Il gioco delle parti

di Story_Teller
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Nel momento in cui una ragazza si guarda allo specchio scopre quanti difetti può avere il suo corpo

IL GIOCO DELLE PARTI

-Capitolo 1-

 

Nel momento in cui una ragazza si guarda allo specchio

scopre quanti difetti può avere il suo corpo.

Nel momento in cui  ha una vita sociale 

scopre come gli altri possano sottolineare quei difetti per farla sentire uno schifo.

Nel momento in cui ha un’amica

scopre come può essere proprio lei la più crudele.

 

E se per proteggersi la ragazza dovrà indossare una o cento maschere, lo farà.

 

 

Sera. La sala comune di grifondoro risuonava di voci, di confusione, di rumore. Un gruppo di primini consultava sfiduciato una pila di libri, forse per il tema di pozioni o forse per la ricerca di trasfigurazione. Una ragazza del settimo sfogliava nervosa il volume “Rune antiche nella storia”. Un paio di ragazzi giocava con gli scacchi magici.

Il caos e il disordine provenivano da due gruppetti ai lati opposti della sala, capitanati rispettivamente da un ragazzo e da una ragazza che si guardavano in cagnesco.

Il ragazzo raccontava le sue ultime avventure, spalleggiato dai suoi migliori amici, adorato dalle ragazze e ammirato dai ragazzi.

La ragazza gli faceva il verso. Si passò una mano fra i capelli spettinandoli e lanciò in aria una pallina che aveva tutta l’aria di essere babbana e destinata al ping-pong. La riprese al volo e sfoderò un sorriso soddisfatto.

-Guardatemi! Sono il miglior cercatore della scuola!- disse, imitando il tono superbo e la voce grave del ragazzo e suscitando le risate del gruppetto di ragazze che le stavano intorno. Salì sul tavolo e abbozzò una riverenza.

Dall’altra parte della stanza il ragazzo lanciò un lungo fischio e applaudì.

-Coraggio, Evans! Ancora un po’ d’allenamento e sembrerai un ragazzo alla perfezione!- la prese in giro con tono di sfida.

-Tu invece non ci riuscirai mai, Potter! Così fanatico e vanitoso, di certo non sei molto virile-

Le ragazze sogghignavano, molte di loro consideravano James Potter il massimo in assoluto e una buona parte di loro sapevano come poteva essere virile.

-Allora facciamo così Evans: tu sali di sopra e io ti do una dimostrazione!-

-Nei tuoi sogni più remoti!- rispose, sovrastando gli ululati e le grida di incoraggiamento dei ragazzi e gli urletti maliziosi delle sue compagne di casa.

Lily Evans scese dal tavolo, lo spettacolo serale era finito, doveva scrivere un tema e non aveva più voglia di giocare con Potter.

-James, le lasci l’ultima parola?- urlò un grifondoro tra la folla. Era Sirius. James gli rispose con un tono leggermente contrariato: -Questa volta sì Felpato. Ma non temere. Anzi nessuno di voi deve temere!- alzò la voce per farsi sentire da tutti nella stanza e assunse un tono volutamente sfacciato- la Evans sarà mia!-

 

James Potter sprofondò sulla poltrona, con l’uscita di scena della Evans la serata era tornata tranquilla e noiosa.

-Ragazzi, che ne pensate di un’incursione in cucina?- propose. Non poteva finire tutto con quel tono smorto. Era il momento di una malandrinata.

-Cazzo, James abbiamo mangiato un’ora fa! E poi ho promesso ad Alice di aiutarla con aritmazia!- replicò Frank, cercando di dissuadere l’amico.

-Ti stai rammollendo, Paciok? Diciamo che devi dare lezioni di anatomia ad Alice e non vuoi perderti una bella nottata!- disse Sirius- Anch’io ho una seratina in programma. Avete presente quella bella Corvonero, tutta curve del quinto anno?-

Peter lo guardò con ammirazione, James si limitò a costatare che, in effetti, era un bel bocconcino e Sara gli rifilò una cuscinata in piena faccia.

-Black, sei un pervertito!- affermò con sicurezza, mentre rideva come una pazza per la faccia seccata di Sirius.

-Charlie! Ti consiglio di tenere a freno la tua ragazza! La prossima volta che prova a darmi una cuscinata non risponderò delle mie azioni!-

-Perché non ci provi, Felpato? Vedrai che belle fatture ho in programma per te!- continuò il battibecco la ragazza.

-Ma guarda te! Che spudorata!- con un ghigno Sirius prese la bacchetta e Sara fece altrettanto.

-Sirius, non è il caso!- disse Charlie nel tentativo di evitare alla sua ragazza una brutta sconfitta e un probabile viaggio in infermeria- Credo che a Ramoso serva intera la cacciatrice di Grifondoro-

-Proprio così- pose fine alla questione James -Mia cara Sara, stai diventando troppo acida! Assomigli alla Evans-

-E per questo mi trovi più attraente?- replicò, ostentando sfacciataggine.

Charlie lanciò un’occhiata sconsolata ai suoi amici. –è ora che i membri femminili della squadra vadano a nanna- disse severamente a Sara, prendendola per un braccio e scongiurandola con lo sguardo di andare via. Non amava queste manifestazioni di “affetto” verso altri ragazzi.

-Io, invece, resto. Non potete divertirvi solo voi!-

A Charlie non restò che annuire.

-Visto che parliamo di membri femminili della squadra, dov’è Amandine?- guardò verso Remus che era rimasto muto tutta la serata e non aveva partecipato agli scherzi.

-Perché guardate me?-

Gli amici gli lanciarono occhiate maliziose.

-Ma noi non guardiamo te!- disse Sirius con aria convinta- Noi guardiamo Peter!- e scoppiò a ridere.

Il povero Minus si fissò i piedi, sconsolato. Cosa poteva ribattere? Lui non aveva mai avuto una ragazza.

Alle risate di Sirius si aggiunsero quelle degli altri. Solo Lupin rimase silenzioso. Potevano essere molto crudeli. Tutti possono essere cattivi, anche con i propri amici, soprattutto con i propri amici.

 

-Amandine! Ti ricordi quando i goblin hanno assaltato il ministero della magia?- chiese Lily. Se non finiva quel tema avrebbe preso Troll in storia della magia. Non poteva permettersi di rovinare la media. Disgraziatamente le ore del professor Ruf avevano per lei un effetto calmante, di sonnifero e quella data le era sfuggita.

Amandine aveva i suoi appunti sottomano. -1744 ne sono sicura!- La data segnata sul foglio era però 1359.

-Grazie tantissimo! Pensa che ero convinta fosse intorno al 1300! Che sciocca!- scrisse in fretta gli ultimi centimetri- Con questo ho finito!- Osservò compiaciuta i fogli perfettamente ordinati, la scrittura tondeggiante e precisa era perfettamente allineata ai margini. Il foglio era pulito: nonostante spesso prendesse in giro i professori con le loro imitazioni, ci teneva ad essere considerata una brava alunna. Doveva mantenere una buona media, non si sarebbe mai perdonata il contrario.

-Sono sicura di piacere a Lupin!- affermò Amandone, con un tono di sottile superiorità.

Lily l’osservò interessata; le faceva sempre piacere ascoltare pettegolezzi e farsi un po’ gli affari degli altri.

-Devi sapere che l’altro giorno mi ha aiutato a pozioni ed è tutto arrossito quando l’ho ringraziato! Ah, è così timido! Ed era veramente mortificato quando mi ha intruppato nel corridoio!-

-Chiunque con un minimo di educazione si sentirebbe mortificato!- rispose lapidaria Lily. Amandine almeno una volta a settimana le raccontava di piacere ad un ragazzo. Malgrado la curiosità, la ragazza ultimamente si sentiva seccata dopo queste esternazioni. Ciò contrastava con l’animo pettegolo femminile, ma non poteva fare a meno di odiare la sua compagna di stanza in certi momenti. Dopo tante e tante considerazioni silenziose tra e , era giunta alla conclusione che si trattasse di gelosia. Amandine aveva dato il suo primo bacio a undici anni. Lei ne aveva sedici e ancora non aveva tenuto per mano nessuno …

-Se non sei interessata ad ascoltarmi, non ti racconterò più nulla!-

-No, tranquilla, ti ascolto. Voglio ascoltarti-

Come era brava a farsi del male…

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


-Capitolo 2-

-Capitolo 2-

Aveva consegnato il tema il giorno dopo. Quel venerdì era volato via come un soffio verso il weekend, certe volte Lily si stupiva di come il tempo potesse sfuggirle di mano senza che se n’accorgesse. Avrebbe voluto essere padrona di quell’incessante fluire, ma sempre più spesso si trovava ad essere un minuscolo sasso in un enorme fiume, un’umile foglia trascinata dalla corrente.

 

-Dimmi che oggi ti liscerai i capelli! Quei boccoli rossi non vanno Lily! Hai mai pensato di tingerli?-le diede il buongiorno Amandine.

-Mi vanno ben così!- rispose seccata Lily.

-Il mio era solo un consiglio! Vuoi o no piacere ai ragazzi?-

Lilly si sforzò di non sbuffare o comunque di non lasciar trasparire il suo disappunto. Una discussione con Amandine, l’ennesima negli ultimi tempi, non era il modo migliore per iniziare la giornata. E poi avrebbe urlato… Alice dormiva e quindi non era proprio il caso.

Si guardò allo specchio, prese un pettine e lo passò tra i capelli con molta calma, cercando di distrarsi.

Amandine le si avvicinò, fece un paio di smorfie davanti allo specchio, si passò un po’ di matita sugli occhi e di lucidalabbra.

-Non mi piaccio!- asserì dopo aver contemplato a lungo la sua figura e aver lasciato appena un angolino di specchio alla sua compagna.

-Ma io sono bella?- chiese, sinceramente preoccupata, a Lily.

-Si, Amy, si!- Era abituata a queste domande. Ogni tanto la sua amica aveva degli attacchi di insicurezza. Lily aveva imparato ad assecondarla: era più facile. Guardò speranzosa verso il letto di Alice: continuava a dormire. Zero possibilità di essere salvata.

-Che facciamo oggi? È sabato, dobbiamo divertirci!-

Lily sembrò pensarci sopra, o meglio, stava disperatamente cercando un modo per farle capire che non aveva voglia di far nulla senza essere scortese, offenderla o ricevere un’altra delle sue sfrecciatine.

-Tu hai gli allenamenti di Quiddich! E io sono stanca-

-Sei sicura di avere sedici anni? Non è che ne hai novanta e  lo nascondi con qualche pozione? Hai sempre sonno e non vuoi fare mai nulla! Guarda che se glielo chiedi tu, James mi lascia la domenica libera solo per farti un piacere!-

Al diavolo la cortesia.

-Punto primo: la vuoi smettere con questi tuoi commenti? Non sei simpatica. Mi stai irritando!- rispose acida Lily. Il tono di voce cominciava ad alzarsi; non era un buon segno. Quella discussione poteva dare un taglio decisamente spiacevole alla sua mattinata. Sperò che Amandine non ribattesse, lasciasse cadere il discorso e non la insultasse ulteriormente. Dall’altra parte della stanza si sentì un mugugno, Alice si stava svegliando.

Lily afferrò un paio di jeans; tanto valeva vestirsi durante quell’inutile discussione.

-Ma tu sei sempre irritata! Sempre nevrotica… sei isterica!-

-Qualcos’altro? Sempre meglio di te che sei una gattamorta, per non dire di peggio!-

Allacciò una camicetta, cercando mille pretesti per non guardarla negli occhi, per impedirsi di urlare tutto il suo disappunto. Ormai Alice era sveglia, poteva anche gridare se lo voleva. La sua migliore amica era seduta sul letto, a fissarla con occhi sgranati, scoprendo quella vena violenta che Lily cercava di mettere a tacere.

-Chiedere un favore ad un ragazzo non è quello che pensi tu!- le urlò di rimando Amandine, fissandola sconcertata, non era abituata a sentire Lily rispondere ad una sua battuta –Sembra quasi che i ragazzi ti facciano schifo! Ti piacciono solo i tuoi attori babbani. Ragazzi reali mai tu!-

Lily cercò il sostegno di Alice, un’occhiata, un aiuto, un incentivo ad essere forte. Si voltò per sostenere lo sguardo di Amandine, la guardò con disprezzo, disgusto. Non una parola, solo uno sbigottito silenzio. Non doveva risponderle nulla, si allontanò, uscì dalla stanza senza neanche prendere un golfino e sbattè la porta dietro di sé.

 

Scese a colazione, per tutta la durata del tragitto cercò di darsi un contegno, non voleva apparire arrabbiata o triste. Provò ad abbozzare un sorriso, era certa che se si fosse guardata allo specchio non avrebbe esitato un attimo a riconoscerlo come falso, ma era tutto ciò che riusciva a fare…

A tavolo si sedette accanto a Remus era sicura che non avrebbe fatto domande indiscrete, anche se il suo buongiorno non era allegro e spensierato come al solito.

-Ehi Evans, niente musi lunghi a colazione!- ovviamente non aveva fatto i conti con Potter.

Per James l’apparizione di Lily era stata un segno del destino che gli annunciava che quella giornata sarebbe stata radiosa. Il semplice fatto che non si fosse seduta a kilometri di distanza da lui e dai suoi amici era interpretabile come un indiscusso segno di benevolenza. Forse quella mattina gli avrebbe di sì e lui avrebbe coronato quello che da alcuni giorni era il suo chiodo fisso.

Lily d’altro canto si era già pentita, non aveva voglia di discutere, stava già per rispondergli male, ma venne distratta da due ragazzine del secondo anno.

Sembravano un po’ timorose; quella leggermente più intraprendente le chiese se era lei Lily Evans. Alla sua risposta affermativa le due ragazzine si scambiarono un sorriso soddisfatto. Avevano decisamente attirato l’attenzione di Lily e di James che non era abituato a vedersi rubare la scena dalla rossa.

-Posso aiutarvi?- chiese Lily, si era dimenticata che fino a due minuti prima era molto arrabbiata. Adesso era solo curiosa.

-Ci hanno detto che sai fare benissimo l’imitazione della McGrannit!-

Lily raccolse i capelli in un’alta crocchia, assunse un’aria severa e compita allo stesso tempo, assunse una postura rigida che la faceva somigliare ad un manico di scopa e con voce ferma e gracchiante raccomandò alle due ragazze di prestare più attenzione allo studio e meno alle questioni futili.

Suscitò le risate di tutte i ragazzi che le erano intorno e le sue ammiratrici se ne andarono soddisfatte, non senza aver lanciato un’occhiata a Sirius e James.

Felpato sussurrò all’amico, che era seduto accanto a lui, che in fondo poteva capire perché gli piacesse tanto la Evans.

-Non è in questi momenti che l’adoro- gli sussurrò di rimando Ramoso. Sirius non aveva ben capito, ma non aveva voglia di approfondire la questione.

-Ehi Evans, sei brava con le imitazioni!- si complimentò ugualmente James.

-Il segreto sta nell’imitare solo i migliori!-

Il viso di James si illuminò. Aveva sentito bene? Aveva proprio detto i migliori? Ma allora visto che imitava anche lui questo voleva dire che…

-Evans! Ma allora consideri anche me il migliore!- le disse estasiato.

-Certo Potter!-

Ramoso ormai era perso fra le nuvole. Un complimento dalla sua Lily era quanto di meglio in cui sperare.

-Il migliore dei buffoni, ovviamente!- lo freddò la rossa.

Sirius sghignazzò e diede una gomitata a Sara, anche lei intenta a nascondere una risatina.

-Guarda la faccia di Jamie- le sussurrò.

James era pietrificato, completamente sbigottito. A quella vista i suoi cari amici non riuscirono proprio a trattenere una sonora risata. Persino Charlie, che fino a quel momento era rimasto ad osservare ogni gesto della sua ragazza, si lasciò andare.

-Se fossi un tipo permaloso non ti perdonerei per questa offesa- la rimproverò James –Ma voglio darti la possibilità di riparare. Vieni al ballo con me mercoledì e chiuderò un occhio su questa faccenda!-

Il ballo di San Valentino, il ballo in maschera: Lily non se n’era dimenticata. Andarci accompagnata sarebbe stato molto meglio che da sola, del resto era una festa per coppie. Ma capitolare alla richiesta di James era l’ultima cosa che voleva.

-Non ricominciare ti prego! Non ci vengo con te Potter, sono sei anni che te lo ripeto. Non esco con te. Non ricominciare a rompermi le scatole proprio ora che le nostre conversazioni sono diventate quasi cortesi-

-Io sono cortese! Tu no di certo, sei sempre cattiva con me!- ribattè il ragazzo.

-Potter!- ringhiò Lily –mi auguro che tu ti ricordi delle conversazioni per nulla cortesi a base di fatture e maledizioni degli altri anni, vero?-

-Erano più divertenti!- rispose sfacciatamente.

-Allora vorresti ricominciare?-

-Non chiederei di meglio. Ma so che tu non vuoi e visto che io sono un vero gentiluomo non farò mai un simile sgarbo alla mia dama-

-Non sono affatto la tua dama!-

-Ma potresti esserlo!-

Sirius e tutta la compagni ascoltavano deliziati la conversazione, sorseggiando il caffè. Era esilarante osservare come ci fosse sempre un elemento nuovo in questi discorsi assurdi. Vedere il suo migliore amico discutere di cortesia aveva un che di affascinante, divertente e strano allo stesso tempo.

Tutti quanti sapevano che lo spettacolo poteva continuare all’infinito, se nessuno li interrompeva. Era straordinario come quei due fossero fatti per avere sempre opinioni divergenti. Ormai tutto il tavolo di grifondoro aveva gli occhi puntati su di loro.

-Preferivo quando urlavano, si sentiva meglio!- osservò Minus che, essendo un poco distante, aveva difficoltà a seguire le battute. I suoi amici lo zittirono all’istante, lo spettacolo non doveva essere interrotto.

-Ehi ragazzi, che si dice?-

Era arrivata Amandine, fine del divertimento. I due ragazzi erano stati interrotti nella magia che li univa nei loro diverbi. Si era rotto l’equilibrio.

Dietro Amandine veniva anche Alice che rivolse un’occhiata alla sua migliore amica per rassicurarsi sul suo stato d’animo. Fu sollevata nel notare che sorrideva.

-Hai già chiesto a Jamie quel favore?- chiese come se nulla fosse successo –James, Lily ti prega di lasciarmi il pomeriggio libero, dobbiamo passare un po’ di tempo insieme!-

Lily stava scuotendo la testa forsennatamente. Stava pregando Potter con lo sguardo di dire di no; lo stava supplicando. Non credeva che si sarebbe ridotta a questo. Lei, se possibile, non chiedeva mai favore.

Potter sillabò senza parlare una domanda: -tu cosa farai in cambio?-

Lily lo guardò sdegnata e James fece un sorrisetto malefico.

-Certo! Hai il pomeriggio libero se così vuole la mia dama!-

La rossa gli regalò una bella occhiataccia che venne ricambiata da un’alzata di spalle.

L’hai voluto tu, sembrava dire il suo sguardo.

Afferrò una ciambella e se ne andò, senza dire una parola. Le stava succedendo troppo spesso di ammutolire: doveva ribattere, non poteva passare per una a cui si può dire di tutto senza che aspettarsi una reazione.

 

Quel pomeriggio Amandine decise di portare lei e Alice al campo di Quiddich a vedere la squadra allenarsi.

-è ridicolo! Alice ha una motivazione: deve vedere Frank. Ma io non ho nessuna voglia di starmene seduta a guardare Potter che si allena!- si rifiutò categoricamente Lily.

-Errore. Tu vai a vedere Potter a torso nudo che si allena!-

-Peggio mi sento. Sarà pure un figo, ma è un completo idiota e non ho voglia che lui pensi che a me interessa perché non è vero!-

-Non c’è pericolo che a te piaccia un ragazzo!-

Alice cercò di comunicare con lo sguardo ad Amandine di non proseguire oltre. Non era il caso che ricominciassero a litigare.

-D’accordo vengo!- sorprese tutte Lily –però spiegami per quale motivo tu, che salti l’allenamento, vuoi andare a vedere la squadra!-

-Per dimostrarti che è divertente! È ovvio!- disse come se stesse rispondendo ad una domanda sciocca la cui risposta era palese.

Lily non era pienamente convinta ma aveva accettato e non poteva tirarsi indietro. In fondo Potter a torso nudo non poteva dispiacerle, un bel vedere resta pur sempre un bel vedere!

Certo che è un idiota! Pur di mettersi in mostra preferisce congelare! Era febbraio e la ragazza non poteva capacitarsi che qualcuno potesse desiderare di stare mezzo nudo al freddo! Si ricordò di essere quasi congelata quella mattina perché aveva indosso solo una camicetta e si convinse che Potter doveva proprio essere uno stupido.

 

Arrivati sugli spalti, Lily potè constatare con sollievo che James era interamente vestito. Probabilmente era stato solo un trucco di Amandine per attirarla lì. Si disse che era stata una sciocca a cascarci in pieno ma ormai il danno era fatto.

Nel campo c’erano anche tutte le ragazze del Potter&Balck fanclub e lei si sentì doppiamente una sciocca. Erano lì perché gli piacevano James e Sirius. E lei, invece? Era lì solo perché ultimamente non era in grado di controllare le sue reazioni alle battutine di Amandine. Si appuntò mentalmente di essere più distaccata e razionale.

C’erano anche Minus e Remus. Decidendo che Lupin poteva essere una compagnia migliore delle ochette sugli spalti, si avvicinò ai due ragazzi, seguita da una più che entusiasta Amandine.

Alice alzò un braccio per salutare Frank e nel momento stesso in cui il fidanzato della sua amica rispose al saluto, Lily capì che James l’aveva vista.

Di fatti pochi istanti più tardi dava il segnale di pausa e si portava con la scopa dritto davanti a Lily.

-Quel giro della morte è stato fantastico Ramoso!- gli disse Peter. Ma fu completamente ignorato, il cercatore aveva occhi solo per Lily.

-Sei venuta per vedermi?- le offrì un radioso sorriso, sfoderato apposta per l’occasione incredibile.

-Sono venuta per vedere la squadra di Grifondoro che si allena per vincere..-

Il sorriso di James non si smontò minimamente.

-Allora guarda come sono bravo- Lasciò andare il boccino che teneva in mano e si lanciò al suo inseguimento. Impiegò solo due minuti per riprenderlo e tornare davanti alla rossa. Glielo porse.

-Te lo regalo!-

-Non so che farmene!- ribattè Lily.

-Usalo per migliorare la mia imitazione- Si avvicinò di più a lei.

-Usalo tu per allenarti!- glielo rimise in mano la rossa.

Potter era ancora più vicino, il suo intento era baciarla, ma Lily contava di raffreddare i suoi bollenti spiriti.

-Allora ti preoccupi per me!-

-Io mi preoccupo che la squadra vinca! Addio Potter!- si girò e se ne andò via, lasciandolo lì a guardarla.

Riscossosi dal momento di stupore, si rivolse ad Amandine: -Vatti a cambiare. Visto che non tieni compagnia a Evans ti puoi anche allenare!-

 

 

Mi dispiace non aver aggiornato prima, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Un grazie a stellina, Mimy, Hina e Giulietta che mi hanno recensito. Spero che continuerete a seguire la storia. Un bacio!

StoryTeller

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


-Capitolo 3-

-Capitolo 3-

 

-Signorina Evans, cercavo proprio lei!-

Era scappata via dal campo da Quiddich. Si sentiva una vigliacca, non aveva saputo affrontare la situazione. Ma c’era davvero qualcosa da combattere?

Dopo essere fuggita, si era ritrovata senza accorgersene in biblioteca, forse lo considerava un rifugio o forse il simbolo di quello che non voleva essere. Lei non voleva essere quella che andava sempre bene a scuola, lei non voleva essere quella che si preoccupava dei propri voti e di essere sempre preparata. Sfuggiva da questo lato di se stessa. Cercava di vederlo con leggerezza, di dimenticarsene. Non poteva permettersi che gli altri cominciassero a pensare a lei come ad una secchiona.

Ora si trovava davanti al professor Lumacorno. Sapeva che la considerava un’ottima allieva, glielo diceva in continuazione, mettendola in imbarazzo davanti a tutti. Aveva persino provato a sbagliare apposta, ma realizzare delle pozioni le veniva naturale. Si era rivelato un fallimento, non aveva fatto che migliorare il suo lavoro.

-Si, professore?-

Mentre aspettava che le rispondesse, Lily si accorse della presenza di un altro alunno. Severus Piton. Non era un buon segno.

-Mi segua, signorina, voglio parlare a tutti e due nel mio ufficio-

 

La ragazza si mantenne due passi indietro. Si maledisse per non essere rimasta con Amandine. Il suo posto doveva essere al campo a guardare Potter come facevano tutte le ragazze normali di Grifondoro, e anche  di altre case a voler essere sincere.

Odiava scendere nei sotterranei. Avevano un’aria triste, sporca e l’ufficio di Lumacorno era pieno di cose disgustose.

Il professore aprì la porta. Il silenzio era finito, ora avrebbe dovuto ascoltare. Lumacorno indicò a lei e a Piton un paio di poltroncine. Gli disse di sedersi.

-Siete i miei migliori allievi- proprio l’ultima cosa che Lily avrebbe voluto sentirsi dire, almeno non c’era nessun’altro oltre al serpeverde –i vostri tocchi personali alle pozioni sono eccezionali e originalissimi- tocco personale? I suoi erano tentativi di errori… falliti –per questo voglio che svolgiate un lavoro insieme!-

Lily riprese fiato. Una cosa del genere non poteva fargliela. Era la cocca del prof ma ciò le riservava solo svantaggi. Perché per una volta le cose non potevano andare come voleva lei? Essere un’anonima alunna, con una media buona ma non eccezionale, era davvero così difficile? E poi con Pitonbleah il solo pensiero la faceva rabbrividire. Azzardò un’occhiata al serpeverde. La sua faccia era atteggiata in una smorfia di disgusto. Sembrava condividessero lo stesso sentimento.

Si ritrovò a sperare che il ragazzo si opponesse. Ma di certo non lo avrebbe mai fatto e neanche lei. Non aveva il coraggio per opporsi ad una richiesta di un prof. E di nuovo quel giorno si sentì una stupida vigliacca.

-Cosa dobbiamo fare, professore?- disse a fatica. Con la coda dell’occhio vide Piton sorprendersi, probabilmente sperava in una mossa diversa.

-Non lo so. Sorprendetemi! Preparate qualcosa di difficile e personalizzatelo. E ovviamente fornitemi la ricetta. Se la cosa riuscirà bene, non solo avrete eccellente assicurato per la fine dell’anno, ma avrete anche uno dei miei famosi party in vostro onore!-

Eccellente non lo voleva, un party di Lumacorno era come un pugno dello stomaco: perché non poteva esserci almeno un premio migliore?

-E adesso ragazzi andate a pensare a qualcosa che sia eccezionale. Coraggio!-

I due malcapitati si alzarono mestamente dalle poltroncine. Piton salutò ossequiosamente il professore, mentre Lily si ricordò a malapena di bofonchiare un buonasera.

-Sia chiaro mezzosangue, non mi rovinerai il progetto!-

Lily lo guardò scocciata –Io non rovinerò proprio un bel niente- ci mancava l’esaltato sgobbone!

Procedettero nelle due direzioni opposte: Piton verso la casa serpeverde e Lily fuori dai sotterranei. Ne aveva abbastanza per quel sabato!

-Ehi Evans- si voltò Piton prima di sparire dietro ad un corridoio –Vedi di pensare a qualcosa anche tu!-

 

Mancavano ancora un paio d’ore alla cena. Forse la cosa migliore sarebbe stata mettersi a pensare al progetto di pozioni. Doveva pur trovare un modo per sopravvivere alla sgradevole compagnia.

Era così soprapensiero che andò addosso a Peter che correva insieme a Lupin davanti all’ingresso.

Remus le porse una mano per alzarsi, mentre Peter, rosso in viso, cercava in tutti i modi di scusarsi.

-Non fa nulla, davvero- disse prendendo la mano che le veniva porta –Ma che è successo? perché correte?-

-Amandine- disse solamente Remus.

Lily lo guardò interrogativa.

-Sta male!- aggiunse il ragazzo –Vai al campo gli altri ti spiegheranno, noi dobbiamo trovare Madama Chips!- Corsero via entrambi.

Era di nuovo sola. Si avvicinò alla grande porta, l’aprì e si diresse al campo. Senza accorgersene, si ritrovò che stava correndo. Voleva sapere cosa era successo. Si scoprì preoccupata.

Stavano tutti intorno alla sua amica. Alice era piegata su di lei, le sorreggeva la testa. Non poteva vedere molto altro, la folla era troppa.

Le venne incontro Potter.

-è caduta dalla scopa!- rispose lui alla sua occhiata. Le aveva appoggiato un mano sulla spalla. Lily non se ne accorse nemmeno, comunque non si sarebbe opposta. Era un gesto diverso da quelli che di solito il ragazzo le riservava. Era solo un modo come un altro per aiutarla.

-è stato strano- aggiunse. Si stava realmente preoccupando, Lily non gli rispondeva, non dava alcun cenno. Sembrava guardare il vuoto in silenzio.

James la scosse, sperando in una sua reazione. –Ehi Evans!- Nulla.

La ragazza aveva visto il sangue, ce n’era troppo. Allora Amandine stava realmente male.

-Sta tranquilla, sta arrivando Madama Chips!- La condusse a sedersi sugli spalti. Perché non diceva una sola parola?

Le ritornarono in mente tutte le discussioni che quella settimana aveva avuto con Amandine. Si sentiva vuota. Tanto spesso si era arrabbiata con lei, tanto spesso era stata male per colpa sua. Eppure si sentiva tanto triste. Lei era sua amica nonostante tutto. Le tornarono in mente anche tutte le volte che l’aveva fatta ridere. Era stata lei a spiegarle come funzionava il Quiddich e a portarla alla prima partita. Cosa era successo negli ultimi tempi? Avrebbe avuto modo di riparare alle incomprensioni?

-Perché dici che è stato strano?- chiese all’improvviso.

James ebbe un moto di sollievo nel sentire di nuovo la sua voce.

-Non sembrava un incidente- voleva valutare le parole che stava per dirle, vista la precedente reazione, ma non c’era altro modo –quando è caduta sembrava come in trance, per un attimo ho avuto l’impressione che si fosse buttata. Prima alice mi ha detto di averla vista arrestarsi di botto in aria, restare sospesa in aria e poi lasciarsi cadere. Ed è stata anche l’impressione di Remus e del resto della squadra-

-Chi può… No, non è possibile!- Lily scosse energicamente la testa. Perché qualcuno dovrebbe volerle far male?-

James non lo sapeva, del resto era stata solo una supposizione.

Madama Chips era arrivata. Aveva ordinato a tutti di allontanarsi, con un incantesimo fece sollevare il corpo di Amandine. La stava trasportando in infermeria.

-Io vado a vedere come sta- disse Lily.

-Veniamo anche noi!- disse Sirius, che si era appena avvicinato, dopo essersi scambiato un’occhiata con James.

Lily annuì e si avviarono insieme verso l’infermeria, seguiti dal resto della squadra, da Alice, Peter e Remus.

 

-Tutti fuori di qui!- urlò l’infermiera –lei no, preside- aggiunse dopo aver visto l’alta figura di Silente fra i ragazzi.

-Suvvia, Madama Chips, qualcuno di questi amici preoccupati potresti anche farlo entrare!-

-Sono troppi Albus!- chiuse la questione.

-Almeno dirci come sta!- mormorò sconsolata la rossa.

-si almeno questo!- ribadì Lupin.

-si riprenderà!- tagliò corto l’infermiera, chiudendo la porta.

 

Quella sera l’argomento di discussione di tutti i Grifondoro era l’incidente di Amandine. La squadra di Quiddich aveva divulgato tutti i particolari.

James aveva eccezionalmente ceduto la sua poltrona a Lily e se ne stava seduto su un bracciolo accanto a lei. Se fino al giorno prima la partecipazione della rossa ad una delle loro riunioni serali l’avrebbe mandato in visibilio, quella sera non poteva che essere triste. Era preoccupato per la sua cacciatrice, era preoccupato per la rossa che non ne voleva sapere di andare a dormire, era preoccupato per gli strani eventi fuori da Hogwarts.

Non era da James Potter compiangersi in quel modo. Non mostrarsi debole era il suo credo: non poteva venir meno proprio ora.

Forse stuzzicare la Evans lo avrebbe distratto ma non riusciva a trovarne la voglia: era così carina, dolce ed indifesa. Si sarebbe sentito un verme ad infastidirla!

-Tutto ok?- adorava poterle chiedere se stava bene senza doversi aspettare un insulto come risposta.

Lily gli sorrise, annuì con la testa. Sembrava così piccola e fragile!

-Andiamo a dormire, Lily- la pregò Alice –è inutile restare alzate ad aspettare domani! Madama Chips non verrà a darci notizie-

La rossa finalmente aveva capito. Era il momento di smetterla e aspettare dignitosamente. Si chiese cosa avessero pensato gli altri di lei, cosa avesse pensato Potter. Non aveva importanza. Era emerso il suo lato debole, avrebbe dovuto fare i conti anche con questo. Si chiese perché il modo non la lasciasse in pace. Cinque minuti di pausa. Cinque minuti in cui tutto la smettesse di girare le sarebbero stati sufficienti…

 

Il mattino dopo, verso mezzogiorno, riuscirono ad entrare in infermeria.

-Era ora!- li accolse Amandine –ce ne avete messo di tempo a venirmi a trovare!-

Se era abbastanza in forma per le sue battutaccia, allora era stata una stupida a preoccuparsi, pensò Lily.

-Non ci hanno fatto entrare- si giustificò Remus.

-Per questa volta vi perdonerò!- Amandine ci godeva un mondo all’essere al centro dell’attenzione. Alice le aveva portato dei cioccolatini, se li fece passare e persino scartare.

-Vuoi anche che te li mastichiamo?- chiese James, speranzoso.

-Fai pure, Ramoso!-

-Madama Chips ha detto che hai avuto un trauma cranico! Ma, ecco, sembra che tu non abbia neanche un malditesta!-

-La mia Lily, la solita ingenua. Se questo fosse capitato nel mondo babbano probabilmente non ne sarei uscita bene, ma questo per la Chips è stato un giochetto da ragazzi- Amandine rassicurò la rossa, prendendola un po’ in giro per la sua apprensione –Piuttosto devo dirvi una cosa importante!- fece una pausa drammatica per assicurarsi l’attenzione di tutti –stamattina è passato Silente. Suppongo sappiate che è un Legimens. Mi ha aiutata a tornare al ricordo di quello che è successo ieri perché ha sentito le vostre conversazioni e ha voluto indagare!-

-E cosa ha trovato?- chiese Sara impaziente. Tutti aspettavano con ansia la risposta, era come se una parte degli strani eventi del mondo esterno si stesse inserendo nella loro pacifica scuola, questa era la sensazione collettiva. Un misto di eccitazione e paura si era impossessato di loro in quei pochi istanti.

-Non ha trovato nulla. La mia mente era vuota-

La risposta non era quella che si aspettavano. Cosa poteva significare?

-Cioè?- azzardo Sirius.

-Cioè non lo sa! Potrebbe anche non essere un incidente ma non c’è modo di saperlo!-

-Nessuno qui dentro vorrebbe ucciderti, Amandine. E sono sicuro che anche fuori Hogwarts non sei in cima alla lista dei probabili bersagli dei maghi oscuri- James aveva dato voce ha un altro pensiero comune. Maghi oscuri. Era questa la paura che li aveva invasi. La cosa che li spaventava. L’idea che potessero essere anche a scuola minava la loro sicurezza. Uno strano incidente, Silente in persona che indaga erano tutti segni che la calma e pacifica Hogwarts poteva essere a rischio.

-Quando ti dimettono?- chiese Lily, sperando di riuscire a cambiare argomento e distruggere la tensione che si era creata.

-Domani! Quindi al ballo ci sarò ma…- si girò verso James –non alla prossima partita di Quiddich!-

-Che cosa?- esclamarono contemporaneamente tutti i membri della squadra.

-Io su una scopa non ci salgo più. Non è stata una bella esperienza!-

-Amandine, tra un mese c’è la partita! Non abbiamo cacciatori di riserva!- tentò di farla ragionare il capitano.

-E invece si! Vola bene, conosce tutti i fondamentali, un paio di volte ha giocato con me, è veloce ad imparare, ha una gran testa, puoi allenarla sicuramente in un mese. E per di più ti piace un sacco!-

-E si chiama…- fece James scettico.

-Lily!- rispose Amandine entusiasta.

-Lily?- fece eco il resto della squadra.

-Io?- la guardò sconvolta la rossa –Non se ne parla proprio-

-Evans sei la nostra ultima speranza!- Stavolta era lui a doverla pregare. Sperò solo che non si vendicasse dello scherzetto del giorno prima, sarebbe stato piuttosto spiacevole perdere la loro unica possibilità –Fallo per me!-

-Allora caschi proprio male, Potter- si era dimenticato che la Lily dolcissima e indifesa della sera prima in genere non emergeva mai, soprattutto quando lui ci sperava di più.

-Diciamo che lo fai per la squadra allora!-

Nessuna risposta.

Sirius decise di prendere in mano la situazione. La afferrò per un polso e le disse: -Chi tace acconsente. Andiamo al campo, dobbiamo verificare le tue abilità!-

-Si, si!- gli diede manforte Sara, prendendo l’altro braccio di Lily.

-Allora si va! Scusaci Amandine!- concluse soddisfatto James –Tu vieni con noi- aggiunse rivolto a Charlie –E strada facendo recupereremo anche il portiere!-

Di fronte a tutto quell’entusiasmo Lily non seppe opporsi.

-Sicuro che tu e la tua rossa non vogliate stare da soli?- chiese Sirius all’amico con tono malizioso.

-Sai che l’adoro e non sarei imparziale, la squadra viene prima di tutto-

 

Le diedero una nimbus. Nel volo di prova se la cavò in modo eccellente: partenze, virate, atterraggi le riuscivano naturali, non era eccezionale, ma poteva rivelarsi una buona sostituta.

La situazione divenne problematica quando, oltre alla pluffa, James mise in campo i bolidi. Lily aveva molti problemi a concentrarsi sulla palla, sapendo che poteva essere colpita.

-I battitori ci sono per questo, rilassati!- le ripetè il ragazzo per la centesima volta.

Nonostante tutto riuscì a mettere a segno un paio di tiri e la squadra l’accettò, ritenendo che la sua presenza non avrebbe danneggiato l’andamento generale.

 

-Voglio che ti alleni tutti i giorni!- le comunicò James con un tono che non ammetteva repliche mentre si dirigevano ai dormitori.

-Tutti i giorni non posso-

-Vedi di potere perché devi essere al meglio per la partita!-

-Manca un mese!-

-Appunto! Lunedì ti voglio in campo-

-Lunedì non posso proprio!-

-Cos’è più importante del Quiddich adesso?-

Lily pensò un attimo, doveva dirglielo o no? Ma sì in fondo lo avrebbe scoperto lo stesso, quindi se doveva prenderla in giro poteva anche farlo da subito.

-Lumacorno vuole che prepari un progetto con Piton-

James non poteva credere a quello che aveva appena sentito: Piton e la sua Lily insieme. Inammissibile.

-Tu con Mocciosus non fai proprio nulla!-

-Credimi, non lo considero un piacere!-

-Non mi interessa se ti piace o no! È un serpeverde, è un nemico ed è disgustoso!-

-Resta il fatto che devo decidere io e non tu! E io ho deciso!-

Erano ormai arrivati alle scale per i due dormitori. La squadra aveva preso posto sui divani li vicino per godersi la fine della discussione.

-Potrai vederlo ad una sola condizione: tutti gli altri giorni ti allenerai!-

-Tutti no!-

-La maggior parte- ribattè il ragazzo. Era suo compito che la squadra vincesse ed era terrorizzato dall’idea di essere troppo permissivo perché si trattava di Lily. In realtà stava cercando di incastrarla in un programma di allenamenti che chiunque avrebbe ritenuto sfiancante ed eccessivo.

-Ci sto- accettò la ragazza, sapeva che non doveva tirar troppo la corda. In fondo le piaceva l’idea di far parte della squadra di Quiddich e non voleva che Potter pensasse a lei come ad una piantagrane.

-C’è un’altra condizione! Vieni al ballo con me-

-Non se ne parla proprio!- Non poteva accettare un ricatto del genere.

-Sarai la mia dama!-

-Impossibile, per avere una dama tu dovresti essere un cavaliere e non lo sei!- lo canzonò, sperando di allontanare il discorso dal ballo che la preoccupava non poco.

-Io sono cavalierissimo-

-Si, si e anche sgrammaticato-

Sara fece un profondo sospiro, assunse un’aria zuccherosa e si rivolse agli amici dicendo:-Sono deliziosi, molto romantici!-

-E comici- aggiunse Sirius.

-Io non ci trovo nulla di romantico, continuano ad insultarsi- tentò di dire la sua Minus.

-Non capisci nulla! Litigano perché è un modo per esprimere i loro sentimenti- Sara sentì il bisogno di chiarire il concetto al povero Codalisica. -Comunque sia sono meglio del cinema!-

-Cos’è cino-cinama?- chiese Peter rivolgendosi alla ragazza.

-Lascia stare è un’altra di quelle cose che non potrai mai capire-

La discussione si concluse perché con sommo rammarico di tutti James e Lily avevano smesso di litigare.

-Comunque buonanotte Potter- salutò gelida la rossa.

-Buonanotte anche a te, Evans- rispose James, atteggiandosi ad un inchino da perfetto cavaliere. –Ci vediamo domani sul campo!-

-Aspetterai in eterno. Ci vediamo martedì sul campo!-

-Non l’avrai vinta sempre tu!-

-Ci conto altrimenti sai che noia!-

 

 

Et Voila il nuovo capitolo. Spero vi piaccia quanto a me l’idea di Lily nella squadra! Non ce la faccio ad immaginarmela come un antiquiddich, in fondo non credo che James si sarebbe mai potuto innamorare di una ragazza che non lo appoggiasse nel suo gioco preferito!

Un grazie e un bacio a chi mi ha recensito!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


-Capitolo 4-

-Capitolo 4-

Svegliarsi senza dover litigare con Amandine per lo specchio fu un sollievo per Lily. La mattina la calma era essenziale per iniziare bene la giornata. Senza urla da reprimere il suo umore era decisamente migliore.

Scese a far colazione con Alice, non erano in ritardo, per una volta tutto procedeva per il meglio, persino Potter non si vedeva in giro.

Un piccolo gufo grigio planò quasi dentro al suo piatto. Con la zampetta le porgeva tre messaggi. Era insolito per lei ricevere posta la mattina. In genere erano i suoi genitori che le scrivevano e non lo facevano molto spesso a causa della poca dimestichezza con i gufi.

Aprì il primo: era di Amandine.

Vienimi a trovare ti prego. Mi annoio! Grazie ci vediamo dopo pranzo. T.V.B  (nel senso carino, non nel senso ti vedo brutta… forse, si si nel senso ti voglio bene se no poi non vieni). Bacinininini.

P.S. Porta più gente che puoi!

Ovviamente. Questo genere di richiesta se lo aspettava, sarebbe andata comunque anche senza richiesta esplicita. Fortunatamente nel tardo pomeriggio la dimettevano, altrimenti Amandine sarebbe stata capace di trattenerla lì fino a tardi.

Secondo messaggio: Severus Piton.

Lily guardò la busta disgustata, che voleva da lei il serpeverde?

Oggi pomeriggio alle cinque nel laboratorio. Non ho tempo da perdere mezzosangue, quindi sii puntuale.

La sua promettente giornata stava per svanire. Doveva inventarsi qualcosa per la pozione.

Terzo messaggio: Potter.

Buongiorno mia nuova cacciatrice preferita e buona colazione! Purtroppo i malandrini non ti onorano con la loro presenza perché, beh, vogliamo saltare la prima ora! (non fare la spia mi raccomando!!!!!!!). Ti volevo avvertire che il tuo allenamento si deve fare oggi per forza: domani i serpeverde ci hanno soffiato il campo. La squadra ti aspetta alle 3:30.

Ci vediamo fra un paio d’ore a lezione. Ti prego non lanciarmi nessuna maledizione quando mi vedi: una cacciatrice è sostituibile, un cercatore no!

P.S Vieni al ballo con me?

Lily guardò sconsolata la sua migliore amica e le passò i tre biglietti.

-Sei nei guai!-

-Lo so! Così non mi sei d’aiuto. Gli allenamenti in genere quanto durano?-

Alice stava per darle un’altra brutta notizia. –Tre ore!-

-No, dimmi che non è vero!- la ragazza si accasciò sul tavolo –Io sto male!-

-Non dire sciocchezze- Alice si guardò intorno –Si stanno tutti chiedendo che ti prende!- sottolineò l’importanza di quell’appunto con un pizzico.

Lily scattò di nuovo a sedere.

-Imitavo la piovra gigante del lago!- si giustificò con una ragazzina del primo anno che la non la smetteva di fissarla.

-Mamma mia quanto sono fastidiose!- sussurrò ad Alice.

-Anche tu hai avuto undici anni, non dimenticarlo!-

-Come faccio a dimenticarlo! Potter mi ha tormentato fino alla nausea con i suoi scherzi quel dannatissimo primo anno!- aggiunse con fare melodrammatico.

-Andiamo a lezione- aveva dato abbastanza spettacolo, era il momento di abbandonare la scena.

 

Fortunatamente la prima lezione era cura delle creature magiche. La professoressa, una donna alta, spigolosa e con una voce che faceva venir voglia di piangere, spiegava come allevare al meglio i fiammagranchi.

-Perché qualcuno dovrebbe voler allevare un granchio che non appena giri lo sguardo ti brucia una mano?- chiese Lily alla corvonero che le stava accanto. La ragazza rispose con un risolino divertito.

-Ti conviene stare attenta se vuoi il tuo solito eccellente- aggiunse in tono scherzoso.

Lily si finse imbronciata e le fece una linguaccia.

-Non mi interessa affatto prendere un buon voto-

-Si vede, stai disegnando!- la ragazza bruna diede un’occhiata al foglio. L’intera pergamena era scarabocchiata con dei boccini.

-A quanto pare a qualcuno piace il Quiddich! O magari qualcuno che fa il cercatore!- osservò in tono malizioso.

Lily si affrettò a nascondere il foglio, anche Alice stava cercando di vederlo, più interessata alle fantasie segrete dell’amica che non ai simpatici granchietti della prof.

-Che sbirci tu!-

-Tento solo di scoprire qualcosa che la mia amica non mi dice!-

-Non c’è nulla da scoprire- non aveva nessun’intenzione di far girare pettegolezzi infondati su di lei. Era il caso di non disegnare più nulla di attinente al Quiddich: era facilmente fraintendibile.

La rossa prese un altro pezzo di pergamena e si mise ad ascoltare la lezione. Non si sbagliava: quegli animali erano inutili. E la professoressa pretendeva che li prendessero in mano!

 

Il risultato della sua completa disattenzione fu una mano bruciacchiata. Non era l’unica: nessuno era riuscito a trovare la perfetta intesa con quelle creature e la prof aveva provveduto a medicare tutti quanti, facendo perdere una buona mezz’ora della lezione successiva.

La professoressa McGrannit non fu particolarmente felice di veder arrivare tutti i grifondoro in ritardo a trasfigurazione e come punizione assegnò un tema per il giorno dopo. I suoi impegni per il pomeriggio stavano terribilmente aumentando.

-Ehi Evans!- la chiamò per il corridoio James.

-che vuoi Potter?- non era stata neanche particolarmente scortese, il suo tono era più stanco che sarcastico.

-Hai ricevuto il messaggio?- le chiese dubbioso il ragazzo, Lily non sembrava arrabbiata, non voleva schiantarlo, la sola risposta possibile era che non avesse ricevuto la notizia.

-Purtroppo si! Se non hai nient’altro da dire sparisci!-

Ecco di nuovo la solita Lily. Si era abituato a essere trattato male, in fondo si divertiva anche, per questo si preoccupava ogni volta che lei si mostrava più gentile.

-ci sarai al campo, vero?- accelerò il passo per starle dietro.

Lily non rispose.

-Evans?- chiese con tono risentito –Mi rispondi?- le si parò davanti –Devi venire non voglio scuse?-

La ragazza sospirò. Che altro poteva fare? Doveva per forza andare. –Alle cinque ho un altro impegno!-

-D’accordo, allora vieni alle tre. Tu inizierai prima!-

Sempre peggio.

-Ok- nonostante tutto non riusciva a dirgli di no.

James però continuava a seguirla. Lily si stava chiedendo per quale motivo non la lasciasse in pace. Gli aveva detto quello che voleva sentirsi dire, adesso un po’ di pace gliela doveva.

-Che altro c’è?- chiese in tono seccato.

-Nulla- rispose tranquillissimo il ragazzo.

-E allora perché mi segui?-

-Non ti sto seguendo!-

La rossa lo guardò imbronciata, incrociò le braccia e si preparò ad una discussione.

-Mi prendi in giro-

James le sorrise –Per arrivare alla prossima lezione devo per forza fare questa strada. Non vorrai farmi arrivare in ritardo solo perché la mia compagnia ti infastidisce?-

 

Dopo pranzo andò da Amandine. Le spiegò concisamente che poteva restare pochissimo tempo.

-Non è venuto nessun’altro?- domandò la ragazza  risentita.

-Non ho detto a nessuno che venivo!-

Lily diede un’occhiata al comodino dell’amica: era pieno di cioccorane e gelatine.

-Chi ti ha mandato tutti quei dolci?-

-I miei ammiratori, è ovvio!- disse con tono orgoglioso.

Lily si sedette sul bordo del letto, era scomodo e le lenzuola erano ruvide. Si ricordò del periodo che due anni prima aveva trascorso in infermeria per colpa di James. Lei non aveva ricevuto tutti quei regali. La sua amica era effettivamente ammirata, doveva farsene una ragione, quella stupida gelosia era assolutamente inutile.

-Pensa, Remus è stato così carino da avermi mandato persino dei fiori! E Rudolph addirittura delle rose. Devi assolutamente trovarti un ragazzo, non puoi capire quello che ti perdi!-

Sempre questo argomento, quando avrebbe smesso di infierire?

-Sai credo che tu piaccia a Collins!-

Lily la guardò assolutamente sorpresa. Non se lo aspettava. Non sapeva se doveva sorprendersi di più per la notizia o per il fatto che fosse stata proprio Amandine a rivelarglielo. Forse la stava solo prendendo in giro!

-Dico sul serio- mormorò con voce impastata: stava mangiando uno zuccotto –Ti piace?- chiese, continuando a masticare.

-N-no- asserì imbarazzatissima la rossa.

-Sicura? Perché sai, Martha vuole provarci, quindi ti devi sbrigare, il ballo c’è dopodomani-

-Non mi interessa andare al ballo con un ragazzo!- Sentiva improvvisamente una sensazione di disgusto per quel discorso, di fastidio e di rabbia. Non voleva continuare: era come una spiacevole tortura.

-Come sei poco romantica!-

-Come fai a dire che non ho romanticismo?- il tono era duro, arrabbiato. Si stupì di come riusciva ad essere infuriata con lei anche se stava male. –Tu non sei romantica. Per te i ragazzi sono solo un oggetto, sono solo un modo per pavoneggiarti e far vedere dagli altri. Se stai con qualcuno è solo per avere un accompagnatore alle feste o per andare ad Hogsmede o per farti regalare dei cioccolatini! La mia idea del romantico è totalmente diversa. Io ci credo nell’amore. Sei come Potter: meschina ed insensibile!-

Amandine aveva sentito tutto il discorso, ma non aveva veramente ascoltato neanche una parola. Non la sconvolgeva minimamente, non perché fosse sicura di sé ma perché aveva cominciato a fregarsene degli altri. Era la sua maschera: indifferenza.

Il suo interesse era stato colto solo da una parola. –Cosa c’entra adesso James?- chiese con una punta di malizia.

-è tardi devo andare!-

Lily uscì dalla porta silenziosamente. Offesa proprio lei che per una volta voleva offendere.

 

Al campo c’era solo James. Lily si trovò a pensare che stava diventando una vera tortura. Lo incontrava ovunque e questo era anche normale considerato che frequentavano le stesse lezioni, la cosa strana era che finiva per essere presente in tutte le conversazioni. Quest’ultimo pensiero la mise veramente a disagio.

-Gli altri arrivano tra pochissimo. Sali sulla scopa! Dovresti allenarti a schivare i bolidi!-

-Senza i battitori?- chiese con un filo di paura nella voce.

-L’idea sarebbe questa!-

Non doveva mostrare paura. Salì sulla scopa, preparandosi al peggio.

-Portati un po’ più in alto. Ti do del vantaggio-

Obbedì al comando. Osservò dall’alto James che apriva la scatola con i bolidi. Le due palle schizzarono via dai lacci che le tenevano strette. Una incominciò a girare per il campo, l’atra puntò direttametne alla rossa.

James prese la mazza e salì sulla scopa. Lily doveva imparare a non aver paura ma, se qualcosa fosse andato storto, comunque poteva aiutarla con il bastone.

-Attenta a destra!- le urlò.

Lily virò d’impulso. Farsi guidare dall’istinto le riusciva più facile che affrontare lucidamente la situazione però riconosceva che poteva essere uno svantaggio.

Mentre il bolide si allontana sfrecciando nella parte opposta del campo, James le lanciò la pluffa.

-Ascoltami bene! Mentre schivi i bolidi devi fare dei passaggi, iniziamo con una cosa facile. Devi solo rilanciarmela, poi aggiungeremo altre difficoltà-

La ragazza annuì.

I bolidi si avvicinavano entrambi, le loro traiettorie si incrociavano, formando una spirale che confluiva su di lei. Assunse una traiettoria non lineare anche lei e James le si mise subito dietro.

-Passamela adesso!-

Lily si voltò: il ragazzo era alla sua destra, i bolidi convergevano su di loro. Non riusciva a muoversi e non si ricordava più come si alzavano le braccia. Era completamente in preda al panico e a tutto questo si aggiungeva il fatto che Potter la stesse guardando, valutando e giudicando il suo comportamento.

Vedendo che la ragazza non accennava a fare nulla, James si voltò a fronteggiare i bolidi, spedì lontano il primo con la mazza e placcò il secondo. La spinta lo fece indietreggiare. Riportò il bolide a terra e lo chiuse nella scatola.

-Adesso c’è un solo bolide. Puoi farcela!-

Non ritornò in aria da lei, ma restò a terra. La osservò riprendersi e scappare dal bolide. Si muoveva benissimo in aria ma era troppo tesa per rendersene conto. Riusciva a non essere bloccata dalla paura soltanto perché non li vedeva.

Non stava funzionando, James la voleva lucida e reattiva. Se si fosse trovata un bolide davanti durante la partita, sarebbe rimasta completamente inerme.

Era arrivato anche il resto della squadra. I battitori lo guardavano preoccupati.

-che le stai facendo fare?- gli chiese Charlie con calma, sicuramente il capitano aveva qualcosa in mente.

-Cerco di farle superare la sua paura!-

-Così potresti ucciderla, lo sai vero?- chiese Sirius. C’era una nota di divertimento nella domanda, era convinto che James avrebbe tenuto Lily sotto una teca di cristallo, invece dovette constatare che il suo amico era realmente deciso a renderla un elemento attivo della squadra.

-Vado ad allontanare il bolide?- chiese uno dei battitori.

-No! Voglio essere io il suo eroe!- disse Potter, ridendo.

 

-Stai andando bene- disse alla ragazza una volta arrivato alla sua quota.

-Potter!- urlò Lily –mandalo via! Ti prego, mandalo via!-

-Dai scendi giù- la rassicurò.

-Non appena scendi, ti picchio Potter! Sappilo!-

-Allora lascerò libero il bolide!-

 

Alle cinque Lily corse verso i sotterranei. Era riuscita a farsi una velocissima doccia e aveva i capelli ancora gocciolanti: sarebbe bastato un piccolo incantesimo a metterli a posto ma non poteva fermarsi. Era in ritardo!

E non aveva pensato a nulla.

Quando varcò la porta del laboratorio si trovò l’untuoso Piton davanti.

-Sei in ritardo!-

-Non ho potuto fare prima!-

Lily notò uno strano rossore sulle guance del serpeverde. Lo attribuì alla rabbia e si stupì: nessuno poteva prendersela tanto per cinque minuti.

In realtà il serpeverde non si aspettava venisse, non credeva che sarebbe stato solo con la Evans nel laboratorio di pozioni. L’idea di trovarsi con una delle ragazze più ammirate della scuola lo metteva a disagio. Era carina, brava in tutte le materie, simpatica e adesso faceva anche parte della squadra di Quiddich: era così che la vedevano gli altri, anche se lei non era in grado di accorgersene. Ed era così che la vedeva anche lui, pur considerandola un’inferiore mezzosangue, indegna della sua presenza.

-Prendi una radice di asfodelo dall’armadio-

-Cosa vuoi preparare-

-La polisucco-

-non mi sembra così eccezionale!-

-Hai un’idea migliore, mezzosangue?-

Lily si avvicinò all’armadio e tirò fuori una pozione scura.

-Quella non è una radice, non sai nemmeno riconoscere un’erba elementare? Sei proprio scarsa, mezzosangue. Mi stupisco che il professore possa considerarti al mio livello!-

-So perfettamente cos’è una radice. Piuttosto non so cosa sia questa pozione ma sono assolutamente sicura che abbia degli effetti spiacevoli. Quindi a meno che tu non li voglia sperimentare di consiglio calorosamente di smetterla di insultarmi!-

Piton si allontanò di un passo, oltre che metterlo a disagio quella ragazza cominciava a fargli paura. Odiava l’idea di dover temere un inferiore.

-E ora mettiamoci a lavoro- aggiunse la rossa in tono risoluto. La situazione era tornata a suo vantaggio. Sapeva di poter rigirare Mocciosus come voleva lei, ma non desiderava farlo. Era sempre stata contraria a questo modo di agire ed era la cosa che disprezzava di più in Potter, non si sarebbe ridotta al suo livello. Si poteva ottenere tutto con la gentilezza e, all’occasione, un po’ di sana risolutezza. Minacciare Piton non le era piaciuto ma sapeva che era necessario. E un’altra cosa necessaria era ridimensionare la scarsa fantasia del serpeverde: una polisucco era troppo banale, impegnativa e lunga da prepararsi.

-Io comunque suggerirei un antidoto universale. È da programma del settimo anno e farà colpo sul professore-

-E così appartieni alla categorie delle ruffiane, Evans. Vuoi compiacere il professor Lumacorno- osservò subdolamente il ragazzo.

-E così Piton appartieni a quelle persone meschine e paurose che sono sempre sulla difensiva e credono che insultare gli altri sia il modo migliore per sentirsi realizzati-

Pari. Quella schermaglia era necessaria per far comprendere all’altro che non aveva a che fare con uno stupido. Era necessario che nessuno dei due si imponesse o lavorare sarebbe stato impossibile.

-Che ne pensi della Felix?-

-No, il prof ce la farà realizzare tra un paio di settimane!-

-Come lo sai Evans?- chiese con un  tono carico di sottintesi.

-Ho controllato gli argomenti del libro!- rispose sdegnata e fredda –Meglio un Veritaserum!-

-Ambizioso!- rispose Piton con una nota di risentimento. Era una buona idea e non era stato lui ad averla. Era stata una stupida mezzosangue che non capiva nulla della nobile arte delle pozioni.

-allora?- chiese Lily, spazientita.

-Va bene- rispose rassegnato il serpeverde –Prima iniziamo, prima mi libero della tua fastidiosa presenza-

-Su questo siamo d’accordo, serpeverde!- disse, pronunciando l’ultima parola con disprezzo.

 

James stava consultando la mappa del malandrino.

-Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!-

Controllò la posizione della Evans. Era ancora nei sotterranei.

-è la quinta volta in un’ora che controlli la mappa- asserì Remus. Se ne stava a gambe incrociate sul letto, cercando di fare il tema di trasfigurazione senza lasciarsi distrarre dai sospiri e dalle lamentele dell’amico.

-Ma è lì da un sacco di tempo!-

Remus si rassegnò e chiuse il libro.

-Rilassati. Perché non raggiungi Sirius e Peter di sotto?-

-Stai cercando di liberarti di me?- il dubbio cominciava ad insinuarsi.

-Ma stai scherzando?-

-Ho capito, me ne vado!-

James scattò in piedi.

-E se l’andassi a cercare?-

-Te lo sconsiglio!-

-Non posso sopportare l’idea che stia con mocciosus!-

Tirò fuori il mantello dell’invisibilità e se lo buttò sulle spalle.

 

Schiuse leggermente la porta del sotterraneo per entrare, non voleva che si accorgessero della loro presenza, doveva solo controllare che tutto andasse bene e che Moccoisus non desse fastidio alla sua Lily.

Li trovò che lavoravano in perfetto silenzio, ogni tanto uno dei due faceva delle correzioni alla ricetta: Piton con estrema serietà mentre Lily procedeva a caso, affidandosi all’istinto.

James si sedette su una sedia, controllando che il mantello lo coprisse interamente. Restò lì fermo un’ora intera vegliando sulla sua Lily.

 

Questo è solo un capitolo di transizione, non mi piace molto. Il prossimo sarà sul ballo. Spero vi sia piaciuto e che continuerete a seguirmi!

Grazie tantissimo per le recensioni dello scorso capitolo, mi hanno fatto davvero piacere! E sono contentissima che Lily nella squadra vi piaccia, ci tenevo molto.

*Baci *

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


-Capitolo 5-

-Capitolo 5-

Con Amandine fuori dall’infermeria, Potter alle costole e Mocciosus che continuava a chiederle gli incredienti più assurdi per modificare il veritaserum, Lily non aveva avuto molto tempo per pensare al suo costume e così il mercoledì era arrivato senza che lei avesse uno straccio di idea.

-Ma da che vuoi mascherarti? Mettiti un bel vestito e fai la regina delle nevi, l’odalisca, la fata, la principessa o la regina o qualsiasi altra sciocchezza!- le suggerì Amandine che, sdraiata sul letto, continuava ad osservare la sua compagna di stanza alle prese con un nuovo record: fare un buco nel pavimento a furia di camminare avanti e indietro.

-Da cosa ti maschererai tu? Ci hai pensato?- borbottò Lily. Aveva tirato fuori dall’armadio il suo vestito più elegante: verde acqua, tanti bei veli, una bella nuvola di seta e fiorellini qua e là. Lo odiava, non se l’era mai messo. La ripugnava l’idea di mettere una cosa così frivola e inutile. Sapeva che prima o poi sarebbe giunto il momento di piegarsi e indossare un abito femminile, sua madre glielo aveva ripetuto centinaia di volte e le aveva infilato a forza il vestito in valigia. Storse la bocca: perché esistevano le gonne?

Gli altri anni aveva risolto il problema feste con una tunica nera in stile mondo magico: il tessuto lucente la rendeva elegante e adatta all’occasione ma di certo avrebbe stonato ad una festa in maschera. Lei era una strega e vestirsi da strega a carnevale sarebbe stato quantomeno ridicolo.

-Allora?- chiese nuovamente all’amica.

-Ci sto pensando!- le rispose –Credo da… che ne pensi cameriera sexy?-

-Se vuoi affrontare le ire della McGrannit fa pure! Comunque non credo Lupin apprezzerebbe!-

-Ma non ci vado mica con lui!-

Non andava alla festa con Remus, questo Lily non lo sapeva. Era curiosa di sapere chi fosse allora il misterioso accompagnatore.

Amandine non accennava a parlare, aspettava che lei glielo chiedesse. Se voleva sapere qualcosa doveva trovare il coraggio di chiederlo. Amava mettere in difficoltà la rossa, non perché fosse cattiva ma perché semplicemente adorava veder combattere la parte orgogliosa di Lily con quella curiosa. Fra i tanti difetti della ragazza c’era proprio quello di non essere mai in pace con se stessa, di rimproverarsi ogni domanda fatta, ogni frase sbagliata e di concentrarsi troppo sul modo in cui doveva apparire. Lily aveva un disperato bisogno di rilassarsi e stuzzicarla un po’ magari le poteva essere anche di aiuto. A quest’ultimo pensiero non ci credeva molto, aveva bisogno di giustificazioni: in fondo sapeva di ferirla.

-Avanti, dimmi chi è!- capitolò infine Lily. Stavolta aveva vinto la curiosità.

-Francis!- la voce tradiva il solito orgoglio con cui amava pavoneggiarsi.

-E lui si veste come?- Lily tornò a concentrarsi sul problema del travestimento, ogni deviazione era inutile. Se dovevano parlare del nuovo ragazzo di Ami, tanto valeva che restassero in argomento costumi.

-Che vuoi che ne sappia?-

-Sai qualcosa di lui oltre il fatto che si chiama Francis?- chiese Lily, incominciando a sospettare che il malcapitato fosse l’ennesimo giocattolo della ragazza.

-So che bacia da dio!-

Supposizione giusta. Solo un altro divertimento. E poi Amandine si chiedeva perché la giudicasse così male!

Trasfigurò un cerchietto in una coroncina: non era perfettamente simmetrica ma come primo tentativo non era affatto male.

-Hai deciso per la principessa?- domandò Amandine dopo aver visto il nuovo accessorio.

-Così pare!- sospirò delusa da se stessa.

 

Se per le ragazze la fine anticipata delle lezioni era stata una scusa per iniziare prima a prepararsi, con ore e ore di anticipo (molti fidanzati non dubitavano che sarebbero arrivate in ritardo lo stesso), per i ragazzi era stata fonte di noia. Passata l’euforia generale perché avrebbero saltato divinazione, i malandrini&co si erano riuniti sulla solita poltrona.

-Mi mancano le ragazze!- sospirò Sirius.

-Alice mi ha spiegato che ogni minuto in più per prepararsi è assolutamente necessario- spiegò Frank, era un po’ preoccupato per quella serata ma sapere che Alice si stava facendo ancora più carina per lui lo rendeva oltremodo felice.

-Vedi Felpato- obiettò James -queste sono le conoscenze a cui può attingere un ragazzo rovinato: un fidanzato!-

-Ma se hai avuto miriadi di ragazze, capitano!-

-Si Frank- confermò il ragazzo –ma mai cose serie-

-Evans a parte- puntualizzò Remus. Nonostante il modo in cui si trattavano, Lupin era veramente convinto che tra i due ci sarebbe stato qualcosa di più che serio.

-La Evans è un caso a parte!- si schernì James.

-Proprio come dicevo io, allora!-

-Comunque stiamo andando fuori tema- cercò di cambiare argomento –si parlava di come fare a non annoiarci questo pomeriggio mentre aspettiamo- Stare seduti su una poltrona non era il massimo per i ragazzi. Pur avendo un’indole piuttosto pigra, avevano bisogno di azione, nuove avventure e nuovi disastri…

-Andiamo a Mielandia- propose Peter.

-Solo tu potevi proporre di andare a mangiare in un momento come questo-

James si passò una mano fra i capelli: stava passando una delle fantomatiche ragazze di cui lamentavano l’assenza, Sara.

-Ehi tu ragazza con le trecce!- la chiamò scherzosamente Sirius. La brunetta si voltò per fargli una linguaccia e corse a salutare i malandrini prima ancora di dare il solito bacio di saluto al suo ragazzo.

-Resta qui Sara! Ci annoiamo- la pregò Felpato.

-Sara non è il tuo buffone di corte, Black. Non sta qui a tua disposizione!- protestò Charlie, sentendosi nuovamente geloso. Da quando stava con lei erano stati pochi i momenti in cui si era sentito veramente sicuro della loro relazione. Lui si preoccupava costantemente per lei, cercava di starle sempre vicino, di difenderla, di fare coppia con lei in tutti i lavori di gruppo, ma sembrava che alla ragazza non interessassero minimamente i suoi sforzi. Certe volte era arrivato a credere che lei lo evitasse!

Sara non aveva accettato di buon grado l’affermazione del suo ragazzo –Sei pregato di non riferirti a me come se fossi un oggetto. Non credi che possa decidere per conto mio!- si rivolse poi a Sirius –Mi dispiace, non posso restare. Ero scesa solo per vedere se avevo lasciato qui i miei nastri, ma non ci sono!-

Charlie avrebbe voluto essere libero di arrabbiarsi per il tono scortese con cui si era rivolta a lui che contrastava terribilmente con la dolcezza delle parole per Sirius. Ma forse era solo una sua impressione, non valeva la pena litigare per questo.

-I malandrini e tutta la squadra sono al tuo servizio per aiutarti nella ricerca del fiocco perduto!- asserì James trionfante, finalmente qualcosa da fare! Una caccia a tesoro poteva rivelarsi divertente e comunque era meglio dell’apatia.

-Meglio di no- rispose la ragazza che aveva visto la faccia con cui Charlie aveva accolto la proposta –Siete dei casinisti, mi fareste perdere qualcos’altro- aggiunse, sperando di sembrare scherzosa.

James e Sirius la guardarono andar via sconsolati: era il divertimento di quel pomeriggio che se si allontanava insieme con l’allegria e la spensieratezza.

Ramoso sprofondò maggiormente nella poltrona. Non si sentiva così abbattuto da quando il mese prima i serpeverde non erano caduti nella trappola che aveva appositamente preparato per loro. Guardò annoiato le facce dei suoi compagni: erano i suoi amici da sempre, ma voleva un po’ più di brio. Desiderava qualcosa di completamente nuovo, una compagnia diversa che potesse stupirlo, farlo ridere, preoccupare. Voleva sperimentare nuove sensazioni. In una parola voleva innamorarsi. Gli venne in mente un ricciolo rosso per poi scansare l’idea con un certo fastidio. Innamorarsi della Evans non era una buona idea. Quando si sedeva da sola sulla poltrona davanti al fuoco per leggere un libro o guardare le fiamme, quando la vedeva ridere e scherzare, quando l’aveva vista volare allora sì che ci aveva pensato. Era stato in quei momenti che il pensiero aveva cominciato a rodergli la testa, non durante i cinque anni precedenti in cui ci aveva provato con lei per il solo gusto di farlo. Provarci con una ragazza non era la stessa cosa che desiderarla.

Fu costretto ad ammettere che in alcuni momenti gli piaceva sul serio, la trovava diversa da tutte le altre.

Poi c’erano gli altri momenti: quando faceva le imitazioni, quando si sforzava di piacere a tutti, quando litigava con lui di proposito, quando cercava di seguire quello che per lei era lo schema di come dovevano andare le cose, quando si impuntava nel non lasciarsi andare e cercava di opporsi all’inevitabile.

L’aveva osservata talmente a lungo in quei sei anni che ormai sapeva quando era sincera e quando non lo era. Questa conoscenza lo metteva a disagio. Gli sembrava un’invasione riuscire a capire a grandi linee quello che lei pensava davvero.

Poi ritornò ai loro litigi che avevano il potere di renderlo allegro o triste a seconda di cosa lei diceva o di come si comportava.

Qualcuno dei suoi amici sbuffò e questo lo riportò alla realtà. Il che era un bene, pensò, altrimenti quell’esame di coscienza l’avrebbe portato a riflettere su qualcosa che non aveva neanche ragione di essere pensato.

Si erano tutti chiusi in uno strano mutismo, carico di tensione ed aspettativa. James si chiese se per caso non stesser aspettando una sua parola o una sua proposta. In ogni caso era meglio inventarsi un passatempo o la sua immagine ne sarebbe uscita danneggiata.

-Potremmo andare nella foresta proibita!-

-Tutti non entriamo sotto al mantello- obiettò Remus. Di tutti era l’unico che riuscisse a mantenersi con i piedi per terra quando James faceva le sue proposte pazze. E probabilmente era l’unico che desiderasse con tutto se stesso la fine di quelle “malandrinate”. Gli era sempre più penoso andare avanti, fingendosi d’accordo con i guai che combinavano. Andare nella foresta era ciò che gli riusciva più difficile. Prima della stamberga era stato quello il suo rifugio nelle notti di luna piena. Prima che i suoi amici si unissero a lui, i suoi unici compagni erano stati i tristi suoni della foresta, le ombre scure, le creature reiette come lui che non avevano un nome, creature che tutti avrebbero volentieri evitato.

Tutti tranne uno: il suo amico Potter, che a quanto pareva se le cercava davvero.

-Giusta osservazione, allora che si fa?-

-Possiamo rivalutare mielandia-

-Magari già che siamo lì facciamo un salto da Zonko-

-Giusto, Sara voleva un rifornimento di scherzi- E come sempre arrivò l’occhiataccia di Charlie rivolta a Sirius.

-Resta il problema del mantello- replicò nuovamente Remus, cercando di difendere la propria idea di non muoversi.

-Un po’ di rischio è da veri malandrini!-

-Ma dobbiamo tornare in tempo per prepararci!-

-Sei forse diventato vanitoso come una femmina Lunastorta?-

James aveva vinto: si sarebbero andati a cacciare nei guai, come sempre del resto!

 

 

Il pomeriggio si trascinò sia per le ragazze all’opera con i loro costumi che per i ragazzi. E, in particolare, un certo gruppetto potè godersi le gioie di un’autentica scappatella.

-Qualcuno hai idea di che ore siano?- chiese James. Il tunnel sotto la strega orba era ancora molto lungo e cominciava ad essere tardi.

-Quando ce ne siamo andati saranno state le cinque, quindi adesso… forse le sette!-

-O forse prima-

-o magari più tardi!-

Diversi punti di vista su una questione sciocca. Ottimismo e pessimismo. James si ritrovò a sperare che fosse un orario decente: andare al ballo che puzzava di terra e aria stantia non l’avrebbe aiutato a fare colpo.

-Ancora mezz’ora e dovremmo esserci!-

-Ma perché oggi non riusciamo ad arrivare alla fine?-

-Comunque ne è valsa la pena-

-Già! James sei un grande- disse Peter, dimenticando totalmente che l’idea era stata sua.

 

La fortuna fu dalla loro: uscirono in tempo. Se fossero state delle ragazze l’idea di avere poco meno di un’ora per prepararsi li avrebbe distrutti, ma loro erano veri uomini: dieci minuti per vestirsi sarebbero stati più che sufficienti.

Di fatto impiegarono quasi tutto il tempo disponibile. James e Sirius arrivarono a discutere su chi era il più elegante e a litigare per lo specchio come solo Amandine e Lily sapevano fare.

Era una serata importante: San Valentino la festa degli innamorati o la festa di ogni cretino, come amava ripetere Pix. James e il poligester avevano un ottimo rapporto, fatto di reciproci insulti e scherzi. James gli era anche debitore: il giorno prima lo aveva aiutato a nascondersi dalle ragazze che gli lanciavano occhiate furtive, sperando di essere invitate al ballo. Il fatto che non avesse una compagna aveva riempito di speranza tutta la popolazione femminile di Hogwarts: se non aveva ancora una ragazza allora poteva sempre invitare una di loro.

In realtà a James non interessava nessuna, l’unica che forse (non ne era del tutto sicuro) avrebbe voluto con sé gli aveva detto chiaramente di no, sottolineandolo con battutine e prese in giro. Di nuovo si sentì solo.

 

La sala grande era addobbata con ghirlande di fiori rosa, cuori da tutte le parti, tovaglie con angioletti. A James venne il voltastomaco, era tutto così melenso. Ed erano tutte così melense, tutte vestite da principesse. Prima aveva visto Sara: era uno schianto, come aveva avuto modo di sottolineare Sirius, ma anche lei peccava di originalità.

-Eccola là la tua bella!- Felpato indicò la rossa.

Vedendola seduta su quel divano, la prima reazione di James fu scoppiare a ridere, la seconda fu la grandissima tentazione di andarsi a complimentare con lei e la terza fu il desiderio di prenderla in giro per riuscire a dimenticarsi che aveva fatto, in effetti, proprio quello che lui sperava.

-Oggi non se la filerà nessuno!-

-Ne sei convinto, Sirius? È stata una grande e poi le vengono dietro fin troppi. È solo troppo ingenua per potersene accorgere-

-Questa è una serata per coppie. Una serata romantica, Ramoso- ribadì il ragazzo –Non si è omologata: resterà sola-

-Meglio per me- disse James spavaldo.

Si diresse verso di lei, piazzandosi davanti al divanetto senza essere invitato.

-Da cosa sei vestita, Evans?- chiese con una certa ilarità.

-Non lo vedi? Sono un moschettiere, sono la giustizia- affermò con un certo orgoglio, alzandosi in piedi per farsi ammirare da Potter.

-Ah ah- rise- balli con me, spadaccina?

-No, Potter!-

-E perché?- mantenne comunque il sorriso sulle labbra, non voleva mostrare la sua delusione per l’ennesimo rifiuto.

-Sei mascherato da principe azzurro!-

-E con ciò?- Non si aspettava una replica del genere, non aveva senso!

-Solo le principesse possono sopportare l’idea di ballare con uno zuccheroso principe azzurro!-

James capì di aver fatto un errore. Era come gli altri. Lui, che di solito rompeva la norma e creava nuovi canoni, si era lasciato andare al comune. Sentì di averla delusa.

Lily cercava disperatamente di non annoiarlo. Temeva che, se non si fosse mostrata almeno un po’ interessante, lui sarebbe potuto andarsene. E non lo voleva. Si sorprese ma era vero: desiderava che restasse un po’ a chiacchierare, anche solo a rimanere seduto lì. Era un modo per non sentirsi tagliata fuori dalla festa. Sapeva di essersi condannata da sola, ripudiando il vestito verde che in fondo le stava benissimo.

-Non mi infilzerai con la tua spada se mi siedo accanto a te!-

-Attento Potter: hai molto da temere dalla giustizia!-

James si inchinò e prese posto.

-Evans, ma a te piacciono davvero questo genere di feste?-

Cosa rispondere? Cosa si aspettava che rispondesse? Se si fosse trattato di un altro, sapeva che avrebbe dovuto criticare l’organizzazione senza però disprezzare la festa. A tutti piaceva criticare, ma a lui? Non credeva si aspettasse quel genere di risposta.

-la verità?- chiese più che altro rivolta a se stessa –non importa se mi piaccia o no, andarci è essenziale, ci vengono tutti!-

-è questa la tua ragione?- Non la stava guardando, quindi Lily non sapeva come avesse preso la sua risposta. Aveva detto la cosa giusta o se ne sarebbe andato?

James evitava di guardarla perché aveva espresso anche il suo pensiero, con una sincerità che lo aveva sorpreso.

-Sai…- esitò  –è lo stesso per me. Forse di più. Non vorrei essere qui-

-Perché ci stai, allora?-

-Ti sorprenderesti se non ci fossi?-

-Si- ammise.

-è questa la risposta. Gli altri se lo aspettano-

Quel momento di complicità era incredibile. Non si erano mai sentiti così vicini come in quel momento, ad una festa dove nessuno dei due voleva stare. Era l’occasione perfetta per chiederle di uscire, fare una passeggiata insieme. Ma James Potter aveva paura, paura di un rifiuto.

-Se James Potter se ne andasse dalla festa gli altri non lo criticherebbero. Sei tu che fai la moda: non te ne accorgi?- Diceva la verità e James si sorprese che fosse così facile. Se ne sarebbe andato e nessuno avrebbe potuto dire nulla.

-Grazie, Evans. Hai ragione!- disse con ritrovato entusiasmo, distruggendo quel momento di intimità che si era creato –Mi hai convinto: abbandono la festa!-

Lily aveva ottenuto l’effetto opposto: se ne andava e lei restava sola su quel divano.

 

In realtà sola ci restò solo dieci minuti. Con sua grande sorpresa un Charlie arrabbiatissimo si sedette accanto a lei.

-Guardali- disse con rabbia.

-Ehm… cosa?- chiese. Non era certa di aver capito.

-Loro!- indicò con foga Sara fra le braccia di Sirius. Volteggiavano danzando per la sala. Ballavano ridendo e parlandosi. Lily non poteva immaginare cosa si stessero dicendo, erano troppo lontani per sentire.

Sperò che Charlie non le chiedesse un consiglio, non era la persona più indicata, non avrebbe saputo che rispondere.

-Che devo fare io?-

-Magari- azzardò la rossa –ecco… forse ti stai sbagliando… magari fra loro non c’è nulla!-

Questo doveva essere un commento neutro, distaccato, in cui non si percepisse minimamente la sua opinione, un commento che non avrebbe mai potuto incastrarla in una conversazione spiacevole. Almeno ci sperava…

-Perché tu credi che tra loro…?- Charlie era diventato completamente rosso in faccia per la rabbia, i suoi presentimenti erano giusti. –Pensi che quell’essere piaccia a Sara più di me?-

-Non ho detto questo- il suo era un disperato tentativo di tirarsi fuori dall’impiccio, arrampicandosi sugli specchi.

-Grazie Lily! Mi hai aperto gli occhi- disse il ragazzo furente, alzandosi e dirigendosi verso i due che ballavano ancora insieme.

Guai.

 

Se non l’avesse lasciata al ballo solo un attimo prima, James avrebbe giurato che quella ragazza accoccolata sulla poltrona fosse lei. Ma no! Era un pensiero stupido, quella non era Lily.

Del resto se uno voleva stare seduto davanti al fuoco a leggere, quella era l’unica posizione possibile. Non apparteneva solo a Lily quel modo di sedersi ma era proprio del genere umano intero.

Chissà quante persone si sedevano su una poltrona, raccoglievano le ginocchia al petto, appoggiavano i piedi nudi sul bordo della poltrona e, totalmente assorti nella lettura, dimenticavano il mondo! Milioni forse, forse tutti. Non era nulla di speciale.

Comunque la ragazza sembrava Lily da lontano. Certo poi si era avvicinato e aveva visto che questa aveva i capelli castano chiari, gli occhi di un banale nocciola e non era vestita da moschettiere.

Passato lo sbigottimento iniziale, James realizzò che doveva essere Hellison, la sorella minore del suo portiere che, a quanto ne sapeva, frequentava il quarto anno.

La ricordava come la stupida ragazzina che, sempre dietro al fratello, disturbava gli allenamenti perché non si toglieva mai dai piedi. Ma quello era due anni fa: la ragazzina non era più una ragazzina. Eh sì, alla gente capita di crescere! pensò James.

-Ciao Hellison!

-Ciao James, come mai non sei alla festa?-

-L’ho disertata- all’improvviso provò una strana gratitudine verso Lily per aver contribuito a quell’incontro –e tu? Perché non sei andata?-

-Non volevo andarci da sola-

-Vienici con me!- le parole uscirono da sole. Forse se la situazione fosse stata diversa, se lui non fosse appena scappato dalla festa e se lei non gli fosse sembrata così maledettamente simile alla parte di Lily che in fondo gli piaceva allora non l’avrebbe mai detto, il fascino che lei esercitava in quel momento non sarebbe mai esistito. Quella situazione non doveva esistere.

L’animo è condizionato dagli attimi. Uno sguardo al momento giusto può cambiare il mondo.

-Ma non sei appena andato via? Non voglio costringerti-

-Non mi costringi: te l’ho chiesto io!-

-Allora va bene. Aspetta qui! Vado a cambiarmi. Ci metto un attimo-

Un secondo per una ragazza può durare un’eternità ma la ragazza fu realmente veloce. Il vestito era buttato sul letto, infilarlo richiese pochissimo.

Ovviamente era vestita da principessa. James se lo aspettava ma pensò di poterla perdonare. Non era come le altre nei loro vestiti sfarzosi: lei era semplice, poteva anche vestirsi da principessa ma restava sempre quel fascino strano di Hellison che lo aveva colpito.

Le offrì il braccio –Andiamo-, disse.

Lei gli si aggrappò con eleganza e sorrise timida. E James pensò che aveva delle fossette deliziose e si dimenticò che non voleva andare alla festa, si dimenticò tutto tranne che l’aveva scambiata per Lily.

 

 

Se qualcuno si aspettava un bacio al ballo, spiacente: le cose non sono mai così facili. Sarebbe stato troppo semplice se mi fossi limitata a far mettere un bel vestito a Lily. Per come la vedo io James sa già che Lily è bella, non ha bisogno di un ballo per accorgersene.

Per me un ballo è solo un’occasione per ingarbugliare un po’ le cose…

 

Grazie per le recensioni allo scorso capitolo.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


-Capitolo 6-

-Capitolo 6-

Charlie afferrò Sirius per un braccio, strappandolo via da Sara.

-Tu permetti, vero?-

Sirius stava già per abbozzare un sorriso di scuse quando gli arrivò in pieno naso il pugno dell’amico.

-Ehi!- si portò una mano dove lo aveva colpito. Lo stava guardando malissimo ed era pronto a picchiarlo, avrebbe avuto la meglio in qualsiasi scontro. Alzò il braccio, voleva fargli molto male, non si può picchiare un Black e uscirne illesi.

-No sirius!- Sara gli afferrò il braccio per bloccarlo –Non fargli male!- lo pregò.

-Ma sei impazzito- si rivolse poi a Charlie –Che ti è preso?-

-Sara- Charlie cercava di mantenersi calmo, lanciò di sfuggita un’occhiata a Lily, ancora seduta sul divanetto, che scuoteva silenziosamente la testa. Non farlo. Stava per cedere, come quegli occhi gli chiedevano, come Sara stessa probabilmente voleva, ma ne aveva abbastanza dell’umiliazione continua. –Sei una puttana, Sara!-

La ragazza sgranò gli occhi e la mano di Sirius, finalmente libera, si abbattè sul viso del suo fidanzato.

Sara stava piangendo e Sirius le aveva circondato le spalle con un braccio. Charlie guardò in modo molto eloquente la mano del ragazzo e finalmente la bruna capì.

-no, no, non è così- strillò rivolta verso Charlie, liberandosi della stretta di Sirius e cercando di fermarlo.

-Non toccarmi, sparisci! È finita!- le intimò il ragazzo.

Sara lo guardò andar via singhiozzando.

 

Una piccola folla aveva assistito alla scena, guardavano con pietà Sara, qualcuno sussurrava “poverina” ma ai più non importava veramente nulla.

-Guarda Black! sembra un cane bastonato- disse Amandine, sedendosi accanto a Lily. La rossa teneva lo sguardo prepotentemente fissato sul tappeto e non ne voleva sapere di ridere e scherzare.

Amandine la guardò maliziosa, c’era qualcosa che la rossa le nascondeva –Qual è stato il tuo ruolo in questa storia?-

La osservò sobbalzare.

Centro.

E se ne andò via soddisfatta.

 

-Ehi Charlie!-

James, con Hellison al braccio, aveva incrociato il ragazzo sulle scale per la festa.

-Cosa è successo?- chiese dopo aver visto la sua espressione e i segni rossi sul viso.

-Lily mi ha aperto gli occhi-

Sentendo il nome della rossa, James rimase un attimo interdetto. –Cos’è successo?- ripetè.

-Chiedilo al tuo amico Black e alla sua ragazza-

Sirius? Ragazza? James non aveva capito niente e non sapeva che aspettarsi, Charlie era già scappato via e non c’era possibilità di ottenere altre informazioni.

-Scusami Hellison. Io devo capire che è successo al ballo, temo che non potrò darti molta attenzione-

La ragazza lo guardò interdetta, non c’era più traccia nel suo sguardo nella dolcezza di poco prima, solo rimprovero. E James trovò l’ennesima somiglianza con la rossa.

-Va bene- disse con una vocina sottile, triste.

Il ragazzo decise che non gli interessava nulla, sarebbe uscito con lei un’altra volta. Solo Sirius contava in quel momento, si trattava del suo migliore amico, di suo fratello!

Corse via, scendendo le scale a due a due e poi a tre a tre, sempre più velocemente.

 

-La tua rossa ha fatto un bel disastro- disse Amandine vedendolo apparire –Ma non essere duro, Jamie-

Al momento, solo per il momento, non gli interessava nulla della Evans. Procedette verso Sirius che si stava scolando una burrobirra, forse la terza o persino la sesta.

-Sir!- gli chiese con preoccupazione –Qualcuno mi vuole dire cosa cazzo è successo?- finì per urlare.

-Te lo dico io!- rispose Sara con gli occhi ancora rossi dal pianto –Charlie mi ha lasciata, qui, davanti a tutti! Perché ha insinuato che io e Sirius…-

-Ora esageri!- la interruppe Sirius bruscamente.

-E la Evans che c’entra in tutto questo?-

-La Evans?- lo guardarono strano i due ragazzi.

-Sì, la ragazza con i capelli rossi seduta sul divano, la conoscete!- fece stupidamente James. Forse un tentativo di calmare la situazione o forse un tentativo di vederci chiaro.

-Idiota sappiamo chi è la Evans!-

-Non darmi dell’idiota!- sbottò diretto a Sirius – è meglio continuare questa conversazione di sopra. Mi stupisco che non ci abbiate già pensato!-

-Su c’è Charlie- rispose Sara, mordendosi il labbro inferiore e facendo a pezzi un tovagliolo di carta.

-E allora in qualsiasi altro posto!- fece un cenno ad Amandine, indicandole di seguirli.

Non sapevano dove fossero diretti, l’importante era allontanarsi.

Lily Evans si chiese se fosse il caso di andare anche lei. No. Nessuno l’aveva chiamata. Aspettò dieci minuti e si diresse verso la sala comune, non aveva più ragione di restare.

 

Due corridoi oltre la signora grassa, oltre la sala comune, oltre Lily Evans seduta sul suo letto, oltre Hellison  tornata nella sua stanza a leggere un libro, oltre Charlie occupato a tirare pugni al muro, la discussione procedeva.

-Dimmelo!-

-Non so che dirti!-

-Dimmelo!- protestò a gran voce il bel cercatore.

Amandine continuava a tenere la bocca rigorosamente chiusa. Sara si era accasciata a terra e aveva nascosto il volto per non guardare James che se la prendeva con la sua amica. Sirius non riusciva a preoccuparsi a fondo della faccenda: in definitiva gli sembravano un cumulo di sciocchezze, la sola cosa importante era che Charlie gli aveva dato un pugno.

-Io so solo che prima lei e Charlie stavano parlando!-

James non sapeva perché se la prendesse tanto. La situazione era sfuggita al suo controllo quando aveva capito che la Evans era coinvolta. Si chiese perché diamine quel dannatissimo nome fosse in grado di farlo impazzire. Forse si trattava del suono, doveva essere quello. O forse erano i capelli rossi. Dannata ragazza, sempre a tormentare la sua testa, mai un attimo di tregua o pace.

James Potter non aveva nessunissima voglia di diventare pazzo per lei.

Si ricordò che stava aggredendo Amandine e pensò che quello doveva essere il primo segno di pazzia.

-Scusa- mormorò credendo fosse il miglior modo per redimersi con se stesso. Tirò fuori la mappa del malandrino dal mantello da principe azzurro, la portava sempre con sé in caso di emergenza.

-Giuro solennemente di non avere buone intenzioni-

Un pallino segnava il nome di Lily Evans proprio lì vicino, nel dormitorio.

Entrarono tutti nella sala comune, Charlie fortunatamente era già salito in camera. Poi James si indirizzò ad Amandine –Puoi andare su a chiamarla?-

Non fece in tempo a finire la domanda che Sara intervenne –Vado io!- Lo sguardo non lasciava presagire nulla di buono. Sirius comunicò a James un po’ con i segni, un po’ con il loro linguaggio speciale che se la lasciava andare sarebbero rimaste solo polpette di Evans.

In effetti, come il ragazzo ebbe modo di costatare, Sara era più che furiosa.

-No!-

-Mi vorresti impedire di salire! Non la puoi difendere!-

-Non voglio affatto proteggerla. Sali!-

Sorprese per primo se stesso con quel gesto di menefreghismo. Era stata quell’insinuazione a fregarlo. No! A lui non doveva importare nulla della Evans. Non doveva lasciarsi coinvolgere.

 

La porta si aprì sbattendo e Lily scattò in piedi con la bacchetta in mano.

Essere sempre pronti. Prima regola del corso per Auror. Sempre attenti, mai impreparati. Questa lezione Lily l’aveva imparata bene.

Sara invece non era altrettanto ben armata, ma ad una ragazza infuriata mani e parole taglienti sono più che sufficienti per distruggere la sua avversaria.

-Evans!-

Lily non rispose. Non aveva nessun motivo di sentirsi in colpa per quello che era successo. Lei aveva solo tentato di dare un consiglio a Charlie. Allora perché non si stupiva che Sara fosse nella sua stanza, arrabbiata e pronta a prendersela con lei?

Lasciò cadere la bacchetta, del resto Sara era disarmata, quindi a cosa le sarebbe potuta servire?

Errore. Mai sottovalutare il nemico: seconda lezione, questo lo aveva dimenticato.

-Che ne sai tu della mia vita? Chi sei tu per impicciarti? Per distruggermi?- urlò la bruna.

Lily continuò a star zitta e questo la faceva ancora di più imbestialire.

-Scendi giù! C’è qualcun altro che vuole dirti quanto tu sia una bastarda!- la strattonò.

-Lasciami- disse gelida Lily. Per una che voleva diventare un auror era decisamente troppo poco ma non se la sentiva di far del male ad una ragazza che avrebbe anche potuto essere sua amica e che per di più stava piangendo disperatamente.

Sara le tirò un ceffone: questo non poteva proprio evitare di farlo. Non sapeva nemmeno se fosse realmente colpa sua ma in qualche modo si doveva sfogare. Per farlo aveva però lasciato la presa sulla rossa che a sua volta la spinse fuori dalla camera e le sbattè la porta dietro.

Corse a prendere la bacchetta e gridò –Alohomora!-  La serratura della porta fece un sonoro click.

Non voleva affrontare il mondo quella sera. Non voleva affrontare un giudizio proprio quella notte che aveva avuto la sfrontatezza di chiamarsi da sola Giustizia. Si disse che forse non esisteva la giustizia, si sentì perseguitata del destino e sola.

Poi pensò alla ragazza che fuori dalla porta piangeva per amore, un amore che l’aveva abbandonata. Chi era più sola? Ma almeno lei sapeva cosa volesse dire amare.

Desiderò un abbraccio che non poteva avere.

 

Dopo aver trovato Sara in uno stato pietoso, averla portata in camera, aver avvertito i ragazzi, essere andata a cercare Lupin, Minus e Alice per metterli al corrente della situazione e aver fatto un altro paio di giri di danza prima con il suo ragazzo e poi con Lupin, Amandine scoprì che l’incantesimo di Lily era davvero potente da sciogliere, che la ragazza doveva essersi addormentata e che lei, al contrario, non aveva un letto dove stendersi. La festa purtroppo era decisamente finita quindi non sapeva nemmeno come impiegare il tempo. Poteva dormire da Sara ma non le andava di sorbirsi il suo isterismo per una notte intera. Sull’intera aveva dei dubbi, non che fossero rimaste molte ore ma, visto che il giorno dopo l’intero corpo studentesco aveva in mente di fare sega alle lezioni, si trattava anche di una bella dormita mattutina. Alice era andata da Frank e non poteva proprio aggregarsi, sarebbe stato quanto meno imbarazzante. Altre ragazze Grifondoro che la ospitassero non le vennero in mente, quindi decise che la cosa più logica era farsi cercare asilo dai malandrini.

Bussò alla porta dei ragazzi.

Le aprì la porta un James mezzo spogliato.

-Cos’altro vuoi?- le chiese dopo essersi goduto l’occhiata di apprezzamento della ragazza.

-Solo un po’ di ospitalità. Sai Lily si è chiusa dentro-

-Per me puoi anche entrare. Ma non credere che ti cederemo il letto, dormi per terra!-

-La galanteria è morta- borbottò Amandine entrando.

Fregò il cuscino a Remus, che era troppo imbarazzato per obiettare, la coperta a Minus, che dormiva della grossa e quindi non si accorse di nulla, e si stese a terra sotto l’occhio divertito di James e Sirius.

-Buonanotte!- sbadigliò e decise che dormire era il modo migliore per mettere fine a quella strana convivenza.

 

Lily Evans era al corrente della sega collettiva. Del resto era da pazzi far lezione dopo una nottata del genere. Fino al giorno prima la ragazza era stata dell’idea di conformarsi alla tradizione generale anche perché fare il contrario le appariva da veri sfigati. Ma, dati i recenti eventi, si costrinse ad alzarsi, scardinare la porta, che anche lei ebbe difficoltà ad aprire, trascinarsi a colazione e poi a lezione. Questo perché era l’unico modo per essere sicuri di evitare Potter, Black, Charlie e possibilmente Sara. Anzi, soprattutto Sara.

Quando però si accorse che a fare lezione di tutto sesto anno sarebbero stati in tre, lei, Piton e un certo Chang di Corvonero, incominciò a pentirsi, ma ormai si era fatta vedere e non poteva cambiare le cose.

Si aspettava che le lezioni venissero sospese, invece la cinquantina di ragazzi presenti, per lo più primini, venne riunita e seguì una speciale lezione della professoressa McGrannit sulla disciplina, l’autocontrollo e i valori morali. Ovviamente i professori non avevano gradito il comportamento collettivo e la Mc Grannit minacciò di sospendere le feste, sebbene il professor Silente continuasse a ridere di gusto. Assegnò poi un eccellente a tutti i presenti, era il minimo che potesse fare per gratificarli.

E Lily pensò che era proprio una giornata da buttare: aveva sonno,  aveva fatto una cosa da sfigati come Mocciosus (che per giunta le era finito accanto durante tutto il discorso), aveva preso l’ennesimo dannatissimo eccellente, non solo, il professor Lumacorno aveva saputo su cosa stavano lavorando lei e il serpeverde e si era complimentato, peggio di così! No, c’era qualcosa di ancora peggiore: gli allenamenti del pomeriggio, in cui avrebbe per forza di cose visto i suoi cari compagni di squadra. Le veniva da piangere.

 

Gli allenamenti furono un pianto proprio come si immaginava. Sirius non le parlava. Sara apriva bocca solo per insultarla e litigare con Charlie che invece si dimostrava amico della rossa più di quanto fosse mai stato. Frank si teneva alla larga. James le aveva sussurrato che non doveva mai più intromettersi tra i suoi amici e la guardava con disgusto. Remus, con cui andava piuttosto d’accordo, aveva ricevuto l’ordine di non parlarle. Peter la snobbava. E i bolidi le davano addosso in continuazione.

L’unico volto amico era quello di Amandine. Si chiese che razza di sostegno potesse darle la ragazza. Come se non bastasse Potter continuava a ripetere che a marzo mancava pochissimo e alla partita esattamente tre settimane e mezzo. 

Stranamente James ordinò una pausa. Curioso, la ragazza credeva che li avrebbe fatti morire prima di dargli tregua. E non si sbagliava! Due secondi più tardi scoprì che la pausa era per tutti tranne che per lei. Sirius aveva stregato i bolidi perché la rincorressero.

Mentre li schivava, ormai stava diventando brava (necessità fa virtù, si ricordò del proverbio), vide James che salutava con un bacio sulla guancia una ragazza e le chiedeva con un tono di voce un po’ troppo alto di uscire insieme per rimediare alla sera prima.

Benissimo: Potter finalmente stressava un’altra.

Avrebbe dovuto sentirsi realizzata e invece si sentiva uno schifo.

 

-Mi sento come un molliccio frullato- confessò ad Amandine.

-Da quando i mollicci si frullano?- le chiese l’altra di rimando.

-Sai che voglio dire!-

Amandine si sentiva in colpa, molto in colpa, estremamente in colpa. Le aveva già confessato che un po’ era per causa sua che il problema si era ingigantito, aveva fatto il suo nome. Lily aveva accettato la cosa con uno strano silenzio. Passava sopra a tutto, le aveva perdonato una marea di cose, molte le aveva persino scordate e non era sicura di agire per il meglio.

-Ce la fai a sopportare tutto questo?-

-Se la situazione non migliora al più presto, non resisterò a lungo-

-Tornerò sulla scopa- disse Amandine, cercando di essere convincente con se stessa –ti eviterò tutto questo- ma la voce tremava mentre lo diceva, la paura era ancora fortissima.

-Non tornerai mai sulla scopa da un giorno all’altro-

Era vero e lo sapeva –Ma…-

-Sta tranquilla- cercò di rassicurarla la rossa –è una situazione che cambierà da sé. Io devo solo aspettare-

-Tu devi agire!-

-Forse sì e forse lo farò. Mi pesa pensare che Potter non mi parla più-

Aveva sentito bene?

La rossa si dispiaceva per il comportamento di James?

Amandine si trattenne dal canticchiare la marcia nuziale solo per non ferirla di più. Ma di certo, si disse, quello era un gran bel passo avanti.

 

Et Voila le conseguenze della festa. Riusciranno James e Lily a non litigare per ogni sciocchezza? Cosa succederà a Sirius-penso-solo-a-me-stesso-Black?

Ho una domanda per voi di estrema importanza: cosa ne pensate di Amandine? Voglio dei pareri per verificare che l’effetto che volevo dare sia poi quello che effettivamente percepite. Grazie a tutti quelli che risponderanno al mio appello e grazie ovviamente a chi mi ha recensito.

 

StoryTeller

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


-Capitolo 7-

-Capitolo 7-

Se ne stava pigramente appoggiata al petto del suo migliore amico, da cui traeva un misto di conforto e rimorso allo stesso tempo. Aveva pianto, gli occhi erano ancora cerchiati di rosso e la ragazza non riusciva a frenare i singhiozzi, scossa dal risentimento. Ogni tanto ci ricadeva in quella disperazione senza fine. E Sirius le restava vicino, troppo…

-Perché, Sir? Io non capisco…-

Charlie era passato un paio di volte per la sala comune e l’aveva volutamente ignorata.

-Sara, forse io so perché è successo- le passò una mano fra i capelli corvini e le asciugò una delle tante lacrime che le correvano sulle guance.

Era passata già una settimana e mezzo. Un periodo di tempo interminabile durante il quale si erano aggrappati l’uno all’altra. Sara aveva un bisogno disperato del suo miglior amico e Sir sentiva che non poteva continuare con le bugie.

-Io so la verità- ripeté nella muta speranza che lei non gli chiedesse nulla, che capisse da sola.

-Qual è la verità?- mormorò triste la ragazza.

La speranza di Sirius non si era avverata.

-La verità è che lui ha ragione- cercò di guardarla in viso, ma il volto di Sara era nascosto dai propri capelli e dalle braccia di lui –Mi piaci, Sara-

La percepì allontanarsi e sentì la prepotenza del suo sguardo. Sirius teneva il viso basso, per non vedere quegli occhi e non sapere la risposta.

-Sir- la voce tremante. Perché non se n’era mai accorta? Si sentì tradita. Il suo miglior amico l’aveva tradita, il suo ragazzo l’aveva abbandonata. Ed era tutta colpa della sua ingenuità.

-Sir- era un muto appello che si ripeteva più volte, sempre più forte, sempre più disperato.

-Scherzi, vero?-

-No-

Si era spostata, non c’era neanche il più piccolo contatto fisico fra loro. Questa distanza non era che di pochi centimetri ma entrambi sapevano che era molto di più ciò che li separava.

Si alzò di scatto. –Guardami!- gli ordinò.

Sirius trovò il coraggio di fissarla per pochi, lunghissimi istanti.

-Perché?-

Già perché? Quando era successo che quella ragazzina magrolina era diventata così dannatamente attraente ai suoi occhi? Quando aveva iniziato ad amare la sua amica di sempre?

-Non posso risponderti, Sara. È successo e basta. Non posso chiederti scusa perché provo qualcosa per te. Non posso neanche sentirmi in colpa per un sentimento. Mi odio perché è a causa mia che piangi, ma nulla di più. Vorrei poter essere triste perché Charlie ti ha lasciata, ma in realtà sono contento. Contento perché se tu mi volessi, ora potremmo…-

-No- terminò bruscamente quel discorso Sara –io non posso- gli comunicò risoluta –Charlie…- sussurrò come per dare una giustificazione al suo rifiuto.

Ora doveva trovarlo. Ora che si rendeva conto che lui aveva ragione, doveva scusarsi. Lo voleva. Guardando l’amore che Sirius le offriva si rese conto di quanto lei amasse Charlie e della gioia improvvisa che le dava l’idea di potersi chiarire con lui. Ora che sapeva e capiva la sua reazione tutto era improvvisamente più facile.

Sorrise d’istinto e si rallegrò che Sirius avesse di nuovo abbassato la testa, era crudele da parte sua sorridere così mentre lui invece non aveva che da soffrire.

Andò via, sperando di non ferirlo ulteriormente e pregando che la dimenticasse.

 

-A chi è che piacevo?- chiese Lily, guardandosi con occhio critico allo specchio.

-Alliscia bene quella ciocca- bofonchiò Amandine mentre inghiottiva una manciata di popcorn. Avevano deciso di fare un pomeriggio di bellezza e schifezze. Le due cose non collimavano fra loro ma le due ragazze avevano bisogno di un po’ di allegria: Amandine era ancora in preda ai sensi di colpa e Lily, anche se non l’avrebbe mai ammesso, era alquanto seccata perché quel pomeriggio James era uscito con Hellison per andare a Hogsmede.

-Comunque- aggiunse fra un popcorn e l’altro –quello là dimenticalo, non fa per te- e poi l’aveva baciato lei due giorni prima –So di sicuro che piaci a Matt, quello biondo carino del settimo anno- fece una pausa studiata –E comunque c’è sempre Piton- sogghignò.

A Lily andò di traverso un popcorn e quasi si bruciò con la piastra.

-Bleah, va bene Matt!-

-Ottima scelta!- approvò Amandine.

Lily aveva deciso di reinventare se stessa. Visto il momento difficile, visto che stava litigando con tutti, si era autoconvinta che la colpa fosse sua e che lei fosse un disastro. Aveva deciso che prima di tutto si sarebbe curata molto di più: voleva piacere veramente. E questo l’aveva portata ad avere la faccia piena di crema, i capelli bollenti nel tentativo di averli perfettamente lisci, le sue gonne buttate sul letto e con gli orli sfilacciati nel tentativo di accorciarle e con addosso una camicia molto stretta di Amandine.

-Hai chiesto alla persona giusta! L’obiettivo bacio sarà raggiunto entro due giorni al massimo!-

Si odiò. Come si era ridotta così? Colpa del Quiddich, si rispose, se non fosse stato per gli allenamenti, il silenzio non le sarebbe pesato. L’avrebbe preso come una benedizione. Ma quella settimana di mutismo, di bolidi presi in pieno, di occhiatacce e insulti le aveva fatto un male maledetto. Non reggeva l’indifferenza: questa era l’ultima scoperta su se stessa.

Il piano era chiaro: più bella, più estroversa, più ragazzi e dopo la partita chiuso per sempre con Quiddich, Potter&co.

Non era capace. Guardò Amandine: i capelli lunghi e biondi che le ricadevano ovunque, la maglietta stretta e il viso da angioletto. Voleva essere come lei. O forse no… Le bastava cambiare.

Si rendeva conto di passare un periodo di infinita insicurezza, che cambiare senza sapere in cosa non era né la cosa più giusta né la migliore. Probabilmente era solo un grosso errore.

-Com’è baciare un ragazzo?-

La domanda che le premeva. Non poteva darsi alla conquista senza nozioni di base!

-Lo scoprirai quando succederà!- rispose misteriosa la ragazza.

 

Hellison sapeva di non aver nessuna possibilità con James Potter, il ragazzo più bello, ammirato, invidiato di Grifondoro e che, per qualche improbabile ragione, quel pomeriggio stava uscendo con lei. Non era su una scopa, non era con i suoi amici, non stava organizzando uno scherzo, era semplicemente con lei.

Wow, si disse, simili occasioni non capitano spesso.

In fondo non poteva sperare di meglio. Si decise a godersi quel bel pomeriggio, senza pretendere nulla di più ed essendo felice solo per questo regalo del destino. Aveva imparato che vivere il presente era molto meglio che trastullarsi con congetture sul futuro, sui sogni o su tutte le sciocchezze che la facevano sospirare le altre ragazze.

Sorrise, mentre il vento le scompigliava i capelli a caschetto che, quel giorno, erano fermati da un cerchietto bianco con un piccolo fiocco.

James Potter si era accorto di lei. Forse sognava e basta. Si diede un pizzico per accertarsene. Faceva male.

-Che fai?- le domandò il ragazzo, osservando quello strano gesto.

-Nulla- scosse risoluta la testa, soddisfatta e pienamente appagata –Grazie!-

-Di cosa?- domandò James –Non ho fatto nulla- si arrestò per guardarla negli occhi e assicurarsi che stesse bene. Non aveva avuto di queste premure con tutte le ragazze con cui era uscito. Del resto doveva mantenere l’immagine di bello e maledetto. Ma lei gli ispirava una sensazione di tenerezza e protezione, forse perché l’aveva vista bambina ed ora ragazza, forse perché era la sorella del suo portiere ed era sempre lì, sugli spalti, ad osservare gli allenamenti con il suo sorriso entusiasta, la voce allegra, pronta a sbracciarsi per tifare “Grifondoro”.

Non si era mai veramente reso conto di tutti questi piccoli particolari che ora sembravano estremamente rilevanti. Piccoli gesti che non credeva di aver mai notato e che ora si riaffacciavano alla mente. Si chiese per quale motivo si era meravigliato di vederla il giorno del ballo, in fondo lei c’era sempre stata, era sempre lì, vicino… a differenza di un’altra.

-Dove andiamo?- c’era una punta di buonumore nella sua voce che non aveva più avuto dal giorno del ballo –Madama Piediburro?-

-Troppo mieloso- rispose, storcendo la bocca.

La smorfia risultò così buffa che James si ritrovò a ridere, seguito a ruota dalla ragazza.

Se Hellison disprezzava quel posto pieno di trini e merletti non poteva che significare una cosa: era perfetta.

Anche se i suoi capelli non erano rossi.

 

Sara non sapeva dove cercarlo. Era stata con lui un sacco di tempo, eppure non aveva la minima idea di dove potesse essere. In camera sua c’era solo Frank ed in biblioteca non aleggiava nemmeno un fantasma.

E lei si ritrovò di nuovo in sala comune dove Sirius era fermo nella stessa identica posizione in cui l’aveva lasciato un’ora prima.

Evitò il suo sguardo. Non sapeva a chi altro chiedere aiuto: si sentì crudele.

-Non dovrei chiedertelo- disse –Mi dispiace tantissimo- aggiunse titubante –ma mi serve la mappa-

Non disse una sola parola. Si alzò e basta. Si diresse verso il dormitorio, seguito a due passi di distanza da Sara.

Sempre con estremo mutismo gliela porse. Sentiva il bisogno imperioso di fare qualcosa per lei.

-Giuro solennemente di non avere buone intenzioni-

Non era più la sua compagna di giochi, non poteva essere la sua ragazza e non voleva esserlo. Ma forse c’era ancora posto per la sua amicizia.

 

Quando raggiunse Charlie, infreddolito sulle sponde del lago, Sara non aveva ancora pensato a cosa dirgli esattamente. Vedere la sua figura silenziosa le aveva dato un brivido, una scossa di gioia e felicità che era difficile ignorare e così gli si era avvicinato con un sorriso smagliante e gli occhi luccicanti per la commozione.

-Charlie- azzardò piano.

-Vattene- fu la brusca riposta che ricevette –Sparisci dalla mia vita-

-Se te ne stai qui, solo, a riflettere…- si sedette accanto a lui –allora vuol dire che qualcosa ti rende triste e se qualcosa sono io… allora ho qualcosa da dirti-

Charlie si alzò, non gli andava di ascoltarla, era finita. Non c’era altro da dire.

-Ascoltami ti prego!- lo pregò –Ascoltami!- aggiunse con rabbia, scattando, pronta a seguirlo.

Ma Charlie non accennava né a girarsi né a mostrare interesse per lei. Eppure il passo era lento, non aveva fretta di andarsene, non disdegnava di essere seguito. L’attaccamento per quella che era stata la sua ragazza prevalse e se la ritrovò al fianco.

Si sentiva incredibilmente stanco, tradito e solo: non voleva sentire le sue giustificazioni, ma era incapace di allontanarsi davvero. Dopo quella sera non c’erano stati tentativi di Sara di riavvicinarsi. Quella era una novità, un evento che forse valeva la pena approfondire.

-Parla!-

 

Era quasi ora di cena quando Amandine decretò che avevano finito. I popcorn, le patatine e anche  i pasticcini, provenienti dalle cucine, che la bella bionda era riuscita a farsi portare da Remus, consapevole del suo ascendente sul malandrino, erano da tempo terminati. La stanza verteva nel caos più totale. L’occhio critico di Lily non poteva sopportare cibo e capelli per terra, vestiti buttati ovunque e letti sfatti. Inoltre sapeva che, proprio come lei, neanche Alice avrebbe apprezzato.

-Gratta e netta- E il caos si tramutò in un più accettabile disordine.

-Vedi di far sparire questo lato perfezionista del tuo carattere. Mi innervosisce!- commentò Amandine, disgustata dall’insofferenza dell’amica per un problema che gli elfi domestici avrebbero facilmente risolto meglio di loro. Lo sdegno si trasformò in un lampo di soddisfazione mentre esaminava la sua “creatura”.

Lily Evans non era molto sicura riconoscere quello che doveva essere il suo riflesso nello specchio. Prima di tutto c’erano i suoi capelli, lisci all’inverosimile. Dei riccioli morbidi non c’era più traccia.

Un capitolo a parte meritava il trucco. Amandine aveva sapientemente applicato sulle palpebre della sventurata sei diverse sfumature di ombretto, fortunatamente tutte della stessa tonalità. –è per rendere l’occhio più intenso-, le aveva spiegato. A ciò si aggiungeva il pesante eyeliner.

La camicia era sempre quella della bionda e la gonna, dopo lunghe trattative sulla sua lunghezza, le copriva solo metà coscia.

Lily si ritrovò a desiderare di non dover scendere a cena.

 

-Sono stato bene con te, Hellison-

La ragazza arrossì. James si ritrovò improvvisamente a riflettere su quante ragazze fossero ancora in grado di arrossire: le sue compagne di squadra neanche sapevano cosa volesse dire il termine e le ragazze con cui era uscito fino a quel momento non avevano ben chiaro il concetto di pudore.

Hellison si alzò sulle punte per raggiungere l’altezza del ragazzo e baciarlo a stampo sulle labbra.

James la  trattenne per approfondire il bacio, in fondo era uscito con lei perché esercitava una certa attrazione su di lui, quindi non aveva alcuna voglia di terminare quel sospirato bacio.

Sospirato perché la ragazza si era divertita un mondo a distruggere ogni momento buono semplicemente allontanandosi.

James era convintissimo che anche lei desiderasse un bacio: tutte le ragazze con cui era uscito non aspettavano altro che le tanto acclamate labbra del loro cercatore preferito si posassero sulle loro.

Quel bacio leggero dato di sfuggita, che racchiudeva un invito ad approfondire, gli aveva confermato che Hellison non era diversa dalle altre. Quel rossore l’aveva illuso…

 

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


-Capitolo 8-

-Capitolo 8-

 

-è tardi!- si lamentò –è molto tardi- Evidentemente riteneva opportuno chiarire il concetto –Lily mi sto rompendo: è tardi!- Il tono di voce si stava progressivamente alzando. –Adesso basta!- fu l’acuto finale.

Amandine afferrò per un braccio la sua compagna di stanza, di avventure e di grandi mangiate. Lily tentò di aggrapparsi alla spalliera del letto, rendendo precario l’equilibrio della bionda.

I tentativi di sabotaggio di Lily furono fruttuosi, con sua somma soddisfazione Amandine inciampò su una ciabatta abbandonata sul tappeto.

Il braccio era di nuovo libero, lo massaggiò, era certa che sotto la camicetta ci fossero i segni rossi della stretta della sua cara amica.

Lo sguardo che la bionda le stava rivolgendo non era esattamente dei più amichevoli: era ancora a terra, sbuffando e aggiustandosi in tutta fretta i capelli. Sia mai che una ciocca non si trovi al suo legittimo posto!

-Sei solo una bambina, Lily! Non puoi cambiare idea in questo modo-

-Io a cena non ci scendo-

Il discorso ormai si protraeva da troppo tempo. Da quando Lily si era specchiata, aveva deciso che cambiare un po’ poteva anche andar bene ma andare in giro conciata in quel modo era tutto un altro discorso.

Si abbandonò sul letto, stropicciando la gonna e spettinandosi i capelli, accompagnata dallo sguardo di puro orrore di Amandine.

-Il mio lavoro!- urlò in preda ad una crisi isterica, vedendo che la sua “creatura” non era in grado di apprezzare lo sforzo, la fatica e il tempo che le aveva dedicato.

-Lo vuoi o no Matt?-

-No- replicò la rossa –Non me ne frega niente di lui-

-Ok, preferisci Tom, Louis, Jack… dimmi tu! Non importa chi sia l’obiettivo!- replicò in tono estremamente pragmatico.

Nessuna risposta.

-Io ti aiuto e tu neanche apprezzi!- non era neanche più sicura di avere l’attenzione dell’amica, che appariva molto più concentrata sul soffitto.

Si tormentò le mani, aggiustò la gonna, ravvivò i capelli. Doveva calmare il nervoso: passeggiava avanti e indietro, dalla scrivania al letto, dal letto alla porta, dalla porta alla finestra. Si affacciò, si rigirò, guardò Lily, sospirò, raccolse persino una cartaccia da terra.

Era calma, delusa, ma calma. Perché Lily rinnegava la possibilità di essere carina? Quella ragazza restava un mistero per lei. In sei anni non aveva capito un tubo.

-Quando avrai scelto l’obiettivo, scendi a cena e comunicamelo! Io ho fame- spalancò la porta –va bene?- aggiunse prima di uscire.

 

Non appena la porta si chiuse, Lily borbottò una frase. Amandine non poteva sentirla perfettamente, ma era riuscita ad udire distintamente due parole: obiettivo e Potter.

Sogghignò soddisfatta.

 

Quella cena fu strana. I malandrini erano insolitamente silenziosi, i membri della squadra non parlavano di Quiddich, Sirius Black stava mangiando una minestra, James Potter non si passava una mano fra i capelli, non provocava nessuno e accanto a lui sedeva Hellison.

I primi ad accorgersi che qualcosa non andava furono Frank e Alice. L’indizio che li aveva messi in moto erano le frequenti occhiate che Amandine lanciava alla porta, carica di aspettativa.

-Cosa guarderà?- sussurrò Alice.

Il loro interesse si spostò su Charlie.

-Ha fatto pace con Sara?- stavolta fu Frank a chiedere.

E poi c’era la questione Remus, improvvisamente incapace di stare fermo sulla sedia che discuteva con Peter di un possibile scherzo da fare ai serpeverde.

-Ma che gli è preso?-

Lo stupore dei due fidanzati aumentò notevolmente quando arrivò Lily. Una Lily che non aveva addosso un paio di pantaloni, che stranamente era pettinata bene quasi quanto Amandine, una Lily con chili di trucco, una Lily profondamente preoccupata ma soprattutto una Lily che non si sedette accanto ad Alice, che non lanciò un’occhiata di sfuggita ai malndrini, che ignorò le sue amiche di corvonero che la salutavano dall’altro lato, che rispose male ad una ragazzina del primo anno e che si posizionò pochi posti più in là rispetto ad un interessante gruppo di Grifondoro che ovviamente non era quello degli acclamati e osannati ragazzi che quella sera erano strani.

 

-James- lo chiamò a bassa voce Remus –l’hai vista?- chiese titubante.

-Chi?- finse di non capire.

-Lei!- a Remus sembrava impossibile che non l’avesse notata.

-Chi?- si ostinò James.

Remus gli indicò una ragazza intenta a civettare. James seguì per un attimo ciò che gli stava indicando il dito dell’amico per poi tornare a concentrarsi sulla sua cena.

-è bellissima- proclamò Lunastorta.

-Ce ne sono di più carine!- si dimostrò poco interessato James.

A quel punto Hellison si aspettava quanto meno un’occhiatina complice. Quello che forse poteva considerare il suo ragazzo, non si era lanciato in una serie lunghissima di complimenti per la ragazza più bella della serata, anzi, aveva freddato l’entusiasmo del suo amico. Questo significava che per lei c’era speranza. Ma quell’occhiata complice non era mai arrivata. Con quel più carine forse non si riferiva a lei. La ragazza si aggiustò il fermaglio che portava fra i capelli, chiedendosi se aveva davvero un’aria così sciatta da poter essere dimenticata da James Potter subito dopo essere usciti insieme. Probabilmente sì, si rispose da sola.

Remus si accorse del cambiamento di umore della ragazza e si rese conto di aver fatto una tremenda gaffe. Si era scordato di lei, quella presenza silenziosa era difficile da notare. In effetti si chiese come mai attraesse James, lui che era abituato a ragazze appariscenti.

Ogni tanto, notò Remus, James buttava un occhio verso Lily e scuoteva la testa tra il disgustato e il seccato. E non era il solo ad osservarla. Mezzo tavolo grifondoro cercava di chiacchierare con lei e l’altro mezzo parlava di lei. Facevano eccezione solo loro.

Si chiese cosa stesse succedendo.

Amandine sapeva qualcosa a giudicare dall’aria di completo appagamento con cui controllava la sua amica. Incrociare lo sguardo con lei era impossibile, stranamente la bionda era concentrata su qualcosa che non fosse se stessa e la sua attenzione non poteva essere che fissa su un solo obiettivo. Nessuna mezza misura per Amandine.

Forse era meglio tornare a parlare di scherzi con Peter.

 

Sirius grugniva e guardava Sara.

Charlie grugniva e controllava Sara.

Su qualcosa evidentemente andavano d’accordo.

Sara stava disperatamente cercando di recuperare il loro rapporto concentrando tutte le sue attenzioni sul suo ragazzo. Erano tornati insieme per miracolo, si ritrovò a pensare la bruna.

Improvvisamente si rese conto di essere stata ingiusta. Ingiusta con lui, ingiusta con Sirius e ingiusta con Evans. Doveva rimediare a tutto.

 

I sospetti di Lily Evans erano fondati: aveva ragione Amandine. Per piacere alla gente bastava veramente poco: una camicia attillata e una gonna più corta. E una conversazione decisamente sciocca.

-E così sei la nuova cercatrice!-

Lily si rese conto con imbarazzo di non sapere neanche il nome del ragazzo terribilmente carino con cui stava facendo la gattamorta.

-Sì!- disse civettuola –Mi verrai a vedere alla partita?-

Da dove saltasse fuori tutta quella faccia tosta lo ignorava. Era così dannatamente facile e divertente. Ogni scrupolo morale era svanito quando la sala grande aveva puntato gli occhi su di lei. Hogwarts in fondo era piccola, i ragazzi su qualcosa dovevano pur chiacchierare e, per questa volta, Lily non potè far a meno di compiacersi di esserne l’oggetto.

Era solo un gioco. Il più dolce dei giochi, probabilmente. Fatto di sorrisi, occhiatine, parole sussurrate.

Solo un gioco, si ripetè. Soltanto un gioco per essere diversa per una sera, una e basta!

-Ma certo!- la rassicurò il ragazzo carino. Lily sorrise imbarazzata con sé stessa, pensando che il gioco, volendo, poteva durare anche di più.

-Devo complimentarmi con Potter, ha un ottimo gusto nello scegliere i membri della squadra!-

Potter!

Lily era stata abbastanza onesta con se stessa da riconoscere di esserne in qualche strano, oscuro, assurdo e impiegabile modo attratta.

E voleva prendersi una soddisfazione personale. Giocare con lui.

Arrossì di botto al pensiero di fare la gattina proprio con lui.

Il ragazzo con cui stava flirtando lo considerò una reazione alle sue parole e le sorrise accattivante.

Comunque il piano stava fallendo. Lui neanche la guardava. I soli occhi che sperava la fissassero erano totalmente rivolti da un’altra parte, precisamente su un’altra ragazza.

Così era totalmente inutile! A cosa era servito cambiare?

Si ricordò di sorridere a quel biondino. Non doveva sembrare pensierosa. La sua attenzione doveva essere concentrata.

Le venne improvvisamente in mente che se avesse insistito nel fare la carina con lui, probabilmente sarebbero finiti per fare una passeggiata insieme dopo cena e probabilmente lui avrebbe tentato di baciarla o le avrebbe chiesto un appuntamento. Era così che andavano le cose, le aveva spiegato Amandine.

Lily aveva giudicato superficiale quel comportamento, decretando che i ragazzi che agivano in quel mondo avevano lo spessore psicologico di un foglio di carta.

Quella sera, però, Lily aveva imparato un’importante lezione. Nessuno è superficiale. La superficialità non è che un atteggiamento, una forma di protezione. Lei si stava comportando da superficiale. I ragazzi intorno a lei si atteggiavano a superficiali. Superficialità chiama superficialità. Con una ragazza davvero importante per lui quel biondino non si sarebbe di certo comportato in quel mondo.

Essere superficiali era solo una regola di quel gioco.

Per questo Lily Evans decise che non avrebbe baciato il ragazzo sconosciuto proprio quella sera in cui avevano tutti e due uno spessore emotivo ridotto ai minimi termini.

 

Salendo le scale, dopo essersi sottratta al ragazzo che aveva scoperto chiamarsi Rob, Lily aveva ricevuto un pezzetto di carta stregato. Aveva assunto la forma di un origami ed era venuto da lei volando.

-Finite incatatium!- mormorò e l’uccello tornò ad essere una semplice pergamena.

Lesse il bigliettino.

Lavati la faccia. Sei ridicola!

La prova che la sua vita non poteva che essere un continuo susseguirsi di fallimenti.

Piegò il foglietto a metà. Ancora una volta. Di nuovo. E poi lo strappò. Lasciò andare in aria i pezzetti di carta che, come se permanesse in loro ancora un po’ di magia, svolazzarono intono a lei per poco più di un istante.

-Incendio!- mormorò, sentendo una lacrima nera rigarle la guancia. Il mascara stava colando. In una notte superficiale quello doveva essere il suo pensiero più profondo. Non meritava di esprimere un sentimento più sincero.

I pezzettini presero fuoco. Danzarono come piccole scintille e si estinsero. Non c’era più traccia di quel messaggio di cui aveva riconosciuto al volo la calligrafia…

 

Si sentì in colpa per essersi concessa di essere bella per una sera soltanto…

 

 

 

StoryTeller is back! Finalmente con l’arrivo delle vacanze e nessun compito a cui pensare (fosse vero, i compiti delle vacanze sono in agguato) finalmente posso tornare a dedicarmi alle fanfiction. E questa fanfiction sta veramente indietro. Spero di riuscire ad aggiornare di nuovo prima di partire. Grazie a tutti quelli che stanno seguendo il gioco delle parti e, se ci riuscite, perdonatemi per gli aggiornamenti decisamente poco frequenti.

 

♥*StoryŦeller*♥

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


-Capitolo 9-

-Capitolo 9-

 

A una notte terribile succede sempre il giorno. Ogni vana illusione che il buio durerà in eterno e che non sarai più costretto a vedere la faccia di chi ti ha ferito si infrange contro l’alba. Il tranquillo sorgere del sole non si fermerà perché tu lo vuoi e non svanirà perché tu soffri al pensiero di rivederlo…

 

Albeggiava.

Lei era sveglia. Immobile, nel letto. Sola.

Amandine e Alice dormivano, lei no. Sapeva che, se non si fosse concessa un po’ di riposo, avrebbe avuto le occhiaie. Ma il periodo superficiale della sua vita era finito con ieri sera, quindi non le importava. Era tutto finito con il biglietto che attestava il suo fallimento.

Probabilmente, una volta rimessi i vecchi pantaloni e tolti i quintali di trucco che aveva addosso, si sarebbe liberata anche di Rob. Tanto di guadagnato: a lui lei non interessava e a lei di lui non importava nulla. Fine di una storia mai cominciata.

Fine di tutto.

Era un errore pensare di essere lei sbagliata. Non c’era assolutamente nulla di male nell’essere Lily Evans.

Era Potter ad essere sbagliato. Profondamente sbagliato. Non doveva permettersi di andare in giro ad offendere la gente come se fosse il padrone del mondo. Ma questo in fondo lo aveva sempre saputo.

Quell’attrazione che credeva di aver sentito il giorno prima aveva lasciato il posto ad una rabbia senza lacrime.

 

Albeggiava.

Nella parte opposta del dormitorio di grifondoro, dove c’erano le stanze dei ragazzi, nell’ultimo piano della torre, dove ancora si potevano trovare delle camere vuote, Sara era sveglia. E rimuginava.

Aveva aperto gli occhi fra le braccia di Charlie. Quella notte avevano dormito insieme, semplicemente abbracciati. Aveva potuto sentire il respiro di lui farsi calmo e regolare, il suo cuore battere forte, gli occhi chiudersi, le braccia circondarla con affetto.

Anche lei si era addormentata. Forse per un attimo, forse per due.

Nel sonno la paura non l’aveva lasciata sola. Poteva averlo perso per sempre, invece era lì.

Aveva perso il suo miglior amico, però.

Delicatamente passò una mano sui lineamenti di Charlie per imparare a memoria le sensazioni che le dava toccare quel volto, per ricordare per sempre il suo viso.

Desiderò avere anche Sirius accanto, per ricordare anche lui. Era ancora una malandrina? Poteva dire di far pare del loro gruppo se non era riuscita a capire i sentimenti di chi aveva vicino?

Un’amicizia può volar via, pensò affranta, distrutta dall’amore.

Si chiese quanto potente fosse l’amore se poteva distruggere un affetto.

I pensieri erano ovattati, lontani, distanti.

Sono io a pensare o è il mondo che si interroga su se stesso?

Aveva sonno e un desiderio disperato che i problemi svanissero con i sogni.

Quella mattina, all’alba, aveva raggiunto una nuova consapevolezza di se stessa. Aveva compreso qualcosa di nuovo, qualcosa che la riguardava profondamente da vicino: non aveva capito nulla dell’amore. Non si era resa conto finora che amare portava necessariamente a ferire qualcuno. E non si era resa conto che nell’immensità dell’amore, se esso è davvero sincero, non puoi dimenticare chi hai ferito e desiderare di amarlo allo stesso modo. Un amore esclusivo poteva essere così crudele!

Devo fare qualcosa per Lily Evans. Devo fare qualcosa…

Chiuse gli occhi. Il suo ultimo pensiero da lucida fu che doveva aiutare almeno una delle persone che erano rimaste ferite con lei, da  lei, per lei…

 

Con l’alba arrivò il mattino. E con il mattino arrivarono la sveglia, le lezioni e i gufi.

Con i gufi arrivarono le notizia e la solita ventata di disperazione mattutina. Tanti studenti sfogliavano i giornali alla ricerca di una notizia che non fosse l’annuncio di un rapimento, un omicidio, una sparizione. C’erano le foto dei dispersi, dei morti, del ministro della magia, dei mangiamorte (pochi) catturati, foto di Azkaban, foto di agonia, dolore, morte.

C’era posto per la speranza in un mondo che si sgretolava?

Non un punto di riferimento, non un leader che li guidasse. La gelida sensazione per ogni studente che il prossimo sarebbe potuto essere proprio lui.

Soli.

 

-Anche oggi neanche una notizia sul campionato di Quiddich!- esclamò James Potter, osservando con un certo disgusto il giornale. –Bisogna che qualcuno si dia una mossa per far migliorare le notizie. Che ne dite, ragazzi? Non è un lavoro da malandrini?- tutta quella situazione lo opprimeva, odiava il mondo esterno a Hogwarts.

Peter rise nervosamente. Sirius bofonchiò che si trovava d’accordo nel fare qualcosa. Ma Remus buttò davanti a loro una pagina del giornale, scuro in volto, li accusava con il solo sguardo di prendere la realtà come se fosse un gioco. Ma quello non poteva essere un gioco, era solo un incubo senza fine.

La pagina era aperta su un articolo dedicato alla guerra, come tutti gli altri del resto. Si parlava degli alleati del signore Oscuro.

I lupi mannari erano stati avvistati fra le file di Voldemort. I loro attacchi si erano intensificati.

-Rem!- Sirius gli poggiò una mano sulla spalla. Lo sentiva fremere sotto il suo tocco, probabilmente voleva scappare, andarsene da quella sala, desiderava essere solo per dar sfogo alle lacrime. Ma i malandrini non glielo avrebbero permesso.

-Tu non c’entri nulla con loro- tentò James di consolarlo –Tu sei diverso!-

-Diverso senz’altro- ribadì Remus –sono un mostro-

-Non dire così!- azzardò Minus in tono conciliatore –Noi siamo qui per te. Ti vogliamo bene Remus-

Il ragazzo sorrise. È vero: i suoi amici erano lì con lui, per lui. Si sentì meno solo. Aveva qualcuno su cui contare in un mondo che si stava distruggendo.

-Noi siamo come i… - iniziò a dire James, soddisfatto delle parole di Codaliscia –com’era il nome?-

-I moschettieri!- gli ricordò Remus, ora il sorriso era più sicuro, non vacillava.

-Giusto! I quattro moschettieri- proclamò James.

-Veramente sarebbero tre. Ma se contiamo anche Dartagnan...- precisò Lunastorta.

-E contiamo anche questo Gnamgnam, allora!- esclamò gioioso James.

Si sorrisero. Felici di essere amici. Felici di essere insieme. Felici della sicurezza che la loro amicizia non sarebbe finita. Tutto poteva finire ma non i malandrini. Perché i malandrini sarebbero rimasti uniti per sempre, in ogni caso, fedeli gli uni agli altri. Insieme.

 

Lily Evans era riuscita ad evitare James Potter per tutta la mattinata. Ma l’oggetto dei suoi pensieri più foschi, il punto focale della sua rabbia, l’essere che odiava più di ogni altro in quel momento e della cui immagine non riusciva a liberarsi aveva pensato bene di fissare un allenamento di Quiddich per quel pomeriggio.

Quindi Lily non aveva potuto evitarsi di indossare la sua divisa da giocatrice, prendere la scopa e trascinarsi al campo dove avrebbe dovuto necessariamente parlare con il suo capitano.

Meno due settimane al giorno della partita. Se avesse saltato un allenamento probabilmente Potter l’avrebbe uccisa.

Durante la scorsa settimana Lily aveva sperato che, dopo la rottura con praticamente tutti i membri della squadra, sarebbe stata sostituita. Si era convinta che l’unico motivo per cui Potter la teneva in squadra era l’impossibilità di allenare un altro cacciatore in quel breve lasso di tempo.

Quel dannatissimo Potter in un modo o nell’altro doveva sempre inciampare nei suoi pensieri.

Fortunatamente era in orario, prese posto in un angolino della sala dove James spiegava le tattiche di gioco. Sperava di sembrare invisibile, di scomparire, sperava che nessuno l’avrebbe notata che si sarebbero limitati a non parlarle.

Entrò Charlie e guardò dritto dove si trovava lei. Le sorrise. Dopotutto grazie a lei le cose stavano andando meglio.

Entrò Sara, subito dopo di lui, e le sorrise.

Perché? Si chiese la rossa.

Si sentì rincuorata. Forse c’era una minima speranza che le cose stessero migliorando.

Potter stava spiegando la loro strategia.

Lily non ascoltava, non sentiva nemmeno una parola. Era troppo concentrata, troppo impegnata a fissare le labbra del ragazzo. Si muovevano, scandivano le parole.

Non appena realizzò a cosa stava pensando, si diede della pazza. Era un’idiota. No, lui era un idiota. E lei lo odiava. Lo disprezzava.

Si fece l’elenco mentale di tutti i difetti di Potter per ricordarsi per quale motivo fosse assolutamente inopportuno pensare alle sue labbra in quei termini.

Tra i pensieri su quanto fosse carino Potter e quelli su quanto fosse un emerito cretino, non aveva capito nulla di quale sarebbe stato il suo ruolo nell’allenamento.

Quando salì sulla scopa, vide gli altri prendere posizione in punti strategici del campo. Lei ignorava quale fosse il suo posto.

-Evans, te ne sei stata per tutta la spiegazione a bocca aperta- la rimproverò con astio il capitano –Non dirmi che Evans-l’-irreprensibile non ha capito un accidenti della spiegazione?-

Lily trovava che il suo sorrisetto sarcastico fosse insopportabile e che avrebbe fatto di tutto per levarglielo dalla faccia, gli avrebbe dato un pugno se necessario!

Ammutolì, del resto non sapeva proprio come rispondere.

Dietro James vide Sara sillabare qualcosa. Tentava disperatamente di suggerirle.

Fortunatamente per lei, esperta nel passare suggerimenti, il labiale non aveva segreti.

Lily sorrise soddisfatta. –Ala destra- disse con superiorità al ragazzo. –so qual è il mio posto!-

-Bene allora vacci!- replicò lui scocciato.

Tutta la squadra, intenta a seguire con il fiato sospeso il loro diverbio, aveva capito che le cose si stavano mettendo male per James Potter e Lily Evans e che c’era il serio rischio che uno dei due lanciasse una fattura all’altro.

Fortunatamente Lily lasciò cadere la questione. Un altro secondo con il ragazzo di fronte a lei ed era certa che avrebbe perso tutto il suo autocontrollo e avrebbe dovuto resistere a due impulsi contrastanti: ucciderlo o saltargli addosso.

 

L’allenamento andò bene. I problemi di Lily con i bolidi erano diminuiti dopo quella terribile settimana passata a schivarli. Ma i suoi problemi sociali erano ancora all’ordine del giorno.

Nello spogliatoio c’erano solo lei e Sara.

-Grazie- aveva mormorato Lily passandole accanto.

Sara l’aveva fermata all’improvviso, toccandole un braccio. Lei si era voltata pronta a sentirsi dire proclamare tutto il disgusto e l’odio nei suo confronti. Pronta ad ascoltarla mentre le avrebbe detto che quel suggerimento era stato un errore.

-Mi dispiace-

Non era proprio quello che si aspettava, ma in fondo era anche meglio. Era terribilmente sorpresa e non sapeva cosa ribattere. Si limitò ad ascoltare.

-Le cose tra me e Charlie vanno meglio, adesso. Quel litigio prima o poi sarebbe successo e…- sembrava a disagio, forse più a disagio di quanto fosse Lily che la ascoltava stupita –insomma, mi sono comportata male con te-

Lo stupore di Lily lasciò il posto ad una sincera gioia. Agì spontaneamente, senza riflettere su cosa fosse giusto fare. Abbracciò Sara.

Le due ragazze rimasero strette in quella che era una promessa di perdono ed amicizia.

 

Dopo il fallimento della Lily attenta al pensiero degli altri e della Lily superficiale, la ragazza aveva deciso di fare semplicemente la prima cosa che le passava per la testa.

Così quando Potter le riservò l’ennesima frecciatina cattiva, Lily decise di controbattere.

-Pensi di potermi spiegare cosa ti ho fatto?-

Alla fine aveva vinto l’istinto di ucciderlo.

-Non ti devi mettere in mezzo tra i miei amici!- sibilò lui in risposta.

Lily strinse forte la bacchetta: il pensiero di levargli quell’espressione strafottente con una bella fattura era estremamente allettante.

-Non l’ho fatto! I tuoi amici hanno creato questa situazione, non io!-

James guardò Sirius. Il suo miglior amico aveva assunto un’aria afflitta a causa di quella storia: non parlava più con Charlie e il rapporto con Sara si era incrinato molto.

-Cresci e prenditi le tue responsabilità!- le disse duro.

-No, cresci tu, Potter! Smettila di accusare me che non c’entro nulla e apri gli occhi!-

James guardò i suoi amici. Era uno sguardo colpevole quello sui volti di Sara e Sirius?

Quello stupido litigio fra lui e la Evans, forse, era davvero inutile.

-è un tentativo di far pace,  Evans?- chiese beffardo.

Lily voleva davvero riappacificarsi con lui. Gli avrebbe detto tranquillamente di sì e allora sarebbero potuti diventare amici, almeno.

Ma quell’espressione di assolutà superiorità che aveva assunto le dava sui nervi.

-Vaffanculo, Potter!-

 

Scese a cena con il chiaro intento di fargliela pagare. Ovviamente nulla andò come sperava.

I rimproveri arrivarono dopo cena, quando si degnò di tornare nella sala comune, con tutti gli occhi puntati su di lei. Fu Amandine a premurarsi di trascinarla via, nella loro stanza.

 

La ragazza teneva alla sua faccia in un modo assolutamente particolare. E amava il suo naso, lo adorava alla follia. Se si era presa la briga di arricciarlo e lasciare che sul suo volto si disegnasse una sottilissima ruga era solo per esprimere tutto il suo disappunto.

Quanto fosse esterrefatta, scioccata, assolutamente in disaccordo con gli eventi era palese agli occhi di Lily.

Il fremito nelle mani, l’espressione grottesca, la perdita della sua calma elegante e la voce che stava assumendo un tono elevato, troppo acuto erano i segnali più evidenti.

Questi sfoghi erano rari, ma Lily era preparata. Sapeva su cosa l’avrebbe attaccata cosa le avrebbe detto. Non le importava nulla, ma non doveva permettersi di sorridere o la rabbia della sua amica sarebbe peggiorata.

Assunse un’aria cordialmente seccata.

-Tu!- la voce di Amandine vibrava –sei un caso disperato- e quello era il primo rimprovero –Ieri hai liquidato Rob!- punto secondo –Oggi hai litigato di nuovo con Potter e a questo punto non capisco cosa tu voglia ottenere- questo se lo chiedeva anche lei –Ma soprattutto…-

Ecco stava per arrivare la mazzata.

Lily un sorrisetto non poteva proprio evitarselo.

 

-Si può sapere perché hai baciato Severus Piton?-

 

 

 

Uh, uh… cosa avrà combinato Lily?

Grazie a Ginny W. Aurora, Hina, Hysteria e PiccolaBlack per avermi recensito.

 

*♥StoryŦeller♥* (quasi in partenza per due settimane)

 

 

 

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


Capitolo 10

Capitolo 10

 

Era tutto vero. Lo aveva fatto. Era successo e aveva persino una motivazione.

-Non credo di essere tenuta a spiegarti- tentò di liquidare Amandine.

-Lily, io lo faccio per te- ribattè l’altra tragicamente e agitandosi in modo melodrammatico –Ti rendi conto che ti parleranno dietro a vita? Se dovevi proprio baciare un serpeverde potevi sceglierne uno meno viscido. Più carino. Perdindirindina!-

Aveva raggiunto il punto critico della sua tragedia personale, ora si sarebbe calmata. Lily non l’aveva mai sentita tirar fuori un modo di dire così assurdo e per giunta babbano.

-Hogwarts aveva bisogno di uno scandalo!- disse la rossa, tentando di blandirla.

Lo sguardo di Amandine parve illuminarsi.

-L’hai fatto apposta!-

Lily annuì misteriosamente, mentendole.

-Allora forse c’è ancora speranza!- pensierosa scrutò l’amica –Sì, sei abbastanza popolare da poterti permettere il lusso di sconvolgere la scuola. Certo, se adesso tu ti mettessi con qualcuno di un attimo più carino, la situazione migliorerebbe. Ne sono sicura!-

Amandine si perse nelle sue congetture, da amante di pettegolezzi e scandali, improvvisamente era intrigata dal fatto.

Lily potè finalmente immergersi nei suoi pensieri e riflettere su ciò che aveva fatto.

 

La cena era finita. Gli studenti sciamavano dalla sala grande verso le scale che li avrebbero portati ai piani superiori. Quello che tutta la scuola giurava di aver visto quella sera era il bacio appassionato fra Lily Evans, bella grifondoro, cacciatrice della squadra di Quiddich, e il pressoché sconosciuto, solitario Sever Piton.

La realtà dei fatti si discostava leggermente dalle fantasie degli studenti.

Piton si era avvicinato a Lily con l’intento di parlarle del loro progetto di pozioni. Ma in quel momento passava anche James Potter.

Seguendo la decisione di fare esattamente la prima cosa che le passava per la testa, Lily Evans si era voltata verso il serpeverde.

-Ti prego stai al gioco!- gli aveva sussurrato e, sotto gli occhi increduli di James Potter, lo aveva baciato.

Lily non lo aveva considerato un vero bacio, aveva solo unito le sue labbra con quelle del ragazzo, senza un  reale contatto e per giunta staccandosi pochi secondi più tardi. Lo aveva poi afferrato per un polso e lo aveva trascinato in silenzio verso i sotterranei, lasciando che il mondo si dilettasse nel pensare ciò che preferiva.

Avevano attraversato il corridoio buio, mal illuminato da poche fiaccole. La mano di lei sempre sul polso del serpeverde.

Aveva aperto il portone dell’aula di pozioni. Era tutto buio.

-Lumus- disse Piton. La sua bacchetta regalò ai ragazzi una fioca luce.

-Incendio- sotto il comando di Lily le torce presero improvvisamente fuoco.

La ragazza chiuse la porta alle loro spalle. E per un attimo il suo della porta cigolante fu l’unico a riempire la stanza.

Poi esplosero.

-Spiegati- aveva chiesto gelidamente il serpeverde.

Lily era scivolata lentamente a terra, aveva raccolto le ginocchia sotto il mento e lo aveva guadato con un’aria molto triste.

-Scusami- si sentiva davvero in colpa –Ti ho usato!-

-Me ne sono accorto!- le aveva urlato.

Lily era scoppiata in un pianto silenzioso. Neanche agire di impulso stava funzionando: si chiese cosa dovesse fare della sua vita. Nulla sembrava procedere come doveva.

-No! Tu non hai alcun diritto di piangere-

Lily aveva alzato lo sguardo per guardarlo negli occhi. Quel tono tagliente, seccato e triste era così simile a quello che James aveva usato con lei poche ore prima! Le si erano arrestate le lacrime. E, proprio come era successo con Potter, si arrabbiò.

-Evans non sei tu quella che è stata ferita. Mi hai usato ma loro non lo sanno! Quando, uscita dai sotterranei, tornerai a snobbarmi non sarà di te che la gente riderà! Non credo che sia un mistero il fatto che io non sono popolare quanto te: i miei compagni di casa mi odieranno ancora di più perché sei una grifondoro, perché sei una mezzosangue, perché sei carina e perché sei il nemico. A me non me ne frega nulla di te e di Potter, che diritto avevi di trascinarmi in questa situazione?-

Ogni parola era stata rivelatrice per Lily Evans. Era vero: lei non ne aveva il diritto. Era stata egoista e aveva fatto un grosso errore: non era ciò che gli altri potevano dire di lei che doveva importarle, solo i sentimenti meritavano considerazione. E lei nell’agire a suo piacimento aveva violato, devastato e calpestato i sentimenti di Severus Piton.

Si era rialzata lentamente, i suoi occhi sempre fissi in quelli di lui. Qualcosa nello sguardo, non arrabbiato ma triste, le aveva fatto intuire che non era stato il bacio a ferirlo ma le sue motivazioni.

Agì nuovamente d’istinto. Si disse che non poteva peggiorare la situazione più di tanto.

Per compassione, per cercare il perdono, per cancellare quel bacio di prima, per ricucire una ferita e, forse, regalare un attimo di felicità Lily avvicinò il suo volto a quello del ragazzo.

Chiuse gli occhi verdi un po’ a mandorla e appoggiò teneramente le proprie labbra su quelle di lui. Giocò per un attimo con il suo labbro inferiore, succhiandolo e mordendolo dolcemente. Le ciglia lunghe solleticavano il volto del ragazzo. Toccò la sua guancia e aggiunse alle sensazioni di Severus quella di essere accarezzato da una piccola mano liscia e delicata.

Piton non ebbe neanche il tempo di socchiudere gli occhi o cercare di risponderle che quel contatto terminò improvvisamente proprio come era cominciato.

-E questo perché?- chiese con una certo timore per la risposta.

-Per chiedere scusa-

Per un attimo si era cullato nella vana illusione che avrebbe potuto avere Lily Evans per sé. Sarebbe andato contro i pregiudizi e le regole della sua casa per lei. Non certo per amore ma solo per distruggere la sua solitudine e per il gusto di infrangere la legge non scritta dei serpeverde, la promessa di odio eterno ai grifondoro. Forse l’avrebbe fatta soffrire per giocare un po’. Poteva persino pensare di innamorarsi della fragile Lily Evans.

Ma ovviamente tutto ciò era poco più di un sogno di cui gli era stato concesso di assaporare per un istante il dolce sapore che poteva lasciare sulle labbra.

-Cosa volevi dirmi prima?- Lily distrusse il momento.

-Solo che il veritaserum è pronto- la sua mente era tornata pragmatica, lucida.

-Allora dobbiamo testarlo. Su chi…- lasciò cadere la domanda la rossa.

-Non su di me!- dissero entrambi contemporaneamente.

-Uno di noi due per forza!- ribattè Lily.

-Facciamo la conta- propose sarcastico Piton.

-Un metodo babbano?- lo guardò incredula la ragazza.

-Pari o dispari?-

-Disparì- si affrettò a dire Lily.

Stavano per buttare i numeri.

-Aspetta!- lo interruppe la ragazza –Non si possono chiedere le parole d’ordine delle case e credo basterà una sola domanda-

Piton annuì.

Il numero uscito era il sei.

-Evans hai perso-

Lily prese la pozione e ingoiò la dose necessaria. Non aveva mai provato il veritaserum, sentì la sua testa farsi leggere, priva di pensieri.

-Evans,-cominciò Piton la domanda –a chi e dove hai dato il tuo primo bacio?-

L’effetto della pozione la fece parlare ancor prima che potesse riflettere sulle implicazioni della domanda.

-A te, nella sala grande, dopo cena-

Probabilmente la consapevolezza si sarebbe fatta strada non appena quell’annebbiamento al cervello avesse lasciato il posto alla sua normale lucidità.

La risposta diede a Piton un certo buonumore: Lily lo aveva violato ma lui si era preso qualcosa di molto importante per una ragazza innamorata.

-Ti piaccio, Lily?-

-No- fu la veritiera e secca risposta della ragazza.

-Ami Potter?-

Ogni resistenza fu inutile.

-Mi piace-

Piton le diede un antidoto universale, funzionante per tutte le pozioni e la ragazza tornò immediatamente consapevole dei suoi pensieri e delle sue parole.

-Mi hai fatto tre domande- lo accusò.

-Ora siamo pari-

Riempirono in silenzio alcune provette poi la ragazza fece evanescere la pozione rimasta.

Uscirono dalla porta del laboratorio di pozioni e, come previsto, ognuno andò per la sua strada.

Da quel giorno Severus Piton considerò sempre il veritaserum con un certo affetto. E alcuni anni più tardi, trovandosi davanti Harry James Potter, l’idea di sottoporre anche lui agli effetti di quella pozione era allettante e dolce quasi come il ricordo che aveva della madre.

 

James Potter aveva deciso di distruggere la sala comune di grifondoro. La furia di Amandine non era neanche lontanamente comparabile a quella del ragazzo. L’aver visto Lily con Mocciosus aveva distrutto la minuscola parte razionale di James, quella che di solito gridava incessantemente “Attento! Ti stai mettendo nei guai”

Stava seminando attorno a sé la distruzione. La maggior parte dei ragazzi grifondoro si era ritirata prima che decidesse di dare una ripassata anche ai suoi compagni.

Aveva già spaccato un tavolino, frantumato dei bicchieri e rotto una sedia. Il tutto era stato diligentemente riparato, grazie all’incantesimo reparo, da un Remus alquanto scettico riguardo ai sentimenti di odio eterno che James stava professando nei confronti del mondo intero.

Gli insulti erano volati quella sera dalle labbra di James Potter con la stessa leggerezza con cui di solito parlava di Quiddich. Ma erano tutti rivolti a Severus. Il giovane si era rivelato incapace di dire qualcosa di cattivo su Lily. La mente del ragazzo aveva distorto l’accaduto. Nella sua testa era stato Mocciosus a baciare la rossa e non il contrario come tutta la scuola insisteva nel sostenere.

-James, io sono la tua ragazza?- chiese Hellison. –che importanza ha quel bacio?-

La piccola Hellison se ne stava in piedi a fissare lo sfogo d’ira del suo ragazzo. Gli occhi grandi per quel volto minuto, lo sguardo triste e la sensazione di essere superflua che traspariva da esso davano l’impressione che la ragazza fosse ancora più piccola dei suoi quindici anni da poco compiuti.

James non aveva dato risposta a quella domanda che conteneva un disperato appello, un bisogno di sicurezza e affetto.

Remus la guardò con pietà.

Sara con simpatia, sperando capisse che aveva il suo sostegno.

Ma solo Sirius la guardò con reale comprensione. Solo lui che aveva lo stesso dolore sordo nel petto poteva capire ciò che la piccola Hellison provava. Perché l’amore non ricambiato può essere compreso solo da chi ha la stessa tragedia nell’anima.

Non pietà. Non compassione. Non un blando tentativo di consolarla.

Solo un legame. Una linea sottile quanto uno sguardo che li univa. E quel disperato cercare gli occhi dell’altro per condividere e forse alleviare una ferita.

 

 

Questo finora è il mio capitolo preferito. Ne vado molto orgogliosa. Non perché sia una fan delle Severus/Lily, anzi, ma l’ho trovata una scena così dolce, mi è piaciuto davvero scriverla.

Sperando che non mi linciate, un bacio

♥*StoryŦeller*♥

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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