La fortuna è cieca, ma la sfiga mi vede benissimo

di JulietAndRomeo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le tre scope da corsa ***
Capitolo 2: *** Tutto in trenta secondi ***
Capitolo 3: *** Non oseresti ***
Capitolo 4: *** Il circo (detto anche trappola mortale) ***
Capitolo 5: *** Il ristorante ***
Capitolo 6: *** Donne, tradimenti e Malfoy ***
Capitolo 7: *** Sapore di sale, sapore di mare, sapore di Alto Tradimento... povero Malfoy! -Parte 1 ***
Capitolo 8: *** Sapore di sale, sapore di mare, sapore di Alto Tradimento... povero Malfoy! -Parte 2 ***
Capitolo 9: *** Latte ***
Capitolo 10: *** Una lettera, un disastro ***
Capitolo 11: *** Aeroporti e guardie di sicurezza ***
Capitolo 12: *** Il ritorno a casa ***
Capitolo 13: *** Affrontiamo un dramma per volta. Atto 1: Harry ***
Capitolo 14: *** Affrontiamo un dramma per volta. Atto 2: Ron ***
Capitolo 15: *** Affrontiamo un dramma per volta. Atto 3: Ginny ***
Capitolo 16: *** Il piano di Ginny ***
Capitolo 17: *** Ho un appuntamento con Draco Malfoy... porca Morgana! ***
Capitolo 18: *** La mia relazione con gli gnomi ***
Capitolo 19: *** Le buone maniere e la lettera ***
Capitolo 20: *** Il processo ***
Capitolo 21: *** Il binario 9 ¾ ***



Capitolo 1
*** Le tre scope da corsa ***


Le tre scope da corsa.

Avete presente quando si dice che tutto andrà per il meglio e che, con l'andar del tempo, tutto si aggiusta prima o poi? O che dopo la pioggia esce sempre l'arcobaleno?
Beh, io no.
La guerra era finita da due mesi, io avevo rotto con Ron dopo tre settimane e da un mese stavo perlustrando l'Australia alla ricerca dei miei genitori.
L'Australia è grande e io ero da sola, ma escludendo la metà del territorio, composta da sabbia, deserti e animali selvaggi, rimanevano solo le zone abitate.
Cercare due persone del tutto normali in città enormi con in media due milioni di abitanti ciascuna, altrettanto normali, era come cercare due aghi in una scatola piena di spilli... una bazzeccola, insomma!
Più volte durante quel mese, mi maledii in tutte le lingue del mondo (anche in quelle morte) per non aver imposto un incantesimo di localizzazione sui miei genitori.
Alloggiavo in un hotel nella Sidney babbana: niente di troppo costoso, ma neanche troppo economico.
I miei genitori erano babbani, così facevo una sosta nella Sidney magica una volta ad ogni morte di papa (praticamente mai), tanto per tenermi aggiornata sulle novità del mondo magico.
Quel giorno non era uno di questi: ero in una via poco trafficata e i morsi della fame mi costrinsero a fermarmi in un bar.
Il nome del locale era 'Le Tre Scope Da Corsa' e mi ricordai dei Tre Manici Di Scopa di Madama Rosmerta, ad Hogsmeade.
'Bei tempi quelli lì!' pensai.
Appena entrai, come ogni forestiera che si rispetti, attirai l'attenzione di tutti quelli seduti.
I mormorii cominciarono subito dopo che mi sedetti ad un tavolo appartato, leggermente decentrato rispetto al resto. Mentre guardavo il menù, notai con la coda dell'occhio tre ragazzi, aventi più o meno la mia stessa età, avvicinarsi al mio tavolo.
Non prestandogli attenzione, continuai a guardare i piatti disponibili sulla carta.
Li percepii sedersi e, infatti, poco dopo attaccarono bottone: -Hey, bambola, da dove vieni?- chiese quello che sembrava il più grande dei tre.
Tutti gli occhi delle persone del locale erano puntate su di me e potevo sentirli perforarmi il collo con lo sguardo, ma non me ne curai più di tanto e, chiudendo lentamente il menù, alzai gli occhi per posarli sui tre tipi seduti di fronte a me: -Chiamami ancora 'bambola' e per venirti a prendere a calci dovrò farmi un viaggetto nell'aldilà. Tra l'altro, non sono cavoli tuoi le mie origini, bambolo- risposi con un sorrisetto sulle labbra.
-Hey, con chi credi di parlare?- disse lui alzandosi e posizionandosi in piedi di fronte a me, in maniera 'minacciosa', insieme ai suoi scagnozzi.
-Con un cretino quasi morto- disse una voce alle mie spalle: -Vai a rompere a qualcun'altro e soprattutto in un altro posto, imbecille-.
Il ragazzo si spaventò così tanto che gli vennero i capelli bianchi e si dileguò.
Mi girai per ringraziare il mio 'salvatore' e mi ritrovai davanti...
-Draco Malfoy- sussurrai sbalordita.
-Granger, non ti avevo riconosciuta. Che ci fai da queste parti?- mi disse con un tono che non seppi decifrare.
-Missione salvataggio- dissi ridacchiando.
-'Missione salvataggio'?- rispose scettico: -E allora dove sono San Potter e Per di Carota?-.
-Non quel tipo di salvataggio, Malfoy. Devo trovare i miei genitori, li ho spediti qui prima che... beh, iniziasse quella... cosa- dissi sperando capisse.
Notando gli occhi di tutti puntati su di noi e le orecchie tese a captare la nostra discussione, lui annuì e si sedette di fronte a me.
-Hai idea di dove possano essere?- chiese apparentemente interessato.
-No. Sto girando a vuoto da un mese e non li ho ancora trovati. Ho controllato tutti gli alberghi e le zone turistiche, ma finora niente-.
Lui si mise a ridere.
-Che ti ridi? Sto per impazzire, sembrano scomparsi-.
-Granger, 'quella cosa' come la chiami tu, è durata più di un anno: credi davvero che abbiano alloggiato in un hotel per un intero anno? Piuttosto avranno affittato o comprato una casa!-.
Imprecando e borbottando maledizioni a mezza voce, dovetti ammettere che aveva ragione e io non ci avevo pensato.
-Comunque, che prendi?- disse lui indicando il menù di fronte a me.
-Un tramezzino, preferisco mantenermi leggera, devo perlustrare un'altra volta tutta l'Australia-.
Lui fece un cenno con la testa ad un cameriere poco lontano e quello volò in cucina più veloce della luce.
Feci due più due e domandai: -Questo posto è tuo, vero, Malfoy?-.
-Lo hai capito dal nome, giusto?-.
-Anche da quello-.
-E che altro te lo ha fatto capire?-.
-Il fatto che il cameriere sia volato in cucina neanche avesse un Schiopodo Sparacoda alle calcagna ad un tuo piccolo cenno-.
Lui ghignò e rispose: -Faccio ancora paura-.
-Si, soprattutto quando ti trasformi in un Furetto Mannaro! Ma dai, Malfoy, fai paura solo qui dentro!- ribattei ridendo.
-Io non mi trasformo in... lascia perdere, Granger- disse scocciato quando vide il cameriere arrivare.
-Ecco qua, signorina-.
-Grazie- risposi sorridendo al cameriere.
Quando il ragazzo si voltò, io ghignai leggermente e Malfoy se ne accorse.
Appena l'inserviente si fu allontanato abbastanza, lui disse: -Perché ridi?-.
-Perché il tuo bel dipendente,- dissi guardando la carrozzeria del ragazzo in questione: -Ha lasciato il suo numero sotto il mio piatto- continuai uscendo il foglietto.
-Ma, cosa... come hai fatto ad accorgertene?-.
-Bisogna stare attenti ad ogni dettaglio, Malfoy, è la prima cosa che si impara quando si è in fuga da un pelatone senza naso-.
Mangiai il mio panino con il biondo che mi guardava. Quando finii e feci per prendere il portafoglio, Malfoy scosse la testa e mi disse che per questa volta avrebbe offerto la casa: -Ma non farci l'abitudine, Mezzosangue-.
-Non preoccuparti, Malfoy, ma io non userei il termine Mezzosangue in un locale pieno di babbani- risposi notando le occhiate stranite della gente.
-Beh, io vado devo setacciare tutte le case della zona-.
-Oh, ehm... Granger, se vuoi io non ho niente da fare oggi, potrei aiutarti-.
Quando notò il mio sopracciglio alzato si affrettò a spiegarsi: -Così puoi aggiornarmi sulle novità senza dovermi costringere ad andare nella Sidney magica... e poi non vorrei ti perdessi, sei comunque una forestiera ed è facile perdersi qui-.
Presi per buona la sua scusa campata per aria e annuendo uscii dal locale con Malfoy alle calcagna.

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Capitolo 2
*** Tutto in trenta secondi ***


-E adesso dove si va?- domandai.
-Gira a sinistra- disse Malfoy.
-A quanti citofoni dobbiamo ancora suonare?-.
-Un po'- mi disse ridacchiando.
-Oh, Merlino, Morgana e Circe in consiglio!-.
-Andiamo, Granger, non fare così- disse nascondendo una risatina con un colpo di tosse.
-Dici così solo perché non sei tu quello che deve fingere di fare una telefonata ogni volta che, anziché i padroni, in casa ci sono i domestici!-.
-L'ultima telefonata è stata la mia preferita: 'Ciao mamma! Si sono io, sono con Draco e ci stiamo divertendo un mondo. Il mio telefono è stato mangiato da uno squalo mentre facevamo immersioni, per questo non posso chiamarti! Ciao, ti voglio bene'. Uno squalo? Sul serio, Granger, chi vuoi che ci creda?- disse imitandomi.
-Beh, se hai un'idea migliore, fai tu il deficente mentre tenti di sbirciare le foto e i soprammobili della gente!- dissi scocciata.
Lui non faceva niente mentre io dovevo: inventarmi scuse plausibili, parlare da sola come un'idiota al telefono e cercare di riconoscere i miei genitori nelle foto sparse sui diversi mobili.
-Sei assurda, puoi semplicemente dire di averlo perso-.
-E perché diavolo non me lo hai detto 46 abitazioni fa?!-.
-Perché tu non me lo hai chiesto- disse come fosse una cosa ovvia.
-Tu mi fai prudere la bacchetta, Malfoy, cerca di non costringermi a ripetere l'esperienza del terzo anno!-.
-Mi hai colto solo impreparato quella volta, non mi sarei fatto colpire se avessi pensato volessi picchiarmi-.
-Primo punto: io non ti ho picchiato, ti ho solo dato un pugno; punto secondo: ti avrei colpito lo stesso perché sei un mollaccione; e punto terzo: il ridicolo non è stato il fatto che io ti abbia colpito, ma il fatto che tu sia corso via, piangendo come una femminuccia-.
-Ribatterò alle tue tesi campate per aria, Granger, punto per punto- disse infervorandosi: -Punto primo: dare un pugno equivale a picchiare, quindi mi hai picchiato; punto secondo: non mi avresti colpito, perché io ho i riflessi pronti e non sono un mollaccione, mi hai colto solo impreparato; punto terzo: io non corro via, cammino velocemente e non piango come una femminuccia, io sono un vero uomo; a destra, adesso-.
-Fottiti, Malfoy-.
-Con piacere, vieni con me?-.
-Ti posso giurare che se metto mano alla bacchetta, ti strappo le palle e anche l'attrezzo, quindi smettila di attentare alla mia salute mentale- sibillai.
-Ok, va bene, ma non toccare il coinquilino dei piani bassi... ci tengo-.
Lo guardai con sufficienza e continuai a camminare.
Dopo qualche minuto, arrivammo davanti ad un altro palazzo, alto almeno sedici piani.
'Rilassati, Hermione, poteva andare peggio: poteva avere trenta piani!' pensai.
-Ok, cominciamo a cercare i nomi-.
-Con la fortuna che abbiamo, ce ne capitano almeno altri 3 senza nome a cui dovremmo suonare e farci aprire- borbottai.
Lui non mi sentì o forse fece finta di niente, fatto sta che dopo qualche secondo esclamò: -Beccati! M. Granger e J. White. Sono loro, giusto?-.
-Che culo!- risposi sbalordita.
-In due mesi sei diventata volgare, Granger. Ti sei adattata agli standard dello Sfregiato e di Lenticchia?- disse ridendo.
-Chiudi quella fogna, Malfoy. Adesso devo vedere se l'incantesimo è reversibile, quindi dovrai tenerli impegnati. Chiaro?-.
-Si, signor Capitano!- disse buffonandomi.
-Vaffanculo, se combini qualche casino, ti butto giù da una finestra-.
-Sei anche violenta, Granger!-.
Lo ignorai e suonai il citofono.
-Si?- rispose una voce maschile. Mio padre.
-Ehm, buongiorno, mi chiamo Hermione Gran... Weasley, il mio...- deglutii: -... fidanzato è svenuto, potrebbe aiutarmi?- dissi fingendomi allarmata.
-Si, scendo subito, signorina Weasley-.
Papà chiuse il citofono e io guardai Malfoy: -Adesso dovrei fingermi svenuto?-.
-Oh, no! assolutamente no! Stupeficium!- esclamai.
L'incantesimo lo fece sbattere contro il muro e si afflosciò a terra come un sacco di patate: -Adesso sei davvero svenuto- dissi ghignando.
Mio padre apparve un secondo dopo: -Weasley?-.
-Si, sono io, mi aiuti la prego!-.
-Portiamolo dentro e facciamolo stendere, magari è stato un calo di zuccheri-.
-Grazie- dissi quasi piagnucolando.
Papà prese di peso Malfoy e tutti e tre insieme ci infilammo nell'ascensore.
Arrivammo al quinto piano in pochi secondi e una volta dentro l'appartamento dei miei lo stendemmo sul divano.
Mia madre arrivò qualche secondo dopo e preoccupata cominciò ad affaccendarsi, insieme a mio padre, intorno a Malfoy.
Io tirai fuori la bacchetta e sussurrai: -Legilimens-.
Vidi tanti ricordi: il loro primo incontro, il primo bacio, il primo appuntamento, gli incontri con i suoceri, il matrimonio; da quel momento in poi vidi i ricordi falsi che avevo inserito io: mia madre che non riusciva ad avere figli, la decisione di non adottarne nessuno perché non avrebbero sentito nessun bambino come 'loro' e alla fine i ricordi di Sidney.
Niente da fare: i ricordi falsi erano troppo forti, per nulla sbiaditi, e per la prima volta odiai essere la migliore. Avevo lanciato un incantesimo troppo potente che non poteva essere rimosso.
Rimisi la bacchetta nella tasca posteriore dei pantaloni e appena Draco si riprese salutammo, ringraziammo e uscimmo.
-Mi hai schiantato! Potevi dirmelo!- esclamò Malfoy indignato, appena fummo fuori dal palazzo.
Non risposi e proseguii dritto lungo la strada.
-Hey, Granger, aspetta! Che è successo?- disse notando la mia espressione.
-L'incantesimo è troppo potente, non potevo annullarlo. Ma forse è meglio così, se avessero riacquistato la memoria avrei dovuto raccontargli della guerra e dei pericoli e poi... ho visto i loro nuovi ricordi, sono felici anche così. Saranno al sicuro per sempre- dissi alzando lo sguardo fino a quel momento tenuto basso.
-Andiamo, lì c'è una gelateria, ti tirerà su il morale-.
Io mi incamminai e lui si attardò solo un momento prima di seguirmi. Quel momento però gli fu fatale: accadde tutto in trenta secondi o giù di lì.
1. Da una finestra del primo piano gli cadde un vaso di gerani in testa.
2. Mentre tentava di riprendersi dal vaso, andò a sbattere contro un lampione.
3. Dopo il lampione (a cui diede un calcio, per punirlo di essere tale, probabilmente), inciampò in un tombino e cadde a faccia in avanti come un imbecille.
4. Fece per rialzarsi, ma un piccione gli scodellò qualcosa sulla spalla.
5. Mentre imprecava contro tutta la specie dei piccioni e tentava di ripulirsi, un cane randagio, fece i bisogni sulla sua gamba destra.
Io, che ero scoppiata a ridere dopo lo scontro con il lampione e mi stavo rotolando a terra dalle risate quando fu il turno del piccione, cominciai a sentirmi mancare l'aria dopo il colpo di grazia che quel cagnolino gli diede.
Le sue guance di solito pallide come quelle di un cadavere, assunsero un colore rosato.
-Smettila di ridere, Granger, stai attirando l'attenzione della gente!-.
-Io... non... posso... non... ci... riesco!- dissi tra una risata e l'altra.
-Smettila, smettila- disse lui concitato.
Io continuavo a ridere così lui mi prese e mi caricò in spalla come un sacco di patate.
-Mettimi giù, Malfoy!- dissi ridendo ancora.
-Assolutamente no! Te la faccio vedere io, Granger!- rispose incamminandosi verso il molo poco distante.

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Capitolo 3
*** Non oseresti ***


Non oseresti.



-Dai, Malfoy, la smetto, ma tu mettimi giù- dissi mentre tentavo di reprimere le risate per quello che era successo poco prima.
-Eh, no, Granger, non te la caverai così facilmente-.
-Andiamo, non puoi negare sia stato esilarante... anzi, dovresti ammettere che è stato fantastico!-.
-Hai ragione, Mezzosangue, è stato esilarante... per te!-.
-E per tutti quelli che passavano per la strada- dissi sbuffando a ridere come una locomotiva.
Lui non rispose e ad un tratto si fermò.
-Hai deciso di mettermi giù finalmente? Era ora, perché non ce la faccio più!- esclamai.
-Si, ho intenzione di metterti giù, ma non per terra- disse giarandosi, in modo da farmi vedere dove eravamo.
La banchina del molo si interrompeva a pochi centrimetri dai piedi del Furetto e l'acqua l'accarezzava dolcemente.
-N-n-non ho c-cap-p-pito che vuoi f-fare- dissi balbettando.
-Secondo me lo sai perfettamente invece- disse girandosi e tornando a rivolgere il viso verso il mare.
-Non oseresti- sibillai minacciosa.
-Io non ci scommetterei se fossi in te-.
Mi sollevò di peso e mi buttò in acqua con tutti i vestiti.
-Io ti odio!- urlai quando tornai in superficie subito dopo il tuffo.
-Divertente- rispose ghignando: -E sai cos'è ancora più divertente, Granger?-.
-Cosa, Furetto?- dissi arrabbiata come una furia.
-Che non puoi strapparmi né le palle, né l'arnese, dato che la tua bacchetta...- disse divertito mostrandomi l'oggetto in questione: -... ce l'ho io!- concluse divertito.
-Aspetta che io esca dall'acqua e non mi servirà la bacchetta per farti piangere in cinese!-.
-Uh-uh!- disse scimmiottandomi: -Aggressiva. Chissà che tu non sia aggressiva anche in camera da...-.
-Non ti basteranno due bacchette per difenderti quando ti prenderò, brutto bastardo!- lo interruppi tentando di arrampicarmi sul cemento della banchina.
-Ok, allora: vieni a prendermi- ribatté lui divertito cominciando a correre.
-Te la faccio vedere io, stronzo!- urlai una volta rimessami in piedi sulla terraferma.
Comiciai a correre più velocemente possibile, nonostante il peso dei vestiti e delle scarpe bagnate, ma in poco tempo lo persi di vista e, dopo aver urlato di frustrazione e aver reso partecipi della mia rabbia tutti i passanti per strada, tornai al mio hotel.
Entrai nella hall e chiesi la chiave della mia camera ad un tizio che mi guardava spaventato e incredulo.
-Mi hanno buttata in acqua, non sono così cretina da farmi il bagno con tutti i vestiti, non ancora almeno, quindi sia così gentile da darmi la chiave della mia camera!- urlai isterica dopo qualche minuto pieno di silenzio e sguardi.
Il tipo si riprese dalla trans in cui era caduto e dopo avermi dato la chiave mi disse: -Mi dispiace per prima, ma ha tutta la maglietta bagnata, signorina- disse deglutendo a vuoto.
Mi guardai e notai che effettivamente il tipo brufoloso alla reception aveva ragione: avevo la maglietta (bianca per giunta) bagnata e i pantaloncini appiccicati addosso.
-Se lo prendo lo appendo per i coglioni- sibillai sottovoce.
-Come scusi?- chiese il ragazzo.
-Si faccia i cavoli suoi, lei!-.
Girai i tacchi e mi avviai verso i quarto piano dell'hotel.
'127. Eccola qui, finalmente' pensai sfinita.
Appena entrata, andai in bagno, mi legai i capelli e mi tolsi tutta la roba bagnata, decidendo che magari, dopo essermi fatta un bagno al porto, una doccia sarebbe stata l'ideale. Anche per sbollire la rabbia e progettare un piano degno di una Serpe per vendicarmi di Malfoy.
Stavo per aprire il rubinetto dell'acqua calda quando sentii un rumore provenire dalla camera da letto.
Uscii lentamente dalla doccia e, con i piedi bagnati ed un elevato rischio di cadute, mi avvicinai alla porta del bagno, sperando di non sentire altri rumori e di poter dare la colpa alla mia immaginazione: così non fu.
Non solo caddi, ma sentii anche una sottospecie di risata dall'altra parte della porta.
-C-Chi è?- chiesi timorosa.
-Qualcuno di cui aver paura, Mezzosangue- disse la voce di Malfoy.
Mi sdraiai sul pavimento freddo e tirai un sospiro di sollievo.
-Mi hai fatto venire quattro infarti contemporaneamente, Malfoy. Ti sembra il modo di entrare nelle camere della gente? A proposito, come sei entrato?-.
-Ho recitato come il miglior attore di sempre, ovvio!-.
-Ovvio?-.
-Ovvio, Granger: ho detto al brufoloso alla reception che sei la mia ragazza (cosa assolutamente scandalosa, non credere) e che oggi dei tipi loschi ti avevano buttata in acqua per farti annegare, quindi gli ho detto che volevo vederti per assicurarmi stessi bene e lui mi ha dato il piano e il numero della tua stanza. Poi sono entrato con un Alohomora e adesso eccomi qui-.
Io digrignai i denti dalla rabbia, ma risposi con la voce più calma del mondo: -Ottimo lavoro, Malfoy. Mi complimento con te anche per le tue doti da corridore, ma adesso vorrei mi restituissi la bacchetta, sai mi serve-.
-Spiacente, Granger, ma ho intenzione di usarla per entrare lì dentro-.
-Non oseresti-.
-Oh, si che lo farei. Ti do 10 secondi per ricomporti, dopodiché entro lì dentro, perché devo parlarti-.
-Non puoi parlarmi da lì?-.
-10... 9...- cominciò lui ad alta voce.
Mi alzai da terra come un fulmine e afferrai i pantaloncini di poco prima.
-7... 6...-.
Dopo averli infilati, pensai alla maglietta: ero senza reggiseno e la maglietta era bianca e bagnata. Non l'avrei messa neanche fosse stata l'ultima sulla faccia della terra.
-3... 2... 1...-.
Mi infilai nella doccia e mi coprii con la tenda.
-Non sei abbastanza veloce, Granger, dovresti allenarti- esordì lui.
-Io ti uccido: non oggi, ma sta certo che lo farò, dovessi passare il resto della mia vita ad Azkaban!-.
-Sei troppo aggressiva, ti servirebbe un corso per il controllo della rabbia- disse indifferente.
-Infilatelo in quel posto il corso per i controllo della rabbia, Malfoy!-.
-Si, si certo- mi liquidò: -Comunque, non ero venuto per questo: oggi c'è il circo in città, mi chiedevo se volessi venirci con me-.
Io rimasi un attimo interdetta e mi feci qualche rapido calcolo: Malfoy + Circo + Invito = Trappola/Suicidio = No.
-Cosa?!-.
-Circo, Granger, circo!- disse gesticolando come stesse parlando con una ritardata: -Sai quel posto dove ci sono gli acrobati, gli animali, i clown, sotto un tendone...-.
-So cos'è un circo, Malfoy, mi sto semplicemente chiedendo perché mi stai invitando al circo- risposi un tantino alterata.
-Perché voglio farmi perdonare!- disse con l'aria più innocente del mondo.
'Non mi freghi!' pensai.
-Perdonare?-.
-Si-.
-Tu?-.
-Si-.
-Tu ed io?-.
-Esatto-.
-Al circo?-.
-Corretto-.
-Insieme?-.
-Granger, hai cominciato a drogarti, per caso?-.
'Non posso credere a quello che sto per dire, ma...'.
-Ok, ci verrò- dissi con tono piatto.
-Bene, ti vengo a prendere alle 6 stasera. Buon proseguimento- disse alzando i tacchi.
Sparì prima che io potessi dire e/o fare qualsiasi cosa.
'Dovevi chiedergli la bacchetta, cretina!'.
-Accidenti, la bacchetta!- dissi correndo fuori dalla stanza.
Non ricordandomi del mio abbigliamento, arrivai davanti alle porte dell'ascensore, alla fine del corridoio del quarto piano.
-Cazzo, se ne andato- dissi sbattendo le mani contro le porte dell'ascensore.
Non ebbi neanche il tempo di imprecare, che le porte di metallo si aprirono, rivelando il ragazzo brufoloso della reception con un pacco lungo in mano.
Lui mi vide e dopo qualche secondo, quando io mi accorsi della situazione, svenne, lasciando cadere il pacchetto per terra, insieme ad un biglietto che poco prima non avevo notato.
Tentai di coprirmi alla bell'e meglio e presi il biglietto sul quale la scritta  'c.127, p.4' svettava in verde.
'Camera 127, piano 4: la mia. Scrittura verde = Malfoy'.
Presi il biglietto e lo lessi:

Renditi presentabile per stasera e non correre mezza nuda per tutto l'hotel tentando invano di raggiungermi, Granger!

-Brutto Furetto bastardo- imprecai a mezza voce.
Raccolsi il pacchetto e tornai nella mia stanza.
Appena fui dentro, mi sedetti sul letto e strappai la carta. Quallo che vidi mi lasciò per un attimo basita.
Legno di vite, 10 pollici e 3/4, corda di cuore di Drago, rigida: la mia bacchetta.



So che il capitolo è un po' corto, ma è soltanto di passaggio per il prossimo.
JulietAndRomeo.

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Capitolo 4
*** Il circo (detto anche trappola mortale) ***


Il circo (detto anche trappola mortale).

Assurdo!
Io, Hermione Granger, ragazza ligia alle regole e al dovere, ragazza che doveva avere sempre tutto sotto controllo, mi stavo facendo un miliardo e mezzo di seghe mentali, per decidere cosa dovevo mettere, ad un appuntamento con Draco-Furetto-Spelacchiato-Slavato-E-Platinato-Malfoy.
Assurdo!
Ero ferma davanti all'armadio aperto da circa mezz'ora. Gonne o pantaloni? Ballerine o sneakers? Vestiti o magliette? MAI il mio armadio si era sentito in dovere di sottolineare le mie mancanze in fatto di vestiti, moda e quant'altro, come in quel momento.
Ogni volta che decidevo di indossare qualcosa, immancabilmente qualcos'altro mi sembrava altrettanto adatto all'occasione e allora mi ponevo gli ovvi dilemmi shakespeariani. Lo metto o non lo metto? Questo è il problema!
Assurdo!
Avevo appena paragonato Shakespeare ai miei vestiti e, come se non bastasse aver ucciso la letteratura e la considerazione alta che avevo del mio cervello, ero ancora in intimo davanti alle ante aperte dell'armadio.
'Che Merlino mi salvi da questo casino!' pensai lasciandomi cadere sul letto.
Per fortuna che ero già pettinata (ringraziando i miei rovi che erano diventati più malleabili con il tempo) e lavata!
Decisa a trovare qualcosa da mettere prima che arrivasse il Furetto, mi alzai dal letto e mi avviai a passo di marcia verso l'armadio: -Adesso, io deciderò cosa indossare e voi stupidi vestiti collaborerete: chiaro?- ordinai puntando un dito minaccioso contro i vestiti nell'armadio.
'Adesso parli anche da sola, complimenti!' disse una vocina nella mia testa.
Mi passai le mani sul viso e tornai al buon proposito di trovare qualcosa per non andare in mutande all'appuntamento.
-Posso farcela... devo farcela-.
'Allora: sto andando al circo. Quindi niente di troppo serio' pensai tirando fuori dall'armadio tutto quello che c'era di troppo formale.
'Sto andando con il Furetto: quindi niente di troppo scollato, quel maniaco sarebbe capace di saltarmi addosso' pensai. Tirai fuori tutto quello che io definivo sexy e scollato.
'Niente vestiti: devo pur nascondere la bacchetta da qualche parte!' dissi scartando gli abiti.
Alla fine tra le poche cose che erano rimaste, scelsi un jeans nero e una maglietta bianca con sotto una canottiera nera per dare un bell'effetto.
'Niente scarpe da tennis, sto comunque andando ad un appuntamento' proseguii scegliendo delle ballerine nere.
-Perfetto!- esclamai.
-Già, perfetto, Granger, vogliamo andare adesso?- disse una voce scocciata alle mie spalle.
Mi girai pregando Morgana che fosse un sogno, invece vidi Malfoy interamente ricoperto dai miei vestiti da capo a piedi.
-Che ci fai qui? Come diavolo sei entrato? E soprattutto: da quanto tempo sei qui?- urlai in preda all'isteria.
-Una domanda alla volta: vuoi sapere che ci faccio qui? Beh, nell'atrio non c'eri quindi una volta che si sono fatte le sei, sono salito per accertarmi che tu non fossi morta...-.
-Che pensiero gentile- borbottai.
-Come diavolo sono entrato hai detto? Ti ricordo che sono un mago, ho una bacchetta come te e, anche se più tardi, ho imparato anch'io l'incantesimo Alohomora e oggi te l'ho ampiamente dimostrato per ben tre volte. Alla tua domanda più importante, risponderò che sono qui da abbastanza tempo per farmi ricoprire di vesti e si,- mi anticipò vedendomi aprire bocca per ribattere:-Ti ho vista mezza nuda. Adesso se la fase della vergogna è finita, io andrei, lo spettacolo inizia tra cinque minuti e non voglio perdermelo- rispose.
Non sapendo che rispondere annui in silenzio e una volta presa la bacchetta e infilata nei pantaloni, vicino la tasca posteriore, presi le chiavi della camera e, insieme a Malfoy, scesi nella hall.
Consegnai la chiave al tipo brufoloso della reception che aveva cominciato ad arrossire e farmi gli occhi dolci non appena mi aveva vista. Poi aveva notato il Furetto e si era leggermente moderato. Per la prima volta, ringraziai di essere con uno della stazza di Malfoy.
-E così hai fatto colpo: brava, Granger, non me lo aspettavo- disse il mio accompagnatore una volta che fummo usciti dalla hall.
-Cosa?- risposi.
-Lo sfigato della reception: è stracotto di te. Non dirmi che non te ne sei accorta!- disse ghignando.
-Oh, si che me ne sono accorta e sai perché è 'stracotto' come dici tu di me? Per colpa tua! Perché per inseguire te e la mia bacchetta, gli sono parata davanti praticamente nuda!- risposi alterata.
-Non è colpa mia, credevo mi avresti inseguito con almeno un accappatoio addosso e non nuda, come dici tu e poi, Granger, non ti arrabbiare... potrebbero venirti le rughe-.
Valutai la situazione: strada piena di babbani, lontananza dal mondo magico australiano eccessiva, come minimo, se lo avessi schiantato, mi sarebbero toccati due processi: uno per aggressione ai danni di un civile e una per aver esposto la magia. Nel peggiore dei casi mi facevo 3 anni ad Azkaban. Non ne valeva la pena solo per averlo schiantato. Dovevo almeno ammazzarlo.
-Le rughe le hai tu nel cervello, Malfoy: cos'è successo? Mentre cercavi di connettere i fili, gli unici due neuroni che ti erano rimasti sono andati in corto?-.
-Almeno il mio unico neurone non si è suicidato per la solitudine, come nel tuo caso, Granger: i miei si facevano compagnia- ribatté per niente toccato, mentre accellerava il passo.
Cominciai a borbottare a mezza voce tutte le maledizioni che conoscevo, mentre mi affrettavo a raggiungerlo: la strada era piena di gente e io non avevo la minima idea di dove fosse il circo in cui stavamo andando.
Appena lo raggiunsi mi afferrò per un polso e mi trascinò in un vicolo. Lo percorremmo tutto fino alla fine, mentre lui mi chiedeva (ordinava) di stare vicina, perché la stradina era alquanto pericolosa. Non gli credetti e, nonostante mi stesse ancora trascinando per il polso, mi sentii afferrare dalle spalle da due enormi mani, che mi tirarono indietro strattonandomi come fossi una bambola e alzandomi da terra di qualche decimetro.
Venne di conseguenza strattonato anche Draco e quando si voltò, per chiedere il perché lo stessi tirando, guardò in alto e sorrise.
-Che ti ridi, Malfoy, fammi scendere da qui, schianta chi devi schiantare e corriamo via!- urlai.
Lui invece calmo rispose:-Lei è con me, Trevor, mettila giù, non è pericolosa-.
-Non sono pericolosa? Te la faccio vedere io, Malfoy, sarò felice di schiantarti di nuovo!-.
Quello che supposi fosse un gigante, rise, forse delle mie parole, e mi rimise per terra. Non so perché, ma andai a nascondermi dietro Malfoy, congendogli la vita con le braccia e affondando la testa nella sua schiena, sperando di sparire.
'Non volevi schiantarlo?' mi rimproverò la vocina nella mia testa.
'Sta zitta, nessuno ha chiesto il tuo parere... e poi, me la sono fatta sotto, quindi a dopo gli schiantesimi e le attuazioni di minacce di morte!' pensai in risposta.
-Ciao, Draco, come stai?- disse una voce da cavernicolo.
Aveva pronunciato la frase come fanno i bambini tristi, solo che la voce, come ho già detto, non era per niente quella di un bambino.
-Tutto bene, tu?-.
-Apposto- rispose.
-Lei è Hermione Granger, una mia... conoscente- disse Malfoy spostandosi e lasciandomi scoperta.
-Granger, lui è Trevor, lavora al circo-.
-P-p-piacere di conoscerti, T-Trevor- dissi balbettando e allungando la mano.
Lui allungò una sua manona, che misuarava circa cinque volta la mia faccia, e strinse la mia.
-Trevor, non voleva spaventarti, Hermione, ma Trevor deve tenere lontani i babbani... Trevor non aveva riconosciuto Draco- spiegò il 'gigante':-Perdona Trevor, Hermione-.
Trevor mi fece subito una gran tenerezza e, lasciando andare la giacca e la camicia di Malfoy, da cui non mi ero staccata più neanche per sbaglio, gli dissi che non doveva proccuparsi e che lo capivo.
-Adesso noi andiamo, Trevor, buon lavoro- disse Draco.
-Grazie e ciao- rispose Trevor.
-Ma chi è?- sussurrai a Malfoy quando ci fummo allontanati abbastanza.
-Trevor è una specie di guardiano del circo, ha il compito di far passare solo alcune persone. Non so come sia finito a lavorare qui, ma lo stipendio è buono a suo dire e, ogni tanto, quando mi trovo qualche galeone in tasca, glielo regalo dato che è sempre gentile con me. Lo trattano bene (neanche io sarei così idiota da farlo arrabbiare) e a lui piace. Mi sembra sia qui da circa due anni-.
-Capisco-.
-Ecco, siamo quasi arrivati- disse Malfoy.
Guardai in direzione del tendone sospeso in aria per magia e tutte le luci che lo attorniavano con un'espressione sbalordita in viso: io mi aspettavo un normale circo babbano, ma poi pensai che con Malfoy, niente è normale.
-Vieni e fa attenzione perché il terreno è un pò accidentato, non vorrei doverti portare all'ospedale- disse lui.
Roteai gli occhi in un gesto di stizza e lui emise un suono che mi sembrò una risatina.
Ci avvicinammo e Malfoy cominciò a salutare gente a destra e a manca, presentandomi a tutti. Dopo circa un quarto d'ora avevamo salutato tutti (e quando dico tutti, intendo proprio tutti, tutti) e alla fine ci eravamo accomodati su una panca di legno in alto, ma perfettamente centrale.
L'interno del tendone, al contrario di quello che mi aspettavo, non era per niente decorato, vi era solo una specie di staccionata in legno che separava gli spettatori dagli artisti.
Passarono cinque minuti, in cui riempii Malfoy di domande: da quanto tempo esiste questo circo? Se è un circo magico, faranno gli spettacoli con le creature magiche? Perché all'interno non c'è niente? Ci sono anche i clown?
Malfoy dal canto suo si limitava ad osservarmi con aria assente: vi basti sapere che gli posi più di venti domande alle quali lui rispondeva 'si', 'no', 'forse'. Mai una sillaba in più.
Molto loquace, ammettiamolo.
Lo spettacolo per mia fortuna cominciò poco dopo: quello che non mi aspettavo, era che oltre alle creature magiche, gli spettacoli prevedevano gli elefanti, le tigri e anche un delfino.
I numeri duravano poco, ma tutti erano bellissimi e il tempo trascorse davvero velocemente, così velocemente che Malfoy dovette scuotermi quando gli artisti si ritirarono: -Granger, ti sei incantata?-.
-Si, è stato bellissimo, lo spettacolo più bello che abbia mai visto!-.
-Allora ti è piaciuto?-.
-Si!-.
Si guardò in giro come un ladro e, una volta che tutti furono usciti dal tendone, mi disse: -Vieni, ti faccio vedere una cosa-.
Mi prese per il polso e mi trascinò fuori, facendomi inciampare qualche volta: -Hey, fa piano, si può sapere dove stiamo andando?-.
-Tieni il becco chiuso e lo scoprirai-.
Anche se scocciata dal suo tono autoritario, chiusi la bocca e mi feci trascinare sul retro del tendone.
-Che ci facciamo qui?-.
-Il domatore è un mio amico, vuoi vedere gli animali e le creature magiche?-.
Mi guardai intorno e poi annuii.
La curiosità è donna: maledetta curiosità!
Mi portò vicino la gabbia delle tigri e mi disse: -Vado a parlare con Fränze, il domatore, aspettami qui e non combinare casini, Granger-.
Io annuii vigorosamente e lui si allontanò nell'ombra.
Mi voltai e mi sporsi lentamente verso la gabbia, per vedere meglio la tigre contenutavi dentro.
Non scorsi niente, nonostante la luce fioca, irradiata da una lampada poco lontano.
Misi una mano sulla porta della gabbia e questa, con un cigolio sinistro, si aprì. Spinta dalla curiosità di sapere perché un domatore esperto avesse lasciato la gabbia di una tigre aperta, entrai.
Avanzai di qualche passo, ma non ne ebbi neanche il tempo che sentii il fragore della porta della gabbia che si chiudeva e un nanerottolo dell'altezza di un elfo che correva via ridendo.
Mi avventai sulla porta e la scossi tentando di aprirla.
Un ruggito sommesso mi avvertì che la tigre, che probabilmente stava dormendo, si era svegliata.
Deglutii e pregai Malfoy di tornare il prima possibile, con quell'idiota patentato del domatore.
-Sta buona, bella, io non sono lo spuntino- dissi appiattendomi contro le sbarre della gabbia.
La tigre uscì dall'ombra e si avvicinò a me, guardandomi con quella che potrei definire curiosità.
-... la ucciderà?- sentii dire a qualcuno.
-Si, tranquillo, a meno che non le dia un buffetto sul dorso- disse una voce sconosciuta.
-Perfetto-.
Riconobbi la prima voce come quella di Malfoy: sperava la tigre mi uccidesse? Merlino quanto era caduto in basso!
Lui però non sapeva che avevo sentito: un buffetto sul dorso e la tigre non mi ucciderà. Più semplice a dirsi che a farsi!
Mi avvicinai cauta alla tigre e mentre l'animale continuava a guardarmi, io alzai cauta una mano e le diedi una pacca sul dorso.
Non lo avessi mai fatto!
La tigre scattò indietro, come se si fosse scottata e dopo qualche secondo cominciò a ruggire.
'Porca Mor... puttana' mi corressi mentalmente.
-Buona, bestiolina, tranquilla, non intendevo farti male, io voglio solo salvarmi la pelle- dissi incespicando qua e là con le parole.
Mentre mi abbassavo al suolo per farmi piccola piccola e mettermi in ginocchio per pregare la mia salvezza, sentii qulacosa perforarmi la schiena: la mia bacchetta!
La tirai fuori e la puntai contro la tigre: -Stupeficium!- esclamai.
Un fascio di luce rossa partì dalla punta della bacchetta e stese per bene l'animale.
-Scusa- mormorai subito dopo: infondo avevo schiantato il mio animale preferito.
-Alohomora- mormorai contro il chiavistello della porta della gabbia.
Appena fui fuori un urlo disumano squarciò il silenzio della notte: -Malfoy!!!!!!!-.
-Innerva!- dissi facendo rinvenire la tigre.
L'animale appena sveglio, corse a rintanarsi nell'ombra e io corsi a stanare un Furetto mezzo stecchito.
Feci il giro delle siepi e, nascosti poco più avanti, notai Malfoy e il suo amico, presunto domatore, rotolarsi a terra dalle risate.
Mi avvicinai di soppiatto e andai alle spalle del Furetto, puntandogli la bacchetta alla nuca: -Sono estremamente tentata di pronunciare le parole 'Avada' e 'Kedavra', sono altamente convinta che non me ne pentirei- soffiai nel suo orecchio.
-Trovo la situazione estremamente eccitante, Granger. Piaciuto il mio scherzetto?-.
-Scherzetto? Me lo chiami 'scherzetto'? Mi hai rinchiuso in una gabbia con una tigre: potevo lasciarci le penne!-.
-Mi dispiace doferla contraddifre, signorina Grancer: io sono
 Fränze, domatore di bestie. Matilde è la ticre più buona e mansueta di circo. Matilde non morde, Matilde solo ruccisce e mette paura-.
-Cosa?!- esclamai.
-Draco, folefa farvi spafentare, per fare scherzo- disse 
Fränze.
Malfoy aveva continuato a guardarmi con un'espressione divertita sul volto e quando io abbassai la bacchetta, lui salutò 
Fränze e ci smaterializzammo vicino all'hotel.
-Mi sembri silenziosa, Granger, non ti è piaciuto lo scherzo?-.
-Me la sono fatta sotto, Malfoy, come ti è venuto in mente? Potevo uccidere quella povera tigre!- dissi mentre ritiravo le chiavi della mia camera.
-Sei troppo buona per farlo, non uccideresti nessuno, neanche me- rispose Draco mentre salivamo al quarto piano.
-Non ci conterei troppo, se fossi in te-.
-Ah, si? Davvero?-.
-Davvero-.
-Beh, ci vediamo domani, Granger, buonanotte- disse baciandomi su una guancia.
Sparì così velocemente che, se non fosse stato per il calore che sentivo sul viso, avrei detto fosse stato tutto un sogno.

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Capitolo 5
*** Il ristorante ***


Il ristorante.

Erano passati quattro giorni dall'ultima volta che avevo visto Malfoy: io non sapevo dove trovarlo e lui evidentemente non aveva la minima intenzione di cercarmi.
Non che questo mi dispiacesse, ovviamente!
Ero passata (per caso ovviamente) dal bar di sua proprietà, ma il cameriere a cui avevo chiesto aveva detto che non si faceva vedere da un po', quindi ero andata via e avevo girato un po' per la città, per svagarmi e non pensare a dove potesse essersi cacciato.
Non che gli avessi mai pensato, ovviamente!
...
...
Ok, si gli avevo pensato, lo ammetto, ma lo avevo fatto perché lui mi aveva baciata, accidenti! Sulla guancia, è vero, ma anche solo il fatto che mi avesse trattata civilmente era strano! Era stato gentile con me, anche se mi aveva buttata in acqua con tutti i vestiti, mi aveva fatta correre mezza nuda per l'hotel e mi aveva rinchiusa in gabbia con una tigre... D'accordo, non era stato tanto gentile, ma aveva salvato la vita ai tre scellerati che avevo incontrato nel suo bar e mi aveva offerto il pranzo, mi aveva aiutata a trovare i miei genitori e mi aveva anche portata al circo (con un secondo fine, ma rimane comunque una serpe!), non era mai stato così gentile con me. A dire il vero, a memoria mia, non era mai stato gentile con nessuno, ma la guerra aveva cambiato un po' tutti e magari anche Malfoy.
-Ok, va bene, ma adesso basta pensare a Malfoy!- mi rimproverai sottovoce.
Avevo appena concluso la frase quando un gufo beccò alla mia finestra.
Andai ad aprire e l'animale planò dolcemente sul mio letto; mi avvicinai e presi la lettera che stringeva nel becco.
Appena la presi il gufo si appollaiò calmo sul mio letto e chiuse gli enormi occhi a palla, incassando la testa in mezzo alle ali e alle bellissime piume.
Lanciando un'occhiata intenerità all'animale addormentato, mi spostai alla piccola scrivania collocata vicino all'armadio e mi sedetti: la scrittura verde sulla busta era inconfondibile e una piccola parte di me esultò. La aprii con una calma dei gesti che non rispecchiava per niente la frenesia che avevo dentro.


Ho saputo che mi hai cercato.
Vediamoci al Museo di Arte Contemporanea alle sette di stasera.

Mandami il gufo con la conferma

D. L. M.
 

Più che una lettera sembrava un telegramma, un telegramma a cui dovevo rispondere.
Guardai il gufo appisolato sul letto.
'Magari gli rispondo alle sei e mezza, così impara a lasciarmi come una deficiente e a non dirmi neanche se se ne va!' pensai irritata.
Contando che erano le cinque meno un quarto, non dovetti aspettare molto perché arrivassero le sei del pomeriggio e molti altri gufi: Ogni quarto d'ora, mi arrivava un nuovo gufo che, come il primo, si appollaiava sul mio letto e si addormentava; ogni gufo portava una lettera che, anche se con parole diverse, esprimeva sempre lo stesso concetto (cito testualmente da una delle tante): 'Allora, Granger, hai voglia di rispondermi o devo pensare che tu sia morta prematuramente, causa la mia assenza prolungata al tuo fianco?!'.
Il tono come avrete sicuramente dedotto era altamente infur... arrab... incazzato e io semplicemente lo ignorai fino alle sette meno dieci, quando il primo gufo si decise ad aprire gli occhi e, evidentemente carico di energia, afferrò la lettera che gli stavo porgendo e spiccò il volo.
Tutti gli altri, quando sentirono il loro compagno volare via con un fruscio di ali, aprirono gli occhi e volarono tutti fuori: quello che pensai in quel momento fu 'Poveri babbani!'. Di sicuro avrebbero associato il comportamento strano degli uccelli con qualche tipo di fenomeno paranormale, invece era solo quell'idiota di Malfoy.
Quindi in pochi minuti mi infilai un paio di jeans neri, una maglietta a maniche corte e delle ballerine e mi Materializzai in un piccolo vicolo vicino al Museo.
Mi diressi davanti al Museo e non passò neanche un minuto che vidi da lontano una chioma biondo platino. Si vedeva solo lui tra tutti quegli australiani abbronzati, con la carnagione scura e i capelli neri.
'E in effetti,' mi ritrovai a pensare: 'È unico nel suo genere!'.
Poi metalmente mi diedi della sciocca e pensai che magari davvero la solitudine mi aveva dato alla testa.
-Ma tu ci sei o ci fai?- disse lui infuriato appena mi fu abbastanza vicino da non dover urlare.
-La terza opzione?-.
-Non c'è una terza opzione, ma io ho una teoria: tu ci sei e poi lo dimostri facendo cretinate! Che ne pensi?-.
-Vuoi sapere che penso?- dissi indifferente.
-Si-.
-Penso, Malfoy, che tu sia un completo imbecille, ma credo di non essere la prima a dirtelo, quindi perché sprecare fiato?- continuai nello stesso tono.
-Io un imbecille? E tu allora? Mi hai rispedito il gufo dieci minuti fa! Se io sono un imbecille, tu sei la regina degli idioti! Oh, perdonami,- disse con finto dispiacere: -Tu eri la regina degli idioti anche ad Hogwarts!-.
Alla sua uscita, le mie labbra andarono a formare una 'o' di indignazione e risposi: -Almeno io un cervello, dentro la scatola cranica, lo tengo invece tu hai la testa solo per separare le orecchie, mio caro!-.
-Oh, ma davvero? Bene! Allora l'uomo senza cervello va via, ha di meglio da fare!- disse voltandosi per andarsene.
Riuscì a fare qualche passo prima che io mandassi a quel paese il mio orgoglio Grifondoro e lo bloccassi per un braccio.
-Ok, va bene! Perché sei sparito? O almeno, perché lo hai fatto senza dirmi niente?-.
-Sono dovuto tornare in Inghilterra, mia madre compiva gli anni l'altro giorno e mi aveva chiesto di passare qualche giorno con lei. Non ho avuto il tempo di mandarti un gufo-.
-Capisco...-.
-Vogliamo entrare?- disse accennando al museo.
Io c'ero già stata, il giorno prima, ma annuii comunque e ci incamminammo.
Girammo un po' tutto il museo ridendo alcune volte delle opere stravaganti che c'erano: quella che mi colpì particolarmente fu una parete, in cui erano incastrati rocchetti di tutti i colori e i fili dei vari rocchetti si intrecciavano tra loro creando una fitta rete di colori.
-Ma che ci trovano di artistico?- sbottava ogni tanto Malfoy, quando un'opera era particolarmente strana.
-Prova a fantasticarci un po' su, dimentica tutti i pensieri e lascia che l'arte ti invada!- rispondevo allora io.
-Granger, quelli sono spilli!-, oppure: -Ma che diavolo dici? Quella è immondizia! Non lascerò che mi invada e soprattutto non è arte!- diceva.
Quando uscimmo avevo i piedi doloranti ed essendo le 9 (eravamo praticamente stati buttati fuori) cercammo un posto in cui mangiare.
Poco lontano, trovammo un ristorante giapponese e, dopo aver convinto Malfoy ad entrare (e averlo anche minacciato) e aver chiesto un tavolo per due, ci accomodammo lontani dal centro della sala, in un tavolo appartato, diviso con dei separé stilizzati dagli altri tavoli.
Portarono i menù (in giapponese con la traduzione in inglese) e dopo averli sfogliati per un po', sicura di me, ordinai del pollo teriacky e del sushi. Poi il cameriere si rivolse a Malfoy: -Lei, signore?-.
-Oh, ehm... io... quello che ha detto lei- balbettò.
Il cameriere si allontanò con le nostre ordinazioni e io con un piccolo ghigno in faccia dissi con indifferenza: -Da quando balbetti... Dracucciolo?- aggiunsi il nome con un labbrino degno di una ragazzina lagnosa e imitando la voce della Parkinson.
-Non chiamarmi così, Granger, lo odio con tutto me stesso e tra le altre cose, io non balbetto!- disse con le guance lievemente colorate di rosa.
-Si che balbetti, lo hai appena fatto, non dirmi che non sapevi che ordinare! Confessa: non sei mai stato in un ristorante giapponese!-.
-Si che ci sono... ok, non ci sono mai entrato, ci sono solo passato davanti, ma in mia difesa, posso dire di esserci passato parecchie volte per la strada!- rispose.
-Ma in che razza di pianeta vivi, Malfoy? Il cibo giapponese è leggero e gustoso, è impossibile che tu non abbia mai mangiato in un ristorante del genere!-.
-E invece è possibile, contenta?-.
-Almeno le sai usare le bacchette?- dissi trattenendo una risatina.
-Ma certo! È ovvio che so usare la bacchetta! Mi hai scambiato per Gazza?- disse indignato.
Io non riuscii a trattenermi ed scoppiai a ridere: il colore sulle sue guance si accentuò leggermente e dal rosa pallido, passarono ad un rosa antico: -Smettila di ridere, non ho detto niente di divertente!-.
-Io... io non... non ho detto la bacchetta, Malfoy, ho detto le bacchette: quelle giapponesi, quelle che si usano per mangiare!- dissi tra una risata e l'altra.
-Mangiano con le bacchette? Ma in che razza di posto mi hai portato, Granger, non userò la mia bacchetta per mangiare, scordatelo!-.
-Devi usare queste di bacchette, che non sono magiche, sono fatte apposta per mangiare!- dissi prendendo le bacchette dal tavolo.
Lui prese quelle che stavano a fianco del suo piatto e le esaminò attentamente: -Ok, adesso ho capito, sembra facile!-.
-Oh, si lo è!- dissi sarcastica.
In quel momento arrivò il cameriere che depositò le nostre ordinazioni sul tavolo: -Buona serata, signori, se avete bisogno io sono a vostra completa disposizione- disse scomparendo quando noi annuimmo.
-Adesso devi spiegarmi che sto mangiando, Granger-.
-Quello che hai davanti è pollo, con una salsa di sopra che lo rende estremamente dolce e gustoso, quello che hai a sinistra, è sushi, riso con pesce crudo dentro, avvolto in un'alga giapponese, commestibile. Prima di mangiare il sushi, devi metterlo nella salsa di soia, che lo fa diventare dolce e saporito, ma ti consiglio di non inzupparlo, perché se ne metti troppo ti fa venire la nausea-.
Lui guardò il sushi con un'espressione disgustata e si dedicò a fissare il pollo, dopo aver distolto lo sguardo dal riso con il pesce crudo.
Prese quindi le bacchette e, dopo averle impugnate come se avesse un coltello in mano, tentò di infilzare il pollo.
Ogni volta che riusciva ad infilzare il pollo, questo scivolava dalle bacchette e tornava sul piatto: fece così tanti buchi su quel pezzetto di pollo che alla fine per pietà (verso il cibo, ovviamente) lo bloccai prima che potesse fare altri due buchi alla carne: -Ok, ok, basta!- dissi scoppiando a ridere: -Non si fa così, devi separare le bacchette e afferrare il pollo, non accoltellarlo-.
Lui guardò le mie bacchette che stringevano il cibo e le sue che invece vi erano conficcate: -Questo non potevi dirmelo prima, Granger?- sibillò.
-Certo! Ma non mi sarei potuta divertire- dissi come se fosse ovvio.

Borbottando, lui fece come gli era stato indicato, ma il pollo gli sfuggiva ogni volta che lo aveva preso. Con un sospiro e per la seconda volta, decisi che era arrivato il momento di aiutarlo: -Prova a tenere questa tra l'incavo del pollice e il lato del medio e tienila ferma- dissi sitemandogli la bacchetta tra le mani: -L'altra reggila tra la punta dello stesso pollice e l'indice e muovila avanti e indietro-.
Alzai gli occhi dalle sue mani e lo vidi fissarmi: -Che c'è?- disse sentendomi arrossire.
Lui si riscosse: -Ehm.. niente, ho capito-.
Riprovò e questa voltà riuscì, anche se dovette avvicinarsi velocemente alla tavola prima che il pollo gli sfuggisse, a mangiare. Lo vidi masticare lentamente e poi, una volta che ebbe ingoiato, gli feci un cenno con il capo, come per dire: 'Allora, com'è?'.
-Commestibile...- rispose per non dirmi che era buono e che avevo ragione.
Io sorrisi come una bambina il giorno di Natale, capendo di aver vinto il primo round.
Quando finimmo il pollo, tra una frase ed un'altra, fu il turno del sushi: -Allora, questo come si mangia?- chiese.
-Nello stesso modo: ma prima devi bagnarlo qui- dissi passandogli la ciotolina con la salsa di soia: -Perché senza non sa di niente-.
Lui annuì e ci provò: riuscì, con mia grande sorpresa, a sollevare il rotolino di sushi senza alcun problema e lo immerse nella salsa di soia. Per il mio divertimento, il problema arrivò quando, poco prima di portarlo alla bocca, gli scappò e per non farlo cadere per terra, tendando di farlo rimbalzare sulle mani (un po' come se avesse qualcosa di ustionante tra le mani, tanto caldo da non poterlo trattenere a lungo) diede una manata troppo forte e il riso gli si spiaccicò in fronte. Rimanemmo con la bocca aperta entrambi, anche se io lo ero già da quando tentava di acchiapparlo), io a guardare il sushi che gli colava sul naso e sugli occhi e lui a fissare la parete dietro di me, probabilemente tentando di connettere i fili e capire quello che era successo.
Adesso, cercate di comprendermi: aveva una faccia da baccalà, gli occhi persi nel vuoto e del riso spalmato in faccia. Voi avreste resistito? Vi sareste trattenuti dal ridere?
NO.
E così feci io: mi lasciai andare ad una risata assurda, che fece girare una moltitudine di teste nel locale e che fece ridestare Draco.
Velocemente, lasciò una banconota da cento e, dopo essersi ripulito la faccia, mi afferrò per un polso e mi trascinò fuori dal locale, lasciandosi alle spalle le risate di tutti i clienti del ristorante.
Camminammo velocemente fino ad un vicolo li vicino e dopo che ebbe uscito la sua bacchetta ci Smaterializzammo, portando con noi la mia risata e il ricordo di una serata particolarmente atipica.

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Capitolo 6
*** Donne, tradimenti e Malfoy ***


Donne, tradimenti e Malfoy.

Stavo ancora ridendo quando apparimmo in hotel e appena mi resi conto di dov'ero, mi lasciai andare sul letto a peso morto.
-Oh, Malfoy,- dissi asciugandomi le lacrime che mi erano uscite per le troppe risate: -Sei troppo forte!-.
-Chiudi il becco, Granger!- rispose tirandomi un cuscino in faccia: -Non è stato per niente divertente, guarda come sono ridotto!-.
Era in piedi davanti allo specchio, con un'espressione disguastata e sconvolta allo stesso tempo.
-Sei un incapace, Malfoy, è per questo che sei ridotto così- dissi trattenendo una risatina.
Lui grugnì qualcosa e probabilmente imprecò anche, prima che io mi alzassi dal letto e dicessi: -Scendo al bar dell'hotel per prendere un thé, prima che tu possa cruciarmi, ne vuoi uno? O preferisci un caffé?-.
Mi guardò con sufficienza, alzando il naso perfettamente dritto, e non rispose, assumendo quell'aria snob che tanto lo caratterizzava, soprattutto ad Hogwarts.
Scossi la testa e dopo aver preso le chiavi della camera uscii. Appena mi richiusi la porta alle spalle, sentii un rumore lungo il corridoio, ma non me ne curai e proseguii verso l'ascensore.
Spinsi il bottone per il pian terreno e appena le porte si chiusero, mi spinsi contro il freddo acciaio dell'ascensore, sorridendo al ricordo di quella sera.
'E pensare che fino ad un anno fa ci saremmo uccisi a vicenda' pensai mentre le porte dell'ascensore mi consentivano l'accesso all'atrio.
Dopo essere uscita, girai a destra e seguii per circa quindici metri il corridoio e poi voltai di nuovo a destra. Quella in cui arrivai era una stanza con il soffito molto alto, semplice, ma comunque raffinato, da cui pendeva un lampadario moderno. Sulla destra, il bancone del bar e la parete con gli alcolici, la macchina del caffé e molti altri elettrodomestici. Al centro della sala, tanti piccoli tavolini, erano occupati dagli ospiti dell'albergo, che conversavano e ridevano tra di loro, nonostante fosse sera.
Mi avvicinai al bancone: -Buonasera- disse il barista quando mi vide: -Posso portarle qualcosa?-.
-Ehm, si: un thé e un... facciamo due thé da portare via- risposi sorridendo.
Il ragazzo annuì e si allontanò per tornare poco dopo tornò con la mia ordinazione: -Ecco a lei, signorina, lo faccio addebitare sul conto della sua camera?-.
-Si, la numero 127 al 4 piano-.
-Perfetto, buona serata, signorina- disse vedendomi alzare.
-Grazie, anche a lei-.
Presi i due thé e mi incamminai verso l'ascensore. Spinsi di nuovo il pulsante e aspettai: due... quattro... sei... otto... dieci minuti.
Le bevande si erano raffreddate e la mia pazienza era andata a farsi benedire dal cinque minuti buoni, così incazzata come una banshee presi le scale e lentamente (sia per evitare di far cadere il thé, sia per prendere fiato man mano), le salii tutte, finché non arrivai alla porta del quarto piano.
Con uno sbuffo, e con il sedere avendo le mani occupate, aprii la porta ed entrai nel corridoio.
Appena misi piede dentro il corridoio, qualcosa colpì le tazze con il thé, rovesciandomelo addosso.
-Ma porco Merlino! Accidenti a Morgana! Vaffanculo a Circe! Ma che cazzo succede?!- dissi urlando.
Alzai gli occhi, ancora abbassati sul disastro che aveva colpito i miei vestiti e le mie scarpe, e la scena che mi accolse non fu delle migliori: Draco, in mezzo al corridoio, nudo, che teneva una tovaglia bianca intorno alla vita, come se dovesse andare urgentemente in bagno, e che davanti alla porta, guardava sconvolto dentro la mia stanza. Una marea di persone, guardavano la scena impietriti, alcuni erano affacciati dalle camere, altri, tra cui i dipendenti, guardavano Malfoy dall'ascensore, da dietro gli angoli del corridoio ecc...
-Tu sei un brutto bastardo! Come ho potuto fidarmi di te? Non ci siamo visti per meno di un mese e tu che fai, Roger?! Ti scopi un'altra. Sei un fottuto figlio di puttana! Ti lascio, considera annullato il matrimonio!- urlava una voce isterica proveniente dalla mia stanza.
Mi avvicinai cauta a Malfoy, facendomi spazio tra la folla di curiosi che si era radunata li vicino e, quando lui mi notò, mi rivolse un'occhiata allarmata. Lentamente, sbirciai dentro la stanza: una donna bionda, era in piedi sul letto e tirava oggetti in qualsiasi direzione. Velocemente identificai uno dei tanti oggetti che la pazza stava lanciando come il genmello di quello che aveva colpito le tazze che poco prima avevo in mano.
-Ma guarda un po' tu 'sta stronza- sussurrai pensando al thé di poco prima.
-Aiutami, Granger, questa è...- iniziò Malfoy, ma non finì mai la frase, perché la pazza scese dal letto e con un balzo felino, lo atterrò, mentre lui tentava di coprirsi con la tovaglia.
Lei a cavalcioni su di lui riprese: -Come hai potuto, Roger?! Dov'è questa stronza? Io la ammazzo!-.
-I-io non m-mi chiamo R-Roger, il mio nome è D-Draco- disse Malfoy, balbettando incerto.
-Non dire idiozie, mi hai chiesto di sposarti, Roger, e mi hai tradita!- rispose lei.
-Hey, che ne dici di calmarti, sorella?- dissi io intromettendomi.
-E tu chi sei?- chiese la donna.
-La proprietaria della stanza che stai distruggendo e anche una... conoscente del ragazzo che stai cavalcando!- dissi stizzita.
-Ah, finalmente hai deciso di farti vedere, tu!- disse lei senza alzarsi.
Non sapevo perché, ma vederla a cavalcioni, su Malfoy, mi faceva salire il sangue al cervello.
-Beh, perdonami se volevo un thé! Che tra le altre cose mi hai rovesciato addosso! E adesso alzati, prima che decida di mandarti in ospedale!-.
-Tu che cosa?- chiese lei indignata.
-Mandarti all'ospedale. Alzati. Adesso. Non farmi ripetere!- dissi scandendo bene le parole.
-Questo è il mio fidanzato, come osi?! Tu te lo sei portato a letto per un mese, ma lui ama me! Mi ha chiesto di sposarlo!- continuò lei imperterrita.
-Punto primo: lui non è il tuo fidanzato, lui è Draco Malfoy, stupido, menefreghista, arrogante, altezzoso e molti altri aggettivi che non sto qui ad elencarti...-.
-Grazie, Granger- mi interruppe Draco sarcastico.
-Di niente, Malfoy. Dov'ero arrivata? Ah, si! Punto secondo: io non vado a letto con Malfoy, non ci sono mai andata; punto terzo: lui non ti ama, perché non ti conosce, giusto?- dissi rivolgendo l'ultima domanda a Malfoy.
-Giusto- rispose lui.
-Bene! E punto quarto: nessuno ti ha chiesto di sposarlo, perché qui non sappiamo chi sei e, in ogni caso anche se lo sapessimo (vorrei davvero conoscere l'idiota masochista che te lo ha chiesto), nessuno lo farebbe, date le esageratissime scenate di gelosia!- conclusi tutto d'un fiato.
-Ma come ti permetti?!- sbottò la bionda.
-Andiamo, neanche uno con la pazienza di Gesù Cristo potrebbe sopportarti, e mi devi anche due thé!- risposi acida.
-Tu, brutta piccola ragazzina insolente, ritira subito quello che hai detto!-.
-Ragazzina a me?!- urlai: -Provaci ancora e renderò il tuo futuro marito vedovo, ancor prima che riesca a dire di si sull'altare!- risposi urlando.
-Hey, hey,- ci interruppe Malfoy: -Perché non vi calmate?-.
-Sta zitto tu!- esclamammo all'unisono io e la pazza.
Lui mormorò flebile un 'va bene, ok, come volete' e velocemente andò a nascondersi in mezzo al drappello di curiosi ancora fermi in mezzo al corridoio.
La discussione andò avanti ancora un po'.
-Andiamo, Roger, sono disposta a perdonarti se molli questa sciacquetta qui davanti a tutti- disse alla fine la bionda con fare altezzoso, mettendo le mani addosso a Draco.
-Hey, sciacquetta ci sarai tu, e togli le tue manacce di dosso a Malfoy, se non vuoi fare una pessima fine-.
-Lui è mio, fattene una ragione e non si chiama 'Draco Malfoy' (che razza di nome è Draco?!), si chiama Roger Trevor MacHolling-.
'Entro sta sera la schianto, lo giuro... oppure mi invento qualcosa. Meglio la seconda, il Ministero della Magia non è molto clemente di questi tempi' pensai in fretta.
E poi ebbi un'idea.
-Ascolta,- iniziai mettendo piano mano alla bacchetta: -Lui è il mio ragazzo, viviamo insieme da tre anni e non abbiamo intenzione di lasciarci per colpa tua, quindi togligli le mani di dosso-.
-Non ti credo, prima hai detto che era solo un conoscente-.
'Accidenti!' pensai.
Appena afferrai la bacchetta, la tirai fuori e in direzione della tasca dei pantaloni di Draco mormorai: -Apparecio-.
-Che hai detto?-.
-Ho detto che prima ho mentito, perché nella mia nazione, sono una persona importante e non volevo che qualcuno venisse a sapere di me e D... D... Draaac-co- dissi il nome di Malfoy, come fosse una tortura e lei evidentemente se ne accorse perché mi rispose a tono.
-E allora perché ti viene difficile pronunciare il suo nome?-.
-Perché noi preferiamo i cognomi, se non mi credi, controlla il portafoglio dentro la tasca dei pantaloni sul letto: troverai tutte le nostre foto-.
Lei mi guardò con aria minacciosa e allo stesso tempo di sfida, ma entrò nella mia stanza e cercò il portafoglio nella tasca dei pantaloni.
Quando lo trovò e lo aprì, i suoi occhi si sgranarono per la sorpresa, mentre Malfoy, che si era portato alle mie spalle, mi sussurrava: -Come diavolo hai fatto?-.
-Esperienza: quando il tuo migliore amico ti fa affrontare missioni suicide giorno per giorno, ti abitui a fare magie senza che gli altri se ne accorgano- dissi con voce malferma, pensando al suo corpo nudo tanto vicino a me.
So che molti adesso penseranno io sia pazza, ma santi numi, non potete mica negare che sia un figo da paura, e io sono comunque una ragazza!
-I-io... non è possibile... come è potuto succedere?! Non solo mi hai tradita, ma ti sei anche innamorato di lei! Vivevi con lei e il vostro cane da prima di incontrarmi! Allora ti piacciono anche i cani, ed è òei che hai tradito con me, non il contrario! Fai schifo, Roger, fai schifo!- urlò la bionda scoppiando a piangere.
Scappò via più veloce della luce, mentre gli spettatori si spostavano contro il muro del corridoio, aprendo un varco per farla passare.
-Qualcuno mi spiega che è successo?- disse Draco, a fianco a me.
Io scossi la testa, non sapendo che rispondere: -Non ne ho idea, Malfoy, ma ovunque vai c'è sempre qualche cosa di incredibile-.
-Allora ti chiami davvero Malfoy?- disse uno degli 'spettatori'.
-Ne dubitavi?- rispose Draco.
-Andiamo amico, è ovvio che 'Draco Malfoy' è un nome falso, che razza di nome è 'Draco'?!- disse un altro.
-Se proprio volete saperlo, io discendo da un'antica famiglia inglese e tutti portano il nome di una stella, il mio è il nome di una Costellazione, e poi, fatevi gli affari vostri!-.
-Siete stati davvero bravi, ma non si tradiscono le ragazze, Roger, anche se noi terremo il tuo segreto, tranquillo... a proposito, carina la tua ragazza- disse un terzo.
-Lei- disse indicandomi: -Non è la mia ragazza, anzi è la peggiore attrice che abbia mai incontrato-.
-Sta zitto furetto, ti ho salvato le chiappe, quella ti avrebbe fatto la pelle se non fossi arrivata io... senti,- dissi guardandolo e arrossendo leggermente: -È da mezz'ora che voglio chiedertelo: perché sei nudo?!-.
-Perché volevo farmi una doccia, ma appena sono entrato nella doccia ho sentito bussare e urlare e allora sono uscito con una tovaglia ed ho aperto, e poi è entrata quella e ha cominciato ad accusarmi di essere un traditore e a tirare cose ovunque e poi...-.
-Si, si, lo so, Malfoy, tranquillo, va a lavarti, io vado a prendermi una camomilla...-.
Lui inciampò nel tappeto vicino al letto.
-Due camomille- mi corressi sicura.
-Ma...-.
-Chiudi il becco, ci vediamo dopo e cerca di non attirare altre pazze qui dentro- dissi chiudendomi la porta alle spalle.



Perdonatemi la lunga assenza, ma sono stata due settimane a Parigi e non ho potuto aggiornare, spero questo capitolo vi sia piaciuto, a presto :DD
JulietAndRomeo.

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Capitolo 7
*** Sapore di sale, sapore di mare, sapore di Alto Tradimento... povero Malfoy! -Parte 1 ***


Sapore di sale, sapore di mare, sapore di Alto Tradimento... povero Malfoy! -Parte 1

-Andiamo, Granger, apri subito questa maledetta... oh, accidenti e va bene! Alohomora!-.
Solo una piccola parte della mia mente, registrò queste parole, quella mattina. Nel dormiveglia, non avevo ancora intuito che un Furetto platinato, aveva deciso di buttare giù a suon di pugni la porta della mia stanza d'albergo.
Convincendomi di stare ancora sognando, mi girai dall'altra parte del letto mugugnando.
-Ancora cinque minuti, Ginny, poi mi alzo... forse- borbottai.
-Ginny? Mi hai preso per la Weasley? Mezzosangue, ti sei bevuta il cervello? Paragonare me alla Weasley?!-.
-Ginny, hai cambiato voce ultimamente- aprii un occhio per vedere l'espressione di quella che credevo fosse la mia migliore amica: -E anche aspetto, sei più... bionda- conclusi girandomi e accoccolandomi sul cuscino.
...
...
...
-Aspetta! Bionda?!- esclamai scattando a sedere come una molla: -Ginny, non è bionda! Malfoy?!- continuai notandolo.
-Si, Mezzosangue, mi hai scambiato per la Weasley, in situazioni normali, ti avrei uccisa, ma oggi sono di buon umore, quindi ti risparmierò. Allora? Non sei ancora pronta?- disse lui indignato.
-Pronta? Pronta per cosa?- risposi ancora insonnolita.
-Oh, Porca Morgana... te ne sei dimenticata sul serio?-.
-Io non dimentico mai niente, di che stai parlando?-.
Senza dire una parola, lui mi mostrò le infradito, i pantaloni al ginocchio che indossava e la maglietta a maniche corte.
Lo guardai senza capire.
-Oggi, dovevamo andare al mare, ti avevi detto che mi avresti fatto vedere un posto che avevi scoperto mentre eri all'esplorazione dell'Australia!-.
-Oh, per le mutande di Melino, me ne sono completamente dimenticata!-.
-Lo vedo...- mormorò lui.
-Dammi cinque minuti- dissi alzandomi di scatto dal letto e fiondandomi in bagno sbattendo la porta.

-Granger sono passati venti minuti, sei stata inghiottita dalla vasca da bagno?!- disse Malfoy attraverso la porta.
-No, esco- dissi di rimando.
Aprii la porta e presi la borsa, lanciata sul letto.
-Andiamo-.
Uscimmo dall'hotel e velocemente chiamammo un taxi per farci accompagnare alla spiaggia di Blackburne Cove.
Quando arrivammo in spiaggia erano circa le dieci del mattino e tutto il litorale era già occupato da parecchi bagnanti: alcuni prendevano il sole, altri sguazzavano in acqua, altri leggevano e altri chiaccheravano.
-Sembra una bolgia infernale, Granger, dove caspita mi hai portato?-.
-Una bolgia infernale? Conosci Dante? Non ti facevo così acculturato, Malfoy, e comunque non è qui che dobbiamo fermarci, seguimi- risposi dopo che ebbi pagato il taxi.
-Ci sono tante cose che non sai di me- disse lui assumendo un'espressione, a suo dire, misteriosa.
-Ti trasformi anche in un cagnolino ubbidiente, oltre che in un furetto mannaro, è questo che non so, giusto?- dissi.
-Davvero molto divertente, Granger, ma no. Intendevo dire che i Babbani fanno anche cose accettabili oltre che ripugnanti e una di queste cose accettabili è sfornare autori per come si deve. Quindi chiudi il becco e portami in questo posto. Sicura che ci sarà poca gente?-.
-Si, sicura-.
-E che ci sarà dell'ombra? Sai, ho la pelle chiara, non vorrei bruciarmi-.
-Ti sbagli, Malfoy, hai la pelle semi-trasparente, non chiara. È diverso e comunque si...- risposi: -Credo- borbottai accellerando il passo in modo che non potesse sentirmi.
Camminammo per cinque minuti buoni e Malfoy cominciò a lamentarsi dopo circa uno.
Ma quando arriviamo? E quanto ci vuole, ancora? Granger, sono delicato, mi fanno male i piedi! Sei sicura sia questa la strada? Merlino, mi stai portando in un posto dimenticato da tutti per scannarmi!
Dopo questa sua ultima affermazione sbottai: -Si, è vero, lo confesso! Sto portando un furetto platinato dove Morgana ha lasciato le sottane perché devo ucciderlo senza che nessuno mi senta! Contento adesso? E adesso, smettila di lamentarti, mi stai facendo girare le pluffe!-.
-Ok, ok, calma-.
-Siamo arrivati, rilassati Malfoy, per questa volta non morirai!-.
Scosai le fronde di un albero che mi impedivano la visuale e quel posto, come la prima volta che lo vidi, mi lasciò senza fiato.
Era una piccola radura, circondata da tre lati da alberi e dal mare sul restante lato, alla mia destra, in mezzo agli alberi, si poteva scorgere una piccola passerella che conduceva alla spiaggia vicina, ma che la gente non usava perché piuttosto scivolosa. Alla mia sinistra, in acqua, si potevano vedere due sedie da spiaggia, su cui erano seduti un uomo ed una donna ce conversavano. Nonostante gli alberi, io e Malfoy, non trovammo uno spazio all'ombra, essendo stati già tutti occupati. Ci sistemammo quindi al sole, ma molto vicini all'acqua.
Per un po', nessuno dei due parlò e dopo pochi minuti mi appisolai sul bangnasciuga, mentre l'acqua mi lambiva le gambe e, traditrice, mi spingeva tra le braccia di Morfeo.
Quando mi svegliai, dopo un periodo di tempo che sembrò un eternità, lo feci perché sentivo il rumore di macchine fotografiche che scattavano foto.
Mi chiesi il perché e aprii gli occhi lentamente.
Pessima mossa.
Il flash di una fotocamera mi abbagliò e tantai di rimettermi dritta, ma mi sentii stranamente pesante. Alzai allora la testa per vedere cosa mi faceva sentire così pesante e mi dava quel senso di soffocamento che sentivo al petto... e anche quella fu una pessima mossa.
Il mio corpo, dal collo in giù era ricoperto di sabbia e avevo anche scolpite addosso le forme di una donna nuda...
-Malfoy- sibillai: -Che cosa diavolo hai combinato?!-.
-'Che cosa diavolo abbiamo combinato', Granger. Mi sono fatto aiutare- disse indicando due bambini di non più di sei anni ciascuno, posizionati ai suoi lati.
-Ok: che cosa diavolo avete combinato?!-.
-Draco, ha detto 'Diavolo'... la mamma dice che è una brutta parola!- disse il bambino alla sua destra.
-Anche la mia!- disse il bambino alla sua sinistra.
'La mia no!' disse la voce dentro la mia testa.
-La Granger è un po' maleducata, bambini, che ne dite di tornare dai vostri genitori e di portare con voi il cartello?- disse accennando ad un foglio di carta infilato in un rametto di legno.
-Ok! Ciao Draco, ciao Granger!- dissero allegri i bambini.
Draco li salutò con la mano mentre io tentavo di tenerle lungo i fianchi le mani per evitare di strozzare il Furetto.
-Di che cartello stavano parlando?- dissi tremando di rabbia.
-Quello che fino a due minuti era infilzato vicino la tua testa e su cui vi era scritto: 'Venite signori: ammirate e fotografate miss Granger in tutta la sua nudità!'... con tanto di punto esclamativo alla fine della frase- disse compiaciuto.
-Fammi capire bene- dissi scrollandomi tutta la sabbia di dosso e tentando di togliermi i residui: -Tu ti sei fatto aiutare da due bambini di sei anni a ricoprirmi di sabbia, a disegnarmi cose oscene addosso e a scrivere un cartello che parla di una donna nuda?! Ma sei per caso impazzito?-.
-In realtà, Sam e Jack ti hanno solo ricoperta di sabbia, poi io ti ho disegnata e 'scolpita' e ho scritto il cartello senza dire loro che c'era scritto- affermò soddisfatto della sua 'astuzia'.
-Tu. Sei. Un. Coglione- sillabai in modo che potesse capire più facilmente.
-E perché mai?-.
-La gente mi ha fotografata, sai quanto tempo ci vorrà prima che quelle foto finiscano su Internet? Te lo dico io: meno di un attimo!-.
-Premettendo che non ho idea di cosa sia Internet, sta tranquilla, so disegnare bene!-.
-Io ti ammazzo!!-urlai scattando in piedi.
-Prima devi prendermi- rispose alzandosi a sua volta e buttandosi a mare.
Cominciò a dare bracciate potenti in acqua e in poco tempo era arrivato davvero lontano e io ero ancora a riva.
Rinunciai e meditai una vendetta più sottile.
'Gli farò rimpiangere di essere nato!' pensai.
Tonai a riva e cominciai a frugare nella mia borsa, allargata con la magia... non si sa mai.
Pescai un orologio da polso parecchio vecchio e guardai l'orario: le undici e quindici.
Perfetto!
Ripresi a frugare nella borsa e, dopo aver messo via l'orologio, andai alla ricerca della boccetta trasparente che tenevo sempre nello sportello del mobile, nascosto dentro la borsa.
'Beccata!... povero Malfoy, mi fa quasi pena! Quasi...' pensai soddisfatta.
Presi il portafoglio e mi allontanai verso il chiosco della spiaggia.
Attraversai la passerella scivolosa attraverso gli alberi e spuntai sul retro del chioschetto sulla spiaggia.
-Una bottiglietta d'acqua, per favore- dissi al ragazzo al bancone.
-Un dollaro- disse l'impiegato.
-Ecco, arrivederci-.
Mi allontanai velocemente verso la passerella e prima di imboccarla, aprii la bottiglietta e ne bevvi un sorso generoso.
Quando finii, vi versai dentro il contenuto della fialetta trasparente e tornai alla spiagetta.
-Dove sei stata?- mi disse Malfoy quando mi vide tornare.
-Al chiosco, ho preso dell'acqua, ne vuoi?- dissi mostrandogli la bottiglia mezza piena
-Si, dammi-.
Gli passai la bottiglia, nascondendo un piccolo ghigno sotto i baffi, e aspettai.
Dopo aver bevuto quasi tutta l'acqua, lui chiuse la bottiglia e me la passò.
La presi e rovesciai la poca acqua che era rimasta sulla sabbia, davanti ai suoi occhi increduli.
-Perché lo hai fa...- disse prima di svenire.
-Perché non voglio addormentarmi, Malfoy... buon sonnellino-.
Presi i lembi dell'asciugamano su cui era disteso e lo trascinai nel posto più soleggiato della spiaggia. Poi frugai di nuovo nella borsa in cerca dell'orologio da polso e quando lo ebbi trovato, contollai l'orario: le undici e mezza.
Ottimo.
-Ci vediamo tra... circa tre quarti d'ora, Malfoy, quando sarò sicura che sarai cotto a puntino. Verrò a girarti come un hamburger sulla piastra tra un pochino, buon riposo... Dracucciolo!- dissi con un ghigno soddisfatto, mentre entravo in acqua per ripulirmi dalla sabbia.


So che è corto come capitolo, ma ho preferito dividerlo che farlo venire chilometrico, quindi la prossima volta avrete la seconda parte, spero il capitolo vi sia piaciuto e a presto, JulietAndRomeo :)

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Capitolo 8
*** Sapore di sale, sapore di mare, sapore di Alto Tradimento... povero Malfoy! -Parte 2 ***


Sapore di sale, sapore di mare, sapore di Alto Tradimento... povero Malfoy! -Parte 2

Avevo impiegato circa mezz'ora per togliermi i granelli di sabbia di dosso e molti ancora erano appiccicati al mio corpo... per non parlare poi dei capelli (a proposito dei quali non spiccicherò parola, per evitare che i lettori più sensibili vadano a prenotare una camera al San Mungo, nel reparto di malattie mentali).
Perché si, signori e signore! Il Furetto bastardo aveva pensato che fosse divertente ricoprire anche la mia zazzera cespugliosa di sabbia, in modo da farmi risultare più carina...
'Brutto furetto bastardo!' pensai mentre imbufalita andavo ad asciugarmi per controllare l'orologio.
Uscii dall'acqua come un toro alla carica, tutto il contrario di come sarebbe dovuta risultare l'uscita di un'esile ragazza di diciotto anni.
Probabilmente avevo anche gli occhi rossi e stavo fumando dalle orecchie, perché un passante, mi chiese se stavo bene e per tutta risposta io assottigliai lo sguardo e soffiai come un gatto a cui era stata pestata la coda, che era meglio se avesse imparato a farsi gli affari suoi, che quelli degli altri.
Probabilmente risultai ancora più spaventosa di come mi ero immaginata io, perché quello balbettò una frase di scuse incomprensibili con una vocina sottile e si dileguò come il vento.
Borbottando, imprecando e maledicendo chiunque mi venisse a tiro, arrivai alla mia tovaglia e, senza farmi vedere da nessuno, cacciai il braccio per intero dentro la mi inseparabile borsetta di perline, alla riceca dell'orologio.
Dovetti rovistare un po' per trovarlo, ma alla fine ci riuscii e tirai fuori il braccio dalla borsa.
'Le dodici e dieci. Meglio che vada a girare l'arrosto, non vorrei rimanesse crudo da un lato' pensai ghignando.
Mi avvicinai a Malfoy cautamente, quasi temendo che si potesse svegliare, presi un lembo dell'asciugamano su cui era disteso e lo usai per aiutarmi a girarlo sulla schiena.
Ci misi circa due minuti per sistemarlo in modo consono e poi tornai verso la mia asciugamano. Presi un libro dalla libreria che tenevo in borsa e ripresi da dove avevo messo il segno la sera prima.
Non era passata più di mezz'ora quando Malfoy cominciò a svegliarsi.
Appena notai un suo movimento, paziente e con tutta la calma del mondo, rimisi il segno al libro riluttante per essere stata interrotta sul più bello e lo riposi nella libreria della borsetta.
Mi alzai con calma e, nello stesso modo, mi diressi verso Malfoy, ancora mezzo intontito.
-Finalmente ti sei svegliato, Malfoy... sei tutto sudato- notai indifferente.
-Che è successo?- disse con voce impastata dal sonno: -Mi ricordo di te e...-.
-È normale che tu ti ricordi di me, Malfoy, abbiamo passato le ultime settimane insieme!- ribattei come fosse una cosa ovvia.
-No, mi ricordo di te con dell'acqua in mano e poi... tu mi hai drogato!- esclamò furioso appena comprese.
-Non so di che cosa tu stia parlando, Dracucciolo- dissi prendendomi gioco di lui.
-Aspetta... mi hai fatto addormentare! Perché?!-.
-Non vedi dove sei, Malfoy?- dissi con uno sguardo di trionfo.
Lui si guardò attorno e rispose: -Siamo al mare, e quindi?-.
-No, non siamo solo al mare... guarda bene intorno, Malfoy. Non noti niente di strano?-.
-Si, in effetti, ora che me lo fai notare, i tuoi capelli sono più brutti del solito. Sei stata nelle vicinanze di un tornado, ultimamente?-.
-No, Malfoy,- dissi trattenendomi dal dargli un pugno sul naso perfetto: -Sei al sole! Sei. Sotto. Il. Sole. Di. Mezzogiorno!- esclamai.
-E quindi?-.
-Ci hai dormito sotto il sole di mezzogiorno, per circa un'ora e mezza, due... cosiderando il fatto che sei un albino,-.
-Io non sono un albino!-.
-Dicevo... considerando il fatto che sei un albino,- ripresi infastidita dalla sua precisazione del tutto inutile: -E che sei stato sotto il sole cocente per circa due ore, stasera non potrai neanche sederti...-.
Lui sbiancò, come se si fosse appena reso conto di quello che era successo e io continuai, guardando trionfante la sua espressione di puro terrore: -Così impari a seppellire sia me che i miei capelli nella sabbia e a farci finire su Internet!-.
-Tu che cosa?! Sei impazzita? Non potrò girarmi neanche nel letto stanotte!-.
-Tranquillo, non avresti dormito comuqnue, ti sei fatto un bel pisolino adesso- risposi sorridendo.
-Tu sei una strega! Una maledettissima strega!-.
-Lo so!-.
-Mio padre lo verrà a sapere!-.
-Cambia questa solfa, Malfoy, non solo tuo padre non può mettere piede fuori di casa, ma non credo che ti avrebbe mai difeso in una situazione del genere!- cominciai a ridere così tanto che qualche secondo dopo ero a terra a rotolarmi dalle risate, immaginando Lucius Malfoy che piangeva disperato perché suo figlio si era bruciato al sole.
-Maledetta stronza!- disse Draco sollevandomi in spalla.
-Oh, Malfoy, sei così divertente!-.
-Lo hai già detto, Grnager, e ricordi quella volta? Io ti ho buttata in acqua con tutti i vestiti, adesso invece ho deciso di annegarti e farlo sembrare un incidente. Che ne pensi?-.
Improvvisamente cominciai a dimenarmi, dandogli pugni sulla schiena e nonostante lui mi dicesse di smettere, continuai a muovermi come un'anguilla.
-Granger, smettila. Sembri una bambina di due anni!- disse esasperato al mio ennesimo tentativo di dargli un calcio nelle parti basse.
-Mettimi subito gi... Ahia!-.
-Smettila, perché ti do un altro morso e questa volta più forte, chiaro?-.
Mi arresi proprio come le bambine capricciose: -E va bene- dissi mettendo il muso.
Con mia grande sorpresa, mi rimise giù, nell'acqua bassa e fredda del mare, e la prima cosa che feci, fu guardarmi la coscia, dove dei piccoli segni rossi, perfettamente allineati, segnavano il punto in cui Malfoy aveva affondato i denti nella mia pelle.
-C'era bisogno di mordermi? Mi hai lasciato il segno!- dissi.
-Hai provato a castrarmi con quel tuo piedino, Granger!-.
-Hey, io non ho un 'piedino'! I miei piedi sono della misura giusta!-.
-Si certo! Se il tuo cognome non fosse Granger, penserei di trovarmi davanti a Cenerentola o davanti ad un nano di Biancaneve-.
-Io per lo meno, non ho due scialuppe come te, al posto dei piedi! E come diavolo fai a conoscere le favole Babbane?!-.
-Blaise c'è affezionato... e teneva un libro dentro il comodino, quindi così per curiosità le ho lette anche io- disse rispondendo al mio sguardo interrogativo.
-Uhm... e va bene, andiamo via, mi sono rotta di stare al mare- dissi rimettendomi in piedi per uscire.
A quel punto mi sentii tirare di nuovo in acqua per un polso e rovinai addosso a Malfoy ancora seduto in acqua.
-Non provare mai più ad alzarti in quel modo, Granger- disse ad un soffio dalle mie labbra.
-'In quel modo' come esattamente?- dissi guardandolo negli occhi, tentando di evitare di pensare alla sua vicinanza.
'Che cosa stupida' pensai: 'Ci sei seduta sopra, come speri di non pensare a quanto siete vicini?'.
-Lascia perdere- disse sollevandomi per i fianchi.
Mi rimisi in piedi tentando di non barcollare, ma le mie stupidissime gambe mi tradirono e, se Malfoy non mi avesse presa al volo avrei fatto la figura dell'idiota, cadendo in acqua con la faccia.
-Sta attenta, Granger- disse prima di precedermi sulla riva.
Mi affrettai dietro di lui, quando realizzai che era già pronto per andare, mentre io ero ancora con i piedi immersi in acqua.
Notando il mio comportamento, appena gli fui vicino si chinò sul mio orecchio e soffiò: -Sembra sia tu quella che ha passato tutto il giorno sotto il sole, da come ti comporti... sicura di non avere preso un'insolazione?- dopodiché si allontanò ghignando.



Mi spiace che il capitolo sia corto, ma essendo il continuo dell'altro, non ho potuto fare di più. Spero che vi sia piaciuto comunque e spero di sentire la vostra voce con una recensione :)
Juliet.

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Capitolo 9
*** Latte ***


Latte

-Ahi! Ah! Che dolore! Accidenti! Porco Merlino! Per le sottane di Circe! Per le tette di Morgana! Ouch! Ahi!-.
Se vi steste chiedendo che film stavo guardando e vi aspettaste una risposta, non potrei darvela, perché quello a cui sto assistendo non è un film: è uno strazio per le mie orecchie.
Da due giorni, Draco Lucius Malfoy, erede purosangue della dinastia dei Malfoy, Mangiamorte pentito, Furetto addomesticato e molto altro ancora, si lamenta ininterrottamente a causa delle 'ustioni', come le chiama lui, provocate dal sole di mezzoggiorno.
-PER TUTTE LE BACCHETTE!-.
-Adesso basta, Malfoy! Mi stai scartavetrando i Boccini! Non ti reggo più! Smettila di lamentarti, smettila di imprecare e, soprattutto, smettila di violentarme le orecchie con le tue bestemmie sui fondatori di Hogwarts! Ne ho piene le Pluffe dei tuoi lamenti! Adesso ci penso io a te!- urlai fuori di me dopo l'ennesimo lamento.
-Granger, è colpa tua se sono in questo stato, e poi nessuno ti ha chiesto di rimanere-.
-L'ho fatto perché mi sento in colpa!-.
-E fai anche bene!-.
Saltai sul posto a piedi uniti, con i pugni stretti lungo i fianchi, per impedire a me stessa di picchiarlo e ridurre la sua bellissima faccia ad un cumulo di lividi e denti rotti, proprio come una bambina capricciosa e dopo avergli urlato contro di non muoversi - 'E dove vuoi che vada in queste condizioni?' - presi la borsa ed uscii di corsa, diretta nel più vicino supermercato.
-Ma chi me lo ha fatto fare?! Santo Godric fa che la prossima volta che voglio addormentarlo per lasciarlo a cucinare sotto il sole mi cadano le mani!- esclamai mentre camminavo a passo spedito lungo la strada: -Che sia maledetto anche il senso di colpa!-.
Eh si! Era stato quello il motivo per cui ero andata a cercarlo. Dopo avermi riaccompagnata in albergo quel giorno, ci eravamo dati appuntamento per il giorno dopo e poi lui era tornato a casa sua.
Il giorno dopo, mi ero recata all'appuntamento con qualche minuto di ritardo e mi aspettavo seriamente di trovarlo seduto in una panchina a borbottare contro la mia mancanza di puntualità, del fatto che non avevo scuse e rinfacciarmi di essere stato troppo buono ad avermi aspettata.
Quello che trovai invece, mi lasciò alquanto stordita: il nulla assoluto.
Non c'era e non mi stava aspettando, così pensando fosse una fortuna, visto che avevo l'occasione per rimproverarlo io e sentire la sua celebre frase 'I Malfoy non sono mai in ritardo, sono gli altri ad essere in anticipo', mi sedetti io su una panchina e cominciai ad aspettare.
Passarono i minuti, le ore, e alla fine decisi di alzarmi e andarlo a prendere a calci in culo per avermi tirato quel tiro mancino.
Pensando mi stesse facendo uno scherzo - 'Ti sei divertita ad aspettare, Granger?' -, andai al locale di sua proprietà, 'Le Tre Scope Da Corsa', e appena entrata andai a parlare con il barista.
-Il signor Malfoy. Devo vederlo subito- dissi schietta.
-È un po' che non lo vediamo da queste parti- poi continuò come se gli si fosse accesa una lampadina nel cervello: -Hey, io mi ricordo di lei! È un'amica del signor Malfoy!-.
-Amica è una parola un po' grossa, ci frequentiamo-.
Un'occhiata eloquente dell'uomo mi fece intendere che aveva capito male, troppo male.
-Non in quel senso-.
-Certo, certo!- disse sarcastico il barista: -Hey, Kelly! Dai all'amica del signor Malfoy il suo indirizzo di casa, deve vederlo urgentemente-.
Tanto per precisare, la Kelly sopracitata aveva circa 20 anni, era una bionda avvenente e a quanto pare, nonostante fosse un paio d'anni più piccolo di lei, stracotta del Furetto, perché mi accolse con una freddezza che sarebbe stata battuta solo dal Polo Nord.
-Amica, eh?- disse scettica. Poi mi esaminò e disse: -Non sei neanche vagamente all'altezza di Draco, tesoro, perdi il tuo tempo-.
-Fatti un intero continente di cazzi tuoi, Kelly, che se proprio io e Malfoy dobbiamo scopare come conigli lo faremo- dissi acida.
Lei mi allungò un pezzetto di carta con l'indirizzo di casa di Malfoy e io con un sorrisetto lo afferrai e uscii come un lampo dal ristorante.
Chiedendo informazioni qua e là sull'indirizzo, riuscii a raggiungere la casa (=reggia) di Malfoy.
Era un'antica villa su tre piani, con parecchie stanze supposi guardando la facciata ampiamente decorata.
Il portico era sorretto da sue colonne e in marmo bianco. Mi riscossi dalla vista della villa, decidendo di guardarla meglio con calma dopo aver ucciso Malfoy, e cominciai a suonare il campanello come una forsennata.
-Apri... andiamo, apri- borbottavo.
Dopo un quarto d'ora, durante il quale mi si era consumato il dito a forza di suonare, decisi che scavalcare e buttare giù la porta d'ingresso, sarebbe stato più semplice.
Così cominciai ad arrampicarmi sull'inferriata del cancello e, una volta arrivata in cima, mi chiesi come sarei scesa.
La risposta arrivò quando un Malfoy con solo i pantaloni urlò dal balcone di casa sua.
-Granger, che diavolo stai facendo?-.
Io, che mi stavo occupando della borsa che si era incastrata nel cancello, saltai dallo spavento e finii a terra a faccia in avanti... ringrazio Merlino ci fosse l'erba!
MAledicendo il Furetto bastardo che dal balcone se la rideva, mi alzai come un panzer da combattimento e mi avviai alla porta.
-È aperto, Granger!-.
Non lo ascoltai neanche e pensando la porta fosse chiusa le diedi un pugno e quella si aprii lentamente sotto la mia spinta.
-Mi prendi anche in giro, Malfoy?- urlai fuori di me.
Entrai e cominciai ad orientarmi per riuscire a trovarlo. Dall'atrio, girai a destra e incontrai le scale. Salii i gradini a due a due e appena intravidi una porta socchiusa, la spalancai.
Malfoy era disteso sul letto a baldacchino, completamente rosso peperone, e non riusciva neanche a ghignare.
-Mi hai dato buca!-.
-Non posso neanche andare in bagno per fare una doccia, Granger, credi davvero che avrei potuto vestirmi e camminare fino in piazza?-.
-Oh... ehm... ti serve qualcosa?- chiesi calmandomi immediatamente.
-Si, sapere come hai fatto a trovare casa mia-.
-Sono andata al ristorante e ho chiesto il tuo indirizzo... ho conosciuto Kelly- dissi acida.
-Oh, si, è carina vero?- disse ilare.
-No, per niente! È una bionda siliconata, cotta a puntino di te e anche stupida- dissi nervosa.
-Da come parli, Granger, sembri gelosa-.
-Io non sono gelosa!-.
'Forse un po' lo sei' disse la voce della mia coscienza.
-Sta zitta, piccola stupida- borbottai a mezza voce.
-Cosa?- chiese Malfoy.
-Niente- mi affrettai a dire.
Cominciò a muoversi per tentare di mettersi in piedi e al mio sguardo interrogativo mi rispose che doveva andare in bagno.
Siccome non riusciva neanche a piegare le gambe, mi offrii di aiutarlo e con il senno di poi, rimasi a dormire in casa di Malfoy per due giorni.
E questo ci riporta ad oggi e alla mia corsa disperata verso il supermercato.
Entrai dalle porte automatiche e a colpo sicuro, andai velocemente verso la commessa.
Appena quella mi vide arrivare, trafelata e con i capelli che sembravano il nido di un corvo, mi guardò stralunata e senza permetterle di spiccicare parola, le dissi: -Mi servono centocinquanta litri di latte-.

-Ecco fatto, Malfoy, adesso puoi entrare-.
Era più di mezz'ora che aprivo brick di latte e li versavo per intero dentro la vasca da bagno di casa Malfoy e finalmente avevo finito.
-Ma che ti sei fumata, Granger?-.
-Entra, Malfoy, hai pagato più di duecento dollari questo latte, quindi adesso ti ci fai il bagno e smetti di lamentarti, ti darà sollievo, te lo prometto!-.
-Io che cosa?!-.
-Devi entrare in quella vasca-.
-No prima-.
-Hai pagato più di duecento dollari per questo latte-.
-Ma io sono stato tutto il giorno qui!-.
-Ma il tuo portafogli no, quindi adesso entra, perché giuro che ti ci infilo a forza e ti faccio Evanescere i vestiti!-.
-E va bene! Ma mi devi duecento dollari-.
-Contaci!- dissi sarcastica.
Lui entrò lentamente, come se dalla vasca sarebbe potuto uscire un mostro che se lo sarebbe mangiato per intero.
Appena si fu sdraiato trattenni il fiato: -Allora?-.
-È... rilassante-.
Nella mia testa i ballerini di samba si scatenarono e cominciarono ad esultare.
-Perfetto. Vengo a riprenderti tra due ore, Malfoy, buon bagno!-
Era così tanto rilassato che non mi rispose neanche, così uscii di scena e andai a farmi una passeggiata al parco.

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Capitolo 10
*** Una lettera, un disastro ***


Una lettera, un disastro.


Quel giorno, appena avevo messo piede fuori dal cancello di casa Malfoy, me ne erano capitate di tutti i colori.

Quando arrivai al parco il cielo era plumbeo e non sembrava che il sole avesse intenzione di tornare. Rassegnata quindi, andai a cercare un qualsiasi negozio che vendesse ombrelli, tanto per sicurezza, ma non ne avevo trovato aperto neanche uno e perciò tentai di convincermi che non avrebbe piovuto…

Pessima mossa.

Subito dopo che ebbi formulato questo pensiero, alquanto stupido a giudicare dalle nubi temporalesche sulla mia testa, delle piccole e prepotenti goccioline d’acqua mi bagnarono il naso e la fronte.

Imprecando come uno scaricatore di porto a cui erano capitate le peggiori cose del mondo, tentai di ripararmi sotto la tenda di un bar poco lontano, ma il proprietario del bar stava chiudendo i battenti causa maltempo... tipo stupido, vero? Ma che potevo fare? Di certo non potevo impedirgli di chiudere il suo locale e quindi, con le scarpe inzuppate d’acqua, cominciai a correre lungo la strada, alla ricerca di un riparo, pensando seriamente di tornare da Malfoy.

’Ma si! Troverò qualche libro da leggere al calduccio a casa del Furetto, non vale la pena prendersi una broncopolmonite qui fuori‘ pensai, mentre cambiavo direzione per tornare da dove ero venuta.

Stavo ancora correndo sotto la pioggia, quando sentii due voci che urlavano.

-Sei un gran figlio di puttana!- diceva la prima voce.

-Mai quanto te, pezzo di merda!- urlava la seconda.

Mi avvicinai con cautela, perché si sa, la curiosità è donna e notai due ragazzi, più o meno della mia stessa età, spintonarsi, fino ad arrivare alle mani.

Non potendo contrastare la rinomata bontà Grifondoro e il mio stupido animo da crocerossina, mi avvicinai a loro per tentare di separarli.

Mi avvicinai al primo a cui cominciai a chiedere di star fermo, di non rispondere alle provocazioni dell’altro e continuai così per un po‘, finché non cominciarono ad azzuffarsi sul serio.

Nel frattempo, il campanello di curiosi che si erano avvicinati nonostante la pioggia per guardare, scrutavano attentamente la situazione, tentando probabilmente di decidere il mio livello (pari a zero) di coinvolgimento nella situazione.

Alla fine, in mezzo alla zuffa, per poco, non ci finii anche io. Evitai magistralmente un pugno, non diretto a me ed evitai anche uno sputo che uno dei due, non bene identificato, aveva tirato all’altro.

Dopo circa cinque delle mie incredibili e miracolose schivate di pugni, calci e sputi, arrivarono due agenti di polizia, allertati dalla gente, che riuscirono a separare i ‘duellanti‘ e li fermarono per aggressione l’uno ai danni dell’altro.

Io tirai un sospiro di sollievo e stavo per allontanarmi, quando un poliziotto mi si parò davanti.

Inizialmente non avevo capito cosa volesse da me, ma poi mi ricordai che ero comunque una testimone e dovevo andare a deporre e dare la mia versione dei fatti.

Così mi stampai un bel sorriso in faccia e aspettai che l’uomo mi dicesse qualcosa.

Visto che questo non accadeva, decisi che a parlare per prima dovevo essere io: -Buongiorno, agente, so che deve portarmi in centrale e prendere la mia deposizione, quindi andiamo?-.

-Signorina, c’è poco da sorridere, lei è in grossi guai. E adesso si giri e mi dia i polsi, non ho tempo da perdere-.

-Cosa?!- esclamai: -Ma che sta dicendo?! Perché mai dovrebbe ammanettarmi?-.

Mentre parlavo, mi fece girare e ornò i miei polsi con due braccialetti di metallo nuovi di zecca.

-Anche lei è coinvolta nella rissa, abbiamo separato i suoi amici, ma l’abbiamo chiaramente vista con loro mentre facevate a botte, l’accusa è di aggressione-.

-Non potete arrestarmi, io tentavo di dividerli, quando li ho visti…-.

-Si certo, lo racconti all’ispettore-.

-Ma è vero!-.

L’agente mi ignorò e andò avanti così fin quando non arrivammo in centrale.

Ci fecero scendere dalla macchina, e ci portarono in tre sale interrogatori diverse.

A me evidentemente, era toccata quella più squallida: la porta era malmessa, al centro della stanza vi erano un tavolo, in discrete condizioni e una sedia, sulla quale non volevo sedermi per paura si rompesse, facendomi fare una brutta caduta e una figuraccia.

Nell’angolo alla mia destra, quello vicino alla porta, vi era un tavolino più piccolo a cui mancavano due gambe e circa tre sedie rotte quasi quanto la mia.

Mi fecero attendere a lungo, ma alla fine entrò l’ispettore.

Era molto alto, la pelle nera e i capelli ricciolini.

‘L’ho già visto da qualche parte’ pensai.

Appena finì di parlare con un collega, si voltò e lo stupore mi fece cadere a peso morto sulla sedia, la sedia si ruppe e io finii lunga distesa per terra.

L’ispettore aveva cominciato a rotolarsi a terra dalle risate e io, allo stesso tempo scocciata dal suo atteggiamento e speranzosa sulla mia futura scarcerazione, mi rialzai borbottando.

-Smettila!-.

Lui non rispose, aprì semplicemente la porta e chiamò un collega: -Hey, Mick! Ci deve essere un errore, Hermione Granger non può essere coinvolta in una rissa, lei è il prefetto per eccellenza, la ragazza sempre ligia alle regole!-.

-Ispettore, l’abbiamo trovata in mezzo ad una rissa-.

-Stavo cercando di dividerli, potevano farsi male!- mi intromisi io con i nervi a fior di pelle.

-Questa storia- disse l’ispettore al collega, indicandomi: -Deve essere quella vera, ed è molto più credibile-.

-Se lo dice lei..- borbottò l’agente.

L’ispettore chiuse la porta e si sedette davanti a me.

-Provvederò al tuo rilascio, Hermione, ma tanto per sapere, come ci sei finita in mezzo ad una rissa?- disse Lee Jordan nella sua divisa da poliziotto babbano.

-Stavo tronando a casa e ho visto quei due cominciare a picchiarsi, così mi sono fermata e ho tentato di dividerli, poi sono arrivate persone da tutte le parti, hanno chiamato la polizia ed il resto è storia-.

-Anche io ero un Grifondoro, ma non mi butto in mezzo alle risse per dividere le persone!-.

-Si, ma come hai detto prima, io sono Hermione Granger!-.

-Ok, ok, come mai da queste parti?-.

-Sono venuta a cercare i miei genitori, li ho mandati qui prima dell’inizio della guerra, tu?-.

-Avevo bisogno di stare lontano da Londra per un po’... sai, Fred e tutto il resto-.

-Si...-.

-C’è da pagare una cauzione, per uscire, se devi fare una telefonata, ti accompagno-.

-Oh, si!- poi riflettei per bene: -Oh, no, aspetta, Lee, non so il suo numero di telefono... a dirla tutta, non so neanche se lo abbia un telefono, o se sappia cosa sia.-

-Ma di chi parli?-.

-Di Malfoy- dissi come fosse ovvio.

La faccia di Lee, mi fece ricordare che lui non sapeva di me e Malfoy... cioè di quello che in questi due mesi, io e Malfoy, avevamo fatto... cioè che non avevamo fatto, perché quello non lo avevamo fatto, il punto è che Lee non sapeva che lo avevo reincontrato... sono un po’ confusa.

-Tu frequenti Malfoy?!-.

-No, cioè stavo andando a casa sua, ma solo perché mi sentivo in colpa per averlo arrostito-.

Mi guardò come se fossi pazza, gli dissi che non poteva comprendere neanche volendo e che spiegarlo sarebbe stato troppo lungo e lui mi disse che avrebbe trovato qualcuno per la cauzione.

Dopo averlo ringraziato, mi sedetti ad aspettare che tornasse e ripensai al fatto che se non avessi arrostito Malfoy, probabilmente adesso saremmo stati entrambi sul divano di casa sua o al mio albergo a guardare un film con dei pop corn in mano..

‘Ma che vai a pensare! Quella è roba da fidanzatini o da amici e io e io e Malfoy non siamo né fidanzati, né amici! O forse si?’.

In quel momento, Lee fece il suo ritorno e per fortuna, prima che potessi darmi una risposta, interruppe i miei pensieri.

-Ho pagato io la cauzione, Hermione, puoi andare-.

-Davvero?! Oh, Lee, sei un angelo, grazie!- dissi saltandogli al collo.

-Si, si, ok, ma adesso basta, ho capito- rispose sorridendo.

-Ok, allora io vado a vedere se Malfoy è ancora vivo ose è annegato nel latte, grazie ancora-.

-Latte?!-.

-Si, ecco… è una lunga storia, ciao Lee!-.

Uscii all’aria gelida del pomeriggio australiano e cominciai a camminare velocemente verso la ‘reggia’ dei Malfoy.

Attraversando il parco, misi i piedi in circa tre o quattro pozzanghere di fango. In una addirittura, sprofondai fino al ginocchio e per tirarmi su, mi dovetti aiutare con le mani, infangandomi anche le braccia. Quando riuscii ad uscire dalla trappola di fango in cui il parco si era trasformato, cominciai a correre verso casa di Malfoy, con la paura che qualcos’altro potesse accadermi.

E così fu: subito dopo una folata di vento gelido, altri tuoni e lampi, la pioggia si intensificò e io scivolai sul marcipiede, atterrando con il sedere sull’asfalto.

Imprecando contro tutti i fondatori, anche contro Godric, mi rimisi in piedi e appena dopo qualche metro, cominciai a scorgere il cancello di casa Malfoy.

Affrettai il passo, facendo sempre attenzione a dove mettevo i piedi e a come li mettevo, per non cadere di nuovo, e in poco tempo, mi ritrovai davanti al portone.

Tentai di spingere, convinta di averlo lasciato aperto, ma quello rimaneva fermo e immobile e sembrava farsi beffe di me.

Maledicendo di non aver portato le chiavi, mi ripromisi di sfogare tutto il mio malumore su quell’idiota di Malfoy e la sua pelle facilmente carbonizzabile, dopodiché mi apprestai a scavalcare di nuovo il cancello d’ingresso.

Questa volta, a farmi cadere a faccia in avanti, non fu un Malfoy seminudo, ma il poliziotto che mi aveva arrestata. Quando mi vide in cima al cancello, pronta a saltare dall’altro lato, mi intimò urlando di star ferma e di scendere subito da lì. Io che, dopo essermi rialzata e pulita un po’ la faccia da tutto il fango che avevo centrato in pieno, tentavo di spiegare perché stavo scavalcando e non venivo neanche ascoltata, lo ignorai e cominciai a correre verso la porta di casa.

Quella al contrario del cancello esterno era aperta e quando entrai, con la coda dell’occhio, vidi l’agente chiamare la centrale per denunciare la mia presunta ‘effrazione’.

Ruotai gli occhi e chiusi la porta alle mie spalle, quindi salii più velocemente possibile di sopra per riferire a Malfoy che in pochi minuti avrebbe avuto la casa piena di poliziotti babbani... e per prenderlo a pugni possibilmente.

Quando lo trovai, la sua pelle non era ancora bianca, ma rosa pallido: non era trasparente, ma almeno era un inizio.

Era di schiena e teneva tra le mani una lettera dall’aria ufficiale.

-Hey, Malfoy-.

Si voltò lentamente e mi rivolse un cenno della testa a mo’ di saluto.

-Ti si è seccata la lingua?-.

-Devo tornare a Londra-.

-E perché mai?-.

Mi porse la lettera e velocemente la lessi:

 

Caro signor Malfoy,

in seguito alle attività criminali a lei imputate, è gentilmente richiesta la sua presenza al processo giudiziario del 31 Agosto prossimo.

Ogni imputato, può richiedere la presenza oltre che di un magiavvocato anche di testimoni.

I migliori saluti,

 

Artemius Lonest

Sottosegretario Anziano del Ministro della Magia

Ministero della Magia

 

 

Lessi la breve lettera altre due volte e alzai gli occhi su Malfoy. Sembrava svuotato, il terrore di Azkaban fa crollare anche i più forti.

-Bene allora: facciamo le valigie e andiamo, il 31 Agosto non è lontano- dissi risoluta lanciandomi alle spalle la pergamena.

Lui mi guardò sorpreso: -‘Facciamo’? ‘Andiamo’? Che vuoi dire?-.

-Voglio dire, che puoi portare dei testimoni e sono intenzionata a fare da testimone: tu non hai riconosciuto Harry, a Malfoy Manor, salvandoci da morte certa e questo si deve dire. Inoltre Harry può testimoniare anche che non hai ucciso tu Silente e può anche scagionare tua madre da tutte le accuse, quindi fa la valigia Malfoy, dopo aver messo piede in tribunale, il passo successivo lo compirai da uomo libero-.

Lui mi sorrise (intendo un vero sorriso, non uno di quegli stupidi ghigni) e io mi voltai per andarmene.

-Granger- mi chiamò lui quando ormai ero sulla soglia della porta.

-Si?-.

-Che ti è successo?- disse indicando i miei vesti e la mia faccia e trattenendo una risata.

Io mi guardai, digrignai i denti e scardinai la porta, mentre me la chiudevo alle spalle, quando la sua risata mi investì.







Ecco qui il nuovo capitolo, spero vi piaccia, fatemi sapere che ne pensate :)
Juliet

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Capitolo 11
*** Aeroporti e guardie di sicurezza ***


Capitolo 11: Aeroporti e guardie di sicurezza.




Quel giorno tornai in albergo pensierosa… intendo più del solito.

So che potevamo farcela, Malfoy non aveva fatto niente di male a parte farsi marchiare a fuoco sul braccio da un pazzoide, ma aveva delle attenuanti, senza volerlo ci aveva aiutati.

Tornai in hotel con calma, nonostante fossi sporca di fango fino all’osso e bagnata come un pulcino, non avevo nient’altro in testa se non quella lettera.

Pensandoci adesso e facendo uno sforzo disumano nell’ammetterlo, Malfoy aveva reso il mio breve ma intenso soggiorno in Australia piacevole, mi aveva tirato su il morale e non mi aveva fatto pensare più di tanto alla perdita dei miei genitori.

Era stato un buon... amico, ecco.

Ma questo era meglio non dirglielo, ero convinta che se avesse saputo quello che pensavo di lui sarebbe scappato a gambe levate il più lontano possibile, in fondo era sempre Draco Malfoy.

Quando arrivai al banco della reception il tizio brufoloso che secondo Dra... Malfoy aveva una cotta per me, mi guardò strano e non potevo neanche biasimarlo, ero ricoperta di fango dalla testa ai piedi.

-La chiave della stanza 127, grazie- dissi facendo finta di nulla.

-Ehm, si certo...- disse lui come risvegliatosi da una trans.

Mi porse la chiave con la stessa lentezza con cui si assapora il proprio piatto preferito cucinato dalle mani del migliore degli chef.

Lo guardai con aria scettica e lui non se ne accorse, così mi sporsi oltre il bancone della reception e gli strappai le chiavi di mano.

Mi osservò come se mi stesse vedendo per la prima volta e dopo aver scosso la testa e borbottato per trenta secondi buoni, arrivai davanti all’ascensore.

Appena le porte metalliche si aprirono, mi sentii afferrare per il braccio sinistro e senza pensarci due volte, mi voltai di scatto e portai la mano sull’impugnatura della bacchetta.

Quando vidi un sorriso ebete e dei vulcani pronti ad esplodere sulla fronte e le guance, mollai la presa sulla bacchetta e fredda come un iceberg chiesi: -Le serve qualcosa?-.

-Volevo solo sapere se stasera era libera, signorina Granger. Vorrei portarla fuori a cena, le va?- chiese il ragazzo della reception.

-Ascolta... Steve- dissi leggendo il nome sul cartellino: -Stasera purtroppo prendo un aereo e torno a Londra con il ragazzo biondo che viene a trovarmi spesso, sai ci siamo appena fidanzati ufficialmente e ci sposeremo tra qualche mese, quindi non credo sia una buona idea. Grazie lo stesso-.

Avevo appena detto ad alta voce che stavo per sposarmi con Dra... Accidenti! Volevo dire Malfoy e non stavo né ridendo come una iena né vomitando l’anima sul pavimento.

Lui ci rimase un po’ male: -Oh, ok, signorina-.

Appena mise entrambi i piedi fuori dall’ascensore, con nonchalance e indifferenza, cominciai a schiacciare a ripetizione il bottone del quarto piano.

‘Che palla al piede!’ pensai appena l’ascensore partì.

Quando arrivai in camera e aprii la porta, trovai Draco Malfoy comodamente acciambellato sul mio letto.

La prima cosa che feci, fu urlare dallo spavento. Lui saltò in aria e cadde giù dal letto di faccia.

La seconda cosa che feci fu andare a vedere come stava. Lui stava alla grande, solo un po’ ammaccato.

La terza cosa che feci fu strepitare dalla rabbia. Lui mi guardò indifferente fin quando le mie corde vocali si seccarono mi e mi mandarono a quel paese.

-Hai finito?- disse quando mi fui calmata.

-Si. Adesso ho finito-.

-Posso parlare?-.

-La prima cosa che devi dirmi è che diavolo ci fai qui dentro. E soprattutto perché non me lo hai detto!-.

-Ti eri dimenticata la borsa a casa mia, te l’ho riportarta e mi sono sdraiato mentre ti aspettavo. A proposito, ce ne hai messo di tempo ad arrivare!-.

-Ho avuto qualche intoppo lungo la strada- borbottai pensando al ragazzo della reception.

-Volevo dirti che l’aereo è per domani, alle cinque, quindi alle tre puntuale in aeroporto-.

-Va bene, va bene-.

-Allora vado, ci si vede, Granger- disse inforcando la porta.

-Oh, ehm aspetta! Se dovessi incrociare il ragazzo della reception e lui dovesse chiederti di un imminente matrimonio tra me e te, digli che è vero- dissi con una smorfia.

-Matrimonio? Vuoi sposarmi?- disse come se mi fosse spuntata un’altra testa.

-No! Gli ho solo detto che io e te stiamo per sposarci, perché voleva uscire con me e tu sei stato la prima cosa che mi è venuta in mente-.

-Così mi pensi e sono anche la prima persona!- disse lui con un ghigno.

-Non intendevo questo! Io intendevo che... oh, lascia perdere! Non dirgli niente, fai finta di non sentirlo, grazie lo stesso!-.

-Lo farò, lo farò, ma solo perché voglio proprio vedere che faccia farà- disse prima di chiudersi la porta alle spalle.

Rimasta sola scossi la testa e cominciai a preparare la valigia per il viaggio.

 

 

-Ma dove diavolo è finito il Furetto?!- stavo borbottando da più di mezz’ora.

Erano le quattro meno venti e di Malfoy neanche l’ombra. Il check-in era già aperto da tre quarti d’ora e lui, nonostante avesse raccomandato a me di essere puntuale, non si era ancora degnato di portare le sue belle chiappette regali all’aeroporto.

Sbuffai per l’ennesima volta, con i piedi dolenti per la lunga attesa in piedi.

Le porte automatiche dell’aeroporto si aprirono per l’ennesima volta e finalmente Mr. Sono Troppo Figo Per Arrivare Puntuale fece la sua comparsa. E che comparsa!

Una buona parte delle donne sedute nelle poltroncine vicino all’entrata, si voltò a guardare il nuovo arrivato.

Malfoy si diresse velocemente verso di me e come se nulla fosse mi chiese: -Allora, Granger, come andiamo? Sei pronta alla partenza?-.

-Stai scherzando vero? Mi stai prendendo in giro?-.

-No, perché?-.

-Sai da quanto tempo ti sto aspettando? No! Non rispondere, te lo dico io: da tre quarti d’ora, Malfoy, tre quarti d’ora! Adesso muoviti, il check-in è aperto da quaranta minuti buoni e c’è una fila spaziale-.

-Mi sembri un po’ tesa, Granger, ti ha morso qualcosa? Un Doxy per esempio?-.

-Informati meglio, Malfoy, se mi avesse morsa un Doxy sarei già stata ricoverata d’urgenza al San Mungo, e in ogni caso, no. Non sono stata morsa da niente, mi da fastidio il fatto che ieri tu ti sia infilato nella mia stanza di soppiatto solo per dirmi che oggi dovevo essere puntuale alle 3! E guarda un po’ chi è arrivato alle 4 meno venti?! Tu!-.

A quel punto, tutte le donne che poco prima si erano girate a guardare Dra... porco Merlino, devo smetterla! Stavo dicendo, tutte le donne che poco prima si erano girate a guardare Malfoy, stavano guardando me con aria di disappunto.

-Lo sai cosa stanno pensando?- sussurrò Malfoy nel mio orecchio ad un certo punto.

-C-cosa?- risposi balbettante.

-Che io e te stiamo insieme e ti guardano male perché vorrebbero avere la fortuna di stare al posto tuo... quindi smettila di sbraitare e considera la fortuna che hai nel starmi vicino- disse lui.

-Lo sai qual è diventata ultimamente la mia massima di vita?-.

-Quale?-.

-La fortuna è cieca, ma la sfiga mi vede benissimo. Quindi no, non credo di essere fortunata, Malfoy-.

Dopodiché mi misi in fila per il check-in, lasciandolo con un palmo di naso, fermo in mezzo al corridoio dell’aeroporto.

-Sei arrabbiata con me- mi disse quando riuscì a raggiungermi in mezzo alla fila.

-No, non sono arrabbiata con te, Malfoy, mi sono sfogata prima, non ha senso essere arrabbiata con te- dissi tranquilla.

-Eppure lo sei-.

-No-.

Prima che potesse ribattere, arrivò il nostro turno al check-in: fornimmo documenti e carte d’imbarco, dopodiché ci avviammo verso i controlli di sicurezza.

Dopo un’altra interminabile fila, arrivammo davanti ai metal detector e mentre io passai velocemente, Malfoy si beccava occhiate ammiccanti dalla guardia di sicurezza.

Quando passò, forse dimentico di avere qualcosa nelle tasche, il metal detector suonò e la donna in divisa non se lo fece ripetere due volte: gli disse di stendere le braccia in fuori e di divaricare le gambe, dopodiché cominciò a tastarlo ovunque.

I miei nervi, andarono a farsi benedire quando quella... sanguisuga con la divisa, gli toccò i pettorali per controllare.

Mi avvicinai ad entrambi con gli occhi assottigliati e notai che dal taschino della camicia di Malfoy (l’ho detto giusto! Grande Hermione!) usciva un fogliettino, che prima ero sicura non ci fosse.

Quando fui abbastanza vicina mi schiarii la voce e con un tono sin troppo mieloso e altrettanto falso, mi rivolsi a Malfoy: -Ehm, amore? Andiamo?-.

L’agente si voltò verso di me e mi squadrò da capo a piedi, senza trattenersi dal lanciarmi occhiate minacciose.

Quando il Furetto ghignò e mi rispose: -Si, tesoro, abbiamo un matrimonio da organizzare-, la donna si fece da parte e gli disse con occhi bassi che poteva andare.

Malfoy prese il suo bagaglio a mano e mi raggiunse: -Gelosa, Granger?-.

-Ma chi io? Tze! Te lo sarai sognato, Malfoy!-.

Lui guardò un attimo alle mie spalle e poi mi attirò velocemente verso di lui, strattonandomi per la vita, per poi posare le sue labbra sulle mie.

Sorpresa del bacio, rimasi immobile, ferma come uno stoccafisso, poi quando il mio cervello ebbe la decenza di riconnettere i fili e le mie ginocchia quella di reggermi in piedi anche senza sostegno, allontanai Malfoy delicatamente, e lo guardai come se si fosse fumato chissà che cosa.

Non lo avrei ammesso mai ad alta voce, ma il bacio mi era piaciuto, anche se la scarsa collaborazione da parte mia aveva reso tutto molto patetico e imbarazzante. Malfoy aveva un sapore tutto suo, sapeva di menta, ma anche di agrumi, un sapore... fresco.

Mentre lui sfoggiava un sorrisetto impagabile sul volto, la mia espressione era più o meno quella di una deficiente.

-Non preoccuparti, l’ho fatto solo perché quella ci stava ancora guardando- disse alzando gli occhi sull’agente alle mie spalle: -Non capiterà mai più-.

Tentando di ignorare la parte di me che urlava ‘Noooooo!!’ come nei film e che andava ingigantendosi sempre di più ogni secondo che passava, annuii alla sua affermazione.

Lui non lasciò la presa su di me, ma spostò il braccio che mi teneva per la vita, sulle mie spalle e velocemente mi pilotò, verso il gate da cui sarebbe partito il nostro aereo.

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Capitolo 12
*** Il ritorno a casa ***


Il ritorno a casa.

-Può porgermi i suoi documenti, prego?-.
Mi riscossi velocemente e con aria assente feci come mi era stato chiesto dall'hostess che adesso mi guardava incuriosita.
Da circa mezz'ora, mi capitava di guardare fisso nel vuoto, pensando alle cose più disparate. Indovinate un po' di chi era la colpa?
Esatto: proprio sua.
Maledetto Furetto bastardo.
-Ecco a lei, signorina, buon viaggio- disse la donna.
-Come?- chiesi riscuotendomi dai miei pensieri: -Oh, si, grazie- dissi prendendo i miei documenti e allontanandomi in direzione di Malfoy che stava aspettandomi.
-Stai bene?- chiese lui appena mi avvicinai.
-Si, sto bene- risposi con indifferenza cominciando a camminare per raggiungere l'aereo.
'Come mentire al proprio compagno di viaggio, legilimens, Malfoy ed ottimo osservatore: manuale d'istruzione firmato Hermione J. Granger. In vendita nelle migliori librerie'.
-Stai mentendo- disse lui tenendomi dietro.
'Avvertenze: nel 99,9% dei casi, non funziona. Neanche quando lui è sbronzo o completamente fatto'.
-Non sto mentendo, perché dovrei?-.
-Se stessi male me lo diresti?- ribatté lui fermandosi.
Mi fermai anche io e risposi: -Mettiamola così, Malfoy, se stessi bene te lo direi, se non stessi bene te lo direi lo stesso quindi, visto che te l'ho detto, vuol dire che sto bene. Ovvio no?- lo dissi così veloce che mi ingarbugliai io stessa e lui mi guardò con una faccia tra lo sconvolto e il preoccupato.
Da quando mi aveva baciata, qualche minuto prima, ogni fibra del mio stupidissimo cervello non ne voleva sapere di collaborare: ogni volta che qualcuno non teneva il suddetto organo impegnato, conversando, litigando o altro, lui si disconnetteva dal resto del mondo e andava a farsi una vacanza alle Barbados, pensando a quanto bello fosse stato il bacio di Malfoy.
Persino il mio cervello era contro di me!
-Granger, mi sembri un tantino confusa, mi spieghi che diavolo ti è preso? Fino a mezz'ora fa stavi alla grande!-.
Ecco appunto, mezz'ora fa!
-Sto bene, Malfoy... sul serio- aggiunsi ad una sua occhiata perplessa.
-Farò finta di crederti, Granger, ma come bugiarda sei pessima-.
-Non sei il primo che me lo dice, adesso vogliamo andare?- domandai.
Lui non rispose, grugnì solamente e mi sorpassò velocemente, prima di ricordarsi che...
-Dove diavolo stiamo andando?- disse bloccandosi per l'ennesima volta.
-Devi scendere le scale, Malfoy, non è difficile, guarda- dissi scendendo la prima rampa.
-So come si scendono le scale, ma non mi spiego come arriveremo in quel coso così alto,- disse indicando un'aereo attraverso il vetro: -Se adesso dobbiamo scendere-.
-Lo scoprirai, seguimi-.
Lui mi seguì e tutto il resto del percorso procedette in religioso silenzio, finquando non arrivammo alle scale collegate con l'aereo.
-Appena sali, devi far vedere i tuoi documenti e il biglietto alla hostess lì davanti, e poi vai a sederti nel posto che viene indicato da questi numeretti qui- dissi indicando i numeri sul suo biglietto: -Io mi siederò accanto a te-.
-Ho capito, ho capito- disse muovendosi verso la hostess quando arrivò il suo turno.
Quando questa lo vide, neanche fosse un modello di costumi da bagno, sfoderò uno di quei sorrisi 'accattivanti' e fece in modo di sfiorargli la mano per ben due volte, mentre prendeva i documenti per controllarli. Indugiò qualche secondo di troppo sul biglietto e poi rispose: -È tutto apposto, può andare signor... Malfoy- disse leggendo il nome sul biglietto e sorridendo in modo civettuolo.
-Grazie... Lucy- rispose lui leggendo a sua volta il nome della ragazza sulla targhetta della divisa.
Lucy?!
'Che razza di deficiente!' urlò una vocina nella mia testa.
Malfoy si allontanò, alla ricerca del suo posto, e io mi avvicinai alla hostess che, appena finì di scribacchiare qualcosa su un block-notes, mi prestò attenzione e prese i miei documenti. Notai il nuovo appunto che Lucy aveva appena fatto: 23 A.
'Dove l'ho già letto?... Non mi dire che...'.
Quando lei mi ridiede i documenti e dopo avermi lancianto un'a dir poco pessima occhiata, mi ripresi i documenti e freneticamente controllai il numero del mio posto: 23 B.
'Che brutta stronza!' urlò sempre la stessa voce nella mia testa.
-Granger, finalmente, ho trovato i nostri posti- disse Malfoy, quasi orgoglioso della sua 'gloriosa impresa'.
-Bravo- risposi acida.
-Che ti prende, Granger, oggi sei più strana del solito, e con questo non voglio dire che di solito non sei strana, ma che oggi lo sei particolarmente... il che è un record- disse lui mentre con galanteria prendeva il mio bagaglio a mano e lo sistemava insieme al suo nella cappelliera sopra le nostre teste.
-Quella ci ha provato con te! Dovunque andiamo tutte ci provano con te! Che cacchio hai addosso, il miele?! Sei stressante, Malfoy-. conclusi lanciandomi sul sedile 23 A al posto suo.
-Veramente quello sarebbe il mio posto, ma comunque che vuoi che ti dica, Granger? Sono bello da far schifo...-.
-Appunto- lo interruppi io acida come un limone.
-Non intendevo quello, intendo che voi donne siete molto...-
Gli lanciai un'occhiata come avvertimento e lui si interruppe cercando una parola adatta.
-... superficiali, ecco. Guardate solo la bellezza esteriore. Io ne possiedo molta, a mio modesto parere, motivo per il quale voi donne siete attratte da me-concluse trionfante.
-Io non sono attratta da te, quindi non fare di tutta l'erba un fascio e in ogni caso, i posti sono entrambi nostri, non diamo fastidio a nessuno se ci scambiamo, quindi sta zitto-.
-In realtà potrei dirti che anche tu sei attratta da me e che sei anche gelosa, solo che non vuoi ammetterlo- disse con un sorrisetto gongolante mentre si sedeva al mio posto.
Io mi bloccai, come paralizzata e mi voltai lentamente a guardarlo, con un'espressione simile a quella degli psicopatici nei film horror.
-Io. Non. Sono. Attratta. Da. Te. Hai capito bene, Malfoy?- dissi con gelida calma.
Lui mi liquidò con un movimento svogliato della mano, senza neanche degnarmi di uno sguardo e un'incontrollata voglia di soffocarlo con il cuscino in dotazione all'aereo mi scoppiò dentro.
Mi voltai verso il finestrino, per evitare di farmi arrestare per colpa del furetto bastardo e cominciai a guardare fuori tutti i bagagli che, lentamente e con poca delicatezza, venivano sistemati nella stiva dell'aereo.
Pochi minuti dopo, la scena che si presentava era più o meno la stessa. Ad interrompere il mio fantasticare sui bagagli, arrivò la tanto sgradevole, quanto oca, Lucy che con la sua voce da ragazza pazza ci disse che dovevamo allacciare le cinture.
Riservò a me un'occhiata assassina e a Malfoy, una piena di sottointesi, per poi passare avanti per avvertire gli altri passeggeri dell'imminente decollo.
Io scossi la testa sbuffando e mi allacciai velocemente la cintura, per poi tornare a guardare fuori dal finestrino.
-Ehm... Granger?- disse Draco esitante.
-Si?- risposi voltandomi.
-Come si fa ad allacciarsi la cintura?-.
La sua domanda mi lasciò un secondo spiazzata poi scoppiai a ridere, tanto forte da far voltare i passeggeri davanti a noi e far sporgere quelli accanto.
-Granger... Granger, smettila, ci stanno guardando tutti!- bisbigliò concitato lui.
-Oh, Malfoy, sei uno spasso! Non è difficile- risposi sganciando la mia: -Devi infilare questo qui dentro- dissi mostrando le sue parti sganciate e riattaccandole: -Poi devi regolare la lunghezza della cintura in modo che ti vada abbastanza stretta- conclusi chinandomi su di lui e tirando la stringa della sua cintura, fin quando non valutai fosse abbastanza stretta.
-Ecco fatto- sorrisi divertita raddrizzandomi.
-Grazie- rispose lui, sfoggiando un colorito roseo sulle guance ed evitando di guardarmi in faccia.
Immaginai fosse l'imbarazzo di essersi fatto aiutare ad allacciare la cintura e mi accomodai mollemente sul sedile, chiudendo gli occhi, mentre aspettavamo il decollo.
Quando l'aereo cominciò a muoversi aprii pigramente gli occhi e aspettai si posizionasse sulla pista per il decollo. Malfoy nel frattempo contemplava le sue scarpe d'alta moda.
-Ti conviene appoggiarti al sedile, Malfoy, stiamo per decollare- dissi tappandomi le orecchie.
Lui si appoggiò al sedile e con aria curiosa mi chiese: -Perché ti tappi le orecchie, Granger?-.
-Perché soffro la pressione e il decollo e l'atterraggio, come tutto quello che c'è nel mezzo, sono un'incubo per me e per le mie orecchie-.
-E quindi le terrai tappate per tutto il viaggio? Sono 12 ore di volo-.
-Lo so, ma durante il volo la soffro di meno, solo durante il decollo e l'atterraggio tengo le orecchie tappate-.
-E questa cosa, la tressione, la soffro anche io? È pericolosa?-.
-Si chiama pressione, Malfoy, e comunque non è pericolosa, ti si otturano solo le orecchie, ma qualche volta fa male. Per rispondere alla tua seconda domanda, non so se la soffri anche tu, è una cosa soggettiva, c'è chi la soffre più di altri-.
-E se le orecchie mi si otturano che faccio?-.
-Sbadigli, apri semplicemente la bocca, mastichi una gomma, ci sono tanti modi per stappare le orecchie- dissi trattenendo una risatina.
-Che ridi?- chiese lui.
-Sto parlando di orecchie otturate con te, Malfoy, se me lo avessero detto un anno fa avrei chiamato pazzo chiunque me lo avesse detto-.
-In effetti, ora che mi ci fai pensare, è vero- confermò lui sorridendo.
In quel momento il pilota parlò, attraverso l'interfono, dicendo che il decollo sarebbe iniziato tra un minuto.
-Adesso rilassati, Malfoy, in men che non si dica saremmo sopra le nuvole-.
-Ma di che parli?-.
-Lo vedrai- dissi mettendomi comoda.
Appena appoggiai la schiena, l'aereo partì e la velocità mi spinse contro il morbido sedile. Quando ci sollevammo la pressione mi schiacciò, dandomi la sensazione di avere sulle spalle ottocento chili di piombo.
Azzardai uno sguardo verso Malfoy, che teneva gli occhi chiusi e le labbra serrate. Aveva la stessa espressione dei bambini piccoli che fanno i capricci per non mangiare. Il pensiero di Malfoy da piccolo in una situazione del genere mi fece sorridere.
Quando finalmente l'aereo prese quota e si stabilizzò, Malfoy aprì gli occhi e io mi affrettai a sganciare entrambe le cinture di sicurezza che ci tenevano ancora stretti al sedile.
-Adesso guarda fuori, Malfoy, e dimmi che ne pensi- dissi spostandomi per farlo guardare fuori dall'oblò dell'aereo.
Lui guardò le nuvole sotto di noi a bocca aperta e poi guardò me che aspettavo dicesse qualcosa: -È bellissimo, neanche con la scopa ero mai arrivato così in alto-.
Io gongolante annuii: -Lo sapevo!-.
Alla stessa velocità con cui si era stabilizzato, l'aereo incontrò una turbolenza: dissi a Malfoy di risistemarsi contro il sedile e velocemente allacciai le cinture di entrambi.
Mentre l'aereo veniva sballottato di qua e di là, vidi Malfoy sbiancare e subito dopo diventare verde acido.
-Granger...- disse prendendo un gran respiro.
-Che ti succede?-.
-Mi viene da vomitare... è normale?- disse lui.
-Soffri il mal d'aria? perché non me lo hai detto subito?-.
...
...
...
...
-Aspetta- ripresi piano: -Tu sei un giocatore di Quidditch, come diavolo fai a soffrire il mal d'aria?-.
-Te l'ho detto, non sono mai arrivato così in alto con la scopa e non ho mai avuto questi problemi mentre ero in volo- disse accennando all'aereo che si muoveva.
-Ok, calmati, appoggiati e respira dentro questo sacchetto, ecco... così, respira piano. Se proprio non puoi resistere puoi vomitarci dentro, appena ci stabilizzeremo vai in bagno e sciacquati la faccia, magari andrà un po' meglio-.
Lui annuii e prese a respirare dentro il sacchetto, mentre lentamente l'aereo usciva dalla turbolenza e tornava calmo. Slacciai la cintura di entambi e dissi a Malfoy che se voleva poteva andare in bagno. Lui scosse la testa e allontanò il sacchetto dalle labbra: -Quanto hai detto che dura il viaggio?-.
-Non l'ho detto io, l'hai detto tu e comunque dodici ore, hai tutto il tempo per farti un sonnellino-.
Lui annuì brevemente e si appoggiò contro il sedile, scivolando velocemente tra le braccia di Morfeo.
Io scossi la testa ridacchiando e a mia volta, appoggiandomi alla sua spalla, chiusi gli occhi, per riaprirli sei ore dopo.

Quando aprii gli occhi trovai Malfoy già sveglio, e intento a conversare con il passeggero di fianco a lui. Era un uomo stempiato, sulla cinquantina, con vivaci occhi marroni e vestiti di alta sartoria.
-Quindi lei crede che Dickens sia meglio di Wilde?- diceva oltraggiato Draco.
-No, sto dicendo che Wilde scrive in modo più lento, rispetto a Dickens... le descrizioni di Wilde sono noiose e non attirano l'attenzione. Dickens è più un uomo d'azione- diceva l'uomo.
-Granger, hai sentito quello che ha detto?! Digli che ha torto!- disse Malfoy voltandosi di scatto verso di me.
-Come facevi a sapere che ero sveglia?- dissi incredula sia perché stava parlando di letteratura babbana con un Babbano, sia perché era voltato di schiena e non riuscivo a spiegarmi come fosse possibile che mi avesse vista.
-Hai fatto ombra alla luce che entra dal finestrino quando ti sei mossa per alzarti. E adesso, Granger, tu che sei un topo da biblioteca, di' gentilmente al signore che Wilde è molto meglio di Dickens!-.
-Mi hai appena chiamata 'topo da biblioteca', Malfoy?- dissi assottigliando lo sguardo.
-Io... ehm... no. No, io ho solo detto che tu... leggi, molti libri... alcuni anche polverosi!- rispsoe incerto mentre l'uomo alla sua destra sghignazzava.
-Te lo faccio vedere io, quando atterriamo, chi è il topo di biblioteca, Malfoy. E poi non mi importano i vostri battibecchi su Dickens o Wilde, io personalmente preferisco Wilde, ma ciò non significa che uno sia meno bravo dell'altro. Trattano tematiche diverse e quelle di Dickens non mi attirano, ma sotto il punto di vista stilistico si equivalgono e adesso, se non ti dispiace, Furetto, io guardo il film che stanno mandando- dissi accennando al televisore davanti a me.
-Ma...-.
-Niente 'ma', Malfoy, o quella del 'topo da biblioteca' te la faccio pagare per tre volte, chiaro?- sibillai.
-C-chiaro- rispose lui velocemente.
Poi si voltò e mentre lui chiaccherava 'amabilmente' con il suo vicino, io mi godevo 'Genitori in trappola'.
Il film durò circa due ore e poi ne cominciò un altro, intitolato 'Shakespeare in love'.
Passarono così quattro ore di totale calma e relax.
Malfoy si era appisolato di nuovo, mentre il suo vicino leggeva un giornale. Mi concessi di guardarlo per qualche secondo: non era il ragazzo bello e inarrivabile che tutte le ragazze sognano di poter conquistare, ma l'aura di mistero, di cui riusciva a circondarsi, faceva cadere chiunque ai suoi piedi. Anche mia madre, quel giorno lo guardò in modo strano, quasi ammirata.
Il pensiero di mia madre e di mio padre a quel punto mi si insinuò dentro. Smisi di pensare a Draco Malfoy e al suo fascino e cominciai a pensare a tutto quello che per colpa di un incantesimo avevo perduto per sempre: i miei genitori.
Mio padre che mi portava le caramelle, mia madre che mi asciugava le lacrime quando mi sbucciavo le ginocchia, mio padre che uccideva con lo sguardo qualunque maschietto mi si avvicinasse più del dovuto, mia madre che mi cambiava le lenzuola in piena notte quando da piccola facevo la pipì a letto, mio padre che si vantava con tutti della sua piccolina, mia madre che non smetteva mai di parlare di me con le sue amiche e a stento si tratteneva dall'urlare che ero una strega.
Mi sarebbero mancati.
Tanto da farmi stare male, e forse qualche volta piangere la notte, ma la vita doveva andare avanti, dovevo aiutare Malfoy, dovevo tornare nel Mondo Magico, dovevo tornare a casa, dai miei amici, alla mia scuola, dovevo ripendere in mano la vita che avevo lasciato, tre mesi prima, a Londra. Non potevo più solo ridere e scherzare con Draco Malfoy, dovevo ritornare Hermione Granger.
Svegliai Malfoy, poco prima dell'atterraggio.
Quando misi piede ad Heathrow, la domanda sorse spontanea: ero pronta a tornare Hermione Granger? Ero pronta ad aiutare Draco Malfoy, nonostante tutto?
-Granger, quel coso sta sputando fuori i nostri bagagli!- esclamò Draco mentre le valigie venivano verso di noi sul nastro trasportatore.
Io risi.
Si, ero pronta.








Sono tornata e ho fatto il miracolo! ...ok, prima di iniziare il linciaggio di questa povera, piccola, indifesa (e tanti altri aggettivi che non sto qui ad elencarvi) ragazza, dovete sapere che dopo il ritorno dalla francia...
-Avvenuto due settimane fa!- urla qualcuno dal fondo.
-Si lo so che sono tronata due settimane fa, sta zitto e non farmi sentire in colpa più di quanto io non mi senta già!-
Comunque, dicevo, dopo il ritorno dalla francia sono stata sommersa, letteralmente intendo, dai compiti. Un mese di compiti nella mia scuola, corrispondono ad un intero anno di compiti in una normale e quindi fatevi due conti. Comunque adesso, approfittando di queste vacanze in cui dovrò studiare come un'ossessa, per cinque compiti in classe la prossima settimana e altrettante interrogazioni, spero di aggiornare alcune storie nelle pause, magari (forse, è possibile, molto improbabile, materialmente impensabile) aggiornerò anche questa di nuovo.
Passando adesso ai ringraziamenti: ringrazio tutti/e coloro che non sono scappati/e via a gambe levate da questa storia a causa della mia (sin troppo) lunga assenza, tutti/e quelli/e che l'hanno inserita tra le preferite, le seguite e le ricordate, chi recensisce e chi legge in silenzio le scene malate che la mia mente partorisce.

Se vi può interessare, questo qui http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1265657 è il link di un'altra mia storia, sempre Dramione, ma un tantiiiiino diversa.

Dopo avervi annoiati/e con le mie chiacchere, vi mando un grandissimo bacio e a chi rimarrà dico semplicemente -Ci vediamo presto bella gente!-
-Presto come l'altra volta?- chiede sarcastico il tizio di prima.
-Ma a te chi diavolo ti chi ha portato qui??! Sbattetelo fuori!-

Con affetto, 
Juliet :D

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Capitolo 13
*** Affrontiamo un dramma per volta. Atto 1: Harry ***


Affrontiamo un dramma per volta. Atto 1: Harry.


Prendemmo i bagagli il più velocemente possibile e appena fuori dall'aeroporto, prendemmo la metropolitana  per raggiungere la stazione di Oxford Street, per arrivare al Paiolo Magico.
La giornata di sole che ci accolse, non era delle migliori, ma per la nebbiosa Londra era più che sufficiente.
Quando misi piede fuori da Heathrow, mi sentii di nuovo a casa, mi sentii come se avessi incontrato di nuovo la parte di me che avevo lasciato, alla partenza per l'Australia.
-Allora?-.
-Allora cosa, Malfoy?-.
-Che si fa adesso?-.
-Beh, adesso torniamo a casa, ti accompagno al Paiolo Magico e poi ci rivediamo nel pomeriggio, dobbiamo, anzi devo, parlare con Harry-.
-Casa? Granger, forse a te non importerà poi molto, ma al momento casa mia è sotto sequestro, dato che legalmente appartiene a dei Mangiamorte-.
-Ok, hai ragione, Malfoy, niente Paiolo Magico... Dobbiamo comunque cambiarci, qui sono le sei del mattino e noi abbiamo addosso i vestiti di ier... di doma... di... beh, comunque abbiamo addosso i vestiti di un altro giorno, che sia ieri o domani non ci importa! E poi ho bisogno di una doccia, quindi vieni con me, andiamo a casa dei miei genitori, loro di sicuro non si offenderanno-.
Malfoy non rispose e una volta impugnata di nuovo la bacchetta, ci Smaterializzai in meno di un secondo.

La Materializzazione fu veloce e, nonostante il crac che si udì, nessuno se ne accorse.
Dopo essere apparsi sul giardino della mia vecchia casa, mi guardai intorno e frettolosamente spinsi Malfoy all'interno della casa.
-Granger, la porta è bloccata- disse sottovoce, nonostante in strada non ci fosse nessuno, Malfoy.
-Lo so, la casa è in vendita, avranno cambiato anche la serratura, spostati- dissi riprendendo la bacchetta dalla tasca posteriore dei pantaloni: -Alohomora-.
La porta si aprì con uno schiocco e, mentre Malfoy si sbrigò ad entrare, io esitai.
Troppi ricordi, felici e non, erano legati a quella casa, e dopo quello che a me era sembrato una vita, nonostante fosse poco meno di un anno, stavo tornando. Stavo tornando senza di loro. Stavo tornando da sola.
-Granger, lo so che può essere dura, ma questa casa adesso è in vendita, se vedono qualcuno qui, ci denunceranno. Su, entra- disse Draco tendendomi la mano.
Sorrisi debolmente, guardando il palmo bianco che avevo davanti.
Ripensandoci non ero proprio sola.
Afferrai la mano di Malfoy ed entrando mi richiusi la porta alle spalle.
-Lo sai che non sarà facile, vero?- dissi.
-Che intendi?-.
-Convincere tutti che sei cambiato, lo sai che non sarà facile, vero?-.
-Non ho mai amato le cose difficili, ma credo di poterlo sopportare- disse con un sorrisetto impertinente.
-Bene... perché oggi, parleremo con Harry-.
-Prima hai detto che tu avresti parlato con Potter-.
-Ho cambiato idea. Devi convinverlo tu, di me si fida, ma è un testone, se si convince che stai fingendo di essere cambiato, non ti aiuterà mai-.
Lui fece una smorfia, in senso di approvazione, ma anche di fastidio.
Poverino, in fondo lo capivo: essere sincero non era mai stato il suo forte.
-Dov'è il bagno, Granger? Vorrei farmi un bagno caldo-.
-Di sopra- dissi indicando le scale: -La seconda porta a sinistra, quando avrai finito ti faccio vedere dove dormirai-.
Lui annuì e pochi secondi dopo era sparito su per le scale. Io seguii il suo esempio e, con la mia enorme valigia nera al seguito, cominciai a salire le scale in direzione della mia camera da letto.

Quattordici imprecazioni, sette cadute scampate e molte bestemmie dopo, ero ancora a metà scalinata e avevo già maledetto l'intera stirpe di Morgana, di Merlino e di Circe... mi rimanevano per fortuna da maledire quella di Salasar, di Godric, di Tosca, e di Priscilla, nonché quella di Malfoy, di Silente e di moltissimi altri che non mi avevano mai fatto un bel niente... a parte Malfoy, ovviamente.
Quello che mi distolse la mia attenzione dalla maledetta valigia e dalle altrettanto maledette scale, furono un tonfo sordo proveniente dal piano di sopra, una colorita imprecazione contro i Babbani e un gemito di dolore.
Preoccupata per la sorte del bagno, che Malfoy era in grado di distruggere, e per la salute del suddetto idiota, mollai la valigia, che ruzzolò quattro scalini più in basso, fermandosi in bilico tra il quarto e il quinto gradino, e corsi subito di sopra, per controllare che né il bagno, né Malfoy, mio malgrado, avessero subito danni irreparabili.
Quando bussai alla porta, chiamando Malfoy, mi rispose quello che sembrava un lamantino ferito.
Quel suono stridulo e allo stesso tempo sofferente, mi fece temere il peggio e quindi tentai di aprire la porta.
Mi accorsi che era chiusa a chiave subito dopo e, riprendendo la sequela di imprecazioni contro chiunque, mi precipitai, letteralmente, di sotto.
Adesso voi, vi starete chiedendo il perché della parola 'letteramente', posta vicino al verbo 'precipitare'.
Rispondervi sarò per me un piacere.
Quando dico 'letteralmente', intendo proprio 'letteralmente': correndo giù per le scale, con il pensiero fisso che il bagno, o Malfoy, avevano subito gravi danni, non mi ricordai della valigia, sospesa tra il quarto e il quinto gradino della scalinata inferiore e, quando me ne accorsi, fu troppo tardi, perché il mio piede destro, rimase bloccato e il mio volo, come del resto il mio atterraggio, fu tutt'altro che gradevole.
Il mio sedere infatti, aveva subito uno di quegli ammaccamenti che rimangono nella storia, per i secoli dei secoli e, quando riuscii con non poca fatica a rialzarmi, muovermi, con entrambe le natiche infortunate, fu davvero difficile.
Per fortuna, se fortuna si può chiamare, il pensiero di un Malfoy semi-svenuto nel mio bagno, mi fece sforzare, tanto da farmi arrivare in salotto e prendere la bacchetta.
Al momento di salire nuovamente le scale, notai la valigia posizionata di lato e mentre cercavo di salire, più o meno velocemente, le scale, le diedi un calcio, tanto per punirla di avermi fatto quasi rompere l'osso del collo, ottenendo invece solo le dita del piede destro doloranti.
Imprecando contro tutti i Malfoy, che avevano generato un erede tanto idiota, presi di nuovo a salire le scale zoppicando.
Quando arrivai davanti alla porta del bagno, pronunciai un Alohomora, riuscendo ad aprire la porta, e poi esclamai: -Malfoy, è successo qualcosa? Sto entrando!-.
-No!- disse la sua voce prima che potessi aprire del tutto la porta: -A me non importa più di tanto, ma sono nudo!- disse reprimendo un gemito di dolore.
-Nudo?! Accidenti, Malfoy, non potevi farti la doccia con i vestiti?- pensai a quello che avevo appena detto e mi diedi della stupida, così dissi: -Cancella quello che ho detto. Sto arrivando-.
Lasciai la porta del bagno semi-aperta e, con più attenzione di prima, scesi le scale in un batter d'occhio.
Arrivata in salotto cominciai a rovistare in tutti gli sportelli, in tutti gli armadi, alla ricerca di qualcosa da prendere per potermi bendare. Purtoppo però, la casa era completamente vuota, tranne che per i mobili.
Poi vidi la valigia di Malfoy e un ricordo mi attraversò la testa.
-Granger, a che serve questa cosa?- disse Draco, osservando una maschera per andare sott'acqua al mare.
-Serve per vederci sott'acqua, Malfoy, perché ti interessa?-.
-Sott'acqua? Non è possibile, Granger, che i Babbani abbiano inventato una cosa del genere, neanche noi maghi ci siamo riusciti fin'ora-.
-E invece è possibile, Malfoy-.
-Allora la compro, voglio provarla- rispose testardo.

Aprii la valigia di Malfoy e mi misi alla ricerca della maschera. Dopo aver buttato in aria tre quarti del suo guardaroba, la trovai, vicino ai calzini puliti.
Presi la maschera e la indossai, presi poi due calzini e li posizionai davanti agli occhi. In un attimo il mondo scomparve e io mi ritrovai disorientata e confusa.
A tentoni, allungando le mani davanti a me, per non sbattere in qualche mobile, misi le mani sul divano e piano piano, riuscii ad arrivare alle scale, aiutandomi con i muri e i mobili di cui ricordavo la posizione esatta.
Quando trovai le scale, mi accovacciai a quattro piedi e cominciai a salirle per paura di cadere, ma non venni neanche lontanamente sfiorata dal pensiero della valigia che, subdola e meschina, come solo Morgana poteva essere, ai suoi tempi, mi fece ruzzolare di nuovo giù per le scale, quando ci misi un piede sopra e questo scivolò.
Questa volta sbattei la schiena, ma nonostante fossi un cumulo di lividi ed ematomi, nonostante fossi cieca e completamente rincoglionita, non mi fermai. Da brava Grifondoro, ripresi a salire le scale, e quando arrivai all'altezza della valigia la buttai completamente giù per le scale, con la promessa che alla prossima caduta ne avrei fatto un falò su cui arrostire le salsicce.
Superato l'ostacolo 'valigia', ripresi la mia arrampicata per le scale e finalemente arrivai al bagno.
-Sto entrando, Malfoy! E prima che tu possa dire qualcosa: sono bendata!-.
Non ricevendo risposta entrai e, sempre a tentoni, cercai di raggiungere Malfoy, o per lo meno la vasca, in cui supponevo fosse entrato prima di rompersi l'osso del collo.
-Malfoy, sono completamente cieca in questo momento, devi aiutarmi se non vuoi rimanere lì tutto il giorno aspettando che io ti trovi!-.
Lui mugugnò, neanche adesso so se in maniera affermativa o lo fece per mandarmi al diavolo, fatto sta che molti borbottii e grugniti dopo riuscii a trovarlo.
Non so esattamente in che posizione si trovasse, ma gli pestai un dito, della mano suppongo, quindi doveva essere riverso fuori dalla vasca o almeno parzialmente fuori.
-Quello è il mio dito, Granger! Dovresti aiutarmi, non farmi più male!- fu la protesta.
-Senti- dissi al culmine della pazienza: -Io sono caduta due volte dalle scale, mi sono quasi fratturata un piede per aiutarti e tu mi dici di stare più attenta Malfoy?!- conclusi quasi urlando.
-Aiutami a tirarmi su, Granger, e poche... ahi!-.
Lo avevo trovato, disteso del tutto sul pavimento, fradicio e completamente ghiacciato. Quando la mia mano, più o meno calda, aveva toccato il suo petto, completamente congelato, ero stata attraversata da un brivido e lui aveva espresso il suo dolore. Supposi allora che probabilmente avesse qualche costola rotta.
-Come diavolo hai fatto a ridurti così, Malfoy?-.
-Non... lo so- disse, quasi respirando a fatica.
-Appoggiati a me- dissi sostenendolo con entrambe le mani: -La porta di fronte a noi, aprila e dimmi dove diavolo devo mettere i piedi, per l'amor di Godric!-.
Lui fece come gli avevo chiesto e in pochi secondi, lo feci stendere sul mio vecchio letto.
-Vado a prendere una tovaglia di sotto per coprirti, quando torno volgio sapere come diavolo hai fatto a cadere in una vasca piccola come quella-.
Appena fui fuori dalla stanza mi tolsi la maschera e facendo attenzione a non smarrire il calzini, scesi in salotto e cominciai a rovistare nella sua valigia alla ricerca di un paio di mutande e una maglietta.
Quando li trovai corsi di nuovo sopra e prima di entrare mi misi la maschera e i calzini sugli occhi, per poi sedermi sul letto, in attesa che Malfoy finisse di vestirsi, mentre mi raccontava l'accaduto.
-... e questo è quanto, Granger- concluse lui quando finì di mettersi la maglietta.
-Ti sei rotto due costole, o forse anche di più, con una semplice caduta?- risposi togliendomi i calzini dagli occhi.
-Me la chiami semplice caduta?! Ho fatto un doppio salto mortale prima di atterrare, con la faccia, per l'esattezza, sul pavimento, non ti basta?! Io sono D-E-L-I-C-A-T-O, Granger!-.
Lo liquidai con un gesto della mano e dopo aver afferrato la bacchetta e avergliela puntata addosso, dissi: -Emendo!-.
Con un crac, un gemito di dolore ed un'imprecazione irripetibile, le ossa di Malfoy tornarono come nuove e io azzardai un'occhiata all'orologio: le dieci del mattino.
-Dobbiamo andare da Harry, smettila di lamentarti e vestiti, Malfoy- dissi uscendo dalla stanza.
Dal corridoio, appellai la valigia e una volta che mi resi conto che avrei anche potuto portarla su con un semplice incantesimo di Levitazione mi diedi della deficiente.
Entrai nella camera da letto che era appartenuta ai miei genitori e senza guardarmi intorno, timorosa dei ricordi che avrebbero potuto distruggermi in pochi secondi, mi vestii in fretta e, una volta finito, raggiunsi Malfoy in salotto.
-Pronto ad andare da Harry?-.
-Se proprio devo..- disse lui rassegnato.
-Non fare il moccioso, Malfoy, detesto chi piagnucola- senza che lui se l'aspettasse, afferrai il colletto della sua camicia e Smaterializzai entrambi davanti al numero 12 di Grimmauld Place.

'Il Quartier Generale dell'Ordine della Fenice si può trovare al numero dodici di Grimmauld Place, Londra' pensai.
-Granger, che diavolo stai...?- cominciò a dire Malfoy, prima che una casa apparisse davanti ai suoi occhi.
-È qui che abita Harry. Seguimi Malfoy, in fretta, prego-.
Giunta davanti alla porta di casa di Harry, mi fermai un secondo, presi un bel respiro e suonai, dopo aver guardato in faccia Malfoy, che rigido e impettito se ne stava accanto a me.
Quando Harry aprì la porta, non lo riconobbi neanche: aveva la barba, i capelli sfatti e gli occhi insonnoliti. L'abbigliamento era quasi peggio della sua faccia, però: infatti, era avvolto in un enorme pigiama a righe, portava una vestaglia bordeaux slacciata e delle pantofole più vecchie di lui, con i gattini sopra.
-Chi è ch... Hermione?- disse incredulo quando mi riconobbe.
-Harry!- esclamai saltandogli al collo.
-Hermione! Come stai? Non ti vedo da... lui che ci fa qui?!- disse Harry sbalordito.
-Appunto. Possiamo entrare? Ti spiegherò tutto-.
Harry non disse una parola, si fece da parte e ci guardò sederci sul vecchio divano di Grimmauld Place.
Quando si riprese dallo schoc, si venne a sedere anche lui, ma non smise di fissare Malfoy come fosse un fantasma o la reincarnazione di Lord Voldemort.
-Vedi, quest'estate, ho incontrato Malfoy in Australia e mi ha aiutato a cercare i miei genitori... sta zitto, Malfoy, mi devi due cadute dalle scale, quindi vedi di non provocarmi... dov'ero arrivata? Lo vedi, mi hai fatto perdere il filo, idiota- dissi subito dopo uno sbuffo scocciato da parte del Furetto.
-Stavi dicendo che ti ha aiutata a trovare i tuoi genitori, anche se la cosa mi sembra un po' inverosimile..- disse Harry fissando Malfoy con aperta ostilità.
-Oh, si! Giusto... dicevo, mi ha aiutata a trovare i miei genitori e poi abbiamo passato il resto dell'estate insieme, dato che poi ho perso la cognizione del tempo. Fino a qualche giorno fa: gli è arrivata questa e io so che non è cattivo, è solo un po'... beh, in realtà molto cretino, ma non è un mostro... più o meno... sai mi fa strano pensare di essere io a dire una cosa del genere, Harry-.
-Pensa io che devo ascoltarla- rispose lui sottovoce quando finì di leggere la lettera: -Qual è il punto, Hermione?-.
-L'udienza. Non ha ucciso nessuno, sua madre ti ha aiutato e infondo ha la nostra età. Dammi una mano, non voglio farlo finire dentro, tu puoi testimoniare, Harry, a te crederanno- dissi seria.
-Chi mi assicura che non sia un bluff? Magari sei sotto incantesimo-.
-Non è sotto incantesimo, Potter! Senti, Granger, grazie per l'interessamento, ma me la caverò da solo- disse Draco, prima di tentare la fuga.
-E no, mio caro Furetto bastardo! Non provarci neanche, tagliare la corda non ti servirà a niente. riporta le chiappe su questo divano e parla con Harry perché ti giuro che ti picchierò fin quando neanche tua madre potrà riconoscerti!- gridai isterica.
Lui tornò in fretta a sedersi sul divano, con la coda tra le gambe e poi mormorò: -Sarei io quello cattivo, Potter?! Lei è sadica!-.
Harry sghignazzò sotto i baffi, tentando di non farsi notare.
-Beh, ragazzoni, visto che vi piace tanto scherzare- sibillai cattiva: -Non vi dispiacerà neanche parlare di cose serie, per cui io vado nell'altra stanza e quando tornerò, tu dovrai essere convinto ad aiutarlo- dissi puntando il dito contro Harry: -E tu, dovrai essere più gentile e meno... Malfoy, oppure giuro che vi cavo gli occhi e me li mangio a colazione al posto delle uova. Chiaro?!-.
Entrambi, bianchi come cenci annuirono e io mi eclissai nell'altra stanza, chiudendomi la porta alle spalle.
Il tempo di aprire e chiudere la porta della cucina con violenza, tornai indietro e mi accucciai davanti alla porta del salottino, in cui Draco ed Harry stavano parlando, per poter guardare dal buco della serratura ed ascoltare tutto.
-Allora, Malfoy, dimmi: quale incantesimo le hai fatto?- disse Harry.
-Nessuno, puoi anche usare il Veritaserum se vuoi, San Potty- rispose Draco.
-Allora come l'hai convinta ad aiutarti?-.
-In nessun modo: l'ho aiutata, abbiamo passato l'estate insieme ed ha anche provato ad arrostirmi. Poi mi è arrivata la lettera e si è offerta di aiutarmi-.
-Non ti credo-.
-Puoi anche non farlo, ma le cose stanno così-.
-Come faccio a sapere se sei davvero cambiato?-.
-Che vuoi che ti dica, Sfregiato? Che un anno fa volevo che tu crepassi e ad inizio guerra che sconfiggessi davvero quel pazzo? Vuoi che ti dica che stavo per perdere mia madre e mio padre per una lotta contro i Mezzosangue portata avanti da un Mezzosangue? A me non importa quello che pensi tu, Potter, io so quello che ho provato, durante quei mesi, so di non essere la stessa persona di un anno fa, solo che la Mezzosangue pretende che io convinca te-.
-L'hai chiamata Mezzosangue. Non sei cambiato di una virgola, Malfoy-.
-La chiamo sempre Mezzosangue, non significa che io attribuisca alla parola 'Mezzosangue' lo stesso disprezzo di una volta-.
Passò qualche attimo di silenzio in cui entrambi si fronteggiarono occhi negli occhi.
-Io c'ero quella notte sulla Torre di Astronomia-.
Draco si pietrificò: -Che significa che c'eri?-.
-Ero lì. ho visto che stavi abbassando la bacchetta, ma che poi è arrivato Piton. E ho sentito quello che hai detto-.
-E con questo?- disse Draco sulla difensiva.
Harry sospirò: -Silente era il più grande mago che sia mai esistito e credeva che tu no volessi stare con i Mangiamorte- continuava Harry, lentamente.
-Dove vuoi andare a parare, Potter?!- soffiò Draco ormai al limite della pazienza.
-Silente si fidava di te. Io mi fido di Silente. Mi fido tutt'ora di Silente. Hermione si fida di te. E io mi fido di Hermione-.
-Potter, mi stai facendo prudere la bacchetta- lo avvertì Draco.
-Ti aiuterò, Malfoy, ma ad una condizione: non farmene pentire-.
-Affare fatto-.
Non vidi cosa fecero dopo, perché nel frattempo, qualcosa, con parecchie zampe, o di una velocità esemplare, mi stava camminando su per la mano e mi costrinse ad abbassare lo sguardo.
Quando vidi un ragno, placidamente appollaiato sul dorso della mia mano, tentai di scrollarmelo di dosso, scrollando la mano di qua e di là, sempre evitando di fare rumore, ma Merlino o chi per lui, non era dalla mia parte: urtai con la mano il tavolino posto accanto alla porta da cui stavo guardando e, mentre mi disperavo per il dolore alle tre dita che vi avevo sbattuto, notai la porta aprirsi e due paia di piedi posizionarsi davanti a me.
-Granger, che diavolo stai facendo?- disse Malfoy, accompagnato da un cenno affermativo di Harry.
Coalizzati contro la povera Hermione. Fantastico.
-Sto.. beh, io sto... cercando un orecchino?- dissi facendo suonare la mia affermazione più come una domanda che come un'affermazione vera e propria.
-Hermione, tu non porti orecchini, non hai neanche i buchi-.
-Beh, non... non è mio- dissi deglutendo rumorosamente.
-E di chi sarebbe?- disse Malfoy.
-Ehm... beh... ecco... ma ci deve essere per forza un proprietario? Per esempio... l'erba del parco pubblico, è di qualcuno?-.
-Si, dello Stato, Hermione-.
-Voi due siete stressanti! Non ci bastava il furetto, ti ci metti anche tu Harry?!- dissi scattando in piedi: -Andiamo, Malfoy, ho voglia di fare shopping e tu farai il facchino!- dissi prendendolo per un orecchio e trascinandolo fuori da casa di Harry.
-Ciao Harry! Ci vediamo in giro!- esclamai uscendo all'aria aperta di Grimmauld Place.
-Ciao Hermione! Ci vediamo, Malfoy, buon shopping-.
-Fottiti Potter!- ebbe il tempo di dire Draco prima che ci Smaterializzassimo.












Ecco qui il nuovo capitolo! :DD Ora vado a studiare matematica che domani ho un compitino e non so dove sbattere la testa... godetevelo!

Juliet :D

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Capitolo 14
*** Affrontiamo un dramma per volta. Atto 2: Ron ***


Affrontiamo un dramma per volta. Atto 2: Ron.


-Non ti mancava Diagon Alley, Malfoy?- dissi saltellando di qua e di là, mentre spulciavo le vetrine.
-N... neanche... un... po'- rispose lui, tentando di far rimanere in equilibrio tutti gli oggetti che avevo comprato.
-Peccato, a me sembra così bella!-.
-Già, ma vista da qui sotto è davvero orrenda- sbuffò lui.
-Non lamentarti, abbiamo convinto Harry, abbiamo comprato un sacco di cose...-.
-Hai comprato un sacco di cose, Granger- mi interruppe lui.
-... siamo andati in un bel ristorantino, cosa vuoi di più dalla vita?-.
-Una schiena nuova, un posto dove sedermi e l'abolizione della schiavitù- borbottò lui.
-Adesso capisci come si sentono tutti quei poveri elfi domestici, Malfoy! Oh, guarda che bello questo gufetto!- esclamai quando arrivammo davanti al negozio di animali.
-Prometto che quando avrò ripreso possesso di casa mia, libererò tutti gli elfi domestici, lo giuro, ma fammi sedere, Granger, non ce la faccio più a...-.
Non sentii il resto della frase, perché mi fiondai dentro il negozietto. Da quando Grattastinchi era andato via con i miei genitori, mi sentivo sola, a volte.
Pochi secondi dopo sentii il trillo del campanello in cima alla porta e poi la voce di Malfoy: -Hey, mi hai mollato in mezzo alla strada, Mezzosangue, e stavo anche parlando. In caso non lo sapessi,- aggiunse dato che non aveva ricevuto risposta: -È da maleducati-.
-Sta zitto, Furetto, guarda quanto è tenero questo gufetto!-.
-Dov'è finita la tua palla di pelo?-.
-Grattastinchi è in Australia, con i miei genitori, non potevo certo portarlo con me, quando io, Harry e Ron ci siamo dati alla latitanza!-.
Lui grugnì e cominciò a guardarsi in giro con finto interesse, mentre io mandavo avanti un discorso inesistente con il gufo. Ad un tratto lo sentii borbottare e mi girai: -C'è qualcosa che non va, Malfoy?-.
-Come?- disse preso alla sprovvista.
-Hai cominciato a borbottare, non è mai un buon segno quando borbotti- risposi sorprendendomi di quanto avessi imparato a conoscerlo in quei pochi mesi.
-No, è tutto apposto- disse senza guardarmi in faccia.
'Mente' pensai.
-Bene, perché avrai un altro pacchetto da portare in spalla- proseguii.
Lui non si lamentò neanche e a quel punto sbottai: -Mi dici che ti succede?- dissi posizionandomi davanti a lui con le braccia conserte.
-Secondo te sono così inaffidabile?- disse a bruciapelo: -È da quando siamo usciti da casa di Potter che ci penso-.
-Malfoy, parla come mangi, che cavolo vuoi dire?- dissi io presa in contropiede.
-Intendo...- incominciò sospirando: -Intendo, Potter credeva che ti avessi fatto un incantesimo e lo crederanno anche tutti gli altri... sono davvero così inaffidabile da far credere alla gente che lo farei davvero? Intendo lanciarti un incantesimo...-.
-Beh... loro credono che tu segua ancora il pensiero malato di Lord Voldemort a cui tu e la tua famiglia vi eravate legati, per questo trovano impossibile che tu possa trattarmi bene- dissi convinta.
Sul suo viso passarono delle ombre: -Ma rimedieremo: dopo il processo, nessuno penserà più al vecchio te, vedranno un nuovo te- mi affettai a specificare.
Lui spostò lo sguardo su di me, dopo averlo tenuto per tutto il tempo su un piccolo gatto persiano, placidamente addormentato, e sorrise: -Vado fuori, ad aspettarti- rispose raccogliendo tutti i pacchetti che aveva poggiato per terra: -Il gufo però lo porti tu- disse uscendo.

Dieci minuti, un po' di urla e dieci galeoni in meno dopo, ero di nuovo fuori con il mio nuovo acquisto tra le mani.
-Adesso, con calma, mi spieghi perché ci hai messo una vita?!- sbraitò di nuovo lui.
-Non urlare con me, Malfoy, o potrei far in modo che mi scappi uno Schiantesimo dalla bacchetta!- urlai io, isterica.
-Tu stai urlando, pure!-.
-Io posso farlo!- dissi digrignando i denti.
-Non permetterti, Granger! Io sono un Malfoy!-.
-Sei un Furetto con la tinta ai capelli, nient'altro!-.
-Io non mi faccio la tinta! Sei una bugiarda, Mezzosangue, non permetterti mai più di dire una cosa del genere!- rispose lui, mentre la sua voce assumeva un tono stridulo.
Inutile dire che la gente si era girata a guardarci, no?
-Io mi permetto eccome, Furetto dei miei stivali! E adesso, marche!- dissi indicando la strada con il dito indice.
-Smettila di darmi ordini, non sono il tuo elfo!- disse Malfoy mettendo i pacchetti per terra.
-Io non voglio un elfo! Io voglio un Malfoy docile e sottomesso e adesso cammina!-.
-Docile e sottomesso? Hermione?- disse una voce proveniente dalla folla attorno a noi.
-Oh, merda!- esclamai.
Mi girai con lentezza, sperando di ritardare il momento in cui i miei occhi avrebbero incrociato quelli dell'uomo che, scandalizzato, aveva posto la domanda.
Quando, con un sorriso simile a quello di Joker, mi voltai, incrociai un paio di occhi azzurri, una massa di capelli rosso fuoco e migliaia di lentiggini.
-Ron!- esclamai: -E... Lavanda- aggiunsi tra incredulità e delusione quando mi accorsi della persona la cui mano stingeva quella di Ron.
-Hermione, quando sei tornata? E soprattutto, domanda più importante, perché urli nel bel mezzo di Diagon Alley con Malfoy?-.
-Ron!- esclamai di nuovo questa volta più contenta, saltando al collo del mio amico.
-Hermione...- disse Ron senza fiato.
-Granger...- disse Draco, vedendo probabilemente Ron diventare blu.
-Hermione... non... respiro- tentò ancora Ron.
-Granger!- urlò Malfoy, facendomi saltare per aria.
Mi staccai da Ron come se mi fossi appena scottata e feci qualche passo indietro.
-Era ora, lo stavi uccidendo... non che non mi sarebbe dispiaciuto, intendiamoci, ma....- non completò mai, perché gli diedi una gomitata nelle costole, tanto forte da farlo piegare in due.
-Come stai, Ron?- dissi con un sorriso a trentadue denti mentre con la coda dell'occhio mi godevo Draco, finire per terra in posizione supina, nel tentativo di riprendere fiato.
-Ehm... ecco... io alla grande, tu? Perché sei con Malfoy? A proposito, credo che tu l'abbia fatto fuori- disse Ron.
-Oh, no, sta solo dando spettacolo, vero Furetto?!- dissi dandogli un leggero calcio nella gamba.
-Sei sin troppo violenta per i miei gusti, Granger- disse lui di rimando.
-Lo vedi? Sta dando spettacolo! Io non sono per niente violenta, vero, Ron?- chiesi sorridendo.
-Beh... veramente... certo, sei dolce e delicata e gentile- si corresse il rosso quando notò il mio sopracciglio alzato.
Io annuii soddisfatta, mentre Malfoy ancora si lamentava e Ron proseguì: -Ehm, Herm, ti ricordi di Lavanda?-.
-Certo, come dimenticarsela? È un piacere rivederti- dissi ironica.
L'ironia però non fu colta, infatti Lavanda rispose con un sorrido che andava da orecchio ad orecchio e mi rispose con voce allegra: -Adesso io e Ron stiamo insieme-.
-Fantastico...- dissi con poco entusiasmo, cercando di comprendere in che modo la sua risposta potesse essere attinente con quello che avevo detto io.
-Già...- disse Ron, imbarazzato.
-Che ne dite di andare in un posto più tranquillo, vorrei parlarti Ron- dissi cambiando argomento.
-Lui si fece serio e annuì, incamminandosi lungo la strada insieme a Lavanda.
Io scrollai Malfoy, con delicatezza stavolta e, quando si riprese, lo aiutai a rimettere insieme tutti i nostri acquisti, per poi seguire Ron e la bionda lungo la strada.

Pochi minuti dopo eravamo al Paiolo Magico, di fronte ad una tazza di the.
-Avevi detto che volevi parlarmi- esordì ad un certo punto Ron.
-Si, volevo chiederti aiuto. In realtà volevamo chiederti aiuto-.
Ron alzò un sopracciglio e io tentai di trovare le parole giuste per continuare: -Tra pochi giorni, ci saranno i processi ai Mangiamorte. Draco è stato citato in giudizio e io non voglio farlo finire dentro- dissi tutto d'un fiato.
Lavanda e Draco si voltarono verso di me, come se avessi appena manifestato l'intenzione di sposarmi con un troll e mi fissarono con gli occhi spalancati. Ron invece sputò tutto il the che stava bevendo su Draco, ma quest'ultimo non fece una mossa, continuava invece a guardarmi con la bocca spalancata.
-Cosa?!- urlarono tutti e tre in coro quando si ripresero.
-Siete strani- dissi con cognizione di causa.
-Hermione, tu hai appena... tu l'hai appena... tu... lui... e io... processo- disse Ron in preda a quella che sembrava essere una sincope.
-Ron, calamati e tu vai a pulirti, Malfoy!- ordinai.
Lui si alzò e, ancora sotto schoc, chiese al barista dove fosse il bagno, per ripulirsi.
-Hermione tu lo hai chiamato...-.
-Malfoy- dissi come fossi ovvio.
-No, tu lo hai chiamato Draco- disse Ron con gli occhi fuori dalle orbite.
-Oh, davvero? E avete fatto tutto questo casino per un nome?- dissi mostrandomi calma.
In realtà ero tutt'altro che calma: 'Come ti è venuto in mente di chiamarlo Draco?! Sei ammattita?!' stava urlando una voce nella mia testa.
Mi ritrovai ad ammettere che la voce aveva tutto tranne che torto. Ero impazzita. Completamente. Tutta colpa del furetto bastardo!
-U-u-u-un nome?! Sei impazzita?!- disse Ron in pieno attacco isterico.
-No. Perché dovrei? Comunque, lasciando perdere il nome, mi aiuterai? In fondo ha la nostra età e non ha ucciso nessuno. Harry ha detto che ci avrebbe aiutati e avrebbe testimoniato-.
-Harry ha detto cosa?!-.
Adesso Ron era andato del tutto, la notizia che il suo migliore amico avrebbe testimoniato a favore del suo peggior nemico gli aveva dato il colpo di grazia.
-Ron, calamati. Io lo aiuterò e lo farò con o senza di te. Voglio una risposta, prima che lui torni, non gli piace la compassione e gli piace ancor meno la pietà, quindi voglio sapere: mi, anzi, ci aiuterai?- dissi poggiando una mano sulla sua.
Ron guardò prima la sua ragazza, con occhi vacui, poi la mia mano sulla sua e infine me: -Non posso crederci... stai dalla parte di Draco Malfoy. Hermione, ti ha presa in giro per anni! Gli hai persino mollato un gancio destro sul naso e adesso lo difendi?-.
-Sapevo che lo avresti detto- dissi notando Draco che tornava: -Non importa, ce la caveremo da soli. Prendi le cose, Malfoy, ce ne andiamo- dissi appena il furetto fu a portata d'orecchio.
-Cosa?-.
-Ce ne andiamo, sei sordo, Malfoy?-.
-Da Draco sei passata a Malfoy?- disse ridacchiando.
-Se vuoi ti chiamo Dracucciolo.. io dico che ti conviene Malfoy. Che ne pensi?-.
-Hai perfettamente ragione, Mezzosangue- disse lui, mentre recuperava gli acquisti del giorno: -Farò tutto quello che vuoi, ma non chiamarmi... in quel modo. È orrendo-.
-Adesso ti riconosco. Su, forza... esci e fa attenzio...- iniziai.
Un tonfo sordo e pacchi ovunque.
-... ne al gradino. Oh, poveri noi!- dissi io, aiutandolo a rialzarsi.
-Hermione!- esclamò Ron.
-Sei tutto intero, Malfoy? Si? Bene, raccogli i pacchetti, torno subito- dissi rientrando.
-Vi aiuterò- disse Ron appena gli fui vicina.
-Cosa ti ha fatto cambiare idea?-.
-Lui: me lo ricordavo stupido, ma non così tanto. In queste condizioni non potrebbe fare del male a nessuno, neanche volendo-.
-Grazie, Ron- dissi sorridendo, felice.
Lo abbracciai e appena Draco ebbe finito di raccogliere tutto, salutai con un cenno della mano ed un sorriso Ron e Smaterializzai me e Malfoy, nella Londra Babbana.













Sono tornataaaaaa!!! :DDDD
Prima di mettere mano alle pietre, ai forconi e alle torce, vi ricordo che sono troppo giovane e bella per morire... la modestia è andata a farsi benedire, ma comunque...
Passando alle scuse: quant'è che aspettate? Una settimana e mezza? Due? Lo so, sono imperdonabile, ma in mia difesa posso dire che i miei professori si divertono a vedere soffrire me e i miei compagni, quindi non ho avuto il tempo né per guardarmi allo specchio (... a proposito di modestia), né per respirare, né per aggiornare.
Quindi, confidando nel vosto perdono e nel fatto che questo capitolo vi sia piaciuto, vi lascio e aspetto i vostri commenti,
Juliet :D

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Capitolo 15
*** Affrontiamo un dramma per volta. Atto 3: Ginny ***


Affrontiamo un dramma per volta. Atto 3: Ginny.


-No, fammi capire bene... mi ha dato dello stupido?- chiese Draco per la centesima volta.
-Si, Malfoy, ti ha dato dello stupido- risposi io, ancora una volta.
-Quindi mi considera uno stupido. Weasley mi considera stupido- affermò.
-Esatto-.
-Cioè io sarei stupido?-.
-Precisamente-.
Stavamo andando avanti così da mezz'ora, più o meno, ed ancora non si vedeva l'ombra di una conclusione in quella discussione senza senso.
-Come può Weasley avermi dato dello stupido?- sbottò ancora.
Io sbuffai: -Te l'ho ripetuto dodici volte, Malfoy: quando non hai visto lo scalino e sei caduto, buttando a terra tutte cose, devi averlo mosso a compassione, che vuoi che ti dica?-.
-Ma io non sono stupido, Granger, quello scalino non c'è mai stato!-.
-Stai scherzando? Credi che lo abbiano messo apposta per far cadere te? Anche quando sei entrato nel locale c'era e lo hai salito e visto senza alcun problema. Semplicemente, non te lo sei ricordato e, a questo, ti ho dato anche una spiegazione logica: la vecchiaia. Arrenditi, sei fregato- dissi con un'alzata di spalle.
-Io non sono vecchio, donna! E ti dico che quello scalino non c'era mai stato!- riprese lui.
-Lo sai che ti dico, Malfoy?- dissi alzandomi dal divano su cui ero sdraiata: -Ho deciso di conservare quel poco di dignità che è sopravvissuta a questa sconclusionata discussione, quindi adesso andrò a farmi un thé e, se mi segui, guai a te se esci di nuovo questo discorso-.
-Ok, ok. La smetto. Abbiamo altri felici incontri da fare? O altra gente ‘compassionevole’ da convincere?- chiese lui sedendosi su uno sgabello, del banco in marmo in cucina.
-Ehm... no, non credo. Credo sia superfluo parlare con tutti i Weasley,- dissi ignorando il brivido di freddo che aveva scosso Draco: -Ma io vado a parlare comunque con Ginny di questa cosa, in fondo è la mia migliore amica-.
-La Piattola Weasley? Vai da sola, giusto? Quella sarebbe capace di farmi a pezzi, se non dovessi riuscire a convincerla della mia buona fede- ribatté lui, guardandomi serio.
-Si, andrei da sola e comunque Ginny, non ti farebbe del male, lei si sa controllare!- risposi con convinzione.
 
-CHE COSA?!-.
'Alla faccia! Immagina se non sapeva controllarsi!' pensai, al ricordo della conversazione avvenuta con Malfoy.
L’urlo disumano di Ginny fece tremare le pareti del locale in cui ci eravamo date appuntamento per pranzare insieme.
-Non urlare, o questo posto ci crollerà addosso!- la ripresi tranquilla.
-No, fammi capire bene: tu hai passato circa due mesi con Malfoy, in Australia. Siete usciti qualche volta...-.
-Per passare un po’ di tempo, non per altro- la interruppi io per puntualizzare.
-Ok, si va bene, come ti pare!- mi liquidò così in fretta che feci fatica a capirla: -Quindi, siete usciti e siete andati, se ho capito bene, al circo, al ristorante e in un museo. Poi ti ha vista mezza nuda, mentre cercavi dei vestiti da metterti, si è infilato circa tre volte in camera tua, ti ha vista di nuovo mezza nuda quando ha aperto la porta del tuo bagno e tanto altro. Siete andati a mare insieme e gli hai fatto fare il bagno nel latte, sei stata arrestata e scagionata e poi siete tornati qui perché lui ha il processo e adesso vivete praticamente insieme perché casa sua è sotto sequestro. Avete inoltre incontrato Harry, Ron e quella decerebrata di Lavanda. Tutto questo in meno di...- si fece un rapido calcolo con le dita: -Tre mesi?- disse concedendosi di riprendere fiato.
-Ammettiamolo, Ginny: hai il dono della sintesi, tu- dissi seria.
Alla sua occhiata terrificante, mi affrettai ad aggiungere un flebile ‘si hai ragione’ a mezza voce, aspettando che la mia migliore amica si riprendesse dallo schoc.
-Wow- fu tutto quello che riuscì a dire.
-Solo ‘wow’? Mi aspettavo un ‘che cacchio ti sei fumata, Hermione?’ oppure un ‘dove è finito il tuo cervello? Non ti ha detto che non si fraternizza con i Malfoy?’- dissi tentando di imitare la sua voce.
-Non sei per niente divertente. Avresti dovuto dirmelo che ti piace Malfoy!-.
-CHE COSA?!-.
Questa volta fui io ad urlare.
-Sei pazza? Potrebbe crollarci il tetto addosso se urli cosi, Herm!- disse lei imitando le parole che qualche minuto prima avevo usato io stessa.
-Smettila Gin. A me non piace Malfoy. Chiaro?-.
-Siete stati praticamente tre mesi insieme. Adesso vivete insieme. Cosa ti costa ammetterlo con me? Andiamo, per quanto mi faccia ribrezzo l’idea di te avvinghiata passionalmente al Furetto, non è poi così impensabile, dopo quello che mi hai raccontato- disse lei facendomi arrossire di brutto.
-Ascoltami bene: l’unica cosa che c’è stata finora tra me e D... Malfoy- dissi correggendomi in fretta: -È stato uno stupido bacio in aeroporto. E non per i motivi che credi tu- conclusi anticipandola.
-E spiegami allora: perché tu e D... Malfoy vi sareste baciati?- disse con espressione furba.
A quel punto la parola ‘SGAMATA’ cominciò a lampeggiarmi in testa come l’insegna di uno scadente Night Club.
Mi schiarii quindi la voce, cercando di darmi un certo contegno: -Un incidente...- tentai di mentire.
Alla sua occhiata scettica, sospirai e mi arresi: avrei dovuto dire la verità se non avevo voglia di essere Schiantata su due piedi e sottoposta al Veritaserum.
-All’aeroporto... beh, lì c’era la guardia di sicurezza che... era una donna, ok? E quando è passato per il controllo sotto il metal detector, quella trappola ha suonato, probabilmente l’idiota aveva dimenticato qualche monetina in tasca, e allora la guardia di sicurezza aveva l’obbligo di perquisirlo, ma questa donna lo tastava dappertutto e quindi...-.
-… Tu ti sei ingelosita e lo hai baciato per far vedere all’arpia di che pasta sei fatta. Ben fatto, Herm! Sei stata grandiosa!- disse sorridente Ginny.
-No, no, ma che hai capito? Io gli ho urlato... beh, c’è una storia dietro che non sto qui a raccontarti, devi sapere solo che un giorno per colpa di un idiota dell’albergo in cui alloggiavo, mi sono inventata la scusa che io e il Furetto stavamo per sposarci, quindi all’aeroporto, mentre quella lo tastava, l’ho chiamato, dicendo che avevamo un matrimonio da organizzare e lei lo ha lasciato andare; ma siccome dopo, non convinta, quella continuava a guardarci, lui mi ha baciata-.
Alla fine del mio breve e alquanto confuso racconto, Ginny era rimasta un attimo spiazzata, non so esattamente il motivo, ma credevo fosse per il fatto che a baciarmi fosse stato Draco.
Poi si riprese e disse: -Questo cambia tutte cose-.
Pensierosa prese la borsa, poggiata vicino la sedia e lentamente si alzò, avviandosi verso l’uscita del locale.
Io, più confusa che persuasa, pagai in fretta il conto e mi catapultai praticamente fuori dal locale alla ricerca della mia amica.
La avvistai un secondo dopo aver messo piede fuori dalla porta: -Ce ne hai messo di tempo! Andiamo, ti devo rendere parzialmente attraente!- mi urlò appena mi vide.
Mi afferrò per un braccio e cominciò a marciare per Diagon Alley, in direzione nord.
-Ginny, che significa la frase ‘questo cambia tutte cose’? E poi perché mi hai lasciata dentro da sola, andandotene? E domanda più importante: dove diavolo mi stai portando?- dissi trattenendomi dal gemere per il dolore.
Ginny poteva sembrare anche fragile e piccola, ma in realtà aveva la forza di un carro armato. E adesso questo carro armato mi stava trascinando verso una meta sconosciuta.
-Alla prima domanda posso risponderti che adesso lui deve innamorarsi di te, tu sei già andata; alla seconda domanda ti rispondo dicendoti che è un buon metodo per far pagare gli altri al ristorante. Qualche volta funziona così anche con Harry. La terza domanda si ricollega con la prima: dobbiamo renderti attraente, Herm, quindi quale posto migliore di una BF?-.
-BF? Best Friend? Che ti sei fumata, Gin?-.
-Intendevo Beauty Farm, stupida! Dopo un paio di trattamenti, uscirai come nuova. Cominciamo da quelle sopracciglia-cespuglio che hai-.
-Beh, devo dire che sei davvero gentile, Ginny!-.
-Grazie, Hermione, finalmente te ne sei accorta!- disse lei con un bel sorriso stampato in faccia.
-Ero sarcastica!- puntualizzai.
-Lo so. Ho sorriso perché dandomi della gentile in modo sarcastico, in effetti hai solo ammesso che sono realista. Quella delle tue sopracciglia-cespuglio è una verità incontestabile-.
-Cosa?!- chiesi confusa.
-Uffa! Ti facevano intelligente una volta. La presenza costante del Furetto ti ha danneggiato i neuroni... oppure è l’amore! Si, deve essere questo. Non puoi più nasconderlo-.
-Io non ho niente da nascondere! Non sono innamorata di Malfoy! Mettitelo bene in testa, Ginny, non voglio ripeterlo più-.
-Tranquilla la prossima volta che uscirà di nuovo questo argomento, il Furetto deficiente ti avrà chiesto davvero di sposarlo, tu avrai detto 's'i e a quest’ora staremo organizzando un vero matrimonio-.
A quel tempo non sapevo ancora quanta ragione avrebbe avuto, quindi le lanciai un’occhiata scettica e dissi: -Ma davvero?-.
-Certo, fidati della Zia Gin. E tutto questo sai come faccio a saperlo?-.
-Perché sei un Veggente e non me lo hai mai detto?-.
-No, perché questo posto ti cambierà dal bianco al nero!- esclamò contenta, indicandomi con un ampio movimento del braccio il posto davanti al quale eravamo.
Quello di fronte a cui mi trovavo era un enorme palazzo di tre piani, con quattro balconcini per ognuno di essi.
La scritta che stava ad altezza d’uomo diceva ‘Magic Kess’. Quando entrammo, fummo accolte da una hall, simile a quella di un hotel a cinque stelle.
Due divanetti e due poltrone in pelle nera, circondavano un tavolinetto in legno di ebano, facendo da contrasto con il pavimento, bianco e lucidissimo.
Mentre a destra la scena era dominata da questa piccola ‘sala d’attesa’, a sinistra la scena era ben diversa: un mobile bar, anche questo in legno di ebano e con alcuni inserti in acciaio, spiccava per la sua grandezza e per la sua posizione.
Era infatti al centro della parte sinistra della hall ed era perfettamente circolare. Dietro questo, un ragazzo di colore, con una maglietta bianca attillata e muscoli a volontà in vista, faceva roteare le bottiglie in aria, come se non contenessero niente e poi versava i drink alle signore sedute sugli alti sgabelli in pelle nera.
Il banco della reception, che stava invece al centro della scena, era anche questo in ebano, ma non aveva nessun tipo di inserto in acciaio.
Io e Ginny ci avvicinammo velocemente, il che vuol dire che lei, arpionatomi il braccio per la seconda volta, mi aveva trascinata davanti ad una ragazza di circa venticinque anni che ci accolse con un sorriso con un sorriso gentile.
Mentre Ginny avanzava le sue richieste, o pretese che dir si voglia, io notai l’arredamento del tutto asettico dell’intera hall. A parte il gran figo al bar e alcune clienti sulle poltroncine, la hall era del tutto vuota, sia per quanto riguardava le persone, sia per i quadri o per le decorazioni.
-Allora, Herm, sei pronta? Io passo a prenderti tra due ore. Mi raccomando, rilassati e non pensare troppo a Malfoy! Ciao!- disse mentre andava via.
-Ma, Gin... cosa...?-.
-Allora, signorina Granger, è pronta?- disse sorridente la ragazza della reception.
-Pronta per cosa esattamente?- dissi deglutendo rumorosamente.
-Al trattamento completo, ovvio: ceretta completa, massaggio completo, sauna, bagni di fango, bagni nel latte, idromassaggio, doccia emozionale, bagno turco e lettini riscaldati. Allora è pronta?-.
Il mio colorito, che alla parola ‘ceretta’ aveva lasciato il viso e che per tutto il resto della frase non era tornato, poteva definirsi adesso tendente al violetto, dato che avevo smesso di respirare e la mancanza d’aria aveva alterato il mio colore naturale.
Guardai per l’ultima volta, l’hotel a cinque stelle che avevo intorno e la domanda sorse spontanea: -Quanto mi verrà a costare tutto questo?-.
-Circa cinquecento galeoni- disse sempre sorridente la ragazza.
-Per le mutande di Godric!-.
-Andiamo, signorina Granger, le assicuro che non vorrà più andare a casa dopo due ore passate qui- disse la ragazza incamminandosi.
-Lo spero- mormorai io tenendole dietro.












Indovinate un po'? Sono in ritardo! Di più di una settimana.
Prima di impalarmi per potermi fare cuocere come un pollo allo spiedo, devo spiegarvi il perché di questo ritardo oltre misura.
Compiti a casa, compiti in classe, malattia. Ho detto tutto. Adesso sto scrivendo dato che sono di nuovo malata e i miei sensi di colpa mi hanno quasi schiacciata quando ho acceso il computer e visto l'ultima data di aggiornamento di questa storia.
Quindi eccomi qui a pregarvi di risparmiarvi la vita e a sperare che questo capitolo vi sia piaciuto.
Come sempre aspetto le vostre recensioni, anche se non me le merito affatto, alle quali provvederò a rispondere velocissimamente.
Vi lascio quindi alla scrittura della recensione, un enorme bacione,
Juliet.

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Capitolo 16
*** Il piano di Ginny ***


Il piano di Ginny.



Le due estenuanti ore passate alla beauty farm furono le più lunghe di tutta la mia vita. E lo dice una che ha trascorso un anno da latitante in una tenda da campeggio.
Il momento più orribile e terrificante, fu proprio il momento della ceretta.
Quando la ragazza mi aveva avvertita che avrei fatto “ceretta completa”, credevo intendesse che avrebbero estirpato gli alberelli cresciuti sulle mie gambe, non anche quelli dell’inguine, dei piedi, delle braccia, delle ascelle delle sopracciglia e anche i baffetti. Non fraintendetemi, in molti posti peli neanche ne avevo (nei piedi e nelle ascelle per esempio) ma per il gusto sadico di vedermi soffrire, quella stronza mi aveva tirato via anche la pelle.
Fu altrettanto terrificante quando, dato che non stavo ferma, mi disse “facciamo un gioco, signorina Granger”, legandomi con un incantesimo al lettino.
Quando la sessione dell’orrore finì, la donna, che in seguito scoprii essere la proprietaria, mi portò in una saletta per i massaggi e mi disse di attendere Miguel.
Cinque minuti dopo, un superfigo da paura, che suppongo avesse dei muscoli pompati anche nelle orecchie, entrò con disinvoltura e in un inglese perfetto, mi disse che potevo stendermi sul lettino. Quando mi resi conto di essere nuda e che il tipo non accennava a girarsi, arrossii impietosamente e lui, capito il mio imbarazzo, mi disse “sono gay”.
In quel momento avrei tanto voluto urlare un “chi se ne frega!” o un “girati lo stesso, cretino!”, ma la parte più razionale del mio cervello non me lo permise e la parte più audace ordinò al resto del corpo di lasciare andare il maledetto accappatoio e di “non fare la femminuccia!”. A quel punto era chiaro che il mio amatissimo cervello aveva fatto le valigie ed era andato alla ricerca di luoghi sconosciuti.
“Speriamo che almeno lui si stia divertendo” pensai rassegnata.
Fatto sta che mi spogliai e mi stesi il più in fretta possibile sul lettino.
Inutile a dirlo, Miguel aveva le mani d’oro, tutto il tempo passato con lui fu un vero piacere; vi dirò di più: fu così piacevole da farmi dimenticare la maledetta ceretta.
Quando finimmo mi sentivo come se fino a quel momento fossi stata su un altro pianeta, sul quale tutte le preoccupazioni della vita, come Malfoy, il conto di cinquecento galeoni, Malfoy, Ginny e le sue stramberie, Malfoy, il processo, (l’ho già detto Malfoy?) fossero scomparsi.
Se Miguel fu la parte più rilassante di tutto, quella più stramba di sicuro fu la doccia emozionale.
Per quelli che non lo sanno, come me del resto quando mi dissero “la prossima tappa è la doccia emozionale”, è una doccia appunto che attraverso degli odori e dei colori ben studiati, riesce a farti credere di trovarti in un altro luogo. Vengo e mi spiego: è come se all’inizio foste nella vasca da bagno di casa vostra, con l’acqua calda che vi accarezza e dopo, in meno di un secondo, foste sotto un temporale, o sotto una cascata.
La cosa terribile per quanto mi riguarda fu il repentino cambio di temperatura, come se stessi facendo una doccia scozzese. Quel maledetto aggeggio passava dal gelo più totale ad un caldo capace di toglierti il fiato in meno di un attimo.
Beh, in ogni caso, quando uscii da quel posto, dopo aver alleggerito il mio conto alla Gringott ovviamente, trovai Ginny fuori ad aspettarmi.
-Herm! Sembri ringiovanita- mi disse venendomi incontro.
-Già. E sono anche parecchio più leggera…- borbottai a mezza voce.
Lei fece finta di non sentirmi e mi disse: -Andiamo, non ho ancora finito con te-.
Mi prese il braccio, mettendoci la forza di un troll e poi girò Smaterializzando entrambe, nel cortile della Tana.
-Mia madre non vede l’ora di vederti, Ron le ha raccontato che vi siete incontrati- mi comunicò continuando a trascinarmi.
-Ok, ma adesso puoi anche smettere di macinarmi il braccio, Ginny- dissi reprimendo un gemito di dolore.
Lei mi ignorò e poi, con poca delicatezza, mi spinse dentro casa.
Appena entrai vidi Molly che, con un sorriso a trentadue denti sul viso, si stava avvicinando a noi.
La donna fece per aprir bocca, ma Ginny glielo impedì: -Non ho tempo da perdere, mamma, la saluterai dopo-.
Detto questo, Ginny aumentò la presa sul mio braccio e mi trascinò di peso su per le scale, fino ad arrivare in camera sua.
Chiuse la porta con un colpo di tallone e mi spinse malamente sul suo letto. Poi cominciò a rovistare in tutti i cassetti dell’armadio, il cui contenuto man mano finiva in un mucchio sul pavimento, ripetendo “Ma dove l’ho messa? Eppure era qui! O forse…” per poi passare ad un altro cassetto e buttare all’aria anche quello, ripetendo la stessa frase.
Andò avanti così per due minuti buoni, mentre io tentavo di farmi notare il meno possibile, impaurita da un altro attacco di pazzia della mia migliore amica.
Alla fine, quando ebbe buttato all’aria tutti i cassetti, si girò verso di me, con sguardo severo e mi disse: -Che ore sono?-.
-Le sei meno venti, Ginny… anzi, dovrei tornare a casa, Malfoy non mangia se nessuno prepara, non sa cucinare… ci vediamo un altro giorno, eh?- dissi avviandomi verso la porta.
-Ferma lì, signorina. Non preoccuparti per il Furetto, ci ho già pensato io a lui- poi sbuffò come una locomotiva a vapore: -Facciamo così…- disse prima di afferrarmi per la manica della maglia e tirarmi fuori dalla stanza.
Marciò fino al bagno ed aprì la porta. Poi mi ci spinse dentro, come fossi una bambola di dimensioni umane e, prima di chiudere la porta, urlò: -Ci siamo io ed Hermione in bagno! Se qualcuno prova ad entrare, gli strappo le budella!-.
Poi sbatté violentemente la porta e si voltò a fissarmi.
-Ginny, mi sembri un po’… agitata, perché non ti calmi… anzi, siediti qui, così respiri un attimo e ti rilassi- tentai cauta.
-Rilassarmi?! Sei impazzita? Ho solo un’ora e venti minuti per renderti presentabile! E siamo ancora in mezzo ad una strada. Forza che non ho tempo da perdere, in ginocchio davanti alla vasca, devi lavarti i capelli-.
-Che cosa? E perché mai?- chiesi stupita.
-Perché lo dico io- disse categorica: -E adesso muoviti- riprese con un cipiglio assassino.
-Sissignora- squittii impaurita.
In pochi minuti aveva finito di lavarmeli e di asciugarli.
-Ginny, mi spieghi perché hai montato un salone da parrucchiere nel tuo bagno solo per me?- chiesi scettica, quando la vidi posizionarsi dietro di me armata di bacchetta, forcine ed elastici.
-Sta zitta, te lo spiego dopo, adesso devo concentrarmi- disse liquidandomi.
Io la osservai perplessa attraverso lo specchio e lei di rimando mi sorrise in modo estremamente inquietante.
La vidi prendere poi una quantità immensa di Tricopozione Lisciariccio e spiaccicarmela sui capelli.
Prese poi a spalmare e a massaggiarla su tutti i capelli. Quando ebbe finito i miei capelli erano lisci e morbidi, come non erano mai stati.
-Bene! E adesso mi serve questa- disse prendendo una vecchia federa.
Io alzai un sopracciglio e cominciai a credere seriamente che ormai Ginny fosse completamente impazzita.
-Diffindo!- esclamò contro la federa.
Questa si tagliuzzò in circa cinquanta rettangoli lunghi e stretti, che Ginny raccolse e fece levitare vicino a sé.
Poi prese i miei capelli e, quando li ebbe divisi in ciocche, cominciò ad avvolgerli attorno al tessuto.
-Ginny, a cosa dovrebbe portare tutto questo?- chiesi indicando il suo lavoro già svolto per metà.
-Oh, tranquilla, Herm, sei in ottime mani! Vedrai come sarai bella quando avrò finito con te- disse ghignando.
Sconfitta, abbassai la testa e le lasciai terminare il lavoro.
Non ci mise più di due minuti e quando ebbe finito assomigliavo più ad una cretina che ad una bella ragazza poi mi trascinò di nuovo in camera sua e, prima di chiudere la porta, urlò nuovamente: -Il bagno è libero!-.
Prima che la porta sbattesse violentemente, sentii una voce, che a giudicare dal timbro sembrava quella di Arthur che diceva “oh, finalmente! Non ce la facevo più!”.
Poi Ginny si girò verso di me e disse: -Adesso devi vestirti: ecco tieni, sono passata a comprarlo mentre tu eri alla beauty farm. Prima che tu dica qualcosa: ho speso i tuoi risparmi. Peccato, avevi un bel gruzzoletto da parte. Mettitelo e vediamo come ti sta- disse lanciandomi un vestito.
Io guardai dubbiosa il vestito che Ginny mi aveva lanciato addosso e poi dissi: -Non ti sembra un po’ troppo per andare a salutare tua madre?-.
La mia voce tradiva la speranza che tutto quello che Ginny stava facendo fosse davvero per andare a salutare sua madre… che povera illusa.
Lei infatti rise di gusto e ribadì il concetto di “mettitelo o ti stacco la testa” con un semplice gesto della mano. Poi si girò e ricominciò a buttare in aria i vestiti finiti poco prima sul pavimento.
Così rassegnata e molto lentamente, mi svestii e misi quel vestito rosso fuoco che adesso sembrava quasi minacciarmi, per come aveva fatto Ginny qualche secondo prima.
“Hai anche le allucinazioni adesso, Herm, fatti controllare!” pensai tra me e me.
Quando riuscii finalmente a far salire la cerniera sulla schiena, tramite qualche piccola contorsione, mi avvicinai allo specchio e valutai i pro e i contro di una possibile capatina fuori casa con quel vestito addosso.
Contro:
#1. Mi sarei presa una bronco-polmonite.
#2. Ogni uomo dai sedici ai venticinque anni, mi avrebbe guardata come un dolce pronto per essere mangiato.
#3. Sarei potuta morire dalla vergogna.
Pro:
#1. Nessun pro.
Quando sentii la porta aprirsi dissi: -Spero tu stia scherzando, Gin, perché non uscirò mai con una cosa del genere addosso-.
-Peccato, perché ti sta bene e io ti ci obbligo. Sei con le spalle al muro, Hermione- disse lei alzando le spalle.
-Mi spieghi almeno il motivo di tutta questa manfrina?-.
-Lo vedrai, abbi solo un po’ di pazienza. Adesso metti queste. Ho comprato anche queste usando i tuoi risparmi-.
Mi passò quindi un paio di scarpe col tacco, color panna, con rifiniture dorate e tacco gioiello.
-Ma che ti sei fumata? Questo tacco misurerà ad occhio e croce otto centimetri! Rischio di rompermi l’osso del collo! Gli unici tacchi che ho mai portato sono stati quelli al Ballo del Ceppo ed erano alti quattro! No, Gin, io non li metto-.
-E invece si, stasera sembra tu stia remando contro di me e non mi piace. Metti quelle scarpe, Hermione, e non farmelo ripetere- disse lei categorica.
Per un po’ sostenni il suo sguardo, poi sfoderò la posa da Molly Weasley, versione “incazzatura fresca” e cedetti.
-Bene e adesso vieni qui, ho trovato quello che cercavo- disse mettendo sul tavolo una valigetta metallizzata.
Con qualche difficoltà, arrivai sino al tavolo e alla sedia che mi indicava e mi sedetti. Lei aprì la valigetta e mi ordinò di chiudere gli occhi e rilassarmi.
-Vuoi mettermi quella roba in faccia, vero? Ginny, vacci piano con il trucco, ti scongiuro!- implorai.
-Sta tranquilla, non si vedrà nemmeno, te lo giuro e adesso rilassati. Ci pensa la tua Ginny a renderti uno schianto!- disse gasata.
Io deglutii e rassegnata chiusi gli occhi, arrendendomi a quello che Ginny avrebbe fatto nonostante le mie ritrosie.
 
Ci mise circa quindici minuti pieni per finire il suo lavoro, durante i quali borbottava “siamo in ritardo” o “non ce la farò mai a finire in tempo” o “dovevamo iniziare prima”.
Quando finì e mi diede il permesso di guardarmi allo specchio, dovetti ammettere che il tutto non era male, anzi ero… bella. A parte per i capelli, ancora legati alla stoffa.
Quando lo feci notare a Ginny lei si diede una manata sulla fronte e si affrettò a scioglierli.
Il risultato erano dei ricci ordinati e composti, che mi cadevano morbidi sulle spalle.
-Allora? Che te pare? Non ho fatto il miglior lavoro che tu abbia mai visto?- chiese soddisfatta di se stessa.
-Si, sei stata fantastica Gin… ma ancora non capisco il perché tu lo abbia fatto- le ricordai.
Lei per tutta risposta mi afferrò per il braccio e ci Materializzò davanti a casa mia.
-Perché stasera uscirai con lui- rispose come fosse una cosa ovvia.
Io, che non volevo credere alle mie orecchie, chiesi deglutendo: -Lui chi?-.
In quel momento, un Malfoy, vestito di tutto punto, apriva la porta di casa, fissandomi con incredulità.
-Divertitevi ragazzi!- esclamò Ginny prima di Smaterializzarsi.
-Me la pagherà cara- borbottammo io e Draco contemporaneamente, fissando il punto in cui era sparita Ginny.
 











Ed eccomi tornata con un capitolo lungo quanto Nagini!
Come va bella gente? A me così così: a scuola ci hanno ammoniti perché non ci siamo presentati in massa al compito di filosofia (voi avete mai fatto compito di filosofia? o.o).
Io non ci sono andata perché la bastarda mi mette sempre 4... lei sarà quella che soffrirà di più dopo la fine del mondo in programma per stasera (so che era stamattina, ma io continuo a sperarci... stupidi Maya che mi illudono).
Comunque mettendo da parte i miei "problemi", spero che il capitolo vi sia piaciuto, che recensirete e che passerete un bel Natale e un bel Capodanno.
Adesso scrivete la mia recensione che devo morire felice <3.
Un bacio enorme,
Juliet :DD

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Capitolo 17
*** Ho un appuntamento con Draco Malfoy... porca Morgana! ***


Ho un appuntamento con Draco Malfoy... porca Morgana!




-Ok, Malfoy, io non piaccio a te e tu non piaci a me, ma questo non ci impedisce di passare comunque una serata carina, no?- dissi speranzosa.
-Ma tu mi piaci, Granger… no, non fraintendermi,- si corresse lui, quando notò il mio sopracciglio alzato: -Io intendo nel senso che non mi fai schifo… cioè, volevo dire, non sei il massimo, ma sei il meglio a cui posso aspirare al momento… nel senso che… non sto andando bene, vero?- terminò lui, rosso come un pomodoro.
-No, non stai andando per niente bene… e comunque ho capito quello che intendi, o almeno credo…- risposi perplessa.
-Che si fa?-.
“Bella domanda” pensai.
-Potremmo comunque provare ad andare a cenare, in fondo, lo avremmo fatto comunque anche se non in un ristorante, giusto?- proposi io.
-Giusto! E magari poi andiamo a prendere un gelato? È così che si dice, giusto?-.
-Giusto. Così elimineremmo il sapore della cena, in caso non fosse buona-.
-Ottimo… una domanda: come ci arriviamo al ristorante?-.
-Beh, ci puoi Smaterializzare-.
-No, non posso. Il tornado rosso che tu chiami “amica” si è presentata qui dicendo che le avevi parlato di me e che ti ero sembrato triste (a proposito, se questa parte della storia è vera, ci tengo a puntualizzare che non sono per niente triste o depresso, Granger) e che quindi, dato che ormai la guerra è finita e dobbiamo darci una mano a vicenda e visto che una sua amica voleva uscire con me (se volevi uscire con me potevi semplicemente dirlo, Mezzosangue), aveva prenotato una cena per due in un ristorante qui vicino che si chiama… beh il nome non me lo ricordo. Fatto sta che io il posto non l’ho mai visto e quindi non posso Smaterializzarmi. Tu lo conosci?-.
-Se tu ti ricordassi il nome, potrei anche provare a capire che posto è, ma dato che sei senza testa… mando un gufo a Ginny- dissi cominciando a salire le scale.
Andai in camera mia e presi la carta da lettere e brevemente scrissi a Ginny, dicendo che né io, né Draco sapevamo dove fosse il locale. Liberai Oscar, la mia nuova mascotte dopo Grattastinchi, e gli affidai la pergamena.
Oscar prese il volo e tornò dieci minuti dopo, durante i quali io e Malfoy avevamo evitato anche di guardarci in faccia, con la risposta di Ginny.
 
Si chiama “Wallflower Street”, me lo hanno consigliato. Divertitevi,
Ginny.
 
-Aspetta… Wallflower... ma si! Me lo ricordo! Prendi il mio braccio, Malfoy!- dissi scattando in piedi e tendendo il braccio a Draco.
Lui esitante mise la mano sul mio braccio e poi, dopo il normale senso di soffocamento, ci ritrovammo davanti ad un ristorante non troppo lussuoso, ma elegante.
-Quindi sarebbe questo?- chiese Draco.
-Si, Ginny ha scritto così-.
-Beh, se è giusto dovrebbe esserci una prenotazione a mio nome-.
-Proviamo, allora-.
Entrammo velocemente nel locale e ci dirigemmo verso la postazione del maître.
-Buonasera, i signori desiderano?- chiese l’uomo.
Era un uomo sulla sessantina, alto e slanciato. I capelli erano grigi, ma molto curati ed ordinati, gli occhi, dietro gli occhiali rettangolari, erano marroni. Era vestito in smoking e portava delle scarpe nere tirate a lucido.
Sembrava un tipo molto professionale, anche nel modo di parlare. Non scambiammo molte battute con lui, ma il suo modo di porsi era ricercato e molto sobrio, nonostante l’eleganza.
-Abbiamo una prenotazione, a nome Malfoy- disse Draco.
-Oh, si. Un tavolo per due. Prego, seguitemi, signori- disse l’uomo uscendo da dietro la sua postazione.
Noi lo seguimmo, guardandoci un po’ intorno. Malfoy non sembrava molto colpito dall’eleganza dell’ambiente, probabilmente era abituato a posti del genere, io invece sembravo un pesce fuor d’acqua e, con la bocca aperta, ammiravo tutto quello che la vista offriva.
La sala era illuminata da una luce soffusa, che faceva risultare l’ambiente intimo e confortevole. Proprio davanti a noi, su un piccolo palco, un pianoforte nero a coda dava un bello spettacolo di sé.
-Prego, signori- disse l’uomo, fermandosi davanti ad un tavolo apparecchiato per due.
-Grazie- disse Draco, congedando poi il maître, non prima che questo potesse lasciare i menù.
Fece il giro del tavolo e mi spostò la sedia per farmi sedere.
-Wow, non credevo potessi essere così cavaliere- dissi prendendolo in giro.
-Non credevo conoscessi così poche cose di me, Granger… eppure tu conosci sempre tutto di tutto e tutti- rispose lui con lo stesso tono.
-Touché- ribattei prendendo il tovagliolo e posizionandolo sulle gambe.
Passarono alcuni istanti di silenzio, durante i quali lui continuò a studiare l’ambiente e io presi a studiare la sua espressione. Ad un certo punto si voltò di nuovo nella mia direzione e notò che stavo osservandolo.
-Che c’è?- chiese: -Ho qualcosa che non va?- proseguì prendendo un cucchiaio e guardando il suo riflesso.
Io risi della sua vanità e risposi: -No, Malfoy, sei apposto… mi stavo chiedendo solo come mai non hai una ragazza-.
-Che significa?- disse lui, preso in contropiede.
-Intendo, sei bel… piacevole come persona, non capisco come mai tu non abbia una relazione fissa- spiegai.
-Non sono il tipo da relazioni fisse- rispose guardando la rosa che stava al centro del tavolo: -O forse non ho ancora incontrato quella giusta- continuò alzando poi lo sguardo su di me.
Io arrossii impietosamente, immaginandomi in una relazione con lui.
“Impossibile” disse una parte di me, paragonabile all’angelo che appare sulle spalle della gente. “Lui è Malfoy”.
“Si, ma il bacio di Malfoy, all’aeroporto, ti è piaciuto, ammettilo!” ed ecco che il diavolo appare puntuale sull’altra spalla.
“Hermione è una ragazza ragionevole, non si farebbe coinvolgere per così poco” disse l’angelo.
-Sparisci, angelo, il diavolo ha vinto- borbottai, scuotendo leggermente la testa.
-Come?- chiese Draco.
-Cosa?- risposi io, facendo finta di nulla.
-Hai detto qualcosa-.
-No, non è vero- dissi velocemente.
-Stai migliorando, Granger-.
-Eh?- chiesi confusa.
-A dire le bugie, ma io sono sin troppo bravo per te, non puoi fregarmi- disse.
Io feci una smorfia e non risposi.
Il cameriere arrivò un secondo dopo, per prendere le nostre ordinazioni, ma prima che potessi anche sollevare il menù, Draco chiese: -Tu mangi di tutto, giusto?-.
-Ehm, si… perché?- chiesi confusa.
-Mangeremo pesce. Dica allo chef di sorprenderci. Da bere una bottiglia di vino, che vada bene con il pesce però-.
Il cameriere annuì brevemente e poi si congedò, portando con sé i menù.
-“Dica allo chef di sorprenderci?”. Non siamo ad uno spettacolo di magia- chiesi ridendo.
-Voglio vedere come se la cavano i Babbani con la cucina, quindi cosa c’è di meglio di una sorpresa, Granger? E poi, magari è qualcosa di nuovo, che non ho mai provato e avrò l’occasione di fare un’esperienza nuova- rispose sogghignando.
-Perché ghigni sempre? Cioè, voglio dire- dissi quando lui alzò un sopracciglio: -Quando sorridi sei più bello e più sopportabile, di sicuro- continuai senza pensare a quello che avevo detto: -quindi perché ghigni?-.
-Che hai detto?- chiese lui guardandomi con gli occhi fuori dalle orbite.
-“Quindi perché ghigni?”- ripetei,
-No, prima-.
-“Perché ghigni sempre?”- tentai di nuovo.
-No, dopo-.
Riflettei un attimo, per ricordare quello che avevo detto: -Oh, merda- sbottai, quando realizzai.
-Dillo, Granger-.
-L’ho detto senza pensare, voglio dire, la domanda del “perché ghigni” è stata fatta pensando, poi ho scollegato il cervello. Non intendevo dire che sei… ehm, quello, ecco… io intendevo dire che potresti esserlo se non ghignassi, ma dato che lo fai, non lo sei- risposi ingarbugliandomi.
Lui non parlò per qualche secondo poi disse: -Ammettilo, non lo hai capito neanche tu quello che vuoi dire. La mia bellezza evidentemente ti fa confondere sin troppo-.
Ed eccolo il ghigno che mi aveva fatta finire nelle sabbie mobili fino al collo.
“Maledetto ghigno!” pensai.
Salvandomi da Malfoy e da me stessa, soprattutto, arrivarono le nostre ordinazioni: due piatti di ravioli di pesce.
L’odore era unico, mi fece venire l’acquolina in bocca e soprattutto fece sorgere la speranza che, pensandola come me, Malfoy smettesse di imbarazzarmi ulteriormente.
-Per questa volta ti risparmio, Granger, ma solo perché questi ravioli sembrano buoni. Poi mi spiegherai perché mi trovi così bello ed attraente- disse lui.
-Hey, io ho detto solo “bello”! Non “attraente”- risposi io senza collegare i fili.
-Ecco, lo vedi lo hai ammesso. E comunque essere belli, include anche l’essere attraenti- disse versando del vino bianco in entrambi i bicchieri.
“Sono un’idiota” pensai tra me e me.
-Buona cena, Granger- disse lui.
-Buona cena, Malfoy- risposi io, prima di cominciare a mangiare.
 
La cena continuò, vuoi per colpa del vino, vuoi perché Malfoy era diventato più simpatico, tra risate e racconti del passato.
Tornammo a casa, verso l’una di notte e, nonostante avessimo deciso di passeggiare un po’ dopo essere usciti dal ristorante, per smaltire il principio di sbornia che mi ero presa, le risate continuarono, fin quando Draco non mi fece sedere su una panchina, poco distante da casa.
Ci alzammo poco dopo e riprendemmo a camminare lungo la strada, uno di fianco all’altro.
-Si, quella volta ti avrei davvero fatto male, se Harry non mi avesse fermata- dissi, con il sorriso sulle labbra, ripensando al mio terzo anno ad Hogwarts.
-Devo la vita a San Potter, allora?-.
-Beh, tu e San Potter, vi siete alleati contro di me, quando eravamo a casa sua-.
-Tu non porti gli orecchini… ammetti che stavi origliando, non sei brava a dire le bugie-.
Io annuii due volte, lentamente e poi, quando arrivammo sulla porta di casa, dissi: -Devo ringraziare Ginny-.
-Come?- chiese lui, voltandosi verso di me, mentre entravamo.
-Ho detto che devo ringraziare Ginny- ripetei togliendomi il cappotto.
-E perché mai?-.
-Tu credi che saremmo qui, se non fosse stato per lei? Mi ha fatto fare qualcosa che non avrei avuto il coraggio di fare. E tu mi hai fatto passare una bellissima serata. Grazie Malfoy- dissi alzandomi in punta di piedi e baciandolo leggermente sulle labbra.
Lui mi afferrò per la nuca e approfondì il contatto, fino a farmi schiudere le labbra, permettendo alle nostre lingue di rincorrersi.
Poi si allontanò dolcemente da me e poggiò la fronte contro la mia: -Quando vuoi, Granger- disse, lasciandomi un altro bacio a stampo, prima di salire le scale, diretto in camera sua.
Quando sentii la porta della sua camera chiudersi, mi guardai intorno, come risvegliatami da una trans. Pensai al giorno della partenza per Londra, quando in aeroporto mi aveva baciata.
“Non c’è nessuna guardia di sicurezza che ci guardava, adesso” pensai.
Sorrisi.












Ce l'ho fatta!!!! Ho partorito questo maledettissimo capitolo, che da nove maledettissimi giorni provo a scrivere.
Adesso che mi sento realizzata per il mio ritorno, vi auguro di passare un bel Capodanno, un felice anno nuovo e spero che continuerete a seguirmi anche nel duemilatredici che si spera sia meglio del maledetto duemiladodici... devo smettere di dire "maledetto".
Ça va, mes amis, je vais étudier <3
Juliet :DDD

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Capitolo 18
*** La mia relazione con gli gnomi ***


La mia relazione con gli gnomi.




Quel giorno Hogwarts era più maestosa che mai. Il parco sembrava più grande, il Lago Nero meno terrificante, la Sala Comune di Grifondoro più accogliente, i corridoi meno silenziosi, la Sala Grande più luminosa, i dormitori meno tranquilli, le aule più belle, i capelli di Piton meno unti, la McGranitt più simpatica, Ron meno stupido, Harry più imbranato, Ginny meno impulsiva, i Serpeverde più accettabili.
Hogwarts non era mai stata più bella. Io non ero mai stata più euforica. Mancava poco e tutto sarebbe finito, ma il finale non sarebbe stato doloroso, sarebbe stato festoso.
-E adesso il discorso finale, pronunciato dalla nostra alunna migliore: Hermione Granger- annunciò la McGranitt.
Io sorrisi, alzandomi dalla sedia, posta in una delle prime file, mentre un forte applauso mi rimbombava nelle orecchie.
Alzando leggermente la gonna del vestito lungo, mi avviai verso lo pseudo palco che Vitious aveva sistemato quella mattina.
Mi posizionai davanti al leggio di Silente, su cui posai i foglietti guida, che mi avrebbero aiutata nel mio discorso. Li guardai per un istante e poi alzai lo sguardo.
La Sala Grande sembrava grande quasi il doppio, quel pomeriggio, file e file di sedie, tutte occupate da genitori e alunni, la riempivano per intero.
Passai qualche attimo a guardare negli occhi la gente che mi fissava silenziosa e che io potevo vedere senza difficoltà. Poi mi puntai la bacchetta alla gola e sussurrai –Sonorus-.
Ed ecco che il mio discorso cominciò: -Sette anni, miei cari compagni sono passati. Sette anni di avventure, sette anni di compiti, sette anni di fatiche, sette anni insieme. Ricordo come fosse ieri, il giorno in cui la qui presente professoressa McGranitt chiamò il mio nome per lo Smistamento. Ricordo il timore riverenziale nei confronti di una donna così forte sia all’apparenza, sia in profondità. Ricordo lo stupore di fronte a quelli Stemmi che mi piace chiamare “nostri”- dissi indicando gli Stemmi delle quattro Case, appesi lungo le pareti della Sala. –Sono nostri perché, miei cari compagni, ci siamo sfidati, nel nome di questi Stemmi, abbiamo perso, nel nome di questi Stemmi, e abbiamo vinto, nel nome di questi Stemmi. La realtà è che abbiamo costruito un’intera vita, attorno a questi Stemmi e alla Casa che rappresentano. Adesso però, è giunto il momento di lasciarla, di cominciarne una nuova, di ergere un futuro nuovo, ricco e felice, sulle conoscenze che Hogwarts, ci ha lasciato. Un futuro che…-.
Boom!
Il boato di un tuono aveva appena infranto la quiete che aleggiava nella Sala Grande. Tutti si voltarono in direzione delle finestre, ma fuori non pioveva.
“Temporale imminente” elaborò la mia mente senza che lo volessi.
Scossi leggermente la testa e mi voltai di nuovo verso il mio pubblico.
-Dicevo, signori, che dobbiamo costruire un futuro che possa donarci tutte le gioie della vita e che…-
Boom, clank, stum!
Altri rumori, diversi, ma allo stesso tempo simili a quelli di prima, mi interruppero di nuovo.
Mi voltai di nuovo verso le finestre, ma questa volta mi resi conto che non poteva essere un temporale.
“Un temporale non fa questi rumori” pensai.
Adesso mormorii agitati serpeggiavano tra il mio pubblico, commenti sugli strani rumori aleggiavano sopra quella massa di persone, sedute composte di fronte a me.
La McGranitt intervenne: -Signori, signori, prego calmatevi, non sta succedendo nulla di grave- poi si rivolse a me. –Signora Granger, vuole continuare, prego?-.
-Professoressa- mi sentii in dovere di correggerla. –Io sono una ragazza, non sono sposata-.
-Ma certo che lo sei, Hermione- rispose lei. –Sei sposata con il signor Malfoy, mia cara e avete anche un bellissimo bambino- continuò poi, indicando verso la prima fila.
Mi voltai verso il punto che mi stava indicando e vidi un sorridente Draco tenere in braccio un bambino di circa due anni.
Sgranai gli occhi e rimasi semi-catatonica, ferma sul palco. La McGranitt cominciò a chiamarmi e a scuotermi per la spalla.
-Hermione. Hermione, svegliati. Accidenti, maledetta Granger, apri gli occhi!- diceva, mentre tutto intorno a me cominciava a svanire.
-Mi lasci professoressa- bofonchiai. –Non mi faccia muovere, sto bene così-.
-Ma che diavolo…? Oh, ho capito!-.
Sentii un rumore di passi, anche se tutto ormai era diventato nero ed informe. Qualche luce però sopravviveva ancora, in ricordo di quella serata scossa dal temporale.
Anche la McGranitt se n’era andata. Tutto adesso era sparito. Ero sola.
Anzi non proprio sola, c’era un rumore persistente di acqua e delle voci lontane, che mi tenevano compagnia. Ad un tratto rimasero solo le voci, provenienti da un posto lontano, l’acqua era sparita.
Ma era dolce stare così, al buio, cullata da quel mormorio lontano.
E poi fu il gelo.
Rimasi senza fiato e spalancai gli occhi.
Dell’acqua gelida si era riversata su di me come una cascata. Poi una voce. La sua voce.
-Granger, muoviti, non c’è tempo per dormire, io gli ho fermati, ma non so per quanto- disse un Malfoy mezzo nudo, che si aggirava come un’anima in pena nella mia stanza.
-Tu!- esclamai prendendo la bacchetta dal comodino. –Perché diavolo mi hai svegliata? Stavo sognando il giorno del conseguimento dei miei M.A.G.O! Stavo tenendo un discorso! Aspetta un attimo… sei stato tu a fare quel casino!- e non era una domanda. –E aspetta ancora… perché diavolo sei nella mia camera da letto e per giunta mezzo nudo?- conclusi arrossendo.
-Né parliamo dopo, Granger, adesso dobbiamo tagliare la corda- rispose lui, tentando di costringermi ad infilarmi il cappotto, facendomi attorcigliare i piedi nel lenzuolo caduto per terra.
-Ma di che parli?- chiesi, tentando di capire, mentre cercavo di liberare i piedi che non ne volevano sapere.
-Ricordi che avevi detto che la casa era in vendita?-.
-Si-.
-Beh, io non so esattamente come funziona l’acquisto di una casa, ma una tizia di sotto, la stessa che sta salendo le scale in questo momento, credo stia mostrando questo posto a qualcuno e come hai detto tu, se ci trovano…-.
-Siamo mangime per uccelli- completai al posto suo.
Nel frattempo il rumore dei tacchi dell’agente immobiliare, risuonava contro il legno delle scale. Ed era sempre più vicino.
-Prendi la bacchetta- dissi a Malfoy.
-Vuoi schiantarla?-.
-Voglio Smaterializzarmi, ce ne andiamo-.
Lui si girò per prendere la bacchetta e in quell’istante la voce della donna e dei compratori che la seguivano, sembravano più vicine che mai, forse erano appena arrivati in cima alle scale.
Quando vidi finalmente Malfoy mettere gli occhi sul suo legno magico e allungare la mano per prenderlo, feci esattamente la stessa cosa, allungai la mano per afferrare lui.
L’unica cosa che raggiunsi (cadendo a faccia in avanti tra l’altro), con i piedi ancora attorcigliati nel lenzuolo e il braccio corto che avevo, fu l’elastico del suo pigiama.
Ci Smaterializzai alla Tana, nello stesso istante in cui l’agente immobiliare dei miei stivali, apriva la porta della mia stanza.
 
Apparimmo alla Tana, qualche istante dopo.
La caduta cominciata a casa mia, nella Londra Babbana, lontana anni luce dal posto in cui eravamo adesso, finì nel giardino di casa di Arthur e Molly Weasley.
Caddi a faccia in avanti, in quello che riconobbi come fango (ma che poteva benissimo essere melma), trasciandomi dietro i pantaloni del pigiama di Draco e stappandoli.
Per fortuna aveva i boxer, o lo avrei lasciato nudo come un verme e per fortuna il fango/melma che mi si era spalmato in faccia, gli impediva di vedere l’impietoso rossore delle mie guance.
Bussamo alla porta dei Weasley, che sembravamo più dei profughi, che persone civili e rispettabili.
-Se solo lo sapessero i miei avi- borbottò Draco tenendosi su i pantaloni strappati.
Qualche secondo più tardi, una Molly Weasley, armata di grembiule e cucchiaio di legno, venne ad aprire la porta.
-Ehm… Arthur, che ne dici di venire per qualche secondo?- fu la prima cosa che disse Molly, quando vide e Malfoy.
-Si cara, che…? Oh, Merlino! Hermione?- chiese Arthur cercando di riconoscermi sotto la maschera di fango.
-Ciao Arthur, Molly. Come state? C’è Ginny per caso?- chiesi come se niente fosse.
-Ginny è di sopra e noi stiamo bene, voi piuttosto che avete combinato?- chiese Molly.
Io e Malfoy ci guardammo per un solo istante negli occhi, poi ci voltammo verso i coniugi Weasley, ancora fermi a guardarci increduli dalla soglia della porta.
Poi cominciammo a parlare insieme e ad addossarci la colpa a vicenda, di tutto quello che era successo.
-OK!- urlò Ginny dalle scale. –Non ho capito una mazza, entrate, sedetevi e parlate solo quando siete interpellati- ordinò secca.
Io e Draco chiudemmo il becco e facemmo come Ginny aveva comandato. Una volta che anche lei si fu accomodata al tavolo della cucina, ci diede il permesso di parlare.
-Dimmi che diavolo è successo, Malfoy. Per filo e per segno- disse Ginny.
-Hey, ma perché prima lui? Io sono la tua migliore amica!- ribattei io, offesa.
-Voglio sentire lui. Niente discussioni, o ti mando a disinfestare il giardino dagli gnomi- disse la rossa.
Inutile dire che non emisi più neanche un fiato. Odiavo quei maledetti gnomi.
-Malfoy, puoi parlare-.
-Bene. Stamattina, quando mi sono svegliato erano le otto. Ho fatto una doccia veloce, mi sono asciugato per bene e sono tornato in camera per mettermi il pigiama, dato che non sapevo dove sarebbe voluta andare la Granger. Quindi, sono sceso in cucina e ho pensato che qualsiasi cosa avremmo dovuto fare, non avrei retto i ritmi di una psicotica come lei…-.
-Psicotica a me?!- esclamai, interrompendolo.
-Gli gnomi- mi minacciò Ginny.
-Che belle queste tende, Molly, dove le hai prese?- dissi cercando di far finta di nulla.
Ginny ghignò e Malfoy proseguì.
-Dicevo che avevo pensato di fare colazione per mettere su un po’ d’energia. Ho provato a farmi un frullato, ma quella… cosa, non voleva saperne di accendersi, quindi ho provato con un la bacchetta, ma è ovvio, dato che è saltata in aria, che gli oggetti Babbani, o almeno quello che ho usato io, non sopportino bene la magia…-.
-In realtà, gli oggetti Babbani…- cominciò Arthur.
-Papà!- disse Ginny.
-Scusa Ginny. Continua, ragazzo- disse rivolgendosi poi a Malfoy.
-Ha fatto un botto enorme e…-.
-Allora sei stato tu a fare quel gran casino!- esclamai pensando al tuono del mio sogno.
-La smettete di interrompermi?!- disse scocciato lui.
-Io non…-.
-Gnomi! Hermione, un’altra parola e ti mando in mezzo a quegli gnomi psicopatici!- disse Ginny con voce acuta.
-Ok, ok, starò zitta e buona fino alla fine del racconto- dissi facendomi piccola piccola sulla sedia.
-Bene. Quindi, dov’ero rimasto? Ah, si! Quindi il tritatutto è esploso e quindi ho optato per qualcosa di più normale, come dei biscotti. Avevo appena cominciato a mangiarli, con una tazza di the, quando la donna della… com’è che si chiama, Granger, quel posto dove ti dicono che possono venderti la casa?- disse girandosi verso di me.
Io lanciai un’occhiata a Ginny e quando lei, roteando gli occhi mi fece un cenno con la testa dissi a Draco che quel posto si chiamava agenzia immobiliare.
-Ecco. Quella dell’agenzia immobiliare (la casa dei Granger è in vendita) è scesa da una… ehm… macchina! Si, da una macchina e ha cominciato a venire verso la casa. Quindi intuendo quello che stava per succedere ho pensato che la prima cosa da fare fosse andare via di lì, prima che quella ci vedesse. Quindi mi sono alzato, forse troppo in fretta, perché ho urtato la tazza con il the e il cucchiaio, insieme alla scatola dei biscotti, e sono corso di sopra a svegliare la Granger, per dirle che dovevamo andarcene. Ma lei non si svegliava, quindi per la fretta le ho tirato dell’acqua fredda in faccia. Lei ha tentato di uccidermi e nel frattempo quella stava per arrivare; quando sono riuscito a spiegarle che diavolo succedeva mi ha ordinato di recuperare la bacchetta. Quindi mi sono girato e ho afferrato la bacchetta nello stesso istante in cui lei ci ha Smaterializzato qui e la donna Babbana apriva la porta. Quando siamo arrivati, lei è caduta e si è aggrappata ai miei pantaloni, strappandomeli- concluse Draco.
-Bene. Tu vatti a cambiare e tu fatti una doccia- disse Ginny.
Io e Malfoy ci alzammo.
-Dopo, devo parlare con te, Herm- continuò la mia amica.
Mi voltai, mentre Malfoy continuò a salire le scale, tentando di tenersi i pantaloni, annuendo alla rossa che adesso mi guardava con un sorriso sornione sul viso.
Salii le scale e mi infilai nel bagno dei Weasley. Finalmente cinque minuti di pace.
 
-Allora? Raccontami!- strillò Ginny, appena aprii la porta della stanza che Molly mi aveva dato.
Per la sorpresa, buttai in aria tutto quello che avevo in mano e portai quest’ultima all’altezza della bacchetta.
-Ginny, sei impazzita? Mi hai fatto venire un colpo!- balbettai quando capii che non correvo nessun pericolo.
-Come sei esagerata, Herm. Uhm…- aggiunse poi valutandomi. –Stai tentando di rimandare le spiegazioni, smettila e parla, fifona- disse perentoria.
-Che vuoi che ti dica? Abbiamo mangiato. È andata bene- dissi cercando di far finta di niente.
-Avete mangiato? Non avete spiccicato neanche una parola nel frattempo?-.
-Ma certo che abbiamo parlato, quello era ovvio, Ginny-.
-No che non è ovvio, Hermione. Se non lo hai capito devi raccontarmi tutto per filo e per segno. E adesso non farmi incazzare, parla perché te lo giuro, che il giardino di sotto è ancora pieno di gnomi e a mia madre servirebbe una mano per disinfestarlo-.
-Ok, ok… parlerò- risposi.
Mi sedetti sul letto, con ancora l’accappatoio addosso, dopo aver finito di raccattare i  vestiti che avevo lanciato in aria. Presi un lungo respiro e cominciai con il racconto del mio appuntamento con Draco Malfoy.
Ricordo che mi fece strano pensare di essere uscita con Draco… e di averlo baciato.
-Dopo che abbiamo ricevuto il tuo messaggio siamo andati al ristorante, ci siamo seduti e abbiamo chiacchierato un po’ di non mi ricordo cosa. Poi è arrivato il cameriere e abbiamo ordinato… più o meno. Quando ci hanno portato da mangiare abbiamo mangiato, e cominciato, soprattutto io, a bere vino… dopo un po’ la conversazione, probabilmente perché da mezza ubriaca mi sembrava così, è diventata più piacevole e abbiamo parlato un po’ dei vecchi tempi… credo. Sai che non reggo bene qualsiasi tipo di alcolico e pensa che ogni volta che finivo un bicchiere Malfoy me ne versava altro, fino ad arrivare ad ordinare un’altra bottiglia. Se vuoi informazioni più dettagliate chiedile a lui, mi sembrava molto più lucido di me.
Comunque, quando siamo usciti abbiamo camminato fino a casa, lui credeva fosse meglio prendere un po’ di aria fresca, probabilmente aveva capito che ero mezza andata. Poi siamo tornati a casa e…- pensai se fosse il caso di dirle del bacio. -… basta-.
Lei annuì e poi mi disse: -Ti sembro stupida, Herm?-.
-Ehm… no?-.
-No, ecco. Quindi dimmi che è successo dopo che siete arrivati a casa, che non sia un altro basta, lo so che hai mentito, hai esitato un secondo di troppo- rispose lei anticipandomi, quando mi vide aprire bocca per ribattere.
-Ok, ehm… io, cioè, noi… ecco, no. Io… cisiamobaciati- borbottai/balbettai sottovoce, tra me e me.
-Cosa?-.
-Noi, ecco… si, cisiamobaciati- ripetei impercettibilmente più forte.
-Hermione, il giardino è pieno di gnomi… e mia madre non è tanto giovane- rispose spazientita.
Respirai profondamente.
-Noi…-.
-Si- rispose lei.
-Ci…-.
-Si-.
-Siamo…-.
-Si-.
-Baciati-.
-Si!- urlò, alzandosi di scatto in piedi e portando le mani al cielo, come faceva Harry quando catturava il Boccino.
-Si?- chiesi dubbiosa. –C’è qualcosa che non mi hai detto, Ginny?-.
-Ma chi?- rispose guardandosi intorno. –Io?- chiese indicandosi.
-Si, esattamente, che caspita hai da festeggiare?- dissi alzandomi anche io.
-Niente, è che ho pensato ad una cosa, non ha nulla a che fare con te. E adesso scusami, vado ad aiutare la mamma in giardino- disse accennando alla finestra alle mie spalle.
Si Smaterializzò sotto i miei occhi.
Rimasi un attimo impalata a fissare il punto in cui era scomparsa.
-Maledetta stronza! Non c’è bisogno di Smaterializzarsi per arrivare in giardino!- esclamai quando mi ripresi.













Che squillino le trombe e rullino i tamburi, signori e signore! Eccolo il fantasma dell'autrice che torna alla carica, dopo un mese.
Si parla il suo fantasma dato che è già stata linciata dai lettori di un'altra storia...
Ma che fate? Lascietelo, poverino, lasciate quel povero fantasma, vi implorooooooo!!!
Lo so che sono imperdonabile, un mese... ho dovuto aspettare la chiusura del quadrimestre per poter aggiornare di nuovo, i miei professori ci hanno dato dentro quest'anno.
E adesso ricomincia il giro delle interrogazioni e dei compiti... ho voglia di sentirmi male. Ripensandoci potete uccidere anche il mio fantasma, mi risparmiereste gravi tormenti scolastici xD
Bando alle ciance: spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero di non avervi delusi.
Un grazie enorme a chiunque non mi ha abbandonata e che quindi continuerà a seguirmi, grazie a quelli che recensiscono (anche se non mi merito niente) e quelli che inseriscono la storia tra le preferite, le ricordate e/o le seguite.
Un bacione a tutti,
Juliet :D

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Capitolo 19
*** Le buone maniere e la lettera ***


Le buone maniere e la lettera.



Mi sedetti sul letto, ormai consapevole che Ginny non si sarebbe fatta vedere da me per un po’, se non in circostanze estreme, perché sapeva che l’avrei legata ad una sedia per farle il terzo grado sulla sua strana reazione.
Credo si divertisse un mondo nel vedermi entrare perennemente in confusione e in imbarazzo ogni volta che si parlava di Draco Malfoy.
Che razza di amica…
Scuotendo la testa, per evitare di pensarci, mi alzai e mi diressi verso la porta, decidendo che magari una passeggiata in giardino, evitando accuratamente ogni maledetto gnomo, sarebbe stata una buona idea per schiarirmi le idee.
Scesi quindi le scale quasi pericolanti della casa, e tornai al piano di sotto, dove fui felice di constatare che tutto il fango/melma che avevo portato in casa Weasley al mio arrivo con Malfoy era scomparso.
Aprii la porta principale, uscii e feci il giro della casa, con il naso all’insù, guardando meravigliata, il cielo limpido di quella mattina, cosa più unica che rara, per l’uggioso tempo londinese.
All’improvviso andai a sbattere contro qualcosa, o meglio qualcuno, quello stesso qualcuno che mi tormentava notte e giorno, da due mesi buoni ormai.
-Sta attenta, Granger!- disse Draco.
-Ah- mi lamentai. –Perché sei sempre in mezzo ai piedi?-.
-Io sarei in mezzo ai piedi? Certo che sei strana! Esattamente che cavolo è che stavi guardando?- disse portando lo sguardo in alto, proprio come me.
-Niente, stavo pensando- risposi mentre lo aggiravo per poter passare. –Adesso vado, se non ti dispiace, a fare una passeggiata-.
-Sai che era la stessa cosa che stavo per fare anch’io?- chiese lui con un sorrisetto. –Non è che mi stavi seguendo, Granger?-.
-Cosa?! Se mai tu stavi seguendo me, Malfoy!-.
-Ero qui da prima di te- rispose lui come fosse ovvio.
-Questo non prova niente- dissi snobbando e passando avanti.
Lui mi seguì, affrettandosi dietro di me.
-Ma certo che si, invece! Io ero qui da prima di te, quindi non potevo seguirti, proprio per questo- rispose.
-Mettiamo in chiaro una cosa, Malfoy: già quando si parla di te, mi sento come appena uscita da uno shaker, il che vuol dire più confusa che persuasa, ci manchi solo tu che mi fai rimbecillire ancor di più con le tue teorie strampalate e campate per aria- dissi senza riflettere.
Nel frattempo ci eravamo allontanati quanto bastava dalla Tana affinché il rumore degli esperimenti di Arthur e degli utensili da cucina di Molly risultasse solo una lontana eco.
-E quindi ti confondo, eh?- riprese lui.
-Non l’ho mai detto…-.
Draco mi guardò male e sbuffando mi corressi.
-Ok, si l’ho detto, ma non intendevo nel senso che intendi tu-.
-E come allora?- insistette.
-Oh, ma insomma! La smetti di farmi il terzo grado? Non caverai un ragno dal buco, Draco!- risposi fermandomi a fronteggiarlo.
Me lo ritrovai più vicino di quanto immaginassi e senza un perché arrossii. Lui se ne dovette accorgere, nonostante avessi abbassato lo sguardo tanto da riuscire a guardarmi le scarpe, perché mi poggiò una mano calda sulla guancia e prese ad accarezzarmi.
-Lo sai che mi hai chiamato per nome e che quando stai zitta sei anche meglio di quando parli?- disse ridacchiando.
-E tu lo sai che vale anche per te?- risposi quando il mio coraggio, scappato come un coniglio, decise di tornare.
Piacere di rivederti, coraggio.
Fa schifo tornare in questo posto, quasi quasi vado di nuovo via…
Eh, no. Non adesso!

Stavo litigando con il mio coraggio, roba che neanche al San Mungo.
-Avevo già intuito la pensassi così- ghignò facendosi sempre più vicino.
-Già- risposi allontanandomi di scatto. –Adesso dovremmo rientrare, non credi?-.
-Come vuoi- rispose lui per niente toccato dal mio rifiuto.
Annuii brevemente e cominciai ad incamminarmi verso la Tana.
Dopo neanche un passo mi sentii strattonare per la manica della maglia e poi avvertii il calore del suo petto contro la mia schiena.
-Non finisce qui, Granger, sappilo- mi sussurrò all’orecchio per poi lasciarci un bacio sopra.
Si allontanò subito dopo, lasciando che la brezza di settembre prendesse il suo posto, contro la mia schiena e che un impietoso rossore si diffondesse sulle mie guance.
Rabbrividii e mi affrettai a seguirlo, tentando invano di nascondere le mie gote color pomodoro maturo. Non dovetti riuscirci, o almeno non dovetti riuscirci molto bene, perché mi sembrò di vederlo sorridere e non per sfottermi, ma perché sembrava lieto della cosa.
Uomini, chi li capisce è brava.
 
Dopo qualche istante, vidi una chioma rossa svolazzante che riconobbi come la vigliacca che si era Smaterializzata poco prima sotto i miei occhi.
Ginny ci raggiunse a metà strada con una busta in mano e la sua espressione non sembrava delle più felici.
-È arrivato un gufo dal Ministero- disse con il fiatone quando si fermò davanti a noi. Porse una lettera a Malfoy e proseguì. –Hanno fissato il processo… tra dodici giorni, partendo da oggi-.
Spostò gli occhi azzurri su di me con un misto di determinazione e insicurezza.
-Saremo già pronti tra dodici giorni- dissi sicura di me stessa.
L’espressione di Ginny mutò, la sicurezza si impossessò di lei e annuì con fermezza. Poi si rese conto, guardando Draco, che non tutti erano pronti a combattere. Non a viso aperto almeno.
Lei mi lanciò un’occhiata strana, girò i tacchi e tornò da dove era venuta.
Mi voltai verso Malfoy, che teneva in mano la lettera e la fissava senza vederla realmente. Presi la sua mano, quella che non reggeva la pergamena, con entrambe le mani, non riuscendo comunque a coprirla interamente.
-Vedrai che ce la faremo. Hai i salvatori del Mondo Magico dalla tua parte- dissi gonfiando il petto come un tacchino per prenderlo in giro. –Nessuno ti farà del male, te lo prometto- conclusi più seriamente.
Lui si voltò e mi guardò dritto negli occhi con un sorriso amaro e malinconico sulle labbra.
-Non ne sono tanto sicuro… voi potreste essere anche Merlino, Morgana e Circe, anche se Potter e Weasley non ce li vedo nessuno dei due nei panni di Circe, ma lì fuori- disse indicando un punto non ben definito, all’orizzonte, -Mi odiano e non si lasceranno convincere della mia innocenza da tre ragazzi di diciassette anni-.
-E chi ha mai detto che sarebbe stato facile? In ogni caso, l’unica accusa che possono muoverti è quella di avere un inquietante tatuaggio sul braccio, non hanno nessun’altra azione malvagia, da te commessa, su cui basarsi per dimostrare che sei un criminale. Noi, invece, sappiamo che stavi abbassando la bacchetta contro Silente, che non ci hai riconosciuti a Malfoy Manor e che tua madre ha salvato Harry da morte certa. Se tutto va come dico io, riusciamo a non far rinchiudere neanche tua madre- ribattei con un sorriso.
Lui mi strattonò ancora per entrambe le mani, ancora allacciate alla sua, e mi attirò a sé. Evidentemente aveva lasciato le buone maniere a letto, a riposare.
-Sai che non ti ringrazierò mai, neanche sotto tortura, vero, Granger?- mi chiese stringendomi.
Il mio cervello che aveva smesso di connettere, o che probabilmente era andato completamente in corto circuito, riuscì ad elaborare solo un patetico “Oh.. uhm.. si.. ok”.
Mi allontanò lentamente per guardarmi in faccia, perché probabilmente aveva capito anche lui che l’organo di cui sopra era andato in pappa e solo a quel punto riuscì a formulare una frase di senso compiuto.
-Si, lo so- ripetei, -Ma se mai dovessi cambiare idea, dimmelo prima, così ti registro e poi posso riascoltare il nastro quante volte voglio-.
Lui ghignò e ricominciò a camminare. –Perché lo fai?-.
-Inguaribile istinto da crocerossina, immagino. Ci conviene affrettarci, se Molly non ci vede arrivare per pranzo ci darà per dispersi e Ginny si monta la testa- dissi con una smorfia all’idea di una Ginny euforica.
-Perché dovrebbe farlo?- chiese lui, con espressione dubbiosa.
-Lasciamo perdere che è meglio- borbottai affrettandomi.
 











Capitolo corto, vergognoso e moooooolto di passaggio.
Spero comunque possa piacervi.
Un bacio a tutti,
Juliet :D

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Capitolo 20
*** Il processo ***


Il processo.






Erano passati inesorabili ed incessanti quei dodici giorni. I dodici giorni più lunghi di tutta la mia vita, ammettiamolo. Non avevo fatto altro che cercare testi in tutte le biblioteche e librerie di Diagon Alley, che contenessero processi anche lontanamente simili a quello che stavamo per affrontare.
Qualcuno lo avevo trovato, ma non era stato d’aiuto.
Subito dopo la Prima Guerra Magica nessun Mangiamorte era stato imprigionato. Tutti si erano dichiarati innocenti, dicendo di essere stati costretti a commettere omicidi, torture, mutilazioni, solo a causa della Maledizione Imperius; alcuni erano morti, come Evan Rosier e Wilkies, combattendo contro gli Auror, venuti a catturarli; altri, come Bellatrix Lestrange, Rodulphus e Rabastan Lestange ed Antonin Dolohov, furono arrestati per reati diversi.
Fatto sta che nessuno era stato arrestato con l’accusa di essere un Mangiamorte.
Draco nel frattempo aveva perso l’appetito, Molly doveva pregarlo ogni giorno per farlo mangiare e quando non riusciva con le preghiere, lo immobilizzava dal collo in giù, gli chiudeva il naso e lo costringeva a mandare giù ogni sorta di cibo.
Ginny, Harry e Ron mi aiutavano, ma anche con tutto l’aiuto del mondo, tutto quello che facevo mi sembrava prettamente inutile.
Non c’erano casi precedenti su cui basarsi, non c’erano – oltre a me, Ron ed Harry – testimoni attendibili che potessero dichiarare l’innocenza di Malfoy.
La metafora più adatta a quella situazione mi venne un giorno pieno di nervosismo, all’ora di pranzo.
Come al solito Molly stava spadellando in cucina con i suoi amati arnesi, mentre Ginny ed Harry erano seduti abbracciati sul divano. Io e Ron stavamo giocando agli Scacchi dei Maghi.
Avevamo rivisto ogni libro, ogni trattato di legge, ogni cosa che avrebbe potuto aiutarci, ma non era saltato fuori nulla di nuovo. Sbuffando avevo quindi chiuso con un tonfo quell’ultimo libro che avevo appena finito di leggere e, quando Harry mi guardò con un mesto sorriso e mi disse “niente, eh?”, io avevo risposto con uno sbuffo sonoro e uno scossone della testa.
-Siamo come dei naufraghi, incapaci di nuotare, in un oceano e su una zattera circondata dagli squali…-.
-Siamo finiti, insomma- disse secca Ginny.
-No. Devo farcela. Devo evitare che Malfoy vada ad Azkaban. Non posso arrendermi, non posso rassegnarmi, non posso demoralizzarmi. Anche se stiamo letteralmente zatterando, ci riuscirò- avevo detto alzandomi di scatto da terra, presa da un nuovo attacco di nervosismo.
-Herm…-.
-Che c’è?- chiesi girandomi improvvisamente verso di lui.
Harry mi fece un segno con la testa, indicandomi un punto alla sua destra, dietro le mie spalle.
Mi girai lentamente e come avevo intuito, dallo sguardo di Harry, Draco era proprio dietro di me, con quell’espressione vacua che non lo mollava da ormai parecchio tempo.
Lo guardai per qualche secondo, pentendomi di aver espresso il concetto che mi tormentava ad alta voce, fin quando lui non girò i tacchi e non uscì dalla porta.
-Merda…- imprecai correndogli dietro.
Uscii dal salotto e attraversai la cucina, dove Molly mi disse, con aria visibilmente preoccupata, che Draco – anzi a detta di Molly “il fantasma di Draco” – era appena passato di lì.
Avevo ringraziato Molly in fretta e, spalancando la porta d’entrata, mi ero diretta verso il giardino mal curato dei Weasley.
Lo trovai che fissava le piante con espressione vuota, rigido come un palo.
-Non avrei dovuto dirlo- incominciai incerta, avvicinandomi.
-Che cosa? La verità? Sei una Grifondoro, voi non mentite, quindi hai fatto solo quello per cui sei nata, niente di più- disse con voce piatta.
-Non ho intenzione di mollare. Il problema è che in passato non è mai successo niente di simile a quello che sta succedendo ora-.
-Lo so, non c’è bisogno di giustificarti, in fondo sono mesi che mi sto preparando mentalmente ad un soggiorno prolungato ad Azkaban, me lo immaginavo-.
A quel punto misi da parte la comprensione che avevo per il suo stato d’animo.
-Che significa che te lo immaginavi?! Che accidenti significa che ti stai preparando mentalmente?! Che diavolo è quest’atteggiamento?!- dissi andandogli vicino e strattonandolo per un braccio per farlo girare. –Io, mio caro, mi sono fatta un culo così per te! E tu che fai? Ti arrendi? Ti prepari ad andare ad Azkaban, ti rassegni? Sei patetico: prima mi dici che non vuoi andarci in prigione, che anche se lo hai voluto tu quel marchio, non sapevi quello a cui stavi andando incontro e quello che realmente comportava essere un fottuto Mangiamorte, che se avessi saputo quello che sarebbe successo col cavolo che sceglievi i cattivi, e adesso mi dici che sei pronto mentalmente per farti ridurre ad un ammasso di carne senza vita dai Dissennatori?!- continuai urlando come una Furia, attirando anche l’attenzione degli abitanti della casa, che si precipitarono in giardino.
-Non sto dicendo questo, Granger: lo hai detto anche tu, siamo su una zattera in mezzo all’oceano, circondata dagli squali e non sappiamo nuotare. Che possibilità abbiamo di sopravvivere?! Tu non puoi capire- concluse.
-Lo sai che c’è? Hai ragione, io non posso capire, ma nonostante questo sto cercando di salvarti la pelle, perché ho scoperto che non sei così male, ma tu, tu che dovresti essere il primo a mettersi all’opera per trovare una soluzione, passi il tuo tempo a fissare il vuoto e hai intrapreso una campagna atta al sabotaggio della tua salute. Non sprecherò un secondo in più del mio tempo, per te. Non te ne frega niente; non ti frega di quello che tutti noi abbiamo fatto per te, non ti frega di quella che potrebbe essere la tua vita tra qualche giorno e non ti frega neanche di quello che succederà a noi, che ci stiamo mettendo la faccia al posto tuo. Sei un egoista, un idiota, un fallito e un patetico vigliacco, ma questo già lo sai. E adesso se vuoi scusarmi, io vado a riposare un’ora, dato che stanotte ero impegnata a cercare di aiutarti e non ho dormito- conclusi urlando.
Gli voltai le spalle, senza aspettare una sua reazione e, a passo di marcia, mi feci largo tra le teste rosse, che adesso affollavano il giardino, dirigendomi nella camera che Molly mi faceva condividere con Ginny.
Mi lanciai sul letto e presi tre respiri profondi, cercando di ricacciare indietro le lacrime che senza un preciso motivo premevano per uscire. Non arrivai a fare il quarto di respiro profondo che cominciai a piangere senza ritegno, per poi addormentarmi sfinita.
 
Da quel giorno, Draco mangiava di più e io mi impegnavo di meno. Non so cosa mi fosse preso, ma la consapevolezza che lui vivesse la cosa in modo così passivo, mi dava sui nervi e mi faceva venire voglia di piangere.
Non ero mai stata una frignona, ma lui riusciva a tirare fuori il peggio di me.
Quando quella mattina mi svegliai mi resi conto che ormai i giochi erano fatti: tutto quello che eravamo riusciti a produrre, era già passato il giorno prima, nelle mani dell’avvocato di Draco e non c’era nient’altro da fare.
Mi alzai come un automa, accorgendomi dell’assenza di Ginny, e mi diressi in bagno; mi lavai in fretta, senza prestare attenzione a quelle cose, ormai abitudinali, diventate automatiche.
Tornai in camera e mi vestii, con abiti adatti ad un processo penale. Camicia, gonna, scarpe. Mi pettinai, per quanto possibile e mi avviai al piano di sotto, dove Molly serviva frittelle, sciroppo d’acero, uova e bacon agli occupanti del tavolo.
Il silenzio era il protagonista assoluto della situazione, insieme alle sue amiche, ansia e incertezza.
Draco, seduto tra Ginny e Arthur, giocherellava con il cibo, spostandolo da una parte all’altra del piatto. Ron, invece, seduto tra sua sorella e la sedia vuota, destinata a me, mangiava come una persona normale, senza rumori, senza foga. Harry seduto tra il mio posto e Molly, teneva il gomito sopra il tavolo e la testa appoggiata sulla mano, mentre girava il dito dentro il piatto ormai vuoto, fissandolo.
Nel silenzio generale, mi andai a sedere tra Harry e Ron e riempii il mio piatto di bacon e uova, assecondando e condividendo lo stato d’animo generale dei presenti.
La colazione andò ancora avanti in questo modo per altri venti minuti, fin quando dall’orologio non uscì il gufo che annunciava l’arrivo delle nove in punto.
Arthur si alzò quindi con aria greve da tavola e annunciò che in meno di dieci minuti tutti avrebbero dovuto essere pronti per andare.
Si sentii uno strofinio di sedie contro il pavimento e tutti i commensali, si diressero nelle loro stanze, chi per dare gli ultimi ritocchi a quel velo di trucco che avevano indossato, chi a sistemare per l’ennesima volta la cravatta.
Prima che Draco sparisse su per le scale, dopo che tutti furono andati, lo afferrai per il polso.
-Mi dispiace per l’altro giorno, ero agitata e non volevo dire tutte quelle cose- dissi bloccandolo in mezzo al salotto.
-Non preoccuparti, so di essere stressante, lo sono anche più della situazione che stiamo vivendo- rispose con un’alzata di spalle. –Non voglio andare ad Azkaban, ma non sono mai stato ottimista-.
Senza che aggiungesse altro lo abbracciai e affondai la testa nel suo petto.
Sentivo il suo cuore battere così veloce che per un attimo temetti stesse per uscirgli dal petto… ammisi con me stessa che stava andando alla stessa velocità di quello mio.
Un rumore in cima alle scale ed un’imprecazione degna del miglior scaricatore di porto, mi diede la forza per allontanarmi leggermente da Draco.
Vidi Ginny scendere zoppicando, con in mano una scarpa e un tacco di sei centimetri nell’altra.
-Herm, pensaci tu, ho provato con un Reparo, ma non ha funzionato, anzi l’ho staccato completamente dalla scarpa-.
Trattenendo una risata davanti alla sua faccia quasi disperata, uscii la bacchetta dalla manica della camicia e mormorai un flebile Reparo. Magicamente il tacco si riunii alla parte posteriore della consunta scarpa nera e Ginny mi sorrise riconoscente appena prima che tutto il resto della famiglia Weasley, scendesse giù per le pericolanti rampe.
Quando fummo tutti riuniti in salotto, ci spostammo tutti davanti al camino e a turno Ginny, Harry, Ron, Draco, io, Molly ed infine Arthur, arrivammo al Ministero.
Superata la confusione di maghi che ci guardavano, stupendosi di Malfoy che ci camminava accanto, riuscimmo ad arrivare davanti alla grande insegna che riportava scritti gli Uffici che occupavano i nove livelli del Ministero.
Arthur si allontanò dal gruppo per andare a chiedere in quale luogo si sarebbero svolti i processi, ordinandoci di rimanere uniti e di non intralciare il frenetico via vai degli impiegati.
Io mi avvicinai all’insegna e cominciai a leggere:
Primo Livello: Ufficio del Ministro della Magia e del Personale di Supporto.
Secondo Livello: Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia (Ufficio per l'Uso Improprio delle Arti Magiche; Quartier Generale degli Auror; Servizi Amministrativi Wizengamot).
Terzo Livello: Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti Magici (Squadra Cancellazione della Magia Accidentale, Quartier Generale degli Obliviatori, Comitato Scuse ai Babbani, Ufficio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani).
Quarto Livello: Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche (Divisione Animali, Esseri e Spiriti, l'Ufficio delle Relazioni con i Folletti, Sportello Consulenza Flagelli).
Quinto Livello: Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale (Corpo delle Convenzioni dei Commerci Magici Internazionali, Ufficio Internazionale della Legge sulla Magia, Confederazione Internazionale dei Maghi).
Sesto Livello: Ufficio del Trasporto Magico ( Autorità della Metropolvere, Controllo Regolativo delle Scope, Ufficio Passaporta, Centro Esami di Materializzazione).
Settimo Livello: Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici (Quartier Generale della Lega Britannico-Irlandese del Quidditch, Club Ufficiale di Gobbiglie, Ufficio Brevetti Ridicoli).
Ottavo Livello: Atrium.
Nono Livello: Ufficio Misteri.
Decimo Livello: Aula Dieci.
Avevo appena finito di leggere quando Arthur tornò.
-Si va al Decimo Livello, come avevo pensato. Ci sarà tutto il Wizengamot riunito- disse con tono lugubre, avviandosi verso gli ascensori.
 
Arrivammo al Nono Livello, quello dell’Ufficio Misteri e Arthur ci condusse per un’ulteriore rampa di scale, dicendoci di fare attenzione agli scalini più dismessi.
Io, che chiudevo la fila insieme a Draco, pallido ormai come un cadavere, tentavo di non dare troppo peso all’ansia che andava via via aumentando man mano che ci avvicinavamo all’Aula Dieci.
Nel corridoio antistante la stanza, alcune panche erano state poste, per consentire ai testimoni di attendere, dato che il processo veniva tenuto a porte chiuse.
Ci sedemmo tutti, più o meno rigidamente, proprio come se avessimo inghiottito dei manici di scopa e aspettammo l’arrivo dell’avvocato di Malfoy.
Quando Philis Real arrivò, tutti ci alzammo per salutarlo. Lui, non molto più sciolto e meno nervoso di noi, fece un veloce cenno del capo in direzione di tutti noi.
Si diceva fosse un ottimo avvocato, e che qualche anno prima fosse addirittura uno dei migliori, fin quando un giorno sparì dalla circolazione; si vociferava fosse stato fatto fuori dall’élite del Mondo Magico a causa di una voce infamante. Real andò ad abitare in Scozia da quel momento in poi e di lui, fino al momento in cui Draco non lo cercò quell’anno, non si era saputo più nulla.
-Stiamo per cominciare- disse un impiegato del Ministero, sporgendo la testa fuori dall’Aula.
Real annuì in fretta e l’impiegato rimise la testa dentro chiudendo la porta.
Molly abbracciò di scatto Draco, fin quasi a soffocarlo. Quando lui ritornò a respirare normalmente mi lanciò un’occhiata interrogativa a cui io risposi con un sorrisetto; gli schiacciai l’occhio e poi lo vidi sparire dentro l’Aula Dieci.
 
Quanto fosse passato dal momento in cui erano entrati, con certezza non saprei dirlo neanche ora; a me parvero cinque ore, ma potevano benissimo essere cinque minuti. Molly non smetteva di torturarsi le mani, Arthur cercava di farla rilassare, ogni tanto quando lei si alzava e prendeva ad andare avanti e indietro lungo il corridoio, fin quasi a consumare la pietra.
Ginny ed Harry si scambiavano ogni tanto qualche parola concitata per il resto, uno fissava il vuoto e l’altra stringeva la mia mano. Ron stava seduto invece sulla panca, immobile, con la testa appoggiata al muro e gli occhi chiusi. Solo il battito incessante del suo dito con la gamba destra, dimostrava che era ancora sveglio e vigile.
-Harry Potter, in qualità di testimone- disse lo stesso impiegato di prima, con la stessa voce piatta e sporgendo nuovamente la testa oltre la porta.
Harry annuì brevemente, si alzò rigido dalla panca e seguì l’impiegato, non prima di battere il pugno contro quello di Ron e aver risposto con un “Crepi” ad un “In bocca al drago” di Ron.
Quando quella porta si richiuse alle spalle di Harry, tutto tornò come prima.
In seguito fu il turno di Ron. Lui ed Harry si diedero il cambio circa venti minuti dopo che Harry era entrato. Non parlammo molto, le uniche domande furono “Come sta?”, “Come è andata?”, “Se la stanno cavando?”. Harry rispose con dei semplici “Bene”, “Non male” e una smorfia che non seppi decifrare.
Poi l’addetto venne a chiamare me, sempre con lo stesso tono di voce, sempre con la stessa espressione annoiata, sempre mettendo fuori solo la testa.
Mi alzai e presi un bel respiro, dopodiché entrai, senza guardare Harry e i Weasley, neanche si sfuggita.
L’Aula Dieci era un posto lugubre e inquietante. In alto, a circa due metri dal pavimento, si ergeva la gradinata che ospitava tutti i cento membri del Wizengamot.
I maghi erano tutti vestiti di rosso, un rosso cupo, tendente al bordeaux. Al centro della gradinata stava invece la postazione del Ministro della Magia, giudice della Corte Plenaria.
La stanza era circolare, senza neanche una fonte di luce se non quella delle candele posizionate lungo tutto il perimetro.
Al centro stava una sedia, nuova rispetto a tutto l’”arredamento” dell’Aula.
Harry al quinto anno, aveva detto che la sedia dell’Aula Dieci, era dotata di catene che ti si avvolgevano attorno quando ti ci sedevi; intuii quindi che doveva essere stato Kingsley a sostituirla.
Seguendo l’uomo che mi aveva chiamato prima di me tutti i miei amici, passai sul fianco destro della sedia su cui era seduto Draco, visibilmente pallido, ma non più di quando era entrato.
Salii una scaletta e mi accomodai su una sedia sopra elevata di circa un metro dal pavimento che prima non avevo notato.
Non ebbi neanche il tempo di pensare a quello che avrebbero potuto chiedermi che Kingsley iniziò a parlare.
-Lei è la signorina Hermione Jean Granger?-.
-Si-.
-Nata Babbana?-.
-Si-.
-Frequentante la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts?-.
-Si-.
-Residente a Rosewell Close, Londra?-.
-Ehm… si- dissi con un po’ d’incertezza pensando alla casa in vendita.
-Bene. Adesso, signorina Granger, i membri di questa Corte le rivolgeranno delle domande a turno, lei dovrà rispondere nella più totale onestà, chiaro?-.
-Si-.
Kingsley annuì e con un cenno verso il resto della Corte, diede la parola alle persone alle sue spalle. Subito una decina di mani scattarono verso l’alto.
L’impiegato di prima, diede la parola ad un uomo, con una barba somigliante per lunghezza a quella di Silente e un paio di occhiali simili a quelli di Harry; posso affermare che fosse un ragionevole misto tra il vecchio preside di Hogwarts e il mio migliore amico… l’età però era indubbiamente quella di Silente.
L’uomo, in piedi, cominciò a parlare: -Signorina Granger, stando a quanto questa corte sa, tra lei e il signor Malfoy, non corre buon sangue, è vero?-.
“Non corre buon sangue, che cos’è una battuta?” pensai.
-Beh, se la domanda si riferisce ad un tempo presente, è in parte sbagliata, se si riferisce ad un tempo passato, è giusta al cento per cento-.
-Si spieghi meglio- riprese l’anziano.
-Vede, dall’inizio di quest’estate, tra me e il signor Malfoy è nata una specie di… tregua. Non litighiamo più e abbiamo imparato a sopportarci. Prima dell’inizio di quest’estate, lo avrei volentieri ammazzato-.
-Grazie- disse l’uomo sedendosi.
Subito una donna, brutta bassa e con un accenno di baffi, si alzò dal suo posto.
-Cosa è esattamente cambiato all’inizio di questa estate per spingerla a instaurare una “tregua”, come l’ha chiamata lei, con il signor Malfoy?- disse la donna, con voce gracchiante.
-Ho incontrato quest’estate il signor Malfoy in Australia, mentre ero alla ricerca dei miei genitori. Mi ha aiutato a trovarli e poi abbiamo passato un po’ di tempo extra insieme-.
La donna annuì e riprese posto; un uomo, sulla cinquantina si alzò un po’ troppo in fretta forse perché barcollò leggermente e poi si ricompose.
-Crede di poter affermare che il signor Malfoy sia cambiato rispetto a prima?- disse con voce baritonale.
-Assolutamente no-.
-Granger ma che dici?- disse Draco, che fino a quel momento era stato zitto.
-Chiudi il becco, Malfoy, e lasciami fare- dissi accompagnando la frase con un gesto della mano. –Dicevo, non posso affermare che Malfoy sia cambiato, se prima lei non specifica in quale ambito: quel ragazzo è sempre stato arrogante, presuntuoso, borioso, viziato, megalomane, egocentrico, superbo…-.
-Hanno capito- borbottò Draco.
-… e molto altro che non sto qui a dire perché faremmo mattina, ma di sicuro si è pentito di quello che ha fatto. Lo ha dimostrato un sacco di volte e credo che nonostante sia un idiota patentato, questo gli debba essere riconosciuto. Si è impegnato per diventare diverso e io ne ho esempi pratici a non finire, anzi ve ne faccio subito uno: avete mai visto Lucius Malfoy farsi portare in giro per Diagon Alley come facchino? O farsi trascinare in giro, tirato per un orecchio? No? Beh, io ho visto Draco farlo e non dire mai una parola: è vero, ci siamo scannati per anni, una volta gli ho anche dato un pugno sul naso, lui mi ha insultata fino a farmi piangere, ma adesso anche se litighiamo come sempre, ho scoperto un lato di Draco che non merita di finire ad Azkaban. E non lo merita per tanti altri motivi più importanti di quelli che ho elencato-.
-Grazie- disse l’uomo sedendosi.
Poi un altro disse, mettendosi in piedi: -Il signor Potter prima di lei, ha affermato che durante la Guerra siete stati catturati e portati a Malfoy Manor. È esatto?-.
-Si- dissi deglutendo.
-E ha anche detto che toccava al signor Malfoy riconoscervi. Mi spieghi meglio-.
-Si, una squadra di Ghermidori ci ha catturati e condotti a Malfoy Manor. Poco prima di essere catturati tirai ad Harry una Fattura Pungente, per evitare che potessero riconoscerlo. Quando arrivammo lì, ci portarono davanti a Malfoy che evitò di confermare le nostre identità, risparmiandoci così la morte-.
-Grazie, signorina Granger- disse l’uomo tornando a sedere.
A quel punto nessuno più si alzò. Scrutai tutti i cento uomini seduti alle spalle di Kingsley, ad uno ad uno. Qualcuno fissava me di rimando, altri fissavano Draco, altri ancora parlottavano tra di loro.
Poi la voce di Kinsley ruppe il silenzio: -Bene, dato che nessuno ha più domande da porre, direi che può andare signorina Granger. Tinkle, accompagnala fuori-.
L’uomo, con l’espressione perennemente annoiata, mi accompagnò sino alla porta e poi la chiuse alle mie spalle. Poco prima di uscire lanciai un’occhiata incoraggiante a Draco.
Ricambiò il mio sguardo ma senza alcuna espressione; uscii in silenzio e mi sedetti vicino a Ginny e con un sospiro, attendemmo il verdetto del Wizengamot. 

Il rumore della porta che si apriva ci fece scattare tutti in piedi.
Uomini e donne vestiti di rosso cupo, ci sfilarono davanti come fossimo stati invisibili. Arthur salutò molti con alcuni cenni della testa e quando il Consiglio Plenario si fu dileguato nell’ombra che avvolgeva il Decimo Livello, uscì Kingsley.
-Allora?!- un coro di sei voci, impazienti, lo bloccò sulla soglia della porta.
-Anche per me è un piacere rivedervi- disse il Primo Ministro, ironico.
-Come è andata?- chiesi con il cuore in gola.
-Perché non lo chiedi a lui?- disse con un cenno indicando qualcosa alle sue spalle.
Un Draco Malfoy ghignante e allegro, fece capolino in corridoio.
-Una meraviglia, direi- disse rispondendo alla domanda che avevamo fatto a Kingsley.
Non so cosa fu che me lo fece fare: i miei piedi presero vita e si mossero da soli, mentre le mie braccia si stringevano con quanta più forza possibile attorno al suo collo.
Che importava che ci stavano guardando?
Lo baciai sulle labbra con quanta più forza avevo, come a volermi imprimere permanentemente su di lui.
A quello che avrebbero detto tutti ci  avrei pensato dopo, per ora l’unica cosa da fare era ammettere che mi ero follemente invaghita di Draco Malfoy.












Eccomi qua, non sono morta, non preoccupatevi, mio fratello mi ha solo rotto il computer e poi sono stata in Spagna per due settimane... a proposito, se volete qualche bel figo come futuro marito vi consignlio di farvici un giretto, soprattutto nelle zone di Madrid..
Detto questo, non so quanti in realtà siano i membri del Wizengamot, o come diavolo si vestano, quindi ho giocato un po' di fantasia.
Come i più bravi di voi avranno intuito, questo sarà uno dei capitoli finali, se non proprio il penultimo..
Spero che riusciate a perdonarmi e che continuerete a seguirmi :3
Un beso,
Juliet :DD

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Capitolo 21
*** Il binario 9 ¾ ***


Il binario 9 ¾



Quella mattina mi svegliai indolenzita e con la sensibilità presente in un solo braccio.
Aprii lentamente gli occhi e, tentando di localizzare la posizione esatta del braccio addormentato, mi guardai intorno.
Scoprii che Draco stava sbavando sulla camicia di Harry, che i piedi di Ron erano sulla schiena di Draco, che Ginny sostava bellamente sul mio arto, mentre io tenevo una gamba vicino al collo di Ron e una mano, quella facente parte del braccio sensibile, sul sedere di Draco.
Abbandonai la testa sul polpaccio di Ginny che evidentemente mi aveva fatto fa cuscino per tutta la notte e tentai di disdricarmi da quella matassa ingarbugliata di braccia e gambe.
Forse l’idea – l’intenzione – di rimanere svegli tutta la notte, non era stata così geniale come avevamo creduto all’inizio.
Quel giorno tre di noi avrebbero dovuto prendere l’Espresso per Hogwarts e io personalmente mi sentivo come appena uscita da sotto un rullo compressore.
Quando riuscii a mettermi in piedi, cominciai a muovere qualche passo verso la cucina di casa Weasley, per controllare se qualcuno fosse già sveglio.
L’infarto sopraggiunse quando notai, con la coda dell’occhio, l’orologio babbano posato vicino a quello magico che portava invece scritte le posizioni dei membri della famiglia.
Le dieci e un quarto.
In meno di due secondi valutai la situazione: tre quarti d’ora alla partenza del treno, sette persone che stavano ancora dormendo beatamente, due bagni.
“Siamo fregati” pensai.
-Sonorus- dissi puntandomi la bacchetta alla gola. –Sono le dieci e un quarto! Abbiamo tre quarti d’ora per prendere il treno! Svegliatevi!- urlai con quanto fiato avevo in gola, nonostante l’effetto amplificativo dell’incantesimo.
Vidi Draco, Harry, Ginny e Ron sobbalzare e riempirsi di pugni, tentando di sciogliere quel nodo di corpi umani, poi sentii Arthur e Molly precipitarsi giù dalle scale.
-Come è potuto succedere, quello stupida aggeggio babbano non ha suonato!- esclamò Molly in preda all’isteria. –Tutta colpa tua, Arthur, ti avevo detto che non ci si poteva fidare dei babbani! Ginny, Hermione, voi due nel bagno di sopra, correte; Draco, Harry, voi in quello di sotto; Ron, ti laverai con tuo padre. Non voglio sentire proteste, muovetevi, io preparo la colazione- continuò poi.
Io e Ginny schizzammo di sopra, come se avessimo Voldemort in persona alle calcagna, Draco ed Harry, invece, si guardarono e poi, dopo un’occhiata a Molly che non accennava a cambiare idea sulla formazione delle coppie, rassegnati cominciarono a salire le scale anche loro.
-Muovetevi voi due!- la voce di Molly li raggiunse come un fulmine a ciel sereno e, come scottati, cominciarono a correre verso il bagno.
Io e Ginny, chiudemmo la porta del bagno di sopra, nello stesso momento in cui loro chiusero quella del bagno di sotto.
Mentre Ginny si lavava la faccia, io tentavo di pettinarmi, mentre io mi lavavo, lei si pettinava.
In meno di due minuti passati in bagno, ci fiondammo in camera per prepararci.  Ne uscimmo meno di dieci minuti dopo, vestite e con le valigie che levitavano dietro di noi.
Incontrammo i Draco ed Harry lungo le scale, nella nostra stessa situazione, e Molly che invece andava a salire.
-Arthur, Ron ed io abbiamo già fatto colazione, stiamo andando a prepararci; le frittelle sono già pronte e sistemate nei piatti, avete due minuti scarsi per mangiare e poi andarvi a lavare i denti. Scattare!- disse riprendendo a salire.
In fretta ci fiondammo a tavola e cominciammo a trangugiare tutto quello che c’era nel piatto, in una perfetta imitazione di Ron.
Quando finimmo facemmo levitare i piatti fino al lavandino, dove una spugna e una pezza, stavano lavando ed asciugando i piatti volanti che da soli, si riponevano poi negli appositi scaffali.
Dividendoci come prima, io e Ginny ci fiondammo di sopra, cominciando a spazzolare i denti, con così tanta forza e velocità che avremmo dato a chiunque l’impressione di volerli consumare con lo spazzolino.
Quando tornammo di sotto, notammo che c’era più gente con il fiatone alla Tana, che al traguardo di una maratona.
I bauli vennero caricati nel cofano della Ford Anglia, e poi, ad uno ad uno, cominciammo a salire in macchina.
L’Incantesimo d’Estensione Irriconoscibile, funzionava perfettamente e riuscimmo ad entrarci tutti, in perfetta comodità.
Draco, posizionato tra me e il finestrino, si girò di scatto nella mia direzione, e mi baciò fugacemente per poi tornare come nulla fosse a guardare il terreno che sotto di noi, man mano, si allontanava.
-E questo per che cos’era?- chiesi dubbiosa.
-Stamattina, non ho avuto il tempo di farlo- disse alzando le spalle.
Non potei evitare che il mio sopracciglio scettico, arrivasse quasi a sfiorare l’attaccatura dei capelli e con perplessità domandai: -Ma esattamente, io e te, che cosa siamo?-.
Non posso farci niente, lo ero allora e lo sono anche adesso, con le relazioni sentimentali sono una frana e non potei evitare di chiederlo.
Il giorno del processo, infatti, quando gli ero saltata letteralmente addosso, non mi aveva respinta anzi, dopo che io, nel più totale imbarazzo, mi fui allontanata dalla sua bocca tentatrice, mi disse “Lo sapevo che avresti ceduto presto, Granger”; poi, senza darmi neanche il tempo di capire, mi aveva di nuovo afferrata per la testa e mi aveva baciata di nuovo, ma con meno impeto rispetto a me, per fortuna.
Alla vergogna provata per la scenetta sopracitata, si aggiunsero Ginny e George.
-Paga, fratello- aveva esclamato Ginny con un sorrisetto soddisfatto in volto. –Ti avevo detto che si sarebbero messi insieme-.
Vidi George uscire quindici galeoni d’oro scintillante e posarli con stizza nella mano di Ginny, borbottando qualcosa sottovoce.
Per la cronaca, quel giorno feci perdere a Ginny all’incirca due chili, rincorrendola per tutto il Ministero, per aver osato scommettere su una cosa come questa.
-Beh, sei ovviamente la mia ragazza, Granger, mi serve qualcuno che mi difenda una volta rientrati a scuola, visto che tutti mi daranno soprannomi come “Mangiamorte rinnegato”- disse, imitando una voce baritonale. –E tu dovrai dire “Lui è il mio ragazzo, ed è buonooo”- riprese, imitando, con una vocetta stridula da bambina cretina, quella che doveva essere la mia voce.
-E smettila!- risposi piantandogli un gomito in mezzo alle costole.
-Sul serio, Granger, adesso che hai trovato un sex simbol come me, non mi vuoi?- disse fingendosi offeso.
-Sei un inguaribile cretino-.
-Ragazzi, siamo quasi arrivati, state pronti a scendere- disse Arthur.
-Allora? Sei la mia ragazza?- chiese lui, ancora.
La macchina atterrò con un piccolo tonfo e quando Arthur ebbe rimosso l’Invisibilità, tutti cominciammo a scendere.
Prima che lui mettesse piede fuori, lo trattenni per un braccio.
-Sono la tua ragazza, ma smettila di fare quella faccia da idiota decerebrato-.
-Grazie per il complimento, Granger- continuò scendendo.
Correndo e schivando babbani a destra e manca, riuscimmo a raggiungere i binari 9 e 10 della Stazione di King’s Cross.
Per primi passarono Ginny, accompagnata da Harry, poi Molly insieme a Ron, Arthur ed infine io e Draco.
Quest’ultimo, appena passata la barriera, cominciò a guardarsi in giro, alla ricerca di qualcosa… o di qualcuno.
Quel qualcuno che rende le mie giornate un inferno in terra, quel qualcuno che ha tentato di assassinarmi più volte di quante Voldemort non ci abbia provato con Harry.
E la trovò.
Draco si diresse verso sua madre, compostamente ferma in mezzo al via vai di gente frenetica.
Se avessi saputo che un giorno il mio regalo di Natale sarebbe stata una pianta carnivora addestrata ad uccidere, l’avrei buttata sui binari del treno… peccato che io non fossi la Cooman e peccato che lei quel giorno si finse un tantino più amichevole di come si sarebbe dimostrata in futuro.
Semplicemente quel giorno mi ignorò. E tutte le notti prego ancora Merlino che Narcissa Malfoy si svegli la mattina e decida di ignorarmi, di far finta che io non esista. Sono però convinta di tre possibilità:
1.      Merlino mi odia o gli piace vedermi soffrire.
2.      Merlino a causa degli anni, è sordo o porta l’apparecchio acustico fermo al volume minimo.
3.      Merlino non esiste.
-Madre- disse Draco.
-Vieni qui, tesoro della mamma, mi sei mancato così tanto, mi dispiace per tutto quello che è successo, amore, e… ma hai mangiato in questi mesi?- chiese con sguardo indagatore.
-Beh, si io…-.
-Non ti hanno fatto mangiare, non tentare di coprirli, Draco, si vede che sei più magro del solito e assolutamente deperito. Quando a Natale tornerai a casa, ti assicuro che dirò agli elfi di preparare cibo per un esercito- disse la donna.
-Ma io in realtà… vabbé lasciamo perdere. Mamma, lei è Hermione Granger, la mia ragazza- disse lui, tirandomi per la manica, poco prima che riuscissi a defilarmi.
La donna nonostante questo, non mi degnò neanche di uno sguardo e poi disse: -Devi andare, tesoro, il treno sta partendo. Ci vediamo a Natale- poi si Smaterializzò.
-Mi ha ignorata. Mi. Ha. Ignorata- dissi infuriata per la poca considerazione.
Mi diedi della stupida per quella mia uscita indignata per mille volte in almeno cinquecento lingue e dialetti magici diversi (si, se ve lo steste chiedendo, anche in lingue morte).
-Non preoccuparti, le piaci. Adesso andiamo-.
Arrivammo vicino all’intero gruppo e cominciai a salutare Molly, poi Arthur ed infine Harry e Ron, che non sarebbero tornati a scuola con noi.
-Mi mancherete tanto, ragazzi. Mi raccomando, non combinate disastri al corso di addestramento Auror, soprattutto tu Ron, che sei sbadato e distratto- dissi quasi con le lacrime agli occhi.
Loro due mi abbracciarono in sincrono e poi si staccarono allo stesso modo.
Come fossero una mente in due corpi separati, alzarono contemporaneamente gli occhi su Draco e lo minacciarono di trattarmi bene o gli avrebbero spezzato le gambe in più punti.
Draco, da bravo vigliacco Serpeverde, si defilò alla svelta, con la scusa di andare a cercare uno scompartimento libero e di occupare i posti.
Infine, dopo i saluti, io e Ginny salimmo sul treno che ci avrebbe condotte ad Hogwarts, per un nuovo anno. Per un ultimo nuovo anno.












Buon giorno :DD 
questo capitolo è corto, lo so, ma è l'ultimo e spero che si possa apprezzare lo stesso.
Come avrete potuto notare, il personaggio di Narcissa come per l'altra storia è l'emblema degli OOC. Questa Narcissa è così tanto OOC che se zia Jo dovesse leggere questa storia, correrebbe a bruciare i libri, o a cambiare nome a Narcissa, quella originale.
Come alla fine di ogni storia, ringrazio tutti voi, per avermi accompagnata in questo meraviglioso viaggio che è stata questa storia, che per me è stata più un calvario che altro, dati i tempi di aggiornamento e in primis di stesura.
Un bacio a tutti e alla prossima storia,
Juliet :DD

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