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Seishiro Sakurazukapudibondamori pedalava sul suo monociclo per le vie
della città
Seishiro
Sakurazukapudibondamori pedalava sul suo monociclo per le vie della città.
Aveva un monociclo, sì, ma
non perché avesse “le sue cose” una sola volta all’ anno.
Aveva un monociclo perché
aveva un solo occhio.
Inoltre, non dovendo
tenere il manubrio con le mani (perché sul monociclo non c’è il manubrio)
poteva dedicarsi attivamente, pedalando senza sosta, alla sua attività
preferita : i cicliegi bonsai, cioè piccole piantine
di ciliegio in monopattino.
All’ improvviso Seishiro
Sakurazukapudibondamori urtò qualcosa, o meglio, qualcuno.
Era un ragazzino con un
monopattino. Quel ragazzo non aveva un monopattino perché pattinasse con un
piede solo, aveva un monopattino perché aveva un occhio solo. Si chiamava
Shaoran.
“Mitsubishi mi stupishi”
commentò Seishiro, osservando il monopattino, che doveva essere decisamente più facile da guidare del suo monociclo.
“Sì, il mio monopattino è
Mitsubishi” confermò il ragazzo.
“Io… mi prendo un Subaru” sentenziò
Seishiro, riprendendo a pedalare verso l’ infinito.
Seishiro Sakurazukapudibondamori pedalava sul suo monociclo per le vie
della città
Seishiro
Sakurazukapudibondamori pedalava allegramente per il centro della sua città.
Proprio sotto la torre di
Tokyo c’ era un piccolo negozio di souvenir, che vendeva anche un completo
almanacco delle disgrazie capitate sulla torre di Tokyo negli ultimi cinquant’ anni.
Seishiro entrò pedalando,
dal momento che non era mostrato nessun cartello che indicasse “il monociclo
qui non può entrare”.
“Tu… Seishiro?” chiese il
commesso, riconoscendo il monociclo rosa cicliegio.
“No, non sono Shiro. Sono Seishiro” rispose Seishiro.
“Sei Seishiro?”
“No, non sei, uno solo.
Come il mio occhio, uno solo” disse lui spazientito, e ruotando sulla sua
monoruota se ne uscì dalla monoporta.
Seishiro
Sakurazukapudibondamori, ormai nervoso e infastidito, urtò nuovamente qualcosa.
(E’ che il povero Seishiro
ci vede male, e ha una prospettiva un po’ distorta.)
“Ciao” disse il ragazzino
urtato. “Come mai il tuo monociclo è rosa?”
“Il mio monociclo una
volta era bianco” rispose stizzito Seishiro “ma è diventato rosa a furia di
passare sopra ai cadaveri dei bambini insolenti e impiccioni, proprio come te.”
Detto questo, al grido di “Op
Op Seishiro Monoruotachiodata”, sulla ruota del monociclo spuntarono dei
chiodini appuntiti, grazie ai quali fu facile al monoconducente passare sopra
al bambino schiacciandolo per bene.
Seishiro Sakurazukapudibondamori pedalava allegramente per le vie della città.
Il fatto di non dover usare le mani per guidare, poi, gli permetteva di picchiettare le spale delle persone, e di chiedere "Scusa, tu sei Subaru?" a tutti quanti.
Ad un certo punto picchiettò la spalla di un uomo alto, così alto che non ci stava nell' inquadratura, tutto nero.
"Scusa, tu sei Subaru?"
L' uomo sfoderò la sua katana.
"Ehi ma che fai!", sbottò Seishiro ruotando col monociclo intorno all' uomo.
"Quel Fay!", rispose l'altro indicando un' omino pallido avvolto in un cappotto molto fashion che usciva da un negozio di poghi.
Fay pogando sul suo pogo saltellò fino ai due.
"Kuroponpon è tutto risolto!", disse, continuando a saltare.
"Scusa, tu sei Subaru?", chiese Seishiro.
"No sono Fay e ho un pogo per saltellare perchè anche io ho un occhio solo. E perchè così saltello e Kurosexysexy non si deve ripiegare su se stesso per baciarmi."
"Già", confermò Kurolapdance, e poi baciò Fay al volo mentre saltellava.
"Bah", sospirò Seishiro, riprendendo a pedalare nel tramonto.
Seishiro Sakurazukapudibondamori pedalava sul suo monociclo per le vie
della città
Seishiro Sakurazukapudibondamori pedalava allegramente per le vie della città. Solo che, osservando bene bene, si rese conto che non si trattava proprio proprio della sua città.
"Ohibò", si disse, "dove sono finito?", e continuando a pedalare intravide un cartello in lontananza. Intravide, sì, perchè tutto intorno a lui l' aria era come... lattiginosa. Tant'è che il suo monociclo rosa ciliegio sembrava grigino, e non rosa ciliegio.
Il cartello, comunque, recava una scritta: "Cologno Monzese".
Seishiro fece spallucce, e attraversò il confine. Ma, nel momento in cui lo fece, improvvisamente non si chiamò più Seishiro, ma Simon. Simon Cherrypudibondaforest.
Simon Cherrypudibondaforest pedalava allegramente per le vie di Cologno Monzese, quando improvvisamente cominciò a scendergli sangue dal naso. E la cosa era davvero strana, perchè innanzitutto, scendeva a scatti. Poi, non era per niente rosso, ma era marroncino... grigino... insomma, un colore strano. E poi, ogni volta che cercava di guardarsi il dorso della mano con cui si era - giustamente - pulito il naso nel momento in cui aveva sentito uno sgocciolio sospetto, tutto quello che riusciva a vedere era un' immagine fissa, un po' sfuocata (e lattiginosa) di un particolare del suo monociclo.
"Acciderbolina", disse, mentre cercava di dire "Ma porco di quell' Hitsuzen", rimanendo sorpreso delle sue parole, e, specialmente, della sua voce - che chiaramente non era la sua.
"E ora come farò a trovare Sebastian?"