Le Note Del Cuore

di Freegirl87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1: Imparare Ad Amare ***
Capitolo 2: *** 2: Il Male Dentro Me ***
Capitolo 3: *** 3: Ancora Una Notte Per Guardarsi Dentro! ***



Capitolo 1
*** 1: Imparare Ad Amare ***





Canzone scelta: Laura Pausini - Uguale A Lei

Autore: Freegirl87
Titolo shot: Imparare Ad Amare
Personaggi: Marzio/Bunny
Rating: Verde
Avvertimenti: Romantico/Triste - In grassetto ci saranno i momenti appartenenti ai ricordi.

Storia Partecipante Al Contest Del Forum Usagi & Mamoru - Oltre l'infinito, Oltre L'eternità.


Imparare Ad Amare




- Tokio - Ospedale Universitario


In una piccola stanza al quarto piano, in uno dei tanti studi medici, un giovane medico si concedeva la sua quotidiana pausa pranzo…
Marzio Chiba, era il suo nome, specializzato in oncologia, era un uomo di trentacinque anni arrivato in brevissimo tempo all’apice della sua carriera divenendo in pochi anni l’assistente di quello che, lui stesso, definiva uno dei campi medici più complessi e terribili.
Marzio si godeva la sua pausa in completa solitudine, poiché non amava, essere oggetto di sguardi da parte delle infermiere che, ogni giorno, non perdevano occasione di puntargli gli occhi addosso o fare le civette per farsi notare…
Era ben consapevole di essere un bell’uomo, alto e muscoloso, con una folta chioma corvina e due occhi di un blu notte in cui ci si poteva specchiare, ma a lui non interessava piacere a quelle donne, né a chiunque altro, voleva solamente svolgere il suo lavoro senza nessun problema e tornarsene a casa e alla sua vita…
Già la sua vita, più ci pensava e più non riusciva a capacitarsi di come fossero cambiate le cose negli ultimi quindici anni, al solo pensiero un triste sorriso gli comparve su quel volto spesso serio.

“Sono davvero passati quindici anni? “ Pensò ricordandosi, per un attimo, l’uomo freddo e crudele che era a quei tempi, un uomo arrivista e chiuso in se stesso, un uomo che non conosceva l’amore fino a quando non aveva conosciuto lei…

-Toc Toc- Un lieve ticchettio alla porta frenò i pensieri nella sua mente e un’infermiera entrò per ricordargli le visite del pomeriggio che elencò velocemente per poi girare i tacchi e tornare al suo lavoro seguita, poco dopo, da Marzio che, come al suo solito, non perdeva tempo.
Qualche ora dopo varcava la soglia del suo appartamento ed esausto si lasciò cadere sul divano, quel divano che aveva comprato con lei..
Lei che riempiva quella casa di risate e allegria e ora gli sembrava così fredda e cupa da quando lo aveva lasciato…

- Oh amore mio! Perché sei andata via da me? Mi manchi così tanto.. - Disse come se qualcuno avesse potuto sentirlo. - Ho bisogno di te, ho una gran voglia vederti! - Detto ciò scatto in piedi, come se tutta la stanchezza accumulata fosse svanita, e uscì, salì in macchina e per prima cosa si fermò a comprare un mazzo di rose rosse, le sue preferite come gli aveva detto lei stessa un giorno in cui l’aveva portata a passeggiare in un roseto..


- Come sono belle!! - Aveva esclamato lei, in preda ad una felicità incontenibile.
- Ti piacciono? - Chiese soddisfatto, lui, di averla resa felice.
- E me lo chiedi? Le adoro, sono stupende -
- Lo sai che ogni rosa ha un significato ben preciso? – Le disse sicuro di sorprenderla ancora.
- Davvero? Quale? -
- Ecco vedi, quelle gialle significano gelosia mentre quelle bianche, la purezza … - Aveva cominciato ad elencare i vari tipi di significati ma fu interrotto quasi subito.
- E quale di loro significa amore? Quell’amore passionale e unico che ti travolge e ti rende schiavo di esso? - Chiese lei curiosa.
- Quella rossa -
- Oh, allora da oggi sarà la mia preferita perché è uguale al nostro amore - Ed aveva mostrato il suo splendido sorriso.


“Le rose sono sempre state le tue preferite ma, da quel giorno, hai sempre preferito le rosse” Pensò Marzio tornando, con la mente, alla realtà dove con un mazzo di rose sul sediolino accanto si dirigeva in macchina verso la sua meta.
Decise di accendere la radio per tenersi compagnia e fu lì che una miriade di pensieri cominciarono a formarsi nella sua mente, pensieri misti a ricordi…

- E ora il grande successo dei Three Lights, il loro primo singolo intitolato Uguale A Lei… - Aveva appena annunciato lo Speaker.

Quella canzone, quel testo, non poterono non riportarlo di nuovo indietro a quando aveva appena vent'anni e aveva impresso in quel testo tutto l’amore che provava per quella donna meravigliosa che era la sua dolce metà..
A quei tempi il suo più grande sogno era quello di emergere nel mondo dello spettacolo proponendo la sua musica e i suoi testi al pubblico che lo seguiva… Era uno di quei rocchettari da strapazzo che per raggiungere il successo avrebbe fatto di tutto e che era abituato ad avere nel suo letto sempre donne diverse…
Prima di lei, perché da quando l’aveva incontrata le cose erano cambiate drasticamente.
Le prime note di quel suo successo che aveva ceduto a Seiya, il più grande amico della sua donna e leader dei Three Lights, riempirono l’abitacolo dell’auto su cui viaggiava e i ricordi cominciarono ad affiorare a ogni frase di quel testo così importante per lui…


“Lei, il viso che non scorderai”

Nella sua mente l’immagine di lei era nitida come una fotografia..Si era sempre chiesto se avesse conosciuto una donna o un angelo perché la sua bellezza era di quel genere che ti faceva male agli occhi. Aveva un corpo snello e formoso, un visino dolce e delicato... E poi, quelle labbra color fragola che amava baciare… I suoi occhi, poi, erano di un blu intenso e di una profondità inaudita che l’oceano a confronto poteva paragonarsi a una pozzanghera e, infine, aveva a contornare il tutto una cascata di capelli del colore dell’oro che spesso portava legati in due buffi codini… Si, lei era proprio un angelo sceso in terra…


“L’orgoglio e il coraggio lei
Come un tesoro l’oro dentro gli occhi suoi”

Bella, generosa, pasticciona, dolce, passionale, umile, altruista, orgogliosa e coraggiosa … Solo alcune delle sue molteplici qualità, solo alcune piccole cose che Marzio amava di lei… Lei era tutto questo e molto altro e glielo si leggeva negli occhi, quegli occhi che erano lo specchio della sua anima…


“Lei, l’estate che ricanterai
Il giorno che ricorderai le mille cose che non sai
e può insegnarti solo lei”

Ricordava molto bene il giorno in cui la incontrò, quel giorno che gli cambiò la vita, quel giorno in cui tutto ebbe inizio… Era un caldo pomeriggio di giugno e Marzio camminava per le vie della città con il suo solito sorrisetto soddisfatto stampato sulle labbra perché riusciva ad attirare a se gli sguardi di tutte le ragazze che incontrava e ne andava fiero… Ma da lì a poco tutto sarebbe cambiato drasticamente… Camminava distratto quando si scontrò con qualcuno, una ragazza che non aveva mai visto.

- Hey ragazzina sta attenta! - Disse con un tono al quanto arrogante, aspettandosi delle immediate scuse.
- Uhm.. Dovresti star attento tu, guarda dove cammini! - Disse lei voltandosi per tornare sulla sua strada.

“Cosa?” Pensò lui non abituato a donne che lo controbattevano, non poteva lasciarla vincere.

- Fermati! - Le disse afferrandola per un polso
- Che cosa vuoi? -
- Voglio delle scuse! - Disse lui sfacciatamente.
- Tu cosa? - Ora era meravigliata.
- S-C-U-S-E, mi sei venuta praticamente addosso, è il minimo che tu possa fare -
- Sicuro che eri davvero qui poco fa? Perché a quanto mi risulta sei tu quello che mi è venuto addosso… -
- Senti testolina buffa ma con chi credi di parlare? Non sai chi sono? - Ora si stava arrabbiando.
- Sentimi bene il mio nome è Bunny non testolina buffa, Bunny, e chi tu sia io lo ignoro completamente… Ora se permetti, ho di meglio da fare che battibeccare con te - Così dicendo lo lasciò lì a rimurginare mentre spariva dietro l’angolo con le sue amiche che, sicuramente, le stavano imprecando contro per l’opportunità sprecata.

Lei non lo conosceva? Era la prima volta che incontrava qualcuno che ignorasse la sua identità ma, cosa più importante, lei era la prima in assoluto che aveva mantenuto, con lui, una certa calma e autocontrollo e, soprattutto, la prima che non lo avesse assecondato in tutto… Era rimasto abbagliato dal suo sorriso e dal fuoco in quei suoi occhi blu, in meno di dieci minuti quella ragazzina gli aveva insegnato qualcosa di molto importante e si ripromise che l’avrebbe rincontrata a tutti i costi… Voleva conoscerla e, per la prima volta in vita sua, non per portarsela a letto…


“Lei la tua ragione, il tuo perché
Il centro del tuo vivere
La luce di un mattino che non perderai”

Ormai era un po’ che Bunny e Marzio uscivano insieme… Lui era riuscito a rivederla ma le cose tra loro sembravano non funzionare, non riusciva a non prenderla in giro e usare i suoi toni arroganti e a lei questo non andava per niente bene e quindi continuava a rifiutare gli inviti del ragazzo che ormai stava perdendo le speranze… Le cose continuarono così per un bel po’ fin quando un giorno di pioggia lei impaurita da tuoni e lampi gli si era letteralmente buttata tra le braccia e lui l’aveva stretta a se recuperando la speranza persa.
Adesso si trovavano, così, su di una splendida collina, accoccolati sotto un platano a osservare il sole sorgere, l’uno tra le braccia dell’altro…

- E’ un momento così magico - Aveva sussurrato lei - Vorrei che questo momento non finisse mai, anzi, vorrei che durasse in eterno -

Quanto avrebbe voluto anche lui che quel momento non fosse mai terminato… Proprio lì, mentre il sole faceva capolino ed erano stretti in quel dolce abbraccio, Marzio aveva compreso tutto… Il suo cuore premeva per uscire dal petto, le sue mani tremavano, tutte le sue convinzioni e certezze svanivano… Non riusciva a spiegarselo, almeno non ci riusciva fino a quel momento, perché fu proprio in quell’istante che si accorse che era innamorato di quella dolce fanciulla.. L’aveva voluta conoscere per sfidare se stesso e adesso ne era completamente innamorato, lei … La sua ragione di vita, il suo amore, il centro del suo vivere…


“Lei lo specchio dove tornerai
Dove ti riconoscerai
Semplicemente come sei
Uguale a lei”

Da quando l’aveva conosciuta nulla, fu come prima. Era cambiato completamente tutto e non solo la sua vita… Era cambiato lui… Più le era accanto e più Marzio non riusciva a stare senza di lei ma per farlo, per restare con lei, doveva a tutti i costi cambiare e migliorare. Diventare un uomo migliore era diventata una priorità pari alla priorità di renderla felice giorno dopo giorno.

- Lo sai che solo guardando una persona negli occhi puoi capire tantissime cose? - Gli aveva detto, un giorno, lei.
- Davvero? Proviamo a leggere i tuoi - Rispose, poi si fermò a pensarci su, un attimo - Nei tuoi leggo che mi ami - Le disse prima di stringerla e baciarla.

Aveva detto quelle parole un po’ per scherzare ma, era vero, i suoi occhi erano davvero lo specchio della sua anima, esprimevano ogni sua sensazione ed emozione e, per chi avesse saputo leggerli, gli ci avrebbe letto tutto l’amore che Bunny provava per lui e per chiunque gli stesse accanto ma anche un’infinita dolcezza, determinazione, forza di volontà e molto altro. Marzio si sentiva l’uomo più fortunato del mondo a pensare di poter possedere il tesoro più grande dell’universo “il suo cuore” … Però c’erano momenti in cui avrebbe voluto a tutti i costi essere come lei, anche se sapeva essere un’impresa impossibile perché nessuno poteva solo pensarlo, nessuno nè tanto meno lui…

- Vorrei essere una persona migliore, vorrei assomigliarti - Gli aveva detto sconsolato…
- Amore… Io non sono perfetta - Stava per essere interrotta da un Marzio contrariato - Lasciami finire. Io non sono perfetta, però provo a migliorare me stessa giorno dopo giorno, aprendo il mio cuore -
- Come ci riesci? Come sai che è il modo giusto? -
- Lo so, non so spiegarti il motivo. Un giorno mia madre mi disse che la cosa più difficile al mondo è amare ma, soprattutto, lasciarsi amare… Ed io sono partita proprio da questo -


“Lei l’estate che ricanterai
Il giorno che ricorderai le mille cose che sai
Che può insegnarti solo lei”

Bunny gli aveva insegnato a vivere, a rispettare il prossimo e a essere un uomo migliore… Gli aveva insegnato a guardare le persone senza giudicarle ma, al contrario, comprenderle e gli aveva mostrato che la felicità è un attimo che va colto nel momento in cui ci sfiora… Gli aveva insegnato che si poteva vivere solo di sogni nel cuore e che essere vuoti, freddi, menefreghisti e arrivisti, com’era sempre stato lui, non portava a nulla di buono… Lei gli aveva insegnato ad amare gli altri e se stesso… Marzio non poteva che essere grato al cielo per aver avuto quella seconda opportunità senza la quale avrebbe si potuto raggiungere un altissimo livello musicale senza però rendersi conto che il successo da solo non sarebbe mai bastato.

- Amore scrivi una nuova canzone? Non vuoi venire a fare un bagno con me? - Gli aveva detto lei pronta per tuffarsi in mare.
- Devo terminare questo testo, ma è più difficile di quanto immaginassi - Aveva risposto lui passandosi una mano tra i capelli.
- Fammi leggere… - Così gli sfilò i fogli dalle mani e iniziò a leggere con attenzione ogni rigo. - Così non va! -
- Te lo dicevo -
- Amore cosa pensi quando scrivi un testo? -
- Bhè, penso a scrivere qualcosa che possa piacere agli altri - La buttò lì Marzio.
- Uhm - Fu l’unica risposta di lei che nel frattempo scuoteva la testa in segno di disapprovazione.
- Cosa c’è? -
- E’ qui che sbagli! Il testo che ho appena letto è completamente vuoto… Sono solo parole… Mentre, invece, una canzone dovrebbe regalarti emozioni, dovrebbe arrivare dove non arriva nessuno -
- Come sarebbe? - Chiese lui incuriosito.
- Sarebbe che prima di scrivere dovresti chiudere gli occhi e ascoltare cosa il tuo cuore dice… Perché in questo testo ci devi essere tu.. -


“Lei regala i suoi sorrisi
Senza mai svelare al mondo quando non ne ha..
Privando il suo cuore libertà”

I suoi sorrisi non li avrebbe dimenticati per nulla al mondo, quei sorrisi che la rendevano ancora più bella e che mostravano tutta la sua voglia di vivere e la sua allegria ma che, molto spesso, nascondevano anche tutto ciò che era celato nel suo cuore…
Bunny era una persona altruista e unica che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non far preoccupare gli altri per lei, il suo dolore riusciva a celarlo bene in fondo al cuore e a ricoprire il suo viso con una spessa maschera di allegria molto difficile da scalfire… Lui stesso aveva fatto molta fatica per arrivare in profondità, oltre quella barriera che solo qualcuno di molto attento avrebbe potuto vedere…

- Piccola - Le disse una volta - Dimmi cos’hai… -
Niente, perché? - Aveva risposto lei sfoggiando il suo immancabile sorriso…
- Puoi ingannare chiunque Bunny, ma non puoi ingannare me… Le tue labbra, il tuo viso mi dicono che stai bene ma i tuoi occhi mi urlano di dolore e non posso non ascoltarli.. -

Quella volta era riuscito a spiazzarla, a far crollare quel muro che si era costruita intorno ma, ormai, era inutile… C’era lui a proteggerla e a sostenerla, non era più sola…


“Lei forse è l’amore che non ha pietà
Che ti arricchisce con la povertà
Di un gesto semplice di eternità”

Si era sempre chiesto cosa fosse l’amore e che conseguenze avrebbe mai portato ma non era mai riuscito a rispondersi… Prima di incontrarla l’amore, per lui, era solo una frivolezza, un sentimento adolescenziale che con il tempo sarebbe svanito, un sentimento che ignorava completamente… Poi ecco arrivare lei, un fulmine a ciel sereno che gli aveva scaldato il cuore… Ora sapeva cos’era l’amore perché l’aveva provato, conosciuto e accolto dentro di se… L’amore era lei, Bunny, quella donna che lo aveva come stregato e che lo amava incondizionatamente per com’era…

- Ti amo Bunny -
- Ti amo Marzio, oltre l’infinito e per tutta l’eternità ti amerò… - Dicendo così avevano suggellato quella promessa d’amore con un tenero bacio, un gesto semplice ma colmo di significati…


“Lei, la tua ragione, il tuo perché
Il centro del tuo vivere, la luce di un mattino che perderai..”

Erano le prime ore del mattino e alcuni raggi del sole filtravano oltre le tende, illuminando qua e là la camera da letto nella penombra… Marzio era disteso stringendo a se una Bunny che dormiva placidamente con la testa poggiata al suo petto…
Quella notte era stata una delle più belle da quando stavano insieme, avevano fatto l’amore per la prima volta ed era stato tutto così intenso e magico, l’averla potuta stringere e fare sua completamente, l’aveva reso l’uomo più felice del mondo…
Quella notta avevano unito tutto ciò che tra due persone si può unire, corpo e anima ormai intrecciati tra loro…
Insieme si erano lasciati guidare dalla passione e dal loro amore e avevano superato quel limite d’intimità a cui non avevano mai pensato, ora erano completi, entrambi come due pezzi di un puzzle senza l’altro non erano nulla…
Abbracciati, si erano addormentati esausti fino a quando Marzio non si era svegliato ed era rimasto a contemplare l’angelo biondo che gli era accanto, i suoi capelli sparsi sul cuscino e sul volto uno splendido sorriso.

“ Chissà magari sognava qualcosa di bello “ Pensava lui.

La teneva stretta quasi avesse paura che lei scomparisse, però quella era la realtà e lei… La sua unica ragione di vita era lì e non sarebbe andata da nessuna parte… Era lì e nessuno l’avrebbe portata via… Lei era tutto il suo mondo e lo sarebbe stato per sempre…


“Lei lo specchio dove tornerai
Dove ti riconoscerai
Semplicemente come sei, esattamente
Uguale a lei…“

Spesso Marzio si fermava a pensare di vivere un sogno dove lui era un poveraccio che aveva incontrato una splendida principessa che, con il suo altruismo, l’aveva salvato dandogli quella seconda opportunità che gli avevano sempre negato…
Lei era così pura, limpida e lui non poteva pensare a quanto fosse cambiato da quando l’aveva incrociata… Da rocchettaro bello e impossibile, arrogante e viziato si era trasformato in un “Principe Azzurro” come lo definiva lei…

- Si, tu sei il mio principe - Gli diceva ogni volta.
- Ahahahah, io? Non ho nulla che possa somigliare a ciò che può essere un principe.. -
- Oh ma non è vero!! - Aveva detto imbronciata - Tu dovresti aver più fiducia in te stesso e non essere così catastrofico -
- Catastrofico? Uhm solo realista -
- Oh si, come no, realista! Ma sentitelo!! -
- Cosa c’è?? - Lui a stento tratteneva le risate..
- No no, hai ragione… Ma quasi quasi mi verrebbe da ridere per quel che dici - Ora anche lei rischiava di scoppiare a ridere da un momento all’altro.
- Ah si? - Le disse mentre l’afferrava per farle il solletico.
- Ahahaha dai Marzio, smettila ahahaha o mi tocca dire alle tue fan che sei diventato un romanticone smielato ahahaha -
- Oh tu non oserai - Ora la sfidava divertito.
- Ahahahaha vogliamo scommettere? -

Quanto quelle parole erano vere… Insieme con lei aveva scoperto l’amore e il significato di amare… Lei era radicata dentro di lui e niente e nessuno avrebbe cambiato questa cosa, nulla, nemmeno la morte… Lei gli era stata accanto per sostenerlo, amarlo, aiutarlo, per essere la sua forza, la sua ancora giorno dopo giorno… Già, tutti i giorni.. fino a…


I suoi pensieri furono interrotti dalla fine di quella dolce melodia che anni prima aveva composto per lei… Era tornato alla realtà, in macchina con le sue rose mentre correva da lei…
Arrivò a destinazione dopo circa quindici minuti, parcheggiò l’auto sul ciglio della strada e con i fiori si avviò lungo il vialetto, pochi passi e avrebbe potuto parlarle…
In quella grande distesa verde sembrava non esserci nessuno fino a quando da lontano non scorse qualcuno a lui familiare che gli si avvicinò…

- Ciao Marzio – Le aveva detto la ragazza.
- Ciao Rea - Rispose Marzio, un saluto semplice ma nello stesso momento quasi di ringraziamento.

Rea, la migliore amica di Bunny, non aveva mai smesso di sostenere l’amica nel bene e nel male. Le due ragazze se viste dall’esterno sembravano non sopportarsi ma erano così che si dimostravano affetto, quell’affetto quasi fraterno, sempre unite per una giusta causa, sempre unite con la loro semplicità…

- Sei venuto a trovarla? - La semplice domanda di lei.
- Già, vedo anche tu - La semplice risposta di lui.
- Già! Mi mancava quella testona - Fece un gran sospiro - Ora vado.. Vi lascio soli.. Ciao Marzio a presto! -
- Ciao Rea, a presto! -

Entrambi ripresero il loro cammino nelle opposte direzioni, Marzio camminò ancora per un po’ e raggiunse in poco la collina con il grande platano, dove lui e la sua Bunny se ne restavano per ore a osservare il paesaggio o semplicemente per restare fuori dal mondo…
A Piccoli passi si avvicinò, accanto all’enorme albero si eregeva un piccolo monumento di marmo che lui sfiorò con le dita quasi a volerlo accarezzare, posò le rose accanto ad esso e velocemente lesse l’iscrizione…

“Dolce e Romantica, Forte e Coraggiosa”
“Bunny Tsukino”
“30-06-1980 - 06-03 2005”
“La cosa più difficile al mondo è amare e lasciarsi amare”


- Ciao piccola testolina buffa - Un piccolo sussurro.

La sua testolina buffa era, purtroppo, scomparsa dieci anni prima a causa di un terribile tumore, che l’aveva consumata pian piano ma che non le aveva mai tolto la voglia di vivere e il suo sorriso, che la distingueva…
Da quel giorno in cui la loro favola fu spezzata, Marzio era quasi tornato quello di prima, fino a quando qualcosa dentro di lui gli aveva detto di non smettere di lottare, di non distruggere tutto quello che Bunny aveva fatto per lui e, così, aveva riposto in un angolo il suo dolore e messa da parte la sua carriera musicale si era iscritto a medicina, pronto per diventare il miglior oncologo del paese e poter curare tutte quelle persone che soffrivano come aveva sofferto la sua Bunny…

- Mi sei mancata tesoro io è vero sono qui tutti i giorni… Ma lo sai… Non riesco a star senza di te… - Disse ironico.

Ogni giorno Marzio si recava lì, dove l’avevano seppellita e passava ore a parlarle di tutto…

- Sai, oggi è stata un’altra giornataccia e poi tutte quelle infermiere fastidiose… Se fossi stata qui, mi avresti, di sicuro, fatto una scenata di gelosia… Ahahaha… Era proprio il tuo punto debole ma ho sempre adorato anche questo tuo lato - Si fermò un attimo, sospirò e poi riprese - Mia dolce Bunny i giorni senza di te sono sempre un inferno ma ce la sto mettendo tutta per mantenere la promessa che ti ho fatto… Non mi abbatterò mai e sarò forte per entrambi, non sarò mai come te ma sto provando a esserlo… - Po si alzò - Oggi non posso restare molto, perdonami, tornerò domani… Ti amo Bunny, per sempre, oltre l’infinito e per tutta l’eternità… - Così dicendo riprese il sentiero ma dopo pochi passi si fermò, guardò di nuovo verso la collina e sussurrò piano - Grazie amore mio per avermi insegnato ad amare - E con queste parole si avviò lungo il sentiero che riconduceva all’auto ma che, per lui, riconduceva verso un nuovo giorno dove avrebbe lottato con tutte le sue forze per sopravvivere senza di lei…


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Capitolo 2
*** 2: Il Male Dentro Me ***





Titolo: Il Male Dentro Me
Personaggi: Usagi/Mamoru
Prompt scelto: Disperazione
Avvertimenti: Rating Verde, Triste e Malinconico … Au/Song-Fic
Canzone: Laura Pausini - In Assenza Di Te
 
Partecipante Al Contest Indetto sul Forum Usagi & Mamoru – Oltre l’infinito, Oltre l’eternità …
Terza Classificata!
 

Il Male Dentro Me

 
 
 

- Non Ti Accorgi Del Valore E Di Quanto Tieni A Una Persona Fin Quando Non La Perdi Per Sempre - 

 
 
 
Non aveva mai pensato , davvero, alla sua vita …
Non aveva mai pensato al suo futuro e alla piega che poteva prendere …
Non aveva mai immaginato la sua esistenza senza di lui, eppure avrebbe dovuto …
Viveva in un mondo d’illusione, dove lui sarebbe tornato da lei, ma la realtà l’aveva investita con la sua dura verità …
Una verità che le aveva lacerato l’anima e gli aveva fatto conoscere una nuova emozione, la disperazione …
 
Tutto era cominciato in un piccolo appartamento, situato nel pieno centro di Tokio e Usagi Tsukino, lo sapeva bene …
Tutto era iniziato e finito proprio tra quelle quattro mura che l’avevano vista innamorata, felice, nel pieno del suo splendore ma anche triste, col cuore spezzato, distrutta e ora disperata per un avvenire a lei sconosciuto …
 
Seduta sul pavimento tra scatoloni aperti e altri già chiusi, Usagi faceva ordine e riponeva pezzi di vita di chi era stato la sua “vita” …
Colui che aveva amato fino a farsi male, Mamoru Chiba, il ragazzo misterioso, duro e freddo che tanti anni prima le aveva rubato il cuore …
Colui che era stato il suo incubo più grande con quel nomignolo assurdo che le aveva affibbiato per la sua capigliatura stravagante, testolina buffa …
Colui che era stato l’amore riscoperto perché si sa che gli opposti si attraggono e lei non poteva ignorare che il continuo battibeccare la facesse sentire così viva da tramutare quell’odio in un amore passionale che aveva riempito i loro cuori …
Colui che le aveva fatto comprendere che l’amore non era fatto di soli “ti amo” ma che aveva infiniti limiti fatti solo per essere oltrepassati e loro, insieme, si erano spinti su di un piano differente, facendo l’amore e donandosi fino a perdersi …
Mamoru Chiba, colui che in un giorno d’ottobre le aveva spezzato il cuore lasciandola per partire e andare lontano dal Giappone, che l’aveva lasciata e poi era salito su di un aereo pronto ad affrontare una nuova vita di cui lei non avrebbe fatto parte ma che lei non aveva mai accettato …
Mamoru Chiba, il suo ex fidanzato, giovane medico il cui corpo era stato dato per disperso al seguito di una spedizione intrapresa con medici senza frontiere e di cui si erano perse le tracce da circa due mesi …
Disperso, molto probabilmente, morto per tutti meno che per Usagi che dopo aver appreso la notizia aveva passato ore, forse giorni, in quell’appartamento che parlava di lui e che non avevo mai perso la speranza fino a quel giorno che non aveva nulla di diverso se non il fatto che la polizia aveva fermato le ricerche e aveva distrutto tutti i suoi sogni di vederlo tornare sano e salvo …
Seppure non più la sua fidanzata, Usagi lo amava ancora come il primo giorno e non le importava più di tornarci insieme, il suo unico pensiero era solo quello di vederlo tornare ma, ormai, anche lei non ci sperava più e tra quei libri, tazze per il caffè e fotografie si lasciò andare, per la prima volta, allo sconforto totale e a quella disperazione che annullava ogni cosa, lasciando dentro di lei solo un dolore lancinante …
China su di una fotografia che la ritraeva, felice, con Mamoru, Usagi piangeva e singhiozzava senza porre freni a quel male che aveva dentro e che nessuno poteva lenire, si sentiva vuota e nello stesso momento come se il suo petto fosse voluto scoppiare e non riusciva, in nessun modo, a placare questo suo stato d’animo …
Stretta al suo ricordo, di quel “noi” che li aveva visti felici, cercò in un qualche modo di placare la voce dentro di lei che urlava di dolore, paura, frustrazione …
 
 
 

“Io come un albero nudo senza te, senza foglie e radici, ormai …”

Sola senza di lui, Usagi, si sentiva come un albero in pieno inverno, senza foglie e con le radici gelate dal freddo …
Sola senza di lui, ormai, cos’era?
Un involucro vuoto che viveva una non vita …
Un involucro vuoto che, ormai, agiva meccanicamente …
Perché cos’era la sua vita se lui non c’era?
Cos’era se la sua vita era proprio lui?
Usagi era proprio come un albero esposto alle intemperie, pronta a bearsi del suo sole personale ma che non poteva nulla contro la neve, contro una tempesta troppo grande per lei …
 
 
 

“Abbandonata così! Per rinascere mi servi qui …”

L’aveva lasciata …
Il suo Mamo-Chan aveva deciso di dividere le loro vite per sempre …
 
- Non ti amo più! -  Le aveva detto un giorno di due mesi prima, Mamoru.
 
Parole dure, dette durante una conversazione che aveva preso una brutta piega …
 
- Cosa? -  Chiese Usagi, convinta di non aver capito bene.
- Non ti amo più! -  Aveva ripetuto lui.
- Non può essere! Stai scherzando vero Mamo-Chan? -  Aveva chiesto, ancora, lei sbigottita.
- No, non scherzo … Sono serio … Per favore Usako, cerchiamo di parlarne in modo ragionevole … -  Cercò di fargli comprendere lui.
- Mi stai lasciando Mamo-Chan -  Aveva cominciato a dire lei tra le lacrime  - Come vuoi che la prenda? Come andrò avanti senza di te? Come farò a guardarti senza volerti baciare o, più semplicemente, averti al mio fianco? Io ti amo, non posso cancellarlo dall’oggi al domani … -  Concluse con rabbia.
- Non sarà necessario, non mi vedrai … Partirò la settimana prossima per un congresso e poi andrò nel Congo e chissà, forse, non tornerò più … -  Rispose, Mamoru, evitando quegli occhi azzurri di lei dove troppe volte ci si era specchiato e perso.
 
L’aveva lasciata, abbandonata senza un motivo valido e per rendere meglio l’idea era partito per un paese lontano e, forse, non tornare più …
Usagi non poteva accettarlo …
Non voleva credere che quella rottura fosse definitiva perché aveva bisogno dell’uomo che amava …
Aveva bisogno di Mamoru per andare avanti e ora che di lui non si sapeva più niente ne aveva bisogno più di prima …
Usagi si sentiva morta dentro e l’unico modo per rinascere, per ritornare a vivere, era solo lui, lui e soltanto lui …
Non chiedeva altro, non voleva altro, solo che lui fosse vivo …
 
 
 

“Non c’è una cosa che non ricordi noi, in questa casa perduta ormai …"

Seduta sul freddo pavimento, tra scatoloni e ricordi, Usagi si guardava intorno e più lo faceva e più si rendeva conto che tra quelle quattro mura era rinchiusa tutta la sua vita di quegli ultimi anni …
Quelle quattro mura avevano visto più di quanto gli era dovuto …
Avevano visto lo sbocciare di un amore …
Avevano visto il completamento di quello stesso amore …
Avevano visto il proseguire di una felicità che era destinata a non finire mai e, infine, avevano visto la distruzione di quello stesso amore giurato e spergiurato eterno …
Ogni angolo di quell’appartamento racchiudeva un momento, un attimo di un passato che non sarebbe più tornato …
Un passato che ormai viveva nei ricordi di quella ragazza di vent’anni che aveva perso tutto e nessuno avrebbe potuto riportare le cose indietro …
 
Usagi stringeva ancora in mano quella fotografia, dove il suo sorriso si poteva paragonare al sole, si girò per guardarsi intorno e il suo sguardo cadde sul bancone della cucina …
Una tazza del caffè era posata lì come se il proprietario l’avesse usata solo poco prima …
Una comune tazza che la riportò indietro con i ricordi, in un tempo tanto recente quanto passato …
 
- Mamo-Chan hai visto fuori? -  Aveva gridato, estasiata, Usagi indicando la neve che aveva cominciato a cadere.
- Tu lo sei di più! -  Esordì Mamoru arrivando alle sue spalle e stringendola forte da dietro.
- Oh! Non esagerare … La neve è così pura, candida, fresca … -  Cominciò col dire lei.
- Certo che lo è … -  La interruppe lui  - Anche tu lo sei, ma sei anche dolcissima, romantica, allegra, simpatica, unica … E sei mia! -  Concluse posandole un bacio nell’incavo del collo mentre lei, ancora, guardava estasiata fuori la finestra.
- E tu sei un adulatore … -  Ammise Usagi.
- Ahhh … Dimenticavo … -  Cominciò a dire Mamoru allontanandosi da lei e sparendo per un secondo in cucina, per poi tornare con due tazze tra le mani mentre lei lo guardava incuriosita  - E sei anche golosa! Proprio per questo ho preparato due tazze di cioccolato caldo con panna montata - 
- E’ per questo che ti eri rinchiuso in cucina? -  Chiese, sbalordita, Usagi.
- Sì, solo per te -  Le rispose lui porgendole la tazza con i coniglietti, la sua preferita.
 
Le sue labbra si aprirono in un enorme sorriso mentre lui le prendeva la mano e la conduceva al divano, dove si accoccolarono sotto una grande coperta a bere la cioccolata che Mamoru aveva preparato con tanta cura che avrebbe scaldato i loro corpi ma non i loro cuori già caldi perché riscaldati da quel loro amore che cresceva giorno dopo giorno  …
 
 
 

“Mentre la neve va giù, è quasi Natale e tu non ci sei più …”

Usagi si era lasciata andare ai ricordi e a quel ricordo tanto banale quanto importante …
Proprio come quella sera di un anno prima, anche in quel preciso istante la neve aveva cominciato a cadere ma tutto era diverso …
Non ci sarebbe stata nessuna cioccolata calda …
Non ci sarebbe stata nessuna coperta a scardarli mentre si stringevano …
Semplicemente non si sarebbe stato lui al suo fianco …
Natale era alle porte, la città era in fermento e le decorazioni illuminavano ogni cosa rendendo tutto magico, e Usagi avrebbe fatto qualsiasi cosa per riaverlo lì, anche solo per un’ora, anche solo per un momento …
Da anni non credeva più a Babbo Natale ma avrebbe scritto anche a lui se fosse stata certa che avesse esaudito il suo misero desiderio …
Era quasi Natale e Mamoru, ormai, non c’era più e Usagi aveva perso non solo lui ma anche se stessa perché il suo cuore era morto nel momento stesso in cui la sua mente aveva elaborato quella realtà tanto rinnegata …
 
 
 

“E mi manchi amore mio!”

- Oh Mamo-Chan -  Disse a voce bassa quel nomignolo con cui era solito chiamarlo  - Oh amore mio, mi manchi! Mi manchi da morire … Senza di te è come se non riuscissi a respirare … Senza di te è come se il sole mi avesse abbandonato e la terra avesse smesso di girare … Senza di te, ormai, non ha più senso … Mi manchi e non so come fare per andare avanti … Eri tu la mia guida, il mio punto fermo e ora sono sola, completamente sola e nessuno riempirà il vuoto che la tua assenza ha lasciato … Mi manchi! Mi manchi amore mio … Ti prego aiutami! -  Ripeteva, disperata, Usagi tra le lacrime  - Mi sento male … Mi sento in trappola … Ho bisogno di te! Ho bisogno che tu ci sia … Non posso sopportare che non sarà più così … Non posso sopportare di averti perso per sempre … Non posso credere che sia tutto vero, non posso! Mi manchi! Mi manchi come nessun altro, come nient’altro e stavolta non posso trovare soluzioni valide … Questa volta le cose non muteranno … -  
 
 
 

“Tu mi manchi come quando cerco Dio …”

- Mi manchi come l’aria in una stanza chiusa … Mi manchi come il cibo … Mi manchi come l’acqua durante la siccità … Mi manchi perché, semplicemente, mi manca una parte di me che mi serve per sopravvivere … Mi manchi amore -  Continuava a dire Usagi  - Mi manchi come quando cerco Dio, quello stesso Dio di cui ignoro l’esistenza … Quello stesso Dio che non ha mai risposto alle preghiere e che, anche questa volta, non mi ascolterà … Mi manchi come quel Dio che mi ha abbandonato ma in fondo l’hai fatta anche tu … Non è vero Mamo-Chan? Mi hai abbandonata proprio prima di partire, hai diviso le nostre strade ed io sono, ugualmente, qui a disperarmi e piangere per te … Proprio perché ti amo … - 
 
 
 

“E in assenza di te, io ti vorrei per dirti che … Tu mi manchi amore mio …”

Durante i primi momenti senza Mamoru, Usagi aveva pianto, s era arrabbiata col mondo e si era rinchiusa in se stessa in cerca di un perché, di un motivo valido che spiegasse il suo comportamento …
Ci aveva pensato così tanto da auto convincersi che qualcosa in lei fosse sbagliata, che avesse in qualche modo contribuito al distacco dell’uomo che amava seppur non le venissero in mente litigi particolari o difetti eccessivi …
Era vero, lei era una pasticciona, per niente brava in cucina e nello studio ma sapeva amare, aprirsi agli altri, donare tutta se stessa a tutti, buoni o cattivi, convinta che aiutare il prossimo fosse una cosa dovuta e necessaria …
Usagi sapeva di non essere perfetta, non brillava in nessun campo particolare, non era un genio come la sua amica Emy, non era una gran religiosa come Rea, non sapeva in pratica niente di cucina come Morea, né sapeva ballare e cantare come Marta eppure era sempre solare, allegra e spruzzava vita da tutti i pori …
Lei era tante cose, di certo, non una persona comune eppure Mamoru, bellissimo ragazzo dai capelli corvini e gli occhi color oceano, il brillante chirurgo di cardiologia, il ragazzo misterioso, freddo, chiuso in se stesso, solo …
Il ragazzo che gli aveva giurato un futuro insieme l’aveva abbandonata, lasciata e chiedere spiegazioni non era servito a nulla …
Usagi si era chiesta spesso perché le persone si rendono conto di ciò che vogliono , di ciò di cui hanno bisogno , solo quando si rendono conto che non potranno mai averlo e ora l’aveva compreso, l’aveva capito a caro prezzo …
Le parole dure, le lacrime e la solitudine che ne erano conseguite alla loro rottura non erano nulla rispetto a ciò che era accaduto quando Usagi aveva saputo della sua sparizione …
Se la rottura tra loro l’aveva portata a una crisi profonda, la sua scomparsa le aveva dato uno scopo , un obiettivo, una spinta per sopravvivere ma ora, ora che lui non sarebbe più tornato cosa sarebbe accaduto?
Lei aveva pianto, si era disperata, aveva urlato, aveva preso a pugni le pareti e aveva allontanato tutti per rinchiudersi in un dolore tutto suo che non avrebbe condiviso con nessuno …
Ora che la sua unica ragione di vita non c’era più come sarebbe sopravvissuta?
Usa non conosceva la risposta a tale domanda, sapeva soltanto che lui le mancava così tanto da renderle la vita quotidiana insopportabile …
Da rendere tutto ciò che la circondava una sofferenza continua …
 
 
 

“Il dolore è forte come un lungo addio e l’assenza di te è un vuoto dentro me …”

- Sai Mamoru … Sai che il dolore che sento è come il nostro lungo addio? Forse è persino più forte, più lancinante … In fondo io ti ho perso molto prima di perderti per sempre -  Parlava Usagi come se lui fosse lì e potesse ascoltarla  - Ricordo come fosse ieri quando dopo esserci lasciati, dopo non averti chiesto di rimanere, mi recai all’aeroporto per salutarti … Speravo ardentemente che tu cambiassi idea, che vedendomi tornassi da me … Mi sono illusa, mi sono davvero illusa che potesse accadere -  
 
Usagi si era recata davvero all’aeroporto in cerca di chissà cosa, forse solo di un’ultima speranza, forse di un’ultima spinta che le desse la forza di non mollare …
Lo rivoleva nella sua vita, lo rivoleva al suo fianco e doveva tentare un’ultima volta …
 
- Che cosa fai qui? -  Le aveva chiesto Mamoru, appena l’aveva vista, quasi irritato.
- Io … Io sono venuta ad augurarti buon viaggio -  Rispose Usagi cercando di apparire il più calma possibile mentre dentro si sentiva scoppiare.
- Non ce n’era bisogno, ormai non stiamo più insieme -  Mamoru fu il più sprezzante possibile.
- Allora è davvero finita? -  Domandò lei cominciando a piangere.
- Questo è un addio definitivo … -  Disse lui senza guardarla negli occhi.
- Un addio … Si sembra proprio così … Che stupida sono stata a sperare che … -  Cominciò a dire Usagi prima di essere interrotta.
- Che cosa speravi Usako? Che saresti arrivata qui e che io avrei cambiato idea? Che non sarei partito? Che saremmo tornati insieme? Ti stai sbagliando! -  Disse, crudelmente, lui.
- Ora lo so! Ma ci tenevo a salutarti … Sono una sciocca … Volevo salutarti con il sorriso sulle labbra ma mi sono messa a piangere … Perdonami! -  Usagi si era, ormai, arresa.
- Non importa più … -  Disse Mamoru avvicinandosi a lei  - Ora devo proprio andare - 
 
Doveva andare ma non prima di un ultimo saluto …
Mamoru la abbracciò così forte da toglierle quasi il respiro …
Un ultimo saluto che sapeva di addio …
Un ultimo saluto che li riportò, per un secondo, a un passato recente che profumava di dolore …
 
- Che sciocca sono stata quella volta … Che stupida sono stata … Mi hai abbracciata mentre mi dicevi addio ed io non sono riuscita a dire nulla … Dovevo fermarti … -  Continuò a dire, Usagi, al vuoto davanti a se dopo aver riportato in superficie un nuovo ricordo che si sarebbe aggiunto alla lunga lista di ricordi che le facevano battere e strappare il cuore nello stesso istante  - Stupida, stupida, stupida, stupida! Perché? Perché non ti ho fermato? Perché non ho impedito tutto ciò? Se avessi insistito forse, non te ne saresti andato … Se avessi trovato la forza non saresti scomparso, non saresti sparito nel nulla … Non mi avresti lasciato nel petto questo vuoto incolmabile … Non avresti lasciato dentro di me questa voragine che mi trascina giù giorno dopo giorno … Che mi spinge più in basso e mi dilania l’anima … Se ti avessi fermato adesso, saresti qui, al sicuro, e forse il vuoto dentro me sarebbe in un qualche modo più sopportabile da gestire -  
 
 
 

“Perché di noi è rimasta l’anima, ogni piega, ogni pagina …
Se chiudo gli occhi sei qui che mi abbracci di nuovo così …”

Ogni volta che lei chiudeva gli occhi, lo vedeva, lì davanti a lei …
Non importava dove fosse …
Non importava nemmeno se fosse reale o no perché, ormai, era l’unica cosa che le rimaneva …
Era proprio così che Usagi si auto convinceva che sarebbe sopravvissuta giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno …
L’unica soluzione era aggrapparsi a lui, a ciò che la sua mente gli poneva innanzi …
Ricordi, illusioni, a Usagi non importava perché era grazie proprio alla sua mente che ogni mattina trovava la forza di alzarsi dal letto, di vivere una nuova giornata e magari addormentarsi la sera senza versare quelle lacrime amare che sembravano inesauribili …
Usagi chiudeva gli occhi e ogni volta che lo faceva, vedeva Mamoru che la baciava, che l’abbracciava, che le parlava …
Lo vedeva, a volte, anche soltanto lì in silenzio che la guardava …
Era la sua costante, la sua forza, la sua ormai ragione di vita che la spingeva a non abbandonare ciò che la circondava …
In un modo o nell’altro lui era lì e che importava se poteva averlo solo in quel modo?
Che importava se solo nei suoi sogni erano ancora insieme?
Che cosa importava se così facendo, Usagi, non faceva che farsi soltanto più male?
Chiudeva gli occhi, lo vedeva ancora lì ad abbracciarla, a lavare via le sue incertezze, a donarle protezione e calore, a capirla e comprenderla come nessuno aveva saputo fare mai …
Anche solo se nei suoi ricordi e nelle sue illusioni lui era lì e non sarebbe andato da nessun’altra parte …
Perché la sua mente lo voleva …
Perché il suo cuore lo pretendeva …
C’era ancora un “noi” da qualche parte, c’era ancora molto di quel legame e, anche se Mamoru aveva voluto dare un taglio netto alla loro relazione, c’era per Usagi un legame indissolubile …
Quel legame che non le dava pace …
Quel legame invisibile a occhio nudo che li univa oltre la barriera dello spazio e del tempo …
Quel legame che univa due anime destinate ad amarsi ancora e ancora oltre i confini umani, oltre persino la morte stessa …
 
 
 

“ E vedo noi stretti dentro noi, legati per non slegarsi mai …
In ogni lacrima tu sarai per non dimenticarti mai …”

- E’ buffo! Magari sto solo impazzendo direbbe Rea … Magari ho solo un disperato bisogno di lenire il mio dolore direbbe Emy … Eppure quando sono qui, in questo tuo appartamento, io ti vedo Mamo-Chan -  Parlava, ancora, Usagi mentre riprendeva a riporre libri e fotografie nei vari scatoloni  - Tu cosa diresti? Magari che sono solo stanca, che ho bisogno di una vacanza … Già come quella che dovevamo fare tu ed io la prossima primavera … Sai Mamo-Chan forse ci andrò … Non perché ho voglia di partire ma solo perché avevamo promesso che ci saremmo andati e anche se tu non sei qui fisicamente, sei qui nel mio cuore … Tu sei dentro di me, in ogni mia cellula … Sei nella mia anima … Sei la mia anima … Non m’importa che mi hai lasciato, non m’importa che hai distrutto il nostro rapporto … Per me è impossibile, io non posso!! Il nostro legame è sempre stato così saldo, è sempre stato perfetto e impossibile da recidere … Non ci è riuscito Seiya che provava per me di più di un’amicizia e nemmeno la tua amica Sara che ha provato e riprovato a conquistarti … Non puoi davvero aver pensato che io ti abbia creduto! Mi hai lasciata eppure so che c’è qualcos’altro perché anche tu lo sentivi questo legame, perché anche tu conoscevi ed eri consapevole di quanto fosse speciale il nostro amore … Io lo so, come so che tu sarai sempre dentro di me … Come so che non ti dimenticherò mai … Tu ci sarai sempre nei miei giorni felici, in quelli che saranno la base del mio futuro … Tu ci sarai nei miei sorrisi e in ogni mia lacrima … Tu ci sarai e basta perché sei l’amore della mia vita, il mio unico e solo amore che non lascerò andare mai e poi mai … Non importa il male che mi porto dentro, non importa nemmeno il male che mi hai fatto … Tu sarai sempre qui in tutto ciò che mi circonda e dentro me -  Diceva convinta al 100%, convinta più che mai di non doversi lasciare nulla alle spalle, convinta, soprattutto, di non doversi lasciare Mamoru alle spalle perché lui sarebbe stato sempre una sua parte, impossibile da recidere.
 
 
 

“E mi manchi amore mio! Così tanto che ogni giorno muoio anch’io”

Dopo la notizia della sparizione di Mamoru, i giorni erano volati, le ore si erano susseguite come al solito e la vita era andata avanti per tutti, tutti tranne che per colei che aveva smesso per sempre di vivere …
Usagi aveva un unico pensiero, vederlo tornare …
Lui doveva tornare in un modo o nell’altro, a qualunque costo …
Perché cos’era la vita senza di lui?
Perché cos’era la sua esistenza senza la parte più importante di se?
Più Mamoru le mancava, più Usagi si sentiva morire, di una morte lenta e atroce che partiva dal cuore …
 
- Mi manchi amore mio! -  Sussurrò, Usagi, piangendo ancora  - Dio solo sa quanto mi manchi … Mi sento morire senza di te … Ogni giorno provo ad andare avanti ma non ce la faccio! Non ce la posso fare! Mi ripeto che ci riuscirò, che posso affrontare tutto ciò senza di te ma mi sbaglio … Mi sbaglio di grosso! Tutte le sere chiamo casa tua solo per riascoltare la tua voce sulla segreteria telefonica, tutti i giorni sono in quest’appartamento quasi potesse aiutarmi … Sono una debole, un’illusa … Sono morta quando mi hai lasciata, sono morta quando sei sparito, sono morta ancora quando hanno abbandonato le ricerche … I giorni senza di te non hanno senso, sono tutti uguali se non fosse che giorno per giorno mi sento sprofondare … Mi manchi! Mi manchi! Non posso vivere senza di te! –
 
Usagi piangeva, parlava, e nell’oscurità di quell’appartamento dava sfogo alla devastazione che si portava dentro …
Non c’erano parole di conforto che l’avrebbero rassicurata …
Non c’erano gesti che l’avrebbero riscossa da quel suo stato …
Non c’erano emozioni abbastanza forti da cancellare quella che si era, ormai, insinuata in lei …
La sofferenza di Usagi era così viva, così tangibile che chiunque l’avrebbe potuta avvertire ma lei la nascondeva a tutti mostrandosi la donna forte e combattiva che riusciva a superare le cose peggiori, mostrando ciò che in realtà avrebbe voluto essere mentre tutto era diverso, tutto era appassito …
Una maschera poteva confondere e ingannare chi le stava intorno ma non poteva ingannare se stessa …
Non poteva mentire a Usagi stessa che conosceva la verità e conosceva quanto il male fosse intriso nella carne e nell’anima …
 
 
 

“Ho bisogno di te, di averti qui per dirti che …
Tu mi manchi amore mio!”

E tra i vari pensieri si era persino fermata a pensare a cos’avesse fatto di male per meritarsi tutto quel dolore …
Un motivo vero e proprio non lo trovava …
Usagi non era una persona che pretendeva, né era egoista o avara …
Lei era pura, ingenua e desiderava solo il bene altrui …
Non aveva mai voluto nulla, non aveva mai avuto bisogno di nulla ma ora come ora aveva bisogno solo di una cosa …
Solo di una persona …
 
- Ho bisogno di te! Ho bisogno di te! -  Ripeteva come una cantilena  - Ho bisogno di te Mamo-Chan! Darei qualsiasi cosa per rivederti, per riaverti qui, per poterti sfiorare … Per dirti, semplicemente, che mi manchi, che mi sei mancato, che non ti lascerei andare via mai più … -  
 
Lentamente, Usagi, si avvicinò alla finestra e posando un libro, che aveva sfogliato svogliatamente, sul tavolino al suo fianco poggiò la fronte sul freddo vetro …
 
- Che cosa devo fare? Mi sento persa senza di te ... Senza di te nulla ha senso ... Io ho bisogno che tu ci sia … Sei tutto per me … -  
 
Continuò a piangere ripetendo ancora le stesse parole che, piano, divennero sussurri e poi singhiozzi incessanti che riempirono l’appartamento lasciato, fino a poche ore prima, nel completo silenzio …
 
 
 

“Il dolore è freddo come un lungo addio e in assenza di te il vuoto è dentro di me …”

La neve candida, bianca e gelida continuava a imbiancare quella città illuminata dalle luci natalizie, uno spettacolo magico che avrebbe estasiato chiunque, che avrebbe reso felice anche Usagi se non fosse stato che quella visione riusciva solo a riportarle alla mente come si sentiva …
Quella stessa neve, quel gelo era entrato in lei e aveva congelato il suo animo e fatto appassire il suo cuore che non avrebbe visto nuove primavere, non ci sarebbe stato un nuovo sole a scaldare ciò che rimaneva …
Quel freddo, quel dolore non poteva essere cancellato come non poteva essere riempito il vuoto che l’assenza di Mamoru aveva lasciato …
Quel dolore che, Usagi, provava sarebbe rimasto lì, era come un freddo addio di due mesi prima che l’aveva uccisa …
Quel dolore era radicato lì a ricordargli che aveva amato, che era stata viva, che un tempo non lontano era stata lei il sole che riscaldava gli altri …
Quel dolore le ricordava che la persona che aveva amato era stata davvero la più importante della sua vita e lei non l’avrebbe dimenticata …
Perché come puoi dimenticarti di colui che ti ha lasciato una voragine nel petto?
Come puoi soltanto pensare di dimenticare chi ti ha scaldato il cuore prima e raggelato dopo?
Usagi non contava minimamente di andare avanti e superare il male che provava perché, semplicemente, non poteva abbandonare Mamoru …
Non pensare a lui, non ricordarsi di lui, le avrebbe provocato più male, più dolore di quanto non ne provasse in quel momento e, quindi, perché cambiare le cose?
Tutto ma non quello perché ormai per lei non c’erano vie d’uscita, non c’erano speranze, era rimasto solo quello che aveva dentro e gli sarebbe bastato in un modo o nell’altro …
 
 
 

“Tu mi manchi amore mio e mi manchi come quando cerco Dio …
Ho bisogno di te, di averti ancora qui con me …”

E se Mamoru non l’avesse lasciata?
Se non fosse mai partito?
Usagi lo aveva desiderato dal primo momento …
Se solo fosse stato così Mamoru, non sarebbe mai sparito, lei non sarebbe stata lì a riempire scatoloni non suoi e avrebbero, ancora, condiviso insieme le gioie e i dolori …
Se solo lui fosse stato lì, lì al suo fianco a dirle che tutto andava bene e non c’era nulla di cui preoccuparsi perché lui ci sarebbe stato …
Usagi non poteva non pensare a com’era diventata dipendente da quell’uomo, di come senza di lui tutto assumeva una forma e un colore diverso, di come avesse un disperato bisogno di riaverlo nella sua vita come una drogata che agogna la sua dose quotidiana …
Non voleva compassione, non voleva più piangere, non voleva altre braccia a stringerla né altre labbra da assaporare …
Non voleva vivere un’altra giornata, soltanto un’altra ora o minuto, senza Mamoru perché non poteva, perché ne aveva bisogno, perché, semplicemente, gli mancava …
 
- Non smetterai mai di mancarmi Mamo-Chan!! - 
 
Era e sarebbe sempre stato così …
Niente e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea …
Niente e nessuno poteva prendersi il lusso di dirle cosa doveva fare, di dirle che le mancanze si possono riempire con altro perché colmare l’assenza di Mamoru avrebbe impiegato anni e anni e tantissima forza di volontà che Usagi non aveva e non aveva voglia di usare …
Semplicemente non voleva colmare il vuoto che gli avrebbe cancellato lui dall’anime …
No, non era pronta …
Chissà se lo sarebbe stata mai …
 
 
 

“E mi manchi amore mio, così tanto che vorrei seguirti anch’io
E in assenza di te il vuoto è dentro me …”

- Sai, ho incontrato Seiya ieri … Ha insistito per portarmi al Crown a prendere una cioccolata calda … faceva molto freddo … Non volevo andarci e non volevo andarci con lui … Ormai quel posto non lo frequento più … Che buffo ne sei sempre stato geloso … -  Usagi sorrise per un millesimo di secondo al ricordo di un Mamoru geloso e impacciato  - Eri così tenero quando lo eri ed io me la ridevo perché non vedevo quello che vedevi tu … Comunque alla fine ho accettato e siamo stati un po’ a parlare … Ti sorprenderà ma parlavamo di te … - 
 
- Hai avuto sue notizie? -  Aveva chiesto Seiya, seduto di fronte con la sua tazza di cioccolato fumante.
- Nessuna … Ormai non ci sono più molte speranze -  Rispose,lei, tenendo il viso basso e gli occhi incollati alla sua tazza.
- Dovresti andare avanti Usa … Rifarti una vita … Lui non tornerà e tu non puoi fermare la tua … Meriti di essere felice, lo vorrebbe anche lui … - Disse di getto, Seiya, non nascondendole ciò che pensava.
- Non osare ridirlo! – Replicò, indignata, lei.
- Cosa non dovrei dirti? Di vivere? Sai come la penso e non sopporto vederti così … Credi che non sappia dove passi i tuoi pomeriggi? Devi dimenticarlo e prima lo farai, prima tornerai a essere la ragazza allegra e solare che conoscevo … -  Disse, ancora, lui.
- Quella ragazza è morta due mesi fa, è morta quando lui è sparito dopo averla lasciata … Non tornerà Non tornerà come non tornerà lui … Non hai nemmeno idea di come io mi senta, di come cerco di non affogare giorno dopo giorno e di come combatto per non lasciarmi andare … Ho così tanta voglia di seguirlo … Di sparire e perdermi perché così non ce la faccio … Sto male! Sto tremendamente male e mi manca … Ho bisogno persino del suo profumo … Sono patetica ma a volte ne metto un po’ sul cuscino così posso illudermi che lui ci sia stato … Ogni giorno faccio i conti con una me stessa che non ne vuole sapere, che vorrebbe scappare e strapparsi dal petto questo cuore che non fa che ricordarmi chi sono, chi ho perso, chi non avrò più … Come posso smettere di andare da lui se è l’unico modo che per stare un po’ meglio? -  LO aveva ammesso finalmente e Seiya aveva ascoltato tutto senza interrompere.
- Così ti fai, anche, più male … -  Ammise lui.
- Si, hai ragione ma meglio questo che il completo vuoto che mi dilania … Almeno lì ci sono ricordi che, per un po’, mi scaldano il cuore -  Concluse,Usagi, guardandolo negli occhi e facendogli capire che poteva dirle tutto ma non come affrontare quella situazione e lui aveva capito e si era arreso.
 
 
 

“Grido il bisogno di te! Perché non c’è più vita in me …”

Appoggiata, ancora, al freddo vetro Usagi, urlò con tutto il fiato che aveva in gola …
 
-Mamoruuuuuuuuuuuuuuu … Mamo-Channnnnnnnnnnnnn -  
 
Qualcuno poteva sentirla?
Non le importava …
Nessuno avrebbe compreso …
Nessuno poteva farlo …
Usagi si sorprese nel costatare che nemmeno lei stessa si capiva fino in fondo …
Le mancava la sua vecchia se stessa ma, ormai, quella parte di lei non esisteva più, era morta insieme a Mamoru, insieme all’amore della sua vita …
 
- Mamo-Chan ho bisogno di te! Torna da me … Ti prego!!!! - 
 
Usagi continuava a urlare, a tirar fuori, forse per la prima volta, tutto ciò che per quei due mesi si era tenuta dentro, ciò che poteva guarire solo colui la cui perdita era stata fondamentale per quella crisi tanto forte …
 
- Mi sento svuotata, mi sento un’insignificante involucro senza vita … Ma perché? Perché te ne sei andato? Perché mi hai ucciso? - 
 
 
 

“Vivo in assenza di te, in assenza di te!”

- Vivo in assenza di te ma la posso davvero chiamare vita? No, non lo è … Mi limito ad andare avanti e basta .. Questo non è vivere come non esiste vita se tu non sei con me … Tu sei la mia vita ma dovrò accettare che non potrò più viverla … Vivo in assenza di te amore mio e un giorno chissà … Un giorno lo accetterò … Un giorno ci rivedremo e staremo insieme per sempre … Un giorno tutto questo dolore andrà via e chissà, forse, torneremo a cogliere quella felicità che ha sempre fatto da sfondo al nostro amore … Per ora vivo in assenza di te … Già … Ma sarò forte per te … Devo esserlo … Non so nemmeno io perché ma devo … Ormai tutto è perso, ormai dovrò vivere senza di te, anche se una ragione non c’è … - 
 
Usagi era arrivata al limite, al culmine di ciò che poteva sopportare …
Le lacrime si erano esaurite …
La voce le si era spezzata in gola e le gambe le stavano per cedere …
Da quanto tempo non dormiva?
Nemmeno lei si ricordava quand’era stata l’ultima volta che aveva riposato serenamente …
Nemmeno lei ricordava l’ultima volta in cui la sua mente era stata libera dai pensieri …
Appoggiata a quel vetro, chiuse gli occhi cercando di sgomberare, per un solo secondo, la mente da tutto …
 
- Nulla è perso! -  Disse, improvvisamente, qualcuno alle sue spalle.
 
Usagi si voltò spaventata …
Sapeva di essere sola e conosceva quella voce …
La conosceva meglio delle sue tasche e lui non poteva essere lì …
La sua mente le stava tirando, l’ennesimo, brutto scherzo e stavolta più beffardo del solito …
 
- Mamo-Chan ahahhaha -  Disse Usagi ridendo di se stessa  - Devo essere davvero stanca se la mia mente ti materializza così davanti a me … - 
- Non dovrai più vivere senza di me … Ora sono qui! -  Continuò l’uomo davanti a lei che avanzò e si portò a pochi centimetri da lei.
- Devo! Purtroppo tu non tornerai … Questo è un sogno ed io non dovrei parlare con un’illusione della mia mente … Sono patetica! Tu non puoi essere qui ma mi sembra di poter sentire, persino, il tuo dolce profumo -  Disse, ancora, lei convinta di ciò che diceva.
-Usako! Apri gli occhi … Non sta sognando, io sono davvero qui … Ci sono! -  Mamoru disse quelle parole deciso e poi afferrandola per la vita con un braccio e reclinandole la testa con l’altro la baciò con tutta la passione che aveva in corpo.
 
La baciò, forse, come non aveva mai fatto …
La baciò perché non poteva più aspettare …
La baciò perché gli era mancata come non mai …
La baciò per farle comprendere che quella era la realtà e nessun frutto di una mente pazza …
La baciò fino a toglierle il respiro, per un tempo indefinito, stringendola con possessione …
La baciò portandola in un mondo di pensieri in cui si sarebbe smarrita se non ci fosse stato lui a farle da ancora …
 
- Vorrei non svegliarmi mai più! -  Ammise, Usagi, una volta staccatasi da lui, ancora convinta di star a sognare.
- Oh Usako! Non è un sogno, non stai dormendo ed io sono davvero qui … Sono tornato per non andarmene mai più … -  Cercò di convincerla Mamoru.
- Non è possibile! Mi avevano detto che avevano sospeso le ricerche -  Ammise Usagi.
- L’hanno fatto! Hanno interrotto le ricerche ma non sapevano che io stavo già tornando … Ho passato i due mesi più brutti della mia vita e non perché la mia squadra era dispersa ma perché pensavo a te … Perché non riuscivo a trovare una sola motivazione valida per cui dovevo lasciarti … Perché non riuscivo a smettere di provare dentro di me un vuoto incolmabile per la tua assenza … Mi sei mancata! Come l’aria, come il sole, come la luna … Senza di te la mia vita non aveva senso ma ogni giorno pregavo di poter tornare qui da te … Speravo di ritrovarti e tu sei qui … Bellissima come sempre … Sei qui ed io mi sento uno stupido per quello che ti ho fatto … Usako! Perdonami se puoi … Ti amo! Più della mia stessa vita … Ti amo e non sarà mai abbastanza … -  Le confessò, lui, tutto d’un fiato.
- Non ci posso credere … Sei qui! Sei qui e non te ne andrai mai più … Ti amo, ti amo Mamo-Chan -  Urlò, felice, Usagi buttandosi di nuovo tra quelle enormi braccia che aveva desiderato per mesi.
- Credici perché resterò per sempre! Ti amo Usako! -  Concluse Mamoru prima di riprendere a baciarla ancora e ancora.
 
Entrambi avevano del tempo da recuperare e cose da dirsi …
Tutto il resto poteva aspettare perché ora come ora esistevano solo loro due …
Due innamorati occupati a godersi il loro momento d’eternità …

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Capitolo 3
*** 3: Ancora Una Notte Per Guardarsi Dentro! ***


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RATING: Verde
GENERE: Triste/Malinconico
AVVERTIMENTI: La Storia Si svolge durante la prima serie di Sailor Moon
EVENTUALI NOTE: Anche svolgendosi durante la prima serie, sono state inserite scene inedite e pensieri e fatti del tutto nuovi alla trama originale.
 
Storia Partecipante al contest, [MULTIFANDOM] Festeggiamo il suo ritorno con alcune delle sue frasi più belle, indetto sul forum di EFP …
Quinta Classificata!

Ancora Una Notte Per Guardarsi Dentro

 
 
 
 
 
Mamoru guardò l’orologio sul comodino, proprio accanto al letto, segnava le tre del mattino e puntuale come un orologio svizzero, come ormai faceva da quasi un mese, si era risvegliato dal suo sonno imperlato di sudore e con il battito cardiaco accelerato …
Qualunque medico avesse analizzato quel sintomo, tanto banale quanto importante, gli avrebbe assicurato che alla sua tenera età di vent’anni non c’era nulla di cui preoccuparsi ma che tutto era riconducibile a un forte stress e Mamoru, laureando in medicina, avrebbe lui stesso confermato la cosa aggiungendo persino che era normale non fermarsi mai, lavorare e studiare contemporaneamente non potevano che dimostrare quanto lui sapesse badare a se stesso senza l’aiuto di nessuno …
 
“In fondo”  Pensava lui  “Cos’è un po’ di stress e stanchezza paragonati ai successi ottenuti?”
 
Pensieri più che validi se la causa di quella sua insonnia e tachicardia fossero derivati dal lavoro e studio eccessivi, ma, invece, c’era qualcosa cui Mamoru stesso non aveva pensato, qualcosa che nel suo più profondo io riusciva a inquietarlo, qualcosa che si manifestava soltanto nei suoi sogni e che al suo risveglio lasciava in lui pensieri, domande e dubbi che riuscivano sempre e comunque, anche se per poco, a metterlo al tappeto, proprio lui che agli occhi di tutti non vacillava mai …

 

I sogni erano iniziati da circa un mese e da allora, Mamoru, ogni notte alle tre in punto si risvegliava inquieto e con l’anima in subbuglio, tentar di dormire ancora era risultata una pessima idea sin da subito poiché quei sogni avevano un potere tale da risvegliare una parte di se che tacere non voleva e così si ritrovava seduto al centro di quel suo enorme letto, con la schiena poggiata al muro, a porsi mille domande da cui avrebbe voluto sapere la risposta, a chiedersi cose che razionalmente non avrebbe mai chiesto e a ritrovarsi in un baratro profondo da cui uscirne era la sua lotta continua …

 
 

 

“Conti ferito le cose che non sono andate come volevi”

La prima tra tutte le domande che si poneva era quella tra le più semplici e complicate che potesse porsi …
 
“Perché per quanto mi sforzi, per quanto la mia vita sia soddisfacente, le cose non vanno come avrei voluto?”
 
Mamoru era sempre stato un ragazzo diligente e educato …
Sempre concentrato sui suoi studi e sui suoi obbiettivi …
Sempre responsabile e deciso, pronto a lavorare sodo per ottenere ciò che voleva …
Nonostante però queste sue ottime qualità, lui non era soddisfatto di se, non era contento della sua vita, non era felice della piega che aveva preso la sua vita e il motivo era semplice …
Si sentiva ferito nell’animo da quella stessa vita che gli regalava continui successi, si sentiva in collera con quella stessa vita che gli permetteva di raggiungere traguardi inaspettati perché era stata lei a strappargli via i suoi genitori a soli sei anni …
Era stata proprio quella vita a farli morire molti anni prima in un incidente stradale e a cancellargli la memoria mai più acquistata …
 
“Ho fatto spesso i conti con me stesso e con le cose che vorrei, ma nulla è paragonato a quello che vorrei realmente … Può sembrare che io abbia tutto ciò che si può desiderare, ma non è così … Ci sono cose che non sono andate come volevo, come per esempio riavere i ricordi dei miei primi sei anni di vita o, cosa più importante, riavere qui i miei genitori … Vorrei potermi, almeno, ricordare di loro ma non mi è possibile nemmeno questo! A cosa mi serve prendere buoni voti agli esami, lavorare sodo ed essere indipendente se non posso condividere queste cose con chi avrebbe dovuto, da sempre, sostenermi e starmi accanto, con chi mi avrebbe dovuto incoraggiare o semplicemente abbracciarmi … A cosa mi serve io non lo so … Sento soltanto che la mia vita non è come me la sarei sognata, non è come l’avrei voluta ma che non posso cambiarla neanche se lo volessi”
 
 
 
 

“Temendo sempre e solo di apparire peggiore di ciò che sai realmente essere”

Timore e paura erano sempre state emozioni sconosciute per Mamoru, lontane anni luce …
Questo fino a un mese prima quando si era svegliato per la prima volta in piena notte con in mente una sola domanda …
 
“Chi sono?”
 
Se lo era chiesto spesso e i sogni avevano risposto per lui …
Lui era Mamoru Chiba, orfano e laureando in medicina, ma era anche Tuxedo Kamen, protettore e salvatore della paladina della legge Sailor moon ma cosa più importante lui era stato Endymion, il principe della terra, ed era ora la sua reincarnazione …
Ora sapeva chi era, sapeva fin nel profondo chi fosse, lui sempre stato dolce, temerario, impavido, coraggioso, romantico e pronto a tutto per proteggere i più deboli e chi amava …
Il punto fondamentale non era chi fosse ma chi pensava fosse chi lo conosceva …
Perché di punto in bianco gli importavano i pensieri della gente?
Perché temeva, soprattutto, di apparire peggiore di quanto in realtà fosse?
Non aveva mai importato niente …
Non si era curato mai se non di se stesso e allora perché ci pensava e si poneva il problema?
Le risposte erano sempre in quei suoi sogni che non facevano altro che mostrargli la verità, che gli mostravano le cose che non dovevano esser viste dagli occhi ma solo dal cuore …
Mamoru ci aveva pensato, ragionato, ed era arrivato alla conclusione che lui era e poteva essere migliore e che voleva apparire così per gli altri e non solo per se stesso …
Voleva smettere di temere il giudizio negativo di chi gli stava intorno e ci sarebbe riuscito soltanto abbassando la sua solida corazza come spesso gli faceva notare il suo miglior e unico amico Motoki …
 
- Motoki pensi che io possa essere migliore di così? -  Aveva chiesto, una volta, Mamoru al suo amico.
- Uhm … Come mai me lo chiedi? -  Domandò Motoki meravigliato di tale domanda.
- Su rispondi e basta! -  Lo incitò lui.
- Va bene! Io penso che tu sia già il migliore, è solo che lo nascondi e questo non ti giova … Dovresti provare ad aprirti un po’ … Ad abbassare quella corazza che ti sei costruito … Non ti rende giustizia! So che dietro il Mamoru cinico e freddo ce né un altro con un gran cuore che ha solo paura di venir fuori -  Aveva risposto, Motoki, sinceramente.
- Tu credi? -  Chiese, ancora, Mamoru non convinto.
- Si lo credo! -  Affermò l’amico convinto di ciò che aveva detto.
- Dovrei provarci -  Disse lui.
- Si fallo! -  Fu l’unica risposta che gli diede Motoki prima di allontanarsi per servire i clienti seduti al bancone del suo bar - sala giochi.
 
 
 

“Conti precisi per ricordare quanti sguardi hai evitato … E quante le parole che non hai pronunciato per non rischiare di deludere”

Non servivano, a Mamoru, conti precisi per ricordarsi gli sguardi che aveva evitato …
In fondo non conosceva poi chissà quante persone eppure evitava comunque gli unici sguardi che gli erano rivolti …
Evitava, il più delle volte, quelli rivoltigli da Motoki che lo guardava sempre con quell’aria di rimprovero e lui non riusciva di solito a sopportarlo …
Evitava gli sguardi di ammirazione e amore che quella sciocca ragazzina di Rei Hino gli rivolgeva per non darle false speranze d’amore …
Evitava, o per meglio dire, cercava soprattutto di evitare gli sguardi di Usagi, quella testolina buffa che con i suoi grandi occhi azzurri sembrava entrargli dentro e riuscire a leggere qualsiasi cosa si trovasse nel suo animo …
Mamoru ne aveva timore, non ne era infastidito ma temeva che quella ragazza che ogni giorno prendeva in giro, con gusto, prima o poi potesse abbattere quel muro che nessuno vedeva …
Avrebbe dato qualsiasi cosa per far si che quella ragazzina non gli provocasse tali emozioni eppure più i giorni passavano, più la prendeva in giro, più lei faceva, inconsciamente, un passo avanti dentro di lui …
 
- Se continui a mangiare così diventerai una cicciona! -  Le aveva detto una volta avendola sorpresa a ingozzarsi di gelato al bar di Motoki e suscitando in lei fastidio e non curanza per le sue parole.
 
Non che gli importasse di apparire fastidioso, invadente e interessato ma la sua cavia preferita era lì e allora perché non approfittarne?
Perché non punzecchiarla un po’?
Spesso si ritrovava proprio a pensare a quei loro incontri e si era reso conto che erano proprio quelli la parte migliore di tutta la giornata …
Sul perché non ci aveva mai riflettuto …
 
- Se ti comporti in questo modo non troverai mai un fidanzato! -  Le aveva urlato Mamoru, con rabbia in un loro successivo incontro, dove la sua scarpa era, casualmente, finita sulla sua testa.
- Oh ma che t’importa? Non devo mica fidanzarmi con te! -  Aveva urlato, Usagi, irata a sua volta.
 
Non che gli importasse più di tanto dei sentimenti di quella ragazzina bionda, né di come avrebbe reagito ai suoi insulti, né tanto meno gli importava di risultare senza cuore ma quella volta si era dato dello stupido e si era maledetto per quelle parole sputate lì senza averci pensato …
Quella volta l’aveva ferita davvero e si era sentito in colpa …
Quella volta l’aveva combinata grossa e gliel’aveva letto negli occhi, gli stessi che erano sempre luminosi, vivaci, e che per colpa delle sue parole si erano velati di lacrime …
E da quella volta, Mamoru, si era ripromesso di star attento, di trattenere gli istinti e di evitare parole che l’avrebbero ferita più del dovuto …
Non voleva farle male, non voleva deluderla mostrandosi un mostro, non voleva essere chi non era e di certo non usando quella testolina buffa che amava veder ridere e rispondergli a tono e non piangere, che amava torturare e non pugnalare alle spalle …
 
 
 

“La casa, l’intera giornata, il viaggio che hai fatto per sentirti più sicuro, più vicino a te stesso …
Ma non basta … Non basta mai!”

Mamoru guardò l’orologio, le tre e dieci, il tempo sembrava essersi fermato cosa che non poteva dire dei suoi stessi pensieri che erano lì a tormentarlo e piegarlo …
Domande su domande affollavano la sua mente, come un uragano investe una casa e ne rimane illesa una accanto, Mamoru, si ritrovava al centro esatto del suo uragano personale …
 
- Questa casa, a cosa mi serve? -  Si chiese improvvisamente.
 
Domanda sciocca?
Non per lui che si chiedeva come mai avesse un appartamento così grande se a occuparlo era sempre stato soltanto lui, a cosa serviva se non aveva mai avuto occasione d’invitarci nessuno, a cosa gli serviva una casa fredda dove non c’era nessuno ad aspettarlo dopo un’intera giornata di studio e lavoro?
Quell’appartamento rispecchiava davvero l’anima di chi lo abitava, sempre chiuso, sempre al buio, con tanti confort da poter utilizzare ma che erano ancora lì in attesa di esser usati, pieno d’oggetti inutili e pochi che esprimessero davvero chi abitava lì …
Quella casa era solo l’inizio di un pensiero che non aveva fine, era solo l’inizio, il punto di partenza di un viaggio interiore che Mamoru aveva deciso d’intraprendere …
 
- Dovrei, davvero, fare un esame di coscienza e forse fare davvero come mi ha consigliato Motoki … Sono sempre qui, chiuso in me stesso, sempre solo … Cos’è il divertimento o una serata con gli amici? Proprio non ne ho idea! E’ tutta colpa mia, tutta colpa di come sono fatto e forse sono davvero fatto in modo sbagliato -   Se lo chiedeva e più lo faceva, più si rendeva conto di non sbagliare.
 
- Sei insopportabile! Assomigli a un porcospino -  Gli aveva detto, una volta, Usagi.
 
E anche lei, come Motoki, aveva ragione su di lui che era sempre pungente e chiuso a riccio …
Che cosa fare per cambiare?
Domanda difficile dalla risposta complicata ma non impossibile ma, Mamoru, era convinto che il primo passo dovesse farlo dentro se …
Come fare non lo sapeva ma sapeva che doveva almeno provarci perché ciò che aveva, ciò che si era costruito, non gli bastava più …
Voleva di più e l’avrebbe ottenuto, anche se questo avesse significato fare un viaggetto nella sua anima e arrivare il più vicino a se stesso …
Doveva provarci o se ne sarebbe pentito, doveva provarci perché non era un codardo, né un vigliacco, ma al contrario lui era forte e coraggioso e al diavolo, se come Tuxedo Kamen riusciva a salvare sempre Sailor Moon e combattere contro i demoni infernali allora come Mamoru non poteva fallire …
Come Mamoru non poteva non dare il meglio di se e almeno provare a risolvere quella matassa di nodi che si era andata a creare …
Se aveva autostima e determinazione come Tuxedo Kamen non poteva non averne come Mamoru e allora doveva mettercela tutta e partire per una meta chiamata “io” e liberarlo dalla sua prigione dorata …
 


“Scivoli di nuovo e ancora come tu fossi una mattina da vestire e da coprire per non vergognarti”

Scivolare nel baratro, scivolare ancora più in basso, era sempre stato facile, era sempre stato così dannatamente semplice …
Scivolare ancora e ancora per finire dove?
Mamoru non voleva cadere ancora, voleva rialzarsi e combattere, voleva trovare quella forza che gli avrebbe permesso di superare quel periodo tetro nella sua vita …
 
- Più provo a uscirne e più sento di cadere più in basso -  Si era detto.
 
Come si risaliva dal fondo?
Mamoru l’aveva toccato, aveva capito di averlo toccato nel momento stesso in cui aveva esaminato la sua vita, nel momento esatto in cui aveva aperto gli occhi ed era riuscito a vedere oltre le apparenze …
Ogni giorno si alzava e indossava una maschera che nascondeva tutto ciò che era in realtà …
 
- Chi sei? -  Gli aveva chiesto la prima volta che l’aveva incontrato Sailor Moon.
- Sono qui per salvarti e lo farò ancora se ce ne fosse bisogno -  Aveva risposto lui nei panni di Tuxedo Kamen.
 
Sì, lui l’avrebbe sempre salvata o almeno lo avrebbe fatto Tuxedo Kamen, quella parte di lui che era lui, ma nello stesso momento non lo era, quella parte di lui che nessuno conosceva, ma a cui lui sarebbe voluto somigliare …
Perché Mamoru e Tuxedo Kamen avevano tutto e niente in comune, due parti della stessa persona ma così diverse da poter sembrare due persone separate …
Tuxedo Kamen indossava una maschera ma in fondo era ciò che era, coraggioso, forte, bravo nella lotta e pronto a salvare gli indifesi mentre Mamoru chi era in realtà?
 
- Chi sei? -  Gli aveva chiesto Usagi la prima volta che l’aveva vista e presa in giro per un terribile voto a un compito di matematica.
 
Non le aveva risposto …
Dirle il suo nome non sarebbe bastato e Mamoru non sapeva nemmeno lui cosa risponderle in realtà …
Che cosa dirle?
Che cosa dirle davvero?
Che era un ragazzo che ogni giorno indossava una maschera?
Che era un ragazzo che al mattino si vestiva di un se stesso che non era lui?
Che fingeva di essere un altro perché si vergognava di se stesso?
Non poteva farlo, non poteva confidarlo a nessuno, non poteva rivelarlo perché nessuno avrebbe compreso le sue paure …
In fondo non le comprendeva nemmeno lui e allora ecco che si ritrovava nemmeno lui e allora ecco che si ritrovava ancora in quel baratro, ancora a scivolare verso un fondo, verso un punto di non ritorno da cui risalire sarebbe stata un’impresa al quanto difficile ma non del tutto impossibile …
 
 
 

“Scivoli di nuovo e ancora come se non aspettassi altro che sorprendere le facce distratte e troppo assenti per capire i tuoi silenzi”

- Mi sento scivolare giù, mi sento cadere ancora e ancora in un pozzo senza fondo … Qualcuno mi tira giù ma devo resistere o per me è la fine! Devo credere di potercela fare, devo a tutti i costi trovare la forza di reagire perché non posso in alcun modo cedere - 
 
Mamoru se lo ripeteva spesso, se lo ripeteva di continuo, ma le parole erano tutt’altra cosa rispetto ai fatti …
Le parole facevano sembrare tutto così semplice mentre in realtà era tutto un incubo, troppo grande persino per lui …
Ma come poteva Mamoru non essere sull’orlo del dirupo?
Dentro di lui coesistevano tre entità completamente diverse, tre entità che lottavano per aver il sopravvento e nessuna intendeva cedere …
Tuxedo Kamen, l’uomo mascherato, era forte, determinato, voleva vincere, voleva poter essere libero, voleva e non si dava pace …
Endymion, il principe autoritario, il leader che non si piegava a nessuno, era colui che aveva più determinazione, più volontà di tutti e non si sarebbe arreso, non avrebbe obbedito …
Infine c’era lui, Mamoru, all’apparenza il più debole dei tre ma di egual determinazione a non farsi sopraffare, doveva a tutti i osti domare quelle due entità che avrebbero dovuto coesistere con lui.
Mamoru doveva lottare con se stesso per non esser sconfitto e rilegato in un angolo per l’eternità.
Quelle tre entità, quei tre “io” scivolavano, cadevano, lottavano distintamente e insieme per un unico scopo ma tutte e tre cercavano di arrivare a dominare le altre …
Chi avrebbe vinto? Chiederselo era una perdita di tempo perché tutto dipendeva da loro e la vita era troppo casuale e imprevedibile per poterlo prevedere …
Mamoru sperava ardentemente di uscirne vincitore perché cadere più in basso, gli risultava impossibile, ogni giorno lottava con quelle entità ma allo stesso tempo lottava col mondo che, purtroppo, non conosceva il male, le difficoltà, che si portava dentro …
Nessuno comprendeva i suoi gesti, nessuno capiva i suoi silenzi, nessuno si fermava a comprendere che c’era dell’altro oltre a ciò che vedevano, nessuno tranne lui …
 
- Oggi mi sembri diverso -  Aveva detto, Usagi, durante uno dei loro soliti litigi.
- Diverso? Ti sbagli! -  Le aveva risposto, secco, lui.
- Sarà, ma ho quest’impressione … Sai a volte mi capita di guardare oltre la superficie e raramente mi sbaglio -  Fu la risposta di Usagi.
 
Già, la superficie, lei l’aveva oltrepassata e forse, chissà, aveva compreso anche che la sua era solo una maschera che ogni giorno indossava non tanto per lui, ma per chi lo circondava …
Ogni giorno provava a essere diverso, a sorprendere gli altri ma il risultato era sempre stato pessimo, non era mai stato bravo con i rapporti umani, non era bravo con i sentimenti e non era bravo a essere se stesso …
 
 
 
 

“C’è un mondo d’intenti dietro gli occhi trasparenti che chiusi un po’”

- Non mi resta che chiudere gli occhi ancora una volta, magari il sonno tornerà e i pensieri mi lasceranno in pace almeno per questa volta - 
 
Quante volte Mamoru, si era lasciato andare e aveva chiuso gli occhi davanti all’evidenza?
Troppe poche volte, troppe molteplici volte …
Non era chiudere quei suoi occhi blu che lo avrebbe portato alla soluzione dei suoi problemi …
Non era col chiudere quelle iridi del colore della notte che avrebbe risolto il conflitto interiore che aveva dentro né avrebbe dissipato i dubbi sempre più costanti …
Tutti i suoi intenti, tutti i suoi sforzi, erano stati nulli eppure Mamoru nascondeva in se una grande volontà, una forza interiore unica che gli avrebbe permesso di raggiungere ben altri traguardi e mete se solo avesse avuto più fiducia in se stesso, se solo avesse avuto più autostima e se avesse creduto di più nell’amicizia …
Tutti i suoi molteplici intenti, tanti quanti un mondo intero, non sarebbero bastati da soli se non scossi da qualcosa, se non avesse avuto questo timore di mettersi in gioco …
Era davvero un paradosso!
Come poteva una persona come lui aver paura del domani, aver timore delle conseguenze …
Proprio lui che non si era mai soffermato su dettagli simili, proprio un tipo come lui che sapeva che del domani non vi è certezza ma aveva sempre vissuto credendo proprio che quel domani fosse migliore …
 
 
 

“Torni a sentire gli spigoli di quel coraggio mancato che rendono in un attimo il tuo sguardo più basso e i tuoi pensieri invisibili”

Mamoru abbassò lo sguardo e per un attimo i suoi pensieri divennero invisibili, impercettibili, quasi fossero svaniti del tutto …
Era davvero così?
Lui ci sperava con tutto se stesso perché non aveva voglia di passare l’ennesima notte in quell’oblio che era la sua mente, non aveva voglia di torturarsi ancora su cose che sapeva e non voleva accettare …
Il silenzio della sua mente, però, durò un battito di ciglia, un soffio d’aria, poiché i suoi pensieri si erano già posati, veloci, su di un altro dei suoi più grandi problemi …
Il coraggio che non aveva …
Sotto molti aspetti Mamoru era stato ed era un ragazzo coraggioso, aveva affrontato la vita a testa alta anche quando tutto gli era stato negato, aveva lottato con le unghie per arrivare e superare i traguardi che si era prefisso eppure c’era un coraggio particolare che sembrava non far parte di lui …
Mamoru stesso aveva peccato nell’affermare di possedere coraggio perché proprio come un leone in gabbia non ne aveva per ribellarsi, anche lui era chiuso nella sua rabbia dorata, dove il coraggio più importante che gli serviva non riusciva a trovarlo …
Fidarsi del prossimo era ciò che gli mancava, era ciò che non aveva mai avuto il coraggio di fare e per la quale era sempre stato solo pur vivendo sempre a stretto contatto con la gente …
 
- Mamoru tu hai un gran problema, devi aprirti di più, devi aver fiducia nel prossimo -  Aveva detto Motoki una volta.
 
Fiducia nel prossimo?
E come avrebbe potuto farlo se non riusciva ad aver fiducia nemmeno di se stesso?
Motoki parlava facile ma non era con le parole che avrebbe risolto …
Aveva aperto parte di se a quel ragazzo suo amico ma non per questo riusciva a fidarsi ciecamente, non per questo doveva raccontargli tutto di se ed essere sincero al 100%.
 
- Parli sempre di me ma guardati! Io avrò mille difetti ma ho tanti amici e ho fiducia nel prossimo e tu? Tu cos’hai? -  Gli aveva sentenziato Usagi in uno dei loro litigi.
 
E ancora una volta ecco la verità cruda e fredda, tutti avevano amici, tutti erano fiduciosi, persino quella strana ragazzina …
Tutti tranne lui che non aveva nemmeno il coraggio di esporsi, tutti ma non lui che non trovava quel briciolo di fiducia che gli serviva, tutti ma non lui …
 
 
 

“Torni a contare i giorni che non sapevi non ti sanno aspettare”

- E’ passato un altro giorno ed io sono sempre qui a pormi le stesse domande … E’ passato un altro giorno ed io non ho ancora risolto i miei dubbi … Sono fermo al punto di partenza … Da quando ho scoperto la verità, da quando so chi sono, il tempo per me sembra essersi fermato ma so che non è così perché la vita intorno a me va avanti … I giorni passano e non mi aspetteranno ma a cosa serve contarli? Non mi daranno ciò che cerco … Non troverò mai il cristallo d’argento se continuo solo a contare i giorni che passano e non mi do una mossa … Non scoprirò mai chi è Sailor Moon se resto sempre lì a salvarla e basta … Non troverò mai l’equilibrio che mi serve per mettere a tacere Endymion e Tuxedo Kamen … E, infine, non diventerò mai chi voglio davvero essere se m lascio condizionare così da dei sogni … Questi sogni! Quella donna che mi dice di trovare il cristallo d’argento, che m’implora di far presto e di non far vincere il tempo … Ma come posso fare? Non ho indizi, non ho nulla a mio favore e il tempo, i giorni, non mi aspetteranno … -  
 
 
 

“Hai chiuso troppe porte per poterle riaprire”

I giorni correvano, le notti diventavano sempre più il momento, dove tutto aveva un senso e Mamoru trovava risposte su stesso a domande che non si era mai posto prima …
Chi era lo aveva compreso come aveva compreso di non aver mai avuto fiducia in nessuno ed ecco che si rendeva anche conto che così facendo aveva chiuso porte che forse non si sarebbero mai riaperte …
Quante occasioni sprecate? Quante porte aveva persino evitato di aprire?
Erano fin troppe le cose che non aveva mai fatto, a cui aveva rinunciato, che contare era impossibile ma lui le ricordava tutte come ricordava ciò che aveva perso a causa sua …
 
- Carpe Diem amico mio! -  Gli aveva detto soltanto il giorno prima Motoki.
 
Cogliere l’attimo fuggente poteva sembrare una cosa difficile ma era tutt’altro ma lui non si era mai sognato di farlo e aveva sempre sbagliato …
La soluzione era proprio lì, dentro di lui, doveva solo tirarla fuori e tirar fuori il Mamoru che seguiva un po’ l’istinto e il cuore e non soltanto la mente e la razionalità …
 
 
 

“Devi abbracciare ciò che non hai più”

Abbracciare qualcosa che non c’era? Mamoru lo faceva tutte le notti, tutte le volte che guardava la luna e si rendeva contro di esser solo …
Guardava quel satellite così lontano quanto vicino e si ritrovava con la mente ai suoi più remoti ricordi, quelli che aveva perso e non avrebbe riavuto, si ritrovava ad abbracciare il vuoto quasi potesse riportar indietro una vita che aveva ormai perso per sempre con la morte dei suoi genitori.
Si ritrovava ad abbracciare ciò che nessuno avrebbe riportato al suo posto in quella vita che lo aveva visto crescere da solo …
Abbracciare ciò che non c’era?
Tuxedo Kamen lo faceva ogni volta che andava via dopo aver salvato Sailor Moon, l’avrebbe voluta abbracciare, confortare e, per una volta, dirle che lui l’avrebbe aiutata sempre perché in quella ragazza ritrovava in un qualche modo la luna …
In quei suoi occhi c’era quella stessa luminosità e lui aveva perso tante di quelle occasioni che non sarebbero più tornate e ne avrebbe perse tante altre perché non poteva perdersi in tali banalità …
Doveva ritrovare il cristallo d’argento e con esso se stesso …
Abbracciare ciò che non c’era?
Endymion ci provava con tutte le sue forze perché con la sua morte aveva perso molto di più di quanto avesse …
Tutte le volte che il suo spirito prendeva il sopravvento fissava la luna e desiderava raggiungerla perché era lì che aveva scoperto l’amore e aveva conosciuto Serenity, la dolce principessa di quel satellite …
Era lì che l’aveva baciata e abbracciata e solo guardare quella luna nel cielo poteva provocare in lui quel desiderio folle di abbracciarla perché sarebbe stato come abbracciare colei che ormai non aveva più …
Solo abbracciando i ricordi di un passato lontano avrebbe trovato la sua strada …
 
 
 

“La casa, i vestiti, la festa e il tuo sorriso trattenuto e poi esploso per volerti meno male, ma non basta, non basta mai”

Mamoru sorrise  a se stesso, un ricordo era appena entrato a far capolino nella sua mente che tornò indietro di qualche giorno quando a causa della sua costante ricerca del cristallo d’argento si era ritrovato in un’immensa casa, una villa, vestito in smoking per partecipare a un ballo in maschera … Aveva criticato il lusso di quella casa, aveva invidiato quell’enorme salone gremito di persone che ridevano e si divertivano mentre lui non riusciva nemmeno ad accennare un sorriso …
 
- Sei qui tutto solo, ti stai annoiando? -  Aveva chiesto una strana ragazza a lui sconosciuta ma che aveva nel suo aspetto qualcosa di estremamente familiare.
 
“Questi occhi azzurri, questi capelli dorati legati in modo così buffo … Se non sapessi che è impossibile che Bunny sia qui, giurerei che fosse lei … Che strano! “  Pensò istintivamente Mamoru
 
- No, non mi annoio ma le feste non mi piacciono -  Rispose in tutta sincerità.
- E’ un peccato! Sono così belle! Se fosse possibile, ne organizzerei io stessa una ogni sera -  Aveva ammesso lei.
- Non ti da fastidio esser circondata da persone che non conosci? -  Chiese lui.
- No! Potrei sempre conoscerle .. -  Lo spiazzò lei  - Basta sapersi aprire a nuovi incontri - 
 
Mamoru rimase colpito da quelle parole, conoscere persone nuove non era mai stato un suo problema eppure si teneva alla larga lo stesso da tutti mentre quella ragazza faceva sembrare tutto così semplice mentre per lui di semplice non c’era nulla …
Gli venne istintivo invitarla a ballare e fu proprio mentre volteggiavano tra gli altri invitati che, perso a osservare la ragazza davanti a se sorridente e felice, le sue labbra si allargarono mostrando anch’esse uno splendido sorriso sincero e, per una volta, spontaneo …
Mamoru non si trattenne, diede sfogo alla contentezza che in quel momento lo stava colmando …
Per una volta si rese conto di volersi un po’ meno male e non poté non attribuirne il merito a quella buffa ragazza che lo aveva incantato facendo esplodere sul suo viso, sempre serio, un sorriso che Mamoru non avrebbe trattenuto …
Purtroppo però anche le cose belle hanno una fine e anche quella fulminea felicità terminò facendogli ricordare che un semplice sorriso non sarebbe bastato a risolvere i problemi che lo attanagliavano …
Se da un lato era riuscito a farlo sentire meglio e a fargli rendere conto che il centro dei problemi stava proprio nel modo in cui affrontava le cose, dall’altro aveva compreso che doveva fare di più e non accontentarsi di qualcosa che poteva durare solo pochi minuti …
 
 
 

“Scivoli di nuovo e ancora come fossi una mattina da vestire e da coprire per non vergognarti”

- Sento di scivolare sempre più in basso, in un oblio senza fine e non sono capace di impedirlo … Più cado in basso più mi vergogno dell’uomo che sono diventato … Sono un debole, un rammollito che deve nascondersi dietro finti sorrisi e un bell’aspetto … Prima o poi la maschera cadrà ed io sarò spacciato, prima o poi qualcuno si renderà conto che io non sono come voglio far vedere e chissà magari rideranno di me … Motoki potrebbe farlo e ne avrebbe il diritto … In fondo faccio il duro, ma non lo sono così tanto … Se solo sapesse cosa ho davvero dentro … Usagi invece? Potrebbe ridere e usare la cosa a suo vantaggio ma qualcosa mi dice che non è così, qualcosa mi dice che lei capirebbe … Perché? Io  mi vergognerei ma lei mi aiuterebbe a capire che forse sbaglio, che non devo aver paura di ciò che sono, di ciò che provo, di ciò che ho nel cuore … Non devo temere di esternare le mie emozioni eppure queste stesse emozioni mi trascinano giù su un fondale da cui non tornerò mai -  
 
 
 

“Scivoli di nuovo e ancora come se non aspettassi altro che sorprendere le facce distratte e troppo assenti per capire i tuoi silenzi”

Mamoru si sentiva in trappola, bloccato tra presente, passato e futuro … Tutto ciò che voleva, era liberarsi di quel peso che gli attanagliava il cuore, ma l’unica cosa che riusciva a fare erano enormi passi indietro e tutti i suoi buoni propositi e i molteplici intenti erano risultati nulli …
Come poter uscire da quel circolo vizioso che era diventato la sua vita?
Come riuscire a cancellare da se quella strana maschera che si era creato?
Come smettere di pretendere che qualcuno, anche solo uno dei suoi cosiddetti amici, si accorgesse di cosa gli stesse capitando invece di esser troppo distratto dalla propria vita?
Mamoru voleva davvero che qualcuno si accorgesse di lui?
Che qualcuno capisse i suoi molteplici silenzi o leggesse tra le righe di ciò che faceva e diceva?
Più ci ragionava su e più Mamoru si aiuto, condivideva di averne bisogno …
Aveva un assoluto bisogno di qualcuno accanto che non solo lo capisse ma che sapesse anche consigliargli quando il giusto e il sbagliato sembravano non aver confine, aveva bisogno di un amico, sì, un amico che lo aiutasse a non cadere ancora …
 
 
 

“C’è un mondo d’intenti dietro gli occhi trasparenti che chiudi un po’”

- Tutti i miei sogni, le mie speranze, tutto ciò che ho fatto in questi anni … Ho provato così tanto a trovare il vero senso del mio posto qui in questo mondo eppure non riesco ancora a comprenderlo … E’ come se fossi cieco, è come se non riuscissi a vedere e così provo a chiudere gli occhi e ascoltare ciò che il cuore mi dice ma lui urla, si dispera … Non riesco a resistere a tutto questo dolore … Non posso farcela! C’è tutta la mia buona volontà in questi miei intenti ma sento di non esser forte abbastanza da affrontarlo … Come devo fare? Che cosa devo fare? Sto provando, sto tentando ma sembra tutto così inutile … Più provo e più sembra tutto così inutile … Chiudo ancora gli occhi e riprovo a sentire me stesso ma è così complicato ascoltare chi, ciò che non vuoi, ciò che hai sempre ignorato … Ritento ancora una volta perché non posso fallire e so che in un modo o nell’altro devo riuscirci … Ce la farò! So che ne sono capace e allora tenterò e ritenterò, fosse anche l’ultima cosa che faccio - 
 
 
 

“E non vuoi nessun errore, però vuoi vivere, perché chi non vive, lascia il segno del suo più grande errore”

- Sono Una vera contraddizione! -  Si disse in tono di rimprovero Mamoru  - Sono proprio uno sciocco … Critico costantemente gli errori altrui quando invece dovrei criticare i miei di errori, soprattutto dovrei criticare il mio più grande errore, quello di lasciarmi scivolare e non vivere la vita … Sono proprio uno stupido! Io voglio vivere, voglio aver dentro la forza di farlo ma nello stesso momento faccio l’esatto opposto … - 
 
Tra le tante riflessioni di quella strana notte ecco che tornava anche quella che Mamoru più detestava … Vivere o non Vivere, errare o non errare … Sapeva che solo errando si imparava a vivere ma non poteva errare non vivendo e allora cosa fare? Forse doveva davvero prendere esempio da Usagi e imparare a volersi più bene e vivere giorno dopo giorno senza pensare al domani, né alle conseguenze … Ma per lui erano solo sciocche considerazioni fatte da una ragazzina che forse della vera vita non sapeva niente …
Eppure Mamoru non riusciva a non pensarci e anche quella notte cominciata per lui, come sempre alle tre, stava per terminare e portare con sé tutte le domande che come sempre non avevano risposta …
 
 

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