Two men and a girl

di Levity
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mio sbaglio più grande? ***
Capitolo 2: *** Just a dream ***
Capitolo 3: *** forse mai... ***
Capitolo 4: *** Finale (con sorpresaaaa!) ***



Capitolo 1
*** Il mio sbaglio più grande? ***


CAPITOLO  1 - Il mio sbaglio più grande?

Cameron chiuse l’ultima cartella che aveva appena finito di studiare, e firmare al posto di House. Quando la lancetta dei minuti si allineò ben dritta con quella delle ore indicando che erano le nove e un quarto, trasse un profondo respiro di sollievo, e si passò una mano tra i capelli, quel giorno era particolarmente stanca.

Si sfilò il camice e lo ripose accuratamente al suo posto sull’appendiabiti all’ingresso dell’ufficio di House, poi si sistemò gli abiti e infilò la giacca, prese la valigetta e si apprestò ad uscire. Era ormai sulla porta dell’ufficio quando incontrò House, che stava entrando probabilmente pronto a staccare pure lui da un turno lavorativo.

 

-Sei ancora qui?- chiese la ragazza stupita, lanciando un’occhiata allo stetoscopio che il diagnosta portava appeso al collo, quasi certamente aveva appena finito un turno in clinica; House colse lo sguardo, -ti piace? Serve per ingannare la Cuddy, almeno se me lo vede al collo pensa che ho appena visitato qualcuno!- sorrise poi si concentrò sulla domanda che gli aveva appena posto, -mi ero appisolato nella stanza 5, se non fosse venuto Jimmy probabilmente mi avrebbero beccato!- esclamò divertito prima di continuare –piuttosto tu cosa ci fai qui? Non dirmi che mi stavi aspettando!- la ragazza arrossì violentemente nonostante il motivo non fosse quello, -in realtà io come la maggior parte delle persone faccio tutto il mio turno lavorativo, dalla mattina alla sera…ma non posso pretendere che tu capisca!- detto questo si indirizzò verso l’uscita pronta ad andarsene –buona serata House- disse con una punta di freddezza, poi aprì la porta… -con chi la passerai la serata tu?- le chiese l’uomo alle sue spalle, lei si voltò…quella di House non era curiosità, era quasi cattiveria, c’era un ghigno sul suo volto, sapeva bene che la ragazza sarebbe stata sola…

Non gli rispose, non si voltò nemmeno, forse per non far vedere gli occhi che le si erano arrossati dalla rabbia. Uscì sbattendo la porta e si diresse verso il parcheggio sotterraneo, quasi correndo tanto veloce era la sua andatura.

 

Prese l’ascensore, tratteneva le lacrime, non voleva piangere davanti a qualcuno…quando arrivò nei sotterranei si guardò attorno, erano deserti, perciò cercando ancora di non piangere cominciò a camminare, lentamente verso la sua macchina… ma nel tragitto una calda lacrima le sfiorò la guancia, facendola esplodere, si fermò di botto, si passò una mano sul viso come a volerle ricacciare indietro, ma non si trattenne più, un pianto silenzioso l’accompagnò fino alla sua vettura.

-Cameron?- una voce maschile poco dietro di lei la fece trasalire, tentò di asciugarsi il volto ma l’uomo l’aveva ormai raggiunta, Wilson piegò il volto in modo da vedere cosa avesse, -Allison che succede?- affettuoso come sempre tentò di comprenderla, ma lei non rispose, alzò gli occhi al cielo per evitare che nuove gocce di pianto la rendessero ancora più vulnerabile… -Cosa ha fatto stavolta?- chiese lui, consapevole che la causa di tutto era, come sempre, House, ma lei scosse il capo –no, non è nulla, sono io che sono una stupida…fa sempre così, ma io ci rimango sempre e comunque male…- fece spallucce e tentò di sorridere, assumendo un espressione da cucciolo indifeso…a Wilson fece pena, le sorrise a sua volta e le mise un braccio sulle spalle, in maniera fraterna, -su… non puoi guidare in questo stato, vieni ti porto io a casa, tanto domani hai il giorno libero e non devi venire a prendere la tua macchina…va bene?- lei annuì, grata.

Wilson l’accompagnò verso la propria auto, il braccio non più sulla sua spalla. Arrivarono all’auto e vi salirono, –senti- disse lei con voce un po’ meno triste –non ho voglia di andare a casa, andiamo a bere qualcosa ti va? Sento di averne bisogno!- lui ci pensò un attimo, poi annuì –d’accordo, brinderemo alla faccia di House!-, entrambi scoppiarono a ridere, poi Wilson mise in moto e partirono.

Si fermarono davanti ad un bar dall’insegna luminosa mezza spenta, Cameron ridacchiò pensando al “buongusto” del collega, poi insieme entrarono. Dentro c’era una musica country mista a qualcosa di lento, decisamente non il genere né di Cam né di Wilson, si sedettero ad un tavolo, e quando arrivò la cameriera ordinarono entrambi da bere.

 

Fu Wilson il primo a parlare, per rompere il ghiaccio, -House è un idiota, fa così con tutti, non ci pensa che potrebbe rimanerci male qualcuno!- lei sorrise, era evidentemente poco convinta, -lo so che è fatto così…ma…- si interruppe chinando lo sguardo, quasi si vergognasse -…ma ti piace tanto, non è vero?- finì lui avvicinandosi per darle conforto, lei annuì, con aria grave –sono proprio una stupida non credi?- -non è che lo credo…ne sono proprio sicuro!- esclamò lui divertito, suscitando un sorriso da parte dell’immunologa, -che scemo!- entrambi risero.

 

I cocktail arrivarono ma nessuno dei due pareva avere molta voglia di bere, infatti li lasciarono lì, continuarono a parlare allegramente, senza curarsi dell’ora che ormai si era fatta tarda.

-Allison tu meriti di meglio!- Wilson aveva riportato il discorso su House –ci sono milioni di uomini disposti a fare qualunque cosa ad un tuo schioccare di dita, e lui fa l’indifferente! Mi chiedo chi si creda di essere!- lei annuì, convinta dalle parole dell’uomo –non capisco perché ci perdo tempo dietro! Tanto non mi vuole!- -non ti merita, non ti merita…- la spalleggiò lui, poi lei sorrise, e lo guardò negli occhi, per la prima volta in tutta la sera, per la prima volta da quando si erano conosciuti in effetti…lui arrossì lievemente, ma non distolse lo sguardo, come legato ai suoi occhi da qualche forza misteriosa.

Accadde tutto in pochi istanti, lei aveva indugiato un po’ troppo in quell’occhiata, e lui prese l’iniziativa. Le si avvicinò lentamente, per far si che se la donna non avesse voluto avrebbe potuto scansarsi, ma lei non lo fece, le labbra di James sfiorarono timidamente quelle della donna, poi i due presero più sicurezza, il candido bacio si intrise di passione, e i due si ritrovarono legati in un abbraccio, sulle scomode panche del bar.

Quando si separarono Cameron era visibilmente imbarazzata, Wilson un po’ meno, o forse non lo dava così a vedere…si alzò, la guardò ancora un attimo negli occhi, poi la prese per mano e, dopo aver lasciato un po’ di soldi sul tavolo l’accompagnò fuori, di nuovo verso la sua macchina.

Dall’uscita all’auto c’erano meno di dieci metri, ma in questa distanza i due si ritrovarono nuovamente legati in un bacio, entrarono nella vettura uniti per le labbra.

Si separarono di nuovo, dopodiché James mise in moto per la seconda volta nella sera, -vuoi venire da me?- le chiese a bruciapelo, convinto che non sarebbe mai più potuto capitare, lei si limitò ad annuire, perciò lui partì, diretto verso la propria abitazione.

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Capitolo 2
*** Just a dream ***


CAPITOLO 2 - JUST A DREAM...

House arrivò in ufficio alla solita ora, cioè in ritardo. Entrò in ufficio dove Chase e Foreman erano già intenti a studiare un nuovo caso, i cui sintomi erano stati diligentemente riportati sulla lavagnetta. –Buon giorno schiavi!- esordì ironicamente House salutando i due, che gli risposero con un modesto cenno del capo, come non volendosi distrarre dal nuovo caso.

Il diagnosta sbuffò e scosse il capo, pieno di disappunto, poi si guardò attorno –dov’è Cameron?- chiese, fu Foreman a rispondere –ha preso un giorno di ferie una settimana fa, non ricordi?- House scosse il capo, poi fece spallucce –peggio per lei! Questo caso si prospetta interessante!-.

Iniziò così a concentrarsi, insieme ai suoi due assistenti, e il discorso “Cameron” non venne più affrontato per diverse ore.

 

Wilson e Cameron erano sdraiati nel letto, erano abbracciati l’uno all’altro. Allison era sveglia, e contemplava l’uomo, mai avrebbe pensato che sarebbe potuta accadere una cosa simile, mai avrebbe pensato che avrebbe potuto trovarsi nel letto di Wilson, dello stesso Wilson che aveva sempre considerato un amico. Senza nemmeno farvi caso, in un gesto istintivo gli andò a carezzare il collo, solleticandolo e facendolo così destare dal sonno.

James aprì gli occhi lentamente, cercando di ricostruire mentalmente gli avvenimenti della sera precedente, aveva fatto un sogno strano: lui che baciava Allison e che la portava a casa sua, e con lei trascorreva la notte…

Ma quando i suoi occhi furono totalmente aperti si ritrovò a guardare la splendida figura dell’immunologa che lo osservava a sua volta, -ciao…- disse lei sussurrando, forse ancora incerta di ciò che era accaduto, -ciao…- rispose egli semplicemente, sorridendo al timido gesto di lei che tentava di coprire il proprio corpo nudo con il lenzuolo, lui tese una mano e la fermò, in un gesto rapido e intrepido che non pensava nemmeno di aver il coraggio di fare…

-Ferma…ormai so cosa c’è li…- lo disse in tono dolce, strappandole un sorriso e facendola fermare, poi lui le si avvicinò, e le diede un tenero bacio sulle labbra, poi le sue labbra presero a scendere sul collo della giovane, percorsero la spalla e andarono avvicinandosi ai seni, la donna non gli fece alcun cenno affinché si fermasse, le pareva di rivivere la sera precedente, dove lui con una dolcezza infinita, e con parole romantiche e sensibili l’aveva “fatta sua”…

Cameron con gesti delicati gli carezzava la testa, lasciandosi percorrere dalle sue labbra, poi si separarono, entrambi respiravano un po’ affannati, si guardarono negli occhi, come a voler cercare una conferma di quello che stava accadendo, poi lui annuì, forse per convincere più se stesso che lei, ma poco importava al momento…

-Allison io…- Wilson iniziò a parlare con tono abbastanza serio, preoccupando leggermente la donna –io…voglio solo dirti che…be, speravo che succedesse qualcosa del genere… io be, devo dirtelo, sono sempre stato un po’ geloso di House perché aveva tutte quelle attenzioni da parte tua…- se per tutta la prima parte Cameron era stata ad ascoltarlo attentamente, sorridendo anche, al nome di House si morse leggermente il labbro, un gesto che Wilson, per fortuna, non colse…

House…l’uomo che lei amava, ma che con tutti i suoi rifiuti e i suoi giochetti idioti l’aveva spinta prima tra le braccia di Chase, e ora…tra quelle di Wilson…sospirò, preoccupata per la reazione che avrebbe potuto avere se li avesse scoperti, da un lato sperava che sarebbe stato geloso, e triste di aver perso un’occasione con lei, ma dall’altra temeva che invece si sarebbe congratulato con James per la sua “conquista” e che avrebbe fatto come al solito il menefreghista, confermando ciò che aveva sempre detto: lei non gli interessava.

L’oncologo si accorse del turbamento della ragazza, perciò si mise subito sulla difensiva, -Senti, non dobbiamo dirlo ad House per forza…e…se vuoi possiamo anche fingere che non sia mai accaduto, se preferisci che…- lei lo zittì con uno sguardo, dolce e sicuro assieme, -House ha avuto la sua occasione…- disse rivolgendosi però a se stessa –non posso perdermi la vita solo perché lui non sa cosa vuole…- detto questo si avvicinò all’uomo e lo baciò, con passione e trasporto, e i due concordarono silenziosamente che avrebbero messo House da parte almeno per un po’.

 

House nel suo studio giocava con la sua adorata pallina rossa, la lanciava contro il muro e la riprendeva con una mano, stava riflettendo, pensava a come aveva trattato Cameron il giorno prima, si sentiva in colpa perché aveva visto chiaramente gli occhi arrossati di lei, era sicuro che appena fuori la portata del suo sguardo fosse scoppiata in lacrime, scosse il capo confuso, non era da lui preoccuparsi per le reazioni che le proprie parole suscitavano sugli altri, ma si parlava di Cameron, di Allison…

Lanciò per un’ultima volta la pallina contro il muro, la riacchiappò abilmente e la posò al suo posto sul tavolo, poi stette ancora per un istante seduto sulla sedia a pensare, a chiedersi come agire, dopodiché si alzò di scatto, inforcò il bastone e camminando più rapidamente che poteva si avviò verso il parcheggio, pronto a prendere la moto.

-Jimmy saprà di certo cosa fare!- borbottò fra se mentre metteva in moto e partiva…

 

Cameron si era rivestita con gli abiti del giorno precedente siccome non era tornata a casa, e, visto che erano già quasi le sei di sera, Wilson aveva iniziato a preparare per cena, avevano trascorso la giornata abbracciati, non avevano più parlato di House, ma solo di loro, James le aveva confidato di essersi invaghito di lei, ma per i motivi che le aveva detto prima era certo di non avere possibilità.

-Se ti fossi mostrato interessato chissà se non sarebbe accaduto qualcosa prima!- esclamò Cameron dopo questa rivelazione –ma dai! Non scherzare, ho tentato in mille modi di attirare la tua attenzione, ma…- lei sorrise come scusandosi –se lo avessi saputo prima…- borbottò ancora prima di iniziare ad apparecchiare la tavola con i piatti che le aveva porto l’uomo.

-Dovremmo dirlo a Greg?- la domanda di Wilson la colse alla sprovvista, facendole quasi cadere le stoviglie da in mano, -ehm…io…tanto cosa vuoi che gliene importi…se lo sa o no sarà uguale no?- disse lei incerta, posandole finalmente sul tavolo, -importa, perché se glielo diciamo vuole dire che…- venne interrotto dal suono del campanello, siccome Wilson era ai fornelli disse tranquillamente alla donna –vai tu ad aprire? Tanto sarà la vicina che chiede un po’ di zucchero come al solito!- Cameron annuì e sorridendo andò alla porta, aprendola…

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Capitolo 3
*** forse mai... ***


CAPITOLO 3 - FORSE MAI...

House si sentì mancare, aveva suonato a casa di Jimmy, ma ad aprirgli la porta non era stato di certo lui! Allison Cameron stava ora in piedi, innanzi a lui, il volto istintivamente arrossato non appena l’aveva visto, le braccia incrociate, lo sguardo basso…il diagnosta la guardò da capo a piedi, stupito e confuso nel trovarla li, poi lo sguardo corse ai vestiti della donna, erano gli stessi del giorno precedente, ed erano anche un po’ stropicciati, House batté le palpebre come a volersi destare da un incubo, poi capì, aveva capito subito in realtà, ma non voleva crederci…-oh…- disse sottovoce mentre oltrepassava la ragazza ed entrava nel salotto, normalmente avrebbe fatto una battutina ad alta voce per destare l’attenzione dell’amico, per fargli vedere quanto era stato rapido nel coglierlo in flagrante con una “nuova fiamma”, ma in quel momento non fece battute, non disse nemmeno una parola, si sentiva svuotato, tradito dal suo migliore amico e dalla donna che aveva dato ormai per scontato essere sua…

 

-House io…- iniziò Cameron prima di zittirsi, senza trovare parole da dire: si sentiva in dovere di trovare una giustificazione per la sua presenza in quel luogo, una spiegazione al fatto che indossava gli stessi vestiti del giorno prima, cosa che lui aveva sicuramente notato…

-Allison lo zucchero è qui se ti serve!- gridò Wilson dalla cucina, -ehm…non è la vicina temo…- disse in risposta House, la voce incredibilmente fredda, non c’era assolutamente tono ironico nelle sue parole, -anche se dalla reazione di Cameron presumo che avreste preferito se tutto il quartiere fosse venuto a chiederti lo zucchero…- eccola, una delle sue solite battute, ma…fatta come per proteggersi da qualcosa di troppo grande per sostenere con una semplice conversazione…

Wilson sentendo una voce familiare nell’altra stanza si affrettò ad andare a vedere –House?- chiese incerto nonostante la figura del diagnosta fosse ora d’innanzi a lui, -già…io…io avevo bisogno di parlarti, ma…vedo che sei…occupato- sottolineò l’ultima parola con una punta di amarezza, lanciando uno sguardo di sbieco alla donna, che abbassò il viso e arrossì, imbarazzata e colpevole…

-Ehm…io stavo andando veramente…- disse d’istinto Allison suscitando un borbottio stupito da parte di Wilson, -vi lascio ai vostri discorsi eh…ciao!- detto questo aprì la porta e uscì, senza attendere una risposta da nessuno dei due, senza attendere la reazione dell’oncologo…

House lanciò un ultimo sguardo a Wilson, era carico di rancore, certo, l’uomo non ne poteva nulla se lui non era stato abbastanza sveglio con la donna, ma la situazione gli bruciava parecchio, perciò dopo pochi istanti aprì anch’esso la porta, -Buon appetito James…- disse con tono torvo, quasi gli augurasse di strozzarsi con la propria cena.

 

Cameron era letteralmente corsa fuori dall’abitazione di James, era andato tutto storto! Certo, prima o poi House avrebbe dovuto saperlo, ma non in quel momento, non in quel modo…sentì le lacrime rigarle il volto, le lasciò correre, senza curarsene, camminava dritta davanti a se, il buio ormai sovrano, spezzato solo dalla luce di qualche lampione. Poche le persone in strada, e nessuna di queste si curava di una giovane donna che avanzava piangendo, la lasciavano alla sua tristezza, al suo dolore, alle sue incertezze…

Ad un certo punto sentì dei passi attutiti alle sue spalle, una camminata che conosceva bene, fin troppo…si voltò e pochi metri dietro di se scorse House, la testa china, probabilmente non l’aveva neppure notata…camminava a passo lento, la moto sicuramente era parcheggiata sotto casa di Wilson, la donna sospirò tristemente, indecisa su cosa fare, le lacrime che ancora le facevano compagnia.

Poi all’improvviso il diagnosta alzò il capo, e la vide, i loro occhi si incrociarono, e indugiarono gli uni negli altri per un lungo istante. I due erano immobili, ad alcuni metri di distanza l’uno dall’altra, poi Cameron agì, non capì dove prese il coraggio per farlo, non capì cosa la spinse a farlo, ma cominciò ad avanzare verso di lui, prima lentamente, poi correndo, lo raggiunse nel giro di pochi attimi, non si fermò, gli si buttò contro, abbracciandolo e dando sfogo al suo pianto…

Lui ricambiò l’abbraccio, non piangeva, ma molto probabilmente aveva gli occhi lucidi…rimasero stretti così per un’eternità, lui le accarezzava la testa, lei continuava a piangere e a stringere la giacca dell’uomo, quasi non volesse farlo allontanare…-perché?- le sussurrò lui semplicemente, senza far cessare il contatto, -perché sei andata da lui?- la domanda era retorica, la risposta era ovvia, ma lei decise di esporgli i propri pensieri, -non…non mi ami…io non…non ce la faccio più ad aspettarti, sapendo che tanto tu non arriverai mai…-.

Lui non replicò, si limitò a stringerla ancora a se, cercando di far cessare il suo pianto. Intanto in strada, un auto nera stava passando con il finestrino abbassato, Wilson guardò con occhi tristi la scena, nonostante tutto non l’avrebbe mai avuta realmente per se…

un nuovo capitolo, la storia sta prendendo una piega interessante, non trovate? spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo ^^ grazie per i commenti, lasciatene ancora che fan sempre piacere!!!
buon san Valentino a tutti ^___^

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Capitolo 4
*** Finale (con sorpresaaaa!) ***


CAPITOLO 4 - FINALE

Wilson parcheggiò la macchina a circa due chilometri dal punto in cui aveva assistito alla scena, spense motore e radio e si passò una mano fra i capelli, in un gesto stanco e doloroso… “d'altronde cosa potevi aspettarti?” si chiese amaramente, facendo scendere la mano sul viso, “ha sempre amato House, cosa ti faceva credere che dopo una notte con te l’avrebbe dimenticato? Dai, è stupido!” però lui ci aveva creduto, aveva creduto che dopo quell’episodio insieme avrebbero costruito qualcosa di più di una semplice “notte d’amore”, qualcosa di più profondo, intenso, duraturo…

Ma ovviamente House non poteva scomparire, ne dalla faccia della terra ne dalla mente della donna che desiderava…non si sentiva in colpa nei suoi confronti, non gli aveva portato via “la donna”, ma nemmeno si sentiva in collera con lui, forse a causa del suo buon senso, o forse semplicemente a causa della profonda amicizia che lo legava a Greg, non riusciva a fargliene una colpa, a condannarlo per avergli portato via Allison, dopotutto in effetti Wilson sapeva che c’era prima lui, in tutto, davanti a tutti…sempre…

 

Arrivò sotto casa che era quasi l’una di notte, aveva fatto un lungo giro in macchina per togliersi dalla mente quella faccenda che certamente l’avrebbe fatto soffrire, mai e poi mai si sarebbe aspettato, mentre chiudeva l’auto e si voltava pronto ad entrare, di trovare Allison Cameron seduta sui gradini del suo appartamento, lo sguardo da cucciolo indifeso, le braccia strette tra loro per trattenere un po’ di calore.

-Cosa ci fai qui?- chiese Wilson stupito, la voce più piatta di quello che avrebbe voluto…la ragazza non rispose, si alzò e gli andò incontro, fissandolo dritto negli occhi, non sorrideva, ma il suo sguardo era comunque dolce…gli buttò le braccia attorno al collo e lo baciò, un bacio tenero, sincero: voleva baciarlo, voleva lui in quel momento, è vero, aveva abbracciato House, aveva pianto sulla sua spalla, ma era stato un momento di debolezza, House non sarebbe cambiato, e lei era stanca di aspettare. Wilson la voleva, l’avrebbe trattata bene, l’avrebbe amata…

House no, non l’avrebbe mai fatto. E a Cameron l’attesa non piaceva più, quegli sguardi fuggiaschi non le bastavano ormai. Lei voleva qualcosa che Greg non le avrebbe mai potuto darle, voleva amore, e James le avrebbe dato qualunque cosa.

Lui la abbracciò, -è quello che vuoi?- le chiese come se avesse letto i suoi più intimi pensieri, lei annuì con convinzione, si sorrisero, James la condusse in casa…tutto sarebbe cambiato…

 

 

Arghhhhhhh! Scommetto che questo finale (si, è la fine) è stato scioccante vero? Be, l’avevo detto che non era una storia cottonCandy…era un esperimento, per vedere come sarebbe la coppia Cameron Wilson… nonostante penso (e spero!!!) non accada mai (W House and Cam!!!) ho voluto provare ^__^

Bene, siccome non voglio che mi odiate, vi faccio una sorpresONA! Per tutti i super fan CottonCandy offro questo link:

http: //www.mondodc.it/dr.house/promo3stag/S3E15.shtm

All’inizio chi se ne frega, ma guardate l’ultima scena (e riguardatela 60 volte come ho fatto io!!!!)

Vi vojo bene!!!! Bacione a tutti! Alla prossima FF

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