Four Flowers di Fuffy91 (/viewuser.php?uid=28030)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Fra divano e Tv ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Prime mosse ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Shane ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 - Fra divano e Tv ***
Capitolo 1
Bella.
“ La scorsa notte, la periferia di Seattle si è tinta di
sangue. In un vecchio palazzo dei quartieri diffamati, sulla centesima strada,
una donna è stata uccisa con un colpo di pistola alla tempia. Si suppone che il
freddo omicida sia stato il marito, Joshua Hamilton. L’uomo, infatti,
perseguitava la moglie, che dopo la separazione, non si era rassegnato alla sua
perdita. L’ex signora Hamilton, lo aveva più volte denunciato alle autorità
locali per stolking, finché in una calda notte d’estate, la passione amorosa
non si è tramutata in furia omicida. I condominiali hanno sentito…”
Il mezzo busto della giornalista continuava a borbottare
storie tragiche di cruenti omicidi, mentre con un sospiro, lascia cadere il
capo sul petto di Edward, che mi accarezzò i capelli, baciandomi la fronte.
“ Uffa! Non parlano altro che di tragedie. Come si possa,
poi, uccidere una donna con cui sei stato per più di tredici anni, non riesco
proprio a concepirlo.”
Edward scrollò le spalle.
“ La follia umana è inconcepibile. Tuttavia, suppongo che la
perdita della persona amata, una forzata separazione, siano fattori che
contribuiscano a scatenare reazioni violente, impensabili perfino in soggetti
tranquilli. Come quell’uomo, ad esempio. Ma, ritengo che queste siano state
sopite in lui già da molto tempo. La decisione dell’ex moglie di allontanarlo
da lei, è stata soltanto l’inevitabile miccia che ha fatto divampare l’incendio
delle sue turbe.”
Guardai Edward, affascinata come sempre dalle sue precise ed
illuminanti opinioni.
Sentendosi osservato, si voltò verso di me, ricambiando il
mio involontario sorriso.
“ Cosa c’è? Perché mi guardi così?”
Risi debolmente, scuotendo la testa.
“ Hai studiato psicologia criminale, per caso? Quando parli
così, assomigli molto ad uno di quegli scienziati cervellotici del CSI.”
Edward scoppiò a ridere già alla mia prima domanda,
stringendomi a sé e accarezzandomi dolce un fianco, soffocando i suoi ultimi
sussulti nella piega del mio collo, facendomi rabbrividire e ridere con lui.
“ Questa volta, ci sei andata molto vicino. Ho letto alcuni
testi di psicologia criminale, in passato, ma non me ne sono mai interessato
seriamente.”
“ Potresti farlo ora. Hai tanto tempo libero, adesso che non
sei più occupato a salvarmi costantemente la vita.”
Scherzai, facendolo sorridere divertito. Adoravo quel
sorriso suo ampio e luminoso, capace di saziarmi più del sangue ribollente di
un puma inferocito.
Lo vidi inclinare il capo verso di me e le sue labbra ancora
incurvate si avvicinarono inesorabili alle mie.
“ Mmm…”
Mugugnò, baciandomi le palpebre chiuse.
“ Questo è vero. Ma, adesso, ho altri interessi che mi preme
coltivare.”
Mi sussurrò con voce adulante, sfiorandomi le labbra
socchiuse con le sue, in un bacio dolce.
Mi spinse lentamente sui cuscini del divano, accarezzandomi
i capelli, mentre li disponeva a suo piacimento sulle federe immacolate,
mormorandomi quanto fossi bella e desiderabile. I suoi occhi ambrati trafissero
i miei, ormai simili ai suoi, comunicandomi tutto il suo amore e tutto il suo
desiderio.
Fu con un rapido movimento, che si chinò su di me,
sovrastandomi con il suo corpo possente, catturando nuovamente la mia bocca con
la sua, così morbida e rovente, baciandomi con maggior passione, travolgendomi
come sempre nel nostro mondo privato.
Affondai entrambe le mani nei suoi capelli ramati, così
morbidi e deliziosamente disordinati, mentre contemporaneamente, intrecciavo le
gambe alla sua vita, spingendolo verso di me, in un secondo, i corpi incollati
e palpitanti, smaniosi di possedersi ancora una volta.
Edward si staccò per un attimo dalle mie labbra, solo per
accarezzarmi il viso e donarmi un nuovo sorriso felice, per poi intensificare
il nostro bacio, con maggior foga.
“ Mamma!”
La voce di Renesmee mi giunse ovattata, la mia mente e i
miei sensi imprigionati nella rete in cui Edward mi aveva intrappolato.
Le sue labbra strusciarono sul mio collo, finché con un
piccolo morso, seguito da un mio sospiro di piacere e uno insoddisfatto di lui,
mi riportò dolcemente alla posizione precedente, non staccandosi totalmente dal
mio corpo, incollandomi al suo fianco, le braccia intrecciate intorno al suo
dorso, la mano destra sul petto, le dita a seguire lo scollo rotondo della
t-shirt, le iridi ancora accese di desiderio. Pressando la guancia sul suo
petto, scorsi di sfuggita Nessie passare per il corridoio, chiamando sia me che
Edward con energia.
Quando si sporse nella porta del salotto, il suo viso
s’illuminò come un sole d’estate.
“ Ah, eccovi qui!”
Si precipitò accanto a noi, il suo vestito una nuvola azzurra,
la gonna a pieghe si mosse intorno alle sue gambe lunghe e snelle, i suoi
boccoli rossi accarezzavano le sue spalle ad ogni passo, finché non saltò sul
divano in pelle, facendo scricchiolare le gambe in ferro per l’impeto.
“ Oh, sapesse come sono emozionata! Sono giorni che aspetto
questo momento.”
Si sporse verso di me, afferrando il telecomando della
televisione. Le scostai una ciocca di capelli ribelle dalla fronte, prima che
si sporgesse rigida e attenta verso lo schermo.
Ci osservò di sottecchi per un attimo, inarcando un
sopracciglio scuro.
Edward rise piano, scuotendo la testa, forse in risposta ad
un suo pensiero.
Nessie sorrise al padre, quasi canzonatoria.
“ Non me la racconti giusta. Comunque, non starò qui per
molto. Solo per un’oretta. Il tempo di vedere lo show. Poi, vi lascerò liberi
di coccolarvi quanto vorrete.”
Disse, strizzando l’occhio verso di me. Se ne fossi stata
capace, sarei arrossita vistosamente.
“ Ma… cosa… no! Noi non stavamo…”
“ Mamma, ti prego! Sono abbastanza grande da non lasciarmi
sconvolgere dall’idea che i miei genitori possano scambiarsi tenerezze o fare
sesso quanto vogliano.”
Disse con tono leggero, mentre con aria distratta, cambiava
canali alla velocità della luce.
“ Renesmee…”
La richiamò gentile Edward, ma lo conoscevo troppo bene da
sapere che, in cuor suo, si stava divertendo un mondo per il mio imbarazzo. Gli
pizzicai il fianco, facendolo sorridere. Si sporse per posarmi un bacio rapido
sulla fronte, afferrando gentilmente la mano posata sul suo petto, iniziando ad
intrecciare e a scioglierne le dita con le sue, più lunghe e affusolate.
“ Cosa stai cercando?”
Chiesi ad una concentrata Nessie, mentre la vedevo cambiare
canale, per poi fermarsi su uno di musica, osservandolo con aria critica.
“ Su Mtv dovrebbero trasmettere uno show, dove saranno
ospiti i Four Flowers.”
“ Chi?!”
Chiedemmo io ed Edward all’unisono, con tono pacato lui e
con voce incuriosita io.
Il sorriso gioioso di Renesmee si fece ancora più ampio.
“ I Four Flowers!”
Disse, con voce sognante e con tono ovvio.
Continuavo a non capirla.
“ I Four Flowers.”
Ripeté, con tono scocciato, un imbronciato Jacob, come
sempre vestito con t-shirt nera e blu jeans, appoggiato svogliatamente allo
stipite sinistro della porta. Guardò Renesmee con un’espressione profondamente
scontenta.
Dal suo canto, lei lo ripagò di un meraviglioso sorriso.
“ Jake! Sei venuto, alla fine?”
“Si.”
Disse lui, portando gli occhi al cielo.
“ Su.”
Disse Nessie, picchiettando una mano su uno dei due grandi
cuscini del divano.
“ Vieni vicino a me.”
Jake, sbuffando, la raggiunse, ubbidendo docile, sedendosi
svogliatamente sul divano, un braccio involontariamente disteso verso di lei,
sullo schienale.
Nessie si portò le ginocchia al petto, il telecomando
abbandonato vicino alla gamba di Edward, gli occhi color cioccolato fissi sullo
schermo. Era tutta un fremito.
Cercai di prestare più attenzione al programma, dove fra
luci colorate e un mega schermo centrale, c’era un comico dj, intento ad
annunciare un noto gruppo musicale.
Nessie si lasciò andare all’indietro, posando il capo sul
braccio muscoloso di Jacob, che si voltò, sorridendo di fronte al suo sorriso
felice.
Sorrisi anch’io, trovandoli molto dolci. Edward, invece,
aveva lo sguardo puntato sulle dita di Jake, intente ad intrecciare alcune
ciocche di Renesmee. Jacob intercettò il suo sguardo, rispondendo alla sua
improvvisa disapprovazione con un’espressione interrogativa. Edward arcuò un
sopracciglio, quasi ad indicare l’ovvio, e lui, sbuffando forte, smise di
compiere quel gesto intimo. Edward ritornò a guardare lo show, sorridendo
soddisfatto. Jacob, di fronte alla mia espressione divertita, mi fece una
boccaccia, facendomi ridere piano. Lo vidi sorridermi, prima di riconcentrarsi
sulla trasmissione.
Anch’io ritornai a fissare lo schermo, giusto in tempo per
vedere il dj annunciare, fra un urlo e un altro del pubblico in studio,
l’arrivo sul palco di una nuova band del momento. Il nome del gruppo era Four
Flowers.
All’apparire di una comitiva di quattro giovani sul palco,
il pubblico impazzì e le loro urla di gioia riuscirono a sovrastare le parole
del presentatore. Perfino Renesmee impazzì, applaudendo entusiasta, come se
fosse anche lei lì, fra quella calca.
“ Eccoli! Non sono fantastici?”
Disse, rivolta a Jacob, che annuì convinto, ma intuii
soltanto per farle piacere, data l’espressione disgustata che ostentò non
appena lei si voltò.
“ Oh, guarda Shane! E’ favoloso, in quell’abito nero. E’
classico, certo, ma sembra così cool addosso a lui.”
Come Alice, Nessie avevo ereditato dalla zia il gusto per la
moda e, con sua grande gioia, aveva sviluppato un personale e spiccato gusto
artistico, nel vestire come anche nell’arte, data la sua passione per la musica
classica, eredità, questa, presa da suo padre.
“ Shane?”
Chiesi, sporgendomi verso di lei. Il suo sorriso minacciò
davvero di abbagliarmi.
“ E’ quello davanti, vicino a Clio, la ragazza tutta vestita
di rosso.”
Disse, indicandomelo.
Shane sembrava fin troppo pallido, attraverso lo schermo.
Forse, la vita da rockstar aveva i suoi svantaggi. Dovevo ammettere, tuttavia,
che era davvero un ragazzo affascinante, con quei fini capelli neri e quegli
occhi viola, color ametista.
Clio, invece, era quella che attirava più sguardi e più
consensi maschili. La telecamera sembrava stregata dalla sua immagine. Il suo
vestito lungo, dall’ampia gonna con spacco laterale, il fine corpetto ricoperto
di brillanti e la scollatura a ‘V’, venne inquadrato da capo a piedi, finche il
suo sorriso languido non riuscì a bucare lo schermo. Anche lei, come Shane, era
di una bellezza sfolgorante. L’incarnato pallido, occhi grandi e brillanti,
poco trucco sugli occhi e sulle labbra piene, evidenziavano un fascino
innocente e proibito al tempo stesso, proprio come il peccato.
Abbassò lo sguardo, ridendo composta alla battuta ironica
del dj, che sembrava mangiarla con gli occhi. Supposi che, dal vivo, doveva
essere ancora più sconvolgente. Edward osservò lei e Shane con vivo interesse,
aggrottando piano la fronte.
“ Oh, è davvero splendida! E’ sempre così umile, durante le
interviste. Scommetto che, nella realtà, sia una ragazza davvero simpatica.”
Nessie aveva tutta l’aria di adorarla più del fascinoso
Shane. Jacob sbuffò, ancora contrariato.
Mi osservò esasperato.
“ Sono mesi che mi fa una testa così di questi quattro manichini.
Sto cominciando ad odiare la buona musica, per colpa loro. Nessie non fa che
ascoltare le canzoni strampalate che scrive quel tizio.”
Mi disse, indicando Shane che sorrideva quasi forzatamente
alla domanda del dj. Clio coprì la sua mano con la sua, in modo complice e la
telecamera zummò subito su quel semplice gesto, per risalire piano su entrambi.
Stranamente, anche Clio aveva gli occhi color ametista.
“ Si da il caso che quel
tizio abbia vinto il premo della musica come Miglior Rivelazione dell’Anno,
Miglior Singolo, Miglior Album, Miglior Effetto Scenico…”
“ Si si, l’elenco lo so a memoria.”
Disse Jacob, baciandole una guancia, mentre lei si lasciò
ricadere sul morbido schienale, tutta imbronciata.
“ Renesmee.”
La richiamò Edward, fino ad ora concentrato sullo
spettacolo.
“ Si?”
“ Da quando è uscita questa band?”
Le chiese, afferrando il cellulare e componendo un numero.
“ Da tre mesi, circa. E sono fortissimi!”
Disse, tutta un sorriso e un rossore di piacere. Jake si
coprì il viso con le mani, implorando Edward con lo sguardo, di non farle altre
domande sul gruppo o i suoi componenti. Sembrava davvero esasperato e Edward
sempre più crucciato e… preoccupato? Possibile?
“ Mmm… e hanno intenzione di fare un tour?”
Nessie annuì, battendo le mani, felice.
“ Si, certamente. Verranno anche a Seattle.”
Edward la guardò, sconcertato, portandosi il cellulare
all’orecchio destro.
“ Quando?”
“ Il 1° Agosto. Perché? Oh, mi ci porterai Jake? Ti prego,
ti prego, ti prego.”
Jake stava per rispondere, ma Edward lo prevenne, alzandosi
dal divano in maniera repentina. Lo seguii, improvvisamente nervosa.
“ Non andrai a nessun concerto.”
Le disse Edward, stroncando il suo entusiasmo. Jake, invece,
sembrava quasi felice del suo diniego.
“ Perché? E’ tutto quello che desidero. Per piacere, papà.”
Lo implorò, toccandogli un braccio, forse trasmettendogli
pienamente il suo desiderio, grazie al suo potere. Ma Edward era irremovibile.
Non riuscivo a capire il suo timore nascosto.
Osservai Shane cantare a squarciagola di un amore
tormentato, accompagnato dalle note malinconiche di una musica struggente. Era
una canzone splendida, che sapeva toccare il cuore di qualsiasi uditore.
Clio era seduta accanto al dj, che la guardava di sottecchi,
fra le mani un altro premio, osservava compiaciuta i suoi colleghi suonare e
Shane cantare. La telecamera si fissò su di lui, rapita dal suo grande carisma,
come se anche il cameraman dietro di essa fosse ipnotizzato dalla sua voce
roca, graffiante e voluttuosa. Notai, in un attimo invisibile, i suoi occhi
viola osservare Clio e brillare di una luce ardente. Ma fu solo un istante,
talmente breve da apparire frutto dell’immaginazione.
Edward, intanto, era riuscito a contattare chi stava
cercando con tanto insistenza.
“ Carlisle. Scusami se ti disturbo, sei in reparto? Sei in
pausa?... Benissimo! Per favore, corri in sala comune, accendi il televisore.
Metti su canale otto.”
Attese per alcuni istanti, gli occhi ancora fissi sullo
schermo. Ora, anche Jake lo guardava teso.
“ Che succede?”
Gli chiese.
“ Sttt…”
Gli intimò il silenzio, alzando una mano e intimandogli
pazienza.
“ Hai visto?”
Carlisle, dall’altro capo, assentì.
“ Edward… Sono…”
Lo udii dire, quasi shoccato.
Edward annuì, come se Carlisle potesse vederlo.
“ Si. Vampiri.”
Angolo dell’autrice.
Sono tornata, gente, con una nuova storia. Spero vi
piaccia. E’ un esperimento, che spero vi possa appassionare come sta
appassionando me. Premetto che sarà una storia breve, ma intensa. ;)
Aspetto i vostri commenti, critiche e opinioni.
A presto,
Sempre vostra,
Fuffy91! <3
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo 2 - Prime mosse ***
Capitolo 2 - Prime mosse
Bella.
Alice era imbronciata. Il motivo era molto semplice: Edward
aveva appena finito di rimproverarla.
“ Non sbirciare nel loro futuro. E’ molto improbabile che
avremo a che fare con quegli individui.”
Alice sbuffò, osservandolo di sottecchi.
“ Ti ripeto che non sono pericolosi.”
Edward portò gli occhi al cielo, esasperato dalla sua
testardaggine.
“ Lo ripeti da giorni, Alice. Credi davvero che Edward si
sbagli?”
Le chiesi, ignorando lo sguardo di rimprovero di Edward.
Alice mi sorrise, annuendo.
“ Be’… non sarebbe la prima volta.”
Disse, guardando di sottecchi il fratello, che le gettò
qualcosa contro. Alice lo afferrò, ridendo: era un orologio da polso. Alice lo
depose sul tavolino in legno, afferrando una rivista di moda, iniziando a
sfogliarla distrattamente.
“ Comunque, ritengo che non ci sia nulla da temere da quei
quattro vampiri.”
“ Carlisle la pensa esattamente come me.”
Disse pacato Edward, irritandola. Alice gettò sul pavimento
la rivista, dardeggiandolo con lo sguardo ed incrociando le braccia, in segno
di sfida.
“ E questo dovrebbe decidere tutto? La mia opinione non vale
niente?”
“ Non essere melodrammatica. Le tue opinioni sono state
sempre ben accette, in questa casa.”
Le disse Edward, riponendo con calma alcune t-shirt e varie
camicie in una piccola valigia nera.
“ Mi passi quel foulard, per piacere?”
Gli chiesi, allungando una mano verso di lui. Edward me lo
porse, chiudendo subito dopo con un gesto secco la valigia. Lo stesso feci io,
con il mio borsone.
Alice sbuffò, contrariata.
“ E’ inutile che voi due, Esme e Carlisle andiate a parlare
con loro. Saranno a Seattle fra dieci giorni. Perché andare fino a Los Angeles?”
“ La verità, è che ti dispiace non venire con noi, a
curiosare.”
Le disse Edward, sorridendo verso di me, divertito.
Osservai Alice dietro di noi, mentre chiudeva la porta della
nostra camera da letto.
Edward prese anche il mio borsone, trattenendolo per le
maniche insieme alla sua valigia, con una sola mano, mentre con l’altra
intrecciò le sue dita con le mie. Con molta scioltezza, discendemmo velocemente
le due rampe di scale, quasi planando leggiadramente sul morbido tappeto bianco
del salotto. Esme e Carlisle, entrambi vestiti in maniera sobria e sportiva, ci
stavano aspettando, il borsone di Carlisle e il trolley blu scuro di Esme ai
loro rispettivi fianchi.
“ Siete pronti?”
Ci chiese gentile Esme.
Edward annuì.
“ Si.”
Assentii, osservando preoccupata Nessie, seduta sul divano
insieme a Jacob, che le sussurrava parole dolci e di conforto, per lenire la
sua delusione.
“ Oh, papà! Perché non posso venire anch’io?”
Disse, raggiungendo il padre, supplichevole. Edward le
sorrise, accarezzandole il capo.
“ Ne abbiamo già parlato, mi sembra. E’ molto meglio se
rimani qui. Per la tua sicurezza, tesoro.”
Nessie abbassò lo sguardo, dispiaciuta.
“ Ma anch’io volevo conoscere i Four Flowers.”
Piagnucolò, stuzzicandosi la punta del naso con un dito. Io
ed Edward ci guardammo, inteneriti dalla sua dolcezza, quasi infantile.
Mi avvicinai, abbracciandola e sussurrandole all’orecchio:
“ Su, Renesmee, non fare i capricci. Lo sai che io e tuo
padre lo facciamo per il tuo bene.”
Lei mi toccò il braccio destro, trasmettendomi il suo
desiderio di vedere Shane e di conoscere soprattutto Clio. Erano proprio
diventati i suoi idoli. La strinsi più forte fra le mie braccia, mormorandole:
“ Pensa piuttosto che potrai fare tante cose insieme a
Jacob, e magari potrebbe portarti ad uno di quei favolosi falò sulla spiaggia,
a La Push.”
Con quelle mie parole, una nuova serie d’immagini mi
attraversò la mente. Vedevo, in una luce calda e soffusa, il viso di Jacob
sorridente, mentre la trascinava in acqua, per farle fare un tuffo di
mezzanotte e gli altri ragazzi di La Push ballare intorno al fuoco, fino a
notte fonda, al ritmo di chitarre classiche e tamburi.
La sentii sorridere sulla mia spalla e Jacob ammiccare verso
di me e annuire, come a dirmi: “ Lascia fare a me!”
“ Lo so che ti piacciono tanto, quelle lunghe serate in riva
al mare. Puoi restare a dormire anche da Jake, se vuoi.”
Nessie si staccò, sorridendo gioiosa.
“ Va bene.”
Mi disse, facendomi trarre un sospiro di sollievo. Sarei
stata più tranquilla, sapendola felice, a godersi le vacanze, protetta da
Jacob.
“ Basta che la riporti prima di mezzogiorno. Deve mangiare
qualcosa di più sano, che pollo al chili.”
Disse Rosalie, rientrando dopo una lunga mattinata di
caccia, insieme ad Emmett. Quest’ultimo, sorridente, sembrava molto rinvigorito
e più scattante, mentre gli occhi di Rosalie erano una calda colata di miele e
il suo viso era più luminoso e rilassato.
Jake si stizzì alle sue parole, incrociando le braccia e
sogghignando malizioso. Sapevo che avrebbe fatto di tutto per Nessie, tranne
sottostare alle regole di Rose. Come se gli avesse letto nel pensiero, si
limitò a guardarlo truce, scostandosi una ciocca di capelli biondi dalla
fronte.
“ Andate a trovare la band sanguinolenta?”
Domandò scherzosamente Emmett, indicando con un gesto del
capo le nostre e le valigie dei genitori.
“ Si. E dobbiamo sbrigarci o perderemo l’aereo.”
Disse Carlisle, prendendo entrambe le valigie, la sua e il
trolley di Esme, che abbracciò Renesmee.
“ Mi raccomando. Fai la brava, tesoro mio.”
Le disse, staccandosi quasi subito, accarezzandole materna
il viso. Toccò anche il braccio di Jasper, che le sorrise a fior di labbra.
“ Sicuri che non volete che venga con voi? Edward?”
Chiese prima ad Esme e poi ad Edward. Mio marito scosse la
testa, negando.
“ No, Jasper, credimi. E’ meglio se tu ed Emmett rimaniate
qui.”
Gli rispose, prevedendo la reazione del secondo fratello,
già pronto a replicare. Emmett ringhiò scherzosamente, fingendo di essere
arrabbiato con lui. Edward gli diede un buffetto sulla spalla, prima di
abbracciare la figlia, che ricambiò la stretta con slancio. Sorrisi,
osservandoli compiaciuta. Per quanto si lamentasse di questo o di quello per le
decisioni del padre, mia figlia adorava Edward.
“ Fa la brava. Ricorda: hai promesso.”
Le disse, baciandole la fronte scoperta. Nessie arrossì,
annuendo sconfitta.
“ Si, papà. Parti tranquillo.”
“ Stai tranquillo, Edward. Ci saremo noi, a sorvegliarla.”
Disse Rose, accarezzando con la unta delle dita, i capelli
di Nessie, regalandole un amorevole sorriso. Nessie ricambiò il gesto tenero
della zia, con un rapido bacio sulla guancia.
“ E anch’io.”
Ci tenne a sottolineare Jacob, cingendole le spalle con un
braccio. Rose si scostò immediatamente, arricciando il naso, per l’odore della
sua pelle di licantropo. Jake sogghignò, compiaciuto per quella piccola
vittoria.
“ Anche se, potrei…”
Iniziò subito dopo, con tono serio.
“ No!”
Esclamai, decisa.
Jake mi sfidò con il suo sguardo scuro.
Raddolcii il tono di voce, per ammansirlo, ma mantenendo
sempre un accento categorico.
“ Preferisco saperti insieme a Renesmee. Nell’eventualità
che il nostro incontro con i Four Flowers non finisse a buon fine, sarei più
tranquilla al pensiero che tu sia al suo fianco, per proteggerla al meglio.”
Dissi, stringendo la mano di mia figlia con la mia. Nessie
ricambiò la stretta con energia, trasmettendomi la mia stessa espressione di
possesso e di protezione nei suoi confronti. Era avvolta da un’aurea delicata e
dolce, tanto da poterne assaggiare l’aroma caramellosa. Alzai lo sguardo per
incontrare gli occhi colmi d’amore di mia figlia.
“ Stai tranquilla, mamma. Vi aspetterò qui. E farò la brava!”
Disse, riprendendo le parole del padre, che sorrise vicino a
me.
“ Ve lo prometto.”
Disse, solenne, osservandoci seria e un po’ apprensiva.
Al momento della partenza, notai che i discorsi critici di
Edward sui suoi adorati Four Flowers sembravano averne sconvolto il giudizio,
rendendola più critica. Certo, la scoperta di essere un’amante di un gruppo
rock melodico potenzialmente vampiresco, l’aveva colpita più di quanto avessi
immaginato.
Alice, sbucando da sotto il braccio di Jasper, la raggiunse,
stringendosela accanto, circondandole la vita con un braccio, scompigliandole i
capelli.
“ Vedrai, Nessie. Andrà tutto bene. Mamma, papà e i nonni
torneranno sani e salvi. E’ già tutto deciso. E…”
Si sporse per sussurrarle qualcosa all’orecchio, la bocca
completamente pressata sul suo lobo, tanto da rendere impossibile perfino ad un
udito fino come il mio, di comprendere le sue parole.
Quando si staccò, entrambe sorridevano. Solo Edward,
leggendo la mente della sorella, capì cosa avesse sussurrato all’orecchio della
figlia.
“ Su, andiamo. Carlisle ed Esme aspettano solo noi.”
Disse, trascinandomi all’uscita, le mani ancora strette in
un saldo intreccio, i nostri bagagli nel suo pieno possesso.
“ Torneremo nel giro di pochi giorni.”
Dissi, salutando tutti con l’altra mano libera.
“ Ciao, mamma.”
Mi salutò Nessie, affacciata al portico di Villa Cullen.
“ Bella!”
Esclamò Alice, correndo verso la macchina, già in moto.
“ Cosa c’è?”
Alice non parlò, ma si alzò sulle punte per sfiorarmi il
collo. Sentii qualcosa toccarmi la base del collo e le dita trovarono subito
l’oggetto estraneo. Abbassai lo sguardo, verso un ciondolo a forma di fiore,
ricoperto di brillanti.
“ Ti sarà utile. Non toglierlo mai, promesso?”
Prima che potessi risponderle, si avviò verso il portico,
trovando il suo posto, accanto a Jasper, che le mormorò qualcosa. Lei annuì,
sventolando una mano per salutarci.
Fuori dal sentiero alberato, una volta immessi
sull’autostrada, chiesi ad Edward, entrambi seduti sui sedili posteriori della
Mercedes nera di Carlisle, cosa Alice avesse detto a Nessie, prima di partire.
Edward scrollò le spalle, in gesto vago.
“ E’ convinta che alcuni dei membri del gruppo, torneranno
con noi a Forks.”
L’osservai, sbalordita.
“ Lo ha visto nelle sue visioni.”
“ Si.”
“ E succederà veramente?”
Edward si voltò verso di me, gli occhi d’ambra brillanti
nella semioscurità, rafforzò la stretta delle sue dita, premendo sulle mie.
“ Non lo so.”
Sospirai, i nervi frementi per l’agitazione in salita.
Reclinai il capo sulla sua spalla, ricambiando la stretta della sua mano con
maggior forza.
Esme, quasi per alleggerire la tensione, accese l’autoradio,
trovando una stazione radio locale, dove il dj radiofonico annunciò proprio il
nuovissimo singolo dei Four Flowers che, secondo le classifiche musicali internazionali,
aveva già guadagnato il successo, superando anche quelli di artisti già
affermati, come i Linkin Park e Madonna, nel giro di poche settimane dalla sua
uscita.
“ Come possono aver raggiunto il successo in così breve
tempo?”
Domandai, quasi rivolta a me stessa.
Vidi il riflesso del sorriso di Carlisle, dallo specchietto
retrovisore.
“ Immagino che il fascino vampiresco abbia sortito i suoi
effetti.”
Esme rise dolcemente, afferrandogli la mano.
Chiusi gli occhi, lasciandomi cullare, mio malgrado, dalla
voce densa di sfumature oniriche di Shane. Con l’immagine dei suoi innaturali
occhi color ametista scolpita nella mia mente, raggiungemmo l’aeroporto di
Seattle.
Il checkin fu lungo e
monotono e non fece altro che innervosirmi ancora di più. Notando la mia
agitazione, fu Edward ad occuparsi del mio borsone e di consegnare oltre al
suo, anche il mio biglietto, a una fin troppo sorridente hostess.
Cosa avevano tutti da sorridere? Naturalmente, erano tutti
così felici per via delle vacanze estive. Le spiagge assolate e i mari
caraibici attirarono un gruppo consistente di turisti e villeggianti. L’attesa
del volo fu ancora più insopportabile. Quando Esme mi fece notare di essere
rimasta fin troppo immobile, vicino ad una colonna, attirando l’attenzione di
tre giovani e distinti signori, in giacca e cravatta e con pc portatile acceso,
gli ultimi superstiti lavoratori attivi, sorridendo forzatamente, mi precipitai
accanto ad Edward, che mi cinse le spalle rigide, sfiorandomi le labbra in un
rassicurante bacio. Chiusi gli occhi. L’ansia accumulata era tanta, che mi
dimenticavo perfino di comportarmi da umana. Mi lasciai accarezzare dalla sua
dolcezza per pochi istanti, godendomi la carezza delle sue dita fra i capelli.
Finalmente, dopo un’ora e mezza d’attesa – in quel momento,
paragonabile alla mia eternità – il nostro volo venne annunciato, preceduto da
un annuncio di scuse per via dell’ampio ritardo.
Il viaggio durò circa tre ore e quando atterrammo, era già
tardo pomeriggio. Il cielo era tinto di rosso e il sole dietro le nuvole color
arancio, sembrava un’arancia schiacciata.
I suoi raggi cremisi illuminarono la nostra pelle di
vampiri, rendendola simile alla terra cotta, una brillantezza troppo
particolare per risultare anormale.
Le hostess osservarono Edward e Carlisle con ammirazione,
mentre riservarono sguardi invidiosi a me e ad Esme.
Los Angeles ci accolse nel vivo del traffico e nel pieno di
una giornata dal caldo spaventoso, nonostante la sua inevitabile fine. Le
ragazze in bikini e in roller, lungo il sentiero acciottolato costeggiato da
palme, erano completamente sudate e alcune, con le cuffie dell’i-pod a
sostituire con la musica il rumore assordante delle auto imbottite nel
traffico, mangiavano indisturbate coni gelato di un dollaro e ghiaccioli colanti.
Il mare aveva assunto i colori di un quadro impressionista e
la brezza marina penetrava fra i miei capelli sciolti, come un piacevole
balsamo. Attraversammo i quartieri residenziali, per addentrarci nella quieta
periferia sud e proprio lì, fra quei palazzi in restauro e casette atipiche,
sorgeva la residenza dei Four Flowers.
Si trattava di una villa a quattro piani, con terrazzo,
mansarda, ampia piscina ed idromassaggio incluso.
Non si poteva certo
dire che i Four Flowers non badassero a spese, in fatto di lusso e comodità.
“ Penso che dovremmo suonare.”
Suggerì Esme, con la sua voce dolce come il cioccolato fuso.
Carlisle le sorrise, facendo il primo passo. Ma prima che
potesse premere il campanello, l’alto cancello bianco si ritirò da un lato meccanicamente
e la porta di casa si spalancò, rivelando in lontananza un ometto corpulento,
abbastanza alto, con occhiali griffati, in giacca e cravatta, stile Man in
Black.
Stava parlottando in modo concitato a telefono.
“ Non m’ interessa, Derek! Devi portarlo qui, anche se
dovessi trascinarlo per i testicoli per giocarci a squash!”
Si diresse verso una macchina parcheggiata nel vialetto,
aprendone la portiera e rovistandone l’interno.
“ Cosa?! Chiede il venticinque per cento delle vendite? Non
dire assurdità! Quella nullità dovrà accontentarsi massimo del dieci per cento
del guadagno!”
Riemerse dalla sua auto, sbattendone con energia la portiera.
Aveva un caffè da portare via in mano. Lo bevve tutto di un sorso, mentre ci
guardava interdetto.
“ Senti, Derek, puoi stare qui a riempirmi di chiacchiere
per ore, ma la questione rimane la stessa: devi portarlo qui! Non lo so perché
lo vuole così tanto! Sono un manager, non un prete! Ti ho mai dato l’aria del
confessore?”
Bevve, un altro generoso sorso, macchiandosi la camicia
bianca e inamidata con alcune gocce di caffè. Ma l’uomo non se ne curò,
continuando a sbraitare con il collega a telefono. Ci osservò ancora un po’,
per poi iniziare a farci segno di entrare. Carlisle si affrettò ad accogliere
l’invito, avvicinandosi all’uomo, con al so fianco una divertita Esme, seguiti
da me e da Edward, che mi tenne ancora la mano.
“ Ti ripeto: non m’interessa! Portalo qui! Ne vale della mia
carriera, lo capisci o no?”
Portò gli occhi al cielo, sventolando il bicchiere di cartone
in alto e in basso, muovendolo come un gessetto nelle mani di un’insegnante.
Sentivo perfettamente il rumore sommesso provocato dal
liquido scuro al suo intento e un vago sentore di alcool, come se avesse
allungato la bevanda con il brandy o la vodka.
“ T’importerà, dato che l’agenzia sborsa prima un assegno di
diecimila dollari l’anno per me e poi per te. Sei il secondo anello della
bilancia, baby, ricordatelo. Se io vengo gettato nel cesso, tu stai già
navigando nelle fogne, insieme ai topi, rendo l’idea?”
Bevve ancora, facendoci segno di aspettare e poi di seguirlo
dentro casa.
Aprì da solo una vetrata a specchi, che fungeva da moderno
portico, occupato solo da un tavolino di vimini, con raffinate sedie di bambù.
Sui morbidi cuscini color crema, c’era una rivista e un pacchetto di sigari
aperto e mezzo consumato.
Quello che doveva essere il manager ufficiale dei Four
Flowers, un uomo in carne ed ossa e non un vampiro, come testimoniava il suo
cuore pulsante e il colorito rosato della sua pelle gonfia di sangue, ci fece
strada, aperto una seconda porta in legno e vetro, quella ufficiale, dato
l’interno pieno di oggetti, mobili antichi e moderni, elettrodomestici
all’ultima moda, schermo piatto, ultra stero e lettore dvd e whs ad occupare
un’intera parete, con mensole stipate di cd, vecchi dischi, sicuramente
introvabili sul mercato dei collezionisti, dvd, videocassette e alcuni libri.
Sull’altra parete quella che doveva essere soltanto un
accenno di una sontuosa libreria, occupava un’intera parete. In alto,
troneggiava un dipinto risalente alla pop-art, in un unione fra antico e
moderno, dal gusto ineguagliabile.
Un tappeto rotondo, rosso Tiziano, occupava da solo tre
quarti del luminoso parchè. Su di esso, c’era un tavolino ricolmo di riviste e
quelli che Edward identificò come spartiti musicali. Mi avvicinai, curiosa,
scorrendo con lo sguardo titoli disparati, da Playboy a Vanity Fair.
C’erano dipinti e fotografie ovunque. Molte, erano quelle di
servizi fotografici, dove i modelli prescelti erano il duo portante della band,
Shane e Clio. Una in bianco e nero, posta su un antico comò stile fine
Ottocento, mi colpì particolarmente. Shane e Clio erano semplicemente seduti su
una poltrona in pelle, lei sulle ginocchia di lui, le braccia a cingergli il collo,
il sorriso luminoso di lei e quello a fior di labbra di lui. Sembrava la più
naturale e la meno seducente di tutti
“ Allora, veniamo a voi: siete quelli della Summit?”
Mi voltai, posando la foto al suo giusto posto.
Il manager ci osservava uno ad uno, dopo aver riposto nella
tasca interna della giacca il suo immancabile telefono cellulare.
Non sembrava colpito , spaventato o per lo meno intimorito
dalla nostra inquietante bellezza, elemento che di solito bastava per
affascinare o allontanare gli esseri umani più furbi. Eppure, quest’uomo non
sembrava né in soggezione né irretito. Era come immune al nostro potere di
persuasione. Che ne fosse talmente assuefatto, da esserne diventato
intollerante?
“ Ci scusi, ma no.”
Iniziò Carlisle, attirando la sua attenzione con la sua
pacata diplomazia.
“ In realtà, siamo qui per vedere il signor Shane e i suoi
amici. Così, per una chiacchiera informale.”
“ E’ della polizia statale?”
Gli chiese, guardandolo di sottecchi. In effetti, Carlisle
era fin troppo tranquillo e formale per apparire un accanito fan dei Four
Flowers. Osservandolo, non poteva che apparire una persona importante, a
livello sociale.
Gli occhi chiari dell’uomo si sgranarono improvvisamente.
“ No, non me lo dica? E’ della narcotici, vero?”
Si portò le mani sul volto, quasi disperato.
“ Lo sapevo, lo sapevo che prima o poi quel ragazzo sarebbe
finito nei guai! Che facesse uso di stupefacenti lo avevo capito da un pezzo,
ma fino ad arrivare al crac o all’eroina… no, non posso crederci! Non si potrà
neppure trattare! La sua e la mia carriera sono finite!”
Carlisle scoppiò a ridere, di fronte allo sbigottimento
generale del manager, che lo guardò come se fosse impazzito.
“ No, signore. L’assicuro che il signor Shane non è un
drogato o un eroinomane.”
L’uomo sospirò, pieno di un ritrovato sollievo.
“ Ah, grazie a Dio! Stavo già sudando freddo.”
Disse, strofinandosi la fronte corrugata con un fazzoletto
sbucato dalla tasca dei pantaloni. Poi, si fece di nuovo serio.
“ Ma, allora, chi siete? Giornalisti? Aspettavo quelli della
Summit, ma se non siete voi, avranno fatto ritardo. La signorina lì in fondo ha
tutta l’aria di essere una giornalista del Rolling
Stones.”
Disse, indicandomi e sorridendomi piano. Lo feci anch’io,
ricambiandolo e negando col capo.
Lo vidi abbassare lo sguardo, quasi in un gesto meccanico di
difesa, un leggero rossore ad imporporargli le guance.
“ Mi dispiace deluderla, ma non siamo giornalisti.”
Continuò Carlisle, guadagnandosi un’occhiata confusa da
parte dell’uomo, che si alzò dalla poltrona in pelle bordeaux su cui si era
accasciato prima, nel pieno dello sconforto.
“ Allora, scusatemi ma, per quanto mi siate simpatici e
quella signorina m’ispiri come modella per la prossima copertina di Vogue, mi dispiace ma temo di dovervi
congedare.”
Ci disse, alzando le braccia come a volerci spingere verso
la porta.
“ Ehi, ehi, Karl, aspetta!”
Esclamò giuliva una voce, il cui proprietario era un ragazzo
sui vent’anni, portamento da ragazzino di sedici e profondi occhi viola.
Cinse le spalle del manager, che cominciò a borbottare frasi
sconnesse. Il giovane non era Shane Banner, ma Anthony Diamonds, il bassista
della rock band. Vestito sportivamente, con una canotta nera e un paio di
bermuda di cotone grigio perla, ci abbagliò con un sorriso perfetto e fanciullesco,
un sorriso che riuscì a toccargli gli occhi, che divennero ancora più grandi e
luminosi. I capelli biondi erano rasati da un lato alla Cindy Louper e i
ciuffetti ribelli erano fermati con una crema indurente.
Profumava di eucalipto e gelsomino. Non era un odore
pericoloso, ma comunque mi tesi in allerta.
“ Lascia che i signori parlino con Shane. So che il nostro
leader è ansiosi d’incontrarli.”
Puntò il suo sguardo mandrillo verso Carlisle, che ricambiò
il sorriso, annuendo. Si voltò verso di me, ammiccando e sussurrando un “ciao”,
inudibile soltanto per Karl, nonostante
gli fosse ad un palmo di naso.
Di riflesso, Edward mi strinse al suo fianco, protettivo.
Come prevedendo questa mossa, Anthony rise sfacciato, facendoci segno di
seguirlo.
“ Su, seguitemi! Shane è in salotto. Vieni anche tu, Karl.
So che anche tu, hai alcune cose da dirgli.”
Anthony ci fece strada verso due lunghe corridoi, seguito da
Karl e da noi Cullen. Mi accostai ad Edward, per sussurrargli:
“ Pensavo fosse quello il salotto.”
Dissi, indicando col capo dietro di noi. Edward guardò
all’indietro, scuotendo la testa e regalandomi un suo raro sorriso sghembo, che
mi fece rabbrividire immediatamente di desiderio.
“ Megalomania di ricche rockstar.”
Risi piano sulla pelle del suo collo, stringendo la mano, il
cui braccio mi cinse le spalle.
Angolo dell’autrice.
Grazie per essere giunti fin qui, ancora una volta.
Sono felice che, già dal primo capitolo, la mia storia vi abbia così
affascinato. :D
Vi ho regalato un nuovo capitolo, sperando che vi
susciti le stesse emozioni del primo.
Aggiornerò fra domani e domenica.
Commentate in tanti! ;)
A presto!
Sempre vostra,
Fuffy91.
<3
Rispondo a…
Vale985cullen: Grazie per
la recensione positiva! :D Purtroppo, la tua curiosità sugli occhi viola e non
rossi o ambrati dei nuovi vampiri, troverà soddisfazione nei prossimi capitoli!
:D Spero che commenterai anche questo, per farmi conoscere le tue nuove
impressioni! Ma anche se lo leggi solo, mi suscita lo stesso piacere! :D A
presto, Fuffy91! <3
SweetLady98: Ciao! Oh, sono contenta di averti
appassionata! :D Si, anche a me piace Renesmee e l’ho voluta rendere più dolce
possibile, con i problemi di un’ adolescente come tante, con i suoi idoli e le
sue passioni, ma con le preoccupazioni di un’adulta! J Spero chev
ti sia piaciuto anche questo capitolo!
A presto, Fuffy91! <3
PS: Anche se trovo che sia un bellissimo nome, no mi
dispiace! :D <3
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo 3 - Shane ***
Capitolo 3 - Shane
Bella.
Il “salotto” era un’enorme stanza, con pareti verde menta e
sfumature color panna cotta. Divani di stoffa fiorita, ampi e di forma
rettangolare, troneggiavano al centro della sala. Proprio al centro di uno di
essi, riuscii a scorgere dietro le figure di Anthony e Karl, un paio di anfibi
in pelle nera e delle lunghe gambe accavallate, ricoperte da un pantalone lungo
di cotone nero.
C’era un ticchettio insistente, provocato dalla tastiera di
un portatile. Il proprietario, era Shane, seduto comodamente e a torso nudo fra
i morbidi cuscini verdi del divano, concentrato in quello che doveva essere la
stesura virtuale di un nuovo successo. Sul tavolino in legno scuro, c’era un
posacenere pieno di mozziconi di sigarette e fogli di carta sparsi un po’ dappertutto.
In un piccolo vano, sulla destra, c’era un palchetto, con sopra alcuni
strumenti musicali, in ottime condizioni: una batteria, due chitarre
elettriche, una classica, un basso, un piano nero a coda e un microfono retto
da un’asta centrale.
Le uniche fonti d’illuminazioni erano i raggi del sole
cremisi che, penetrando dall’ampia vetrata a nord, con porta scorrevole, che
dava sul giardino, irradiavano una luce rossa e suggestiva, rendendo
quell’immenso salotto originale, un luogo misterioso. Del resto, la presenza di
Shane, da sola, riusciva a garantire una tale impressione.
I suoi occhi viola non si staccarono dallo schermo luminoso
del computer e le sue dita picchiavano frenetiche sui tasti scuri della
tastiera.
Dovevo ammettere che, dal vivo, Shane era di gran lunga più
affascinante. I capelli scuri, sparati in alto per via delle dita che, a volte,
le andavano a tormentare, le sopracciglia scure ben delineate e folte,
spiccavano sull’incarnato di ghiaccio della pelle marmorea. Le labbra,
strettamente serrate, erano sottili e dal taglio fortemente virile. Solo il
labbro inferiore sembrava leggermente più pieno rispetto al primo. Non mostrava
che venti, ventidue anni circa.
“ Shane.”
Lo chiamò con voce energica Anthony, saltando sul divano
opposto al suo.
“ Che vuoi?”
Disse, con il suo timbro di voce graffiante e roco, proprio
come quando cantava. Era ammaliante anche senza l’ausilio della musica, dietro
un microfono, fra le luci del parco.
“ Che fai?”
Gli chiese, con un sorriso disarmante.
“ Non si vede? Lavoro. Quello che dovresti fare anche tu.”
Shane rispondeva ad Anthony, senza neppure alzare lo sguardo
dal computer.
Anthony rise fragorosamente, divertito dal tono brusco
dell’amico, come se ci fosse abituato.
“ Metti un freno, amico. Sono arrivati.”
“ Chi, di grazia?”
“ I Cullen.”
Le dita di Shane si arrestarono di colpo. Il suo sguardo si
sollevò, scrutando inespressivo il volto sorridente di Anthony, che indicò con
un gesto del capo Carlisle ed Edward, posti rispettivamente di fianco ad Esme e
a me.
Gli occhi d’ametista di Shane si posarono soprattutto su
Carlisle, per poi esaminare Edward, tutto concentrato, lo sapevo, a leggere il
filo dei suoi pensieri.
“ Ah, molto bene.”
Disse solamente, con tono vago e privo d’inflessione.
Chiuse il pc, riponendolo sul tavolino, per poi ritornare ad
osservarci.
“ Sedetevi, prego.”
C’invitò, con un gesto secco della mano. Non appena ci fummo
accomodati sul divano di fronte al suo – Anthony mi aveva galantemente lasciato
il suo posto, per poi sedersi a pochi metri da Shane, sull’altro divano – Shane
si alzò, aprendo quello che doveva essere un frigo bar. Ne tirò fuori una
lattina senza etichetta, che aprì, bevendone avidamente il contenuto. Avvertii
un odore diverso, quasi dolciastro. Sgranai gli occhi, riconoscendolo: era
sangue, sangue umano. Istintivamente, trattenni il respiro, per evitare
tentazioni di alcun genere. Del resto, la mia era una premura dovuta, data la
presenza del manager, seduto in attesa su una poltroncina, a sgranocchiare
patatine.
Anthony si leccò le labbra, sporgendo la mano destra verso
di lui.
“ Anch’io, anch’io voglio bere!”
Esclamò, con tono infantile.
Shane ripose la lattina nel frigo, ignorandolo.
“ Posso offrirvi qualcosa?”
Disse, rivolto a noi. Carlisle scosse la testa,
sorridendogli gentile.
“ No, la ringrazio signor Banner.”
“ Io si, invece. Voglio bere.”
Insistette Anthony, guadagnandosi uno sguardo raggelante di
Shane, che ritornò al suo posto, ignorandolo per la seconda volta.
Anthony, senza demordere, gli si avvicinò, osservandolo indispettito.
“ Perché non mi fai bere?”
“ Perché ti sei scolato già tre lattine da stamattina.”
Gli rispose, con voce incolore.
“ Ma tre lattine sono misere. E io ho tanta sete. Non puoi
mettermi dei paletti pure sul ci…”
Shane gli afferrò in un gesto veloce il volto, stringendogli
la mascella con una mano, il cui palmo premette sulla bocca, rimasta aperta, di
Anthony. Shane si voltò lentamente verso di lui, guardandolo serio.
“ Thony, io ti tengo qui solo perché sei un principino, con
l’aria svagata e in cerca di complimenti.”
Anthony si liberò dalla costrizione della mano di Shane, con
una delle sue, sorridendogli divertito.
“ E non perché sono un genio con il basso?”
Shane gli ripromette nuovamente la mano sulla bocca,
zittendolo e Anthony glielo lasciò fare.
“ No, affatto. Il basso lo suono meglio io di te. Ma dato
che ho già troppi impegni e non posso occuparmi anche del lato tecnico della
mia musica…”
“ La nostra
musica!”
Specificò Thony, liberandosi per un solo attimo dalla mano
di Shane.
“ Come ti pare… ho scelto te, per un motivo di solo
contorno. Il tuo compito è quello di stare zitto, suonare quello che io ti faccio suonare, attirare il
maggior numero di ragazzine e, soprattutto, accentuare con la tua bellezza
quella sfavillante di Clio. Tutto chiaro?”
Shane gli liberò la bocca, rivelando un Thony sorridente e
per nulla offeso dalle direttive di Shane.
Anzi, annuì fieramente.
“ Chiarissimo, Shane. Il punto, quindi, è che…”
“ Devi sparire.”
Lo interruppe Shane, osservandolo alzarsi dal divano.
“ Oppure puoi rimanere e farti staccare la testa. A tua libera
scelta.”
Thony rise divertito dalla sua palese minaccia, sventolando
una mano e allontanandosi con lunghi passi dal salotto, ripetendo fra una
risata e l’altra:
“ Ok, ok, ok!”
Rimasto solo, Shane si voltò verso di noi, allungandosi
ancora di più sul divano, mettendosi comodo.
“ Ho letto la vostra e-mail. Come mai siete venuti qui?”
Ci chiese tranquillamente, rivolgendosi soprattutto a
Carlisle. Forse, lo considerava il nostro capo.
Carlisle osservò per un attimo il manager, che spazientito,
dava veloci occhiate all’orologio da polso, con l’aria di avere una gran
fretta.
“ Può parlare liberamente di tutto ciò che vuole. Karl sa
tutto di noi e della nostra natura.”
Lo guardai sbigottita.
“ Cosa?! E lo accetta?”
Gli domandai, in preda alla sorpresa. Shane incatenò i suoi
occhi viola ai miei dorati, brillanti, nonostante l’espressione priva
d’inflessione.
“ Se si sta chiedendo se ha paura di noi, la risposta è no.
D’altronde, la famiglia di Karl mi serve da generazioni e nessuno di loro è
stato ucciso. A mio parere, posso affermare che non esiste al mondo una
famiglia umana più longeva e protetta al mondo della sua.”
Accavallò le gambe, portando un braccio all’indietro,
sospirando lentamente.
“ Certo, c’è stato l’incidente dell’ottantasette, con
Katrina, la prozia di Karl, che s’innamorò di me, al punto da supplicarmi di
farla diventare una vampira. Ovviamente, rifiutai.”
“ Per via, forse, di un contratto stipulato con la sua
famiglia?”
Ipotizzai.
“ No, semplicemente perché non mi attirava affatto.”
Disse, con tono vago.
“ Ah.”
Dissi, solamente.
“ Quella sciocca, si suicidò gettandosi da una rupe.”
“ Oh, è terribile! E non ha fatto nulla, per impedirlo?”
Gli domandò Esme, rimproverandolo con lo sguardo.
Shane la guardò, freddo e composto.
“ Perché avrei dovuto? Era un suo problema, non mio.”
Seguì un lungo silenzio, carico di sottintesi. Un
serpeggiante timore si diffuse lungo il mio corpo, vibrando fra i nervi del mio
cervello caotico. Più osservavo quel vampiro, mentre parlava con facilità della
morte prematura di una povera ragazza , e più non riuscivo a capirlo.
“ Shane, dobbiamo parlare del contratto con la Summit.”
Sbottò improvvisamente Karl, alzandosi dalla poltrone e
avvicinandosi a lui, con aria crucciata. Sembrava che non avesse ascoltato
nulla della conversazione precedente. Del resto, Shane aveva parlato talmente
velocemente, che alle sue orecchie doveva essere risultato un ronzio
fastidioso.
Infatti, lo vidi toccarci l’orecchio destro, con una smorfia
sul viso arrossato dal caldo, quasi a debellare un sibilo insistente.
“ Non ora, Karl.”
Lo zittì Shane, con l’aria di chi è abituato a comandare.
“ Ma è importante! Abbiamo una scadenza e la casa
discografica ci stressa. Quelli non si accontentano delle vendite stellari. Lo
sai come sono fatti…”
“ Cerca di calmarti. O ti verrà un infarto, come a tuo
padre. Anche lui, si preoccupava troppo.”
Con un movimento invisibile, ritornò al frigo bar, per poi,
in mezzo secondo, raggiungere Karl, porgendogli una bottiglia d’acqua. Karl
sussultò per il movimento brusco, afferrando la bottiglia in un gesto
meccanico.
“ Su, bevi.”
Gli intimò, ritornando al suo posto sul divano, questa volta
più lentamente.
“ Cos’è?”
“ Gassosa. Ti salirà la glicemia. Non me faccio niente di un
manager svenuto.”
Borbottando parole concitate, sullo schiavismo e un aumento
possibile dello stipendio, bevve avidamente la gassosa, svuotandola quasi a
metà.
La pose sul tavolino, passandosi una mano fra i capelli, con
l’aria di sentirsi molto meglio.
“ Devi imparare a prenderti meno sul serio, Karl.”
Gli consigliò Shane, guardandolo di sfuggita. A modo suo,
sembrava premuroso, ma allo stesso tempo, ostentava l’aria di chi non si
preoccupava realmente delle sorti del prossimo. Era indecifrabile.
“ Si, si. Ma il punto è che dobbiamo vagliare le clausole
del nuovo contratto e vedere se sono vantaggiose e cospicue come quelle
offerteci dall’Universal. Ah, e poi c’è quel servizio fotografico che Clio deve
fare per le sette. Quello sulla spiaggia, al calare del sole.”
Disse, consultando la sua agenda.
“ Annullalo.”
“ Cosa?”
Karl guardò Shane, shoccato. Shane ricambiò lo sguardo,
sempre privo d’espressione.
“ Annullalo.”
Ripeté, scandendo ogni parola, come se stesse parlando ad un
ritardato. Karl s’innervosì, togliendosi gli occhiali da vista.
“ Shane, non si può annullare un appuntamento fotografico,
preso con un’agenzia, due settimane fa. E’ da irresponsabili e faremo la figura
degli immaturi. Certamente non vorrai questo.”
Lo sguardo di Shane si fece duro e perfino Karl non disse
più nulla, trasalendo leggermente.
“ Quello che non voglio, è che dei bastardi sbavino su foto
di Clio mezza nuda, in riva al mare e imbrattata di sabbia. Ti risulta che sia
una stripper?”
Karl portò gli occhi al cielo, esasperato.
“ Ma no, certo che no. Ma…”
“ Appunto. Clio è un’artista completa, una donna di classe,
non una poppante che mostra le tette ad una macchina fotografica, come una
volgare prostituta in vendita.”
Nonostante le parole crudeli di Shane, Karl si passò una mano
sul viso, inforcando gli occhiali e con l’aria di uno a cui stavano per cadere
le braccia.
“ Perché la metti giù così pesante! E’ solo un servizio di
moda, non un calendario di nudo per maschi! Clio sarà vestita con abiti
raffinati per tutto il servizio, te lo garantisco. Non mostrerà neppure un
metro di pelle in più, rispetto a una gamba o un filo di scollatura.”
Shane non gli rispose, ma il suo diniego era visibile nei
tratti duri del suo viso impenetrabile.
Karl sospirò, rassegnato.
“ Almeno, posso parlarne con Clio e vedere cosa ne pensa?”
“ Non c’è ne bisogno. Clio fa quello che dico io.”
“ E da quando?”
“ Da oggi. Sparisci subito e cancella quel dannato servizio,
se non vuoi che diventi terribile e faccia una carneficina.”
Sibilò velenoso, fulminandolo con i suoi occhi d’ametista,
duri e taglienti, da sotto le ciglia socchiuse.
Karl deglutì nervosamente, agitandosi.
“ E va bene, va bene, ho capito.”
Sospirò, pulendosi gli occhiali appannati con un fazzoletto
bianco.
“ Farò quello che mi hai detto, ma sappi che non tollero
questo tuo comportamento immaturo e…”
Si bloccò, ad un ruggito sommesso da parte di Shane. Senza
dire più nulla, si congedò con noi velocemente e salutò un arrabbiato e
tesissimo Shane, allontanandosi da lui a grandi passi, uscendo dalla sala e
parlottando fra sé e sé su quanto Shane fosse intrattabile e su un suo
possibile licenziamento.
Solo quando udì la porta d’ingresso chiudersi con un
rumoroso tonfo, Shane si rilassò, posando lo schiene sul morbido schienale del
divano.
“ Scusate. Stavamo dicendo?”
Carlisle, quasi trattenendo un sorriso, continuò il discorso
iniziato prima dell’interruzione di Karl.
“ Palavamo del successo della vostra band musicale e sulle
vostre palesi attività venatorie.”
Shane lo guardò per un attimo confuso, per poi arcuare le
labbra chiuse in un rapido sorriso, indicandosi gli occhi.
“ Si riferisce a questi, vero? Sono solo lentine colorate.
Tutti i membri del mio gruppo le indossano. Per molti, è un dettaglio di puro
rock, ma in realtà sono indispensabili per nascondere la nostra vera natura.
Solo per quanto riguarda Clio, la cosa è totalmente diversa. Il viola era il
vero colore delle sue iridi, prima di diventare vampira. Ma questo, non vi
riguarda.”
Terminò, sempre pacato, ma gelido.
Carlisle annuì, cauto.
“ Naturalmente. Quello che ci preme sapere…”
“ ‘Ci’? Voi e chi altro?”
Chiese, guardingo.
“ A me e alla mia famiglia. Vogliamo sapere, se il vostro
interesse verso il mondo della musica, non sia un pretesto per ampliare il
vostro territorio di caccia.”
Shane non rispose, ma soppesò con gli occhi Carlisle, che
sostenne il suo sguardo, continuando:
“ E se fosse così? Cosa volete? Una guerra, forse? O una
resa pacifica?”
Incalzò, con domande frenetiche.
“ Niente di tutto questo. Vogliamo soltanto assicurarci che
gli umani coinvolti nei vostri spettacoli, non siano in pericolo.”
Shane non disse più nulla, limitandosi ad osservare
Carlisle, con il suo sguardo insostenibile. Edward era concentrato a sentirne i
pensieri e dalla sua espressione, capii che non erano per nulla rassicuranti.
“ Non sono abituato, a dare conto delle mie azioni. Noi
agiamo sempre in completa libertà. Il mio amico Thony, ogni tanto, si lascia un
po’ andare e io stesso, in passato, mi sono nutrito di qualche mia fan. Ma, da
qui a voler distruggere il mondo, mi sembra ci sia un profondo abisso.”
“ Non vi stiamo accusando di questo.”
Disse Edward, parlando per la prima volta. Shane lo fulminò
immediatamente con i suoi occhi di ghiaccio.
“ Davvero? A me sembra proprio che voi lo stiate facendo.
Mettiamo le carte in tavola: io ho accettato d’incontrarvi, solamente perché
ero curioso di vedere in faccia i famosi Cullen, che hanno avuto il coraggio di
sfidare i Volturi, sconfiggendoli e facendoli ritirare nel loro bel castello, a
Volterra, in Italia, con la coda fra e gambe. Ma io non sono Aro, né Caius, né
tantomeno Marcus. Quei vecchi decrepiti, con il loro sorrisetto stampato e i
loro discorsetti sulla legge, mi fanno oltremodo vomitare. Mi fa piacere che
abbiate fatto in modo di fargli abbassare la cresta, finalmente, ma vedete… io
non ho paura di voi. Sono convinto, perdonate la mia arroganza, di potervi
sconfiggere, se solo lo volessi. Ora mi vedete qui, seduto davanti a voi,
tranquillo e mansueto come un gatto sazio, ma in realtà, ho artigli molto
affilati e denti lunghi e aguzzi, abbastanza da potervi fare a pezzi.”
Concluse, sorridendoci cordiale, ma per nulla rassicurante.
Sibilai fra i denti la mia irritazione, guardandolo in malo modo.
“ Noi non siamo dei giustizieri. Non vogliamo la vostra
fine.”
Sottolineò Carlisle, con voce solenne e sincera.
“ Ma no, certo. Voi volete solo difendere l’umanità. I
Fantastici Quattro.”
“ Veramente, siamo molto di più.”
Puntualizzai, bruscamente. Cominciava a spazientirmi quel
tono accusatorio.
Una risata cristallina si diffuse nell’aria, come una calda
musica di fate danzanti.
Mi voltai, verso la fonte di quel riso allegro. La vetrata
scorrevole si aprì e Clio fece il suo ingresso, illuminando con la sa presenza
l’intera sala.
Era di una bellezza abbagliante. La telecamera e
l’obbiettivo fotografico non le rendeva affatto giustizia. Sicuramente, il
veleno della trasformazione aveva acuito quei particolari già belli della sua
persona, rendendo la sua bellezza umana ancora più sfolgorante da vampira.
Shane la osservò ammirato, mentre si posava leggiadra
accanto a lui. Aveva raccolto i capelli, mossi e castano scuro, in un morbido
chignon, con lunghe ciocche cadenti sul davanti, quasi a dare l’impressone che
volesse scioglierli per loro. Era vestita in modo molto semplice, con maglietta
a righe bianche e nere, che le lasciavano scoperte le spalle, e pantaloncini in
jeans scuro, con bordi a frange, sulle gambe snelle e tornite, completamente
libere dalla costrizione della stoffa.
Ai piedi, calzava dei semplici giapponesi neri, abbandonati
ora ai piedi del divano.
“ La bambina ci sa fare. Ha la risposta pronta.”
Disse, con voce soffusa e modulata.
Capii che la ‘bambina’ in questione, dovevo essere io. Clio
mi sorrise sincera, la bocca piena dalla linea seducente e morbida, per
iniziare ad applicare sulle unghie uno smalto rosso scarlatto, indifferente
alla nostra conversazione.
Shane abbandonò la figura di Clio, ritornando a fissare gli
occhi su Carlisle.
“ Non smetteremo di fare quello che abbiamo sempre fatto, solo
perché voi volete impedircelo.”
“ Non vogliamo impedirvi nulla. Le nostre intenzioni non
sono quelle di assoggettarvi. Vorremmo soltanto che voi non diate nell’occhio,
più di quanto stiate facendo.”
Specificò Carlisle, invitandolo a ragionare. Ma Shane era
testardo e non sembrava voler capire le buone intenzioni di Carlisle,
rifiutandole con sdegno.
“ Le nostre idee sono diverse dalle vostre. So che vi
nutrite solamente di sangue animale, cosa che non comprendo e non voglio
capire, ma che comunque, con difficoltà, rispetto.”
“ Soffia.”
Gli disse Clio, ponendogli la mano sinistra dalle unghie
perfettamente dipinte, vicino alla bocca.
Credevo che Shane l’avrebbe scacciata spazientito, ma mi
sorprese ancora una volta.
Afferrò delicatamente la sua mano con la sua, avvicinandosi
le dita alle labbra e soffiando su di esse, con calma e dovizia. Li osservai
affascinata. Clio sorrideva in modo ampio e luminoso e dagli occhi di Shane,
fissi su di lei, si leggeva soltanto un ardore appassionato.
Quando ebbe finito, le lasciò libera la mano, ritornando al
suo discorso, come se nulla fosse successo. Clio, intanto, si tastò soddisfatta
lo smalto asciugato, notando alcuna sbavatura. In seguito, si dedicò alla cura
delle dita della destra.
“ Quindi, credo che questo discorso ci porterà facilmente a
un punto morto.”
“ Non necessariamente. Se ne potessimo discutere ancora, con
maggior calma, forse potremmo…”
“ Anche qui. Soffia piano.”
Clio interruppe Carlisle, che si fermò a guardare Shane che,
con pazienza, riprese a soffiare con cura sulle unghie della sua mano destra,
facendola ridere divertita.
Shane ricambiò il suo sorriso, continuando ad osservarla,
anche quando controllò che lo smalto si fosse perfettamente asciugato.
“ Mi hanno regalato dei campioni di trucco sul lavoro. Sai,
per la pubblicità del nuovo mascara.”
Gli disse, come se fosse quella la cosa più importante, al
momento.
Shane la seguì, annuendo rapito.
“ Si.”
Disse solamente, osservandola, mentre si voltava sorridente
verso di lui.
“ Li vuoi vedere?”
Shane annuì.
“ Certo.”
Clio gli sorrise felice, appoggiando come lui, il capo sullo
schienale del divano. Si osservarono a lungo, immobili, quasi dimentichi di
noi. Cominciai a sentirmi in imbarazzo per lo scambio intenso di sguardi.
Shane allungò una mano, fermando con delicatezza un ciocca
di capelli di lei, dietro l’orecchio.
“ Sorridi solo a me, così.”
Le mormorò, con una palese di possesso, nel timbro della sua
voce vellutata e profonda.
Clio smise immediatamente di sorridere, scostandosi la sua
mano dal viso.
“ Sei un uomo crudele, Shane.”
Gli sussurrò, quasi ferita, per poi allontanarsi velocemente
da lui, correndo lungo il corridoio e rifugiando lontano, in qualche stanza
sconosciuta.
Shane sospirò pesantemente. Dal suo viso non trasparì alcune
emozione.
Edward aveva assunto una strana espressione curiosa e capii
che era più concentrato sui pensieri di Clio, che di Shane.
“ Continuiamo più tardi. Ora, ho da fare.”
Disse brusco, allontanandosi senza aggiungere altro.
Più tardi, udimmo una melodia malinconica provenire da una
qualche stanza della casa.
Osservai Edward, stranita.
“ Ma che sta succedendo?”
Edward sospirò.
“ E’ una faccenda complicata.”
Angolo dell’autrice.
Ehi, salve! :D Buon sabato a tutti voi, lettori e
lettrici! J
Premetto, ringraziando sempre tutti quelli che mi
seguono con così tanto piacere! Siete in tanti e tutti adorabili! :D
Vi ho lasciato questo nuovo, intrigante capitolo!
Abbiamo fatto la conoscenza dell’insondabile Shane. Spero vi possa ispirare
qualche sentimento positivo! :D
E’ proprio come ha detto Edward alla sua adorata
Bella: la faccenda si sta facendo davvero complicata! Ma non preoccupatevi, vi
apparirà tutto più chiaro nei prossimi capitoli.
Ci sono ancora tanti misteri da mostrare e svelare.
Volevate una storiella tranquilla? Be’, mi dispiace per voi! Ma mi sa che sarà
una vicenda piuttosto complicata! ;)
Ora vi lascio alle vostre domande e ai vostri
pensieri.
Alla prossima, che sarà la prossima settimana, verso
mercoledì e giovedì! J
E, mi raccomando, fatemi sapere le vostre opinioni! :D
Baci a tutti,
Sempre vostra,
Fuffy91.
<3
Rispondo a…
Vale985cullen: Grazie per i
complimenti Vale! Ahahah… Tranquilla! Mi piacciono le tue domande! ;)
Purtroppo, non posso ancora rispondere a questa domanda! Troverai tutte le tue
risposte nei prossimi capitoli! Seguili, va bene? :D A presto, baci baci! <3
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1178556
|