Four Flowers

di Fuffy91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Fra divano e Tv ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Prime mosse ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Shane ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Fra divano e Tv ***


Capitolo 1

Bella.

 

“ La scorsa notte, la periferia di Seattle si è tinta di sangue. In un vecchio palazzo dei quartieri diffamati, sulla centesima strada, una donna è stata uccisa con un colpo di pistola alla tempia. Si suppone che il freddo omicida sia stato il marito, Joshua Hamilton. L’uomo, infatti, perseguitava la moglie, che dopo la separazione, non si era rassegnato alla sua perdita. L’ex signora Hamilton, lo aveva più volte denunciato alle autorità locali per stolking, finché in una calda notte d’estate, la passione amorosa non si è tramutata in furia omicida. I condominiali hanno sentito…”

Il mezzo busto della giornalista continuava a borbottare storie tragiche di cruenti omicidi, mentre con un sospiro, lascia cadere il capo sul petto di Edward, che mi accarezzò i capelli, baciandomi la fronte.

“ Uffa! Non parlano altro che di tragedie. Come si possa, poi, uccidere una donna con cui sei stato per più di tredici anni, non riesco proprio a concepirlo.”

Edward scrollò le spalle.

“ La follia umana è inconcepibile. Tuttavia, suppongo che la perdita della persona amata, una forzata separazione, siano fattori che contribuiscano a scatenare reazioni violente, impensabili perfino in soggetti tranquilli. Come quell’uomo, ad esempio. Ma, ritengo che queste siano state sopite in lui già da molto tempo. La decisione dell’ex moglie di allontanarlo da lei, è stata soltanto l’inevitabile miccia che ha fatto divampare l’incendio delle sue turbe.”

Guardai Edward, affascinata come sempre dalle sue precise ed illuminanti opinioni.

Sentendosi osservato, si voltò verso di me, ricambiando il mio involontario sorriso.

“ Cosa c’è? Perché mi guardi così?”

Risi debolmente, scuotendo la testa.

“ Hai studiato psicologia criminale, per caso? Quando parli così, assomigli molto ad uno di quegli scienziati cervellotici del CSI.”

Edward scoppiò a ridere già alla mia prima domanda, stringendomi a sé e accarezzandomi dolce un fianco, soffocando i suoi ultimi sussulti nella piega del mio collo, facendomi rabbrividire e ridere con lui.

“ Questa volta, ci sei andata molto vicino. Ho letto alcuni testi di psicologia criminale, in passato, ma non me ne sono mai interessato seriamente.”

“ Potresti farlo ora. Hai tanto tempo libero, adesso che non sei più occupato a salvarmi costantemente la vita.”

Scherzai, facendolo sorridere divertito. Adoravo quel sorriso suo ampio e luminoso, capace di saziarmi più del sangue ribollente di un puma inferocito.

Lo vidi inclinare il capo verso di me e le sue labbra ancora incurvate si avvicinarono inesorabili alle mie.

“ Mmm…”

Mugugnò, baciandomi le palpebre chiuse.

“ Questo è vero. Ma, adesso, ho altri interessi che mi preme coltivare.”

Mi sussurrò con voce adulante, sfiorandomi le labbra socchiuse con le sue, in un bacio dolce.

Mi spinse lentamente sui cuscini del divano, accarezzandomi i capelli, mentre li disponeva a suo piacimento sulle federe immacolate, mormorandomi quanto fossi bella e desiderabile. I suoi occhi ambrati trafissero i miei, ormai simili ai suoi, comunicandomi tutto il suo amore e tutto il suo desiderio.

Fu con un rapido movimento, che si chinò su di me, sovrastandomi con il suo corpo possente, catturando nuovamente la mia bocca con la sua, così morbida e rovente, baciandomi con maggior passione, travolgendomi come sempre nel nostro mondo privato.

Affondai entrambe le mani nei suoi capelli ramati, così morbidi e deliziosamente disordinati, mentre contemporaneamente, intrecciavo le gambe alla sua vita, spingendolo verso di me, in un secondo, i corpi incollati e palpitanti, smaniosi di possedersi ancora una volta.

Edward si staccò per un attimo dalle mie labbra, solo per accarezzarmi il viso e donarmi un nuovo sorriso felice, per poi intensificare il nostro bacio, con maggior foga.

“ Mamma!”

La voce di Renesmee mi giunse ovattata, la mia mente e i miei sensi imprigionati nella rete in cui Edward mi aveva intrappolato.

Le sue labbra strusciarono sul mio collo, finché con un piccolo morso, seguito da un mio sospiro di piacere e uno insoddisfatto di lui, mi riportò dolcemente alla posizione precedente, non staccandosi totalmente dal mio corpo, incollandomi al suo fianco, le braccia intrecciate intorno al suo dorso, la mano destra sul petto, le dita a seguire lo scollo rotondo della t-shirt, le iridi ancora accese di desiderio. Pressando la guancia sul suo petto, scorsi di sfuggita Nessie passare per il corridoio, chiamando sia me che Edward con energia.

Quando si sporse nella porta del salotto, il suo viso s’illuminò come un sole d’estate.

“ Ah, eccovi qui!”

Si precipitò accanto a noi, il suo vestito una nuvola azzurra, la gonna a pieghe si mosse intorno alle sue gambe lunghe e snelle, i suoi boccoli rossi accarezzavano le sue spalle ad ogni passo, finché non saltò sul divano in pelle, facendo scricchiolare le gambe in ferro per l’impeto.

“ Oh, sapesse come sono emozionata! Sono giorni che aspetto questo momento.”

Si sporse verso di me, afferrando il telecomando della televisione. Le scostai una ciocca di capelli ribelle dalla fronte, prima che si sporgesse rigida e attenta verso lo schermo.

Ci osservò di sottecchi per un attimo, inarcando un sopracciglio scuro.

Edward rise piano, scuotendo la testa, forse in risposta ad un suo pensiero.

Nessie sorrise al padre, quasi canzonatoria.

“ Non me la racconti giusta. Comunque, non starò qui per molto. Solo per un’oretta. Il tempo di vedere lo show. Poi, vi lascerò liberi di coccolarvi quanto vorrete.”

Disse, strizzando l’occhio verso di me. Se ne fossi stata capace, sarei arrossita vistosamente.

“ Ma… cosa… no! Noi non stavamo…”

“ Mamma, ti prego! Sono abbastanza grande da non lasciarmi sconvolgere dall’idea che i miei genitori possano scambiarsi tenerezze o fare sesso quanto vogliano.”

Disse con tono leggero, mentre con aria distratta, cambiava canali alla velocità della luce.

“ Renesmee…”

La richiamò gentile Edward, ma lo conoscevo troppo bene da sapere che, in cuor suo, si stava divertendo un mondo per il mio imbarazzo. Gli pizzicai il fianco, facendolo sorridere. Si sporse per posarmi un bacio rapido sulla fronte, afferrando gentilmente la mano posata sul suo petto, iniziando ad intrecciare e a scioglierne le dita con le sue, più lunghe e affusolate.

“ Cosa stai cercando?”

Chiesi ad una concentrata Nessie, mentre la vedevo cambiare canale, per poi fermarsi su uno di musica, osservandolo con aria critica.

“ Su Mtv dovrebbero trasmettere uno show, dove saranno ospiti i Four Flowers.”

“ Chi?!”

Chiedemmo io ed Edward all’unisono, con tono pacato lui e con voce incuriosita io.

Il sorriso gioioso di Renesmee si fece ancora più ampio.

“ I Four Flowers!”

Disse, con voce sognante e con tono ovvio.

Continuavo a non capirla.

“ I Four Flowers.”

Ripeté, con tono scocciato, un imbronciato Jacob, come sempre vestito con t-shirt nera e blu jeans, appoggiato svogliatamente allo stipite sinistro della porta. Guardò Renesmee con un’espressione profondamente scontenta.

Dal suo canto, lei lo ripagò di un meraviglioso sorriso.

“ Jake! Sei venuto, alla fine?”

“Si.”

Disse lui, portando gli occhi al cielo.

“ Su.”

Disse Nessie, picchiettando una mano su uno dei due grandi cuscini del divano.

“ Vieni vicino a me.”

Jake, sbuffando, la raggiunse, ubbidendo docile, sedendosi svogliatamente sul divano, un braccio involontariamente disteso verso di lei, sullo schienale.

Nessie si portò le ginocchia al petto, il telecomando abbandonato vicino alla gamba di Edward, gli occhi color cioccolato fissi sullo schermo. Era tutta un fremito.

Cercai di prestare più attenzione al programma, dove fra luci colorate e un mega schermo centrale, c’era un comico dj, intento ad annunciare un noto gruppo musicale.

Nessie si lasciò andare all’indietro, posando il capo sul braccio muscoloso di Jacob, che si voltò, sorridendo di fronte al suo sorriso felice.

Sorrisi anch’io, trovandoli molto dolci. Edward, invece, aveva lo sguardo puntato sulle dita di Jake, intente ad intrecciare alcune ciocche di Renesmee. Jacob intercettò il suo sguardo, rispondendo alla sua improvvisa disapprovazione con un’espressione interrogativa. Edward arcuò un sopracciglio, quasi ad indicare l’ovvio, e lui, sbuffando forte, smise di compiere quel gesto intimo. Edward ritornò a guardare lo show, sorridendo soddisfatto. Jacob, di fronte alla mia espressione divertita, mi fece una boccaccia, facendomi ridere piano. Lo vidi sorridermi, prima di riconcentrarsi sulla trasmissione.

Anch’io ritornai a fissare lo schermo, giusto in tempo per vedere il dj annunciare, fra un urlo e un altro del pubblico in studio, l’arrivo sul palco di una nuova band del momento. Il nome del gruppo era Four Flowers.

All’apparire di una comitiva di quattro giovani sul palco, il pubblico impazzì e le loro urla di gioia riuscirono a sovrastare le parole del presentatore. Perfino Renesmee impazzì, applaudendo entusiasta, come se fosse anche lei lì, fra quella calca.

“ Eccoli! Non sono fantastici?”

Disse, rivolta a Jacob, che annuì convinto, ma intuii soltanto per farle piacere, data l’espressione disgustata che ostentò non appena lei si voltò.

“ Oh, guarda Shane! E’ favoloso, in quell’abito nero. E’ classico, certo, ma sembra così cool addosso a lui.”

Come Alice, Nessie avevo ereditato dalla zia il gusto per la moda e, con sua grande gioia, aveva sviluppato un personale e spiccato gusto artistico, nel vestire come anche nell’arte, data la sua passione per la musica classica, eredità, questa, presa da suo padre.

“ Shane?”

Chiesi, sporgendomi verso di lei. Il suo sorriso minacciò davvero di abbagliarmi.

“ E’ quello davanti, vicino a Clio, la ragazza tutta vestita di rosso.”

Disse, indicandomelo.

Shane sembrava fin troppo pallido, attraverso lo schermo. Forse, la vita da rockstar aveva i suoi svantaggi. Dovevo ammettere, tuttavia, che era davvero un ragazzo affascinante, con quei fini capelli neri e quegli occhi viola, color ametista.

Clio, invece, era quella che attirava più sguardi e più consensi maschili. La telecamera sembrava stregata dalla sua immagine. Il suo vestito lungo, dall’ampia gonna con spacco laterale, il fine corpetto ricoperto di brillanti e la scollatura a ‘V’, venne inquadrato da capo a piedi, finche il suo sorriso languido non riuscì a bucare lo schermo. Anche lei, come Shane, era di una bellezza sfolgorante. L’incarnato pallido, occhi grandi e brillanti, poco trucco sugli occhi e sulle labbra piene, evidenziavano un fascino innocente e proibito al tempo stesso, proprio come il peccato.

Abbassò lo sguardo, ridendo composta alla battuta ironica del dj, che sembrava mangiarla con gli occhi. Supposi che, dal vivo, doveva essere ancora più sconvolgente. Edward osservò lei e Shane con vivo interesse, aggrottando piano la fronte.

“ Oh, è davvero splendida! E’ sempre così umile, durante le interviste. Scommetto che, nella realtà, sia una ragazza davvero simpatica.”

Nessie aveva tutta l’aria di adorarla più del fascinoso Shane. Jacob sbuffò, ancora contrariato.

Mi osservò esasperato.

“ Sono mesi che mi fa una testa così di questi quattro manichini. Sto cominciando ad odiare la buona musica, per colpa loro. Nessie non fa che ascoltare le canzoni strampalate che scrive quel tizio.”

Mi disse, indicando Shane che sorrideva quasi forzatamente alla domanda del dj. Clio coprì la sua mano con la sua, in modo complice e la telecamera zummò subito su quel semplice gesto, per risalire piano su entrambi. Stranamente, anche Clio aveva gli occhi color ametista.

“ Si da il caso che quel tizio abbia vinto il premo della musica come Miglior Rivelazione dell’Anno, Miglior Singolo, Miglior Album, Miglior Effetto Scenico…”

“ Si si, l’elenco lo so a memoria.”

Disse Jacob, baciandole una guancia, mentre lei si lasciò ricadere sul morbido schienale, tutta imbronciata.

“ Renesmee.”

La richiamò Edward, fino ad ora concentrato sullo spettacolo.

“ Si?”

“ Da quando è uscita questa band?”

Le chiese, afferrando il cellulare e componendo un numero.

“ Da tre mesi, circa. E sono fortissimi!”

Disse, tutta un sorriso e un rossore di piacere. Jake si coprì il viso con le mani, implorando Edward con lo sguardo, di non farle altre domande sul gruppo o i suoi componenti. Sembrava davvero esasperato e Edward sempre più crucciato e… preoccupato? Possibile?

“ Mmm… e hanno intenzione di fare un tour?”

Nessie annuì, battendo le mani, felice.

“ Si, certamente. Verranno anche a Seattle.”

Edward la guardò, sconcertato, portandosi il cellulare all’orecchio destro.

“ Quando?”

“ Il 1° Agosto. Perché? Oh, mi ci porterai Jake? Ti prego, ti prego, ti prego.”

Jake stava per rispondere, ma Edward lo prevenne, alzandosi dal divano in maniera repentina. Lo seguii, improvvisamente nervosa.

“ Non andrai a nessun concerto.”

Le disse Edward, stroncando il suo entusiasmo. Jake, invece, sembrava quasi felice del suo diniego.

“ Perché? E’ tutto quello che desidero. Per piacere, papà.”

Lo implorò, toccandogli un braccio, forse trasmettendogli pienamente il suo desiderio, grazie al suo potere. Ma Edward era irremovibile. Non riuscivo a capire il suo timore nascosto.

Osservai Shane cantare a squarciagola di un amore tormentato, accompagnato dalle note malinconiche di una musica struggente. Era una canzone splendida, che sapeva toccare il cuore di qualsiasi uditore.

Clio era seduta accanto al dj, che la guardava di sottecchi, fra le mani un altro premio, osservava compiaciuta i suoi colleghi suonare e Shane cantare. La telecamera si fissò su di lui, rapita dal suo grande carisma, come se anche il cameraman dietro di essa fosse ipnotizzato dalla sua voce roca, graffiante e voluttuosa. Notai, in un attimo invisibile, i suoi occhi viola osservare Clio e brillare di una luce ardente. Ma fu solo un istante, talmente breve da apparire frutto dell’immaginazione.

Edward, intanto, era riuscito a contattare chi stava cercando con tanto insistenza.

“ Carlisle. Scusami se ti disturbo, sei in reparto? Sei in pausa?... Benissimo! Per favore, corri in sala comune, accendi il televisore. Metti su canale otto.”

Attese per alcuni istanti, gli occhi ancora fissi sullo schermo. Ora, anche Jake lo guardava teso.

“ Che succede?”

Gli chiese.

“ Sttt…”

Gli intimò il silenzio, alzando una mano e intimandogli pazienza.

“ Hai visto?”

Carlisle, dall’altro capo, assentì.

Edward… Sono…

Lo udii dire, quasi shoccato.

Edward annuì, come se Carlisle potesse vederlo.

“ Si. Vampiri.”

 

 

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Sono tornata, gente, con una nuova storia. Spero vi piaccia. E’ un esperimento, che spero vi possa appassionare come sta appassionando me. Premetto che sarà una storia breve, ma intensa. ;)

Aspetto i vostri commenti, critiche e opinioni.

A presto,

Sempre vostra,

Fuffy91! <3

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Prime mosse ***


Capitolo 2 - Prime mosse

Bella.

 

Alice era imbronciata. Il motivo era molto semplice: Edward aveva appena finito di rimproverarla.

“ Non sbirciare nel loro futuro. E’ molto improbabile che avremo a che fare con quegli individui.”

Alice sbuffò, osservandolo di sottecchi.

“ Ti ripeto che non sono pericolosi.”

Edward portò gli occhi al cielo, esasperato dalla sua testardaggine.

“ Lo ripeti da giorni, Alice. Credi davvero che Edward si sbagli?”

Le chiesi, ignorando lo sguardo di rimprovero di Edward.

Alice mi sorrise, annuendo.

“ Be’… non sarebbe la prima volta.”

Disse, guardando di sottecchi il fratello, che le gettò qualcosa contro. Alice lo afferrò, ridendo: era un orologio da polso. Alice lo depose sul tavolino in legno, afferrando una rivista di moda, iniziando a sfogliarla distrattamente.

“ Comunque, ritengo che non ci sia nulla da temere da quei quattro vampiri.”

“ Carlisle la pensa esattamente come me.”

Disse pacato Edward, irritandola. Alice gettò sul pavimento la rivista, dardeggiandolo con lo sguardo ed incrociando le braccia, in segno di sfida.

“ E questo dovrebbe decidere tutto? La mia opinione non vale niente?”

“ Non essere melodrammatica. Le tue opinioni sono state sempre ben accette, in questa casa.”

Le disse Edward, riponendo con calma alcune t-shirt e varie camicie in una piccola valigia nera.

“ Mi passi quel foulard, per piacere?”

Gli chiesi, allungando una mano verso di lui. Edward me lo porse, chiudendo subito dopo con un gesto secco la valigia. Lo stesso feci io, con il mio borsone.

Alice sbuffò, contrariata.

“ E’ inutile che voi due, Esme e Carlisle andiate a parlare con loro. Saranno a Seattle fra dieci giorni. Perché andare fino a Los Angeles?”

“ La verità, è che ti dispiace non venire con noi, a curiosare.”

Le disse Edward, sorridendo verso di me, divertito.

Osservai Alice dietro di noi, mentre chiudeva la porta della nostra camera da letto.

Edward prese anche il mio borsone, trattenendolo per le maniche insieme alla sua valigia, con una sola mano, mentre con l’altra intrecciò le sue dita con le mie. Con molta scioltezza, discendemmo velocemente le due rampe di scale, quasi planando leggiadramente sul morbido tappeto bianco del salotto. Esme e Carlisle, entrambi vestiti in maniera sobria e sportiva, ci stavano aspettando, il borsone di Carlisle e il trolley blu scuro di Esme ai loro rispettivi fianchi.

“ Siete pronti?”

Ci chiese gentile Esme.

Edward annuì.

“ Si.”

Assentii, osservando preoccupata Nessie, seduta sul divano insieme a Jacob, che le sussurrava parole dolci e di conforto, per lenire la sua delusione.

“ Oh, papà! Perché non posso venire anch’io?”

Disse, raggiungendo il padre, supplichevole. Edward le sorrise, accarezzandole il capo.

“ Ne abbiamo già parlato, mi sembra. E’ molto meglio se rimani qui. Per la tua sicurezza, tesoro.”

Nessie abbassò lo sguardo, dispiaciuta.

“ Ma anch’io volevo conoscere i Four Flowers.”

Piagnucolò, stuzzicandosi la punta del naso con un dito. Io ed Edward ci guardammo, inteneriti dalla sua dolcezza, quasi infantile.

Mi avvicinai, abbracciandola e sussurrandole all’orecchio:

“ Su, Renesmee, non fare i capricci. Lo sai che io e tuo padre lo facciamo per il tuo bene.”

Lei mi toccò il braccio destro, trasmettendomi il suo desiderio di vedere Shane e di conoscere soprattutto Clio. Erano proprio diventati i suoi idoli. La strinsi più forte fra le mie braccia, mormorandole:

“ Pensa piuttosto che potrai fare tante cose insieme a Jacob, e magari potrebbe portarti ad uno di quei favolosi falò sulla spiaggia, a La Push.”

Con quelle mie parole, una nuova serie d’immagini mi attraversò la mente. Vedevo, in una luce calda e soffusa, il viso di Jacob sorridente, mentre la trascinava in acqua, per farle fare un tuffo di mezzanotte e gli altri ragazzi di La Push ballare intorno al fuoco, fino a notte fonda, al ritmo di chitarre classiche e tamburi.

La sentii sorridere sulla mia spalla e Jacob ammiccare verso di me e annuire, come a dirmi: “ Lascia fare a me!”

“ Lo so che ti piacciono tanto, quelle lunghe serate in riva al mare. Puoi restare a dormire anche da Jake, se vuoi.”

Nessie si staccò, sorridendo gioiosa.

“ Va bene.”

Mi disse, facendomi trarre un sospiro di sollievo. Sarei stata più tranquilla, sapendola felice, a godersi le vacanze, protetta da Jacob.

“ Basta che la riporti prima di mezzogiorno. Deve mangiare qualcosa di più sano, che pollo al chili.”

Disse Rosalie, rientrando dopo una lunga mattinata di caccia, insieme ad Emmett. Quest’ultimo, sorridente, sembrava molto rinvigorito e più scattante, mentre gli occhi di Rosalie erano una calda colata di miele e il suo viso era più luminoso e rilassato.

Jake si stizzì alle sue parole, incrociando le braccia e sogghignando malizioso. Sapevo che avrebbe fatto di tutto per Nessie, tranne sottostare alle regole di Rose. Come se gli avesse letto nel pensiero, si limitò a guardarlo truce, scostandosi una ciocca di capelli biondi dalla fronte.

“ Andate a trovare la band sanguinolenta?”

Domandò scherzosamente Emmett, indicando con un gesto del capo le nostre e le valigie dei genitori.

“ Si. E dobbiamo sbrigarci o perderemo l’aereo.”

Disse Carlisle, prendendo entrambe le valigie, la sua e il trolley di Esme, che abbracciò Renesmee.

“ Mi raccomando. Fai la brava, tesoro mio.”

Le disse, staccandosi quasi subito, accarezzandole materna il viso. Toccò anche il braccio di Jasper, che le sorrise a fior di labbra.

“ Sicuri che non volete che venga con voi? Edward?”

Chiese prima ad Esme e poi ad Edward. Mio marito scosse la testa, negando.

“ No, Jasper, credimi. E’ meglio se tu ed Emmett rimaniate qui.”

Gli rispose, prevedendo la reazione del secondo fratello, già pronto a replicare. Emmett ringhiò scherzosamente, fingendo di essere arrabbiato con lui. Edward gli diede un buffetto sulla spalla, prima di abbracciare la figlia, che ricambiò la stretta con slancio. Sorrisi, osservandoli compiaciuta. Per quanto si lamentasse di questo o di quello per le decisioni del padre, mia figlia adorava Edward.

“ Fa la brava. Ricorda: hai promesso.”

Le disse, baciandole la fronte scoperta. Nessie arrossì, annuendo sconfitta.

“ Si, papà. Parti tranquillo.”

“ Stai tranquillo, Edward. Ci saremo noi, a sorvegliarla.”

Disse Rose, accarezzando con la unta delle dita, i capelli di Nessie, regalandole un amorevole sorriso. Nessie ricambiò il gesto tenero della zia, con un rapido bacio sulla guancia.

“ E anch’io.”

Ci tenne a sottolineare Jacob, cingendole le spalle con un braccio. Rose si scostò immediatamente, arricciando il naso, per l’odore della sua pelle di licantropo. Jake sogghignò, compiaciuto per quella piccola vittoria.

“ Anche se, potrei…”

Iniziò subito dopo, con tono serio.

“ No!”

Esclamai, decisa.

Jake mi sfidò con il suo sguardo scuro.

Raddolcii il tono di voce, per ammansirlo, ma mantenendo sempre un accento categorico.

“ Preferisco saperti insieme a Renesmee. Nell’eventualità che il nostro incontro con i Four Flowers non finisse a buon fine, sarei più tranquilla al pensiero che tu sia al suo fianco, per proteggerla al meglio.”

Dissi, stringendo la mano di mia figlia con la mia. Nessie ricambiò la stretta con energia, trasmettendomi la mia stessa espressione di possesso e di protezione nei suoi confronti. Era avvolta da un’aurea delicata e dolce, tanto da poterne assaggiare l’aroma caramellosa. Alzai lo sguardo per incontrare gli occhi colmi d’amore di mia figlia.

“ Stai tranquilla, mamma. Vi aspetterò qui. E farò la brava!”

Disse, riprendendo le parole del padre, che sorrise vicino a me.

“ Ve lo prometto.”

Disse, solenne, osservandoci seria e un po’ apprensiva.

Al momento della partenza, notai che i discorsi critici di Edward sui suoi adorati Four Flowers sembravano averne sconvolto il giudizio, rendendola più critica. Certo, la scoperta di essere un’amante di un gruppo rock melodico potenzialmente vampiresco, l’aveva colpita più di quanto avessi immaginato.

Alice, sbucando da sotto il braccio di Jasper, la raggiunse, stringendosela accanto, circondandole la vita con un braccio, scompigliandole i capelli.

“ Vedrai, Nessie. Andrà tutto bene. Mamma, papà e i nonni torneranno sani e salvi. E’ già tutto deciso. E…”

Si sporse per sussurrarle qualcosa all’orecchio, la bocca completamente pressata sul suo lobo, tanto da rendere impossibile perfino ad un udito fino come il mio, di comprendere le sue parole.

Quando si staccò, entrambe sorridevano. Solo Edward, leggendo la mente della sorella, capì cosa avesse sussurrato all’orecchio della figlia.

“ Su, andiamo. Carlisle ed Esme aspettano solo noi.”

Disse, trascinandomi all’uscita, le mani ancora strette in un saldo intreccio, i nostri bagagli nel suo pieno possesso.

“ Torneremo nel giro di pochi giorni.”

Dissi, salutando tutti con l’altra mano libera.

“ Ciao, mamma.”

Mi salutò Nessie, affacciata al portico di Villa Cullen.

“ Bella!”

Esclamò Alice, correndo verso la macchina, già in moto.

“ Cosa c’è?”

Alice non parlò, ma si alzò sulle punte per sfiorarmi il collo. Sentii qualcosa toccarmi la base del collo e le dita trovarono subito l’oggetto estraneo. Abbassai lo sguardo, verso un ciondolo a forma di fiore, ricoperto di brillanti.

“ Ti sarà utile. Non toglierlo mai, promesso?”

Prima che potessi risponderle, si avviò verso il portico, trovando il suo posto, accanto a Jasper, che le mormorò qualcosa. Lei annuì, sventolando una mano per salutarci.

Fuori dal sentiero alberato, una volta immessi sull’autostrada, chiesi ad Edward, entrambi seduti sui sedili posteriori della Mercedes nera di Carlisle, cosa Alice avesse detto a Nessie, prima di partire.

Edward scrollò le spalle, in gesto vago.

“ E’ convinta che alcuni dei membri del gruppo, torneranno con noi a Forks.”

L’osservai, sbalordita.

“ Lo ha visto nelle sue visioni.”

“ Si.”

“ E succederà veramente?”

Edward si voltò verso di me, gli occhi d’ambra brillanti nella semioscurità, rafforzò la stretta delle sue dita, premendo sulle mie.

“ Non lo so.”

Sospirai, i nervi frementi per l’agitazione in salita. Reclinai il capo sulla sua spalla, ricambiando la stretta della sua mano con maggior forza.

Esme, quasi per alleggerire la tensione, accese l’autoradio, trovando una stazione radio locale, dove il dj radiofonico annunciò proprio il nuovissimo singolo dei Four Flowers che, secondo le classifiche musicali internazionali, aveva già guadagnato il successo, superando anche quelli di artisti già affermati, come i Linkin Park e Madonna, nel giro di poche settimane dalla sua uscita.

“ Come possono aver raggiunto il successo in così breve tempo?”

Domandai, quasi rivolta a me stessa.

Vidi il riflesso del sorriso di Carlisle, dallo specchietto retrovisore.

“ Immagino che il fascino vampiresco abbia sortito i suoi effetti.”

Esme rise dolcemente, afferrandogli la mano.

Chiusi gli occhi, lasciandomi cullare, mio malgrado, dalla voce densa di sfumature oniriche di Shane. Con l’immagine dei suoi innaturali occhi color ametista scolpita nella mia mente, raggiungemmo l’aeroporto di Seattle.

 Il checkin fu lungo e monotono e non fece altro che innervosirmi ancora di più. Notando la mia agitazione, fu Edward ad occuparsi del mio borsone e di consegnare oltre al suo, anche il mio biglietto, a una fin troppo sorridente hostess.

Cosa avevano tutti da sorridere? Naturalmente, erano tutti così felici per via delle vacanze estive. Le spiagge assolate e i mari caraibici attirarono un gruppo consistente di turisti e villeggianti. L’attesa del volo fu ancora più insopportabile. Quando Esme mi fece notare di essere rimasta fin troppo immobile, vicino ad una colonna, attirando l’attenzione di tre giovani e distinti signori, in giacca e cravatta e con pc portatile acceso, gli ultimi superstiti lavoratori attivi, sorridendo forzatamente, mi precipitai accanto ad Edward, che mi cinse le spalle rigide, sfiorandomi le labbra in un rassicurante bacio. Chiusi gli occhi. L’ansia accumulata era tanta, che mi dimenticavo perfino di comportarmi da umana. Mi lasciai accarezzare dalla sua dolcezza per pochi istanti, godendomi la carezza delle sue dita fra i capelli.

Finalmente, dopo un’ora e mezza d’attesa – in quel momento, paragonabile alla mia eternità – il nostro volo venne annunciato, preceduto da un annuncio di scuse per via dell’ampio ritardo.

Il viaggio durò circa tre ore e quando atterrammo, era già tardo pomeriggio. Il cielo era tinto di rosso e il sole dietro le nuvole color arancio, sembrava un’arancia schiacciata.

I suoi raggi cremisi illuminarono la nostra pelle di vampiri, rendendola simile alla terra cotta, una brillantezza troppo particolare per risultare anormale.

Le hostess osservarono Edward e Carlisle con ammirazione, mentre riservarono sguardi invidiosi a me e ad Esme.

Los Angeles ci accolse nel vivo del traffico e nel pieno di una giornata dal caldo spaventoso, nonostante la sua inevitabile fine. Le ragazze in bikini e in roller, lungo il sentiero acciottolato costeggiato da palme, erano completamente sudate e alcune, con le cuffie dell’i-pod a sostituire con la musica il rumore assordante delle auto imbottite nel traffico, mangiavano indisturbate coni gelato di un dollaro e ghiaccioli colanti.

Il mare aveva assunto i colori di un quadro impressionista e la brezza marina penetrava fra i miei capelli sciolti, come un piacevole balsamo. Attraversammo i quartieri residenziali, per addentrarci nella quieta periferia sud e proprio lì, fra quei palazzi in restauro e casette atipiche, sorgeva la residenza dei Four Flowers.

Si trattava di una villa a quattro piani, con terrazzo, mansarda, ampia piscina ed idromassaggio incluso.

 Non si poteva certo dire che i Four Flowers non badassero a spese, in fatto di lusso e comodità.

“ Penso che dovremmo suonare.”

Suggerì Esme, con la sua voce dolce come il cioccolato fuso.

Carlisle le sorrise, facendo il primo passo. Ma prima che potesse premere il campanello, l’alto cancello bianco si ritirò da un lato meccanicamente e la porta di casa si spalancò, rivelando in lontananza un ometto corpulento, abbastanza alto, con occhiali griffati, in giacca e cravatta, stile Man in Black.

Stava parlottando in modo concitato a telefono.

“ Non m’ interessa, Derek! Devi portarlo qui, anche se dovessi trascinarlo per i testicoli per giocarci a squash!”

Si diresse verso una macchina parcheggiata nel vialetto, aprendone la portiera e rovistandone l’interno.

“ Cosa?! Chiede il venticinque per cento delle vendite? Non dire assurdità! Quella nullità dovrà accontentarsi massimo del dieci per cento del guadagno!”

Riemerse dalla sua auto, sbattendone con energia la portiera. Aveva un caffè da portare via in mano. Lo bevve tutto di un sorso, mentre ci guardava interdetto.

“ Senti, Derek, puoi stare qui a riempirmi di chiacchiere per ore, ma la questione rimane la stessa: devi portarlo qui! Non lo so perché lo vuole così tanto! Sono un manager, non un prete! Ti ho mai dato l’aria del confessore?”

Bevve, un altro generoso sorso, macchiandosi la camicia bianca e inamidata con alcune gocce di caffè. Ma l’uomo non se ne curò, continuando a sbraitare con il collega a telefono. Ci osservò ancora un po’, per poi iniziare a farci segno di entrare. Carlisle si affrettò ad accogliere l’invito, avvicinandosi all’uomo, con al so fianco una divertita Esme, seguiti da me e da Edward, che mi tenne ancora la mano.

“ Ti ripeto: non m’interessa! Portalo qui! Ne vale della mia carriera, lo capisci o no?”

Portò gli occhi al cielo, sventolando il bicchiere di cartone in alto e in basso, muovendolo come un gessetto nelle mani di un’insegnante.

Sentivo perfettamente il rumore sommesso provocato dal liquido scuro al suo intento e un vago sentore di alcool, come se avesse allungato la bevanda con il brandy o la vodka.

“ T’importerà, dato che l’agenzia sborsa prima un assegno di diecimila dollari l’anno per me e poi per te. Sei il secondo anello della bilancia, baby, ricordatelo. Se io vengo gettato nel cesso, tu stai già navigando nelle fogne, insieme ai topi, rendo l’idea?”

Bevve ancora, facendoci segno di aspettare e poi di seguirlo dentro casa.

Aprì da solo una vetrata a specchi, che fungeva da moderno portico, occupato solo da un tavolino di vimini, con raffinate sedie di bambù. Sui morbidi cuscini color crema, c’era una rivista e un pacchetto di sigari aperto e mezzo consumato.

Quello che doveva essere il manager ufficiale dei Four Flowers, un uomo in carne ed ossa e non un vampiro, come testimoniava il suo cuore pulsante e il colorito rosato della sua pelle gonfia di sangue, ci fece strada, aperto una seconda porta in legno e vetro, quella ufficiale, dato l’interno pieno di oggetti, mobili antichi e moderni, elettrodomestici all’ultima moda, schermo piatto, ultra stero e lettore dvd e whs ad occupare un’intera parete, con mensole stipate di cd, vecchi dischi, sicuramente introvabili sul mercato dei collezionisti, dvd, videocassette e alcuni libri.

Sull’altra parete quella che doveva essere soltanto un accenno di una sontuosa libreria, occupava un’intera parete. In alto, troneggiava un dipinto risalente alla pop-art, in un unione fra antico e moderno, dal gusto ineguagliabile.

Un tappeto rotondo, rosso Tiziano, occupava da solo tre quarti del luminoso parchè. Su di esso, c’era un tavolino ricolmo di riviste e quelli che Edward identificò come spartiti musicali. Mi avvicinai, curiosa, scorrendo con lo sguardo titoli disparati, da Playboy a Vanity Fair.

C’erano dipinti e fotografie ovunque. Molte, erano quelle di servizi fotografici, dove i modelli prescelti erano il duo portante della band, Shane e Clio. Una in bianco e nero, posta su un antico comò stile fine Ottocento, mi colpì particolarmente. Shane e Clio erano semplicemente seduti su una poltrona in pelle, lei sulle ginocchia di lui, le braccia a cingergli il collo, il sorriso luminoso di lei e quello a fior di labbra di lui. Sembrava la più naturale e la meno seducente di tutti

“ Allora, veniamo a voi: siete quelli della Summit?”

Mi voltai, posando la foto al suo giusto posto.

Il manager ci osservava uno ad uno, dopo aver riposto nella tasca interna della giacca il suo immancabile telefono cellulare.

Non sembrava colpito , spaventato o per lo meno intimorito dalla nostra inquietante bellezza, elemento che di solito bastava per affascinare o allontanare gli esseri umani più furbi. Eppure, quest’uomo non sembrava né in soggezione né irretito. Era come immune al nostro potere di persuasione. Che ne fosse talmente assuefatto, da esserne diventato intollerante?

“ Ci scusi, ma no.”

Iniziò Carlisle, attirando la sua attenzione con la sua pacata diplomazia.

“ In realtà, siamo qui per vedere il signor Shane e i suoi amici. Così, per una chiacchiera informale.”

“ E’ della polizia statale?”

Gli chiese, guardandolo di sottecchi. In effetti, Carlisle era fin troppo tranquillo e formale per apparire un accanito fan dei Four Flowers. Osservandolo, non poteva che apparire una persona importante, a livello sociale.

Gli occhi chiari dell’uomo si sgranarono improvvisamente.

“ No, non me lo dica? E’ della narcotici, vero?”

Si portò le mani sul volto, quasi disperato.

“ Lo sapevo, lo sapevo che prima o poi quel ragazzo sarebbe finito nei guai! Che facesse uso di stupefacenti lo avevo capito da un pezzo, ma fino ad arrivare al crac o all’eroina… no, non posso crederci! Non si potrà neppure trattare! La sua e la mia carriera sono finite!”

Carlisle scoppiò a ridere, di fronte allo sbigottimento generale del manager, che lo guardò come se fosse impazzito.

“ No, signore. L’assicuro che il signor Shane non è un drogato o un eroinomane.”

L’uomo sospirò, pieno di un ritrovato sollievo.

“ Ah, grazie a Dio! Stavo già sudando freddo.”

Disse, strofinandosi la fronte corrugata con un fazzoletto sbucato dalla tasca dei pantaloni. Poi, si fece di nuovo serio.

“ Ma, allora, chi siete? Giornalisti? Aspettavo quelli della Summit, ma se non siete voi, avranno fatto ritardo. La signorina lì in fondo ha tutta l’aria di essere una giornalista del Rolling Stones.”

Disse, indicandomi e sorridendomi piano. Lo feci anch’io, ricambiandolo e negando col capo.

Lo vidi abbassare lo sguardo, quasi in un gesto meccanico di difesa, un leggero rossore ad imporporargli le guance.

“ Mi dispiace deluderla, ma non siamo giornalisti.”

Continuò Carlisle, guadagnandosi un’occhiata confusa da parte dell’uomo, che si alzò dalla poltrona in pelle bordeaux su cui si era accasciato prima, nel pieno dello sconforto.

“ Allora, scusatemi ma, per quanto mi siate simpatici e quella signorina m’ispiri come modella per la prossima copertina di Vogue, mi dispiace ma temo di dovervi congedare.”

Ci disse, alzando le braccia come a volerci spingere verso la porta.

“ Ehi, ehi, Karl, aspetta!”

Esclamò giuliva una voce, il cui proprietario era un ragazzo sui vent’anni, portamento da ragazzino di sedici e profondi occhi viola.

Cinse le spalle del manager, che cominciò a borbottare frasi sconnesse. Il giovane non era Shane Banner, ma Anthony Diamonds, il bassista della rock band. Vestito sportivamente, con una canotta nera e un paio di bermuda di cotone grigio perla, ci abbagliò con un sorriso perfetto e fanciullesco, un sorriso che riuscì a toccargli gli occhi, che divennero ancora più grandi e luminosi. I capelli biondi erano rasati da un lato alla Cindy Louper e i ciuffetti ribelli erano fermati con una crema indurente.

Profumava di eucalipto e gelsomino. Non era un odore pericoloso, ma comunque mi tesi in allerta.

“ Lascia che i signori parlino con Shane. So che il nostro leader è ansiosi d’incontrarli.”

Puntò il suo sguardo mandrillo verso Carlisle, che ricambiò il sorriso, annuendo. Si voltò verso di me, ammiccando e sussurrando un “ciao”, inudibile  soltanto per Karl, nonostante gli fosse ad un palmo di naso.

Di riflesso, Edward mi strinse al suo fianco, protettivo. Come prevedendo questa mossa, Anthony rise sfacciato, facendoci segno di seguirlo.

“ Su, seguitemi! Shane è in salotto. Vieni anche tu, Karl. So che anche tu, hai alcune cose da dirgli.”

Anthony ci fece strada verso due lunghe corridoi, seguito da Karl e da noi Cullen. Mi accostai ad Edward, per sussurrargli:

“ Pensavo fosse quello il salotto.”

Dissi, indicando col capo dietro di noi. Edward guardò all’indietro, scuotendo la testa e regalandomi un suo raro sorriso sghembo, che mi fece rabbrividire immediatamente di desiderio.

“ Megalomania di ricche rockstar.”

Risi piano sulla pelle del suo collo, stringendo la mano, il cui braccio mi cinse le spalle.

 

 

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Grazie per essere giunti fin qui, ancora una volta. Sono felice che, già dal primo capitolo, la mia storia vi abbia così affascinato. :D

Vi ho regalato un nuovo capitolo, sperando che vi susciti le stesse emozioni del primo.

Aggiornerò fra domani e domenica.

Commentate in tanti! ;)

A presto!

Sempre vostra,

Fuffy91.

<3

 

Rispondo a…

 

Vale985cullen: Grazie per la recensione positiva! :D Purtroppo, la tua curiosità sugli occhi viola e non rossi o ambrati dei nuovi vampiri, troverà soddisfazione nei prossimi capitoli! :D Spero che commenterai anche questo, per farmi conoscere le tue nuove impressioni! Ma anche se lo leggi solo, mi suscita lo stesso piacere! :D A presto, Fuffy91! <3

SweetLady98:  Ciao! Oh, sono contenta di averti appassionata! :D Si, anche a me piace Renesmee e l’ho voluta rendere più dolce possibile, con i problemi di un’ adolescente come tante, con i suoi idoli e le sue passioni, ma con le preoccupazioni di un’adulta! J Spero chev ti sia piaciuto anche questo capitolo!

A presto, Fuffy91! <3

PS: Anche se trovo che sia un bellissimo nome, no mi dispiace! :D <3

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Shane ***


Capitolo 3 - Shane

Bella.

 

Il “salotto” era un’enorme stanza, con pareti verde menta e sfumature color panna cotta. Divani di stoffa fiorita, ampi e di forma rettangolare, troneggiavano al centro della sala. Proprio al centro di uno di essi, riuscii a scorgere dietro le figure di Anthony e Karl, un paio di anfibi in pelle nera e delle lunghe gambe accavallate, ricoperte da un pantalone lungo di cotone nero.

C’era un ticchettio insistente, provocato dalla tastiera di un portatile. Il proprietario, era Shane, seduto comodamente e a torso nudo fra i morbidi cuscini verdi del divano, concentrato in quello che doveva essere la stesura virtuale di un nuovo successo. Sul tavolino in legno scuro, c’era un posacenere pieno di mozziconi di sigarette e fogli di carta sparsi un po’ dappertutto. In un piccolo vano, sulla destra, c’era un palchetto, con sopra alcuni strumenti musicali, in ottime condizioni: una batteria, due chitarre elettriche, una classica, un basso, un piano nero a coda e un microfono retto da un’asta centrale.

Le uniche fonti d’illuminazioni erano i raggi del sole cremisi che, penetrando dall’ampia vetrata a nord, con porta scorrevole, che dava sul giardino, irradiavano una luce rossa e suggestiva, rendendo quell’immenso salotto originale, un luogo misterioso. Del resto, la presenza di Shane, da sola, riusciva a garantire una tale impressione.

I suoi occhi viola non si staccarono dallo schermo luminoso del computer e le sue dita picchiavano frenetiche sui tasti scuri della tastiera.

Dovevo ammettere che, dal vivo, Shane era di gran lunga più affascinante. I capelli scuri, sparati in alto per via delle dita che, a volte, le andavano a tormentare, le sopracciglia scure ben delineate e folte, spiccavano sull’incarnato di ghiaccio della pelle marmorea. Le labbra, strettamente serrate, erano sottili e dal taglio fortemente virile. Solo il labbro inferiore sembrava leggermente più pieno rispetto al primo. Non mostrava che venti, ventidue anni circa.

“ Shane.”

Lo chiamò con voce energica Anthony, saltando sul divano opposto al suo.

“ Che vuoi?”

Disse, con il suo timbro di voce graffiante e roco, proprio come quando cantava. Era ammaliante anche senza l’ausilio della musica, dietro un microfono, fra le luci del parco.

“ Che fai?”

Gli chiese, con un sorriso disarmante.

“ Non si vede? Lavoro. Quello che dovresti fare anche tu.”

Shane rispondeva ad Anthony, senza neppure alzare lo sguardo dal computer.

Anthony rise fragorosamente, divertito dal tono brusco dell’amico, come se ci fosse abituato.

“ Metti un freno, amico. Sono arrivati.”

“ Chi, di grazia?”

“ I Cullen.”

Le dita di Shane si arrestarono di colpo. Il suo sguardo si sollevò, scrutando inespressivo il volto sorridente di Anthony, che indicò con un gesto del capo Carlisle ed Edward, posti rispettivamente di fianco ad Esme e a me.

Gli occhi d’ametista di Shane si posarono soprattutto su Carlisle, per poi esaminare Edward, tutto concentrato, lo sapevo, a leggere il filo dei suoi pensieri.

“ Ah, molto bene.”

Disse solamente, con tono vago e privo d’inflessione.

Chiuse il pc, riponendolo sul tavolino, per poi ritornare ad osservarci.

“ Sedetevi, prego.”

C’invitò, con un gesto secco della mano. Non appena ci fummo accomodati sul divano di fronte al suo – Anthony mi aveva galantemente lasciato il suo posto, per poi sedersi a pochi metri da Shane, sull’altro divano – Shane si alzò, aprendo quello che doveva essere un frigo bar. Ne tirò fuori una lattina senza etichetta, che aprì, bevendone avidamente il contenuto. Avvertii un odore diverso, quasi dolciastro. Sgranai gli occhi, riconoscendolo: era sangue, sangue umano. Istintivamente, trattenni il respiro, per evitare tentazioni di alcun genere. Del resto, la mia era una premura dovuta, data la presenza del manager, seduto in attesa su una poltroncina, a sgranocchiare patatine.

Anthony si leccò le labbra, sporgendo la mano destra verso di lui.

“ Anch’io, anch’io voglio bere!”

Esclamò, con tono infantile.

Shane ripose la lattina nel frigo, ignorandolo.

“ Posso offrirvi qualcosa?”

Disse, rivolto a noi. Carlisle scosse la testa, sorridendogli gentile.

“ No, la ringrazio signor Banner.”

“ Io si, invece. Voglio bere.”

Insistette Anthony, guadagnandosi uno sguardo raggelante di Shane, che ritornò al suo posto, ignorandolo per la seconda volta.

Anthony, senza demordere, gli si avvicinò, osservandolo indispettito.

“ Perché non mi fai bere?”

“ Perché ti sei scolato già tre lattine da stamattina.”

Gli rispose, con voce incolore.

“ Ma tre lattine sono misere. E io ho tanta sete. Non puoi mettermi dei paletti pure sul ci…”

Shane gli afferrò in un gesto veloce il volto, stringendogli la mascella con una mano, il cui palmo premette sulla bocca, rimasta aperta, di Anthony. Shane si voltò lentamente verso di lui, guardandolo serio.

“ Thony, io ti tengo qui solo perché sei un principino, con l’aria svagata e in cerca di complimenti.”

Anthony si liberò dalla costrizione della mano di Shane, con una delle sue, sorridendogli divertito.

“ E non perché sono un genio con il basso?”

Shane gli ripromette nuovamente la mano sulla bocca, zittendolo e Anthony glielo lasciò fare.

“ No, affatto. Il basso lo suono meglio io di te. Ma dato che ho già troppi impegni e non posso occuparmi anche del lato tecnico della mia musica…”

“ La nostra musica!”

Specificò Thony, liberandosi per un solo attimo dalla mano di Shane.

“ Come ti pare… ho scelto te, per un motivo di solo contorno. Il tuo compito è quello di stare zitto, suonare quello che io ti faccio suonare, attirare il maggior numero di ragazzine e, soprattutto, accentuare con la tua bellezza quella sfavillante di Clio. Tutto chiaro?”

Shane gli liberò la bocca, rivelando un Thony sorridente e per nulla offeso dalle direttive di Shane.

Anzi, annuì fieramente.

“ Chiarissimo, Shane. Il punto, quindi, è che…”

“ Devi sparire.”

Lo interruppe Shane, osservandolo alzarsi dal divano.

“ Oppure puoi rimanere e farti staccare la testa. A tua libera scelta.”

Thony rise divertito dalla sua palese minaccia, sventolando una mano e allontanandosi con lunghi passi dal salotto, ripetendo fra una risata e l’altra:

“ Ok, ok, ok!”

Rimasto solo, Shane si voltò verso di noi, allungandosi ancora di più sul divano, mettendosi comodo.

“ Ho letto la vostra e-mail. Come mai siete venuti qui?”

Ci chiese tranquillamente, rivolgendosi soprattutto a Carlisle. Forse, lo considerava il nostro capo.

Carlisle osservò per un attimo il manager, che spazientito, dava veloci occhiate all’orologio da polso, con l’aria di avere una gran fretta.

“ Può parlare liberamente di tutto ciò che vuole. Karl sa tutto di noi e della nostra natura.”

Lo guardai sbigottita.

“ Cosa?! E lo accetta?”

Gli domandai, in preda alla sorpresa. Shane incatenò i suoi occhi viola ai miei dorati, brillanti, nonostante l’espressione priva d’inflessione.

“ Se si sta chiedendo se ha paura di noi, la risposta è no. D’altronde, la famiglia di Karl mi serve da generazioni e nessuno di loro è stato ucciso. A mio parere, posso affermare che non esiste al mondo una famiglia umana più longeva e protetta al mondo della sua.”

Accavallò le gambe, portando un braccio all’indietro, sospirando lentamente.

“ Certo, c’è stato l’incidente dell’ottantasette, con Katrina, la prozia di Karl, che s’innamorò di me, al punto da supplicarmi di farla diventare una vampira. Ovviamente, rifiutai.”

“ Per via, forse, di un contratto stipulato con la sua famiglia?”

Ipotizzai.

“ No, semplicemente perché non mi attirava affatto.”

Disse, con tono vago.

“ Ah.”

Dissi, solamente.

“ Quella sciocca, si suicidò gettandosi da una rupe.”

“ Oh, è terribile! E non ha fatto nulla, per impedirlo?”

Gli domandò Esme, rimproverandolo con lo sguardo.

Shane la guardò, freddo e composto.

“ Perché avrei dovuto? Era un suo problema, non mio.”

Seguì un lungo silenzio, carico di sottintesi. Un serpeggiante timore si diffuse lungo il mio corpo, vibrando fra i nervi del mio cervello caotico. Più osservavo quel vampiro, mentre parlava con facilità della morte prematura di una povera ragazza , e più non riuscivo a capirlo.

“ Shane, dobbiamo parlare del contratto con la Summit.”

Sbottò improvvisamente Karl, alzandosi dalla poltrone e avvicinandosi a lui, con aria crucciata. Sembrava che non avesse ascoltato nulla della conversazione precedente. Del resto, Shane aveva parlato talmente velocemente, che alle sue orecchie doveva essere risultato un ronzio fastidioso.

Infatti, lo vidi toccarci l’orecchio destro, con una smorfia sul viso arrossato dal caldo, quasi a debellare un sibilo insistente.

“ Non ora, Karl.”

Lo zittì Shane, con l’aria di chi è abituato a comandare.

“ Ma è importante! Abbiamo una scadenza e la casa discografica ci stressa. Quelli non si accontentano delle vendite stellari. Lo sai come sono fatti…”

“ Cerca di calmarti. O ti verrà un infarto, come a tuo padre. Anche lui, si preoccupava troppo.”

Con un movimento invisibile, ritornò al frigo bar, per poi, in mezzo secondo, raggiungere Karl, porgendogli una bottiglia d’acqua. Karl sussultò per il movimento brusco, afferrando la bottiglia in un gesto meccanico.

“ Su, bevi.”

Gli intimò, ritornando al suo posto sul divano, questa volta più lentamente.

“ Cos’è?”

“ Gassosa. Ti salirà la glicemia. Non me faccio niente di un manager svenuto.”

Borbottando parole concitate, sullo schiavismo e un aumento possibile dello stipendio, bevve avidamente la gassosa, svuotandola quasi a metà.

La pose sul tavolino, passandosi una mano fra i capelli, con l’aria di sentirsi molto meglio.

“ Devi imparare a prenderti meno sul serio, Karl.”

Gli consigliò Shane, guardandolo di sfuggita. A modo suo, sembrava premuroso, ma allo stesso tempo, ostentava l’aria di chi non si preoccupava realmente delle sorti del prossimo. Era indecifrabile.

“ Si, si. Ma il punto è che dobbiamo vagliare le clausole del nuovo contratto e vedere se sono vantaggiose e cospicue come quelle offerteci dall’Universal. Ah, e poi c’è quel servizio fotografico che Clio deve fare per le sette. Quello sulla spiaggia, al calare del sole.”

Disse, consultando la sua agenda.

“ Annullalo.”

“ Cosa?”

Karl guardò Shane, shoccato. Shane ricambiò lo sguardo, sempre privo d’espressione.

“ Annullalo.”

Ripeté, scandendo ogni parola, come se stesse parlando ad un ritardato. Karl s’innervosì, togliendosi gli occhiali da vista.

“ Shane, non si può annullare un appuntamento fotografico, preso con un’agenzia, due settimane fa. E’ da irresponsabili e faremo la figura degli immaturi. Certamente non vorrai questo.”

Lo sguardo di Shane si fece duro e perfino Karl non disse più nulla, trasalendo leggermente.

“ Quello che non voglio, è che dei bastardi sbavino su foto di Clio mezza nuda, in riva al mare e imbrattata di sabbia. Ti risulta che sia una stripper?”

Karl portò gli occhi al cielo, esasperato.

“ Ma no, certo che no. Ma…”

“ Appunto. Clio è un’artista completa, una donna di classe, non una poppante che mostra le tette ad una macchina fotografica, come una volgare prostituta in vendita.”

Nonostante le parole crudeli di Shane, Karl si passò una mano sul viso, inforcando gli occhiali e con l’aria di uno a cui stavano per cadere le braccia.

“ Perché la metti giù così pesante! E’ solo un servizio di moda, non un calendario di nudo per maschi! Clio sarà vestita con abiti raffinati per tutto il servizio, te lo garantisco. Non mostrerà neppure un metro di pelle in più, rispetto a una gamba o un filo di scollatura.”

Shane non gli rispose, ma il suo diniego era visibile nei tratti duri del suo viso impenetrabile.

Karl sospirò, rassegnato.

“ Almeno, posso parlarne con Clio e vedere cosa ne pensa?”

“ Non c’è ne bisogno. Clio fa quello che dico io.”

“ E da quando?”

“ Da oggi. Sparisci subito e cancella quel dannato servizio, se non vuoi che diventi terribile e faccia una carneficina.”

Sibilò velenoso, fulminandolo con i suoi occhi d’ametista, duri e taglienti, da sotto le ciglia socchiuse.

Karl deglutì nervosamente, agitandosi.

“ E va bene, va bene, ho capito.”

Sospirò, pulendosi gli occhiali appannati con un fazzoletto bianco.

“ Farò quello che mi hai detto, ma sappi che non tollero questo tuo comportamento immaturo e…”

Si bloccò, ad un ruggito sommesso da parte di Shane. Senza dire più nulla, si congedò con noi velocemente e salutò un arrabbiato e tesissimo Shane, allontanandosi da lui a grandi passi, uscendo dalla sala e parlottando fra sé e sé su quanto Shane fosse intrattabile e su un suo possibile licenziamento.

Solo quando udì la porta d’ingresso chiudersi con un rumoroso tonfo, Shane si rilassò, posando lo schiene sul morbido schienale del divano.

“ Scusate. Stavamo dicendo?”

Carlisle, quasi trattenendo un sorriso, continuò il discorso iniziato prima dell’interruzione di Karl.

“ Palavamo del successo della vostra band musicale e sulle vostre palesi attività venatorie.”

Shane lo guardò per un attimo confuso, per poi arcuare le labbra chiuse in un rapido sorriso, indicandosi gli occhi.

“ Si riferisce a questi, vero? Sono solo lentine colorate. Tutti i membri del mio gruppo le indossano. Per molti, è un dettaglio di puro rock, ma in realtà sono indispensabili per nascondere la nostra vera natura. Solo per quanto riguarda Clio, la cosa è totalmente diversa. Il viola era il vero colore delle sue iridi, prima di diventare vampira. Ma questo, non vi riguarda.”

Terminò, sempre pacato, ma gelido.

Carlisle annuì, cauto.

“ Naturalmente. Quello che ci preme sapere…”

“ ‘Ci’? Voi e chi altro?”

Chiese, guardingo.

“ A me e alla mia famiglia. Vogliamo sapere, se il vostro interesse verso il mondo della musica, non sia un pretesto per ampliare il vostro territorio di caccia.”

Shane non rispose, ma soppesò con gli occhi Carlisle, che sostenne il suo sguardo, continuando:

“ E se fosse così? Cosa volete? Una guerra, forse? O una resa pacifica?”

Incalzò, con domande frenetiche.

“ Niente di tutto questo. Vogliamo soltanto assicurarci che gli umani coinvolti nei vostri spettacoli, non siano in pericolo.”

Shane non disse più nulla, limitandosi ad osservare Carlisle, con il suo sguardo insostenibile. Edward era concentrato a sentirne i pensieri e dalla sua espressione, capii che non erano per nulla rassicuranti.

“ Non sono abituato, a dare conto delle mie azioni. Noi agiamo sempre in completa libertà. Il mio amico Thony, ogni tanto, si lascia un po’ andare e io stesso, in passato, mi sono nutrito di qualche mia fan. Ma, da qui a voler distruggere il mondo, mi sembra ci sia un profondo abisso.”

“ Non vi stiamo accusando di questo.”

Disse Edward, parlando per la prima volta. Shane lo fulminò immediatamente con i suoi occhi di ghiaccio.

“ Davvero? A me sembra proprio che voi lo stiate facendo. Mettiamo le carte in tavola: io ho accettato d’incontrarvi, solamente perché ero curioso di vedere in faccia i famosi Cullen, che hanno avuto il coraggio di sfidare i Volturi, sconfiggendoli e facendoli ritirare nel loro bel castello, a Volterra, in Italia, con la coda fra e gambe. Ma io non sono Aro, né Caius, né tantomeno Marcus. Quei vecchi decrepiti, con il loro sorrisetto stampato e i loro discorsetti sulla legge, mi fanno oltremodo vomitare. Mi fa piacere che abbiate fatto in modo di fargli abbassare la cresta, finalmente, ma vedete… io non ho paura di voi. Sono convinto, perdonate la mia arroganza, di potervi sconfiggere, se solo lo volessi. Ora mi vedete qui, seduto davanti a voi, tranquillo e mansueto come un gatto sazio, ma in realtà, ho artigli molto affilati e denti lunghi e aguzzi, abbastanza da potervi fare a pezzi.”

Concluse, sorridendoci cordiale, ma per nulla rassicurante. Sibilai fra i denti la mia irritazione, guardandolo in malo modo.

“ Noi non siamo dei giustizieri. Non vogliamo la vostra fine.”

Sottolineò Carlisle, con voce solenne e sincera.

“ Ma no, certo. Voi volete solo difendere l’umanità. I Fantastici Quattro.”

“ Veramente, siamo molto di più.”

Puntualizzai, bruscamente. Cominciava a spazientirmi quel tono accusatorio.

Una risata cristallina si diffuse nell’aria, come una calda musica di fate danzanti.

Mi voltai, verso la fonte di quel riso allegro. La vetrata scorrevole si aprì e Clio fece il suo ingresso, illuminando con la sa presenza l’intera sala.

Era di una bellezza abbagliante. La telecamera e l’obbiettivo fotografico non le rendeva affatto giustizia. Sicuramente, il veleno della trasformazione aveva acuito quei particolari già belli della sua persona, rendendo la sua bellezza umana ancora più sfolgorante da vampira.

Shane la osservò ammirato, mentre si posava leggiadra accanto a lui. Aveva raccolto i capelli, mossi e castano scuro, in un morbido chignon, con lunghe ciocche cadenti sul davanti, quasi a dare l’impressone che volesse scioglierli per loro. Era vestita in modo molto semplice, con maglietta a righe bianche e nere, che le lasciavano scoperte le spalle, e pantaloncini in jeans scuro, con bordi a frange, sulle gambe snelle e tornite, completamente libere dalla costrizione della stoffa.

Ai piedi, calzava dei semplici giapponesi neri, abbandonati ora ai piedi del divano.

“ La bambina ci sa fare. Ha la risposta pronta.”

Disse, con voce soffusa e modulata.

Capii che la ‘bambina’ in questione, dovevo essere io. Clio mi sorrise sincera, la bocca piena dalla linea seducente e morbida, per iniziare ad applicare sulle unghie uno smalto rosso scarlatto, indifferente alla nostra conversazione.

Shane abbandonò la figura di Clio, ritornando a fissare gli occhi su Carlisle.

“ Non smetteremo di fare quello che abbiamo sempre fatto, solo perché voi volete impedircelo.”

“ Non vogliamo impedirvi nulla. Le nostre intenzioni non sono quelle di assoggettarvi. Vorremmo soltanto che voi non diate nell’occhio, più di quanto stiate facendo.”

Specificò Carlisle, invitandolo a ragionare. Ma Shane era testardo e non sembrava voler capire le buone intenzioni di Carlisle, rifiutandole con sdegno.

“ Le nostre idee sono diverse dalle vostre. So che vi nutrite solamente di sangue animale, cosa che non comprendo e non voglio capire, ma che comunque, con difficoltà, rispetto.”

“ Soffia.”

Gli disse Clio, ponendogli la mano sinistra dalle unghie perfettamente dipinte, vicino alla bocca.

Credevo che Shane l’avrebbe scacciata spazientito, ma mi sorprese ancora una volta.

Afferrò delicatamente la sua mano con la sua, avvicinandosi le dita alle labbra e soffiando su di esse, con calma e dovizia. Li osservai affascinata. Clio sorrideva in modo ampio e luminoso e dagli occhi di Shane, fissi su di lei, si leggeva soltanto un ardore appassionato.

Quando ebbe finito, le lasciò libera la mano, ritornando al suo discorso, come se nulla fosse successo. Clio, intanto, si tastò soddisfatta lo smalto asciugato, notando alcuna sbavatura. In seguito, si dedicò alla cura delle dita della destra.

“ Quindi, credo che questo discorso ci porterà facilmente a un punto morto.”

“ Non necessariamente. Se ne potessimo discutere ancora, con maggior calma, forse potremmo…”

“ Anche qui. Soffia piano.”

Clio interruppe Carlisle, che si fermò a guardare Shane che, con pazienza, riprese a soffiare con cura sulle unghie della sua mano destra, facendola ridere divertita.

Shane ricambiò il suo sorriso, continuando ad osservarla, anche quando controllò che lo smalto si fosse perfettamente asciugato.

“ Mi hanno regalato dei campioni di trucco sul lavoro. Sai, per la pubblicità del nuovo mascara.”

Gli disse, come se fosse quella la cosa più importante, al momento.

Shane la seguì, annuendo rapito.

“ Si.”

Disse solamente, osservandola, mentre si voltava sorridente verso di lui.

“ Li vuoi vedere?”

Shane annuì.

“ Certo.”

Clio gli sorrise felice, appoggiando come lui, il capo sullo schienale del divano. Si osservarono a lungo, immobili, quasi dimentichi di noi. Cominciai a sentirmi in imbarazzo per lo scambio intenso di sguardi.

Shane allungò una mano, fermando con delicatezza un ciocca di capelli di lei, dietro l’orecchio.

“ Sorridi solo a me, così.”

Le mormorò, con una palese di possesso, nel timbro della sua voce vellutata e profonda.

Clio smise immediatamente di sorridere, scostandosi la sua mano dal viso.

“ Sei un uomo crudele, Shane.”

Gli sussurrò, quasi ferita, per poi allontanarsi velocemente da lui, correndo lungo il corridoio e rifugiando lontano, in qualche stanza sconosciuta.

Shane sospirò pesantemente. Dal suo viso non trasparì alcune emozione.

Edward aveva assunto una strana espressione curiosa e capii che era più concentrato sui pensieri di Clio, che di Shane.

“ Continuiamo più tardi. Ora, ho da fare.”

Disse brusco, allontanandosi senza aggiungere altro.

Più tardi, udimmo una melodia malinconica provenire da una qualche stanza della casa.

Osservai Edward, stranita.

“ Ma che sta succedendo?”

Edward sospirò.

“ E’ una faccenda complicata.”

 

Angolo dell’autrice.

 

Ehi, salve! :D Buon sabato a tutti voi, lettori e lettrici! J

Premetto, ringraziando sempre tutti quelli che mi seguono con così tanto piacere! Siete in tanti e tutti adorabili! :D

Vi ho lasciato questo nuovo, intrigante capitolo! Abbiamo fatto la conoscenza dell’insondabile Shane. Spero vi possa ispirare qualche sentimento positivo! :D

E’ proprio come ha detto Edward alla sua adorata Bella: la faccenda si sta facendo davvero complicata! Ma non preoccupatevi, vi apparirà tutto più chiaro nei prossimi capitoli.

Ci sono ancora tanti misteri da mostrare e svelare. Volevate una storiella tranquilla? Be’, mi dispiace per voi! Ma mi sa che sarà una vicenda piuttosto complicata! ;)

Ora vi lascio alle vostre domande e ai vostri pensieri.

Alla prossima, che sarà la prossima settimana, verso mercoledì e giovedì! J

E, mi raccomando, fatemi sapere le vostre opinioni! :D

Baci a tutti,

Sempre vostra,

Fuffy91.

 

<3

 

Rispondo a…

 

Vale985cullen: Grazie per i complimenti Vale! Ahahah… Tranquilla! Mi piacciono le tue domande! ;) Purtroppo, non posso ancora rispondere a questa domanda! Troverai tutte le tue risposte nei prossimi capitoli! Seguili, va bene? :D A presto, baci baci! <3

 

 

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