lo stava dando a lui, perché non a Jared?
Le sorrise e si prepararono per uscire.
Stavano passeggiando vicino all’Empire verso il tardo pomeriggio, Eva diede un’occhiata all’ora per vedere se avevano tempo per una scorsa della città dall’alto.
-          Che ne dici?- disse guardandolo e indicando la cima.
-          Dico andiamo no?- le rispose mettendole un braccio intorno al collo.
Salirono fino al tetto e uscirono a guardare le luci del tramonto riscaldare la città.
-          Scusi ci farebbe una foto?- chiese Eva ad una signora poco distante da loro.
Lei sorrise e prese la macchina, Eva si mise accanto a Bob e  lui la abbracciò tenendola per la vita, la signora restituì la macchina a Eva e lei la ringraziò non appena furono di nuovo da soli le sorrise.
-          Allora come siamo venuti?- chiese.
-          Siamo bellissimi- disse lei avvicinandosi e mostrandogli la foto.
Eva si voltò a guardarlo sorridendo, Bob si abbassò a cercare la sua bocca e lei si spostò imbarazzata, lo avrebbe baciato, ma voleva prima chiarire con Jared.
-          Scusa io…- disse Bob passandosi una mano tra i capelli.
-          Non fa nulla- disse lei abbracciandolo, si stava ancora chiedendo come avesse potuto scegliere Jared e non lui, e la risposta la sapeva bene, non aveva potuto scegliere, Jared aveva scelto per tutti, si spostò quel tanto che bastava per posare le sue labbra su quelle di Bob.
-          Buon compleanno Bob- disse spostandosi da lui.
Lui sorrise senza capire più nulla di quello che stava succedendo ad entrambi, scesero con l’ascensore e poi Eva gli disse che aveva per lui una sorpresa ma doveva bendarlo perché altrimenti avrebbe capito dove lo stava portando, Bob si lasciò bendare e salirono sul taxi che li avrebbe portati a destinazione.
Scesero dal taxi e lei mandò un messaggio a Jared per fargli sapere che stavano salendo.
-          Eccoci qua- disse Eva togliendogli la benda dagli occhi in ascensore.
-          Ti amo- disse lui pochi istanti prima che le porte si aprissero e un caloroso “Sorpresa” scaturisse dallo studio di Terry, Shannon e Tomo lo presero trascinandolo fuori dall’ascensore  e Jared salutò Eva con un bacio leggero sulla guancia portandola dentro con lui.
Lei non si era accorta quasi più di nulla dopo quello che le aveva detto lui “ ti amo”, le lo aveva già detto, ma in quel momento le sembrava diverso, il braccio di Shannon intorno alle sue spalle la riportò alla realtà.
-          Allora ti diverti?- le chiese nuovamente cercando il suo sguardo.
-          Si…si mi diverto Shan- rispose poco convinta mentre guardava Jared parlare con Terry e altra gente che non conosceva.
-          Bugia, vieni prendiamo un  po’ d’aria- disse portandola sul terrazzo.
 
Eva si sedette accanto a lui su uno dei divanetti del terrazzo e sospirò.
-          Jared non sa che te l’ho detto- le disse serio.
-          Lo immaginavo, Shannon in che cazzo di situazione di merda sono finita- disse lei.
-          Mi dispiace-
-          Non è colpa tua, se non fossi mai venuta qui, se non gli avessi mai prestato i soldi quel giorno adesso non sarei neppure qui a parlarne- disse lei.
-          Si ma non avresti conosciuto neanche me- disse lui ridacchiando e rubandole un sorriso debole ,ma pur sempre un sorriso.
Jared cercò Eva con lo sguardo e la vide in terrazzo a parlare con il fratello, si scusò con le ragazze con qui stava parlando e si diresse verso di loro.
-          Ciao fratellino- disse Shannon vedendolo comparire da dietro la porta a finestra.
-          Shan..- rispose lui sorridendo.
-          Ti dispiace lasciarmi solo con lei?- chiese guardandolo.
-          Ma certo – disse Shannon alzandosi e tornando dentro.
Jared andò a sedersi accanto a Eva e lei si voltò verso di lui.
-          Mi sei mancata- disse avvicinandosi per baciarla.
-          Sono stata via solo 4 giorni- disse lei dopo aver ricambiato debolmente il bacio.
-          C’è qualcosa che non va?- chiese guardandola.
-          No Jared, sono solo un po’ stanca- mentì lei sorridendogli.
-          Bene allora rientriamo si sta facendo fresco qui fuori- disse lui alzandosi.
-          Si dammi ancora un paio di minuti, è freddino ma almeno non c’è casino qui- disse lei voltandosi a guardare la città illuminata.
Lui annuì e tornò dentro, tormentato dalla preoccupazione che Shannon le avesse detto qualcosa.
Eva si alzò e andò ad appoggiarsi al corrimano della terrazza e sospirò.
-          “ti amo” porca puttana Bob perché?- chiese a se stessa.
Si voltò a guardare quello che stava succedendo dentro Shannon faceva il cretino, Bob era felice, e Jared beh, lui parlava con le modelle più carine come sempre, vide Tomo entrare con la torta e decise di rientrare, si appoggiò al muro e restò a guardare.

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Capitolo 19
*** 19 ***


Bob salì su una sedia per avere l’attenzione di tutti.
-          Volevo ringraziare tutti voi per questa bellissima serata, siete stati fantastici, in modo particolare Tomo, Jared e Shannon che hanno organizzato tutto- disse alzando a segno di brindisi il suo bicchiere.
Eva lo guardò e lui le sorrise, lei prese un bicchiere e lo sollevò leggermente per lui.
Shannon lo fece scendere passandogli una fetta di torta e si rimisero a parlare come prima.
Eva si mise a cercare dove fosse Jared, lo vide seduto su un divanetto con una modella bionda che gli massaggiava in modo decisamente allusivo la coscia ,posò il bicchiere che aveva in mano e andò verso di loro.
-          Ti dispiace?- disse prendendo la mano di Jared e facendolo alzare.
-          Ma chi ti credi di essere?-disse la modella guardandola male.
Eva le si avvicinò.
-          La sua ragazza e adesso fai il favore di toglierti dalle palle- disse piano.
Jared era stupito di quella reazione da parte sua, non si aspettava che lei fosse così gelosa.
-          Non ti facevo così gelosa- le disse cingendola in vita.
-          Gelosa e di cosa? Di una cosa che per te esiste solo quando siamo da soli?- disse lei seria.
Non poteva certo darle torto, Bob quando si era messo con lei la presentava a tutti come la sua ragazza e la teneva sempre con lui.
Lui invece l’aveva appena salutata e aveva passato la sera a parlare con altre donne e amici, non era sua intenzione farla soffrire ma la sua vita era sempre stata così, amici, musica , feste, era da molto tempo che non doveva occuparsi dei sentimenti di un’ipotetica altra persona.
Eva sentì la stretta di Jared sul suo fianco farsi più decisa e si voltò a guardarlo.
-          Mi dispiace- le disse.
-          Non mi pareva ti dispiacesse la piega che stava prendendo la cosa con la signorina bionda- disse lei.
-          Non ti mentirei mai lo sai!- le disse.
-          No non lo so- disse lei sciogliendosi dal suo abbraccio e uscendo dalla porta.
Jared restò fermo a pensare, poi vide Shannon e lo trascinò con lui in terrazzo.
-          Le hai detto tutto vero?- chiese cercando di controllarsi.
-          Si Jared lo sa, ma è troppo buona perché nonostante tutto ha fatto finta di nulla- rispose Shannon serio prima di tornare alla festa.
Jared si sedette e si spostò i capelli da davanti al viso sospirando.
Eva era seduta sulle scale con gli occhi chiusi e la musica nelle orecchie stava solo cercando di non pensare, a quello che le aveva detto Bob, a quello che aveva fatto Jared, a quanto purtroppo tenesse ad entrambi per motivi diversi, se le lo avessero chiesto non avrebbe saputo dire di chi fosse innamorata, non era neppure sicura di essersi mai innamorata in tutta la sua vita, forse non era capace, forse era come Jared incapace di cedere all’amore come invece faceva Robert che lasciava che i suoi sentimenti lo trasportassero e rendessero felice lui e la persona che amava.
-          Forse me lo merito- disse guardando la fede dopo essersi tolta gli auricolari.
Sentì la porta aprirsi e vide Jared avvicinarsi a lei, si alzò e lo raggiunse, lui le prese la mano sfilandole l’anello.
-          Non sei obbligata a stare con me se non vuoi, ho fatto un casino, mi sono comportato da coglione ma la verità è che l’ho fatto solo perché non so  arrivare secondo, volevo una possibilità con te  e me la sono presa senza chiederti neanche il permesso- disse mettendole l’anello in tasca dei jeans.
-          Jared…- disse lei senza sapere cosa aggiungere.
-          Se ami qualcuno lascialo andare giusto?- disse baciandole la fronte e tornando dentro prima che lei potesse dire altro.
Eva si appoggiò al muro alle sue spalle, la libertà non era mai stata così pesante, nel giro di poche ore si era sentita dire di essere amata due volte e non aveva risposto in nessuno dei due casi.
Si sentiva come arrivata ad una sorta di bivio, mentale, morale, come costretta a scegliere e non le piaceva sentirsi così.
Aveva bisogno d’aria di camminare, di liberare la mente anche se solo per alcuni minuti, guardò le rampe di scale che la separavano dal tetto dell’edificio, neanche troppe, iniziò a salire finchè non arrivò alla porta che dava sul tetto e l’aprì.
Lo spettacolo che si aprì davanti a lei era da togliere il fiato, non aveva mai immaginato che una città potesse farla sentire così, si sentiva piena di tutto, la luce, il rumore delle auto, l’aria pungente dei  primi giorni d’ottobre, alzò lo sguardo e notò che nonostante tutta quella luce si vedevano persino le stelle.
Pensò che doveva essere così che ci si sentiva da innamorati, ci si sentiva pieni come se non si avesse davvero bisogno di nulla.
Si chiese se ci si potesse innamorare di una città perché a lei era successo anni fa di innamorarsi di New York leggendo di lei nei diari di coloro che avevano vissuto e fatto la storia di quel posto, e poi le era successo di nuovo in quel momento.
 
Sentì il cellulare vibrarle in tasca e dopo aver notato il numero dei suoi rispose.
-          Pronto?- disse
-          Eva ho una brutta notizia- disse la voce spezzata della madre.
-          Nonna?- chiese lei trattenendo il respiro fino alla risposta.
-          Si, lo sai che era tempo che stava male, ha avuto una ricaduta ma purtroppo i medici stavolta non ce l’hanno fatta- disse la madre.
Eva chiuse gli occhi inspirando profondamente.
-          Vuoi che torni a casa? Avete bisogno?- disse infine.
-          Non è necessario, ci occuperemo io e tuo zio di tutto, adesso ti lascio tesoro sarà notte da te- disse la madre riattaccando.
Eva rimise il cellulare in tasca e cercò di vagliare attentamente le emozioni che le attraversavano il cervello, si appoggiò al muro e vomitò l’intera cena, era il minimo pensò buttandosi in bocca una decina di reset per togliersi il saporaccio.
Chiuse gli occhi, ancora niente, niente lacrime, niente disperazione, non ne era capace, non riusciva a lasciarsi andare neanche adesso, non c’era mai riuscita, aveva perso tante persone care, suo nonno, vecchi amici del liceo con brutte abitudini che aveva coltivato anche lei per qualche tempo, ma non c’era mai riuscita al massimo una lacrima al momento della notizia poi qualcosa in lei le imponeva di riprendere anche se faceva male, c’era sempre qualcuno per cui doveva essere forte, qualcuno a cui dimostrare che poteva farcela, ma cosa succede quando alla persona a cui dimostravi di essere forte è quella che ti ha appena lasciato?
Eva se lo stava appunto chiedendo, aveva perso la persona a cui teneva di più al mondo e non sentiva niente.
-          Come cazzo è possibile?- disse a se stessa.
Aprì la porta e scese le scale per tornare alla festa, ma si fermò sui gradini dove poco prima Jared l’aveva diciamo “lasciata”, le tremavano le gambe e sentiva le lacrime farsi spazio prepotenti attraverso i suoi occhi, le ricacciò indietro doveva andare via, raccolse tutta la forza che le era rimasta e entrò a prendere le sue cose sorridendo come sempre.
Aveva quasi guadagnato la porta che si sentì afferrare per un polso.
-          Hey te ne vai?- disse la voce di Shannon alle sue spalle.
-          Si sono un po’ stanca- rispose senza guardarlo.
-          Ok allora ci vediamo- disse lui lasciandola andare.
Lei si diresse sicura verso la porta doveva solo chiudersela alle spalle.
Fatto.
Smise di trattenere le lacrime e le sentì rigarle le guance.
-          Hai dimenticato la sciarpa- disse Shannon raggiungendola sui gradini.
-          Cazzo- disse lei cercando di sciugarsi gli occhi.
-          Che succede? Jared?- chiese preoccupato.
 lei si asciugò nuovamente gli occhi ricordando  perché non piangeva mai davanti agli altri, non sopportava dover dare spiegazioni.
-          Non fa niente Shan, e non è colpa di Jared- disse prendendo la sciarpa dalle sue mani.
-          Ti accompagno vuoi?- le chiese.
Eva era titubante sulla risposta non voleva sembrare scortese.
-          Niente domande- le assicurò.
-          Allora andiamo- disse lei scendendo le scale.
Uscirono all’aperto e lei cercò con lo sguardo un distributore di sigarette.
Stava cercando di accendersene una ma la mano le tremava terribilmente così Shannon l’aiutò, si stava chiedendo cosa potesse averla ridotta così, si spostò dopo averle acceso la sigaretta e il suo orologio si incastrò con il suo braccialetto facendoglielo cadere.
-          Perché non stai attento cazzo- disse lei quasi urlando.
-          Mi dispiace- disse raccogliendolo e facendo per rimetterglielo.
-          Non ce la faccio- disse lei ritraendo il braccio e sedendosi sul marciapiede.
Si mise il braccialetto in tasca e la sollevò di peso stringendola forte, lei cercò di spostarlo ma non ce la faceva un po’ perché lui era più forte e un po’ perché non voleva farcela, aveva bisogno di essere abbracciata in quel momento.

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Capitolo 20
*** 20 ***


Strinse le braccia intorno alla sua schiena e pianse, senza alcun tipo di freno, pianse finche non le fece male la testa.
Shannon fermò un taxi e la portò in Hotel da lui.
Entrarono nella sua stanza e la fece sedere sul letto.
-          Non posso stare qui, non ho niente per cambiarmi e poi Jared…- disse prima che lui la bloccasse.
-          Qui ci sono dei vestiti puliti e ora ti vai a cambiare- disse porgendogli una maglietta e dei pantaloni da tuta.
Lei li prese e andò a cambiarsi nel bagno.
Quando uscì si sedette accanto a Shannon e gli raccontò quello che era successo, lui la ascoltò in silenzio voleva che si sfogasse.
-          Ho bisogno di riposare- disse infine sdraiandosi.
Shannon aspettò che si fosse addormentata per chiamare Jared e spiegargli quello che era successo.
Jared chiuse la chiamata col fratello e ringraziò Terry per la disponibilità dello studio, fortunatamente la festa era finita, Jamie aveva portato Bob in Hotel con lui e tutti se ne stavano andando.
Prese un taxi e andò da Shannon, o più precisamente da lei.
Il cellulare di Eva suonò e Shannon si mise a cercarlo tra le cose della ragazza.
Eva si svegliò e lui le lo porse.
Prese la chiamata e uscì in terrazzo a parlare era Bec.
-          Come stai?- le chiese l’amica.
-          In piedi- sdrammatizzò lei.
-          Sei sempre la solita! Come stai seriamente?- disse.
-          Male, ma ce la posso fare, ce la faccio sempre lo sai no?- disse seria.
-          Lo so che ce la fai, ma so anche che non chiedi mai quando hai bisogno-
-          Bec va bene, sono cose che succedono, piangere per settimane intere non cambierà certo le cose, uno deve andare avanti questo è tutto- disse Eva notando che Jared era appena entrato nella stanza, accennò ad un saluto attraverso il vetro della finestra e lui sorrise debolmente.
-          Non ho detto che devi piangere per settimane, è solo che ti conosco, hai i tuoi tempi, e a chi non ti conosce sembra che il giorno dopo tu stia bene ma non è così e lo sai-
-          Bec lascia stare ok? – disse lei mettendosi sulla difensiva.
Bec colse la sfumatura di lieve insofferenza nella voce dell’amica, se l’avesse avuta davanti probabilmente quello sarebbe stato il momento della conversazione in cui Eva si voltava a guardare fuori dalla finestra, lo faceva ogni volta che non voleva continuare una conversazione.
-          Cosa c’è fuori dalla finestra?- le chiese.
-          New York- rispose Eva appoggiandosi alla balaustra del terrazzo.
-          Bene, cerca di stare su ok?- le disse.
-          Certo, notte Bec- disse lei anche se sapeva che notte era solo per lei e non per l’amica.
-          Ti voglio bene - disse Bec prima di riattaccare.
Eva posò il cellulare su un tavolino sul terrazzo e si rimise a guardare la città.
Sentì la porta a vetri aprirsi ma non si voltò.
-          Prenderai freddo- disse Jared abbracciandola da dietro, lei sospirò, non era abituata a gestire questo tipo di situazioni, di solito era da sola quando doveva elaborare una perdita.
-          Eva mi dispiace se posso fare….-
-          Vuoi fare qualcosa Jared? Stai zitto- disse lei.
Lui fece per spostarsi e lasciarla sola ma lei lo trattenne.
-          Ho detto stai zitto, non ti ho detto di andare via- disse lei seria.
Lui strinse forte le braccia intorno alla sua vita, non era uno da gesti, lui preferiva parlare, ma si rendeva conto che in quel momento quello che preferiva lui non contava.
Restarono in silenzio a guardare la città.
Shannon li osservava da dentro la stanza indeciso sul da farsi, era stanco ma non gli sembrava appropriato restare in stanza con loro, prese la chiave della stanza del fratello e li lasciò soli.
Jared le spostò i capelli su un lato baciandole il collo.
-          Smettila- disse lei fredda, non gli era mai capitato di sentire questa sfumatura di cattiveria nella voce della ragazza, smise subito e sciolse l’abbraccio rientrando in stanza, forse non era con lui che voleva stare, forse avrebbe dovuto chiamare Bob, ma era troppo ubriaco per gestire una situazione del genere.
 
Eva si strinse nelle spalle sentiva freddo adesso che lui era rientrato, ma non le importava molto del freddo, non le importava molto di niente in quel momento, si voltò a guardare nella stanza, Shannon se ne era andato e Jared era seduto sulla poltrona con le gambe accavallate e il cellulare in mano.
Si appoggiò alla ringhiera della terrazza con la schiena e lo osservò, forse era scocciato del suo comportamento, ma il possibile orgoglio ferito di lui al momento non la preoccupava molto.
Jared stava scrivendo mail di cui in realtà non gli importava, la verità era che stava prendendo tempo, non sapeva come relazionarsi con lei in quel momento, le era morta la nonna, ma non gli sembrava una cosa così tragica, aveva mandato una mail anche a Bob per informarlo e immaginava che appena l’avesse letta sarebbe venuto da lei.
Alzò lo sguardo e notò che lei lo stava guardando, posò il cellulare e fece per alzarsi, ma poi ci ripensò alzarsi? E per dirle cosa? Non aveva idea di come lei si sentisse e per di più lei non lo rendeva partecipe di quello che le passava per la testa e onestamente era proprio quello che lo infastidiva il fatto che lei non gli parlasse di quello che provava.
Eva decise di entrare, aprì la porta a finestra e se la richiuse piano alle spalle, posò il cellulare sul comodino e si sdraiò sul letto.
-          Vuoi che me ne vada?- chiese Jared.
-          Non essere ridicolo Jared, mettiti a letto e dormi- disse avvolgendosi nel lenzuolo e girandosi su un lato.
Lui si spogliò restando i boxer e si sdraiò accanto a lei.
Eva spense la luce e nascose la testa sotto il lenzuolo, le veniva da piangere ma non voleva che lui la sentisse.
Jared era girato su un fianco dalla parte opposta rispetto a Eva ma la sentiva lo stesso singhiozzare, aspettò che si calmasse d’altronde non sapeva cos’altro fare, lei aveva respinto ogni suo tentativo di capirla.
Finalmente la sentì calmarsi, chiuse gli occhi e cercò di riposare a sua volta.
Erano  passate all’incirca un paio d’ore che la sentì alzarsi e andare in bagno, restò fermo fingendo di dormire finche non sentì l’acqua della doccia partire.
Si alzò e aprì al porta del bagno l’odore del bagno schiuma del fratello pervadeva la stanza, richiuse la porta alle sue spalle e la guardò, con lo scrosciare dell’acqua non si era accorta di lui, si sfilò i boxer e aprì la doccia per entrare con lei.
Eva si voltò sentendo la porta della doccia aprirsi e incontrò due occhi azzurri che conosceva anche troppo bene.
-          Che fai?- chiese lei mentre lui richiudeva la doccia accorciando di parecchio la loro distanza.
-          Shhh- disse lui spingendola verso il muro.
-          Jared….- disse prima che lui la baciasse.
La sollevò da terra senza sforzo, le fece aderire la schiena al muro e incrociare le gambe intorno alla sua vita, poi aiutandosi con la mano entrò in lei deciso, lasciandola senza fiato.
Eva si aggrappò alle sue spalle stringendolo a se, lui non le staccava un attimo gli occhi di dosso era una delle cose più intense che le fossero capitate nella vita, le stava facendo capire tutta la sua frustrazione per quella situazione che non riusciva a comprendere come lei avrebbe voluto.
Lo sentì venire e lo strinse più forte a se, lui esitò un momento prima di uscire da lei e farla posare di nuovo a terra.
-          Grazie- disse Eva abbracciandolo.
Lui la strinse forte e le diede un bacio sulla fronte.
Uscirono dal bagno e si rivestirono, Eva prese il cellulare per vedere che ore fossero, le sette e un quarto del mattino.
-          Andiamo a fare colazione?- le chiese Jared
-          Non ho molta fame, vorrei una mela- rispose.
-          Allora andiamo a cercare quella mela- disse porgendole la mano e uscendo con lei dalla stanza e poi dall’Hotel.
Camminarono a lungo per la città anche dopo aver trovato la mela che lei voleva.
Erano ormai le 9 del mattino, Eva sentì il cellulare suonare e rispose era Bob, si sedette su un muretto a lato del marciapiede per parlare con lui, Jared rimase in piedi accanto a lei.
Quando lei ebbe terminato la chiamata, Jared la accompagnò dove Bob le aveva chiesto di  raggiungerlo.
Arrivarono davanti al bar e Jared si voltò verso di lei.
-          Vi lascio soli, ci sentiamo più tardi se vuoi- disse sorridendole.
-          Va bene- disse lei.
Lui le diede un bacio sulla guancia e poi la osservò entrare nel bar e sedersi al tavolo di Bob.
Sembrava già più rilassata, Bob sapeva certo come prenderla, aveva persino sorriso ad una sua battuta, si voltò e riprese a camminare.
 
P.S. dunque ormai sono alla fine anche di questa FF ma non temete mie care, la stesura della tesi rende la mia fantasia prolifica quindi ci saranno altre storie promesso u.u
Kiss a tutte
A.

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Capitolo 21
*** 21 ***


Bob e Eva uscirono dopo aver fatto  colazione, Jared aveva provato a farle mangiare più di una mela ma non c’era stato verso, ma con Bob aveva fatto la colazione completa, Bob era così sapeva come prenderla e sapeva farla parlare, la cosa che distingueva il rapporto che Eva aveva con lui da quello che aveva con Jared era proprio quello, Bob non voleva capire tutto e subito, le lasciava il suo tempo.
Ma era anche vero che se Bob le lasciava il suo tempo, era con Jared che lei si sentiva  davvero capita erano spiriti affini, di quelle persone che si incontrano raramente tra loro, entrambi sempre troppo impegnati a rincorrere i loro sogni e troppo spaventati di soffrire.
Bob le sorrise , doveva averle chiesto qualcosa ma siccome lei era immersa nei suoi pensieri non lo aveva sentito.
-          Come scusa?- disse guardandolo.
-          Ti ho chiesto se ti va di fare due passi nel parco- disse  lui sorridendole di nuovo.
-          Si certo che mi va- disse.
Lui la prese per mano e lei si irrigidì un poco.
-          Non vuoi?- le chiese.
-          No va bene- rispose.
Ripresero a camminare tra le stradine di Central Park, i pensieri di Eva si spostarono di nuovo su Jared sul suo sguardo quella mattina nella doccia, Jared non le aveva mai detto “ti amo” come Bob ma quello sguardo valeva tanto quanto le parole di Bob.
A fine giornata tornarono in Hotel e dopo cena salirono in camera loro,
Eva si mise a mettere a posto le cose nella sua valigia poi raggiunse Bob sul letto e accesero la tv.
Sentiva la stanchezza data dalle poche ore di sonno dormite farsi via via più prepotente, posò la testa sulla spalla di  Bob cercando di rimanere comunque sveglia.
-          Non abbiamo parlato di quello che ti ho detto ieri sera prima della festa- disse lui spegnendo la tv.
Eva sollevò la testa e lo guardò.
-          Bob io, non so cosa dire-
-          Se non sai cosa dire forse è perché quello che diresti non è quello che io vorrei sentire- disse serio.
-          Bob per favore-
-          Scusami mi rendo conto che questo non sia il momento migliore, ma vedi stare con te adesso e non sapere fino a che punto posso spingermi mi fa stare male- disse lui.
Eva stava per rispondere ma il suo cellulare suonò, Bob si allungò sul comodino per prenderlo e vide che la chiamata era di Jared.
-          È Jared- disse passandolo alla ragazza.
Eva lo prese e uscì a parlare in terrazzo.
Si sedette a terra rivolta verso la stanza per guardare quello che faceva Bob.
-          Pronto- disse rispondendo.
-          Ciao- disse Jared.
-          Ciao-
-          Stai meglio?-
-          Non lo so, non credo- rispose.
-          Eva per quanto riguarda stamattina io…-
-          Non mi devi nessuna spiegazione Jared davvero, anzi dovrei essere io a scusarmi con te per non aver capito quanto il mio modo di fare ti avesse ferito, ora scusami ma vorrei andare a riposare ci vediamo domani a L.A.- disse lei riattaccando.
Jared si lasciò andare sul letto pensando alle ultime parole che lei aveva detto, lo aveva capito e ad essere sincero lui ci sperava con tutto se stesso che lei capisse il gesto di quella mattina senza che dovesse essere lui a spiegarlo.
Eva tornò nella stanza con Bob e si sdraiò accanto a lui, doveva certamente prendere una decisione ma in quel momento non ne aveva ne la forza ne la voglia, si girò su un fianco Bob spense la luce e lo sentì muoversi verso di lei, la fece girare e la baciò dolcemente.
-          Buona notte Eva- disse.
-          Notte Bob- rispose lei lasciando che la tenesse stretta  a se.
Bob chiuse gli occhi consapevole che molto probabilmente lei non sarebbe stata con lui ancora a lungo, tra lei e Jared c’era qualcosa di innegabilmente diverso e profondo.

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Capitolo 22
*** 22 ***


Erano tornati a Los Angeles da alcune settimane e le cose tra Eva e Jared erano ancora da sistemare del tutto, il problema era che nessuno dei due voleva fare la prima mossa temendo che l’altro non fosse pronto.
Jared stava sistemando alcune cose nello studio quando la vide prepararsi per tornare a casa, erano rimasti solo loro in casa posò quello che aveva in mano e la raggiunse.
-          Te ne vai senza salutare adesso?- chiese fingendosi offeso.
-          Certo- disse lei tenendo il gioco e sorridendogli.
-          Eva vorrei che restassi stasera- disse serio.
-          Va bene- rispose lei era consapevole che lui volesse risolvere le cose tra loro, e sotto un certo punto di vista gli era grata neanche lei sopportava più quella strana situazione tra loro.
Eva tornò a posare le sue cose sul divano e si sedettero in giardino.
Restarono in silenzio per un lasso di tempo che a lei parve infinito.
-          Comincio io allora- disse lei.
Jared si voltò a guardarla .
-          Io e Bob siamo rimasti amici e da quando siamo tornati da New York ogni giorno che venivo qui speravo fosse il giorno buono, quello in cui mi dicevi che volevi parlarmi, ci hai messo tre settimane per chiedermi di fermarmi qui e adesso sto parlando solo io- disse seria.
-          Hai detto tu che volevi cominciare-
-          Jared eravamo seduti qui da venti minuti e tu ti fissavi le scarpe- rispose lei.
-          Non sono bravo con questo tipo di discorsi-
-          Forse non vuoi esserlo-
-          Vuoi litigare Eva?-
-          No vorrei solo che mi dimostrassi che ci tieni- disse seria.
-          Perché non me lo dimostri tu per prima?- chiese lui.
Eva rimase in silenzio.
-          Ecco appunto- disse lui prendendo il mano il cellulare e voltandosi.
Eva si alzò prese le sue cose e uscì.
Jared rimase seduto con il cellulare in mano, prendendosi a parole, sapeva che a lei sarebbero bastate poche parole ma il fatto di dirle per lui era troppo pesante, rendeva tutto quanto reale, rendeva la possibilità di essere felice finalmente reale, e l’ultima volta che era stato così felice con una donna lei gli aveva spezzato il cuore.
Eva rientrò in casa sua e si sedette sul letto sospirando, non pretendeva certo che lui le dicesse “ti amo” bastava un semplice “ ci tengo a te”.
Zired entrò dalla finestra e pretese la sua totale attenzione dato che era affamato, lei si alzò e decise di mangiare a sua volta.
Dopo cena si distese sul divano fingendo di guardare la tv, in realtà la tv faceva solo da sottofondo ai suoi pensieri, o meglio all’immagine di Jared seduto davanti alla piscina che la lasciava andare via.
Se una persona ti ama davvero non ti lascerà andare, a prescindere da quanto sia dura la situazione giusto? Eva se lo stava chiedendo da ore ormai, si alzò dal divano e si vestì le relazioni non sono a senso unico la verità è che non ha importanza chi le inizia dei due l’importante e che non finiscano.
Parcheggiò l’auto davanti a casa di Jared e restò un istante ferma sul sedile a pensare era agitata era comprensibile non le era mai capitato di tenere ad una persona così tanto da mettere da parte le sue paure, scese e andò a suonare alla porta.
Jared era in cucina a bere quando sentì suonare alla porta, guardò l’orario per Shannon era troppo tardi, posò il bicchiere sul tavolo e andò ad aprire.
-          Ciao- disse trovandosi davanti Eva.
Lei si avvicinò spingendolo in casa e dopo essersi chiusa la porta alle spalle lo baciò.
-          Ti amo Jared Leto, e lo faccio nonostante tutto, odio i tuoi modi di fare da prima donna, la tua assurda dieta vegana e i tuoi occhi che sembrano sempre farmi cedere le ginocchia- disse guardandolo.
-          Anch’io- disse lui.
-          Anch’io cosa Jared?- chiese lei.
-          Ti amo nonostante tutto, di difetti ne hai,  sono un gentiluomo e non te li elencherò, ma hai un  pregio che li annulla tutti, mi capisci, come solo mio fratello e mia madre pensavo potessero fare- disse lui guardandola.
Le prese il viso e la baciò lui questa volta, con passione mentre le sue mani frugavano sotto la maglietta di lei impazienti.
-          Voglio fare l’amore con te, voglio vedere cosa si prova- disse guardandola.
-          Ma noi l’abbiamo già fatto Jay- disse lei col fiato corto.
-          Forse mi sono espresso male, voglio fare l’amore con la persona che mi ha detto ti amo per prima che ha abbassato le sue difese solo per permettermi di farlo con le mie- disse serio.
La prese per mano e la portò in camera sua.
Eva si sdraiò sul letto e lui riprese a baciarla mentre i vestiti che li dividevano ormai erano solo un ricordo lontano abbandonato sul pavimento.
-          Dimmelo ancora – le disse entrando in lei deciso.
-          Ti amo Jared- disse lei ansimando.
-          Ti amo – disse lui baciandola.
Fecero l’amore e si addormentarono insieme, per entrambi era l’inizio di qualcosa di nuovo.
Entrambi pensavano di non trovare la persona giusta nella loro vita, si erano rassegnati a questo ma il destino ha il suo modo assurdo di far accadere le cose sempre quando meno te lo aspetti, come un pomeriggio ad aspettare il treno alla stazione di Milano.
P.S. e siamo alla fine mie care, grazie per i commenti, la pazienza quando non riuscivo a postare e tutto l'affetto dimostrato nei miei confronti,.
un grazie particolare va a: marghefrommars96, Vale_Rose_Mary,Cri_6277. 

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