As Long As You Love Me.

di needsrauhl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Capitolo 1.

Ero in classe, tranquilla, che stavo seguendo la lezione, come sempre. Non capisco come le persone possano odiare la scuola, per me è magnifica. Pieno, o quasi, di persone colte. Vengo considerata secchiona per questo, perchè amo imparare. Nonostante fossi la prima della scuola, le persone mi rispettano. Sono amata e apprezzata, ma quache battuta sul mio rendimento scolastico esce comunque.
Nella mia classe le persone vengono diciamo soprannominate. Ci sono io, che sarei la secchiona, il gruppetto delle viziatelle, degli altri secchioni, degli skater. Siamo una classe mista, ma andiamo d'accordo il più delle volte, ma c'è sempre qualcuno, in ogni scuola, che è misterioso, una persona di cui parlano tutti, negativamente, positivamente, il primo classificato in ogni singolo scoop. Da noi, nella 4aF, abbiamo il peggior ragazzo di tutto l'istituto, se non del paese. Justin, così si chiama.
 
Stavamo facendo matematica, normalmente, come ogni giorno, ma la nostra, nostra si fa per dire, concetrazione venne interrotta dall'arrivo del preside, insieme a dei poliziotti.
Io li osservavo, erano molto nervosi direi, puntavano verso la mia direzione, iniziai a spaventarmi. Mi voltai e capii che non ero io l'interessata, ma il ragazzo alle mie spalle, Justin. Non badava a nulla, faceva finta come se quei polizziotti non ci fossero. Si accorse che lo stavo guardando e mi squadrò. Ero terrorizzata da lui, si. Mi voltai subito, rossa in volto con il cuore in gola.
"Signor Bieber deve venire con noi." Annunciarono i poliziotti, seri.
La nostra professoressa stava quasi per piangere, aveva le mani davanti alla sua bocca, e squoteva la testa, come se non credesse a quello che fosse accaduto, cosa di cui io non ne ero a conoscenza.
"Sapete che è maleducazione interropere una lezione? Stavo guardando una ragazza." Fece un sorrisetto, era sarcastico.
Mi si gelò il sangue, perchè la ragazza che stava fissando ero io, ma onestamente mi piaceva essere fissata da lui.
Quel ragazzo mi metteva terrore, ma ero diciamo attratta da lui, ma da tipi come Justin è meglio stare alla larga, non si sa mai.
"Non faccia lo spiritoso e si alzi!"
I poliziotti si stavano arrabbiando sul serio, ma non è la prima volta che entrano in classe per prendersi Justin, ma credo che adesso si tratti di qualcosa di davvero serio, non avevo mai visto la professoressa così preoccupata.
Justin si alzò sbuffando.
"Le porto io le carte da gioco o ce le avete voi?"
Come poteva scherzare in una situazione simile? Per una volta non riesce a prendere le cose sul serio.
Passò di fianco al mio banco e mi guardò, anche quando stava per uscire mi diede un'ultima occhiata. 
 
Un'ora dopo suonò la campanella, ma mentre ci stavamo tutti alzando per uscire dall'aula, la professoressa chiamò la nostra attenzione.
"Ragazzi.." era davvero molto sconvolta, si capiva dal suo sguardo e dal timbro della sua voce.
Smettemmo di fare quello che stavamo facendo e i nostri sguardi erano fissi sulla professoressa.
"Devo comunicarvi una cosa molto grave e importante.."
La nostra professoressa non riuscì a terminare ciò che stava dicendo perchè squillò un telefono e Abby, una ragazza della classe, spezzò il filo di discorso dell'insegnate ed urlò:
"Oh Dio, Vanessa è stata trovata morta dietro la scuola!"
Tutti iniziarono ad ulrare, chi a piangere ed io..bhè io non avevo parole per esprimermi.
"Ragazzi vi prego, sedetevi. Sono scioccata quanto voi per l'accaduto, ma dobbiamo essere forti, la polizia sta indagando, ma vi prego di non parlarne mai più, la cosa deve restare all'interno dell'istituto." La prof. stava per piangere.
Ci squadrò tutti, uno per uno.
"Se si sentiranno voci al riguardo, verrete sospesi se non espulsi chiaro?" 
 
 
Non capivo la ragione di questo silenzio, è una cosa grave, gravissima, perchè stare zitti?
 
 
Tutti uscirono dall'aula in estremo silenzio e varcata quella porta vidi dei nastri davanti alla porta che portava dietro la scuola e tutti lì ammassati. Io preferii non andarci.
"Si sa chi è stato." Bisbiglò Elizabeth, la mia migliore amica, rivolgendosi a me.
La guardai e incuriosita, sempre bisbigliando le risposi.
"Chi?"
"Justin! Madison non ci arrivi? La polizia che lo viene a prende..?"
Restai pietrificata, non credo sarebbe stato in grado di farsi vedere a scuola dopo aver ucciso una ragazza, ma ai miei occhi e a quelli di tutti sembrava fosse davvero lui il colpevole.
 
Ciao a tutte!
Questa è la mia nuova FF, ho voluto scegliere

uno stile diverso dalla mia FF precedente, ma utilizzare sempre Justin.
Spero vi piaccia, appena avrò del tempo continuerò la storia.
Un bacione a tutte!

- Sara.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Capitolo 2.

"Dai, è assurdo." 
Risposi a Beth dopo che ero rimasta a pensare  fissando la porta che portava al corpo morto di una mia compagna,o meglio ex compagna di classe. Glielo dissi con tono sicuro, ma all'interno di me stessa sentivo paura, terrore. 
Mentre io e Beth eravamo agli armadietti che parlavamo a voce bassa dell'accaduto, vidi l'uffico del preside aprirsi e uscire Justin con i poliziotti. Non aveva le manette, non era turbato, era tranquillo, sapevo che l'assassino non era lui, ma perchè la polizia lo ha cercato?
Diedi una pacca a Elizabeth 
"Guarda.." dissi bisbigliando e facendole cenno con testa, indicando verso Justin.
Guardai Justin, e non so se se ne sia accorto o se mi abbia sentito, ma si voltò verso di me, mi guardò e io guardai lui. Non tolsi lo sguardo ero come ipnotizzata, i nostri occhi si erano incrociati e nessuno dei due aveva intenzione di smettere questo scambio visivo, finchè non ci pensò lui, voltando la testa.
In quel preciso istante mi vennero i brivi alla schiena.
Restai ancora a fissarlo, nonostante si sia voltato. Ero incantata da lui.
"Madison, ci sei?" 
Mi passò davanti Eleanor che mi fece ritornare sulla terra.
"Non è che c'è qualcosa tra te e il criminale?" Mi dissero le mie due amiche con tono sarcastico e ridendo sulle loro stesse parole.
"Io? Con lui? Non scherzare.." Chiusi l'armadietto e presi le mie cose, era finita questa inquietante giornata a scuola.
Eravamo all'uscita, di Justin nemmeno l'ombra, come sempre.  Ogni volta, a fine lezione, sparisce dal nulla, sembra quasi un fantasma.
Beth mi si avvicinò
"Meddi mi accompagni a casa? Non ho voglia di andarci da sola."
"Certo, avverto i miei."
Chiamai mio padre.
Mia madre ha divorziato da lui per una ragione a me ancora sconosciuta, come il resto del passato di mio padre, ma comunque mi trovo bene con lui, viviamo in una casa enorme, ho una vita molto lussuosa, ma questo non mi ha mai dato il motivo di volare alto.
Mio padre è una persona molto importante, è rispettato da tutti qui a L.A.
Dopo aver parlato con lui, diedi l'ok definitivo a Beth per la sua richiesta.
Mi incamminai con Elizabeth al mio fianco, lei mi fece strada dato che non ero mai stata in quella parte di Los Angeles nonostante ci viva da 17 anni. Era una zona un po' losca, tipo il Bronx, evitavo di guardarmi in torno per evitare contrasti visivi non adatti.
"Beth ma tu ti sei trasferita qui?" La presi sotto braccio per sentirmi più sicura, lei mi guardò.
"No, questa è solo una via per accorciare.." fece una mezza risata e poi continuò "nemmeno a me piace, ma almeno arrivo prima." Disse ridendo e concluendo la nostra conversazione.
Dopo dieci minuti arrivammo a casa sua, la salutai e poi chiuse la porta. Mi voltai. Cercavo di capire dove mi trovassi, Beth si era trasferita da poco, ma questa era la prima volta che andavo da lei.
Mi incamminai, erano le 17.
Alle 17.45 ero ancora lì, in quel posto a me sconosciuto, che girovagavo per trovare un modo per tornare a casa, o almeno a scuola.
Finii in un parco, girai lo sguardo alla mia sinistra, pensavo di essere sola, ma non lo ero: c'erano dei ragazzi, che parlavano, ma non come persone che si sono appena viste e scambiano due chiacchere, ma come qualcuno che voleva nascondere qualcosa, prima di parlare si guardavano attorno e cose così.
Notai qualcuno a me conoscente, ma distolsi subito lo sguardo dato che un ragazzo del gruppetto mi indicò e quel qualcuno mi guardò.
Accellerai subito il passo.
Si erano fatte le 18, e io ancora non ero a casa, grazie a Dio che il mio comprifuoco è verso le 20.
Camminavo svelta, quei ragazzi mi aveno messo paura e continuavo a guardarmi intorno, anche perchè avevo come la sensazione che mi stessero seguendo.
Udì un fruscio tra i cespugli che mi circondavano, mi spaventai e mi girai di colpo.
"Chi c'è?!" Urla guardandomi intorno. 
Niente, nessuno rispose, nessuno si mosse.
Stavo per riprendere il cammino quando sentì del metallo freddo, gelato, scivolarmi lungo i braccio e una mano appoggiarsi sul mio fianco sinistro.
"Cosa ci fa una ragazza come te da queste parti?"
Era una voce maschile, che mi sussurò all'orecchio.  
Non mi voltai, ma guardai che cos'era quell'oggetto che toccava il mio braccio, era un coltellino.
Non aprì bocca, sentivo che se l'avrei fatto forse non sarei più tornata a casa.
"Allora? Non mi rispondi?" Continuava a sussurrarmi all'orecchio questo qualcuno che mi stava terrorizzando a morte.
"M..m..mi..sono..mi sono persa.." Balbettavo, per poco non piangevo, ma chiusi gli occhi e non feci uscire le lacrime.
"Ehi, non spaventarti." questo ragazzo mi fece voltare, prendendomi dai fianchi, era Justin, Justin Bieber, il ragazzo della scuola.
Mi tranquillizzai un po', ma ero ancora terrorizzata, aveva un coltellino tra le mani.
Il mio viso era vicinissimo al suo, sentivo il suo respiro, il suo profumo. I miei occhi si alternavano tra le sue labbra e i suoi occhi.
D'un tratto voltò lo sguardo e si allontanò subito.
"Ti accompagno io." Mi disse.
Subito 12345 pensieri negativi mi invasero la mente, e se vuole uccidermi? oppure violetarmi? 
Iniziai a camminargli vicino, lui si guardava costantemente attorno, nessuno parlava e io continuavo ad aver paura.
"Perchè mi hai spaventata così?" Volevo interrompere quel silenzio gelido quindi presi il coraggio e gli dissi qualcosa.
"Non volevo ucciderti, stai tranquilla." Mi guardò e trattene la risata, aveva un'aria da duro che ti..ti..bhè immaginate.
Probabilmente stava ironizzando sull'accaduto a scuola, e quindi lo feci anche io rispondendo con un "Si, certo." ma probabilmente non capiì la mia ironia, mi guardò in modo serio, fissa negli occhi, non disse nulla e voltò lo sguardo.
Per il resto della strada nessuno aprì bocca, lui continuava a camminarmi dietro, si guardava attorno. 
Il tragitto era più corto di quello che pensassi.
Prima di entrare in casa Justin mi fermò per il braccio
"Non andare più in quella strada" Mi disse con faccia seria, serissima, poi se ne andò, senza nemmeno un saluto e io restai immobile a guardarlo mentre se ne andava via.
Ciao bellissime!
Grazie mille per le recensioni nel primo capitolo, spero gradirete anche questo!
Prendete un po' come spunto il video di As Long As You Love Me (che a proposito sdfghjkasdfgh)

Spero continuerete a leggere e a recensire!
Un bacio enorme!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Capitolo tre.

Mi voltai per aprire la porta di casa, ma mi ritrovai mio padre davanti che mi aveva preceduto nell'aprirla. Aveva l'aria abbastanza nervosa e non riscivo a capirne la ragione.
"Chi è quel ragazzo?" mi guardò in modo serio.
"Oh, nessuno papà." risposi entrando in casa.
Mi voltai un'ultima volta, verso la strada, e guardai Justin mentre si incamminava a testa bassa, con le mani in tasca e quel cappuccio sopra il suo capellino, poi entrai in casa, insieme a mio padre.
Mio papà non si era mai fatto problemi riguardo al fatto che uscissi con dei ragazzi, non gli dava fastidio e tanto meno non si incazzava se qualcuno mi accompagnava a casa, anzi, gli faceva piacere e quando rientravo di solito faceva battutine ironiche, ma non questa volta.
"Non sei fidanzata con quel ragazzo, vero?" chiese mio padre, durante la cena.
Scossi la testa per dire no, continuando a tenere il volto sul piatto.
Dopo la cena salii in camera e udii delle persone parlare sotto casa mia, mi misi accanto alla tenda e mi sporsi leggermente con la testa per capire meglio chi fossero e riconobbi subito Justin, dalla sua felpa grigia. Continuavano a indicare casa mia, ridevano, ma Justin si limitava a fissarli e lanciare occhiatacce, avrei davvero voluto saper leggere il labbiale in quel momento.
D'un tratto Justin si voltò verso la mia finestra e io, sapaventata, mi nascosi velcomente dietro la tenda lilla che mi copriva per metà il volto. Smisi di fissarli e andai a dormire.
Il mattino seguente mio padre insistìette nel portarmi a scuola, per quale motivo non lo so, ma ho accetato volentieri un suo passaggio, solo che mio padre ha un difetto: il ritardo; mentre io ero in auto lui era ancora in casa che stava finendo di radersi, per dire.
Arrivai a scuola 30 minuti più tardi quindi, per regola dell'istituto, dovevo aspettare la seconda ora, decisi allora di girare un po' per la scuola.
"Quella ragazza, chi era Justin?" sentii dei ragazzi parlare, prima di girare l'angolo del corridoio nel terzo piano, ma non feci caso a quelle voci e continuai la mia passeggiata.
"Oh ma è lei" bisbigliò ridacchiando un ragazzetto dai capelli a spazzola, alto e muscoloso, dall'aria minacciosa.
Io mi bloccai e li guardai, ero a tipo 6 metri da loro e indietreggiai.
Vidi Justin bloccare uno dei ragazzi e dire "A lei ci penso io."
Cosa voleva dire con questa frase? 
Mi limitai a correre verso il bagno, spaventata e turbata.
Mi chiusi a chiave in uno dei bagni e aspettai il suono della campanella.
Finalmente erano le 9, uscii dal bagno e baam.
"Scusami, non volevo." Nemmeno mi accorsi di essere finita addosso a qualcuno, ero troppo, troppo distratta.
"Fai più attenzione o potresti farti male." 
Il ragazzo mi aiutò ad alzarmi, prendondomi la mano, poi alzai il volto e indovinate chi era? Justin, sempre con quell'espressione da duro che non è. Bene, anzi perfetto direi.
Lo fissai, fissai la sua mano, fissai la mia, poi velocemente tolsi la mia mano e corsi in classe anche se me lo sarei ritrovato pure lì.
Mi voltai, e lo vidi fare un sorriso divertito, forse gli piaceva spaventarmi.
Guardai l'ora ed erano le 9.10, per colpa di quell'idiota entrai in classe in ritardo.
Aprii la porta dell'aula con respiro affannato a causa della corsa, notai che erano tutti in classe tranne lui, Justin.
"Complimenti signorina Cooper, due ritardi di fila, non le dispiacerà passare del tempo in detenzione alla fine dell'orario scolastico."
Perfetto, di bene in meglio andiamo, presi la nota per il ritardo da poi consegnare al professore che mi avrebbe sorvegliato, o dovrei dire ci avrebbe sorvegliato, dato che tre secondi dopo entrò Justin, sempre con quell'aria da spavaldo e menefreghista.
"Oh signor Bieber, questa volta avrà compagnia." disse la professoressa, consegnando pure a lui la nota.
"Anche a lei non farebbe male un po' di compagnia sa? Non puo' stare sola per sempre." la classe scoppiò a ridere e la professoressa si limitò a squadrarlo malissimo.
Per mia fortuna gli unici banchi liberi non erano vicini, quindi non avrei dovuto stare vicino a quell'essere omicida, ma forse era meglio finire vicino a lui che vicino a un grassone che sa di formaggio ammuffito che non si lava da mesi se non anni, mi toccò lui come vicino oggi.
L'ora era noiosa,  ma tra le battutine di Justin e le urla della prof. contro di lui , l'ora passò abbastanza velocemente.
Prima che la campanella potesse suonare la fine dell'ora, la porta si aprì velocemente e una ragazzina in lacrime andò verso la professoressa, disperata, con le mani sporche di sangue. La classe inizò a guardasi l'un l'altro con terrore in volto. La professoressa e la ragazza uscirò dall'aula.
Chi bisbigliava, chi aveva paura, chi piangeva, chi spiava attraverso quel piccolo rettangolo di vetro sulla porta dell'aula. Tutti erano disperati, io compresa, avevo il terrore, terrore che si sia ripetuta  per la quarta volta quello che tutti speravano fosse finito.
"ODDIO GUARDATE!"
Beth si catapultò alla finestra e con lei tutti i miei compagni di classe ecceto io e Justin. C'era un ambulanza, macchine della polizia e una barella, una barella con sopra di essa un corpo coperto completamente da un lenzuolo bianco, che si dirigeva verso l'ambulanza.
Il caos, la disperazione, la paura ormai avevano preso il possesso di noi in quel momento.
Mi voltai verso Justin, era seduto al suo posto, che fissava la porta, sembrava tranquillo.
Poi si accorse che lo stavo fissando e cambiò espressione in volto, da tranquillo e menefreghista che era inizò a sembrare preoccupato ed uscì di corsa dall'aula.
Cosa sta succedendo?
Ciao bellezze!
Ok inizio con il ringraziare per tutte le recensioni, siete magnifiche.
Vi chiedo scusa per questo capitolo, non mi soddisfa molto ma ho poca fantasia al momento.
Aspettatevi belle sorprese comunque ;)
Grazie a tutte ancora. dcftvgbyhn
-Sara.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Capitolo quattro.


 
"Fate silenzio! Sedetevi subito!"
Si spalancò velocemente la porta della classe, la professoressa entrò con rapidità urlando quelle parole.
La classe non esitò a rimettersi ai propri posti, Miss. Wilson si diresse subito verso le finestre e abbassò le tabbarelle con più velocità possibile, fuori c'era ancora la polizia e l'ambulanza.
C'era paura nell'aria.
"Professoressa, ma Justin? E' sparito!" si sentì la vocina di un ragazza, partire dal fondo.
Mi voltai verso questa ragazza, mi chiedo con che coraggio si possa fare una domanda simile. Tutti sanno che Justin, in qualche modo, c'entra con la scomparsa di alcune ragazze, si sa che è opera sua tutto quello che sta succedendo a scuola.
 "Più lontano sta da questa scuola meglio è!"urlò la Wilson.
Si vedeva dal volto quanto questa situazione stesse diventando ingestibile, preoccupante. Tremava.
"Ma.."
La mia compagna cercò comunque di fare un'altra domanda, ma fu subito interrotta.
"Basta! Vi è stato severamente vietato di impicciarvi!" 
La professoressa andò a sedersi dietro la cattedra, coprendosi gli occhi con entrambe le mani ed iniziò a piangere.
Tutti eravamo sconvolti, tutti si guardavano preoccupati.
Io ero lì, ferma ed ascoltavo i singhiozzi di Miss. Wilson, iniziai a rendermi conto di quanto quel ragazzo potesse essere pericoloso per tutti.
Ma perchè la scuola, il preside lasciava accadere tutto questo? Perchè nessuno lo ferma?
La campanellà suonò.
Miss Wilson si asciugò il viso e fece un respiro profondo, ci fece segno di andare.
La classe uscì con calma.
Camminando nel corridoio si vedeva gente che bisbgliava tra do loro, che piangeva. Stava diventando un inferno.
Io non volevo pensarci più di tanto, non volevo spaventarmi, anche se lo ero, specialmente dopo l' incontrato dell'ora prima.
Andai al mio armadietto e iniziai a frugarci dentro nella speranza di trovarci qualcosa di commestibile.
Instintivamente alzai il capo e guardai alla mia destra, vidi lui, Justin, appoggiato al suo armadietto, poco più distante dal mio, con le braccia incrociate, il viso abbassato.
Lo guardai restando quasi incantata, in quel momento non pensavo ad altro tranne  a quanto cavolo fosse bello.
Quell'aria da duro, quella cannottiera che lasciava in bella vista le sue braccia perfette, i suoi pantaloni bassi, quei capelli a mo' di cresta: ogni singolo dettaglio lo rendeva perfetto e mi mandava su di giri tutto questo, era impossible resistere. Dopo tutto chi non lo trovava affascinante? Ma era pericoloso.
Mi svegliai appena notai che anche lui mi stava guardando, chiusi l'armadietto di scatto e mi appogiai su di esso guardando di fronte a me.
Mi passò davanti, mi guardò per qualche istante e poi proseguì a camminare.
Feci un respiro, per ripendere il controllo di me stessa, chiusi un attimo gli occhi, ma fui interrotta da una mano che si posò proprio di fianco alla mia testa. Riaprii gli occhi.
"Sei tu Madison vero?" 
Girai leggermente il volto e mi ritrovai Justin a nemmeno venti cenimetri da me.
"Si perchè?" risposi un po' fredda e mantenendo le distanze il più possibile.
"Sei in detenzione con me oggi, ricordatelo." mi fece un sorrisetto e se ne andò.
Tutti mi stavano fissando stupiti, mi si avvicinò subito Beth.
"ODDIO COSA TI HA DETTO?!" bisbigliò velocemente guardandosi attorno.
Alzai le spalle.
"Nulla, oggi sono in detenzione con lui."
Mi prese la testa fra le mani.
"Soli?!" mi guardò sgranando gli occhi, io annuì solo e mi liberai dalla sua presa.
"Mad, scopatelo da parte mia." Disse abbassando ancor di più la voce e facendo una risata ironica.
"BETH!" urlai dandole una pacca sulla spalla.
D'un tratto tornò seria.
"Madison, fai solo attenzione." mi disse.
Io non avevo paura, risi solamente e me ne andai.
Non ero terrorizzata da morire da Justin come lo era l'intera scuola, non mi ha mai considerata in quattro anni, le ragazze che sono state uccise, lui e il suo gruppetto, le conoscevano, quindi di cosa dovrei preoccuparmi?
Finirono le tre ore successive di lezione e suonò la campanella. Se ne andarono tutti via, io invece ero costretta a restare per un'altra ora, per lo più in compagnia del "serial killer" di zona.
La scuola vuota mi metteva parecchia agitazione, anche perchè di Justin non si intravedeva nemmeno l'ombra. Restai ferma di fianco all'aula appoggiata al muro, mi guardarii intorno.
Era tutto completamente deserto.
D'un tratto si chiuse una porta, mi salì il cuore in gola. Mi girai di colpo e feci un respiro di sollievo quando vidi che era solo la bidella. Chiusi gli occhi poggiandomi una mano sul petto e accennando una risata per lo stupido spavento che mi ero presa.
Mi rigirai dalla parte opposta per rientrare in classe ma andai subito a spattere contro qualcuno, il che mi fece prendere un altro infarto.
"Justin!" urlai leggermente spaventata, lui rise soltanto.
Cercai di andarmene, ma mi blocco appoggiando la mano sul muro e mettendosi proprio davanti a me.
"Hai paura di me, Cooper?" bisbligliò portando il suo viso a pochi centimetri dal mio e lasciando scivolare la sua mano lungo il mio braccio.
No, non avevo paura, ero terrorizzata, ma questo terrore in un certo senso mi portava piacere.
CIAO A TUTTE!
INIZIO CON IL DIRE CHE MI DISPIACE PER L'ATTESA, MA NON HO AVUTO TEMPO.
VI RINGRAZIO PER LE RECENSIONI, SIETE DAVVERO DOLCI E GENTILI.

AL MOMENTO HO POCA FANTASIA, QUINDI VI DOVETE ACCONTENTARE LOL.
SPERO VI PIACCIA COMUNQUE.
VOGLIO AUGURARVI BUON ANNO A TUTTE ANCHE SE SONO IN RITARDO.
GRAZIE ANCORA. SDFGHBGVB

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


Capitolo 5.

"Hai paura, Cooper?" bisbligliò portando il suo viso a pochi centimetri dal mio e lasciando scivolare la sua mano lungo il mio braccio.
Sentire la sua mano accarezzarmi la pelle in quel modo mi fece salire i brividi lungo tutta la schiena.
Spostai gli occhi portandoli alla sua tasca, notando che possedeva ancora quel coltellino che aveva le sera in cui mi ero persa.
Capì cosa stavo guardano e si spostò subito. Entrò in classe e io lo seguì.
Si mise seduto in un banco in fondo a sinistra, io mi misi in prima fila.
"Sappi che io non ho paura di te." misi fine al silenzio, il mio tono era fermo e sicuro.
In realtà un po' di paura c'era sempre, ma dovevo mostrarmi forte, non dovevo essere fragile o sarebbe stato ancora peggio.
Sentii la sua sedia spostarsi e i suoi passi avvicinarsi al mio banco.
"Se mi vuole uccidere? Ha ancora il colettino, Dio ti prego no." non feci altro che pensare a questo, so manetere il controllo di me stessa, ma dentro di me ero terrorizzata.
Iniziai a picchiettare la penna sul banco, continuando a tenere lo sguardo fisso sui miei quaderni.
Mi fermai appena Justin posò il coltellino sul mio banco, sotto i miei occhi. 
Il viso di Justin era proprio accanto al mio, senti il suo respiro sul mio collo. Il mio sangue diventò un fiume gelido.
"Dovresti averne." sussurrò al mio orecchio.
Il cuore iniziò a battere più velocemente, i miei occhi si sgranarono del tutto.
Non riuscii a parlare, per qualche secondo non respirai.
Feci la prima cosa che mi venne in mente: andarmene.
Non volevo restare un'attimo di più in quell'aula, da sola, con un assassino che probabilmente avrebbe voluto uccidermi.
"Vado in bagno." dissi velocemente, schiarendo la voce e  spostando in dietro la sedia.
Si allontanò di poco e riprese il suo coltellino, rimettendolo in tasca.
"Vai, attenta a non morire." disse ironicamente.
La cosa non mi faceva ridere, non era divertente, ma a lui piaceva, a lui piaceva spaventarmi.
Mi alzai e, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, me ne andai velocemente da quelle quattro mura che sarebbero potute essere l'ultimo posto che avrei visto.
Il corridoio era completamente deserto, si sentiva solo il rimbombare dei miei passi, mi stava salendo l'ansia. Camminai velocemente, senza guardarmi intorno.
Spinsi la porta del bagno con una mano e prima di entrare accesi le luci. Entrai camminando lentamente, guardandomi intorno. Tutto normale.
Feci un respiro di sollievo e iniziai a sentirmi un po' più al sicuro.
Tutta questa ansia mi aveva fatto venire il bisogno di fare pipì e dato che mi trovavo nel posto giusto nel approfittai.
Finii di fare quello che dovevo fare e andai a lavarmi le mani, iniziai a fischiettare tranquillamente, ma fui interrotta quando le luci si spensero di colpo e si riaccesero qualche istante dopo. Successe una seconda volta, una terza.
Mi allontanai dal lavandino e andai nel centro della stanza, guardandomi intorno, spaventata.
Le luci si rispensero nuovamente, sta volta però non si riaccesero.
"Chi c'è?!" urlai spaventata. Nessuna risposta.
Andai subito alla porta, cercai di aprirla, ma era chiusa. Continuai ad agitare la maniglia, a fare forza, ma niente, ero chiusa lì dentro.
Indietreggiai allontanandomi dalla porta.
All'improvviso delle mani si posarono sopra la mia bocca, emisi degli urli, ma che risultarono sono insulsi versi.
"Shh, è inutile che urli." era lui, di nuovo lui, ancora lui. 
Non volevo morire, non quel giorno almeno, strizzai gli occhi, sperando che quello fosse solo un incubo.
Continuò a tenermi la bocca tappata con una mano, mi spinse aggompagnandomi all'indietro con l'altra e mi fece appoggiare con la schiena al muro. 
Tolse la sua mano dalla mia bocca e inizia ad urlargli contro, nonostante non riuscivo a vederlo bene a causa del buio.
"IDIOTA!" urlai.
Mi afferrò il mento tra il pollice e l'indice. Fece una mezza risata.
"Fammi uscire subito!"  tolsi la sua mano dal mio mento, e girai la testa.
"Non fare la dura, caschi male con me." disse a tono basso sogghignando una risata, 
"Lasciami." scandii sillaba per sillaba.
"Altrimenti?" disse lui, afferrandomi il viso con una mano e stringendomi le guance. 
Altrimenti cosa? Cosa avrei potuto fargli? Qualsiasi mia mossa sarebbe stata un pericolo per me stessa, lui aveva il controllo, lui aveva un coltellino non io.
"Sei tanto sexy quanto stupida."  lasciò la presa e si allontanò da me. Accese le luci.
Mi trovava sexy? Pensava che io fossi sexy? 
Mi toccai la guancia, mi aveva stretta davvero forte e mi aveva provocato dolore.
Restai appoggiata al muro e mi lasciai scivolare per terra, lui andò ad aprire la porta del bagno poi si voltò verso di me.
"Sappi che non voglio ucciderti."

Recensioni?

Ciao a tutte,
ecco il capitolo cinque.
Ultimamente ho la memoria senza fantasia,
sto cercando di fare le cose con calma.
Spero vi soddisfi.
Grazie ancora per le recensioni nei capitoli precedenti. :)
-Sara.

                                                            

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


Capitolo 6.

"Sappi che non voglio ucciderti." disse aprendo la porta del bagno.
Prima di uscire diede un'ultima occhiata alla ragazza, seduta ancora sul quel lurido pavimento appoggiata contro il muro bianco, pieno di scritte, della stanza.
Madison spostò lo sguardo su Justin, i due si guardarono per qualche secondo, poi, senza dire nulla, lui se ne uscì.
Lei restò ancora lì per qualche istante, in quel bagno, sola. L'accaduto di poco fa l'aveva scossa, ma sentire il modo in cui Justin pronunciò quel "Non voglio uccidere" con sincerità, calma, le fece capire che non doveva aver paura.
La ragazza prese un respiro profondo, chiuse gli occhi per calmarsi del tutto, poi li riaprì e si rialzò. Uscì dal bagno e si recò in classe: lui non c'era.
Scrutò ogni angolo dell'aula, ma nulla, Justin non era lì, c'era solo un professore, quello che avrebbe dovuto controllartli, che continuava a picchiettare fastidiosamente una penna sulla cattedra.
"Mi scusi." disse Madison con voce bassa recandosi al suo posto.
"E Bieber dov'è?" chise l'insegnante senza nemmeno degnarla di uno sguardo continuando a fare quel fastidioso rumore con la penna.
Lei si schiarì la voce prima di poter rispondere con un "Non lo so."
Il professore non continuò la conversazione.
Non voleva impicciarsi negli affari di Justin, nessuno deve, si sa. Lui non era pù a scuola, aveva un appuntamente con il suo gruppetto nello stesso parchetto dove incontrò Madison, da sola.
"Yo bro." disse uno della gang facendo il classico saluto mano-spalla con Justin. Lui fece solo un cenno con la testa.
"Allora? Chi è fuori hai spuntato lista oggi?" disse il ragazzo, con un tono leggermente divertito. Per loro uccidere gente era come un gioco.
Justin tirò fuori dal taschino della sua giacca un accendino ed un pacchetto di sigarette, accendendone una. Fece un tiro e buttò fuori il fumo.
"Nessuno." rispose lui freddamente.
"E quella ragazza?"
"Quale ragazza?"
Justin non lo degnava di uno sguardo,evitava ogni contatto visivo, continuava tranquillamente a fumarsi la sua sigaretta, guardandosi intorno di tanto in tanto e buttando nuvole grigie fuori dalla sua bocca.
"Andiamo, lo sai."
Justin alzò lo sguardo verso di lui, lo guardò dritto negli occhi senza dire nulla, non era divertito, dopodichè riprese a fumarsi la sua sigaretta.
Uscì dal parchetto e salì sulla sua Ranger Rover nevera. Si sistemò i capelli guardandosi allo specchietto, fu interrotto dal picchiettio contro il vetro dell'auto.
Abbassò il finestrino ed urlò:
"Ma testa di cazzo hai idea di quanto costa questa fottuta auto? Che hai in testa coglione?" disse incazzato.
"Scusa scusa, calmati." 
Era il suo socio, Derek, più che socio, era l'unica persona di cui Justin si fidasse nella banda, anche se dai loro atteggiamenti non si direbbe. Salì in auto.
"Cosa vuoi?" sospirò Justin girando lo specchietto interno dell'auto in modo da poter vedere il suo amico.
"Jack.." si schiarì la voce "..vuole la ragazza mora, Madison credo si chiami, quella del tuo stesso corso di matematica. Ne stavamo parlando prima."
Derek sapeva che Justin non era sincero nel dire che se ne fregava di Madison, nel dirgli quella notizia infatti era parecchio agitato.
"A lei ci penso io." disse Justin tenendo le mani tese sul volante.
"Ma.." Derek cercò di ribattere, ma Justin lo bloccò girandosi verso di lui.
"Ho detto che faccio io, non mettetevi in mezzo, ora scendi." gli fece cenno con la testa di scendere.
Derek non esitò e andò via.
 
 
 
Madison era a casa e dopo un bagno caldo, si sdraiò sul suo letto con l'intenzione di leggersi un libro.
Cercava disperatamente di non pensare a tutto quello che le era capitato prima, cercava di non pensare a Justin, ma ogni tentativo era inutile.
Poggiò il libro sul suo petto sbuffando, inizò a guardare il soffitto.
D'un tratto il padra bussò alla sua porta e l'aprì, restando sulla soglia.
"Tesoro la cena è in tavola." 
"Non ho molta fame." 
Il padre si avvicinò al suo letto e si sedette accano a lei.
"Qualcosa non va piccina?" chiese.
Madison si alzò con la schiena e sforzò un sorriso.
"Sto bene, solo un po' stanca papà."
Non disse nulla suo padre, la guardo per un breve secondo poi le diedi un bacio sulla fronte ed uscì.
Lei si risdraiò sul letto e quando stava per immergersi di nuovo nei suoi pensieri, la schermata del suo iPhone s'illuminò:
 
Numero anonimo:
Vestiti velocemente, sono da te tra mezz'ora, non farmi aspettare. -Justin


 
Spazio Autrice:
Ciao a tutte, 
inizio con il dire che mi dispiace avervi fatte aspettare tanto,
so che aggiorno raramente, ma ho parecchio da fare e vi chiedo scusa.
Spero questo capitolo vi soddisfi e vi piaccia, 
è un pochino corto.
Grazie mille per le recensioni, apprezzo davvero molto.
Se riuscite ad arrivare almeno ad 8 recensioni premetto di aggiornare prima del sei aprile.
Accetto consigli. :)
Grazie ancora,
Un bacio.

 

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