Non dimenticarmi, tornerò con il nostro mare...

di SurviveYou
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizio di un' avventura ***
Capitolo 2: *** La delicatezza fatta a persona ***



Capitolo 1
*** Inizio di un' avventura ***


Come ogni mattina, ormai da circa 15 anni, vado al mare e mi siedo sulla mia panchina.
Da lì osservo la vita scorrereveloce, è come se fossi l'unico a rimanere fermo.
Forse mi sbagliavo, perchè i miei capelli bianchi e i vari acciacchi mostravano che il tempo scorreva, eccome.
Nessuno aveva il coraggio di rivolgermi la parola, neanche per un "Salve" o per chiedermi "Scusi ha da accendere?"
Tutti pensavano che fossi uno di quei vecchietti fuori di testa.
Però quella mattina, qualcosa o meglio qualcuno ebbe il coreggio di sedersi accanto a me, una ragazza su i 14 anni.

"Scusi, posso sedermi? Sa, ho avuto una giornata molto dura" mi spiegò anche se non gli avevo chiesto nulla.
"Certo" mi limitai io.

Dopo qualche minuo di silenzio:

"Sa io faccio parte del giornalino della scuola, mi occupo della rubrica "Storie di tutti i giorni", ma non c'è nessuno che abbia tempo e voglia di aiutarmi" disse la ragazza sbuffando che fissava le onde infrangersi sulla spiaggia.
"Mi dispiace" le risposi, per anni su questa panchina, governava il silenzio e finalmente qualcuno risvegliò il rumore.
"Lei non avrebbe una storia per me?" mi domandò guardandomi drito negli occhi,
"Io...ti annoierei" la mia storia era bella e brutta allo stesso tempo e forse era troppo per un mucchietto di ragazzini.
"Non è vero, adoro ascoltare!" voleva convincerci a tutti i costi e forse dovevo esserne onorato.
"Ok se vuoi proprio ascoltarla"
"CErto, se lei vuole la registrerò così potrò riscriverla"
"Se ne sei proprio convinta, per me va bene"

La ragazza tirò fuori dalla borsa un registratore, lo accese e si prestò ad ascoltarmi.

"Nel lontano 1960, proprio su questa spiaggia, un giovare ragazzo di vent'anni, passeggiava tranquillo al sorgere del sole. Era gentile, giovare e di bell'aspetto. Lavorava nell'officina del padre, non sapeva che proprio quell'estate la sua vita sarebbe cambiata. Dopo la passeggiata, si infilò la tuta e raggiunse il padre a lavoro.
Nell'officina c'erano quelle due auto che ormai giravano da un po'.
"Ehi figliolo, tu occupati della Mercedes"
"Si, papà!"
"Io intanto vado a vedere quei nuovi clienti che sono appena arrivati",

il giovane si voltò verso l'ufficio e vide una ragazza molto carina accompagnata da un signore più anziano. Quando il padre andò a parlargli, il ragazzo scoprì che la giovane aveva un bel sorriso.

"John, vieni qui!" urlò il padre
 "Eccomi" rispose il figlio lasciando a terra il cacciavite che stava usando.
"Salve" esordì John stringendo la mano all'uomo,
"Salve, io sono Robert Donovan e lei è mia figlia Camille"
"Piacere John Armony" disse stringendo la mano anche alla ragazza
"Mi posso fidare?" chiese il tipo, dai vestiti che indossavano si poteva capire che erano benestanti in quanto a denaro.
"Certo, mio figlio è un ragazzo molto serio e bravo"
"Bene allora mi fido"

Padre e figlia accompagnarono John all'auto. Il motore stava fumando e la fiancata era ridotta pittosto male.

"Ma cos'è successo?"
"E' che mia figlia sta imparando a guidare ma non è esattamente portata"
"Mi sono accorto, l'ha proprio trattata male"
"Scusate, cerco di adattarmi!" si giustificò Camille
"La capisco signorina" le sorrise il giovane
"Quanto ci vorrà?" chiese il S.Donovan con un tono burbero
"Non lo so, penso una settimana circa"
"Ok allora giovedì passerò a ritirarla"
"Bene, è stato un piacere" li salutò elegantemente John.

I giorni passarono e al martedì quella ragazza,Camille, si presentò all'officina, John le andò incontro.

"Salve signorina, la macchina non è ancora pronta" gli spiegò  il giovane
"Lo so che l'appuntamento era fissato per giovedì, ma io ho bisogno della macchina subito, adesso"
"Anche se fosse pronta, non gliela darei mai, dopo l'ultima volta" le disse John sorridendo
"Si, molto simpatico! Ma io devo andare ad una mostra molto importante, in via Lucky Truth"
"Io non posso fare niente"
"Figliolo per oggi puoi andare" disse Jack, che nel frattempo li aveva raggiunti.
"Grazie papà!" affermò sorpreso il giovane
"Potresti accompagnare la signorina"
"Io non credo che sia d'accordo..." disse John fissando il pavimento e arrossendo,
"Va bene, io devo assolutamente andarci!" disse la ragazza afferrando John per un braccio.
"Ferma! Devo cambiarmi" gridò il povero ragazzo ormai in gabbia.

Dopo pochi minuti i due erano già in viaggio,

"Sono così eccitata, non vedo l'ora!"continuava a dire la ragazza su di giri
"Signorina, potrebbe evitare di gridare?!" la pregò John
"Smettila!" disseseria fissandolo,
"Smettila...di fare cosa?" domandò il giovane pensieroso
"Smettila di chiamarmi signorina, abbiamo la stessa età, chiamami Camille"
"Ok"
"Parcheggia, quello è il museo!" urlò, indimandomi il palazzo
"Si,si ma stai calma!"

I due scesero dal pick up del ragazzo, e Camille prese a braccetto John, entrarono.
Girarono per un bel pezzo, la ragazza spiegò un po' di storia al giovane.

"Così è questa la tua passiona" disse John guardandola
"Si, mi è sempre piaciuta la storia"
"Sei la prima persona che conossco che afferma una cosa del genere" disse ridendo John
"Non prendermi in giro, io non ho detto nulla quando ho saputo che ti piace la letteratura"
"Che cosa?!Non è vero!" affermò imbarazzato il ragazzo
"Ho visto il libro di Oscar Wilde, nel tuo camioncino"
"Ok, mi arrendo!"

I due sembravano andare d'accordo, la visita d'istruzione si concluse con delle risate.
Da gentiluomo, John, accompagnò a casa Camille.

"Sei molto simpatico!"
"Grazie anche tu"
"Grazie per la bella giornata...Oscar!" continuava a canzonarlo lei
"Di nulla, è stato un piacere" rispose ridendo il giovane
"Allora...ciao!" lo salutò Camille chiudendo la porta alle sue spalle.
ANGOLO DELLA SCRITTRICE!
Spero vi piaccia questo inizio :) Grazie di aver letto fino qui!
Ara*

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Capitolo 2
*** La delicatezza fatta a persona ***


I due non si incontrarono per un po' di giorni, neanche il giorno della consegna dell'auto. Venne Robert, sempre vestito perfettamente e con quell' aria da superiore.
Quel giorno all'officina venne Michael, il miglior amico di John.

"Ehi amico, stasera usciamo!" affermò entrando
"E chi te l'ha detto?" domandò sarcastico John,
"Margaret, la mia fidanzata,vuole andare al cinema e porterà anche una sua amica, quindi mi serve una spalla" spiegò Michael su di giri
"No non mi va" John non amava uscire, infatti le ragazze che aveva avuto prima l'avevano lasciato proprio per questo motivo.
"Eddai, ti divertirai, la sua amica è molto carina!" continuava ad insistere e John odia Michael quando assumeva quel atteggamento,
"E va bene, ma sappi che lo faccio controvoglia!"
"Bene! Ti passo a prendere alle 8"
"Si, ciao!" lo salutò mentre se ne andava saltellando.

John sperava che la ragazza che doveva accompagnare fosse almeno simpatica, perchè le amiche di Margaret che aveva conosciuto non erano esattamente il suo tipo. Il suo unico chiodo fisso, era Camille. Quella ragazza era così delicata ma al tempo stesso energica, le ragazze con cui usciva di solito erano tutte rock' n roll mentre lei era...leggere, spensierata.
Il turno di John finì e così corse a casa a cambiarsi. Si infilò un paio di jeans, una maglietta a maniche corte bianca. Dopo neanche 2 minuti, partì con Michael.

"Eccole lì, sono loro!" gridò il ragazzo.

Ci avvicinammo e quando la "mia ragazza" si girò rimase di stucco.

"Tu!?!" affermò Camille
"Ciao Camille!" la salutò lui.
"Dato che vi conoscete già, possiamo entrare" gli disse Michael prendendo per mano Margaret.

I due piccionini si sbaciucchiarono per tutto il tempo, mentre John e Camille guardavano il film divertiti. John adorava la risata della ragazza, pensava a quanto fosse carina anche con le lacrime agli occhi dal ridere. A lui, bastava guardarla...anche solo per un secondo, e la sua vita tornava serena anche dopo un giorno di pioggia. Quella sera, aveva i capelli biondi e un po' mossi che gli scendevano dolcemente sulle spalle, dei bellissimi occhi verdi e delle labbra sottili e molto delicate.
Finito il film, Michael e Margaret li piantarono davanti al cinema.

"Ti va di fare un giro a piedi ?" chiese innocente il ragazzo
"Si, a patto che non mi salti addosso, ho uno spray al peperoncino nella borsetta!" disse sorridendo lei
"Tranquillo, non ne avrei il coraggio...non sono quel tipo"
"Lo so!" affermò lei fissandolo negli occhi.
"Dai, vieni, ti porto nel mio posto speciale" i due si incamminarono.

Lungo il tragitto i due chicchieravano, cantavano e ridevano come pazzi. Chi li sentiva pensava fossero matti!
Finchè non arrivarono al mare, più precisamente su una panchina affacciata sul mare.

"Questa panchina, mi ricorda mia madre" tornò serio John
"Perchè?Dov'è tua madre?"
"E' morta quando avevo 10 anni..."
"Mi dispiace" sussurrò Camille mettendogli una mano sulla spalla
"Ogni volta che posso vengo qui, mi siedo e penso in silenzio"
"E' un posto molto bello, da qui si vede tutto!" disse alzandosi e mettendo le mani sulla ringhiera che c'era davanti alla panchina, era come una specie di balcone sul mondo.
"Sono venuto qui, dopo averti portata a casa..."
"Perchè?"
"Perchè non riuscivo a capire come fossi entrata nella mia vita"
"Io credo sia stato il caso"
"A me piace pensare che sia tutto merito della mia mamma, dato che mi diceva sempre che accanto a me avrebbe voluto una ragazza come te"
"Come me, come?"
"Bè, carina, così delicata ma allo stesso tempo una forza della natura, intelligente e socievole..."
"Anche tu sei strano...cioè nella mia scuola i ragazzi sono tutti figli di papà che pensano solo allo sport e alle ragazze, tu sei diverso...ti piace aiutare gli altri e sei intelligente, cioè ti interessi di poesia!"

Dopo pochi secondi, il ragazzo guidato da un impulso, si alzò e la baciò. Il bacio fu dolce, leggero e così innocente.
Appena realizzò quello che stava facendo, John, si staccò.

"Scusami..."
"Non scusarti, anzi rifallo ancora, ancora e ancora. Sei l'unico machio che mi fa sentire donna!"

A quelle parole,John, si riavvicinò sorridendo. I due si scambiarono una serie di baci intensi ma sempre delicati, quasi a sfiorarsi le labbra. Lei aveva un gusto così dolce, quasi alla vaniglia.

"Senti...ti va di essere la mia fidanzata? Cioè se non vuoi ti capisco, io sono povero e poi ci conosciamo da poco..."
"Sta zitto, sciocchino! Certo che lo voglio!"









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