Let's make a team! di Kuro_rin (/viewuser.php?uid=151023)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un buon inizio! ***
Capitolo 2: *** Per quella promessa. ***
Capitolo 3: *** La strega di Allicrane ***
Capitolo 4: *** Nekomania ***
Capitolo 5: *** Ashia! ***
Capitolo 1 *** Un buon inizio! ***
un buon inizio!
Guardandosi le mani sporche e ascoltando il proprio respiro
mozzato, Levy capì che non poteva andare avanti così: non voleva far sapere a
nessuno che si stava allenando, neanche ai suoi due compagni di team, o alla
sua cara Lu-chan ( sapeva che non avrebbero capito), ma era qualcosa di nuovo
per lei e gli esercizi che stava facendo, erano del tutto inutili.
Si appuntò mentalmente di buttare nel più lontano cestino
della città quello stupido libro di arti marziali: una scemenza assoluta.
Sedendosi a gambe incrociate sull’erba, la piccola maga
inizio a pensare che sarebbe stato meglio trovarsi un maestro o, per lo meno,
qualcuno di esperto in materia che potesse darle una mano.
Levy ci rifletté un attimo: Lucy era da escludere, così come
Jet e Droy; Gray sarebbe anche potuto andare, ma non voleva lo sguardo Juvia
puntato addosso; Erza l’avrebbe sicuramente detto a qualcuno, magari non di
proposito, ma l’avrebbe fatto.
Mira-san era una pettegola di natura, quindi non era neanche
da prendere in considerazione; Elfman era in missione quei giorni e Gajeel…bhe
lui era un’altra storia.
Alla fine si ritrovava con ben poco in mano: Laxus, Natsu e
Lily.
Alzatasi in piedi, ripulitasi la gonna dai fili d’erba, la
maga del Solid Script si incamminò verso Fairy Tail, nella speranza che almeno
uno dei tre le avrebbe regalato un po’ del suo tempo.
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Mentre attraversava il cortile per entrare in gilda, si
accorse con immenso piacere che, proprio nella direzione opposta alla sua,
stava arrivando il mago dei fulmini: l’uomo aveva il suo solito sguardo truce,
le cuffie alle orecchie, la schiena ricurva e la camminata spavalda.
La piccola ragazza rimase intimorita a quella vista, ma
sapeva anche che, pur di raggiungere il suo scopo, avrebbe fatto questo e
altro; così, accelerò il passo per pararsi davanti al mago.
Il biondo, vista la strada bloccata, si tolse con gesto
annoiato le cuffie: “ Che vuoi?” le chiese brusco.
La maga indietreggiò di qualche passo, vedendosi sovrastata
dalla stazza di Laxus.
“ Bhe ecco, mi chiedevo…si insomma, se tu avessi…voglia di
allenarmi!” disse in fine, concludendo la frase con un tiratissimo sorriso.
Ci fu qualche secondo di silenzio. Il tutto finì quando
l’uomo le sbottò a ridere in faccia; tenendosi la pancia e spiaccicandosi una mano sulla faccia, si
rinfilò le sue particolarissime cuffie e si allontanò.
Sentendo ancora le sue risate in lontananza, con uno sguardo
allibito e la bocca semi aperta per lo schok, Levy girò sui tacchi ed entro un
po’ traballante in gilda.
Non appena le sue orecchi entrarono a contatto con il solito
frastuono di Fairy Tail, la maga dai capelli blu si ridestò dai pensieri
riguardanti il precedente incontro e mandò veloce lo sguardo in ogni angolo,
alla ricerca degli altri due candidati.
Evitando per miracolo una sedia venuta da chissà dove, Levy
si precipitò al bancone per chiedere informazioni.
“ Ciao Mira!” disse, alzando la mano.
“ Ehi Levy; non ti ho vista sta mattina, dov’eri?” chiese la
ragazza, alle prese con la pulizia dei bicchieri.
“ Ah, ero…ero a casa sta mattina!” si affrettò a dire la
piccola maga, accampando la prima scusa che le era venuta in mente.
“ Comunque,” riprese poi, “ volevo chiederti se avevi visto
Lily oggi!”
“ Mi dispiace Levy, ma Lily e Gajeel sono partiti per una
missione sta mattina; hanno fatto colazione e se ne sono andati subito!”
rispose l’albina con fare dispiaciuto.
La maga sospirò debolmente: anche il secondo tentativo era
stato un fiasco totale.
Voltatasi a guardare i tavoli, scorse quello dove erano
seduti Natsu, Happy e tutta la loro combriccola.
Scesa di mala voglia dal suo sgabello, Levy si avvicinò al
gruppo: con due su tre falliti, le sue speranze di ricevere una risposta
positiva da Natsu erano matematicamente poche.
“ Ehi ragazzi!” salutò mollemente la maghetta.
“ Ciao Levy-chan, perché non ti siedi qui con noi?” chiese
Lucy con un enorme sorriso stampato sulla faccia.
“ Ah, ti ringrazio Lu-chan, ma sono venuta qui solo per
parlare con Natsu!” rispose schietta la ragazza, rivolta al Dragon Slayer in
questione.
Mascelle caddero in torno a lei: voleva parlare con Natsu?
Sul serio?
“ Che c’è, Levy?” chiese candido il rosato, con ancora in
bocca una pericolosa quantità di cibo.
“ Veramente, vorrei parlarti in privato!” fece lei,
togliendosi gli sputacchi di carne dalla faccia.
“ Ah, ok!” le rispose alzandosi in piedi, senza essersi
minimamente accorto della situazione che si era venuta a creare.
Vedendo i due allontanarsi, i cinque rimasti al tavolo si affrettarono
a chiudere le bocche aperte per lo stupore: “ ci sento male io, o Levy ha
chiesto a Natsu di parlare in privato?!” fece Lucy, sottolineando
pericolosamente la parola in privato.
“ Forse…vuole dichiararsi!” commentò di rimando Erza, con un
espressione sconvolta e rossa come un pomodoro.
“ Non dire sciocchezze!” ribadì la bionda, sventolando la
mano davanti al naso.
“ Credevo le piacesse Gajeel!” rispose franco Gray.
“ Infatti…aspetta, ti accorgi di questo ma non di chi ti fa
una corte spudorata da anni, ormai?!” chiese la maga degli Spiriti Stellari,
alzando un sopraciglio.
“ Di chi?” chiese confuso.
“ Ah, lascia stare! Comunque è chiaro che deve trattarsi di
un malinteso!” concluse Lucy, portando le braccia ad incrociarsi sul petto.
“ Sarà, eppure a me sembra un tentativo di dichiarazione in
piena regola!” commentò Charla.
“ NO!” urlò la bionda, pestando i pugni sul tavolo.
“ Perché ti agiti tanto?” chiese la maga con l’armatura, con
sguardo malizioso.
“ Io…”
“ Ti ppppppiace!”
“ HAPPY!!” urlò esasperata Lucy, fulminandolo con lo
sguardo.
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“ Allora, che cosa volevi dirmi?” chiese Natsu, sedutosi su
una panchina nel cortile della gilda.
“ Non è nulla di straordinario!” commentò Levy, con sguardo
assente.
“ Non preoccuparti, dimmi tutto!” rispose, con quel suo
sorriso da oscar.
“ Non devi farlo se non vuoi, però…mi stavo chiedendo se ti
andasse di allenarmi!” disse tutto d’un fiato.
“ Certo!” rispose allegramente il ragazzo.
“ C-cosa? Dici sul serio?” domando incredula.
“ Ma certo, sarà divertente!” disse, alzandosi in piedi e
guardandola negli occhi.
“ Wow, davvero non so come ringraziarti!” fece Levy, tutta
eccitata per la riuscita di quest’ultimo tentativo.
“ Inizieremo domani!” disse il Dragon Slayer, alzando la
mano e voltandosi verso l’entrata di Fairy Tail.
“ Aspetta!” gli urlò di rimando la ragazza.
Il rosato si voltò sorpreso.
“ Vorrei che non lo dicessi a nessuno, neanche a Lucy!”
disse seria.
“ Ad Happy posso dirlo? Sai com’è, è lui che mi aiuta con
gli allenamenti, di solito!” fece Natsu, incrociando le braccia dietro la
testa.
“ Si, va bene. Però ti prego, a nessun’altro!” rispose la
maga preoccupata.
“ Posso chiederti come mai?” fece il ragazzo.
“ Ne parleremo domani!” rispose la ragazza, tirando un
leggero sorriso.
Natsu non rispose, si limitò ad annuire e a rientrare in
gilda.
Levy tirò un profondo respiro di sollievo, portò una mano
sul petto e alzò lo sguardo: ne era sicura, l’allenamento sarebbe andato bene e
finalmente, avrebbe potuto affrontarlo.
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“ Bene, benvenuti alla scuola del sensei Natsu Dragneel”
“ Buffone!” gli urlò dietro Happy ridacchiando.
“ Silenzio!” protesto il ragazzo, lanciandogli un sandalo.
Levy, accovacciata accanto al gatto, nel giardino che si
parava davanti alla casa dei due, guardando Natsu in piedi sopra un tronco
tagliato, pensò che non era troppo tardi per tornare indietro.
“Dunque, da oggi fino a tutta la settimana prossima, ci
sottoporremo ad un addestramento completo per incrementare forza, velocità e
resistenza! Ci sono domande? No? Bene, direi che possiamo iniziare!”
Preso dalla foga, il ragazzo prese la maga dai capelli blu
per il braccio, trascinandosela dietro per metri, senza che quest’ultima
potesse muovere la ben che minima obiezione.
“ Sei sicuro che non
sia pericoloso?”
Levy si vedeva costretta ad obbiettare il fatto di essere
legata ad un albero come un cane al guinzaglio, con un tronco di almeno
trecento chili pronto per essere scagliato contro di lei.
“ Non preoccuparti Levy, questo esercizio è perfetto per
allenare la forza e, soprattutto, i riflessi, durante uno scontro!” dichiarò il
mago, intento a fissare un ultima corda all’immenso oggetto.
“ Ti spiego come funziona,” cantilenò Happy, svolazzando
intorno alla ragazza, “ Natsu e io ti lanceremo a turno il tronco e tutto
quello che devi fare tu è schivare e colpire, schivare e colpire! Chiaro?”
chiese in fine, poggiandosi sulla testa del rosato.
“ Oh è chiaro, è chiaro che è da fuori di testa!” urlò la
ragazza, provando a levarsi la corda che aveva legata ai fianchi.
“ Ti ho già detto che non hai nulla di cui preoccuparti: nel
caso dovessi sbagliare interverremo per fare in modo che non ti spiaccichi al
suolo!” rispose molto candidamente il Dragon Slayer.
Tirandosi un paio di sberlotti sulle guancie, Levy si decise
a dare fiducia al ragazzo e a fare quello che le era stato detto: non aveva
nulla da perdere in fondo ( forse fracassarsi qualche osso) e poi, se Natsu era
diventato tanto forte grazie a questo tipo di allenamento, poteva anche credere
che avrebbe funzionato anche per lei.
“ SEI PRONTA?” le urlò Happy da dietro il tronco.
Annuendo decisa, la maga si mise in posizione.
“ VIA!”
Era partito, tanto veloce da fendere l’aria e lasciarsi
dietro una scia sonora: la ragazza si rese conto che non sapeva che cosa fare,
come fermarlo, che incantesimo usare!
Abbassatasi velocemente sulle ginocchia, schivò il tronco,
il quale tornò verso i due allenatori.
“ CORAGGIO LEVY, PUOI FARCELA!” la incoraggiò il ragazzo,
prendendo il tronco tra le mani e spingendolo di nuovo verso di lei.
Levy lo schivò di nuovo e poi ancora, ancora e ancora: le
sembrava di veder andare avanti e indietro una gigantesca altalena.
Imperlata di sudore e con il fiato corto, la maga non
riusciva a combinare proprio un bel niente: si sentiva inutile e stupida, si
sentiva in colpa per far perdere tanto tempo a Natsu e a Happy e si sentiva una
vigliacca.
“ FORZA LEVY, LO SO CHE CI RIESCI!” le disse il ragazzo,
sorridendole.
“ No, non ce la faccio!” disse in fine, scoppiando a
piangere per la vergogna e per il dolore.
Si buttò seduta per terra, coprendosi gli occhi con le mani
e continuando a singhiozzare: si sentiva dannatamente male, persa, vuota.
I due fermarono il tronco e le si avvicinarono piano: Happy
le si posò sulla schiena, accarezzandole dolcemente la testa mentre Natsu si
era accovacciato di fronte a lei.
“ Senti Levy, posso chiederti perché hai deciso di allenarti
così duramente?” le domando serio.
“ Per…per una promessa!” riuscì a dire la piccola maga tra i
singhiozzi.
“ Una promessa?” domandò Happy stranito.
Asciugandosi le lacrime dagli occhi e prendendo un bel
respiro, la ragazza iniziò a raccontare: “ Quando eravamo sull’isola di Tenrou,
durante l’esame di Classe-S, io e Gajeel abbiamo discusse e io mi sono
lamentata dicendogli che non si curava affatto di me! Lui mi ha risposto
dicendo che, se volevo delle attenzioni da parte sua, avrei dovuto affrontarlo
in un vero combattimento…bhe, poi le cose sono andate come sono andate quindi…non
ho avuto molto tempo per parlare ancora con lui.”
“ Quindi è per questo che vuoi allenarti, per poterti battere
contro Gajeel!” dichiarò allarmato Natsu.
Levy assentì in silenzio.
“ Allora questa è tutta un’altra storia!” continuò poi il
ragazzo, alzandosi in piedi.
“ Che…che vuoi dire?” chiese la maga, alzandosi a sua volta.
“ Qui si tratta di una questione d’onore, di una sfida in
piena regola!” dichiarò eccitato, stringendo i pugni in aria.
“ Non arrenderti Levy, se combattere ad armi pari contro
Gajeel è ciò vuoi più di ogni altra cosa, la fatica, il dolore, non devono
essere degli ostacoli!” concluse il rosato con tutta l’enfasi di cui fu capace.
“ Sono sicuro che ce la farai, devi solo credere in te
stessa e nella tue capacità, giusto Happy?”
“ AYE SIR!!” urlò contento il gatto.
“ Allora, vogliamo riprovarci?” chiese il ragazzo,
ammiccando al tronco alle sue spalle.
la maga sorrise, asciugandosi quell’ultima lacrima che le
segnava il volto, per poi rimettersi in posizione.
“ VIA!” urlò Happy.
Ed eccolo, di nuovo a correrle incontro, ma questa volta,
non si sarebbe spostata, non l’avrebbe evitato!
Buttando fuori tutta la paura e l’incertezza che aveva, Levy
mosse veloce e sicura le dita per richiamare a se la sua magia.
“ SOLID SCRIPT: AIR”
Un immenso e violento turbine di vento si materializzo alle
sua spalle che, guidato dai gesti della piccola maga, andò a schiantarsi contro
il tronco, spezzando in un istante le corde che lo legavano e facendolo volare
via.
Dopo un boato che ne presagì l’atterraggio, il silenzio più
assoluto regnò tra i presenti.
“ C-cel’ho fatta!” disse incredula la ragazza.
“ CE L’HA FATTA!” urlarono all’unisono i due amici,
abbracciandosi e saltellando sul posto.
“ Non posso crederti, l’ho spedito in orbita!” dichiarò Levy
eccitata e ridendo di gusto.
Guardandosi a vicenda, i tre sapevano che quello era solo l’inizio,
ma che, tutto sommato, era davvero un buon inizio.
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Nei giorni seguenti, la piccola Levy si presentava puntuale a
casa di Natsu e Happy alle quattro del pomeriggio: i loro allenamenti duravano
dalle tre alle cinque ore ed erano uno peggio dell’altro.
Fermare oggetti grandi il triplo di lei, correre
trascinandosi dietro macigni, camminare su una passerella in bilico evitando
gli attacchi del Dragon Slayer, schivare le bombe aeree di Happy; la ragazza
non ricordava nulla di peggio e di più sfibrante, che l’allenamento del giovane
mago e del suo compagno.
Tutta via, quella settimana era passata in fretta e, quando
finalmente in uno scontro corpo a corpo, era riuscita ad infliggere qualche bel
colpo al rosato, il sensei Dragneel l’aveva ritenuta pronta.
“ Ora, tutto ciò che dobbiamo fare è chiamare Gajeel e
sfidarlo!” dichiarò Natsu portandosi le mani ai fianchi.
“ Bene, corro in gilda!” rispose eccitata la ragazza.
“ Aspetta, non c’è fretta!” disse il mago, trattenendola per
la maglietta.
“ Lanciare una sfida è un qualcosa di molto serio, che si
deve fare con stile!” fece, alzando le mani al cielo.
“ Con stile?” chiese dubbiosa la piccola maga.
“ Lascia fare a noi,” riprese il rosato, “ e vedrai che
quella testa dura non si tirerà indietro!”
Alla gilda tutto era stranamente tranquillo quella mattina,
forse perché Natsu non era presente ad attaccar briga con il primo che gli
capitava a tiro.
“ Cavolo, sono giorni che non vedo la mia Levy-chan!” disse
imbronciata Lucy, stesa sul bancone del bar.
“ In effetti, non si vede spesso ultimamente! Chissà che
starà combinando…perfino Jet e Droy non hanno idea di che cosa stia facendo!”
commentò Mira, girando lo sguardo per il salone principale della gilda.
“ Mi chiedo anche stiano facendo quel tonto di Natsu e
Happy!” continuò poi la bionda.
“ Chi lo sa…” rispose un po’ assente Mira.
In quell’istante, il portone di Fairy Tail si spalancò con
un fragoroso boato: due figure nere si stagliavano tra la polvere alzata da
quel colpo.
“ Ma che sta succedendo?” chiese Gray, alzandosi da dove era
seduto.
“ Qualcuno che cerca guai?” disse Elfman scrocchiandosi
vigorosamente le dita.
Una volta che la polvere su fu diradata, fu più chiaro a
tutti che quelli che avevano davanti non erano nemici o piantagrane, ma
semplicemente…due idioti!
Vestiti in giacca e cravatta, provvisti di occhiali da sole,
Natsu e Happy, a braccia conserte, si erano piazzati ai lati della grande
porta, guardando ad uno ad uno i presenti.
“ Un attimo di attenzione, prego!” disse Natsu, invitando
tutti a sedersi, senza però mutare l’espressione seria che gli conferivano gli
spessi occhiali.
“ Puoi entrare!” sussurrò Happy, rivolto all’esterno.
“ Ma che diavolo stanno facendo?” chiese scioccata Erza.
“ Che idioti!” commento a brucia pelo Fried.
Dalla luce che filtrava dal di fuori della gilda, si vide
comparire un’altra figura.
Tutti, dal primo all’ultimo, spalancarono sconcertai la
bocca.
Levy, vestita di un top e di una gonnellina di pelle, con
calze a rete e stivali borchiati, faceva il suo ingresso a grandi passi nel
salone: nessuno poteva credere ai propri occhi!
“ Quella non può essere la mia Levy!” dichiarò allibita
Lucy.
“ Levy-chan è uscita di testa!” piagnucolarono i suoi
compagni di team.
Con espressione truce, la ragazza si mise a vagare per la
grande stanza, alla ricerca di una persona in particolare: trovatolo seduto ad
un tavolo in lontananza, la ragazza si avvicinò decisa.
Gajeel, sorpreso più di tutti della Levy che si era
presentata in gilda quella mattina, non poté fare a meno di alzare un
sopracciglio nel trovarsi il dito indice della maga a due centimetri dal suo
naso.
Tutto intorno silenzio.
“ Io ti sfido, Gajeel Redfox!”
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Cari amici lettori, comincio col dire che sono la vecchia
Safe, ribattezzata Kuro_rin per…bhe è una storia tropo lunga! Dunque, immagino
vi stare tutti chiedendo che cavolo mi metto a scrivere un’altra long quando ne
ho già una in corso? Ebbene, sappiate che l’ispirazione in questo momento mi ha
abbandonata tuttavia, la tentazione di iniziare questa mini storia mi allettava
troppo! Ebbene si, questo è solo il primo capitolo di quella che dovrebbe
essere una storia composta da 6/7 capitoli.
Questo e il prossimo sono solo di introduzione, perché il
vero racconto parte con la creazione di un nuovo team ( composto da Gajeel,
Levy e Lily) e delle sue avventure, raccontata ognuna in un capitolo diverso:
ci saranno labirinti magici, case stregate, gatti robot, gare di bevute,
partire di basket, scambi di corpo e…primi amori! Spero possa interessarvi l’idea!
Ah e, sappiate che è ambientata in un periodo un po’ sospeso, dopo i sette
anni, ma prima del torneo di magia! Va bhe, buon divertimento a tutti e grazie
in anticipo a tutti quelli che mi seguiranno!
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Capitolo 2 *** Per quella promessa. ***
per quella promessa 2
Levy non si aspettava per niente un rumore del genere.
Uno scroscio di risate le invase le orecchie pochi secondi
dopo la sua dichiarazione; fece saltare lo sguardo da una parte all’altra del
salone, in preda alla sorpresa: tutti, dal primo all’ultimo, ridevano di gusto.
“ Certo, come no! Bello scherzo Levy, davvero!”
“ Ti sei fatta contagiare da quel folle di Natsu!?”
“ Però stai bene vestita così!”
La ragazza non poteva credere alle sue orecchie: si voltò
velocemente verso il rosato e il piccolo Happy, in cerca di aiuto: cosa poteva
fare adesso? Nessuno aveva preso sul serio quello che aveva detto e, di
conseguenza, anche per Gajeel sarebbe stato così?
“ Smettetela, non stiamo scherzando!” protestò Natsu,
stendendo il braccio.
“ Aye!” gli fece eco l’amico.
Nessuno era intenzionato a smettere di ridere!
La maga del Solid Script tornò a guardare il volto del
ragazzo di fronte a lei: non aveva mutato la sua espressione dura e seria,
anzi, la fissava, in attesa di qualcosa! Ma cosa? Cosa si aspettava che facesse?
Presa dallo sconforto, la piccola ragazza trattene le
lacrime che sentiva gonfiarle gli occhi: abbassò la testa, serrò i denti e
strinse i pugni lungo i fianchi: “ FATE SILENZIO!” tuonò.
E così fu.
“ Io parlo sul serio,” riprese dopo qualche secondo, “ non
mi sognerei mai di scherzare su certe cose!”.
“Gajeel,” disse
ancora, rivolta al moro, “ ti aspetto domani mattina alle dieci in punto, davanti
al cancello Est della città!”
“ E vieni da solo!” aggiunse subito dopo, puntandogli il
dito contro e ammiccando leggermente al resto della gilda.
Finito di parlare e preso un lungo respiro, girò sui tacchi
e si diresse a grandi passi verso il portone di ingresso.
Il Dragon Slayer del fuoco e il piccolo Exceed la seguirono
velocemente nel cortile subito fuori: la ragazza si era impalata pochi metri
più avanti, con i muscoli tesi e il respiro pesante; i due si avvicinarono con
cautela.
“ Levy?” la chiamò il micio
“ C-Che vergogna…” singhiozzò lei, coprendosi il volto con
le mani.
Natsu le poggiò una mano sulla spalla: “ Non preoccuparti”
disse apprensivo, “sono sicuro che verrà!”.
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“ Non posso credere che parlasse seriamente!” protestò Lucy.
“ Perché no? In fondo si è allenata duramente per questo!”
rispose il rosato, avendo dovuto raccontare ai presenti come avevano speso
quelle settimane, a seguito di numerose minacce da parte della bionda.
“ E’ davvero ammirevole!” ridacchiò la rossa, prendendosi il
mento tra le dita.
“ Erza,” piagnucolò la maga degli spiriti stellari, “ non
darle corda! Non ti rendi conto che è una follia?”
“ Non farla tanto tragica! Levy è una ragazza intelligente:
avrà avuto un motivo più che plausibile per sfidare Gajeel a quel modo!” si
intromise Gray.
“ Ma…”
“ Oh insomma! Sei la sua migliore amica: dovresti
incoraggiarla, non darle della folle!” borbottò il rosato.
Per tutta risposta, la bionda sospirò debolmente arresasi
all’evidenza che, qualunque cosa avesse mai potuto fare, la blu non avrebbe mai
cambiato idea.
In un disperato tentativo di trovare un’ ultima ancora di
salvezza, Lucy cercò con sguardo preoccupato il Dragon Slayer del metallo: era
sparito.
Così, sospirò a labbra serrate e bevve in un sol sorso il
succo che aveva davanti.
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Che cosa avrebbe dovuto fare?
Sarebbe dovuto andare all’appuntamento? Certo, il suo
sguardo era decisamente accattivante: fosse stato qualcun altro, probabilmente
avrebbe ghignato e l’avrebbe menato seduta stante.
Eppure lei gli aveva dato un luogo e un’ora.
Non poteva fare a meno di pensare che fossa per quella cosa,
quella provocazione che le aveva lanciato quelle volta, su quella stupida
isola.
“ E che cazzo!” tuonò il moro, battendo i pugni sul
davanzale della finestra.
“ Gajeel, tutto bene?” chiese Lily, affacciatosi dalla
cucina.
“ Si…scusami, stavo solo pensando!”
“ Ah!”
“ Come sarebbe a dire ah!?”
chiese, voltandosi con sguardo truce verso l’amico.
“ No niente; solo è raro che tu ti metta a pensare!”
“ Ah, grazie tante!” rispose acido.
“ Non fraintendere! C’entra qualcosa quello che ti ha detto
sta mattina Levy?” chiese.
Il mago non rispose, ma tornò a guardare fuori dalla
finestra, lontano, verso i campi coltivati che si intravedevano oltre il
cancelletto della loro abitazione.
“ Mi domando se sia per quello…” disse vago.
“ Quello?” chiese di rimando l’Exceed, alzando un
sopracciglio.
“ No, niente!” disse, per poi alzarsi e camminare in
direzione della cucina.
Lily, che non si lasciava sfuggire nulla delle innumerevoli
espressioni del proprio compagno, non domandò altro, ma si limitò a trottargli
dietro per iniziare la cena.
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Ormai sull’erba si era disegnato un profondo solco
circolare, tanto lo aveva marcato passeggiando nervosa avanti e indietro.
Levy non aveva chiuso occhio tutta la notte e il giorno
della sfida si era presentata all’appuntamento con un’ora di anticipo: all’inizio
si era seduta su un mezzo tronco trovato li vicino, aveva tirato fuori un libro
e si era messa a leggere; dopo appena dieci secondi lo aveva gettato a terra e
preso a calci, poiché doveva entrare nello spirito e certo il passatempo della
lettura non si addiceva ad un pre-combattimento.
Per tutto il resto del tempo si era messa a trottare avanti
e indietro per la piccola radura che precedeva l’uscita dalla città,
borbottando frasi sconnesse.
Finche, sentendo in lontananza dieci rintocchi dalla grande
campana della cattedrale, la maga non si arrestò.
Si voltò di scatto: “ S-Sei puntuale!” affermò, con una
certa tensione nella voce.
“ Veramente è una decina di minuti che sono qui!” affermò
Gajeel con un’alzata di spalle.
“ C-Cosa?!”
“ Ho potuto ammirare tutto quel bel lavoro che hai fatto al
prato!” rispose sarcastico.
La blu non si mosse di un millimetro, non ribatté
all’affermazione del ragazzo e non smise un secondo di guardarlo negli occhi:
era venuto, era venuto per davvero! Si era vergognata tanto della figuraccia
che aveva fatto il giorno prima in gilda e ci avrebbe scommesso la testa, lui
non sarebbe mai venuto.
Gli sembrava quasi un miraggio, tanto che ridusse gli occhi
a fessure, quasi a voler vedere se sarebbe scomparso di li a poco.
“ Voglio una spiegazione!”
Il tono secco e impetuoso del moro la fecero tornare alla
realtà: “ a che proposito?” chiese.
“ A questo,” disse, indicando tutt’attorno la radura, “ alla
scenetta che hai messo in piedi ieri con quel disagiato di Salamander, allo
scontro…”
Doveva saperlo. Il dubbio che gli frullava nella testa dalla
sera prima lo consumava dall’interno e non gli lasciava un attimo di tregua:
era per la promessa che le aveva fatto quella volta?
Dio, avrebbe dato di tutto per levarsi quell’atroce peso
dall’animo.
Lei rimase in silenzio: abbassò lo sguardo perplessa, come
chi non riesce a mettere ordine nei
propri pensieri.
Rifletté un attimo, finche non alzò lo sguardo verso Gajeel:
“ Te lo dirò solo se mi batti!” affermò decisa.
“ Tsk, allora ti conviene dirmelo subito!” le rispose lui
incrociando le braccia, con quel suo tono da superiore e sicuro di sé.
Per tutta risposta, Levy gonfiò le guance imbarazzata.
“ Guarda che mi sono allenata!” rispose acida.
“ Non ho dubbi!” rispose calmo lui, mentre a grandi passi la
raggiungeva.
Rimasero fermi: lei con lo sguardo leggermente spaesato,
come in attesa di un qualche segnale o ammiccamento da parte del ragazzo per
procedere allo scontro; l’altro con le braccia incrociate e un velo di
imbarazzo sul volto.
Glielo doveva dire?
“ Scusa se interrompo questo magico momento gamberetto, ma
di solito nei combattimenti uno dei due sfidanti dovrebbe iniziare, sai, ad
attaccare!” spiegò sarcastico.
“ Oh…certo, è ovvio!” rispose la ragazza con un’alzata di
spalle.
Giusto quello che ci voleva, un’altra figura da fessa: ora
era sicuro che Gajeel non l’avrebbe mai presa sul serio, ma d’altra parte cosa
pretendeva? Si era lanciata in quest’impresa come un treno, orgogliosa e
stupida, contro un avversario decisamente al di fuori della sua portata e senza
una vera e propria esperienza sul campo.
E ora, ecco il colpo di grazia: se avesse avuto fra le mani
un badile, probabilmente si sarebbe sotterrata per l’imbarazzo.
“ Cos’è, hai paura per caso?” chiese lui, con quel tono
sfrontato e acidulo che gli aveva sentito usare spesso, “Eppure non mi eri
sembrata così indecisa ieri, quando sei entrata in gilda mettendo in piedi
quell’assurdo teatrino!”
Come si permetteva!? Lei stessa si era criticata, lo doveva
ammettere, ma non avrebbe certo permesso a Gajeel di farle la predica al posto
di lei stessa.
Era furiosa: inasprì i lineamenti del volto e strinse i
pugni lungo i fianchi.
“ Questo mi fa pensare,” riprese il moro con una scrollata
del capo, “ che forse non sarei dovuto venire all’incontro!”
Di nuovo quel tono, cavolo: ora non solo si sentiva stupida
e imbarazzata, ma anche offesa; per chi l’aveva presa, per una ragazzina
viziata che non sa come occupare i propri pomeriggi?
“ Mi sa che mi conviene tornare indietro: se già l’inizio si
è rivelato così complicato, posso solo immaginare come s-.”
Non lo sentì arrivare.
Un colpo dritto e preciso, non così forte da rompergli
qualcosa, ma d’istinto gli era venuto di pararsi il volto con l’avambraccio:
era stato completamente colto di sorpresa, tanto che sgranò gli occhi e lo
stupore crebbe quando, dissoltosi il polverone, notò due grossi solchi sotto i
piedi.
Alzò lo sguardo: Levy era ferma di fronte a lui, leggermente
protesa in avanti e con i pugni serrati, avvolti da un’insolita aria bluastra;
lo sguardo fermo, fisso su di lui, e la bocca serrata.
“ Ghi ih, è proprio questo che volevo vedere!”
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L’aria sferzò, tagliata in due da un fendente del braccio
del Dragon Slayer: la blu lo schivò al pelo, lasciandosi dietro qualche capello
tagliato; saltò all’indietro aumentando la distanza tra lei e il ragazzo.
Aveva il fiato corto e la gola in fiamme: non aveva la più
pallida idea di quanto tempo fosse passato, ma più andava avanti più sentiva il
terreno cederle sotto i piedi; Gajeel invece, non aveva un solo graffio sul
corpo, nonostante un paio di colpi della Scripter fossero andati a buon fine.
“ Sembri esausta, gamberetto!” ridacchio, ritraendo il
braccio alle sue condizioni normali.
“ Vo-Vorrai scherzare!” tentò di dire, ripulendosi un rigolo
di sangue dalle labbra.
“ Eccellente!”
Il moro partì con un sonoro scatto, lanciandosi direttamente
contro la ragazza.
“ SOLID SCRIPT: WALL” urlò, prima di vedersi comparire davanti
un’imponente muro di cemento.
Non passarono neanche tre secondi che se lo vide crollare
rovinosamente addosso: riuscì a togliersi, senza però accorgersi di un altro
attacco.
Si voltò di scatto verso destra, da cui sentì provenire un
leggero sibilo: incrociò le braccia davanti al viso per parare il calcio di
Gajeel.
Cosa che si rivelò poco utile: impotente sotto la potenza
del ragazzo, la maga si sentì slittare indietro e cadere di botto sulla
schiena, per poi rotolare poco più in là e battere la testa contro un albero li
vicino.
Alzò il capo a fatica, tentando in tutti i modi di
rialzarsi.
Non poteva permettersi di cedere adesso, non doveva fallire,
non ora che finalmente…
“ Cos’hai intenzione di fare?” la voce roca del ragazzo le
arrivò alle orecchie ovattata e distante.
Quasi istantaneamente, una lacrima solitaria le rigò la
guancia, come a ricordarle quanto debole fosse in realtà, nonostante volesse
apparire diversa.
Ma era quella la sua natura: delicata e fragile come un
petalo di ciliegio, destinato a soccombere ai venti, senza mai potersi
ribellare.
Lo guardò negli occhi, stanca e tremante: “ I-Io…non posso,
non ce la faccio più!” rispose in un sospiro, prima di abbassare pesantemente
il capo e sedersi mollemente sull’erba.
Dal volto del ragazzo era completamente sparito quel velo di
sarcasmo e sfrontatezza che si portava dietro dall’inizio dello scontro; si
accovacciò di fronte a lei, senza parlare, riempiendosi le orecchie dei suoi
singhiozzi.
“ Ora che ho vinto,” disse pacato, “ mi vuoi dire il motivo
di tutto questo?”
“ P-Per quella promessa!” rispose la blu, senza alzare il
volto.
“ Che?” chiese stranito, con una goccia che si formava
lentamente sulla testa.
“ Sull’isola di Tenrou…d-durante, durante l’esame di Classe
S!” disse, passandosi una mano sugli occhi.
Allora aveva avuto ragione fin dall’inizio! Cavolo, non
poteva crederci: quella piccoletta aveva davvero preso così alla lettera le sue
parole?
Non poteva più trattenersi!
Scoppio a ridere come un pazzo, tanto che cadde
all’indietro, tenendosi la pancia!
Levy non poteva credere alle proprie orecchie: si stava
forse prendendo gioco di lei?
“G-Gajeel!?” disse, puntando esterrefatta gli occhi sul
ragazzo sdraiato supino di fronte a lei.
Niente, era come se non la sentisse: si portò una mano aperta
a coprirgli gli occhi, senza smettere di ridere; per un momento la blu pensò
che sarebbe scoppiato come un palloncino.
“ Dai, smettila! Non c’é…nulla, nulla di divertente!”
Disse così, ma allora perché stava iniziando a ridere a sua
volta? L’aveva contagiata con la sua follia da Dragon Slayer?
Il moro si tirò a sedere di scatto: “ Tu…tu sei davvero
incredibile!” disse tra un mugugno e l’altro, prima di scoppiare nuovamente in
una sonora risata!
“ Che intendi?” chiese, tornando, almeno lei, ad avere un
po’ di contegno.
Il ragazzo,dopo essersi ricomposto, stese le braccia contro
l’erba fresca del prato: “ Non posso credere che tu mi abbia preso sul serio!”
“ Perché dici questo?”
“ Perché pensavo che non mi stessi nemmeno ascoltando in
quel momento! Eri arrabbia, me lo ricordo benissimo!” disse, “ E mi ricordo
anche che, nonostante abbia provato a provocarti, mi hai zittito e sei corsa
via!”
La ragazza gonfiò le guancie: “ Bhe, certo non mi hai
provocato nel modo giusto!”
“ Non credo esista un modo giusto: con Natsu basta dire ehi, combattiamo moscerino che quello si
infervora come un pazzo!” affermò il moro.
“ Ma si da il caso che io non sia Natsu! In quel momento
sembrava mi stessi prendendo in giro come tuo solito!” disse indispettita,
gonfiando ancora di più le guancie.
Gajeel si portò seduto, trovandosi il viso a poca distanza
da quello della ragazza: “ Su questo punto non ci trovo nulla di male!” ghignò.
La Scripter arrossì: “ C-Come sarebbe a dire?”
“ Nah, niente!” fece, per poi rialzarsi e fissare in
lontananza la città.
“ Senti, Levy!” disse, dopo qualche istante.
La blu ebbe un leggero sussulto, cosa che succedeva in
ognuna delle rare volte che si sentiva chiamare con il proprio nome: “ S-Si?”
chiese, un po’ titubante.
“ Formiamo un team!” rispose, voltando lo sguardo verso di
lei.
“ Eh?”
“ Un team! Io, te e Lily!” affermò, con lo stesso tono di
qualcuno che fa la lista degli invitati a cena.
La ragazza rimase esterrefatta: creare un team era un passo
importante per i componenti di una gilda; voleva dire assoluto rispetto gli uni
per gli altri e totale fiducia.
Sentirlo dire da lui le fece pizzicare gli occhi.
“ Stai parlando sul serio?” chiese, a metà tra il titubante
e l’euforico.
“ Assolutamente!” affermò con un assenso del capo, per poi
poggiare le mani sui fianchi.
Levy portò una mano sul mento: ci stava pensando!
Sarebbe stata all’altezza di formare una squadra con Gajeel?
la considerava davvero così tanto? Questi pensieri la riempirono di gioia: il
cuore le batteva forte e, senza potervene fare a meno, un dolce sorriso le si
dipinse sul volto!
“ Allora,” iniziò il moro, allungandole una mano per farla
rialzare, “ ci stai?”
La ragazza vi ci appoggio la propria.
“ Si!”
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Fiuuuuuuu….devo dire che è stato un parto difficile!
Premetto col dire che, non avendo la più pallida idea di
come combatta Levy, non ho particolareggiato molto lo scontro! Io però me lo
immagino molto veloce, d’altra parte, nonostante l’allenamento, Levy è pur
sempre Levy! Però ovviamente ognuno può vederla come vuole…potrebbe benissimo
essere di un’epicità unica!
Vi chiedo scusa per l’attesa, ma in questo periodo non ho fatto altro che
studiare…sono distrutta!
Inoltre chiedo scusa per l’OOC di Gajeel più o meno alla fine, ma volevo fare
qualcosa di comico e carino allo stesso tempo e…bhe…è uscito un po’ un
mostro!Cmq, come avete potuto leggere, i nostro eroi formeranno una squadra e,
nei prossimi capitoli ( tutti auto conclusivi) vi racconterò le loro avventure.
Spero continuerete a seguirmi e spero il capitolo vi sia
piaciuto.
P.S. se trovate errori perdonatemi, ma non ho ricontrollato!
Baci, Kuro_rin.
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Capitolo 3 *** La strega di Allicrane ***
muoviti Lily
“ Muoviti Lily!” sbraitò Gajeel, nervoso come non mai.
“ Arrivo, arrivo!” rispose l’amico, trottando giù dalle
scale.
L’Exeed aveva notato quanto fossero tirati i nervi del
compagno: quella sarebbe stata la primissima missione del loro nuovo team, nato
appena tre giorni addietro.
“ Guarda che se non ti sbrighi perderemo il treno, contando
anche il fatto che dobbiamo passare a prendere la piccoletta!” sentenziò il
ragazzo sbuffando, caricandosi in spalla l’inseparabile sacca da viaggio.
Lily si mise a tracolla la spada chiudendosi dietro il
cancelletto di casa e iniziando a camminare accanto a Gajeel: “ Sbaglio o è
stata una tua idea passare a prenderla?” sentenziò malizioso l’animale.
“ STAI ZITTO!” urlò il moro chiudendosi nelle spalle, cosa
che face comparire sulla testa della piccola pantera una grossa goccia, come a
sottolineare la cocciutaggine del Dragon Slayer.
Fatto sta che, dopo una decina di minuti passati a
battibeccare su chi avesse ragione e chi torto, i due arrivarono a Fairy Hills,
trovando la blu ad attenderli fuori dall’alloggio, seduta su una panchina al
sole.
Non appena li scorse in lontananza, la ragazza si alzò di
scatto tirandosi dietro lo zaino da viaggio e facendosi loro incontro: “ Pronta
gamberetto?” le chiese Gajeel non appena fu loro davanti.
“ Mh!” sentenziò Levy con un assenso del capo.
Così, tornando sui loro passi, i tre si avviarono spediti
verso la stazione.
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“ Ripetimi un po’ cosa dovremmo fare?” chiese Gajeel,
mollemente appoggiato al finestrino dello scompartimento.
“ Dobbiamo recuperare un bambino, più in particolare il
figlio del sindaco della città di Allicrane: da quel che c’è scritto sul
manifesto è stato rapito da una strega!” spiegò l’Exceed rigirandosi il pezzo
di carta tra le zampe.
“ Mai sentita!” borbottò il moro.
“ Non c’è scritto altro?” domandò la Scripter.
“ Tipo?”
“ Tipo perché l’ha rapito, o che tipo di magia utilizza
questa strega…sono dati importanti!” sbuffò.
“ Immagino potremo poi chiedere direttamente al sindaco;
sicuramente saprà darci tutte le spiegazione che vorremo!”
E in effetti fu così. Dopo un paio d’ore di viaggio, i tre
arrivarono finalmente nella città marittima di Allicrane: dalla stazione,
tramite una piccola stradina di ciottoli, si arrivava allo stradone principale,
costellato di negozi di artigiani e pescherie; tuttavia c’era qualcosa di
strano: la città era deserta.
Nessuno percorreva il lungo mare, nessuno passeggiava per le
vie e, come se non bastasse, le porte di negozi e case erano sbarrate.
Il silenzio più assoluto regnava tutt’attorno.
“Questo posto mette i brividi!” affermò corrucciato Gajeel,
guardandosi intorno.
“ Certo che è davvero strano!” sentenziò la blu.
“ Evidentemente
centra qualcosa la strega di cui parlava il manifesto!” disse Lily.
Ovviamente, ritenendo fosse più intelligente andare alla
fonte di quel mistero, si misero alla ricerca del municipio, cosa che non fu
affatto facile, vista la scarsa quantità di indicazioni stradali e di cittadini
a cui chiedere informazioni.
In fine, dopo un lungo vagare per la città, il team di maghi
arrivò davanti alle porte del municipio, residenza del sindaco: come entrarono,
furono subito accolti da un alto signore vestito di tutto punto, con baffi alla
francese e occhietti piccoli e neri; l’uomo li condusse nell’ufficio del
sindaco, lasciandoli in compagnia di quest’ultimo con un inchino e un tocco
veloce dei tacchi delle scarpe.
“ Ben venuti, maghi di Fairy Tail,” li appellò l’uomo, “ mi
chiamo Manuel Phoe, sindaco della città!” si presentò in fine l’uomo: era di
statura bassa, con capelli neri e barba incolta; aveva occhi azzurri e
infossati e uno strano velo di malinconia che gli attraversava il volto.
Levy se ne accorse immediatamente: “ Siamo addolorati per
quanto è accaduto a suo figlio, signore!”
L’uomo alzò lo sguardo su di lei.
“ Ma non si
preoccupi, glielo riporteremo a casa sano e salvo!” disse infine con un
sorriso.
“ Si, si, basta con le smancerie e le presentazioni!”
irruppe il Dragon Slayer facendo sobbalzare tutti i presenti, “ Ci devi delle
spiegazioni!”
“ GAJEEL!” lo richiamarono all’unisono i compagni.
“ Quello che il mio compagno sta cercando di dire,” cominciò
Lily, tentando di riparare alla maleducazione del ragazzo, “ è che vi sono
molte cose che non ci tornano: per esempio, perché ha rapito vostro figlio?”
“ Che interesse potrebbe avere in voi una strega?” domandò
poi Levy.
“ Perché questa topaia è vuota?” chiese il moro, fulminato
al’istante dai due accanto a lui.
L’uomo sospirò affranto: “ Avete ragione, non sono stato
molto esplicito nel richiedere l’incarico…ma prego, sedetevi!” disse dopo una
breve pausa, indicando due sedie dall’altra parte della grande scrivania in
legno.
Così iniziò a raccontare: “ Molto tempo fa, quando i miei
antenati fondarono la città, non sapevano che, proprio sulla collina che si
vede laggiù,” disse indicando una finestra sulla destra, “ viveva una vecchia
strega! Ella era una fattucchiera, non faceva nulla di male, se non preparare
pozioni e vendere amuleti. Gli abitanti della nuova città però avevano timore
di lei e non volevano averci nulla a che fare, così le ordinarono di andarsene;
lei non volle, poiché viveva in quel luogo da più di 500 anni. I paesani si
infuriarono e decisero di mandarla via con la forza. Tuttavia, la vecchia
conosceva bene le arti magiche e inflisse loro una maledizione: la notte
eterna, e con lei i suoi demoni, avrebbero infestato tutta la città. L’allora
sindaco supplicò la strega di lasciarli in pace e loro, in cambio, le avrebbero
dato tutte le ricchezze che possedevano: la vecchia accettò. E così, sono circa
200 anni che tutto ciò che abbiamo, lo diamo a lei. Purtroppo però, due
settimana fa, non abbiamo più avuto nulla da darle e, infuriatasi, ha rapito
mio figlio, dicendo che, se non le fosse stato consegnato ciò che le spettava,
lo avrebbe ucciso!”
Manuel scoppiò in lacrime, portandosi poi le mani sul volto
per nascondersi. “ Vi prego, aiutatemi!” implorò l’uomo tra gli spasmi del
pianto.
“ Si, lasci fare a noi!” tuonò la Scripter, asciugandosi
frettolosa le lacrime.
“ Le riporteremo indietro il marmocchio!” le fece eco Gajeel
con un sorriso beffardo.
“ Grazie, Grazie…” sussurrò l’uomo, tra un singhiozzo e
l’altro.
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Camminavano ormai da un’ora buona, ma della casa o della
strega non ve ne era traccia.
Secondo gli accorgimenti del sindaco, l’abitazione della
vecchia si sarebbe dovuta trovare poco oltre la curva della collina, appena
oltre i confini della città: eppure non erano ancora riusciti a trovarla.
“ Non dirmi che ci siamo persi!?” borbottò scocciato il
Dragon Slayer, “ Le mie nocche non hanno ancora toccato il brutto muso di
nessuno…iniziano a prudermi!” sbuffò.
“ Vedrai che tra poco potrai sporcartele quanto vorrai!”
cercò di consolarlo Levy, anche se dire una cosa del genere le parve al quanto
strano.
Improvvisamente, non appena riuscirono ad uscire da un fitto
cespuglio, si parò al di sotto della rupe su cui si trovavano una delle visioni
più incredibili e inattese di tutti i tempi: un labirinto.
Ma non era uno di quei labirinti di gran turco che tirano su
durante le sagre di paese, al contrario: era immenso, completamente costruito
in pietra e all’apparenza complicatissimo; ovviamente, come se la sorte non
fosse stata già abbastanza ironica, proprio al centro si ergeva la casupola
della vecchia strega.
I tre rimasero in silenzio per qualche secondo: Gajeel pensò
alla quantità di mostri e sfide che avrebbe potuto trovare, Lily rifletté sulla
possibilità di attraversarlo tutto in volo e Levy ragionò sulle dimensioni gli
incombenti pericoli e la portata di energia che la vecchia dovesse aver speso
per erigerlo.
“ Andiamo!” sentenziò Gajeel, e tre iniziarono la loro
discesa verso l’ignoto fatto monumento.
Destra. Sinistra. Destra. Sinistra. Sinistra. Sinistra.
Destra. Sinistra.
“ QUESTO SCHIFO DI POSTO MI STA FACENDO VENIRE IL NERVOSO!”
sbraitò infuriato il Dragon Slayer, cominciando a prendere a pedate la parete.
“ Insomma Gajeel!” lo richiamò la blu, “ Ti avevo detto di
seguire l’algoritmo random, l’algoritmo random!” disse spazientita.
“ Sai che mene faccio del tuo algocoso?!” le rispose,
voltandosi a guardarla.
“ Ci serve per arrivare al centro del labirinto!”
“ Vuoi arrivare al centro? Ebbene, lasciami sfondare un
po’ di muri e vedrai come arriviamo in
un batter d’occhio!” affermò nervoso, indicando la parete in pietra di fronte a
lui.
“ Così rivelerai la nostra posizione alla strega!” gli urlò
di rimando la Scripter, spazientita dalla sua testaccia dura.
“ E CHI SE NE FREGA!”
“ Smettetela!” li richiamò Lily.
I due si zittirono. “ Oh!” sospirò l’Exceed, “ Ora, con
molta calma, vediamo di capire dove siamo!” disse, prima di spiegare rapide le
ali e spiccare il volo.
Levy e Gajeel, con lo sguardo rivolto al cielo, attesero
qualche minuto il ritorno del loro compagno: si stava facendo sera e tutta
l’aria si tingeva dei colori del rosso e dell’arancio.
“ Ho un brutto presentimento!” disse la ragazza rompendo il
silenzio.
“ Che intendi?”
“ Non so, ma sarebbe meglio raggiungere la casa prima che il
sole tramonti del tutto!”
Il moro non poté chiederle altro, perché sentì lo sfrusciare
inconfondibile delle ali di Lily: “ Allora?” chiese, appena fu atterrato.
“ Direi che siamo messi maluccio: ci saranno almeno altri
due chilometri di labirinto, prima di raggiungere l’abitazione della vecchia!”
affermò preoccupato.
“ Dobbiamo sbrigarci!” incalzò la blu, iniziando a
percorrere il corridoio di fronte a loro.
I due si guardarono, prima di seguirla.
Sarebbe meglio
raggiungere la casa prima che il sole tramonti del tutto.
Le parole di Levy non facevano altro che ronzargli in testa:
cosa voleva dire? Gajeel sapeva che la ragazza aveva paura del buio, ma non
poteva certo essere per così poco.
Non riusciva a capire. La seguiva in silenzio, osservandola
discutere con Lily su quale direzione prendere, o se fosse meglio tornare
indietro: man mano che la luce diminuiva, la vedeva farsi sempre più nervosa e
inquieta.
Finché, come il corso della natura vuole che accada, il sole
non scomparve oltre la linea dell’orizzonte.
“ No!” sussurrò la blu, vedendo la sua ombra sbiadirsi
contro il muro.
Si voltò.
Un boato, un ruggito, un tonfo sordo e distante pervase i
corridoi del labirinto.
Gajeel si voltò appena in tempo, parando con l’avambraccio
un veloce e potente pugno; lo scansò con violenza, portandosi poi qualche passo
più in dietro.
La fioca luce che ancora spuntava lontana, mostrò ai tre
maghi le sagome di due creature enormi, che li sovrastavano completamente: il
moro non percepì alcun odore, il che significava che non erano vive.
“ Levy!” la chiamò, “ Che diavolo sono questi cosi!?”
domandò, senza distogliere lo sguardo dal nemico.
“ Sono…” strizzò gli occhi per inquadrarli meglio, “ Sono
Golem!” urlò sorpresa.
“ Golem?” domandò Lily, atterrito quanto la ragazza. “ Come
può esistere ancora una magia tanto antica!?” chiese alla ragazza.
“ Bhe, la strega ha più di 700 anni, immagino sia abbastanza
vecchia per conoscerla!”
“ E così, eh?” ghignò il ragazzo, “ Fatevi sotto allora!”
urlò.
Si lanciò contro il primo dei due, infliggendogli un feroce
pugno in faccia: tuttavia, dopo il sonoro impatto del colpo, il mostro non si
scompose e, immediatamente, assorbì la mano di Gajeel.
“ Ma che…” sibilò il ragazzo, prima di sfilare l’arto con
forza a tornare con i piedi per terra.
“ Non ti conviene affrontarli in un combattimento ravvicinato:
sono fatti d’argilla, ti intrappolano come niente!” gli urlò Levy da dietro le
spalle.
“ Grazie per la dritta!” rispose, prima di cambiare la
fisionomia del braccio sinistro in una spessa lancia: “ Iron Dragon’s Lance:
Demon Logs!” tuonò, prima di perforare completamente il ventre del Golem.
La creatura si divise in due, prima di crollare
rovinosamente al suolo: subito, scattò da dietro i suoi resti il secondo,
avanzando verso il Dragon Slayer con un sonoro ruggito.
Il ragazzo era pronto a colpire ma: “ Solid Script: Fire
Cannon!”
Il mostro fu travolto da una scarica rapida e continua di
piccole sfere di fuoco, che gli impedirono di procedere di un altro passo e,
nel giro di poco, lo resero duro come la pietra; fu allora che con un balzo,
Lily completò l’opera con un solo e preciso fendente della sua spada.
Il moro si voltò: eccoli li, i suoi compagni di team!
Tuttavia vi fu poco tempo per festeggiare: senza che potesse
rendersene conto, una botola si aprì esattamente sotto la blu, la quale, con un
sospiro rotto dalla sorpresa, precipitò nel buio più assoluto.
“ LEVYYY!” urlò il moro, prima di sentire anch’egli il vuoto
sotto i suoi piedi.
E L’Exceed, testimone incredulo della scena, si trovò da
solo nel silenzio più assoluto.
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Quel tunnel era infinito e Levy, per tutta quell’inesorabile
discesa, non fece altro che urlare e sperare che, alla fine del percorso, non
ci fosse un altro di quei cosi, pronto a divorarla.
Finché, giunta alla fine della corsa, ruzzolò per terra
picchiando forte il sedere; alzatasi dolorante, massaggiandosi la botta,
constatò con orrore di essere rimasta sola.
“ Gajeel, Lily!” chiamò. Niente, sentiva solo l’eco della
sua voce.
Ma c’era di più: ora infatti, non solo era da sola, ma
completamente al buio e, nonostante il tempo trascorso, i suoi occhi non
riuscivano ad abituarsi; era proprio come aveva pensato: l’intero labirinto era
intriso di magia nera.
Non le piaceva per niente stare al buio: sentì il proprio
corpo pervaso da brividi e il respiro farsi più affannato; istintivamente, si
strinse le spalle, rigirando lo sguardo in ogni direzioni, nella speranza di intravedere
la più piccola fonte di luce. Inutile.
Chinò il capo: “ Sono un drago d’acciaio, sono un drago
d’acciaio, sono un drago d’acciaio…” sussurrò.
Lo faceva spesso ultimamente; era una delle cose che le
aveva insegnato Natsu: nei momenti di panico e di sconforto, pensarsi come la
cosa più grande e forte che si potesse immaginare; ovviamente poi, la vicinanza
con Gajeel le aveva reso la cosa più facile.
Preso un grosso respirò, iniziò a camminare andando a
tentoni nel buio.
Era riuscita a trovare una parete sulla sua destra e la
toccava con entrambe le mani per seguirne il profilo, tuttavia l’intera
faccenda si stava rivelando difficile: il buio diventava talmente fitto e
pesante che riusciva quasi a sentirselo addosso; non era normale. Poteva sentire
il proprio respiro, e il battito del suo cuore.
Un rigolo di sudore le percorse il viso: la magia di quella
strega era davvero molto forte
Andando avanti, si accorse che la via andava stringendosi,
tanto che adesso poteva sentire il soffitto sfiorarle i capelli: doveva essere
finita in una specie di sotterraneo.
Avanti, sempre più avanti, si vide costretta ad abbassarsi,
fino a procedere carponi sul pavimento finché, con un tonfo, non picchiò la
fronte contro qualcosa di duro.
Urlò piano, trattenendo il fiato in gola.
Toccando con le mani, ad una prima ispezione, sembrava una
grata: spinse con tutte le sue forse, finché non cadde in avanti con un suono
metallico.
“ C-Chi è?” chiese una vocina in lontananza.
La blu attraversò a fatica il passaggio. Poteva essere che…
“ E-Edvin, sei tu?” domandò, tentando di capire dove fosse
rispetto a lei.
“ S-Si!” singhiozzò.
“ Edvin mi chiamo Levy, sono una maga di Fairy Tail! Sono
venuta a salvarti!”
Gajeel si alzò con un grande dolore alla testa: doveva
averla battuta contro qualcosa.
Si alzò a fatica guardandosi intorno, senza riuscire a
capire dove fosse.
Alzando di poco il naso, annusò l’aria tutt’attorno,
seguendo quell’odore di fumo e cadavere che non aveva fatto altro che
appestargli le narici da quando era arrivato in quella città.
Dopo poco trovò una scala a pioli, marcia e instabile, che
portava ad un’altra botola, proprio sopra la sua testa: si arrampicò con
attenzione fino a raggiungerla.
La aprì un poco, sbirciando nella fessura: quello che
intravide fu una specie di cucina, nella quale quel raccapricciante odore era
ancora più forte.
Ed eccola li, nascosta dal profilo di ispidi capelli
bianchi: la strega.
Il ragazzo ghignò: “ Beccata!”
Spalancò forte la botola, irrompendo nella stanza con un
solo salto: “ Non muoverti di un solo passo, vecchia!” sbraitò additandola, “
Dov’è il marmocchio?”
Lei si voltò di poco verso il moro, sorridendo leggermente:
schioccò rapida le dita e, improvvisamente, tutta la stanza fu riempita da una
fitta nebbia.
“ Edvin devi continuare a parlarmi!” disse gentilmente la
blu, “ Mi hai capito?”
“ L-La prego signorina, ho tanta paura!” disse con voce
flebile e tremante.
“ N-Non preoccuparti…arrivo a prenderti, ma devi continuare
a parlarmi! Ok?” disse, mentre avanzava faticosamente tra le tenebre.
“ O-Ok!”
“ Sei seduto Edvin?” domandò la Scripter, allungando la mano in avanti.
“ S-Si, sono…sono accovacciato in un angolo!” rispose.
Levy gattonò ancora qualche centimetro, riuscendo in fine a
raggiungere una parete: “ Ok Edvin, sono contro il muro! Non muoverti…sto
venendo da te!”
La ragazza percorse con la schiena tutto il muro verso
destra, sondando con i piedi e le mani ogni centimetro: finché, sfiorando
quelli che dovevano essere dei capelli, proprio vicino alla sua mano destra, si
abbassò lentamente: “ Edvin!”
Il bimbo sussultò: “ E’ lei signorina?” domando tra i
singhiozzi.
“ S-Si!” disse abbracciandolo piano.
La blu sentì il bambino tremare tra le sue braccia e versare
piccole lacrime, che andavano a depositarsi sul suo petto: “ H-Ho tanta paura!
La prego, mi porti fuori di qui!”
Levy alzò lo sguardo: dove, dove poteva portarlo? Nemmeno
lei sapeva come uscire da quell’inferno.
“ I-Io…” balbettò; sentiva la fronte imperlarsi di sudore,
le gambe tremarle tanto forte da farle male. Come poteva pensare di salvarlo se
perfino lei aveva paura?
Provò inutilmente a creare una piccola luce con la sua
magia, ma niente: non riusciva a concentrarsi; non ne aveva la forza!
Era troppo, il buio era troppo! La circondava, la soffocava:
cos’avrebbe dovuto fare?
Strinse ancora di più il piccolo Edvin. Sole, come avrebbe
voluto veder sorgere il, sole!
Ma certo! “ Edvin, l-la conosci la storia della sposa del
sole?” chiese sussurrando.
Scosse la testa: “ N-No!”
“ Vedi, tanto tempo fa, in una terra lontana, viveva una
bambina! Era sempre allegra e sorridente, perché c’era il sole, ma quando
questo scompariva dietro l’orizzonte, la bambina aveva paura e diventava
triste. Un giorno, pregò Dio di poter sempre avere il sole, in modo da non
avere più paura. Dio ascoltò la sua preghiera e le disse che avrebbe fatto di
lei la sposa del sole, ad una condizione: avrebbe dovuto rinunciare al buio per
sempre. La bambina non capiva: perché doveva essere una clausola del patto? Non
capiva, così chiese a Dio un giorno per pensarci. Arrivata la sera, la bambina
ancora non era riuscita a comprendere le parole di Dio. Il sole scomparve e,
arrivando la notte, la bambina ebbe paura. Sarebbe diventata la sposa del sole,
non aveva alcun dubbio, non voleva vivere così! Voleva potere rimanere sempre
attorniata dal sole! Ma, all’improvviso, eccola, maestosa e bellissima: l’alba.
La bambina rimase a guardarla in silenzio finché non chiamò di nuovo Dio. Disse
che aveva deciso: non sarebbe diventata la sposa del sole. Quando Dio le chiese
perché, la bambina, con un sorriso, disse che se c’era una cosa che amava più
del sole, era l’attesa dell’alba!”
Ed eccola, finalmente, quella piccola luce che Levy aveva
disperatamente tentato di creare: “ Andiamo Edvin!” sorrise.
Si alzò in piedi prendendo il bimbo per mano e guardandosi
intorno: la stanza era completamente chiusa.
Ma ecco, in lontananza, una parte di muro scostata e
dismessa: doveva essere stata chiusa di recente. Si voltò verso Edvin: “ Tieni
questa!” gli disse, porgendogli la piccola luce che teneva in mano.
“ M-Ma io…”
“ Devi essere molto delicato: è fragile come un pulcino!
Basta un soffio per spegnerla…credi di riuscire a prendertene cura per me?”
chiese dolcemente.
Il bambino assentì deciso e, allungando le manine tozze,
prese delicatamente il piccolo sole.
La Scripter guardò il muro: “ Sono un drago d’acciaio, sono
un drago d’acciaio…” disse.
Poi, alzato il pugno, colpì la parete con tutta la forza che
aveva. La parete crollò, lasciando che il sole illuminasse tutta la stanza.
La mano le faceva un male cane, sanguinava e pulsava
ma…erano fuori, all’aria e alla luce.
Un fendente del braccio di Gajeel vibrò nell’aria.
Di quei cosi ne aveva eliminati a centinaia, ma sembrava non
finissero mai: sembravano come degli enormi tentacoli, che sbucavano dalla
nebbia in ogni direzione, rapidi e precisi.
I primi l’avevano sorpreso, ma poi, memorizzato l’odore, era
riuscito ad intercettarli ed eliminarli uno dopo l’altro.
Dopo uno scatto laterale per evitarne un paio, il moro
inarcò la schiena e prese fiato: “ Iron Dragon’s Roar!” urlò, prima che un
potente vertice si schiantasse contro quelli che gli stavano venendo addosso.
Il mago si ritirò su: “ Smettila con questi giochetti
vecchia!” la intimò Gajeel, “ Dimmi dov’è il bambino!”
“ Ma come, credevo ti stessi divertendo!” sibilò sorniona
una voce da lontano.
“ Ma fammi il piacere: non c’è alcun divertimento nel
combattere contro un nemico che non osa farsi vedere!” affermò il ragazzo
ridacchiando.
“ Bene allora!” si sentì ancora, prima che la nebbia si diradasse
in un turbinio.
Il Dragon Slayer si riparò dalle forti folate di vento. Una volta
riaperti gli occhi gli si parò davanti una creatura immensa: sembrava una
specie di verme, con quattro braccia e testa umana.
“ Ma che diavolo…” disse Gajeel sorpreso.
“ Questa forma ti piace di più, ragazzo!” sbraitò la creatura,
prima di lanciarsi contro di lui.
Il moro saltò, lasciando che il mostro si schiantasse contro
il muro che gli stava dietro: una volta per aria, chiuse le gambe, atterrando
violentemente sulla schiena del nemico.
Un forte urlò perforò l’aria: “ Maledetto!” sibilò il verme,
prima di voltarsi e riattaccarlo, spalancando le orrende fauci.
“ Iron Dragon’s Roar!” tuonò di nuovo, prima che la creatura
potesse avvicinarsi di un altro passo.
L’animale si schiantò rovinosamente contro la parte opposta,
emettendo un sordo mugolio: “ D-Dannato…nessuno, nessuno può sconfiggere una
magia tanto antica!” ringhiò a denti stretti.
Gajeel le si avvicinò piano mentre, con un colpo secco del
braccio, lo trasformava in una spessa lama.
Ridacchiò: “ Scommetto che esiste qualcosa di ancora più
antico di uno schifosissimo verme!” disse, prima di alzare l’arma e perforare
con forza la testa del mostro.
“ Siamo fuori!” ridacchiò Edvin, saltellando sul posto!
Levy sorrise quando, improvvisamente, sentì un suono
familiare: si voltò.
“ Lily!” urlò sorpresa.
L’Exceed atterrò rapido vicino ai due: “ Mano male che ti ho
trovata! Ho passato tutta la notte a distruggere stupidi Golem; credevo di
essermi perso!” disse affannato.
“ Ma stai bene?” chiese la ragazza preoccupata, abbassandosi
verso l’amico.
“ Si, si! Quando il sole è sorto se ne sono andati da soli!”
affermò.
La Scripter sospirò poggiandosi una mano sul petto, poi si
rialzò in piedi: “ Andiamo a cercare Gajeel!”
E così, i tre iniziarono a percorrere la parete esterna
della casa della strega, poiché, infatti, si erano ritrovati in qualche modo
nel centro del labirinto.
Sentendo un forte rumore metallico, sorpresi, Lily e Levy,
con per mano il bambino, iniziarono a correre in quella direzione: ed ecco, lo
intravidero da lontano, coperto di polvere dalla testa ai piedi e con un
leggero schizzo di sangue sulla maglia.
“ Gajeel!” lo richiamarono i compagni all’unisono. Lui alzò
lo sguardo, aumentando il passo.
“ Stai bene? Sei ferito?” domandò la ragazza.
“ La strega?” chiese Lily.
“ Il marmocchio?” fece lui.
Ci fu un po’ di silenzio: “ Sto bene, non preoccuparti,”
disse rivolto a Levy, “ e la strega è andata!” rispose all’Exceed.
“ Il bambino è qui!” disse dolce Levy, poggiandogli una mano
sulla nuca.
Gajeel e Lily lo guardarono: “ Stai bene ragazzino?” domandò
il moro mantenendo comunque la sua dura espressione.
Il bimbo annuì. Così, grazie ad una piccola porta di legno
esattamente a nord dell’abitazione, i quattro tornarono nel fitto bosco e poi
giù, verso la città.
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Non appena furono saliti sul treno per tornare a casa, Lily
si era addormentato secco sulle ginocchia di Levy, mentre quest’ultima aveva
appoggiato la testa contro il finestrino, osservando distrattamente il
paesaggio marittimo che scompariva; Gajeel era seduto a braccia conserte di
fronte a lei, concentrato anch’egli sull’orizzonte.
Nessuno parlava.
Il ragazzo voltò piano lo sguardo verso la Scripter: come aveva
trovato la loro prima missione? Non le aveva prestato molta attenzione…che cosa
le era capitato in quella botola? Non era ferita eppure…
Non poteva fare a meno di chiedersi a cosa stesse pensando!
Finché, non fu lei stessa a dirglielo: “ Il signor Phoe era
davvero contento di rivedere sui figlio!” disse sorridendo.
Il moro alzò un sopracciglio: “ Immagino di si!” disse,
mentre la osservava arrossire.
“ Sai Gajeel,” riprese,
“ sono contenta di aver formato un team con te!” affermò impacciata, mentre
incrociava il suo sguardo con quello del Dragon Slayer.
“ Mi sono proprio divertita!” disse allegra.
Lui arrossì un poco. Poi si voltò di nuovo verso le rapide
figure fuori dal vetro dello scomparto del treno: “ C-Come ti pare gamberetto!”
disse rigido.
La ragazza sorrise ancora di più, per poi mettersi ad
osservare pacata l’Exceed.
“ Però la prossima volta la missione la scelgo io!” affermò
Gajeel, dopo qualche secondo di silenzio.
Levy rialzò il capo, sempre con lo stesso raggiante sorriso:
“ D’accordo!”
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FFFFFiuuuuuuuu….credevo il capitolo non finisse mai. Mamma mia,
sto sudando!
E’ la cosa più lunga che abbia mai scritto…vi prego di perdonarmi se lo trovate
noioso! Essendo un capitolo auto conclusivo ( così come saranno i prossimi) ho
cercato di raccontare l’episodio il più dettagliatamente possibile, senza xò
renderlo troppo pieno di descrizioni! Non so…vedete voi cosa pensare!
Bene, grazie a tutti coloro che sono arrivati fino a qui ( santi!) e attendo
con trepidazione i vostri commenti e vostri consigli, alla prossima con un’altra
avventura!
Baci, Kuro_rin
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Capitolo 4 *** Nekomania ***
nekomania
Il suo sguardo era annebbiato, le orecchie erano quasi del
tutto tappate, la mandibola gli pesava contro il petto e il suo corpo non ne
voleva sapere di rialzarsi dall’atipica posizione in cui si trovava.
Perché diavolo si era dovuto alzare alle quattro per andare
in missione?!
Gajeel, nella sua ingenuità, guardando la bacheca delle
missioni, aveva preso quella che fra tutte aveva una ricompensa decisamente
alta, inoltre la richiesta gli era parsa allettante: trovare ed eliminare una
creatura che spaventava e depredava la città di Treelor, roccaforte situata
sulle montagne Rocciose.
Perfetto! Tanti soldi e tanto divertimento.
Così, gongolante fino alla punta dei capelli, il Dragon
Slayer aveva mostrato il volantino alla blu: la ragazza aveva dato un’occhiata
al foglio stropicciato ed era balzata in piedi, cominciando a saltellare come
un coniglietto per tutta la gilda.
Di primo impatto il moro si era sentito fiero della
decisione presa, vista la reazione della compagna; finché, ovviamente, non era
arrivata la richiesta…
Quindi eccolo li, incassato nel sedile del treno fino a non
sentire più il peso delle gambe, ad assecondare il desiderio di una mangiatrice
di libri di vedere la più grande ed importante biblioteca esistente nella
regione di Fiore!
La cosa si era sviluppata in modo molto semplice: partire
alle quattro per essere li alle sette, poter vedere la città Bianca (altro nome
con cui veniva chiamata Treelor), la biblioteca ed essere all’appuntamento
precisi per le nove.
“ Davvero ragazzi, non so come ringraziarvi!” aveva detto
Levy intenerita, vedendo lo stato in cui si trovavano i suoi compagni, per poi
avere come unica risposta un mugugno sommesso.
“ Però vi ho portato qualcosa per aiutarvi!” continuò,
mettendosi a cercare qualcosa nello zainetto: ne tirò fuori un piccolo termos,
dal quale versò con estrema precisione in due bicchieri del caldo e fumante
liquido scuro.
Lily spalancò le narici: “ Dimmi che è caffè!” chiese
alzandosi un poco dal posto.
La ragazza annuì, porgendone uno all’Exceed e uno al moro,
ancora in coma contro il finestrino: “ Tieni Gajeel!”
Il ragazzo si alzò a fatica con gli occhi ancora impastati
per il sonno, prese il bicchiere e ne bevve il contenuto tutto d’un fiato.
La reazione fu scontata: sputò la bevanda addosso all’ignaro
Lily, facendo sobbalzare sia lui che la blu, ritrovandosi a tossire
convulsamente con le lacrime agli occhi.
“ Ma che roba è?!” chiese sconvolto.
Levy lo guardò perplessa: “ Non avevi mai bevuto il caffè
prima?”
“ Cavolo no! E meno male: fa schifo!” bofonchiò.
La ragazza ridacchio: comunque sia aveva avuto l’effetto
desiderato; infatti entrambi i suoi compagni si rivelarono decisamente più
svegli per il resto del viaggio.
Una volta giunti alla stazione, la città li accolse in tutto
il suo splendore: viali alberati, negozi di magia ad ogni angolo, palazzi
imponenti e antichi, il tutto costruito in uno splendido marmo bianco, tanto
candido da sembrare neve brillante al sole.
Inoltre, l’essere arrivati praticamente all’alba aveva
giovato molto all’atmosfera.
“ Oh ragazzi, questa è la cosa più bella che io abbia mai
visto! Grazie, grazie!” miagolava la blu con occhi sognanti tra un sorriso e l’altro, prima di fiondarsi
su per le ripide strade, in direzione della biblioteca.
“ Direi che ne valeva la pena solo per vederla sorridere
così, non credi Gajeel?” chiese l’Exceed rivolto al compagno, mentre la
guardavano allontanarsi.
Il moro, divenuto rosso di colpo, non fece in tempo a
rispondere a tono all’amico che, come un lampo, la ragazza era di ritorno: con
un dolce sorriso a decorarle il viso, aveva preso il ragazzo per mano e se
l’era trascinato dietro, mentre l’altro protestava imbarazzato.
L’animale sospirò intenerito aprendo le ali e seguendoli a
distanza.
Così, il team passò tutta la prima parte della mattina
andando su e giù per le vie di Treelor, osservando le bancarelle, i negozi di
antiquariato e di magia: Levy era radiosa per la felicità! Ma come darle torto:
la città Bianca era una delle più ricche a livello culturale e una delle più
fiorenti per quanto riguardava la conoscenza delle rune e gli studi dei libri
antichi; sede dei più rinomati studiosi della magia e meta agognata da ogni
giovane Scripter.
Mentre la blu zampettava verso la biblioteca, posta
esattamente nel punto più alto della città, Gajeel fu in grado di notare che,
nonostante le osservazione della compagna sulla magnificenza del luogo, vi era
un certo degrado in alcuni punti e molti negozi era chiusi o quasi: opera della
creatura?
Comunque sia, dopo un paio d’ore di svago, i tre si
diressero verso il palazzo del baronetto che, come impiegato statale, governava
la città sottoposto al re: era giovane di età, con pomposi riccioli biondi e un
espressione sorniona sul volto.
Li accolse nel suo ufficio: “ Oh, benvenuti maghi di Fairy
Tail! Sono il barone McLuth e sono davvero contento abbiate accettato
l’incarico!” disse con un inchino.
“ Di che si tratta?” chiese Lily.
“ Bhe vedete, da una mese a questa parte ci sono stati dei
furti nella nostra bellissima città!” disse, puntandosi un dito sulla fronte
con fare sconvolto, “ Non riusciamo a capire chi sia il responsabile: non
lascia tracce, anche se non sembra usare alcun tipo di magia! Abbiamo provato a
catturarlo da soli, ma si è rivelato tutto inutile. Gli incantesimi sembrano
non servire a molto!” sentenziò sbuffando, gettandosi a sedere sulla sedia.
“ E allora perché chiamare noi?” domando ancora l’animale.
“ Eravamo disperati: stiamo perdendo un ingente quantità di
oggetti preziosi, gemme e manoscritti di inestimabile valore…ci serviva un
qualche tipo di aiuto!” rispose il ragazzo, sventolandosi una mano davanti alla
faccia.
“ Eh no, così non può andare: come si permette chicchessia
di usurpare una città tanto bella?!” protestò la blu con le braccia serrate al
petto, “ Dobbiamo fermarlo, giusto Gajeel?” chiese con sguardo deciso, rivolta
all’amico.
Il moro non rispose: teneva il mento tra il pollice e
l’indice, guardando torvo un punto vuoto sul pavimento; finalmente rialzò il
capo: “ Ci serve un piano!”
Ci fu silenzio.
“ Cosa!?” domandarono straniti Levy e Lily.
Il moro, scosso dalle loro voci, semplicemente li squadrò
entrambi con gli occhi di chi non pensa di aver detto niente di male e si voltò
di nuovo verso il barone: “ Voglio una mappa dell’intera città e una X rossa su
ogni negozio, gioielleria, antiquariato che sia stato derubato” disse deciso.
Il biondo, che ovviamente non conosceva la normale natura
del Dragon Slayer, con uno schiocco delle dita chiamò a sé un impettito paggio,
comunicandogli le richieste del mago: una volta arrivata la mappa, fu srotolata
sulla scrivania in mogano dell’ufficio e il baronetto, sotto gli occhi attenti
di Gajeel, iniziò a tracciare segni rossi ora da una parte, ora dall’altra.
Intanto i restanti membri del team combattevano sotto il
peso delle loro mascelle: “ Ma che gli è preso?” chiese sussurrando la
Scripter, con una goccia ad adornarle la nuca.
“ E che ne so?! Magari la città gli ha infuso un po’ della
sua sapienza!” rispose l’Exceed sarcastico.
“ Forse è colpa del caffè!” affermò lei di rimando.
Lily si voltò a guardarla: “ Se è davvero così mi conviene
procurarmene a litri!” disse, tornando a posare lo sguardo sull’amico.
E fu in quell’istante che il moro si rialzò, cominciando a
camminare spedito verso l’uscita della villa, la mappa stretta nella mano destra:
“ Andiamo, sta sera entriamo in azione!”
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Il fantomatico piano di Gajeel prevedeva la diramazione di
dieci componenti in giro per la città, ognuno dei quali avrebbe sorvegliato un
luogo diverso e, in caso di attacco da parte della misteriosa creatura, avrebbe
comunicato agli altri quanto prima il fatto, in modo da permettere a tutti di
raggiungerlo e quindi contrattaccare; il barone aveva così messo a disposizione
sette uomini delle sua guardia personale che aiutassero nell’azione.
Così, alle nove puntuali tutti quanti erano in posizione,
pronti in ogni momento: “ Levy, Levy mi senti?”
La ragazza sentì la profonda voce del moro dal suo
comunicatore a distanza, legato al polso destro, funzionante grazie ad una
Lacrima: “ Si Gajeel, ti sento!” rispose.
“ Bene: volevo controllare che questo affare funzionasse!”
borbottò dall’altra parte dell’apparecchio.
La ragazza arrestò il passo: “ Oh, capisco!” fece,
sospirando forte.
“ Mi raccomando occhi aperti,” la ragazza assentì, “ e stai
attenta!” concluse, interrompendo poi la comunicazione.
Levy sorrise, riprendendo la corsa in direzione nord-ovest.
Erano ore ormai che nessuno si muoveva, ore che non
succedeva il più assoluto nulla. Ogni tanto il Dragon Slayer chiedeva rapporto
sulle diverse situazioni, ma nessuno aveva visto né sentito niente.
Tuttavia, era all’incirca mezzanotte quando, come un sibilo
sommesso, Lily sentì che qualcosa non andava: gli era stata affidata la
custodia di una piccola gioielleria e, sentito il suono provenire da una
piccola botola nel pavimento, aumentata in un lampo la sua stazza, aveva
prontamente chiamato a rapporto tutti i membri della squadra, rimanendo poi
cautamente fermo, con le orecchie drizzate.
I nove arrivarono poco dopo, ma solo Gajeel e Levy entrarono
silenziosi nel negozio: “ Lily dove sei?” chiese la Scripter.
“ Sono qui!” la voce dell’Exceed arrivò loro da dietro una
teca di vetro: i due si avvicinarono piano, constatando che l’animale stava
meticolosamente sorvegliando una botola sotto i suoi piedi.
“ E’ li sotto?” domandò allora il moro.
“ Credo di si; c’è un odore strano e si sentono come dei
bisbigli!” rispose, senza staccare gli occhi dal pavimento.
“ Bisbigli?” chiese Levy, “ Io non sento alcun bisbiglio!”
Gajeel si voltò a guardarla. In effetti, adesso che ci
pensava, neanche lui riusciva a sentire alcun tipo di voce: l’odore lo
percepiva chiaro, ovviamente, ma l’unico suono che sentiva era quello del
respiro della blu.
“ Andiamo!” proruppe il moro, abbassandosi e aprendo con
cautela lo sportello nel pavimento.
La prima cosa che vide fu una scala a chiocciola e più sotto
una stanza enorme, piena d’oro e gemme preziose come non ne aveva mai viste: “
Seguitemi!” disse, rivolto ai compagni.
Con un piccolo ausilio da parte della magia di Levy per
illuminare l’ambiente, i tre scesero qualche gradino e, con molta calma e attenzione,
si sporsero dal corrimano in acciaio, allungando il collo per vedere il più
possibile: non ci volevano credere.
Gatti. Una marea di gatti di ogni forma e colore che, con
agilità e destrezza, caricavano i preziosi sulla schiena e filavano via
silenziosi, attraverso una stretta apertura nel muro.
Le bocche si aprirono in un lampo, sbalorditi da una scena del
genere; Levy scosse la testa: “ Cosa ce ne stiamo così come degli ebeti,
prendiamoli no?!” pronunciò la ragazza con un non so che di grintoso.
Lily annui. “ No!” sentendo la voce di Gajeel pronunciare
quel monosillabo, Levy e l’Exceed si scossero non poco.
Notando le loro espressioni confuse il moro spiegò: “ Perché
dei gatti dovrebbero mettersi a rubare dei gioielli, cosa se ne fanno? Non ha
senso: è ovvio che deve esserci qualcun altro dietro!” disse serio.
I due, ancora increduli, si guardarono per qualche secondo,
poi annuirono e seguirono il ragazzo fuori dal negozio: “ Bene gente,” disse
rivolto alle sette guardie, “ il vostro lavoro qui è finito; al resto ci
pensiamo noi!” fece, con un ghigno sul volto.
Così, mandati a casa i soldati, i tre, quatti quatti,
trovarono il punto di uscita di quell’improbabile gruppo di ladri e li
seguirono cauti, cercando di fare il meno rumore possibile, conoscendo le
incredibili capacità dei felini, come si era prontamente ricordato di
aggiungere Lily.
Alla fine, si trovarono davanti, appena fuori dalla città,
un’incantevole villa color bianco latte, con un immenso colonnato che ne
precedeva l’entrata e un bellissimo giardino: il team osservò i gatti entrare
dall’entrata principale e, sempre con molta attenzione, si portarono ad una
finestra per guardare all’interno della casa.
Evidentemente quelli che avevano visto dovevano essere solo
un manipolo, perché dentro ve ne erano almeno altri tremila: nessuno dei tre
aveva mai visto una cosa del genere; perfino Lily non ricordava un numero così
grande di Exceed a Edolas.
Osservando meglio però, si poteva vedere qualcosa, o meglio
qualcuno in mezzo agli animali: un uomo, vestito di tutto punto, con un bastone
da passeggio nella mano e il cilindro in testa, parlava con i gatti che erano
appena rientrati e li invitava ad andare, forse, nel suo caveau personale.
Allora era lui che organizzava le rapine? Se era così, come
poteva sfruttare a quel modo degli animali?
“ Cosa facciamo?” chiese Levy rivolta al ragazzo
accovacciato accanto a lei.
“ Mi pare ovvio,” disse mentre si scrocchiava vigoroso le
nocche, “ entriamo e prendiamo quel damerino!” ghignò.
Ci fu di nuovo silenzio.
“ Tutto qui?” chiese Lily alzando un sopracciglio. La blu
annuiva.
“ Come sarebbe a dire?!” fece stranito il Dragon Slayer, “
Cose dovremmo fare? entrare e stringergli la mano?” sbuffò.
Ok. L’effetto del caffè era ufficialmente finito.
“ Bene,” cominciò Lily tornando piccolo, “ io provo a
seguire i gatti che se ne sono andati, in modo da capire dove hanno messo tutta
la refurtiva!” così, se ne andò.
Levy e Gajeel rimasero da soli: “ noi che facciamo Gajeel,
entriamo?”
Il moro non rispose subito, rimase ancora un attimo con lo
sguardo fisso all’interno della casa: “ Va bene,” disse in fine, “ ma rimani
dietro di me!” concluse alzandosi.
Alzatasi a sua volta, Levy annuì, seguendo il ragazzo con lo
sguardo, mentre tirava un possente calcio alla porta, mandandola in frantumi.
“ Fine dei giochi, amico!”
Lily ormai percepiva l’odore molto più forte. Era vicino, se
lo sentiva.
Proseguì ancora un po’ lungo il profilo della villa, fino a
trovare, nascosta dietro un cespuglio, una piccola grata, dalla quale sentì
ancora quei bisbigli.
Strisciato tra il fogliame, l’Exceed staccò la grata,
infilandosi dentro: atterrò all’interno di un’immensa sala, colma di monete
d’oro, preziosi di ogni genere e gemme.
“ Fermi!” urlò hai felini che, proprio in quel momento,
stavano scaricando la refurtiva presa in città.
Alzarono lo sguardo verso il nuovo arrivato e si fermarono:
piano piano, i gatti gli si avvicinarono, annusandolo e girandogli intorno.
“ Chi sei straniero? Hai un odore simile al nostro, ma non
sembri affatto un gatto normale!” fece uno di loro.
Lily impiegò un attimo a registrare quello che aveva appena
sentito: “ E-Ecco, sono un Exceed, vengo da Edolas!”
“ Edolas?” “ Mai sentita!” “ E’ lontana?” “ Come mai cammini
come gli esseri umani?” “ E’ una spada quella che porti sulla schiena?” “ Che
lunga coda!”…Lily veniva tempestato di domande, senza neanche avere il tempo di
rispondere: “ V-Vi prego, uno alla volta!” disse, mettendo le mani avanti,
mentre gli animali gli si avvicinavano sempre di più.
Finché non si trovò spalle al muro. “ Come mai sei qui?” “
Vuoi aiutare anche tu il maestro?” “ Non mi pare stia reclutando altri membri!”
“ Maestro hai detto?” chiese allora l’Exceed.
“ Si, il maestro Swan!” “ Lui è il nostro maestro!” “ Ci
vuole bene!” “ Siamo i suoi preziosi allievi!”
“ A-Aspettate, è lui che vi ordina di rubare dalla città di
Treelor?” chiese sconvolto, cercando di mettere insieme tutti i tasselli di
quel puzzle da pazzi.
“ Lui non ci dà ordini!” “ Lui lo fa per noi!” “ Il maestro
Swan ci vuole bene!”
Ora era tutto più chiaro! Quei gatti si sbagliavano di
grosso; doveva far cambiare loro idea: “ No! Non capite che vi sta solamente
usando?” urlò Lily.
“ Non è vero!” “ Il maestro non farebbe mai una cosa del
genere!” “ Bugiardo!”
Le cose si stavano mettendo male. I gatti si stavano di
nuovo pressando contro l’Exceed: “ A-Aspettate vi prego; il vostro maestro vi
sta mentendo, vi usa per i suoi scopi personali. Andiamo, pensateci un attimo,
che se ne fanno dei gatti di oro e gemme?” domandò alzando le spalle.
Si fermarono. “ Ci compra i regali!” tuonò uno dal fondo. “
Si!” urlarono gli altri all’unisono.
“ No, non è vero!” la voce veniva da lontano, oltre le teste
dell’ultima fila. Uno di loro, dal pelo nero e dagli occhi gialli e grandi
quanto un nocciolo di pesca, si fece avanti e prese la parola: “ Il maestro
Swan ci ha sempre promesso tanto, ci ha sempre detto che saremmo stati felici
con lui, ma tutto quello che facciamo è rischiare la vita tutte le notti, solo
per soddisfare la sua avarizia. Il nostro amico qui ha ragione, ci sta soltanto
usando!” disse, abbassando gli occhi.
Tutt’attorno il clima era pesante: nessuno parlava, nessuno
si muoveva. Evidentemente il gatto nero ci aveva preso, esprimendo il dramma di
quegli animali, avvinghiata ad un’effimera promessa di felicità.
“ Ragazzi,” riprese, “ ribelliamoci al maestro, creiamoci da
soli la nostra felicità!” urlò, alzando il collo fiero. Così, miagolii di gioia
di diffusero per la stanza: decisi a riprendersi la loro libertà, gli animali
si riversarono fuori dal caveau, urlando a squarciagola.
“ Ti ringrazio per quello che hai fatto, Exceed!” disse il
gatto nero, rimasto accanto a Lily fino a quel momento.
“ Ah, non ho fatto niente!” ammise, grattandosi la testa
imbarazzato, “ Comunque mi chiamo Pantherlily!” ghignò.
“ Piacere di conoscerti Pantherlily, io sono Meliodas”.
Nell’immenso atrio della casa regnava il completo silenzio:
“ Ma tu guarda,” l’uomo prese parola, “ voi dovete essere i maghi che quegli
sciocchi di Treelor hanno chiamato!” fece con sufficienza, abbassando il capo e
togliendosi il cilindro. Due orecchie da gatto si confondevano con i verdi
capelli: “ Cosa credete di poter fare solo in due?” sorrise.
“ Ah? Stai scherzando spero!” lo additò il moro, “ non
vorrai mica sguinzagliarci addosso i tuo gatti?”
“ Bhe si, in effetti!” cominciò, rimettendosi il cappello, “
ma non questo genere di gatti!”
Allora schioccando rapido le dita, da cinque porte adiacenti
al salone d’ingresso, comparve per ognuna un robot, con tutte le fattezze di un
gatto: erano immensi e lucenti. Gajeel stendendo il braccio portò Levy dietro
il suo corpo, indietreggiando di un passo.
“ Attaccate, miei robot!” tuonò.
Si sentì un tonfo e immediatamente un quadrante rosso si
illuminò al centro del petto dei robot: in un istante, eccoli pronti ad
attaccare.
Si mossero rapidi e precisi contro i due ragazzi: il moro
spinse violentemente la Scripter contro il pavimento, parando con l’intero
corpo i cinque potentissimi colpi delle macchine. Non solo sembravano gatti
all’esterno, erano anche agili e veloci, nonostante fossero tanto pesanti.
Il Dragon Slayer si mosse appena, sorridendo arcigno contro
i nemici: “ Pessima mossa!” sibilò, prima di addentare deciso e violento il
braccio di uno di loro che, barcollando, cadde all’indietro con un sonoro
colpo. Il moro gli fu subito sopra, colpendolo in piena faccia con un pugno,
tanto da passarla da parte a parte in un fiume di scintille.
“ Meno uno!” tuonò, alzando un dito verso gli altri.
Ma, in quell’istante, ne esplose un altro, provocando un
fragoroso rombo e una marea di fumo nero. Gajeel non riuscì a capire che
diavolo fosse successo, fin quando, da dietro la sagoma deteriorata del robot
non comparve Levy, armata di un paio di enormi guanti di ferro, dai quali
proveniva una strana aurea bluastra.
“ Meno due!” disse guardandolo, alzando insieme l’indice e
il medio.
“ Ma che diavolo…” non ci stava capendo più niente.
“ Ti piace? È una magia che sto testando ultimamente: è un
misto tra il mio Solid Script e le rune di Fried!” disse candida. Il ragazzo
ancora la guardava stranito, incapace di formulare un pensiero che fosse uno.
“ Grazie per avermi protetta, ma adesso qui ci penso io!”
disse, “ Tu vai a prendere quel tipaccio!”
Gajeel annuì appena, girando sui tacchi e fiondandosi contro
l’uomo, osservatore impassibile di quello scontro.
La blu, rimasta sola, si rimise in posizione: ne mancavano
tre, e, nonostante avesse cercato in tutti i modi di non farlo notare al
compagno, non era molto sicura di poter mantenere a lungo quella magia.
Tuttavia, avrebbe fatto qualunque cosa per aiutare Gajeel.
Quando i tre robot partirono insieme, Levy saltò il più in altro possibile
grazie al suo Solid Script Jump, facendo sbattere le macchine una contro
l’altra: da lassù, scese rapida, concentrando la magia nel pugno destro e
colpendo con forza la nuca di uno dei tre, mandandolo in frantumi.
Da quella posizione, fece una capriola all’indietro,
atterrando più indietro, osservando il robot cadere sotto il peso dell’attacco
appena ricevuto. “ Meno tre!” sussurrò.
Quando gli altri ripresero ad inseguirla, la blu alzò le
mani verso di loro: “ SOLID SCRIPR: GUARD!” facendo comparire una sottile
barriera azzurra che, non appena fu sfiorata dalle macchine, li fece rimbalzare
all’indietro.
Funzionò solo a metà: uno dei due si andò a schiantare
contro la scalinata, riducendosi in mille pezzi, mentre l’altro, dalla stessa
distanza, sparò un raggio rosso dal quadrante sul petto. Levy, non aspettandosi
nulla del genere, schivò appena il colpo, ustionandosi la spalla.
Barcollò appena, cercando di tornare al più presto
sull’attenti, mentre osservava avvicinarsi il robot a grande velocità.
Quel tipo era imprevedibile: si muoveva velocissimo e il
moro aveva serie difficoltà a stargli dietro.
Aveva affilatissimi artigli costruiti su protesi metalliche
attaccate alle mani: sembrava lui stesso un felino. Il moro schivava a fatica i
suoi rapidi fendenti, ritrovandosi sempre un graffio sul viso e una ciocca di
capelli in meno.
Tuttavia non lo attaccava mai veramente; sembrava come se lo
stesse solo prendendo in giro.
“ Ora basta!” sbraitò il Dragon Slayer, “ Iron Dragon’s
Scales!” disse, ricoprendosi interamente di scaglie d’acciaio. “ Ah,” ridacchio
allora, “ ora come la mettiamo?”
L’uomo si mosse di nuovo, colpendo il moro sulla spalla.
L’attacco fu devastante: non solo era riuscito a perforare la dura corazza del
mago, ma anche a lacerare a fondo la pelle della spalla sinistra, lasciando il
ragazzo interdetto e dolente a cercare di fermare il fiume di sangue.
Si voltò. “ C-Che diavolo…” sudava.
“ Cosa credevi, ragazzo!” sorrise sornione, “ I miei artigli
sono fatti di diamante, caro mio. Nulla, neanche il metallo più spesso può
resistere ad un loro affondo!”
Gajeel digrignò i denti, tornando al suo aspetto normale: “
Bene allora!” Stinse i pugni, “ Iron Dragon’s Sward!” disse, stendendo il
braccio, ormai non più tale.
“ Cosa credi di fare?” domandò l’uomo alzando il
sopracciglio, “ Attaccarmi così spudoratamente? Non hai capito che non hai
speranze di battermi?” fece altezzoso, aprendo le braccia.
“ Non sottovalutarmi,” ghignò, “sono un mago di Fairy Tail
dopo tutto!”
Così rapido, corse contro l’uomo. I colpi sibilavano come
vento tra le foglie, rapidi e potenti: un colpo di Gajeel, una parata
dell’uomo; un fendente degli artigli del mago dei gatti e una pronta schivata
del moro.
“ Sbaglio e mi sembri più sveglio?” lo canzonò l’uomo,
nonostante fosse anch’egli esausto.
Il ragazzo si pulì del sangue da sotto l’occhio: “ Non
provare a prendermi in giro, maledetto!”
Allora, ricalibrata la mira della spada, ripartì
all’attacco: tuttavia, cosa inaspettata, l’uomo aprì l’impugnatura del bastone,
sparando un colpo secco e veloce, che colpì in pieno Gajeel, scaraventandolo
oltre la balaustra delle scale su cui si erano ritrovati.
“ Sorpresa!” sibilò demoniaco, osservandolo volare giù,
verso l’atrio.
Levy era esausta, non vedeva più molto bene e le mancava il
fiato: come aveva previsto, la magia era svanita e tutto quello che le rimaneva
era il suo solito e banale Solid Script.
“ C-Cavolo!” disse in un moto di disperazione, vedendo il
robot farsi di nuovo vicino.
Si mise in guardia, ma riuscì a colpirla allo stomaco,
scaraventandola contro uno specchio attaccato alla parete: si sentì la schiena
in fiamme e con orrore percepii il sangue colarle fino al bacino.
Alzando lo sguardo vide incredula la sagoma del compagno di
team schiantarsi contro il robot di fronte a lei: cadendo al suolo, la macchina
sembrava non aveva sentito il colpo, visto che si rialzò immediatamente; ma non
si poteva dire lo stesso di Gajeel.
“ G-Gajeel!” lo chiamò la ragazza con quel poco di voce che
le era rimasta. Si avvicinò carponi verso il corpo immobile dell’amico,
pregando di poterlo sentire respirare.
Gli prese il volto tra le mani: “ G-Gajeel, mi senti? E-Ehi,
riesci a sentirmi? Ti prego Gajeel, svegliati!” urlò, scuotendolo per le
spalle. “ Gajeel!” urlò ancora.
Il Dragon Slayer aprì pesantemente gli occhi: “ L-Levy?” la
ragazza sorrise consolata dal sentire la sua voce, se pur flebile.
“ A-Aiutami ad alzarmi, quel bastardo non sa con chi ha a
che fare!” ringhiò.
Levy lo prese sotto braccio a fatica, tirandolo in piedi: la
schiena le faceva un male cane, ma non poteva certo permettersi di essere
debole e lamentosa, non in un momento del genere!
Tossì qualche goccia di sangue: “ Oh santo cielo,” cominciò
l’uomo, “ siete messi parecchio male, miei cari!” sorrise, saltando accanto
all’ultimo robot, in modo da poterli osservare.
“ Non dirlo nemmeno, maledetto!” tuonò il moro. L’uomo rise
a crepapelle: “ Siete davvero convinti di avere anche solo una piccola
speranza? Poveri illusi: avete perso, non ve ne rendete conto?”
“ No, sei tu che hai perso Swan!”
Il mago si voltò, ritrovandosi davanti al suo intero
esercito di gatti, che di carino non avevano ormai più niente. “ Ragazzi miei!”
disse allegro, “ Cosa vi prende?”
“ Siamo stanchi di te Swan!” tuonò Meliodas. “ Non sei più
il nostro maestro” “ Non ci hai mai fatto un regalo!” “ Non hai mai mantenuto
le tue promesse!” “ Vogliamo essere di nuovo liberi!”
“ R-Ragazzi, davvero non capisco: non eravate felici con il
vostro maestro?”
“ Q-Quel tipo sta parlando con dei gatti?” domandò stranita
Levy.
“ Li teneva in suo poter!” Lily si era avvicinato loro, con
grande sorpresa dei due maghi, “ Immagino sia un qualche tipo di controllo:
prometteva loro la felicità e chissà che altro, ma in realtà li ingannava solo!”
“ No, non eravamo felici!” “ Rischiavamo la vita ogni notte
per colpa tua!”
L’uomo indietreggiò: “ V-Vi prego ragazzi, io l’ho fatto
solo per voi!” disse, alzando le spalle.
“ Questo e troppo!” ringhiò Meliodas, “ Andiamo fratelli,
attacchiamo!”
Così, tra strepiti e miagolii, una miriade di felini si
riversò sul robot e sull’uomo stesso, coprendoli interamente: la macchina fu
completamente distrutta, mentre l’uomo riuscì a sfuggire in qualche modo all’attaccò
degli animali.
“ Basta!” urlò, “ Cosa vi è preso?”. Poi guardò il team di
maghi, “ Voi! Siete stati voi a mettere loro in testa strane idee, non è così?”
alzò rapido il bastone, “ Me la pagherete!” così, mentre un raggio colpiva i
tre compagni, i gatti finirono il loro assalto al loro maestro,
immobilizzandolo e facendogli perdere i sensi.
“ Sono davvero desolato ragazzi, ma non so davvero come fare
per sistemare questa situazione!” sospirò sconsolato il baronetto.
“ Al diavolo, ora lei ci fa tornare come eravamo prima, o
giuro che se ne pentirà amaramente!”
Dopo l’attacco, le autorità della città di Treelor erano
arrivate di corsa sul posto, trovando la casa completamente distrutta, una
marea di gatti sparsi un po’ ovunque e il gattomante Swan disteso priva di
sensi.
Quando poi si erano messi a cercare i ragazzi di Fairy Tail,
lo spettacolo che si era parato davanti agli occhi del barone e della sua guardia
personale fu a dir poco agghiacciante: sia Gajeel che Levy, erano stati
trasformati in gatti!
Tuttavia mantenevano ancora qualche carattere umano, come il
fatto che sapessero parlare e camminare su due zampe: “ Sono davvero spiacente
per l’accaduto, ma non so davvero cosa fare per aiutarvi!”
Levy sospirò sconsolata, trovandosi davvero a disagio in
quelle sembianze così anormali. Gajeel incrociò le zampe al petto: “ Ah, ma che
cavolo ci ha fatto quel maledetto? E come mai Lily è rimasto lo stesso?”
sbuffò, indicando l’amico.
“ Perché io sono già un gatto, no?” rispose, canzonandolo.
Alla fine, non capendo cosa fare, non riuscendo a fare
tornare in sé il gattomante, che sembrava completamente uscito di testa, i tre
decisero che sarebbe stato meglio tornare a casa e trovare insieme agli altri una
soluzione. Così, dopo una sosta a farsi curare le ferite, un sacchetto di soldi
a tracolla, i tre si infilarono sul primo treno diretto a Magnolia.
Non sto a dirvi il disagio e le corse per la città, nel
tentativo di raggiungere la gilda il più in fretta possibile.
Così come non sto a dirvi le risate da parte di Natsu, Gray
ed Elfman nel vedere il possente Dragon Slayer ridotto ad un micio nero come la
fuliggine; anche la Scripter ricevette le sue attenzioni da parte delle ragazze
della gilda ( in particolare Lisanna), che la trovavano estremamente graziosa
così piccola e dal manto del colore del cielo nelle giornate senza nuvole.
Dopo un paio di insulti da parte di Gajeel e un po’ di
pianti da parte di Levy, Fairy Tail capì che era venuto il momento di fare
qualcosa.
Ricordandosi delle disavventure di Kinana, subito chiamarono
Mirajane, forse l’unica in gradi di farli tornare alla loro sembianze normali.
Prendendo un grande respiro, Mira intonò la formula del Take
Over, indirizzando tutta la sua concentrazione sui ragazzi: un lampo rapido,
seguito da un leggero tremore fece rimanere tutti i presenti in trepida attesa.
Scomparsa la luce, non vi erano più due gatti, ma, con
grande gioia da parte di tutti, i due erano tornati quelli di sempre.
Gajeel e Levy si guardarono increduli di quello che era appena
successo: constatando che erano
finalmente tornati umani, presa da grande gioia e lasciandosi alle spalle la
preoccupazione precedente, la ragazza corse ad abbracciare il moro che, senza
pensarci, la sollevò da terra, facendola girare un paio di volte per aria.
Accortisi si quello che avevano appena fatto, si staccarono
imbarazzati, attorniati dal silenzio, interrotto ovviamente nel giro di tre
secondo dai compagni che chiedevano cosa fosse successo.
Quando poi si scatenò il solito putiferio, la blu riuscì a
staccarsi da Jet e Droy con la scusa che voleva andare in infermeria a riposare
( cosa che non era poi tanto falsa). Arrivata, trovò il moro che, avendo avuto
la sua stessa idea, si stava cambiando le bende sulla spalla.
Si voltò: “ Ehi, gamberetto!” le sorrise.
“ Ehi, stai bene?” chiese sedendosi accanto a lui. Vederlo precipitare
come un razzo le aveva fatto prendere uno spavento indicibile.
“ Io bene, mi riprendo in fretta, lo sai. Tu invece?” chiese
guardandola.
“ Eh? Ah, i-io sto bene!” rispose, tirando un sorriso.
“ Mh, bene!” concluse, tornando a medicarsi.
La Scripter sospirò: per fortuna non si era accorto di
nulla.
“ Ah, a proposito,” cominciò, senza distogliere gli occhi da
quello che stava facendo, “ prova un’altra volta a mentirmi e ti lascio a casa!”
disse, questa volta guardandola intensamente, serio, quasi arrabbiato.
La ragazza ebbe paura di quello sguardo: “ M-Ma Gajeel, io
volevo solo-.”
“ Lo so che volevi aiutarmi,” la interruppe, “ e ti
ringrazio, ma noi siamo un team, te lo ricordi?” fece.
Lei annuì. “ Non posso permettere che ne tu, ne Lily vi
facciate del male!” fece, distogliendo lo sguardo, quasi a volersi nascondere.
“ E allora tu?” il moro girò di nuovo la testa, “ Anche tu
sei stato stupido, mi hai fatto spaventare da morire!” urlò, mentre le lacrime
cominciavano a bagnarle copiose il viso.
Il ragazzo ghignò: “ Come mi sottovaluti gamberetto!”
sorrise.
Lei gli tirò un leggero pugno sulla spalla sana, cercando di
trattenere le lacrime che, come al solito quando si trattava di Gajeel, non ne
volevano sapere di tornarsene al loro posto.
Il moro ridacchio, arruffandole i capelli, stendendo poi il
pugno verso di lei: “ Ti prometto che avrò più fiducia in te, gamberetto…ma tu
abbi fiducia in me!”
Levy lo guardò in silenzio, rossa come non mai. Guardando la
mano chiusa di Gajeel, sorrise e la colpì con il suo pugno: “ OK!”
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Niente commento, sono troppo stanca! Mi direte voi cosa ne
pensate…grazie per avere avuto pazienza e buone vacanze a tutti!!
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Capitolo 5 *** Ashia! ***
Basket
Visto che la prima missione era stata scelta da Levy e la
seconda da Gajeel, Lily si sentiva in diritto, come ultimo rimasto, di
scegliere la terza missione per il team.
Rimase a fissare la bacheca delle richieste per quasi
mezzora, sondando ogni singola parola, riga, paragrafo e nome, prima di trovare
quella che, secondo il suo parere, sarebbe stata quella giusta.
Svolazzando in tutta fretta verso i compagni, intenti a
sorseggiare una bevanda ad un tavolo ai piedi del palco, atterrato
precipitosamente in mezzo ai due, con aria ammiccante mostrò loro il foglio
della missione: aiutare il villaggio di Kona a liberarsi di una tribù di
predoni.
Il viaggio in treno durò meno del previsto anche perché, a
circa dieci kilometri dalla loro destinazione, tutti i passeggeri furono
costretti a scendere: “ Ma che diavolo state facendo?!” sbraitò il moro rivolto
al conducente, affacciato al finestrino.
“ Vi chiedo scusa, ma non mi è permesso procedere oltre” si
scusò grattandosi la testa, “ Purtroppo due giorni fa dei predoni ci hanno
assalito, quindi la corsa si ferma qui!”.
“ Forse sono gli stessi che si trovano a Kona!” disse la
Scripter rivolta ai compagni. “ Mi scusi,” prese l’attenzione del conducente, “
questi predoni portavano per caso un braccialetto argentato con una gemma
azzurra?” chiese impaziente.
L’uomo ci penso su per qualche secondo:“ Si,” urlò, “ ce lo
avevano tutti!”. La blu ringraziò con un inchino e, preso in spalla il suo
zainetto, fece cenno ai due compagni di seguirla: avrebbero continuato a piedi.
“ Senti Levy,” fece Lily, “ come mai hai fatto quella
domanda al conducente?”
“ Bhe vedi, ho fatto delle ricerche,” cominciò estasiata la
maga, “ e ho scoperto che questi predoni sono originari del deserto di Maah,
non lontano da qui, e ogni anno, più meno in questo periodo, vanno di città in
città facendo razzie, fino a quando non hanno le scorte sufficienti per
sopravvivere un altro anno nel deserto!” concluse sogghignando, fiera del suo
lavoro.
“ E il braccialetto che c’entra?” chiese il moro.
“ Al compimento della maggiore età, i ragazzi di Maah
vengono sottoposti ad una prova: se la superano sono ufficialmente uomini e
viene dato loro il braccialetto, segno di appartenenza alla tribù; altrimenti
vengono cacciati via, costretti a morire da soli nel deserto!” la ragazza
sospirò, “ Orribile!”
L’Exceed si accoccolò sulla spalla della ragazza: “ Quindi
ora sono qui al villaggio di Kona!”
“ Non perdiamo altro tempo,” sentenziò Gajeel stringendosi
ancora di più la sacca attorno alla spalla, “ muoviamoci!” detto questo,
aumentò il passo distaccando gli altri, incitandoli a fare lo stesso.
Dopo un buon quarto d’ora di camminata, ecco pararsi davanti
a loro il piccolo, ma fortificato villaggio di Kona: la loro accoglienza non fu
delle migliori, infatti vennero fermati e braccati a vista da quattro cecchini,
due per ognuna delle due torri che troneggiavano ai lati del cancello
d’ingresso.
Levy, atterrita, si affrettò a mostrare il volantino della
missione e il tatuaggio che li definiva membri della gilda: le guardie
sembrarono convinte così aprirono il portone.
“ Che razza di stronzi!” si affrettò a commentare a brucia
pelo il ragazzo, “ fortuna che erano rintanati li in alto, perché altrimenti
gliene avrei date così tante…”
La maga si volto a guardarlo: “ Non puoi certo biasimarli,
Gajeel; quei predoni sono famosi per la loro violenza e tenacia: quando
decidono che vogliono qualcosa, faranno di tutto per averla!” il suo volto ora
era diventato improvvisamente triste, tanto che abbasso rapida lo sguardo e
tornò a guardare la strada.
Ancora una volta il Dragon Slayer non aveva la più pallida
idea di che cosa volesse dire: come al solito i pensiero che affioravano alla
mente della ragazza erano un totale taboo per lui.
Il team comunque raggiunse in breve il comune della città,
dove vennero accolti dal sindaco e dai suoi consiglieri: l’uomo aveva affermato
con orgoglio che fino a quel momento erano riusciti a difendersi bene, in un
modo o nell’altro, ma l’assedio da parte del popolo di Maah stava durando
troppo e la città non ce la faceva più. “ Vi prego di aiutarci!” concluse,
chinando il capo, seguito poi da tutti gli altri presenti.
“ Scusate un attimo,” fece Lily, “ ma venendo qui non
abbiamo visto nessuno!”
“ Ora che mi ci fai pensare è vero!” incalzò la blu,
portandosi un dito sul mento, “ com’è possibile signore?” chiese, rivolta questa
volta al re.
“ Mi pare ovvio: il popolo di Maah sa esattamente quali sono
le tecniche per sopravvivere a lungo nel deserto con pochi viveri e acqua;
questa non è altro che una guerra di logoramento. Si riposano per poi
riattaccare chissà quando, mentre noi pensiamo di essere al sicuro!” disse,
mentre una mano ossuta e tremante si posata sul suo petto. “ Voi siete la
nostra unica speranza!”
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I tre erano usciti dalle mura della città e si stavano
incamminando verso le distese erbose che coprivano tutto l’orizzonte
circostante; in fondo, un fiume scorreva placido e silenzioso e più in là,
misterioso e lontano, il deserto di Maah.
“ Chissà dove si saranno nascosti!” sbuffo l’Exceed,
posandosi stanco sulla testa del suo compagno.
Levy scrutò la mappa del territorio, “Non troppo lontani
credo, in fondo se devono depredare questa città, non si saranno certo
allontanati di miglia e miglia!”
Il cammino proseguì in silenzio, con la Scripter che, messa
via la mappa, ora fissava i ciottoli sotto i suoi piedi, il moro perso in
chissà quale mondo, e Lily che dormicchiava accoccolato tra i capelli del
ragazzo.
Fu allora che Gajeel, voltatosi a spiare la blu, rallentò il
passo in modo da poterle essere di fianco: “ A cosa stai pensando?”
Levy alzò di poco lo sguardo per incontrare quello del
compagno; arrossì un poco nel vederlo così serio e concentrato su di lei: “
Stavo pensando a quanto devono essere spaventati gli abitanti di Kona,
rinchiusi nella propria città, incerti sul proprio futuro; stavo pensando a
cosa voglia dire vivere sempre nel terrore!”
Il suo sguardo era di nuovo triste. “ Non preoccuparti,” il
moro guardava le terre davanti a sé, “ farò tutto ciò che è in mio potere per
aiutarli, te lo prometto!”
La blu lo guardò da prima sorpresa, ma subito si dipinse
sulle sue labbra un dolcissimo sorriso, “ Grazie!”
E fu così che arrivarono ad una radura incolta, che si
stendeva per qualche decina di kilometri, seguita da una fitta foresta di
abeti: li, proprio al centro, si ergeva l’accampamento dei predoni di Maah.
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Il team di Fairy Tail si era appostato su una piccola
collinetta poco lontana dalla radura e osservavano dall’alto i movimenti del
loto target.
“ Dovremmo semplicemente andare e picchiarli uno dopo
l’altro!” ringhiò Gajeel a denti stretti, per poi ricevere uno scappellotto
dalla ragazza. “ non essere schiocco, ci saranno almeno ottocento persone
accampate laggiù: non avremmo alcuna possibilità se attacchiamo subito come dei
forsennati!”
“ Allora che proponi?” chiese Lily, mentre il moro si
massaggiava la testa, senza mai staccare lo sguardo dall’accampamento.
La Scripter ci pensò su. Cosa avrebbero potuto fare solo
loro tre contro centinaia di uomini? Certo Lily e Gajeel erano forti, e
avrebbero benissimo potuto tenerne a bada cento alla volta, ma degli altri
seicento? Ci voleva un piano.
“ Ho trovato!” saltò in piedi la maga dopo minuti passati a
fissare l’erba pensierosa. I due, che nel frattempo stavano distesi tranquilli,
si misero sull’attenti, colti di sorpresa da quell’improvviso urlo; certo è che
dovettero trascinarla giù a forza e tapparle la bocca, onde evitare di essere
visti o sentiti.
“ Shhh,” le fece segno l’Exceed, “ che cosa hai trovato?”
“ Ashia!” disse. I suoi compagni rimasero parecchio
straniti. “ Ashia?” chiese il moro, seduto davanti alla ragazza, “ e cosa
sarebbe?”
“ Un gioco! Bhe non proprio un gioco come lo intendiamo noi,
ma più come…” la ragazza si fermo a soppesare le parole, “ una sfida!”
“ Una sfida?” le fece eco Lily, “ tipo un torneo?”
“ Non esattamente: vedete, tra le ricerche che ho fatto
c’era anche questa usanza del popolo di Maah. In pratica quando due membri
della tribù hanno dei conti in sospeso, o delle faccende da sistemare, dicono Ashia, che sarebbe tipo Ti sfido! tradotto molto alla lettera:
chi ha lanciato la sfida decide in cosa i due dovranno competere e quali
saranno i danni che lo sconfitto dovrà subire!” fece, colpendosi il palmo della
mano con il dorso dell’altra.
“ Come da noi in pratica!” ridacchio il Dragon Slayer,
ripensando ai disastri lasciati dalle enormi risse, che nascevano alla gilda.
“ In un certo senso” rispose la blu, per poi riprendere il
discorso, “ Comunque sia, ecco cosa faremo…”
Il piano era pronto, i maghi carichi fino alla punta dei
capelli; l’unica incognita era se il popolo di Maah avrebbe acconsentito e
accettato la loro assurda strategia.
I tre avanzavano in silenzio, con i cuori che battevano a
mille, i nervi a fior di pelle: gli uomini iniziavano ad uscire dalle tende per
vedere chi erano quegli stranieri che si stavano avvicinando.
Prima che potessero anche solo muovere un passo nella loro
direzione per attaccarli, Gajeel li additò, lo sguardo serio, deciso, di sfida:
“ ASHIA!” urlò con tutto il fiato che aveva in corpo e, tutto in torno a loro,
il tempo sembrò come fermarsi.
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“ Chi siete voi, stranieri, che conoscete questa parola?” fu
un uomo anziano a prendere parola, dalla barba bianca e incolta, il fisico
nerboruto ricoperto da tatuaggi neri come la pece; gli occhi erano piccoli e
nascosto dai lunghi capelli, che gli ricadevano sulle spalle. Si fece avanti
rispetto agli altri, rimasti in silenzio ad osservare i tre appena
sopraggiunti.
Levy prese parola: “ Siamo maghi di Fairy Tail e siamo qui
per sfidarvi!”
“ Sfidarci?” disse uno più giovane, “ Come potete pensare di
riuscire a batterci in solo tre persone, di cui una delle quali è un gatto!”
concluse, ammiccando a Lily il quale, se non fosse stato per Gajeel, gli
sarebbe saltato al collo.
“ Le vostri leggi dicono che, chi lancia la sfida, hai il
diritto di stabilire le condizioni dello scontro, non è forse vero?” proseguì
la maga impettita, portando le mani a poggiarsi sui fianchi.
“ E’ vero, ragazza!” rispose di nuovo il vecchio, “ Vedo che
conosci il nostro popolo e le sue tradizioni!” osservò, inarcando un
sopracciglio.
“ Diciamo che so quanto basta!”
“ Molto bene allora,” iniziò il vecchio, “ quali sono le
vostre condizioni?”
La Scripter si sistemò la voce: “ Noi chiediamo di poter affrontare
solamente tre di voi, scelti ovviamente dagli stessi membri della tribù.
Chiederemo al re di stillare una lista di sfide/giochi, dalla quale ne saranno
poi scelte tre tramite sorteggio. Chi vince almeno due sfide su tre, sarà il
vincitore!” concluse.
“ E i danni?” chiese il giovane.
“ Chi perde se ne va!” ghignò il Dragon Slayer, muovendosi
verso il ragazzo che aveva appena parlato. I due si fissarono per qualche
secondo, fino a che il giovane non fu richiamato dal vecchio.
“ Molto bene,” proseguì l’anziano, “ preparate la lista, noi
sorteggeremo i vostri avversari!” detto questo, si ritirò insieme agli altri
uomini.
Dopo qualche minuto tutto era pronto e così, i giochi
potevano avere inizio.
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Fu fatto venire dalla città uno dei consiglieri del re,
addetto al sorteggio delle sfide, accuratamente scelte dal sovrano e chiuse
all’interno di una scatola di legno.
“ Presentate i vostro paladini!” aveva detto l’uomo, guardando
prima i tre maghi e poi i tre membri del popolo di Maah.
“ Levy McGarden, Fairy Tail, Solid Scripter!” si presentò la
blu un po’ impacciata.
“ PantherLily, Fairy Tail, EXCEED!” sottolineò acido,
rivolgendo il suo sguardo al giovane dall’altra parte (che era stato scelto tra
I tre sfidanti).
“ Gajeel
Redfox, Fairy Tail, Dragon Slayer!”
Ora fu il turno dei tre scelti dal popolo di Maah a presentarsi. Il primo a farsi avanti fu un
uomo molto grosso di corporatura, la pelle color nocciola e i capelli rossi e
ispidi: “ Feih, tribù di Maah-Teth, cacciatore”.
“ Jhetsu, tribù di Maah-Teth, cacciatore!”parlò questa volta
un uomo più minuti, dai lunghi capelli corvini raccolti in una treccia.
L’ultimo a presentarsi fu il giovane, che aveva parlato loro
anche prima: era parecchio alto, sebbene non quando Gajeel; aveva lunghi
capelli biondi, tirati indietro con un piccolo fermaglio a forma di piuma,
occhi scuri e profondi; fissò il Dragon Slayer mentre parlava: “ Enn, tribù di
Maah-Teth, cacciatore!” concluse con una smorfia beffarda.
Questa volta fu l’Exceed a dover trattenere il compagno dal
compiere un omicidio.
A questo punto, Lily
e Feith si fecero avanti: sarebbero stati i primi a sfidarsi. Il consigliere
aprì la scatola e, dopo aver mosso per qualche secondo la mano al suo interno,
ne tirò fuori un piccolo pezzo di pergamena arrotolata; lo lesse ad alta voce:
“ Gara di bevuta!”
Mascelle si abbassarono tutt’attorno. “ Ma che diavolo aveva
in mente quel dannato re!” sbraitò Gajeel serrando schifato la bocca.
“ Non credo il vostro gatto possa bere alcool!” affermò
sornione Enn. “ Collasserà al primo bicchiere!”
Fu portato allora un piccolo tavolino ricavato da un tronco
d’albero e i due sfidanti ci si sedettero attorno. “ Il re specifica che la bevanda
debba essere birra!” aggiunse il consigliere rivolto all’anziano che,
immediatamente, ordinò che fosse portato quanto richiesto.
E così, la sfida iniziò.
“ Andrai giù come un sacco di patate, piccoletto!” istigò il
rosso. Lily dal canto suo, trattenne una risata prima di cambiare a velocità
lampo le sue dimensione, in modo tale che riuscì a sovrastare notevolmente la
stazza dell’altro: “ Staremo a vedere!” rispose, prima di bere tutto d’un fiato
il primo bicchiere.
Uno, due, tre…otto, nove, dieci. I due avevano bevuto tutti
i bicchieri che fino a quel momento erano stati loro portati. Nessuno dei due
era ormai più tanto lucido.
“ Ti arrendi?” chiese Feith, ripulendosi la schiuma della
birra dalla bocca. “ Ti piacerebbe!” rispose l’Exceed battendo con forza il
bicchiere sul tavolino.
Le cose andarono avanti così per un po’: i due iniziarono a
entrare nella fase ubriachi marci, insultandosi a vicenda con frasi sconnesse e
senza senso. Era questione di tempo prima che uno dei due collassasse a terra.
Lily era ormai tornato alla sua forma originale, tanto che
fu costretto a sedersi sul tavolo (o almeno è quello che provò a fare,
chiedendo poi l’aiuto di Gajeel!): erano arrivati a trentaquattro bicchieri.
Purtroppo, la sfida si concluse con l’Exceed boccheggiante a
terra, le orecchie abbassate e il naso che pareva una piccola ciliegia matura:
la prima sfida era stata vista dal popolo di Maah.
“ La sfida e finita,” decretò il consigliere, “ vince
Feith!” urla di gioia si propagarono per tutta la vallata.
Nel mentre, Lily si trascinava a fatica verso i suoi
compagni. “ Lily come ti senti?” chiese la maga.
“ Bene, grazie Gajeel!” rispose, strizzando gli occhi, “
Comunque dovresti fare attenzione, credo che ci sia un albero dietro di te….ci
sta osservando!” concluse sussurrando, ammiccando al vero Gajeel, dietro la
ragazza.
“ Ma che cavolo Lily!” lo rimproverò il moro, prima di
prenderlo di peso e metterlo disteso sulla sua sacca.
“ Si preparino i prossimi!” si sentì la voce del consigliere
da lontano.
“ Vado io questa volta!” disse Levy, prima di incamminarsi
verso il luogo dove la sfida sarebbe iniziata.
Il foglietto fu estratto e l’uomo annunziò la sfida: “
Indovinelli!”
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Jhetsu vece segno a Levy di iniziare.
La ragazza ne aveva letti molti nei suoi vari libri, quindi
cercò di farsene tonare alla mente uno che fosse difficile: non voleva certo
cadere nel pregiudizio, ma confidava molto nel fatto che un semplice cacciatore
fosse carente in materia di indovinelli.
“ Bene,” cominciò, “ radici invisibili ha, più in alto degli
alberi sta, lassù tra le nuvole va e mai tutta via crescerà!*” concluse,
fissando intensamente il giovane davanti a lei.
Il moro ci pensò su un po’: si gratto il mento, il collo, si
guardò attorno e poi, all’improvviso, si fermò.
“ E’ la montagna!” disse. Levy rimase per un attivo stranita
poi, in silenzio, annuì.
“ Ora tocca a me!” riprese Jhetsu, “ Non ha voce e grida fa,
non ha ali e a volo va, non ha denti e morsi dà, non ha bocca e versi fa! Che
cos’è?”
Porca miseria, il tipo ci sapeva fare! La blu lo aveva
decisamente sottovalutato: non che non sapesse la risposta, ma era rimasta
piacevolmente sorpresa nello scoprire che il suo avversario sapesse tenerle
testa. “ il vento, la risposta è il vento!” disse.
Il ragazzo corrugò la fronte: era di nuovo il turno di Levy.
“ Vive senza respirare, freddo come morte pare, beve ma non
è assetato, non tintinna anche se corazzato!”
Jhetsu spalancò gli occhi: “ Come scusa?”
“ Deve ripetertelo così che il tuo piccolo cervello lo
catalizzi, nanerottolo?!” sbraitò Gajeel da lontano, sostenuto dai leggeri
gridolini di un Lily ancora ubriaco.
“ Niente affatto!” gli urlò di rimando, “ Solo,” guardò la
Scripter, “ ho bisogno di pensare!”
La ragazza annuì leggermente, mentre il moro si chiudeva il
mento tra pollice e indice, assorto.
Il tempo passava, ma il ragazzo non aveva ancora risposto: “
Le devo chiedere si rispondere, altrimenti avrà perso!” lo incalzò il
consigliere.
“ Certo, certo. Un attimo solo!” rispose. “ Cos’è, cos’è!!”
ripeté, perso di nuovo nei suoi ragionamenti.
“ Ti arrendi?” chiese Levy. Lui alzò lo sguardo verso di
lei: “ Non ancora!” rispose sogghignando e lei sorrise, perché sapeva che aveva
trovato la soluzione.
“ E’ il pesce!” proclamò in fine, senza accorgersi di stare
urlando.
Poi rincominciò: “Vedere non si può e neanche sentire,
fiutare non si può e neppure udire. Sta sotto i colli, sta dietro le stelle e
riempie tutti i vuoti, tutte le celle. Per primo viene, ultimo va, a vita e a
riso termine dà!”
La maga ebbe un brivido lungo tutta la schiena: “ Il buio!”
sussurrò.
“ Giusto!” rispose secco il giovane, sospirando appena: la
ragazza era davvero molto brava! “ Ora è il tuo turno!”
“ Bene, un giorno un occhio in un azzurro viso vede un
altr’occhio dentro un verde viso: quell’occhio
è come me, però è laggiù, mentre il mio occhio se ne sta quassù!”
Questa volta, il moro spalancò dapprima la bocca come per
dire qualcosa poi, lentamente, la richiuse: non aveva la più pallida idea di
quale fosse la risposta.
I minuti passarono, ma niente, non riusciva a capire di che
cosa parlasse l’indovinello! La blu lo guardava camminare avanti e indietro,
borbottando frasi sconnesse e gesticolando vistosamente: ormai era fatta.
Dopo cinque minuti, il consigliere decretò la fine della
sfida, dando la vittoria a Levy: ora erano uno pari.
La ragazza stava tornando verso i suoi due compagni quando
si sentì chiamare: “ Ragazza!” si voltò, “ Dimmi la risposta all’indovinello!”chiese
il moro.
“ E’ il sole che parla, mentre guarda il suo riflesso sulle
margherite!” disse.
Lui non rispose subito, ma rimase a guardarla per un po’,
poi parlò: “ Io non le ho mai viste le margherite!” e tornò dai suoi compagni.
Levy abbassò lo sguardo.
Ora mai mancava solo un’ultima sfida per decretare il
vincitore assoluto: erano rimasti solamente Gajeel ed Enn a contendersi la
vittoria.
“ Quale onore!” si inchinò il biondo beffardo, mentre si
avvicinava al Dragon Slayer, “ Sarà davvero divertente vederti perdere davanti
alla tua ragazza!” ridacchiò.
“ Non è la mia ragazza!” sbraitò, rosso come un pomodoro, “
E comunque sarai tu a perdere, damerino!” ringhiò.
Il consigliere estrasse l’ultimo, fatidico rotolo di
pergamena, mentre tutti i presenti trattenevano il fiato, aspettando il
responso. L’uomo lesse ad alta voce: “ Basket!”
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“ Quando tutto questo sarà finito, tornerò da quello stupido
re e lo prenderò a pedate nel sedere!” sbuffò Gajeel, mentre aspettava che gli
uomini del deserto montassero un campo da Basket improvvisato.
“ Non preoccuparti Gajeel, sono sicura che andrai alla
grande!” gli rispose lei, dandogli un leggero sbuffo sulla spalla. Lui sospirò:
sarebbe stato meglio un combattimento.
Comunque sia, il campo era pronto e il moro fu chiamato per
iniziare la sfida: il biondo lo aspettava.
“ Aspetta!” la Scripter lo trattenne per un lembo della
casacca, “ Non puoi giocare così!” lo rimproverò.
“ Così come, scusa?” chiese stranito. Lei indicò la casacca
nera: “ Levatela, altrimenti con tutto quel peso addosso ti stancheresti
inutilmente!”
Il moro si guardò, prima di fare quanto detto e rimanere in
canottiera (categoricamente nera!): “ Così va meglio!?” chiese sarcastico. Ma
per tutta risposta assistette all’incredibile evento di vedere Levy togliersi
la bandana: “ Legati i capelli con questa!”
In silenzio, lui la prese in mano, dandole in cambio la
pesante casacca: si legò i lunghi capelli corvini in una coda disordinata,
ammiccò alla ragazza tirando su il pollice e poi, carico come una mina, si
diresse spavaldo vero Enn.
“ Andrà bene, vero Lily?” chiese la maga all’amico.
“ Ciiiierto, basta che riesca a tener fermo il campo mentre
gioca!”
Levy lo guardò stranita, prima di tornare a concentrarsi sul
Dragon Slayer e il suo sfidante.
“ Sei sicuro che non sia la tua ragazza?” chiese il biondo,
non appena Gajeel si fu avvicinato. Il moro si scrocchiò vigorosamente le
nocche: “ Ti ho già detto di no!” rispose a metà tra chi vuol far vedere che
non gli interessa e chi, invece, se ne interessa da morire.
“ Allora non ti dispiace se la tengo per me, vero?” il tono
della sua voce era candido mentre parlava, come di un bambino che chiede alla
mamma se può avere un giocattolo.
Il moro rimase spiazzato: “ Cos’ hai detto!?” sibilò.
“ Bhe vedi,” comincio Enn, “ una ragazza del genere è
proprio il mio tipo: bella e intelligente. E poi io sono giusto in età da
matrimonio quindi, direi che il fato è dalla mia parte!”
“ Te lo puoi scordare!” sbraitò Gajeel furioso ed esasperato
da tanta assurdità, “ Levy non ci penserebbe nemmeno a venire con uno come te!”
Il biodo la prese in contro piede: “ Quindi, con uno come te
invece si?” chiese.
Il mago non rispose. “ Ah, questo cambia tutto, non è vero
ragazzone?” disse ancora, con quel suo tono da gatto sornione.
“ Lei appartiene alla gilda di Fairy Tail!” sentenziò il
moro a denti stretti, cercando di trattenersi del prenderlo a sberle.
“ Staremo a vedere!” cominciò, questa volta serio, “ Chi
vince la sfida, avrà il diritto di portare Levy con sé!”
“ Ma che diavolo…”
“ Ci stai?” lo interruppe di nuovo il biondo. Gajeel
sospirò, poi si voltò a guardare la compagna: stava li, ritta in piedi, con la
sua casacca sotto braccio e i capelli arruffati dal vento. Le tornarono in
mente le parole che gli aveva detto la mattina: quando decidono che vogliono qualcosa, faranno di tutto per averla!
Il Dragon Slayer si voltò di nuovo verso quel maledetto
damerino: “ Ci sto!” E così, al segnale del consigliere, il gioco incominciò,
frenetico fin dai primi palleggi.
Entrambi si muovevano velocissimi, inseguendosi, marcandosi,
senza mai perdere il ritmo.
Levy rimase piacevolmente sorpresa nel constatare che il
Dragon Slayer ci sapeva fare: non avrebbe mai pensato che potesse essere così
bravo; purtroppo però, anche il cacciatore di Maah era molto bravo. Come sarebbe
potuta finire una partita del genere?
Dribblaggio, tre passi, canestro: i primi due punti andarono
a Enn. “ Niente male, eh ragazzone?” lo stuzzicò il biondo, trottando nella sua
metà campo.
Il moro riprese la palla, lo guardò torvo per qualche
secondo, poi di nuovo spedito verso il canestro opposto.
I minuti passavano e i due continuavano a inseguirsi sui
punti: prima segnava uno, poi l’altro lo recuperava; come livello erano
praticamente alla pari. I giocatori erano entrambi boccheggianti, sfiniti e
fradici come spugne bagnate, in più il sole a picco sulle schiene non aiutava
affatto. Il problema era che Enn era decisamente più abituato a sopportare
situazioni del genere: Gajeel era piegato sulle ginocchia.
Il biondo gli si avvicinò: “ Cosa c’è ragazzone, non ce la
fai più?” ridacchiò.
Gajeel si asciugò il sudore dagli occhi: “ Ti piacerebbe
stronzetto!” ringhiò, nonostante le forze si stessero dissipando.
Erano ventiquattro pari: la palla continuava ad andare da
una parte all’altra, senza fermarsi, senza mai fare canestro; i minuti
passavano e il moro era sempre più sfinito. Era finita, non ce la faceva più.
“ GAJEEL!” si sentì chiamare; il cuore gli batteva a mille,
lo sguardo appannato e le orecchie che sibilavano come treni a vapore, ma
riconobbe immediatamente quella voce: Levy lo aveva chiamato.
Si voltò nella sua direzione: “ Forza Gajeel!” urlava, “ So
che puoi farcela, non mollare!” disse di nuovo, con la voce strozzata e rotta
dal pianto, ma comunque forte e chiara.
Già, il Dragon Slayer si era completamente dimenticato che
non poteva, non doveva perdere, altrimenti quell’idiota si sarebbe portati via
Levy, la SUA Levy.
Si alzò ritto in piedi, la palla pronta a toccare il suolo: “
Col cavolo che mollo!” ghignò beffardo.
Il biondo inarcò un sopracciglio stranito, ma il moro era
già partito i quinta verso il canestro: il cacciatore gli si parò davanti, il
moro lo schivò spostandosi con il piede perno, piegò le gambe e la schiena,
pronto al tiro.
La palla entrò netta, pulita e subito, il consigliere
decretò lo scadere dei minuti di gioco: la partita era vinta da Gajeel e la
sfida da Fairy Tail.
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Il popolo del deserto se ne andò, rinunciando all’assedio di
Kona, come prestabilito dalle regole del gioco.
Il re fu immensamente grato ai quattro maghi per il loro
aiuto, cosa che non si poteva dire altrettanto visti i giochi che li aveva
costretti a fare: ci mancò poco che Gajeel non saltò addosso al poveretto!
Comunque sia, esausti e sfibrati, si infilarono sul primo
treno diretto a Magnolia, diretti finalmente a casa.
“ Penso di non essermi mai stancato tanto in vita mia!”
sbuffò il drago, sprofondando nel sedile.
“ Per una partita di Basket!?” chiese divertita la ragazza,
Lily accoccolato sulle sue ginocchia, ancora leggermente brillo.
“ E non solo per quello!” rispose un po’ vago.
“ Comunque sia sono contenta sia tutto finito!” sbadigliò,
stropicciandosi gli occhi, “ sono davvero a pezzi!”
“ Parli tu, che hai solo dovuto parlottare e indov-.” le
parole gli morirono in gola quando sentì qualcosa di morbido toccargli il
braccio; Levy si ara accoccolata addosso a lui.
Il moro tremò tutto, rosso fino alla punta del naso: “ Oi,
gamberetto, c-che fai?!” sbraitò imbarazzato.
La ragazza non rispose: il respiro era pesante, segno che
ora mai era già bella e addormentata. Gajeel deglutì forte, teso come una corda
di violino: voltò lo sguardo al finestrino, appoggiandoci il braccio.
Ogni tanto la osservava: i capelli ancora sciolti,
arruffati, che scendevano leggeri sulle spalle nude. Le ciglia erano nere come
la pece, lunghe; le guance color melograno, un po’ per la stanchezza un po’ per
la loro natura. Il ragazzo pensò che fosse molto bella.
Si diede mentalmente dell’idiota, mentre si spalmava una
mano sulla faccia: tornò comunque a guardarla.
Chissà perché, si chiese, proprio lei, si era data tanta
pena per poter stare con lui; cos’aveva lui da offrirle, cos’aveva lui per
poterla rendere felice? Niente.
L’unica cosa che sapeva per certo, era che lui aveva bisogno
di Levy: ogni volta che la guardava, si ricordava lo schifo che era stato, ma
anche quello che aveva trovato a Fairy Tail, che non aveva mai avuto da nessun’altra
parte.
Gajeel le tolse gentilmente una ciocca di capelli dalla
guancia, poi la carezzo, facendo attenzione a non svegliarla: “ Mi piaci, Levy!”
“ Che cos’hai detto!?” il moro alzò lo sguardo: Lily si era
svegliato!
“ Ah, n-niente!” borbottò, rosso scarlatto. “ No, no, è
inutile che neghi: ti ho sentito!” ridacchio l’Exceed.
“ Non so di che parli!” disse di nuovo, grondando come non
mai, “ N-Non ho detto nulla!”
Il viaggio proseguì così, con i due che continuavano a
borbottare e protestare, mentre Levy, dal canto suo, dormiva tranquilla
appoggiata a Gajeel.
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E sono tornataaaaa….dopo un anno credo! Devo chiedervi
scusa, ma l’ispirazione mi aveva completamente abbandonata, e la voglia con
essa! Spero il capitolo vi sia piaciuto…wow, strano riprendere in mano una
storia dopo così tanto! Cmq, a titolo informativo, questo è il penultimo
capitolo, il prossimo sarà l’ultimo della serie…eh già! Cmq sappiate che mi
siete mancati tutti tanto, vi mando tanti baci, e ve ne manderò ancora di più
se lascerete una recensione! Grazie mille! * gli indovinelli sono presi dal libro " Lo Hobbit" di Tolkien, xkè ho zero fantasia anche su quelli!
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