Two men and a girl di Levity (/viewuser.php?uid=19442)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mio sbaglio più grande? ***
Capitolo 2: *** Just a dream ***
Capitolo 3: *** forse mai... ***
Capitolo 4: *** Finale (con sorpresaaaa!) ***
Capitolo 1 *** Il mio sbaglio più grande? ***
CAPITOLO
1 - Il mio sbaglio più grande?
Cameron
chiuse l’ultima cartella che aveva appena finito di studiare,
e firmare al
posto di House. Quando la lancetta dei minuti si allineò ben
dritta con quella
delle ore indicando che erano le nove e un quarto, trasse un profondo
respiro
di sollievo, e si passò una mano tra i capelli, quel giorno
era particolarmente
stanca.
Si
sfilò il camice e lo ripose accuratamente al suo posto
sull’appendiabiti all’ingresso
dell’ufficio di House, poi si sistemò gli abiti e
infilò la giacca, prese la
valigetta e si apprestò ad uscire. Era ormai sulla porta
dell’ufficio quando
incontrò House, che stava entrando probabilmente pronto a
staccare pure lui da
un turno lavorativo.
-Sei
ancora qui?- chiese la ragazza stupita, lanciando un’occhiata
allo stetoscopio
che il diagnosta portava appeso al collo, quasi certamente aveva appena
finito
un turno in clinica; House colse lo sguardo, -ti piace? Serve per
ingannare la
Cuddy, almeno se me lo vede
al collo pensa che ho appena visitato qualcuno!- sorrise poi si
concentrò sulla
domanda che gli aveva appena posto, -mi ero appisolato nella stanza 5,
se non
fosse venuto Jimmy probabilmente mi avrebbero beccato!-
esclamò divertito prima
di continuare –piuttosto tu cosa ci fai qui? Non dirmi che mi
stavi
aspettando!- la ragazza arrossì violentemente nonostante il
motivo non fosse
quello, -in realtà io come la maggior parte delle persone
faccio tutto il mio
turno lavorativo, dalla mattina alla sera…ma non posso
pretendere che tu
capisca!- detto questo si indirizzò verso l’uscita
pronta ad andarsene –buona serata
House- disse con una punta di freddezza, poi aprì la
porta… -con chi la
passerai la serata tu?- le chiese l’uomo alle sue spalle, lei
si voltò…quella
di House non era curiosità, era quasi cattiveria,
c’era un ghigno sul suo
volto, sapeva bene che la ragazza sarebbe stata sola…
Non
gli
rispose, non si voltò nemmeno, forse per non far vedere gli
occhi che le si
erano arrossati dalla rabbia. Uscì sbattendo la porta e si
diresse verso il
parcheggio sotterraneo, quasi correndo tanto veloce era la sua andatura.
Prese
l’ascensore, tratteneva le lacrime, non voleva piangere
davanti a qualcuno…quando
arrivò nei sotterranei si guardò attorno, erano
deserti, perciò cercando ancora
di non piangere cominciò a camminare, lentamente verso la
sua macchina… ma nel
tragitto una calda lacrima le sfiorò la guancia, facendola
esplodere, si fermò
di botto, si passò una mano sul viso come a volerle
ricacciare indietro, ma non
si trattenne più, un pianto silenzioso
l’accompagnò fino alla sua vettura.
-Cameron?-
una voce maschile poco dietro di lei la fece trasalire,
tentò di asciugarsi il
volto ma l’uomo l’aveva ormai raggiunta, Wilson
piegò il volto in modo da
vedere cosa avesse, -Allison che succede?- affettuoso come sempre
tentò di
comprenderla, ma lei non rispose, alzò gli occhi al cielo
per evitare che nuove
gocce di pianto la rendessero ancora più
vulnerabile… -Cosa ha fatto stavolta?-
chiese lui, consapevole che la causa di tutto era, come sempre, House,
ma lei
scosse il capo –no, non è nulla, sono io che sono
una stupida…fa sempre così,
ma io ci rimango sempre e comunque male…- fece spallucce e
tentò di sorridere,
assumendo un espressione da cucciolo indifeso…a Wilson fece
pena, le sorrise a
sua volta e le mise un braccio sulle spalle, in maniera fraterna,
-su… non puoi
guidare in questo stato, vieni ti porto io a casa, tanto domani hai il
giorno
libero e non devi venire a prendere la tua macchina…va
bene?- lei annuì, grata.
Wilson
l’accompagnò verso la propria auto, il braccio non
più sulla sua spalla. Arrivarono
all’auto e vi salirono, –senti- disse lei con voce
un po’ meno triste –non ho
voglia di andare a casa, andiamo a bere qualcosa ti va? Sento di averne
bisogno!- lui ci pensò un attimo, poi annuì
–d’accordo, brinderemo alla faccia
di House!-, entrambi scoppiarono a ridere, poi Wilson mise in moto e
partirono.
Si
fermarono
davanti ad un bar dall’insegna luminosa mezza spenta, Cameron
ridacchiò
pensando al “buongusto” del collega, poi insieme
entrarono. Dentro c’era una
musica country mista a qualcosa di lento, decisamente non il genere
né di Cam né
di Wilson, si sedettero ad un tavolo, e quando arrivò la
cameriera ordinarono
entrambi da bere.
Fu
Wilson
il primo a parlare, per rompere il ghiaccio, -House è un
idiota, fa così con
tutti, non ci pensa che potrebbe rimanerci male qualcuno!- lei sorrise,
era
evidentemente poco convinta, -lo so che è fatto
così…ma…- si interruppe
chinando lo sguardo, quasi si vergognasse -…ma ti piace
tanto, non è vero?-
finì lui avvicinandosi per darle conforto, lei
annuì, con aria grave –sono proprio
una stupida non credi?- -non è che lo credo…ne
sono proprio sicuro!- esclamò
lui divertito, suscitando un sorriso da parte
dell’immunologa, -che scemo!-
entrambi risero.
I
cocktail
arrivarono ma nessuno dei due pareva avere molta voglia di bere,
infatti li
lasciarono lì, continuarono a parlare allegramente, senza
curarsi dell’ora che
ormai si era fatta tarda.
-Allison
tu meriti di meglio!- Wilson aveva riportato il discorso su House
–ci sono
milioni di uomini disposti a fare qualunque cosa ad un tuo schioccare
di dita,
e lui fa l’indifferente! Mi chiedo chi si creda di essere!-
lei annuì, convinta
dalle parole dell’uomo –non capisco
perché ci perdo tempo dietro! Tanto non mi
vuole!- -non ti merita, non ti merita…- la
spalleggiò lui, poi lei sorrise, e
lo guardò negli occhi, per la prima volta in tutta la sera,
per la prima volta
da quando si erano conosciuti in effetti…lui
arrossì lievemente, ma non
distolse lo sguardo, come legato ai suoi occhi da qualche forza
misteriosa.
Accadde
tutto in pochi istanti, lei aveva indugiato un po’ troppo in
quell’occhiata, e
lui prese l’iniziativa. Le si avvicinò lentamente,
per far si che se la donna
non avesse voluto avrebbe potuto scansarsi, ma lei non lo fece, le
labbra di
James sfiorarono timidamente quelle della donna, poi i due presero
più
sicurezza, il candido bacio si intrise di passione, e i due si
ritrovarono
legati in un abbraccio, sulle scomode panche del bar.
Quando
si separarono Cameron era visibilmente imbarazzata, Wilson un
po’ meno, o forse
non lo dava così a vedere…si alzò, la
guardò ancora un attimo negli occhi, poi
la prese per mano e, dopo aver lasciato un po’ di soldi sul
tavolo l’accompagnò
fuori, di nuovo verso la sua macchina.
Dall’uscita
all’auto c’erano meno di dieci metri, ma in questa
distanza i due si
ritrovarono nuovamente legati in un bacio, entrarono nella vettura
uniti per le
labbra.
Si
separarono
di nuovo, dopodiché James mise in moto per la seconda volta
nella sera, -vuoi
venire da me?- le chiese a bruciapelo, convinto che non sarebbe mai
più potuto
capitare, lei si limitò ad annuire, perciò lui
partì, diretto verso la propria
abitazione.
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Capitolo 2 *** Just a dream ***
CAPITOLO
2 - JUST A DREAM...
House
arrivò in ufficio alla solita ora, cioè in
ritardo. Entrò in ufficio dove Chase
e Foreman erano già intenti a studiare un nuovo caso, i cui
sintomi erano stati
diligentemente riportati sulla lavagnetta. –Buon giorno
schiavi!- esordì
ironicamente House salutando i due, che gli risposero con un modesto
cenno del
capo, come non volendosi distrarre dal nuovo caso.
Il
diagnosta sbuffò e scosse il capo, pieno di disappunto, poi
si guardò attorno
–dov’è Cameron?- chiese, fu Foreman a
rispondere –ha preso un giorno di ferie
una settimana fa, non ricordi?- House scosse il capo, poi fece
spallucce
–peggio per lei! Questo caso si prospetta interessante!-.
Iniziò
così a concentrarsi, insieme ai suoi due assistenti, e il
discorso “Cameron”
non venne più affrontato per diverse ore.
Wilson
e Cameron erano sdraiati nel letto, erano abbracciati l’uno
all’altro. Allison
era sveglia, e contemplava l’uomo, mai avrebbe pensato che
sarebbe potuta
accadere una cosa simile, mai avrebbe pensato che avrebbe potuto
trovarsi nel
letto di Wilson, dello stesso Wilson che aveva sempre considerato un
amico.
Senza nemmeno farvi caso, in un gesto istintivo gli andò a
carezzare il collo,
solleticandolo e facendolo così destare dal sonno.
James
aprì gli occhi lentamente, cercando di ricostruire
mentalmente gli avvenimenti
della sera precedente, aveva fatto un sogno strano: lui che baciava
Allison e
che la portava a casa sua, e con lei trascorreva la notte…
Ma
quando i suoi occhi furono totalmente aperti si ritrovò a
guardare la splendida
figura dell’immunologa che lo osservava a sua volta,
-ciao…- disse lei
sussurrando, forse ancora incerta di ciò che era accaduto,
-ciao…- rispose egli
semplicemente, sorridendo al timido gesto di lei che tentava di coprire
il
proprio corpo nudo con il lenzuolo, lui tese una mano e la
fermò, in un gesto
rapido e intrepido che non pensava nemmeno di aver il coraggio di
fare…
-Ferma…ormai
so cosa c’è li…- lo disse in tono
dolce, strappandole un sorriso e facendola
fermare, poi lui le si avvicinò, e le diede un tenero bacio
sulle labbra, poi
le sue labbra presero a scendere sul collo della giovane, percorsero la
spalla
e andarono avvicinandosi ai seni, la donna non gli fece alcun cenno
affinché si
fermasse, le pareva di rivivere la sera precedente, dove lui con una
dolcezza
infinita, e con parole romantiche e sensibili l’aveva
“fatta sua”…
Cameron
con gesti delicati gli carezzava la testa, lasciandosi percorrere dalle
sue labbra,
poi si separarono, entrambi respiravano un po’ affannati, si
guardarono negli
occhi, come a voler cercare una conferma di quello che stava accadendo,
poi lui
annuì, forse per convincere più se stesso che
lei, ma poco importava al
momento…
-Allison
io…- Wilson iniziò a parlare con tono abbastanza
serio, preoccupando
leggermente la donna –io…voglio solo dirti
che…be, speravo che succedesse
qualcosa del genere… io be, devo dirtelo, sono sempre stato
un po’ geloso di
House perché aveva tutte quelle attenzioni da parte
tua…- se per tutta la prima
parte Cameron era stata ad ascoltarlo attentamente, sorridendo anche,
al nome
di House si morse leggermente il labbro, un gesto che Wilson, per
fortuna, non
colse…
House…l’uomo
che lei amava, ma che con tutti i suoi rifiuti e i suoi giochetti
idioti
l’aveva spinta prima tra le braccia di Chase, e
ora…tra quelle di
Wilson…sospirò, preoccupata per la reazione che
avrebbe potuto avere se li
avesse scoperti, da un lato sperava che sarebbe stato geloso, e triste
di aver
perso un’occasione con lei, ma dall’altra temeva
che invece si sarebbe
congratulato con James per la sua “conquista” e che
avrebbe fatto come al
solito il menefreghista, confermando ciò che aveva sempre
detto: lei non gli
interessava.
L’oncologo
si accorse del turbamento della ragazza, perciò si mise
subito sulla difensiva,
-Senti, non dobbiamo dirlo ad House per
forza…e…se vuoi possiamo anche fingere
che non sia mai accaduto, se preferisci che…- lei lo
zittì con uno sguardo,
dolce e sicuro assieme, -House ha avuto la sua occasione…-
disse rivolgendosi
però a se stessa –non posso perdermi la vita solo
perché lui non sa cosa
vuole…- detto questo si avvicinò
all’uomo e lo baciò, con passione e trasporto,
e i due concordarono silenziosamente che avrebbero messo House da parte
almeno
per un po’.
House
nel suo studio giocava con la sua adorata pallina rossa, la lanciava
contro il
muro e la riprendeva con una mano, stava riflettendo, pensava a come
aveva
trattato Cameron il giorno prima, si sentiva in colpa perché
aveva visto
chiaramente gli occhi arrossati di lei, era sicuro che appena fuori la
portata
del suo sguardo fosse scoppiata in lacrime, scosse il capo confuso, non
era da
lui preoccuparsi per le reazioni che le proprie parole suscitavano
sugli altri,
ma si parlava di Cameron, di Allison…
Lanciò
per un’ultima volta la pallina contro il muro, la
riacchiappò abilmente e la
posò al suo posto sul tavolo, poi stette ancora per un
istante seduto sulla
sedia a pensare, a chiedersi come agire, dopodiché si
alzò di scatto, inforcò
il bastone e camminando più rapidamente che poteva si
avviò verso il
parcheggio, pronto a prendere la moto.
-Jimmy
saprà di certo cosa fare!- borbottò fra se mentre
metteva in moto e partiva…
Cameron
si era rivestita con gli abiti del giorno precedente siccome non era
tornata a
casa, e, visto che erano già quasi le sei di sera, Wilson
aveva iniziato a
preparare per cena, avevano trascorso la giornata abbracciati, non
avevano più
parlato di House, ma solo di loro, James le aveva confidato di essersi
invaghito di lei, ma per i motivi che le aveva detto prima era certo di
non
avere possibilità.
-Se
ti fossi mostrato interessato chissà se non sarebbe accaduto
qualcosa prima!-
esclamò Cameron dopo questa rivelazione –ma dai!
Non scherzare, ho tentato in
mille modi di attirare la tua attenzione, ma…- lei sorrise
come scusandosi –se lo
avessi saputo prima…- borbottò ancora prima di
iniziare ad apparecchiare la
tavola con i piatti che le aveva porto l’uomo.
-Dovremmo
dirlo a Greg?- la domanda di Wilson la colse alla sprovvista, facendole
quasi
cadere le stoviglie da in mano, -ehm…io…tanto
cosa vuoi che gliene importi…se
lo sa o no sarà uguale no?- disse lei incerta, posandole
finalmente sul tavolo,
-importa, perché se glielo diciamo vuole dire
che…- venne interrotto dal suono
del campanello, siccome Wilson era ai fornelli disse tranquillamente
alla donna
–vai tu ad aprire? Tanto sarà la vicina che chiede
un po’ di zucchero come al
solito!- Cameron annuì e sorridendo andò alla
porta, aprendola…
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Capitolo 3 *** forse mai... ***
CAPITOLO
3 - FORSE MAI...
House
si sentì mancare, aveva suonato a casa di Jimmy, ma ad
aprirgli la porta non
era stato di certo lui! Allison Cameron stava ora in piedi, innanzi a
lui, il
volto istintivamente arrossato non appena l’aveva visto, le
braccia incrociate,
lo sguardo basso…il diagnosta la guardò da capo a
piedi, stupito e confuso nel
trovarla li, poi lo sguardo corse ai vestiti della donna, erano gli
stessi del
giorno precedente, ed erano anche un po’ stropicciati, House
batté le palpebre
come a volersi destare da un incubo, poi capì, aveva capito
subito in realtà,
ma non voleva crederci…-oh…- disse sottovoce
mentre oltrepassava la ragazza ed
entrava nel salotto, normalmente avrebbe fatto una battutina ad alta
voce per destare
l’attenzione dell’amico, per fargli vedere quanto
era stato rapido nel
coglierlo in flagrante con una “nuova fiamma”, ma
in quel momento non fece
battute, non disse nemmeno una parola, si sentiva svuotato, tradito dal
suo
migliore amico e dalla donna che aveva dato ormai per scontato essere
sua…
-House
io…- iniziò Cameron prima di zittirsi, senza
trovare parole da dire: si sentiva
in dovere di trovare una giustificazione per la sua presenza in quel
luogo, una
spiegazione al fatto che indossava gli stessi vestiti del giorno prima,
cosa
che lui aveva sicuramente notato…
-Allison
lo zucchero è qui se ti serve!- gridò Wilson
dalla cucina, -ehm…non è la vicina
temo…- disse in risposta House, la voce incredibilmente
fredda, non c’era
assolutamente tono ironico nelle sue parole, -anche se dalla reazione
di Cameron
presumo che avreste preferito se tutto il quartiere fosse venuto a
chiederti lo
zucchero…- eccola, una delle sue solite battute,
ma…fatta come per proteggersi
da qualcosa di troppo grande per sostenere con una semplice
conversazione…
Wilson
sentendo una voce familiare nell’altra stanza si
affrettò ad andare a vedere
–House?- chiese incerto nonostante la figura del diagnosta
fosse ora d’innanzi
a lui, -già…io…io avevo bisogno di
parlarti, ma…vedo che sei…occupato-
sottolineò l’ultima parola con una punta di
amarezza, lanciando uno sguardo di
sbieco alla donna, che abbassò il viso e arrossì,
imbarazzata e colpevole…
-Ehm…io
stavo andando veramente…- disse d’istinto Allison
suscitando un borbottio
stupito da parte di Wilson, -vi lascio ai vostri discorsi
eh…ciao!- detto
questo aprì la porta e uscì, senza attendere una
risposta da nessuno dei due,
senza attendere la reazione dell’oncologo…
House
lanciò un ultimo sguardo a Wilson, era carico di rancore,
certo, l’uomo non ne
poteva nulla se lui non era stato abbastanza sveglio con la donna, ma
la
situazione gli bruciava parecchio, perciò dopo pochi istanti
aprì anch’esso la
porta, -Buon appetito James…- disse con tono torvo, quasi
gli augurasse di
strozzarsi con la propria cena.
Cameron
era letteralmente corsa fuori dall’abitazione di James, era
andato tutto
storto! Certo, prima o poi House avrebbe dovuto saperlo, ma non in quel
momento, non in quel modo…sentì le lacrime
rigarle il volto, le lasciò correre,
senza curarsene, camminava dritta davanti a se, il buio ormai sovrano,
spezzato
solo dalla luce di qualche lampione. Poche le persone in strada, e
nessuna di
queste si curava di una giovane donna che avanzava piangendo, la
lasciavano
alla sua tristezza, al suo dolore, alle sue incertezze…
Ad
un
certo punto sentì dei passi attutiti alle sue spalle, una
camminata che
conosceva bene, fin troppo…si voltò e pochi metri
dietro di se scorse House, la
testa china, probabilmente non l’aveva neppure
notata…camminava a passo lento,
la moto sicuramente era parcheggiata sotto casa di Wilson, la donna
sospirò
tristemente, indecisa su cosa fare, le lacrime che ancora le facevano
compagnia.
Poi
all’improvviso
il diagnosta alzò il capo, e la vide, i loro occhi si
incrociarono, e
indugiarono gli uni negli altri per un lungo istante. I due erano
immobili, ad
alcuni metri di distanza l’uno dall’altra, poi
Cameron agì, non capì dove prese
il coraggio per farlo, non capì cosa la spinse a farlo, ma
cominciò ad avanzare
verso di lui, prima lentamente, poi correndo, lo raggiunse nel giro di
pochi
attimi, non si fermò, gli si buttò contro,
abbracciandolo e dando sfogo al suo
pianto…
Lui
ricambiò
l’abbraccio, non piangeva, ma molto probabilmente aveva gli
occhi lucidi…rimasero
stretti così per un’eternità, lui le
accarezzava la testa, lei continuava a
piangere e a stringere la giacca dell’uomo, quasi non volesse
farlo allontanare…-perché?-
le sussurrò lui semplicemente, senza far cessare il
contatto, -perché sei
andata da lui?- la domanda era retorica, la risposta era ovvia, ma lei
decise
di esporgli i propri pensieri, -non…non mi ami…io
non…non ce la faccio più ad
aspettarti, sapendo che tanto tu non arriverai mai…-.
Lui
non
replicò, si limitò a stringerla ancora a se,
cercando di far cessare il suo
pianto. Intanto in strada, un auto nera stava passando con il
finestrino
abbassato, Wilson guardò con occhi tristi la scena,
nonostante tutto non l’avrebbe
mai avuta realmente per se…
un nuovo capitolo, la
storia sta prendendo una piega interessante, non trovate? spero che vi
sia piaciuto anche questo capitolo ^^ grazie per i commenti, lasciatene
ancora che fan sempre piacere!!!
buon san
Valentino a tutti ^___^
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Capitolo 4 *** Finale (con sorpresaaaa!) ***
CAPITOLO
4 - FINALE
Wilson
parcheggiò la macchina a circa due chilometri dal punto in
cui aveva assistito
alla scena, spense motore e radio e si passò una mano fra i
capelli, in un
gesto stanco e doloroso… “d'altronde cosa potevi
aspettarti?” si chiese
amaramente, facendo scendere la mano sul viso, “ha sempre
amato House, cosa ti
faceva credere che dopo una notte con te l’avrebbe
dimenticato? Dai, è
stupido!” però lui ci aveva creduto, aveva creduto
che dopo quell’episodio
insieme avrebbero costruito qualcosa di più di una semplice
“notte d’amore”,
qualcosa di più profondo, intenso, duraturo…
Ma
ovviamente House non poteva scomparire, ne dalla faccia della terra ne
dalla
mente della donna che desiderava…non si sentiva in colpa nei
suoi confronti,
non gli aveva portato via “la donna”, ma nemmeno si
sentiva in collera con lui,
forse a causa del suo buon senso, o forse semplicemente a causa della
profonda
amicizia che lo legava a Greg, non riusciva a fargliene una colpa, a
condannarlo per avergli portato via Allison, dopotutto in effetti
Wilson sapeva
che c’era prima lui, in tutto, davanti a
tutti…sempre…
Arrivò
sotto casa che era quasi l’una di notte, aveva fatto un lungo
giro in macchina
per togliersi dalla mente quella faccenda che certamente
l’avrebbe fatto
soffrire, mai e poi mai si sarebbe aspettato, mentre chiudeva
l’auto e si
voltava pronto ad entrare, di trovare Allison Cameron seduta sui
gradini del
suo appartamento, lo sguardo da cucciolo indifeso, le braccia strette
tra loro
per trattenere un po’ di calore.
-Cosa
ci fai qui?- chiese Wilson stupito, la voce più piatta di
quello che avrebbe
voluto…la ragazza non rispose, si alzò e gli
andò incontro, fissandolo dritto
negli occhi, non sorrideva, ma il suo sguardo era comunque
dolce…gli buttò le
braccia attorno al collo e lo baciò, un bacio tenero,
sincero: voleva baciarlo,
voleva lui in quel momento, è vero, aveva abbracciato House,
aveva pianto sulla
sua spalla, ma era stato un momento di debolezza, House non sarebbe
cambiato, e
lei era stanca di aspettare. Wilson la voleva, l’avrebbe
trattata bene,
l’avrebbe amata…
House
no, non l’avrebbe mai fatto. E a Cameron l’attesa
non piaceva più, quegli
sguardi fuggiaschi non le bastavano ormai. Lei voleva qualcosa che Greg
non le
avrebbe mai potuto darle, voleva amore, e James le avrebbe dato
qualunque cosa.
Lui
la abbracciò, -è quello che vuoi?- le chiese come
se avesse letto i suoi più
intimi pensieri, lei annuì con convinzione, si sorrisero,
James la condusse in
casa…tutto sarebbe cambiato…
Arghhhhhhh!
Scommetto che questo finale (si, è la fine) è
stato scioccante vero? Be,
l’avevo detto che non era una storia
cottonCandy…era un esperimento, per vedere
come sarebbe la coppia Cameron Wilson… nonostante penso (e
spero!!!) non accada
mai (W House and Cam!!!) ho voluto provare ^__^
Bene,
siccome non voglio che mi odiate, vi faccio una sorpresONA! Per tutti i
super
fan CottonCandy offro questo link:
http:
//www.mondodc.it/dr.house/promo3stag/S3E15.shtm
All’inizio
chi se ne frega, ma guardate l’ultima scena (e riguardatela
60 volte come ho
fatto io!!!!)
Vi
vojo
bene!!!! Bacione a tutti! Alla prossima FF
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