Quando guardo nei tuoi occhi

di _ALE2_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La nuova cameriera ***
Capitolo 3: *** L'angelo della notte ***
Capitolo 4: *** Malinconia ***
Capitolo 5: *** Incomprensioni ***
Capitolo 6: *** Un debito da saldare ***
Capitolo 7: *** Love feelings ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Ciaoooooo a ttt!!!
Iniziamo dicendovi che qst è la nostra prima fanfiction, speriamo ke vi piaccia, mi raccomando commentateeeee! La storia è nata dalla nostra mente malata e malefica (siamo in due una malata l’altra malefica) Diciamo che la nostra protagonista ci riflette entrambe, abbiamo tante altre storie in cantiere, quindi se qst longfiction vi piacerà forse le pubblicheremo, altrimenti ci eclissiamo…una di qst diventerà  un fumetto (forse)… cmq adesso vi lasciamo alla lettura (era quasi ora) un bacione a ttt commentate, commentate, commentate….kissoniiiiiiii!!!   Ale²



Il professore aprì violentemente la porta di casa e perquisì tutte le stanze, in preda alla disperazione; scese le scale che portavano al laboratorio in cui trovò sua figlia, seduta per terra, appoggiata al muro e con il volto coperto dalle mani. “Tesoro?” la ragazza si voltò verso il padre con il volto rigato dalle lacrime. “E' successo, vero?” il padre l’alzò e la prese in braccio, la portò fuori dalla casa correndo. Di colpo risuonò l’allarme in città, il professore si voltò dietro di se: il più grosso incendio che mai avesse visto divampava per la città. Si fermò improvvisamente e mise la ragazzina a terra. “Devi scappare…vai il più lontano possibile…vai da tuo zio, lui saprà come fare” “No papà! Dove vai? Ti uccideranno!” “Li ho creati io! La responsabilità di tutto questo è solo mia!” la ragazzina non tratteneva ormai le lacrime, che cadevano a fiotti dai suoi immensi occhi “Piccola mia tieni questo!” l’uomo le porse una chiave “Con questa potrai farcela, potrai batterli, ma sta attenta: non devi mai e poi mai usare questi poteri da sola, ti porterebbero alla morte…un simile potere non può essere sopportato da un corpo umano singolo…devi cercarne un altro…hai capito?” “Si…” l’uomo le chiuse la mano e le baciò la fronte “Addio, piccola mia” si girò e corse via, verso il centro della città. La ragazzina rimase lì ferma per qualche istante, osservando la figura del padre farsi sempre più lontana, poi si mise la chiave in tasca e corse via.


Ryan era fuori al balcone del cafè Mew Mew. Il vento gli scompigliava i capelli biondissimi e gli occhi azzurri erano fissi verso il parco, aspettando che qualcosa o qualcuno arrivasse. Niente si mosse e, dopo un po’, si ritirò in camera. Spense il computer, che teneva vicino al letto; la testa gli faceva male. Scese velocemente le scale e si diresse in cucina. Kyle era in piena fase lavorativa: stava preparando una torta enorme alla panna. Dall’esterno non si avvertivano rumori: segno che il cafè non aveva ancora aperto. “Come mai le ragazze non sono ancora arrivate?” “Lo sai, con il liceo i loro orari di lezione sono più lunghi, il cafè deve aprire più tardi” “Ma Berry e Paddy potrebbero venire, no?” “Berry è andata a fare una consegna e Paddy ha troppo da fare a casa per venire qui tanto presto” Ryan si diresse verso Kyle, che gli porse una tazza di tè fumante “Un’altra notte in bianco…giusto?” Ryan non rispose e si sedette al tavolo, prese il giornale e cominciò a leggerlo, sorseggiando l'infuso caldo. “Veramente pensi che tutte queste stranezze che stanno capitando a Tokyo siano opera degli alieni?” “Ci sono stati degli avvistamenti di mostri; hanno attaccato anche due ragazzi, ma non penso siano alieni” Kyle si sedette vicino a lui “Allora che cosa sono?” “Non ne ho idea… ma sicuramente non sono chimeri, li avremo rintracciati più facilmente”  il pasticciere bevve d’un fiato il suo tè e ritornò alla sua torta “Pensavo di assumere un’altra cameriera, per aprire prima il locale e dare una mano alle ragazze: Pam non c’è mai e Mark è ancora a Londra, senza parlare di Lory che ormai è perennemente impegnata con lo studio” Ryan fissò Kyle torvo “Una nuova cameriera? Beh… si può fare, ormai le Mew Mew non si fanno vedere da parecchio... nessuno potrà più risalire a noi” “Allora se non ti dispiace metterò l’annuncio oggi stesso” “Fai come vuoi” Ryan si alzò e si diresse verso le scale “Dove vai?” “A farmi una doccia e poi a lavorare...” “Non sei cambiato di una virgola...” “Mh?” “Smetterai mai di lavorare per dedicarti un pò a te?” “Come fai tu?” Kyle sorrise “Touché, mi hai colpito!” Ryan sorrise, salì per le scale e aprì la porta della stanza. “Una nuova cameriera, eh?”



Ariciao…lo sappiamo che vi rompiamo, ma ci teniamo a fare delle precisazioni: la storia è ambientata un anno dopo Tokio MewMew a la mode, poi le due scene di sopra sono ambientate a distanza di sei anni. Speriamo che il prologo vi abbia incuriosito… Più commentate più scriveremo prima il seguito…BUAHAHAHAHAH (io vi avevo avvisato che era malvagia!!!) CIAUZZZZ!!! ^___^

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Capitolo 2
*** La nuova cameriera ***


La nuova cameriera Ciao a ttt… siamo di nuovo qui…nn vi raccontiamo cs abbiamo passato per pubblicare la ff!!! Ma alla fine c siamo riuscite…Speriamo ne valga la pena!!!
Vi raccomandiamo (imponiamo! ^   ^ ) d commentare tanto tanto, per aiutarci a migliorare d più la nostra storia… Cmq abbiamo deciso d inserire subito anche il primo capitolo, solo il prologo era un po’ misero… vabbuò ora vi lasciamo alla lettura COMMENTATEEEEEEE… kiss Ale and Ale
P.S. per chiarire: le frasi scritte in corsivo sono i pensieri dei personaggi!!! Buona lettura!!!


Angel correva per il parco “oh no rischio di fare tardi” accelerò l’andatura, “non si può fare tardi il primo giorno di lavoro…” guardò l’orologio, che segnava le due e un quarto “accidenti devo sbrigarmi!”. Corse a più non posso finché non arrivò davanti al cafè Mew Mew. Si aspettava che qualcuno l’aspettasse per accoglierla, ma all’entrata non c’era nessuno e così si addentrò da sola oltre il cancello. “È permesso? Sono Angel, la nuova cameriera!” trovò la porta del cafè aperta, vi entrò: il locale era vuoto, le sedie erano ancora girate sui tavoli, non si sentiva nessun rumore. “che strano, qualcuno dovrà pur esserci…” camminò lentamente per la sala fino a che, avvertendo dei passi dietro di lei, si girò di scatto “chi sei?” un ragazzo molto alto dai lunghi capelli marroni si parò davanti a lei “Sono Kyle, lo chef del locale. È un piacere poterti rincontrare…tu sei Angel, giusto?” Lei lo guardò negli occhi, riconoscendo in lui la persona con cui aveva parlato il giorno prima. “Ah si… sono io Angel, sono venuta qui come mi avevate chiesto” “Già, scusa l’accoglienza, ma a quest’ora le altre ragazze non ci sono: è per questo che ti ho fatto venire tanto presto”  Kyle si inginocchiò e le prese la mano per baciarla. “La tua bellezza mi lascia letteralmente incantato” Angel sorrise ed arrossì lievemente “Ehm… i dolci che serve questo cafè sono buonissimi, è un piacere conoscere il loro artefice!”disse, cambiando argomento. Kyle sorrise “Vieni con me, ti mostro il resto del locale” “Grazie”. Si diressero verso una porta, il ragazzo l’aprì e fece entrare Angel in una stanza accogliente “Questa è la cucina. È qui che preparo i miei famosi dolci; a proposito, ne ho uno pronto qui per te” Le mostrò un’enorme fetta di torta alle fragole “Ma è stupenda! Davvero la posso mangiare?” “Certo, è un piacere cucinare per una splendida creatura come te” Angel si ritrovò ad arrossire nuovamente, "certo che questo qui è proprio strano, ma è gentilissimo non c’è che dire!"  si sedette accanto a lui e cominciò a mangiare di gusto“È  davvero squisita” “Grazie, ci tengo a testare i dolci che invento” “L’hai inventata tu?” “Si… mi diverte molto sperimentare nuove combinazioni per i dolci” “Sei bravissimo” notò un’altra fetta di torta sul tavolo “Deve unirsi qualcun altro a noi? Un’altra cameriera?” “il ragazzo sorrise “No, si tratta del proprietario del cafè; è un mio amico e vive qui insieme a me” “Capisco” Kyle si alzò e andò vicino al forno. Angel avvertì un rumore di passi che scendevano le scale “Eccolo che arriva” “Kyle, non apriamo il locale oggi?”. La ragazza guardò verso la porta, un ragazzo abbastanza alto e biondo era sulla soglia “Ryan ti presento Angel, la nuova cameriera” Ryan si avvicinò a lei “Piacere, Ryan” le porse la mano, con aria abbastanza seccata “Piacere,  Angel” La ragazza si trovò a fissare gli occhi di lui: erano di un azzurro freddissimo, ma l’attraevano magneticamente. Al contrario, il ragazzo faceva di tutto per non incrociare il suo sguardo, imbarazzato. Kyle si fermò a fissarli un attimo, e sorrise sotto i baffi.
“Allora, Angel, vogliamo aprire?” “Certo!” “Io vado a fare un giro” Kyle sorrise ancora "incredibile..."

Alle tre il cafè era letteralmente pieno e Angel si trovò da sola a servire tutta quella gente: correva letteralmente da un lato all’altro della sala senza fermarsi un secondo. “Cameriera? Ci porta il conto?” “Cameriera, che fine ha fatto la mia crostata?” "Non è possibile che ci sia tanta gente, da sola non ce la farò mai… Arrivo un attimo di pazienza…uff!”. Ad un certo punto, si aprì la porta del cafè e due ragazze vi entrarono: una era bassina con i capelli neri, l’altra, più alta, aveva i capelli verdi. Kyle si avvicinò a loro. “Mina, Lory…posso presentarvi la nostra nuova cameriera?” indicò Angel, le due ragazze le si avvicinarono e quella con i capelli verdi le porse la mano “Piacere io sono Lory e lei è Mina, lavoriamo qui al cafè” Angel sorrise e le strinse la mano “Io sono Angel, da oggi lavorerò anche io qui” Lory sorrise, mentre Mina la guardava in cagnesco. “C’è qualcosa che non va, Mina?” Lory la fissava imbarazzata “Si. Kyle? Ho bisogno di parlare con Ryan, è in casa?” Kyle si avvicinò alle ragazze “È di sopra” Mina si girò di scatto e si avviò verso le scale e, mentre  le saliva, riprese a squadrare Angel. "Però… che tipino simpatico" “Lory, puoi andare gentilmente a cambiarti? Qui c’è bisogno del tuo aiuto”. In quel momento, altre tre ragazze entrarono “Ehi Kyle! La prossima consegna?”. Una ragazza bassina con dei lunghi capelli biondi si avvicinò a Kyle “Si, Berry. È quasi pronta” La nuova sopraggiunta si voltò verso Angel “E tu chi sei?” “Ehm, sono la nuova cameriera. Mi chiamo Angel” le due ragazze entrate con Berry le si avvicinarono “Una nuova cameriera? Che carina! Comunque piacere, io sono Strawberry” Angel le diede la mano esitando “E io Paddy!” “Inizi oggi?” “Si, ho parlato con Kyle ieri e oggi sono qui…” Paddy le si avvicinò “Sei più grande di Strawberry… quanti anni hai?” “Diciotto.” “Ha l’età di Pam!” “Pam? Chi è?” “È un’altra cameriera solo che, per impegni personali, viene raramente al cafè” “Allora Angel, non mi sembra che tu sia di Tokyo, giusto?” “Si… beh… veramente…” Ryan scese le scale, seguito da Mina “Ehi voi quattro, non è il momento adatto per chiacchierare: il cafè è pieno. Dovete lavorare!” le ragazze si girarono verso Ryan e si voltarono di nuovo “È quel brutto antipatico di Ryan! Mai una volta che usasse un tono più gentile! Deve sempre farsi riconoscere!” “Muoviti a lavorare Strawberry, altrimenti ti sottraggo il tempo che perdi dalla paga…” “Corro, corro! Uff… che antipatico!” Angel sorrise, vedendo quella scenetta. "Certo che qui c’è proprio un bel clima…sono tutti amici" si voltò verso Ryan e vide Mina che la squadrava minacciosa "Non tutti…"

“Ah, che stanchezza!” Strawberry si sedette ad un tavolino e stese le gambe. “Mamma mia, certo che qui viene tantissima gente!” Angel si avvicinò a Strawberry e si sedette vicino a lei “Già…non è proprio una passeggiata!” Lory si unì alle due che ridevano, mentre Paddy scivolava sulla scopa, con lo straccio bagnato, per il locale “Mi chiedo sempre come faccia ad avere tutte queste energie…io sono distrutta!” “Come se lavorassi tanto…” Mina si intromise nella discussione “Mina, non essere sempre antipatica!” Angel la fissò e notò che la guardava nuovamente storto. “Comunque io vado a casa, ci vediamo domani, buonanotte a tutte quante!” Mina si diresse a passo veloce alla porta e uscì dal locale. “Non farci caso, si comporta sempre così, è il suo carattere…” “Sarà… ma temo di non andarle troppo a genio.” “Allora, Angel, dicci un po’ di più sul tuo conto… di dove sei?” “Sono americana, di Boston” “E come mai sei qui in Giappone? “Mio zio doveva trasferirsi qui per affari, e mi ha portata con se”  “Ragazze? Vi ho portato una sorpresa per festeggiare l’arrivo di Angel nel cafè” Kyle arrivò portando una torta al cioccolato “Wow! Kyle sei davvero un angelo!” il ragazzo poggiò il dolce al centro del tavolino e le ragazze si sedettero attorno. Si unì anche Ryan, che si sedette con loro. “Buon appetito!” “Ragazzi! È eccezionale! Mai mangiata una torta buona come questa!” Paddy si lanciò sulla torta e ne prese un altro pezzo. “Calmati Paddy, ce n’è per tutti!” “Complimenti Kyle, è davvero buona.” “Grazie Ryan, ma non sforzarti a mangiarla: so bene che non gradisci il cioccolato” Strawberry si girò di scatto verso Ryan “Non mangi cioccolata? Ecco perché sei così acido…” Ryan sbuffò e continuò a mangiare, Paddy si voltò verso Angel “Allora Angel, hai detto che sei qui con tuo zio e i tuoi genitori?” Angel sobbalzò “Ehm, a dire il vero mia madre è morta quando ero molto piccola e mio padre nell’incendio di Boston, quattro anni fa.” “Oh… scusami! Non volevo metterti a disagio” “No, non c’è nessun problema.” Calò sul gruppo un silenzio imbarazzante che Kyle, dopo un po’, ruppe. “Boston? Quindi sei americana?” “Certo!” “Che coincidenza! Anche io e Ryan lo siamo, però veniamo dalla California” “Mio zio si è dovuto trasferire qui per portare avanti le sue ricerche” “Ricerche? È uno scienziato?” “Si, come mio padre, studia l’inquinamento. È venuto qui, in Giappone, per portare a termine un suo studio sul tasso di inquinamento nell’Est” Strawberry e Paddy si alzarono “Interessante ma, purtroppo, si è fatto tardi. Dobbiamo proprio andare!” “Già, già” “Ciao a tutti!” “Aspettatemi! Vengo con voi.” Lory si alzò “Buonanotte, ci vediamo domani.” Kyle si alzò e iniziò a prendere i piatti, Angel l’aiutò ed andarono in cucina, seguiti da Ryan. “Allora se non c’è più niente da fare, io vado!” “Si, ok… solo un favore: potresti portare fuori la spazzatura?” “Senz’altro” Angel prese un sacco, Ryan ne prese  un altro e, insieme, si avviarono al bidone. “Allora sei americano anche tu…” “No, almeno non propriamente: ho vissuto lì, ma mio padre e mia madre erano giapponesi” “Erano?” “Sono morti anche loro parecchi anni fa, in un incendio…” “Oh…” continuando a camminare, si avvicinarono al bidone; Angel lo aprì e buttò il suo sacco Ryan, invece, ebbe qualche difficoltà. “È pesante, ti aiuto.” Angel lo sollevò e lo buttarono insieme “Però! Sei più forte di quello che sembri” Angel sorrise “Non sai ancora niente di me…” Ryan sorrise e la guardò “Beh…buonanotte” “Buonanotte, ma non preferisci essere accompagnata?” “No… non preoccuparti abito qui vicino e poi, l’hai detto tu, sono forte… so cavarmela” “Ok…allora ciao.” “Ciao” Angel si voltò e si allontanò. Ryan rimase qualche secondo a fissarla e poi ritornò nel locale.

Il pomeriggio dopo, Angel arrivò al cafè in anticipo, aprì il cancello e percorse a grandi passi il cortile, prese le chiavi e aprì la porta: il silenzio totale la accolse. “Ehi, Kyle? C’è nessuno?” si avviò verso la cucina, ma la trovò deserta "strano… a quest’ora Kyle non dovrebbe preparare i dolci?" Angel fissò perplessa il forno spento, poi salì le scale e si avviò al piano di sopra, pensando che almeno Ryan fosse in casa. Arrivò davanti alla porta di una stanza; bussò senza ottenere risposta “Ryan?” Aprì la porta, ma nella stanza non c’era nessuno. Osservò la stanza del ragazzo: era insolitamente spoglia, c’erano solo un letto, un comò ed un computer. Sorrise: era incredibile quante cose avessero in comune e, guardando quella camera, Angel si ritrovò a pensare alla sua, identica eccezion fatta per la presenza di un televisore. Si avvicinò al comò, vide una foto, la prese in mano e la guardò: tre volti felici che sorridevano abbracciati, una felicità talmente profonda da essere riflessa negli occhi azzurriblu che scintillavano, occhi luminosi, vispi, vivi. Angel posò la foto e si allontanò dalla camera; scendendo le scale, si fermò davanti ad uno specchio e si contemplò, fissando con attenzione i suoi occhi: non erano più luminosi, non risplendevano di felicità da tanto tempo "Già… ma da quanto tempo?" Si immerse nei ricordi, cercando di ricordare quello attimo di felicità che le faceva brillare gli occhi; non ci riuscì, anzi, non ricordò nient’ altro al di fuori di quella notte tremenda, in cui il suo mondo crollò, lasciando il posto all’inferno nel quale viveva. Chiuse gli occhi e sorrise "Strano...cerco il ricordo della mia luce, e ricordo solo il momento in cui l’ho persa…" sospirò come per farsi forza, lentamente scese le scale ed arrivò in cucina, dove prese posto su una sedia. In quel momento, la porta si aprì “Incredibile! Abbiamo girato tutta la città, interrogato decine di persone…com’è possibile che nessuno abbia veramente visto quelle creature? Hanno terrorizzato mezza città!” “Non ti tormentare troppo: la gente tende a rimuovere tutto ciò che li traumatizza, senza contare che quello che hanno visto non era neanche normale… avranno pensato ad un errore” “Già… comunque ho deciso di riprovare domani, prima o poi dovrò pur scoprire qualcosa!” “Sei sempre il solito, la parola ‘arresa’ non è mai rientrata nel tuo vocabolario…” “Non posso permettere che delle creature attacchino persone innocenti!” Angel ascoltò la conversazione in silenzio, senza rivelare la sua presenza. “È anche vero che, da quando sono comparsi, non hanno mai fatto del male a nessuno: tutte le vittime sono sempre riuscite a scappare…” Ryan appese la giacca all’appendiabiti “Si, tutte le vittime hanno rivelato, nelle varie interviste, che qualcosa aveva trattenuto quei mostri, dando loro il tempo di scappare”  “È un vero mistero…” “Già…è per questo che devo risolverlo” “A te i misteri non sono mai piaciuti…” “Comunque, non saranno troppo diversi da quelli già affrontati…” Kyle si diresse in la cucina, dove trovò Angel affacciata alla finestra, intenta a guardare fuori. Ryan seguendo l’amico, entrò anche lui e si fermò quando la vide. “Angel?” Angel si voltò di scatto lasciando che il sole le illuminasse il viso sorridente “Oh siete arrivati, non vi ho sentito entrare…” I ragazzi rimasero fermi per qualche secondo, arrossendo: il viso candido della ragazza splendeva illuminato dal sole, gli occhi color dell’oro si confondevano nella luce, ed i capelli verdi pareva brillassero. Kyle le si avvicinò “Scusami Angel, ieri non mi hai lasciato il tuo numero di telefono e quindi non ti ho potuta avvisare: oggi il cafè rimarrà chiuso. Io e Ryan, questa mattina,  abbiamo avuto da fare e non ho avuto il tempo di preparare nemmeno un dolce” Angel sorrise di nuovo facendo tremare leggermente Ryan, che continuava a fissarla, incapace di levarle gli occhi di dosso. “Non preoccuparti… piuttosto, se mi dai un pezzo di carta te lo segno” Ryan si voltò, prese un block notes e glielo porse, Angel lo prese accennando un grazie sottovoce, scrisse il numero e glielo ridiede “Allora, cosa faccio? Vado via?” Kyle sorrise “Certo, hai la giornata libera… non preoccuparti, ti pagheremo l’inconveniente” le prese la mano e la baciò nuovamente “Non ce n’é bisogno…” Angel arrossì imbarazzata “Oh! Che sbadato! Non ho comprato il tè alle fragole!” Kyle si batté una mano sulla fronte “Cosa volete farci… sono uno sbadato! Mi toccherà uscire un’altra volta per prenderlo!” “Non preoccuparti Kyle…vado io” Ryan uscì dalla cucina e scomparve dietro l’anta della porta. “Allora vado anch’io!” Angel si avvicinò a Kyle, gli tirò un bacio sulla guancia e corse verso Ryan. Kyle rimase a pensare un po’, poi scese nel laboratorio.
Angel corse a più non posso ed arrivò di fianco a Ryan “Ohi, Ryan aspettami!” Ryan si voltò e la vide arrivare dietro di se “Devi venire da qui?” Angel gli sorrise “Si… devo fare un salto da una mia amica…” “Capisco…”. Camminarono lentamente e vicini, senza che nessuno dei due dicesse nulla. Angel, ogni tanto, si trovava a fissare Ryan; le piaceva tentare di capire cosa provassero le persone, e in lui vedeva sempre e solo tristezza, una tristezza viva, che non l’abbandonava mai. Ryan guardava fisso davanti a lui in modo palesemente innaturale: faceva di tutto per evitare di guardare la persona che gli stava affianco; ogni volta che scrutava quegli immensi occhi gialli, cominciava a tremare lievemente e non riusciva a far cadere lo sguardo. Angel gli faceva paura, lo terrorizzava e lo attraeva; era convinto che gli leggesse dentro, che capisse cosa si celasse dietro ogni suo atteggiamento, dietro ogni sua frase. Stanco di tenere lo sguardo fisso a terra, si voltò verso di lei, incrociando il suo sguardo e capendo immediatamente che lei lo fissava da parecchio; confuso, la guardò stranito. Nonostante Ryan la fissasse, Angel ricambiava lo sguardo interessata e non accennava né ad arrossire né ad abbassare lo sguardo, cose che invece fece lui improvvisamente. Si fermò di scatto e la guardò nuovamente “Sono arrivato” Angel, che era poco avanti a lui, sorrise e lo salutò con un cenno della mano “Allora a domani” Ryan sussultò non riconoscendo il suo tono di voce, insolitamente freddo. “A domani” Ryan entrò nel supermercato mentre Angel proseguì dritta “Adesso, Ryan Shirogane, vediamo un pò chi sei!”

Angel uscì dall’ascensore, guardò spaesata il pianerottolo del palazzo dove si trovava finquando una porta non si aprì ed una ragazza non la chiamò sorridendo. “Mely, è un’eternità che non ci vediamo!” Angel si buttò al collo della ragazza che rispose all’abbraccio con la stessa intensità “Sono rimasta sorpresa quando ho saputo che ti eri trasferita qui, a Tokyo; pensavo non ne volessi sapere di lasciare l’America…” Le due ragazze entrarono in casa; Mely condusse l’amica in uno studio e la fece accomodare su di una sedia di fronte ad un computer. “Già… mio zio è dovuto venire qui e così ho deciso di seguirlo” “Ho capito! La cosa che mi ha stupito di più è che appena arrivata già mi dai da lavorare!” “Hai ragione…scusa il poco preavviso ma mi serve veramente il tuo aiuto!” l’altra sorrise maliziosamente “Chi è stavolta?” Angel sorrise “Ryan Shirogane, mi devi dire tutto!” Mely si concentrò sul computer e, dopo cinque minuti, alzò la testa fissando la ragazza stranita “Il tuo amico è uno che non vuole farsi trovare, non un indirizzo e-mail, non un contatto o intervento…” “Vuoi dire che non puoi trovare niente?” “Calma, calma, sono un hacker io! Posso fare tutto, solo che sarà illegale, per te ci sono problemi?” “No, basta che mi trovi tutto il possibile” “Mh…” Mely armeggiò vicino al computer ancora a lungo, poi si voltò verso Angel “Ok, ho qualcosa, ma purtroppo se ci entro il tuo amico saprà che qualcuno lo ha cercato” L’interessata si fermò a riflettere e poi disse “Ok, vai lo stesso”. Mely sorrise raggiante e girò lo schermo del computer verso Angel mostrandole una foto “È lui?” l’altra sorrise “Si” Mely la guardò “Allora, anni 19, nato in California dal Dottor Max Shirogane e da Lilith Moss, scomparsi entrambi nell’incendio della loro abitazione il tredici maggio del '93” “Dice qualcosa sull’incendio?” “Si,  fu di natura dolosa, ma non sono mai stati trovati i colpevoli” Angel fissò la foto “Poi?” “Dice che, attualmente, Ryan è sotto la tutela di Kyle Akasaka, un brillante scienziato amico del padre…a quanto pare, questo ragazzo è uno dei massimi esperti su gli Uma, gli animali non identificati” “Lo so cosa sono gli Uma…cosa dice in più su Ryan?” “Oh, pochissimo, so solo che il suo quoziente intellettivo è di molto al di sopra della media, a dieci anni il bambino poteva tranquillamente andare all’università, tanto è vero che si iscrisse a quella di Los Angeles, ma non la frequentò mai perché i genitori morirono e lui si trasferì qui a Tokyo, dove frequentò la scuola come tutti i bambini della sua età.” “Mh…” “Non è interessante, vero? A parte questo, il ragazzo è un totale mistero: è un miliardario che potrebbe avere tutto, ma non fa nulla, come se volesse rimanere nell’anonimato. L’unico contatto che ha con il mondo esterno, è un bar aperto circa tre anni e mezzo fa” Angel rimase a pensare un po’, riflettendo la discussione fra Ryan e Kyle, una frase le saltò alla mente, -non saranno diversi da quelli già affrontati- “Mely negli ultimi anni a Tokyo si sono verificate cose strane?” Mely strabuzzò gli occhi “Se sono capitate cose strane? Certo che si! Degli strani mostri attaccavano tutto e tutti tre anni fa, abbiamo rischiato grosso!” “E come li avete sconfitti?” “Delle strane creature, una squadra, cinque ragazze con dei poteri incredibili, si facevano chiamare Mew Mew” “Mew Mew? Hai detto così giusto?” “Si, perché?” Angel sorrise soddisfatta “Mi sei stata di grande aiuto” “Non capisco, non hai ottenuto niente…” “Angel la guardò sorridendo maliziosamente “Ti sbagli Mely, ho scoperto tutto invece!”

Ryan era rientrato al cafè verso le sei e mezzo. Dopo essere stato al supermercato, aveva passeggiato a lungo e non si era reso conto di quanto fosse tardi. Entrò nel cafè “Kyle?” nessuno rispose si avvicinò alla cucina, poi sentì il rumore di un phon e capì che l’amico era di sopra. Si sedette poi, stanco, si abbandonò con la testa sul tavolino di legno. Uno sbadiglio lo colse "Ho sonno, sbaglio a non dormire..." sbadigliò di nuovo "Chissà Strowberry cosa starà facendo? Probabilmente starà a telefono con Mark…" il pensiero di quei due insieme lo infastidì: da tempo era innamorato di lei, forse dal primo giorno che l’aveva incontrata, non si era mai dichiarato perché lei era follemente innamorata di Mark Aoyama, uno suo compagno di scuola, con cui si era fidanzata e nessuno li aveva più divisi. E lui? Lui si era rassegnato, dopo tre anni aveva trovato pace, non soffriva più come un cane, e non era più ossessionato da lei anzi, a mano a mano, il suo amore per lei si era lenito così tanto da tramutarsi in un profondo affetto. Si mosse un po’ e poi chiuse gli occhi blu "sono stufo di lavorare e di dovermi preoccupare di tutto… non ne posso più! Questo mio carattere è terribile… la mia mania di risolvere tutto…" aprì gli occhi di scatto e si alzò: un pensiero gli affollava la testa. Degli occhi, i suoi occhi, gli occhi gialli che gli leggevano l’anima e che lo facevano tremare. Allontanò quell’immagine dai suoi pensieri, poi il telefono squillò. Ryan rispose, mentre Kyle scendeva le scale e lo salutava, dirigendosi in cucina con l’intento di preparare la cena. Dopo poco, Ryan lo raggiunse, con un’espressione turbata “È forse successo qualcosa?” “Erano della polizia: hanno detto che un hacker è riuscito ad accedere al mio profilo e a scaricalo tutto, senza riuscire a fermarlo” Kyle si voltò verso di lui, ridendo “Non c’è da preoccuparsi… sono cose che capitano” “Già, ma non sono troppo conosciuto” “Sarà stata una tua fan” “Una fan esperta di computer, interessante…” Ryan si voltò e uscì dalla cucina. “Stai andando a lavorare?” Ryan non rispose, si limitò a salire le scale e a fissarsi allo specchio, "gli stessi occhi…"

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Capitolo 3
*** L'angelo della notte ***


Un saluto enooorme a tt i nostri lettori…la storia in qst cap prenderà finalmente una svolta interessante… quindi nn vogliamo anticiparvi nulla, scoprirete tt da soli!!! BUUUOOONAAA LETTUUURAAAAA!!!
P.S. un saluto ed un bacione megagalattico a izaoi007 che ci ha commentato in maniera positivissima…GRAZIEEEEEE!!!!! KISS   
       


Angel dormiva profondamente nel suo letto. Il suo, però, non era un sonno tranquillo: si girava e rigirava freneticamente tra le lenzuola ed ogni tanto emetteva qualche mugolio, “NO!” .
Si svegliò di soprassalto, velocemente scese dal letto e si diresse verso l’armadio, lo aprì violentemente e ne cacciò fuori dei vestiti. Si infilò i jeans e, dopo poco, sentì bussare alla porta; lo zio irruppe nella sua camera, ma Angel non se ne curò e si limitò ad infilarsi una t-shirt nera, “Dove?” il professore la fissò per un secondo, poi rispose “Al parco, sono due” Angel sospirò mentre si legava i capelli in una coda alta, “Sai cosa possono fare?” l’uomo annuì “Fanno esplodere le rocce…devi stare attenta”  Angel sorrise e si infilò dei guanti di pelle neri senza dita “Qualcosa mi dice che sta notte non sarò da sola…” il professore la fissò preoccupato “cerca di non farti scoprire: se ti vedono, ti troverai in una brutta situazione…” Angel sorrise e si avvicinò allo zio, lo baciò sulla guancia e lo sorpassò, “La tua moto è qua fuori, l’hanno portata oggi pomeriggio…il meccanico ha fatto un buon lavoro” Angel non si voltò e continuò a camminare spedita, sorridendo di nuovo fra se, uscì da casa e, sul vialetto, vide la sua moto, che lei chiamava la sua” piccola”  come la migliore dei fanatici. Si sistemò sulla sella, infilò il casco e partì a tutto gas “Inizia lo spettacolo”

Kyle si svegliò di colpo: il rumore di diverse esplosioni si propagava per il parco vicino al bar. Scese dal letto e, di corsa, andò in camera di Ryan che, già vestito, si stava infilando la giacca, “Ryan? Cosa sta succedendo?” Ryan lo guardò con sguardo cupo “Sono quei mostri che stanno terrorizzando la città… ho avvisato le ragazze di recarsi immediatamente sul posto” Appena finì di parlare, uscì di corsa dal cafè ed arrivò immediatamente al parco. Lory, Paddy e Strowberry erano già sul luogo, ma non ancora trasformate in Mew Mew. Il ragazzo osservò le sagome scure di quelli che erano i loro nemici: benché il loro aspetto fosse simile a quello di due esseri umani robusti, il luccichio infuocato dei loro occhi tradiva la loro vera natura demoniaca. Sentendosi osservati, i due mostri cominciarono a ridere di gusto e, uno dei due, fece un cenno con la mano; subito, la roccia ai loro piedi si infranse, catapultando il biondo contro un albero; appena si riprese, Ryan guardò le ragazze, che annuirono. “MewBerry!” “MewLory!” “MewPaddy!” “METAMORFOSI!!!”  le tre ragazze diventarono Mew Mew ed iniziarono a combattere contro quegli esseri; “Fiocco d’acqua!” MewLory colpì solo uno dei due, che cadde a terra; l’altro fece esplodere una roccia vicino a lei e la sbalzò lontano, facendole perdere i sensi. “MEWLORY!” MewBerry chiamò l’amica poi, non sentendo alcuna risposta, cominciò a correre verso di lei per soccorrerla, ma fu ostacolata dall’esplosione di un’altra roccia, che alzò un immenso polverone. “Maledetti!” MewPaddy si scagliò contro i due mostri “Fiocco…immobilizza!” L’attacco colpì i bersagli, che rimasero bloccati, e subito MewBerry ne approfittò “Fiocco di luce… MASSIMO SPLENDORE!” Un accecante bagliore impedì alle ragazze di verificare l’effetto dell’attacco, ma, dissipata la luce, dei demoni non era rimasta più alcuna traccia. “Ce l’abbiamo fatta!!!” MewBerry e MewPaddy si abbracciarono. “Ragazze! DIETRO DI VOI!” Le due Mew Mew, nonostante sentirono l’avvertimento di Ryan, non fecero in tempo a voltarsi e vennero scaraventate via dai mostri, perdendo conoscenza. Il ragazzo, in preda al panico, corse verso di loro “Ragazze! Svegliatevi!” Gli esseri si avvicinarono con fare minaccioso, Ryan si sentì impotente e li fissò impietrito; uno dei due storse la bocca in un ghigno malefico, il biondo chiuse gli occhi e si preparò al colpo, pensando che gli sarebbe stato fatale. Di colpo, però, uno di quei mostri strabuzzò gli occhi e cadde a terra in fiamme, lanciando uno stridulo verso di dolore, l’altro si girò notando, alle sue spalle, una figura nascosta dall’ombra di un albero. Ryan fissò il misterioso salvatore, che allungò una mano illuminata dalla luce del lampione, l’aprì ed una sfera di fuoco si materializzò dal nulla; si sentì un ghigno nell’oscurità poi, con fare deciso, il braccio si mosse e la sfera colpì il mostro nel petto, cadendo a terra come il primo. Ryan guardò il mostro prendere fuoco scioccato, poi la sua attenzione andò alla figura nascosta, che venne illuminata fino al busto, scoprendo un corpo decisamente femminile “Chi sei?” Ryan si alzò e tentò di avvicinarsi, ma la voce agghiacciante della donna lo fermò “Non avvicinarti!”  Ryan trasalì e si fermò “Sei un nemico?” “Tu cosa dici?” Il biondo sorrise “Direi di no…” “Hai detto bene…sono dalla vostra parte” “Allora perché non ti mostri?” “Preferisco rimanere nell’anonimato, Ryan Shirogane” Ryan sogghignò “Interessante…devo intuire che sei stata tu ad entrare nel mio dossier?” La figura non rispose. In quel momento, le Mew Mew si ripresero ed andarono vicino Ryan. “Ryan…cos’è successo ai mostri?” MewPaddy gli si accostò, “Questa donna li ha eliminati” “Wow, allora sei forte!” MewPaddy sorrise, MewLory e MewBerry si fissarono “Perché non ti fai vedere?” MewBerry avanzò verso la figura “Ho già risposto a questa domanda, Strawberry Momomiya…la mia identità non vi riguarda.” Le Mew Mew e Ryan fissarono la figura stupefatti “Tu sai?” La figura rise, “So quasi tutto…è stato semplice scoprirvi!” indicò Mewlory “Tu sei Lory Midorikawa e tu Paddy Wong” le ragazze trasalirono “Mostrati…MOSTRATI HO DETTO!”  MewBerry, infuriata, corse verso la misteriosa donna, cercando di afferrarla, ma questa svanì nel nulla senza lasciare traccia. Le ragazze si fissarono incredule “Questa volta siamo veramente nei guai…”



Erano le sette di mattina, Ryan era seduto in cucina e sorseggiava soprappensiero il suo caffè. Kyle era intento a preparare uno dei suoi dolci, ma non sembrava troppo attento a ciò che faceva: entrambi pensavano alla stessa cosa, entrambi non riuscivano a capacitarsi di come il loro segreto fosse stato svelato. Il biondo tamburellava nervosamente le dita sul tavolo, lo sguardo era perso nel vuoto.
“Non siete proprio riusciti a capire chi fosse?” il pasticciere alzò per un attimo gli occhi dai fornelli e fissò l’amico,“Si sta bruciando il dolce…” Kyle corse davanti al forno, da cui provenivano sinistre striscioline di fumo, e spalancò lo sportello automaticamente. Il fumo invase la stanza ed il ragazzo cominciò a tossire. “Guarda che disastro ho combinato…maledetta la mia sbadataggine!” Ryan guardò Kyle correre avanti e indietro per la cucina e sorrise divertito. “Ah, così ti faccio ridere eh?” Ryan alzò gli occhi verso Kyle che lo guardava e sorrideva, un sorriso che solamente Kyle riusciva a fare, così dolce e rassicurante. Il biondo gli si avvicinò “Kyle, chiama Pam in Francia e dille di tornare il più presto possibile…avremo bisogno del suo aiuto” l’altro guardò perplesso il ragazzo “Hai intenzione di rimettere insieme la squadra?” Ryan abbassò lo sguardo“Non conosciamo il nostro nemico, sappiamo solamente che è fortissimo e, come se non bastasse, la nostra alleata ha scoperto chi siamo e cosa facciamo…è già tanto se tra due ore non lo sapranno tutti i giornali!” “Chiamo le ragazze e le avverto di venire prima al cafè, così potremo organizzare una specie di riunione…poi oggi ritorna Mark” Dopo aver pronunciato quell’ultima frase, Kyle fece una pausa e ne approfittò per fissare il ragazzo che gli stava di fronte, cercando di capire se il nome appena detto sortisse ancora qualche effetto su di lui. Il biondo non si mosse, non ebbe alcuna reazione anzi ricambiò lo sguardo dello chef e sorrise compiaciuto “Non preoccuparti, ormai mi è passata” Cosi dicendo il ragazzo uscì dalla cucina, lasciano Kyle da solo, “Già…FINALMENTE ti è passata”.  Sorrise e poi ritornò al suo lavoro.

Angel era nel suo letto e tentava di dormire, ma una miriade di pensieri le invadevano la testa: l’avevano vista? L’avevano riconosciuta? Queste due domande l’assillavano fin da quando aveva abbandonato il campo di battaglia. Guardò l’orologio: erano le dieci. Stanca di rimanere al poltrire nel letto, si alzò e si diresse verso la cucina, vi entrò e trovò suo zio, intento a leggere il giornale, già vestito chissà da quanto; quest’ultimo, non appena la vide entrare, sfoggiò un sorriso a ventiquattro denti. “Allora piccola guerriera, come è andata sta notte?”. Piccola guerriera.  Suo zio la chiamava sempre così, almeno da quando aveva deciso di abbracciare quella croce, uccidendo tutti i mostri generati da suo padre. “E’ andato tutto bene…le Mew Mew erano sul posto, come previsto…” lo zio fece una smorfia “Eh, le Mew Mew… ancora non capisco come hai fatto a collegarle con quel bar… devo ammettere che, questa volta, mi hai davvero sorpreso!” Angel si sedette di fianco allo zio “Già… i miei poteri empatici stanno crescendo: è successo per caso… sono passata davanti al bar e ho letto l’annuncio, il mio sesto senso mi diceva di entrare…” “Sesto senso? Tu ne hai almeno diciotto di sensi!” Angel sorrise e si servì di un caffè e di un cornetto, portati dalla cameriera. “Comunque adesso sono nei casini, non posso permettermi il lusso di far associare la ragazza della scorsa notte con me, la nuova cameriera del cafè…non voglio che mi scoprano” “E per quale motivo?” Angel sorrise nuovamente “Perché il mio decimo senso mi dice così…” lo zio rise di gusto “Allora perché non usi i tuoi poteri per camuffarti?” “Hai ragione, ci avevo già pensato io…la prossima volta farò così…” Il professore si alzò e si affacciò alla finestra “Adesso comunque dovremo stare più attenti, i mostri avranno sicuramente captato la forza delle Mew Mew e faranno di tutto per impossessarsene…” “Infatti…il mio compito si complica, da paladina della notte a baby sitter…sto degenerando…” l’uomo sorrise ancora “Sarai prudente?” “Certo”. Angel si alzò e fece per uscire dalla stanza “Dove stai andando?” la ragazza sorrise maliziosamente “Sole,vento…moto…” l’uomo ridacchiò “Già, già la moto…” Angel uscì dalla stanza e corse in camera sua.

Strawberry era intenta ad osservare il gate, dal quale il suo adorato Mark (nda BLEAH!^^) sarebbe dovuto uscire da lì a pochi istanti, “E’ possibile che ci metta tanto?” sbraitò infastidita e cominciò a sbuffare sonoramente. “Ma la vuoi piantare? Non vi vedete da tre mesi, adesso un minuto in più o uno in meno cosa vuoi che cambi?” Mina guardò innervosita l’amica che continuava a fremere “Cosa ne vuoi sapere tu? Acida e fredda come sei è normale che nessuno ti piglia!” Strawberry guardò Mina furente, Lory sorrise malinconicamente: quelle due non sarebbero mai cambiate! Le due ragazze continuarono a punzecchiarsi e ad urlare per tutto l’aeroporto finquando una voce non attirò la loro attenzione. “STRAWBERRY!” Mark, appena uscito dal gate, aveva un braccio alzato in segno di saluto. Strawberry rimase un attimo interdetta alla vista del suo ragazzo, poi corse verso di lui a braccia aperte con le lacrime agli occhi. “MARK!” gli si fiondò praticamente addosso, facendolo cadere a terra, lo abbracciò prepotentemente e nascose il volto tra le sue spalle singhiozzando. Mark rispose all’abbraccio dolcemente, poi le accarezzò i capelli “Piccola mia, quanto mi sei mancata…” “Anche…tu…mi…sei…mancato…Mark!” Il ragazzo sorrise e si rialzò, Strawberry si asciugò le lacrime e poi si abbandonarono in un lungo e tenerissimo bacio. Dall’altra parte, Lory e Mina sorridevano e, addirittura, quest’ultima aveva le lacrime agli occhi. “Allora piccioncini… finalmente vi siete ritrovati, eh?” Mark si avvicinò alle due ragazze e, una alla volta, le abbracciò. “Come è andato il viaggio?” “Tutto bene…mi sono annoiato un po’, ma è andato tutto bene!” Le ragazze sorrisero poi Strawberry intervenne “Mark, immagino che tu adesso debba ritornare immediatamente a casa, giusto?” “Si, infatti… mi dispiace amore, ma manco da casa da parecchio e i miei genitori vogliono stare un po’ con me…” Strawberry baciò il suo ragazzo a fior di labbra, “Non preoccuparti, io e le ragazze dobbiamo andare al cafè quindi…” al solo sentir nominare il cafè, le ragazze si rabbuiarono ed immediatamente i loro pensieri si concentrarono sulla notte appena passata. “E’ successo qualcosa?” Mark fissò le ragazze preoccupato, temendo che fosse accaduto qualcosa di grave; Lory e Mina entrarono in panico e Strawberry, sbrigativamente, gli prese il braccio “No…no…non è successo niente! Sempre la solita vita qui…è soltanto che…già…” Strawberry guardò le amiche in cerca di sostegno “E’ solo che Ryan non sta molto bene e siamo un po’ preoccupate!”  “Si si! Ryan è molto malato! Ha la febbre alta…non sai quanto è preoccupato Kyle!” “Oh…mi dispiace, forse domani potrei andarlo a trovare!” Strawberry lo fissò stupita “No!...volevo dire…non è il caso…sai com’è Ryan…a lui da fastidio tutto, è odioso, sicuramente si comporterebbe male…” Lory e Mina annuirono vistosamente “Bah…se lo dite voi…comunque è ora di andare” le ragazze gli sorrisero e Mark, prese le borse, cominciò a dirigersi all’uscita dell’aereoporto, seguito dalle altre, che gli camminavano alle spalle “Grazie ragazze, mi avete coperto!” “Perché non hai detto la verità a Mark?”Strawberry guardò Lory tristemente “Perché non voglio che si preoccupi…lui mi vorrebbe proteggere, ma non è più il cavaliere blu ormai…” “Capisco…” Mina si fermò “Senza contare che adesso ci hanno anche scoperto!” Lory abbassò gli occhi e, come lei, Strawberry, “Chissà cosa succederà adesso!” “Ryan ha deciso di aspettare Pam prima di convocarci in una riunione…deve essere preoccupato anche lui…” le ragazze si fissarono incerte, poi Strawberry tornò sognante dal suo Mark.

Al cafè, le ragazze avevano appena finito di lavare e sistemare la sala; come sempre, anche quel giorno non avevano avuto un attimo di respiro. Angel uscì dalla cucina e salutò le altre “Allora ragazze io vado…” “Ciao Angel, ci vediamo domani!” la ragazza uscì dal cafè sorridendo mentre tutte le altre si sedettero attorno ad un tavolino, aspettando Ryan che scese dopo poco. “Non avevo detto che dovevamo aspettare Pam per riunirci?” “Si…ma noi vorremo capirci qualcosa” Mina rispose acidamente a Ryan che, di tutta risposta, la guardò con il suo solito sguardo glaciale, facendola rabbrividire “Mina ha ragione…chi sono i nostri nemici? E soprattutto…chi ci ha scoperto?” un silenzio calò nella stanza “Purtroppo non sono ancora in grado di rispondere a queste due domande…mi dispiace, ma ne so quanto voi…” le ragazze si guardarono confuse e Ryan abbassò gli occhi. Un urlo interruppe il silenzio e le ragazze si voltarono verso il parco “Cosa sta succedendo?” “E’ l’urlo di un bambino!” “Saranno dei mostri…squadra Mew Mew in azione!” le ragazze si fissarono e poi corsero fuori dal cafè, seguite da Ryan e Kyle. “MewBerry!” “MewMina!”  “MewLory!” “MewPaddy!” “LoveBerry!” “METAMORFOSI!” le cinque ragazze si trasformarono ed arrivarono al parco; due bambini erano stati attaccati da un mostro ed erano imprigionati in un liquido blu, che altro non erano che le braccia della creatura: uno dei bimbi era svenuto, l’altro urlava spaventato. “Non ti permetteremo di fare ancora male a quei bambini!” “Fiocco d’azione!” Mina scagliò il suo attacco e liberò i due piccoli prigionieri, prontamente soccorsi da Loveberry “Sei un essere spregevole, ma noi Mew Mew ti puniremo! ANGELI PROTETTORI DELLA TERRA CUSTODI NOW!!” “RAGAZZE STATE ATTENTE IL SUO CORPO E’ INTERAMENTE COMPOSTO DI FLUIDI… NON POTETE COLPIRLO FACILMENTE!”  il mostro infastidito dalla presenza delle ragazze allungò il braccio liquido, colpendo MewMina e LoveBerry, che vennero scagliate lontano. “NO! RAGAZZE!!!” MewBerry si imbestialì e corse verso il demone che, immediatamente, l’avvolse con il suo arto d’acqua in modo che non potesse respirare “MEWBERRY” Ryan tentò di correre verso di lei, ma Kyle lo bloccò “NON PUOI AIUTARLA!!” MewLory e MewPaddy provarono a liberarla,  ma senza successo,"E’ finita…non respiro…MARK…AIUTAMI!”. Improvvisamente, il demone mollò la presa, facendo cadere MewBerry a terra svenuta. “A quanto pare sono arrivata in tempo!” una figura comparve dal nulla in cima ad un lampione. Le MewMew si voltarono a fissarla e la ragazza scese dal lampione rivelando il suo volto: aveva una pelle chiarissima, gli occhi di un blu intensissimo ed i capelli lilla, lisci legati in una coda; indossava dei pantaloni neri di pelle, ed un top sportivo molto aderente dello stesso colore. “Allora a voi mostri non è bastata?” la ragazza si avvicinò al mostro che indietreggiò e, preso dal panico, tentò di colpirla con il suo braccio-frusta, ma senza riuscirci; la misteriosa salvatrice non si scompose minimamente anzi si avvicinò all’arto immobile, fece un gesto deciso con la mano e la frusta fu scagliata contro il suo assalitore, che cadde rovinosamente a terra. La ragazza, con una velocità incredibile, gli fu subito sopra “Adesso…sparisci!” con una mano creò una sfera di energia elettrica e la scagliò sul mostro, che si contorse sofferente e svanì nel nulla. Ryan, stupito, guardò per un attimo l’elegante figura della misteriosa ragazza dai capelli lilla e poi corse da Strawberry “MewBerry!” tutte le ragazze si fondarono su di lei, che dopo poco riaprì gli occhi “…Strawberry?” Ryan la teneva in braccio e la ragazza, non appena si rese conto di dov’era, arrossì veracemente “Tutto ok? Stai bene? Il mostro ti ha ferita?” “N...no!” Lei arrossì ancora di più e Ryan la fece mettere in piedi. “Ma… il mostro?” “La ragazza misteriosa l’ha sistemato…” “Ho capito…” si ritrovò a fissare Ryan ed il suo cuore battè all’impazzata. “Ragazze è meglio se tornate tutte a casa, sarete stanche…” le cinque Mew Mew annuirono poi, una ad una, si salutarono ed andarono via; rimase solo Strawberry, che si addentrò nel parco da sola. “Perché il mio cuore batte sempre non appena ti vedo?...Ryan…ho paura di provare qualcosa per te…” una lacrima le bagnò il viso, illuminato dalla luna “MARK…”
    

Lo sappiamo, lo sappiamo, vi abbiamo stupito eh? Non vi aspettavate l’ultima confessione eh?? SONO UN GENIO DEL TRIANGOLO!!!!BUAHBUAHBUAH (ale2:aiutatemi è impazzita!) Cmq adesso la cose si complicheranno di più, vi preannunciamo tanti scontri e tante litigate…! Lo sappiamo che le mitiche MewMew hanno fatto una figura di merda in qst cap, ma presto avranno la loro riscossa!!! (alé!!!^   ^) Allora mi raccomando continuate a leggere la storia e leggete! Anzi vi propongo una votazione, da uno a dieci giudicate il nuovo personaggio, la due facce Angel! Ci aspettiamo tante risposte e soprattutto tanti commenti…CAPITOOOOO!!! KISS ALE & ALE…

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Capitolo 4
*** Malinconia ***


Malinconia
Ciao a ttt!!! Scusate l'attesa!!!
Smigol (l’ale malata) e Gollum (l’ale malefica) vi salutano ^___^
Siamo felicissime perché avete letto in tantissimi la nostra ff (ke pariataaaa!)
Un grazie speciale a Miky e Maggy ’94, grazie delle stupende recensioniii… invitiamo voi e non solo a commentare anche questo capitolo che a mio modesto parere (qll di gollum) è stupendissimooo… vi lasciamo buona letturaaaa!

Angel correva sulla sua moto a più non posso; era rimasta a sorvegliare nell’oscurità del parco Strawberry fino a quando non l’aveva vista rincasare. Una strana malinconia la pervadeva: pensava al volto della rossa e alle lacrime che aveva versato, “Per quale motivo? Perché piangevi? Ti pesa dover salvare ancora il mondo?” sorrise amaramente: forse si, forse veramente non ne poteva più di dover affrontare un nuovo pericolo, di dover rischiare ancora la vita. “ E’ tutta colpa nostra papà…” fermò la moto su di una collina in periferia, da cui era possibile ammirare lo spettacolo di Tokyo di notte, con tutte le sue milioni di luci splendenti. Cominciò a piangere singhiozzando, “Perché, perché, perché?” si abbassò di scatto e tirò un pugno a terra, “Questa è la mia guerra, nessun altro deve combatterla! Nessuno altro deve soffrire!” Rimase inginocchiata a lungo, fissando la città; si alzò di scatto, perse l’equilibrio e ricadde a terra, si rialzò sulle ginocchia e si prese fra le mani la testa, che le girava vorticosamente. “Non permetterò che qualcuno soffra così…” alzò lo sguardo verso il cielo “papà…dammi la forza!”

Al cafè Mew Mew, quel pomeriggio, c’era meno gente del solito e le ragazze lavoravano con più tranquillità; Ryan, stanco di non far nulla, si era sistemato dietro la cassa e, per tutto il tempo, non aveva perso di vista un solo secondo Angel, che quel giorno le sembrava molto più fiacca del solito: era pallidissima e, ogni volta che rimaneva senza far nulla, si appoggiava al muro, chiudendo gli occhi e mantenendosi la testa. Distolse per un attimo lo sguardo dalla ragazza ed incrociò quello preoccupato di Lory, “Ryan? Ci hai fatto caso anche tu?”  il ragazzo annuì pensieroso “si vede che non sta bene…forse dovrebbe tornare a casa…sarebbe meglio!” “Non mi pare il caso di farsi i fatti suoi…magari le parlo appena chiudiamo…” “mh…certo che non ha proprio una bella cera…è così pallida, ed ha gli occhi gonfi…secondo te cos’ha?” Ryan si voltò verso Lory sorridendo “sarà stanchezza tutto qui…ma adesso non preoccuparti, torna a lavorare” lei gli sorrise rasserenata e  ritornò a prendere le ordinazioni. Il biondo abbassò lo sguardo sulla cassa ”perdonami se ti mento Lory, ma non è il caso di allarmarsi…”. Appena chiuso il locale, Angel salutò tutti e si diresse verso la sua moto: ultimamente aveva preso il vizio di andarsi a fare un giretto notturno, prima di tornare a casa; era un modo come un altro per rilassarsi e lei ne aveva un immenso bisogno. “Ciao!” si voltò e vide Ryan dietro di lei, che la fissava con quei suoi immensi occhi blu “Ciao…”. Il biondo le si avvicinò “E’ tutto ok?” Angel tremò un po’ e lo fissò sorpresa: non si aspettava quella domanda. “E’…tutto ok…” “Non sembra…” la loro vicinanza la fece arrossire imbarazzata; era la prima volta che non riusciva a pilotare una conversazione a suo piacimento. “Lo so che non sono cose che mi riguardano… in fondo non ti conosco ancora bene, ma se c’è qualche problema puoi contare su di me…” la ragazza lo fissò stupita: raramente aveva ricevuto da estranei tanta dolcezza. Si fermò a fissarlo ed i suoi occhi, così profondi ed intensi, le fecero gelare il sangue; per un attimo la sua volontà cedette, avrebbe voluto raccontargli tutto, avrebbe voluto liberarsi e, soprattutto, avrebbe voluto essere libera di piangere sulla sua spalla. Ma resistette e gli rispose con un semplice sorriso “Sto bene grazie…” Ryan la guardò un po’ deluso, poi sospirò “ok…come vuoi…” si voltò e cominciò ad incamminarsi ma, sentendosi preso per mano, si voltò e vide Angel sorridere timidamente, “Vuoi farti un giro?”  la ragazza indicò con lo sguardo la sua adorata moto, lui la guardò sorpreso e poi sorrise. Kyle, nascosto dietro la porta del cafè, dopo aver assistito a tutta la scena, rientrò fischiettando soddisfatto.

“Allora che ne dici?” Ryan era aggrappato ad Angel che guidava la moto ad una velocità elevatissima, su di una strada isolata; il ragazzo, ogni tanto, deglutiva quando osservava l’ago del contachilometri sfiorare i 160km/h…stavano veramente andando forte!!! “Ho freddo!” Angel rise di gusto “Già…c’è un po’ di vento! Ma pazienta altri due minuti e ci fermiamo!” Ryan sorrise e, quando la ragazza frenò, distrattamente la urtò leggermente sulla schiena, arrossendo appena. Appena accostarono, Ryan scese e rimase immediatamente incantato dallo spettacolare gioco di luci della città avvolta dalle tenebre. “Ti piace?” Ryan annuì poi guardò Angel, che ricambiò lo sguardo. Rimasero a fissarsi per un po’, poi lei appoggiò i gomiti alla ringhiera che separava la collina dal vuoto del dirupo. “ Questo è un po’ il mio rifugio… me ne sono innamorata la prima volta che sono salita qui sopra…è tutto così sereno…sembra che nulla possa intaccare questo posto…e poi…il vento…” chiuse gli occhi e si lasciò accarezzare da una folata che le scompigliò i capelli. Ryan rimase a guardarla affascinato, ma si riscosse non appena la vide rabbrividire; le si avvicinò e, mentre lei aveva ancora gli occhi rivolti a Tokyo, timorosamente l’abbracciò da dietro, appoggiando la testa sulle spalle. Un brivido percorse la schiena di Angel, ma non rifiutò il contatto: il tepore di quelle braccia era davvero confortante…. Si voltò per contemplare la sua testa bionda ma, quando avvertì il ragazzo muovere la testa, girò velocemente il capo, arrossendo. Ryan se ne accorse ed avvicinò le sue labbra all’orecchio di Angel, mormorandole “i tuoi occhi non sanno mentire…sono così limpidi…saprò sempre se c’è qualcosa che non va...” Angel, ancora stretta nel suo abbraccio, si girò in modo da trovarsi faccia a faccia con il ragazzo e, cercando di mascherare il rossore, gli sussurrò “tu puoi leggere nei miei occhi…perché sono così anche i tuoi…” i volti dei due ragazzi erano a pochi centimetri di distanza e l’atmosfera si stava facendo piuttosto intima; Ryan cominciò a guardare le labbra di lei, ormai così vicine alle sue…così vicine, ma ancora così lontane… la voglia di annullare quella lontananza lo penetrò appena, vide la ragazza chiudere gli occhi e, dopo un attimo di esitazione, la baciò a fior di labbra. Pochi istanti che parvero un’eternità e poi si separarono; Angel aveva riaperto gli occhi e lo fissava con uno sguardo, illuminato da una piccola luce, lui fece un sorriso appena visibile poi chiuse gli occhi, desideroso di baciarla ancora. Un trillo rovinò il momento magico, il cellulare di Angel squillava e lei arrossì, “Scusami…”. Si allontanò da lui per pochi minuti e, quando gli si riavvicinò, aveva l’aria un po’ nervosa “devo rientrare…” Ryan la fissò “già, ormai sarà tardi” Così dicendo salirono sulla moto e, velocemente, si avviarono verso casa.

Kyle si rigirò nel letto poi, in maniera molto sofferente, aprì gli occhi e guardò l’orologio: le sette e mezzo; secondo i suoi normali standard, era già tardi. Si alzò e si diresse verso il bagno, si lavò e si vestì velocemente sbadigliando ogni due minuti. Scese le scale ed entrò in cucina, dove trovò Ryan intento a leggere il giornale. “Buongiorno Ryan…” si voltò verso il ragazzo, che gli rispose con un sorriso “ ’giorno Kyle” il moro lo fissò per un po’ stupito, poi si avviò a preparare il caffè “allora, dormito bene?” la domanda lo stupì ancora di più del sorriso precedente, “…mh…si!” mise la caffettiera sul fornello e accese il gas, “ …e tu?” “benissimo!” Kyle lo fissò di nuovo sconcertato: andava bene il sorriso, anche la domanda, ma il dormito benissimo era troppo! “stai… stai bene?” Ryan lo guardò perplesso “ti sembra che stia male?” “no…” Kyle ritornò vicino alla cucina, concentrandosi sul caffè ormai pronto, prese la caffettiera e per poco non gli cadde dalle mani quando sentì il biondo fischiettare allegramente! “Kyle, tu invece sei sicuro di star bene?”  Kyle arrossì poi lo guardò “Io…io si!...sei tu che sei strano stamattina…” servì il caffè all’amico e mise sul tavolo un piatto con dei biscotti al cioccolato ed al limone; distrattamente Ryan ne prese uno al cioccolato e incominciò a mangiarlo. “cosa te lo fa pensare? Io non sono strano…” Kyle sorseggiò il suo caffè “a parte il fatto che prima hai fischiettato, cosa che non hai mai fatto, adesso stai mangiando della cioccolata…” riprese a sorseggiare il caffé, mentre il biondino guardava stupito il biscotto che teneva tra le mani “…non me ne sono accorto…” si affrettò a bere il suo caffé, poi buttò il biscotto che aveva incominciato a mangiare, Kyle sorrise “non è da te essere distratto…” Ryan arrossì, no… non era da lui, “già…” “devo presupporre quindi che ieri ti sia divertito in moto…” il pasticciere fissò il volto di Ryan per alcuni secondi, giusto il tempo di gustarsi la smorfia di stupore che gli si era stampata in volto, Ryan sorrise e si alzò “non posso nasconderti nulla eh?” “no…nulla…sono peggio di Sherlock Holmes…” il ragazzo rise di gusto, poi uscì dalla cucina, “dove vai?” “in giro, mi piace quando per strada c’è poca gente…” “allora ci vediamo alle tre…” Ryan arrossì di nuovo e fissò storto l’amico, che stava lavando le tazzine, poi uscì. “ah…com’è bello l’amore…”

Angel arrivò in perfetto orario al caffè, ma davanti all’entrata tentennò per un attimo, pensando alla sera precedente, poi con gesto deciso aprì la porta. “salve Angel…” Kyle era fuori dalla cucina e stava parlando a telefono. Lei lo salutò con un cenno della mano, entrò nei camerini, dove si infilò la divisa, ed uscì. Kyle le venne incontro “allora, tutto bene?” Angel annuì e gli sorrise “oggi penso che le ragazze arriveranno un po’ prima…” “ok…” senza dire altro si avvicinò ai tavoli ed incominciò a sistemare le sedie al loro posto. Ryan rientrò dopo poco “Kyle sono tornato!” ma, al posto dell’amico, vide Angel ed arrossì: i capelli legati in due trecce, che le scendevano sulle spalle, i grandi occhi ambrati incorniciati con un po’ di matita, e la divisa, che accentuava l’armoniosità della sua figura, le donavano moltissimo! Quando sentì lo sguardo di Angel posarsi su di lui arrossì ancora di più; lei lo salutò con un cenno della mano, lui le sorrise e le si avvicinò “allora va meglio rispetto a ieri?” la ragazza arrossì leggermente “si…va meglio…” lui le lanciò uno sguardo malizioso “ah? E come mai?” lei sorrise e gli si avvicinò “devo ringraziare un mio amico…” Ryan si avvicinò di più  “mh…mi piacciono i ringraziamenti…” “non ho mai detto che sei tu quell’amico…” “io non l’ho mai pensato…” erano di nuovo vicinissimi, Ryan poteva sentire il respiro di Angel sul suo collo, lei accennò una smorfia col naso e il biondo le accarezzò la guancia con una mano. “voglio baciarla…ma non come ieri…” si stava ricreando l’atmosfera della sera precedente, ma si irrigidirono di colpo: erano nel cafè… non potevano. Ryan ritrasse velocemente la mano e si allontanò “bene, sono felice che tu stia meglio, ma adesso… a lavorare!” Angel lo guardò pensierosa, poi abbozzò un sorriso “Ryan?” il ragazzo si voltò verso di lei “grazie” lui la fissò compiaciuto per qualche secondo, poi sorrise e andò in cucina. “non posso dirti la verità, non posso dirti che so di te…della tua storia…dei tuoi genitori…” abbassò per un attimo il capo “ma posso proteggerti, e posso…” il viso le si arrossì poi, sognante, riprese a lavorare.

Era appena stato chiuso il locale e tutte le ragazze erano nel camerino per cambiarsi; solo Angel era ancora a lavoro, sistemando i tavoli. Kyle e Ryan erano in cucina.
“Ragazze avete notato anche voi? Oggi c’era qualcosa di strano…” Paddy richiamo l’attenzione delle ragazze “già, Angel e Ryan erano mooolto sospetti!” Berry si intromise ridacchiando “in che senso?” Lory guardò le amiche stranita “beh…ogni volta che incrociavano lo sguardo arrossivano e, quando Ryan ha rivolto la parola ad Angel, beh… le fissava le labbra con degli occhi…” le ragazze squittirono un “davvero???”, mentre Strawberry le fissava accigliate “quei due sono troppo grandi per mettersi insieme dopo pochi giorni…riflettete si conoscono appena!” le ragazze la guardarono deluse e restarono in silenzio, pensando a ciò che poteva essere successo tra quei due; dopo un po’, Paddy schioccò le dita “ho un’idea…venite con me, ma fate piano!”  le ragazze le si avvicinarono e la seguirono fino al cortile del cafè dove, anche se un po’ disordinatamente, si nascosero dietro un cespuglio, fissando la scena davanti a loro: Angel e Ryan che ritornavano al locale dopo aver buttato la spazzatura…(lo so ke nn è romantico, ma che c poss fare? Nd Gollum) “ascoltiamo…shhh!!!”
I due ragazzi camminavano lentamente e in silenzio; improvvisamente, Ryan si bloccò prendendo la mano di Angel. Lei arrossì e si fermò davanti a lui “cosa c’è?” “volevo chiederti una cosa…” Angel lo guardò stupita “cosa c’è?” lo disse con una voce tanto dolce da far diventare la faccia del biondo di un colore simile al bordeaux “mh…più tardi hai da fare?” Angel lo fissò titubante “no…perché?” “volevo chiederti se ti andava di venire a mangiare qualcosa…” “con te?” “nooo, con il vicino…sai, è una persona molto simpatica, ha delle crisi depressive, ma quando sta bene è un gran simpaticone!” Angel rise di gusto, “si va bene, a che ora?” “alle nove al parco, che ne dici?” “certo…allora a dopo…” Angel si girò, ma Ryan non le lasciò la mano, anzi la tirò delicatamente verso di se, abbracciando la ragazza e la baciò di colpo, lei rimase stupita per un attimo, poi lo strinse anche lei e rispose al bacio. Si staccarono per mancanza di ossigeno, Angel salutò Ryan che le sorrise e rientrò nel cafè. Non appena videro la via libera, le cinque Mew Mew uscirono fuori dal loro nascondiglio, guardandosi in faccia stupite. A rompere il silenzio ci pensò nuovamente Paddy, che saltando urlò “NON PENSAVO CHE RYAN POTESSE ESSERE COSI’ FIGO!!!” Lory la calmò, trattenendola, e Mina si mise una mano sul volto farfugliando qualcosa tipo “ma si può essere così stupidi?” Berry incominciò a parlare “che cosa imbarazzante! Non avremmo mai dovuto spiarli!” Lory annuì e Mina infastidita girò le spalle “MH! Non pensavo che Ryan potesse essere così irresponsabile!” le ragazze si fermarono a fissarla, interdette “perché dici così Mina?” Paddy le si avvicinò mentre tutte le ragazze continuavano a rimanere immobili “NON CAPITE? Quella ragazza lavora nel cafè ed è a stretto contatto con noi… se scoprisse il nostro segreto, chi ci dice che non ci tradirebbe?” “cosa vuoi dire con questo Mina?” Strawberry, che fino a quel momento non aveva parlato, si intromise nella discussione con un tono piuttosto rauco e nervoso “che Ryan è stato avventato! Non vi rendete conto? Il cafè, la nostra copertura… potrebbe saltare tutto all’aria! Se la stampa sapesse chi siamo andrebbe tutto in mille pezzi e noi ci ritroveremo a fare da cavie in qualche laboratorio! Riflettete! Molte sono state le persone a noi vicine che ci hanno scoperto! Angel è una sconosciuta! E poi Ryan è il capo di questo progetto, non dovrebbe distrarsi e…” Mina non riuscì a terminare il discorso che Strawberry le tirò un sonoro ceffone sulla guancia “MA TI RENDI CONTO DI COSA DICI? QUEL POVERO RAGAZZO HA PERSO LA FAMIGLIA, HA SACRIFICATO IL SUO FUTURO, LA SUA VITA INTERA PER QUESTO PROGETTO! NON HA AMICI AL DI FUORI DI NOI, NON HA NESSUNO!” Strawberry ansimava per lo sfogo che aveva avuto, poi abbassò il volto, inondato dalle lacrime, e strinse i pugni. “io…sono preoccupata quanto te, Mina! Anche io ho paura di questi nuovi nemici, ho paura di quella misteriosa ragazza che ci salva ma che conosce la nostra vera identità! Ma…non ci riesco… non riesco ad incolparlo…lui ci ha dato tutto e adesso…deve vivere la sua vita…non possiamo rimproverarlo di nulla…” La rossa era ormai sconvolta dai singhiozzi, Berry le si avvicinò e la strinse mentre le altre si fissavano, dopo un momento Mina si avvicinò a Strawberry  “perdonami…hai ragione…” la gattina alzò lo sguardo e sorrise “bene…adesso torniamo a casa…” le ragazze sorrisero, ma tutte quante avevano gli occhi umidi di pianto, tutte quante per la seconda volta nella loro vita si erano rese conto di quanto un loro amico avesse sofferto…

Alle nove in punto, Ryan era davanti all’entrata del parco appoggiato sulla sua spider rossa e di Angel nemmeno l’ombra! Ryan si guardava intorno visibilmente nervoso, quanto tempo avrebbe dovuto aspettare? Di tutta risposta la vide avvicinarsi, fasciata da un lungo cappotto marrone, che faceva intravedere il vestitino corto color vinaccia, gli stivali alti, dello stesso colore del cappotto e della cintura che le incorniciava i fianchi “bene…se entro due minuti non svengo…posso dire di essere un grande…” Angel, avvicinandosi, osservò l’elegante figura di Ryan, vestito con una camicia bianca stretta, che faceva risaltare il torace allenato, un jeans scuro leggermente largo, e al collo un nastro nero. “ciao…” “ciao…” si salutarono con un bacio sulla guancia e il profumo di pesca di lei invase le narici del ragazzo, che rimase un attimo imbambolato, poi entrarono in macchina. “allora dove mi porti?” Ryan le sorrise “in un bel ristorante…fidati!” “mh…avevo proprio fame…” dopo un po’ arrivarono davanti ad un palazzo ben illuminato, Ryan parcheggiò e, prendendo la mano della ragazza, entrò nel ristorante italiano. Appena si accomodarono, Ryan la cominciò a fissare con occhi penetranti ed Angel ricambiò lo sguardo maliziosamente. “non possiamo guardarci per tutta la serata…” “direi di no…” Angel sfiorò col piede la gamba di Ryan sotto il tavolo “allora di cosa parliamo?”

I due ragazzi uscirono dal locale mano nella mano: Ryan rideva di gusto ascoltando il racconto di Angel. “…AHAH…no ti prego dimmi che non è vero…AHAH…” “non ridere…è vero…” “non oso immaginarti…una così dolce e tenera ragazza che prende a calci il più figo della scuola…” “…nel bel mezzo della sua partita di pallone…la semifinale per l’esattezza…” Ryan si mise una mano in faccia e rise ancora più forte. “…mh…è davvero una bella immagine di te…all’apparenza una piccola ragazza indifesa…in realtà un Bruce Lee in minigonna…Carino!” Angel rise di gusto “un Bruce Lee in minigonna? Questa è nuova!” Arrivati davanti alla macchina, i due si staccarono e si osservarono per un istante, poi si abbracciarono romanticamente; la ragazza, confortata da quella intimità si strinse al biondo e affondò la sua testa nell’incavo della sua spalla, il biondo, sentendo le labbra di lei sul collo, arrossì leggermente. “sai…non stavo così bene con qualcuno da molto tempo…troppo forse…” Ryan sorrise e l’allontanò in modo da poter guardare i suoi occhi color miele. “anche io…sono stata bene…” Angel fissò quegli occhi color ghiaccio, che parevano tanto desiderosi di calore e si perse in quel blu mentre si stringeva ancora a lui, che l’abbracciava forte come per non perderla. “io…” “shh…” Angel lo zittì “non dire nulla…lasciati abbracciare…” Ryan si abbandonò completamente a quell’abbraccio, si sentiva finalmente parte di qualcosa, sentiva che la persona che aveva davanti poteva capirlo…e le sue braccia…gli infondevano un calore quasi innaturale. Quel momento romantico fu interrotto dal telefono di Ryan, che iniziò a squillare. Senza lasciare la ragazza, il biondo rispose, abbastanza seccato da quella intrusione. “RYAN, VIENI SBRIGATI! UN NUOVO ATTACCO!” Sentendo la voce di Kyle, il biondo impallidì ed allontanò la ragazza, che lo guardava spaventata “dove?” “siamo tutti nel parcheggio dello stadio…quelle creature ci stanno attaccando… MUOVITI!” Ryan riattaccò e guardò Angel turbato. “Cos’è successo?” Ryan ignorò la domanda e rispose automaticamente “devo andare…” “NO!” Angel lo bloccò “voglio venire anch’io!” “cosa?...non puoi” “vengo…” “non è il caso…è pericoloso!” “lo è anche per te…qualsiasi cosa sia…se lo è per una cintura nera di karate, lo è anche per un ragazzo qualunque…”Ryan scosse il capo: aveva letto determinazione negli occhi della ragazza ed aveva avuto come l’impressione che non l’avrebbe mai convinta. “D’accordo…ma stai attenta…e non allontanarti da me…” “ok!” entrarono velocemenre in macchina e Ryan iniziò a riflettere su come dire ad Angel che le sue colleghe erano le MewMew “possibile che la mia fortuna mi faccia perdere le persone prima ancora di averle conosciute un po’ meglio?”

Appena arrivarono al parcheggio, si ritrovarono davanti ad una scena agghiacciante: dappertutto bruciavano macchine e la terra era cosparsa di cenere. “ma cosa sta succedendo qui?”  Angel si aggirò tra le macerie, poi incrociò lo sguardo preoccupato di Ryan, che rimaneva in silenzio. “RYAN!” Strawberry corse da lui, seguita da Kyle, dalle altre cameriere del cafè e da un altro ragazzo. Angel le fissò incredula e, contemporaneamente, le ragazze fecero lo stesso con lei “ …cosa ci fa lei qui?” “è troppo lungo da spiegare… adesso muovetevi!” non ebbe neanche il tempo di finire di parlare, che un’esplosione li travolse ed i calcinacci volarono sul gruppo come proiettili. “TUTTI A TERRA!” i ragazzi non se lo fecero ripetere due volte, ma un sasso colpì Angel sulla spalla destra, ferendola. Appena la situazione si calmò, il gruppo si alzò “Angel!” la ragazza era a terra sofferente e si teneva con la mano la spalla che sanguinava copiosamente. “Angel…va tutto bene?” Angel annuì e si alzò a fatica; Ryan, vedendola in difficoltà, la prese in braccio e l’affidò a Kyle “rimanete lontani, non dovete essere coinvolti…” Kyle annuì, mentre il biondo incominciò a correre verso le ragazze; la ragazza, preoccupata, seguì con lo sguardo Ryan e si mosse debolmente tra le braccia di Kyle “no…non preoccuparti…andrà tutto bene!” Angel lo fissò sofferente, poi si abbandonò completamente tra le braccia del moro facendo fatica anche a tenere gli occhi aperti. “Andiamo, ragazze, trasformatevi!” le ragazze annuirono, il misterioso ragazzino baciò la guancia di Berry e poi corse da Angel e Kyle. “MEWBERRY!” “LOVEBERRY!” “MEWMINA!” “MEWLORY!” “MEWPADDY!” “METAMORFOSI!!!”  le ragazze si trasformarono, mentre il trio in disparte osservava la scena; Angel sapeva benissimo che le ragazze erano le MewMew, ma non avrebbe immaginato che riuscissero a sprigionare un simile potere! Il nemico attirato dalla potenza delle cinque uscì allo scoperto: aveva le sembianze di una donna altissima dai lunghi capelli corvini, tra le cui mani erano pronti dei dardi di fuoco. Con un ghigno, scagliò una serie di proiettili, che le ragazze riuscirono prontamente a schivare; MewLory cominciò a muoversi per prima “fiocco…d’acqua!” l’attacco andò a segno, il demone vacillò ed incominciò a scappare, “Dove pensi di andare? Fiocco d’azione!” il mostro schivò il colpo, girandosi di scatto, e colpì MewMina che cadde a terra rovinosamente. Mewberry e Loveberry, intanto, erano prigioniere di un circolo di fiamme, “le fiamme sono troppo alte… non possiamo scappare!” Loveberry cominciò a tossire, mentre MewBerry la sorreggeva “se non ci muoviamo qui finiamo arrosto…” il mostro si avvicinò al cerchio infuocato e, con un ghigno malefico, preparò un dardo da lanciare contro le ragazze. All’improvviso, una frusta viola bloccò il braccio del mostro, che cadde a terra per la potenza dell’impatto. “LASCIA STARE LE MIE AMICHE!” una figura sottile sbucò in lontananza; MewMina, che finalmente si era ripresa, gridò “MEWPAM!” la ragazza si avvicinò al gruppo, mentre il mostro si rialzava “è ora di farla finita…MewLory! Libera Mewberry e Loveberry!” Lory annuì e, con il suo attacco, spense l’acqua, “e adesso a noi! Fiocco d’energia!” l’attacco colpì in pieno il demone, che ululò di dolore, “adesso ci penso io! FIOCCO…IMMOBILIZZA!” il mostro venne bloccato dall’attacco della scimmietta che, a sua volta, urlò “MEWBERRY LOVEBERRY TOCCA A VOI” le ragazze sorrisero, poi si presero per mano “PREPARATI A RICEVERE IL NOSTRO COLPO SPECIALE MEOW… DOPPIO FIOCCO DI LUCE…MASSIMO SPLENDORE!” con un urlo agghiacciante, il mostro scomparve, lasciando le ragazze da sole nel parcheggio. “BERRY!” il ragazzo vicino ad Angel e Kyle corse verso la piccola MewMew e l’abbracciò; tutti quanti risero sollevati, finquando l’urlo di Kyle interruppe il momento di gioia “ANGEL!”. La ragazza, in braccio a Kyle, tremava ed aveva perso conoscenza. Ryan corse verso di lei, maledicendo la decisione che aveva preso poco prima.


Siamo di nuovo noi!! (lo so ke state dicendo “ke palle” o”ma va?”)
Speriamo che qst chappy vi sia piaciuto…ovviamente vogliamo tanti commentini…anke tipo l’ho letto,bello (o brutto)…Quindi COMMENTATEEEEE!!! Vi lanciamo un’altra domanda: “fra quanti capitoli faremo venire un infarto a Strawberry, stroncando così la sua carriera da Mew Mew?” (Skerziamo oh mio Dio sto diventando malefica anke io!!!AIUTATEMIIII!!! nda Smigol) cmq “quanto è figo da uno a dieci Ryan? (20! Nda Gollum) passando a cose serie, (come se ne fossimo capaci…nda Gollum) (antipitica nda Smigol) (fermatela vi prego nda Gollum) “che reazioni avranno secondo voi le MewMew nei confronti di Ryan, che ha portato Angel con se? E Ryan si sentirà in colpa perché Angel è stata ferita???” (che domande machiavelliche…nda Smigol) COMMENTATE E A PRESTOOO!!!
                                              Gollum & Smigol

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Capitolo 5
*** Incomprensioni ***


Incomprensioni Ciao a ttt!!! Scusate il ritardo, ma io Gollum, ho avuto parecchie cose da fare, tanto per cominciare devo studiare…SOB!(Come se poi io, Smigol, non andassi a scuola come lei!!!) Poi dato che il compleanno della mia cara Smigol si avvicina, per regalo ho deciso di scriverle due storie molto particolari, naturalmente di mia invenzione! Quindi ho parecchie cose da scrivere e ho avuto qualche difficoltà nel pubblicare qst chappy…! Non succederà più! Vogliamo ringraziare parecchie persone, le prime due miky e maggy’94 grazie per i vostri commy, naturalmente li aspettiamo anke alla fine di questo capitolo, poi evilinnie e i suoi mitici commenti costruttivi…Thank you! Mi raccomando continuate a commentare!!! BUONA LETTURAA!

I ragazzi, sentendo le sirene della polizia avvicinarsi, si erano allontanati dal parcheggio alla svelta e, lungo tutto il tragitto, nessuno aveva aperto bocca. Una volta al sicuro nel cafè, tutti presero posto nella sala, sedendosi sulle sedie oppure rimanendo semplicemente in piedi: l’aria che si respirava era carica di tensione e di attesa. Ryan scrutò i volti di tutte le MewMew, con aria consapevole: le ragazze gli lanciavano delle occhiate di puro disprezzo e lui sapeva benissimo che, di li a poco, qualcuna gli avrebbe chiesto spiegazioni. Abbassò lo sguardo per un secondo e Mina, non deludendo il biondo, cominciò a parlare, con aria di sfida. “Devi dirci qualcosa, Ryan?” il ragazzo non sembrava intenzionato ad aprir bocca, teneva il capo abbassato e le braccia molli lungo i fianchi, con aria colpevole. “Allora… stiamo aspettando!” la voce acida di Mina riscosse il biondo che fissò la sua interlocutrice, ma i suoi occhi, in genere azzurrissimi e brillanti, erano cupi e vacui, come se la mente del ragazzo fosse proiettata altrove. Almeno, era quella la sensazione percepita da Strawberry che, appollaiata su di una sedia, lo osservava attenta, tralasciando per un attimo le medicazioni di alcune sue scottature. “Era con me quando avete telefonato… non appena ha sentito la parola ‘attacco’, ha insistito per accompagnarmi e sono stato costretto a portarmela dietro…” Ryan finalmente aveva incominciato a parlare “Bell’irresponsabile che sei!”  la voce arrabbiata di Berry risuonò nell’aria e Ryan si voltò verso di lei, stupito da quell’intervento. “Sei stato imprudente…hai visto cosa le è successo?” continuò la ragazza, seguita dai cenni di approvazione delle altre ragazze, eccezion fatta per Pam, che tenendosi fuori dalla discussione, era elegantemente appoggiata al muro, con le braccia conserte. Ryan, non sapendo cosa controbattere, abbassò nuovamente il capo e si sedette. “E’ stata ferita, Ryan! Lei non è una MewMew!” Berry insistette ancora, fissandolo accigliata, mentre Tasuku, dietro di lei, annuiva mestamente. “Non attaccatemi…lo so anch’io!” pensò amareggiato il ragazzo. “Ryan? Sappiamo che per te è stato difficile…ma è stata un’azione avventata portarla li con te: ci ha scoperto…e si è ferita!” Lory, sostenuta dalla stretta di mano di Paddy, aveva timidamente preso la parola nella discussione. “Queste cose le so anche io…” la voce del ragazzo si stagliò fredda nell’aria. “Ecco, ci siamo… adesso si arrabbia: la tua voce è troppo significativa per chi, come me, ha imparato a decifrarla…e comprenderla…”  rifletté la rossa delle MewMew, continuando insistentemente a scrutare il ragazzo che, in quel momento, si era appena rialzato, come a troncare il discorso. La ragazza non fece neanche in tempo a formulare quel pensiero che vide Mina, presa da un impeto d’ira, tirargli uno schiaffo. “LO SAI? E ALLORA PERCHÈ LO HAI FATTO?” Ryan si allontanò dalla ragazza, massaggiandosi la guancia arrossata, ma senza profferir parola. “Sei uno stupido…hai fatto una cosa che il vero Ryan non avrebbe mai fatto!” insistette la ragazza “Il VERO Ryan?” la voce del biondo era oramai talmente tagliente da poter ferire la ragazza, che gli stava di fronte. Strawberry rabbrividì, abbastanza preoccupata da come si stava sviluppando la situazione, e a mala pena percepì la mano di Pam, che nel frattempo le si era avvicinata, poggiarsi sulla sua spalla. “Si…il Ryan che eri prima di incontrare Angel… quello che manteneva il sangue freddo sempre e comunque.” Ryan guardò Mina con disprezzo, ma lei sostenne lo sguardo. “Cosa c’entra Angel?” “Semplice: tra di voi sta nascendo qualcosa…qualcosa che, ora come ora, è negativo!” Gli occhi azzurrissimi di Ryan, che fino ad allora erano rimasti sempre freddi come il ghiaccio, nell’udire quelle parole si dilatarono leggermente per lo stupore; le ragazze si guardarono dapprima preoccupate ma poi, facendosi forza l’una con l’altra, cominciarono ad annuire, davanti allo sguardo interrogativo del ragazzo. “Siete tutte d’accordo?!” La voce di Ryan parve vacillare un po’, ma il suo sguardo non lasciò spazio ad alcuna fragilità, almeno in apparenza; Mina guardò le sue compagne che, una dopo l’altra, annuirono nuovamente mentre Lory confermò i dubbi del biondo con un timidissimo “Si”. Ryan, accusando il colpo per la prima volta, abbassò lo sguardo, per non rivelare tutta la tristezza che lo cominciava ad invadere. Poi, con la voce più ferma che avesse, disse “Allora non abbiamo più niente da dirci!”. Con un gesto violento si strappò la fascetta nera che aveva al collo, rivelando una cicatrice circolare, segno dell’esperimento che aveva compiuto su se stesso anni prima. “Da adesso in poi, il coordinatore del progetto MewMew sarà solo Kyle: a me…a me non interessa più NIENTE!” Così dicendo girò i tacchi e si avviò alle scale, dove trovò l’affascinante pasticciere appena nominato ed Angel, entrambi in piedi con gli occhi sgranati per lo stupore. “Sei davvero sicuro di quello che hai fatto, Ryan?” gli chiese Kyle, con voce tremante. “L’ho detto: a me non interessa più niente…” superò il moro che non era riuscito a controbattere, troppo stupefatto per riuscire a rispondere. “Angel…come stai?” il biondo si rivolse con voce dolcissima alla ragazza e lei si tranquillizzò all’istante: temeva che Ryan fosse incollerito anche con lei, per quanto era successo. “Sto molto meglio… ma tu?” Il biondo, senza dire nulla, la prese per mano e la condusse in camera sua. “Ryan…?” Angel era alquanto confusa. Il ragazzo chiuse la porta poi si girò verso di lei e l’abbracciò, affondando il volto tra le sue braccia. “Ryan?” ripeté la ragazza, interdetta. “Permettimi di sfogarmi, almeno con te, per favore…” il corpo del giovane fu sconvolto da violenti singhiozzi, mentre numerose lacrime bagnarono la maglia di Angel. “Ryan…” pensò tristemente lei, cominciando ad accarezzare affettuosamente la schiena del giovane, che continuava a piangere “E’ tutto a posto…”.

Angel era in camera di Ryan da molto: dopo essersi sfogato a lungo, il biondo si era fatto convincere dalla ragazza ad infilarsi sotto le coperte del suo letto e non erano passati più di cinque minuti che si era addormentato. Angel, che si era intrattenuta per parecchio a consolarlo, sorrise e, soffocando uno sbadiglio, guardò l’orologio: erano le sette del mattino e lei era rimasta, per tutta la notte, fuori. Si alzò dal letto e, aprendo la porta, avvertì un mugolio proveniente dalla massa di coperte vaporose: Ryan si era mosso. Credendo che il biondo si fosse svegliato, la ragazza si voltò verso di lui e rimase incantata per qualche secondo, osservando la splendida figura del ragazzo: in quel momento, era piegato su di un lato e stringeva convulsamente il cuscino; il volto, dopo essere stato a lungo contratto dalla rabbia, in quel momento era immerso in una tranquillità immensa, i capelli erano sparsi sul cuscino come fili d’oro e la pelle leggermente ambrata risaltava sul bianco delle lenzuola. Angel sorrise nuovamente, chiudendo la porta, e si avviò al piano di sotto, augurandosi di non trovare nessuno.
Scese le scale velocemente e sentì una voce familiare chiamarla dalla cucina. “Angel!” la ragazza si diresse verso la stanza titubante e vi trovò Kyle, che armeggiava con una caffettiera “Ti sei svegliata, buongiorno! Ti va del caffè?” lei annuì entusiasta e lo chef gliene porse una tazza “Veramente non sono proprio andata a dormire stanotte…” “Come sta?” “Mh…” il ragazzo non indagò oltre, traendo da quel mugolio diverse informazioni significative. Angel sentì la porta della stanza aprirsi ed indirizzò lo sguardo in quella direzione: era appena entrata la stessa bellissima ragazza che il giorno prima aveva salvato le altre; non avendo ancora avuto modo e l’occasione di presentarsi, Angel non ricordava il suo nome e la osservò attentamente non percependo, nei suoi occhi color ametista, nulla se non il vuoto più totale ed assoluto. “Buongiorno” la voce fredda della ragazza la fece trasalire, ma si riprese prontamente e le rispose, con voce altrettanto gelida “Buongiorno”. Percependo l’atmosfera di sfida che si stava creando, Kyle intervenne allegramente “Ah…che sciocco: voi non vi siete presentate! Allora…lei è Angel, questa simpaticona qui invece è Pam…” “Piacere…” le due ragazze, rispondendo quasi all’unisono, si diedero la mano e la pesante atmosfera andò scemando, non appena le due si scambiarono uno sguardo complice e poi sorrisero contemporaneamente. “Angel, per quanto riguarda stanotte…” incominciò l’affascinante pasticciere “Non preoccuparti io non dirò nulla…oggi pomeriggio rimarrò a casa: immagino che, dopo ieri, dobbiate parlare anche voi…” Kyle si rabbuiò per un istante, pensando all’accesa discussione tra Ryan e le ragazze della notte precedente. “Già…ma immagino che tu voglia dei chiarimenti…” Angel scosse la testa “Voi non dovete sentirvi in obbligo a spiegarmi nulla e, se vuole, sarà Ryan a dirmi tutto, anzi…per favore Kyle, quando si sveglia fammi telefonare…” “Certo…” Angel salutò il ragazzo con un bacio sulla guancia e fece un cenno con la mano a Pam, che ricambiò sorridendo. “Allora a domani…” “ A domani Angel!”. Non appena sentì la porta del locale chiudersi, Kyle osservò curioso la MewMew viola che, intanto, si era seduta al posto di Angel. “Allora ha colpito anche te…” “Di che parli?” “Mh…non saprei spiegarlo, ma ha l’innaturale capacità di entrare nelle simpatie di tutti…” Pam sorrise al moro, che la fissava stupito “Quella ragazza, Kyle, appare molto diversa da com’è in realtà…non so se lo hai notato, ma i suoi occhi…” “Lo so…sono identici a quelli di Ryan…” “Già”

Ryan si svegliò soltanto nel pomeriggio: la stanchezza dei giorni precedenti si era fatta sentire tutta all’improvviso ieri sera. Aprì gli occhi a fatica e guardò l’orologio sul comodino: erano le tre, le ragazze sarebbero arrivate di li a poco e ripensando al litigio della sera, anche se per pochi secondi, i suoi occhi furono tentati di riempirsi di nuovo di lacrime. Si alzò e andò in bagno, si fece una doccia veloce ed, altrettanto velocemente, si vestì. Sospirò prima di aprire la porta, scese le scale con passi pesanti ed arrivò in cucina dove Kyle lavorava ad un dolce. “Ciao” la voce di Ryan fece letteralmente sobbalzare lo chef, che si girò verso il ragazzo ansimando. “Mi hai fatto prendere un colpo!” Ryan sorrise, immediatamente ricambiato da Kyle. “Hai fame?” Il biondo fece cenno di no col capo e osservò, con il suo famoso sguardo, gli occhi del moretto, che rabbrividì: non si poteva fare altrimenti quando Ryan Shirogane ti fissava negli occhi. “Hai veramente deciso?” “Non ho cambiato idea…” i due ragazzi continuavano a fissarsi intensamente “Sarà per sempre?” il biondo, nell’udire quella domanda, si addolcì immediatamente “Non dipende da me…” “No?” “No. Le ragazze devono capire che anche io ho diritto ad una vita…” “E tu? Lo hai capito?” Ryan, sorpreso da quella domanda, non rispose ed abbassò lo sguardo. “Io sono dalla tua parte Ryan…” il moro si avvicinò al ragazzo e l’abbracciò. Ryan si lasciò cullare per qualche secondo da quel contatto quasi fraterno poi, udendo la porta del caffè aprirsi e le ragazze parlottare tra loro, si staccò dall’amico e, con fare distaccato, uscì dalla cucina trovandosi davanti Berry, Puddy, Mina e Lory. Il gruppetto lo fissò un attimo interdetto, il biondo invece non degnò nemmeno di uno sguardo le ragazze e uscì dal caffè, con passo deciso. Le ragazze si guardarono tristemente. “Non ci ha nemmeno guardate…”mormorò Puddy, aggrappandosi a Lory. “Mina…abbiamo fatto la cosa giusta?” Berry guardò confusa l’amica che non la ricambiò se non con una frase gelida. “Non sta a me deciderlo.”

Ryan camminava per il centro di Tokyo: aveva appuntamento con Angel in un locale. Avrebbero mangiato qualcosa e, soprattutto, avrebbero parlato.  “Mai come questa volta preferirei affrontare un alieno…” accelerò l’andatura e sospirò. Dopo pochi minuti, arrivò davanti al bar dell’appuntamento, il Gaulon. Sbirciò dalle vetrine del locale per controllare se Angel fosse già lì e, per sua meraviglia, la vide seduta, intenta a sorseggiare una bibita fredda con una cannuccia. Ryan entrò nel bar e si fermò un secondo a contemplare affascinato la figura seduta al tavolino: la ragazza aveva legato i suoi capelli verde smeraldo in una coda bassa con un nastro rosso, il busto era vestito con una maglietta a maniche corte, dello stesso colore del fermacapelli, le lunghe gambe erano lasciate scoperte da una graziosa minigonna a pieghe di jeans ed i piedi erano calzati da graziose ballerine intonate all’abbigliamento. Il ragazzo arrossì impercettibilmente e si avvicinò al tavolo; Angel, appena lo vide, sorrise e lo salutò con la mano sinistra. “Vedo che ti fa ancora male la spalla” “Già…ma poco” rispose la ragazza toccandosi la parte del corpo interessata, mentre il biondo la guardava pensieroso. “E’ stata colpa mia: non avrei dovuto portarti con me…” abbassò lo sguardo, al contrario di Angel che lo fissava indagatrice. “Te l’ho chiesto io…” “Si, ma non avrei dovuto comunque…” “Non è successo nulla…” “Ti sei ferita…” “Lievemente…” “Sei svenuta…” “Ero scossa…” “Sei stata male…” “Per poco tempo…” “Se…” “BASTA!” l’urlo di Angel risuonò nel locale e tutti i clienti si voltarono vero la ragazza abbastanza sorpresi, mentre lei si ricomponeva ed il suo viso diventava dello stesso colore della sua maglia. Ryan la fissò con il suo solito sguardo di ghiaccio, aspettandosi una reazione, un sussulto. Ma non successe nulla e Angel continuò a fissarlo calma. Ryan dilatò leggermente gli occhi per lo stupore: mai nessuno era rimasto indifferente a quello sguardo, senza provare un benché minimo imbarazzo o disagio. La ragazza si accorse che il biondino aveva mutato espressione e ridacchiò “Non usare quello sguardo su di me…non funziona!” Ryan sorrise e, dopo poco, anche la ragazza lo ricambiò, facendo accelerare i battiti di Ryan. “Usciamo…” A quelle parole, il biondo la guardò confuso “Cosa?” “Andiamo via, ho voglia di divertirmi oggi…” “Ma…io…” Angel si alzò e zittì Ryan, poggiandogli un dito sulle labbra. “Tu non devi dirmi nulla, per citare parole tue: a me non interessano i fatti…a me, Ryan Shirogane, interessi tu!” Angel pronunciò l’ultima frase con una voce insolitamente roca e Ryan arrossì, non abituato a tanta schiettezza. Angel si allontanò dal ragazzo, andò a pagare il suo conto e, senza aspettare il ragazzo, uscì fuori dal locale“E’ così che vedo sfumare il mio pranzo…ah…” .
I due ‘piccioncini’ cominciarono a camminare sulla riva del lago di Tokyo, mano nella mano; ogni tanto, Angel vedeva qualche fiore e si fermava a raccoglierlo: solo in quel momento le loro mani si slacciavano per poi intrecciarsi di nuovo, subito dopo. Erano silenziosi ma non imbarazzati: l’atmosfera che si respirava era tranquilla e i due ragazzi provavano benessere solamente nello stare vicini; le parole avrebbero rovinato quella splendida atmosfera. Arrivati nel parco, Ryan si sedette sul prato soleggiato, appoggiando la schiena contro un albero, ed Angel subito lo imitò, posizionando la testa sulla sua spalla. Il ragazzo si voltò verso di lei e la guardò “Adesso…sembra tutto così calmo…” “Così come non è…” “Già…” Angel alzò lo sguardo, incrociando quello limpido di Ryan: era rapita da quegli occhi e bastava una semplice occhiata per incatenarla a lui, a quello sguardo così dolce…così romantico “Mi piaci…”  Queste due parole le risuonavano nella mente, mentre i loro volti si avvicinavano e le loro labbra si incontravano nuovamente, vogliose le une delle altre. Si strinsero l’uno all’altra e lei gli buttò le braccia al collo, mentre le loro labbra si continuavano a scontrare dolcemente. Poco tempo dopo, si separarono: l’ossigeno era indispensabile per entrambi. Il biondo guardò la ragazza con aria incerta, Angel, notando questo tentennamento, fece appoggiare la sua testa bionda sulle sue gambe. Ryan, in quella posizione, si rilassò e chiuse gli occhi e lei, avvertendo il corpo del ragazzo farsi più pesante, schiuse la bocca in un lieve sorriso e cominciò ad accarezzargli amorevolmente i capelli. Ryan, sentendo il tocco delicato della ragazza a cui si stava affezionando sempre più, si ritrovò a pensare ad una cosa, che gli fece torcere le viscere “Ho fatto la cosa giusta…”

Le Mew Mew erano finalmente al completo ed aspettavano pazientemente Kyle nel laboratorio del cafè; quel pomeriggio il cafè era chiuso per la riunione straordinaria del gruppo, stabilita alla luce della comparsa di quegli strani esseri che infestavano la città e che sembravano impossibili da fermare. Il pasticciere salutò le ragazze con voce triste, mentre Strawberry fissava con occhi spenti quella che, una volta, era la postazione di Ryan. “Allora…” esordì Kyle richiamando a sé la massima attenzione da parte di tutto il gruppo. “Purtroppo, dai dati raccolti, non sappiamo ancora con precisione chi sia il nostro nemico né a cosa aspiri…” “Non si sa cosa sono?”  “No, Paddy. Sembrerà strano, ma non abbiamo raggiunto alcuna spiegazione, nonostante abbiamo fatto numerose ricerche… è tutto un’incognita…” “Mh…non sappiamo né cosa sono, né da dove provengono e né cosa vogliono…allora cosa sappiamo?” Berry domandò preoccupata, “Pochissimo, l’unica cosa di cui siamo venuti a conoscenza, è il fatto che  Tokyo non è la prima città in cui sono apparsi: è come se si spostassero di luogo in luogo per tutto il mondo…preferiscono soltanto le zone industrializzate, il che ci porta ad una prima conclusione: sono intelligenti, si nascondono, viaggiano e attaccano i luoghi dove capiscono che possono creare gravi danni e perdite.” Le ragazze ammutolirono, preoccupate. “A rigor di logica, quindi, si potrebbe pensare che attacchino solo per il puro e semplice gusto di annientare?” Pam si intromise “Esattamente…ma un’altra cosa ci ha fatto rimanere perplessi. Il fatto è che i mostri, come avrete ben notato, sono attratti dai vostri poteri e, se azzardiamo un po’ le ipotesi, potremmo arrivare ad una terza conclusione: queste creature sono esseri artificiali.” Dopo l’ultima affermazione un silenzio tombale, carico di terrore, calò nella stanza, “A-artificiali? Cioè…è stato un uomo a crearli?” la voce di Lory era palesemente tremolante “Si…soltanto un essere artificiale può avvertire i vostri poteri…è inquietante a dirlo, ma è così” Mina rabbrividì e domandò, con una nota di panico nella voce. “Come possiamo affrontarli. allora? Non sono alieni!” “I vostri poteri, se pur in maniera minore, sono ugualmente efficaci… Ryan stava lavorando ad un modo per incrementarne la potenza, ma…” “Dov’è adesso?” “E’ fuori, con Angel…” “Ah bene, siamo in mani d’oro…” Mina commentò sarcastica e Strawberry, che fino a quel momento non aveva aperto bocca, sbattè nervosamente le mani sul tavolo, facendo voltare tutti i presenti verso di lei . “Tu…ancora ti comporti così? Io, mi dispiace, ma mi dissocio!” disse furente, rivolta a Mina. “Cosa vorresti dire?” “MINA?! Ma non ti rendi conto? Quel ragazzo sta iniziando solo adesso a vivere, non ci pensi? Per tutti questi anni, la sua vita è stata sempre confinata dentro le quattro pareti di un laboratorio…ora…ora sta…” non riuscì a terminare la frase perché le lacrime le cominciarono a rigare il viso arrossato dalla rabbia. “Capisco quello che pensi Strawberry, ma lui è il capo di questo progetto e, di conseguenza, dovrebbe comportarsi come tale. Non mi sembra proprio che lo stia facendo, anzi…” Mina fissò tutte le altre Mew Mew che annuirono, ma non troppo convinte. “Non stai ragionando in maniera giusta” La voce fredda di Pam si levò nell’aria e Mina, sussultando, osservò confusa la sottile figura della ragazza, con un timore quasi reverenziale “Pam…” “Scusa la franchezza Mina, ma il tuo comportamento è puramente egoistico…” “E-egoistico? Lui rischia la vita di tutto il mondo ed io sarei egoista?” Mina, quasi dimentica del fatto che si stesse rivolgendo al suo idolo, ritornò ad essere aggressiva e sbattè una mano sul tavolo, ma senza riuscire ad intimorire la splendida modella “Io penso di si…” “Lui…capisco che lui ha sacrificato la sua vita per noi…ma non l’abbiamo obbligato, ha scelto lui!” “Già Mina ha scelto lui…ma dopo la morte dei suoi genitori per mano di un alieno, dopo avrer affrontato una infanzia infelice e dopo aver passato tutta la sua esistenza a combattere quei maledetti alieni, per la salvezza dell’umanità…come puoi chiedergli di sacrificarsi ancora, sopprimendo i suoi sentimenti?” Mina si zittì e abbassò gli occhi, incapace di controbattere. “Adesso torniamo a noi…”  Kyle troncò in modo brusco quella discussione, che si stava spingendo su tasti dolorosi ed imbarazzanti. “Cosa c’è ancora?” Lory fissò il moro spaventata. “Si tratta di Hunter…” “Hunter?” risposero le ragazze all’unisono. “Già…è così che io e Ryan avevamo deciso di soprannominare la nostra misteriosa alleata… a quanto pare, non è la prima volta che appare, anzi, si potrebbe dire che segue la scia di quegli strani mostri: lei è stata in ogni città ‘visitata’ da loro; questo lo abbiamo capito leggendo diverse testimonianze di vittime di attacchi di queste creature, che si sono salvate in circostanze e modi alquanto sospetti…” “Allora possiamo fidarci…giusto?” le parole di Paddy risuonarono speranzose nell’aria “Non saprei dirlo con certezza: a quanto pare, anche Hunter riesce a percepire i vostri poteri e quelli dei mostri…quindi, penso che anche lei sia una di loro…” “Cosa?!” “Si…magari una sorta di anti-virus creato per sconfiggerli…” “Possibile..” il silenzio ricadde nella sede, mentre ognuno dei partecipanti della riunione era silenziosamente intento a rielaborare le notizie acquisite. “Bene…per oggi, ho concluso…domani al cafè sarà tutto regolare…potete andare…” Le ragazze si alzarono e, salutando il ragazzo, uscirono una dopo l’altra; solo Pam rimase seduta dov’era e Kyle le scoccò uno sguardo divertito. “Non sarai stata troppo dura?” “No. Tutti devono crescere prima o poi…adesso tocca a Mina…” “Se lo dici tu…” detto questo, il moretto lasciò il laboratorio, mentre Pam rifletteva da sola.





Rieccoci qui per i soliti commenti finali…cosa dire questo capitolo è molto emotivo, dobbiamo ammettere che questa crisi Ryan-Mew mew non era prevista, ma è uscita di getto ed adesso va bene così…speriamo vivamente che questo capitolo vi piaccia perché ci costato parecchia fatica! Mi raccomando commentate! Vi invitiamo anche ad esprimere le vostre considerazione su di una eventuale coppia Kyle-Pam…fateci sapere!!!! BAAAAcIIII!               
                                                                                  Ale&Ale…
           …Gollum&Smigol

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Capitolo 6
*** Un debito da saldare ***


Un debito da saldare-pubblicato Ciauz!!!! Gollum e Smigol ritornano all’attacco dopo tanto tempo…scusate il ritardo ma abbiamo avuto qualche intoppo perché siamo state scaraventate entrambe ai due lati opposti del globo! (ua e che esagerazione io ero in Egitto e lei in Liguria…) Cmq ci faremo perdonare cn questo chappy che come avrete sicuramente notato e lunghetto… un salutone alle fedelissime che c commentano…aspettiamo come al solito i vostri consigli! UN BACIO A TUTTI e buona lettura!!!
 
 
 
Angel rientrò in casa mentre le otto erano passate da un pezzo, con il cuore che ancora non sembrava intenzionato a rallentare i battiti: il pomeriggio che aveva passato con Ryan era stato davvero fantastico!
Con aria sognante e distratta, attraversò il cancello di una elegante villetta in stile inglese e percorse un breve vialetto di ghiaia, fino ad arrivare al cospetto della porta d’ingresso. Non fece neanche in tempo a bussare al campanello che una graziosa ragazza, in tenuta da cameriera, le venne ad aprire; “Buonasera, signorina Angel” disse quest’ultima, “Buonasera, Annah. Mio zio è in casa?” “Si, sta già cenando in sala da pranzo”. Detto questo, la cameriera bionda si scostò e l’altra poté entrare in casa.
Con passi rapidi e leggeri, Angel attraversò l’ingresso ed il sontuoso salone, fermandosi sull’uscio di una stanza non meno elegante delle precedenti: al centro di essa, vi era sistemato un lungo tavolo ligneo, circondato da ben dodici sedie in stile classico, e , seduto a capotavola, un uomo abbastanza avanti con gli anni era intento a leggere una voluminosa pila di documenti, mentre consumava il suo pasto. La ragazza sorrise, “Ciao zio, sempre al lavoro?” l’altro, non essendosi accorto in tempo della presenza estranea, trasalì e distolse gli occhi sorpresi dagli incartamenti per rivolgerli alla nuova arrivata, che nel frattempo si era seduta vicino a lui. “Mi volevi far venire un infarto?” la ragazza sorrise nuovamente e rispose scherzosa “Non potrei mai…” “Qualche novità?” “No, nessuna…” lo scienziato colse un inusuale tono sognante nella risposta della nipote e sorrise “Ho l’impressione che, oramai, non sia più una questione di semplice…come dire?...lavoro, sbaglio?” “Non sbagli..” lei continuò con quel tono sognante, questa volta, arrossendo. “Vorrei comunque che ci pensassi bene…” azzardò lo zio, ben conscio di quanto potesse essere suscettibile e lunatica la giovane. Lei, di colpo, lo fissò seria e rispose “Non preoccuparti” “Bene! Tornando a noi… allora, mi hai inviato dati piuttosto interessanti sulle MewMew e sono riuscito ad analizzare la fonte dell’energia che sprigionano… è come pensavamo: il tuo bel principe azzurro ha creato quei poteri sfruttando la forza stessa degli alieni, incanalandola nel DNA di sei animali in via di estinzione…” “Ho capito… quegli stramaledetti alieni!” sbottò lei e ricevette un’occhiata compassionevole dallo zio. “Angel, dobbiamo assolutamente scoprire come ha fatto tuo padre a venire a conoscenza di quegli alieni, come ha creato quei mostri e, soprattutto, come…” si morse la lingua, consapevole di essersi spinto troppo oltre. “…come ha creato me, giusto?” l’uomo annuì mestamente, ma rimase zitto. “Sfortunatamente per noi, mio padre non è mai stato un uomo di molte parole e, quando scoprì l’esistenza degli alieni, si chiuse ancora di più in sé stesso e nel suo laboratorio, effettuando ricerche che non divulgò mai a nessuno. Avevo solo 7 anni, ma ricordo ancora perfettamente quegli uomini..” “Uomini?” la interruppe lo zio, incuriosito da quella novità nel racconto. Lei annuì “Credo appartenessero ad una società affiliata al governo degli Stati Uniti… la fama di mio padre era ben nota, gli alieni troppo feroci e così due rappresentanti di quella organizzazione vennero a casa nostra… non potrò mai cancellare la scena: li guardavo incuriosita nell’ingresso e loro, sentendosi osservati, mi salutarono gentilmente e cercarono di giocare con me…l’uomo più alto aveva occhi freddi, ma buoni; fu addirittura simpatico. Negli occhi dell’altro, invece, non trovai altro che cattiveria… mi spaventai, mi misi a piangere e fui presa in braccio da mamma, mentre papà fissava i due nuovi arrivati con il viso tirato e preoccupato. Si accomodarono tutti e tre in salotto e vi rimasero per parecchie ore, addirittura fino a sera inoltrata. Incuriosita da questo, prima di andare a dormire, sgusciai fuori dalla mia cameretta ed andai ad origliare alla porta del salotto… per quello che ricordo, quei due offrivano a mio padre aiuto, finanziario e materiale, in cambio di un valido mezzo per contrastare gli alieni; in più, gli dissero di aver trovato persone con un DNA “mutabile”, in grado di neutralizzare quei mostri… inutile dire che mio padre non impiegò neanche cinque secondi per accettare quella collaborazione…” Angel smise di parlare per un attimo, abbassando il capo, persa nei ricordi. Lo scienziato, benché curioso di sapere cosa accadde dopo, rispettò il silenzio della nipote: era rarissimo sentirla parlare del suo passato, anche se manteneva il suo solito tono freddo e distaccato nel raccontarlo. La ragazza rialzò il capo di colpo e, come se avesse trovato nuova forza, ricominciò il discorso. “Da allora mio padre non solo passò la maggior parte della giornata rinchiuso nel suo laboratorio, ma cominciò a trascorrervi anche la maggior parte della notte… accadeva spesso che, nonostante vivessimo sotto lo stesso tetto, non lo vedevo per diversi giorni… finalmente, dopo un anno, creò quei mostri, i Montras… all’inizio, erano solo embrioni grandi qualche centimetro, ma arrivarono allo stadio adulto nel giro di poche settimane. Avevano capacità incredibile ed un solo, terribile difetto: perdevano completamente la ragione e tendevano a distruggere tutto ciò che li circondava… tanto potenti quanto pericolosi: un esperimento scientifico miseramente fallito. Quella società, spaventata dai risultati, eliminò il progetto e tagliò tutti i ponti con mio padre… rimase solo…io rimasi sola… non lo vedevo più, oramai viveva in quei dieci metri quadrati che erano il suo laboratorio, alla ricerca di un metodo per contrastare le sue creature… io crebbi da tate e badanti, visto che la mamma non c’era più…” pronunciò quelle ultime frasi con un’insolita rabbia nella voce e l’uomo ne capì subito il motivo. “Non puoi incolparlo della sua morte…” Lei scattò in piedi, con gli occhi ambrati ridotti a due furenti fessure “Non posso? Non posso, dici? Lei era depressa! Aveva un marito inesistente! La vedevo camminare per casa con occhi vacui: pareva uno spettro! Era una splendida dona, ma nell’ultimo periodo sembrava come sfiorita… quando credeva di essere sola, piangeva ed io non potevo far nulla per aiutarla! Poi si ammalò e morì poco dopo… sentivo i medici ripetere che il male che aveva non era incurabile, ma che lei non aveva più voglia di vivere…non aveva più voglia di vivere! Sono sicurissima che se papà, almeno una volta, fosse andato al suo capezzale lei sarebbe guarita… ed, invece, non si degnò nemmeno di presenziare al funerale! Era una persona orribile:non riuscì ad abbandonare quel dannato studio neanche per cinque minuti, per vedere la mamma un’ultima volta, per vedere me…” si zittì nuovamente, questa volta per evitare che la tristezza e la rabbia, che ormai la invadevano, la tradissero con delle lacrime. L’uomo cercò parole che potessero confortarla, ma si rese conto che quel dolore era impossibile da liquidare con delle semplici fatte: l’odio, che aveva letto nei suoi occhi e visto trasparire nei suoi gesti, era covato dentro per anni e il vecchio zio sperò solo che, un giorno, avrebbe potuto trovare qualcuno con cui metterlo a tacere. “Eccola qui la vera Angel, quella che sarebbe adesso se non avesse uno scopo da raggiungere…ma, per quanto io mi sforzi, non riesco a capire: che razza di vita è la sua?” . Con uno scatto improvviso, Angel si alzò ed andò vicino alla finestra, dando le spalle allo zio. “È stata tutta colpa sua… un solo uomo è stato capace di rovinare la mia vita, quella di mia madre e di tantissime altre famiglie…ha commesso un solo errore, ma quanta gente ne deve pagare le conseguenze? Quante persone sono morte in quell’incendio per la sua insaziabile curiosità? Ormai ho perso il conto…” “Ma adesso stai combattendo i Montras… stai salvando centinaia di vite! Sei un’eroina!” A quelle parole, dalla ragazza si levò una risata gelida, inanimata che colpì lo zio come una sferzata, lasciandolo interdetto. Lei lo fissò intensamente, prima di rispondere. “Un’eroina salva il mondo perché ritiene giusto farlo, è convinta che ne valga la pena…” “Per te non è forse così?” “Certo che no! A me non interessa né del mondo né della gente che lo popola… sono tutti deboli ed ipocriti…guarda Tokyo! È stata attaccata prima dagli alieni, adesso dai Montras e nessuno ha mosso un dito per salvarsi! Se non fosse stato per quelle sei ragazzine la città, a quest’ora, sarebbe ridotta ad un cumulo di macerie da tempo!” “E allora perché lo fai?” “Perché devo” “Devi?” “Si, devo farlo per rimediare all’errore di mio padre… al mio errore di non averlo fermato quando ho potuto. Una volta sterminati tutti quei mostri, ti giuro, smetterò di trasformarmi… non mi fregherà più niente di nessuno!” angel si voltò di nuovo e fissò lo zio con aria trionfante, ma quell’altro le diede le spalle e si incamminò verso la porta, chiudendo il discorso con un semplice “Buonanotte”. “A domani” rispose la ragazza che, preso posto a tavola, chiamò Annah per ordinarle la cena.
 
Quello stesso pomeriggio, mentre Ange si era incontrata con Ryan, un’altra coppia era uscita insieme: Strawberry e Mark.
I due camminavano per il centro della città mano nella mano, soffermandosi ad ammirare le vetrine dei numerosi negozi presenti; il ragazzo parlava visibilmente contento, mentre gli occhi di lei sembravano persi nel vuoto, la mente immersa in un turbinio confuso di pensieri: i nuovi imbattibili nemici, la misteriosa Hunter, il furibondo litigio con Ryan… “Ryan…”  “Allora gattina, cosa ne pensi? Ti va?”. La ragazza sobbalzò lievemente e guardò l’altro, visibilmente imbarazzata: non aveva ascoltato minimamente il suo fidanzato, per tutto il tragitto. “Scusa Mark…ehm…io…ecco…io non stavo ascoltando! Scusami!” chinò il capo, con il viso dello stesso colore dei capelli. Il ragazzo la guardò serio “Strawberry, è da quando sono tornato che sei strana: ti sento più distante… c’è qualcosa che non va?”. La Mew rosa s’incupì, sentendosi in colpa per aver dato da pensare al suo adorato Mark. “Perdonami…è solo che ho parecchie cose per la testa!” l’altro rimase zitto poi, improvvisamente, tirò a sé la rossa e la cinse in un romantico abbraccio. “Piccola mia, ti prego…qualunque cosa accada sappi che ne puoi parlare sempre con me! Io… io farò sempre tutto ciò che mi chiederai perché ti amo con ogni fibra del mio essere e la tua felicità, per me, è la cosa più importante!”. La ragazza si strinse a lui e, colpita da quelle parole, si sentì gli occhi umidi. “Lo so, Mark…” con voce strozzata, riuscì a dire solo questo. Si odiò.
Restarono così abbracciati a lungo, mentre il sole tramontava e la ragazza si sentiva orribilmente, e stranamente, fuori posto.
 
Ryan era rimasto, per tutta la sera, al cafè. Non aveva smesso di pensare un solo attimo allo splendido pomeriggio passato in compagnia di Angel: quella ragazza gli trasmetteva un senso di fiducia fortissimo.
Più volte si sorprese a ricordare quegli occhi… il loro colore così innaturale lo attraeva magneticamente…e poi quei capelli così luminosi, quelle labbra morbide, quel profumo… quel delicato profumo di pesca, che lo faceva impazzire ogni volte che le si avvicinava, così dolce, ma anche così…così… “…peccaminoso”. Arrossì immediatamente: da quando aveva simili pensieri? Sorridente, si stese sul letto ed affondò la testa nel morbido cuscino. Non c’era niente da fare… ci era proprio ricascato!
 
Il sole era sorto da poco su Tokyo ed il parco ed il cafè erano immersi nel silenzio.
Kyle, mattiniero come al solito, era già all’opera in cucina, intento a spalmare un abbondante strato di panna sull’ennesimo dolce che le ragazze avrebbero servito quel pomeriggio. I gesti dell’affascinante pasticciere erano esperti e meccanici e la sua attenzione era solo parzialmente dedicata all’invitante golosità che stava preparando: la maggior parte dei suoi pensieri erano preoccupati e rivolti al biondino che dormiva placidamente al piano di sopra; sapeva benissimo quanto fosse importante per Ryan il progetto MewMew e quanto gli costasse dichiararsene fuori.
Accese il frullino elettrico, per mescolare una profumata crema al cioccolato, e non avvertì la presenza di Pam che, nel frattempo, era entrata nella stanza ed aveva preso posto su di una sedia, aspettando che il ragazzo finisse il suo lavoro. L’altro posò l’attrezzo che aveva in mano e si diresse, a grandi falcate, verso il forno, non degnando la ragazza di un solo sguardo. “Allora Kyle, quando la finirai di arrovellarti?” la soffice voce di lei lo fece ritornare alla realtà ed il moretto si voltò verso la modella, regalandole un affascinante sorriso. “Oh, scusami. Io…stavo riflettendo” “Su Ryan?” la Mew viola si alzò e si avvicinò sinuosamente a lui. “Già… mi chiedo per quanto ancora voglia mantenere la sua decisione… questa faida è così stupida…” “Non ne ho idea… le ragazze faranno meglio a capire velocemente che anche lui ha delle esigenze e poi…beh…sappiamo tutti e due che Ryan, prima o poi, crollerà…non potrà non preoccuparsi per noi quando verrà a sapere di nuovi attacchi… è la sua natura” il ragazzo sorrise “Lui e la sua mania di proteggervi… quando capirà che oramai siete forti abbastanza per farcela da sole?” risero entrambi a quelle parole poi, inaspettatamente, Pam appoggiò la testa sul petto del moretto, che sussultò impercettibilmente. Tra i due scese un silenzio carico d’attesa, che venne rotto dopo poco dalla ragazza. “E tu?” “Io cosa?” “Quando deciderai a prendere un po’ di tempo per te?” Kyle, a quelle parole, abbassò lo sguardo, incrociandolo con quello della ragazza. Come aveva potuto non accorgersi prima di quanto fossero belli e dolci gli occhi di Pam? “Io…non lo so” “Meriti anche tu una vita, Kyle, come tutti noi… posso capire che tutto questo è un gravoso fardello, ma avevi dei programmi per te, la tua carriera, la tua vita… hai soffocato tutto per il bene comune, per il progetto… ma, ora come ora, ha ancora senso tutto ciò? L’hai detto tu stesso che ormai siamo in grado di cavarcela da sole…” Il ragazzo sospirò, consapevole di ciò che Pam stesse cercando di dirgli. “Sai… quando decisi di rimanere al fianco di Ryan, decisi che sarei diventato tutto per lui, come lui per me… così è stato per parecchio tempo… all’inizio, ho rimpianto tante volte la mia scelta, tante volte sono stato sul punto di abbandonare il progetto, di abbandonare lui… ma, quando lo vedevo così determinato, non potevo far altro che chiedermi “Come fa un ragazzino, che ha affrontato tanti drammi, ad essere più forte di me?”… sai Pam, ancora oggi non so darmi una risposta, ma lui mi dà la forza di continuare e adesso…” “E adesso?” lo incalzò la modella “Adesso continuerò a badare a lui fino a quando non avrà più bisogno di me…” “Avrà sempre bisogno di te, sei la sua famiglia” “No Pam…la mia presenza non servirà più di tanto quando guarirà da tutte le sue ferite… gliene manca una sola da sanare…” “E dopo? Riprenderai a vivere?” “Si” Il moro appoggiò delicatamente le labbra sulla fronte tiepida della ragazza, lentamente si separò da lei e, salutandola, si diresse verso il laboratorio.
 
Ryan girovagava per il parco senza meta: da quando aveva abbandonato il progetto MewMew, le sue giornate erano diventate inesorabilmente più vuote e noiose.
Non badava molto alla direzione presa dai suoi piedi e la sua mente era come immersa nell’ovatta. Improvvisamente, però, qualcosa lo riscosse da torpore: il cielo era, infatti, diventato di colpo tutto grigio ed una fitta nebbia aveva circondato l’area  vicina; incuriosito, decise di addentrarsi nella zona più interna dei giardini, dove quella strana foschia sembrava essere più concentrata. Man mano che avanzava, l’aria cominciava ad essere più pesante, difficile da scrutare e, soprattutto, da respirare: il giovane americano iniziò ad ansimare e fu costretto a fermarsi, per riprendere fiato. Sentì un gelo penetrargli fin dentro le ossa e, spaventato si guardò attorno: la nebbia era avanzata fino a circondarlo completamente, inghiottendo alberi e cespugli, morti e spogli di ogni foglia.
Spalancò gli occhi cerulei sorpreso e si voltò per fuggire da quel posto, che sembrava uscito da un film horror; con il piede sinistro, toccò una pozzanghera ed, istintivamente, abbassò lo sguardo, per controllarne l’entità. Gli si gelò il sangue nelle vene: non aveva messo il piede in una pozza d’acqua, bensì in una scia cremisi. “Sangue” ed il solo pensiero che potesse appartenere ad un essere umano lo fece impallidire. Un orribile presentimento si fece largo nella sua mente e, quasi inconsciamente, cominciò a seguire quella scia scarlatta, per vedere a chi, o cosa, appartenesse. Si fermò dopo pochissimo: la sua ricerca era finita. Era appoggiata ad un albero, inerte e mortalmente pallida: il sangue le era sgorgato da numerose ferite, che le martoriavano l’intero corpo, e le imbrattava le ciocche più lunghe dei suoi splendidi capelli smeraldini. Il ragazzo cadde in ginocchio distrutto, con le guance rigate da copiose lacrime e gli occhi offuscati dal dolore.
Un bagliore e la figura, a lui tanto cara, sparì come anche il sangue. Ryan, attonito, si avvicinò all’albero e sentì, sotto le dita, solo la ruvida corteccia del tronco, privo di qualsiasi macchia vermiglia. Un vago sospetto cominciò ad insinuarlo ed il ragazzo si voltò, per scrutare il parco. Una gelida risata, levatasi nell’aria greve, confermò i suoi presentimenti: era caduto in una trappola.
 
Strawberry arrivò al cafè trafelata: impressionata da quella strana foschia, aveva percorso l’intero tragitto nel parco di corsa. Con una rapida occhiata, si accorse che la sala era completamente deserta e, per via della luce che filtrava dalla porta, che qualcuno era in cucina: Kyle, probabilmente. La ragazza entrò nella stanza e sei paia d’occhi la fissarono: le ragazze erano raccolte attorno al tavolo, mentre il pasticciere era appoggiato ad un mobile, con le braccia conserte. “Kyle… l parco è completamente…” “Lo so, dobbiamo sbrigarci!!!”
Dopo essersi trasformate, le sei MewMew uscirono di corsa dal locale seguite dal moretto, che cercava di mantenere la loro andatura; solo MewPam rimase indietro e, mentre le altre erano già entrate nel parco, la mew viola si voltò, alla ricerca degli occhi del ragazzo. “Rimani qui…rischi di essere coinvolto…” “Non preoccuparti, ma state attente…”. Fu un solo secondo. La ragazza si avvicinò a Kyle e posò delicatamente le sue labbra sulle sue; gli regalò un ultimo sguardo e poi corse via.
 
Non avevano percorso che pochi metri che le MewMew si erano ritrovate completamente avvolte dalla densa nebbia grigia, boccheggianti e confuse. Così come era successo a Ryan, anche loro notarono inorridite la scia di sangue e cominciarono a seguirla. “MewBerry, secondo te…chi?” la biondissima LoveBerry si avvicinò alla mew rosa, che correva avanti. “Non ne ho idea…ma ho un brutto presentimento…”. Arrivarono velocemente alla radura, dove si era fermato anche il ragazzo, e lì si bloccarono; le macchie vermiglie si erano fatte più frequenti ed ampie: di chiunque fosse quel sangue, era certamente conciato molto male. MewBerry, con uno strano senso di oppressione all’altezza del cuore, fu attratta dall’albero solitario che si erigeva in mezzo a quello spiazzo e scorse una sagoma umana appoggiata al suo tronco, seminascosta dalla nebbia. Trattenne il fiato: la striscia sanguigna proveniva da quella persona. Il grigiore si diradò leggermente e la ragazza a stento trattenne un grido spaventato. Ryan. Quel sangue apparteneva a lui. MewPam, con le lacrime agli occhi, tentò di avvicinarsi al suo amico, ma fu trattenuta da MewLory; MewBerry, incapace di dire o di fare qualcosa, crollò a terra singhiozzante mentre MewMina rimase letteralmente pietrificata. Solo LoveBerry e MewPam ebbero l’accortezza di avvicinarsi al ragazzo e, tastandogli il polso, emisero un lievissimo sospiro di sollievo: benché fosse in condizioni gravi, Ryan era ancora vivo. La mew viola se lo caricò sulle spalle mentre la mew bionda andò vicino a quella rosa, per farla rialzare. “Ragazze! È ancora vivo! Dobbiamo assolutamente portarlo fuori di qui!”. Le sei ragazze incominciarono a correre a perdifiato, ma la nebbia, fattasi più fitta, impedì loro di scorgere l’uscita. “Non vi permetterò di scappare…” le MewMew si impietrirono nell’udire quella voce così innaturale, senza scorgere nessuno. “CHI SEI? FATTI VEDERE!” MewMina urlò nel buio, agitata, mentre le altre si stringevano attorno a MewPam ed a Ryan. “Lui…non è vostro…lui…APPARTIENE A ME!”. Liane serpentine spuntarono dal sottosuolo, che immobilizzarono le sei combattenti e cinsero il ferito, separandolo dalle altre. “Lui… è MIO!” una donna molto alta e magra spuntò fuori dalla nebbia: era splendida, ma inquietante; aveva lunghi capelli rossi fiamma, che contrastavano con la sua pelle diafana; i lineamenti erano eleganti e perfetti mentre gli occhi, scarlatti come i capelli, puntavano famelici sul giovane americano, privo di sensi. “Il suo sangue mi appartiene…”. Fece per avvicinarsi alla sua preda, ma fu colpita da un potente attacco scagliato da MewMina, che era riuscita a liberarsi delle funi. La creatura fissò furente la mew blu, con il volto sfregiato stravolto dalla rabbia. “TU, RAGAZZINA! COSA HAI FATTO? ME LA PAGHERAI!”. Con uno scatto rapidissimo, il mostro si avvicinò alla ragazza e la trattenne per il collo, pronto a sferrare un suo potentissimo e micidiale colpo. “E’ la fine” gemette MewMina terrorizzata, mentre chiudeva gli occhi preparandosi al peggio. L’attacco non fu mai sferrato: un’abbagliante sfera luminosa scaraventò quella specie di vampira lontano dalla ragazza, che crollò a terra boccheggiante. Le MewMew si liberarono dalle loro prigioni di liane e corsero a soccorrere la loro amica, mentre una nuova figura compariva dalla foschia: Hunter. La nuova arrivata si diresse subito verso Ryan, accasciato a terra, lo prese in braccio e lo consegnò ad una MewBerry confusa ma riconoscente. “Andate…” “Ma…tu? Come farai da sola?” “Me la saprò cavare, ma il vostro amico ha un immediato bisogno di cure…” Detto questo, le MewMew si allontanarono velocemente, mentre Hunter osservava il suo nemico rimettersi in piedi. “MORIRAI PER QUELLO CHE HAI FATTO!” sbraitò la donna, facendo comparire innumerevoli liane dal terreno; l’altra, con un sorrisino strafottente stampato in viso, schivò abilmente quelle piante. “Davvero patetico…” disse sprezzante mentre, inginocchiata a terra, aprì un varco nel suolo, che inghiottì il Montras fino alla cintola, imprigionandola. “Patetici sono i tuoi poteri, patetica sei tu, patetica sarà la tua fine!” Hunter creò una palla di fuoco incandescente e la scagliò selvaggiamente contro a quell’essere, che scomparve in uno stridio acuto. Subito la nebbia si diradò e gli alberi ritornarono carichi di splendide foglioline verdi, mentre il cielo era tinto con i colori del tramonto. Angel, ancora sotto le mentite spoglie di Hunter, si avvicinò vicino all’albero secolare, ancora avvizzito e macchiato di sangue, e lo toccò. In un bagliore, i suoi rami si nascosero in una chioma smeraldina e la ragazza sorrise: era tornata la normalità.
 
Le MewMew, aiutate per l’ennesima volta da Hunter, riuscirono ad uscire senza ulteriori intoppi dal parco e, sulla via per il cafè, notarono che la foschia era finalmente scomparsa. “Andate avanti, io vado a controllare se Hunter sta bene!” MewPam, detto questo, si separò dalle sue compagne, ritornando nei giardini; con innata agilità, arrivò nella radura senza fare il minimo rumore e scorse la chioma lilla della ragazza, di spalle. Non volendo essere vista, la mew viola si nascose dietro ad un cespuglio e scomparve dietro ad un bagliore argentato, ritornando ad essere Pam. Non appena riaprì gli occh, la modella si accorse che la figura davanti a lei era cambiata: i capelli viola erano diventati verdi e la mano, dalla pelle così chiara, sembrava essere leggermente più abbronzata. Solo quando la sconosciuta si voltò, Pam la riconobbe, rimanendo piuttosto sorpresa. Angel; la ragazza che aveva salvato lei e le sue amiche in più di un’occasione era la nuova cameriera del cafè MewMew. “E adesso?”
 
 
 
Rieccoci qui…speriamo ke il chappy vi sia piaciuto e che ci abbiate scusato per l’immenso ritardo a pubblicarlo…SORRY!!!! Da un po’ di tempo a qst parte sto iniziando a covare istinti omicidi verso Smigol…(solo da un pò? Nda smigol) tutto è iniziato dopo il risultato del test “che personaggio di fullmetal alchemist sei?” sciaguratamente è uscito che lei è Edward Elric ed io Roy Mustang…nn fraintendetemi io adooro Roy, ma essere chiamata colonnello bastardo nn è proprio rilassante…io cmq mi vendico…CHIBICHIBICHIBICHIBI BUAHAHAHAHAH! Adesso dobbiamo proprio andare…ASPETTIAMO I COMMENTI SOPRATTUTTO DALLE FEDELISSIME!!! Baci baaaciii!!!

 

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Capitolo 7
*** Love feelings ***


 
 
 
Ryan era stato portato immediatamente all’ospedale più vicino.
I corridoi dell’edificio erano gremiti di uomini e donne, vestiti con il classico camice bianco, e di graziose infermiere che si prodigavano con solerzia per rendere più confortevole la degenza dei diversi pazienti.
L’inconfondibile, ed alquanto persistente, odore di disinfettante colpiva le narici di tutti, ma risultava piuttosto fastidioso per coloro che, non abituati ad esso, sedevano tranquilli nella sala d’attesa.
Tra tutti gli occupanti di quella stanza, sei ragazzine colpivano immediatamente l’occhio, a causa dei colori sgargianti delle divise da cameriera che indossavano.
- IO NON CE LA FACCIO PIÙ!- esclamò la più piccola di loro, vestita d’arancio, agitandosi sul sediolino in plastica- Quando arriva Kyle? Voglio sapere come sta Ryan!-
- Paddy non urlare, sei in un ospedale…- la rimproverò la più bella di loro, vestita di viola- E calmati; Kyle sarà qui a momenti; avrà trovato traffico.
La biondina smise subito di divincolarsi ed, immediatamente, il silenzio ripiombò cupo sul quel gruppetto.
Il pallore diffuso sul viso accomunava tutte quante loro, causato sicuramente dalla tensione e dalla preoccupazione che stavano subendo.
Un singhiozzo soffocato distolse le ragazze dai loro pensieri, facendole voltare verso la fonte di quel rumore angosciato: Strawberry, in un angolo, piangeva sommessamente e, sentendosi gli sguardi delle altre puntati addosso, alzò gli occhi gonfi e lucidi verso di loro.
- Ra- ragazze, scu-scusatemi… non so cosa mi prende è che…
Berry, l’altra biondina del gruppo, non attese nemmeno che l’amica finisse di parlare per stringerla in un abbraccio carico di affetto sperando, con quel gesto, di trasmetterle un po’ di forza.
- Devo co-confessarvi una cosa- continuò la rossa, balbettando- io… non so da quanto, ma mi sono resa conto di…
- … amarlo?- completò Mina con la voce ridotta ad un sussurro che, comunque, risultò ben udibile da tutte.
Strawberry, arrossita in viso sia per il pianto che per l’imbarazzo, annuì flebilmente e le altre sospirarono. 
- Ci dispiace…- confessò Berry, stringendo ancora di più l’abbraccio.
 
 
 
 La rivelazione di Strawberry, pensò Pam, era alquanto ovvia e così la Mew viola decise di rimanere seduta al suo posto, a rimuginare sui pensieri che le affollavano la mente: scoprire che Hunter, la misteriosa eroina che più volte aveva aiutato lei ed il suo gruppo in situazioni critiche, era nient’altri che la nuova cameriera del cafè era un colpo difficilmente digeribile in poche ore.
Assorta nei suoi ragionamenti, non si accorse dell’arrivo di un affascinante moretto di sua conoscenza; fu la sua voce a ridestarla.
- Dov’è? Come sta?- chiese immediatamente il nuovo arrivato, che non faceva nulla per mascherare l’evidente nota di preoccupazione nella voce.
- Non ci hanno detto nulla, occorreva aspettare te…
Il ragazzo, quasi non attendendo risposta, si precipitò nel corridoio immacolato, per ricercare informazioni.
Intercettò un medico che passava li vicino e lo raggiunse all’istante.
- Dottore, mi scusi, mi chiamo Kyle Akasaka e sono il tutore di Ryan Shirogane. Vorrei sapere come sta, a chi posso chiedere sue notizie?- esordì educatamente.
- Ryan Shirogane? Può chiedere a me, è un mio paziente. Sono il dottor Nakamura.- disse, porgendo la mano- Se vogliamo andare, le spiego…- aggiunse, lanciando uno sguardo alle sei ragazze che, nel frattempo, erano sopraggiunte.
- Non si preoccupi per loro, possono ascoltare. Allora, come sta?
- Considerate le condizioni con cui è arrivato qui, direi bene. Abbiamo eseguito una trasfusione e tutti gli esami necessari; adesso è in camera sua, ma non ha ancora ripreso conoscenza…
- E questo è un male?- s’intromise Strawberry, riuscendo a malapena a contenere le lacrime.
Il dottore occhialuto, prima di risponderle, le scoccò un’occhiata stizzita: sembrava piuttosto infastidito dalla presenza delle ragazze.
- Non lo sappiamo ancora: potrebbe essere un fattore irrilevante come potrebbe essere un sintomo di un qualche problema. Se non si sveglia entro 48 ore cominceremo a preoccuparci ma, in ogni caso, siamo ottimisti: a parte la costola rotta, si riprenderà perfettamente.- controllò l’orologio e ricominciò a parlare- Fra mezz’ora potrete fargli visita. Un’ultima cosa: abbiamo avvisato la polizia; due agenti verranno qui non appena il vostro amico si risveglierà, in modo da tracciare un identikit degli assalitori. Adesso, se volete scusarmi, devo andare a controllare alcuni pazienti…
- Si, certo, vada pure…- lo congedò Kyle- e grazie di tutto, dottore.
L’interpellato fece un gesto vago con la mano e se ne andò.
L’atmosfera tra i sette amici di colpo diventò più serena e rilassata: le facce sollevate delle ragazze ne erano una prova tangibile ed Kyle abbozzò addirittura un sorriso.
Solo allora un pensiero balenò nella mente di Pam che, con una scusa, abbandonò le altre alla ricerca di un telefono, mentre Mina, nella felicità generale, fu l’unica ad accorgersi che la modella, quel giorno, era alquanto strana.
 
*
 
- Angy! Ti puoi calmare una buona volta?- sbottò esasperato Maxwell Dashwood, decisamente stanco di vedere sua nipote girare a vuoto per il salotto, borbottando frasi incomprensibili all’orecchio umano.
- Calmarmi? CALMARMI? Come credi che possa farlo?!- l’aggredì la ragazza, interrompendo la sua camminata e voltandosi verso di lui- L’ultima volta che ho visto Ryan era svenuto e coperto di sangue! E adesso non so né dove l’hanno portato e né come sta!
- Lo so, ma calmati… agitarti non ti servirà a nulla.
Rassegnata, Angel si sedette di fianco allo zio sul divano panna, fingendo di vedere un quiz televisivo; in realtà, gli occhi ambrati fissavano il vuoto e la mente, pervasa dalla preoccupazione e dall’agitazione, galoppava lontano, ad un fantomatico letto d’ospedale ed al suo occupante.
Uno squillo di telefono, però, la fece ritornare con i piedi per terra e, senza aspettare che Annah prendesse la chiamata, sollevò la cornetta.
- Pronto?
- Angel? Sono Pam, ho recuperato il tuo numero da un elenco telefonico. Ti chiamo dall’Ospedale di Beika…
- Ospedale?- chiese la ragazza, tentando di simulare una curiosità che non le apparteneva, mentre il cuore le batteva al ritmo di un tamburo.
- Si, Angel, chiamo dall’ospedale e sai benissimo il motivo per il quale sono qui, quindi risparmiati pure la commedia.
Udendo quelle parole, la ragazza strabuzzò gli occhi; un vortice di sentimenti contrastanti cominciò ad agitarsi all’interno del suo petto… gioire per Ryan o preoccuparsi per il suo segreto?
- Come hai fatto?- domandò quasi subito, cercando di mantenere il controllo sulla propria calma.
- È stato un caso: ero tornata nel parco per vedere se Hunter stava bene ed ho assistito alla tua trasformazione…
- Chi altri lo sa?
- Per il momento solo io. Voglio parlare con te, prima di decidere se dirlo alle ragazze o meno… L’orario delle visite sta per iniziare, quindi ti consiglio di sbrigarti. Ti aspetto nell’ingresso.
E, senza aspettare una risposta, Pam riattaccò, lasciando dall’altra parte una Angel completamente confusa, con la cornetta muta in mano.
 
 
 
Abbozzata una frettolosa spiegazione allo zio, evitando accuratamente di rivelargli l’ultima sconcertante notizia, Angel uscì di casa e si diresse rapidamente verso la sua amata Ninja, che aspettava impaziente la sua padrona sotto il sole del vialetto di casa.
La ragazza indossò il casco nero, in tinta con la carrozzeria, mentre si accomodava sul sellino e, con un gesto esperto, fece partire la sua moto, che rombò dolcemente prima di schizzare via veloce come il vento.
Zigzagando abilmente nel traffico cittadino, in meno di dieci minuti arrivò a destinazione; parcheggiò il suo veicolo e si diresse quasi correndo nell’atrio dell’imponente edificio candido che la sovrastava.
Li, trovò immediatamente Pam che, rivolgendole solamente un saluto molto vago, cominciò a camminare.
- Aspetta…- disse Angel, poggiandole una mano sulla spalla.
In tutta risposta, la Mew viola si girò verso di lei ed incatenò il suo sguardo di fredda ametista con quello ambrato della sua interlocutrice.
Nessuna delle due abbassò gli occhi per prima.
- Ne riparleremo dopo, non voglio spiegazioni affrettate… un’unica cosa: quello che c’è tra te e Ryan…- chiese la modella, senza distogliere lo sguardo duro.
- È tutto vero- rispose l’altra semplicemente e continuando a sostenere l’occhiata gelida.
Pam non rispose. Si limitò a riprendere a camminare, ma Angel poté quasi giurare di aver visto i suoi occhi addolcirsi impercettibilmente.
Arrivarono rapidamente nel corridoio della stanza 714, la stanza di Ryan, davanti alla quale un gruppetto di ragazzine aspettava il proprio turno per far visita al paziente; le due non fecero neanche in tempo ad aprir bocca, per rendere nota la propria presenza, che furono aggredite da Mina.
- Perché è qui?- domandò quest’ultima rivolgendosi alla modella ed indicando con un dito, in maniera piuttosto maleducata, la nuova arrivata.
- L’ho chiamata io- rispose tranquillamente l’altra.
- Ti rendi conto che è solo per colpa sua se Ryan è qui?- chiese, ormai furente, la Mew ballerina, silenziosamente sostenuta dalle altre quattro combattenti.
Proprio in quel momento, Kyle uscì dalla camera e, mentre Angel, invitata dal sorridente moretto, si apprestava ad entrarvi, Pam rispose.
- Agli occhi dei cittadini, sarete anche delle grandi eroine, ma per me siete soltanto cinque sciocche ragazzine infantili, capricciose ed egoiste. Provate a passarvi una mano sulla coscienza prima di parlare e poi vedremo se avrete ancora il coraggio di incolpare Angel per tutto quello che gli è successo.
A quelle parole, un silenzio attonito piombò sulle ragazze che, incapaci di rispondere, lasciarono passare la ragazza dai capelli verdi, sconfitte.
 
*
 
Ryan non aveva ancora ripreso conoscenza, quando Angel entrò nella sua camera: il volto, incorniciato dalla sua chioma di fili d’oro, era pallido e parzialmente coperto da una mascherina trasparente, collegata ad un respiratore; il torace, o almeno ciò che si poteva intravedere dalla camicia da notte, era ricoperto da un sapiente bendaggio mentre dalle braccia inermi pendeva il tubicino di una flebo, oramai vuota.
Prepotente come non mai, il senso di colpa si fece largo nella mente e nel cuore di Angel, non appena lo vide in quelle condizioni; con l’umore sotto ai tacchi, si avvicinò al letto e prese posto su di uno sgabello li accanto.
Fissò a lungo il ragazzo, prima di parlare.
- Ryan, guardami: sono talmente tanto fredda da non riuscire nemmeno a piangere. Sono stata una sciocca, un’ingenua: se non avessi abbassato la guardia, quei bastardi sicuramente non ti avrebbero attaccato… avranno percepito la tua energia… Perdonami, Ryan… perdonami non solo perché non sono stata in grado di proteggerti, ma anche perché ti sto nascondendo troppe cose… ma, se adesso ti dicessi tutto, se adesso ti raccontassi la verità, cosa faresti? Sei uno scienziato, dopotutto: studieresti il mio corpo e lo scopriresti… e ho paura della tua reazione, di ciò che potresti fare… adesso svegliati però, mi stai facendo preoccupare, Ryan…-
Il ragazzo non diede alcun segno di aver compreso quelle parole e rimase immobile, Angel sospirò: era stata una stupida a sperare che Ryan si sarebbe svegliato, udendo semplicemente la sua voce. Certe cose succedono solo nei film, pensò e, a malincuore, si diresse verso la porta.
- A-Angel?
Quella voce, così sofferente e stordita, la fece voltare verso il letto.
I suoi occhi stupiti incrociarono quelli semi aperti di Ryan; fu immediatamente avvolta da quel meraviglioso color oceano delle sue iridi ed, in un punto imprecisato del petto, quel gravoso peso, che sentiva fino a pochi istanti prima, si dissolse in un attimo. 
- Ryan…- fu l’unica cosa che riuscì a mormorare, esterrefatta, prima di riavvicinarsi al letto.
- Cos’è successo?- chiese il ragazzo, con uno sguardo confuso.
- Nulla… adesso è tutto a posto, non preoccuparti.
Il ragazzo le regalò un sorriso sincero e meraviglioso ed Angel si sentì un vago pizzicore agli occhi; una lacrima scappò al suo controllo e rotolò rapida sulla guancia.
Si passò una mano sugli occhi, stupita: aveva pianto… dopo tanto tempo era riuscita a piangere di nuovo…
E dopo la prima, altre lacrime cominciarono a rigarle il viso ed Angel si sciolse in un pianto di gioia.
- Ehi, sto bene, non piangere- cercò di rassicurarla il ragazzo, vedendola singhiozzare; lei scosse il capo e gli regalò un umido sorriso, prima di precipitarsi fuori dalla stanza, per chiamare le ragazze ed il dottore.
- Si è svegliato!- disse, finalmente ridendo.
 
*
                                                                                                  
Erano passati oramai due giorni dal risveglio di Ryan ed Angel continuava a passare la maggior parte del suo tempo libero in camera del ragazzo, per tenergli compagnia durante la degenza.
Più volte, durante quei due giorni, aveva incrociato la Mew modella senza rivolgerle altro che un saluto e, tutte le volte che lo faceva, si malediceva mentalmente: odiava avere conti in sospeso con qualcuno e, quello con Pam, era certamente bello grosso. Così, raccolta una buone dose di coraggio e faccia tosta, decise di affrontarla quel giorno stesso; la intercettò nell’atrio ed insieme andarono nel parco dell’ospedale, dove si sedettero su di una panchina ben ombreggiata.
Le raccontò tutto ciò che poteva; le parlò della sua famiglia, di suo padre, dei suoi poteri, della natura di quei mostri che infestavano la città e della sua missione; evitò accuratamente di menzionarle alcuni particolari: non si sentiva ancora pronta a liberarsi di ogni peso con qualcuno; anche il solo raccontare il suo passato a Pam, la faceva sentire fastidiosamente nuda e priva di difese.
E poi voleva che fosse il Ryan il primo a conoscere a fondo tutta la sua storia.
A racconto terminato, Pam parve abbastanza soddisfatta delle informazioni ricevute, ma non promise all’altra di mantenere il segreto con le ragazze, dicendo che si doveva schiarire un po’ le idee.
Angel annuì in silenzio. Era stranamente tranquilla, nonostante il suo segreto fosse ancora in pericolo; aveva come la sensazione, quasi come se glielo suggerisse l’istinto, che quella ragazza non l’avrebbe mai tradita, salvo in casi di estrema necessità.
Si congedarono in fretta; Pam si diresse verso l’uscita, Angel verso la stanza 714.
Bussò due volte, prima di entrare, e sperò che Ryan fosse sveglio; aveva voglia di parlare un po’ con lui, di osservare il suo viso assorto, di ammirare il suo sorriso aprirsi ad una battuta spiritosa…
Cielo, ma dov’è finita l’Angel fredda ed insensibile?- si ritrovò a pensare, mentre un vago rossore le imporporava deliziosamente le guance- Sono diventata una sentimentalona sdolcinata!
Aprì la porta sorridendo e, con un’occhiata al letto, si rese conto che il suo desiderio era stato esaudito fin troppo bene: le lenzuola erano quasi del tutto ricoperte da fogli e da documenti fittamente scritti; sulle ginocchia, il ragazzo aveva appoggiato il computer portatile sul quale stava lavorando alacremente, mentre i suoi occhi si muovevano febbrili, leggendo un qualcosa sullo schermo. Era talmente concentrato che a stento ricambiò il saluto di Angel, mentre lei, un po’ delusa, si sedeva sullo sgabello al suo fianco.
- Come va oggi?- chiese, cercando di instaurare un dialogo.
Ryan impiegò un po’ di tempo prima di rispondere; finì di leggere un documento e, finalmente, alzò gli occhi verso la ragazza.
- A parte la costola rotta,- e fece una smorfia, portandosi una mano sull’addome- va tutto bene… mi sto riprendendo alla perfezione- concluse tutto contento, prima di rivolgere nuovamente la sua attenzione al computer.
Una vena ballerina cominciò a spuntare sulla fronte di Angel; con un profondo respiro, però, fece appello a tutta la sua pazienza per mantenere un certo autocontrollo sulla rabbia, che ormai le cominciava pericolosamente a ribollire.
- Beh… meno male.- sibilò, vagamente sarcastica- A cosa stai lavorando?- aggiunse poi, tentando di ripristinare il tono neutro nella voce, che non coincideva con il suo umore.
- Sto cercando di capire qualcosa su quei mostri… devono avere anche loro un punto debole!- sbottò il biondino, senza staccare gli occhi di dosso allo schermo luminoso.
- Ma sei ancora convalescente, non dovresti ricominciare già a lavorare…
- Lo so, ma sono l’unico che può scoprire qualcosa.- rispose seccamente Ryan.
La ragazza fece un altro profondo respiro.
Calma, comincia a contare… uno, due…
- Quando ti ho visto steso su questo letto, mi sono sentita male… - iniziò a dire dolcemente.
- Purtroppo, sono cose che succedono.- concluse lui con un irritante tono spiccio- Non è né la prima e né sarà l’ultima volta.
-  Ma tu non sei come loro Ryan!- esplose finalmente Angel- Loro possono combattere, ma tu sei normale! Non hai poteri particolari! Sei un semplice uomo!
- E allora cosa dovrei fare? Rimanere in disparte, mentre le ragazze rischiano la vita? Io devo aiutarle! Lavorerò notte e giorno, rimarrò rinchiuso dentro al mio laboratorio finché…
Ma Angel non lo ascoltava più.
Per un momento, la faccia furente di Ryan si offuscò, come il resto della camera; i suoi occhi d’oro osservavano una scena a lei fin troppo familiare: un uomo, alto ed imponente, era appoggiato allo stipite di una porta, mentre litigava furiosamente con una donna minuta di fisico, ma forte di carattere, che gesticolava animatamente.
Suo padre e sua madre, che litigavano… non ricordava nient’altro di loro, oramai.
Chiuse, riaprì gli occhi e la scena cambiò: suo padre si era rinchiuso nella stanza, sbattendo la porta a cui si era appoggiato prima, mentre sua madre piangeva, tossiva e piangeva e lei guardava quella maledetta porta con odio, quasi come se fosse la sua peggior nemica.
Quella, era la porta del laboratorio… la causa di tutto… delle furibonde litigate, della malattia della mamma, della morte di suo padre…
Angel trasalì e ritornò alla realtà.
Non fece neanche in tempo a rendersene conto, che il suo braccio scattò e la sua mano colpì il viso di Ryan.
In quel momento, nella stanza piombò un silenzio gelido e palpabile, carico di rabbia mista ad incredulità; il suono sferzante dello schiaffo rimbombò tra quelle quattro mura quasi come fosse un colpo di pistola.
Il biondo spalancò gli occhi azzurri e fissò il pavimento con sguardo vacuo, mentre con una mano si toccava la guancia offesa; lei, invece, non diede alcun segno di rimorso e guardò il ragazzo con gli occhi ridotti a due fessure fiammeggianti.
- E le persone che si preoccupano per te? A loro non pensi? SEI SOLO UN EGOISTA! UN EGOISTA, PAZZO E MEGALOMANE PROPRIO COME LUI!
E, ignorando apertamente i farfugliamenti di Ryan, scappò via dalla stanza, sbattendo rumorosamente la porta.
 
*
 
Dopo quella sfuriata, Angel non si fece né vedere né sentire e, confinato dentro quelle quattro mura intonacate, Ryan ne avvertiva la mancanza ogni giorno di più.
Non che fosse solo; Kyle e le Mew Mew, infatti, si erano organizzati in modo da tenergli compagnia una volta a testa, ma era come se una parte della sua anima fosse uscita da quella porta assieme alla ragazza.
Era la prima volta che Ryan provava quella sensazione; era la prima volta che gli mancava davvero qualcuno, dalla scomparsa dei suoi genitori.
Quanto desiderava vederla, ascoltare la sua voce melodiosa, perdersi nell’oro splendente delle sue iridi, parlare con lei, chiederle scusa…
Era la prima volta che, nella sua vita, Ryan Shirogane si sentiva in dovere di chiedere scusa a qualcuno.
Cominciò ad essere impaziente, quasi nervoso, come un animale in gabbia: voleva tornare a casa, al café, alla sua vita di sempre e, finalmente, tre giorni dopo il suo desiderio fu esaudito.
Arrivò davanti alla struttura rosa a bordo della sua auto sportiva, premurosamente scortato da Kyle; ad attenderlo nel vialetto, sei ragazze in divisa esibivano sorrisi gioiosi. Ryan rivolse loro uno sguardo rapido: rossa, blu, verde, giallo e arancio… mancava il fucsia, il colore che stava aspettando di vedere da quel fatidico schiaffo e che adesso agognava più di ogni altra cosa al mondo.
Che fine aveva fatto Angel?
- Si è licenziata due giorni fa- disse Kyle improvvisamente, quasi leggendogli nel pensiero.
A quelle parole, qualcosa all’interno del biondino si spezzò: se Angel se n’era andata, significava che non voleva più vederli e questo portava all’unica conclusione che…
- … non vuole avere più niente a che fare con me.-
 
*
 
Strawberry aveva finalmente ritrovato un po’ di buon umore: la ricomparsa di Ryan nel café era un ottimo motivo per ricominciare a lavorare con il sorriso sulle labbra.
E se poi si contava anche il fatto che Angel non si faceva vedere nel locale da una settimana buona, c’era da stare felici e contenti come pasque.
Finalmente era ritornata la normalità al café Mew Mew: Kyle preparava sempre ottimi dolci, Ryan, dopo averle perdonate, lavorava senza sosta alla ricerca di un modo per sconfiggere quei mostri e loro e le Mew Mew, erano le uniche cameriere del locale… nessuna nota stonata, solo la vecchia e tranquilla vita di sempre…
Questo, almeno, era ciò che si vedeva all’apparenza: in realtà il biondino non riusciva più a lavorare; non dormiva neanche più, nella speranza di riuscire a concentrarsi meglio la notte, ma ogni mattina si ritrovava punto e a capo, con la testa fra le nuvole e senza aver concluso niente.
Ovviamente, questo alle ragazze veniva celato, ma che il biondino si aggirasse spesso senza metà nel locale, durante la giornata, era un fatto nuovo anche per loro.
Ne discussero ampiamente in un momento di pausa del locale.
- Ragazze, avete notato anche voi che Ryan è, come dire, strano ultimamente?- chiese Lory, mentre prendeva posto su di una sedia.
- Non è che ce l’ha ancora con noi?- domandò a sua volta Berry, ansiosa.
- No, non credo… è come se fosse distratto da qualcosa o, forse, da qualcuno…- ipotizzò pensierosa Mina, sedendosi su una sedia accanto alla Mew focena.
- Non ti riferirai mica ad Angel?
- E perché no? Ormai è da una settimana che non si fa più viva… o è malata oppure…
- Credi che abbiano litigato?- mormorò Strawberry che, improvvisamente interessata al discorso, smise di raccogliere le stoviglie sporche dai tavolini.
- In effetti, potrebbe essere… e, a giudicare dalla reazione, direi che è stato un litigio piuttosto pesante…- rispose Lory, soprappensiero.
- Tanto meglio, ce ne siamo sbarazzate in fretta direi…- concluse Mina, pratica.
- Possibile che ogni momento è buono per non lavorare? Il locale è aperto e non possiamo pensarci solo io e Strawberry! Al lavoro, forza!- il rimprovero di Pam fece scattare tutte le ragazze in piedi e subito ognuna si concentrò sul proprio ruolo.
Strawberry, però, era distratta.
- Se è vero che hanno litigato, è la mia occasione!- pensò, mentre serviva una meringa ad una studentessa liceale- Basta! Ho deciso! Stasera gli confesserò tutto!
 
 
 
Dello strano comportamento del biondino, ovviamente, non se n’erano accorte solo le ragazze.
Il moretto pasticciere, infatti, vegliava da giorni sul suo protetto e, nonostante non lo desse a vedere, era piuttosto preoccupato per lui. Lo fissò sottecchi: Ryan era seduto al tavolo della cucina con un’aria smunta e depressa, mentre gli occhi zaffiro, spenti e vuoti, fissavano una tazza di the, oramai fredda, che giaceva sul tavolo.
Non poteva continuare così: doveva intervenire.
- Guarda che per quanto tu possa fissarla, la tazza non ti parlerà mai.
Ryan trasalì: evidentemente era perso nei suoi pensieri.
- Beh… tentar non nuoce- abbozzò.
Kyle sorrise e prese posto accanto a lui.
- Almeno hai ripreso a parlare, credevo ti fossi dimenticato come si faceva. Allora, si può sapere cos’hai?
- Non lo so, Kyle… non ci capisco più niente.- disse lui, alzando lo sguardo.
- Parlarne ti aiuterà a schiarirti le idee…
- Si tratta di Angel…- cominciò, con un sospiro.
- Avete litigato?
- E tu come lo sai?- domandò sorpreso il biondino.
- Chiamalo sesto senso…- rispose sorridendo il più grande, vagamente ricambiato dall’altro- Che è successo?
Ryan gli raccontò del litigio per filo e per segno. Alla fine, trasse un sospiro di sollievo: si sentiva improvvisamente più leggero.
- Beh… non mi sembra tanto grave… ma chi è “lui”?
- Non lo so, ma ho fatto qualcosa che glielo ricorda…
- Non conoscerò bene Angel quanto te, ma credo che le dovresti parlare.- cominciò Kyle, alzandosi- Il suo licenziamento, probabilmente, è stata una mossa avventata causata da un momento di profonda rabbia e, per lo schiaffo, credo che fosse solo preoccupata per te e ha esagerato un po’… Chiamala; è la cosa giusta da fare.
- Si, hai ragione, sono stato uno stupido a non pensarci io! Devo chiamarla, altrimenti non risolverò niente!
A quelle parole, Kyle scoppiò a ridere.
- Ma guardati! Sei innamorato cotto!
- E allora? Mica è la prima volta…- rispose secco il biondo, guardando l’altro torvo.
- Questa è la prima volta che ci tieni veramente…- rispose il moretto, ritornando serio.
- Cioè?- gli chiese, spiazzato.
- Capirai…- rispose l’altro, vago- e chiamala!
Obbedendo al consiglio di Kyle, Ryan si diresse verso il telefono, alzò la cornetta e compose il numero di casa di Angel.
Si presentò ad una voce femminile ed aspettò paziente che all’altro capo della cornetta rispondesse una voce a lui molto familiare.
- Ryan?-
Nell’udire quella domanda, il cuore del biondino ebbe un tuffo… da quanto tempo non sentiva quella voce?
- Ciao…- riuscì a dire semplicemente.
- Ciao...- fu l’identica risposta della ragazza.
Tra di loro, ci fu una pausa dettata dall’imbarazzo. Fu Ryan a parlare di nuovo per primo.
- Ehm… senti Angel, mi dispiace molto per quello che è successo l’altra volta… non avrei dovuto, ma cerca di capirmi: io devo continuare a lavorare; ne va della sicurezza del mondo.
Lei rimase per un altro momento in silenzio: quelle parole l’avevano riportata indietro ad un altro flashback. Ryan e suo padre erano davvero simili.
- Io non dovevo schiaffeggiarti in quel modo, Ryan, sono mortificata…
- Lascia perdere, non è importante. Ti devo parlare, ma non lo voglio fare per telefono… puoi passare al café appena vuoi?
- D’accordo. Potrei venire li adesso, le ragazze chiuderanno tra un po’. Per te va bene?
- Si, nessun problema.
- Allora a dopo…
- Angel?
- Si?
- In questi ultimi giorni, non ho fatto altro che pensarti…
La ragazza arrossì e ringraziò il fatto che erano al telefono e che il biondino non poteva vedere l’effetto delle sue parole.
- Anche io…- mormorò.
- Allora a dopo…
- A dopo…
E riattaccarono.
Il cuore di Ryan batteva talmente forte da minacciarlo di uscire dal petto.
Ti aspetto, amore mio…
 
*
 
Dopo un’estenuante giornata lavorativa, era giunto finalmente l’orario di chiusura.
Le ragazze si erano divise i compiti, per ottimizzare il lavoro, e a Strawberry era toccato spazzare il vialetto.
Era un incarico piuttosto automatico da svolgere, così la Mew rosa ebbe tutto il tempo che voleva per riflettere sui mille interrogativi e dubbi che le affollavano la mente.
Ormai era decisa: doveva confessare il suo amore a Ryan. Non riusciva quasi più a trattenersi quando lo vedeva e Mark era diventato soltanto un peso inutile. Il problema era riuscire a trovare un momento adatto per parlare al biondino, senza sembrare invadente o inopportuna.
Quella sera, la fortuna le diede una mano; Ryan, infatti, era appena uscito fuori dal locale e, da quanto la ragazza poté intuire, era piuttosto di buon umore.
- Ciao, Strawberry- esordì, esibendo un sincero sorriso.
 La rossa si girò di scatto, trovandoselo vicinissimo. Non riuscì a fare a meno di arrossire, appena lo vide.
Ryan era cresciuto molto, da quando si erano conosciuti: il viso acerbo aveva assunto dei tratti più maschili, che lo rendevano senz’altro più affascinante, mentre il corpo si era allungato notevolmente ed ispessito di muscoli. In altre parole, Ryan era diventato più adulto e decisamente più attraente.
- Ehm… ciao Ryan. Stai uscendo?- domandò con la faccia in fiamme.
- Prendo solo una boccata d’aria. Se hai finito e se ti va, puoi venire con me.
- Perché no?- e detto questo, la rossa appoggiò la scopa al muro e lo seguì.
Camminarono vicini e silenziosi, raggiungendo velocemente il parco.
- Allora…- esordì Ryan, fermandosi nell’ingresso del giardino- cosa c’è che non va, Strawberry?
- Eh?- riuscì a dire la ragazza, mentre il cuore le mancava un battito.
- Ultimamente sei… come dire… depressa, meno vitale del solito, ecco.
Strawberry arrossì ancora di più. Era quello il momento che aspettava.
- Io, io mi sono resa conto di una cosa…
- Ed è tanto grave da farti smettere di sorridere?- chiese il biondino gentilmente, avvicinandosi.
La rossa non rispose; si limitò ad abbassare il capo e a cominciare a singhiozzare silenziosamente, mentre Ryan le si avvicinava ancora di più. Le sollevò il mento con una mano e la ragazza incrociò il suo sguardo. Era davvero bellissimo.
- Ehi, ti prego dimmi qualcosa, mi fai preoccupare…- insistette Ryan, dolcemente.
- È che io…- cominciò lei tra i singhiozzi- BASTA! Devo dirglielo!
E, non aspettando una risposta o un qualsiasi altro cenno, la ragazza si alzò sulla punta dei piedi, chiuse gli occhi e poggiò le sue labbra su quelle morbide e vellutate del ragazzo.
Il biondino rimase impalato, con gli occhi spalancati dalla sorpresa e la mente completamente svuotata da ogni minimo ragionamento logico.
- Ryan, io… io ti amo.- soffiò lei dolcemente.
Quelle parole, da lui tanto bramate neanche un anno prima, risultarono affilate e sgradevoli; gli unici pensieri che riusciva a formulare erano indirizzati alla ragazza che doveva incontrare di li a poco.
- Ryan, ti prego, rispondimi…
- Strawberry… io…- cominciò a balbettare il ragazzo, ancora turbato.
Lei capì: ormai, per lei ed il suo amore, non c’era più posto nel cuore di Ryan. Le lacrime le ricominciarono a scendere copiose dagli occhi.
Ryan la strinse a sé in un fortissimo abbraccio.
 - Cerca di capirmi… Angel…
Il solo sentir pronunciare quel nome fu, per la rossa, doloroso come una pugnalata. Si strinse ancora di più al petto forte del ragazzo.
- I-io ti continuerò ad amare, Ryan. Ormai non posso più soffocare questo sentimento…- e detto questo, si rimpossessò delle labbra dell’americano un’altra volta.
Un’ultima volta.
- Scusami- mormorò il ragazzo e si scostò.
Un tonfo sordo fece voltare entrambi.
Ryan fece appena in tempo ad intravedere una figura nell’ombra che fuggì subito.
Un brillo smeraldino della chioma dello sconosciuto, gli fece gelare il sangue nelle vene.
-Angel?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

 
Ciao a tutti!
Come al solito, ci scusiamo per l’immenso ritardo che dovete sopportare, ma tra l’estate e la pubblicazione di altre fan fiction, non abbiamo avuto un momento di tempo!
Speriamo di essere perdonate con questo nuovo capitolo… ormai siamo quasi alla fine! ^__^
Ringraziamo tutti coloro che ci leggono ed, in particolare, quelli che ci commentano!
Ci vediamo alla prossima!
 Baci Ale&Ale
Ah, come al solito… commentate, commentate e commentate! XD

 

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