Un amore da sogno.

di Mambow_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** The only evidence that you’ve been here before. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo.

Alyson, è già la terza volta che ti dico di alzarti! Muoviti che se no ci vai a corsa a scuola!”
Mi rigirai tra le coperte ancora addormentata sentendo la voce stridula di mia madre far capolino nel sonno, avevo appena chiuso occhio ed era già ora di alzarsi?
Sicuramente stavo ancora sognando quindi tirai il piumone fin sopra le orecchie e continuai a farmi cullare tra le braccia di Morfeo.
Alyson andiamo alzati.” eccola che tornava a disturbare i miei sogni isterica, le devo forse dare la soddisfazione di avermi svegliata? Ma infondo sa che sono d’animo buono, ignorandola le sto solo facendo perdere tempo, tempo prezioso. Mi stropicciai gli occhi per rendere tutto più reale e mi sedetti sul bordo del letto notando mia madre affannata appoggiata allo stipite della porta intenta ad infilarsi un tacco già pronta per uscire.
Finalmente! Muoviti se no facciamo tardi.” esclamò.
 
Faccio parte di una famiglia un po’ strana, ho diciotto anni e sicuramente vi starete chiedendo perché mi faccio accompagnare a scuola da mia madre, semplice, mio padre mi ha confiscato l’auto perché crede che non riesca a farne buon uso. Sempre il solito premuroso ed infantile padre che cerca di compensare l’assenza dei genitori con regali di cui non può reggere moralmente il peso. Sapete sono all’ultimo anno di liceo, scientifico, e non appena avrò fatto l’esame di maturità scapperò via da questa piccola casa in cui abito praticamente sola, i miei sono sempre a lavorare in giro per il mondo sponsorizzando il loro nuovo libro sulla psicanalisi e roba varia, non che mi dispiaccia, sono entusiasta quanto loro per il successo che stanno acquisendo ma nonostante abbia diciotto anni mi sento un po’ trascurata.
Ma infondo è per una buona causa no?
 
 
“ ‘Giorno Aly, nottata in bianco?” mi raggiunse all’entrata della scuola Rebecca facendo dondolare i suoi grandi boccoli dorati sfoggiando uno dei suoi soliti sorrisi mozzafiato. Mi ero sempre chiesta come potesse essere sempre così felice e iperattiva a qualsiasi ora, in confronto sembravo uno zombie assetato di sangue e cervelli.
Quasi, mia madre mi ha praticamente buttata giù dal letto stamani.” sbuffai passandomi una mano tra i capelli esausta come sempre, avrei dato qualsiasi cosa per avere un pizzico di vitalità di quella ragazza.
Piccola la mia Aly.” scherzò Rebecca dandomi una pacca di conforto sulla spalla.
Ho studiato storia fino all'una stanotte, ma Garibaldi non se ne poteva stare a casa invece di fare tutto quell’ambaradam?” mi lamentai raggiungendo il bar della scuola per assumere quel poco di cibo che mia madre mi aveva tirannicamente rinnegato.
Pensa che se non ci fosse stato lui adesso non saremo qui, quindi non lamentarti e ringrazialo.” come sempre cerca di trovare il lato buono in ogni cosa ed adesso dovevo ringraziare Garibaldi di avermi fatto sgobbare fino a tarda notte, bene.
E tu, raccontami non dovevi uscire con il bibliotecario ieri?” cambiai discorso addentando la brioches ancora bollente che avevo appena acquistato.
Ah, niente di che..” gesticolò amareggiata.
Ma come, mi avevi detto che eravate fatti l’uno per l’altro..” mi stupii, Rebecca era sempre stata una innamorata dell’amore e essendo una ragazza appariscente e notoriamente intelligente aveva sempre avuto fortuna con un sacco di ragazzi, a differenza mia.
E' che.. ho cambiato idea.” disse semplicemente sorseggiando un po’ del mio caffè mentre suonava la campanella.
Sapevo che non me la raccontava giusta ma avrei indagato più tardi.
Ah Aly, ti ricordi oggi pomeriggio dovevamo studiare insieme? Beh, non posso.. ho un impegno importante di cui mi ero completamente dimenticata. Mi perdoni?” Ah, ora si spiega tutto aveva trovato l’anima gemella sostituta, sempre la solita. Annuii mordendomi il labbro per non sorridere e ci avviammo verso la nostra classe.
Morrison, Brown andiamo ho già fatto l’appello!” ci richiamò la Winston non appena varcammo la soglia della nostra classe, quella donna era un orologio svizzero che non appena sentiva il suono della campanella correva a chiudere la porta per poi fare l’appello alla velocità della luce, seriamente.
Il tempo non passava e la matematica sembrava non volermi entrare in testa quindi smisi di ascoltare la Winston dopo dieci minuti, stava parlando di trigononsochecosa e la lezione era più sfiaccante delle altre e decisi di staccare la spina.
Giuseppe Garibaldi nacque a Nizza il 4 luglio del 1807, fu condottiero italiano e guidò la spedizione dei Mille. Garibaldi.. fu ferito,
fu ferito ad una gamba,
Garibaldi che comanda,
che comanda il battaglion.
 
Garabalda fa farata,
fa farata ad ana gamba,
Garabalda cha camanda,
cha camanda al battaglan.
 
Gerebelde fe ferete..
 
Morrison, vuole anche un cuscino e una rivista per caso?” non riuscivo nemmeno a ripassare storia per le ore successive e adesso quella brutta strega della Winston irrompeva bruscamente nei miei pensieri .. non ero mai riuscita a finire la filastrocca con tutte e cinque le vocali proprio ora doveva interrompermi?
Magari..” bofonchiai incoscientemente sperando che non se ne fosse accorta.
Vada a vedere se li trova fuori allora, credo di averne intravisti.” Okey, se ne è accorta.
Ma professoressa a me interessa la trigo... trigocosa..
Morrison stia zitta ed eviti altre figuracce, per stavolta le risparmio la passeggiata dal preside perché sono buona.”
Buona, certo. E io ballo tutte le sere la conga con Garibaldi e i tutti i Mille.
 
 
Sono a casaaa!” urlai sbattendomi il portone alle spalle senza ricevere risposta. Strano. Scaraventai a terra lo zaino e lasciando il corridoio entrai in cucina dove trovai la tavola apparecchiata per uno, piatti, bicchiere, posate, tovaglioli.. mamma aveva finalmente imparato ad apparecchiare. La tavola troppo grande per un solo individuo era stata ricoperta con una tovaglia rossa che usavamo soltanto durante le feste, cioè quando mangiavamo finalmente tutti e tre insieme, e su di essa, accanto ai piatti e alle posate, vi era appoggiato un foglietto piegato malamente, lo aprii e ne lessi il contenuto iniziando a mangiare ciò che mia mamma aveva tirato fuori dal frigo e schiaffeggiato nel piatto.
 
 
Tesoro, solito problema, papà ha bisogno di me a Liverpool.
Arriverò in albergo verso le nove di stasera, prometto di chiamarti per aggiornarti,
lo so che ti avevo promesso che domani pomeriggio saremmo uscite insieme, ma il lavoro chiama.
Mi dispiace, so che capirai.
Baci,
Mamma.
 
Mi era già sembrato strano che mamma fosse riuscita a stare ben due giorni nello stesso posto, era da aspettarselo, quando il lavoro chiama lei c’è sempre, soprattutto se il lavoro implica il fatto di correre in aiuto a mio padre che in materia, a dircela tutta ne sa meno di lei.
Papà aveva sempre amato mia madre, si erano conosciuti per caso ed era rimasto ammaliato dal fatto che lei si fosse appena laureata in psicologia, a differenza sua che appena finito il liceo aveva fatto qualche lavoretto senza impegnarsi tanto. Anni dopo, prima che nascessi io, con la necessita di garantirmi un futuro migliore del suo aveva deciso di laurearsi in psicologia, troppo affascinato dai racconti di mia madre, avevano aperto uno studio e pian piano si erano evoluti studiando una strana patologia e finirono per scrivere un libro, quello che adesso sbandierano ai quattro venti e sponsorizzano in tutto il mondo.
Ed ero sola un'altra volta, Becca usciva con la nuova scintilla, mamma e papà erano a Liverpool lontani chilometri e chilometri e Josh .. oh Josh.
 
Josh, che fine hai fatto?
Ti sei perso la Winston che mi offriva ristoro con cuscini e riviste in corridoio..
A.
 
Presi il telefono e scrissi velocemente il messaggio al mio migliore amico Josh riponendolo poi vicino al lavabo intenta a lavare i piatti che avevo usato; stranamente non si era presentato a scuola e non aveva avvertito ne me ne Rebecca rendendo ancora più oscura la cosa.
Oramai ci conoscevamo da anni io e Josh, frequentavamo l’elementari quando siamo diventati amici ed eravamo sempre stati essenziali l’uno per l’altro, era il mio confidente ed io ero il suo saggio della montagna e non passava giorno che non ci sentissimo, quello non poteva essere il primo, sarei perfino andata a casa sua in pigiama se ne avessi avuto bisogno.
 
Scusami è che avevo da preparare una certa cosa..
Ah, che premurosa che è quella donna!
J.
 
Il telefono vibrò sonoramente muovendosi di qualche centimetro sul ripiano, mi asciugai le mani concludendo le faccende di casa che facevo oramai solo io e lessi perplessa il messaggio.
 
Cosa mi nascondi Josh Sono Tutto Un Segreto In Questo Periodo Peeterson?
Per stavolta le risparmio la passeggiata dal preside perché sono buona.’
Testuali parole.
E poi uno non dovrebbe riderle in faccia?
A.
 
Mi sedetti sul divano con in mano il telefono aspettando una risposta che però sembrava non voler arrivare. Mi avrà mandato un corriere pensai dopo un quarto d’ora.
Non avevo niente da fare, i compiti per il giorno dopo li avevo già fatti per evitare di farmi trascinare dal parrucchiere da mia madre che si ostinava a cercare di convincermi che un caschetto sarebbe stato molto casual cercando di eliminare definitivamente la fitta chioma riccia che oramai mi arrivava a più di metà schiena.
Di uscire fuori non se ne parlava nemmeno, tirava un vento così forte che avrebbe buttato a terra un rinoceronte, figuriamoci una ragazza esile ed indifesa come me. In tv non c’era niente di interessante, a dire la verità per me la tv non era interessante per principio; quindi non mi rimaneva altro che gingillarmi e distendermi sul divano assumendo una posizione poco femminile, più che altro ricordava un koala assatanato, ma tanto chi mi avrebbe visto?
Abbracciai un cuscino e allacciai una gamba allo schienale pronta a riprendermi le ore di sonno che la scuola e mia madre mi avevano soffiato via quella mattina, chiusi gli occhi e mi immersi nel buio più totale facendomi cullare dal ticchettio della lancetta dei secondi dell’orologio in soggiorno, tic tac pian piano quel suono iniziava a rallentare, tic .. tac a farsi più flebile tic .. tac per poi scomparire.Cammino in mezzo alla strada, incrocio visi e persone che a malapena percepisco, appaiono e scompaiono senza fermarsi nella leggera luce che ci avvolge. Inizia a fare davvero caldo, un caldo insopportabile.
Fortunatamente mentre avanzo sento pian piano dell’aria fresca sfiorarmi le guance, così so che ho preso la strada giusta, ma mi sembra di avanzare da sempre e non raggiungere niente.

Come se non potessi fermarmi comunque cammino, fino a che non svolto in un vicolo cieco illuminato da uno strano ed innaturale barlume di luce che rende la strada più viva e serena, raggiungo il muro del vicolo e lo sfioro lentamente, è fresco quasi tiepido. Mi ritrovo ad osservare il muschio che disegna strane figure sulle mattonelle ormai antiche, quel verde vivo in una strada vuota e morta.
Ed è mentre mi perdo a guardare il muschio che un’altra mano lentamente si avvicina alla mia poggiata alla parete, ma non ho paura, quella mano è sicura e serena. Mi sposto lentamente a guardare l’individuo misterioso che, immobile, guarda le nostre mani sfiorarsi timide.
Si volta, serio ma sereno, gli occhi verde come il muschio che mi disorientano. Apro e richiudo le palpebre e mi sento come il naufrago che tocca terra dopo aver vagato per mesi e anni, come chi si è perso da sempre e trova finalmente la via di casa. E ringrazia di essersi perso, se perdersi è stata la condizione necessaria.
Il suo viso  tranquillo, ma mi spaventa, ogni suo tratto mi ricorda qualcosa, qualcosa che non ho mai vissuto ma che mi sembra di aver sempre ricordato. Come se lo conoscessi da un tempo così lontano da essere il nostro primo incontro. Come se le nostre anime si stessero salutando calorosamente, complici, senza essersi mai veramente incontrate.
Non sto morendo ma vedo ogni emozione che ho vissuto danzarmi davanti, e come in un puzzle ricostruire tutta la mia vita.
Sento che ciò che ho davanti è tutto ciò che avevo sempre inconsciamente desiderato, non è un semplice viso, non è un semplice uomo.
Sorride.
Faccio un passo verso di lui, ma inspiegabilmente sento la gamba fredda e ferma, ci riprovo ma non riesco a muovermi. Lo guardo confusa. Il mio corpo mi tira verso il basso come se volesse strapparmi via da quella scena che io avrei voluto far durare per sempre. Un suono metallico mi riportò alla realtà. tic tac



 
 Salve salvino sono Ned Flanders.
Eh si sono tornata con una nuova storia, sinceramente non so dove voglio andare a parare, ma l'altra notte ho avuto l'ispirazione e volevo condividerla con voi ç__ç
Ammetto, quest'inizio non è molto alltettante e non ci sono i nostri uan dairescion però arriveranno, diamo tempo al tempo.
Avevo letto un libro a Natale che mi era piaciuto particolarmente e ho preso spunto, spero non sia una cattiva idea :s
Ah, fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe molto piacere.
Sono in tensione pre test per il patentino AHAHAH quindi ho bisogno di distrarmi..
Vi amo di già.
Sofia 

 
 

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Capitolo 2
*** The only evidence that you’ve been here before. ***


prima di leggere, caro popolo vi consiglio di riguardare il prologo, sono state cambiate alcune cose alla fine.. e se non leggete non capirete niente. grazie per la vostra pazienza. spero che questo obrobrio vi piaccia.

The only evidence that you’ve been here before.

.


Mi svegliai di colpo completamente sudata, la coperta che mi ero avvolta attorno mi stava soffocando quindi decisi di scaraventarla per terra, mi sedetti sul bordo del divano e respirai affondo, nemmeno avessi fatto un incubo. Deglutii con poco successo, avevo bisogno di bere e .. anche di una doccia.
Mentre l’acqua mi scrosciava a dosso insistente non riuscivo a far altro che pensare a quel sogno, i ricordi erano così nitidi ..
Lavai via lo shampoo al cocco e uscii dalla doccia immergendomi in una folta nube di vapore, a tentoni trovai un asciugamano e lo indossai soffocando la pelle bisognosa d’aria fresca quanto i miei polmoni, ma ero troppo distratta per uscire quindi mi sedetti sulla tavoletta del cesso a riflettere comodamente per un po’, era ormai un abitudine per me, ma forse è meglio non scendere nei dettagli..
Era un sogno..
Facevo fatica ad accettarlo. Ri immaginando la scena la sentivo sulla pelle.
Sentivo la sua mano sfiorare la mia.
Era reale, non poteva essere stato un semplice sogno.
Ci doveva essere un errore.
L’errore di aver confuso due mondi e di essermi guastata l’attimo più bello ma più strano della mia vita.
Era solo un sogno.
Il tempo passa e uccide i ricordi, rendendo tutto più confuso, lontano e irreale.
Lui che era così reale.

Mi chiedevo come si potesse provare quella strana sensazione di pace e benessere guardando negli occhi qualcuno che non si conosce nemmeno, qualcuno che forse nemmeno esiste.
Quasi soffocata usciidal bagno seguita da una folta nube di vapore, mi gettai sul letto pronta ad indossare il mio elegantissimo pigiama per poi darmi alla pazza gioia, avevo ordinato stranamente della pizza e mi sarei fatta compagnia con un buon libro.
Dliiiin Dloooon!
“Un attimo e sono subito da lei!” urlai al citofono ancora nuda. Indossai alla cieca il pigiama che consisteva in pantaloncini da ginnastica e una sobria maglietta per poi fiondarmi giù per le scale stingendo una banconota da dare al fattorino.
“Eccomi.” esclamai affannata aprendo finalmente il portone di casa.
Hey..mmmh che fattorino
“Una margherita giusto?” mi interrogò il fattorino sexy.
“S..s..s..sì” balbettai mentre il ragazzo mi faceva un’analisi completa da capo ai piedi, certo non ero sicuramente al top per presentarmi davanti a quel bel fustacchione sui vent’anni moro con una mascella prorompente, occhi verdi smeraldo e dei bicipiti niente male.
Non sarebbe più civile avvisare prima gli acquirenti? Vuole un fattorino vecchio sdentato o uno che potrebbe farle venire un infarto appena apre la porta? Almeno mi sarei preparata meglio..
“Emmh senti ragazza della pizza, la vuoi oppure no?” mi chiese divertito.
“Oh.. la pizza..”
“Si sono quello della pizza, aspettavi qualcun altro?”
“Nono tu sei perfetto..”
“…”
“Dammi la pizza. Ah comunque ho un nome ed è.. A..A.. o dio devo chiamare mamma, non mi ricordo come mi chiamo.. scusami un secondo.” Gli diedi le spalle e presi sonoramente aria.
Dai ti chiamano tutti con quello stupido nome che inizia con la A.. A.. Al.. Alan.
“Alan!”
“Scusa?”
“Sono Alan.”
“Ah non sembravi un.. Alan.”
“Oh merda ho sbagliato aspetta.”
Al..Al…Allah? Naah Al.. quasi quasi mando un messaggio a mamma sul serio. Al.. ALYSON!
Alyson!”
“Chi è?”
“Sono io.”
“Okay, Alyson. Vuoi la pizza si o no?” soffocò una risata.
“Si.”
Ma dai?
“Okay sono 8 euro.”
“Tieni anche il resto.” Gli detti una banconota da 50, presi la pizza quasi facendola cadere.
“Stai bene?” chiese un po’ preoccupato.
“Si.. no.. non lo so.. forse..”
“Aspetta riesci almeno a salire le scale?”
“Si.. no.. non lo so.. forse..”
“Vuoi che ti accompagni?”
“Si.. certo.. dove vuoi.”


“Bella stanza.. quindi tu non mangi a tavola come tutti gli esseri umani?” disse il fattorino senza nome entrando in camera per posare il cartone della pizza sul mio comodo giaciglio.
“Emmh no, mi piace starmene sul letto il più possibile.” risposi mentre strappavo qualche poster imbarazzante cercando di passare inosservata, ma lui sembrava voler studiare da cima a fondo proprio quella stanza.
“No.. ti piacciono loro?” mi chiese indicando un poster in particolare che aveva attirato più di tutti la sua attenzione, mi avvicinai a lui per osservarlo a mia volta sconvolta.
“Ah.. emh.. si..” balbettai per poi strappare pure quel poster mentre lui mi dedicava una sonora risata.
“Scusa cos'hai da ridere?” gli chiesi strappando altri poster per poi buttare una marea di vestiti sotto al letto mentre mi dava le spalle. Proprio quel giorno la mia camera doveva essere così disordinata?
One Direction.. Ma la loro non è musica.” disse ancora tra una risata e l'altra.
Mi avvicinai al poster per strapparlo via e nasconderlo come avevo fatto con un'altra decina di oggetti e lo fissai per un istante.
Mi coprii gli occhi con le mani e mi venne da ridere. Che sogno da ragazzina.
Non era affatto uno sconosciuto quello del sogno.
Harry Styles il cantante.
Harry Styles la superstar.
“Emmh.. si be.. non.. non.. mi hai ancora detto come.. come ti chiami.” balbettai cercando di eliminare quel ricordo e tornare al presente.
“Ah giusto, io sono David!” si presentò porgendomi la mano che strinsi titubante, tutta quella bellezza mi stava devastando e non potevo dire di averci fatto una bella figura.
“O-o-okay, D-D-David.” continuai a stringergli la mano, ma come avevano fatto a farlo così bello? E poi si chiamava David, dio David, che bel nome che era David, che belle labbra che aveva David, che occhi che aveva David, che bel.. no questo è meglio che non ve lo dica, ma era bello pure quello.
“Ti senti bene?” mi chiese preoccupato avvicinandosi un po' di più per paura che svenissi da un momento all'altro, mi prese una mano e mentre mi faceva sedere dissi:
“Ora meglio grazie..”
Alyson sei un' idiota, idiota, idiota, idiota.
Continuai ad insultarmi mentalmente mentre con una mano mi picchiavo violentemente la fronte facendo ovviamente ridere David.
“Scusa, sono un'idiota.” esclamai voltandomi nella sua direzione mentre continuava a ridere.
“Ma sei anche simpatica.” mi sorrise sedendosi sul letto vicino a me.
“Be allora questa pizza non la mangi?” mi domandò sorridente indicando ciò che lo aveva portato nei meandri della mia dolce ed accogliente casa.
“Oh.. si. Ma tu non dovresti lavorare?” chiesi notando quanto si fosse trattenuto mentre aprivo la scatola della pizza.
“Era la mia ultima consegna..” decretò non dando alcun segno di volersene andare, allora gli proposi:
“Emmh.. ne vuoi un po’?”



“Quindi è rimasto a casa tua e avete mangiato insieme?” mi chiese per la centesima volta Rebecca mentre entravamo a scuola.
“Sì, quante volte te lo devo ripetere?” chiesi esausta non ne potevo più del suo interrogatorio che mi stava proponendo da un infinità di tempo.
“E che cosa avete fatto tutti soli?” sghignazzò la mia amica tirandomi una serie di gomitate sulle costole, non posso dire che fosse delicata.
“Aia Becca! Te l'ho detto abbiamo parlato.” mi lamentai massaggiandomi la parte dolorante.
“Certo che sei deficiente Aly..” constatò qualche istante dopo.
“Grazie, ti voglio tanto bene anche io..” le sorrisi non appena entrammo nel bar della scuola per gustarci la nostra solita colazione.
“E.. allora raccontami com'è?” mi chiese euforica saltellando di qua e di la per il bar.
“Ancora? Ti ho praticamente fatto l'identikit.” le dissi afferrando il mio cappuccino.
“Non mi hai detto cosa fa nella vita. Non credo venda pizze tutto il giorno.” esclamò perplessa.
“Ha un anno in più di noi e fa il fattorino per pagarsi l'università. Ti basta?”
“E che università fa?”
“Non lo so.”
“Come non lo sai?”
“Scusa se ero troppo presa a guardarlo, mica capto ogni particolare.” esclamai facendo ridere di gusto la mia amica.
“E tu.. cosa hai fatto ieri eh?” cercai di sovrastare le sue risate tirandole una gomitata non all’altezza, purtroppo, di Mrs Braccio di Ferro.
“Ma nieeente.” gesticolò poco convincente, istintivamente sorrisi, quella ragazza era come un libro aperto.
“Lo sai che non me la bevo Rebecca Morr..” cerai di minacciarla ma fui interrotta dal disgustoso suono della campanella.
“Salvata dalla campanella.. per la seconda volta. Questo è culo Morrison, ma prima o poi non ti potrà salvare più nessuno dal mio terzo grado è una minaccia.” le gridai mentre con la scusa della campanella se la dava a gambe raggiungendo l'aula di biologia.
Poggiai la tazza vuota sul bancone e salutai la barista per poi dirigermi verso l'aula di non so che cosa sperando che il destino fosse dalla mia parte.
Aprii la porta dell'aula 13 e mi ritrovai il mio caro signor Andrew bello spaparanzato sulla cattedra che si cimentava in un'accurata lettura del registro.
“Buongiorno Alyson.” mi salutò con un cenno della mano guardandomi chiudere la porta.
“Buongiorno Gordon.”
“Hai dormito bene oggi?” mi chiese mentre la classe si riempiva di gente di cui non mi importava un fico secco.. volevo dire studenti, si riempiva di studenti.
“No troppo stress e tu Gordon?” domandai appoggiando la borsa sul mio, e solo mio, banco. Gordon cercò di imitare un'espressione accigliata, erano cinque anni che lo conoscevo e cinque anni che lo chiamavo per nome, era così vulnerabile che trattarlo come un coetaneo mi veniva naturale. Gli sorrisi come facevo ogni volta e mi sedetti pronta a farmi una bella dormita.. volevo dire studiata di fisica.
“Alyson sono un professore, mi devi dare del 'lei'.” mi fece notare per la millesima volta.
“Solo a patto che tu mi dai dell'essi.” lo sfidai mentre sbuffava e si grattava la testa contemporaneamente, mi si prospettava un'ora interessante.
Così interessante che dopo l'appello mi addormentai, ma Gordon oramai c'aveva fatto l'abitudine e non mi disse niente o almeno io non lo sentii.

Il sogno che avevo abbandonato il giorno prima riprese esattamente dal punto in cui si era interrotto. La figura di Harry di fronte a me, mentre studia quel muro ricoperto di muschio è così precisa da sembrare reale.
I suoi lineamenti, i ricci perfetti e le spalle rilassate, dettagli che avevo sempre conosciuto ma che la scorsa sera avevo stupidamente dimenticato.
Non vorrei svegliarmi mai più.
Mi lascio scappare un sospiro pensando che ovviamente prima o poi mi dovrò svegliare.
Lui si gira con gli occhi spalancati.
Mi ha sentito, mi può sentire. Mi vede. Ma io non esisto per lui. Che sia un sogno o che sia reale lui adesso non mi vede, non mi può vedere.
Fa un passo in avanti, continuando a guardare nella mia direzione, con la fronte corrugata e gli occhi che emanano perplessità. E’ il contatto visivo più lungo che abbia mai avuto.
Svegliati Alyson.
Un secondo solo, mi sveglierò, mi risveglierò sempre del resto, anche se più resto più farà male.
Forse è meglio che me ne vada via adesso, mi volto, con lo sguardo verso il basso pronta ad andarmene via, chi sa dove, ma lontano da tutto questo.

“Aspetta.”
Voce.
Quella voce.
Mi fermo, forse quasi inciampando. Parla, parla ancora ti prego.
“Non andare.. via.”
Mi giro verso di lui e lo raggiungo. Non sto più nella pelle ma so che mi odierò. Per sempre.
“Cielo mi odierò per questo..” ammetto più a me stessa che a lui.. o a ciò che la mia mente mi raffigura come Harry.
“Perché?” mi chiede perplesso.
“Per tutto questo, perché mi sveglierò e tu non ci sarai più..”
Non sembra capire, ma non pretendo che lo faccia.
“Hai una bella voce.” mi dice sorridente.
E’ il più bello e orribile sogno che abbia mai fatto. Tutto questo mangia la mia realtà, mi logora dentro e mi droga. Si è come una droga.
Mi concentro a fissare i suoi occhi.
Forse troppo perché risveglio il mio cervello che riprende lentamente a lavorare.
Sento tutto più distante. Dannazione.
Il suo viso si sfuma ed ogni istante stacca via un pezzetto della sua immagine.
“Non andartene ti prego.”
Ma sento già le gambe indolenzite, lo scomodo legno della mia sedia in classe, il piumino ancora a dosso.
“Non andare.” Mi supplicò ancora, come se avesse quasi paura di rimanere da solo in un luogo sconosciuto.
E per la seconda volta dico addio al sogno, più bello, strano e dolce di tutti.
Ciao Harry.

Eccomi qua parappappaaaa
Vi preeeeeeeeego non mi uccidete.. quanto è che non aggiorno questa storia? Due mesi? Va be tanto non interessava a nessuno, comunque io mi ostino lo stesso a pensare che qualcuno la legga lol
Allora signorine e signorini (?) cosa ne pensate?
Spero che abbiate riletto almeno la fine del prologo perché se no non ci capite una minchia. Lol
Ho modificato un po’ di cose, principalmente doveva essere su Niall James Horan, ma dato che vi sto scartavetrando le ovaie con il biondino che tanto amo lol ho deciso di cambiare. Ed ecco a voi Styleeees in tutta la sua magnifica bellezza. *applausi inesistenti*
Se ancora non vi ho risposto alle recensioni, letto le vostre storie e chi più ne ha più ne metta. Ragazze KEEP CALM. Sono malata, non ho niente da fare e passerò/risponderò, o almeno ci proverò lo cciuro.
Mi fanno molto piacere tutte le vostre recensioni, siete davvero asdfjdhgfdj vi amo u.u
Riguardo l’altra storia farò del mio meglio, ve lo prometto.
Se siete arrivate a leggere fino a qui, potreste lasciare una recensione che superi i dieci caratteri? Beh perché mi rendereste la persona più felice del mondo!
E se proprio mi volete bene, mettereste la storia tra le seguite/preferite?
Mi ritiro nei miei meandri e vi ringrazio tutti, anche tu che stai leggendo e non lascerai una recensione e non metterai tra le seguite/preferite. Stanotte ti verrò a trovare abbi paura muahahahah (?)
Sciao sciao n.n
Sofia (su twitter sono @PeetasCarrots)
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Come autore non puoi recensire la tua stessa storia, per questo non appare il form per la recensione.
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