La Baia Delle Conchiglie

di moveslikelevine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Partenza ***
Capitolo 2: *** Monterey High School ***
Capitolo 3: *** La Spiaggia ***
Capitolo 4: *** The Song ***
Capitolo 5: *** La Foto ***
Capitolo 6: *** Dallas ***
Capitolo 7: *** Here We Go Again ***
Capitolo 8: *** Rainy Day ***
Capitolo 9: *** Peter ***



Capitolo 1
*** La Partenza ***


Quella mattina Jenny si svegliò, aveva sentito un forte rumore, probabilmente una pesante valigia era caduta in salotto.
Jenny l’aveva classificata come la peggior mattina di tutta la sua vita: doveva partire e trasferirsi in una città della quale sapeva solamente il nome: Monterey, CA.
Tutto era cominciato una sera di alcune settimane prima, quando suo padre, Carl, aveva comunicato, durante la cena, che la famiglia “avrebbe cambiato aria”, e ciò significava che ci si trasferiva in California.
-Mi hanno offerto un ottimo posto di lavoro, non potevo rifiutare - disse soddisfatto.
-E’ un’ottima idea, non c’è niente di male, anzi in molti sostengono che Monterey sia una bella città, mi ricordo quando ci passavo le vacanze da piccola- così sua madre, Flora, aveva accolto la notizia.
Liza, la sorella maggiore sembrava non stare più nella pelle:
-Fico!- esclamò -California, stiamo arrivando! Jenny, ma ci pensi? Andiamo in California!- sembrava provasse una gioia inspiegabile mentre pronunciava quella parola.
Persino il piccolo Mark, di appena un anno, si agitava nel suo seggiolone, batteva le mani e pronunciava qualche strana parola e Stich, il cucciolo di golden retriever che da qualche mese abitava con la famiglia Tyler cominciò a scodinzolare.
Tutti sembravano eccitati, tutti tranne Jenny, che fissava a bocca aperta il vuoto, incredula.
Quando si riprese riuscì ad urlare -Stai scherzando papà? Io non ho nessun’intenzione di muovermi da Dallas, qui ho la mia casa, i miei amici, la mia scuola e tutto il resto!-.
-Ma Jenny…- non sapeva nemmeno chi aveva pronunciato quelle due parole, si era già alzata, era salita di corsa sulle scale e si era chiusa nella sua camera.
Chiamò subito Sally, la sua migliore amica, le raccontò tutto, entrambi piansero.
Come poteva arrivare in una nuova scuola alla fine dell’anno, non riusciva a pensarlo.
Ma ormai lo sapeva, era deciso, si partiva per Monterey.
 
Quando quella fatidica mattina Jenny si svegliò corse in sala, c’era un forte odore di pelle delle valigie, il pavimento era cosparso di sacchi, sacchetti, borse, zaini, stava per rimettersi a piangere ma riuscì a trattenersi.
Si guardò in giro, non poteva crederci, non poteva pensare che forse un giorno, qualche sconosciuto avrebbe abitato lì, anche se il padre le aveva promesso che non avrebbe venduto quella casa.
Sembrava che solo Jenny non fosse entusiasta di tutto ciò che accadeva: Liza stava aiutando a caricare i bagagli, Mark e Stich erano già in macchina.
Flora chiuse la porta a chiave e tutti salirono a bordo, diretti all’aeroporto.
Per Jenny l’intero viaggio sembrò durare un’eternità.
 
L’aereo atterrò dopo circa due ore di viaggio.
Il fuso orario faceva sentire Jenny ancora più lontana dalla sua città.
Scendeva da qualla scaletta, e ad a ogni gradino sentiva sempre più forte il desiderio di risalirle.
Vedeva Liza, davanti a lei, mentre scendeva, l’aria le scompigliava i capelli, e lei sorrideva e si guardava in giro.
Arrivò un taxi giallo che li avrebbe portati nella nuova casa: -Tutti a bordo!- esclamò l’autista, con uno strano accento, e così tutti salirono.
Jenny guardava dal finestrino tutto ciò che di nuovo le stava intorno, -Ma ci siamo già stati qui?- disse ad un tratto, -Si, quando eri molto piccola- rispose la madre con un sorriso.
Jenny rimase appiccicata al vetro: vide un grande negozio di vestiti sulla destra, poi uno Starbacks sulla sinistra.
Più avanti notò una vetrina piena zeppa di muffin al cioccolato, più in là c’era una libreria, un internet point e un ristorante cinese; ma ciò che la colpì di più era il mare, a pochi metri da lei.
Era di un colore azzurro intenso e al largo si vedevano delle minuscole barchette, questo la fece sorridere.
La macchina si fermò, l’autista aiutò con i bagagli e ripartì, per poi scomparire dietro alle palme che si vedevano in lontananza
Jenny respirò profondamente, c’era profumo di sale nell’aria, la brezza le muoveva i capelli castani, sorrise ancora “così questa è la California” pensò.
La villa era molto grande, bianca, con un ampio giardino.
Si accorse che era rimasta in mezzo al parcheggio, sola, a guardarsi in giro, gli altri erano già in casa.
Una volta entrata si trovò in una sala molto spaziosa; tutti appoggiarono i pesanti bagagli “Molto carina, devo dire” disse Flora guardandosi in giro -E’ fantastica!- urlò Liza -Già- disse Jenny.
-Potete cominciare a sistemare le vostre cose nelle camere ragazze-, -Ok mamma-, Liza era già arrivata al piano superiore e aveva già scelto la sua stanza -La mia è quella più grande- aveva esclamato.
Jenny non era per nulla dispiaciuta, quella più piccola le ricordava la sua.
C’era una finestra dalla quale si poteva vedere il mare, vide un sacco di ragazzi che si esercitavano con il loro surf, sembravano tanti pois colorati su quello sfondo azzurro “mi piacerebbe provare, forse un giorno imparerò a surfare” pensò Jenny.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Monterey High School ***


La mattina successiva arrivò in fretta, la sveglia che segnava le sette cominciò a suonare.
Jenny si alzò di scatto e si ricordò che quello era il suo primo giorno di scuola a Monterey.
Fece il letto, si vestì e corse in cucina -Buongiorno!- disse quando vide che erano tutti seduti al tavolo mentre facevano colazione, -Buongiorno- le risposero in coro.
Afferrò una brioche e si mise a mangiare.
Carl stava leggendo il giornale e sorseggiava un caffè, Liza sgranocchiava dei biscotti e le sorrideva:  -Ti piacerà, tutti amano la California- le disse -Speriamo- rispose ricambiando il sorriso.
-Sarà meglio che vada o arriverò tardi- disse dopo un po’ si alzò, prese lo zaino e uscì.
Liza aveva deciso che avrebbe preso l’autobus, Jenny invece si fece accompagnare da Carl in macchina.
Jenny frequentava il primo anno alla high school, quando arrivarono, Jenny si trovò davanti un grande edificio rosso circondato da un immenso cortile. Un cartello diceva "Monterey High School"
-Jenny? Siamo arrivati- disse Carl -Si… erm… ok scendo- balbettò Jenny, prese coraggio e aprì la portiera, si sentiva abbastanza a disagio quando entrò nel cortile e si trovò circondata da facce sconosciute.
Si diresse verso un angolino solitario: vedeva un gruppo di ragazze, le sembravano più grandi; c’era forse un po’ troppo trucco sui loro visi, parlavano e ridevano, mentre le stava guardando si trovò una sfera davanti agli occhi, sì era un pallone, lo afferrò prima che la colpisse in faccia: -Palla!- un ragazzo le faceva segno di lanciarle il pallone e così fece, -Grazie!- Jenny sorrise e lui sparì.
La campanella suonò e quella massa di gente che, pochi secondi prima, era divisa in tanti gruppetti adesso si era unita e tutti si dirigevano verso una porta trasparente.
Anche Jenny entrò, davanti a lei c’era una bacheca di legno, in mezzo a foglietti e puntine, notò che appesi c’erano gli elenchi degli studenti del primo anno, cercò il suo nome –Eccomi! – e leggendo nei riquardi capì che doveva andare nell’aula di inglese…-Scusa, sapresti dov’è l’aula di inglese?- chiese a una ragazza dai capelli rossi, -Seguimi, ci sto andando anch’io- le rispose.
Jenny stava al suo fianco e si guardava intorno, quella scuola era più grande rispetto quella che frequentava a Dallas, ma di sicuro più vecchia, lo si capiva dalla vernice dei muri un po’ sbiadita e dalle piastrelle del pavimento polveroso e graffiato.
-Come ti chiami?- chiese Jenny –Vera- rispose -e tu?- -Jenny- -Quella è la classe, entriamo- le disse prendendola per un braccio e portandola verso una porta verde sulla sinistra.
Si sedettero vicine, in due banchi nell’ultima fila.
La classe si riempì, e per ultima entrò una giovane donna dai capelli biondi e lunghi, -E’ la Tomson, la professoressa di inglese- le spiegò Vera.
-Buongiorno ragazzi, cominciamo con l’appello- l’insegnante aprì il registro e iniziò a far scorrere il dito sulla pagina:-Alley- -presente- -Brown- -eccomi!- fino ad arrivare a -Jennifer Tyler-.
Odiava il suo nome intero, si alzò e bisbigliando disse “presente”.
-Tu devi essere la nuova arrivata! Bene, viene qui e raccontaci un po’ di te- disse la Tomson.
Jenny si alzò, non sapeva che dire, non era brava in queste cose, si sentiva terribilmente a disagio, camminò tra i banchi e arrivò alla cattedra si girò verso la classe, mentre qualcuno stava già ridendo o bisbigliando con il compagno di banco, poi vide Vera che le alzò il pollice e le sorrise.
Jenny iniziò -Ciao…sono Jenny… ho 15 anni e… amo la musica…- e poi non le uscì nient’altro, -bene…se non c’è altro da aggiungere puoi tornare al posto Jennifer- tagliò corto la Tomson.
Tornò all’ultima fila, avrebbe preferito trovare una buca al posto di quella sedia.
Quando la campanella suonò l’intervallo, tutti uscirono dall’aula e così anche Vera e Jenny si diressero verso il cortile.
-Di dove sei?- le chiese Vera -di Dallas- -wow, ti manca la tua città?- -un po’-.
Stavano parlando quando passò vicino a loro un ragazzo alto, aveva i capelli ricci, castano scuro e gli occhi verdi.
Le ragazze si giravano tutte, estasiate nel vederlo, quasi come fossero ai lati di un red carpet e lui fosse la star tanto attesa; solo Jenny e Vera rimasero in disparte quasi disgustate dal comportamento di quelle ragazze; soffermandosi poi su di lui, Jenny intravide qualcosa di familiare.
-Chi è quello?- chiese, incuriosita -George Melbrook, oddio non dirmi che anche tu lo trovi attraente, figo, blah blah- rispose Vera con una risata -Si crede una star di Hollywood probabilmente, e tutte loro gli permettono di crederlo- rise ancora.
-No, no, figurati era solo…no niente- disse velocemente Jenny, Vera scosse la testa sorridendo.
 
Flora era andata a prendere Jenny, durante il tragitto per tornare a casa l’aveva tempestata di domande sul suo primo giorno, nella nuova scuola, Jenny aveva risposto che era tutto ok e che si era trovata bene e le parlò anche di Vera.
-Mi immagino come sarà il ballo di fine anno, prevedo che sarà fantastico- Liza era sul divano e stava raccontando la sua giornata.
Jenny era nella sua camera e la sentiva parlare, poi ad un tratto pensò –Sally- da quando era arrivata non l’aveva ancora sentita, prese il telefono e digitò il suo numero.
-Pronto?-
-Sally sono io, Jenny!-
-Ehi, pensavo che la California ti avesse fatto dimenticare anche di me-
-Scusami se ti chiamo solo ora, ma sono stata un po’ impegnata e…-
-Non ti preoccupare, come va lì?-
-Tutto bene grazie… credo mi manchi Dallas-
-Ti troverai bene vedrai-
Dopo averle raccontato della scuola e averle assicurato di chiamarla presto riagganciò.
Si lasciò cadere sul letto, le lenzuola che prima erano perfettamente tese, formarono tante pieghe; Jenny era confusa, le lacrime cominciarono a scendere e a rigarle il viso.
Monterey le piaceva, Vera sembrava una ragazza simpatica, ma appena sentiva parlare di Dallas provava malinconia.
Non poteva continuare a piangere, non l’avrebbe aiutata, si asciugò le lacrime con la manica della felpa, si alzò e si mise a studiare. 

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Capitolo 3
*** La Spiaggia ***


 Ad un tratto squillò il suo cellulare.
-Pronto?-
-Jenny, sono Vera, ti andrebbe di andare in spiaggia?-
-Ottima idea-
-Perfetto allora ci troviamo all’angolo, davanti a Pizza Hut alle quattro-
-Ok d’accordo-
In un attimo Jenny aveva infilato il costume e preso il necessario: -Mamma vado in spiaggia con Vera-, non aveva nemmeno sentito la risposta, ed era fuori casa.
Il cielo era perfettamente blu, non vi erano nuvole, ma faceva molto caldo e Jenny cercava un po’ d’ombra sotto le palme.
Vera era già arrivata, vide la sua chioma rossa sbucare da lontano.
-Ciao!- si salutarono e si diressero verso la spiaggia.
Le onde si alzavano e si infrangevano sul bagnasciuga dove si formava uno spesso strato di schiuma bianchissima.
Vera aveva detto di amare quella spiaggia perché non era mai affollata e, in effetti, c’era pochissima gente, alcuni bambini stavano facendo castelli di sabbia e più avanti dei ragazzi giocavano a palla.
La sabbia scottava sotto i loro piedi, così si buttarono in acqua: ridevano, si divertivano e Jenny era felice.
-Oddio Melbrook, dietro di te!- Jenny si girò di scatto - hahah scherzavo Jenny… sei proprio cotta!- urlò Vera
-Non è assolutamente vero!- e anche lei rise a crepapelle.
Si misero a prendere il sole sugli scogli -Allora ti piace qui?- le chiese Vera -Sì mi piace, devo solo abituarmi- -Certo capisco-.
Il sole cominciava a scendere, le due ragazze decisero che era ora di tornare, all’angolo dove si erano incontrate adesso si divisero e si salutarono -a domani- dissero.
Faceva molto caldo, mentre tornava Jenny continuava a pensare a quello che stava accadendo, si era divertita molto quel pomeriggio, ma avrebbe voluto tanto che lì ci fosse anche Sally.
Continuava a guardarsi in giro, forse per cercare qualcosa, qualche difetto a quella città, ma non ne trovava, non c’era niente che non andava, era tutto quello che una ragazza della sua età poteva desiderare.
Appena arrivata a casa andò a farsi una doccia e poi si mise a guardare la TV.
-Ti sei divertita? Sono stata anch’io in spiaggia con una ragazza che ho conosciuto, si chiama Mary- disse Liza
-Sì è stato bellissimo-
-Ti avevo detto che ti sarebbe piaciuto-
 Jenny le sorrise, Liza continuò -Mentre a Dallas vedi solo edifici, grattacieli e ancora edifici, qua c’è un mare stupendo, palme e spiagge-.
 Jenny non sapeva cosa rispondere, non capiva, davvero Liza non sentiva mai la mancanza della vecchia città? E di nuovo la gola cominciò a farle male e gli occhi le si riempirono di lacrime; qualche minuto prima era al settimo cielo e adesso stava di nuovo male.
Flora l’abbracciò e la rassicurò -Non piangere Jenny, tra qualche settimana, pensavamo di tornare a Dallas a trovare la nonna- Jenny ricambiò l’abbraccio e si sentì meglio.
Quando Carl rientrò, subito chiese alle figlie -Ragazze com’è andata la giornata?- loro raccontarono tutto mentre erano seduti attorno al tavolo ad aspettare la cena.
Jenny poi si ritirò nella sua camera e si ricordò che non aveva ancora scritto nulla sul suo diario, che solitamente aggiornava tutte le sere.
Cominciò a scrivere quello che era successo negli ultimi due giorni, poi lo richiuse e lo rimise in uno dei cassetti del comodino.
Era così stanca che appena si infilò sotto le coperte sprofondò nel cuscino e si addormentò. 

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Capitolo 4
*** The Song ***


Di nuovo mattina. La sveglia segnava le sette e dieci del diciannove maggio.
Avrebbe preso l’autobus con Liza.
Scese velocemente, la casa era deserta; un foglietto colorato era appeso al frigorifero “Ti avrei aspettato, ma non ti svegliavi più, sono tutti fuori casa, ci vediamo dopo la scuola” Jenny non aveva bisogno di leggere la firma in basso a lato, già dalla prima “T” aveva capito che era Liza: calligrafia indecifrabile.
Alla fermata c’era una vecchia signora che si faceva aria con un ventaglio. Arrivò l’autobus: “bene, qualcuno sapeva che stamattina io avrei preso l’autobus e hanno mandato questo catorcio” pensò Jenny quando vide che era un vecchio autobus; non si riusciva a decifrarne nemmeno il colore talmente era ricoperto da scritte fatte con spray e pennarelli.
Il caldo era soffocante, le persone, strette come sardine, cercavano un modo per mantenersi in equilibrio “mai più in autobus” questo era ciò a cui Jenny continuava a pensare.
Una volta in classe, la Tomson non tardò ad arrivare e in mano aveva una pila di fogli bianchi.
-Tyler…devo parlare con la preside, ragazzi torno subito- disse dopo aver guardato Jenny.
Tornò dopo poco e rivolta ancora verso Jenny disse -Abbiamo contattato la tua vecchia scuola e sappiamo i tuoi voti, dovrai però superare un breve esame per accedere al prossimo anno-.
La parola “esame” le frullò in testa per molto tempo, era arrivata a odiarla: se sapevano i voti, perché fare un esame? Significava stress, tensione, ansia e Jenny allora s’immaginò nella sua scuola, a Dallas, la sua amata professoressa di letteratura le avrebbe detto “Tyler, complimenti, i tuoi risultati sono ottimi”.
Intervallo. Stessa scena del giorno precedente, red carpet, Melbrook e ragazze in delirio.
-Di che anno è?- chiese Jenny a Vera -primo…-
In qualche modo a Jenny ricordava qualcuno, ma chi? Voleva saperlo.
Dopo la scuola alla fermata trovò Liza -Hai trovato il biglietto stamattina?- -Sì, grazie per avermi aspettato- disse Jenny scherzando, Liza rise -Mi fanno fare un esame- continuò -Anche a me- rispose Jenny con una smorfia -In California non dovrebbero esistere le scuole, perché rovinare tutto piazzandoci delle scuole?- Liza sembrava davvero convinta di quel che aveva appena affermato, Jenny scrollò la testa.
L’autobus arrivò e tornarono a casa. 


In camera sua Jenny attaccò l’i-pod alle casse e si stese sul letto.
La prima canzone che partì era una delle sue preferite, era Lovebug, amava i Jonas Brothers, si ricordò che quel CD gliel’aveva regalato Liza per il suo compleanno.
La canzone rimbombava nella stanza, l’ascoltò più volte, non l’aveva mai stancata, dopo un po’, schiacciò il tasto “off” e si sedette alla scrivania, avrebbe dovuto iniziare a studiare per quell’esame.
Le parole di quella canzone si ripetevano nella sua mente “I can’t get your smile out of my mind, I think about your eyes all the time”.
Aveva davanti agli occhi l’immagine di George, il ragazzo della scuola.
L’aveva visto sorridere oggi, quegli occhi verdi erano impossibili da dimenticare.
No! Doveva studiare, non poteva distrarsi, ma quelle parole le rimbombavano nella testa come quella canzone rimbombava nella stanza poco prima.
Decise che avrebbe chiamato Vera, prese il telefono e digitò quel numero che aveva già imparato a memoria -Vera, sono Jenny ti va se andiamo a fare un giro?-
-Ciao Jenny, certo vengo volentieri-
-Ok, ci troviamo al solito angolo-
-D’accordo!-
A Jenny sembrava che si conoscessero da una vita.
Si cambiò velocemente -Esci?- le chiese Flora -Sì mamma con Vera- -Non fare tardi-.
Davanti a Pizza Hut non c’era ancora Vera, Jenny aspettò qualche minuto, fino a quando vide la chioma rossa inconfondibile.
Decisero di fermarsi in un bar sul mare, -Salve ragazze, cosa vi porto?- una ragazza carina con la coda di cavallo era arrivata al loro tavolo, -Una coca-cola, grazie- disse Vera -Anche per me- aggiunse Jenny.
Si sentiva il rumore delle onde del mare; c’erano due casse davanti all’entrata e ad un certo punto quella canzone iniziò, la traccia 5, che aveva ascoltato poco prima, Lovebug, quelle parole.
Jenny era rimasta paralizzata, con il bicchiere ghiacciato tra le mani, a fissare il vuoto, quella frase che aveva appena finito di tormentarla si impossessò di nuovo della sua mente.
Vera si accorse del suo strano comportamento e gli sventolò la mano davanti agli occhi -Jenny? Ci sei? Qualcosa non va?- Jenny fece di no con la testa, -Tutto bene…questa canzone…è la mia preferita!” “Davvero? Io amo i Jonas Brothers sai?-.
Non aveva sentito quello che aveva appena detto Vera, vicino al loro tavolo, stava passando George insieme ad un gruppo di altri ragazzi.
-Oh mio dio no, lui no, andiamocene- Vera sbuffò.
Jenny lo guardò per qualche secondo e poi seguì Vera.
-So che avresti preferito startene a guardarlo Jenny-
-No…ma…a me non piace ok?-
Passarono ancora un po’ di tempo insieme scherzando e parlando di loro.
Arrivata a casa Jenny non ascoltò nemmeno la madre che la rimproverava per il ritardo, afferrò una mela la risciacquò e la portò in camera, quella sera, quella era la sua cena.
Sul suo diario riportò le parole della canzone e scrisse di George.
Aveva la testa tra le nuvole e si addormentò così. 

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Capitolo 5
*** La Foto ***


La prima settimana a Monterey era passata.
Il sabato successivo Jenny si svegliò, seduta sul letto c’era Flora che le accarezzava i capelli, la sveglia segnava le cinque -Mamma ma è sabato!- -Tesoro abbiamo l’aereo, andiamo a Dallas a far visita alla nonna, Lilian-.
Jenny se ne era dimenticata; era felice, si alzò e si preparò “Dallas” pensava, aveva molta voglia di tornare.
Mentre si dirigevano all’aeroporto Jenny cominciò -Dove dormiremo?- -La nonna ha preparato delle stanze per noi- le aveva risposto sua madre -Quanti giorni staremo a Dallas?- -Torneremo Lunedì-.
Si mise ancora a guardare fuori dal finestrino, il mare piano piano si allontanava e poi sparì. Arrivarono all’aeroporto.
Dopo le solite ore di viaggio finalmente arrivarono in Texas.
Quando scorse il cartello Dallas il sorriso le riempì il viso.
La macchina si fermò in un parcheggio vicino alla villa della nonna; quella sul marciapiede dall’altro lato della strada era Sally, Jenny non poteva aspettare, scese dalla macchina ancora in moto, attraversò la strada correndo, continuava a urlare il nome dell’amica, in una mano teneva la valigia che le sbatteva sulle gambe, ma nonostante sentiva male, non si fermava.
Sally si girò, la vide, e le corse incontro, Jenny buttò la valigia per terra e si abbracciarono.
-Mi manchi Sally- -Anche tu! Ma cosa ci fai qui?- -Sono venuta a trovare la nonna- -Che bello! Oggi pomeriggio possiamo uscire insieme se ti va!- propose Sally -Certo che mi va!- -Ci vediamo alle quattro, passo a prenderti-.
La nonna era sulla porta e subito abbracciò i suoi nipoti e gli spinse tra le mani dei pacchettini colorati.
Mark si mise a giocare con il suo cane di peluche, mentre Flora lo incitava a ringraziare la nonna.
Jenny e Liza avevano trovato due braccialetti.
-Allora, come vi trovate in California?- chiese curiosa Lilian -Molto bene, la casa è spaziosa, i ragazzi si divertono- disse Flora mentre l’aiutava a preparare la tavola.
-Potete cominciare a sistemarvi nelle camere ragazze- disse la nonna rivolgendosi a Liza e Jenny.
Jenny entrò nella camera in fondo al corridoio, dove di solito dormiva da piccola, e cominciò a svuotare la valigia, poi aprì l’armadio e…bum! Sul pavimento cadde uno scatolone grigio dal quale uscirono alcune foto.
Di fretta cercò di rimettere tutte le foto dentro, ma si bloccò, ne aveva due in mano.
In una c’era lei sulla spiaggia, era piccola, aveva un costume rosso acceso, con lei c’era un bambino che sembrava avere la sua età, ci deve essere stato molto sole, perché la foto era oscurata.
Nell’altra, che sembrava essere stata scattata nello stesso posto, c’era sempre lei con una bambina dai capelli rossi che le ricordava molto Vera.
Decise di custodire quelle due foto nel suo zaino e poi risistemò lo scatolone nell’armadio.
Continuò a sistemare i vestiti.
Quando arrivò in cucina tutti erano a tavola ad aspettare il pranzo.
Liza stava raccontando alla nonna di Monterey e di quanto amava la California, aveva persino tirato fuori la storia delle scuole e la nonna aveva cominciato a ridere. 





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Un po' corto questo capitolo, però si comincia ad entrare di più nella storia, anche se sembra che non ci abbia dato molta importanza, da questo momento in poi Jenny comincerà a farsi sempre più domande sulle persone che da poco ha conosciuto.
Spero vi piaccia. :D                 


                                                              -L'autrice.

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Capitolo 6
*** Dallas ***


Dopo pranzo Jenny andò in sala, passò di fianco alla grande credenza di legno, i vetri appannati mostravano alcune cornici all’interno.
Ne vide alcune un po’ nascoste, c’era un uomo, aveva i capelli bianchi, proprio come i lunghi baffi, era il nonno, Jack.
Jenny lo ricordava a malapena, aveva solo quattro anni, quando venne a mancare.
Si ricordò del giorno del funerale: Liza la teneva per mano, la nonna singhiozzava, camminavano lentamente con la testa rivolta verso il basso.
-Cosa fai?- i pensieri di Jenny vennero interrotti, era Liza che la guardava, -Niente,guardavo le foto- rispose.
Il campanello suonò, era Sally, salutò e uscì.
-Allora cosa mi dice della California?- le chiese
-E’ stupendo, il mare è fantastico, ho conosciuto persone nuove, Vera è fantastica-
-Perché non andiamo al cinema- disse dopo un po’ Sally
-Ottima idea-
-Eclipse?-
-Perfetto, avevamo detto che l’avremmo guardato insieme appena fosse uscito!-
-Giusto!-
E si avviarono verso il cinema.
 
Quando la scritta “Fine” riempì lo schermo, tutti si diressero verso l’uscita, la maggior parte delle ragazze stava ancora sottolineando quanto bello fosse Robert Pattinson.
Jenny vide un ragazzo nel riflesso di una vetrina, assomigliava un sacco a George, aveva smesso di pensare a lui da quando erano arrivati a Dallas, così si mise a raccontare di lui a Sally.
-Dove siete state?- chiese Flora quando Jenny rientrò.
-Al cinema- rispose poi corse in camera e decise di chiamare Vera.
-Ehi Vera, sono Jenny!-
-Ehi Jenny! Come va?-
-Bene grazie, sono a Dallas!-
-E quando torni?-
-Lunedì, credo-
-Bene, allora ci vediamo presto, divertiti!-
-A presto ciao!-
 
–Dov’è Liza?- disse Jenny quando arrivò in cucina e vide che non era in casa.
-E’ uscita con un amico, mangia con lui-
Jenny cominciò a pensare che anche lei avrebbe potuto cenare con Sally.
Dopo cena, Jenny tornò in camera e accese la tv.
Ellen stava intervistando Robert Pattinson. Jenny cominciò a pensare che forse le ragazze del cinema non avevano tutti i torti nel ripetere quanto fosse “hot”, rise e si buttò sul letto.
 
I raggi del sole picchiavano sul vetro della finestra, qualcuno aveva già alzato la tapparella e aveva lasciato i vetri socchiusi.
Per un istante si dimenticò di essere dalla nonna.
Poi si vestì e scese in cucina.
-Ehi Liza! Dove sei stata ieri?- disse vedendo la sorella che sgranocchiava dei cookies al cioccolato.
-Con Jimmy, in un bar- disse con la bocca piena di briciole.
Jenny sapeva che Jimmy era il semi-ragazzo di Liza, anche se lei continuava ad affermare che erano solo “buoni amici”.
Li aveva visti al parco, in atteggiamenti che superano il limite di “buoni amici”.
La nonna, come tutte le domeniche andava alla messa e chiese -Volete venire con me?-
-No grazie- disse subito Liza.
-Certo che veniamo- la corresse Flora lanciandole un’occhiataccia.
Liza passò il tempo a sbuffare.
Nel pomeriggio Jenny decise di prendere l’autobus per andare a salutare Sally.
La mattina dopo la famiglia Tyler era pronta per ripartire.
Di nuovo aereo e di nuovo taxi e poi di nuovo mare.
Jenny sistemò velocemente le sue cose e poi gli venne un’idea.
-Mamma posso uscire con Vera stasera?-
-Certo, ma non tornare tardi-
-Grazie!-
In un attimo era al telefono –Vera! Sono tornata ti va di mangiare insieme stasera?-
-Jenny! Un attimo, chiedo…- dopo qualche secondo riprese la cornetta –Perfetto ci troviamo al solito angolo-
-D’accordo a stasera-
-A stasera- 

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Capitolo 7
*** Here We Go Again ***


Il sole stava tramontando quando Jenny uscì di casa per incontrare Vera.
Arrivarono al bar della spiaggia e scelsero il tavolo più vicino al mare.
Mentre Jenny stava prendendo la prima forchettata di insalata, il solito gruppo capitanato da Melbrooke si sedette al tavolo di fianco al loro.
Ecco che Jenny cominciò a isolarsi da tutto e tutti e immergersi nei suoi pensieri.
George, probabilmente dopo essersi sentito osservato, si girò di scatto e altrettanto di scatto Jenny distolse lo sguardo.
-Pensavi non se ne accorgesse?- esclamò Vera sorridendo
-Ma cosa? No…mi ero solo incantata-
-Beh come è andata a Dallas?- disse Vera dopo qualche minuto di silenzio
-Tutto bene grazie, mi ci voleva…un ritorno alla normalità- rise
Finito di cenare lasciarono il bar e cominciarono a camminare lungo la spiaggia.
-Guarda cos’ho trovato in un vecchio scatolone da mia nonna!- a jenny vennero in mente le fotografie, aprì la borsa e le tirò fuori –ecco in questa non capisco chi sia il bambino e in quest’altra non capisco chi sia la bambina, che ti assomiglia molto haha-
Jenny notò che Vera aveva un’espressione sconvolta, non parlava e fissava la seconda foto.
-Vera? Qualcosa non va?-
-E’…mia sorella- -Tua sorella? L’avrò conosciuta quando venni qui per passare le vacanze-
-Mia sorella…è morta l’anno scorso, è stata investita da un’auto-
-Vera…io…oddio scusa, non ne sapevo niente-
-No figurati…non ti preoccupare- e si asciugò le lacrime prima che potessero rigarle il viso –Su, su, non facciamoci rovinare la serata- e abbozzò un sorriso.
Jenny ricambiò il sorriso, ammirava Vera, era così forte.
-Dunque…dimmi un po’, quanto ti piace Melbrooke?- e aveva ricominciato a ridere.
Jenny cominciava a pensare che avrebbe dovuto dirle quello che veramente pensava.
-Beh è carino, cioè ha un qualcosa…non lo so di preciso-
-Ha! Lo sapevo…guarda là sta arrivando, chiedigli qualcosa!-
-Io? No ma scherzi?…-
-Peccato era la tua occasione-
Jenny lo guardò mentre andava via, e poi il suo sguardo si posò sopra un cartellone appeso ad un palo della luce –Guarda c’è un concerto nel cortile della scuola!-
-Andiamoci! Siamo in ritardo, sta per iniziare- Vera prese la mano di Jenny e cominciò a correre e Jenny la seguì.
Nella piazza c’era un palco nero e tre ragazzi stavano salendo, Jenny riconobbe il tizio che le aveva quasi buttato il pallone in faccia il primo giorno.
Quella canzone partì ancora una volta e i ragazzi cominciarono a cantarla.
Insieme a Vera cantarono ogni singola parola, in qualche fila più avanti vide anche Liza.
Si ricordò di quando andarono al concerto, Jenny era riuscita a sfiorare la mano di Kevin –Oddio l’hai toccato! Non è giusto, Joe mi ha mancato- le aveva urlato Liza; sorrise pensandoci.
 
 
 
  

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Capitolo 8
*** Rainy Day ***


La sveglià suonò e Jenny si alzò di scatto e aprì la finestra.
Una folata di vento gelido entrò nella stanza, il cielo era scuro, coperto da nuvole grigie, la richiuse immediatamente.
Scese in cucina dopo essersi vestita -Ma che brutta giornata- escalmò vedendo Flora ai fornelli.
-Sta per piovere- le rispose indicando la finestra, dove le gocce avevano cominciato a rigare il vetro.
Entrò in sala con un pacchetto di biscotti e  salutò il resto della famiglia.
-E’ incredibile non pensavo che questo genere di cose fossero possibili in California- farfugliò Liza con il naso schiacciato alla finestra.
-Vi accompagno in macchina ragazze- disse Carl afferrando le chiavi.
-Che palle ho il test di biologia- disse Liza, che adesso guardava fuori dal finestrino,ancora incredula.
-Beh la Tomson interroga in geografia oggi- rispose Jenny.
Arrivati davanti al cortile le due scesero salutando Carl.
Jenny cominciò a farsi strada in mezzo a quel groviglio di ombrelli cercando di scorgere facce conosciute.
In fondo al cortile sulla sinistra intravide Abigail e Sophie, due ragazze che frequentavano il primo anno.
Cercò di raggiungerle.
-Ahi! Stai più attenta con quell’ombrello, mi hai quasi cavato un occhio-
Jenny si girò di scatto, era George, okay aveva appena preso George a ombrellate. –Scusa- bisbigliò, troppo piano per farsi sentire.
Raggiunse le due ragazze –Ehi ciao-
-Ciao Jenny!- le risposere –Visto che tempo?- disse Abigail con una smorfia, mentre cercava di asciugarsi i capelli con le mani.
-Già, mi ha già fatto fare una pessima figura-
-Con chi?- chiese Sophie curiosa
-No…niente- concluse Jenny.
-Se m’interroga in geografia sono spacciata- disse Abigail.
Abigail era molto carina, una tra le più popolari della Monterey High School, ma a differenza delle altre non se ne vantava continuava a ripetere “mi interessa relativamente il giudizio della gente della high school, il vero divertimento inizierà al college” e poi ci aggiungeva la sua risata contagiosa.
Sophie invece era una di quelle considerate “secchione”, spesso presa in giro, ma non sembrava di rimanerci male, non aveva intenzione di cambiare per nessuno: per loro valeva la teoria degli opposti che si attraggono.
 
Una volta entrata in classe la Tomson cominciò a scorrere il dito sull’elenco: -allora interrogo Jennifer Tyler, Frank Smith e Abigail Jonson-
I tre si avvicinarono alla cattedra.
Iniziò Jenny che terminò fiera della sua A- poi Frank con una C e poi toccò a Abigail.
-Parlami dell’Arizona- disse secca la Tomson.
-Dunque…L’Arizona è…-
-Avanti, ci sono molte cosa da dire-
-Si l’Arizona è…- CLICK. In quel momento la classe rimase al buio.
Qualcuno aveva anche urlato.
-Jonson tornatene al posto se riesci a trovarlo, voi altri state tranquilli che si sistemerà tutti è solo un black-out- disse subito la Tomson.
La bidella aveva portato una torcia che l’insegnante aveva posato sulla cattedra.
La pioggia era sempre più forte e batteva sulle finestre.
Si sentì bussare –Avanti- disse la Tomson.
-Ciao, scusa il disturbo, la mia classe si è allagata, possiamo sistemarci qui per il momento?- una professoressa seguita da un gruppo di ragazzi entrò nella classe.
-Ma certo, purtroppo non ci sono sedie, ma accomodatevi per terra-
-Grazie mille- intanto aveva cominciato a guardarsi in giro e a contare –Ma…dove sono Melbrooke, White e Scott?- gridò.
Il cuore di Jenny aveva sussultato nel sentire quel nome.
-Sono degli irresponsabili, come li ritrovo adesso?-
In quel momento la porta si aprì e i tre ragazzi entrarno.
-Ah siete voi! Ma dove diavolo eravate?-
-Noi…ci eravamo persi- disse George mentre cercava di trattenere una risata.
-Adesso sedetevi, appena tutto si sistema farete una visitina al preside-
Le due insegnanti iniziarono a spiegare un nuovo capitolo di storia, Jenny intanto guardava George.
Oh cavolo se ne era accorto e si era girato e…quello era un sorriso? Sembrava.
 
-Vera non c’era a scuola allora?- disse Flora
-No mamma, come lo sai?- chise Jenny che era appena tornata a casa.
-Ho incontrato sua madre e lei, andavano dal dottore, sembra che abbia preso un brutto raffreddore-
-Ah, la chiamerò più tardi…MA CHE SCHIFO!- urlò una volta entrata in cucina.
-Cosa c’è?-
-Mamma io odio il pesce-
-Ma fa bene, lo sai lo sto preparando per stasera-
-Okay vorrà dire che non mangerò-
-Non mangiare allora-
“Vaffanculo” era tutto quello a cui poteva pensare.
Corse su in camera. Non capive che cosa le era successo, forse l’ansia per gli esami che si avvicinavano, forse il tempo non la aiutava, non riusciva a spiegarselo.
Chiamò Vera.
-Ehi come stai?-
-Ehi Jenny, insomma, mi è venuta anche la febbre-
-Mi dispiace,se riesco vengo a trovarti volentieri-
-Okay mi farebbe piacere-
Jenny le raccontò del black-out e poi la salutò.
Intanto vide che il tempo stava migliorando così riscese le scale e urlò –Mamma io vado da Vera e stasera mangerò il pesce scusa!- e uscì mentre Flora la guardava stranita.
Arrivò l’autobus e ci salì, e fu tutto molto da film.
L’unico posto libero era quello di fianco a lui, sì George era lì.
-Posso?- chiese Jenny, incredula di aver trovato il coraggio per farlo.
-Si si…ah grazie per l’ombrallata- rimase serio per un attimo e poi scoppiò a ridere –Scherzo Jenny!-
-Erm scuso non ti avevo visto- Jenny abbozzò un sorriso ma un unico pensiero le affollava la mente “LUI sa il MIO nome”.
-Domenica è il mio compleanno, tu e le tue amiche siete invitate-
Jenny non riusciva a credere a una singola parola.
-Okay, fico, ci saremo!-
Intanto guardò fuori dal finestrino: -Cazzo!- bisbigliò
-Che c’è?- chiese George.
-Ho perso la fermata-
Rise di nuovo –Si dicono che faccio questo effetto-
-Beh scendo a questa, ci vediamo- disse Jenny e scese senza sapere nemmeno dove si trovava.
Era troppo tardi per andare da Vera, aspettò un altro autobus per tornare indietro.
Una volta a casa chiamò Vera e le spiegò tutto.
Intanto Flora le aveva detto che il giorno successivo avrebbero avuto visite, vecchi amici avrebbero pranzato cono loro. 

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Capitolo 9
*** Peter ***


E in un attimo era arrivato il sabato, Jenny aveva a disposizione un intero fine settimana per rilassarsi, ma sapeva di doversi anche preparare per l’esame, ma era felice, aveva ricevuto il permesso di andare alla festa.
Jenny decise di uscire -Vado da Vera- urlò, aprendo la porta, -okay ma ricorda che a pranzo avremo ospiti, quindi vedi di non fare tardi- rispose Flora dalla cucina.
Jenny era già fuori, il caldo era soffocante, nonostante il tempaccio del giorno prima, salì sull’autobus e dopo qualche fermata era arrivata.
Era davanti a casa di Vera, quando vide dal balcone, la madre dell’amica che agitava la mano, dicendole di entrare.
Il cancello era aperto, Jenny salì gli scalini e entrò.
-Ciao Jenny, Vera è nella sua camera- la donna le indicava una porta in fondo al corridoio –Jenny vieni pure- esclamò Vera dalla stanza.
Jenny entrò nella stanza –Hey pigrona, come stai?- le disse abbracciandola.
-Più o meno come se un tir mi avesse investito, ma meglio di ieri- rise.
-Verrai alla festa vero?- -Purtroppo credo che dovrò venire- fece una smorfia e poi scoppiò a ridere.
-Stavo pensando, cosa potremmo regalargli?- disse Jenny –Hm non saprei, un pugno sui denti?-
-Dai Vera, sii seria- ma entrambe continuavano a ridere.
-A proposito a che ora sarebbe questo strazio?- disse ancora Vera –Oh cavolo, non ne ho idea- disse Jenny rendendosi conto di non aver chiesto a George.
-Ma come?- Vera saltò giù dal letto e si mise a cercare in mezzo a pigne di quaderni –Ecco- disse aprendo la guida telefonica –Dunque, vediamo…Melbrooke, trovato!- disse tenendo il dito sotto al nome. –Prego, chiama pure- continuò dando a Jenny il telefono.
-No…cioè…potresti chiamare tu?-balbettò Jenny –Okay niente festa- disse Vera sorridendo e ributtandosi sul letto.
Jenny allora prese il telefono e compose il numero.
-Pronto?- si sentì –Pronto potrei parlare con George, sono…un…un’amica- disse Jenny agitata e poco convinta della descrizione che aveva fatto di sé.
-Certo, te lo passo-
-Pronto?-
-Hey George, sono Jenny- disse fingendo un po’ di sicurezza.
-Ciao dimmi?-
-Per la festa...domani…ecco… a che ora possiamo venire?- sentendo quella voce, Jenny ritornò timida e insicura.
-Alle nove, alla spiaggia, davanti al bar sul lungomare-
-D’accordo a domani-
-A domani- concluse George
 
-Bhè sei ancora viva- disse Vera alzando un sopracciglio.
-Già- disse Jenny con un sorriso –Ma è tardissimo, devo tornare a casa, ci sentimao Vera!- esclamò poi guardando lo schermo del cellulare.
Quando arrivò a casa, vide che nel suo cortile era parcheggiata una macchina grigia, entrò di corsa in casa –Sei in ritardo Jenny, gli ospiti sono in cucina- la rimproverò Flora, poi le mise un braccio attorno al collo e la presentò –Karen, Peter, lei è mia figlia Jenny-
Jenny fissò Peter per qualche secondo, non capiva, e poi alla sua mente arrivò la foto, quella foto, trovata per caso a casa della nonna.
Era lui il ragazzo della foto, e si accorse che assomigliava anche molto a George, stessi occhi.
-Bhè Jenny? Saluta!- Jenny non sapeva quanto era durato quel silenzio imbarazzante e cercò di rimediare –Ciao, hm… mi ricordo di te, Peter!- -Già anch’io mi ricordo, anche se è passato un bel po’- rispose il ragazzo –Eri tu al telefono oggi?- continuò –Sì ero io-rispose Jenny, cominciando a capirci qualcosa.
-Mio figlio George non è potuto venire, sta preparando la sua festa- disse Karen –Ah allora è alla sua festa che andrai?- disse Flora a Jenny –Sì- rispose.
Jenny aveva così ritrovato i suoi amici d’infanzia, ma non si spiegava come mai non avesse anche foto con George, ma Karen svelò il problema –Tu e George, ricordo che non andavate d’accordo, litigavate in continuazione- e si mise a ridere.
Jenny le sorrise e intanto cominciarono a pranzare.
Intanto anche Liza era arrivata.
Passarono un po’ di tempo insieme finchè Karen e Peter decisero che era ora di andare.
Jenny pensò di uscire, per cercare qualcosa da regalare a George.
Cominciò a guardare nelle vetrine del centro, ma tutto le sembrava così banale.
All’angolo il suo sguardo si posò sulla vetrine di un negozio che vendeva tavole da surf, decise di entrare.
-Ciao- disse il ragzzo tutto muscoli, dietro al bancone –posso aiutarti?-
-Vorrei vedere delle tavole da surf, devo fare un regalo ad un amico-
-Certo, aspetta qua- il rgazzo scomparve dietro una porta, Jenny intanto si guardava in giro, vide una tavola azzurra e se ne innamorò. Dopo poco il ragazzo tornò con una tavola fantastico, o almeno a Jenny sembrava molto bella.
-Questa gli piacerà di sicuro- disse –Okay prendo questa- disse Jenny di getto –e questa…-disse segnando quella azzurra, chissà forse un giorno avrebbe imparato, diamine viveva in California ormai.
Durante la strada verso casa Jenny pensò a cosa raccontare a sua madre, mentre le tavole sotto il sole cocente facevano sentire il loro peso.
Arrivata a casa, aprì piano il garage e decise di nasconderle dietro un telo nero.
-Allora cos’hai trovato?- disse Flora quando la vide –Hm niente, Vera ha detto che prenderà lei qualcosa- mentì.
Poi salì in camera, prese il telefono e chiamò l’amica.
-Tu sei pazza- fu il commento di Vera dopo aver sentito cosa aveva appena fatto Jenny.
Jenny ne era al corrente, se l’era ripetuto per tutto il tragitto, tornando a casa, ma era soddisfatta e felice della sua decisione. 

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