Le Ali Insanguinate

di SilverShadows
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Prologo ***
Capitolo 2: *** 2. Come tutto iniziò ***
Capitolo 3: *** 3. Che tu possa vivere a lungo ***
Capitolo 4: *** 4. Alleanze ***
Capitolo 5: *** 5. Tutto in pochi secondi ***
Capitolo 6: *** 6. Troppo tardi. ***
Capitolo 7: *** 7. Avvenimenti rischiosi ***



Capitolo 1
*** 1. Prologo ***


Lei era seduta sul letto a fissare il vuoto.
Voleva scappare,correre,andare via da quella situazione che la stava opprimendo.
Purtroppo però, non poteva. Doveva affrontare la realtà per poter tornare dalla sua famiglia,dai suoi amici, per tornare a vivere.
Sarah era una normale ragazza. O meglio era quello che riusciva a far credere a tutte le persone che le stavano attorno.
Per carità, non era un vampiro, neanche un mostro con tre teste. Non fatevi strane idee. Sarah era solamente, saggia, perfetta e aveva dietro la schiena un paio di ali.
Il problema naque tutto da lì. Da quelle ali, che a volte la facevano sentire diversa, troppo diversa, facendosi tartassare il cervello da tantissimi dubbi sulla sua natura.
Con quelle sue stesse ali, però, poteva aiutare la gente, curare ferite e inoltre farla apparire perfetta sotto ogni punto di vista. Le piaceva essere un angelo in fin dei conti.
Le era sempre piaciuto. Fino a quel momento.
-Com'è possibile una cosa del genere?Cosa sono queste "gare"?- chiese Sarah a sua mamma Danielle.
-Mia cara... credimi, vorrei tanto che non dovessi affrontarle ma non posso fare nulla. Queste "gare" di cui sei stata invitata, o meglio, obbligata a partecipare sono delle
sfide che i saggi preparano ogni mille anni.
Danielle osservava Sarah che la guardava con uno sguardo infuocato.
-E quindi?Perchè io?Perchè devo andare a rischiare la mia vita per uno stupido divertimento dei saggi?- le lacrime le uscirono spontanee dopo lo sforzo causato dal suo alzamento di voce.
-Oh no, piccola mia ti prego non...
Sarah salì le scale in tutta fretta, girò al corridoio sulla destra e entrò nella sua cameretta sbattendo la porta violentamente.
Restò in piedi per qualche secondo poi, si buttò a peso morto sul letto, continuando a farsi rigare la faccia dalle lacrime.
La sua cameretta color giallo ocra le sembrava rivestita di un nero carbone, unito al rossore di un sangue ancora caldo. I suoi incubi si stavano divertendo a stuzzicarla
ma fu svegliata dalla voce dolce di sua madre.
Danielle entrò e si mise seduta sul letto, accanto a sua figlia.
-Credo sia ora che ti spieghi cosa sta succedendo- prese un respiro profondo e incominciò a parlare.
-Ogni mille anni alcuni angeli, presi a caso, vengono scelti per partecipare a una serie di sfide per sapere se i nuovi angeli sono degni di essere chiamati tali. Sai che gli
angeli devono essere sempre vicini alla perfezione no?-
Sarah annuì leggermente, con ancora i segni delle lacrime sul suo viso angelico.
-Beh, in breve, queste prove vogliono far capire che tipo di angeli bisogna essere. Purtroppo però ci sono alcune sfide dove o si esce in un modo o sei condannata a morire.
Sarah tu sei stata scelta e non sai quanto questo mi addolora però è tutto quello che posso dirti, se ti dicessi di più verrei... non pensiamoci ok?Ti prego non farmi altre domande...
Danielle si alzò e scese al piano di sotto lasciando sua figlia con mille dubbi.
Doveva solo affrontare la realtà.
Sfida o non sfida una cosa era certa: la sua normale vita era destinata a morire. Per sempre.

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Capitolo 2
*** 2. Come tutto iniziò ***


Sarah era raggomitolata nel suo maglioncino comprato qualche giorno prima.
L'inverno si faceva sentire e mentre studiava letteratura, si lasciò sfuggire una sonora risata.
 
Sul libro che stava leggendo trovò una frase che le suscitava un senso di superiorità, non per qualcosa ma la gente si faceva molte fantasie sugli angeli.
 
"Era un bambino. Un angelo. Con quegli occhi azzurri e quei capelli con lo stesso colore del sole. Gli angeli. 
Che creature magnifiche. Alate e pronte a difendere l'umanità. 
Perfette, che vivono in un mondo lontano e migliore del nostro, che ci proteggono guardandoci dall'alto..." 
 
Sarah riuscì a leggere fino a quel punto.
Gli umani facevano davvero delle assurde ipotesi su di loro.
Prima di tutto non erano tutti biondi e occhi azzurri, come dicevano gli stereotipi.
Erano alati, sì, questo era vero però non se ne andavano in giro con le ali spianate.
Sono davvero difficili da scacciare fuori dal proprio riparo sicuro all'interno della loro schiena.
Inoltre non c'era motivo per cacciare le ali, si usavano in momenti particolari, come il curare qualcuno o l'usare i propri poteri (che a proposito, variano da angelo in angelo e non esiste solo il potere di curare tutti i mali come molta gente crede) o in casi di estrema necessità o ancora, per salvarsi.
 
Vivevano da molti anni sulla terra, per osservare da vicino,
tutto quello che succedeva e pian piano persero il loro potere di ritornare alla loro terra natale e quindi restarono sulla terra.
Molti si accoppiarono con umani e quindi ci furono dei mezzi-angeli chiamati "angies".
Sì, si chiamarono così per distinguerli dalla "razza pura", quegli angeli nati da due genitori angeli e non da un umano e un angelo.
 
Le ali, non abituate a stare chiuse per molto, persero la loro funzione e alcuni angeli smisero di essere tali. Per la perdita delle piume le ali si restrinsero sempre più fino a non averne più traccia.
 
Su una cosa però avevano ragione. Erano alate e pronta a difendere l'umanità. Questo non cambiava il fatto di non uscire allo scoperto. Non era ancora conosciuti, razza pura o no non potevano farsi riconoscere. Non potevano interrompere le credenze popolari. Dovevano credere in un qualcosa di mistico e gli angeli se ne stettero ai propri posti.
 
Sarah era un' "Angies". Sua madre era un angelo e suo padre un semplice fornaio. 
Si conobbero pochi giorni dopo che Danielle scese sulla terra. 
Era una 19enne e andava sempre al forno per incontrare Kevin, il ragazzo che le piaceva.
Beh, non è difficile immaginare come sia andata a finire tra i due e inoltre non sono qui per parlare della love story tra i genitori di Sarah, bensì per parlare di lei e della sua storia.
 
Sarah era una ragazza con i capelli castano chiaro e con dei bellissimi occhi azzurri che cambiavano colore se osservati a lungo sotto il sole.
Era piuttosto magra, ed era alta 1.68. 
Lei adorava essere per metà angelo, la faceva sentire speciale.
Beh, non tutti potevano vantarsi di avere delle bellissime ali sul retro della propria schiena.
 
Ritornando a quella gelida sera.
Sarah scese dal sedia su cui era seduta e scese giù per le scale per andare nella cucina.
Aveva l'acquolina in bocca, sua madre aveva cucinato una torta al cioccolato da leccarsi i baffi e lei non ci pensò due volte, andò subito in cucina per accaparrarsi un pezzo di torta.
Quando sarebbe tornata sua madre non gliela avrebbe neanche fatta ammirare.
Prima di precipitarsi sulla torta poggiata sulla credenza, volse lo sguardo verso il tavolino del salone e vide una strana busta.
 
Sarah era affamata, ma prima di tutto era curiosa.
Purtroppo, se solo avesse potuto tornare indietro, avrebbe mangiato la torta e non sarebbe tornata indietro sui suoi passi per leggere quella strana lettera.
 
Toccò la lettera e notò che era un tipo di carta particolare,
non sembrava neanche carta ma decise di non farci caso e l'aprì lentamente. 
Quando tirò fuori il contenuto cominciò a leggere.
 
"Carissima Sarah Daniels,
Congratulazioni. 
La informiamo, con molta felicità, che è stata scelta a partecipare al 3° "AngelsClub" organizzato dai più grandi saggi della nostra generazione.
Ci saranno sfide in cui lei dovrà dimostrare di essere l'angelo migliore, e dovrà vivere il più a lungo possibile perchè deve dimostrarci che gli angeli sono furbi, abili e molto bravi in quello che fanno.
Inoltre le ricordiamo che questo è un'onore e che lei servirà il suo popolo partecipando e contribuirà alla sua istruzione per diventare l'angelo perfetto, quello a cui molti angeli aspirano.
Cordiali saluti,
L'organizzazione mondiali degli angeli".
Eh si, se avesse potuto, avrebbe mangiato quella torta.

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Capitolo 3
*** 3. Che tu possa vivere a lungo ***


Dopo quella lettera Sarah era sconvolta ma soprattutto arrabbiata.
Così sfogò la sua rabbia  su sua madre che cercava di calmarla in ogni modo. Purtroppo però, Sarah, era molto frustrata e neanche sua mamma sarebbe riuscita a farla ragionare.
Dopo che salì in camera sua, sua mamma le spiegò in cosa consistevano queste sfide.
-Credo sia ora che ti spieghi cosa sta succedendo- prese un respiro profondo e incominciò a parlare. Ogni mille anni alcuni angeli, presi a caso, vengono scelti per partecipare a una serie di sfide per sapere se i nuovi angeli sono degni di essere chiamati tali.
Sai che gli angeli devono essere sempre vicini alla perfezione no?- 

Sarah annuì leggermente, con ancora i segni delle lacrime sul suo viso angelico.
-Beh, in breve, queste prove vogliono far capire che tipo di angeli bisogna essere. Purtroppo però ci sono alcune sfide dove o si esce in un modo o sei condannata a morire.
Sarah tu sei stata scelta e non sai quanto questo mi addolora però è tutto quello che posso dirti, se ti dicessi di più verrei... non pensiamoci ok?Ti prego non farmi altre domande...
Danielle si alzò e scese al piano di sotto lasciando sua figlia con mille dubbi.
Cosa voleva dire con quella frase? "se ti dicessi di più verrei..." perchè non aveva finito la frase? Cosa c'era sotto a questi "giochi"?
Queste domande le stavano riempiendo la testa, erano pesanti come un macigno, se poi contiamo il fatto che stava pensando anche a una frase particolare della lettera:  
dovrà vivere il più a lungo possibile.
Come se tutto quello chele stava succedendo non la stesse facendo crollare il mondo addosso.
Incominciò a respirare lentamente.
Si alzò dal letto e scese al piano di sotto.
Doveva saperne di più. Voleva saperne di più.  Beh, una cosa certa è il carattere  di Sarah. La curiosità di scoprire sempre qualcosa.
Era pronta. Forse non voleva rischiare di morire, non voleva essere l'angelo perfetto, non voleva neanche essere la pedina dei saggi ma di sicuro voleva avere delle risposte.
Pechè era stata scelta lei?Da cosa sono scaturite queste sfide?Perchè si vuole raggiungere la maestosità dell'angelo perfetto?
Domande che si sarebbero risposte da sole solo se se lei sarebbe andata al campo di sfida.
Sua mamma la stava guardando con le lacrime agli occhi.
-Sono pronta. Voglio andare.
-Sarah... non saprei come liberarti da...
-Andiamo mamma... ho delle sfide da vincere- il suo tono era serio e deciso.
Dentro stava morendo, voleva non aver ricevuto quella lettera, non voleva essere pronta ad affrontare il suo destino, voleva piangere come una bambina e andarsene dalla situazione in cui si era caccciata però non poteva.
Per lei. Doveva dimostrare di non essere una codarda e soprattutto, di essere la migliore.

Era in viaggio  per un luogo decisivo per la sua vita. I vetri del furgone erano oscurati così non poteva vedere niente di quello che era al di fuori del furgone.
Respirava lentamente. Doveva essere decisa ad affrontare tutto quello che le sarebbe capitato.  L'interno del furgone era di un grigio deprimente. Forse era un grigio normale ma con tutto quello che stava succedendo vedeva tutto color depressione.
Aveva una gran voglia di torta. Non aveva fame. Aveva solo voglia di tornare a casa. Casa che purtroppo era distante anni luce da dov'era in quel momento. Beh, per quello che ne sapeva lei poteva non essere un modo di dire.Le sfide potevano anche svolgersi sui pianeti . Magari Uranio. Meglio Marte. Anzi Saturno.
Scacciò quella stupida idea e sbuffò per l'ennesima volta.
Il furgone si fermò di botto e sarah cadde in avanti sbattendo il ginocchio e la testa allo sportello.
Ma dico, sono angeli superpotenti, forti e saggi e non sanno guidare una caspita di auto,furgone o quello cavolo è?
I pensieri di Sarah non erano molti calmi. Pensò anche a qualche imprecazione, infondo le avevano quasi spaccato la testa in due.
Rise leggermente. Neanche arrivata e già avevano tentato di ucciderla. Un pensiero piuttosto sadico. Beh, era contro sè stessa.
No, non aveva senso.  Niente aveva senso. Era questo il punto.
Qualcuno bussò al furgone e Sarah capì. Poteva immaginarsi  la frase che aveva in serbo quell'uomo fuori dal furgone appena sarebbe scesa.
"Benvenuta al 3° AngelsClub, che tu possa vivere a lungo."
Già. Per quanto si sforzasse non riusciva a rassicurarsi.
Oh si. Era la benvenuta ma fino a quando avrebbe potuto dirlo?
Finchè avesse potuto "vivere a lungo".


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Capitolo 4
*** 4. Alleanze ***


Hai mai avuto la sensazioni di poter morire da un momento all'altro?
Di avere una paura addirittura palpabile nell'aria?
A Sarah bastava voltare lo sguardo verso i suoi nemici per rievocare quelle sensazioni.
Nemici. Quella parola rieccheggiava nella sua mente.
No. Non erano nemici, solo angeli come lei che si trovavano nel luogo sbagliato al momento sbagliato.
Perfetto non trovate?
Tremava. Sentiva il suo respiro variare. Da un calmo e leggero respiro a uno addirittura frenetico e disorientato.
Un po' come la sua posizione in quel preciso istante.
Era in piedi in mezzo a delle persone che volevano solo vedere sgorgare sangue dalle ferite provocate da spade, lance, frecce o addirittura oscuri poteri.
Ora o mai più.
Un'unica parola rimbombava nella sua testa confusa: Vivere.
Si sentì un leggero brusio quando venne zittito dalla voce possente di un uomo sulla quarantina.
-Salve angeli. Benvenuti al 3° AngelsClub!-
Sì, ora o mai più, penso Sarah.
E mentre erano tutti eccitati all'idea di partecipare a un qualcosa del genere, le fece scivolare il suo coltellino dalla manica della giacca.
Nessuno le avrebbe impedito di tornare a casa. Nessuno!
-Ma prima di iniziare abbiamo qualcosa di dire... Nessun tipo di arma portata da fuori potrà essere accettata, nessun tipo di crudeltà superiore a quella consentita.
Troverete le regole nella stanza teorica.-
Tutti incominciarono a parlottare fra loro quando di nuovo l'uomo ricominciò a parlare interrompendoli.
-Prima di iniziare la vera gara ci sarà un corso di addestramento sulle regole e le sfide. Potrete ritirarvi nelle camere. Saluti a tutti-
Cosa? Cos'è questo un campo giochi o un campo mortale?Un periodo di pausa?
Sarah non riusciva a capire.
Un periodo di pausa però non le dispiaceva. La testata contro lo sportello le faceva ancora male.
Un angelo vestito di nero tutto capelli biondi e occhi azzurri la portò davanti una porta in legno.
-Dai su, entra!-esclamò l'angelo.
Di certo la gentilezza non era una sua caratteristica.
Quando entrò trovò seduta una ragazza che stava giocherellando con un coltellino, sembrava uguale al suo.
-Non lo sai che non si possono portare armi da fuori?-domandò Sarah.
-Parla quella che lo teneva nascosto nella giacca- la ragazza alzò lo sguardo. Era bionda e aveva degli occhi castani. Non era molto alta. Ma aveva una faccia furba.
Certo che semrava molto più angelico rispetto a lei. Sembrava un angelo anche senza ali. Si meravigliò e spostò lo sguardo.
-Io sono Marta tu sei...?-
-Che importa tanto tra poco ci uccideremo tutti...- risposte Sarah sedendosi per terra.
-Ma pensa... che ragazza positiva... vivresti più a lungo se avessi un'alleata... i tuoi non ti hanno detto niente di più su questo posto vero?- stranamente a Sarah non le
mostrava molta simpatia.
-Non devi uccidere tutti... ci sono anche sfide di intelligenza e di abilità. Per questo molti si uniscono. Nessuno ha mai detto che deve sopravvivere solo uno.-
-Davvero?Beh, questo non rende meno orribile questo che succederà...- Marta sapeva che diceva la verità.
-Ehi... meglio avere un alleato che essere sola contro persone che vogliono assomigliare a un qualcosa come "l'angelo perfetto"- si avvicinò a Sarah.
-Allora vuoi allearti con me?- chiese Sarah alzando un sopracciglio.
-Per caso è una richiesta?- le ragazze risero.
-Accetto!- esclamò Marta e si diedero la mano.
Sarah sciolse la presa e si alzò.
-Allora quali misteri nascondo questo luogo abitato da angeli?- domandò guardando la porta con un sorriso soddisfatto. Lo faceva sempre quando aveva un'idea.
-Ah io credo tanti... che ne dici se andiamo...come dire...a fare un giro innocente?- sorrise allo stesso modo e aprì la porta facendo segno di andare per prima.
-Marta...- disse in tono di scuse Sarah che passò davanti alla nuova alleata.
-Ci sarà da divertirsi- sussurò Marta. 

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Capitolo 5
*** 5. Tutto in pochi secondi ***


Marta camminava con passo felpato mentre Sarah voltava lo sguardo a destra e a sinistra, per essere sicura che nessuno le stava seguendo.
Era vicino alla porta principale, dove ci si avviava per andare a quella che sembrava la camera dell'organizzatore degli AngelsClub.
Marta pressò sulla maniglia quando all'improvviso sentirono un rumore assordante. Sembrava una sirena e Sarah pensò di essere spacciata ancora prima di iniziare.
-La prima sfida sta per iniziare dirigetevi alle camere d'allenamento per la preparazione- la voce dell'organizzatore risuonava per tutto il palazzo mentre Marta e Sarah
facevano un sospiro di sollievo.
-Stavolta pensavo di averla fatta grossa- ammise Sarah ancora sconvolta.
-Tu?Ed io che ho quasi avuto un infarto per aver quasi aperto la porta?- Marta era seduta sul pavimento quando una donna vestita in abito bianco interruppe i suoi pensieri.
-Cosa ci fate qui?Non avete sentito?Dovete andare nelle camere d'allenamento...venite che vi guido io- fece alzare in tutta fretta Marta e spinse Sarah.
Le due ragazze pensarono la stessa cosa: la gentilezza non esisteva in quel posto. Qualsiasi esso fosse.
-Muovetevi avete poco tempo- disse la donna.
Dopo di che le ragazze furono spinte in una stanza buia. Le luci si accesero magicamente. Si ritrovarono davanti ad un armeria ben allestita.
Si voltarono a destra e notarono due abiti color nero con una striscia rossa sui lati. Sopra c'erano scritti i loro nomi. Capirono che erano le ultime e che dovevano sbrigarsi.
Si cambiarono in meno di cinque minuti, si legarono i capelli e andarono a prendere le armi rimaste.
-Perfetto- disse ironicamente Marta alla vista di qualche coltellino e di una spada minuscola che non avrebbe fatto male neanche a un bambino.
-Prendiamo i coltelli?- chiese Sarah costatandone la manualità.
-Vuoi questo per caso?-chiese indicando la minuscola spada con sguardo disgustato.
-No!-esclamò Sarah prendendo tutti i coltelli.
-Prendi- Sarah diede qualche coltellino alla sua alleata.
-Andiamo- si guardarono negli occhi e fecero un cenno con la testa.
Erano pronte. Ma lo erano davvero?
Aprirono la porta e non fecero in tempo a fare un passo che la porta scomparve alle loro spalle.
-Grandioso... non c'è via d'uscita praticamente- disse sfiorando l'aria calda ricostruendo mentalmente la porta.
-Ma che caldo!-esclamò Sarah dando una rapida occhiata al luogo in cui erano finite. Lava. Si spostarono così velocemente che fu quasi impossibile capire cosa stava
succedendo.
Corsero davvero veloce, troppo veloce, così tanto che Sarah sentì una fitta alla milza e uno stiramento alla caviglia.
Si girarono dopo qualche metro e per fortuna erano state così sveglie da percepire il pericolo.
-Salve Angeli... in questa sfida dovete resistere non solo agli attacchi dell'ambiente ma anche attacchi preparati solo per voi, per conoscere la vostra abilità nel scappare
da un pericolo che non potete affrontare. Tranquilli, impararete molto presto come fare per controllare tutto quello che vi sta attorno ma per ora vogliamo sapere come ve
la cavate di fronte a situazioni simili e del tutto improvvise. Come sempre ragazzi vi offro il mio consiglio migliore:restate vivi- chissà chi era quell'uomo.
La mente delle ragazze era piena di domande simili, sapevano solo che la sua voce non portava a niente di rassicurante.
-Restate vivi?Tutto qui?- aggiunse Marta alla fine del discorso di quell'uomo dell'esistenza sconosciuta.
-Già. Dovremo accontentarci di questo... volevi un biglietto d'auguri per essere morto?-disse Sarah senza mostrare emozione. Solo lei poteva sapere cosa stava accadendo
dentro di lei. E soprattutto, dentro al suo cervello.
-Sarah, io non resterei in uno stesso punto troppo spesso- ammise Marta incamminandosi verso una parte meno scura dell'ambiente vulcanico.
Era un luogo davvero lugubre. Il termine perfetto sarebbe: Spaventoso.
Non per la lava, non per il caldo, no, semplicemente perchè quella non era la realtà, era stato tutto organizzato dai saggi che di sicuro non sarebbero stati clementi con loro.
Se lo fossero stati, di certo non gli avrebbero mandati lì.
La gentilezza non era abituale in quel luogo. E stavano incominciando a capirne il motivo.

Dopo qualche passo si sentivano delle grida e alcune erano addirittura strazianti.
Sarah tremava nonostante tutto il caldo che le ricopriva dalla testa ai piedi. La fronte era bagnata e sembrava che dalla faccia scendesse fuoco vivo e non acqua.
-Beh, se questa prova non finisce in fretta  moriremo tutti soffocati dal calore e dall'odore permanente di questo stramaledetto fumo- disse Marta tossendo pesantemente.
Marta aveva ragione, anche Sarah stava notando gli effetti di quella lunga esposizione a quel luogo terribile.
Marta si fermò improvvisamente e si girò verso Sarah.
Fece un piccolo saltello indietro quando notò che il colore degli occhi di Marta era cambiato. Ne aveva sentito parlare ma con quel caldo non ricordava proprio quando
potevano farlo. Ricordava però che gli occhi variavano in base al potere che avevano gli angeli. Notò attentamente la faccia dell'alleata concentrata a guardare un punto
preciso dietro di lei.
Nero. No, cambiò opinione, viola. Non riusciva a distinguere i colori quando si accorse che vedeva tutto un po' più appannato rispetto al solito.
Tutto quello che vedeva era la paura a notare la parte bionda dei capelli e gli occhi nero-viola. Era un insieme bizzarro, ma che provocava in lei un senso di paura.
Dopo tutto quel tempo che aveva pensato si accorse che Marta stava notando un punto preciso. Si voltò anche lei e si avvicinò per guardare meglio.
Una spinta in avanti. C'era una piccola crepa sulla pietra. Era pietra?Non lo sapeva. Ma adesso era l'unica cosa che la manteneva ancora viva.
Qualcuno l'aveva spinta e non qualcuno dei saggi. Ma lei. La ragazza con la faccia furba che voleva solo sbarazzarsi di lei. Si odiava mentalmente e mentre rischiava
di cadere da un momento all'altro, offendeva sè stessa e si malediceva per non aver notato prima le vere intenzioni della sua "alleata".
Una mano scivolò e tutto quello che la manteneva salda era la mano sinistra che cercava di restare in equilibrio. Non poteva fare uno sforzo perchè il braccio le faceva
malissimo e il suo cervello mandava un messaggio a tutto il corpo. RESTARE VIVA.
-Dannazione!- gridò Sarah con la voce che era riuscita a tirare fuori.
In quel momento avrebbe preferito essere mancina. RESTARE VIVA. Messaggio inviato a: CUORE;POLMONI;MILZA;GAMBE;BRACCIA e ritornò di nuovo al
cervello.
Messaggio inviato a: CUORE;POLMONI;MILZA;GAMBE;BRACCIA e di nuovo cervello e poi di nuovo il solito messaggio. Stava impazzendo e l'unica cosa che doveva fare era RESTARE VIVA.
Appoggiò la testa alla roccia( o almeno credeva che fosse roccia, non c'era modo di capire cos'era quella cosa) e ricordava solo una cosa: RESTARE VIVA.
Per lei, suo padre, sua madre. Sua madre. Non l'avrebbe più vista.
Ora aveva voglia di torta.
Perchè cavolo ho preso quella dannata lettera?Non potevo mangiare quella dannatissima torta?Pensò Sarah all'estremo delle forze. Stava per mollare.
-Sarah, dammi la mano- una voce le fece riprendere quel controllo che aveva perso.
-Sarah andiamo- uno dei saggi forse aveva pensato di venirla a salvare. Forse le stava simpatica. No, ne dubitava. Aveva cacciato un coltellino appena entrata. Non era
proprio un gesto che descriveva una favorita.
-SARAH!- la voce di Marta si poteva udire anche a chilometri di distanza.
-Cosa?- Sarah fece una faccia piuttosto buffa che in quel momento sembrava fuori posto. Tutto era fuori posto. Soprattutto lei.
-Dammi la mano- suggerì Marta. Il suo braccio destro era teso verso di lei mentre il braccio sinistro era poggiato per terra. Capì che era in una posizione scomoda dal
modo in cui i suoi muscoli erano tesi.
Fidarsi?Era la cosa giusta da fare?L'aveva spinta davvero lei? E allora perchè era tornata indietro? Basta pensare, doveva agire.
Un'immagine si materializzò davanti ai suoi occhi.
Come nel primo momento in cui aveva messo piede in quel posto maledetto, fece scivolare il coltello dal taschino nell'uniforme e lo prese col braccio destro.
Marta non riuscì a capire in tempo. Si sentì solo il suo urlo straziante quando il coltellino si piantò nel suo braccio.
Il sangue scorreva ma Sarah riuscì a issarsi e ad arrivare fino alla punta di quella che sarebbe dovuta essere una pietra.
No. Non era una pietra. Non era decisamente una stupidissima pietra.
Era una bocca. Nera. Dove dentro saliva qualcosa. Una bocca strana. Ma era una bocca.
Balzò in piedi e si mise a correre il più lontano possibile quando un grido straziante le pervase perfino l'anima.
Sapeva che non gridava per il braccio. Certo, quello contava, ma contava di più il fatto che la lava stava salendo.
Pochi secondi per decidere cosa essere. Perchè era tornata indietro?Perchè l'aveva spinta?
Quelle stupide domande non abbandonavano la sua mente e lei doveva scegliere cos'essere.
Angelo o Assassino. Salvatore o Demone.
Corse più veloce che poteva.
Estrasse velocemente il coltellino, dove susseguì un altro urlo pieno di dolore e gratitudine per non averla abbandonata.
La aiutò ad alzarsi e corserò.
Pochi secondi e la lava fuoriscì.
Pochi secondi e sarebbero state sotterrate dalla lava, anzi sciolte.
Pochi secondi ed erano stese per terra.
Il pavimento della camera dell'allenamento non era mai stato così rassicurante.
Raggiunserò la porta per miracolo, si buttarono qualche secondo prima che potesse accadere l'innevitabile.
Pochi secondi e respiravano ancora.
Pochi secondi e potevano essere morte.
Pochi secondi.
Tutto in pochi attimi.
In pochi secondi Sarah era riuscita a... RESTARE VIVA.

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Capitolo 6
*** 6. Troppo tardi. ***


Era in camera. Le sue ciocche color castano le cadevano sulla faccia e lei le spostava superficialmente. Era tutto così diverso.
Sentiva dei passi fuori dalla sua camera. Era successo davvero. I passi erano più potenti. Erano morte delle persone. Ora i passi non si sentivano più. E lei aveva ferito Marta. Un sospiro si sentiva da fuori la porta. E lei l'aveva spinta.
-E questo sarebbe il ringraziamento?Un coltello nel braccio?.
Era ormai sera e il suo braccio era ritornato come prima ma una piccola cicatrice ricordava a Marta quello che era successo.
Sarebbe stato difficile da dimenticare anche se lei avesse voluto, il dolore era stato improvviso e forte e non poteva di certo scordarsi dell'espressione di Sarah.
Stessa cosa Sarah. Non poteva dimenticare che aveva piantato un coltello nell braccio della sua "alleata". Ma neanche della spinta della sua "alleata".
-Allora?Ti ho chiesto se ti pare una cosa normale aver messo un coltello nel mio braccio?- chiese furiosa Marta.
-Sei tu che mi hai colpito alle spalle!- gridò in tutta risposta dall'altra parte della stanza.
-Scherzi vero?-chiese Marta facendo una faccia stranita.
-No!-esclamò Sarah.
-Non...
-Credi che abbia davvero bisogno di te?Dei tuoi occhi color cioccolato, viola-nero e i tuoi capelli biondi?Delle tue stupide conosconze o della tua compagnia?Sai che ti dico?NO, No e NO!- Sarah si alzò e le urlò da vicino la porta.
-Cosa?Io non ho...- per la seconda volta Marta non riuscì a finire la frase perchè Sarah la interruppe di nuovo.
-Posso fare a meno di te perchè sei la persona peggiore che abbia mai conosciuto- sbraitò Sarah da dietro la porta con la rabbia a mille.
-Invece non è così!- disse Marta riuscendo finalmente a concludere una frase. -Hai bisogno di me per restare viva- Marta appoggiò le mani alla porta come per rassegnarsi a un qualcosa.
-Vorrei solo morire adesso...-sussurò Sarah con un filo di voce. Era con la testa appoggiata alla porta. Erano divise da una porta eppure la tensione (dal corridoio, fino alla stanza) si poteva tagliare con il coltello.
Le lacrime uscirono velocemente e Sarah poggiò le mani per terra per poi cadere sulle ginocchia.
-Succederà presto... e spero di farlo io!- gridò Marta accecata dall'ira.
Voleva tornare a casa.
Volevano tornare a casa.
Sarah aprì la porta e tirò fuori il coltellino ormai tanto famoso tra le due ragazze.
-Fallo...ORA!- esclamò Sarah con ancora le lacrime che rigavano il suo tenero viso.
Marta si ritrovò senza parole.
Mise le mani dietro la schiena e poco dopo Sarah si ritrovò davanti un coltellino identico al suo.
-Uccidimi prima che lo possa fare veramente. Non voglio uccidere qualcuno, che sia un ragazzo qualsiasi o...tu- qualche lacrima uscì anche a Marta che ora aveva posizionato il coltellino dalla parte di Sarah, in modo che poteva colpirla in qualsiasi momento.
Il coltellino di Marta sul suo stomaco, e il coltello di Sarah anche, solo che il bersaglio era il suo di stomaco.
Si guardarono negli occhi in cerca di una risposta. A quale domanda?
Loro lo sapevano. Solo loro sapevano cosa dovevano fare. Marta e Sarah chiusero gli occhi all'unisolo. Pensavano di sapere cosa stava per succedere. Ne erano certe. Peccato che si sbagliavano. Nessuna delle due sapeva cosa stava per accadere.
Fu in un attimo. Del liquido caldo colava da una ferita profonda allo stomaco.
Niente era perfetto. Non esisteva la perfezione.
Ora o mai più pensavano le due ragazze.
Ma era già successo quello che NON doveva capitare.
Gli occhi delle due alleate ricordavano molto una cosa.
Il dolore era terribile, quel campo era terribile, e cosa più importante di tutte... essere un angelo era terribile.
Loro l'avevano capito troppo tardi, e il loro sangue scorreva verso l'ignoto, verso un luogo dove erano pronte ad andare.
Sì, troppo tardi.
Davvero troppo tardi per fare la scelta giusta.
Troppo tardi per diventare... l'angelo perfetto, troppo tardi per essere sè stessi, troppo tardi per continuare a vivere normalmente.
O semplicemente, troppo tardi per vivere...


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Capitolo 7
*** 7. Avvenimenti rischiosi ***


-Sarah?Svegliati- una leggere voce chiamava il suo nome.
Quella voce non aveva volto. O forse l'aveva, con gli occhi chiusi la visuale non era delle migliori.
Piano piano Sarah mosse la testa e i suoi occhi si aprirono altrettanto lentamente.
Un ragazzo biondo la stava chiamando. E che ragazzo biondo.
Beh, se quello era il paradiso, gli piaceva tanto.
Ma non era il paradiso. Era ben lontana dal paradiso. Diciamo semplicemente che era più vicino alla sua camera di quanto sperasse.
Si voltò e notò che quella era la sua camera.
-Ti sei svegliata finalmente...- il ragazzo senza nome le fece un grandissimo sorriso e Sarah lo ricambiò con un sorriso più debole.
Si guardò la pancia e notò delle fasciature.
-Non potevo lasciarti ferita- fece un sorriso mozzafiato e si sedette alla sedia sulla sinistra del letto di Sarah.
-Stai bene?- le chiese gentilmente il ragazzo mentre la guardava con dei dolcissimi occhi azzurri, Sarah era presa da quegli occhi.
-Sta benissimo, non lo vedi come ti guarda?- una voce spuntò fuori dal nulla. Una voce ben troppo familiare e che ultimamente la stava mandando in orbita ogni volta che la sentiva.
Ad un certo punto tutto quello che era successo le venne in mente. In un attimo.
Le immagini scorrevano veloci, come se lei stesse seduta sul divano insieme a sua madre a vedere un film.
Sì, tutto stava raffiorando nella sua mente.
Chiuse gli occhi e osservò quelle immagini con più attenzione.

"-Uccidimi prima che lo possa fare veramente. Non voglio uccidere qualcuno, che sia un ragazzo qualsiasi o...tu- qualche lacrima uscì anche a Marta che ora aveva posizionato il coltellino dalla parte di Sarah, in modo che poteva colpirla in qualsiasi momento.
Il coltellino di Marta sul suo stomaco, e il coltello di Sarah anche, solo che il bersaglio era il suo di stomaco.
Si guardarono negli occhi in cerca di una risposta. A quale domanda?
Loro lo sapevano. Solo loro sapevano cosa dovevano fare. Marta e Sarah chiusero gli occhi all'unisolo. Pensavano di sapere cosa stava per succedere. Ne erano certe. Peccato che si sbagliavano. Nessuna delle due sapeva cosa stava per accadere.
Fu in un attimo. Del liquido caldo colava da una ferita profonda allo stomaco.
Sarah guardò Marta e poi svenne.
Marta aveva il suo coltello pronto per infilzare qualcuno ma sarah non se lo sarebbe mai aspettato.
Marta tutto d'un tratto si colpì allo stomaco. Sarah era stata a guardare senza fare niente, con la bocca aperta per lo stupore.
Si avvicinò poco dopo alla sua "alleata" ormai in ginocchio e sentì un dolore acuto.
Le scappò un gridolino. Più per l'azione improvvisata che per il colpo.
Il suo coltellino, quello che teneva in mano, lo stesso coltellino che con la punta sfiorava la pelle di Sarah si intromise nel suo corpo.
Era stata lei? Sarah si era pugnalata da sola?
Sul viso di Marta comparve un sorriso.
Sul viso di Sarah si bloccò una domanda in gola.
Sulla mano di Marta colava una sangue, nelle condizioni in cui era ridotta cacciare il coltellino dallo stomaco di Sarah era l'ultimo dei suoi problemi.
-Tu...perc...- Sarah non riuscì a dire altro, crollò sulla spalla di Marta.
-Io...- Marta non riuscì a concludere. Il peso di Sarah la fece cadere verso destra.
Erano vicine. Unite solo dal sangue. Quel sangue così speciale per molti. Gli angeli molte volte avevano poteri curativi e il loro sangue, beh, era molto apprezzato.
Ma non veniva mai usato. Solo dai vampiri. Ma quella è un'altra storia.
Una storia lontana e che non c'entrava niente con il 3° AngelsClub.
Marta e Sarah però, avrebbero voluto essere da qualche altra parte."

-Tu mi hai...- Sarah si voltò verso Marta ma il ragazzo misterioso le coprì la bocca con una mano.
-Shh...- la zittì dolcemente. -Non vorrai farci finire nei guai vero?- la voce del ragazzo era quasi ipnotizzante, magnetica. Sarah non potè far altro che fare un cenno di consenso con la testa.
Perché stare zitti?Finire nei guai? Ma lui da dov'era saltato fuori?
Sarah voleva farli quelle domande ma il ragazzo le lesse magicamente nella mente(o almeno questo era quello che pensava Sarah).
-Non ora...riposati e ti poi risponderò a tutti i tuoi perchè.
Sorrise di nuovo. Oh, lui ci sapeva fare.
Sarah si addormentò poco dopo.
Lo sguardo del ragazzo si spostò sulla figura di Marta immobile seduta sul letto.
-Che cosa volevi fare?- le chiese.
-Non ne ho idea io...- Marta cercava di difendersi, ma le parole le svanirono in bocca.
-Hai un lavoro...te lo sei scordato?Non puoi fare certi show, soprattutto con lei- bisbigliò alla bionda indicando Sarah.
-Non credo di riuscire a...- una lacrima le rigò il viso e il ragazzo si avvicinò.
-No piccola... tranquilla, andrà tutto bene... shh, non piangere- le labbra di lui toccarono delicatamente quelle di Marta.
Lei si staccò e guardò Sarah.
-Sei sicuro che è lei che devo...
-Si!- rispose il ragazzo sfiorandole la mano.
Marta abbassò lo sguardo. Il ragazzo la baciò di nuovo e le diede una scarica di adrenalina.
Era pronta. Se lui era con lei era pronta a fare di tutto.
-Ora vado...se mi trovano qui...- le diede un bacio sulla fronte e si allontanò, aprì la porta.
-Daniel... fai attenzione- disse Marta guardandolo.
-Tranquilla... ci vediamo agli allenamenti- chiuse la porta e svanì, proprio come era comparso agli occhi di Sarah.
Marta si alzò e si avvicinò a Sarah.
-Tu non hai idea di quello che dovrai affrontare...- le spostò una ciocca di capelli dalla faccia.
-E non sarà così facile angioletto... oh no mia cara...- un buio si espanse per la camera.
Era stata lei?
La luce ritornò poco dopo.
Marta si fermò e guardò verso la porta.
Questo volevo dire solo una cosa e un solo nome le venne in mente.
-Daniel....- si portò le mani alla bocca e soffocò quel nome.
No. Era troppo rischioso anche pronunciare quel nome.
Tutto era rischioso là dentro. Anche dei semplici nomi potevano diventare moventi.
E tutti potevano diventare ASSASSINI.

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