BLOODY ROSE

di ZAITU
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Perfect life ***
Capitolo 2: *** L'ispezione ***
Capitolo 3: *** Sguardi indiscreti ***
Capitolo 4: *** Tacchi alti e qualche sorpresa ***
Capitolo 5: *** Bloody Rose ***
Capitolo 6: *** Caviale o tartufo? ***
Capitolo 7: *** Let's party ***
Capitolo 8: *** Cinderella and the bad boys ***
Capitolo 9: *** Il lupo perde il pelo... ***
Capitolo 10: *** Faccia a faccia ***
Capitolo 11: *** Avevamo solo dodici anni [capitolo extra] ***
Capitolo 12: *** La tua prigione [capitolo extra] ***
Capitolo 13: *** Quel pazzo venerdì ***
Capitolo 14: *** A letto col nemico ***
Capitolo 15: *** Rosso all'orizzonte ***
Capitolo 16: *** Flash ***
Capitolo 17: *** La caccia ***
Capitolo 18: *** New moon ***
Capitolo 19: *** Beautiful lie ***
Capitolo 20: *** A little hope ***
Capitolo 21: *** Memories of life and death ***
Capitolo 22: *** And then comes the truth ***
Capitolo 23: *** Hurricane ***



Capitolo 1
*** Perfect life ***


Era umido quel giorno di novembre

Ciao a tutte!!! Come vi avevo promesso, visto che i commenti per “ Venga tu dal cielo o dall’inferno, cosa importa?” sono stati veramente tanti e pure stupendi, ecco a voi il suo seguito. Sarà che ogni volta che comincio una nuova fic mi sento euforica come non mai, ma non vi nascondo che sono veramente soddisfatta delle idee che mi sono venute in mente per questa nuova fanfiction. Tuttavia, visto che comunque rimango bastarda fino al midollo, vale la stessa storia di“ Venga tu dal cielo o dall’inferno, cosa importa?”, ovvero, sarà l’indice di gradimento che decreterà se questa fic continuerà o meno…non è  sadismo, ma visto che a rigor di logica si scrive affinché ci sia qualcuno che legga, se non c’è nessuno che lo fa e che apprezza o critica è inutile continuare, almeno secondo il mio modesto punto di vista. Quindi ora sta a voi…LEGGETE E COMMENTATE!

 

 

1- PERFECT LIFE

 

 

Era umido quel pomeriggio di novembre.

Tanto umido che il proprietario del sontuoso maniero immerso nella campagna inglese aveva ordinato che tutti i camini venissero accesi entro un minuto.

I piccoli elfi domestici, che servivano quella casa e quella famiglia da diverse generazioni ormai, erano schizzati da una parte e dall’altra come trottoline impazzite e, nel giro di poco più di quel minuto che era stato loro concesso, tutti i camini scoppiettavano allegri.

Qualche istante più tardi, mentre il giovane padrone si godeva un bicchierino di wishky incendiario strainvecchiato dell’annata migliore nel suo studio all’ultimo piano del maniero, una voce femminile, imperiosa e allo stesso tempo po’ infantile, ordinò sempre a quegli stessi elfi di portarle il tè in camera il più in fretta possibile.

Con i pasticcini al cioccolato, si affrettò ad aggiungere.

Il padrone chiuse immediatamente la porta del suo studio con un gesto seccato.

Quella voce lo infastidiva, soprattutto quando stava facendo qualcosa d’importante.

E, dovette amaramente ammettere, quegli stramaledetti conti lo stavano facendo impazzire.

Le scartoffie della Gringott ricoprivano interamente  la pregiata scrivania d’ebano intarsiata con arabeschi dorati ed il giovane guardava le carte con un misto di disperazione e confusione negli occhi chiari.

Lui non si era mai occupato di certe cose prima che i suoi morissero e non poteva negare che ora l’aiuto di suo padre gli sarebbe stato più che gradito.

Non che avesse poi così tanto bisogno di aggiustare i conti, certo.

Solo che quando si hanno così tanti soldi e proprietà ogni tanto è saggio controllare che ci siano ancora tutti, non si sa mai.

Senza contare che se al ministero avessero trovato sospetti spostamenti di capitali od operazioni poco trasparenti sarebbero ricominciati i guai.

“ Non ci voglio neanche pensare”

No di certo, non dopo tutto quello che aveva fatto per ricostruirsi un’immagine di fronte all’opinione pubblica.

Bella casa, bella moglie e, cosa più importante, neanche una voce screditante in più di due anni della sua nuova vita.

Aveva sempre lo stesso carattere, come gli aveva fatto notare più di una persona, ma questo dettaglio passava relativamente in secondo piano vista la sua brillante condotta, pubblicamente riconosciuta e apprezzata.

Ed ora stava anche per tornare in società.

Crogiolandosi in quei pensieri, il bel giovane si rimirò per un secondo i gemelli con smeraldi che brillavano sui polsini della sua camicia nera e che sua moglie gli aveva regalato per il suo compleanno.

Li avrebbe sicuramente indossati alla festa che aveva intenzione di organizzare a breve.

“ Faranno un’ottima figura”

Non poteva negare che  fossero un po’ troppo appariscenti per i suoi gusti, ma senza dubbio erano di qualità eccellente.

E poi il verde gli era sempre piaciuto.

Verde come le banconote, verde come simbolo della sua casa ad Hogwarts, verde come la speranza che il mondo là fuori sarebbe tornato ad accettarlo e a stimarlo per quello che era.

Il giovane si abbandonò sulla sedia dall’alto schienale e rilassò le ampie spalle.

C’era voluto tanto per arrivare fin lì, davvero tanto per rinunciare a quel tipo di vita che gli era entrata nel sangue come un veleno.

Ma adesso era pulito.

Draco Malfoy, agli occhi del mondo magico era diventato un uomo onesto.

 

***********

 

Pansy Parkinson era sempre stata bella.

Mora, voluttuosa, senza troppe inibizioni, come aveva pienamente dimostrato durante il suo soggiorno ad Hogwarts, e con ambizioni che non si era mai sforzata di nascondere.

Era ovviamente Purosangue fino al midollo, caratteristica che l’aveva sempre resa un ottimo partito.

Ma purtroppo per gli altri, lei era sold out.

Alla faccia del contratto matrimoniale, era stata promessa in sposa praticamente già da prima che nascesse.

Niente di inderogabile ovviamente, l’accordo tra le due famiglie poteva benissimo essere revocato ed il matrimonio tra i due pupilli sarebbe rimasto solo un sogno dei genitori. 

Per sua fortuna però, l’uomo che Pansy era stata “costretta” a sposare era anche l’uomo di cui era innamorata dall’età di tredici anni, cosa che aveva evidentemente facilitato le cose.

Aveva dovuto rinunciare a diverse cose per lui, per lui che voleva mantenere la sua immagine perfetta ed impeccabile dopo un passato a dir poco torbido, ma n’era valsa indubbiamente la pena.

Malfoy e Parkinson, due nomi una garanzia.

Garanzia di ricchezza, di prestigio e di una discendenza che non avrebbe avuto nulla da invidiare ai fondatori delle loro due casate.

In sintesi Pansy Parkinson poteva dirsi felice.

Amava suo marito quanto bastava per sopportarne i difetti, e amava ancora di più i vantaggi che le erano venuti nel diventare la signora Malfoy.

Non soldi, quelli ne aveva abbastanza anche lei, ma piuttosto quella dolce soddisfazione nel ritrovarsi la notte nel letto di quello che era stato il rampollo di una delle famiglie più illustri del mondo magico, nonché il braccio destro, anche se per brevissimo tempo, di Lord Voldemort.

Pansy era dunque felice ma purtroppo per lei, e per Draco, non abbastanza.

La sua, la loro, vecchia vita un po’ le mancava.

Le missioni, i combattimenti…il sangue.

Gioielli e abiti costosi erano un bel passatempo ma a lungo andare sarebbero finiti per diventare noiosi.

E Voldemort era ancora lì, nell’ombra, e non avrebbe di certo esitato a riaccoglierli, vista la scarsità degli adepti che si ritrovava ad avere nell’ultimo periodo.

“ Non dovrei neanche pensarle certe cose” si rimproverò tuttavia la giovane donna rimirandosi nell’enorme specchio della sua stanza matrimoniale con sguardo indagatore.

“ Non dovrei proprio pensarle”

Si lisciò su fianco, piacevolmente sinuoso, il vestito di seta lilla che creava un contrasto stupefacente con gli ormai  lunghi capelli d’ebano e gli occhi scurissimi.

Sorrise.

Contemplarsi allo specchio era sempre un’attività rilassante e contribuiva non poco a scacciarle via i cattivi pensieri, come quelli che ancora le frullavano in testa.

“ Sono solo sciocchezze, infondo adoro la mia vita…e Draco.”

Pansy  sorrise compiaciuta di sé, del sua aspetto meraviglioso e del suo invidiabile marito.

Il suono del campanello però infranse il sogno idilliaco della giovane donna, che sbuffò molto poco elegantemente prima di gettare un’occhiata al pendolo vicino alla porta.

Le cinque, ed era venerdì.

“ L’ispezione di controllo settimanale…me ne ero dimenticata”

Si sarebbe persa il suo abituale tè delle cinque.

Questa era decisamente una di quelle cose che avrebbero potuto rovinarle il pomeriggio.

 

***********

 

Un piccolo e rugoso elfo domestico, che sembrava insolitamente più vecchio degli altri, bussò timorosamente alla porta dello studio di Draco che del campanello non aveva sentito neppure l’eco.

- Avanti- ruggì il giovane Malfoy.

L’elfo aprì la porta quel tanto che bastava per permettergli di infilare la testa nello studio.

- Signore…?- farfugliò l’elfo.

- Si?- lo incitò Draco senza neanche alzare gli occhi dalle carte.

- Ci sarebbe l’Auror per l’ispezione…-

- E allora? C’è mia moglie per questo o no?- lo interruppe bruscamente Draco alzando finalmente lo sguardo.

- è questo il problema signore…la signora dice di non essere presentabile e chiede se possa andare lei ad accogliere l’Auror…-

Draco trattenne a stento un ringhio mentre sistemava, senza alcun risultato, le carte e i documenti.

-Scendo subito. Va’ pure-

L’elfo si dileguò.

Draco si alzò stancamente dalla scrivania e si diede un’ultima veloce occhiata sul vetro della finestra prima di scendere nell’ingresso.

Aveva appena ventiquattro anni e più soldi della regina d’Inghilterra ma in quel momento avrebbe rinunciato volentieri a metà del suo patrimonio per restarsene nel suo studio lontano da qualsiasi scocciatura.

Tuttavia dicono che la libertà abbia un prezzo.

Quello era il prezzo della libertà di Draco Malfoy.

 

 

Ogni settimana, sempre lo stesso giorno, sempre alla stessa ora, un Auror inviato dal Ministero arrivava a casa sua  per “l’ispezione”.

L’ispezione consisteva, a seconda dei casi, nel perquisire il maniero da capo a piedi o semplicemente nel servirsi di qualche incantesimo per trovare eventuali prove dei suoi possibili contatti con Voldemort e i Mangiamorte.

Contatti che lui non aveva più da diverso tempo, perciò Draco aveva accettato il compromesso di buon grado.

Tre anni prima, dopo essere scampato per poco al Bacio dei Dissennatori, era fuggito all’estero e quando le acque si erano calmate era tornato sotto mentite spoglie.

Era bastata qualche informazione sui Mangiamorte rivelata al ministero, un bel pentimento pubblico, e gli era stato concesso di vivere.

Qualche controllo ogni tanto quindi, lo poteva benissimo accettare.

Draco arrivò dopo qualche minuto nell’androne principale del maniero dove troneggiava un’imponente lampadario di vetro murano nero e argento,  fatto arrivare direttamente da Venezia.

Sorrise tra sé al ricordo di come si fosse infuriato quando gli era stato consegnato danneggiato.

Era talmente assorto che non si accorse subito dell’Auror girato di spalle che attendeva rigidamente il suo arrivo.

Draco si scosse e si lisciò sul petto la camicia di seta nera, stampandosi in faccia il suo bel sorriso di circostanza che però iniziò pericolosamente a vacillare non appena la figura di spalle cominciò ad apparirgli familiare.

Troppo familiare.

Sentì poche parole brontolate da lontano con un tono che conosceva bene.

- Ma quanto diavolo ci met…ah, sei arrivato finalmente!-

Hermione Granger si era appena voltata mostrando a Draco la sua snella figura bardata nella divisa da Auror.

Austera e autorevole, la ragazza lo guardava impassibile; nessuna traccia di passato, neanche una sbavatura di ricordo. Niente.

Era Hermione Granger perché richiamava vagamente alla memoria una ragazzina dai capelli cespugliosi e dall’aria da saputella, ma per il resto poteva essere benissimo un’altra persona.

Era cambiata, se in meglio o in peggio questo era tutto da vedere, ed il padrone di casa se ne accorse subito.

- Cosa ci fai qui?- la apostrofò Draco senza riuscire a controllare o tanto meno a nascondere l’agitazione che era divampata violentemente in lui, tanto che il candore delle sue guance aveva lasciato il posto ad un piacevole rosa pallido.

Un ghignò compiaciuto si distese sul viso di Hermione.

Aveva ventiquattro anni, era a capo di una delle squadre di Auror più efficienti in circolazione  ed ora, senza neanche nasconderlo troppo, stava godendo come non mai nel vedere Draco Malfoy in difficoltà.

-Tu sei Draco Malfoy ed io un Auror, giusto?-

La voce invece era sempre la sua. Inconfondibile.

Draco annuì senza capire dove volesse andare a parare.

-Bene, allora sono qui per l’ispezione-

Draco lasciò tranquillamente che lo stupore prendesse il posto dell’ansia.

Si  chiese se non fosse tutto uno scherzo. Di cattivissimo gusto, ovviamente.

- Ma tu non puoi…- quasi balbettò.

- Al bando i convenevoli, Malfoy- lo interruppe Hermione avanzando con noncuranza verso di lui.

– Voglio cominciare con i sotterranei, dove sono?-

- Sotto terra, mi pare ovvio- ribatté Draco sagace, il sopracciglio alzato ed il sorriso affabile, falso come una banconota da cento galeoni e graffiante come il pianto della mandragola.

Tutto sommato si era ripreso piuttosto bene dallo shock iniziale.

-Molto spiritoso, dove è l’ingresso?-

L’ostentata professionalità e la calma che Draco lesse negli occhi di Hermione gli fecero ribollire il sangue nelle vene.

Possibile che per lei fosse tutto così semplice? Veniva lì, a casa sua, e con tutta la calma del mondo gli chiedeva dove fossero i sotterranei.

Lui non era calmo. Non era neanche lontanamente vicino ad uno stato di quiete.

Scherzarci su e far finta che quel nervosismo fosse solo segno d’irritazione e sdegno era il massimo che potesse fare.

[Mostrarsi forte, sempre. Anche quando sai di non esserlo affatto.]

Dopo uno sguardo un po’ troppo lungo, Draco si decise a girare il viso indicandole l’ala destra del palazzo, felice soprattutto di avere una scusa per non guardarla in faccia.

-In fondo a quel corridoio, la porta a destra. Io me ne vado, te guarda pure dove vuoi…- Draco si voltò ritenendo il discorso finito, ma prima di imboccare le scale si girò di nuovo, come se si fosse dimenticato di dirle qualcosa di estremamente importante.

 -Se hai bisogno di me sono nel mio studio, chiedi agli elfi ti guideranno loro- Detto questo, Draco si avviò su per le scale, con un po’ troppa fretta in verità, le mani rigidamente infilate nelle tasche dei pantaloni eleganti.

Hermione all’inizio lo guardò andare via in più assoluto silenzio.

Non aveva nulla da dirgli. Non più.

Ma, si disse, infondo un occasione del genere non poteva proprio perdersela. Anche a costo di esporsi troppo.

-Non preoccuparti, non avrò alcun bisogno di te- il tono di Hermione rasentava il beffardo con una punta di rancore piuttosto esplicita.

Draco ghignò senza essere visto.

Era quello che il bel padrone di casa si aspettava da lei.

Una sfida. Quel gioco sottile di frasi e parole di cui erano sempre stati entrambi ottimi artefici.

Se lo aspettava, vero, ma non per questo era disposto a tollerarlo.

Il ghigno infatti si esaurì subito.

Non aveva alcuna voglia di giocare.

Draco fece per girarsi e risponderle secco che quel tono ironico e quei giochetti squallidi poteva anche risparmiarseli.

“ Non è il momento e non sono assolutamente dell’umore adatto per sopportarli”

Tuttavia, con molta nonchalance ed assoluta indifferenza, come se non avesse sentito le parole di Hermione, o meglio, come se non avesse capito il significato che c’era nascosto dietro, non interruppe la sua camminata quasi marziale e finché non sentì i passi di Hermione che si allontanavano, non tentennò neanche per un istante.

Solo poco dopo, quando fu sicuro di non essere visto, si azzardò a guardare.

E non appena fissò i suoi occhi cerulei sulla figura girata di spalle di Hermione capì che probabilmente né il momento né l’umore adatto sarebbero mai bastati per affrontarla di nuovo.

 

 

“Teso,

ero a pezzi ma un sorriso in superficie

nascondeva i segni di ogni cicatrice,

nessun dettaglio che nel rivederti

potesse svelare quanto c’ero stato male”

 

- Infinito, Raf-

 

 

Spazio autrice: Eccomi di nuovo qui belle fanciulle! Spero di avervi incuriosito con questo primo capitolo e ancora di più spero di riuscire ad appassionarvi come è stato con la one-shot che lo ha ispirato.

A questo proposito ringrazio di cuore: SweetChocolate, ka_chan91, anfimissi ( avere un tuo commento, così bello poi, è un grande onore! Cmq anche la fic con cui hai partecipato te non era niente male!), VaniaLoVe, Cobwy23( tesoro mi raccomando voglio sapere che ne pensi, anche i difetti!), white_tifa, Aysha, marygenoana, julietta, Joe, costy black, B,  Rossellaura ( grazie millissime per averla inserita tra i preferiti!), gemellina, camyxpink, nebula91, Erin, e Jane Gallagher( è veramente gratificante sapere che una non appassionata delle draco/ hermione abbia apprezzato la mia fic, spero che continuerai a seguire! Cmq ti piacciono gli Oasis, vero?), Angelmorgana, sweet-inside, betta90, dakrin92 ed isabelblack. È  soltanto grazie a voi se esiste un seguito di “ Venga tu dal cielo o dall’inferno, cosa importa?”. Grazie ancora ragazze!

A prestissimo!

 

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Capitolo 2
*** L'ispezione ***


Draco si sbatté furiosamente la porta del suo studio alle spalle, rimpiangendo di non aver prodotto abbastanza rumore anzi, di

2- L’ISPEZIONE

 

“I'll keep you my dirty little secret
(Dirty little secret)
Don't tell anyone or you'll be just another regret
(Just another regret, hope that you can keep it)
My dirty little secret”

 

Draco si sbatté furiosamente la porta del suo studio alle spalle, rimpiangendo di non aver prodotto abbastanza rumore, anzi, di non averla scardinata del tutto.

Di questo passo, col nervosismo che lo stava divorando di secondo in secondo, avrebbe sicuramente finito per fracassare qualsiasi oggetto gli fosse capitato sotto mano.

Con un paio di falcate rigide e misurate raggiunse la mensola del caminetto, vi si aggrappò con entrambe le mani e lasciò vagare la testa all’indietro.

Fece un respiro profondo.

Odiava perdere la calma, anche se non c’era nessuno che lo osservava.

Perdere da calma era una da cosa da sciocchi e sul fatto che lui non lo fosse non si discuteva.

“ Con tutta la marmaglia di Auror che ci sono in giro, proprio lei dovevano mandare?”

Eccolo il problema.

Lei, il suo segreto, il suo piccolo e sporco segreto.

Hermione Granger.

“ A quale fottutissima divinità ho fatto un torto, per meritarmi una cosa del genere? Ho avuto una condotta perfetta negli ultima anni…ho smesso anche di bestemmiare!”

Non si trattava di divinità, no di certo, ma di fortuna, o caso, come molti preferiscono chiamarla; pura sovrapposizione di accidentali coincidenze.

Ma Draco Malfoy, quale mago dal sesto senso notevolmente sviluppato, a sua esclusiva detta ovviamente, alle coincidenze non ci aveva mai creduto.

Men che meno alle coincidenze che riguardavano Hermione Granger.

Sentiva puzza di guai.

E i guai, quando si può, vanno prevenuti.

Così, in un batter baleno, Draco si ritrovò a scendere di fretta le scale che conducevano ai sotterranei, con il cuore che gli galoppava nel petto.

Sesto senso lo chiamava lui, ma nostalgia sarebbe stato molto più corretto.

 

 

Hermione si tolse schifata una ragnatela che le si era impigliata tra i capelli.

Non aveva cavato un ragno dal buco, tanto per rimanere in tema.

“ Lo sapevo”

Non c’era niente da trovare lì sotto e neanche in tutto il resto del maniero.

Glielo aveva detto anche lei al segretario che quella settimana l’aveva incaricata per l’ispezione; quei controlli erano una perdita di tempo, soprattutto quando c’erano cose molto più importanti da fare.

Malfoy era pulito, lo sapevano tutti, e se anche avesse avuto qualcosa da nascondere, l’avrebbe sicuramente nascosta più che bene e non dove qualsiasi Auror avrebbe potuto trovarla.

- Granger, sembri appena uscita da una fogna-

Voce, tono, cadenza inconfondibili.

Hermione si voltò lentamente verso il biondo padrone di casa, che se ne stava appoggiato allo stipite della porta a braccia incrociate e la guardava, anzi la esaminava, con sguardo critico.

Prima, da quello che le era sembrato di capire, Draco non era stato molto incline al dialogo né tanto meno alle battutine sceme, come quella che lei non aveva resistito a lanciargli prima di scendere lì sotto.

Hermione si chiese cosa fosse cambiato in quel breve intervallo di tempo.

-Ti prego Malfoy non cominciare con queste battute datate…- le rispose la giovane Auror non nascondendo il crescente malumore.

 “ Non aveva detto che se ne andava nel suo studio?”

-Non era una battuta Granger, ma una semplice osservazione oggettiva. Guardati-

Hermione strinse i pugni e fece per rispondergli a tono quando si accorse che non era solo la sua testa ad essere ricoperta di ragnatele bensì tutti i suoi vestiti.

Cominciò a saltare da una parte e dall’altra nel tentativo di scrollarsele di dosso, senza la minima coscienza di apparire piuttosto ridicola.

-Rilassati Granger, sono solo ragnatele. Gratta e netta!-

Hermione si bloccò all’istante, finalmente conscia di quanto potesse apparire stupida e patetica.

“ Ecco, dovevo immaginarmelo!”

Al diavolo le belle parole sul fatto che quelle ispezioni fossero inutili, non appena aveva messo piede nei sotterranei e il suo senso pratico aveva preso il sopravvento, Hermione aveva cominciato a spulciare in ogni angolo più nascosto, e sporco, alla ricerca “ delle presunte prove schiaccianti sulla colpevolezza di Draco-sono-dannatamente-stronzo-Malfoy”.

Voilà il risultato.

Lei, un Auror a dir poco brillante, che si faceva pulire con un gratta e netta da un Draco Malfoy decisamente compiaciuto della sua goffaggine.

Tuttavia non gli concesse la soddisfazione di arrossire.

Hermione alzò il mento invece, guardandolo fisso in viso.

Fece per parlare ma lui la precedette, torbido e duro come un diamante grezzo.

-Cosa speri di trovare?- il solito ghignò era sparito, lasciandogli un’espressione dura e glaciale.

Quella che di solito riservava ai nemici.

Hermione indietreggiò senza neanche rendersene conto.

Quei cambi repentini d’umore continuavano a stupirla anche dopo tanto tempo.

- Non lo so Draco, dimmelo tu- aveva intenzionalmente usato il suo nome.

Voleva fare il duro? Bene, lo sarebbe stata anche lei.

- Draco? Hai ripreso subito a chiamarmi per nome…credevo che non ne avresti avuto il coraggio- la apostrofò il biondo, senza nascondere la poco velata ironia.

Hermione sorrise misteriosa.

- Ti ho chiamato per nome più di una volta, niente mi impedisce di farlo ancora-

C’erano una marea di cose che avrebbero potuto impedirle di farlo, in realtà.

La bella moglie di Draco che qualche piano sopra di loro era ignara del particolare incontro che si stava svolgendo nei sotterranei, il fatto che lei fosse un Auror ospite in casa sua e che quindi secondo le regole di cortesia gli doveva un minimo di rispetto, per non parlare della volontà stessa di Draco.

Era, evidentemente, una sfida.

Se Draco le avesse chiuso la porta in faccia di fronte a quell’ammissione, Hermione si sarebbe ritirata accettando la sconfitta e l’umiliazione.

Se invece…

- È stato tanto tempo fa Granger…-  ribatté il biondo quasi sussurrando, come se parlare più forte gli costasse un’enorme fatica.

Si abbandonò contro il muro lanciando ad Hermione una sguardo difficile da decifrare.

- Non poi così tanto. Solo tre anni- ribatté prontamente Hermione, prima di serrare la bocca di scatto.

“ Cosa diavolo sto facendo?”

Stava cercando di sentirlo di nuovo suo.

Anche solo per un attimo.

Hermione si torse nervosamente un ricciolo tra le dita, riuscendo a sopportare a fatica l’inaspettato silenzio di Draco.

Lei invece stava parlando decisamente troppo.

- Scusami, Malfoy, devo continuare-  Hermione si girò di scatto, come rendendosi conto all’improvviso che quella conversazione, dopo anni di vuoti incolmabili, non avrebbe portato a nulla di buono.

Varcò la porta senza accorgersi dello sguardo selvaggio di lui che la seguiva passo, passo.

Quando fu nel buio del corridoio Hermione si girò a guardare indietro.

La sua parte irrazionale, solo quella, sperava che lui la seguisse.

Sperava che lui mostrasse anche solo un minimo d’interesse nel chiarire la faccenda o solo nel continuare a sfotterla.

Ma lui non c’era.

“ Sono una cretina”

Si affrettò di nuovo lungo il corridoio ritrovando la sua fredda e consueta razionalità.

Per tutto il tempo dell’ispezione Draco non si fece più vedere.

 

***********

 

Seduta davanti all’ampia  finestra che dava sul parco che circondava il maniero, Pansy sorseggiava distrattamente il suo tè delle cinque, e mezza ormai, mentre si osservava compiaciuta le unghie che aveva appena laccato con uno smalto lilla perfettamente in tinta con il suo vestito.

Quando sentì lo scatto della serratura della porta sorrise da sopra il bordo della tazza.

Aveva fatto presto.

Un paio di passi e Draco le arrivò alle spalle.

Labbra sensuali e dannatamente stuzzicanti cominciarono a lambirle il collo e una mano gentile ma decisa le tolse la tazza dalle mani.

Pansy si lasciò sfuggire un gemito mentre le mani di Draco si andavano a stringere lentamente sulla sua vita.

- Tesoro, l’Auror…- tentò di dire la giovane signora Malfoy.

La stretta si fece piacevolmente più forte.

- Non preoccuparti, avrà da fare ancora per un bel po’- le sussurrò Draco all’orecchio, la voce bassa e roca. Leggermente rabbiosa, forse.

Pansy fece per ribattere, con molta poca convinzione in verità, ma quando sentì che le bretelline del vestito le erano state sensualmente abbassate dalle mani esperte di Draco, decise che stare zitta sarebbe stato sicuramente meglio.

Era destino: avrebbe saltato il tè delle cinque.

 

“Who has to know
When we live such fragile lives
It's the best way we survive...”

 

-The All American-Rejects, Dirty Little Secret-

 

 

***********

 

Hermione si asciugò il sudore dalla fronte con una manica della divisa e tentò, per quanto fosse difficile, d’intrappolare i suoi voluminosi ricci in una stretta coda alta.

Era sporca, sudata e a dir poco nervosa e l’unica cosa che voleva era finire una volta per tutte quella dannata ispezione e andarsene a casa a fare un bagno.

Giunta di nuovo nell’androne principale si tolse il mantello con la A dorata, appoggiandolo su uno sgabello di chiffon rosso, e cominciò a guardarsi intorno.

“ Non c’è che dire, Draco si tratta proprio bene”

Aveva indubbiamente una bella casa.

Hermione non poteva negare quanto ogni più piccolo mobile o soprammobile trasudasse magnificenza, sebbene il lusso fosse un po’ troppo esagerato per i suoi gusti.

“ Questa roba non l’ha scelta Draco…a lui non piace tanta ostentazione” si ritrovò infatti a pensare la giovane Auror.

Ed era vero.

Draco era sì viziato, snob e arrogante, ma aveva sempre maneggiato la sua , più che invidiabile, ricchezza con una sorta di distorta compostezza.

Il suo innato buon gusto lo obbligava ad una perenne sobrietà, elegante e minuziosa, ma pur sempre sobrietà.

“ Qui non c’è nulla di sobrio” analizzò di nuovo Hermione, rendendosi conto che pizzi e tendaggi dorati e frivoli soprammobili non erano proprio nei gusti di Draco. Almeno del Draco che conosceva lei.

Lo sguardo però le cadde d’improvviso sull’enorme lampadario in vetro murano che troneggiava proprio sopra di lei.

“ Quello sì…quello sarebbe proprio nello stile di Draco…magnifico ma essenziale. È ovvio che il resto lo ha scelto Pansy”

Pansy.

La moglie di Draco.

Hermione si ritrovò, forse involontariamente, a stringere i pugni.

Non le era mai piaciuta Pansy Parkinson ed ora che era diventata la signora Malfoy, le piaceva ancora di  meno.

Lo sapeva che erano passati tre anni ormai e che lei non poteva assolutamente avanzare alcuna pretesa su Draco, e sapeva anche che lei ed il giovane Malfoy erano stati soltanto amanti per un breve periodo, niente di più.

“ Magri se fosse stata un’altra mi avrebbe dato sicuramente meno fastidio…Ma Pansy proprio no!”

[Bugia]

Vedere qualsiasi altra donna vicino a Draco le avrebbe dato fastidio, ma questo Hermione Granger, dopo ben tre anni, non era ancora pronta ad ammetterlo.

 

 

- Niente, qui non c’è niente!-

Hermione uscì inviperita dall’ennesima stanza all’ultimo piano del maniero, precipitandosi nel corridoio principale dove un tappeto verde e argento attutì delicatamente i suoi passi decisi e misurati, che l’addestramento marziale a cui venivano sottoposte le reclute Auror, aveva contribuito a rendere ancora più rigidi.

Le mancavano solo un paio di stanze e finalmente sarebbe stata fuori da quelle quattro mura che , non si sa come, sembravano averle sottratto ogni minima goccia della sua proverbiale lucidità, che era già stata precedentemente messa a dura prova non solo dal discorso avuto con Draco ma anche dal totale fallimento dell’ispezione.

Gli incantesimi rivelatori non avevano rivelato un bel niente.

“Era prevedibile che qui non ci fosse nulla d’incriminante”

Non che Hermione prendesse  la mancanza di prove schiaccianti come una dimostrazione del fatto che Draco fosse pulito, questo no.

Come Harry le aveva più volte ricordato “ nessuno, per quanto voglia, può smettere di essere un Mangiamorte”: affermazione che lei, suo malgrado, condivideva a pieno.

Se così non fosse stato non si sarebbero neanche spiegate le ispezioni che il Ministero continuava a fare a Malfoy Manor; non si trattava di semplici precauzioni, doveva esserci per forza qualcosa di molto più grosso sotto.

Qualcosa che lei, come semplice capitano di uno squadrone di una mezza dozzina di Auror, non era tenuta a sapere.

Persa in queste considerazioni, Hermione si ritrovò ad abbassare la maniglia della penultima stanza che le rimaneva da ispezionare.

Non aveva badato al fatto che durante tutto il giro di controllo non si era imbattuta neanche per caso nei padroni di casa né che tanto meno non avesse ancora  trovato la loro camera da letto.

Semplicemente aveva tentato di non pensarci.

Ma non appena la porta si schiuse con un insolito cigolio, Hermione si rese conto che un minimo di pragmaticità in più le sarebbe sicuramente stata d’aiuto.

Soprattutto dopo che le si presentò davanti la tanto crudele quanto ovvia realtà; qualcosa che a rigor di logica non avrebbe dovuto stupirla più di tanto ma che in quel momento la lasciò letteralmente stravolta e ammutolita, tanto che si affrettò in meno di un secondo a richiudersi la porta alle spalle.

Draco e Pansy erano a letto insieme.

 

 

 

Spazio autrice: sono di fretta perciò mi limito a ringraziare tutti coloro che hanno letto questo secondo chap, ed in particolare:

 

Julietta: ma che bello un’altra sadica come me! Come vedi non c’è stato bisogno di ricoprirmi di recensioni, anche se mi avrebbe fatto cmq piacere…spero che questo chap ti sia piaciuto e che la stronzaggine di Draco sia stata di tuo gusto ( w i sadici! Noi sì che ci divertiamo!)

 

anfimissi: ma grazie cara! Quando inizio una nuova fic mi prende sempre l’ansia, e continuo a dirmi che non piacerà a nessuno e che sarà sicuramente un fiasco…ma dopo certi commenti non posso fare altro che rallegrarmi! Grazie millissime! Un bacio

 

aleptos: “sono vivo, di nuovo rispettabile e chissenefotte se sono sposato per convenienza” io non avrei saputo dirlo meglio! Sarà ma a me Draco piace proprio perché e così cinico e stronzo…cmq di sorpresine per stuzzicare la vostra curiosità ne ho ancora parecchie, tutto sta nel continuare a leggere!

 

Lady_Eowyn: Ciao! Toglimi una curiosità, hai preso il tuo nick dalla bionda fanciulla che sbava dietro ad Aragorn nel Signore degli anelli, vero? Io adoro Il Signore degli anelli…^_^ cmq tornando alla fic, no, non saranno tutte rose e fiori per i nostri piccioncini ( se no che sadica sarei?) ma sta certa che non gli farò fare una di quelle fini che mi piacciono tanto ( della serie: o muoiono tutti e due o non si vedranno mai più), quindi c’è ancora speranza!

 

White_tifa: ti confesso una cosa, sono stata così veloce con il primo chap perché ce l’avevo bello pronto da un paio di settimane, ma l’ho dovuto un po’ rivedere e poi volevo farvi anche un po’ penare! ( sono sadica, non ci posso fare niente…@_@) Cmq grazie millissime per i complimenti, continua così che mi fai veramente felice!

 

VaniaLove: non solo ci sarà un continuo, ma questo continuo sarà pure piuttosto lungo. Da quello che ho previsto e se tutto va come dico io, non ci saranno meno di venti capitoli…spero che la notizia ti abbia fatto piacere! A presto^_^

 

Gemellina: La prima cattiva impressione è quella che conta! Scherzo…cmq sei sicura che quello fosse the? Sai, con tutte le porcherie che vanno in giro…scherzo ancora ( mica tanto…), cmq l’idea della scrivania non è niente male…mmmm, con tutte quelle scartoffie che svolazzerebbero in giro @_@…ma no, è ancora troppo presto, devo farli penare ancora un bel po’! Infondo sono pur sempre sadica e bastarda…e loro sono così carini da strapazzare! (^_^)

 

fex: draco/hermione 4ever! Brava, cos’ si fa…appena ho un po’ di tempo (sai, nei ritagli di tempo mi tocca anche studiare…) faccio un salto a leggere la tua fic! Alla prossima e grazie 1000 x i complimenti!

 

Camyxpink: ciao curiosona! Ho aggiornato presto, no? Piaciuto il capitolo? Fammi sapere! (^_^)

 

Koala3: sono contentissima che entrambe le fic ti siano piaciute! Ora non devo fare altro che scrivere qualcosa di veramente coinvolgente per spingerti a seguirmi ancora…a presto, spero!

 

Aysha: ti dirò che sono stupita anche io che solo tu mi abbia dato della ricattatrice( in effetti un pochino lo sono…), ma alla fine se la fic non piace non si commenta e basta, invece non è stato così…lo prendo come un buon segno!

Per quanto riguarda gli elfi, non mi sembra di averli maltrattati troppo…Draco gli risponde male ed è stronzo con loro, ma infondo lui fa così con tutti, figurarsi con degli esserini indifesi come loro… parlando di Pansy, lei ovviamente sarà un personaggio fondamentale, è una donna innamorata ,oltre che ambiziosa, e si sa, le donne innamorate sono imprevedibili…basta altrimenti chiacchiero troppo! Alla prossima (^_^)

 

marygenoana: grazie millissime! Continuerai a seguirmi vero? Spero di sì, i commenti, soprattutto quando sono positivi, danno sempre una carica in più! Ciauuu

 

COMMENTATE!!!

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Capitolo 3
*** Sguardi indiscreti ***


Draco Malfoy era assolutamente più rilassato di quanto non lo fosse mezz’ora prima

3- SGUARDI INDISCRETI

 

Draco Malfoy era di gran lunga più rilassato di quanto non lo fosse mezz’ora prima.

Pansy era stata decisamente brava a scacciargli via il cattivo umore e lui si era sfogato a sufficienza.

Il biondo si sistemò più comodamente accanto alla moglie, che ora sonnecchiava con un sorriso languido che le distorceva le labbra carnose, la classica espressione di chi si sente appagato dopo del sesso fantastico.

Le coprì con la coperta pesante le spalle scoperte sfiorando la pelle candida della sua schiena e visto che la donna non accennava segni di vita, Draco decise di accendersi una sigaretta.

Inspirò profondamente, godendosi il gusto aspro del fumo lungo la gola.

Il fumo ed il sesso erano senza dubbio degli ottimi calmanti.

Soprattutto quando il problema da risolvere era la comparsa del fantasma dell’unica persona a cui avesse mai detto “ti amo” in tutta la sua vita e che ora minacciava seriamente la sua tanto amata stabilità mentale nonché familiare.

Draco si stiracchiò come un gatto sinuoso, con la mente che, suo malgrado, lo riportava a soffermarsi su argomenti spinosi.

A Pansy non aveva mai detto “ti amo”.

Non perché non l’amasse, questo no ; con il tempo aveva imparato ad amarla, a sopportare i suoi difetti e ad apprezzare i suoi pregi.

Lei gli aveva donato la sicurezza e la stabilità che tanto aveva cercato, e questo era qualcosa che Draco non poteva ignorare.

Solo, come spesso aveva amaramente ammesso a se stesso, non l’amava abbastanza.

Non era più un ragazzino e non si aspettava di certo un batticuore adolescenziale, di quelli che ti lasciano quel sapore di sale in bocca quando finiscono, tuttavia era abbastanza maturo per ammettere che ciò che c’era stato con Hermione era andato ben al di là di ciò che provava da due anni per Pansy.

E questa consapevolezza lo spaventava.

Lo atterriva soltanto il pensiero che ciò che aveva costruito con tanta fatica potesse crollare sotto i colpi di un amore ormai sbiadito.

Non poteva assolutamente permetterlo.

Hermione, per quanto fosse paradossale, era una potenziale minaccia, una minaccia che andava allontanata.

Una minaccia che fortunatamente, si disse, alla fine di quell’ispezione si sarebbe allontanata da sola.

O almeno così Draco sperava.

Era così profondamente concentrato su quell’ultima confortante considerazione che non si accorse neanche che la porta della camera era stata aperta e, solo quando la sentì sbattere rumorosamente, si risvegliò di colpo.

Hermione.

Questa non ci voleva.

“ O forse era proprio quello che mi serviva”.

Davanti all’evidenza tutti sono costretti a cedere, e Draco non poteva pensare a niente di più evidente di lui e Pansy a letto insieme.

 

 

Hermione si allontanò lungo il corridoio coprendosi le gote arrossate con le mani tremanti.

Doveva allontanarsi da lì al più presto, chiudersi in casa sua e sbronzarsi con quel paio di bottiglie di wishky incendiario che aveva nascosto nella credenza.

“Si, la razionale e ligia Hermione Granger si ubriacherà per benino”

- Granger?-

L’imbarazzo e l’umiliazione che provava in quel momento erano tali che Hermione non registrò subito la voce di Draco che la richiamava indietro.

Fece un paio di passi incerti e poi si voltò cercando di nascondere il rossore dietro la sua cascata di riccioli scuri.

-Hai finito l’ispezione?- tono normale e espressione ancora più normale.

Draco non sembrava minimamente scosso dall’accaduto ne in alcun modo intenzionato a dare spiegazioni.

“ Spiegazioni che non mi deve affatto” si ritrovò a pensare Hermione.

E allora perché aveva tanta voglia di schiaffeggiarlo? Perché i suoi occhi indugiavano con un po’ troppa attenzione sul corpo seminudo di Draco?

Il bel Malfoy infatti aveva avuto anche la faccia tosta di presentarsi con indosso solo i pantaloni, ovvero la prima cosa che aveva trovato da indossare.

Draco avanzò verso di lei ostentando un’espressione contrariata.

- C’è qualcosa che non va?- le domandò fintamente preoccupato.

Hermione afferrò il messaggio al volo.

Voleva metterla in difficoltà, voleva farla fuggire a gambe levate per la vergogna.

Ma Draco si stava dimenticando chi fosse Hermione Granger.

La giovane Auror si scostò i capelli dal viso e lo fissò impassibile.

Aveva ancora le guance in fiamme ma non vi badò più di tanto.

“ Mai mostrare al nemico segni di debolezza…anche quando questi sono evidenti” l’addestramento Auror giocava a suo favore.

Col tempo Hermione aveva imparato a mascherare con maestria le sue vere emozioni, dote che in battaglia a volte le era stata essenziale.

Esitazione spacciata per concentrazione, difficoltà per inganno, agitazione per voglia di combattere.

Gelosia per indifferenza.

- Tutto a posto Malfoy, non ho trovato nulla… sei più pulito del sederino di un neonato…- il tono un po’ frettoloso forse la tradì, ma Hermione continuò come se nulla fosse.

- Fossi in te comunque andrei a coprirmi, con questa umidità potresti prenderti un malanno…pensa a quale dolore sarebbe per tua moglie…- Hermione non si accorse che il suo tono stava prendendo una vena di biasimo, neanche tanto velata.

Draco ghignò di fronte a tanta impertinenza.

- Se ti riferisci a ciò che hai visto prima, sappi che sono funzionale anche da malato…comunque se ti aspetti delle scuse per lo spettacolo a cui hai assistito, sappi che non ho alcuna intenzione di fartele -

Hermione non poté impedirsi di sgranare gli occhi.

Non voleva affatto delle scuse, però…

-Non hai un minimo di pudore…- si ritrovò a dirgli.

Draco avanzò ancora verso di lei , ritrovandosi a pochi centimetri da quegli occhi di fuoco.

- Perché, tu ne hai?- le sibilò, vicinissimo al suo viso.

Hermione deglutì a vuoto, senza rispondergli.

No, non ne aveva.

Non serviva ricordarle che era stata l’amante di Draco quando ancora lui era un Mangiamorte dichiarato, non serviva ricordarle che aveva sognato quel corpo dalla pelle di luna per decine, centinaia, di notti.

Non serviva, perché sarebbe bastato vedere come lo guardava in quel momento.

Occhi d’oro, braci roventi.

Gli percorse con gli occhi che le ardevano, il viso, la linea della mascella, il collo, il petto asciutto e levigato, la striscia di peluria bionda che dall’ombelico scendeva fino a venire  nascosta dai pantaloni neri.

Da quello sguardo Draco capì che stava decisamente ottenendo l’effetto opposto a quello desiderato.

Ne fu certo quando sentì che il suo corpo rispondeva, contro la sua volontà, allo sguardo di Hermione.

Un’ondata di brividi lo scosse per un istante e solo il tempestivo intervento di Pansy lo salvò dal commettere qualcosa di terribilmente stupido.

- Tesoro?…- Pansy era appena uscita dalla stanza avvolta in una vestaglia di ciniglia rossa, bella e provocante come una navigata dea del sesso.

Si avvicinò al marito stringendolo da dietro per la vita.

Hermione non poté fare a meno di distogliere gli occhi, imbarazzata.

- Avete finito l’ispezione? Trovato qualcosa?- la voce mielosa di Pansy le suonò come una presa in giro.

Possibile che non l’avesse riconosciuta?

Hermione si voltò di nuovo, ritenendo che malgrado il disgusto improvviso dovesse comunque risponderle, ma Draco lo fece per lei.

- Si tesoro, l’Auror se ne stava appunto andando…e ovviamente non ha trovato nulla- la tranquillizzò Draco stringendole amorevolmente una mano.

Pansy, come notò Hermione, sembrò tirare un sospiro di sollievo.

Il sospetto era parte di lei ed Hermione non poté fare a meno di chiedersi per cosa Pansy si sentisse così sollevata: se del fatto che lei se ne stesse andando, o che non avesse trovato nulla.

Hermione optava per la prima.

- Bene…Tesoro, torniamo in camera, qui si gela…- miagolò Pansy tirando il marito per una mano poi, come ricordandosi all’improvviso della presenza di Hermione, si affrettò a congedarla – L’accompagneranno gli elfi domestici. Buona sera-

Hermione si sentì, chissà come mai, cacciata via.

Draco le lanciò un’ultima enigmatica occhiata, che però Hermione ignorò del tutto.

[Game over]

Aveva perso.

Non che Hermione sperasse di vincere qualcosa in uno scontro del genere, Pansy Parkinson Malfoy era una avversaria imbattibile, eppure poco prima con Draco le pareva di aver sentito, per un solo micro-secondo, il battito di un tempo.

“ Sono stata una stupida”

Si lo era stata veramente.

Stupida nel voler ignorare che Draco fosse sposato e anche felicemente, da quello che aveva visto, stupida nel voler dimenticare che il tempo era passato e che le cose erano decisamente cambiate.

Stupida soprattutto nel voler ignorare che lei, una vita che la soddisfaceva ce l’aveva già, anche senza di lui.

 

***********

 

Draco sedeva compostamente su una poltrona di fronte al camino e leggeva assorto un libro dalla discutibile legalità.

Erano solo le sette ma fuori era già buio.

Pansy era ancora a letto  fasciata dalla vestaglia rossa, e lo osservava alternando sguardi estasiati a momenti di dubbio.

Doveva parlargli.

- Quell’Auror…- cominciò stranamente timorosa – era la Granger?-

Pansy vide i lineamenti di Draco, su cui il riflesso del fuoco si divertiva a creare strani giochi di luce, indurirsi.

Draco si lasciò cadere il libro sulle ginocchia e le rispose senza neanche voltarsi.

-Si, perché?- replicò con tono assolutamente neutro.

Pansy ammutolì.

Non c’era un perché era solo…sospettosa.

Draco aspettò invano una risposta e poi si girò a guardarla.

- Pansy?-

La donna gli sorrise prima di sventolarsi con noncuranza una mano davanti al volto.

- Niente era solo curiosità… è …cambiata-

Draco si voltò completamente sulla sedia guardando la moglie con occhi perplessi.

- Tutti siamo cambiati, Pansy…- la donna parve percepire una nota terribilmente stonata in quell’affermazione – e poi, cosa te ne può fregare di una Mezzosangue?- continuò Draco cambiando intenzionalmente tono.

Pansy sorrise raggiante a quell’affermazione che infondo, conoscendo Draco, non aveva nulla di straordinario.

Era esattamente quello che voleva sentirsi dire.

E Draco lo sapeva.

 

***********

 

Hermione entrò nella sua piccola villetta alla periferia di Londra, e si gettò sul divano di pelle rossa situato in posizione strategica davanti al camino, ritrovandosi più stremata di quanto avesse creduto.

Anche smaterializzarsi le era costata un’enorme fatica; e dire che per i suoi standard quel pomeriggio era stato decisamente inattivo.

Con un colpo di bacchetta Hermione fece zampillare un raggio di luce che andò ad accendere la legna accatastata nel camino.

“ Si sta facendo veramente freddo in questi giorni…e non siamo neanche a metà ottobre”

Tuttavia neanche il bel fuoco che scoppiettava allegro riuscì a scaldarla a dovere.

Non era di un fuoco che Hermione aveva bisogno in quel momento, e purtroppo per lei, ne era sin troppo consapevole.

Appoggiò affranta la fronte sulle ginocchia che aveva rannicchiato al petto nel tentativo di racimolare un po’ di calore.

Si ritrovò a singhiozzare senza neanche accorgersene, senza poter neanche riuscire a porre freno a quell’improvviso attacco di…non sapeva cosa.

Tentò in ogni modo di asciugarsi le lacrime dalle guance con l’unico risultato di spalmarsi il mascara colato per tutta la faccia.

“ Non va bene così…”

Avrebbe voluto alzarsi dal divano forte e sicura come se nulla fosse, senza gli occhi da panda ed il volto stravolto, ma sapeva che le sarebbe servito un po’ di tempo, come per ogni cosa che faceva.

Rimase così per un po’, fissando le fiamme e aspettando che le lacrime smettessero di scendere da sole.

Aspettando che le immagini di quel pomeriggio si confondessero tra il fumo e la cenere.

Ma forse questo era chiedere troppo.

“Un Malfoy trova sempre il modo per farsi ricordare” le aveva detto una volta Ron che con quelle parole, pur con una valenza drasticamente opposta a quella che le aveva attribuito lei, aveva centrato in pieno il problema.

Malgrado ciò, fino a quel pomeriggio Hermione aveva creduto che le fosse passata; in quei tre anni era anche riuscita ad avere un paio di storie abbastanza serie, finite male entrambe, ma almeno le aveva avute.

Eppure se dopo tanto tempo lei si ritrovava in quello stato solo per averlo rivisto per pochi minuti, tutt’altro che pacifici, allora  doveva ammettere che  quell’affermazione si era dimostrata più che veritiera.

Ed in tutta sincerità non riusciva a sopportarlo.

Non riusciva a tollerare di essere ancora così dannatamente debole e vulnerabile quando si trattava di Draco.

C’era già caduta una volta e adesso stava per ricaderci di nuovo e la cosa che più la mandava in bestia era ammettere che era stata proprio lei a provocarlo, era lei che si era aspettata una qualche reazione da lui.

Reazione che poi non era stata esattamente quello che lei si era immaginata.

“ Mi sono resa spaventosamente ridicola…”

Hermione si tirò in piedi a fatica incespicando goffamente su un cuscino che le era caduto tra i piedi.

Le cose non sembravano avere intenzione di andarle meglio.

Mentre si rialzava però, notò con un po’ di sorpresa che la spia della segreteria telefonica lampeggiava allegra.

“ Strano…”

Non erano più molti gli amici babbani con cui aveva dei contatti, e non riusciva a credere che Ron, per quanto lei avesse tentato in tutti i modi di spiegargli l’utilizzo del telefono, avesse avuto la prontezza di lasciargli un messaggio in segreteria.

Hermione premette il pulsante per ascoltare la registrazione vocale.

Ron non aveva fatto nulla, infatti.

Hermione ascoltò la voce registrata con un sorriso sulle labbra che via via si fece più dolce e più ampio.

“ Ciao piccola, come va? Nell’ultimo periodo ci siamo visti pochissimo…perciò stasera tieniti libera, che ti porto in un nuovo locale! Ti aspetto alle nove a casa mia…ti voglio bene Herm…”

“ Per fortuna che c’è lui…”

Harry.

La sua piccola oasi di pace.

 

 

Spazio autrice: Salve mondo! In questo chap non succede praticamente nulla di esaltante ma dal prossimo torneranno le sorprese…in generale sono veramente soddisfatta di come sta andando questa fanfiction ed i vostri commenti mi danno un’enorme carica in più! Vi prego continuate a farmi sapere che ne pensate, se ci sono difetti o se magari vorreste qualche miglioramento particolare…sono una eterna insicura, quindi, come ho già ripetuto più volte, mi affido a voi!

Grazie a tutte(non lo so, ci saranno pure dei tutti?) ed in particolare a:

 

julietta: no, non ti sbagli un po’ di malinconia c’era…ma Draco è Draco! La malinconia è un sentimento su cui può soprassedere molto facilmente, e sì, anche io lo adoro quando fa così!

Un baci8 alla prossima!

 

White_tifa: wow, grazie! Cmq è vero, Draco l’ha fatta bella grossa e la povera Herm, come avrai visto anche in questo chap, c’è rimasta piuttosto male…ma lei infondo è una forte, anche se in modo diverso da Draco, quindi non resterà a piangere in eterno sul latte versato…(^_^) alla prossima!

 

Anfimissi: pur essendo io a voler tratteggiare Draco Stronzo (potrei anche ribattezzarlo DS…), sapessi quanta voglia avrei anche io di malmenarlo! Quel ragazzo mi ispira violenza…magari prima della fine lo sottopongo a qualche tortura O_o….ok, lasciando da parte il mio sadismo acuto, non mi resta che ringraziarti ancora, ancora ed ancora per l’appoggio…continua ti prego! Alla prossima, un baci8! P.S.: ho visto che hai postato il sesto chap di Immagini di un matrimonio, me lo sono salvato e appena ho un attimo corro a leggerlo e ti faccio sapere! Ciao di nuovo genio!

 

Aysha: Ciao! Per quanto riguarda gli scontri, bhe ovviamente ci saranno, ma bisogna vedere come saranno (^_^)… Che altro dirti se non grazie? Alla prossima!

 

Gemellina: cioa miss-cattiva-impressione! Sono d’accordo, Pansy non ha per niente buon gusto, almeno nell’arredamento…purtroppo però ha un piccolo particolare che la rende speciale…quel “Malfoy” che si ritrova come secondo cognome, nonché come marito! Ti saluto tesoro, continua pure a farmi cattiva impressione e magari a bere il thè incriminato! Un baci8

 

Fragolina92: hai per caso in atto una campagna anti-parkinson? In caso potrei aiutarti…a parte gli scherzi Pansy purtroppo c’è ed ha, ed avrà, un ruolo fondamentale nella fic…pensa che in alcuni commenti mi hanno persino detto che hanno apprezzato questa “nuova Pansy”. Ora, capisco che non ti sarà mai simpatica (neanche a me lo è, sia chiaro) ma farai lo sforzo di continuare a leggere la fic anche se c’è lei? Nel frattempo potresti farmi saprete se hai qualche idea per farla fuori…alla fine potrei anche prenderla in considerazione! (^_^) alla prossima e grazie 1000 x i complimenti!

 

Lady_eowyn: santo cielo, hai fatto veramente la tesina sul Signore degli anelli? È fantastico, spero che ti sia andata bene…Magari il prossimo anno potrei farci un pensierino anche io…sai, un mese fa dopo aver messo da parte paghette su paghette e dopo aver venduto la mia vecchissima edizione del Signore degli anelli mi sono comprata la versione illustrata da Alan Lee, non ti dico che bellezza! @_@ Cmq grazie millissime per i complimenti! Cercherò di pensare a qualcosa per Pansy, ma per il momento mi serve viva( purtroppo…), un baci8, alla prossima!

 

Sweet_chocolate: ciao curiosona!  Piaciuto il chap? Cmq, don’t worry,  Herm si riprenderà, infondo è una tipa piuttosto forte…continua a farmi sapere che ne pensi! Un baci8

 

Fly irma: Ciao! Ho visto che mi hai lasciato una carrellata di commenti anche per le mie altre fanfiction…ma grazie mille tesoro, non dovevi, con tutti quei complimenti mi hai mandato in visibilio! Passando a questa fic, spero che continuerai a seguirla e a farmi sapere che ne pensi (puoi anche essere cattiva se vuoi, d’altronde non è escluso che ci siano un sacco di difetti!) Un baci8,  alla prossima! (^_^)

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Capitolo 4
*** Tacchi alti e qualche sorpresa ***


4- TACCHI ALTI e QUALCHE SORPRESA

4- TACCHI ALTI e QUALCHE SORPRESA 

 

 

Alle nove meno dieci Hermione si stava ancora rimirando davanti al piccolo specchio sopra al comò in camera sua.

Sbuffò.

Non si piaceva mai abbastanza.

Eppure se uno sconosciuto l’avesse incrociata per strada, con quei jeans grigi a vita bassa , le decolté nere tacco 8cm e quel grazioso top in lamé argentato, sicuramente non l’avrebbe ignorata.

Magari avrebbe anche tentato di abbordarla.

Ma questo Hermione lo riteneva decisamente improbabile, a meno che il malcapitato sconosciuto non avesse avuto voglia di assaggiare un paio di mosse che le avevano insegnato al corso intensivo per Auror.

Non era in vena di trattare con uomini che non fossero amici, confidenti o persone di fiducia…insomma nessuno al di fuori di Harry, che tra l’altro la stava sicuramente aspettando.

Agguantato il suo lungo cappotto nero, Hermione veleggiò verso il camino, vi entrò dentro, cercando di non rovinarsi quelle scarpe dannatamente costose che Ginny l’aveva obbligata a comprare, e presa una manciata di polvere volante scandì a voce tonante il nome della destinazione da raggiungere.

-Godric’ s Hollow!-

Questione di secondi e si ritrovò nel camino del bel salotto di Harry, anzi più precisamente, la sua testa si ritrovò contro la mensola di mattoni del camino nel bel salotto di Harry.

Un gemito strozzato le uscì dalle labbra mentre ippogrifi e nimbus 2001 cominciavano a vorticarle davanti agli occhi.

Non appena fu in grado di distinguere gli oggetti, Hermione si accorse che il suo incidente aveva attirato più di uno sguardo.

Su un divano in penombra, Harry e Ginny avevano appena interrotto un coinvolgente bacio, per capire quale fosse la fonte di tanto baccano.

Presto detto.

Harry si affrettò ad alzarsi dal divano, mentre Hermione si copriva gli occhi con una mano e indietreggiava tentando di raggiungere il camino.

-Per Merlino! Mi dispiace ragazzi, ora me ne vado…- farfugliò Hermione imprecando tra sé contro la ‘divinità addetta alle figure di merda’.

Quel giorno sembrava avercela proprio con lei.

- Non te ne andare Herm!- Harry la fermò per un braccio mentre con l’altro tentava di infilarsi la camicia nei pantaloni.

- Non c’è alcun problema! Ginny se ne stava andando e… -

Hermione sbirciò fra le dita, notando subito un’imbarazzatissima Ginny che tentava di riallacciarsi la camicetta, prima del tutto sbottonata.

- Non sono sicura che Ginny stesse per andarsene, Harry…- mormorò la riccia in preda ad un insolito nervosismo.

Quella divinità avrebbe dovuto cambiare l’argomento dei i suoi giochini; Hermione era stufa di trovarsi davanti a coppiette in fragranza  di atti sessuali, neanche troppo impliciti.

- Ha ragione Harry, Herm…- si affettò a tranquillizzarla la rossa.

- …sarei già dovuta essere a casa, mia madre mi ucciderà…è solo che il bacio della buona notte è andato un po’ per le lunghe…-

- Ho notato- si lasciò sfuggire Hermione trattenendo a stento una risatina isterica.

Harry invece, con molta meno delicatezza, cominciò a ridere apertamente.

Se di lei, o dell’intera situazione, questo Hermione non avrebbe saputo dirlo.

- Oh Herm, sei tremenda!- le disse Harry circondandole le spalle con un braccio e continuando a ridere.

Hermione avrebbe voluto chiedere cosa la rendesse così tremenda, ma si trattenne dal farlo; con le sue chiacchiere aveva già fatto abbastanza danni per una sola giornata.

Ginny, che per tutto il tempo aveva cercato di nascondere l’imbarazzo, si allungò timidamente verso Harry lasciandogli un piccolo bacio a fior di labbra.

- Divertitevi!- trillò, di nuovo allegra, chiudendosi di volata la porta alle spalle.

- Harry sul serio, se volevate stare insieme io…- cominciò a sproloquiare Hermione con foga.

Harry le afferrò entrambe le mani.

- Credimi Herm, non ci siamo resi conto dell’ora…stasera è solo per noi due!-

Hermione si bloccò esaminando circospetta il sorrisino furbo che era nato sul viso del bambino sopravvissuto.

- Quando fai quella faccia ho sempre paura che tu combini qualcosa di…-

- Non preoccuparti, ti porto solo in un locale che ha aperto da poco!-

La interruppe Harry afferrandola con foga per un braccio e smaterializzandola via con lui.

 

 

“It's not easy love, but you've got friends you can trust
Friends will be friends
When you're in need of love they give you care and attention
Friends will be friends
When you're through with life and all hope is lost
Hold out your hand 'cos friends will be friends - right till the end”

 

- Queen, friends will be friends-

 

- Sbrigati ad entrare Herm, non ho preso il cappotto!- la esortò Harry con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni, nel vano tentativo di trovarvi inaspettate fonti di calore.

Hermione si affrettò ad aprire la grossa porta di vetro smerigliato e multicolore del locale che le si parava di fronte, senza avere neanche il tempo di leggerne il nome.

L’atmosfera, come notò subito Hermione, era piuttosto particolare.

Il locale, tipicamente in stile babbano, si ergeva su due piani collegati da una originale scala a chiocciola rosso fuoco; piccoli divanetti semicircolari dall’aria retrò circondavano decine di bassi tavolinetti in plexiglas fosforescente e dal soffitto altissimo pendevano palline trasparenti di diverse dimensioni che emettevano una soffusa luce argentea.

-  È …bizzarro- tentò di dire Hermione, cercando di scavalcare il vocio degli altri clienti che, si sorpresa a notarlo solo in quel momento, invadevano letteralmente il locale.

Harry le sorrise misterioso.

- Lo so…e non hai ancora visto niente- concluse il bambino sopravvissuto, afferrandola per un gomito e guidandola verso un tavolinetto appartato.

La fece sedere e con un colpo di bacchetta accese la bizzarra candela che troneggiava al centro del tavolino.

- Harry!- strillò Hermione cercando di coprirgli al bacchetta - Sei impazzito?

Potrebbe vederti qualche babbano…- la ragazza abbassò leggermente il tono, ma non troppo, quando vide che Harry sollevava le spalle in un gesto di noncuranza.

Sembrava tranquillo.

- Niente paura Herm, non mi ha visto nessuno…- la tranquillizzò Harry.

Hermione si stupì della leggerezza con cui Harry affrontava quello che a sua detta era un grave atto di irresponsabilità.

Non si aspettava un gesto tanto avventato da un Auror come Harry, tuttavia lasciò perdere; quella sera non aveva alcuna voglia di mettersi a fare una delle sue solite ramanzine.

Harry nel frattempo, notò d’improvviso Hermione, la stava osservando come se non si fosse perso neanche una parola di quello che stava pensando, e questo la fece preoccupare ancora di più.

Lui non era esattamente un tipo intuitivo. E se Harry si atteggiava da uomo pomposo voleva dire che c’era qualcosa che lo faceva sentire tremendamente in gamba ed euforico. E di solito che lo cose che lo rendevano in quello stato non erano mai cose che lei apprezzava. Perché erano illegali, pericolose, mortali e….

- Come è andata la giornata?- le domandò il bambino sopravvissuto con aria affabile, per niente colpito dalla palpabile apprensione di Hermione.

Hermione capì che non ci sarebbe stato verso di togliergli quel sorriso ambiguo dal volto, perciò si decise a lasciar perdere del tutto il suo lato apprensivo e si rilassò.

Si lasciò andare con la schiena contro la bassa spalliera del divanetto e tirò  un sospiro liberatorio.

- Ovviamente sai benissimo quale incarico avevo oggi, vero?- gli domandò a sua volta Hermione, ben sapendo quale fosse la risposta.

Harry infatti annuì con vigore.

- E come lo hai saputo?- continuò imperterrita la giovane Auror.

Harry si appoggiò al tavolino fissandola dritto negli occhi.

- Il fatto che ci vediamo, si e no, tre o quattro volte al mese, non significa che non m’importi più di te, ho i miei informatori io…ti sorveglio sempre!-

A quelle parole, Hermione sorrise per la prima volta in quella giornata.

- Comunque è andata uno schifo, come era prevedibile…- gli rispose piuttosto cupa in viso.

- Problemi?-

“ A parte il fatto che ci ho provato spudoratamente con Draco come una comune sciacquetta e che poi lo abbia trovato a letto con la moglie, no,  nessun problema…”

- No, a Malfoy Manor non ho trovato assolutamente nulla…-

-Non intendevo quello…tu e Malfoy avrete sicuramente iniziato a punzecchiarvi come non mai, e lui alla fine ti ha insultato pesantemente, come suo solito…giusto?…Hai una faccia Herm, deve essere per forza successo qualcosa…-

Hermione abbassò gli occhi non riuscendo a sopportare oltre le iridi verdissime di Harry che sembravano riuscire a leggerle dentro.

Non era successo niente, punto.

E forse era proprio questa la causa della suo cattivo umore.

- Più o meno- sussurrò Hermione nascondendo gli occhi sotto i riccioli che le erano ricaduti davanti al viso.

- Herm lo sai che Malfoy è una serpe, non puoi prenderla così male dopo tutto questo tempo…- tentò di risollevarla Harry, non immaginando neanche lontanamente quale fosse il vero motivo dell’apparente inquietudine della sua migliore amica.

- Lascia perdere Harry…comunque a proposito di Malfoy, non ti sembra strano che il Ministero continui a fare ispezioni a casa sua, quando è chiaro che, almeno lì, non nasconde nulla? Ti dirò, ho uno strano presentimento …-

Il moro annuì debolmente.

- Ce l’ho anche io herm…lo sai che non ci ho mai creduto alla conversione di Malfoy. Probabilmente il Ministero sa qualcosa che noi, ovviamente, non sappiamo, per questo continua a controllarlo…-
Hermione si illuminò in viso, felice che anche Harry la pensasse come lei.

-Vorrei…indagare, Harry. Puoi aiutarmi?- si lasciò sfuggire Hermione, pur sapendo che quella richiesta lo avrebbe sicuramente sconvolto.

Ed infatti il bambino sopravvissuto sbatté con forza le mani sul tavolo fissandola come se non credesse a ciò che aveva sentito.

- Stai scherzando, vero? Pulito o no che sia, Malfoy rimane una persona pericolosa…lascia perdere- c’era l’eco di una supplica in quelle parole che il bambino sopravvissuto aveva pronunciato con apparente calma.

Ma Hermione lo conosceva bene.

Era una supplica dal sapore di ordine.

Hermione sapeva che da quando Harry aveva visto Draco che stava per uccidere Silente, la sua opinione su di lui non aveva fatto altro che peggiorare.

Harry ora aveva serrato la mascella e i suoi occhi di giada era stretti a due fessure.

Si stava trattenendo a stento.

“ Non avrei mai dovuto dirgli una cosa del genere…”

-Allora…come va l’addestramento speciale?- ricominciò Hermione, tentando di rompere quella sottile patina di ghiaccio che sembrava fosse improvvisamente calata tra di loro.

Harry prese una sigaretta da un pacchetto mezzo vuoto e l’accese prima di risponderle.

- Vuoi saperlo davvero?- le chiese a sua volta, ben sapendo che quello di Hermione era solo un tentativo come un altro per sviare l’argomento Malfoy.

Hermione annuì.

- Sono distrutto…ma mi aspettavo qualcosa di più per un addestramento avanzato come questo- sussurrò il bambino sopravvissuto.

Hermione si avvicinò ad Harry non riuscendo a nascondere un velo di stupore per le parole del suo migliore amico.

Harry non le diede neanche il tempo di controbattere che subito riprese.

- Forse non dovrei dirlo ma…il metodo è completamente sbagliato. Non c’è tattica, non c’è strategia. Ci si basa solo sugli incantesimi avanzati e sulla forza fisica, ma per uccidere  i Mangiamorte e….Voldemort, non basta solo questo…-

Harry concluse abbassando ancora più il tono di voce, come se qualcuno lì dentro avesse potuto capire di cosa stessero parlando.

Inspirò profondamente la sigaretta ormai a metà, prima di contemplare la reazione di Hermione.

Che era calma, calmissima.

- Harry, lo sapevamo sin dall’inizio che sarebbe stato così…per combattere Voldemort e i Mangiamorte siamo dovuti diventare Auror e ci siamo dovuti affidare al Ministero…e questo è il suo metodo, che ci piaccia oppure no-

si bloccò, osservando Harry che seguiva attento ogni sua parola, poi continuò.

-Abbiamo fatto anche cose che non avremmo voluto fare…- e qui Hermione deglutì a vuoto – ma lo abbiamo scelto noi, da quando l’Ordine si è sciolto combattere per il Ministero è l’unico modo-

A queste ultime parole l’espressione  di Harry si tramutò in qualcosa di veramente preoccupante.

Era come se tentasse di trattenere un rospo che gli stava per saltare via dalla bocca.

-Oh Herm, non è l’unico modo…- le sussurrò Harry prima di alzarsi con un’improvvisa foga, facendo quasi ribaltare il divanetto, e tirare via Hermione per un braccio.

La giovane Auror incespicò per un attimo sui tacchi alti ma la presa di Harry le impedì di cadere.

La ragazza era a dir poco confusa.

Harry si stava dirigendo di fretta verso una porticina che prima Hermione non aveva neanche notato.

-Harry, non possiamo entrare…qui c’è scritto “ vietato l’ingresso ai non addetti”- farfugliò la giovane Auror in preda alla confusione più totale mentre tentava di tirare via Harry con la mano libera.

- Niente paura, Herm- il sorriso del salvatore dei maghi si fece, per l’ennesima volta in quella serata, ambiguo e misterioso.

- Possiamo entrare…questo locale è mio-

 

 

 

Spazio autrice: ok bellezze, lo so,  il capitolo è corto ma cmq c’è la sorpresina finale…a proposito che ne pensate? ^_*

Il nostro Dracuccio qui non si vede, ma d’altronde in questa fic non ci saranno solo lui ed Herm ma anche un po’ di azione, non me ne vogliate!

Ora prima di salutarvi, ringrazio di cuore tutte coloro che hanno commentato! Ed in particolare:

 

julietta: grazie tesoro! Quella frase piace particolarmente anche a me, perché fa capire che Draco non è completamente indifferente ad Hermione per quanto lui si ostini a negarlo…cmq, piaciuta la sorpresina di questo chap? Fammi sapere! Un baci8

 

anfimissi: mi meriterei una bella tirata d’orecchie…ho salvato l’ultimo chap di “immagini di un matrimonio” e non l’ho neanche letto né tanto meno commentato! Ma santo cielo non ho un attimo di tempo…appena posso ti giuro che lo faccio, visto che adoro la tua fic! cmq passando a qst ficcy, mi pare che il messaggio di Harry sia stato frainteso da parecchi, ma forse sono io che sono stata ambigua! Me si scusa con calore…cmq sono solo amicissimi, come sempre. A proposito di Harry, piaciuta la sorpresina finale? Eh eh, non è mica finita qui…al prossimo chap!

 

Camyxpink: grazie 1000! Che pansy abbia capito qualcosa, dici? No, ma di certo una donna certe cose le sente…vedremo! Un baci8

 

Gemellina: eh sì, beata donna quella Pansy! Allora che mi dici di questo chap? Fammi sapere!

E mi raccomando continua con  il tè incriminato!

 

Fragolina92: eh sì, l’avada mi sembra riduttivo, una morte lenta e dolorosa sarebbe certamente più divertente! Cmq grazie millissime per i complimenti, per me è veramente importante!

 

@ngel: grazie 1000! Purtroppo per ora Pansy mi serve come moglie ufficiale del  bel Malfoy…ma le cose cambiano, no? Ciauuu

 

marryluna: meglio tardi che mai, no? Fa niente se non hai commentato prima, ma per farti perdonare mi sa che dovrai continuare a farlo per gli altri chap ^_*…scherzi a parte, grazie per i complimenti! Un baci8

 

white_tifa: lo credo anche io, quei due, così forti e allo stesso tempo così simili e diversi, sono fatti per stare insieme! E se mamma Rowling non ci pensa neanche ad una storia con loro due, ci pensiamo noi, no? Ciao tesoro, a presto!

 

Lady_eowyn: prima apparizione di potty-potterino-potty! Di solito non lo prendo mai in considerazione nelle mie fic ( non è decisamente il mio personaggio preferito) ma in questa avrà una parte piuttosto importante…per quanto riguarda Pansy, le toccherà fare la parte della mogliettina ancora per un po’…ma infondo la speranza è l’ultima a morire! Un baci8 e grazie!

 

Un baci8 a tutte!

 

ZAITU

 

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Capitolo 5
*** Bloody Rose ***


- Che hai detto

5- BLOODY ROSE

 

 

- Che hai detto?- Hermione quasi gracchiò mentre si svincolava dalla presa di Harry, ritrovandosi poi magicamente oltre la porticina del locale.

Harry alzò gli occhi al cielo, indeciso se ripetersi oppure no.

Ma Hermione non lo guardava più.

Si era accorta di non trovarsi ne in un magazzino né in un banale ripostiglio, come aveva creduto in un primo momento, bensì in qualcosa di molto simile ad un piccolo ed elegante ingresso, dalle pareti nere ed illuminato da due abbaglianti lampadari di cristalli.

Sulla parete opposta a quella in cui si trovava la porta che si affacciava nel pub, spiccava quello che aveva tutta l’aria di essere un ascensore.

La freccia luminosa indicava solo il basso.

- Dopo mi spiegherai cosa intendevi prima, Harry…ora dimmi dove siamo-

la giovane Auror sembrava trattenersi a stento per la curiosità, ma mostrò la sua impassibile freddezza.

A volte sapeva essere spaventosamente glaciale.

Harry le indicò con un cenno del capo l’ascensore di fronte a loro.

- Scendiamo e lo scoprirai- ribatté quell’infida creatura contorta che rispondeva al nome di Harry Potter.

Hermione lo precedette senza mostrare alcun turbamento.

Spinse il pulsante ed immediatamente l’ascensore si aprì con un allegro scampanellio.

L’interno era stupefacente.

Hermione ricordava di aver visto dei film in cui nei Grand Hotels c’erano ascensori di quel genere.

Di legno puro, ricoperti di specchi alternati a tratti di velluto rosso con intarsi dorati.

Notò subito un forellino accanto al riquadro dorato dei pulsanti ma non vi badò più di tanto.

Si posizionò a braccia incrociate in un angolo osservando dall’alto in basso il bambino sopravvissuto.

- Sei tremendamente simile alla McGranitt in questo momento, sai?- la apostrofò il moro mentre spingeva uno dei due pulsanti che indicavano i piani sottostanti.

Hermione si limitò a sollevare un sopracciglio a quell’affermazione che, dovette ammetterlo, non era proprio un complimento.

Se quel damerino del suo amico credeva di allontanare le spiegazioni con una serie di battute si sbagliava di grosso.

Aveva già pronta una bella sfilza di domande, quando la porta dell’ascensore si aprì di nuovo.

Ed Hermione non ebbe più le parole per parlare.

 

**********

 

Edward Dalton ex Ravenclow, almeno a detta di suo padre, non sarebbe mai stato in grado di lavorare.

Non perché Dalton senior intendesse mantenerlo a vita, ma perché sapeva che il suo unico figliolo non era una persona che lui avrebbe definito affidabile, né tanto meno, seria.

Così quando il giovane Dalton aveva ricevuto la sua prima offerta di lavoro qualche mese prima, non aveva esitato ad accettare quell’unica occasione che aveva per dimostrare a sua padre che era in grado anche lui di fare qualcosa di serio.

Probabilmente per serio suo padre non aveva inteso quello.

Ma lavorare per Harry Potter era comunque una grande soddisfazione…anche se non poteva dirlo a nessuno.

Quando il biondo giovane scorse di sfuggita la figura del suo celebre datore di lavoro accompagnato da una ragazza proprio niente male, si affrettò ad allontanarsi lasciando il suo lavoro ad una giovane moretta assunta da poco.

Afferrò due mantelli neri lanciandoli ad un Harry Potter più che sorridente di fronte all’espressione della ragazza che lo accompagnava.

- Granger…?- si lasciò sfuggire sorpreso Edward, riconoscendo la sua vecchia compagna di scuola.

Non credeva che la so-tutto-io Granger si sarebbe mai vestita in quel modo.

La ragazza però non lo guardò neppure.

Continuava a girare la testa da una parte e dall’altra e quando Harry le posò sulle spalle il mantello e le sollevò il cappuccio, parve non accorgersene nemmeno.

- Harry…ma questi sono tutti maghi?- riuscì a dire Hermione riprendendosi un poco dallo stupore iniziale.

Harry fece segno a Dalton che si sarebbero visti dopo e infilatosi anche lui il mantello e il cappuccio trascinò Hermione in un angolo appartato da cui poteva osservare senza dare troppo nell’occhio.

“ Un locale…per soli maghi e nel centro di Londra”

Nascosto ad arte sotto ad un locale babbano.

Il locale era a dir poco enorme e non aveva nulla a che spartire con ciò che si trovava al piano superiore.

Il bancone, lungo una buona decina di metri, era addossato ad una parete ed il piano era completamente di marmo nero, come il pavimento del resto.

Vari lampadari di cristallo, come quelli che aveva visto nell’ingresso, erano sparsi per tutto il soffitto, talmente scintillanti che sembrava che l’aria stessa fosse fatta di luce.

Hermione non riusciva a capire come le decine di tavolinetti di vetro, ma forse era cristallo, che circondavano il perimetro del locale, riuscissero a rimanere in una delicata penombra.

In ogni caso a parte i divanetti di broccato nero e dorato ai due lati dei tavolini, il locale non contava altri fronzoli.

“Elegante ma essenziale”

I maghi che lo affollavano sembravano altrettanto eleganti ma non proprio essenziali.

Sotto i mantelli esclusivamente neri che la maggior parte di loro indossava, e come si accorse improvvisamente di indossare anche lei, si intravedevano orli di gonne di perline e seta, pantaloni di ottima qualità e gioielli delle fattezze e materiali più disparati.

C’era anche chi dava meno nell’occhio, ma lo sguardo di Hermione sorvolò su di loro.

Alcuni indossavano i cappucci dei mantelli.

Hermione aprì finalmente la bocca come per dire qualcosa ma scoprì di non sapere cosa dire, tante erano le cose che aveva da chiedere.

Harry sorrise cominciando finalmente con le spiegazioni.

- Come ti ho detto prima questo locale è mio. Lo ho aperto tre mesi fa-

Harry tacque aspettando che Hermione cominciasse con le domande a raffica, ma la riccia si limitò a guardarlo incoraggiandolo a continuare.

- Come sai i miei mi hanno lasciato un bel po’ di soldi alla Gringott, così ho deciso di investirli-

-In un locale?- chiese infine Hermione con aria improvvisamente piuttosto scettica.

-Non è un semplice locale Herm…sediamoci così ti racconto-

Il bambino sopravvissuto, neo-proprietario di un magico locale all’ultimo grido, condusse la propria migliore amica verso uno dei tavolinetti.

Hermione notò con meraviglia che incisa sul vetro del tavolo vi era una rosa con il gambo tagliato di netto da cui sgorgava quello che sembrava sangue, visto l’intenso colore rosso con cui erano dipinte le gocce.

Non appena si furono seduti una ragazza dagli sgargianti capelli blu cobalto, li raggiunse chiedendo se desiderassero qualcosa.

Harry si abbassò leggermente il cappuccio, giusto per farsi riconoscere, e ordinò due burrobirra con aggiunta di cannella.

Una specialità della casa, a sua detta.

La ragazza annotò velocemente.

-Te le porto subito Harry!- trillò allegra prima di allontanarsi.

Hermione la guardò andare via prima di concentrarsi di nuovo sull’amico.

- Ha un aria familiare…Chi è?- domandò la riccia.

- Ninphadora…trasformata ovviamente, è una mutaforma - rispose Harry come se fosse la cosa più normale del mondo.

- Tonks!?…ma lei è un Auror!- trillò Hermione sempre più confusa.

- Shh!!!- sibilò Harry con un po’ di preoccupazione negli occhi verdi.

- è meglio che qui non parli di Auror o del Ministero, Herm- la ammonì Harry guardandosi intorno come se avesse paura che qualcuno sentisse.

-Vedi Herm, quelli che lavorano qui dentro sono tutti Auror in incognito o gente di fiducia…- spiegò subito il bambino sopravvissuto, chiarendo però di poco gli interrogativi di Hermione.

- Harry, ti decidi a spiegarmi?-

Harry si passò una mano tra i capelli nerissimi, scompigliandoli più di quanto non fossero già.

Non era semplice da spiegare.

- Ok, prima ti stavo parlando di un modo per agire al di fuori del Ministero…eccolo qua!- concluse il bambino sopravvissuto indicando con gli occhi seminascosti dal cappuccio l’intero locale.

Hermione incrociò le mani davanti a sé prima di sospirare con impazienza.

- Mi stai dicendo che il locale è una copertura per qualche cosa?-

Harry si grattò una tempia.

- Non proprio… vedi, nessuno sa che il locale è mio, sarebbe il fallimento del mio piano se si sapesse, perciò maghi di ogni sorta, soprattutto purosangue come puoi vedere, sono diventati clienti abituali.

E non devo dirti io che un buon settanta percento delle famiglie purosangue simpatizza per i Mangiamorte…o peggio, sono Mangiamorte.

Chi viene qui si diverte e non viene disturbato. Beve e parla.

Diciamo che si ottengono più informazioni in serate come queste che durante un’ indagine del Ministero che ci impegna per settimane, spesso senza risultati.

Ultimamente il locale ha ottenuto una così buona fama, che anche membri del Ministero con affari poco puliti vengono qui ad incontrarsi con altri loro soci.

I camerieri, i baristi e Auror fidati sotto copertura ascoltano e riferiscono. Se riesco a raccogliere prove schiaccianti con questo sistema, il ministero non potrà ignorarle.

Come vedi ho trovato un modo, Herm. -

Harry sorrise da sotto il cappuccio, pienamente orgoglioso di se stesso e felice di mostrarlo.

Hermione, con il volto seminascosto dal cappuccio, non aveva ancora detto nulla.

Ma se Harry conosceva bene Hermione, poteva dire di sentire le rotelline del suo cervello che giravano a velocità stratosferica.

Quando la ragazza alzò gli occhi nocciola, Harry vi scorse quello che si aspettava.

Stupore, orgoglio, compiacimento.

- è fantastico Harry…quasi non riesco a credere che tu abbia portato avanti un progetto del genere!-

Harry le strinse affettuosamente una mano.

- Spero che mi perdonerai per avertelo detto solo ora, ma avevo bisogno di vedere come sarebbe andata. Ed ora posso dirlo, va alla grande!-

Hermione sentì che l’entusiasmo di Harry era tanto che anche lei se ne sentì subito invasa.

Era bello vederlo felice, soddisfatto di ciò che era riuscito a fare.

Non gli era capitato di vederlo spesso così.

Quando però una musica arabeggiante si diffuse nell’aria come un profumo fragrante, Hermione si voltò interrompendo quel momento di entusiasmo.

Due ragazze asiatiche, minute ma dall’aria decisamente sensuale con le loro vesti velate di paillettes e perline, avevano cominciato a danzare su un palco semicircolare su cui Hermione non si era soffermata prima.

“Danza del ventre”

Hermione strinse gli occhi per metterle meglio a fuoco poi si girò verso l’amico che la guardava di nuovo con quel suo sorrisino ammiccante.

- Harry…?-

- Si?- cantilenò lui di riamando.

- Ma quelle non sono…- iniziò Hermione.

- Le gemelle Patil?...Si lo sono, ballano qui due sere a settimana- finì Harry al posto suo.

Quella serata continuava a sfornare sorprese su sorprese.

- Per Merlino Harry! Chi altro lavora qui oltre a Ninphadora e le Patil?-

- Edward Dalton, che prima ci è venuto incontro ma che tu hai bellamente ignorato- Harry indicò con gli occhi verso il bancone dove il biondo stava servendo un gruppo di streghe in pompa magna - più qualche Auror fidato a turno-

- è stata un’idea grandiosa Harry-

-Lo so…poi i gemelli mi hanno anche suggerito un paio di idee geniali. Hai notato il piccolo foro al lato dei pulsanti, nell’ascensore?-

Hermione annuì senza però riuscire a capire l’importanza di quel particolare.

- Bene, da lì una macchina fotografica scatta una foto a chiunque entri nel locale, così so sempre l’identità dei clienti, nonché ho le prove concrete per incriminarli, qualora ce ne sia bisogno - Harry, a dimostrazione di ciò, le fece scivolare in mano la loro foto che Dalton gli aveva dato insieme ai mantelli.

- Per di più, chi vuole può indossare il mantello con il cappuccio, così nessuno può riconoscerlo, come stiamo facendo noi-

Hermione storse graziosamente il naso.

- Mi sa un poco d’illegale Harry…possibile che nessuno al ministero abbia scoperto che il locale è tuo?-

Harry scosse la testa.

- Ufficialmente appartiene ad Edward, suo padre ci ha voluto anche investire dei soldi. Gli Edward sono una famiglia importante ed il Ministero preferisce tenersela amica, perciò nessuno ha fatto troppe storie o troppe domande. Solo dei documenti segreti attestano che il locale sia mio-

Hermione continuò a guardarlo senza riuscire a nascondere un barlume di perplessità.

Harry le disse fieramente sottovoce.

- Lo so che può sembrare tutto tremendamente stupido, vista la portata del problema da risolvere.

Ma Voldemort è ancora là fuori Herm, e visto che il Ministero a mio avviso non fa abbastanza per fermarlo, questo è l’unico modo che ho trovato.

Voglio ucciderlo a qualsiasi costo, lo sai-

Hermione si rilassò sul divano a quelle parole.

Era cambiato il suo Harry in quegli anni e lei se ne rendeva conto ogni giorno di più. Ma quello no, quel suo desiderio di uccidere Voldemort non era cambiato affatto, non era diminuito.

Hermione lo osservò senza battere ciglio mentre si rilassava e si accendeva una di quelle sigarette alla menta ammazza-polmoni, che a lui piacevano così tanto.

A niente erano servite le sue ramanzine su tutti i danni che poteva provocare il fumo.

Harry inspirava a grandi boccate e poi gettava fuori il fumo lentamente, guardando quasi ipnotizzato le nuvolette che poi si disperdevano nell’aria.

Era calmo eppure cupo, gli occhi verdi nascosti dalle lenti rotonde, fissavano il vuoto ma probabilmente vedevano molto più che il semplice nulla.

Hermione scosse impercettibilmente il capo.

Il suo amico di sempre aveva perso un po’ di quella sua ingenua spensieratezza, un po’ di quella sua adolescenziale purezza.

Si era fatto più duro, più cupo, più uomo.

Aveva cominciato a fumare un anno prima, più come consolazione che per puro vizio, magari per sentirsi un po’ meno speciale, soltanto un ragazzo, o mago che sia, come tanti altri.

Solo Harry, non il Salvatore dei maghi, non il Prescelto.

Hermione a volte temeva che tutte le aspettative che il mondo magico aveva su di lui avrebbero finito per schiacciarlo.

Ma infondo, lei lo sapeva bene, Harry era sempre lo stesso e lo sarebbe rimasto per sempre. Sempre il fiero e coraggioso ragazzino che vuole sconfiggere il suo nemico giurato, non solo perché è il mondo a supplicarlo, ma soprattutto perché è il suo cuore ad ordinarglielo.

Hermione non si preoccupava più quando lui le esternava con tanta naturalezza, come aveva appena fatto, la sua volontà di uccidere Voldemort a qualsiasi costo.

Sapeva che niente l’avrebbe mai fermato, se non Voldemort stesso.

Questo la spaventava, ma tentava di non pensarci, al contrario di Harry che, suo malgrado, non riusciva a pensare ad altro.

Perciò contenta che le sue domande avessero avuto delle risposte, inaspettate dovette ammettere, e che quella serata avesse dato una svolta positiva alla giornata di per sé disastrosa, Hermione osò porre ad Harry una domanda che le frullava in testa già da un po’…

- Harry?- saltò su Hermione, con uno strano luccichio negli occhi nocciola.

- Se Malfoy dovesse venire qui, me lo dirai vero?- avrebbe voluto non pensare a lui, ma l’occasione era irrinunciabile.

Vide il suo migliore amico incupirsi di nuovo.

Hermione si aspettava un’altra risposta negativa e l’ennesima ramanzina sul fatto che avrebbe dovuto lasciare perdere i suoi propositi.

- Va bene Herm. Questo posso farlo- la sorprese però Harry.

Non era comunque d’accordo con quella sua idea di volerne scoprire di più, questo Hermione glielo leggeva negli occhi, ma quell’aiuto per lei era sufficiente.

Da quello che le aveva detto Harry, se Draco avesse avuto qualche losco affare probabilmente sarebbe andato lì per discuterne coi suoi compari.

Di colpo però il bambino sopravvissuto la riscosse da quei pensieri, regalandole un sorriso pieno d’orgoglio.

- Dimenticavo Herm…benvenuta al Bloody Rose!-

 

***********

 

- Draco?- la voce di Pansy Parkinson aveva il classico tono di quando stava per chiedere a suo marito di comprarle un mantello di pelliccia o un gioiello nuovo.

Draco alzò gli occhi al cielo prima di posare le posate d’argento ai bordi del piatto e prestare attenzione a ciò che gli diceva Pansy.

Non serviva risponderle, un solo sguardo accondiscendente e lei cominciò a parlare con studiata calma, scegliendo le parole ad una ad una.

- Gli Hutson domani ci hanno invitati a passare la serata insieme, in un nuovo locale magico…pensa, al centro di Londra! Mi pare si chiami il Bloody Rose. Carino non trovi? Finalmente niente più Testa di porco o Madama Rosmerta! Che ne dici?…Sarà una serata tra amici…- concluse Pansy andando a sfiorare una mano di Draco con la sua, in un gesto che avrebbe dovuto persuaderlo, in qualche modo conosciuto solo a lei.

Draco ritirò la mano.

Aveva sentito parlare di quel locale.

E pure bene, ma dalle persone sbagliate.

Non voleva finire di nuovo in certe compagnie o, almeno per il momento, non voleva sentirsi costretto a frequentarle se poteva evitarlo.

- Non penso sia una buona idea, Pansy- le rispose infatti dopo qualche secondo.

La giovane donna non riuscì a nascondere la delusione dietro al trucco perfetto.

- Perché?- domandò. Il suo tono sfiorava l’infantile.

Draco si accigliò senza darlo troppo a vedere. Per lui il discorso era già chiuso.

-Non ne ho voglia Pansy…ora scusami vado nel mio studio, ti raggiungo più tardi-

Fine della conversazione, questo era il significato reale di quelle ultime parole.

Pansy guardò suo marito alzarsi da tavola e salire le scale, con aria corrucciata.

“ Peccato…sarebbe stata una bella serata”

 

 

 

Spazio autrice: Ciauuu! Ho aggiornato un po’ in ritardo causa influenza, non me ne vogliate…il capitolo però è un po’ più lungo del solito, perciò un pochino mi sono fatta perdonare. Non mi resta che ringraziarvi tutte di cuore, soprattutto voi che commentate è veramente importante sapere che la propria storia non solo viene letta ma piace, anche. Vi invito comunque a farmi presente se notate qualche difetto o se qualcosa non vi piace, perché le critiche costruttive a volte aiutano più dei complimenti!

Un bacio a tutte voi ed un bacio speciale a:

 

anfimissi: ciao carissima! Sì, Herm è più o meno libera, ma vista la mia mente diabolica, non si può mai sapere…forse l’avrai capito ma mi piace da morire tenere Draco ed Hermione sulle spine, in preda ai dubbi e alle vicissitudini più disparate. Secondo me il loro è un amore sofferto a priori, che può sicuramente finire bene, ma che comunque non ha vita facile…ok tesoro, ti saluto spero che parte della tua curiosità sia stata saziata! A presto un baci8

 

Jane Gallagher: chi si rivede, la cara vecchia Jane! Non avevo pensato al personaggio del Giovane Holden per il tuo nick, originale senza dubbio…cmq sono veramente contenta che continui a seguirmi malgrado la tua scarsa simpatia per il pairing e mi ha fatto ancora più piacere leggere le tue critiche.

Cominciando da quelle positive, dico subito che io adoro il Draco stronzo e freddo, che rimane coerente a se stesso qualunque sia la situazione. Non mi piace molto quando viene trasformato in un playboy supersexy o in un tipo da cioccolatini e serenata sotto il balcone.

Capisco che le fanfiction sono fanfiction, ma stravolgere così un personaggio mi sembra eccessivo.

D’altro canto, lo ammetto, Hermione ed Harry li ho un po’ modificati. Ma di certo Hermione non è diventata la fighetta che può sembrare all’inizio del 4° chap. Diciamo che l’ho fatta vestire in quel modo perché io spesso quando sono giù di morale, come lo era lei, per tirarmi su decido di vestirmi carina…ma sta sicura che non la vedremo sempre con questi tacchi e le magliettine sexy! Come dici te è una cosa più da Emma Watson…Harry invece è abbastanza diverso. Diciamo che mi piaceva pensare ad una maturazione del personaggio che fosse diversa da quella del classico “ bravo ragazzo”. Cioè, non è che adesso si fa gli spinelli e si sbronza con gli amici, però infondo è un ragazzo piuttosto sotto pressione (c’è Voldy, il ministero, la guerra e tutto il resto…) quindi magari trova uno sfogo nel fumo…spero di essere stata esaustiva, mi raccomando continua a farmi sapere che ne pensi! Grazie, un baci8

 

White_tifa: Ciao tesoro! Harry voleva dire proprio quello che ha detto, il locale è suo, come si è ben capito in questo chap…allora soddisfatta un po’ di curiosità? Fammi sapere…bacissimi

 

Fragolina92: ciao! Eh sì Harry proprietario di un locale è un bel colpo, quello sembra tonto ma non lo è affatto…piaciuto allora il chap? Fammi sapere! Baciotti

 

Julietta: ciao bella! Ho letto la tua fic “together climbed”, ma mi sono dimenticata di lasciarti un commentino^_*…mi è piaciuta molto, commovente al massimo, e Draco che si fa tutte quelle paranoie quando Herm gli dice di essere incinta, è veramente tenerissimo…cmq tornando qui, che ti posso dire se non grazie per gli splendidi complimenti? Mi impegnerò a rendere la piattola rossa (che tra l’altro mi è piuttosto indifferente come personaggio, giusto perché sta con Harry, sennò per me può anche uscire si scena) un po’ più sopportabile, alias, comparirà molto poco. Bene tesoro, ti saluto, alla prossima! Un baci8ne

 

Baby emma: ciao, carino il nick! Sono contenta che la mia storia ti piaccia e onorata che ciò che scrivo sia addirittura fonte d’ispirazione… ti dirò che l’amicizia tra Harry ed Herm è una di quelle cose che io adoro profondamente…non c’è niente che possa dividerli, è una cosa stupenda! Spero che continuerai a commentare! Un bacio

 

°pikkolasummer°: Ciao, sono very happy che la fic ti piaccia! Un bacio e grazie

 

merryluna: ciao stella! diciamo che ti ci sei avvicinata con l’ipotesi del movimento anti-mangiamorte…cmq ti ringrazio e sono felice che tu abbia deciso di prendere la mia pseudo-minaccia sul serio…i commenti d’altronde sono sempre più che graditi! Alla prossima, baci baci

 

camyxpink: Ron? Se riesco ad infilarcelo, lo scopriremo più tardi cosa combina…^_* ciao tesoro, alla prossima e grazie! Bacissimi

 

gemellina: Ciao tesoro! Sappi che ora sono io a bere il tè….^_^ Chissà perché, ma durante e dopo l’influenza mi imbottisco di tè…che pacchia…cmq che te ne pare del progetto di harruccio pottuccio? Fammi sapere stella, alla prossima! Baci baci

 

@ngel: In effetti è stato un brutto colpo per herm, ma per fortuna in questi chap avrà un po’ di respiro dal terribile Draco! Nonché dalla stronzissima Pansy…alla prossima tesoro! Grazie, un baci8

 

SweetChocolate: Non ti preoccupare ti perdono se non hai recensito l’altro chap…^_*

Cmq niente mi fa più piacere che sapere che questa fic vi incuriosisce…allora, saziata un po’ di curiosità con questo chap? Fammi sapere! Grazie, baciottinerrimi!!!

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Capitolo 6
*** Caviale o tartufo? ***


- Caviale o tartufo

6- CAVIALE O TARTUFO?

 

 

- Caviale o tartufo?-

La voce di Pansy distolse suo marito dal sogno, od incubo che dir si voglia, ad occhi aperti, nel quale era caduto già da una decina di minuti, complici il calduccio del caminetto ed il calore di un buon bicchiere di vino delle sue cantine.

-Hnn?- le rispose Draco con un verso molto simile al brontolare di un orso appena svegliatosi dal letargo.

Stava pensando ovviamente a ciò che era accaduto un paio di giorni prima.

Non faceva altro nell’ultimo periodo. Non riusciva a non pensarci.

Si chiedeva cosa sarebbe successo se mentre stava discutendo con Hermione non fosse arrivata Pansy.

O se soltanto Pansy fosse arrivata qualche secondo più tardi.

Draco si maledì dieci, cento volte.

“ Che io sia dannato se le permetterò ancora una volta di rovinarmi la vita!”

Pensiero alquanto inutile, visto che le possibilità di incontrarsi di nuovo erano pari allo 0,01%.

A meno che non fosse stato uno di loro a cercare l’altra.

Questo avrebbe fatto aumentare alle stelle il livello di probabilità.

- Draco? Ti ho chiesto se per le tartine preferisci il caviale od il tartufo. Diamo un party a casa nostra la prossima settimana, ricordi?-

Draco se lo ricordava eccome, visto che sua moglie, ed anche lui anche se in parte minore, stava dedicando tutta sé stessa per i preparativi della tanto attesa festa a Malfoy Manor.

Ma più che una festa, si disse Draco, sarebbe stato un vero e proprio esame ufficiale.

Peggio dei M.A.G.O.

Se lo avessero bocciato, poteva dire addio al suo sogno di tornare ad essere fiero di chiamarsi Draco Malfoy.

In breve poteva rinunciare ad una sana vita di società, a quella vita dorata che avrebbe tanto rivoluto per sé.

Insomma lui era un Malfoy, se lo meritava no?

- Non so…tartufo, credo- si decise finalmente a risponderle il giovane signor Malfoy.

Pansy gli sorrise tirandosi dietro l’orecchio una ciocca di fini crini bruni che le era sfuggita dall’acconciatura, prima di aggiungere le tartine al tartufo alla lista per il menù del buffet.

Quel giorno la giovane signora Malfoy portava i capelli legati in una stretto chignon e indossava un abito semplice che le lasciava abbondantemente scoperta la scollatura.

Draco la osservò di traverso.

Era bella. Eppure…

Sua moglie aveva appena ventiquattro anni e sembrava una perfetta e severa nobildonna più di quanto lui sembrasse un fiero ed algido Malfoy.

Questo non gli piaceva.

Pansy non era così prima.

Certo, prima neanche lui era come si ritrovava ad essere; ma forse Pansy era cambiata in un modo che lui non aveva previsto.

Era entrata troppo nella sua parte.

Lui dopo tanto tempo si sentiva ancora a disagio nelle vesti di quel nuovo Draco Malfoy.

Non rivoleva la sua vecchia vita, questo mai, ma aveva paura di non risultare all’altezza di quella nuova.

Sapeva che infondo anche Pansy era oppressa da quel ruolo tanto importante, ma la cosa che lo preoccupava era che lei sembrava fingere anche con lui.

Sembrava voler nascondere la sua insoddisfazione latente anche agli occhi di Draco…

All’improvviso un piccolo e rugoso elfo domestico irruppe con la sua vocetta stridula nella testa e nei pensieri del giovane Malfoy.

E questo forse fu un bene.

- Padrone è arrivato un gufo per voi…è del Ministero-

Draco si alzò svogliatamente raggiungendo il piccolo elfo sorridente che gli porgeva la lettera e l’afferrò con evidente trepidazione.

- Puoi andare- disse all’elfo -…era la lettera che aspettavo- sussurrò poi rivolgendosi a sé stesso, ma a tono abbastanza alto perché Pansy sentisse e alzasse di scatto il capo corvino.

Se il Ministero non gli accordava il permesso per la festa quei preparativi erano del tutto inutili.

 

***********

 

Quel pomeriggio Hermione si era svegliata più rilassata di quanto non fosse da giorni.

Sotto la doccia si era addirittura ritrovata a canticchiare il vecchio inno di Hogwarts.

La scoperta del Bloody Rose e del  folle progetto di Harry aveva contribuito non poco a distoglierle i pensieri da questioni irrisolte e spinose.

Questioni che tra l’altro non aveva alcuna voglia di affrontare.

Era il suo giorno libero e probabilmente l’avrebbe passato da sola a casa, magari a leggere un buon libro, cosa che ultimamente riusciva a fare sempre meno di frequente.

“ Magari più tardi faccio anche un salto al Bloody Rose …Dalton è piuttosto divertente e magari gli tiro fuori qualche altra informazione interessante”

Il giorno prima Hermione era tornata al locale di Harry, da sola.

Dalton le aveva offerto un cocktail delizioso, una sorta di specialità della casa, ed Hermione si era ritrovata piacevolmente colpita dall’inaspettato umorismo del biondo e dalle sue battute di spirito.

Ad Hogwarts non si era mai fermata abbastanza a lungo per esaminarlo meglio. Per quello che ricordava, il giovane Ravenclow era famoso per i festini che organizzava nella sua casa, nonché per la sua smisurata passione per il gioco d’azzardo.

Se non ricordava male una volta lo aveva beccato insieme ad un gruppetto di Slytherin mentre mettevano su una specie di bisca clandestina nel bagno di Mirtilla.

Aveva fatto rapporto alla McGranitt, ovviamente.

Ora, sapeva che Harry lo aveva chiamato personalmente per dirigere il locale in sua vece, così di fronte alla sua fama di emerito scansafatiche dedito alla baldoria più sfrenata, Hermione si era dovuta ricredere.

Edward era un buffone nato, questo era indubbio, ma prendeva quel lavoro con assoluta serietà.

Così riprendendo confidenza, tra una burrobirra ed un firewishky, Hermione era venuta a sapere dal giovane Dalton che diverse loro vecchie conoscenze giravano per i locale.

Tra quelle Pansy Parkinson.

Hermione aveva sapientemente nascosto l’entusiasmo di fronte a quella notizia.

Era poco ma era pur sempre un indizio.

Come Dalton le aveva poi riferito, l’aveva vista un paio di volte con gli Hutson, una coppia di giovani maghi Purosangue di origini Irlandesi, da poco trasferitisi a Londra.

Niente di sospetto, si era affrettato ad aggiungere.

Ma Hermione non ci credeva molto.

Harry non le aveva detto nulla e visto che lui non voleva che lei indagasse, probabilmente lo aveva fatto di proposito.

Le aveva infatti promesso che le avrebbe riferito di Draco, non di Pansy. L’aveva fregata.

Hermione sorrise soddisfatta al suo riflesso nello specchio del bagno.

Si sentiva tremendamente in gamba.

Ma non si rendeva conto che forse quella sua piccola, nuova ossessione era dettata da qualcosa di più che il semplice sospetto verso Draco e la sua presunta nuova vita.

Non si rendeva conto che forse quella sua piccola ossessione era Draco.

 

 

Si trovava ancora in bagno ad armeggiare con i suoi ricci che definire ribelli sarebbe stato estremamente riduttivo, quando lo squillo del telefono la riscosse da pensieri che di fatto avevano un filo logico solo per la sua logica.

Poteva essere soltanto una persona.

- Harry?- chiese subito alzando la cornetta.

- ‘giorno Herm. Ho appena ricevuto un gufo dal Ministero, Il comandante Feingold ci vuole lì fra mezz’ora-

Harry ascoltò pazientemente il respiro di Hermione che dall’altra parte del telefono si faceva più pesante.

- Dannazione Harry, oggi è il nostro giorno libero!-

- Lo so piccola, io dovevo vedermi con Ginny…ma Fein dice che è importante- Harry non batté ciglio quando il rumore di qualcosa che veniva sbattuto a terra gli giunse dalla parte di Hermione.

- Al diavolo Feingold! Spero che sia qualcosa di veramente importante…ci vediamo lì fra mezz’ora Harry- Hermione abbassò la cornetta senza neanche sentire la replica del suo migliore amico.

“Non ci voleva, dannazione! Addio pomeriggio fra i libri…”

Non ci voleva proprio.

Il suo umore era inesorabilmente scivolato dalle stelle alle stalle.

 

***********

 

Gli impulsi nervosi che partivano dal suo cervello si erano automaticamente trasmutati in violenza fisica, perciò Hermione dovette impegnarsi al massimo per non scardinare la porta dell’ufficio del comandante Feingold o ,come lo aveva da poco ribattezzato lei, l’uomo-che-sarebbe-difficilmente-sopravvissuto-all’ira-di-Hermione-Granger.

Tuttavia, malgrado avesse tentato di contenersi, quando aprì la porta di legno massiccio questa cigolò sui cardini e andò a sbattere con un tonfo sordo  contro la parete, tanto che i due ignari occupanti dell’ufficio sobbalzarono in preda ad un improvviso sospetto. C’era aria di tempesta.

Harry, come notò subito Hermione, era già lì e la sua espressione corrucciata ed un poco timorosa la fece innervosire ancora di più.

Il ragazzo le lanciava muti avvisi di cautela come per metterla in guardia che quel suo atteggiamento era decisamente fuori luogo.

Ma Hermione lo conosceva bene.

E se tanto le dava tanto quello sguardo significava solo una cosa: Feingold gli aveva già detto perché li aveva chiamati.

Ed il motivo non gli era piaciuto affatto.

Nel frattempo il comandante Feingold, che lei aveva serenamente ignorato per tutto il tempo, attendeva che lei si accomodasse insieme ad Harry sulla poltroncina di fronte alla sua scrivania.

Harry le fece segno di sedersi accanto a lui.

Hermione lo fece con tutta la calma di cui riuscì a disporre.

Si sistemò la gonna sulle ginocchia e in un gesto tanto naturale quanto studiato  si tolse la sciarpa rosa shocking che aveva messo per l’occasione.

Non aveva indossato la divisa da Auror. Di proposito, ovviamente.

Feingold incrociò le mani davanti a sé prima di cominciare a parlare.

- Buongiorno ragazzi. Vi ho chiamato qui perché ho una missione da affidarvi e ho bisogno di illustrarvi tutti i particolari-

Harry arricciò il naso  mentre Hermione si protese in avanti sulla scrivania.

- E non poteva illustrarci i dettagli domani? Oggi è il nostro giorno libero…-

Feingold la scrutò da dietro i suoi occhialini squadrati.

- Lo so bene Granger, ma è una questione piuttosto importante-

La pausa ad effetto che fece il comandante non sortì l’effetto sperato.

Feingold riprese cercando di non dare troppo peso alle proprie parole.

- Sapete che la prossima settimana si terrà una festa a Malfoy Manor, vero?-

a quelle parole apparentemente confidenziali, Hermione si irrigidì di colpo mentre Harry si portava una mano davanti agli occhi preannunciando il cataclisma imminente.

- Non c’è nessuno che non ne sia al corrente…comunque non vedo come possa interessarci – Hermione era calma e posata, solo le labbra serrate tradivano quello strano presentimento che cominciava a roderle lo stomaco.

- C’entra eccome Granger. Il Ministero ha accordato il permesso per la festa al Signor Malfoy, ma non senza una piccola clausola.

Per tenere sotto controllo la situazione alcuni Auror dovranno infiltrarsi alla festa. Ed io ho deciso che andrà lo squadrone di Potter ed il tuo, Hermione –

Silenzio.

Harry distolse lo sguardo affranto.

In un angolo dell’ufficio notò un piccolo calendario ed una croce rossa sul 28 ottobre…il giorno della megafesta.

Un disegno animato sul bordo del calendario ritraeva il Ministro intento a sfoggiare un sorriso da fare invidia alla pubblicità di un dentifricio.

Una scritta dorata al lato recitava: Il Ministero non vi lascia mai soli.

Harry sorrise ironico.

Un sorriso che però si spense di colpo quando le mani di Hermione si abbatterono con violenza inaudita sulla scrivania di Feingold.

Harry si drizzò un poco sulla sedia.

Cosa aveva da essere così nervosa?

“Ah sì, la faccenda di Malfoy…”

- Lei mi sta dicendo che mi ha chiamata qui nel mio giorno libero per dirmi che la prossima settimana dovrò fare la baby-sitter al party di Draco Malfoy?-

Harry spostò con cautela la poltroncina di lato. Curioso come Hermione avesse sapientemente calato l’accento su tutte le parole che probabilmente non le erano troppo gradite.

Il comandante si arricciò con un dito i neri baffi spruzzati di grigio, per nulla scosso dall’insolito nervosismo di Hermione.

-Non c’è motivo di scaldarsi tanto…- le sorrise benevolo.

-Dannazione, sono un Auror non una body-guard per maghi Purosangue!- scattò di nuovo Hermione.

Sembrava averci preso gusto.

Dall’altro lato però il comandante cominciava a spazientirsi.

-Hermione, è un ordine- Feingold sfoggiò un improvviso tono baritonale, un po’ come quello che aveva Silente quando faceva uno dei suoi noiosissimi discorsi pseudo-seri.

Hermione ammutolì.

Non si concesse il lusso di controbattere.

Con un nervosismo palpabile che però tentò dignitosamente di reprimere, Hermione si riallotolò la sciarpa intorno al collo, si alzò senza lisciarsi la gonna sgualcita e girò sui tacchi.

- Harry ci vediamo domani- e così dicendo, con un tono un po’ melodrammatico, si chiuse la porta dell’ufficio alle spalle.

I due uomini si lanciarono uno sguardo complice da “ non riuscirò mai a capire le donne”.

Un solo sospiro poi il comandante proferì con tono grave.

- Harry, glielo dici te che dovrete presentarvi in abito elegante?-

 

**********

 

“ Abito elegante!”

Glielo avrebbe dato lei l’abito elegante a Draco Malfoy. ..un bel completo a strisce bianche e nere un po’ strappato firmato Azkaban e ai polsi, al posto dei gemelli d’oro, un bel paio di catene di ferro. Arrugginite possibilmente.

Hermione non era stupida, capiva perfettamente perché Draco avesse chiesto espressamente che gli Auror si presentassero in borghese.

Non avrebbe fatto una gran bella figura con una dozzina di Auror armati sparsi per il salone da ballo, mentre con Harry Potter ed Hermione Granger ufficialmente presenti alla festa in veste di suoi invitati, la sua immagine ci avrebbe solo guadagnato.

Tipico dei Malfoy. Cercare di trarre benefici da qualsiasi occasione.

Comunque Hermione alla fine si era attrezzata.

Se doveva per forza sottostare a quella discutibile richiesta allora lo avrebbe fatto con stile.

E stile significava un gran bell’abito, un bel paio di scarpe con un tacco a spillo sufficientemente alto e trucco e capelli perfetti.

Non amava troppo perdere tempo con questi espedienti tipicamente femminili, e notoriamente frivoli, ma a mali estremi, estremi rimedi.

Per Ginny invece, che si era offerta subito come aiutante, era stato come ritrovarsi catapultata a Natale; una gran festa.

Durante la settimana la Ginny stilista l’aveva accompagnata per negozi, e la fatidica sera la Ginny truccatrice e parrucchiera l’aveva resa simile ad una dea, applicandosi nell’ antica arte, come diceva lei, del nascondere sapientemente i difetti ed esaltare i punti forti.

Per verificare se il lavoro della sua amica avesse avuto l’effetto sperato, Hermione non doveva fare altro che presentarsi a quella stramaledetta festa in pompa magna ed esaminare gli sguardi degli invitati.

Infondo, sotto l’orgoglio e la fermezza da Auror, Hermione era pur sempre una donna e come tale a volte non le dispiaceva affatto sentirsi bella e ammirata.

Non doveva per forza andare tutto male…magari poteva prendere quell’occasione  anche per raccogliere qualche informazione interessante per la sua personale indagine sugli oscuri risvolti della vita di Draco Malfoy.

Tuttavia quando la giovane Auror si ritrovò a salire i primi gradini di Malfoy Manor alle nove in punto del 28 ottobre, percorrendo un tanto eccessivo quanto scontato tappeto rosso, non era più tanto sicura di essere così perfetta.

D’improvviso il vestito le sembrava troppo scollato, i capelli troppo ricci ed il trucco troppo pesante…

L’impulso di girare i tacchi ed andarsene fu forte.

Così forte che per un paio di minuti buoni attese un’illuminazione divina ferma, immobile a metà scalinata.

“ Dannata Granger…sono qui per lavoro non per una sfilata di moda!”

Ecco, questo per esempio poteva essere un buono stimolo a continuare.

Chissà come, ma il fatto che per lei si trattasse di solo lavoro le era passato completamente di mente.

Forse perché con l’animo fondamentalmente ingenuo e perennemente fiducioso che si ritrovava ad avere, sperava che infondo quella serata di lavoro avrebbe portato qualcosa di buono.

Qualcosa che solo una persona le poteva dare.

Qualcosa che sapeva di non dover desiderare ma che voleva con tutta se stessa. Anche a costo di rifinire nella sua gabbia.

Così Hermione ricominciò a salire i gradini, con il cuore un po’ frettoloso e le mani leggermente sudate, finché l’imponente portone di legno scuro del maniero  non la inghiottì.

Era entrata nella tana del serpente…ora tutto stava nell’uscirne indenne.

 

 

 

Spazio autrice: anche questo chap è andato! Non sono molto soddisfatta di come è venuto, ma d’altronde continuare a leggerlo e a rivederlo più di quello che ho fatto, avrebbe fatto saltare l’aggiornamento a troppo in là, visto che parto per qualche giorno, così eccolo qui. Non vi risparmiate con le critiche, e siate pure cattive quanto volete, ho la pelle dura io!

Cmq un baci8 a tutte voi ed in particolare a:

 

julietta: ciao tesoro! Mi fa veramente piacere che questo Harry ti piaccia. Qualcuno lo ha trovato un po’ troppo ooc e forse un pochino lo è. Ma d’altronde non amando troppo come lo delinea mamma Row nei libri, ho preferito modellarlo come più mi piaceva. Poi, con l’idea del locale, finalmente si è messo a fare qualcosa di concreto e di utile anche lui! Insomma, nei libri se non ci fosse Ron e soprattutto Hermione ad aiutarlo altro che cicatrice in fronte…ok, ti saluto cara, fammi sapere che te ne è parso di qst chap! Un baci8

 

baby emma: grazie tesoro! Cmq che Herm è ancora cotta di Draco è evidente…solo che magari vederlo con un’altra donna le fa desiderare di smettere di amarlo e sicuramente la fa diventare più aggressiva di quanto è. Harry è ovviamente preoccupato per il fatto che lei voglia indagare su Draco, infondo è pur sempre stato un mangiamorte e non è che ora sia diventato un santo…ok cara, un baci8, fammi sapere che ne pensi di questo chap!

 

Lady_eowyn: ciao carissima! Seguendo il tuo consiglio ho fatto un giro nel tuo account e ti dirò che mi è piaciuta l’idea di dare un volto ai tuoi personaggi…ho apprezzato soprattutto il bel Dracuccio alias Chad Michael Murray; mamma, quanto mi piace quel ragazzo in One tree hill! Tornando alla mia fic non posso fare altro che ringraziarti per gli splendidi complimenti, di questo passo finirò per montarmi la testa! Alla prossima tesoro! Un bacione

 

fragolina92: neanche io l’avrei mai detto che harry-potterrino-potty  potesse architettare un piano così geniale…ma insomma non può sempre e solo seguire idee impulsive e a dir poco pericolose, ogni tanto bisogna anche giocare d’astuzia..un bacio, fammi sapere se il chap ti è piaciuto!

 

gemellina: ehilà carissima! Niente the neanche io stavolta, ne ho fatto indigestione durante l’influenza…cmq hai ragione, Harry che pensa e che soprattutto pensa bene è una cosa più unica che rara…un’idea del genere, quella del locale, sarebbe più da una mente razionale come quella di Hermione, ma si sa quella ha altre cose per la testa…^_* per quanto riguarda i coniugi Malfoy, qualcosa dovranno pur fare per rallegrare il loro triste e deprimente matrimonio, no? Alla prossima, baci baci

 

merryluna: ma lo sai che mi sono ispirata proprio a quel periodo? Mi ha sempre affascinato l’atmosfera di quei locali chic e d’elite, dove tra un goccio e l’altro gli uomini fanno affari o progettano di ammazzare qualcuno e le donne, truccatissime e con rossetti vistosamente rossi, si lanciano occhiate invidiose sperando di trovare entro la fine della serata un bell’espediente per uccidere l’amante del marito…ok, magari mi sono fatta un po’ prendere la mano, ma l’idea era proprio quella.

Alla prossima tesoro! Bacioni

 

camyxpink: ciao cara grazie per i complimenti, così mi lusinghi! Non farti scrupoli però se trovi qualche difetto, le critiche sono sempre apprezzate. Un baci8 tesoro, alla prossima!

 

anfimissi: Eh, eh (risatina diabolica, molto alla Draco), già, il mio cervellino arrugginito continua a sfornare delle belle ideuzze per questa fic…spero solo di riuscire a creare qualcosa di buono, te continua a farmi sapere che ne pensi e se vuoi a darmi consigli, veramente, per me è importante! Grazie tesoro alla prossima!

 

SweetChocolate:ovvio che non potevo saziare del tutto la tua fame di curiosità…sennò poi come faccio a farti continuare a seguire la fic? Dopo non c’è gusto, no? Ma non ti preoccupare, ad ogni domanda ci sarà una risposta…un bacio tesoro, alla prossima!

 

White_tifa: piano con i complimenti, sennò mi monto la testa e dopo chi mi smonta più? A parte gli scherzi grazie 1000, cara! Spero che anche questo chap sia stato di tuo gradimento, alla prossima! Baci, baci

 

@ngel: ciao! Ti confesso che all’inizio di questa fic, né Harry ne tanto meno il locale erano contemplati…poi ,così, all’improvviso mi è venuto in mente che avrei potuto complicare la cosa con qualche idea stramba, ed ecco che è nato il Bloody Rose. Non doveva avere una parte fondamentale nell’idea iniziale, ma poi ha cominciato a prendere spazio, così diventerà sicuramente un cliché di questa fic…per quanto riguarda i due piccioni, non ti preoccupare i vedremo presto! ^_* un baci8

 

Kare-nina: ma lo sai che sono andata a leggere la tua fic “strange attraction”, e l’ho trovata esplosiva? Sul serio, complimenti, mi piace molto il clima che hai creato ed anche l’ingresso dei nuovi personaggi, come li delinei, e tutto il resto. Questo Draco subito attratto da  Herm un po’ mi ha spiazzato, ma tutto sommato mi piace…tornando qui, ti ringrazio per i complimenti, sai, di solito sono una che non si scoraggia facilmente, ma nell’ultimo periodo sono diventata miss insicurezza…me tapina ç_ç…grazie ancora, aspetto il prox chap della tua fic! Bacioni

 

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Capitolo 7
*** Let's party ***


“ Abito elegante

Sono tornata!!! Con qualche giorno di ritardo, ma sono tornata. Ci è voluto più del previsto per aggiustare il pc, ma alla fine la memoria e tutto il resto sono salvi…non potete capire che sollievo, quasi avevo paura di andare a riprendere il pc per scoprire che era stato tutto cancellato…ma basta chiacchiere ora, vi lascio alla lettura, buon divertimento!

 

 

7- LET’S PARTY!

 

 

La prima cosa che Hermione vide non appena entrò nel salone di Malfoy Manor fu l’unica cosa che non si aspettava.

Il viso sorridente di Edward Dalton l’accolse con calore mentre il giovane allungava prontamente un braccio per toglierle con galanteria il mantello.

- Edward! Che ci fai qui?-

Il biondo le sorrise ancora, con l’aria di chi ha sentito quella domanda già diverse volte.

- Malfoy aveva invitato mio padre, ma lui aveva un torneo di scacchi magici…sarebbe stato tremendamente scortese se nessun membro dei Dalton si fosse presentato-

Hermione si diede della stupida.

Sapeva benissimo che la famiglia Dalton era una delle più note del mondo magico, la presenza di Edward quindi era più che legittima, ma spesso dimenticava che quel ragazzo leggero e scapestrato fosse l’erede di una così grande casata.

Il giovane parve leggerle nella mente perché dopo un attimo le disse sbuffando.

- Non è esattamente questo il  tipo di feste a cui sono abituato…ora scusami, la dolce padrona di casa sta richiamando la mia presenza!- Il biondo la salutò strizzandole l’occhio ed Hermione si sentì all’improvviso perduta.

Sola, in mezzo a signore meravigliosamente vestite e maghi di tutte le età che le lanciavano occhiate furtive, non capiva se ammirate oppure di biasimo.

Perché mai Edward se ne era andato a parlare con Pansy Parkinson?

Hermione si guardò intorno cercando qualche faccia conosciuta.

Ce ne erano parecchie ma nessuna che appartenesse a qualche amico o a qualche suo collega.

Dove erano finiti gli altri Auror?

Doveva cercarli e, tentando di dare poco nell’occhio, cominciò a muoversi lungo il perimetro dell’enorme salone facendo saettare gli occhi di qua e di là.

Passava frettolosa tra turbinii di sete e risate; gli uomini erano impettiti in abito di gala, meravigliose le donne, fanciulle, ma anche signore più mature e non per questo meno affascinanti.

I gentiluomini ammiravano con occhi compiaciuti gli abiti sontuosi, le figure morbide, le scollature audaci. Le signore ricambiavano facendo finta di niente, ma nulla sfuggiva ai loro occhi ridenti: tutto era notato, tutto era soppesato.

Hermione si fermò d’improvviso guardandosi come se fosse la prima volta.

Niente di sontuoso, e soprattutto niente di audace.

Aveva optato, contro tutte le proteste di Ginny, per un abito semplice di seta grigio perla: poco scollato davanti ma che lasciava scoperta gran parte della schiena dove piccoli fili di strass e perline le illuminavano la pelle chiara.

Niente di eccezionale, elegante quanto bastava per permetterle di accedere ad una festa del genere, ma sufficientemente semplice da non farla sembrare una meringa gigante.

Eppure di colpo le parve che tutti guardassero lei.

Le sembrò di essere tornata a quel memorabile quanto disastroso Ballo del Ceppo, in cui ogni sguardo la esaminava, criticava o ammirava.

Ma lei non aveva più quindici anni.

Non poteva comportarsi come una timida ragazzina che scoppia a piangere perché il ragazzo che le piace non l’ha invitata.

Senza contare che poi ora era un Auror.

Non c’era niente da fare, doveva proprio smetterla con quelle paranoie.

Hermione alzò fieramente il mento assumendo un portamento elegante…che però si sgonfiò di colpo quando i suoi occhi intercettarono una testa splendidamente bionda ed il suo proprietario che chiacchierava tra un gruppetto di maghi austeri, centellinando compostamente da un flute colmo di champagne.

Hermione si voltò di scatto, il cuore che le giocò per un attimo un perfido scherzo.

Sapeva che l’avrebbe incontrato, era indubbio, ma si era detta che avrebbe evitato in ogni modo di trovarcisi faccia a faccia.

Si allontanò con calma, avvertendo uno strano bruciore tra le scapole.

Magari erano i suoi occhi che la fissavano.

Forse Draco la stava guardando.

Forse ora stava ridendo tra sé perché si era accorto che lei stava fuggendo imbarazzata da lui.

Perché lei stava fuggendo in realtà.

Fuggiva ripetendosi che doveva cercare Harry e gli altri Auror e cominciare a sorvegliare la festa e gli invitati.

Fuggiva e cercava in ogni modo di non rivederselo in testa bello come sempre, forse anche di più, con lo smoking nero e quella pelle d’avorio.

Ad un tratto l’orlo del vestito le si infilò in un tacco e sarebbe certamente franata a terra se provvidenzialmente le mani di Harry non l’avessero sostenuta da dietro per le spalle.

-Ehi Herm, tutto ok? Stavo venendoti incontro prima, ma all’improvviso ti sei girata e quasi ti sei messa a correre…-  il bambino sopravvissuto le sorrideva premuroso, inconsapevole di quanto quelle parole avessero suscitato in Hermione un vero e proprio moto d’odio contro sé stessa.

Si odiava per quello che sentiva. E odiava il comandante Feingold che l’aveva mandata lì, e pure tutti quei maghi che non le stavano togliendo gli occhi di dosso.

- Stavo…stavo venendo a cercarti- le rispose Hermione dopo essersi sistemata lo spacco del vestito, l’unico eccesso che si era concessa, che le si era completamente aperto.

Harry parve crederci.

- Sei splendida, Herm- le sussurrò poi il bambino sopravvissuto con evidente meraviglia.

Hermione alzò subito gli occhi su di lui.

Non stava scherzando, non glielo stava dicendo perché era suo amico. Hermione lo capì subito. Lo capì perché gli occhi di Harry non sapevano mentire.

Il nodo che sentiva poco sopra lo stomaco le si sciolse in un attimo.

Era terrorizzata dal fatto che avrebbero potuto fare una brutta figura, proprio lì, proprio di fronte all’unica persona a cui avrebbe sempre voluto mostrarsi perfetta, di fronte a Draco, l’unico che sapeva che infondo lei perfetta non lo era affatto.

- Grazie- riuscì a rispondergli poco dopo.

Harry la prese gentilmente per un gomito, guidandola in un angolo appartato della sala dove l’attendevano i membri delle loro squadre, tutti elegantemente in borghese.

Qualche ordine e disposizione dopo Hermione era di nuovo sola.

Sola con un lavoro da svolgere.

Si trovava appena poco distante dall’enorme tavolata del buffet, e visto da lì il salone sembrava ancora più grande e luminoso.

Complicate composizioni di fiori incantati svettavano sopra delle  piccole colonnine di marmo rosa che erano addossate alle pareti di tutta la sala.  

La piccola orchestra affacciata su un piccolo terrazzino aveva già cominciato a suonare ma nessuno sembrava ancora avere intenzione di ballare.

Hermione sistemò meglio la bacchetta che teneva nascosta sotto la pochette di paillettes. Niente di sospetto per il momento.

Sbuffò continuando ad esaminare la sala.

Alcune signore non più giovani, tappezzate di gioielli, sedevano a gruppetti su dei divanetti in stile liberty e ciarlavano con aria salottiera, addentando di tanto in tanto qualche sfiziosa tartina che dei camerieri, impeccabili nelle loro divise, gli porgevano regolarmente.

Delle ragazze, probabilmente poco più giovani di lei, stavano tentando di far colpo su un paio di maghi eleganti e sorridenti, ed ogni volta che questi sembravano rivolgere loro qualche occhiata le ragazze prorompevano in risatine civettuole ed alquanto infantili.

Poi, più o meno al centro della sala, ecco la padrona di casa: qualcuno dei suoi invitati, visto il suo discutibile passato, non avrebbe esitato e definirla donna senza dignità e senza scrupoli, ma non quella sera, non in quella sala.

Lì, nel suo salotto, Pansy era la regina nel suo regno mondano.

Hermione sentiva il disgusto crescere in lei.

Odiava quel mondo, odiava quell’aria di superiorità che aleggiava sul volto di tutti quei maghi e di quelle streghe, la loro aria impettita, i gesti e le parole sapientemente studiati e anche i loro vestiti schifosamente costosi.

Era sicura che sarebbe stata una lunga serata.     

 

 

Dopo aver rifiutato le avances di un paio di maghi che si sarebbero sicuramente tenuti a debita distanza da lei se avessero saputo che era una Mezzosangue, Hermione si concesse una breve ricognizione nella zona buffet.

Mentre stava per addentare una tartina al tartufo dall’odore delizioso, la musica cessò di colpo e gli invitati cominciarono ad allontanarsi dal centro della sala.

Hermione alzò il sopracciglio con aria circospetta.

Che stava succedendo?

Poi capì.

Capì perché nessuno avesse ballato fino a quel momento; erano i padroni di casa che aprivano le danze, come era tradizione delle più antiche e altolocate famiglie.

Hermione non avrebbe voluto vedere quella scena. Avrebbe voluto chiudere gli occhi. Ma non lo fece.

Draco e Pansy erano magnifici.

Magnifici nei loro vestiti, nella loro eleganza, nei loro sorrisi.

Non mancavano le donne giovani e belle quella sera, ma Pansy aveva qualcosa di più, qualcosa di diverso.

Veleggiava in un vestito di velluto rosso scuro che le lasciava scoperte le spalle e la scollatura, reggendosi su quasi per magia, e Draco al suo fianco…bhe, Draco era Draco.

Sarebbe stato elegante e seducente anche con indosso un sacco della spazzatura ma in quel momento, nel suo habitat naturale, con la consapevolezza di essere al centro dell’attenzione e bello come un demonio tentatore, era splendido e basta.

Splendido come Hermione lo ricordava.

Con la pelle sicuramente fredda e la bocca atteggiata in un ghigno perenne.

Un ghigno che lei rivedeva sciogliersi soltanto nell’estasi del piacere, quando il suo viso diventava quello di un angelo dannato.

Dannato per il peccato più grande. Lei.

Hermione rabbrividì.

Quelli erano solo ricordi.

Ora si sentiva, anzi era, soltanto un’estranea, in mezzo a persone sconosciute che non sapevano nulla, che non avrebbero mai saputo.

Non aveva alcun diritto di stare lì, spettatrice invidiosa di un’intimità

che non poteva essere la sua, che non lo era mai stata.

Perché Draco non l’aveva mai stretta così, in pubblico, non aveva mai ballato con lei, non le aveva mai rubato un bacio a fior di labbra scatenando i risolini di giovani streghe per bene.

Lampadari di cristallo non avevano mai scintillato sopra di loro e nessuna sinfonia di violini aveva fatto da sfondo al loro amore.

Perché lei non era Pansy Parkinson, non era lei la moglie di Draco.

Lei era solo la donna che anni prima gli aveva tolto la libertà spedendolo ad Azkaban. La donna che lo aveva illuso: poco importava se poi lo aveva salvato dal Bacio dei Dissennatori.

Così, mentre Draco e Pansy accarezzavano la pista sorridendo ai presenti e alcune coppie cominciavano a seguirli nella danza, Hermione capì.

Capì che lei non c’entrava niente, né con quel mondo né con Draco.

Ma questo infondo lo sapeva già.

Solo che vederlo gliene diede la prova definitiva.

Si disse di nuovo che l’unica cosa che doveva fare lì era il suo lavoro.

Nient’altro.

E se prima di entrare da quel portone aveva avuto una qualche vana, patetica speranza, ora se ne era volata via.

Volata via come Hermione che svelta, ma senza troppa foga, si allontanò dalla sala uscendo di fuori nell’enorme balcone.

Lì, dove la musica le arrivava come un’eco lontano e le chiacchiere degli invitati sembravano solo il brusio di un insetto fastidioso, Hermione si concesse una lacrima. Soltanto una.

Perché Draco Malfoy non meritava di più.

 

**********

 

Anche lei alla fine aveva imparato a fuggire.

Draco non se ne stupì.

Tutti prima o poi fuggono.

Lui l’aveva fatto per anni, adesso toccava a lei.

E non gli importava se Hermione vedendolo in quel modo con Pansy, si fosse sentita uno schifo.

Lui si sentiva sempre così.

Anche se amava sua moglie, anche se aveva una vita fantastica, niente sembrava mai abbastanza. E questo sì che faceva schifo.

Ma non gli importava di Hermione, dei suoi occhi lucidi e dei suoi passi affrettati durante quella che sembrava una fuga da lui, una fuga dal passato.

Non gli importava di quanto fosse bella con le gote arrossate dalla rabbia e con la bocca serrata, forse per trattenere parole che non avrebbe neanche dovuto pensare.

Non gli importava si ripeteva, però quando il ballo finì si allontanò da Pansy con una scusa e, pregando che nessuno se ne accorgesse, si diresse come un’ombra verso il balcone.

 

 

 

L’aria fredda gli colpì il viso come lo schiaffo di un’amante gelosa.

Nessuno lo aveva visto uscire nel balcone, nessuno si era accorto della sua assenza.

Draco si fermò dietro una tenda di broccato rosso e dorato, scostandola poi con un dito lungo ed affusolato per avere la visuale libera.

E poi eccola lì.

Seduta sul parapetto di marmo, Hermione dava le spalle al vuoto, incurante del pericolo di poter cadere se solo avesse fatto una mossa falsa.

Ma lei infondo di mosse false non ne faceva quasi mai.

Draco sorrise a quel pensiero. Qualcosa di molto più simile ad un sorriso vero che ad uno dei suoi ghigni standard preconfezionati ad arte.

Si godé per qualche istante la visuale di un’ Hermione completamente ignara dei suoi occhi che la scrutavano.

Ora ricordava perché un tempo l’aveva amata così tanto.

Con quell’espressione fiera e sfacciata, bella a modo suo, eppure totalmente inconsapevole di esserlo. Bella, di una bellezza indomabile, incontrollabile.

Diversa.

Draco osservò compiaciuto che lo spacco del vestito le si era completamente aperto rivelando una gamba snella ed il bordo di pizzo nero di una calza autoreggente.

Una scossa, come una scarica elettrica. Poi un’altra.

Il giovane Malfoy si disse che non sarebbe dovuto andare lì, non avrebbe dovuto lasciare Pansy.

Ma ormai il danno era fatto, Hermione aveva appena alzato gli occhi e si era accorta di lui. Draco uscì allo scoperto avanzando verso di lei, il rumore della sala alle sue spalle che man mano si faceva più lontano.

Le vide sul volto la sorpresa, il dubbio, poi l’amarezza. Hermione distolse lo sguardo da lui fissando i suoi occhi in un punto imprecisato al di là del balcone.

Al di là di quel mondo di luci e champagne che sentiva così estraneo.

Draco era a pochi passi da lei ormai, ma d’improvviso si fermò; avvicinarsi ancora sarebbe stato solo un azzardo. Per lui, per lei, per loro.

- Che ci fai qui, Draco? I tuoi ospiti potrebbero offendersi vedendo che non gli stai prestando attenzione…-

Hermione parlò sorseggiando dello champagne da un flute che si era portata dietro. Parlò come se degli ospiti di Draco non gliene fregasse proprio un bel niente.

Ed infondo neanche a Draco importava.

E lei lo sapeva. Sì, che lo sapeva…nessuno meglio di Hermione poteva sapere quanto quella serata, quegli invitati e persino i gemelli di smeraldi che sfoggiava ai polsini di una costosissima camicia di seta bianca fossero solo strumenti che Draco stava usando per ricrearsi un’immagine.

- Lo sai benissimo che di quelli là dentro non me ne può fregare di meno- gli rispose infatti l’ultimo dei Malfoy.

Hermione si girò a guardarlo.

Pensò per un attimo che in “quelli là dentro” poteva esserci compresa anche Pansy. Si chiese se Draco avesse pensato a quel piccolo particolare.

- Capisco…ma non riesco a spiegarmi perché ora sei qui…-

- Voglio parlarti- d’improvviso il bel padrone di casa sembrava agitato. E quel “voglio parlarti” suonava più come un “ora stai a sentire ciò che ho da dirti e non me ne frega niente se hai qualcosa da ridire”.

- Non sono sicura di volerti ascoltare, Draco…-

Il giovane Malfoy storse il naso a quelle parole.

Odiava non essere assecondato.

Si arrabbiava quando accadeva e se si arrabbiava, Draco Malfoy diventava incontrollabile.

Perciò, a scapito di future accuse, poteva sempre dire che era stata la rabbia ad agire per lui.

Fu con questo rassicurante alibi che Draco ruppe quel limite immaginario che si era autoimposto per starle lontano.

Lo ruppe ed Hermione non fece nulla per impedirglielo.

Così, un attimo dopo, Hermione era in trappola.

La braccia di Draco erano tese al lato dei suoi fianci, le sue mani ben aperte per sorreggersi sul parapetto a mala pena sfioravano la seta chiara del suo vestito.

Draco era curvo, piegato su di lei come se non volesse lasciarla andare.

Ed Hermione anche volendo non sarebbe potuta andare da nessuna parte; una sola mossa e sarebbe caduta, un’altra e sarebbe finita tra le sue braccia.

In tutta sincerità non avrebbe saputo dire quale delle sue ipotesi fosse la peggiore.

- Non credo che tu abbia molta scelta- le sibilò Draco all’orecchio.

Hermione non si scompose. Avrebbe ascoltato quello che Draco aveva da dirle e poi sarebbe tornata nel salone.

Doveva lavorare, quella pausa era durata anche troppo.

Ma Draco sembrava non avere alcuna intenzione di parlare.

Sembrava che all’improvviso le parole che voleva tanto dirle, forse per disilluderla, forse per metterla in guardia o magari per il puro capriccio di ferirla e basta, si fossero dissolte in cenere ed una folata di vento le avesse spazzate via.

Niente parole, solo sensazioni.

Draco la sentiva respirare con calma, il seno fasciato di seta che si abbassava e alzava regolarmente, sentiva le sue ginocchia premergli contro le cosce…

E vedeva il viso di Hermione rilassato, senza la minima traccia d’imbarazzo; il mento alzato e gli occhi fieri e coraggiosi, forse solo un poco vacui.

Un tempo, in una situazione del genere sarebbe sicuramente arrossita.

Ma ora no.

E quando Draco si piegò nuovamente su di lei non lo fece per insultarla o per sputarle in faccia il suo veleno di serpe, come aveva pensato all’inizio.

No, lo fece per stupirla, per frantumare quell’espressione indifferente che si era stampata in faccia e che per un motivo che non riusciva a comprendere gli faceva più male di quanto sarebbe stato opportuno.

Fece l’unica cosa che lei non sia spettava, perché i Malfoy, per tradizione, sono tremendamente abili nel prendere alla sprovvista le persone.

Così quando Draco la baciò, con passione, avidità e rabbia, Hermione non poté fare nulla.

E se lei gli intrecciò le braccia dietro al collo lo fece solo per non cadere all’indietro, solo per questo.

E Draco ovviamente non le aveva sollevato il vestito per accarezzarle una gamba per poi portarsela ad un fianco con fare possessivo. No, per niente.

Era tutta un’illusione, si disse Hermione. Forse aveva bevuto troppo champagne.

E lei l’alcol non lo reggeva proprio.

Tuttavia, ironia della sorte, fu proprio l’alcol a salvarla; quando il flute ancora mezzo pieno di champagne volò giù dal balcone schiantandosi a terra con un tintinnio di vetri rotti, Hermione sgranò gli occhi…

[Fine dell’incantesimo]

…e per la seconda volta in vita sua Draco Malfoy si beccò un sonoro schiaffo da una Mezzosangue.

 

 

 

 

Eccomi di nuovo qui…ringrazio di cuore tutte coloro che mi hanno lasciato dei messaggi e gli auguri di complex durante la mia lunga assenza ( o per meglio dire, durante l’assenza del mio pc) siete state veramente carine! Vorrei rispondervi una ad una, ma ora che ho di nuovo il computer sono surclassata di cose da fare, tra le prime avvantaggiarmi con il nuovo chap…ih, hi…a proposito, carina Herm, vero? Mamma quanto mi piace strapazzare quel damerino di Draco! Ok ragazze vi devo salutare, al prossimo chap!

Kisses e commentate!!!

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Capitolo 8
*** Cinderella and the bad boys ***


8- CINDERELLA AND THE BAD BOYS

Eccoci di nuovo qui. Scusate per l’ennesima volta il ritardo imperdonabile, ma qui tra interrogazioni, amici depressi e quant’altro non so più dove mettermi le mani…in compenso il capitolo è più lunghetto degli altri, in più con finale abbastanza shockante…ih ih,fatemi sapere che ne pensate!

 

 

 8- CINDERELLA AND THE BAD BOYS

 

 

Non è raro che una persona si ritrovi di fronte scene che avrebbe preferito non vedere.

Ed Harry James Potter avrebbe di gran lunga preferito non vedere Draco Malfoy baciare la sua migliore amica.

E ancora meno vedere con quanta passione lo stava facendo.

Il primo istinto fu quello di andare là, spaccare al biondastro il suo bel fondoschiena aristocratico e poi portarsi via Hermione.

Ma qualcosa non quadrava.

Non avrebbe dovuto essere la stessa Hermione a spingerlo via? Non avrebbe dovuto andare su tutte le furie, chiamarlo “bastardo malfuretto, sporco Mangiamorte” e poi magari lanciargli uno schiantesimo se non un Avada Kedavra?

Allora perché non faceva niente? Anzi, perché gli aveva addirittura intrecciato le braccia al collo?

I verdi occhi del bambino sopravvissuto si spalancarono dietro le lenti dei suoi leggendari occhialini rotondi, mentre uno strano dubbio cominciava ad assalirlo come un tarlo divoratore.

Un dubbio che per sua fortuna l’abbandonò all’istante. Neanche il tempo di attecchire.

Harry quasi sospirò sollevato quando un sonoro “ciaff” risuonò per tutto il balcone.

Si girò soddisfatto lasciandosi il balcone alle spalle, per niente curioso di assistere alla scenata del secolo made in Hermione Granger.

Lui al posto di Draco Malfoy, avrebbe cominciato a preoccuparsi.

 

**********

 

Non era esattamente quella la reazione che si aspettava.

Draco incassò il colpo senza fiatare, ma dentro di lui ruggiva l’inferno.

Tuttavia dovette ammettere di essere riuscito nel suo intento.

Hermione era livida di rabbia, gli occhi lucidi, le gote arrossate. Niente più indifferenza, niente più noncuranza. Era arrabbiata, certo, così arrabbiata che Draco fece un paio di passi indietro temendo un secondo colpo sul suo bel visino.

Ma infondo era meglio l’odio dell’indifferenza, no?

Hermione scese dal parapetto ed avanzò a capo chino verso il giovane Malfoy, i pugni talmente serrati che le nocche erano totalmente sbiancate.

Le mancava il fiato, non riusciva a capire se per il bacio o per la furia.

- Non farlo mai più-  riuscì tuttavia a sibilare.

Draco sgranò gli occhi chiarissimi.

Non per quelle parole che non erano il peggio che potesse aspettarsi, ma per come furono dette.

L’indifferenza più pura, la totale mancanza di sentimento…

[ Proprio quello che lui temeva sopra ogni cosa]

…mentre paradossalmente delle lacrime di cristallo cominciavano a rigarle il viso.

Hermione aveva alzato gli occhi lustri su di lui e lo fissava.

Non stava facendo nulla per fermare quel pianto silenzioso, quasi innaturale, quella tanto umana dimostrazione di dolore che però non si rifletteva nella freddezza delle sue parole, della sua espressione, dei suoi gesti.

Sul viso di Draco si dipinse una maschera di falsa freddezza e solo gli occhi, trasparenti come il riflesso di una nuvola sull’acqua, tradivano la violenza dei sentimenti che, improvvisamente, lo stavano assalendo: da quando si erano rivisti era stato raro, rarissimo, che i loro sguardi si incontrassero in modo così aperto e diretto… e Draco si accorse con orrore che la luce dorata negli occhi di Hermione, che le lacrime rendevano ancora più splendenti, sembrava avere il maledettissimo potere di trasportarlo avanti e indietro nel tempo, come un burattino, su e giù, come una conchiglia sbatacchiata dalle onde, attraverso quei mesi che avevano trascorso insieme e quegli anni di lontananza che a confronto sembravano una spaventosa eternità.

Draco distolse lo sguardo, maledicendosi, odiandosi più di quanto avesse mai fatto prima.

Tutta quella situazione era qualcosa che non aveva previsto.

Hermione, le sue lacrime silenziose…le lacrime di una donna non gli avevano mai fatto alcun’effetto particolare, non s’impietosiva per cose di questo genere.

Eppure questa volta gli fecero male.

Male, perché si rese conto che ciò che aveva fatto, per quanto stupido ed in qualche modo innocente, non solo era sbagliato per lei, ma anche per se stesso. Cavolo, aveva una fede a quello stramaledetto dito anulare!

Male, perché sapeva sin dall’inizio che quel bacio, con tutto quello che poteva significare, l’avrebbe fatta soltanto soffrire. Eppure se ne era fregato.

Male, perché sapeva di essere sempre il solito bastardo che con i sentimenti degli altri si diverte a farci gli aereoplanini di carta.

Aereoplanini che non sanno volare.

Draco si passò una mano sugli occhi, forse sperando che quando l’avesse tolta non avrebbe più visto Hermione in quello stato, a ricordargli con un solo sguardo quanto era stato stupido.

Non fu così.

- Senti Hermione…- tentò di dirle.

- No Draco, non ti voglio sentire…non voglio sentire più niente da te…dannazione, mi hai rovinato la vita già una volta, non permetterò che tu lo faccia di nuovo-

Cominciava ad agitarsi. Oltre alle lacrime, la voce cominciava a tremarle. Quando Draco aprì la bocca tentando di replicare lei lo precedette.

- Lo so, stai per dirmi che la vita sono stata io a rovinartela, ti ho sbattuto ad Azkaban, ed il fatto di averti aiutato a fuggire ai tuoi occhi non diminuirà mai la mia colpa…però adesso è passato tanto tempo, Draco, te sei spostato, sei felice, perché continui a farmi del male? Perché lo sai che mia fatto del male baciandomi, vero? Te ne rendi conto?-

[ Si può uccidere qualcuno con un bacio? O si può ridargli la vita?…]

Hermione non piangeva più ora. I suoi occhi magicamente limpidi come pozze profonde cercavano risposte.

Ma Draco non riuscì a dirle che quel bacio non era stato affatto una subdola vendetta. Non riuscì a spiegarle che lo aveva fatto e basta, senza pensarci, senza alcuna vera intenzione di farle del male anche se poi, doveva saperlo ormai, in un modo o in un altro ci riusciva sempre.

Non le disse niente perché se lo avesse fatto sapeva che lei ne avrebbe sofferto ancora di più; avrebbe cominciato a sperare in qualcosa d’impossibile, avrebbe cominciato a credere che magari le cose fra di loro sarebbero potute cambiare. Avrebbe capito che lui la desiderava ancora.

Così Draco si limitò a poggiarle le mani sulle spalle, in un gesto che forse voleva essere consolatorio, ma che la lasciò comunque alle sue errate e dolorose convinzioni.

Hermione  non si mosse, ma poi gli scostò gentilmente le mani scotendo la testa.

- Torno dentro-

Una volta Silente aveva detto che ci sono momenti nella vita in cui bisogna scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è facile; Draco Malfoy guardando Hermione Granger che si allontanava, con il vestito di seta chiara che le scivolava sul corpo come latte, capì che per l’ennesima volta  tra ciò che era giusto e ciò che era facile, aveva scelto la strada più semplice.

 

“Cosa può significare sentirsi piccolo
Quando sei il più grande sogno il più grande incubo

Siamo figli di mondi diversi una sola memoria
Che cancella e disegna distratta la stessa storia

E ti scorderai di me…”

 

-Ti scatterò una foto, Tiziano Ferro-

 

**********

 

Aveva pianto.

Sembrava calma ora, ma il mascara un po’ colato e gli occhi leggermente vacui erano particolari inconfondibili.

Harry, da prode migliore amico quale era, si era subito reso conto che quel bastardo di un Malfoy aveva fatto piangere la sua Hermione.

E questo, unito al non poco trascurabile fatto che lui odiava Draco Malfoy con tutto se stesso, riuscì a farlo andare su tutte le furie.

Attese che Hermione fosse tornata alla sua postazione, poi si avvicinò al balcone.

Il biondastro era ancora lì.

Nascosto dietro una tenda, Harry lo vide rivolgere gli occhi al cielo con fare che per lui risultava eccessivamente melodrammatico.

“ Brutto bastardo, te le farei vedere io le stelle ora…”

Una scenata però sarebbe stata piuttosto fuori luogo, così il bambino sopravvissuto attese che Draco gli passasse proprio accanto.

Ore di appostamenti durante le missioni per conto del Ministero qualcosa glielo avevano pure insegnato, così quando Harry afferrò il biondo padrone di casa per la giacca e lo sbatté violentemente contro una delle colonne che svettavano ai lati della porta-finestra che immetteva nel balcone, Draco non se ne accorse neanche.

O almeno, se ne accorse eccome, ma fu talmente stupito da quell’attacco a sorpresa che in un primo momento non fece assolutamente nulla.

Un ghigno però gli si stese sulle labbra quando scorse gli occhi saettanti di Harry, che ora lo aveva afferrato per il bavero della camicia e sembrava non aspettare altro che lui facesse una mossa sbagliata per poterlo strangolare.

- Sfregiato, mi sgualcisci la camicia…sai, costa parecchio-

Merlino, se gli piaceva provocare quel babbeo di Potter!

Harry, come da copione, strinse più forte.

- Ti ho visto Malfoy…metti di nuovo un dito addosso a Hermione e ti giuro che farò in modo che tu non veda più la luce del giorno-

Detto questo Harry lo lasciò andare con uno scossone.

Draco si limitò a lisciarsi la camicia sul petto, tentando di mascherare un impercettibile fremito che lo aveva assalito.

Li aveva visti.

“Magnifico. Grandioso.”

Sperava che quel deficiente non avesse sentito ciò che si erano detti dopo, la storia della fuga da Azkaban e tutto il resto. In caso contrario lui ed Hermione si trovavano in un grosso casino.

C’era un solo modo per scoprire se lui sapeva.

- Piano con le minacce Potter…non mi sembra poi che la tue amichetta mezzosangue si sia dibattuta così tanto- pausa ad effetto e sguardo malizioso

–…magari le è anche piaciuto!-

- Fottiti Malfoy… non ti è bastato uno schiaffo, vuoi anche un pugno?-

“ Perfetto, se avesse sentito qualcosa di compromettente non mi avrebbe detto di fottermi…mi avrebbe ammazzato e basta…”

Draco si passò una mano tra i capelli biondi e guardò Harry con aria di sufficienza, perfettamente Malfoy e perfettamente stronzo.

- Sì, sì Potter, ora fila a fare il tuo lavoro che io ho una festa da mandare avanti-

Discorso chiuso, ma come ogni buona conversazione che si rispetti tra Harry Potter e Draco Malfoy, si concluse con un classico gesto rituale.

Due bei diti medi alzati. E al diavolo le buone maniere!

 

**********

 

Politica, affari e persino amanti. In poco più di mezz’ora Hermione ne aveva sentiti di discorsi razzisti e affettati, osceni e artificiosi.

Tutte sciocchezze infondo, ma sciocchezze che tuttavia le avevano occupato la mente con pensieri frivoli e tutto sommato anche piacevoli, almeno se considerati in alternativa a quelli che spingevano per farsi largo nel suo cervello.

Era da poco tornata dal bagno dove si era ritoccata il trucco, visto che le occhiate storte di alcune signore le avevano fatto intendere che probabilmente dopo il bacio con Draco il rossetto le si doveva essere sbavato in modo alquanto eloquente.

Sentiva ancora come una piccola pressione sulle labbra, dolcemente fastidiosa, come se le bocca insistente di Draco fosse ancora lì a torturarla.

Hermione avvampò torcendosi convulsamente la pochette tra le mani.

Tuttavia non ebbe il tempo di cominciare a darsi della stupida o a maledirsi della proprio volubilità, perché dei gridolini di sorpresa tra gli invitati attrassero immediatamente la sua attenzione.

Il tempo di alzare gli occhi e vide tutti gli ospiti fermi ed immobili come pesci intrappolati nel ghiaccio.

Ci fu un momento di cristallizzato silenzio, la calma prima della tempesta, in cui pochi si mossero e nessuno fiatò.

Bacchetta subito alla mano, Hermione corse verso il centro della sala tenendo d’occhio i suoi compagni che nel frattempo facevano lo stesso, proprio mentre l’aria si rompeva in tante piccole schegge di luce e le grida di spavento degli ospiti le riempivano e orecchie.

Una nuvola di fumo bianco e denso si alzò dal nulla oscurando del tutto la sala.

Hermione non si fece prendere dal panico, sapeva cosa fare.

Fredda, attenta e disciplinata, si accovacciò a terra dove il fumo era notoriamente più rado e la visuale più libera.

Gambe affrettate e tremolanti sui tacchi alti le sfilarono davanti agli occhi, qualche urlo di tanto in tanto rompeva l’ovattamento creato dal fumo biancastro.

Alcuni Auror scelti stavano spingendo gli invitati fuori dal salone per metterli al sicuro.

Hermione invece non si mosse mai, aspettando di individuare la causa del tumulto.

Solo una poteva essere…

Quando quasi tutti gli invitati le erano passati davanti precipitandosi come un fiume nella stanze adiacenti al salone, Hermione scorse le tuniche scure.

Solamente i neri orli fruscianti delle vesti degli ambasciatori di morte.

Mangiamorte, ovvio…

Ora si che cominciava la festa!

 

 

I pochi Auror rimasti si tenevano ben nascosti, chi a ridosso delle alte colonne di marmo, chi sotto le lunghe tavolate del buffet, chi dietro i lussuosi divanetti.

Hermione, l’unica in mezzo alla sala, almeno da quello che riusciva a vedere, strinse di più la bacchetta tra le mani sudate.

Perché i Mangiamorte non facevano nulla? Se ne stavano infatti raggruppati in un angolo, neri ed  immobili come statue di onice. Silenziosi.

Hermione era sollevata dal fatto che gli invitati non fossero stati presi dal panico e, con più calma di quanto avrebbe mai creduto, si fossero lasciati guidare al sicuro dagli Auror.

Ma allora perché quei fanatici in nero non avevano tentato di seguirli e non avevano disseminato il terrore come facevano di solito?

Hermione non capiva. E non vedeva, neanche. Quel fumo doveva essere stregato perché malgrado fossero passati diversi minuti non si era ancora diradato.

Con un sussulto Hermione vide i Mangiamorte cominciare a muoversi per la stanza.

Con naturalezza, quasi che non fossero coscienti di essere circondati da più di una mezza dozzina di Auror.

Risatine maligne, mormorii soffocati e sibilanti.

Hermione notò che i suoi uomini cominciavano ad agitarsi.

Erano abituati a combattere di fronte al nemico, non ad aspettare nascosti che facesse la prima mossa. Hermione pregò che non perdessero il controllo di fronte all’insolito comportamento dei Mangiamorte.

Un paio dei servi di Voldemort avanzarono oltre gli altri come se stessero cercando qualcosa; avevano la bacchetta in mano, ma non la puntavano.

Sembravano non avere alcuna paura.

“ E fate male” si disse Hermione.

All’improvviso una mano l’afferrò per un gomito tirandola indietro, ed Hermione per poco non trattenne un grido.

- Calma Herm, sono io…- Harry le sussurrò ad un orecchio.

- Gli ospiti sono tutti fuori, vero?- continuò il bambino sopravvissuto, mentre l’amica, ripresasi dallo spavento, si chinava per togliersi le scarpe altissime che di certo non l’avrebbero aiutata in un possibile combattimento.

- Si credo di sì…Harry, che diavolo facciamo adesso?- Hermione strinse una spalla dell’amico, un po’ per non perdere l’equilibrio mentre scendeva dai tacchi e dava un calcio alle scarpe facendole finire lontano, un po’ per trarvi un po’ di coraggio.

- Aspettiamo…ma prima mettiamo al sicuro gli altri…Occludo!- gridò Harry e tutte le porte del salone sbatterono fragorosamente chiudendosi con un tonfo sordo e un clangore metallico che riecheggiò sinistramente nel salone per diversi secondi.

- Ora non possono uscire-

- Neanche noi possiamo uscire però- puntualizzò Hermione.

- Dettagli-

Hermione sbuffò. Strano come lei ed Harry riuscissero a fare dell’ironia anche in una situazione del genere. Strano come tutto quello risultasse così normale.

“ Dannazione, abbiamo già fatto l’abitudine a tutto questo…”

Loro ci stavano facendo l’abitudine. Ma non i giovani, e soprattutto inesperti, Auror che li affiancavano.

Hermione se ne accorse troppo tardi.

Quando i due Mangiamorte che sembravano dirigere l’azione si avvicinarono a Jason McAllister, fresco di accademia e solo alla sua seconda missione sul campo, il giovane aveva già la bacchetta puntata.

- Expellarmius!-

- No Jason!- Hermione corse in avanti, ma troppo tardi per fermare il suo sottoposto.

I Mangiamorte non aspettavano altro, e si scatenarono tutti insieme. Tre sul ragazzo, niente Avada Kedavra per il momento, ma solo cruciatus e schiantesimi, gli altri contro il resto degli Auror.

Harry corse in avanti ed Hermione con lui.

La situazione stava degenerando.

L’apparente calma piatta era esplosa in incantesimi che volavano e scoppiavano come petardi e fuochi d’artificio, resi ancora più pericolosi dalla visuale ostacolata da quella stramaledetta nebbia magica.

Hermione lanciò a sorpresa una boccetta che teneva nascosta nella pochette, e i tre mangiamorte che stavano torturando Jason, caddero a terra come pupazzi svuotati dell’imbottitura.

Contemplò con un sorriso soddisfatto il risultato della pozione che aveva preparato il giorno prima.

- Dente di drago in polvere ed estratto di fiori di mandragola…semplice ma efficace. Brava Mezzosangue-

Hermione si bloccò e raggelò. Non le serviva voltarsi per vedere Draco che ghignava alle sue spalle.

Non ci voleva, quella proprio non ci voleva per i suoi, già duramente provati, nervi.

- Per Merlino, Draco che ci fai qui, non sei uscito con gli altri?!-

- Evidentemente no-

Hermione avrebbe pagato fior di galeoni per potergli tirare un altro schiaffo in pieno viso, una bella punizione per il suo tono di sufficienza, per l’atteggiamento di noncuranza che sfoggiava anche di fronte a quella situazione di pericolo e perché non aveva fatto come tutti gli altri e non si era messo al sicuro.

Ma non lo fece, ovviamente. Però lo afferrò per una manica tirandoselo dietro una colonna e qui lo sbatté con forza contro il duro marmo alle sue spalle.

- Stammi a sentire, sei un civile quindi adesso esci, io ti copro-

- Non se ne parla. Questa è casa mia, e sinceramente credo di conoscere i Mangiamorte meglio di te e di tutti quegli incapaci che ti sei portata dietro…-

- Ah, su questo non c’è dubbio! Ora però vatt -

- Cristo Mezzosangue!-

Hermione non avrebbe mai creduto che un giorno avrebbe ringraziato Draco Malfoy per averle salvato la vita.

Tuttavia quando le braccia di lui la spinsero violentemente di lato facendola finire a terra e soprattutto quando vide sulla colonna il bel buco nero provocato da un incantesimo che un Mangiamorte aveva indirizzato verso di loro, pensò che magari un piccolo grazie ci stesse bene.

“ Non me ne sono neanche accorta!”

Ma Hermione non disse proprio un bel niente perché Draco, accovacciatosi accanto a lei con l’agilità di un grosso felino, le tappò immediatamente la bocca con mano ferma.

- Sta zitta e va sotto il tavolo- le sussurrò serpentinamente all’orecchio.

Hermione seppur contrariata fece quanto le aveva detto, si arrotolò il vestito sopra le ginocchia e gattonò fino al tavolo. Draco la seguì.

Lì, alla scarsa protezione fornita da una lunga e preziosa tavola di puro noce e da una tovaglia di fine e pregiato lino della fiandra, Hermione sbottò in tutta la  sua elegante proprietà di linguaggio, tutt’altro che intenzionata a ringraziare Draco.

- Che cazzo fai, eh? Mi tratti come una cretina? Sono un Auror, accidenti! E mollami!- Il biondo padrone di casa oltre che a bloccarle l’uscita stava infatti tentando di farla stare zitta e le aveva afferrato le mani nel tentativo di proteggersi dall’atteggiamento manesco che Hermione sfoggiava già da un po’. Il tutto vanamente, visto che lei strillava ancora di più.

- Devo andare fuori!- gli intimò di nuovo Hermione.

- Stammi a sentire, la Mangiamorte che ci ha attaccato è…-

- Non me ne frega niente di chi è!- lo interruppe senza lasciarlo parlare.

- Draco! Draco vieni fuori! Lo so che ci sei…-

Entrambi sotto al tavolo si immobilizzarono.

Quella voce milleflua e cantilenate…quella di un’eterna bambina folle intrappolata però nel corpo di una donna…

Hermione vide gli occhi di Draco attraversati dalla paura. Vera paura.

Di quella che pochi avrebbero mai immaginato che potesse provare Draco Malfoy, ma che Hermione sapeva riconoscere sul suo volto.

Perché ce l’aveva già vista.

Solo il tempo di un battito di cuore ed il Draco Malfoy, quello forte, quello senza timori, tornò a sorriderle sprezzante. Diverso da pochi secondi prima come poteva esserlo il sole dalla luna.

- Non guardarmi così, Mezzosangue. Io ti avevo avvisata-

Il biondo padrone di casa scivolò fuori dal tavolo come un serpente, senza che Hermione facesse nulla.

Sapeva chi era stato a chiamarlo. E suo malgrado rabbrividì.

Hermione fece scivolare la testa fuori dal tavolo, con la tovaglia candida che le ricadde sulla capo come il velo di una sposa, giusto in tempo per assistere ad una scena che  le fece sgranare gli occhi nocciola e aprire il cuore in due.

- Ciao Draco-

Bellatrix. Chi altri se non lei?

- Ciao zia, non ti aspettavo stasera. Se me lo avessi detto…avrei nascosto i vasi cinesi ed il servizio d’argento, e tutto quello che si rompe facilmente-

Draco. Calmo e rilassato. Come se si stesse rivolgendo ad un ospite d’onore.

E poi un abbraccio di Bellatrix. Quasi uno slancio affettuoso verso il nipote ritrovato.

Il capo biondo, quasi albino, di Draco contro i bruni crini della zia.

Così terrificanti insieme, eppure così malvagiamente perfetti.

- Forza Draco andiamo, il Signore Oscuro ti sta aspettando-

 

 

 

 

Spazio autrice: vado di fretta ragazze, quindi passo subito ai ringraziamenti,

 

merryluna: Ciao carissima! Sono felice di essere riuscita a rendere bene il senso di disagio di Herm…insomma, se le cose fossero andate in modo diverso, magari tutto quello poteva essere suo, la casa la festa e soprattutto Draco. Eh sì, il nostro bel biondo ha ceduto, infondo la carne è carne, ma a fatti concreti non ha ancora fatto nulla contro il suo orgoglio smisurato, contro tutte quelle barriere morali che si è imposto. Di fatto ha tirato fuori la testolina come una tartaruga solo per baciare Herm, però l’ha ritirata subito dentro. Poi c’è tutto il casino finale di questo chap…ih ih, fammi sapere! Baci

 

silmarilichigo: Che bello una nuova commentatrice! Onoratissima che la fic ti piaccia, spero che continuerai a farmi sapere se i futuri sviluppi ti piaceranno altrettanto…cmq per le cose inaspettate, ho sempre pensato che Harry con il ministero non sarebbe andato mai d’accordo, si vede anche nei libri, però d’altronde il suo sogno era diventare Auror, così si è dovuto adattare. Tuttavia un po’ il ribelle lo deve pur fare…per quanto riguarda Pansy, se lei non fosse sposata con dracuccio, la storia  sarebbe troppo facile, non credi? Draco ed Herm si metterebbero di nuovo insieme e “tutti vissero felici e contenti”…se fosse così non mi divertirei neanche un po’! ok, ti saluto, se vuoi fammi sapere che ne pensi di questo chap! (^_^)

 

julietta: ciauz! Innanzitutto grazie per gli auguri e poi grazie ancora di più per i complimenti! Carina Herm, vero? Eh sì, lo schiaffo ci voleva proprio, lei non sta mica ai comodi di Draco! Per quanto sia sexy, ricco, affascinate, tenebroso, Herm deve pure fargli capire chi è a comandare…certo, io forse al posto suo non me li sarei fatti tanti scrupoli…^_^ Un baci8 tesoro, alla prossima!

 

White_tifa: Ma grazie stella! Ti dovrebbero usare come antidepressivo, con tutti gli splendidi compimenti che hai concentrato nella recensione, mi hai fatto venire il buon’umore! Spero che questo chap ti sia piaciuto altrettanto, soprattutto la sorpresina finale…ih ih, kisses, al prossimo chap!

 

lunachan62: Ciao! Eh sì, direi proprio che quei due si attraggono come due calamite…certo però che non mancheranno altre difficoltà e la prima si è già affacciata alla porta alla fine del chap…un bacio tesoro e grazie per i complimenti! (^_^)

 

@ngel: Sarebbe bastato anche che sotto ci fossero dei cespugli ad attutirle la caduta e sicuramente avrebbe fatto la follia…ma se infondo Herm non si è buttata vorrà pure dire qualcosa? (oltre al fatto che non voleva sfracellarsi a terra) Cmq grazie tesoro, fammi sapere se il chap ti è piaciuto!

 

gemellina: Ma ciao! “grufolare sotto le coperte” …mi piace! Fa molto animalesco, visto che di solito sono i cinghiali e i maiali a grufolare, però è ok!

Bando alle disquisizioni, che mi dici di questo chap? Ti saluto carissima, e grazie per i complimenti! Kisses

 

Hermione92: Ciao! Ma quanti complimenti, mi lusinghi, sul serio…purtroppo non sono ricucita ad aggiornare presto come mi chiedevi, però che ne dici del chap? Fammi sapere se vuoi, kisses (^_^)

 

Lyoko: In ritardo anche stavolta…lo so, non ci sono scuse a parte il fatto che con il pc rotto non mi ero potuta portare avanti con la storia…spero comunque che sia valsa l’attesa, anche se non ne sono molto sicura ^_^ Cmq grazie millissime per i complimenti, alla prossima!

 

Ra89: Ciao! Se il tuo nick dice il vero siamo coetanee, che bello! Vabbè, a parte le mie infantili esultanze, mi fa veramente piacere che le mie fic ti piacciano, veramente, grazie 1000! Purtroppo quest’aggiornamento è arrivato un po’ in ritardo, però che ne dici? Fammi sapere se vuoi, kisses

 

Kare_nina: ma come ho fatto a perdermi due tuoi aggiornamenti? Per fortuna che mi hai recensito, così mi sono detta “andiamo a vedere se ha aggiornato” e tadà due capitoli belli, belli! Bravissima! Tornando qui, come si dice, “in amore vince chi fugge”, ed Hermione e Draco non fanno altro che sfuggirsi e poi rincorrersi…però sono taaanto carini! E Pansy poi ravviva tutto, no? Se lei non ci fosse sarebbe tutto troppo facile, anzi se non avessi avuto l’idea del triangolo Pansy-Draco-Herm, probabilmente  non ci sarebbe neanche questa fic, quindi un minimo, seppure immeritato, valore ce l’ha pure lei…ok tesoro, a presto! Kisses

 

Camyxpink: ciao tesoro! Ma gli è stato bene lo schiaffo a Draco, che si crede, di poter fare quello che vuole? Sarà pure bello, sexy e tremendamente affascinante ma quando ce vò ce vò…comunque forse neanche io mi sarei fatta tanti scrupoli al posto di Herm…ma infondo io non sono Herm! Quindi con Draco ci potrei fare quello che mi pare ^_^ Ok, a presto, baci baci

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Capitolo 9
*** Il lupo perde il pelo... ***


“ Mangiamorte…Draco…

Lo so, lo so, sono pessima, con i tempi faccio proprio schifo…non so come fare ammenda, perciò vi lascio al chap e basta. Non siate troppo cattive con i commenti!

 

 

9- IL LUPO PERDE IL PELO…

 

 

“ Mangiamorte…Draco…Bellatrix”

Perfette quelle tre parole insieme.

Ogni più piccola tessera di quel puzzle diabolico andava al suo posto.

Tutti i dubbi di Hermione su Draco, tutte quelle vane speranza che infondo aveva, si risolsero e dissolsero in un attimo.

E se vederlo abbracciarsi con Bellatrix, la zia ma pur sempre la serva migliore di Voldemort, non le era sufficiente, allora quello che venne dopo fu a dir poco illuminante.

Perché quando Bellatrix, famelica eppure quasi meno pazza del solito, sollevò la manica della camicia del nipote per puntarvi la sua bacchetta con aria cospiratoria, Draco non fece nulla. La lasciò fare come se quell’operazione fosse qualcosa di assolutamente normale, abituale.

E poi Hermione lo vide.

Il Marchio Nero, naturale.

Lo vide, non con gli occhi della ragazza innamorata di diversi anni prima, che pregava soltanto che quel tatuaggio non distruggesse il suo sogno ad occhi aperti con Draco, ma con gli occhi di un Auror, di un Hermione Granger che ormai non aveva più alcuna fiducia nell’ultimo dei Malfoy.

Vide con orrore che il marchio, prima pallido e quasi sfocato come se qualcuno avesse tentato di lavarlo via, tornava nitido e pulsante, quasi vivo, su quella pelle alabastrina.

Vide la schiena di Draco irrigidirsi, le spalle curvarsi leggermente, come se quello che  Bellatrix gli stava facendo, Hermione non capiva cosa fosse, gli procurasse dolore.

Era strano come Hermione riuscisse a rimare fredda di fronte a quella scena, con il combattimento che infuriava tutto intorno a loro.

Forse era il disprezzo che si era schiuso in lei, che l’aveva gelata. E il disgusto.

Per un istante ebbe l’insana idea di lasciare le cose come stavano, di non fare assolutamente niente.

Tornare sotto al tavolo, rifugio poco sicuro ma rassicurante, stringersi le ginocchia al petto e aspettare.

Aspettare che la delusione e la rabbia sparissero.

O che magari Draco strisciasse di nuovo li sotto per tapparle la bocca e dirle che era stato tutto uno stupido scherzo per farla arrabbiare.

Le sarebbe piaciuto. E magari l’avrebbe anche baciato di nuovo.

Tuttavia non fece neanche in tempo a pensarle queste cose che un incantesimo impazzito volò appena sopra la sua testa andando a schiantarsi contro le bottiglie di vino e champagne allineate sul piano del tavolino.

Le goccioline leggere schizzarono in aria bagnandole il viso, risvegliandola da quel suo strano stato d’intorpidimento, e con gli occhi appannati scorse Draco che si voltava di scatto verso di lei, quasi come per assicurarsi che stesse bene.

Hermione chiuse gli occhi per non vederlo.

Si disse che alla delusione lacerante che provava e a Draco ci avrebbe pensato dopo.

E solo allora si ricordò di avere una bacchetta in mano.

 

 

- Sectumsempra!-

L’incantesimo andò a vuoto.

Un bello smacco per il suo orgoglio di Auror e di Grifondoro. E ancora peggio per il suo bel rifugio alias il tavolo che, non appena Bellatrix si accorse di lei, esplose in aria con un sonoro –bombarda!-

Hermione rotolò di lato, coprendosi la testa con le mani per evitare le schegge di legno che saettavano in aria.

- Piccola Auror impudente, pagherai solo per aver provato a sfidarmi!-

Hermione si alzò immediatamente in ginocchio ma comunque non avrebbe fatto in tempo a fare nulla.

Bacchetta puntata ed occhi iniettati di sangue, Bellatrix aveva scansato in malo modo il nipote ed ora puntava lei.

“Ma brava miss-so-tutto-io, 10 punti per Grifondoro!”

Autoironia, che dolce consolazione!

D’altronde se l’era sempre immaginata così la sua morte: sul campo di battaglia, sconfitta da un nemico più forte di lei. E Bellatrix lo era sicuramente.

Hermione però franò a terra proprio mentre il mortifero raggio verde le passava raso ad una spalla.

Nessuna mossa strategica in verità, ma soltanto un tanto fortuito quanto inaspettato principio di svenimento.

La giovane Auror si guardò il braccio sinistro che aveva sbattuto cadendo e che ora era stranamente dolorante.

Solo allora si accorse che una bella scheggia di legno di una decina di centimetri era conficcata per metà nella carne tenera. Il sangue, sin troppo abbondante, le aveva macchiato il bel vestito chiaro.

Ecco svelato il motivo di tanta fortuna, una ferita che paradossalmente le aveva salvato la vita.

E se prima non si era neanche accorta di essere ferita, d’improvviso il dolore la scosse come una scarica elettrica di 1000 volt. Le scosse la schiena, serpeggiò per ogni singolo nervo.

Iniziò addirittura a vedere appannato.

Tanto che, ormai semisdraiata sul gelido pavimento di marmo, ad un certo punto cominciò perfino a vedere due grosse linee nere nel suo campo visivo.

Due linee nere che poi, con un po’ d’attenzione, si rivelarono le gambe fasciate dagli scuri pantaloni eleganti di Draco, che si era frapposto tra lei e Bellatrix.

- Zia, lascia perdere, vattene ora. I tuoi Mangiamorte mi sembrano in difficoltà-

Draco. Hermione pensò che la sua voce così accelerata e quasi preoccupata, le dava fastidio.

E poi dove diavolo li vedeva che i Mangiamorte erano in difficoltà? Semmai era il contrario, visto che combattevano in dieci contro sei Auror.

- Ma Draco, quell’Auror ci ha visti…e poi tu…-

- Ci penso io zia, e poi lo sai che devo restare…ora va!-

“ Falso…falso e pure codardo…brutta razza i Malfoy”

Hermione non ci capiva più molto.

Il pavimento era fresco, e lei aveva così caldo…

Fece solo in tempo a vedere Bellatrix smaterializzarsi via, e poi crollò anche col viso sul duro marmo.

“ Che piacere…”

Poi delle mani sul suo corpo. In cerca di ferite, o Merlino sapeva cos’altro. Mani che lei riconobbe seppure stesse per svenire. Mani che cercò, debolmente e quasi pateticamente, di allontanare da sé.

Poi il buio.

 

 

**********

 

“Fresco…”

Aveva qualcosa di umido e fresco in testa. Ma per capire cosa fosse avrebbe dovuto aprire gli occhi e lei era ancora così stanca…

-Herm?-

- Mmm?-

Si era fatta scoprire. Ora le toccava sollevare le sue, al momento pesantissime, palpebre e smetterla di crogiolarsi nella calma oscurità del sonno.

Quando lo fece però non riuscì a vedere quasi nulla, un po’ come se stesse osservando il mondo attraverso una lente sporca e graffiata.

Tentò allora di levarsi a sedere ma due mani sicure e decise la spinsero di nuovo su quello che, dopo un momento di chiarezza, Hermione identificò come un divano di broccato chiaro.

- Sta’ giù…hai perso parecchio sangue, la medimaga che ti ha curata ha detto che devi riposarti un po’-

Hermione suo malgrado sorrise, riconoscendo quella voce premurosa.

- Harry, ti preoccupi sempre troppo-

Il ragazzo tacque, passandole di nuovo una pezza bagnata sulla fronte, ed Hermione mugolò di piacere.

- I Mangiamorte?- s’informò subito.

Harry sospirò accomodandosi meglio accanto a lei.

- Si sono smaterializzati via, ne abbiamo ferito qualcuno, ma niente di grave purtroppo…-

Hermione si tirò di nuovo su, senza che Harry glielo impedisse.

Si guardò intorno.

Si trovavano ancora a Malfoy Manor, e più precisamente in un piccolo ma elegante salottino con le pareti quasi interamente coperte di scaffali ricolmi di libri. In un’altra occasione le sarebbe sicuramente piaciuto darci un’occhiata.

- E i nostri?- sussurrò poco dopo.

Aveva quasi paura di chiederlo, o meglio, aveva quasi paura di saperlo.

Perciò, in attesa di una risposta, evitò di guardare Harry e concentrò la sua attenzione su una bella statuetta di marmo rosa che ritraeva un abbraccio appassionato tra Apollo e Dafne.

- Stanno quasi tutti bene. Qualche ferita o frattura qua e là, ma niente che non si possa curare con qualche punto ed una pozione. Solo Jason…non è in pericolo di vita, ma l’hanno portato al San Mungo per accertamenti, era svenuto e aveva ferite dappertutto-

A quelle ultime parole Hermione strinse i pugni ficcandosi quasi le unghie nel palmo.

L’avrebbero pagata cara, carissima…uno in particolare.

Ed ora che aveva capito tutto, avrebbe fatto qualunque cosa fosse stata necessaria.

Durante il sonno aveva creduto, o forse solo sperato, che al suo risveglio tutto sarebbe tornato a posto.

Aveva pure avanzato l’ipotesi che magari fosse svenuta per il troppo champagne e che l’attacco e tutto il resto se lo fosse soltanto immaginato.

Ma Hermione non era tanto sciocca da crogiolarsi troppo in un’illusione. Che poteva essere bella, che poteva farla vivere serenamente, ma che comunque rimaneva falsa.

Le era bastato aprire gli occhi per capirlo; Harry e le occhiaie spaventose che aveva, lei stessa con un braccio fasciato e indolenzito, il dolore misto ad odio che le stava ancora rodendo il petto.

“ Draco, sei un uomo finito”

La storia si ripeteva di nuovo. Qualcuno glielo aveva detto tempo addietro che i fantasmi tornano sempre. Ed ecco allora lei, l’Auror brillante, che incastrava ancora Draco Malfoy, Mangiamorte eternamente corrotto.

Ma ci doveva andare cauta stavolta. Un tempo, paradossalmente, c’era stato l’amore di Draco a proteggerla, l’amore che lui diceva di provare, ma ora no.

Ora era sola. Eppure non era mai stata così determinata in vita sua.

Sarà stata vendetta, quella che la spingeva? Può darsi.

Ma vendetta per cosa?…

[… per quel tanto decantato amore che ora lui donava ad un'altra?]

Hermione non se lo chiese neanche.

Non era mai stata una persona avventata, perciò poco dopo si rivolse di nuovo ad Harry con assoluta nonchalance.

-E Malfoy?-

Come aveva imparato bene a fingere! Ma in fondo aveva avuto l’insegnante migliore di tutti…

Harry la squadrò per un attimo come se quella domanda l’avesse spiazzato.

- Bhe, sta bene…credo che sia stato lui a portarti qui non appena sei svenuta-

Hermione si accigliò.

- è stato lui a portarmi qui?- ripeté incredula.

Le veniva il disgusto al solo pensiero di un gesto tanto falso ed ipocrita. La disgustava essere stata baciata da lui, essere stata portata lì, essere stata toccata. Da lui, che li aveva e li stava ingannando tutti nel peggiore dei modi.

Di nuovo.

Strano come le cose fossero cambiate in così poco tempo.

Harry però non capiva. La guardava con occhi strani ed Hermione notò con un sorriso che aveva gli occhiali storti. Fece per aggiustarglieli, ma Harry si tirò indietro drizzandoli da solo con stizza.

Era confuso e infastidito. Terribilmente infastidito dall’attenzione, a sua detta tremendamente fuori luogo, che Hermione stava dedicando a Malfoy.

- Harry, come credi che siano entrati i Mangiamorte? C’erano incantesimi a proteggere Malfoy Manor, migliori di quelli che Silente aveva messo su Hogwarts, niente materializzazioni, niente di niente…-

Hermione lo guardava, quasi sfidandolo a rispondere. Anzi no, come se lei avesse già la risposta.

- Come faccio a saperlo? Non lo so come sono entrati, è praticamente impossibile eludere gli incantesimi dall’esterno…non capisco come hanno fatto, e sinceramente non capisco neanche dove vuoi arrivare-

Hermione sorrise. Un sorriso che ad Harry non piacque. Fu quasi un ghigno, quel tipo di sorrisi che non aveva visto quasi mai sul viso della sua migliore amica.

- Qualcuno potrebbe averli fatti entrare…- buttò lì Hermione con tono neutro, dissimulando ad arte il fremito di vittoria e di soddisfazione che le stava scotendo l’animo.

Harry alzò le sopracciglia in una muta domanda.

Hermione fece un respiro leggermente più profondo degli altri.

- C’entra qualcosa Malfoy. Ne sono sicura-

 

 

Un orecchio, sazio di ciò che aveva appena udito, si staccò cauto dal legno di noce della porta socchiusa del piccolo ed elegante salottino.

Due occhi brillarono nel buio del corridoio. Occhi furiosi, le cui iridi fumose sembravo essersi addensate ed incupite come nuvole gravide di pioggia.

Draco strinse i pugni, trattenendosi a stento dall’irrompere nella stanza come un demonio.

Hermione sospettava di lui. Anzi no, era più che certa della sua colpevolezza.

E questo lui non poteva permetterlo.

Le parole di Hermione significavano solo una cosa: guerra.

E se lei voleva la guerra poteva stare certa che lui gliela avrebbe data.

 

 

**********

 

La notte era passata e quel disastroso 28 ottobre aveva ormai lasciato il posto ad un 29 nuvoloso e che prometteva pioggia a volontà.

La linea appena appena più chiara all’orizzonte indicava che il sole stava per sorgere sebbene le nuvole fossero già pronte a nasconderlo.

Alle sei di mattina di quel giorno tutti  gli invitati della super-mega-festa dei Malfoy furono liberi di tornare alle rispettive case.

Harry, subito dopo l’attacco, aveva infatti dato l’ordine di trattenerli e tutti, dal primo all’ultimo, erano stati interrogati.

D’altronde Hermione poteva anche avere avuto ragione: forse i Mangiamorte erano stati aiutati ad entrare.

Tuttavia, esattamente come il bambino sopravvissuto aveva previsto, non c’era stato un solo ospite sospetto. E così fu con occhi stanchi e assonnati che li vide lasciare il maniero e arrampicarsi sulle sfarzose carrozze trainate da cavalli purosangue o addirittura su qualche limousine magica, tutt’altro che soddisfatti di come si fosse svolta la serata.

Pansy Parkinson accanto ad un Draco Malfoy decisamente più scuro e taciturno del solito li aveva salutati uno per uno rivolgendo loro tutte le sue più sentite scuse per l’increscioso fattaccio dei Mangiamorte.

Harry dal canto suo era esausto. Appoggiato mollemente al portone d’ingresso del maniero aspettava solo che Hermione lo raggiungesse. Si era risvegliata da poco, dopo essere ripiombata nel sonno esausta probabilmente a causa di tutto il sangue che aveva perso, e mentre lui lasciava qualche disposizione ai due Auror freschi di sonno che sarebbero rimasti al maniero per precauzione, lei era andata in bagno per cercare di lavarsi via un po’ di sangue dal vestito.

Harry chiuse gli occhi massaggiandosi le tempie.

Voleva un letto, magari con Ginny dentro…

- Harry, andiamo?-

Il salvatore dei maghi, che poi tanto salvatore non si sentiva, aprì gli occhi di scatto ritrovandosi davanti un’ Hermione in jeans, maglietta e cappottino nero, con l’aria stanca ma decisamente migliore di quella che aveva avuto poche ore prima. Aveva il braccio sinistro fasciato e legato al collo, ma nient’altro in lei mostrava  segni di dolore.

-Dove li hai presi quei vestiti?- le chiese curioso.

Hermione sollevò le spalle con aria incurante facendo girare la tracolla della pochette di paillettes sull’indice della mano destra. Un gesto che tradiva tutto il suo nervosismo.

- Sai, “abracadabra” et voilà che compaiono dei vestiti puliti e soprattutto comodi - fece lei avanzando oltre il portone aperto, impaziente di andarsene di lì.

Harry la seguì celere, per poi bloccarsi dandosi un colpetto in fronte con la mano.

-Ho dimenticato i verbali degli interrogatori, vado a riprenderli. Faccio subito Herm, aspettami che ti riaccompagno a casa io, sei troppo debole per smaterializzarti-

Hermione avrebbe voluto rispondergli che non si sentiva affatto debole e che quella ferita al braccio era una sciocchezzuola, ma il bambino sopravvissuto era già sparito oltre il portone.

Hermione si torse nervosamente la pochette tra le mani. Non voleva rimanere lì un minuti di più. Tutto ad un tratto però un calore improvviso le fulminò la mano, intenso e bruciante, quasi scottandola.

Se la guardò preoccupata, visto che là fuori faceva più o meno 3 gradi e che quel calore non era certo normale. Ma non c’era niente di strano.

Solo allora si accorse che quella strana energia proveniva dalla sua borsetta.

L’aprì frettolosamente rischiando quasi di rompere il piccolo bottoncino dorato che la teneva chiusa quasi per magia e subito saltò fuori un biglietto che sbuffava fumo a singhiozzi e che con un saltino elegante le ricadde sul palmo aperto, stavolta senza che avvertisse calore.

Hermione, curiosa e allo stesso tempo sospettosa, l’aprì con cautela.

Le lettere scure ed eleganti le scorsero sotto gli occhi, prima confuse a causa della grafia minuta poi sempre più chiare.

 

Ti devo parlare. Vediamoci domani alle 22 al Bloody Rose.

 

Solo un attimo per chiedersi chi glielo avesse scritto, poi Hermione notò due piccole lettere artificiosamente tracciate su un angolo del foglietto.

 

D.M

 

Un secondo dopo di quel messaggio non rimase che un mucchietto di cenere.

 

 

 

Spazio autrice: mumble mumble…che dire? Herm è incazzata Draco pure, e la guerra è guerra perciò…lo so che vi aspettavate che finissero subito in un letto a rotolarsi felicemente, ma la fic come ho già detto sarà bella lunga perciò ho deciso di prendermi tutto il tempo necessario per farlli incasinare ancora di più. ci sarà tempo per ogni cosa…ok, fanciulle, vi saluto tutte e un bacio particolare va a:

 

Camyxpink: Ciao! È arrivata la zia cattiva a riprendersi il nipote prodigo…ora sta bello inguaiato il nostro bel biondino. Sì comunque, i Mangiamorte volevano essere provocati dagli Auror, ma di fatto il casino lo avrebbero fatto lo stesso.

Sono sadica, lo so, mi diverto ad incasinare le cose più di quanto non sono già, spero che non comincerete ad odiarmi per questo ^_^! Ci sentiamo carissima, alla prossima!

 

Sweetchocolate: Ciao piccola pazza! Sulle spine ti ci ho lasciata parecchio mi sa, visto il ritardo apocalittico…spero che almeno il chap sia carino. Fammi sapere, ok? Baciottissimi

 

Lyoko: mi fa piacere che non te l’aspettassi la retata dei mangiamorte. Insomma è bello riuscire a stupire ogni tanto. Spero di averlo fatto anche con questo chap, fammi sapere! Baci

 

Aysha: Ciao tesoro,non preoccuparti se commenti un chap sì ed uno no, va bene lo stesso. Io pubblico un chap quasi ogni due settimane quindi non posso assolutamente lamentarmi.

Innanzitutto grazie per i complimenti, continuo a sostenere che siete tutte troppo buone con me, così finisco per montarmi la testa. Per quanto riguarda le tue domande perdonami se l’altra volta non ho chiarito i tuoi dubbi, ma deve essermi sfuggito. Cmq lo ammetto, ho fatto una papera grossa come una casa. Insomma io sono una kysa-dipendente ed ero convinta che il suo Edward Dal ton fosse un personaggio preso dai libri, visto che cmq compariva anche in altre fic, così l’ho usato tranquillamente anche io.

Invece ho scoperto da poco che il caro Dalton nei libri non c’è ed è un personaggio originale di kysa. Mea culpa! Spero solo che barbara non mi citi per plagio…per la seconda domanda invece rispondo: Ron? Chissa?. Ok stella, ora ti saluto! Kisses

 

Silmarilchigo: Ciao! Volevo chiedertelo l’altra volta ma me ne sono dimenticata, hai preso il nick dal Silmarillon di Tolkien, vero? Santo cielo, io l’adoro è il mio scrittore preferito, non c’è un suo solo libro che non abbia letto *_*…cmq tornando a noi, ho visto che hai lasciato dei commentini anche per le mie altre fic, sei stata carinissima davvero. Io invece mi detesto perché per quanto mi sforzi non riesco ad aggiornare in tempi decenti, mi puoi perdonare? Baci, tesoro, se vuoi fammi sapere!

 

@ngel: Ciao angelo pazzerello! Se sei rimasta di me**a alle ultime righe dell’altro chap, che mi dici di questo? Sono cattivissima, lo so…^_^ Draco è ambiguo sia con Herm (la salva ma le mente, sembra Zorro…) sia riguardo a tutto il resto. La situazione è complicata e poi, puoi immaginarlo, la incasinerò ancora di più. non mi odierai per questo vero? Fammi sapere, ciauz! Baci

 

lunachan62: ma grazie x i complimenti carissima! Come non apprezzare il bel biondo che salva la bella donzella?…peccato che il principe azzurro sia meno azzurro di quanto sembri. Draco è ambiguo, più del solito ed herm è sospettosa come sempre. Vediamo come andrà…baci tesoro, alla prossima!

 

Merryluna: ma povera zia Bellatrix! Se me l’ammazzi subito poi come faccio? No, lasciamela ancora un po’…comunque è proprio così, il muro comincia a crollare, l’emozioni si fanno più forti di quanto sarebbe opportuno che fossero. Ma c’è nebbia all’orizzonte…nebbia e incomprensione e guerra. Brrr, come sono drammatica. Si vedrà, comunque. Bacissimi cara, fammi sapere se vuoi!

 

Mearmid: una nuova arrivata, che bello! Il piacere è tutto mio…bene, che ne dici del chap? Draco non è poi così impaurito alla fine, è ambiguo e questo lo rende terribilmente affascinante secondo me, quell’alone malvagio gli sta quasi bene. Ok, sto svalvolando, ma tu fammi sapere lo stesso! Bacissimi

 

Anfimissi: dopo lunghe e sofferte traversie, ce l’ho fatta ad aggiornare…diciamo che c’è una sorta di “tragic fall” in questo chap. Insomma nel precedente Draco ed Herm si sono scontrati ma almeno hanno parlato, qui la situazione degenera. Mi piace metterli uno contro l’altro, ma sono due personaggi così energici che a volte alla fine di un chap tiro un sospiro di sollievo e mi ritrova sfinita…e la situazione va peggiorando…mi sa che più che sadica, sono masochista. Cmq grazie, sei sempre splendida coin i commenti. L’immagine di  Draco che “ammette” di aver sbagliato innocentemente mi piaceva molto e sono contenta che anche tu l’abbia apprezzata. Un bacio tesoro, alla prossima!

 

Gemellina: ma quali scuse per il ritardo! Stai parlando con una che aggiorna ogni morte di papa, ricordi?… io con questo caldo, non ce la faccio più a bere il tè, al massimo un bicchiere di tè freddo ogni tanto. Voglio l’inverno, la neve ed il freddo! Uffi…ma no, no trovi che comunque la zia Bella sia simpatica? No?! Vabbè sono gusti, è una pazza furiosa ma insieme a zio Voldy è uno dei miei personaggi preferiti…il lato oscuro ha il suo fascino, no? A presto tesoro, un baciottone

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Capitolo 10
*** Faccia a faccia ***


“ Non ci vado”

Ho deciso, non mi scuserò più per il ritardo, tanto ormai s’è capito che io e la puntualità viviamo su due mondi diversi. E pensare che sono io la prima ad incavolarmi quando qualcuno non aggiorna in fretta una fic…posso solo dirvi che sono stata quasi una settimana a letto con la febbre (perché d'altronde è normalissimo prendersi l’influenza a metà maggio, no?) e che per  mantenere una schifosa media dell’8 mi tocca fare i salti mortali… ok, ragazze io vado a fustigarmi ç_ç, sia mai che riesco ad espiare i miei peccati (ritardi inclusi) voi ovviamente commentate! Ma se non volete farlo per punirmi, vi capirò…Buona lettura…

 

 

10- FACCIA A FACCIA

 

 

“ Non ci vado”

Hermione se lo era ripetuta per tutta la mattina di quel cupo 30 ottobre e arrivata ad ora di pranzo era ancora convinta che non avrebbe ceduto in alcun modo.

Innanzitutto, di che diavolo voleva parlarle Draco? Che avesse paura che lei rivelasse ciò che aveva visto? Bè, faceva più che bene ad averne di paura.

Perché lei non si ritrovava costretta soltanto dai suoi obblighi professionali, tutt’altro che trascurabili, ma anche da un qualcosa che le sgusciava viscido nel petto. Una sorta di gusto malsano nell’averlo in pugno, così tanto che se avesse voluto avrebbe potuto schiacciarlo solo chiudendo la mano. Non era un sentimento accecante come l’odio o la rabbia, ma più qualcosa di caldo e ghiacciato allo stesso tempo, qualcosa che, dopo il trauma iniziale, la faceva stare bene, che le dava un nuovo obiettivo da perseguire. Non si sentiva in colpa, neanche un po’. Aveva visto tutto quanto con i suoi occhi e sapeva di potersi fidare almeno di loro. Era sicura. Esattamente come era sicura che al Bloody Rose non l’aspettava niente di buono. Innanzitutto avrebbe dovuto trovare il modo per non farsi riconoscere; farsi vedere lì al locale di Harry con Draco non le sembrava affatto una buona idea. Questa prima cosa da sola già le sembrava complicata. Al Bloody Rose tutto e tutti erano predisposti per raccogliere informazioni, individuare volti conosciuti o meno e riferire tutto al grande capo, in altre parole il suo migliore amico. Ma questo Draco ovviamente non lo sapeva e, cosa ancora più importante, non doveva saperlo. Perciò Hermione si ritrovava con un problema su due fronti; non farsi vedere insieme Draco e non far scoprire a Draco il segreto del locale.

Facile a dirsi.

Ed era proprio perché tra dire ed il fare c’è di mezzo il mare che Hermione si era imposta di non andare. Troppi rischi e poco profitto.

Ma c’era sempre quella vocina molesta a sussurrarle in testa. Vai vai vai…

Curiosità. Insieme all’orgoglio, uno dei suoi più grandi difetti.

Quella stessa curiosità che sin da bambina l’aveva spinta a sapere tutto, a conoscere il più possibile, a riempirsi del mondo che la circondava.

Era maledettamente curiosa di sapere cosa voleva Draco da lei, magari anche di vederlo supplicarla di non rivelare l’accaduto con Bellatrix.

Oh sì che ci avrebbe goduto a vederlo supplicare. Da morire.

Così, nella lotta disperata tra il suo orgoglio e la sua curiosità quella sera, contro ogni previsione, fu la curiosità ad uscirne vincitrice.

Non senza un pizzico di vanità tipicamente femminile, Hermione si osservò allo specchio che erano già le 21.45.

“ Abbigliamento da battaglia!” le avrebbe detto Ginny, illuminandosi in volto.

Hermione invece preferiva definirlo abbigliamento da vincitrice. Non c’era battaglia che tenesse. Se fosse stata un po’ meno razionale avrebbe addirittura baciato il suo stesso riflesso: gonna nera stretta al ginocchio, stivali neri non troppo alti e una bella maglietta rosso fuoco con una generosa scollatura rotonda. Capelli ricci e morbidi tenuti in alto con un fermaglio tempestato di piccole gemme rosse e lucidalabbra effetto bagnato.

A suo confronto quello slavato di Draco sarebbe apparso come una scolorita macchiolina…d’altronde il comandante Feingold le aveva pure insegnato qualcosa: l’aspetto prima di tutto, la rimproverava cupo quando lei, ancora novellina, si presentava agli allenamenti e ai corsi con la divisa da Auror leggermente spiegazzata o con un bottone aperto. D’altronde non era mai stata una che tenesse particolarmente al suo aspetto. La testa era ciò che contava di più.

Quando era che aveva cominciato a ricredersi?

Forse quando aveva capito che in un ambiente lavorativo prevalentemente maschile dove a volte contava più la forza fisica che altro, paradossalmente per avere un minimo di considerazione doveva non solo sfoggiare la sua straordinaria intelligenza e abilità ma anche il suo, non così terribile, corpicino.

Non le era mai andato giù questo compromesso, ed ancora adesso le dava fastidio essere guardata dai suoi colleghi e dai suoi dirigenti più come una bella ragazza che non come un bravo Auror. Ma almeno la guardavano, almeno, dopo la prima occhiata, potevano rendersi conto di quanto lei valesse in realtà. E quella sera anche Draco l’avrebbe guardata. Forse affascinato forse semplicemente spaventato. E guardandola avrebbe capito quanto il suo bell’aspetto non fosse altro che uno specchietto per le allodole, un incantesimo per ipnotizzarlo e poi colpire. Lei era un po’ come la mela di Biancaneve: la più dolce, la più succosa, con la buccia più rossa e lucente di tutte le altre mele nel cesto…ma l’unica capace di uccidere.

 

 

“Credo che ci voglia un dio
ed anche un bar…
credo che stanotte
ti verrò a trovare, per dirci tutto
quello che dobbiamo dire
o almeno credo…”

 

-Almeno credo, Ligabue-

 

Era freddo.

Nascosto nel vicoletto che fiancheggiava l’entrata del Bloody Rose, Draco, con le mani gelide infilate nelle tasche del suo doppiopetto nero, fissava come ipnotizzato le nuvolette bianche che gli uscivano dalla bocca ad ogni respiro, il suo fiato condensato che sbuffava e spumeggiava per un attimo nell’aria e poi si dissolveva portato via dal vento.

Si sentiva…strano.

Infastidito, perché Hermione era in ritardo, di un minuto e mezzo, ma pur sempre ritardo, agitato perché si sentiva di nuovo in gabbia, con le spalle al muro, terrorizzato per il fatto che la sua vita da quel momento in poi potesse dipendere da lei. Hermione. Da lei e da quanto la sua testardaggine e ostinazione l’avrebbero soggiogata. Lo sapeva come era fatta. Se azzannava, Hermione non mollava la presa finché non aveva ucciso la sua preda. Ma lui almeno ci doveva provare.

“ Cazzo, si sta parlando della mia vita!”

Egoismo bello e buono. Ma infondo chi non l’avrebbe pensata come lui?

Draco, come ogni essere umano che si rispetti, avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvarsi la pelle. Anche mentirle, anche ingannarla. Qualsiasi cosa, per salvare sé stesso…e per salvare anche lei.

Alzò gli occhi al cielo e, malgrado il peso delle stelle sembrasse volerlo costringere ad abbassarli, continuò a contemplare il nulla con una fissità quasi dolorosa, tanto ch’egli occhi cominciarono a bruciargli.

Abbassò lo sguardo e la vide.

Cinque minuti di ritardo.

[…e una vita ad aspettarla]

E non sembrava  affatto nervosa. Solo una nota stonata: il braccio sinistro fasciato e legato al collo con una fascia nera, in modo che non risaltasse troppo in contrasto con il cappotto scuro.

Qualcosa si mosse nel petto di Draco a quella vista: senso di colpa, forse? No, lui la colpa non sapeva neanche cosa fosse.

La vide avvicinarsi alla porta multicolore del locale e spingerla con il braccio destro, probabilmente pensando che lui si trovasse già dentro.

Draco uscì dall’ombra del vicolo finendo sotto il cono di luce intermittente di un lampione che ogni tanto si spegneva del tutto per poi riaccendersi poco dopo.

- Alla buon ora, Mezzosangue-

Hermione si girò quasi spaventata proprio mentre il lampione si oscurava.

- Draco?- chiese lei non riuscendo a scorgerlo nitidamente.

- No, il suo fantasma- rispose lui graffiante e ironico– Forza, andiamo- la esortò avanzando con la grazia molle di un grosso felino per poi aprirle la porta in un gesto che in realtà di galante aveva ben poco.

Fecero a gomitate tra i clienti chiassosi già mezzi brilli della parte babbana del locale, uno dietro l’altro, Hermione davanti senza curarsi se Draco la seguisse o meno.

Quando la porticina di servizio le comparve davanti Hermione si fermo per aspettarlo.

Quando sbucò fuori dalla folla accalcata al bancone, Draco sfoggiava un ghigno soddisfatto.

- Allora ci sei già venuta qui?- le chiese trionfio.

Hermione aggrottò le sopracciglia, non capendo l’allusione.

Poi si diede mentalmente della stupida; era andata avanti per prima fino alla porticina che portava alla parte segreta del locale con l’aria di chi sapeva benissimo cosa stava facendo.

“ Devo stare più attenta”

- Si, e allora?-

- E che ci viene a fare un Auror senza macchia in un locale ambiguo come questo?-

Male. Quella serata cominciava proprio male.

- Potrei chiederti la stessa cosa, sai? Uno che non ha nulla da nascondere non ci viene in un locale ambiguo come questo-

Colpito ed affondato.

Hermione vide Draco abbassare leggermente gli occhi.

Ce l’aveva qualcosa da nascondere, lui. Eccome se ce l’aveva.

Contenendo un fremito incondizionato che l’avevo preso, per quella sua vecchia abitudine di non mostrare mai la sua debolezza, Draco le passò avanti aprendo lui la porticina.

Filò dritto all’ascensore, mentre Hermione sorrideva alle sue spalle.

Era in difficoltà.

Quando l’ascensore si aprì con uno scampanellio allegro, terribilmente fuori luogo, Hermione si precipitò in avanti entrando per prima.

A Draco che la guardava come se fosse improvvisamente impazzita Hermione rispose con un’alzata di spalle.

“Devo mettermi davanti al foro delle foto…se ci beccano è un casino!”

Se l’era ricordato solo all’ultimo minuto di quell’ennesimo espediente acchiappa-informazioni.

Dannati gemelli Weasley e tutte le loro stramberie!

Hermione non si spostò di un millimetro durante il brave tragitto dell’ascensore. Sentiva gli occhi Draco su di sé. Non era cambiato affatto. La guardava sfacciato e strafottente, in un modo che ad un estraneo sarebbe sicuramente parso opprimente. Ma lei ci era abituata. Purtroppo.

Draco l’esaminò da capo a piedi. I capelli raccolti con un fermaglio rosso, la scollatura che s’intravedeva sotto il cappotto, il tratto di gamba che sbucava dalla gonna nera. Si chiese per un attimo se Hermione si fosse vestita così per lui, se si fosse fatta bella apposta per impressionarlo. Bè, se era questo che voleva ci era riuscita. Non era mai stata una sua abitudine puntare sull’aspetto per fare colpo, ma Draco dovette ammettere che la cosa le era riuscita piuttosto bene. Così, bella e terribile, era più letale di chiunque altro.

E lui lo sapeva.

L’ascensore si fermò e si aprì prima che Hermione potesse rivoltarsi contro quegli occhi arroganti.

Fece per dirigersi verso uno dei tavolini ma Draco la fermò rudemente per un braccio.

- Metti questo, non vorrai mica che qualcuno ti veda?- le sibilò il biondo porgendole uno dei mantelli neri che il locale forniva a i clienti.

Hermione lo prese con una smorfia ignorando l’ironia graffiante della serpe, si calò bene il cappuccio in testa poi seguì Draco verso uno dei tavolinetti più isolati del locale. Neanche si riusciva a vederlo ad un primo sguardo.

Perfetto.

Hermione sospirò sedendosi. Mise il braccio ferito sul tavolo gemendo tra sé.

Alzò appena gli occhi per incrociare quelli di Draco. Colpevoli. Hermione scosse la testa. No, assolutamente no, non si vedeva alcuna colpa in quegli occhi che di bello avevano solo il colore. Draco si passò una mano sulla testa ed il cappuccio gli ricadde ancora più in avanti nascondendogli nell’ombra il viso. E gli occhi. Meglio così, almeno per Hermione.

- Allora che vuoi?-

Un po’ brusco come primo approccio. Ma Hermione di pazienza ne aveva avuta sin troppa.

Sentì Draco ridacchiare maligno sotto il cappuccio.

Non era bello. Né confortante.

- Voglio parlare di quello che è successo l’altra sera, pensavo l’avessi capito-

- Certo che l’ho capito. Ma non mi è chiaro se vuoi propinarmi qualche bella scusa o se per esempio, ma non ci spero più di tanto, vuoi uscire allo scoperto ed illuminarmi su tutta la faccenda…allora, confessi?-

Draco passò un lungo dito sul disegno del tavolino prima di rispondere.

I petali rossi, il gambo della rosa, la foglia seghettata infine le gocce di sangue che uscivano dallo stelo tagliato. Si fermò.

- Vedo che hai già tirato tutte le tue conclusioni…mi stupisco che tu non sia ancora andata a denunciarmi, che c’è Potter non ti crede?-

Hermione aggrottò le sopracciglia.

- Che vuoi dire?-

Draco drizzò la schiena.

- Ti ho sentito mentre parlavi con Potter, Mezzosangue. Gli hai detto quello che hai visto e per di più gli hai riferito i tuoi, come dire, sospetti? No, le tue certezze, direi. Che sarei stato io a far entrare i Mangiamorte e roba simile…Allora dove sta il trucco? Perché è ovvio che ormai sono fregato, no?-

Hermione rabbrividì. Era come se nel buio nel cappuccio, per quanto si ostinasse a cercare, non ci fosse nulla. Le sembrava di parlare con la morte.

Poi, improvvisamente, sorrise.

- Nessun trucco Malfoy. Sai, una volta eri molto più intelligente. Se proprio vuoi spiare le persone fallo in modo decente perché se lo avessi fatto ora sapresti che, per una volta hai ragione, Harry non mi ha creduto, ha detto che forse lo svenimento mi ha causato qualche allucinazione e che comunque non ci sono prove-

- E tu ovviamente ora ti metterai a cercarle queste prove-

- Ovvio, anche se dovrò farlo senza l’aiuto di Harry e del Ministero. Che facciamo me le dai di tua spontanea volontà e facciamo presto oppure ci metto più tempo e me le trovo da sola?-

- Ma scherzi, vero?-

Gli occhi di Draco spuntarono di nuovo fuori dal cappuccio.

Ed erano spalancati dalla sorpresa. E forse da un barlume di divertimento.

- Lo sai che non scherzo. Nascondi qualcosa e questo è evidente. Quello che ho visto poi mi è sembrato più che illuminante. Bellatrix…dannazione ci sono 2000 galeoni di taglia sulla sua testa! Allora dimmi, cosa mi potrebbe fermare dall’accusarti? Tanto vale farla breve…-

- E se fossi innocente?-

Hermione abbassò gli occhi sulla rosa che sanguinava. La sua verve sembrava essersi affievolita di botto. Come una vela che prima gonfiata dal vento nella calma piatta si affloscia su sé stessa. E se fosse stato innocente? No, non lo era…o forse sì?

- Lo sei?- una piccola chance si concede a tutti, no?

Hermione lo sentì ridere sommessamente mentre incrociava davanti a sé le mani dure e diafane allo stesso tempo.

- Certo che no- Draco rise. E rise ancora.

Hermione capì che si stava prendendo gioco di lei. Draco non aveva alcuna intenzione di parlare, né per confessare né per difendersi.

Ed Hermione non capiva.

- Fa come ti pare Hermione, tanto sarebbe inutile tentare di fermarti. Ma ricorda una cosa, non rovinarmi la vita, perché stavolta non te lo perdonerei-

Hermione trattenne il fiato a quelle parole.

“ Eccolo che torna a rinfacciare”

-  È il mio lavoro, Draco-

- Che, rovinarmi la vita? Spero che almeno ti paghino bene per farlo!-

“Eccolo che perde il controllo”

Anche lui lo perdeva a volte. Anche il principe delle serpi si lasciava sfuggire qualche spiraglio di paura. Ma lo riacchiappava sempre subito.

- Comunque non scherzo, Mezzosangue. Lascia perdere, è meglio per tutti-

- Vorrai dire che è meglio per te?- Hermione si sporse in avanti con espressione dubbiosa ed infondo anche divertita.

Draco non si smentiva mai.

Lo vide sospirare sotto il mantello.

- Ma dannazione, perché non parli, Draco? Dì qualcosa, prova almeno a discolparti!- sbottò Hermione all’improvviso.

Non ce la faceva a sopportare quell’inerzia, quell’apatia che Draco sfoggiava con tanta naturalezza. Si stava parlando della sua vita ed il massimo che riusciva a dirle era di non immischiarsi.

- Servirebbe a qualcosa dirti che non c’entro più nulla con i Mangiamorte? Dimmi Hermione, mi crederesti davvero? Dai su, non prendiamoci in giro, non hai avuto scrupoli anni fa quando stavamo assieme e adesso non c’è niente che può fermarti, l’hai detto anche tu, no? Ti chiedo solo di lasciar perdere perché ti assicuro che se non lo farai non mi risparmierò, non mi lascerò sbattere ad Azkaban di nuovo…-

Era una minaccia, anzi no, un’esplicita dichiarazione di guerra. Sempre che lei avesse deciso di attaccare per prima, ovviamente.

Hermione sentì una morsa artigliarle il petto. Fino a quel momento non aveva capito niente: quella di Draco, prima che una dichiarazione di guerra,  era una proposta di pace, ecco perché aveva voluto vederla quella sera. Armistizio. Niente indagini, niente conseguenze, per nessuno dei due.

Lo sapeva che lei era pericolosa, ma sapeva anche che lui non era da meno.

Hermione avrebbe potuto anche accettare. Soprattutto sapendo che Draco ora, al contrario dell’ultima volta, aveva a disposizione tutti i mezzi che voleva per contrastarla. Era un Malfoy, infondo. E lei una semplice, per quanto brava, Auror.

E poi di colpo si sentiva stanca. Stanca di alimentare quel velenoso rancore che l’aveva assalita da quando aveva rincontrato Draco un paio di settimane prima. Stanca di essere forte e determinata.  Poteva, e forse l’avrebbe fatto, lasciarlo in pace. Uscire con nonchalance dalla sua vita e concludere quella sua breve incursione nel nuovo mondo di Draco senza incidenti o danni di sorta. Amici come prima. O meglio, sconosciuti come prima. E questo forse lei non lo voleva. Ma Draco sì, evidentemente.

- Ti prego, Hermione…-

Quelle poche parole le giunsero come se fossero state urlate.

Eppure erano state poco più di un sussurro. Niente in confronto alla valanga di cose che si erano detti  fino a quel momento.

Eppure furono proprio quelle parole a farla decidere.

Mossa sbagliata, quella del giovane Malfoy.

Draco infondo non era mai stato un tipo che pregava le persone. Eppure ora lo aveva fatto. E se Draco si metteva a pregarla voleva dire che c’era veramente qualcosa sotto.

E quel qualcosa era qualcosa di grosso. E che riguardasse i Mangiamorte, Bellatrix o qualsiasi altra losca faccenda, puzzava, puzzava da morire.

-Che fai adesso ti metti anche a pregarmi? Ci manca solo che mi tiri fuori un bell’assegno per farmi stare zitta e contenta!- Hermione batté le mani sul piano del tavolino alzandosi improvvisamente in piedi. Finalmente risoluta e decisa.

Draco non la perse un istante con gli occhi. Ma con la bocca non emise un fiato. Quello che doveva dirle d’altronde lo aveva detto.

Si fissarono per qualche secondo, senza mostrare emozioni di sorta. Due nemici perfetti.

- Ti saluto, Malfoy-

E poi niente. Draco rimase lì, prima a fissare la figura scura di Hermione che si allontanava e scompariva inghiottita dall’ascensore, poi la figura incisa sul cristallo del tavolino.

Lo sapeva lui che sarebbe finita così. Una rosa spezzata.

Ma che non sanguina, quello almeno no.

Draco poggiò la fronte sul palmo aperto della mano e chiuse gli occhi. Respirava male, quasi a fatica.

Non poteva mettersi ad urlare lì, perciò si limitò a ficcarsi le unghie dell’altra mano nel palmo, quasi fino a farselo sanguinare. Doveva assolutamente tornare lucido. Tuttavia quando una graziosa cameriera gli si avvicinò sorridente per prendere le ordinazioni, la risposta di Draco non fu affatto tranquilla né lucida.

Qualche secondo dopo la ragazza tornò al bancone con il bloc-notes delle ordinazioni ridotto ad un cumuletto di cenere…e la penna prendi appunti, magicamente annodata sul naso.

 

“In guerra non c’è mai nessuno che ha ragione. Ma c’è sempre qualcuno che ha più torto degli altri”

 

 

Spazio autrice: bene, bene…per prima cosa un avviso, i prossimi due capitoli saranno incentrati sui pensieri uno di Hermione uno di Draco e saranno un po’ cortini. Ai fini della trama non hanno alcuna utilità, perciò potrei anche non postarli, ma visto che ce li ho pronti quasi dall’inizio della fic e che a mio parere sono anche abbastanza illuminanti su certe questioni, mi sembra giusto metterli. Fra due o tre giorni posto il primo, su Draco. Infine i saluti a tutti coloro che seguono la fic ed in particolare a:

 

Synilla: Ciao, non ci conosciamo vero? Bene, è un piacere comunque! Grazie 1000, sono lusingata che la storia ti piaccia. Per quanto riguarda Draco ed Herm, la loro guerra continua fa parte della particolare visone che ho di loro due insieme, di quel misto di conflitto e incomprensione che secondo me è inevitabile fra due personaggi così, all’apparenza, diversi. Draco infondo è una mente totalmente irrazionale ed impulsiva e nella situazione in cui si ritrova ,come un animale che si sente braccato, si mette ovviamente sulla difensiva. Insomma, se Hermione riesce coi suo piani lo sbatte di nuovo ad Azkaban… non è il massimo, no? Ok, tesoro un bacio enorme, spero che continuerai a farmi sapere che ne pensi delle fic, critiche incluse!

 

@ngel: ma dai, anche io ho una passione per lo smalto nero! Per tutti gli smalti in verità, ne ho una collezione assurda e non ti puoi immaginare i disegnini e le decorazioni che riesco a farmi sulle unghie…cmq hai le mesches, e di che colore, se non sono troppo invadente? Ma sbaglio o ho letto Milan, da qualche parte?…mmm non va proprio…forza Inter, campioni d’Italia! (trombette e striscioni) Ok, ok mi contengo…tornando alla fic e tornando seri (ma quando mai?) posso solo dirti che per ora Pansy è la fortunatissima mogliettina di Draco, in barba a tutte le mezzosangue e babbanofile ( mio dio comincio a parlare come Lucius…), e che una donna tanto furba da riuscire ad accaparrarsi il bel biondo è degna di tutta la mia stima! Baci tesoro alla prossima

 

Lyoko: te si che mi sollevi il morale! Grazie per la comprensione, ma ritardataria sono e ritardataria rimango…passando ad altro mi sento veramente lusingata che sia stata proprio la mia fic a farti avvicinare alla coppia draco/herm, insomma grazie veramente, il piacere di questo può essere soltanto mio. Bene visto che sei una novellina della coppia, se mi permetti vorrei consigliarti qualche veterana delle draco/herm che scrive divinamente come Savannah, kysa, emily doe o anfimissi, credo che loro siano veramente brave, sicuramente più di me, e se hai del tempo te le consiglio veramente…è grazie ad alcune di loro che a mia volta mi sono appassionata alle Draco/Herm! Ti saluto tesoro e ti ringrazio ancora tantissimo, alla prossima!

 

Aysha: ciao tesoro! Credo che la sincerità sia importante, l’equivoco di Dalton è stato causato da una mia ingenuità e quando una cosa non è fatta senza doppi fini, credo che l’unico modo sia dichiararla apertamente…alla fine Edward potrebbe anche chiamarsi Vercingetorige o Saturnino, mi serviva solo un personaggio maschile che prendesse la sua parte. Equivoci a parte, ti ringrazio per gli splendidi complimenti, anche se io sulla totale innocenza di draco non ci metterei la mano sul fuoco! (parlo troppo, lo so) Bacissimi

 

Gemellina: ciao carissima! Largo al the freddo, possiamo dire ormai…sai mio nonno mi ha portato i kg di  karkadè (è un tipo di the) dall’egitto così ora non faccio altro che berlo freddo, caldo, tiepido o congelato. Passando alla fic dopo un ritardo spaventoso, eccoci con questo chap, che è un po’ di passaggio…allora che ne dici? Fammi sapere, ok? Baciotti

 

Merryluna: Ciauz! Se prima Draco non era così incavolato, tanto da tentare di parlare con herm, ora lo sarà sicuramente. Mi dispiace di avere deluso i tuoi sogni romantici ma come hai visto niente bacetti nel chap…anzi! Ma niente è ancora perduto…come non è detto che bellatrix non faccia una brutta fine. Nel caso te la spedisco almeno ne fai quel che vuoi! Ciao tesoro, se vuoi fammi sapere che pensi del chap! Kisses

 

Sweetchocolate: visto da quanto ho aggiornato in ritardo sembrerebbe che ti voglio proprio tanto male! Ma sta sicura che non è così, vi amo tuuuutte!!! Ma voi fate bene ad odiarmi perché sono peggio che pessima…cmq grazie perché comunque continui a commentare! E pure con i complimenti…me cattiva, cattiva…dai mi farò perdonare postando due chap in pochi giorni! Baci tesoro, spero di sentirti presto

 

MissMalfoy1: ma certo che continuo! Oddio, visto i ritardi spaventosi sembra che io non voglia continuare ma sta sicura, la fic sarà lunga e soprattutto avrà un finale, il che presuppone che io continuerò a scriverla fino alla fine! Baci cara, se vuoi fammi sapere del chap!

 

White_tifa: non voglio più sentire scuse perché non avete recensito! Ci mancherebbe altro, se recensite mi fa più che piacere ma non dovete assolutamente scusarvi se a volte non lo fate…e poi vi scusate voi quando io faccio dei ritardi così imperdonabili? ^_* Cmq, grazie sei sempre carinissima con i complimenti! Ovvio, che se mi fai sapere che ne pensi del chap, non potrà che farmi piacere! Kisses

 

Mearmind: ciao Alice! Mamma mia, quanto ho ritardato! Spero cmq che questo chap ti sia piaciuto come l’altro anche se di fatto stavolta non succede granché…bè, ogni tanto mi serve un capitolo di passaggio, ma dopo i due sui pensieri di draco ed herm torneranno le sorprese! Baci, a presto

 

Lunachan62: ma ciao carissima! Mi fa piacere che la storia ti intrighi, questo era esattamente uno dei miei obiettivi. Ma lre sorprese e le complicazioni saranno ancora tante! D’altronde l’ambiguità la fa ancora da sovrana…se vuoi fammi sapere che ne pensi del chap! Un baci8 e grazie 1000 per i complimenti!

 

Silmarilchigo: ma va benissimo se sei confusa! Mi sarebbe dispiaciuto il contrario, visto che mi ci sto impegnando a fondo per rendere la storia oscura all’inverosimile finché non si scoreranno i retroscena…cmq come vedi, non sono riuscita a farti contenta e ad aggiornare in tempo, sono imperdonabile e mi merito sicuramente qualche maledizione…spero lo stesso di sentirti presto! Un bacione grande e grazie 1000 per i commenti sempre fantastici

 

Ra89: Ciao coetanea! Eh sì la patente è vicina ed anche la prima vacanza da sola ( se tutto va bene, Barcellona!!!). Cmq, don’t worry, sarò più che felice di vederti sbucare furoi ad ogni capitolo! Per quanto riguarda la frase che hai citato, mi rende felice che tu l’abbia apprezzata. Mi è venuta in mente una mattina che un mio compagno di classe scemo si è messo a fare aereoplanini di carta che non volavano neanche a pagarli, così è nata la metafora. Un baci tesoro, spero di sentirti presto!

 

Camyxpink: ciao tesoro! Eh sì, Harry è sospettoso, Draco c’ha un’inventiva stratosferica, e ad herm gliene aspettano veramente tante! A presto darling, kisses

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Capitolo 11
*** Avevamo solo dodici anni [capitolo extra] ***


*Avevamo solo dodici anni

11-AVEVAMO SOLO 12 ANNI [capitolo extra]

 

 

Avrebbe chiesto solo
Un attimo di pace
Avrebbe chiesto solamente di ascoltare ancora
Un filo suo di voce
Che dice
Me ne vado piano piano piano piano...
Tu prendimi la mano
Io parto e non ti porto con me
D'ora in poi pensa solo a te…

 

“ Ti ricordo ancora sulle scale d’ingresso di Hogwarts, la prima volta che ti vidi.

Avevamo solo dodici anni. Eravamo così piccoli, eri così piccola.

È bastato un semplice “no” alla mia prima richiesta d’amicizia fatta a Potter, e anche tu ti sei allontanata da me per sempre.

Chissà, forse con un “si” da parte sua le cose sarebbero andate diversamente, anche per noi due.

Forse non avremmo dovuto aspettare che tu diventassi un Auror ed io un Mangiamorte, tu la cacciatrice io la tua preda.
Ma non potevo saziare il mio smisurato orgoglio in gran parte ferito e allo stesso tempo avere anche te.

Te, che eri una piccola ragazzina dal visetto caparbio che si immergeva felice in mucchi di libri polverosi, una ragazzina sorridente: al contempo dal rossore e dalla lacrima facile, emotiva, ma per nulla spaventata dalle emozioni che vivevi.

Così forte eppure così ingenua.
Tutti eravamo ingenui, persino io, Draco Lucius Malfoy.

Eravamo diversi, forse eravamo migliori.
Gli anni ci hanno messo sulle spalle dei fardelli: ricordi, montagne di ricordi.

Ricordi che pungono nella loro dolcezza, nella loro rabbia, nel loro terrore.
A dodici anni invece tutto era nuovo, c’era solo carta bianca, carta su cui scrivere.

Ma io e te, Mezzosangue, sin dal primo istante, sapevamo che non potevamo scrivere nulla insieme.

Non ancora almeno, non finché il peso di Hogwarts e di tutti i suoi abitanti ci fosse gravato sopra come un macigno, pronto a schiacciarci da un momento all’altro.

Non immaginavo quanto avrei sofferto, ne che avrei trovato amici così fedeli da seguirmi ovunque ed altri invece talmente meschini da diventare Mangiamorte insieme a me solo per godere dei miei favori, per poi abbandonarmi quando avrei avuto più bisogno di loro.

Non credevo che un giorno sarei stato in grado di uccidere per tenere fede ad un patto firmato col sangue che infondo sapevo di non approvare.

Ho fatto cose che farebbero rabbrividire anche mio padre, se fosse ancora vivo.

Cose che nessuno deve scoprire. Segreti che tu, Mezzosangue, non puoi e non devi neanche immaginare.

Ma a dodici anni non lo potevo sapere, no.

A quel tempo non sapevo neanche che sarebbe nato il Trio Miracoli e che quella brillante ragazzina mezzosangue, la mia nemica di sempre, si sarebbe trasformata prima nel mio sogno ricorrente poi, fuori da Hogwarts, nella mia amante.

Non sapevo che saremmo diventati così dannatamente belli da farci male l’un l’altro, perché in fondo ci siamo sempre desiderati.
E perché in fondo non abbiamo mai imparato a resisterci.

A dodici anni non sapevo che la bellezza, la tua, sarebbe riuscita a farmi ignorare il dolore al braccio, quando il Marchio Nero bruciava ed io invece volevo rimanere ancora tra le tue braccia e rubare anche solo mezz’ora al maledetto tempo ladro.

Non sapevo che saresti diventata colei che avrebbe firmato la mia condanna  a morte e che poi, facendomi trovare quella bacchetta, ti saresti rivelata la mia salvatrice.

Potevi lasciarmi morire e riprenderti i panni della vecchia Hermione Granger che io ti avevo strappato di dosso e che avevo nascosto, terrorizzato che un giorno saresti tornata ad odiarmi. Non te ne avrei fatto una colpa.

Tuttavia non lo hai fatto.

Una parte di me ti ha odiata per avermi catturato, questo è indubbio.

Una parte di me ti odia ancora. E forse lo sai.

Ma a dodici anni io non sapevo niente di tutto questo.

Non sapevo che l’odio potesse essere tanto simile all’amore.

Non sapevo che l’amore potesse farti sanguinare, come una ferita.

E neppure tu lo sapevi, ed eri così piccola, così dolce, nei tuoi comportamenti spontanei che io ho ostinatamente odiato per sei lunghi anni.

A dodici anni non pensavamo al nostro futuro.

E anche se ci avessimo pensato sono sicuro che non lo avremmo mai immaginato così.

Divisi, ancora e ancora divisi.

Ed ora ti ho lasciata andare via, di nuovo.

Ma va bene, è così che deve andare; io sono sposato e, sì, sono anche felice mentre te…te sei Hermione Granger.

Senza contare che ora siamo tornati ad odiarci come ai vecchi tempi, no?

Preda e cacciatore…potrei anche divertirmi, sai?

Sarà sicuramente avvincente giocare di nuovo con te.

Eppure non so perché, ma dopo aver pensato a tutto questo … ho voglia di piangere.
Mi hai mai visto piangere, Hermione? Hai mai visto come piange Draco Malfoy?”

 

 

Ed io che ascolto ancora
E sempre ci ripenso
Al camminare morbido e al tuo affetto regalato
Avvolto nel silenzio
Risento flebile il candore tenero
Geloso nella mano
E 13 anni passano
Perché la vita è un attimo

 

-          13 anni, Tiziano Ferro-

 

 

 

Spazio autrice: come promesso eccomi qui, con questo capitoletto che più small non si può…vabbè bisogna sapersi accontentare, abbiate pazienza fino al 2 giugno ( cominciano gli stage a scuola perciò avrò molto più tempo!) e state sicure che la vostra pazienza verrà ripagata! Nel frattempo, lunedì o martedì posterò il chap su hermione…lo so che questi capitoletti non c’entrano un ciufolo e bloccano la trama della storia, ma ci tengo particolarmente perciò se vi va fatemi sapere lo stesso che ne pensate! Un bacio a tutte ed in particolare a:

 

SweetChocolate: ma si che ti voglio bene, come non potrei? Con un nick così poi…cmq sono stata brava,no? Dai, ho aggiornato prestissimo anche se il chap non è tutta sta gran cosa…vabbè, ti saluto carissima, un bacione e grazie 1000!

 

Lyoko: che bello, non sono l’unica a penarsi per la media! Ma sai, mi sa che quest’anno me la gioco proprio la media dell’8…tra influenze, assenze, e poi ci mancavano queste ultime due settimane piene di compiti ed interrogazioni, sono distrutta e debilitata…cmq, tornando a noi, sono proprio d’accordo con te draco ed herm sono una coppia proprio intrigante. Personalmente mi piace sopratutto giocare con il carattere di draco: non essendo molto descritto nei libri noi fan in generale possiamo plasmarlo come più ci piace. Quindi può diventare a seconda dei casi il bello e dannato, il viziato incompreso, o il mangiamorte spietato. Tutto questo per dirti che adoro draco malfoy, o meglio il draco malfoy che c’è nella mia testa…^_*…passando ad altro, niente mi fa più piacere che sentirmi dire che qualcuno riesce ad immergersi completamente nella storia! Insomma, io lo faccio perché la scrivo, quindi è inevitabile, ma non sono sicura che sia lo stesso per chi legge, perciò grazie davvero, mi sento veramente gratificata! Un bacio tesoro, a presto

 

Lunachan62: ciao luna! Sai, hai colto proprio nel segno: herm quel cordone che la lega a Draco non lo vuole proprio recidere…e draco? Lui è sicuramente tutta un’altra faccenda! Cmq ti ringrazio ancora soprattutto pe rla comprensione, siete carinissime a non farmi pesare troppo i miei difettucci! Un baci e a presto!

 

White_tifa: Ciao cara! È bellissimo questo tuo attaccamento alle fanwriter, questa tua esigenza di commentare sempre quando segui una fic! Mi fa piacere, ma ormai lo sai benissimo, è solo che dopo tanti complimenti mi sento in colpa a volte a ritardare così tanto con gli aggiornamenti…ma stavolta sono stata brava! (certo il chap è prorpio piccino). Cmq sta sicura che ne vedremo delle belle, eccome! Bacissimi, a presto

 

Anfimissi: Ciao carissima! Ho così poco tempo ultimamente che gli ultimi due capitoli di immagini di un matrimonio salvati ancora da leggere…io non li reggo certi ritmi, voglio una giratempo!!! Cmq come già ti ho detto, Draco è un personaggio che mi piace moltissimo, per come può essere plasmato, per tutte le sfaccettature che ha pe ril fatto che comunque non risulta mai banali. Mi fa ovviamente piacere che ti piaccia il modo in cui lo sto sfruttando e sappi che in seguito lo sfrutterò ancora meglio! Bacissimi, a presto

 

Sinylla: Ciauz! Lo so che il chap di novità ne ha presentate ben poche, ma sono una  a cui piace andare lenta e con calma, ma non ti preoccupare prima o poi tutto diventerà chiaro e distinto! Spero lo stesso che questo mini-chap ti sia piaciuto, anche se non è un gran c0osa, ci tenevo molto a pubblicarlo! Un bacio e a presto

 

Camyxpink: NO, No non si può certo dire che herm e Draco siano incoerenti! Direi che a volte sono pure troppo ligi a loro stessi! Ma si sa, anche gli ossi più duri si rompono, quindi…come dici te, non resta che leggere! A presto, kisses

 

Gemellina: ti stupirò…the. Caldo. Anche se fuori fa 34 gradi. Eh sì, ho avuto una colica assurda quindi per forza di causa il medicuzzo ha ordinato the con tanto limone…non male se solo non stessi facendo la sauna! Cmq tornando a noi, che dirti? Il pianeta puntualità modificherà la sua orbita esattamente dopo il due giugno, non resta che aspettare il lietissimo evento! Bacissimi e a presto!!!

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Capitolo 12
*** La tua prigione [capitolo extra] ***


E' iniziato tutto per un tuo capriccio

Salve a tutte ragazze! Ecco qui il secondo capitolo extra su Hermione. Devo ammettere che, contro ogni mia previsione, il capitolo su Draco ha riscosso parecchio successo e ne sono veramente felice…^_*…vi lascio al capitolo ora, buona lettura!

 

 

12- LA TUA PRIGIONE [capitolo extra]

 

 

E' iniziato tutto per un tuo capriccio
Io non mi fidavo.. era solo sesso
Ma il sesso è un'attitudine
Come l'arte in genere
E forse l'ho capito e sono qui…

 

 

“ Ad Hogwarts tutti dicevano che eri soltanto una viscida serpe…ed infondo, anche se con meno convinzione di altri, ci credevo anche io.

D’altronde che eri un servo di Voldemort non era più un segreto; avevi fatto entrare i tuoi compagni Mangiamorte ad Hogwarts, avevi tentato di uccidere Silente, ed il fatto che non eri stato tu a scagliare l’anatema che uccide, non ha migliorato di certo la tua reputazione.

Trovarti e farti fuori è stato uno dei primi obiettivi che mi sono prefissata non appena sono diventata il capo di una piccola divisione d’attacco degli Auror.

Quando ci siamo incontrati sul campo di battaglia però, non è andata esattamente come avevo immaginato.

A ripensarci ora, forse non mi sono volutamente impegnata abbastanza o  forse tu eri semplicemente più forte di me. O almeno, quella volta lo sei stato.

Non mi hai umiliato molto, questo te lo concedo. Pochi minuti e già eri sopra di me e mi puntavi la bacchetta alla gola.

Poi mi hai guardato in un modo strano.

Per un attimo ho pensato di scoppiarti a ridere in faccia, giusto per prendermi la soddisfazione di deridere quell’assurda insicurezza che ti leggevo inaspettatamente negli occhi.

Vederti tanto indeciso, quasi timoroso, mi ha dato un’enorme soddisfazione.

Ero ferita, stanca e stavi per uccidermi, lo sapevo.

Eppure l’istinto di ridere non riusciva ad andarsene.

La situazione era così surreale che sembrava soltanto un gioco.

Ed è forse quando ti sei reso conto che stavi provando lo stesso terrore che avevi avuto nel tentare di uccidere Silente, che hai deciso di rischiare il tutto per tutto e giocare sul serio.

Avresti dovuto uccidermi e riscattare il tuo orgoglio di Malfoy ed invece mi hai smaterializzato via con te.

Neanche adesso saprei dire dove mi avessi portata.

Quando riaprii gli occhi eri ancora sopra di me e respirare era difficile.

Non ero neanche tanto sicura di voler continuare a farlo.

Era buio e la mia vista era annebbiata dall’improvviso dolore che mi ero accorta di provare.

Non mi ero resa conto che mi avessi ferita tanto gravemente da sentirmi mancare il respiro.

Poi è accaduto tutto ad una velocità irreale.

Ti sei alzato e dal buio mi hai lanciato un incantesimo non verbale.

Ero sicura fosse un Avada Kedavra ma il calore improvviso che provavo non mi sembrava uno degli effetti della più terribile delle Maledizioni Senza Perdono. 

Solo quando ti ho sentito di nuovo vicino a me, il tuo respiro che mi carezzava i capelli dietro al collo, le tue mani che mi sfioravano a malapena come se ora avessi paura di toccarmi, le tue parole sussurrate di cui non riuscivo a capire il significato, mi sono resa conto che non provavo più dolore.

Non avevo più neanche una ferita o un graffio.

Mi stavi abbracciando e tremavi. Io invece non avevo paura. Non più.

Ero viva, questo mi bastava.

Eccola come è cominciata.

Più per una tua volontà che per un mio desiderio, questo devo ammetterlo.

Forse è stata disperazione, forse solo voglia di dimenticare che avremmo dovuto ucciderci, non amarci.

È andata così e chiedermi perché l’ho fatto, l’abbiamo fatto, sarebbe come chiedermi perché respiro.

È stata una cosa naturale, come se ci fossimo incontrati e avessimo combattuto solo per arrivare a quel punto decisivo.

Era tutto così dannatamente nuovo per me.

Le tue dita fredde, il tuo corpo caldo, il senso di completezza nel sentirti muovere con il mio stesso ritmo, su di me, dentro di me.

Poi ci siamo lasciati senza una sola parola.

Ognuno per la sua strada, o almeno così credevo. Speravo, forse.

Eppure, non so spiegarmi come, l’uno cercava in continuazione l’altra e in qualche modo riuscivamo sempre a trovarci.

Era solo sesso, certo.

Non avevo cambiato idea su di te.

Eri ancora un Mangiamorte e se avessimo incrociato di nuovo le nostre bacchette sul campo di battaglia non avrei avuto scrupoli.

Ma gli unici incontri che avemmo per mesi furono in un letto o in qualunque altro posto dove potevamo stare assieme senza essere scoperti.

Quando accadde di nuovo di trovarci l’uno di fronte all’altra con le bacchette sfoderate, sappiamo bene come è andata.

Il processo, la condanna, Azkaban, il Bacio scampato per poco.

Tutte cose che si sarebbero potute evitare se per una volta sola io avessi trasgredito agli ordini, che so, se per esempio ti avessi lasciato fuggire subito.

Ma ora so che non si trattava degli ordini, si trattava di te.

Di te e di quello che eri riuscito a farmi in pochi mesi.

Ricordo come ero prima di incontrarti: razionale, rigorosa, leale… e mi rendo conto di come sono diventata dopo: passionale, lussuriosa, traditrice.

Ero finita in un vortice di perversione in cui non riuscivo a trovare l’uscita e per quanto godessi nello starti vicino, cominciava a mancarmi l’aria.

Quando mi è capitata l’occasione non ho fatto altro che prenderla al volo, vigliacca come nessun’altro.

Ma tutti sbagliano, anche io.

Solamente quando ti ho visto in quella cella ad Azkaban con la furia negli occhi, con l’amore negli occhi, ho capito che non avrei potuto lasciarti morire.

Ti ho dato una bacchetta. Per salvarti.

La prova, l’ultima, di quanto fossi cambiata a causa tua.

Sapevo già che comunque dopo non saresti più stato mio; sei uno che nella sua etica distorta non perdona facilmente il tradimento.

Per quanto mi riguarda mi ero pulita la coscienza, ero di nuovo santa nel mio paradiso di santi.

La mia colpa non era altro che cenere.

Sapevo che eri lì fuori da qualche parte, sapevo che fuggivi ma che un giorno saresti tornato.

Sapevo di averti concesso di vivere, ma sapevo anche di averti tolto la libertà.

E per uno come te, forse questa era la cosa peggiore.

Non provavo vergogna per ciò che ti avevo fatto, questo mai, non avevo bisogno di alcun perdono.

Però mi mancavi. Da morire.

Di questo invece mi vergognavo; avevo fatto di tutto per allontanarti fisicamente da me, ma non abbastanza per allontanarti dal mio cuore.

Un anno dopo sei tornato e subito dopo tutti i giornali, Cavillo incluso, riportavano la notizia della tuo cambiamento di fede, delle informazioni che avevi rivelato al Ministero e delle tue prossime nozze con Pansy che, come venni a sapere solo  più tardi, ti era stata accanto per tutto il periodo della fuga.

Lei, non io. Era ovvio, a pensarci bene.

Quel giorno, guardando la Gazzetta del Profeta con la vostra foto in prima pagina che bruciava nel camino, ho finalmente capito.

Ho capito che forse era meglio la tua prigione della mia libertà.

 

Scusa se ti amo…

 

-Imbranato, tiziano ferro-

 

Ah dimenticavo, ora è tutto diverso, questo sia chiaro. Sarà guerra, guerra all’ultimo sangue, all’ultima prova. Ne troverò stanne certo, ne troverò e tu dovrai vedertela con la corte del Wizengamot. Io non ci sarò ha salvarti di nuovo, lo sai, e secondo me è questo che ti fa paura, è questo che ti ha spinto a chiedermi d’incontrarci al Bloody Rose. Però lo sapevi che le tue pressioni e le tue minacce non avrebbero funzionato con me…allora perché ci hai provato lo stesso?

Non lo so, ma sta’ sicuro che scoprirò anche questo.”

 

 

 

Spazio autrice: Eccoci alla fine di questa parentesi introspettiva sui nostri due protagonisti. Spero che l’idea di hermione e draco che finalmente ci aprono la loro testa vi sia piaciuta, ma se così non fosse, niente paura perché dal prossimo chap si torna alla normalità (più o meno…). Mi impegnerò al massimo per aggiornare entro la prossima settimana, ma piuttosto che fare promesse da marinaio, preferisco non promettervi nulla. Vi saluto stelle, un abbraccio a tutte voi ed in particolare a:

 

Sinylla: ciao tesoro! Mi fa ovviamente piacere che il chap non ti sia parso fuori luogo, ma mi dispiace per averti fatto tornare alla mente ricordi dolorosi con la canzone di Tiziano. Sai, mi sa che quando è uscito il cd con quella canzone avevo più o meno 13 o 14 anni, perciò mi ci ritrovavo da morire. Questo per dirti che adoro questa canzone e che a suo tempo ci ho pianto sopra anche io. Spero che i tuoi ricordi legati alla canzone non siano poi così brutti e che comunque ormai siano solo ricordi, dolorosi ma solo ricordi. Bacionissimi e su con la vita! A presto

 

Lyoko: visto che anche te sei scesa nei meandri del draco’s world? Non è stato così male alla fine, no? Cmq sulla bastardaggine e l’insensibilità del sesso maschile sono pienamente d’accordo con te…solo che non me la sento di dire che queste caratteristiche non ce l’abbiamo anche noi femminucce! Ti dirò, a volte, e parlo per esperienza, siamo più bastarde noi di quanto possano esserlo i ragazzi, non so, forse siamo un pochino più subdole e calcolatrici di loro, e ovviamente più intelligenti…ok, prima che le femministe vengano a fucilarmi, ti dico che sì, il tuo commento è stato più che gratificante e che oltretutto sei una grande perché tifi Inter! Finalmente qualcuno che segue la retta via… cosa che sicuramente non stanno facendo i miei draco ed herm, ma questa è tutta un’ altra storia! Spero di sentirti presto, un baci8

 

White_tifa: Wow, sono strafelice di essere riuscita a trasmettere così bene le emozioni del nostro draco preferito! Come dici giustamente te i nostri picciotti oltre ad essee complessi sono pure complessati, perciò se loro non riescono a capire se stessi almeno ci proviamo noi! Se vuoi fammi sapere che ne pensi di questo chap! A presto, kisse

 

Lunachan62: Ciao carissima! Addirittura “una bellezza incredibile”? Mi lusinghi, davvero. Figurati che avevo pensato pure di lasciar perdere con questi capitoletti raccogli pensieri, ma alla fine mi sa che ho fatto bene a pubblicarli. E poi diciamocelo, io sono la prima ad adorarli a prescindere dalla storia, perciò mi rende veramente felice che, almeno il primo, vi sia piaciuto. Se vuoi fammi sapere che ne pensi di questo! Kisses

 

@ngel: Ciao carissima, come va? Ancora triste? Dai, spero che vada meglio, con la scuola l’amore e tutto il resto…certo, poi mi ci metto pure io con questi capitoli deprimenti…cmq, su facciamoci forza, siamo belle, giovani e scattanti, mondo stiamo arrivando!!! ( perdona la me stessa stupida…) Tornando a noi, grazie ed ancora grazie perché non solo mi fai sempre un sacco di complimenti ma mi lasci pure il doppio commento per due capitoli! Ma dai, sei fantastica! E mi ringrazi pure perché ho aggiornato…merlino, mi sento veramente contenta e fortunata ad avere delle lettrici così fedeli! Ci sentiamo presto, kissosissimi

 

Aysha: ma quale proskinesis e proskinesis! A parte il fatto che il greco ormai ce l’ho fino alla punta dei capelli, ma ti ricordo che stai parlando con una che aggiorna, a parte rarissime eccezioni, con la frequenza della velocità di un bradipo. Se vi scusate voi se per caso vi saltate un commento, io che dovrei fare? Cmq grazie 1000 per i complimentosi. Confesso che al mini ed inutile chap-riflessione su Draco ci tenevo parecchio e mi fa un mare di piacere sapere che è stato apprezzato. Spero di sentirti presto! Bacioni scimmietta!

 

SweetChocolate: dai sono stata bravina anche stavolta con l’aggiornamento, no? E poi con questo chap si scopre la dinamica del primo incontro tra i nostri due picciotti, che infondo gli affari loro a noi ci piacciono tanto! Un bacione a presto1

 

Camyxpink: Ciao pink! (ti posso chiamare così?) ma dai, ti ho fatto addirittura commuovere? Cmq, giusto per precisare Draco non si è messo a piangere ma dice solo di avere voglia di piangere…e, si sa, tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare! È ancora troppo Malfoy per mettersi a piangere per una donna, ma non è da escludere che un giorno possa farlo! Bacioni, se vuoi fammi sapere che ne pensi del chap!

 

 

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Capitolo 13
*** Quel pazzo venerdì ***


Il giovane Tomas Moor aveva iniziato il suo turno da poco

13- QUEL PAZZO VENERDì

 

 

Il giovane Tomas Moor aveva iniziato il suo turno da poco. Il lavoro al Ministero non era pesante e malgrado le sue mansioni fossero le più blande e le più umili aveva comunque l’occasione di incontrare gente interessante. Auror famosi, Ministri, addirittura Harry Potter in persona. Tutto sommato gli piaceva lavorare lì. Quel lunedì mattina poi era particolarmente tranquillo. Non doveva fare da portaborse a nessun ministro così lo avevano piazzato in un piccolo ufficio, che lui aveva il vago sospetto si trattasse di un magazzino delle scope tirato a lucido per l’occasione, a compilare alcuni fogli e a stabilire il turno settimanale di qualche recluta Auror. Niente di impegnativo, insomma.

- Ciao Tomas, che stai facendo?-

Il giovane alzò gli occhi di scatto mentre lasciava cadere per la sorpresa alcuni fogli per terra. Si affrettò a raccoglierli senza staccare gli occhi dalla figura che si stagliava nel quadro della porta.

Perché Hermione Granger conosceva il suo nome? E perché gli stava sorridendo a quel modo? Il ragazzo boccheggiò per un attimo in cerca di una risposta.

Hermione avanzò impettita senza smetter di sorridere. Sbirciò, senza farsi troppo notare, i fogli che il ragazzo stava cercando di sistemare sulla scrivania.

- Quello è per caso il modulo di assegnazione dell’auror per l’ispezione a casa Malfoy?- gli chiese con assoluta nonchalance, l’aria vagamente civettuola.

Alla parola Malfoy il ragazzo sembrò riscuotersi un poco.

- Sì, è così- rispose Tomas, finalmente sicuro di sé. Non era cosa da tutti i giorni essere oggetto dell’attenzione dell’Auror Granger. Sembrò quasi gonfiarsi quando Hermione si chinò sulla scrivania, i palmi appoggiati a poca distanza dai fogli. E quindi a poca distanza da lui.

- E quale Auror hai assegnato questa settimana?-

Stavolta il giovane non si lascio cogliere impreparato.

- Davidson Carter, una delle nuove reclute- Tomas sorrise cercando di compiacere, per quanto gli fosse possibile, la straordinaria Auror che si trovava di fronte.

Tuttavia Hermione sembrò rabbuiarsi leggermente.

- Mi dispiace Tomas, ma ho appena assegnato Davidson per il turno di ronda a Nocturne Alley- sembrava quasi veramente dispiaciuta.

- Ah- si lasciò sfuggire il giovane Moor.

- Bè, credo di poterlo sostituire, non ci sono problemi…- Tomas abbassò gli occhi sui fogli che aveva cominciato a stringere convulsamente tra le mani, quasi fosse impaurito per l’aver commesso un errore tanto grossolano.

Hermione tornò a sorridergli.

- Non preoccuparti Tomas, assegna pure me questa settimana-

Il giovane lascio cadere di botto il blocco dei fogli, ora ben ordinati, sulla scrivania.

Avrebbe per caso dovuto notare qualcosa di strano dietro quell’insolita richiesta? Ricordando come lei l’aveva presa l’ultima volta che era stata mandata a Malfoy Manor, quella richiesta non solo avrebbe dovuto insospettirlo, ma avrebbe dovuto fare molto, molto di più.

Ma Tomas Moor era giovane e delle menti contorte ed intricate degli Auror riusciva a capire ben poco. Non che alla fine gli importasse poi tanto di capirle.

Così, prima ancora che Hermione potesse profondersi in altre tattiche persuasive lui aveva già vergato con mano un po’ tremante il suo nome sul modulo d’assegnazione.

- Fatto- le disse subito, come se avesse appena portato a termine un’impresa grandiosa.

- Grazie Tomas, sei un tesoro!- Hermione si piegò ancora di più sulla scrivania schioccando un sonoro bacio sulla guancia dell’ormai stordito Tomas Moor.

Ecco a cosa serviva essere un Auror donna. Aveva più carte da giocare a suo favore. L’autorità mista al fascino femminile erano un connubio stupefacente, un connubio che gli uomini, Auror o meno, trovavano irresistibile. Hermione se ne uscì ancheggiando leggermente, con la divisa nera che la fasciava come una seconda pelle. Solo quando fu dietro la porta chiusa si concesse di tornare sé stessa. Si scrocchiò le ditta una ad una mentre un sorriso sornione, quello del gatto che ha appena stanato il topo, si stendeva sul suo viso.

Il gioco era appena cominciato.

 

 

**********

 

Aveva avuto quasi tutta la settimana per pensare a quel venerdì.

Tutta la settimana per chiedersi se quella mossa non fosse stata un po’  troppo precipitosa, azzardata, per meglio dire. Ed Hermione ci stava pensando ancora mentre guidava tra le stradine di campagna con la sua macchina che più babbana non si poteva. Avrebbe potuto smaterializzarsi a Malfoy Manor senza problemi, risparmiando tempo e soprattutto benzina. Ma il paesaggio uggioso, i rami degli alberi grondanti di pioggia, la stradina sinuosa ed un poco tortuosa le stavano confermando che aveva fatto ben a scegliere la macchina. Piano piano, un chilometro dopo l’altro, l’insicurezza scemava via. L’attenzione le si spostava da Draco al mondo fuori dall’abitacolo, alla nuvole gonfie di pioggia, al cielo gonfio di tempesta. Hermione inspirò profondamente stringendo i palmi sul volante.

Il suo, più che mero timore, era l’insaziabile agitazione dell’inizio. Il respiro prima del tuffo, il sussulto prima del salto. L’esitazione prima del lancio della maledizione.

Non sapeva cosa aspettarsi a Malfoy Manor. Non che le ispezioni precedenti avessero rivelato qualcosa di nuovo. Lei stessa due settimane prima non aveva individuato nulla di anormale. Eppure…

“ Deve esserci qualcosa!”

Ricordò di colpo, mentre inchiodava di fronte ad una pozzanghera dalla sconosciuta profondità, che quella volta non era riuscita ad ispezionare l’intero maniero. Due stanze…aveva saltato due stanze: la camera da letto dei coniugi Malfoy e quello che a conti fatti doveva essere lo studio di Draco. 

Spense il motore.

Quella che aveva davanti aveva più l’aria di un piccolo stagno che di una pozzanghera e visto che impantanarsi non le sembrava un’azione saggia, decise di proseguire a piedi. Il maniero non era lontano, poteva scorgerlo quasi nitidamente da lì, seppure la pioggia ormai scrosciante sbiadisse indistintamente  i contorni delle cose.

Camminò sotto il temporale e sulla strada fangosa per pochi minuti prima di arrivare ai cancelli del maniero.

Lì, fu scossa da un brivido.

Di freddo, presumibilmente. Anche se quelle porte scure, pesanti, bastavano da sole ad incutere timore. La loro eleganza, quella che vi aveva scorto la sera della festa, era scomparsa. Da castello lussuoso e scintillante Malfoy Manor, forse per colpa del temporale forse solo per la sua immaginazione, sembrava diventato la tetra tana di una creatura infernale.

Non una sola luce si scorgeva dalle finestre, non un solo movimento dietro le tende tirate.

Che non ci fosse nessuno in casa?

Hermione era arrivata quasi a sperarlo.

Ma quando si accostò alle alte porte queste si socchiusero subito per lasciarla entrare.

Hermione si spinse dentro, bloccandosi quando s’immerse nell’oscurità più densa. Una pozza d’acqua si era già raccolta ai suoi piedi.

La porta si chiuse.

Non si riusciva a vedere niente. Solamente qualche lampo che sembrava spezzare le alte vetrate rischiarava ad intermittenza l’enorme salone d’ingresso.

Hermione estrasse la bacchetta con diffidenza. Possibile che non ci fosse veramente nessuno?

- Lumos- la luce, per quanto fioca le rivelò lo stanzone vuoto. Girò su stessa in cerca di qualcuno o qualcosa che le facesse capire di non essere entrata lì dentro come una ladra.

Quando si voltò di nuovo, la punta della sua bacchetta andò a sfiorare qualcosa di morbido e rugoso.

- Per Merlino!- urlò saltando all’indietro.

Due piccole ed ossute mani si alzarono in segno di pace.

-Non abbiate paura qui c’è solo Flit…la padrona non è in casa, sarà Flit ad accompagnarvi nell’ispezione se ne avete bisogno- il piccolo e vecchio elfo domestico le sorrise gentilmente.

Hermione avanzò, ritrovando la calma.

Si tolse il mantello fradicio abbandonandolo su un piccolo divanetto.

- Grazie ma credo di farcela da sola…il padrone non c’è?-

Il piccolo elfo alzò le spalle con noncuranza.

- Sì…ma è come se non ci fosse. È meglio non disturbarlo in questo momento-

La ragazza annuì con poca convinzione.

- Bene, se allora non ci sono problemi io comincio l’ispezione-

 

**********

 

La porta dello studio scricchiolò quando l’aprì. Scivolò sui cardini gracchiando e protestando come se non venisse aperta da molto tempo.

Ma lei sapeva che non era così.

Sentiva la magia lì dentro, le sembrava quasi di poterla toccare per quanto era intensa,  anche se quando la porta fu completamente aperta quello che le si presentò davanti fu un semplice studio.

Una grossa libreria ricopriva un intera parete, davanti un paio di poltroncine di pelle,  mentre una scrivania nera, probabilmente d’ebano, era posta davanti ad una grossa finestra con le tende tirate.

Un colpo di bacchetta e la luce andò ad illuminare la stanza.

Contravvenendo a tutti i suoi principi morali, Hermione cominciò subito ad aprire i cassetti, a sfogliare i libri, ad esaminare i documenti. Quella non era un’ispezione, quella era violazione della privacy, lo sapeva. Ma se voleva trovare qualcosa, qualsiasi cosa, non poteva fare altrimenti.

Però tutta quella dannata normalità la stava facendo impazzire. Normalissimi, per quanto esorbitanti, conti della Gringrott,  banali libri di magia, di storia e anche filosofia, tutti sulla scrivania, tutti aperti per essere esaminati.

Frenesia.

Hermione agiva in fretta, frenetica, esaltata ma sempre meno convinta.

Si ritrovò una manciata di minuti più tardi a tenersi la testa fra le mani, seduta sulla poltrona dietro la scrivania.

Batté i pugni sul legno pregiato trattenendo a stento lacrime di frustrazione.

“ Non posso arrendermi così, dannazione no!”

Si passò le mani bagnate sul viso.

Era fradicia, bagnata dalla testa ai piedi. Eppure aveva caldo, quasi si sentiva soffocare per la mancanza d’aria. Si alzò per aprire la finestra alle sue spalle, ma una voce, o era un sussurro?, la gelò sul posto proprio mentre stava scostando la tenda.

- Che ci fai tu qui?- la tenebra aveva parlato. Draco uscì fuori da un cono d’ombra al lato della libreria, con una bottiglia in una mano ed un bicchiere nell’altra.

La camicia aperta rivelava la pelle ricoperta di minuscole goccioline, diamanti sotto la pioggia, veleno alla luce del sole.

Hermione fece un passo indietro senza neanche accorgersene. Aveva trattenuto il fiato ed ora lo lasciò andare lentamente, tentando di imporre un freno all’ansia dirompente.

- L’ispezione Draco…oggi è venerdì- riuscì a rispondergli qualche secondo dopo.

Non poté vederlo in viso, perché si era appena voltato, ma poté comunque percepire la sua irritazione.

-Pessima idea- lo senti sogghignare mentre si accostava alla libreria.

- Cosa?-

- Venire qui…con questa pioggia, il temporale…sei fradicia non te ne si accorta?-  Draco le lanciò un’occhiata astiosa da sopra una spalla, per poi soffermarsi sul cumulo di fogli e libri sulla scrivania.

- Vedo che non hi perso tempo…trovato qualcosa d’interessante?-

- No…come hai fatto ad entrare? Non ti ho neanche sentito…-

Draco girò intorno alla scrivania, posandovi la bottiglia  ed il bicchiere.

-Dimentichi che questa è casa mia Mezzosangue, vado ed entro dove mi pare…tu piuttosto…-

- Draco io…- accennò Hermione, con tono vagamente colpevole.

- No Hermione, no. Non ti sbatto fuori solo perché sei autorizzata a stare qui, ma sappi che la tua è stata una mossa scorretta, molto scorretta. Una volta combattevi in modo molto più leale- e qui Draco la fissò, senza nascondere la patina torbida dei suoi occhi leggermente cerchiati di scuro.

Con un gesto repentino, quanto inaspettato il giovane Malfoy le afferrò il polso rudemente, costringendola a piegarsi sulla scrivania.

- Mi hai fatto arrabbiare, Hermione…- le sibilò all’orecchio, l’altra mano che le aveva afferrato languidamente il collo.

Hermione spalancò gli occhi incapace di reagire. Per niente pronta a farlo.

Sentì che Draco le torceva il braccio per costringerla a piegarsi di più, a prostrarsi di fronte a lui.

Trattenne a stento un gemito quando il polso scricchiolò pericolosamente. Hermione alzò gli occhi in una muta supplica.

Non l’avrebbe pregato, questo mai. Si sarebbe fatta rompere il braccio piuttosto.

Oltre al dolore al braccio Hermione sentì d’improvviso una morsa all’interno dei polmoni. Una morsa che divenne dolore vero e proprio quando Draco infilò a forza i suoi occhi nei suoi.

Un pezzo di cielo azzurrissimo e l’intero lago oscuro dentro di essi.

Un lago nero su cui quel pezzo di cielo non si rifletteva.

Non c’era niente in quegli occhi. Niente.

Ed Hermione dopo tanto tempo ebbe paura.

Perché non c’è niente di più spaventoso nel nulla.

 

 

Draco aveva aggirato la scrivania ed ora Hermione lo sentiva dietro di sé, il suo petto, come una gabbia, contro la sua schiena.

Non le aveva lasciato il braccio ma almeno aveva allentato la presa.

Con mano sicura Draco le sollevò il mento avvicinando la testa di Hermione alle sue labbra.

- Pregami di lasciarti andare e lo farò, Mezzosangue-

Hermione sorrise.

- Lo sai benissimo che non lo farò mai, Draco-

Draco la strinse di più tra le braccia. Quello che era nato come un modo per sottometterla stava assumendo le sembianze di un abbraccio disperato, violento, a tratti malsano.

- Perché dannazione, perché?-

Hermione usò quella forza che credeva di non avere per liberarsi da quella stretta. Giusto pochi millimetri per afferrare la bacchetta che aveva in tasca e puntargliela al petto. Un lampo squarciò il cielo.

- Perché io non sono come te-

 

 

Draco allargò le braccia in segno di resa, mentre Hermione si girava di scatto per trovarvisi faccia a faccia.

Respiravano entrambi a fatica come se avessero corso insieme per miglia e solo in quel momento si fossero fermati a riposare.

Draco calò gli occhi, quasi allarmati, sul polso che le aveva stretto fino a pochi istanti prima. Segni violacei intaccavano la pelle chiara poco sopra i guanti neri della divisa.

Fece per afferrarle la mano ma Hermione alzò la bacchetta minacciosa.

- Sta lontano-

Draco ritirò il braccio, sorpreso del suo stesso gesto. Pochi istanti prima avrebbe potuto romperle il braccio senza provare il minimo senso di colpa e ora…

- Lo hai voluto tu Draco, parla finalmente, oppure giuro su chi vuoi che ti torturo come non ho mai fatto prima-

Il giovane Malfoy abbassò la testa lasciando che i capelli gli coprissero gli occhi. La rabbia, la furia, gli piacevano, lo eccitavano…ma quando se ne andavano lo lasciavano sempre come una bambola senza imbottitura.

- Non posso-

Era già un passo avanti.

Hermione abbassò la bacchetta. Voleva forse dire che se avesse potuto avrebbe parlato? Che c’era qualcosa che gli impediva di farlo?

Ma lo sapeva Hermione, in quel momento non avrebbe ottenuto una parola di più. Non con Draco in quello stato.

Quando lui avanzò barcollante, come un moribondo, come un cadavere, Hermione lo lasciò fare.

Fece di nuovo per afferrale la mano lesa e se per un attimo Hermione fu tentata di ritirarla di nuovo non  lo fece.

Perché stranamente quella mano, quella di Draco, era calda. Più calda della sua, umida e tremante per il freddo.

Draco le  sfilò lentamente il guanto facendo attenzione a non farle male.

- Siediti-

Era tornato padrone della situazione. Sicuramente molto più di lei che aveva preso a tremare, non solo per l’acqua che le si gelava addosso.

Draco si voltò per prendere una boccetta sopra la mensola del camino mentre lei si accomodava su una poltroncina.

- è un unguento che ho preparato io. In poche ore i segni scompariranno-

[quali segni draco? Quali segni vuoi mandare via?]

Hermione si convinse che poteva fidarsi. Lo lasciò inginocchiarsi di fronte a lei e prendere possesso del suo braccio. La crema era fresca, le dita di Draco un piacere da non rivelare.

Poteva sembrare un atto ipocrita il suo, dopo che ra stato proprio lui a ferirla.

Ma Hermione non la vide così. Quel gesto, conoscendo Draco più di quanto avrebbe voluto ammettere, significava molto. Quella crema erano le scuse che a voce non le avrebbe mai fatto. Quelle dite erano i baci sulla ferita che non le avrebbe dato.

- Come va il braccio?- le chiese lui dopo qualche istante di silenzio di troppo.

Hermione non capì subito.

- Sì il braccio…era solo un graffio niente di più, è guarito in pochi giorni-

Draco sorrise compiaciuto.

- Allora ha funzionato, sono stato bravo-

- Che vuoi dire?-

Draco sospese il suo dolce massaggio ed Hermione rimpianse di aver parlato.

- Non te l’ha detto Potter? Te l’ho curato io il braccio, non quell’incapace di una medimaga-

Hermione ritirò di scatto la mano proprio mentre Draco si alzava in piedi.

No, Harry non gli aveva detto nulla. E aveva fatto bene, visto come ce l’aveva con Draco subito dopo la festa.

Il giovane Malfoy capì tutto soltanto guardandola.

- Certo, c’era da immaginarselo-

Rimasero in silenzio per qualche minuto, silenzio che fu interrotto solo da Draco che accese il fuoco nel piccolo camino con un colpo di bacchetta.

Si lasciò cadere seduto sul pesante tappeto davanti ad esso mentre con la telecinesi avvicinava la bottiglia ed il bicchiere che aveva lasciato prima sulla sua scrivania.

- Ne vuoi?-  chiese ad Hermione agitando leggermente verso di lei la bottiglia ancora chiusa.

- No, io credo che..-

- Allora vieni qui ad asciugarti- la interruppe bruscamente Draco.

Era difficile stabilire dove finisse la proposta e iniziasse l’ordine. Tuttavia, probabilmente quella frase non sottintendeva nessuna delle due, ma solo un invito, non gentile, ma pur sempre un invito.

Hermione si avvicinò cauta, confusa da quel comportamento, ma ancora più confusa da se stessa.

Si accoccolò davanti al camino, le ginocchia strette al petto, i capelli umidi e ricci incollati alla fronte. Sbirciò in direzione di Draco per capire che intenzioni avesse.

Fissava il fuoco ed Hermione notò che era leggermente brillo: gli occhi vagamente lucidi, le guance piacevolmente arrossate. Il sudore gli illuminava la pelle come se fosse d’argento.

Hermione avrebbe voluto toccarlo. Sentire il suo sangue pompare forte nelle vene, il calore che il fuoco riusciva a donare al suo corpo altrimenti gelido. Lo desiderava ed ormai non ne faceva più un segreto a se stessa.

Quando una goccia di vino gli scivolò su una guancia e poi, lenta, sul mento fu tentata di allungare la mano e afferrarla prima che potesse cadere.

Sentiva i muscoli che le dolevano per lo sforzo di stare ferma. Per lo sforzo di non cedere. Draco non la guardava neanche, come se non fosse nemmeno consapevole della sua presenza. Quella era tortura. E lei non era poi così brava a resistere. La sua volontà, tutti i suoi propositi si stavano dimostrando più deboli che mai.

- Io me ne vado, Draco- sussurrò con la gola improvvisamente ed inaspettatamente secca.

Hermione non lo vide neanche muoversi.

Si alzò delusa, quasi sul punto di piangere. Voleva essere fermata. Voleva che lui la fermasse.

Ma lei infondo non aveva occhi per guardare. Non lo aveva visto trattenere il fiato a quelle sue ultime parole. Non l’aveva visto irrigidirsi. Non aveva notato come Draco aveva stretto il bicchiere fra le mani quasi fino a romperlo.

Hermione non lo aveva visto perché già si era arresa.

Quando le sue dita si chiusero sulla maniglia della porta sospirò.

L’abbassò e chiuse gli occhi. Anche quell’ispezione era stata un disastro.

Poi qualcosa l’afferrò alla vita.

Due mani forti ma gentili si incrociarono sul suo ventre ed una testa bionda si accoccolò nell’incavo tra la spalla ed il collo, respirando forte il suo odore.

[era finita quell’apnea tanto dolorosa. Draco, torna pure a respirare]

Hermione lasciò la maniglia.

Le loro erano esistenze che dondolavano da sempre come acrobati sulla fune tesa.

Draco, pazzo, folle, decise di tagliarla quella fune.

- Resta-

Proposta, ordine…supplica?

Non aveva importanza.

Hermione restò.

 

“Wait, and please stay
Did you mean to push me away?
Please wait and just stay
Did you want it to be this way?

 

 -Stay, Elisa-

 

 Era una notte buia e tempestosa…e quello che accadde dopo non fu colpa di nessuno.

 

 

Spazio autrice: sono stata più di due settimane inattiva, priva di energie ed ispirazione, ed in un solo pomeriggio, ovvero ieri, ho scritto il chap. Non solo, ho fatto anche di più, ho scritto più di metà del 14° e se tutto va bene lo postero prestissimo. ^_* L’estate è arrivata, la scuola è finita ed ora sono (quasi) tutta vostra!  Inutile dirvi che mi fa sempre piacere ricevere i vostri commenti…bacioni a tutte voi ed in particolare a:

 

Lyoko: Ciao tesoro! Il tuo sesto senso ti ha aiutata anche stavolta? Visto il ritardo con cui ho aggiornato, temo di no. Cmq l’Hermione donna che più donna non si può comincia a farsi vedere…e non aggiungo altro! La pioggia e la notte portano consiglio…^_^…e poi, particolare da non sottovalutare, la Piattola Pansy non c’è!

Cara compagna di fede calcistica, io ti saluto e vado a finire il 14° chap! Te fammi sapere che ne pensi del capitolo, ok? kissottini

 

Sinylla: Noto con piacere che la vedi esattamente come me. Alcune ragazze trovano l’accanimento di Hermione un po’ esagerato, ma d’altronde questa è una parte fondamentale della storia. Hermione potrà anche cedere in qualche modo, ma quello che al momento vuole veramente è vederci di nuovo chiaro su Draco. Che lo desideri ancora è evidente ma lei, testarda ed orgogliosa, non può dimenticare facilmente. Bene tesoro, ora ti saluto e ti ringrazio perché come sempre sei fantastica con i commenti! Fammi sapere che ne pensi di questo chap, ok? Bacioni

 

White_tifa: sono contenta che i capitoletti small small ti sino piaciuti! Ma la storia va avanti indipendentemente dalle menti contorte dei protagonisti, perciò eccoci ad un nuovo chap. Ti dirò, personalmente mi piace come è venuto, ma io sono evidentemente di parte perciò aspetto come sempre un tuo parere! Besos

 

SweetChocolate: Ciao carissima! Bene, il capitolo è sicuramente più lungo degli ultimi due e di cosine sul fuoco ce ne sono parecchie ( almeno per me, che ho fatto una faticaccia a scriverlo!). Sai, sei una delle poche ad aver preferito il capitoletto su Herm piuttosto che quello su Draco. La cosa mi fa ovviamente piacere, anche perché personalmente, e lo dico senza falsa modestia, mi piacciono indistintamente tutte le cose che scrivo. Ci sentiamo presto! Kisses

 

Lunachan62: Wow, io non avrei saputo dirlo meglio! L’obiettivo di quei capitoletti era esattamente quello che hai detto te. Mi sa che sto diventando un po’ troppo trasparente…ma niente paura le case si complicheranno (ancora!) molto presto! Baci carissima, spero di sentirti presto!

 

Kittyna: ciao! Mi rende sempre felicissima avere qualche nuova adepta (oddio mi sembra di star parlando di una setta!) e ti ringrazio moltissimo per tutti gli splendidi complimenti! Ti prendo in parola e spero che non mollerai la fic fino alla fine. Spero di sentirti presto, besos ^_^

 

Aysha: Oh, anche io sono nata in ritardo….mi sa che questo fatto comporta una naturale predisposizione alla lentezza in ogni situazione! Cmq dopo aver fatto il punto della situazione, si torna alla storia…hihihihi…ok scimmiotta (lo sai, mia madre mi chiama sempre così!), non voglio parlare troppo, te continua a pregare in aramaico turkmenistano, ma prenditi qualche pausa ogni tanto! A prestissimo, besos

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Capitolo 14
*** A letto col nemico ***


Il tappeto era morbido e caldo

14- A LETTO COL NEMICO

 

 

Era una notte buia e tempestosa…e quello che accadde dopo non fu colpa di nessuno.

 

 

Il tappeto era morbido e caldo.

Draco ce la spinse senza fretta assaporando ogni piegamento, ogni movimento,  di quel corpo che dalle sue braccia scivolava a terra. Sussultò spaventato quando per qualche brevissimo istante, lui che ancora era seduto accanto a lei, non la sentì più fra le braccia. Hermione si puntellò sui gomiti e con una mano andò ad accarezzare il collo di Draco, chiaro invitò a scendere con lei all’inferno. Chiaro invito a non lasciarla sola.

Lui le baciò la mano, i polpastrelli, boccioli ancora acerbi, il polso ferito, l’incavo del gomito che profumava come il fulcro sacro di una rosa.

Le aveva tolto la maglia bagnata della divisa da Auror e neanche se lo ricordava. Era fredda e rabbrividiva come una bambina spaventata.

Lui calò su di lei, famelico e feroce come un lupo, dolce come un giardiniere con i suoi fiori più belli.

La baciò, non la bocca, non ne era ancora degno, non si sentiva ancora pronto; ma il collo, le spalle, la clavicola, il seno, lì dove il bordo di pizzo del reggiseno delimitava ed opprimeva la carne tenera e calda.

Hermione inarcò leggermente la schiena per permettetegli di slacciarlo. Quando anche quell’inutile indumento fu tolto, Hermione prese il comando. Fremeva al solo pensiero di poterlo toccare. Gli premé le mani sul petto [sul cuore] per sentire che c’era veramente [che batteva per lei], che non se lo stava sognando. Che quel corpo era lì, per lei sola e per nessun’altra.

Quando gli sfilò la camicia rabbrividì per un attimo.

Il Marchio Nero.

Sapeva che c’era, tante di quelle volte in passato lo aveva baciato, tante di quelle volte ci aveva poggiata, dolcemente, la guancia.

Ma le fece ugualmente male vederlo. Fecero male i ricordi,  il nero ed il cuore.

Draco se ne accorse e con la paura negli occhi calò a tradimento la bocca sulla sua.

Avrebbe voluto aspettare, ma non poteva perderla così.

Per un tatuaggio, per lo stendardo di qualcosa in cui non credeva più.

L’avrebbe convinta così, baciandola, violentandole l’anima nell’unico modo che conosceva.

Che vedesse soltanto lui, non quello sfregio nero. Che lo dimenticasse all’istante.

Ed Hermione lo fece.

Gli intrecciò le braccia al collo stringendogli i capelli tra le dita.

C’era disperazione in quel bacio. Mentre le lingue si allacciavano, le labbra si colpivano ed i denti sbattevano dolcemente.

Le grandi mani di Draco le accarezzavo intanto la schiena nuda, ora finalmente calda, scossa non più da brividi di freddo. Poi le dita fra i suoi ricci umidi, odorosi di lavanda e biancospino.

Le fiamme nel camino si alzarono.

Hermione sospirò nella bocca di Draco, in cerca d’aria.

- Non riesco a respirare…- riuscì a dire ansimando.

Draco le lasciò la bocca cominciando a succhiargli dolcemente il labbro inferiore.

- E allora non farlo-

Si avventò di nuovo. Come un assetato nel deserto, su un pozzo.

Lei era acqua. E sale sulle ferite, ma anche acqua per lavarlo via.

Sospirarono insieme l’uno nella bocca dell’altra, fiato che si condensava, labbra che oramai facevano quasi male. Resistevano entrambi a fatica. Volevano di più e quel di più, dannato fosse il cielo, era a portata di mano.

Hermione scese con mano sicura sulla cinta dei pantaloni di Draco, quando questo le bloccò i polsi stringendo i denti fino quasi a spezzarseli.

- Aspetta-

La spinse con il suo corpo contro il tappeto, mentre con la mano le accarezzava il ventre piatto. Scese col viso sul suo seno e la cascata bionda dei suoi capelli fu l’unica cosa che Hermione riuscì a vedere.

Le baciò un seno poi l’altro ed ancora di nuovo.

Scese con le labbra sul ventre, le passò la lingua sull’ombelico, fermandosi proprio sopra l’elastico dei pantaloni della divisa.

Glieli fece scivolare sulle gambe con una facilità straordinaria.

Hermione fece per alzarsi su, impaziente, ma Draco la spinse di nuovo a terra.

- Ti detesto Malfoy!- trillò lei con la voce roca.

- Anche io Mezzosangue…anche io…-

La frase di Draco si spense sull’elastico dei suoi slip.

Una mano salì lungo la sua coscia, troppo lentamente per Hermione, e quando arrivò ad accarezzarle il fianco lo fece con una lentezza esasperante.

Draco sembrava felice di prendere possesso del suo copro lentamente, millimetro dopo millimetro.

E lei soccombeva sotto quella dolce tortura.

Aveva la nebbia in testa e le farfalle nello stomaco. Non voleva pensare. Voleva vedere soltanto lui.

Quando la mano di Draco si intrufolò sotto gli slip, Hermione si lasciò sfuggire un ansito strozzato.

E poi furono solo luci e colori.

Quelle mani sapevano fare cose che avrebbero fatto impazzire chiunque.

E lei, suo malgrado, non era così forte da resistergli.

Tra quelle mani era sempre stata particolarmente propensa a perdere se stessa. Non solo la ragione, ma anche tutto il resto.

Era nuda ormai.

Draco la bacio di nuovo e quando Hermione lo sentì accomodarsi sopra di lei le sue mani corsero svelte in basso.

La cintura era già slacciata, e sbottonargli i pantaloni non fu un problema.

Il peso del corpo di Draco sul suo le tolse per un attimo il fiato; era una sensazione che ormai aveva dimenticato.

Il suo respiro irregolare, i suoi capelli a sfiorarle il viso, gli occhi che si scioglievano e da ghiaccio diventavano acqua, aveva dimenticato tutto.

Ed ora che erano più reali che mai, erano quasi dolorosi. Di una bellezza sconvolgente che la lasciavano tremante e smarrita, in preda ad un languore così forte quasi da farla svenire.

Hermione pensò che un bimbo appena nato che viene alla luce e che grida al suo primo respiro dovesse sentirsi esattamente come lei in quel momento.

Serrò gli occhi nel tentativo di non affogare in lui, di non perdersi in quell’immenso mare ghiacciato.

Draco prese quella sua reazione per esitazione. Per paura, forse.

- Hermione, guardami- c’era una nota tremante nella sua voce.

Hermione aprì gli occhi, una lacrima che le rotolò meschina e traditrice dall’angolo di un occhio, dorato alla luce del camino.

- Oh santo cielo- sussurrò andando ad asciugarsela di corsa.

Non si accorse di Draco che la fissava attonito, il terrore negli occhi.

Non subito almeno.

- Hermione…non mi vuoi?-

Un’altra lacrima scivolò giù.

Non lo aveva mai visto così volubile, così indifeso. Fragile come un bellissimo calice di cristallo.

Hermione gli accarezzò le spalle, tese per lo sforzo di tenersi su per non caderle sopra, poi il collo e la guancia.

Lui piegò il viso, come un bimbo tenero, per permettere al suo palmo di toccarlo più a fondo.

Si stava trattenendo per lei, perché l’aveva vista in quel modo e non aveva capito. E lei, la saccente Hermione Granger,  non era capace di spiegargli come si sentisse in quel momento, in cui tornava a respirare dopo anni di apnea.

Hermione tese solo il collo andando a baciare le labbra serrate di Draco.

- Non dire sciocchezze…-

Lo spinse contro di sé, fronte contro fronte, occhi negli occhi.

Le sue mani sul suo viso, quelle di Draco tra i suoi capelli.

- Ti voglio da impazzire-

Draco sorrise chiudendo gli occhi.

Il cielo fu squarciato da una serie di fulmini prorompenti, che illuminarono la stanza a giorno.

Ora era pronto a perdere se stesso dentro di lei.

 

“Ci morirei, ci morire, su quel tuo corpo bianco e bello morirei

E tu lo sai, Dio, se lo sai

Per questo spingi forte tanto da sfondare…

 

- Biagio Antonacci, Lascia stare-

 

Fu magia e sangue e fuoco.

La stanza scomparve, il maniero con lei.

La colpa, se c’era, si perse tra la cenere del camino. 

 

**********

 

Il palmo di Hermione gli poggiava sopra l’avambraccio sinistro, sul Marchio Nero.
Ma quel contatto inconsapevole non sembrava turbarla, al contrario: quel gesto aveva qualcosa di protettivo, come se prima di cadere nel sonno avesse voluto assicurarsi di poter tenere sotto controllo la parte più pericolosa di lui, quella che poteva farle del male, quella contro la quale, lei apertamente, lui in segreto, stavano combattendo da anni.

Draco poggiò la testa sul braccio destro, tornando a guardarla dormire.

I lividi sul polso erano quasi del tutto scomparsi.

Draco strinse gli occhi maledicendosi.

Aveva rischiato di farle davvero del male. Esattamente quello che stava tentando in tutti i modi di non farle.

Quando sollevò le palpebre trovò Hermione a fissarlo impassibile.

Draco le accarezzò la schiena nuda con una mano, coprendole poi le spalle con la coperta che aveva materializzato quando si era svegliato.

Gli occhi di lei si fissarono vitrei prima sul suo braccio sinistro, sul Marchio, poi sulla sua mano…dove la fede d’oro riluceva nella penombra.

Un lampo di dolorosa rabbia le sfrecciò nelle iridi brune, prima che Hermione corresse a nascondere il viso tra le braccia incrociate.

- Mezzosangue…- sussurrò il giovane Malfoy.

- Shhh, zitto ti prego- esalò Hermione, con tono leggermente isterico.

Draco notò che le tremavano le spalle. Ma non piangeva, no.

La sua era rabbia.

Malfoy strinse il pugno sbattendolo rabbiosamente sul pavimento.

- Dannazione!-

Hermione scattò su a quell’imprecazione violenta. Gli afferrò la mano che aveva battuto portandosela teneramente alle labbra - Lascia stare, Draco, perdonami-

- Non ti devo perdonare di niente è colpa mia e basta, io…-

- Shh, non dire cavolate. Lo sapevo che eri sposato, Draco. Lo so anche adesso…ora me ne vado, ok?-

Draco si tirò su a sedere, lentamente, come se gli costasse un’enorme fatica; allungò le braccia affusolate e muscolose per poi stringersi possessivamente Hermione al petto.

- Te non vai da nessuna parte-

Hermione boccheggiò per un attimo, con l’orecchio sul petto di Draco che ascoltava quanto quel cuore lì sotto battesse all’impazzata.

- Ma…- tentò di replicare l’ex Grifondoro.

- Pansy è via. Torna fra una settimana- le sussurrò Draco all’orecchio, come se quello bastasse, come se quello risolvesse tutti i loro problemi.

Hermione puntò le mani sul petto di Draco staccandosi a forza da lui.

- No Draco. Non ho rinunciato, hai capito? Continuerò ad indagare, a cercare, farò del mio meglio…non è cambiato niente-

Draco, a quelle sue parole concitate, inaspettatamente rise.

- Oh, Hermione, non pretendevo che tu gettassi la spugna solo per la notte passata insieme. Non saresti stata tu, altrimenti. Però abbiamo reso il gioco più interessante, non credi?- le disse Draco sempre sorridendo, ora vagamente malizioso, mentre le sistemava un ricciolo dietro l’orecchio.

Hermione gli bacio la mano di sfuggita.

- Sì, credo proprio di sì-

 

 

La sua divisa era ormai asciutta. Hermione se la infilò lentamente mentre Draco non le toglieva gli occhi di dosso.

- Lavori oggi?-

Hermione sospirò.

- Sì, ho l’allenamento con le nuove reclute-

- Piccoli Auror in erba…sei libera stasera?-

Hermione lo guardò di traverso.

- Ho capito, ho capito…ma se voglio ti troverò lo stesso, lo sai vero?-

Hermione non riuscì a non sorridere con un po’ d’amarezza.

- Lo so, ma preferisco non essere io a condurti da me…-

- Sono così terribile?- le chiese lui con falsa innocenza.

- Non sai quanto-

Hermione pronunciò quelle ultime parole con più animosità di quanto avrebbe voluto, così afferrò di scatto la maglia della divisa dal mucchio di vestiti sparsi a terra e cominciò a rivestirsi con studiata lentezza.

Lasciò che i riccioli le ricadessero sul viso, nascondendo occhi, emozioni, tutto.

Strano come in un solo istante l' aria che li separava sembrava essersi fatta densa e pesante.

Draco, rettile che sgusciava nell’ombra, in un attimo le fu accanto. Pronto a liberarle il viso.

Poi la consapevolezza, dura, improvvisa, di non poter arrivare in nessun modo a ciò che era celato dal velo color miele di quegli occhi insondabili.

La certezza che di segreti ne aveva anche lei, e che per il momento non era disposta a rivelarli.

Hermione, forse per scrollarsi di dosso la tensione di quel momento, calò a tradimento gli occhi sul braccio sinistro di Draco.

- Che hai fatto al Marchio?-

L’ex Serpeverde scosse il capo come se non avesse sentito bene.

- Non far finta di non capire…ho visto tua zia farlo tornare vivido, vivo, ed invece ora sembra sbiadito e rovinato come se avessi tentato di lavarlo via…come è possibile?-

L’ultimo dei Malfoy tremò impercettibilmente  e giratosi di scatto lasciò ad Hermione la visuale della sua schiena, tesa allo spasmo. Con la mano destra si strinse rabbiosamente l’avambraccio sinistro, quasi a volerselo strappare via.

- Lascia stare, Hermione-

Era ancora presto per quello. Era ancora presto per tutto.

Hermione sollevò le spalle con noncuranza.

- Va bene, vorrà dire che scoprirò anche questo, Draco-

Lo sentì ridere sommessamente a quelle sue parole.

Se non altro non era arrabbiato con lei.

- Bhe alla prossima, Malfoy-

- Alla prossima, Granger-

Hermione si avviò lentamente alla porta ma prima di aprirla si girò di scatto con un sorrisino malizioso sul viso.

- Draco?-

- Si?- le rispose lui, sempre girato di spalle.

- Sei sempre il migliore-

 

**********

 

Quando Hermione raggiunse la sua macchina, la giornata si preannunciava già positiva.

Il cielo si era schiarito ad est, ed una piccola semisfera di fuoco sbucava timida tra le cime dei monti in lontananza.

Gli alberi ancora bagnati sembravano prendere fuoco ai primi bagliori rossastri dell’alba.

La campagna inglese si preparava ad una nuova giornata, la prima di sole dopo quasi una settimana di grigio e pioggia.

Hermione salì sulla sua macchina. Mezzora e sarebbe tornata nella sua vita di sempre. Quaranta minuti se avesse guidato piano.

 

 

 

 

Spazio autrice: Uff, che fatica! Ragazze, è la prima volta che scrivo un capitolo con delle scene un po’ spinte (sono piccola ed ingenua, io!) perciò non me ne vogliate se non è venuto proprio come ve lo aspettavate. Ho fatto del mio meglio ve lo assicuro, ma d’altronde si può sempre migliorare (e speriamo, che se rimango a ‘sta schifezza sto fresca!). Fatemi sapere che ne pensate (anche perché sto notando con un po’ di tristezza che i commenti diminuiscono di chap in chap… L ) e se avete delle critiche da farmi o dei consigli da darmi sappiate che sono ben accetti! Un saluto speciale a:

 

 

Lyoko: Ciao!!! Ti ho citata per prima anche stavolta, contenta? Comunque se sono riuscita a lasciarti senza parole allora sono stata proprio brava! Il mio enorme ego a parte, che ne dici del chap? Da te mi aspetto un bel commento spassionato, con critiche incluse…mi fido, capito? Bacionissimi e a presto J

 

Kittyna: ciao carissima! Sai, non tutto quello che scrivo ha sempre un senso logico XD, perciò il pezzo in cui dico che negli occhi di Draco non c’è nulla, non ha particolari spiegazioni…mi piaceva così, ecco. Serve più che altro ad accentuare il fatto che in quel momento Draco non è proprio in sé, come dimostra subito dopo facendo la bua alla piccola herm…ecco svelato il mistero! Cmq che ne pensi di qst chap? Non sono sicura che sia venuta molto bene, ma fammi sapere lo stesso, se vuoi! Baci

 

Synilla: Tesoro, addirittura mi invidi? Grazie, ammetto che la cosa mi lusinga molto. Ma io fossi in te non mi sottovaluterei in questo modo; ho letto le tue fic, ti ho pure lasciato un commento mi pare, sono carine e mi piacciono. Poi mi sono salvata i primi chap di “c’è un gufo per te” e appena ho un minuto corro a leggerli e ti lascio un bel commentino. Fino ad ora hai fatto un bel lavoro con le altre shot, non hai nulla da lamentarti. Figurati, io per arrivare a farmi conoscere un po’ ho dovuto scrivere cose su cose che spesso non sono neanche piaciute tanto… per quanto riguarda dracuccio, se te lo dico adesso perché si macera il fegato in quel modo dopo che gusto ho a tenervi sulle spine? Cmq la situazione si muoverà a breve…La scuola invece, sono usciti i quadri ed è andata più o meno come mi aspettavo …se penso che l’anno prossimo ho gli esami! Te invece? Spero di sentirti presto!   J

 

SweetChocolate: Ciao cara! Come vedi tra i nostri piccioni è accaduto più che un semplice qualcosa…dici che sono stata frettolosa? Non so, ma spero di no. Insomma ho a disposizione una storia intera per farli incasinare, ma un po’ di sano respiro ci vuole anche per loro. Ovviamente il commento per questo chap è d’obbligo…sono talmente insicura di come è venuto che se non leggo qualche parere spassionato vado in esaurimento! A presto, besos

 

Erin: Hai ascoltato l’ultimo chap con “il tango di Roxanne” in sottofondo? Mitica! È così passionale quella canzone, non avrei saputo trovare niente di più adatto…spero che tu lo abbia messo su anche in questo chap perché se nell’altro stava bene qui ci calza proprio a pennello! Cmq, che ne pensi? Se vuoi fammi sapere, kisses

 

Gemellina: Finalmente ci risentiamo! Ti perdono perché ho visto che stai andando alla grande con “Qual’è l’indirizzo dell’amore?”, e soprattutto perché mi pare di aver capito che hai gli esami …Oggi avete fatto italiano, giusto? Come è andata? Ma come fai a gestire tutto, per di più così bene? Io i tuoi capitoli me li divoro proprio…a volte mi fai ammazzare dalle risate! XD Sarei proprio da tirata di orecchie perché ho commentato solo una volta, ma sappi che ti seguo sempre e che ti apprezzo più che mai! Cmq dai, non me lo merito il barilone di tè caldo, no? Ti saluto tesoro, a presto e tanti in bocca a lupo x gli esami!!! (a me toccano l’anno proximo ^_^)

 

White-tifa: Sei sempre troppo buona, lo sai? Hai ragione, the show must go on…Comunque spero che gli ultimi sviluppi siano stati di tuo gradimento…se così non fosse fammelo sapere, ok? Voglio sapere davvero che en pensi di questo mio primo esperimento piccante! A presto, kisses

 

Lunachan62: Ciao carissima! Hai perfettamente ragione, prima che le cose si complichino ulteriormente, lasciamo hai nostri piccioni il loro meritato riposo…oddio,non è che si siano riposati poi tanto! ^_* Spero di non aver scritto una pecionata (come si dice dalle mie parti), ma se così non fosse non farti scrupoli a dirmelo! Ormai mi fido, fammi sapere che ne pensi, ok? Bacionissimi e a presto

 

 

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Capitolo 15
*** Rosso all'orizzonte ***


15-

Non ho mai dedicato un capitolo a qualcuno, ma oggi credo proprio che lo farò…a chocogirl, alias Giulia nonché mia migliore amica, che ho rimbambito per due anni parlandole di fanfiction mentre lei faceva finta di capire di cosa stessi parlando.

A te che finalmente hai letto tutte le fic di Kysa è hai capito quanto è bello questo mondo di storie e parole e ti sei appassionata così tanto che a breve pubblicherai finalmente una fic tutta tua.

Sperando che questa dedica sia di buon augurio per il tuo debutto nel fantastico mondo delle fanfiction.

Ti voglio bene.

So che questo chap non ti piacerà (nessuno si ritroverà a grufolare nel letto o in qualsiasi altro posto, come piace tanto a te…^^ ma sappi che da qui in poi di avventura, in qualsiasi modo tu la intenda, ce ne sarà a bizzeffe!),  ma goditelo perché è tutto tuo!

 

 

15- ROSSO ALL’ORIZZONTE

 

 

Quando le porte del lussuoso ascensore si aprirono con un allegro scampanellio, Hermione trovò Harry ad attenderla con un sorriso smagliante.

Per Hermione era inconfondibile anche sotto il cappuccio scuro del mantello.

I suo invito al Bloody Rose le era arrivato tramite Edwige appena tornata a casa dal lavoro.

Sicuramente non poteva esserci niente di male a svagarsi un po’ dopo una giornata passata ad addestrare le piccole, giovani e diabolicamente pestifere reclute Auror, appena diciottenni.

Peccato che il suo sorriso che avrebbe voluto essere splendente come quello del suo migliore amico, non riuscì neanche lontanamente ad apparire sincero.

Hermione sì strinse involontariamente con la mano destra il polso sinistro, già stretto da una bella fasciatura.

Aveva tentato in tutti modi di non pensare agli eventi della notte prima, ma ovviamente non ci era risuscita.

Tuttavia ora che aveva Harry davanti, schietto e cristallino come solo lui sapeva essere, la sua visione dei fatti subì una brusca modifica.

[Tradimento]

Se durante gli allenamenti aveva sfoggiato un’espressione vagamente sognante, tutt’ad un tratto i lineamenti le si indurirono lasciando il posto ad una smorfia decisamente sofferente.

Che cosa aveva fatto?

Era tornata al punto di partenza, più o meno a tre anni prima…non male per una che si definiva una persona che non ritornava mai sulle proprie scelte.

“Sarà l’eccezione che conferma la regola?”

Non ne era tanto sicura, ma per il momento quell’eccezione, malgrado il senso di tradimento e tutta una serie di paranoie che ovviamente non potevano mancare, la faceva sentire felice.

Non serena ovviamente, né pacifica, né tanto meno tranquilla.

[Eccitata]

Ma magnificamente eccitata.

Solo quando Harry la guardò un po’ disorientato Hermione si rese conto di non essersi mossa ancora di un millimetro dall’ascensore che una coppietta di giovani maghi che puzzavano di snob purosangue anche a miglia di distanza stava tentando di occupare, incuranti che lei si frapponesse tra loro e la loro meta.

Forse aveva scritto  sono una mezzosangue in fronte, ecco perché neanche le chiesero permesso.

Harry la trascinò via all’improvviso afferrandola per il braccio sinistro ed Hermione riuscì a malapena a trattenere un gemito per il dolore.

- Sono gli Hutson, meglio non irritarli- le sussurrò lui all’orecchio.

Hermione si voltò, ancora senza mantello e cappuccio, per un’occhiata fugace alla giovane coppia.

Le porte dell’ascensore stavano per chiudersi ma le parve che la donna, un’anonima ragazza bionda e minuta, le lanciasse un’occhiata di biasimo.

Stranamente e molto inquietantemente infuocata.

Hermione si voltò scotendo il capo.

No, doveva essere una sua impressione, lei non li conosceva neanche di vista gli Hutson.

Harry stavolta non la portò ai tavolini ma la condusse al bel bancone di marmo nero dove una figura incappucciata sembrava attenderli.

Ciocche di fuoco le sfuggivano dal cappuccio.

- Ciao Gin!- trillò Hermione riconoscendola subito.

La ragazza si scostò leggermente il cappuccio per sorriderle cordiale.

- Hermione, mi sei mancata, è dal giorno della festa dai Malfoy che non ci vediamo!-

Hermione si sedette sull’alto sgabello nascondendo sotto il cappuccio del mantello che Harry le aveva appena dato, il sorriso sghembo natole al pensiero della festa.

E a tutto ciò che quel pensiero si portava dietro.

- Ciao Hermione, che cosa ti offro?-

La bella voce suadente le sciolse i ricordi che aveva in testa.

Edward Dalton, oltre il bancone, stava asciugando con un panno lindo un bel calice di cristallo mentre la fissava in attesa della risposta.

-Oh sì…un acquaviola, grazie Edward -

Il ragazzo le strinse l’occhio allontanandosi verso le bottiglie di alcolici allineate su tre file di mensole.

- Allora novità interessanti?-

“ Altroché!”

Hermione tossì rumorosamente prima di rispondere a Ginny.

- Oh bè…no, niente di che, il solito-

Aveva caldo, e sicuramente doveva avere le guance in fiamme.

Mentire era probabilmente una delle poche cose che non avrebbe mai imparato a fare alla perfezione.

Vide Harry guadarla apprensivo come se sentisse che c’era qualcosa che non andava.

Si era seduto accanto a lei.

Lui da una parte e Ginny dall’altra. Era in trappola.

Hermione fu grata a Edward che tornò con la su bibita. Aveva un pretesto, per quanto misero,  per essere concentrata su qualcos’altro.

La conversazione fra i due fidanzati continuò senza di lei.

C’erano, come era prevedibile, molti clienti quel sabato sera.

La confusione, stranamente, l’aiutò ad estraniarsi.

La fiamma di una candela, una di quelle profumate sparse un po’ per tutto il locale, attirò la sua attenzione…le venne in mente un bel camino in una notte di temporale…capelli biondi e pelle fredda…

Uno dei bicchieri che Eward stava lucidando all’improvviso cadde a terra rompendosi rumorosamente.

Hermione sobbalzò spaventata come se fosse stata scoperta a commettere qualcosa d’illegale.

Le sembrò che Edward le lanciasse un’occhiata guardinga e sospettosa prima di chinarsi sulle schegge di cristallo e scomparire sotto il bancone.

Le sue paranoie cominciavano sfiorare il ridicolo.

- A quanti siamo arrivati Ed?- ammiccò il bambino sopravvissuto, sorridendo sornione.

Una risatina giunse da sotto il bancone.

- Diciotto, credo…dai Harry, ne mancano ancora due, non l’ho ancora persa la scommessa!-

Harry si girò divertito verso Ginny ed Hermione che lo guardavano senza capire.

- Ho scommesso 50 galeoni che Edward riuscirà a rompere 20 bicchieri entro la fine del mese- spiegò Harry.

Ginny fece una deliziosa smorfietta che sarebbe dovuto sembrare un segnale di critica per l’immaturità del suo ragazzo ma che invece fece sorridere Harry.

Hermione abbassò gli occhi.

L’intimità che c’era tra Harry e Ginny la metteva sempre un po’ in imbarazzo.

Le chiacchiere ripresero senza di lei.

I due dovevano aver capito che per quella sera non sarebbe stata un’ottima compagnia. Li ringraziò mentalmente per non aver fatto altre domande a cui sarebbe stato difficile trovare una risposta sincera.

Sorseggiò svogliatamente la sua acquaviola impedendo nel frattempo ai suoi pensieri di intraprendere strade pericolose.

La sua solitudine però durò soltanto pochi istanti.

Una parola della conversazione in corso attrasse inevitabilmente la sua attenzione.

- Avete detto…Ron?- balzò su lei con più foga di quanto avrebbe voluto.

Si era lasciata scivolare quel nome dalla bacca con la stessa facilità con cui Harry stava buttando fuori il fumo della sigaretta che aveva appena acceso. 

Ginny la guardò perplessa.

Harry fece lo stesso la sigaretta, pericolosamente in bilico tra l’indice ed il medio, dimentica.

“Mi sa che era meglio che stessi zitta”

Ma la bomba ormai era stata sganciata.

E avrebbe fatto un gran bel botto.

- No Herm, stavamo parlando dei Patch Roll che hanno vinto contro le Aquile Rosse... forse hai capito male- le rispose Ginny con tono pacato. Troppo pacato.

Hermione si schiarì nervosamente la voce. Quidditch…

- Certo Ginny, scusate-

“ Perché non me la cucio questa dannata lingua, perché?”

- Ti manca, vero?-

Hermione tirò su gli occhi a fatica. Era stato poco più di un sussurrò che però era bastato a far sobbalzare Ginny sullo sgabello e a sconcertare lei.

Harry non guardava loro ma si fissava le mani con occhi colpevoli.

Non ne avevano mai parlato da quando Ron se ne era andato.

- Bè sì un po’…ma non è un problema Harry, sul serio- tentò di rassicurarlo Hermione.

Tuttavia le salì uno strano e fastidioso nodo alla gola, mentre parlava.

Si girò verso Ginny cercando conferma alle sue parole, ma anche lei si era voltata dall’altra parte, chiusa in un ostinato silenzio.

Era tutta colpa sua che lasciava sempre a piede libero al sua stramaledetta lingua.

Forse sarebbe stato meglio rimanere a casa.

Ci mancava solo che Ginny ed Harry si mettessero a litigare per le sue sciocche parole!

- Ehm, ragazzi credo che andrò a casa, è stata una lunga giornata…-

Harry sollevò implorante i suoi occhi verdi su di lei. Se l’avesse lasciato in balia di Ginny, avrebbero sicuramente litigato. E lui, come al solito, non ne sarebbe uscito vincitore.

- Ecco, Harry non…- tentò di dirgli Hermione, impacciata.

- Accompagna a casa Hermione, Harry- proruppe Ginny con voce cavernosa, interrompendola.

Era, evidentemente, un ordine ma a suo modo, anche una proposta di pace.

Nel frattempo lei avrebbe avuto il tempo di sbollire la rabbia.

- Sì Harry, era proprio quello che volevo chiederti, mi accompagni?-

Il bambino sopravvissuto venne salvato, per l’ennesima volta, in extremis.

Sospirò.

- Ok, andiamo-

 

**********

 

 

Quel divano di pelle rossa gli piaceva da morire.

Draco ci si accomodò con eleganza abbandonando le braccia allargate sulla spalliera e lasciando vagare gli occhi in giro.

Tutto aveva il suo sapore in quella casa.

Dagli scaffali che traboccavano di libri alle piume e le pergamene riposte con cura.

Se ci si metteva d’impegno poteva anche sentire il suo odore che impregnava gli allegri cuscinetti fatti a maglia sparsi sul divano e davanti al camino, ora spento.

Lo accese con un colpo della sua  bacchetta nera, desiderando che la sua attesa avesse presto fine.

La solitudine poteva anche uccidere.

Draco rise per  i suoi stessi pensieri.

Probabilmente neanche quella sarebbe mai riuscita ad ucciderlo.

Si fregò nervosamente la mano destra sull’avambraccio sinistro.

Avrebbe mai smetto di bruciare?

No e lo sapeva.

Sbuffò, più per rimproverare se stesso del proprio pessimismo che per qualche altro motivo.

Provarci sempre arrendersi mai, era questo infondo il suo moto.

Qualche secondo dopo un rumore familiare che veniva da fuori attrasse la sua attenzione.

Gli si illuminarono addirittura gli occhi.

Si alzò, sbirciò dalla finestra e li vide.

 

**********

 

Convincere Harry  a salire sulla sua mini rossa, fu una bella impresa per Hermione.

Lui voleva smaterializzarli via e porre immediatamente quanti più chilometri possibili tra sé e la sua infuocata ragazza, ma Hermione non poteva, e non voleva, lasciare la sua auto lì. Per tornare a prenderla avrebbe dovuto materializzarsi di nuovo e lei non amava farlo nel pieno centro di Londra.

- Che problema hai con le auto, Harry? Hai vissuto con i babbani fino a diciassette anni!- lo sgridò Hermione con aria falsamente severa e inconsapevole.

Lui sollevò le spalle con noncuranza allacciandosi la cintura mentre lei metteva in moto.

- Credo di essere rimasto scioccato quando Ron ha usato la macchina volante per portarmi via dai Dursley…sai ho rischiato di precipitare in volo-

Hermione strinse le mani sul volante sospirando.

- Harry, questa macchina non vola- chiarì lei.

- Lo so-

- E allora trova un espediente più carino per introdurre l’argomento “Ronald Wealsey”!- trillò , stranamente scossa.

Non voleva parlare di Ron, ma se era necessario…meglio farlo subito.

Harry sembrò rimpicciolirsi sul sedile della macchina.

- E’ per lui che sei così agitata…e poi, come dire, pensierosa?-

Era tornato serio. Sapeva che lei lo odiava quando girava troppo  intorno alle questioni.

Cosa rispondergli?

Non era così irrequieta a causa di Ron, o almeno non lo era stata finché non lo aveva nominato.

- Bè sì…in parte- sospirò poco dopo.

Era meglio lasciarglielo credere, no?

- Hermione, mi dispiace…- lo sentì sussurrare.

Lei inchiodò bruscamente davanti ad un semaforo rosso.

- Non mi servono le tue scuse Harry. E poi ne abbiamo già parlato, non è colpa tua- bizzarro come fosse riuscita ad essere fredda e distaccata.

Poco tempo prima sarebbe andata su tutte le furie a sentirlo parlare così.

- Ti sbagli invece non ne abbiamo parlato, ci abbiamo urlato sopra e basta.  E’ poi è colpa mia e lo sappiamo tutti, però per quanto tempo ancora tu e Ginny continuerete a rinfacciarmelo?-

Hermione spalancò gli occhi voltandosi un attimo verso di lui.

Non aveva tutti i torti, per nessuna delle sue affermazioni.

- Io non ti ho rinfacciato un bel niente, Harry. È stata una sua scelta e basta-

Harry la fissò duramente.

- Ginny non la pensa come te, l’hai vista al Bloody Rose? Era pronta a sbranarmi!-

- Non puoi pretendere che Ginny accetti tranquillamente il fatto che suo fratello sia partito quattro mesi fa per chissà dove, senza più dare sue notizie…per di più per trovare informazioni su quelli stessi Horcruxes che tu dovresti distruggere.

Io l’ho accettato, Ginny no-

Per qualche secondo ci fu solo silenzio nell’abitacolo.

Quelle parole pesavano, come macigni.

Hermione non poteva guardarlo ma sapeva bene come Harry la stesse fissando.

Il suo ragionamento, per quanto duro, era totalmente  nuovo per lui. Solo un paio di mesi prima lei stessa aveva riversato sul suo migliore amico il suo risentimento per quella scelta, a quel tempo incomprensibile.

- Com’è che hai cambiato idea?- osò chiederle Harry guardingo.

- Le cose cambiano- rispose lei quasi sussurrando.

“ Se solo sapessi quanto…”

Diamine, non riusciva neanche a guardarlo negli occhi per quanto si sentiva in colpa…

- Hai ragione ma ho sbagliato lo stesso, forse avrei fatto meglio a fermarlo o a dirgli di aspettare…-

Giusto il tempo di parcheggiare sul vialetto dello sua villetta, erano arrivati a casa in un batter d’occhio, ed Hermione esplose.

- Harry la vuoi smettere di fare il santo martire per una volta? Non tutti i mali del mondo sono causa tua, Ron è adulto, ha scelto e sta aiutando tutti noi come meglio ha creduto. Fine della storia- finì spegnendo furiosamente la macchina.

Harry boccheggiò per un attimo incapace di trovare le parole giuste per controbattere.

- E’ tutta colpa del locale, se non avessi avuto quell’idea sarei andato con lui, ma Ron ha voluto che continuassi, gli sembrava una trovata geniale…-

L’espressione di Hermione, sorprendentemente, si raddolcì.

- A quel tempo, quando Ron è partito, io Ginny non sapevamo ancora del Bloody Rose…se ce l’avessi detto sarebbe stato diverso…ora scusami Harry ma…oh merda!-

Quella colorita imprecazione finale, non fu subito chiara ad Harry.

Quando notò però che gli occhi furenti di Hermione non puntavano lui ma oltre la sua testa, si decise a girarsi.

La piccola casetta della sua migliore amica che alla luce del sole sfoggiava un originale colore azzurro intenso ora era ammantata dal buio, salvo una luce che illuminava una delle finestre al piano terra.

- Devi aver lasciato le luce accesa oppure il camino, Herm- tentò di tranquillizzarla Harry, un po’ confuso da quella reazione esagerata.

Hermione si rilassò.

- Sì, credo di sì, vado. Buona notte-

Lei scese dall’auto e filò sul vialetto prima ancora che Harry potesse dirle che aveva lasciato la macchina aperta.

Scrollò le spalle, sussurrando un’ incantesimo di chiusura che di solito veniva utilizzato con le porte. Funzionò e si smaterializzò via.

Hermione estrasse le chiavi e la bacchetta dalla borsa,  più arrabbiata che spaventata.

Non era la luce accesa, o il camino, il suo problema.

No affatto.

Ma il lampo chiaro, biondo, che prima era comparso oltre le tendine del suo salotto, fortunatamente quando Harry non si era ancora voltato.

E se tanto le dava tanto, voleva dire che la serata non era ancora finita.

 

 

 

Spazio autrice: Eccomi tornata! Fidatevi, torno in ritardo ma torno sempre…comunque ragazze, sono eccitatissima! Dopodomani esce l’attesissimo Harry Potter e l’ordine della fenice, ed il 23  l’ultimo libro anche  se in inglese, ma va bene, me lo compro lo stesso. Se qualcuna di voi vuole qualche spoiler sarò felice di accontentarla.^^

A proposito di spoiler, non so se avete sentito ma pare che un hacker sia riuscito ad entrare nei computer della Bloomsbury, la casa editrice di Harry Potter, e abbia letto tutto il settimo libro…ha rivelato ovviamente il finale, ed io da brava stupida sono corsa a leggermelo sul web. Bè se non volete rovinarvi la sorpresa non fatelo. Ma se come me siete curiose ed impazienti oppure non credete che la storia dell’hacker sia vera (non ne sono totalmente convinta neanche io, in effetti) bè allora dateci un’occhiata, anche se sarà un bello shock!

Ok, spettegulez a parte,  il capitolo è quello che è, lo so, ma il sedicesimo, che è decisamente più interessante a mio giudizio, è in dirittura d’arrivo.

Cmq, visto che tanto ormai la sto facendo lunga, sempre se come me non avete molto da fare in questa estate torrida, andate a dare un’occhiata a questi video Draco/Hermione che a mio parere sono fantastici:

 

http://www.youtube.com/watch?v=uqp72bAShRA&search=draco%20Hermione (è soltanto la prima parte, trovate le altre nella stessa pagina)

http://www.youtube.com/watch?v=R2Y3FaGMScU(bello, qui c’è un alternarsi di scene tra Draco ed Hermione studenti e da grandi interpretati da Buffy e Spike)

http://www.youtube.com/watch?v=NQupXREgT4k&mode=related&search=draco%20Hermione(questo è in assoluto il mio preferito)

 

(se non vi si aprono subito fate copia e incolla)

 

Va bene, i miei consigli per ingannare il vostro tempo finiscono qui. Se vi avanza qualche minuto ovviamente commentate! Bacioni a tutte in particolare a:

 

 

Lyoko: Salve Sere! Il posto d’onore ormai ti spetta di diritto! Quanto mi piacciono i commentoni lunghi come i tuoi!!! Sei stata meravigliosa, grazie 1000. Devo dire che i miei timori se ne sono un po’ andati. Parlo delle scene piccantosine, ovviamente. Posso fare di più e meglio e lo farò senz’altro. Diciamo che al contrario di come ho fatto finora mi ci devo impegnare parecchio perché è vero che ho 18 anni ma la mia età cerebrale ed emotiva e pressoché pari a 12 0 13… ^^

È da quando che ho quattordici anni che inganno le legge leggendomi fic VM18, un po’ di esperienza in materia quindi ce l’ho, ma forse il problema sta più nella mia perenne insicurezza. Ma ci sto lavorando sopra. I commenti ed i consigli come i tuoi mi aiutano moltissimo, perciò ti prego di continuare a guidare la mia mente bakata come hai fatto finora! Kisses e grazie ancora

 

SweetChocolate: Ciao! Che bello ragazze mi avete tolto un peso dal cuore con i vostri bellissimi complimenti! Sono insicura al 100xcento e non ci posso fare nulla…ma voi date una carica in più, come i poketcoffy! (mica me lo ricordo se si scrive così…) Cmq mi dispiace ma il pasticciaccio del marchio lo vedremo solo nel prossimo capitolo…chi vivrà vedrà! Bacionissimi

 

Drakina: Ma ciao! Non ci conosciamo, vero? Bè, sono sempre felicissima di conoscere nuove lettrici. Allora che ne pensi del capitolo? Non è granché in effetti ma il caldo rischia di uccidermi! Se vuoi fammi sapere! Bacioni e grazie e per i complimenti^^

 

Erin: Ovviamente non sono riuscita ad aggiornare entro i 28 giugno…Mi dispiace che leggerai il mex solo ad Agosto…ma almeno te che puoi goditi le vacanze!^^

Per quando sarai tornata troverai sicuramente un bel po’ di capitoletti ad attenderti…e spero che questi ti piaceranno come è stato finora! Ovviamente, vacanze o no, attendo lo stesso, anche fosse a Dicembre, un tuo parere! Bacioni J

 

Kyttina: Ciao tesoro! Ammetto che di solito non sono così dolce ma la scena tra i due mi è venuta in un impeto d’ispirazione romantica all’ennesima potenza…mi sa che ci vuole qualcosa di più aggressivo! Scherzi a parte, sono felice che il capitolo ti sia piaciuto così tanto, è un sollievo per me che sono una paranoica senza precedenti…miele e zucchero non sono i miei condimenti preferiti ma devo dire che mi ci sono trovata abbastanza bene! Spero di sentirti presto, bacioni^^

 

Lunachan62: è straordinario come riesci a farmi sentire veramente brava utilizzando solo poche parole…a questo punto credo che un Grazie, con la G maiuscola, sia la risposta migliore ai tuoi complimenti! A presto, bacionissimi

 

Sweet_fra_fra: Che bello una nuova arrivata! Sono lusingata che la mia fic ti abbia preso tanto! Non so, se sbaglio correggimi, ma suppongo che i capitoli che ti sono piaciuti poco siano quelli sui pensieri di Draco ed Hermione…ovviamente ai fini della trama non servono ad un ciufolo, perciò posso capirti. Mi fa piacere che qualcuno mi dica se ce qualcosa che non piace molto, in base a questi pareri riesco a regolarmi su cosa è meglio mettere oppure no.  Spero di sentirti ancora! Bacioni^^

 

Synilla: Me vola raggiante con gli occhi a cuoricino:::::: Non puoi capire quanto mi renda felice leggere un commento come il tuo. Ti ringrazio sul serio ma, la mia non è falsa modestia, credo di avere lo stesso ancora molto da imparare.

Chiarisco: sono fondamentalmente una persona ambiziosa, mi piace quello che scrivo, ma non lo reputo mai abbastanza. Forse il mio è un grosso difetto, aspiro alla perfezione, anche se so che la perfezione non esiste. Ti sembrerò un po’ matta e presuntuosa forse, ma chi infondo non vorrebbe dare il meglio di sé? Io ci provo ma ne ho di strada da fare^^…per ora mi basta che qualcuno apprezzi quello che faccio, perciò grazie 1000! Bacioni e a presto

 

White_tifa: Ok, mi hai quasi convinto che tutti questi complimentoni me li merito davvero! Sei un genietto del male sai? Se mi butti là parole come “perfetto” e “semplicemente fantastico” io vado in visibilio e addio Sharon (che sarei io)…e poi dopo come faccio con la mia ambizione smisurata e i miei deliri di onnipotenza?^^ Chi la scrive poi la fic? Però hai voglia se mi piace essere adulata in questo modo…! Corro a scrivere il nuovo chap, bacionissimi e a presto! J

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Capitolo 16
*** Flash ***


Le mani le tremavano da morire, e fu soltanto dopo un bel respiro che Hermione riuscì ad infilare la chiave nella toppa, dopo

Salve miei tesssori, due secondi per la pubblicità (molto poco)occulta: CHOCOGIRL, la mia amica di cui vi ho parlato l’altra volta, ha pubblicato la sua prima fic “the labyrinth”, se vi va dategli un’occhiata, credo che ne valga la pena. (Cosa non si fa per un’amica…^^)

Buona lettura!

 

 

 16- FLASH

 

 

Le mani le tremavano da morire e fu soltanto dopo un bel respiro che Hermione riuscì ad infilare la chiave nella toppa, dopo aver eliminato con un colpo di bacchetta le barriere magiche che lei stessa aveva posto come ulteriore protezione alla sua casa.

Fu con un ansito che si richiuse fulmineamente la porta alle spalle.

Si appoggiò all’anta, lasciandosi scivolare a terra, gli occhi ostinatamente chiusi.

Una risata forte e cristallina esplose nella stanza.

- Per Merlino, dovresti vedere la tua faccia!- la schernì un certo Malfoy accomodato sul suo divano, davanti al suo camino acceso, nella sua casa.

Hermione sospirò tirandosi in piedi.

- Fossi in te comincerei ad immaginare la tua faccia tra qualche secondo, Draco! Ma cosa ti è saltato in mente? E se Harry fosse voluto entrare, eh? Cosa diavolo gli avresti detto?- concluse lei ansimando.

Sentiva il cuore pomparle nelle orecchie.

Lui sostituì alla risata, che come al solito non era riuscita a raggiungere gli occhi, uno sguardo torvo.

- E perché Potter sarebbe dovuto entrare?- sibilò.

Hermione boccheggiò per un attimo a quelle parole.

Cos’era quell’astio improvviso?…Gelosia?

Non aveva senso dal momento che lui era quello sposato.

E poi era…Harry! Per tutti gli schiopodi sparacoda, non ci voleva neanche pensare!

Hermione finse di non aver sentito, e con più nonchalance di quanto avrebbe immaginato di poter sfoggiare si tolse il cappotto, lo appese all’attaccapanni e poi ancheggiò felinamente verso Draco.

- Problemi?- ammiccò lei, glaciale.

Draco strinse gli occhi fino a ridurli a due fessure. Ora sì che sembrava un grosso predatore albino pronto ad attaccare la sua indifesa preda.

Quando Hermione fu tanto vicina da poggiare le mani sulla spalliera il bel biondo si lasciò sfuggire un ansito strozzato, qualcosa di molto simile ad un ruggito.

- Se si chiama Potter, sì-

- Bè ti ricordo che quel Potter è il mio migliore amico, perciò evita le scenate di gelosia!-

Draco si mosse a disagio sul divano.

Fece per controbattere a quell’ultima affermazione che probabilmente non gli andava a genio, ma Hermione, serpentina più di lui, lo precedette.

-Come hai fatto a sapere dove abito? E come sei entrato? Le barriere magiche che ho piazzato intorno alla casa dovrebbero essere impenetrabili…-

Draco ghignò, forte di una rinnovata arroganza.

Sollevò il braccio sinistro sventolandoglielo allegramente davanti al viso.

- Dimentichi i miei oscuri precedenti? A volte certi trucchetti possono tornare piuttosto utili…-

- Oh, non ho alcun dubbio…- Hermione sentiva la gola stranamente secca.

Non era stata una mossa saggia quella di Draco, tirare fuori così alla leggera l’argomento sono-stato-un-Mangiamorte-e-forse-lo-sono-ancora.

Tecnicamente lei poteva essere l’amante di un Mangiamorte…non che la situazione fosse nuova per lei, ma tra lo sbagliare una volta ed il perseverare c’era una bella differenza. Qualcosa di diabolico secondo i detti popolari…

Guardando Draco, che ovviamente la stava fissando senza remore in quel silenzio carico d’aspettativa, Hermione pensò che qualcosa di diabolico in lui doveva sicuramente esserci.

Qualcosa di malefico ed ingannevole come il canto delle sirene…eppure lei sarebbe anche stata disposta a morire per sentirlo quel canto, per averlo ancora.

L’opzione morte però scemò via subito quando Draco, passatole ad inganno un braccio intorno alla vita la fece sbilanciare in avanti.

Hermione si ritrovò pochi istanti dopo con la testa sulle sue cosce, le gambe penzoloni sulla spalliera del divano.

Un capovolgimento della situazione piuttosto interessante…

Sorrise suo malgrado, mentre Draco avvicinava il viso al suo.

- Come è andata la giornata?- lo sentì sussurrarle contro una guancia mentre le sfiorava con le labbra uno zigomo.

- Allenamenti, allenamenti e ancora allenamenti…sono stanchissima- quelle ultime parole celavano qualcosa di beffardo.

Una piccola e accattivante provocazione.

Draco abbandonò la sua guancia per passare al collo.

-Quanto stanca, esattamente?- un bacio tra una parola e l’altra.

Hermione avrebbe anche potuto mettersi a fare le fusa.

- Dipende da che progetti abbiamo…-

- Io avrei un paio di idee interessati…-

Dopo essersi sollevato a sedere sul divano, Draco scivolò agilmente a terra trascinandosi Hermione dietro.

- Hai una strana passione per il pavimento, Malfoy?- lo schernì lei quando lui la afferrò possessivamente per i fianchi tirandosela vicino.

- Bè stavolta staremo più comodi di ieri notte- ammiccò indicando i cuscini sparsi sul tappeto davanti al camino.

- Devo dire che sei migliorata parecchio dai tempi di Hogwarts…- continuò lui sempre guardando i cuscini intorno al loro, chiaramente fatti a mano.

- E tu come fai sapere che li ho fatti io? E soprattutto come sai che ad Hogwarts lavoravo a maglia?- Hermione arrossì leggermente ricordando le ore spese in quel noioso passatempo per donare la libertà ad elfi che probabilmente neanche la volevano.

- Il tuo tocco è inconfondibile, Mezzosangue…e poi ad Hogwarts ti tenevo d’occhio, sai…-

Quando gli arrivò un pugnetto in pieno petto, Draco sorrise beffardo.

- Ok, bugia, lo ammetto un giorno ho sentito la Brown che parlava con qualche altra piattola di Grifondoro. Diceva che stavi migliorando con i tuoi lavori a maglia…almeno adesso riusciva a distinguere un calzino da un berretto!-

Hermione spalancò la bocca ostentando un’espressione esageratamente oltraggiata.

- Tu, brutto pomposo di un Serpeverde!-

Si avventò su di lui, finendogli a cavalcioni sui fianchi e costringendolo con il suo peso schiena a terra.

- Ah, atterrato da una mezzosangue! Come ci si sente?-

- Una meraviglia!- sogghignò Draco, artigliandola per la vita.

Hermione sorprendentemente, dopo un attimo d’incertezza si abbassò su di lui, per niente intenzionata a cambiare posizione.

- Davvero, Malfoy?- sospirò lei a pochi centimetri dalle sue labbra.

Draco pensò che il suo cognome non gli era mai sembrato così dolce e passionale al tempo stesso.

Ma forse non era il suo cognome…

Il bel principe di ghiaccio spalancò gli occhi, piacevolmente stupito, quando Hermione gli aprì la sua costosa camicia in un unico colpo deciso.

I piccoli bottoni di madreperla schizzarono da una parte all’altra, come impazziti.

Un ghigno, spaventosamente simile al suo, si dipinse sul viso di Hermione.

- Sempre della stessa idea, Malfoy?- lo provocò lei.

- Non cambio così facilmente idea, Mezzosangue-

Lei accettò con una scrollatina di spalle quello che infondo non era altro che un incitamento ad andare avanti.

Si fermò per un attimo a fissare ciò che la camicia aperta aveva scoperto; Draco poteva sembrare glabro ad una prima occhiata ma sotto le fiamme del fuoco la peluria bionda sul suo petto si accendeva meravigliosamente d’oro.

Hermione si sfilò poi in unico gesto fluido la maglia, rimanendo in reggiseno.

Le fiamme creavano sulla sua pelle di caramello una magnifico gioco di luci e ombre.

Quando si chinò di nuovo su di lui, Draco trattenne il fiato per un istante.

Lei era sempre così calda…la pelle sotto le dita mentre le carezzava le spalle sembrava bruciare.

Sentiva quasi dolorosamente , mentre Hermione gli baciava il collo, il suo piccolo seno premergli contro il petto.

Il pizzo del reggiseno gli sfregava la pelle, la vista gli si annebbiava.

Rischiava di impazzire e annegare in quel mare di riccioli scuri; se l’avesse lasciata continuare avrebbe sicuramente fatto naufragio.

E lui voleva decisamente rimanere lucido e padrone di sé.

Fu così che con una poderosa torsione dei fianchi invertì le loro posizioni e la spinse sotto il suo corpo, caldo di un calore che non era il suo, ma che lei gli stava generosamente donando.

Hermione fece per lamentarsi, si stava divertendo da morire, ma lui soffocò le sue proteste con un bacio duro e violento.

[Velenoso]

Draco si lasciò andare su di lei, senza curarsi di opprimerla con il suo peso.

Le sollevò la gonna sopra i fianchi tirandosela ancora più vicino.

Hermione sgranò gli occhi, miele e zucchero bruciato, poi rimase inerme perdendosi in un flash improvviso.

Una cella e un Draco tanto diverso e tanto uguale a quello che aveva sopra di lei.

I passi della morte vicini, più di quanto avrebbe voluto.

Un Bacio, che sarebbe stato l’ultimo ma che non sarebbe stato il suo.

Quando Hermione lo sentì slacciarsi i pantaloni scacciò via il ricordo di quella notte di tre anni prima ad Azkaban.

Di fatto se avesse continuato con i suoi propositi quella sarebbe stata la naturale conclusione di tutto.

Di nuovo la gabbia. Per lui e, anche se in modo diverso, per lei.

Poteva farlo di nuovo? Ne sarebbe stata ancora capace?

Nell’esatto momento in cui Draco si fece strada dentro di lei, con un’ urgenza avida e quasi disperata che la lasciò per un attimo senza fiato, Hermione capì che non lo sapeva.

Fu scossa da brividi improvvisi, di paura o di passione, non riusciva a capirlo.

Gridò il suo nome, quasi un’implorazione, e Draco aumentò le spinte, come naturale conseguenza al suo impellente bisogno di lei.

Era solo sesso, no?

“Si” si disse Hermione.

Ma il dubbio aveva già cominciato a corrodere la fortezza delle sue solide convinzioni.

 

 

“I'm not here for your entertainment
You don't really want to mess with me tonight
Just stop and take a second
I was fine before you walked into my life
'cause you know it is over
Before it begins
...

It's just you and your hand tonight”

 

- Pink, U+ur hand-

 

***********

 

Non avevano dormito neanche un minuto, quella notte.

Quando il sole sorse, lento e pigro,  li trovò abbracciati a terra, coperti alla bell’e meglio da un candido lenzuolo.

Gli occhi vispi e accesi, senza una traccia di stanchezza, e l’impressione, concreta o meno, che quella notte fossero cambiate un sacco di cose.

Se si fossero fermati ad un solo incontro, quello a Malfoy Manor, avrebbero potuto facilmente catalogarlo come “errore di percorso”. Qualcosa insomma di assolutamente rimediabile.

Cosa dire ora dopo una notte come quella?

“ Amanti” o “peccato mortale”, coglievano bene il senso del tutto.

Hermione passò le dita sul petto di Draco dallo sterno fino al basso ventre, leggera e sicura come una pianista esperta che sa benissimo quali tasti toccare e come toccarli per far risuonare al meglio al sua musica.

Sentì la pelle sotto i polpastrelli fremere impercettibilmente ed un sibilo soffocato fuoriuscire dalle labbra di Draco.

Il principe di Serpeverde soffriva il solletico.

Poteva rivelarsi una bella arma a suo vantaggio…

Lui, quasi per farle un dispetto, tolse il braccio sinistro che le faceva da cuscino allungandolo e scrocchiandosi le dita.

Nel fare ciò l’attenzione di Hermione, come già diverse volte durante quella lunghissima notte, si concentrò sul suo avambraccio.

Se il giorno prima il Marchio le era sembrato sbiadito ora lo vedeva percorso da piccole escoriazioni chiare come se la pelle fosse stata erosa dall’acido…

- Allora, me lo vuoi dire che cosa hai fatto al Marchio?-

Non era decisamente il momento migliore per affrontare un discorso del genere.

Hermione vide Draco mettersi sulla difensiva. Il braccio incriminato poggiato ora sopra gli occhi, come a fare da scudo.

- Che tu ci creda o no, non sono più un Mangiamorte, Hermione…almeno non nel vero senso del termine-

Draco sentì che lei si irrigidiva la suo fianco.

Ghignò tra sé per quella reazione.

Neanche lui riusciva a credere a sé stesso, figurarsi se poteva farlo lei…

-  Che cosa c’entra il Marchio?- la sentì poi sussurrare.

Lui si tolse sorpreso il braccio dal viso tirandosi su sui gomiti per guardarla in faccia.

Che avesse deciso di credergli così, senza storie? No, probabilmente era solo un modo per capirne qualcosa di più.

Scosse il capo…la cosa al momento era irrilevante.

- E’ il simbolo di ciò che non voglio più essere…distruggi il simbolo, la paura di quel simbolo, e tutto cambia…ho provato a mandarlo via, prima con la magia, poi con l’acido…ogni volta sembra che funzioni, ma il giorno dopo torna come nuovo…infondo c’è solo un modo per smettere di essere un Mangiamorte, no?-

Un moto d’orrore travolse Hermione a quell’ultima macabra rivelazione seguita da una risata dolorosamente sarcastica.

“ Mio Dio, acido….”

Per quanto riguardava Draco, l’autoironia infondo era sempre stata il suo forte.

Hermione la tollerava a malapena soprattutto quando era formulata in quei termini.

La morte, ovviamente, era l’unico modo per smettere di essere servi di Voldemort. In modo definitivo.

I perché ed i percome vorticavano impetuosamente negli occhi scuri di Hermione.

Fidarsi o non fidarsi, chiedere ancora e approfittare dell’improvvisa loquacità di Draco o accontentarsi di quella confessione spontanea e quanto mai misera.

Molte cose non tornavano se avesse deciso di credergli.

Primo, l’attacco dei Mangiamorte a Malfoy Manor e Bellatrix che lo blandiva come fosse il figliol prodigo. Avrebbe dovuto essere furiosa o addirittura ucciderlo se veramente aveva abbandonato le schiere dell’Oscuro Signore.

In tutta sincerità non sapeva cosa pensare.

Cercò le risposte alle sue domande sul viso di Draco, al momento però inaccessibile ad ogni tipo di emozione.

- Non chiedermi altro, Hermione…non posso risponderti, non ancora- esalò lui con l’aria vagamente angosciata.

Ma probabilmente non avrebbe mai avuto intenzione di risponderle.

Hermione lo capì quando lui si voltò dandole la schiena e si tirò il lenzuolo fin sopra le spalle.

Avrebbe dovuto saperlo.

Non poteva fidarsi di Draco Malfoy.

Poteva desiderarlo, poteva gridare e gemere per ogni tocco dei suoi occhi e delle sue mani sulla sua pelle nuda, ma non poteva fidarsi di lui. Non finché fosse rimasto in silenzio, non finché non si fosse deciso ad aprirli davvero quegli occhi di nebbia e polvere e a farsi di nuovo sondare da lei.

Hermione si acquattò ugualmente al suo fianco facendogli scivolare un braccio intono alla vita.

Non poteva ancora fidarsi, era vero, ma poteva benissimo andarci a letto.

 

 

Un paio d’ore più tardi quando la bella ex Grifondoro aprì gli occhi dopo l’unico angolo di sonno della nottata, si ritrovò da sola avvolta nel lenzuolo bianco.

Un’origami a forma di rosa la guardava dall’alto del divano.

Che spiccato senso dell’umorismo che aveva quel ragazzo…

Hermione  prese il complicato fiore di carta e fu costretta a sfasciarlo per leggere il messaggio vergato all’interno sul foglio.

 

j Stasera non possiamo vederci. Facciamo domani?j

 

Che domanda assurdamente retorica.

Draco non aveva assolutamente bisogno di chiedere. Si era fatto beffe di una porta chiusa a chiave, di complicate barriere magiche e soprattutto del fatto di non essere stato invitato.

Se aveva deciso di continuare con quel loro pericoloso gioco non c’era niente che poteva fermarlo. Men che meno lei.

 

*********

 

Quella domenica ed il lunedì successivo, almeno fino verso le cinque di pomeriggio, furono le giornate più tranquille e serene che Hermione ricordava di aver trascorso da anni. Da quando la magia era entrata nella sua vita, ad essere precisi.

Niente lavoro, era praticamente in ferie forzate vista la sua enorme quantità di straordinari, niente impegni e, udite udite, aveva anche staccato il suo babbanissimo telefono.

Tecnicamente non doveva essere raggiungibile, dal comandante Feingold men che meno, se non via gufo.

E per quello aveva la bacchetta e la sua mira infallibile.

Una giornata babbana in vecchio stile era proprio quello che le ci voleva.

Si aggirava per la casa canticchiando allegra tra sé, con la sua calda felpa sformata di almeno due taglie più grande della sua, calzettoni di lana ed un paio di fouseaux vecchi e aderenti.

Il concorso Strega2000 aspettava soltanto lei…

Una volta o due ebbe l’oscura sensazione di aver preso parte ad un qualche strano gioco del destino, ma persisteva intorno a lei l’irrealtà del sogno.

Quando un picchiettio molesto raggiunse le sue orecchie che era già pomeriggio inoltrato di quello che ormai aveva ribattezzato il suo personalissimo “lunedì-da-leoni”, non vi prestò subito attenzione.

La sua tazza di tè con i biscotti al burro non poteva ammettere distrazioni.

Il picchiettio però si fece più insistente finché Hermione non si voltò verso la finestra.

Gufo.

Meno di un secondo ed era pronta bacchetta alla mano: gufi, civette o piccioni viaggiatori, non avrebbero avuto scampo.

Quando però il candido piumaggio dell’uccello le saltò agli occhi si disse che per  la cara vecchia Edwige poteva fare anche un’eccezione.

Non sapeva quanto si sbagliava.

 

Una farfalla sbatte le ali. Un ciclone si scatena dall’altra parte del mondo. Qualcuno diceva che le cose andavano esattamente così. Azioni e reazioni. Coincidenze.
Hermione avrebbe voluto vedere la farfalla che, quel pomeriggio, scatenò il ciclone.
Per poi prenderla e strapparle le ali.

 

La lettera di Harry si illuminò di azzurro e si lesse da sola.

La voce squillante riempì la casa, in quella versione mitigata di una strillettera.

Harry le chiedeva, o meglio le ordinava, di raggiungerlo immediatamente al Bloody Rose. Doveva parlarle urgentemente. Seguiva una colorita osservazione sul perché diavolo lei tenesse il telefono staccato da due giorni.

Per  Hermione il viaggio in macchina da casa sua al locale fu più lungo di quanto le fosse mai sembrato.

Non riusciva ad immaginare cosa avesse Harry di così tanto importante da dirle per non poter neanche aspettare l’orario d’apertura del locale.

O forse riusciva ad immaginarlo, ma non voleva ammetterlo neanche con se stessa.

Non in quel momento, non dopo tutto quello che era successo.

Quando parcheggiò proprio di fronte all’entrata del Bloody Rose, trovò Harry lì fuori ad aspettarla.

Sembrava eccitato per qualcosa, come un bambino che a Natale si ritrova sotto l’albero una nuova scopa fiammante e non vede l’ora di cavalcarla.

Senza neanche salutarla aprì la porta lasciandola passare.

La discesa al piano inferiore fu estenuante, almeno per Hermione.

Appena le porte dell’ascensore si aprirono schizzò fuori come se nel cubicolo  avesse cominciato a mancarle l’aria.

Il locale, al momento vuoto e silenzioso, pur nella sua indubbia eleganza era uno spettacolo piuttosto desolante.

Harry passò oltre, guidandola poi senza una sola parola verso una porticina nascosta sotto uno spesso tendaggio nero.

Ad occhio e croce quello doveva essere lo studio del capo. Alias lo studio di Harry.

- Mi dispiace di averti fatta correre qui Hermione- furono le prime parole che il bambino sopravvissuto le rivolse.

Se il suo mutismo aveva avuto come scopo metterla più in ansia di quanto già non fosse, bè, ci era riuscito benissimo.

Hermione incrociò corrucciata le braccia sotto il seno appena accennato.

- Spero che tu abbia almeno un buon motivo, Harry. Sai, stavo quasi per friggere Edwige…-

Harry sorrise divertito a quella che a lui doveva essere sembrata una battuta.

Non sapeva invece quanto si avvicinasse alla realtà.

- Ho una cosa interessantissima da farti vedere-

Girò intorno all’anonima scrivania ricoperta di fogli e documenti aprendone poi uno dei numerosi cassetti.

Ne tirò fuori una semplice e piccola busta bianca e gliela lanciò tra le mani.

Hermione la prese al volo e se la rigirò un attimo tra le dita, soppesandola,  prima di aprirla.

Sgusciò fuori una polaroid. Una semplice e banale foto istantanea.

Niente che fosse degno di vera attenzione se non fosse stato per i soggetti che immortalava.

Un solo flash chiaro e deciso che non lasciava spazio al dubbio.

Draco ed un giovane moro, bellissimo e dall’aria pericolosamente letale, accanto a lui.

- Me l’ha data Edward stamattina, è stata scattata ieri sera nell’ascensore-

I Tiri Vispi Weasley colpivano ancora.

Harry non provava neanche a nascondere l’aspettativa nella sua voce.

Hermione, un po’ confusa e un po’ spaventata, alzò finalmente gli occhi dall’immagine che cominciava a tremare tra le sue mani mentre le figure sulla foto muovevano qualche passo o si scambiavano qualche muta parola.

- Herm, hai in mano la prova che tanto volevi per incastrare Malfoy. La migliore che potessi sperare di trovare-.

 

 

 

Spazio autrice: Chap record, scritto praticamente in due ore di furioso invasamento divino…cmq settimana interessante quella che è appena finita; credo che le scene con Lucius nell’Ordine della Fenice siano da vietare ai minori di 18 anni per quanto lui è tremendamente sexy (liberissime di dissentire, ma io adoro papà Malfoy e Jason Isaac)…e poi vogliamo parlare del film in generale? David Yates è un grande. Stop. Ci voleva un miracolo per far entrare decentemente 800 pagine in un film di 2:28 ore, eppure lui è riuscito ad ottenere, malgrado la mancanza di scene e snodi a mio parere fondamentali, un risultato brillante.

Potrei stare qui a disquisire ore su quanto mi è piaciuto questo film ma alla fine vi spiattellerei anche che io e le mie amiche ci siamo presentate davanti al cinema  con bacchette, cravatte di Serpeverde e marchio nero in bella vista perciò, visto che ho una reputazione da difendere, mi fermo qui! ^^ Ci rivediamo dopo il 24 luglio con il 17° chap, me se ne va felice a Rimini con le amiche e ne approfitta anche per visitare il Riminicomix! besos

 

Lyoko: Dai che stavolta non ti ho fatto aspettare così tanto! Spero che tu non sia già partita lasciandomi sola in questa foresta di lupi ç_ç…dicevi Ron, sì…bè non è sparito non preoccuparti, ma in questo chap si sta preparando per la sua entrata

trionfale, il trucco, la tinta, cose di questo genere insomma…

Cmq parlando dell’hacker, la trama che ha spiattellato ai 4 venti, è sicuramente interessante, ma ho il sospetto che sia tutta una bella mossa pubblicitaria messa su dalla stessa casa editrice, per creare più attesa di quanta già non ce ne sia…aspetto il 21, per vedere se questa è solo una grandissima boiata.

Pensa, mamma mi vuole comprare HP7 in inglese e costringermi a leggerlo come se per me fosse una punizione o un compito aggiuntivo! Beate madri inconsapevoli! ^^

Bacioni tesoro, e buon soggiorno nella casa degli orrori! J

 

RaRa93: Ciao, benvenuta nel mio pazzo e (non poi così tanto)personale mondo! Sono felicissima che la fic ti sia piaciuta e ringrazio il caso che te l’ha fatta leggere. Come credo sia evidente, anche io adoro le Draco/Herm, non è un caso infatti se scrivo fic solo su di loro. Se ti capita da’ un’occhiata anche alle altre mie mediocri creazioni. Per gli spoiler su HP7 sarò felicissima di aggiornarti non appena avrò tra le mani quel fantastico libro! Non so, se vuoi lasciami la tua e-mail, oppure se sei iscritta anche su manga.it lì c’è il fermoposta privato, perché magari se ti rivelo qualcosa qui qualcuno potrebbe non prenderla bene^^. Grazie 1000 e a presto!

 

Furbacchina: Ciao Lisa, grazie millissime per i complimenti! Spero che continuerai a seguire la mia fic e magari a farmi sapere che pensi…a presto! Baciotti J

 

Gemellina: Carissima non c’è bisogno di tutte queste scuse perché non hai commentato…so che sei stata impegnata con gli esami, figurati quindi se posso prendermela!…Pèrò le scorte di tè per l’inverno le accetto volentieri! Scherzi a parte, come è andata la fatidica maturità? Mio Dio già mi viene l’ansia a pensare all’anno prossimo…cambiamo discorso che è meglio. Allora visto, niente litigata con annesso lancio di vasi cinesi! Anzi…grufolata trasgressiva! Comincio a prenderci gusto a scrivere queste scene^^ Intanto i tuoi Draco ed Herm si sono messi insieme! Li adoro, perché malgrado ciò li hai fatti rimanere loro stessi, battibecchi ed insulti compresi!…alla prossima e grazie! Bacionissimi

 

Azusa92: Ciao Azu-chan, è stato molto carino da parte tua accogliere subito il mio meschino tentativo di farmi pubblicità^^…scherzo, grazie sul serio! Ho visto che hai pubblicato un’altra Draco/Herm…brava, brava! Me la sono salvata e appena ho smaltito la fila delle mie letture obbligate vado a leggermela e ti faccio sapere che ne penso…spero di sentirti ancora! Bacioni

 

Sinylla: Mi sa che hai proprio ragione sugli errorini di battitura nello scorso chap^^…sai, il problema è questo: di solito appena finito di scrivere un chap, me lo “coccolo” un giorno o due, per aggiustarne i difetti e correggerne gli errori. L’ultima volta, visto che ero sparita da tempo immemorabile, ho lasciato perdere la rifinitura e ho pubblicato subito…cosa che non farò mai più. Mi dispiace farvi attendere tanto ma sinceramente non mi va di postare un capitolo venuto male o che non mi soddisfa a pieno…stavolta cmq ho fatto presto, almeno per i miei standard, e non dovrebbero esserci errori di sorta! Te fammi sapere carissima, un bacione e grazie!

 

Lunachan62: Ciao Luna! Sì in effetti Draco a casa di Herm che esamina l’ambiente, rispecchia un po’ quello che farebbe ogni uomo normale…il che è positivo visto che di solito Draco di normale ha ben poco! Cmq ecco quello che succede appena varcata la soglia di casa…niente piatti rotti o vasi volanti…anzi! Ti saluto tesoro, un bacio e grazie 1000! ^^

 

Anfimissi: Che bello risentirti dopo tanto tempo!^^ Cmq guarda, non è che io sia molto più perdonabile di te…ho tutti gli ultimi capitoli di “Immagini di un matrimonio” salvati nella mia bella cartellina con scritto anfimissi a caratteri cubitali, ma ancora devo leggerli ç_ç…credevo che con la fine della scuola avrei avuto molto più tempo, ma già è tanto se riesco a leggermi l’Alchimia del sangue di Axia, che dopo due anni di kysa-dipendenza non posso proprio perdermi! Uff, voglio una giratempo! Cercherò di farmi sentire presto tesoro e soprattutto di mettermi in pari con la tua fic, bacionissimi e grazie perché come sempre le tue belle parole sono un toccasana!

 

Kittyna: Io adoro i temporali burrascosi!  Cmq di fatto Draco ancora non sa del ritorno di Ron-Ron e della sua nobile missione…ma lo scoprirà presto, stanne certa!^^

Com’è che si dice, “non c’è mai fine al peggio”! Vabbè, detto così sembra un po’ troppo catastrofico, ma questo per dirti che di strada da fare e di capitoli per i temporali e gli uragani ce ne sono ancora parecchi! Mi sto divertendo troppo con questa ficcy^^…bacioni tesoro, grazie e spero a presto! J

 

Delly chan: Wow, addirittura la più bella Draco/Herm che hai letto? Per Morgana che onore, grazie davvero! Cmq se ti è piaciuto il penultimo capitolo (intenditrice!^^) sicuramente questo non ti resterà indifferente…carini, vero?*_* Spero di sentirti ancora! Bacioni

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Capitolo 17
*** La caccia ***


17- LA CACCIA

17- LA CACCIA

 

 

La consapevolezza di qualcosa che può cambiarti la vita per sempre spesso giunge solo dopo che il corso della tua esistenza ha già deviato percorso e perciò esattamente quando non c’è più nessuna via d’uscita.

In quel momento l’unica cosa da fare è adeguarsi.

Lo spirito di adattamento infondo è proprio delle specie più forti, le uniche che sopravvivono. Uomo compreso, ovviamente.

Hermione per una volta avrebbe tanto voluto non appartenere ad una di quelle specie più forti, così da non essere costretta ad adattarsi a ciò che Harry le aveva appena rivelato sorridendo tronfio per una vittoria che lei non riusciva a condividere.

Adeguarsi a quella nuova verità non sarebbe stato affatto facile.

Punto primo perché non capiva come quella foto potesse essere una prova così schiacciante.

Va bene, Draco era andato al Bloody Rose, ma soltanto pochi giorno prima c’era stato anche con lei, quindi…

No, doveva essere il giovane che lo accompagnava ad avere un ruolo particolare.

Hermione indugiò con gli occhi sul suo viso. Ne seguì i lineamenti duri e decisi, a tratti aspri, ma nel complesso straordinariamente affascinanti.

Solo allora si accorse che stringeva tra le grandi mani un involto dall’aria anonima che poteva benissimo contenere una scatola o un libro.

Oppure un artefatto di magia oscura tremendamente potente…fu scossa da un brivido.

- Sai cos’è?- chiese Hermione senza neanche alzare gli occhi.

Harry allungò il collo sulla foto prima di risponderle.

- No, lo hanno fatto evanescere prima di entrare nel locale, almeno così mi ha detto Edward, quando sono usciti dall’ascensore erano a mani vuote-

Hermione soppesò con cura quelle parole.

Perché diavolo Harry parlava al plurale? Era solo quell’altro ragazzo a tenere il pacchetto, non Draco. Potevano essersi incrociati casualmente nell’ascensore, magari neanche si conoscevano…

- Hanno passato tutta la serata insieme- si affrettò ad aggiungere Harry quasi come intuendo i pensieri dell’amica.

Hermione lanciò la foto sulla scrivania in un gesto di frustrazione.

- Che stai cerando di dirmi Harry? E chi è quell’uomo?-

Harry spalancò i suoi occhi di giada, un po’ sorpreso dai modi bruschi dell’amica.

- Hai studiato quei fascicoli per settimane…credevo che l’avresti riconosciuto-

Quella frase sembrava celare una vaga critica.

Nei ricordi di Hermione si accese un piccolo bagliore nell’esaminare di nuovo il volto sulla foto, ma niente di così chiaro e distinto da poterlo associare a qualcosa di concreto.

- No Harry, altrimenti non ti l’avrei chiesto chi fosse- quasi ringhiò lei.

Harry le fece il gesto di sedersi mentre lui faceva altrettanto dall’altro lato della scrivania.

- Si tratta di Liam Urden, l’ultimo degli Urden, Hermione…e non è un semplice uomo…è un licantropo-.

 

 

Hermione ricordava un vecchio fascicolo, con foto annesse, nascosto nei polverosi archivi del Ministero che parlava degli Urden. Un fascicolo che risaliva più o meno alla prima guerra contro colui che-non-doveva-essere-nominato.

Strettamente imparentati con i Greyback, gli Urden erano stati in prima fila tra le schiere di Voldemort, alleati nobili e potenti.

Un’antica stirpe di licantropi purosangue.

Hermione sapeva che dopo la guerra di quella famiglia non erano rimasti sopravvissuti.

Tutti uccisi dagli Auror, altri morti ad Azkaban; i lupi non sopravvivono molto in cattività.

Perciò non capiva come l’affermazione di Harry potesse essere vera.

Chiunque fosse quell’uomo non poteva essere uno degli Urden…

- Credimi Herm, è lui. Sembra impossibile ma…-.

- E’ impossibile, Harry. Sono tutti morti!- il suo tono faticava a nascondere una nota isterica.

Se c’era anche solo una piccola possibilità che Harry si sbagliasse lei era disposta a difenderla ad ogni costo.

- Non esattamente…il fascicolo su di loro dice che il più giovane della famiglia, Liam appunto che era appena un bambino,  era stato dato per disperso. Il suo cadavere non fu mai ritrovato. Herm è lui, so che è lui. È un cliente abituale del locale-

Hermione lasciò cadere la foto a terra.

Non sapeva se la stupiva di più il fatto che Liam Urden fosse vivo e probabilmente complottasse qualcosa con Draco oppure venire a sapere che un licantropo dato per disperso fosse cliente abituale del Bloody Rose.

- Non ha senso…-

- Sì che ce l’ha, Herm…pensaci: due rampolli, unici sopravvissuti di due potenti famiglie purosangue alleate con Voldemort, che si incontrano al Bloody Rose, l’unico luogo dove il Ministero non può allungare le mani…per me il significato di tutto è palese-

E lo era anche per lei.

Solo che le sembrava tutto così tremendamente impossibile…aveva cominciato a fidarsi, aveva cominciato a credere che Draco fosse cambiato, ed invece…

- Se non sei ancora convinta ti do un’altra prova, Herm. Te lo ricordi il simbolo degli Urden?-

Hermione si strinse convulsamente le mani.

- Era un qualche tipo di fiore, credo-

- Un giglio, sì. Ora guardagli il polso-

Hermione si chinò per raccogliere la foto dalla scrivania.

Il ragazzo nella foto nel frattempo parlottava con Draco, ma all’improvviso si passò la mano destra tra i capelli lisci e neri in un gesto studiatamente sensuale.

Nel farlo gli si sollevò la manica del giubbotto di pelle di drago, che rivelò sul polso un piccolo tatuaggio…a forma di giglio.

Hermione inorridì. Il suo bel castello di carte cominciava a vacillare.

- Che devo fare, Harry?- sussurrò appena.

Il bambino sopravvissuto colse qualcosa di strano nella voce dell’amica.

Scosse il capo poi si chinò sulla scrivania poggiando il mento sulle mani incrociate.

- Il Ministero non potrebbe ignorare una prova del genere. Quella foto da sola basterebbe per mettere in azione una squadra d’investigazione su Draco Malfoy e Liam Urden…ma io non la consegnerò, Herm. Sta a te decidere cosa farne-

Hermione sgranò gli occhi, sorpresa.

Harry le stava dando la possibilità di gestire la situazione come meglio credeva, si fidava di lei.

E forse faceva male.

- Harry, voglio parlare con lui, con Liam…prima-

Hermione non sapeva quanto quella sua dichiarazione fosse sincera.

Non sapeva se ad animarla fosse una rigorosa scrupolosità o…qualunque cosa ci fosse tra lei e Draco Malfoy.

Harry le sorrise ignaro del travaglio che faceva impallidire il volto dell’amica, ma anzi compiaciuto che Hermione volesse prima indagare da sola.

- Non andare via allora. Se vuoi incontrarlo stasera lo troverai sicuramente qui-

 

**********

 

Prevenire è sempre meglio che curare.

Hermione credeva fermamente in questa affermazione tant’è che prima dell’apertura del Bloody Rose si concesse un breve rifornimento a casa.

Mai farsi cogliere impreparati con una creatura magica nelle vicinanze.

E se si trattava di un licantropo purosangue che poteva trasformarsi quando più gli piaceva, facendosi beffe della luna, piena o nuova che fosse, allora qualche precauzione in più si dimostrava indispensabile.

Hermione si infilò con un gesto secco un piccolo pugnale con la lama d’argento nello stivale, poi fissò con un attimo d’indecisione uno dei tanti cassetti del suo comò vecchio stile.

Scrollò le spalle.

La magia non poteva tutto, nessuno meglio di lei poteva saperlo, e i classici vecchi mezzi babbani potevano fare al caso suo.

Estrasse con cautela dalla sua custodia di pelle una piccola magnum che da quando Harry gliela aveva regalata era rimasta nascosta ed inutilizzata sotto una pila di vestiti.

Infilò con attenzione una mezza dozzina di pallottole speciali che le erano costate una fortuna.

D’argento, of course.

Adesso poteva ritenersi soddisfatta.

La caccia al lupacchiotto poteva cominciare.

 

**********

 

Hermione scavallò elegantemente le gambe aggiustandosi la gonna sulle ginocchia, si alzò dal suo divanetto e cominciò ad ancheggiare verso il bancone, gli occhi fissi su un punto ben preciso.

I capelli lisci e sciolti rilucevano all’abbagliante luce dei lampadari di cristallo, e la pelle di drago di quel giubbotto ultracostoso sembrava animarsi di vita propria ad ogni gesto di Liam Urden.

Solo e distratto, Hermione lo vide mandare giù tutto d’un fiato un doppio whiskey incendiario, senza mostrare il minimo segno di insofferenza a tutto quell’alcool. Da quando era arrivato era il terzo che beveva.

Hermione si sedette proprio sull’alto sgabello accanto a lui facendo attenzione a mostrare una generosa porzione della sua gamba fasciata dalle calze scure.

Nessuno dei due indossava il mantello. Mossa azzardata, in effetti.

Ma Hermione dubitava che qualcuno potesse riconoscere nel bell’uomo che aveva accanto l’ultimo superstite degli Urden. E lei, con i capelli magicamente lisci e biondi e il trucco più pensante del solito, difficilmente sarebbe stata riconosciuta per quella che era.

Hermione si appoggiò con i gomiti sul bancone sporgendosi leggermente verso il ragazzo, che tuttavia sembrava non avere ancora notato la sua presenza.

- Hai da accendere?- gli chiese, lisciandosi distrattamente con le dita una ciocca di capelli biondissimi.

Hermione lo vide girarsi lentamente, i capelli che per un attimo gli sventolarono intorno al viso come tende di raso nero.

Lui ghignò.

- Suppongo che tu sia una strega, non hai una bacchetta per queste cose?- le rispose lui, rivelando una voce calda e allo stesso tempo amara come una caffè bollente.

Hermione mostrò una deliziosa smorfietta di sorpresa.

- Oh hai ragione, scusa il disturbo- e si girò di scatto ancora prima di aver finito di parlare.

Stava decisamente perdendo colpi se già lui la liquidava la primo approccio.

- Che cosa vuoi?-

La domanda le giunse decisamente inaspettata.

Voltandosi fu colpita da un paio di occhi innaturalmente neri che da soli sembravano volerla sbranare. Trattenne il fiato quasi temendo che lui potesse trasformarsi da un momento all’altro e attaccarla.

- Come, scusa?-

- E’ chiaro che non ti serve un accendino…allora cosa stai cercando?-

- Cosa ti fa credere che io voglia qualcosa da te?- rispose Hermione tornando padrona del proprio respiro.

- Il fatto che non appena mi hai visto entrare nel locale non hai fatto altro che fissarmi, per poi venire a sederti, guarda caso, proprio vicino a me e poi chiedermi un accendino quando è quasi certo che te non fumi…- finì passandosi una mano tra i serici capelli scuri e tirandoseli via dal viso.

Hermione incrociò le braccia sotto al seno, l’aria vagamente imbronciata.

- Ok, allora cosa credi che stia cercando?- se voleva giocare, per lei andava benissimo.

Per un po’ poteva anche assecondarlo.

- Vediamo…sesso, droga, soldi…informazioni?- ammiccò misteriosamente verso di lei, curvando in un ghigno le labbra carnose e scoprendo i denti bianchissimi.

Ci sapeva fare indubbiamente con quei suoi modi da prestigiatore che incanta le folle…degno dell’amichetto del cuore di Draco.

- Mmmm, fammi pensare…- Hermione simulò una tanto artificiosa quanto graziosa espressione concentrata - …voglio delle informazioni…Liam Urden-.

 

 

Ecco le paroline magiche.

Liam, o almeno la sua espressione, cambiò ad una velocità disarmante.

Hermione non poté opporsi alla morsa improvvisa che le aveva serrato il polso ne allo strattone violento di Liam che la costrinse a sbilanciarsi verso di lui.

Li stava smaterializzando via.

Dopo qualche secondo di buio e la caratteristica sensazione di uno strappo all’altezza dell’ombelico, Hermione si ritrovò a cadere in ginocchio sul ciglio di quella che sembrava una stradina di campagna immersa nella notte e rischiarata a tratti da vecchi lampioni.

Si guardò intorno con aria smarrita.

Dannazione, si era sfilata le calze.

- Chi sei? Cosa vuoi? Come sai chi sono?-

Quella raffica di domande giunse alle sue orecchie come un ringhio basso e continuo.

Liam le si accucciò accanto sollevandole rudemente il viso verso la luce del lampione sopra di loro.

- Che cosa state combinando te e Draco Malfoy?- riuscì a sibilare Hermione malgrado le palpitazioni di paura che cominciavano a scuoterla.

Liam la lasciò andare di colpo, lasciandosi sfuggire un risolino distorto.

- Draco, capisco…sei troppo carina per essere un Auror e troppo poco sexy e spregiudicata per essere una delle sue vecchie amanti…allora chi sei?-

Ora fu il turno di Hermione di sogghignare sorniona.

- Mi dispiace deluderti ma sono entrambe le cose!-

Hermione non si stupì nel vederlo avventarsi subito su di lei; un ammasso di muscoli, pelle di drago e potenza.

Evidentemente il fatto che fosse un Auror non gli andava a genio. E forse neanche il fatto che fosse l’amante di Draco…

Prima però che lui potesse artigliarle la gola Hermione fece scattare la mano verso lo stivale.

Liam si bloccò a mezz’aria, la lama d’argento puntata appena poco sotto lo sterno che aveva strappato impercettibilmente la sua costosissima maglietta nera.

- Wow, la gattina ha glia artigli!- ironizzò lui, facendo però un piccolo salto indietro per evitare che la lama lo ferisse.

- Già, e sa anche usarli! Dimmi che diavolo state combinando te e Draco Malfoy, lupacchiotto!-

Liam la scrutò con attenzione, soffermandosi con malcelata preoccupazione sull’epiteto con cui lei l’aveva chiamato.

Non solo sapeva chi era ma sapeva anche cosa era.

Hermione esaminò con distacco la mano che improvvisamente lui le tese in un inaspettato gesto di cortesia.

La afferrò con cautela per tirarsi in piedi stringendo sempre nell’altra mano il pugnale d’argento.

- Seguimi…ma metti via quella cosa!- le ordinò lui indicando con gli occhi la lama.

- Certo, come no…così puoi attaccarmi facilmente, vero?- sghignazzò lei liberandosi bruscamente della presa del moro sulla sua mano.

- Fa come vuoi ma non ti faccio entrare armata nella mia casa!-

Hermione sgranò gli occhi confusa.

E solo guardando oltre Liam, oltre il campo d’erbacce secche e ricoperte di brina vide dei neri cancelli di ferro  battuto, e al di là indistinte ombre di grosse costruzioni alcune illuminate ad intermittenza da strane lucine colorate.

Presa la lama per l’impugnatura, la tese a Liam.

- Lo rivoglio indietro, mi è costato un capitale-

Lui annuì.

Avanzarono un po’ nell’erba alta e solo quando furono a pochi metri dai cancelli Hermione riuscì a dare un nome a ciò che aveva di fronte.

Un parco giochi.

Abbandonato, o almeno così sembrava.

Le montagne russe svettavano immobili e sinuose contro il manto nero del cielo, i chioschi mostravano le loro saracinesche chiuse e arrugginite, i cavalli della giostra cigolavano mentre il vento li spingeva a dondolare e solo un piccolo tendone multicolore regalava un po’ di luce a quel luogo di per sé macabro e solitario.

Liam si diresse là ed Hermione lo seguì in silenzio.

Rimase piacevolmente stupita quando oltre la cortina che Liam le stava reggendo scorse il lussuosissimo interno di una tenda enorme, sicuramente magica, come quella che l’aveva ospitata da ragazzina alla coppa del mondo di Quidditch.

Dopo essere entrati Liam la sorpassò raggiungendo una figura che Hermione non aveva assolutamente notato.

Non capiva come avesse potuto non vederla visto che la donna in questione era tutt’altro che ordinaria.

In ginocchio davanti ad un basso tavolino ricoperto di tovagliette cangianti e incrostate di perline e specchietti, la donna fissava immobile il fuoco che ardeva in un maestoso camino. Lunghi boccoli d’ebano le solcavano la schiena fino alla vita, le dita, come ali di fata, disegnavano invisibili arabeschi nell’aria.

Non appena il licantropo le si avvicinò sorrise senza però smettere di fissare le fiamme.

Aveva qualcosa di innaturale, qualcosa che la rendeva speciale, ancora più dell’uomo che le stava a fianco.

Solo dopo essere avanzata di qualche passo e aver visto Liam chinarsi su di lei per sussurrarle qualcosa, Hermione capì cosa c’era di strano in quella donna: era cieca.

Gli occhi bianchi si spostarono di colpo su di lei e per un attimo, uno solo, Hermione sembrò avvertire delle mani che le premevano sulle tempie come se volessero intrufolarsi nella sua testa.

- Questa è Cassandra, la mia compagna- le spiegò Liam rimanendo accanto alla donna, una mano forte e sicura poggiata sulla sua spalla.

Cassandra le sorrise misteriosa tendendo appena le labbra carnose e scarlatte.

- Piacere di conoscerti ragazza, quale è il tuo nome?-

Ipnotica. Quella voce sembrava liberare incantesimi e sortilegi ad ogni singola parola.

- Questo speravo che potessi dirmelo tu, Cassandra- la apostrofò Liam, leggermente seccato.

- Liam, non essere scortese!- trillò lei con voce melodiosa – Scusalo, Hermione Granger, non è molto abituato alla gentilezze. Vuoi una tazza di tè?-

Hermione boccheggiò per un attimo e lo stesso fece Liam.

L’una perché non capiva come quella donna potesse averla riconosciuta, dal momento che era anche cieca, l’altro perché aveva appena capito di essersi portato in casa uno degli Auror più fetenti in circolazione, nonché  un grosso, grossissimo problema.

- Che c’è, perché state in silenzio?- domandò Cassandra alzandosi in piedi.

Barcollò per un attimo in cerca di un appiglio e subito Liam accorse per guidarla verso un divano al centro della stanza.

- Sei sicura di quello che dici?- le chiese Liam, una nota di urgenza nella voce.

La donna non gli rispose.

- Liam, Hermione vuole parlare con te- lo redarguì la donna con tono improvvisamente autoritario.

Liam si lasciò sfuggire un ansito strozzato.

- Ma dannazione è un Auror!-

- E tu sei un licantropo!- squittì Hermione giusto per sentirsi parte di quell’assurdo incontro.

Liam le ringhiò letteralmente contro, mentre Cassandra spalancava la bocca formando una deliziosa O con le labbra di rosa.

- Auror? Non l’avrei mai detto…la sua Luce è così…-

Liam la guardò allarmato.

- Come non hai previsto che era un Auror?!-

-…rossa- finì Cassandra con un sospiro.

- Che diavolo state dicendo?- sbottò Hermione, mentre di colpo gli effetti della pozione capelli tutti gusti+balsamo svanivano lasciando che i suoi ricci al caramello le scivolassero di nuovo sulle spalle.

Liam sgranò gli occhi.

- Cazzo è proprio lei!-

Hermione si lasciò cadere mollemente su una poltrona, stringendosi la testa tra le mani.

- Non ci capisco niente…-

- Sono una Veggente, mia cara…-

Hermione si riscosse, pensando che non c’era mai fine alle sorprese.

Era sorprendente come il destino avesse privato Cassandra degli occhi ma le avesse concesso La Vista.

Ora tornavano un bel po’ di cose.

Liam tirò improvvisamente un calcio al tavolino ribaltandolo.

- Ma sì Cassandra, raccontale ogni cosa e facciamoci mandare contro tutto il dipartimento degli Auror!-

- Possiamo fidarci di lei- rispose la Veggente impassibile.

Liam la guardò speranzoso.

- Hai previsto qualcosa?-

- No, è solo una sensazione-

- Scusate, mi dispiace interrompervi,  ma io vorrei parlarle di Draco Malfoy-

Due paia d’occhi si puntarono su Hermione, anche se uno in definitiva non doveva essere in grado di vederla.

Forse ci riusciva grazie a quella Luce…

- So che tu hai qualcosa a che fare con Malfoy e so che lui nasconde qualcosa di importante, voglio sapere cosa- spiegò Hermione guardando dritto negli occhi di Liam, ora stranamente dorati come quelli di un grosso predatore.

Cassandra alzò una mano andando a sfiorare con le dita lunghe e candide il braccio del suo compagno.

- Conosce Draco- constatò lei.

- E anche troppo bene, direi-

- Ed è un Auror…è lei, Liam?-

Lui annuì, benché lei non potesse vederlo.

Hermione trattenne  a stento un urlo di frustrazione.

La stavano di nuovo tagliando fuori.

- Liam, ti prego, ho bisogno di sapere!- ecco, era arrivata anche a supplicarlo.

- Perché non lo chiedi a lui?-

Hermione si torse nervosamente le mani.

- Non vuole dirmi nulla- fu costretta a rispondere.

Perché le faceva così male ammetterlo?

- E te ne stupisci? L’ultima volta l’hai sbattuto ad Azkaban! Certo, poi ti sei pulita la coscienza facendogli trovare una bacchetta per scappare, ma il succo non cambia, non meriti la sua fiducia!-

- Liam!- lo rimproverò Cassandra con profondo disappunto nella voce tremante.

- Che c’è, è la verità no? Te lo ricordi come era ridotto? Siamo fuggiti per mesi nei luoghi più impensati  e lui si ostinava ancora a difenderla. Avremmo dovuto ucciderla non appena liberi…-

- Piantala Liam!-

Il lupo mannaro guardò Cassandra sprizzando astio dalle pupille gialle.

Poi dopo uno sguardo lungo e silenzioso con la sua compagna, Liam rilassò le spalle e sospirò.

- Mi dispiace Hermione …che cosa vuoi sapere?- si sforzò di dirle, passandosi una mano sul viso come per scacciare via la tensione.

Hermione deglutì rumorosamente. L’aveva non poco sconvolta venire a sapere che quei due sapessero tutto di lei. Del suoi passato.

- Draco…è ancora un Mangiamorte?- riuscì infine a chiedere.

Liam ammutolì sgranando gli occhi che stavano tornando gradualmente neri.

Si sedette accanto a lei sorreggendosi con i gomiti sulle ginocchia.

- Forse non ti è chiara una cosa…noi siamo fuggiti da Voldemort-

- Noi?-

Liam grugnì lasciandosi andare contro la spalliera del divano e togliendosi finalmente il giubbotto di pelle di drago.

Era quasi inverno ed era rimasto a maniche corte.

Sul polso destro svettava l’elaborato giglio tatuato.

- Sono un Urden, credo che tu lo sappia…la mai famiglia mi ha allegramente affidato al caro vecchio Voldemort che ero ancora un ragazzino. Loro sono morti tutti, io no. Voldemort non mi faceva combattere- le labbra si tesero ed i tenti sbatterono rabbiosamente- quando Draco è fuggito è venuto a prendermi e mi ha portato via con sé e poi…bè è una storia lunga-

- Ho tutto il tempo del mondo-

- No mi dispiace Hermione, ma non tradirò la fiducia di Draco, questo mai. Se non vuole parlartene lui, non sarò io a farlo-

Fiducia, forse era quella che le mancava da parte del giovane Malfoy.

- Dimmi solo una cosa, è una faccenda pericolosa?-

Liam storse il naso.

- Abbastanza-

- E non c’entra Voldemort- ripeté lei.

- No, ho detto che Draco non è più un Mangiamorte non che non c’entra Voldemort…e ora basta, non parlerò oltre!-

- Ma…tu lo stai aiutando, gli hai portato qualcosa al Bloody Rose l’altra sera!- tentò di replicare Hermione.

- Basta Hermione, Liam e Draco sono amici non costringerli a mettersi l’uno contro l’altro- si intromise Cassandra con un caldo tono materno mentre Liam le scoccava un’occhiata d’intesa.

Ed Hermione alla fine capì. Capì che Liam, al contrario della compagna, nutriva verso di lei un incondizionato e naturale senso di inimicizia.

Lei aveva tradito Draco in un modo che lui non si sarebbe mai sognato di fare.

E ora lei stava scalciando e sgomitando per tornare a far parte della sua vita dopo tutto quello che era accaduto.

Cassandra con i suoi occhi che vedevano tutto aveva capito, l’aveva capita.

Ma Liam, quel giovane licantropo ancora sconosciuto, no.

Probabilmente se non ci fosse stata la sua compagna Veggente a sedare i suoi bollenti spiriti animaleschi si sarebbe trasformato e l’avrebbe felicemente sbranata.

Tutta quella lealtà la lasciava a dir poco disorientata.

- Credo che andrò via- sussurrò Hermione poco dopo.

- Andrai da lui?- le domandò Liam con la voce stranamente roca.

- Credo di sì- Hermione si alzò facendo un cenno di saluto con il capo ad entrambi ma mentre stava per uscire si ricordò che Cassandra non aveva potuto vederla.

- Arrivederci Cassandra-

- Ciao Hermione…hai una gran bella Luce rossa come il sangue, sai? Torna a trovarmi-

Per la prima volta in quella serata Hermione sorrise di cuore.

- Sì, così mi spiegherai questa storia della luce!-

Fece per girarsi ma un guizzo improvviso nell’aria la costrinse a rimanere dov’era. Allungò una mano afferrando al volo l’oggetto lanciatole.

- Salutami Draco. E usalo se ti importuna- sghignazzò verso di lei l’ultimo degli Urden.

Hermione aprì la mano guardando il pugnale che era riuscita ad afferrare fortunosamente per l’impugnatura. Avrebbe potuto rimetterci una mano, ma era sicura che non era quella l’intenzione di Liam.

Cassandra li sorprese entrambi scoppiando a ridere.

- Oh Liam, la ragazza ha altre armi per difendersi…tipo quella graziosa magnum caricata a pallottole d’argento nascosta nella fondina ascellare, mi sbaglio?-

Cassandra rise ancora mentre Liam le dedicava uno sguardo bellicoso da manuale.

Hermione abbassò la tenda che faceva da porta alla casa di quei due strani personaggi, non potendosi impedire di sorridere.

Qualcosa le diceva che Liam non se l’era presa veramente per la storia della pistola.

Ne fu certa quando sentì, da lì, fuori nella notte, in quel Luna Park abbandonato o chiuso per l’inverno, una risata simile ad un latrato che si univa  ad un’altra allegra come il tintinnio di mille campanelli scossi dal vento.

 

 

 

 

Spazio autrice: Chi non muore si rivede, direte voi. Bè non sono morta ma la mia, di solito, apatica, amorfa e asociale estate si sta rivelando più piena e attraente del solito! Bella la vacanza a Rimini, bello e commovente ç_ç Harry Potter and the Deathly Allows (se volete degli spoiler io sono qui!)  e bello, anche se l’ho già detto, Harry Potter e l’ordine della fenice. Sono andata a vederlo per la terza volta (non pago, eheh^^) e la signora cinquantenne seduta vicino a me ha commentato che il povero Daniel Radcliff è alto ancora come quando faceva il primo film, che simpatica!^^ E poi sapeva tutta la trama e la spiegava al marito che non ci stava capendo un ciufolo, e io che mi sento un’immatura perché sono ancora così fissata con Harry Potter… tornando a noi, il bel moraccione, come qualcuna di voi ha ipotizzato, non è Blaise Zaini, sorry. Ammetto di averci pensato a lui ma il personaggio che avevo in mente non gli si addiceva per niente. E poi confesso che mi piace sperimentare la creazione di personaggi nuovi….ok, bardasciole XD (dialetto stretto, ternano d.o.c., significa ragazze, non è un insulto!) ci sentiamo quando ritorno dalla montagna, si riparte! Bacioni a tutte ed in particolare a:

 

lunachan62: Ciao Luna! La vacanza è andata alla grande e alla fiera del fumetto ho speso un capitale…cmq hai ragione te, il bello, almeno secondo il mio punto di vista, viene proprio adesso. Spero di non finire per incasinare troppo le cose! Bacionissimi e grazie 1000^^

 

sinylla: ciao Sin! Finalmente sono tornata nel mondo dei vivi…sai, sono stata presa in una full immersion in HP7 e tutto il resto del mondo per quei quattro giorni che ci sono voluti per leggerlo è andato a farsi benedire. Questo per giustificarmi in parte del ritardo aberrante^^ Cmq come è andata al cinema con L’ordine della Fenice? Appena tornata da Rimini (mi sono divertita tantissimo!) sono andata  a rivederlo (se ogni volta mi invitano degli amici diversi io che ci posso fare? Mai rifiutare!)…lo so, sono da ricovero. ^^La mia sindrome da Harrypotterdipendenza si è poi ulteriormente intensificata dopo la lettura del 7° libro…come faccio adesso che è tutto finito? Ç_ç

Per fortuna che ci sono le fanfiction! Ti saluto carissima e grazie, perché sei sempre straordinaria con i complimenti, baci >o<

 

Gemellina: Ciao genio del the! Mi dispiace deludere i tuoi sospetti ma il bel lupacchiotto non è Blaise Zaini…pensandoci l’equivoco è più che accettabile, visto che in principio al posto di Liam doveva esserci proprio lui. Poi ho evidentemente cambiato idea (sono troppo volubile!)…cmq il palco di corna di Pansy si avvia a diventare sempre più rigoglioso! E chissà quando comincerà a sentirle pesare...>o< bacionissimi tesoro, e a presto!

 

Lyoko: Ciao cara, penso che al momento tu stia patendo le pene dell’inferno nella casa degli orrori e che quindi leggerai il mex solo più in là (ma chissà, visto quanto ci ho messo ad aggiornare, forse sei già tornata!)…spero almeno che il soggiorno sia stato meno terribile del previsto! Domani parto anche io, vado dagli zii in campagna…gli orrori, e che orrori!, me li farà vedere sicuramente il mio cuginetto-mostro di 2 anni!

Tornando alla fic, in questo chap non sono riuscita a metterci Ron, ma anche lui avrà il suo momento di gloria, don’t worry! E per quanto riguarda Liam, niente da fare, non è più Blaise. Cioè, fino ad un mese fa doveva essere lui, ma poi ho cambiato idea…sono tremendamente instabile^.^ Concludo dicendo che mai punizione di mia madre fu più gradita dalla sottoscritta! È stata una bella soddisfazione riuscire a leggermi HP7 in inglese capendo quasi tutto…bacioni tesoro, ci sentiamo presto! >o<

 

Delly chan: ma grazie carissima, te mi lusinghi proprio! Non posso biasimarti se adori draco, chi non lo fa? Cmq io sono disposta a darti tutti gli spoiler che vuoi su HP7 (anche se ormai, visto il bombardamento di notizie da tutte le parti, credo ci sia più poco da sapere). Ho finito il libro da poco, ma te dovresti lasciarmi la tua mail perché non vorrei che qualcuno si infuriasse se ti lascio qualche spoiler qui nello spazio commenti. Al limite se sei segnata anche su manga.it, possiamo sentirci via fermoposta…fammi sapere, a presto e grazie! ^^

 

Sweetchocolate: eccoci di nuovo qui, cara Sweet! Guarda, non ti scusare più se commenti in ritardo o non commenti per niente…intendiamoci, a me fa molto piacere sentirvi, ma io allora dovrei camminare strisciando visto che aggiorno ogni morte di papa^^ e mi sento tremendamente in colpa quando siete voi invece a scusarvi con me!…cmq, eh sì, l’ho proprio comprato il libro in inglese! E chi ce la faceva a resistere fino a gennaio? Non voglio assolutamente forzarti, ma se vuoi qualche spoiler (anche se ci hanno già pensato i giornali, le televisioni ed internet, a spiattellare tutto!) non hai che da lasciarmi la tua mail! Se sei iscritta su manga.it ancora meglio, che lì c’è il fermoposta…fammi sapere, tanti bacioni! >o<

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Capitolo 18
*** New moon ***


Ciao ragazze sono tornata giusto per il tempo di scrivere un nuovo chap, domani riparto di nuovo

Ciao ragazze sono tornata! Le vacanze sono in dirittura d’arrivo, almeno per chi, come me, deve ancora tornare in quello strano edificio chiamato scuola…

Vi lascio alla lettura, ma prima ho un avviso importante: NON andate a leggere la fic di quell’infame di chocogirl, la quale, malgrado io sia praticamente la sua beta, mi ha gentilmente minacciato di morte lenta e dolorosa perché mi sono dimenticata di pubblicarle un capitolo della sua fic mentre lei era in Francia…tesoro, sei deliziosamente odiosa, lo sai? Sappi che pretendo delle scuse PUBBLICHE XD ( nonostante tutto…ti voglio bene!)

Noi ci risentiamo alla fine del capitolo.^^

 

18- NEW MOON

 

 

L’oscurità vomitava ombre.

Ogni fessura tra le pietre umide e nere sembrava nascondere infimi segreti e pericolosi tranelli.

Le boccette che intrappolavano nel vetro l’essenza della morte, della gloria o della bellezza, tremavano e tintinnavano sulle mensole e sugli scaffali.

Le pagine dei libri proibiti giravano vorticosamente, come spinte da una brezza innaturale o da una mano invisibile.

Gli strani strumenti di vetro e metallo, gli alambicchi intricati e le ampolle vuote segnavano i confini di quel mondo onirico.

Il suo segreto più grande era lì, il quel luogo che era il suo regno.

E non importava quanto lui corresse o quanto si sforzasse di penetrare l’oscurità con i suoi occhi di luce rarefatta per tentare di scovare l’intruso.

Perché se c’era qualcosa sicuramente non era lì per farsi vedere da lui.

Ma le cose non sono mai come ce l’aspettiamo.

Perché quando quella cosa giunse per rubare il suo segreto, la sua vita, lo fece rifulgendo di brace e sangue.

La luce rossa gli trafisse impietosamente gli occhi e fu inutile portarsi le mani davanti al viso.

E quando la mano si tese, bella e candida,ma rapace, per appropriarsi del mistero celato lì sotto, gli occhi non poterono neanche vederla.

C’era solo il rosso.

 

Il pesante tomo cadde a terra aprendosi nel mezzo con una precisione stupefacente.

Draco si alzò a sedere di soprassalto rischiando quasi di cadere dal divano e per qualche eterno secondo il suo respiro accelerato fu l’unica cosa che le sue orecchie riuscirono a cogliere nell’oscurità persistente di quella notte senza luna.

Non gli capitava da tempo di addormentarsi leggendo un libro.

E poi di sognare.

Se sognava, e accadeva di rado, non ricordava mai i sogni fatti durante la notte: forse perché non aveva terribili paure che il suo subconscio poteva trasformare in immagini mostruose e i suoi più grandi desideri, quelli che tingono le notti di fiori rosa e nuvole azzurre, si erano già avverati.

Ma quel sogno…Merlino poteva esserne testimone, era più vivido che mai, ancora chiaro davanti ai suoi occhi, tanto che gli parve di vedere illusorie macchie rossastre spuntare dalle ombre più dense.

Draco scosse il capo.

I capelli legati a stento con un elastico alla base della nuca si liberarono finendogli sul viso.

Allungò una mano sul tavolino di cristallo scoprendolo vuoto.

Sbuffò mentre rovistava nelle tasche dei pantaloni in cerca della sua bacchetta. I primi tre bottoni aperti della sua camicia di alta sartoria rivelavano una brutta ustione appena sotto lo sterno. La cravatta quasi del tutto allentata sul collo recava un paio di bruciature all’estremità.

La serata non era stata delle migliori.

E non aveva neanche la bacchetta con sé.

- Flit! Portami una bottiglia di whisky incendiario…subito!- urlò con molta poca eleganza dopo essersi schiarito  rumorosamente la voce, leggermente impastata dal sonno.

Il vecchio elfo rugoso che serviva la sua casa da più tempo di quanto lui potesse ricordare si trascinò nel salottino sorridendo sotto i baffi.

- Ecco padroncino è dell’annata migliore…- squittì Flit porgendo la bottiglia in bilico su un vassoietto d’argento.

Draco l’afferrò sgarbatamente ma prima che potesse aprirla l’elfo parlò ancora, con aria improvvisamente contrariata.

- Signore ci sarebbe una persona, giù nell’ingresso, ho detto che dormivate ma…-

- Ciao Malfoy, disturbo?-

Draco non dovette neanche distogliere gli occhi dalla bottiglia per capire chi fosse la persona giù nell’ingresso, che aveva appena spalancato prepotentemente la porta lì su al terzo piano.

Conosceva solo un’ essere sulla faccia della terra che riusciva a far suonare il suo cognome come il più ignobile degli insulti.

- No di certo…ti aspettavo molto prima, mezzosangue-

Quando si degnò di guardare però dovette ammettere che lo spettacolo non gli dispiacque affatto.

Gli era capitato poche volte di vedere Hermione bella e provocante come quella sera. Il trucco perfetto, il vestito nero scollato e attillato, gli stivali dal tacco alto…

- Carina stasera…come mai? Serata mondana?- ironizzò Draco indugiando sfacciatamente su ciò che il vestito copriva e non copriva.

- No. Caccia-

Di cosa, lui non poteva neanche immaginarlo.

- E a cosa, vestita così?- le chiese con espressione visibilmente contrariata.

La risposta di lei, piena di fraintendibili allusioni, non doveva essergli piaciuta troppo. Hermione lo capì perché, fatto un cenno con il capo all’elfo che usciva dal salotto, che non si degnò di ricambiare, si affrettò a cambiare discorso.

- Tu piuttosto, che hai fatto sul petto? Non ci sono le istruzioni per l’uso sul gioco de “il piccolo alchimista”?- ridacchiò lei aggirando il tavolinetto di cristallo davanti al divano di taffettà dove Draco era ancora semi sdraiato.

Gli angoli delle labbra di Draco corsero sprezzanti verso l’alto.

- Che c’è ti si è annodata la bacchetta? Sei strana stasera…-

Hermione gli si parò davanti con le braccia incrociate sotto il seno, il sorriso bieco che non prometteva nulla di buono.

- Oh Draco, non sai quanto…-

Fu poi con gesto felino e sensuale, troppo sensuale, che Hermione, sollevatosi il vestito sopra le ginocchia, finì a cavalcioni sulle gambe di Draco.

Lui sobbalzò, un po’ per la sorpresa, un po’ per il dolore acuto che la mano impietosa di lei premuta sulla bruciatura aveva violentemente risvegliato.

- Hermio-

Draco non finì la frase. Non la cominciò neanche. Perché Hermione si servì a tradimento della sua cravatta come un dolce collare d’amore.

Lo attirò lentamente a sé cominciando a divorargli repentinamente la bocca con un’avidità estenuante, le mani fameliche che in pochi attimi intrappolarono i capelli, soggiogarono il viso e catturarono le spalle.

Confuso e annebbiato, Draco l’afferrò per i fianchi spingendola di prepotenza contro il suo bacino.

Hermione si erse per qualche secondo su di lui bloccandogli con entrambe le mani il viso, di solito pallido ma al momento arrossato dal piacere.

Una pausa sconcertante intercorse tra uno sguardo d’oro difficile da decifrare, il preludio di qualcosa di promiscuo, e un gesto apertamente audace.

Una mano di Hermione corse infatti ai pantaloni di Draco trovandovi facile accesso.

L’ultimo dei Malfoy si lasciò sfuggire un ansito strozzato sulle labbra di lei.

Quel gioco di seduzione lo stava evidentemente eccitando.

I seguenti gemiti di piacere però non ebbero altrettanta fortuna.

Hermione li soffocò uno ad uno mentre gli succhiava e mordeva lentamente il labbro inferiore per poi saggiare con la lingua l’interno caldo della bocca con una maestria inconsapevole, e non un gesto, non un movimento parve per un singolo istante goffo o fuori luogo.

Era lei che guidava, lei che lo domava.

E fu sempre Hermione ad afferrare una mano inerte di Draco e a guidarla sotto la sua gonna. Ansimarono insieme l’una nella bocca dell’altro, mentre Hermione con la mano libera spogliava Draco della camicia. La cravatta, dopo aver assolto al glorioso compito che Hermione le aveva assegnato, finì ad attorcigliarsi a terra come la pelle morta di un serpente.

Veleno e passione.

Draco non se l’aspettava proprio.

Era evidentemente sbalordito ed Hermione se ne stava spietatamente approfittando.

[Dare e avere. È questo il metodo di scambio degli uomini.]

Draco, in un rinnovato impeto, fece per abbassarle prepotentemente  le maniche del vestito ma Hermione indietreggiò di scatto, gli occhi accesi di astiosa brama.

-No-

Gli intrappolò i polsi con le sue piccole e fragili mani, quasi come se lei potesse veramente opporsi alla sua forza. Ma il controllo, di qualunque tipo fosse, era innegabilmente il suo.

Draco si arrese e qualche secondo dopo, quando le sue mani accarezzarono voluttuose le cosce di Hermione, lo fecero solo perché lei l’aveva incoraggiato a farlo con un dondolio di bacino che lo avrebbe mandato in breve tempo all’orgasmo precoce se non l’avesse placata in qualche modo.

Strinse con forza la carne soda fasciata dalle calze scure e solo quando, come un campanello nella testa, Hermione gli sospirò languidamente nell’orecchio all’estremo della libidine, Draco osò sollevarla di peso con sé.

La strinse per la  vita mentre lei gli allacciava le gambe sui fianchi.

Ma non andarono molto lontano.

Il tavolino di cristallo li accolse con un tintinnio sinistro quando entrambi vi si lasciarono andare sopra.

Hermione fece appena in tempo a far scivolare a terra i pantaloni di Draco che lui le aveva già sfilato le calze con poca premura.

Una prima spinta veloce e decisa che Hermione non fece neanche in tempo ad assimilare fu seguita da molte altre.

Ad ogni colpo il cristallo del tavolino tintinnava e scricchiolava più forte.

Vetro prezioso e gemiti grezzi composero una melodia nuova per Malfoy Manor.

E Draco ed Hermione danzarono per gran parte della notte.

 

“ Perché sei bella e mi fai male.

Ma non ti importa

o forse neanche tu lo sai […]

e poi sai fare morire un uomo

con l’innocenza del pudore che non hai…”

- Sei solo tu, Nek-

 

**********

 

Quando il fuoco finisce di bruciare, semplicemente svanisce.
Tutto ciò che resta è solo cenere.

Draco non l’aveva mai sperimentato fino a quel momento, o almeno non ne aveva mai avuta una dimostrazione così esemplare.

Hermione si era appena alzata dal tappeto dove erano finiti di nuovo a consumarsi l’un l’altra, aggiustandosi con indifferenza il vestito sulle gambe.

Con una casualità quasi naturale raccolse il pesante tomo che Draco aveva lasciato sconsideratamente a terra.

Un’occhiata veloce non rivelò nessuna scritta sulla copertina di consunta pelle nera.

Draco, l’acqua alla gola ed il fiato mozzato, fece per toglierglielo dalle mani, visibilmente allarmato, più di quanto avrebbe voluto mostrare.

Hermione lo mise fuori dalla sua portata.

La fine bocca aperta del giovane Malfoy non riuscì ad emettere alcuna scusa plausibile per quella sua reazione repentina e maniacale.

La spossatezza dopo l’amplesso sembrava essersi amplificata in lui a dismisura, mentre lei no, lei fresca di vittoria lo impalava a terra con    i suoi occhi torbidi.

Hermione piegò biecamente le labbra arrossate.

Poi, facendolo apparire dal nulla, gli sventolò maliziosa qualcosa davanti al viso.

Un quadratino di carta con sopra una parte di sé che nessuno avrebbe dovuto scoprire. La foto.

Le iridi chiare si allargarono oltre il naturale consentito.

- Come diavolo…-

- Nessun come, voglio sapere…me lo devi-

La sensazione improvvisa che Hermione quella notte gli avesse offerto se stessa come merce di scambio per ottenere i suoi segreti, lo disgustò a tal punto che fu costretto a voltarsi per smettere di guardarla.

- Dio, sei arrivata fino a questo punto…-

Hermione parve non dare peso a quelle parole sprezzanti. Né parve vergognarsi o risentirsi per l’allusione poco lusinghiera che celavano.

- Ho parlato con Liam, credo che lui sappia ma non ha voluto aprir bocca…- Hermione si bloccò godendosi l’espressione disorientata di Draco – lo sai che con questa foto potrei scatenarvi contro l’intero Ministero, vero?-

Draco abbassò gli occhi.

Davvero si era illuso così tanto? Davvero ci aveva sperato?

Non poteva finire così con lei…ma non poteva neanche incasinare la sua vita e quella di Liam perpetuando nel suo ostinato silenzio.

E tra due mali è sempre meglio scegliere il minore.

Hermione al momento era il pericolo più imminente.

Alzò il viso su di lei.

[Lui la guardava sempre negli occhi.
Anche se aveva sbagliato, anche se aveva commesso un errore.]

E giocò quella carta che sembrava funzionare dolorosamente bene con lei.

Poi sorrise. Un sorriso amaro, ironico, sprezzante.

- Credi davvero di meritarti la verità da me? Sei così sfacciatamente arrogante da pretendere la mia fiducia dopo quello che mi ha i fatto?-

Hermione si lasciò cadere in ginocchio sul tappeto, ammutolita.

Una bambola svuotata dell’imbottitura, un burattino con i fili tagliati.

Sospirò massaggiandosi le braccia con le mani, in un inconsapevole atteggiamento di difesa.

Si ritrovò ad invidiare selvaggiamente Liam e ciò che Draco gli aveva concesso, negandolo a lei.

Fiducia, lealtà. Cose che lei a parer loro non meritava più.

- Non me lo perdonerai mai, vero?- le tremava la voce.

I riccioli le coprivano la fronte e parte del viso e Draco non si sforzò per vedere se l’effetto delle sue parole era stato proprio il pianto.

Non gli importava.

Si alzò in silenzio togliendo il libro dalla portata di Hermione e poggiandolo sul tavolino di cristallo.

- Lo farò. Ma solo quando tu avrai perdonato te stessa-

Le diede bruscamente le spalle avvicinandosi alla grande portafinestra che immetteva nel balcone; una mano in tasca e una sulla bruciatura sul petto.

Non poteva vederla ma sapeva che l’attenzione di Hermione era tutta per lui.

Tuttavia si sentì costretto a parlare solo quando sentì la sua presenza soffocante alle spalle.

La sua carta, lo sapeva, non era in fin dei conti così buona.

- E’ un libro di magia oscura-

La frase galleggiò per un attimo tra loro, senza nessun effetto particolare.

Hermione si portò al suo fianco, il suo viso una maschera di ceramica.

- Liam me l’ha portato al Bloody Rose, credevamo fosse un posto sicuro per lo scambio-

Il suo riflesso impassibile e algido sul vetro, in quel momento era quanto di più lontano potesse esserci da quello che veramente era. Da come realmente si sentiva.

Ma lui aveva una parte da interpretare, anche se questa gli richiedeva confronti e situazioni che non sempre era in grado di sostenere.

Perché alla domanda che Hermione gli fece lui non poteva rispondere. Non sinceramente.

- A cosa ti serve?-

Un sospiro più lungo degli altri. E via.

- E’ solo un altro pezzo della mia collezione-

[Mezze verità, tesoro di ogni Slytherin che si rispetti.]

 

 

I corridoi bui che percorsero mano nella mano si persero nella memoria di Hermione.

Non ricordava che lo studio di Draco fosse così difficile da raggiungere.

Vi entrarono in silenzio come se ci fosse qualcosa che avrebbe potuto non gradire la loro presenza.

Hermione sentì un brivido conosciuto, una scarica elettrica familiare.

Magia nell’aria, la sentiva lì dentro, come la prima volta che vi era entrata per l’ispezione.

Draco le lasciò la mano filando sicuro alla libreria dove tolse un piccolo libro dall’aria anonima dalla sua nicchia.

Le orecchie di Hermione captarono un clic automatico.

Il meccanismo nascosto fece scorrere la libreria rivelando una porticina li legno vecchio e quasi marcio che cigolò rumorosamente sui cardini non appena Draco la spinse.

Che sciocchi sprovveduti che erano stati gli Auror, incantesimi potentissimi, rivelatori di magia all’avanguardia…e non un solo sospetto sul più banale dei nascondigli.

Hermione seguì il giovane Malfoy per la stretta scala a chiocciola che si snodava sinuosa in profondità, tanto che lei non riusciva a scorgerne la fine.

Dopo l’ultimo gradino sul quale quasi inciampò trovarono una porta uguale all’altra e Draco con un cenno del capo suggerì ad Hermione di aprirla.

La luce azzurrognola che si irradiò sorprendentemente alla sua apertura la lasciò per qualche istante cieca, dopo il buio a cui i suoi occhi si erano abituati.

Nell’enorme sala circolare molto simile all’interno cavo di una torre che assumeva pian piano i suoi contorni naturali Hermione credette di vedere materializzato per un solo istante il mondo dei suoi sogni.

Una ventina di scalini portavano ancora ad un piano inferiore ammassato di tavoli colmi di strani apparecchi di vetro che fischiavano o sibilavano all’improvviso, di pergamene ingiallite e gabbie vuote mentre in un angolo fumavano ancora i resti carbonizzati di libri e congegni che sembravano essere andati a fuoco da poco. Su decine di mensole affisse alle grezze pareti di pietra viva sfilavano boccette variopinte di tutti i tipi, alcune piccole come ditali altre grandi come fiaschi di vino.

Ma quando Draco la spinse con una mano sulla vita a seguirlo in basso, gli occhi di Hermione rimasero fissi in aria.

Là, sospesa illusoriamente nell’aria e raggiungibile da due piccole scalinate dai corrimano dorati che serpeggiavano in alto fino al secondo, terzo, quarto livello c’era la più straordinaria biblioteca che lei avesse mai visto.

Data la sua vastità sembrava poter contenere l’intero sapere del Mondo Magico; gli scaffali si snodavano a una ventina di metri da terra per tutta la circonferenza della stanza dando l’impressione ingannevole che parte della parete lassù fosse costituita dagli stessi libri e non dalle pietre.

Hermione vi staccò gli occhi a fatica.

Fiaccole di fuoco azzurro, magico, che illuminava ma non bruciava, si drizzavano da ogni angolo libero creando con i loro riflessi bluastri bizzarri e a tratti spettrali giochi di luci.

In quel luogo la magia stagnava nell'aria, densa, tanto da toglierle il fiato e sentirne il pizzicore sulla lingua, accumulata tra gli scaffali, nei libri polverosi; la magia imprigionata nelle pagine era tanto pesante e concentrata, gli sconosciuti contenuti delle boccette era tanto occulto e potente da deformare tempo e spazio, così che le sembrò di percorrere la scalinata lunga pochi metri per ore, o per anni, le sembrava di perdersi nelle trame del tempo e finire in un'altra dimensione o in un'altra era.

- E’…incredibile-

Draco strinse impercettibilmente le labbra a quelle parole estatiche appena sussurrate.

[ Il suo mondo, il suo reame…servito su un piatto d’argento].

Era incredibile, già. Proprio incredibile che lui le stesse mostrando tutto quello, così, a cuor leggero.

Si ritrovò, contro ogni suo volere, a maledirsi furiosamente.

Perché era certo che quando Hermione avesse capito quale tipo di magia trasudava da ogni centimetro di quel luogo segreto era sicuro che non sarebbe stata così entusiasta.

Per niente.

 

 

“A volte le persone sono stupide. Pensano che la biblioteca sia un luogo pericoloso a causa di tutti i libri magici che contiene, il che è vero, ma ciò che la rende davvero uno dei luoghi può pericolosi che possano mai esistere è il semplice fatto che è una biblioteca”.

-Terry Prachett, a me le guardie!-

 

 

 

Spazio autrice: Uff quanta fatica per giungere fino a qui! No, non è vero, ma dopo questo capitolo posso ufficialmente dire che questa è la fic più lunga che abbia mai scritto. E a conti fatti sarà ancora mooolto lunga…anche questo stesso chap avrebbe dovuto esserlo, ma alla fine i colpi di scena previsti sono slittati ancora obbligandomi ad etichettare il suddetto chap tra quelli di passaggio-transizione-schifezze-da-dimenticare, alias, questo capitolo non mi convince per niente. Ho un momento di crisi che mi spinge a domandarmi se tutto questo, e ribadisco tutto, non sia solo un’accozzaglia di idee senza senso…Merlino,  non voglio ispirarvi pietà ma sono letterariamente abbattuta.

Cmq di voi almeno non mi posso lamentare…grazie sul serio, ragazze, a tutte voi che mi sostenete e mi apprezzate, siete veramente preziose…per ripagarvi un po’, e sperando che vi interessi, posso dirvi dove trovare una traduzione di Harry Potter and the Deathly Hallows che oserei dire migliore di quella solita della Salani: http://www.sevenheaven.org/wordpress/2007/harry-potter-and-the-deathly-hallows-traduzione-in-italiano/ (fate copia incolla)

Io vado a farmi vedere da uno bravo, bacioni a tutte ed in particolare a:

 

dellychan: Ciao tesoro! Reduce dalla seconda lettura (stavolta in italiano) di HP7, eccomi di nuovo qui. Spero di esserti stata d’aiuto con il riassunto, sai, mi è venuto il dubbio che te volessi solo qualche spoiler ma sinceramente non sapevo quale delle tante notizie mettere perciò ho messo tutto…spero di non aver sbagliato. Se l’ho fato perdonami, non era mia intenzione rovinarti tutta la sorpresa. Bacissimi, spero che il chap i sia piaciuto, fammi sapere, ok?^^

 

Aury: Ciao, non ci conosciamo vero? Piacere! Sono troppo felice quando posso conoscere qualche nuova ragazza…grazie mille per i complimenti, spero di risentirti ancora!

 

Lunachan62: Ciao carissima! Le vacanze sono andate benone peccato che manchi poco alla fine…mi rassicura molto sapere che i personaggi di Liam e Cassandra ti siano piaciuti. È sempre un azzardo creare personaggi nuovi, ma il rischio mi piace. Spero di sentirti presto, bacioni^^

 

Kami: oddio sono addirittura mitica? Me vola felice tra le nuvole rosa…grazie 1000, spero vivamente di continuare ad appassionarti come ho fatto finora. Continua a farmi sapere che ne pensi della fic, ok? BACI

 

Gemellina: La rifulgente presenza di Draco torna ad abbagliarci! Allora che ne pensi? Uff la montagna ed il mio cuginetto pestifero mi hanno veramente stressata…sono tornata più nervosa e schizzata di quanto non sia già XD

Sarà per questo che mi imbottisco di tè(freddo) come una drogata? Mi consolo leggendo che malgrado tutto mi supportate con questa fic… mi fa molto piacere che Liam ti sia piaciuto, lo rivedremo presto! Bacionissimi al mio genio del tè preferito^^

 

Lyoko: Ogni riccio un capriccio! Anche io sono riccia e ho pensato che non ci sarebbe niente di più bello che trovare tra gli scaffali dei cosmetici lo shampo tutti gusti+balsamo…per quanto riguarda Hermione bionda, bisogna dire che almeno Emma Watson E’ bionda…non biondo platino, ma insomma. Disquisizioni a parte sui capelli dei nostri beniamini, come è andato il rientro dalla casa degli orrori? XD Vorrei poterti dire che il mio soggiorno in montagna è stato piacevole e riposante ma il mio cuginetto pestifero ha fatto di tutto perché non fosse così…ma infondo, mooolto infondo, mi sono divertita. Ti invidio, te che vivi in Sicilia, qui a Terni c’è ben poco di interessante… Spero che non mi sgriderai troppo per il ritardo mostruoso con cui ho aggiornato, ma almeno non siamo ancora a settembre e neanche ad ottobre! Poteva andare peggio…io non lo so ancora quando inizio la scuola, e più tardi lo scopro meglio è. Ci sentiamo presto, tesoro, un bacione! ^^

 

Sweetchocolate: Ciao bardascetta( una delle tante versioni di bardasciola!)!^^ Spero che tu non sia schiattata nell’attesa…mea culpa, se così fosse! Credo di aver messo a dura prova la tua curiosità dandovi l’indirizzo dove trovare HP7…guarda, la traduzione merita, davvero. Ma ti capisco se vuoi aspettare fino a gennaio (mio dio non ci poso pensare! O_o) per la versione cartacea…cmq che ne dici del chap? Sono confusa, ma ormai è andata…ci sentiamo al prossimo chap! Baciotti

 

White_tifa:Che bello sei stata in Inghilterra! Come è andata? Comincio ad avere una strana fissa per Londra, prima o poi dovrò andarci…cmq, modestamente XD, il mix amore-orgoglio-sfida è uno di quelli che mi riesce meglio! Non mi piacciono le cose facili più sono complicate meglio è…e poi cercherò di sfruttare al meglio Liam, è un personaggio che mi piace molto! Spero di sentirti presto, kisses

 

CHOCOGIRL: ti è piaciuta la dedica? XD perdonami, ma una piccola vendetta dovevo pur prendermela…e poi ho lo strano sospetto che ti abbia lo stesso fatto pubblicità…Cmq lo so già che ne pensi del chap e sai che non sono d’accordo, ma un commentino, magari con quelle famose scuse, me lo devi! Ti voglio bene assassina choccolatosa, anche se non te lo meriti. La tua magnanima signora del male ti saluta con velenoso affetto…^^

 

Sfigataalcubo: Per Morgana, che nick strambo che hai!^^ Divertente senz’altro… Piacere comunque, sono sempre felice di conoscere nuove lettrici…ma perché, se posso chiedertelo, sfigataalcubo? Dai, che non può essere così male! Grazie per i complimenti, mi fa molto piacere che la fic ti appassioni così tanto. E sì, Liam è 100% made in ZAITU…spero di sentirti ancora! Baci

 

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Capitolo 19
*** Beautiful lie ***


19-BEATIFULL LIE

19-BEAUTIFUL LIE

 

 

Non c’è niente di più bello di un’illusione.

Il miraggio del desiderio, la proiezione del sogno. Lo specchio dorato su cui vedere una realtà appagante anche se effimera.

Ma mai vi fu un’arma più a doppio taglio di questa.

Uno specchietto che di allodole ne aveva prese tante.

Non a caso tra tutte le orride meraviglie di quel luogo nascosto e prezioso di Malfoy Manor gli occhi di Hermione Granger individuarono qualcosa che, almeno per lei, andava la di là della magia, del potere soffocante che impregnava quel posto, qualcosa che le alimentava in petto una gran bella illusione.

Sopra una  colonnina di marmo nero dalle profonde scanalature galleggiava apparentemente senza peso una sfera rossastra solcata a tratti da lampi di un intenso color dorato, una sagoma allungata appena distinguibile al di sotto di essa.

Hermione, ingenuamente forse, sollevò appena due dita per toccarla.

Subito la mano forte di Draco, fino quel momento guida discreta e silenziosa, le bloccò il polso a mezz’aria.

Lo stesso polso che le aveva ferito brutalmente solo qualche giorno prima.

Una stretta che però stavolta non intendeva affatto infliggerle dolore ma solo evitarglielo.

[Illusione di protezione]

Hermione notò infatti che le scariche dorate si erano intensificate proprio mentre la sua mano sia stava avvicinando alla sfera.

Il biondo alle sue spalle pronunciò qualche parola sottovoce, e il globo scomparve silenziosamente.

Hermione sorrise quando vide una bacchetta rimanere sospesa in aria, ora priva di una difesa che infondo non necessitava.

- E’ la bacchetta che ti ho dato per fuggire da Azkaban-

Draco annuì voltandole le spalle, turbato.

Poteva esistere un segno più grande della sua debolezza, più grande di quella bacchetta conservata come un tesoro prezioso?

Hermione strinse la mano sull’impugnatura sentendo fili invisibili di magia che andavano a legare la sua mano al legno, riconoscendo quell’oggetto come parte di sé.

Vite, crine di unicorno e corda di cuore di drago.

La sua bacchetta ad Hogwarts, da studentessa, la sua bacchetta  da recluta Auror, la sua bacchetta da traditrice.

- Puoi riprendertela se vuoi. Ti appartiene, con me non ha mai funzionato veramente bene.-

Così diversi…

Una diversità che neanche la magia poteva superare.

- No, è tua ormai, tienila-

Hermione lasciò la presa sospirando soddisfatta quando la bacchetta, alle poche parole bisbigliate da Draco, fu di nuovo circondata dalla sfera scarlatta.

Dopo qualche istante di mutismo, Hermione saltellò indietro affrettandosi a seguire Draco che aveva cominciato a muoversi nel labirinto dei tavoli da lavoro sui cui rilucevano a tratti i contorni di oggetti sconosciuti confusi nella penombra.

- Bello l’incantesimo di protezione alla bacchetta. Non ne avevo mai visto uno così prima…-

A quell’ingenua osservazione Draco si bloccò di colpo tanto che Hermione, al momento distratta dall’esorbitante quantità di oggetti allettanti che la circondavano, finì dritta a sbattere contro la sua schiena.

- Esiste un solo motivo per cui non hai mai visto un incantesimo del genere…-

Hermione si stava ancora massaggiando il naso contuso quando quell’affermazione, lasciata cadere con apparente innocenza, fu totalmente assimilata dal perfetto meccanismo del suo cervello.

Un meccanismo che fece un sonoro clic di improvvisa comprensione, mentre lei abbandonava le braccia lungo i fianchi e lanciava un’occhiata allarmata tutto intorno.

- Magia oscura…- sospirò piano, quasi che il solo nominarla potesse scatenare chissà quale disastro.

Draco allargò le braccia in segno di resa, abbracciando con lo sguardo ceruleo tutto il suo dominio di nera potenza.

Anche in quel momento di aperta vergogna non nascondeva la brama dei suoi occhi, orgogliosi e feroci.

[Illusione di forza]

Hermione si portò le mani al volto a coprirsi la bocca spalancata.

- O mio Dio, Draco no…-

Il biondo annuì quasi sfidandola e con un incantesimo di appello la sua bacchetta gli comparve tra le mani.

- Lumos maxima!-

Le torce bluastre appassirono di fronte a tanto splendore.

Anche le fessure tra i libri lassù, anche le ombre sotto ai tavoli, pure gli angoli più angusti vennero illuminati a giorno.

Ed Hermione vide quello che prima non aveva visto, complice il buio o forse solo la sua ingenuità.

Veleni, torbidi miscugli intrappolati nel cristallo, armi, strumenti probabilmente di tortura. Una mezza dozzina di gabbie occupate da creature magiche che il Ministero stesso avrebbe avuto difficoltà ad identificare.

Grottesche immagini di morte la adocchiavano dalle copertine di libri ingialliti e da tele scolorite.

In una teca in un angolo, come un trofeo, riluceva fioca la Mano della Gloria che lui aveva usato quella dannata notte della morte di Silente.

- Ancora-

Non era una domanda né una critica. Ma solo una constatazione.

Draco fece per afferrarle una spalla ma lei gli sgusciò via tra le mani.

- E’ il mio laboratorio Hermione…- tentò di spiegarle.

Hermione strinse i pugni e diresse gli occhi alla biblioteca per non doverlo guardare.

Anche quei libri in alto che prima l’avevano tanto allettata ora la disgustavano.

- Laboratorio di magia oscura…è per Voldemort? Lavori qui per lui-

Draco sospirò spostandosi nervosamente i lunghi capelli di un biondo albino dal viso.

- No, lavoro qui per me-

Ma Hermione non lo ascoltava più.

Quando Draco si decise a seguirla lei aveva già imboccato la scalinata che l’avrebbe portata fuori.

Finì per correrle dietro, quasi con il fiato corto per paura di vederla sparire senza potersi spiegare. Almeno in parte.

- Hermione…-

- No!-

Lei si bloccò sull’ultimo scalino, una mano di Draco disperatamente ancorata al suo braccio.

- Speri che creda alle tue patetiche scuse? Mi credi così idiota? Dio, come ho fatto a non capirlo prima, e dire che mi reputano una strega intelligente…non devo esserlo poi così tanto se mi sono fidata di nuovo di te!-

La sua vecchia espressione arrogante e saccente le era comparsa sul volto, ripescata da una serie di altre decine di scene del passato, uguali a quella.

Hermione torse il braccio dalla presa di Draco ma il biondo, silenzioso e pacato

anche in quel momento, la strattonò verso di sé facendola finire tra le sue braccia, schiena contro petto, la presa così forte intorno a lei che non si allentò di un millimetro malgrado Hermione tentasse furiosamente di divincolarsi.

- Mi ascolti per una dannata volta, Mezzosangue?- le sibilò lui all’orecchio, infido più di un rettile vero.

Hermione si divincolò ancora con l’unico risultato di farsi scivolare il vestito giù da una spalla.

La mano di Draco, di un insopportabile freddo bollente, la intrappolò subito tra le sue lunghe dita.

Come un animale selvatico chetato da false lusinghe Hermione sembrò rilassarsi impercettibilmente.

- Va bene parla…verme-

Il biondo indugiò sull’allegro nomignolo ma poi allentò un po’ la presa.

- Non ho un lavoro. Come credi che mi mantenga?- esordì lui.

Lai rise, schernendolo.

- Grazie alle tonnellate di galeoni lasciati dai tuoi genitori?-

L’ovvietà di quella risposta sprezzante costrinse Draco a far un passo indietro con il suo ragionamento.

- Ok mettiamola così… come credi che passi tutto il mio tempo?-

- Giocando al piccolo alchimista matto, a quanto pare-

- Bingo-

La presa intorno a lei si sciolse così repentinamente che Hermione traballò per un attimo sui tacchi alti.

Finalmente faccia a faccia, poteva vedere solo delle piccole rughe di concentrazione solcare la fronte di Draco.

- Questo dovrebbe consolarmi?- gli domandò con calma studiata.

- Non lavoro per Voldemort…lui non ha bisogno di questo…non più almeno…-

[Illusione di poter scappare]

Quell’ultima, limpida, osservazione fece capire ad Hermione molte cose. Che, punto primo, in effetti lì Draco aveva lavorato per Voldemort. E pure con maestria, a ben vedere.

Punto secondo, che Draco, a meno che non fosse masochista, non le avrebbe mai mostrato volontariamente il suo covo oscuro se era a Voldemort che doveva rendere conto.

- Allora perché lo…-

Draco cominciò a scendere le scale voltandole le spalle, senza aspettare che lei concludesse la frase.

- E’ quello che mi piace fare, mezzosangue…la magia oscura, gli esperimenti…sono le sole cose che conosco, che so fare veramente bene-

Non si girò dopo la sua ammissione, per non leggerle l’orrore, il disgusto, in quelle lame di bronzo che si ritrovava al posto degli occhi.

Era malato di potere e lo sarebbe sempre stato.

Anche se non fosse mai nato mago. Anche se non era più un Mangiamorte.

Sentì i passi taccheggianti di Hermione farsi più vicini.

Una mano piccola ma non fragile incrociò le dita con le sue.

Lei lo capiva, capiva quel suo bisogno impellente di magia, oscura o no che fosse.

Lei, drogata di conoscenza, non avrebbe potuto capirlo meglio.

Ma tutto quello rimaneva comunque al di là.

Al di là dei suoi limiti, delle sue convinzioni. Della vita che aveva condotto fino a quel momento.

Lei la magia oscura la combatteva. Lei i maghi oscuri li sbatteva in prigione.

Tranne qualche piccola eccezione, ma si sa…

- Non male per essere una collezione privata…- si lasciò sfuggire Hermione per allentare la tensione.

Lui la fissò con curiosità, chiedendosi quanto le fosse costato quel piccolo sforzo.

Sforzo che lui, ahimè, stava per vanificare ancora una volta.

- Oh no che non è privata…-

La stretta della mano di Hermione sulla sua si fece più intensa.

- Ecco…- esordì lui stranamente cauto, districando le dita da quelle dell’ex Grifondoro.

- Non dirmi che tu questa roba la contrabbandi…-  gracchiò lei.

Oh se la McGranitt sarebbe stata fiera della sua studentessa preferita.

Le mancava solo qualche ruga in più e sarebbe stata la sua perfetta copia.

Draco aggirò un tavolo da lavoro frapponendolo tra loro due.

 - Preferisco il termine “vendere”, contrabbandare è troppo…-

-  Non ti azzardare a continuare!-  saltò su lei per poi stringersi convulsamente due dita sulle tempie - Merlino,  vendi questa robaccia a maghi oscuri che magari ci torturano babbani e mezzosangue!-

- Signorotti di campagna, che vogliono fare bella figura con gli amici, piuttosto…-

- Oh sì, ce lo vedo Olivander in pensione a trafficare con- prese un’ampollina leggendone l’etichetta – distillato di morte?-

- Serve per liberarsi dei fantasmi…un mio cliente ne ha la casa infestata-

Hermione lo fissò sbigottita chiedendosi quanto lui si stesse divertendo in quel momento.

- Ad Olivander non credo che servirebbe…in compenso…-

- Non lo voglio sapere!- urlò la giovane Auror rasentando l’isteria.

Piccoli globi luccicanti le incorniciavano ora gli angoli degli occhi.

Sarebbe potuta scoppiare a pianger da un momento all’altro per la tensione.

Quando tentò di avvicinarsi a Draco, malferma sui tacchi, il biondo fece un provocatorio passo indietro, il sorriso sghembo che pendeva meravigliosamente dalle sue labbra.

La mano tesa di Hermione raggiunse lo stesso la sua aristocratica guancia purosangue.

Lui l’aveva vista arrivare, le aveva letto negli occhi che l’avrebbe fatto.

Ma non si era spostato.

Draco rimase con il viso piegato da un lato, lo zigomo in fiamme, mentre lei inveiva contro di lui vomitando rabbia, liberandosi del rancore.

- Bastardo! Per tutto questo tempo ho creduto che c’entrasse ancora lui, che fossi ancora al servizio di Voldemort! Non potevi dirlo subito che era per questo che facevi il misterioso? Non potevi dirmi che era tutto finito!?-

Un sorriso soddisfatto si allargò sulle labbra snob del biondo, che a quelle parole scattò veloce con le mani verso Hermione.

La artigliò per i fianchi alitandole poi sulle labbra.

- E rischiare dieci anni sicuri ad Azkaban per contrabbando di manufatti oscuri? No, grazie-

Hermione spalancò la bocca, scandalizzata dalla sua faccia tosta, e Draco non si lasciò sfuggire l’occasione.

La sua lingua saettò oltre la carne morbida, lambendola per pochi istanti per poi tirarsi subito indietro.

- Dovevo prima sedurti!-

La mano sfrecciò ancora nell’aria…ma stavolta Draco non si lasciò colpire.

Intrecciò le sue dita con quelle di lei portandosi entrambe le mani al petto.

Sorrise dello smarrimento di Hermione, dei suoi occhi lucidi, della sua bocca ancora socchiusa.

Sorrise perché capiva che ora era finalmente libero.

[Illusione di libertà]

Libero  dai sospetti. Libero di vivere in quell’illusione senza la paura di essere scoperto.

[ Se era la luce che lei voleva, poteva bastare mostrarle una candela. Il sole l’avrebbe soltanto accecata. E ferita]

Fece un paio di molli passi in avanti, lei indietro, finché i fianchi di Hermione non andarono a scontrarsi su uno dei tavoli da lavoro.

Con un braccio Draco spazzò via dal ripiano boccette, fogli, appunti, che finirono a cozzare sul pavimento.

E mentre nuvole di fumo colorato si libravano in aria e a terra sfrigolavano le pozioni versate, Hermione saltò seduta sul tavolo per poi lasciarsi sollevare il vestito fino ai fianchi.

Solo allora, mentre le mani di Draco la spogliavano,  realizzò che il giovane Malfoy era potenzialmente prosciolto da ogni accusa velenosa che gli aveva rivolto. E che lei, di conseguenza,  era svincolata da qualsiasi barriera.

Così, piena di una confortante serenità, allargò le cosce incrociando le caviglie dietro le gambe del biondo.

E per la prima volta si abbandonò completamente tra le sue braccia, sotto il suo corpo.

Caddero insieme dalla rupe delle loro impavide paure.

Lui in un paradiso dove sperava di redimersi, lei in un inferno che non immaginava neanche quanto sarebbe stato profondo.

 

“It's a beautiful lie
It's the perfect denial
Such a beautiful lie to believe in
So beautiful, beautiful it makes me”

- Beautiful  Lie, 30 seconds to mars-

 

*********

 

L’aereoplanino di carta sfrecciò sulla soglia della porta della sua casa ancora prima che lei potesse infilare la chiave nella toppa.

Hermione si lasciò sfuggire il mazzo dalle mani, imprecando contro tutti i promemoria interuffici del Ministero.

Qualcuno che sicuramente godeva di un insano piacere nel ricevere cruciatus dai dipendenti ministeriali li aveva stregati affinché trasmettessero i loro messaggi anche al di fuori del Ministero.

Niente gufi, si andava a risparmio ultimamente. Poco male, almeno non sporcavano e non esigevano del cibo come ricompensa.

Hermione districò a fatica la carta piegata, con gli occhi che le si chiudevano per la notte insonne.

In quella particolare mattina inoltrata l’unica cosa di cui avrebbe avuto bisogno era un letto...senza nessuno dentro.

Il foglietto lilla si spianò sulla sua mano, e al notare della tondeggiante firma in un angolo l’umore di Hermione non migliorò affatto.

Harry Potter era la piaga dell’umanità…

Ma non ce l’aveva un vita privata? Una ragazza con cui rotolarsi nel letto le sera e che gli prosciugasse le energie?

Hermione sapeva che il suo forse-non-più-migliore amico, di cose da fare ne aveva parecchie. Tra queste, starle appiccicato era fra le prime.

L’Auror accartocciò il foglietto nella tasca entrando finalmente in casa.

Due ore di sonno prima di pranzo non le sarebbero affatto bastate per carburare e soprattutto per sopportare l’ennesima, come recitava il messaggio, “sorpresa meravigliosa al Bloody Rose!” di Harry Potter.

L’ultima volta che il Bambino Sopravvissuto aveva avuto qualcosa di sorprendente per lei, alias due giorni prima, era finita in un Luna Park spettrale con un lupo mannaro.

Eccitante in effetti, se non fosse finita a litigare furiosamente con il principe biondo dei suoi stivali…salvo poi fare la pace.

Hermione sorrise a quella sua ultima osservazione mentale mentre si gettava a volo d’angelo sul suo divano in pelle rossa.

Alla fine non era andata poi così male…

Che Harry stavolta avesse veramente una bella sorpresa per lei?

 

 

Scoprirlo fu meno facile di quanto pensasse.

Ginny l’attendeva esageratamente sorridente davanti alla porta multicolor del locale, le guance tirate e arrossate per lo sforzo di mantenere quell’espressione da pubblicità del dentifricio.

Hermione azzardò per un attimo la possibilità di una paresi facciale, ma scansò subito l’idea ammonendosi mentalmente per la sua acidità gratuita.

La rossa le si gettò al collo non appena fu abbastanza vicina urlandole un accorato- Sono felicissima di vederti!-

Lo sarebbe stata anche lei in ben altre circostanze.

Hermione arrossì impercettibilmente pensando alla notte appena trascorsa.

Si schiarì rumorosamente la voce prima di parlare.

-Ciao Ginny, Harry?-

- E’ dentro...vieni!-

Malgrado l’entusiasmo dirompente della piccola Weasley, Hermione non riuscì proprio a sentirsene contagiata.

Quel dannato sesto senso, infame sfascia-tranquillità, le si stava agitando indignato nello stomaco.

Fu con un bel groppo in gola e un formicolio crescente alle mani che, attraversata la parte babbana del locale, attese che si spalancassero le porte dell’ascensore stile Royal.

E il tintinnio che ne seguì fu per lei come una sirena d’avvertimento prima dei bombardamenti.

Si strinse in un angolo dell’ascensore quasi imponendosi di non vedere in quella situazione  ambigui risvolti che non esistevano.

Arrivate al capolinea Ginny le cedette il passo con inusuale cortesia, ed Hermione contemplò sconcertata il locale chiuso nella penombra e le rose rosse già disposte nei vasi per l’apertura serale.

Harry non si vedeva.

Ginny le spinse delicatamente una mano sulla schiena invitandola ad avanzare verso il piccolo palco circolare dove aveva visto esibirsi le gemelle Patil.

Il sipario era chiuso.

E la giovane Auror fece di tutto per non immaginarsi chissà cosa nascosto lì dietro.

Una mano forte e sicura le afferrò improvvisamente la spalla obbligandola a sussultare per lo spavento.

Ma un Harry sorridente ed eccitato la fissava senza alcun intento omicida.

Hermione parve rilassarsi. Ma durò poco.

- Indovina chi è tornato?-

Inutile chiedere chi sarebbe dovuto tornare.

Punto primo perché solo per poche persone Harry Potter, il salvatore dei maghi, l’uomo tutto d’un pezzo agli occhi del mondo magico, si permetteva di ostentare tanta euforia.

Punto secondo perché…bè, il sipario si era appena aperto.

[ The show begins…]

Ed Hermione Granger neanche per tutti i galeoni della Gringott avrebbe voluto trovarsi lì.

La figura, sfuocata ai suoi occhi dalle lacrime che già le appannavano gli occhi, si mosse gaia verso di lei.

E quando Ron Weasley baciò appassionatamente la sua Hermione e la sentì piangere tra le sue braccia, pensò solo che fosse per la gioia di averlo di nuovo.

Ma non sapeva quanto si sbagliava.

Illusione.

 

 

 

Spazio autrice: +me in un angolo buio vi saluta mesta con la manina+...lanciatemi tutto ma non le uova, vi prego!

Per le mutande di Piton, un mese…vorrei imputare tutte le colpe alla scuola ma sarebbe tremendamente scorretto. Mancanza di ispirazione, pigrizia e apatia non sono affatto trascurabili.

Uff, è ora di riprendere il ritmo. Perciò mi dileguo subito, donne.

Un saluto e un bacio speciale a lyoko(anche se non sembrerebbe…e chi la molla ‘sta fic!), delly chan, Kami, white_tifa, gemellina, aryka, sweetchocolate(la tariffa fissa è in avvicinamento!) e sfigataalcubo. Nonché chocogirl, che ha organizzato il pijamas party più pijamas party della mai vita^^

Ancora con i postumi di una sbronza da vodka alla pesca, vi do appuntamento al prossimo chap, sperando nel vostro perdono! kisses

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Capitolo 20
*** A little hope ***


Può l’amore soffocare

Salve a tutti! Lo so lo so, questo chap arriva tardi, mostruosamente tardi, e arrivano tardi anche i chiarimenti che sto per farvi. Innanzitutto, ho deciso di cambiare il nome al personaggio di Edward Dalton. Passo a spiegare: ero fermamente convita che lo studente Edward Dalton fosse presente nei libri della Rowling. Bè, non c’è. In realtà è stata Kysa ad introdurlo nella sua fic , la Scommessa, ed ora è Axia ad utilizzarlo nell’Alchimia del Sangue, ma io per quanto lo hanno caratterizzato bene, sono caduta in errore. Perciò Edward Dalton è un personaggio originale di Kysa non mio. Dal momento che l’Edward di Bloody Rose ha ben poco a che spartire con quello di Kysa, ritengo sia opportuno semplicemente cambiargli nome, perciò, seppure lo faccia un po’ a  malincuore, al posto di Edward Dalton troverete Morag McDougal  che invece è uno studente corvonero realmente presente nei libri. Spero di non avervi confuso troppo le idee…*me si scusa con tutti voi e con Kysa e Axia* Appena ho un attimo provvederò a modificare anche i vecchi capitoli.

Poi, last but not least,  forse l’avevate già capito (ma io lo specifico lo stesso^^) questa fic non tiene conto del settimo libro di HP. Tuttavia, causa scarsezza di neuroni della creatività^^, nel qui presente capitolo ho inserito due mini spoiler dei Doni della Morte. Di scarsissimissima rilevanza, tra l’altro. Non credo che ce ne saranno altri, ma mi sembrava doveroso dirvelo. Ci sentiamo alla fine del chap (sempre che qualcuno effettivamente legga ancora qst fic^^) buona lettura!

 

 

20- A LITTLE HOPE

 

 

Può l’amore soffocare?

Può toglierti l’aria dai polmoni e farti desiderare di non essere mai nato?

Quando le cinghie stringono, quando le catene tagliano, e i nodi feriscono; quando tutto l’amore che vuoi non viene da chi dovrebbe dartelo, ma da chi cerca solo d’importelo, l’amore può anche strangolare.

Hermione Granger quel freddo pomeriggio di novembre tra le braccia di Ronald Weasley desiderava soltanto sparire.

Quelle labbra insistenti sulle sue non le voleva.

Quelle mani invadenti ancorate alla sua vita, desiderava solo cacciarle via.

Sentì con disgusto la lingua del rosso cercare di farsi strada tra le sue labbra serrate, di ghiaccio.

Hermione inorridì ed i suoi occhi dorati si spalancarono in voragini aspre, lucide di pianto e sprizzanti repulsione.

Fu l’intervento tempestivo di Harry ad evitarle di afferrare la sua bacchetta e schiantare Ron lontano, dove avrebbe smesso di ripugnarla.

- Amico, così la consumi!- Harry apostrofò ironicamente Ron, posandogli però una mano forte e stranamente dura sulla spalla.

Il rosso la lasciò andare di colpo ritrovandosi ad arrossire furiosamente.

Scambiò uno sguardo imbarazzato con il suo migliore amico che in risposta tese le labbra in un sorriso molto poco rassicurante.

Ginny in un angolino si era fatta piccola piccola, le guance arrossate di fronte a quello sfogo passionale del fratello.

- Forza tutti al bancone, dobbiamo festeggiare il tuo ritorno Ron!- tuonò provvidenzialmente Harry.

Hermione, fragile bambolina di carta, si lasciò trascinare per una mano dal suo migliore amico.

Harry divideva i suoi sguardi tra Ginny che abbracciava estasiata il fratello e gli scompigliava i capelli ed Hermione che muta lo fiancheggiava.

Non riusciva a comprendere il disagio dell’amica, disagio che a quanto pare nessuno a parte lui aveva notato, ma se poteva fare qualcosa per calmarla...bè, l’avrebbe fatto.

Fu perciò con caritatevole slancio da crocerossino che il bambino sopravvissuto si impose prepotentemente tra Ron, che tentava di sedersi accanto alla sua Mione, e la stessa  Hermione che pareva essersi ritratta sul suo sgabello all’avvicinarsi del rosso.

Con l’aria vagamente delusa Ron accettò un firewhisky doppio che Ginny gli porse dall’altro lato del banco.

- Dai racconta Ron! Che hai fatto in questi mesi?-

Il più piccolo dei Weasley si drizzò fieramente sulla sgabello aggiustandosi la giacca sdrucita. L’aria stanca, provata, contrastava fortemente col sorriso luminoso che gli si aprì sul viso.

Hermione lo fissò  guardinga da sopra una spalla di Harry. Non sarebbe riuscita a sopportare uno sguardo diretto…

Come poteva essere cambiato tutto così tanto in pochi mesi di lontananza?

O meglio, si disse riflettendo sulla causa bionda e purosangue del suo cambiamento, in poco meno di una settimana?

Qualcosa di molto amaro da digerire le salì alla gola.

Quel Ron che rideva e temporeggiava scherzosamente prima di iniziare il racconto delle sue avventure, era stato il suo ragazzo. Prima.

Prima di partire.

Prima di lasciarla.

Prima che si vomitassero contro le peggiori accuse ed i peggiori insulti in quell’ultima litigata, tre mesi prima.

Prima che lei, anche senza averglielo fatto sapere, avesse deciso che era finita.

Ed ora che era tornato…vivo…si sentiva quasi in colpa per non provare più alcun’amore per lui.

Per lui che mentre sorseggiava il liquore ambrato le lanciava di soppiatto sguardi amorevolmente dolci, da occhi sempre spaventosamente sinceri.

Perché la guardava così? Perché l’aveva baciata?

Era finita nel momento stesso in cui lui aveva fatto le sue scelte tagliandola fuori ed era partito, sciocco ed impavido, alla ricerca degli Horcrux mancanti. Forse era finita anche prima senza che avessero avuto il coraggio di ammetterlo.

Ma allora perché quella messinscena da ragazzo innamorato?

Hermione fu costretta ad interrompere il flusso continuo delle sue domande quando improvvisamente Harry la strinse con euforia tra le sue braccia sollevandola dallo sgabello; Ginny urlava, probabilmente di gioia, mentre saltava in braccio a Ron e poi si fiondava su di loro.

- Ma cosa…?- balbettò la giovane Auror.

Harry la lasciò andare di colpo spostandosi per liberarle la visuale su Ron.

- Ho distrutto un Horcrux!-

 

 

Doveva essersi persa qualcosa.

Qualcosa di molto grosso, mentre rifletteva sulla sua disastrata vita sentimentale, e si estraniava, come ultimamente le succedeva sempre più spesso, dal caotico flusso del mondo esterno, che sembrava andare troppo veloce per lei. E quel qualcosa di grosso era niente poco di meno che la distruzione di una parte dell’anima del mago che tormentava, praticamente da sempre, le loro vite.

Inerte e piegata, quasi rannicchiata sullo sgabello, Hermione si lasciò riempire le orecchie dalle grida festanti dei suoi amici.

Non un briciolo di delusione negli occhi di Harry, per non essere lui l’eroe della situazione stavolta.

Non un briciolo di arroganza nelle iridi limpide di Ron, che finalmente per una volta eroe lo era davvero.

Nessuno ci aveva sperato veramente. Nessuno aveva veramente creduto che Ronald Weasley, l’amico ingenuo di Potter, sarebbe riuscito a portare a termine la sua missione.

Le lacrime traboccarono oltre gli occhi d’ambra di Hermione.

Le si aprì come una voragine in petto e lì dove fino a qualche istante prima c’era solo confusione e repulsione andò ad accoccolarsi una nuova gioia, fresca e frizzante come acqua di montagna.

Senza accorgersene finì circondata da due braccia forti e sicure. Pianse sul petto di Ron, debole e sciocca come una bambina, mentre Harry, il suo Harry, le massaggiava affettuosamente la testa con una mano.

- Ehi Herm se sapevo che per vederti remissiva tra le mie braccia avrei dovuto distruggere un Horcrux mi sarei messo in viaggio molto prima!-

E anche se era sbagliato, anche se le sembrava la falsità più meschina del mondo, Hermione rise tra le lacrime, stringendosi addosso l’amico di sempre.

Pensò a Draco, per un istante.

A Draco con i suoi segreti, con la sua magia oscura,  con i suoi occhi freddi.

E si sentì in colpa per quell’abbraccio che celava qualcosa di più del semplice affetto.

Si sentì in colpa per il suo rosso segreto.

- Ce l’hai fatta Ron…-

Ma Draco Malfoy, infondo, non era tutto il suo mondo.

Era solo un piccolo e fragile angolo di paradiso che qualcuno poteva venire a rivendicare da un momento all’altro. Tagliandola fuori.

Fu così che, con la coscienza domata, Hermione si godette finalmente quell’attimo di pura gioia, di dorata speranza, insieme agli unici veri capi saldi della sua vita. Harry e Ron.

- Ron adesso raccontaci tutto!- trillò gioiosa Ginny, tirando un buffetto sulla guancia al fratello.

I quattro si ricomposero all’istante, frementi d’aspettativa e assetati di rivelazioni.

Ron stese un braccio attorno alle spalle di Hermione e lei non ebbe il coraggio di tirarsi indietro. Si schiarì teatralmente la voce prima di cominciare a raccontare.

- Bè…era ad Hogwarts-

Booom. E al diavolo i preamboli.

Il bambino sopravvissuto per poco non cadde dallo sgabello.

- Cosa?..ce l’abbiamo avuto sotto il naso per sette anni?-

Ron si grattò una tempia.

- Bè non direi proprio sotto il naso amico…piuttosto, sopra-

- Sopra?- quasi urlò Harry.

- Che intendi con sopra?- chiese pacata Hermione.

-  Sopra al naso? E’ un indovinello Ron?…- squittì confusa la piccola Weasley.

Il rosso sollevò le mani come in segno di difesa.

- Sopra… nel senso di torre!- balbettò confuso.

- E che centra la torre adesso?- Harry pareva in pieno attacco apoplettico.

Ginny gli strinse le spalle tra le mani in un gesto di conforto.

Hermione sospirò affranta, scotendo la testa.

- Ma su ragazzi, l’Horcrux era sopra al nostro naso, su una torre giusto? Grifondoro è su una torre, e sinceramente escluderei che l’Horcrux si trovasse lì, rimane la torre di Corvonero che tra l’altro è quella più alta di Hogwarts…giusto Ron?-

Il ragazzo annuì felice.

Harry guardava entrambi costernato.

- E tu come ci saresti arrivata Herm?-

La ragazza si passò con noncuranza una mano davanti al viso. La sua versione saccente da so-tutto-io tornava ad affiorare sotto il trucco e l’aria da donna.

- Anni di esperienza, Harry. Dovresti aver imparato anche tu a capire i ragionamenti contorti di Ron-

- Ragionamenti?- ironizzò il moro.

La mora rise di gusto per poi scivolare agilmente giù dallo gabello. Liberandosi dalla stretta di Ron.

- A questo punto, seguendo la teoria del professor Silente, suppongo che l’Horcrux fosse il diadema di Corvonero-

Hermione guardò Ron in cerca di una conferma che non tardò ad arrivare.

- Proprio così, si trovava sulla testa della statua di Cosetta Corvonero, nella sala comune. C’è voluto poco per distruggerla con la spada di Godric-

- Per fortuna Silente te l’aveva lasciata in eredità, Harry- sospirò Ginny tra il sollevato e, stranamente, l’inquieto.

- Che hai sorellina?- gli domandò Ron apprensivo.

La ragazza si strinse convulsamente un capo della sua sciarpa multicolore tra le mani. Quasi si sentisse in colpa per quello che stava per dire.

- Ne mancano ancora altri quattro…Merlino, non ce la faremo mai!-

Harry si rabbuiò all’istante.

I suoi occhi di giada si fecero torbidi, l’impotenza e la frustrazione si rifletterono anche sulle lenti dei suoi occhiali.

L’aria, che sembrava essersi fatta improvvisamente di gesso, densa come il fango, scivolava pesante giù per i polmoni.

I quattro piombarono in silenzio, consci di quanto Ginny potesse aver ragione.

Quando improvvisamente l’ascensore si aprì tintinnando.

Un fischiettio allegro si diffuse per il locale e Morag McDougal  avanzò baldanzoso verso di loro, il camice nero da barista già bello legato in vita.

Ciccò in uno dei tanti posacenere di marmo nero e sorrise sornione all’ allegra combriccola.

- Salve ragazzi! Che c’è, vi si è annodata la bacchetta?-

Quattro paia d’occhi torvi si puntarono su di lui.

Morag spense con calma la sua sigaretta.

Hermione fu la prima a riscuotersi da quel loro torpore e lo raggiunse dandogli una pacca su una spalla.

- Scoprirai che noi le bacchette ce l’abbiamo sempre annodate Morag…per un motivo o per un altro-

E lo superò facendogli l’occhiolino.

- Capo, è quasi orario d’apertura!- brontolò il giovane McDougal, dopo aver rivolto alla riccia un bieco sorriso.

- Arrivo Mc…nel frattempo vedi di non rompere altri bicchieri- lo schernì il bambino sopravvissuto mentre raggiungeva l’ascensore insieme a Ron e Ginny.

- Ma Harry se io rompo altri bicchieri tu vinci la scommessa! Dovresti esserne contento…-

La porta dell’ascensore si chiuse dietro ai quattro prima che Harry potesse controbattere al biondo.

Ginny si accoccolò tra le sue braccia, forse pentita della sua devastante osservazione di prima.

Il silenzio riempì il piccolo ambiente quasi fino a farlo scoppiare.

Fu una liberazione vedere le porte scorrevoli aprirsi con infinita lentezza e lasciare passare quell’aria che ancora sembrava raspare la gola come fosse acido.

E faceva tornare i sensi di colpa, negli occhi di Harry.

Lui che se ne era stato nel suo bel locale alla moda mentre Ron rischiava per tutti…che razza di eroe era diventato?

Non c’era mai stato biasimo nei suoi confronti da parte dei suoi amici e della sua ragazza…ma lui ne aveva a valanghe per se stesso.

Ron taceva ma Harry sapeva bene che la sua missione non era stata tutta rose e fiori.

Ricordò, come se fosse passato solo un giorno, quella notte con Silente nella grotta e cosa Voldemort avesse escogitato per tenere lontano gli intrusi dal suo medaglione…

Combatterlo a suon di cocktail e luci soffuse cominciava a sembrargli…avvilente.

Poi un colpo sicuro alla schiena quasi lo sbilanciò in avanti…la mano di Ron, coperta di tagli ed escoriazioni notò con Harry tristezza, gli stringeva forte una spalla.

- Vado alla Tana Harry, mia madre non sa ancora che sono tornato…-

Harry gli rivolse un sorriso stiracchiato mentre si massaggiava la spalla.

Il rosso poi si fiondò su Hermione che non ebbe il tempo di stupirsi per quello slancio che si sentì sussurrare maliziosamente all’orecchio.

- Mi dispiace Herm, verrò da te un’altra volta…-

Le guance le si imporporarono contro la sua volontà.

“Dannazione, urge una bella chiacchierata con Ronald Weasley!”

Ma lui la lasciò andare ancor prima che lei potesse emettere un fiato.

E se ne andò.

Qualche passo prima di girare per il vicolo buio dove avrebbe potuto facilmente smaterializzarsi via, si voltò con l’aria di chi si è appena ricordato qualcosa di estremamente importante e si rivolse ad Harry.

- Amico hai messo su un locale fantastico!- vociò baldanzoso.

E quella mano che si agitava nell’aria in segno di saluto fu per il bambino sopravvissuto la bandiera bianca della pace, il vento che gli spazzò via il rimorso e il senso di colpa dagli occhi verdi.

Hermione sorrise nel vederlo sorridere. Ma si rabbuiò subito.

Non se ne ra andato quel senso di disagio che le solleticava le ossa e la testa, quella strana sensazione che per un motivo o per un altro le cose, il mondo che conosceva, continuassero a cambiare senza che lei potesse farci nulla.

Una piccola battaglia l’avevano vinta. Piccola, forse troppo. Ed in troppo tempo.

La guerra, quella vera, quella difficile, doveva ancora arrivare. Ed Hermione comprese d’improvviso, con una sorta di disgusto per se stessa, che non vedeva l’ora che qual giorno arrivasse.

 

“Ho dentro me che cosa non so

 un vuoto che non capirò

 lontano da qual mondo che ho

 c’è sogno che spiegarmi non so”

-Re del blu Re del mai, Renato Zero (A Nigthmare Before Christmas)

 

 

**********

 

 

La legna nel camino scoppiettava sinistra e le scintille di brace guizzavano nell’aria come minuscole fate impazzite.

Una, la più bella e luminosa, cadde consumandosi sul palmo bianco e levigato della mano di Cassandra.

La ragazza veggente sollevò davanti ai suoi occhi ciechi una carta dei tarocchi che, a rigor di logica, non avrebbe potuto vedere. La morte. Ci avrebbe scommesso.

Dopo qualche istante di raggelante immobilità scosse la testa come per riscuotersi da un brutto sogno e i pesanti e lunghi boccoli neri le scivolarono fuori dalla fascia di seta che li tratteneva.

Gettò la carta tra le fiamme e si alzò a fatica, le membra intorpidite dal troppo calore e dalla posizione scomoda. La tenda magica era quasi completamente al buio, e le voci di Draco e Liam nella stanza accanto le arrivavano come se fossero lontanissime.

- Le cose non stanno andando bene, Draco- il licantropo si gettò sul divano sollevandosi con strafottenza la manica del maglione nero.

- Ha ripreso colore- constatò freddamente il biondo in piedi dietro di lui, analizzando il Marchio Nero dell’altro.

- Già e fa anche un fottuttissimo male, biondastro. Il tuo rimedio è servito a ben poco-

Draco si mosse lentamente, nero e silenzioso come un ombra, fino ad arrivargli di fronte.

- E cosa suggerisci di fare?- il suo tono di sufficienza era più chiaro che mai.

- Non ti piacerà Draco…ma dagli quello che vuole e facciamola finita, altrimenti non smetterà mai..o peggio ci farà fuori-

La maschera di cera che il biondo sembrava avere al posto del viso sembrò sgretolarsi di colpo e un piccolo anche se vago sorriso di soddisfazione gli increspò le labbra.

- No che non mi piace Liam e, no grazie, non lo farò…anche perché credo di essere arrivato ad una possibile soluzione- dichiarò incrociando le braccia sul petto, fiero e algido come sempre.

Il giovane Urden si concesse una smorfia di diffidenza.

- Non lo voglio sapere cosa combini nel tuo studio da scienziato pazzo, Malfoy…ma trova una soluzione o sarò costretto a mangiarmi quel dannato di Voldemort…e non credo che abbia un buon sapore…-

Draco rise sarcastico per poi sedersi accanto all’amico e accendersi una sigaretta babbana.

- Tua moglie quando torna?- chiese il licantropo a bruciapelo, cambiando volutamente discorso.

Draco non diede segni di preoccupazione e si limitò ad un semplice – Dopodomani-

- E che intenzioni hai?- perseverò Liam.

Draco finalmente si smosse ma solo per concedergli un’occhiataccia.

- Che intendi lupastro?- l’aria da finto tonto non gli si addiceva proprio…

- Lo sai benissimo chi intendo- lo sfidò l’amico.

- Hermione…- ma non erano stati loro a pronunciare il fatidico nome.

Cassandra con l’aria vagamente stravolte stava ferma all’angolo della porta, una mano saldamente aggrappata ad un bel tendaggio blu ricamato di stelle argentate.

- Hermione…Draco va a casa!- urlò quasi.

I due uomini sia alzarono in piedi in sincrono.

-Vengo con te- decise Liam. Draco annuì.

Un attimo e due flop dopo, Cassandra si ritrovò sola con le sue visioni.

 

 

 

 

 

Spazio autrice: Bè ragazze e ragazzi (ebbene sì, di sicuro almeno un ragazzo legge, un certo The Dark Prince che ha messo la fic tra i preferiti!) non ci sono parole per scusarmi del ritardo per ciò non mi dilungo. Ringrazio soltanto di cuore chi ancora una volta, malgrado la mia assoluta mancanza di affidabilità, è arrivato a leggere fino a qui. Un bacio superspeciale a CHOCOGIRL delly chan, lyoko(non mi uccidere ti prego…L) kami, SweetChocolate, gemellina e lunachan62  avrei voluto rispondere per bene ad ognuno di voi ma visto che sono passati…ehm…3 mesi…mi sembrava poco sensato. Giuro solennemente che non farò passare altri tre mesi prima del prossimo aggiornamento! BUON 2008 A TUTTI!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 21
*** Memories of life and death ***


Pioveva ancora ed ancora

21- Memories of life and death

 

 

Pioveva ancora ed ancora.

Hermione non ricordava di aver mai visto Malfoy Manor sotto la rassicurante luce del sole che rendeva tutte le cose più chiare…più limpide.

Sorrise biecamente al pensiero che una sola cosa nella sua vita divenisse finalmente limpida, chiara e senza ombre, mentre attendeva tremante di freddo che qualcuno le aprisse la porta d’ingresso del maniero. Il vestitino rosso d’occasione che indossava a malapena le evitava il congelamento.

Draco non l’attendeva, non si erano dati alcun appuntamento dopo il loro ultimo incontro che con le sue rivelazioni tanto l’aveva confortata e resa…più leggera.

Ora che sapeva la verità, pesante sì ma di un peso accettabile, stranamente si sentiva libera di potersi presentare da lui quando voleva. Senza più segreti o bugie ad ostacolarla era come se per lei, nella sua beata ingenuità, fosse la cosa più normale del mondo. Non lo era invece e forse da qualche parte, soffocata sotto l’appagamento della sua grassa coscienza, sapeva di saperlo.

Tuttavia non si fece troppi problemi nell’aprire da sola con un colpo di bacchetta il pesante portone di legno massiccio , dopo un’attesa un po’ troppo lunga.

Flith, il rugoso e inquietante elfo domestico di casa Malfoy, non si vedeva da nessuna parte ed Hermione tirò un inconsapevole sospiro di sollievo.

-Draco?- il grande salone d’ingresso le rimandò ingigantito solo l’eco della sua domanda appena sussurrata.

Si accorse solo allora che ogni luce del maniero era accesa; il grande lampadario di vetro murano nero splendeva nella sua maestosa ma essenziale bellezza. Draco dunque doveva essere in casa.

“Sarà nel suo studio” considerò Hermione imboccando di volata una delle due scalinate che conducevano ai piani superiori.

Ron e il suo ritorno, Harry e il Bloody Rose, gli Horcruxes…tutto era lontano e privo di importanza ora che si ritrovava di nuovo, come in un bellissimo gioco di ruolo, all’interno di quella casa tanto sconosciuta ma tanto amata.

Non ci aveva riflettuto abbastanza, ma dopo la giornata che aveva trascorso, dopo le rivelazioni di Ron e i suoi occhi limpidi e azzurri che la uccidevano inconsapevolmente ad ogni sguardo, l’unica cosa che aveva desiderato non era stata quella di rinchiudersi in casa sua, ma in quella di Draco, con Draco.

Arrivata al terzo piano con il fiato corto per la corsa e l’aspettativa spalancò euforica la porta dello studio.

-Sorpresa!- trillò allegra.

Ma la sorpresa, o meglio, la delusione l’ebbe lei.

Lo studio era vuoto, vuoto di Draco.

Nell’angolo più in ombra la libreria scorrevole, leggermente discosta dalla sua solita posizione, lasciava intravedere parte della vecchia porticina che conduceva nel sotterraneo segreto che tanto la terrorizzava e tanto l’affascinava.

La porta alle sue spalle invece, sicuramente per colpa degli spifferi e delle correnti d’aria che sospiravano continuamente nel vecchi maniero, si chiuse di colpo con un tonfo sordo e secco.

Hermione sussultò portando con un gesto automatico la mano alla bacchetta nascosta nella tasca della giacca.

I battiti del suo cuore leggermente accelerati le rimbombavano fragorosamente nelle orecchie. Appurato dopo qualche secondo di immobile silenzio che non c’era nulla che non andasse tranne la sua inspiegabile ansia crescente, lasciò la stretta umida e sudata sulla sua bacchetta.

Avanzò verso la libreria, certa che avrebbe trovato Draco di sotto ad armeggiare con la sua collezione degli orrori.

Scesi di fretta gli umidi e smussati scalini di pietra, le si presentò davanti l’enorme salone circolare crepitante di magia…vuoto, come tutto il resto della casa.

La frustrazione cominciò ad offuscarle gli occhi scuri. Fece per tornare indietro ma poi, come un bambino che si ritrova davanti un barattolo di marmellata aperto, Hermione decise di infilare le mani nel barattolo e non lasciarsi sfuggire l’occasione di dare un occhiata tra tutte quelle attrattive. La sua curiosità superava di gran lunga il suo buon senso.

L’esperienza evidentemente non doveva averle insegnato nulla.

Avanzò a passi lenti verso i tavoli da lavoro cominciando a toccare con aria assorta, ma senza alcuna intenzione precisa, gli strani strumenti magici e le ampolline di vetro.

Ne prese una in mano al cui interno vorticava una lattiginosa sostanza semifluida dall’aria familiare…

Una strana ed improvvisa euforia si sostituì piacevolmente al suo malumore crescente. Hermione strinse la boccetta tra le mani gettando attorno a sé occhiate guardinghe come per accertarsi che non ci fosse nessuno che potesse rimproverarla per quello che stava facendo.

Molti avrebbero pagato per entrare in possesso di quello che lei ora stringeva spasmodicamente  tra le dita; l’insano desiderio puramente umano di carpire i segreti della mente altrui non aveva risparmiato neanche la rispettosa e ligia Hermione Granger.

Una vocina dentro di lei esultava trionfante per quell’inaspettata conquista.

Aveva tra le mani i ricordi di Draco Malfoy, magicamente concentrati in dieci centimetri cubi di freddo vetro infrangibile.

 

 

Quando infilò la testa nel pensatoio di marmo screziato che aveva trovato più facilmente di quanto avrebbe creduto tra una vetrinetta colma di esserini sotto spirito e un’armatura che emetteva di tanto in tanto strani e inquietanti rumori, la prima sensazione fu quella di stare per soffocare mentre precipitava nel collo stretto e nero di un enorme imbuto.

Dopo quella che le sembrò una lunga caduta finì distesa faccia a terra su un sontuoso tappeto persiano. Alzò la testa dolorante per ritrovarsi  un paio di piedi calzati di vertiginose scarpe rosso intenso a pochi centimetri dal suo naso.

- Devi riconsegnarglielo. Draco, per Merlino!-

Pansy Parkinson stava lì di fronte a lei con le mani puntate sui fianchi e Draco le voltava sdegnosamente le spalle mentre dall’enorme finestra della loro camera da letto fissava, senza realmente vederli, i giardini del maniero.

Hermione lo vide voltarsi furente e spostare con malagrazia la sedia che si frapponeva tra lui e Pansy, gli occhi ridotti a due minuscole fessure buie.

- Non dire assurdità Pansy!  È la nostra unica garanzia di salvezza…mi vuoi morto? Anzi, ci vuoi morti?-

La donna lo fissò inamovibile, quasi contrariata dalla sua reazione esagerata.

Si voltò senza rispondere al marito e cominciò a slacciarsi i gancetti sul retro del corpetto del sontuoso abito di velluto rosso scuro che le fasciava sensualmente il corpo.

Hermione sussultò. Era il vestito che indossava alla festa, quindi quel litigio doveva essere accaduto subito dopo…

Pansy armeggiò a fatica per qualche secondo con le mani dietro la schiena finché Draco non le si avvicinò senza una parola aiutandola a sganciarli. Lo fece lentamente, gli occhi bassi e le mani ferme.

- Draco, lo sai che non ti ucciderebbe mai-

Le mani smisero di muoversi sul velluto rosso per andarsi a stringere prima quasi dolcemente poi con forza sulle spalle nude della moglie.

- E perché non dovrebbe? Eh Pansy, perché?- le si sibilò all’orecchio piegandosi su di lei.

Pansy si mosse a disagio divincolandosi dalla stretta del marito.

L’abito, ormai completamente slacciato, le ricadde a terra intorno alle caviglie lasciandola nuda, solo una leggera sottoveste di seta color avorio a coprirla fino a metà coscia.

- Non lo so Draco, ma è una follia. Provocarlo non ti servirà. Hai visto cosa è successo alla festa? La prossima volta potrebbero fare di peggio. Troveremo un modo, lo so, ma devi ridarglielo-

Draco la fisso intensamente per un attimo. La strana brama che Hermione gli lesse negli occhi la fece arrossire e la costrinse a distogliere lo sguardo.

- E lo troverai te vero, Pansy?- quelle parole piatte celavano una qualche accusa o allusione, Hermione ne era certa.

Pansy strinse i pugni, sul viso un’aria profondamente mortificata.

- Bene Draco, se te non vuoi fare nulla allora sì, lo farò io-

Era una donna forte Pansy Parkinson. Ma non abbastanza per Draco Malfoy.

 - Bene. Quando avrai trovato un modo infallibile fammelo sapere-

Poco prima che una nebbiolina bianca e densa avvolgesse la scena Hermione vide Draco uscire dalla stanza sbattendo fragorosamente la porta.

 

Il ricordò cambiò.

Ora Hermione si trovava nel sotterraneo di Draco. Piena di dubbi e domande avanzò dove una luce rossastra illuminava  un angolo della sala.

Su un consunto divano stava bivaccato Liam Urden, il licantropo amico di Draco, mentre il biondo, Hermione lo vide solo allora, trafficava concitato tra boccette, libri e formule magiche.

- Dra, mi prude- si lamentò il moro guardandosi sconfortato il braccio sinistro.

Draco gli lanciò un’occhiataccia da sopra una spalla senza però interrompere il suo lavoro.

- Bè grattatelo!-

Il licantropo sbuffò.

- Credi di farcela o vuoi una mano?-

Draco rise come se quella fosse una battuta molto divertente.

- Lupastro non sto giocando, te mi faresti saltare in aria la casa-

Il moro non rispose ma prese a rigirarsi tra le mani con aria assorta quello che ad occhio e croce ad Hermione sembrò un vecchio orso di peluche.

Gli mancava un occhio ed era scucito e rattoppato in più punti.

-Credi che sia normale? Cioè siamo sicuri che è quello che pensiamo? Credevo che uno come lui avrebbe scelto qualcosa di importante…che ne so un’ arma magica o un gioiello…non, questo- chiese il licantropo.

- Bè, sono tutti oggetti importanti per lui. Dal medaglione, al diario, a Nagini…a questo- rispose Draco senza voltarsi.

Liam, ancora più scettico di prima, sbuffò con aria semidisgustata stringendo tra il pollice e l’indice una zampa dell’orso e facendolo ondeggiare con noncuranza nell’aria.

Draco si fermò, voltandosi circospetto verso l’amico.

- Liam sto cercando un modo per tenere quel coso al sicuro, potresti evitare di distruggerlo entro i prossimi dieci minuti? Tra l’altro questo libro di incantesimi  è pressoché incompressibile, dove diavolo l’hai pescato?-

Il moro sbuffò senza risponder all’amico posando però delicatamente l’orso di fianco a lui su un cuscino.

- Sai Draco, stavo pensando…potremmo crearne uno anche noi e nasconderlo a tutti…così non saremmo costretti a tremare come conigli in attesa che venga a farci fuori- buttò lì Liam con leggerezza.

Draco bloccò il preciso e accurato movimento delle sue mani che misuravano al millimetro pozioni e ingredienti.

Ghignò spostandosi con il polso un ciuffo di capelli dagli occhi.

- E credi che non ci abbia mai pensato? Come ultima risorsa…sarei in grado di farlo-

 

 

Il mondo sembrava scivolare via troppo in fretta mentre i rettili del tormentoso sospetto e dell’avida crudeltà si avvinghiavano per non districarsi più.

A quelle ultime parole premonitrici di qualcosa a cui non voleva assolutamente credere, Hermione indietreggiò di qualche passo, portandosi una mano alla bocca per soffocare un gemito…come se i due avessero mai potuto sentirla.

Fece per appoggiarsi con le mani, già tremanti per una rivelazione ancora incerta, ad uno dei tavoli, ma si accorse  ben presto che il suo corpo trapassava qualsiasi cosa toccasse.

Draco nel frattempo aveva aperto uno dei poderosi libri che aveva di fronte, dalla copertina nera di pelle consunta ricoperta di strani simboli.

Hermione, avvicinandosi, lo riconobbe come quello che aveva quando gli era stata scattata la foto con Liam nell’ascensore del Bloody Rose.

E lesse.

Lesse finché gli occhi non le si inumidirono di lacrime di rabbia.

Lesse finché, senza alcun preavviso e senza che lei lo volesse si sentì risucchiata al di fuori di quei ricordi, al di fuori del pensatoio.

 

 

Si ritrovò sbattuta violentemente a terra, un peso che le gravava sulla schiena spingendola a forza contro le pietre polverose del pavimento.

Fece per urlare e  divincolarsi ma quando una mano salì a tapparle la bocca e una voce familiare le giunge alle orecchie si calmò all’istante.

- Sta calma gattina!- le sussurrò Liam Urden prima che una pioggia di scintille li colpisse in pieno.

Hermione sussultò confusa e allarmata e Liam la lasciò andare per poi spingerla a gattonare davanti a sé.

Un altro scoppio improvviso costrinse Hermione a voltarsi.

Draco, doveva essere lui, qualche metro più indietro stava scagliando un incantesimo dopo l’altro, non riusciva a vedere contro cosa o contro chi.

- Liam che diavolo succede?!- sibilò mentre il licantropo la afferrava per un braccio e la tirava dietro un’armatura.

- Succede che siamo nei guai…e lo  sei pure te!- le disse fissandola con sguardo di rimprovero non riuscendo però a nascondere, neanche in quella situazione di evidente pericolo, un sorrisetto compiaciuto.

Hermione fece per chiedere ulteriori spiegazioni ma una mano del moro la spinse a forza contro il muro proprio mentre Draco e quello che ad occhio e croce doveva essere un Mangiamorte si avvicinavano pericolosamente a loro.

Hermione fissò l’uomo bardato di nero, trattenendo a stento lo stupore e la mano stretta sulla bacchetta.

Liam vide che stava per estrarla quando Draco chinatosi parzialmente sotto un tavolo rischiò di venire travolto senza alcun preavviso da un raggio rosso.

Incantesimi non verbali. Il Mangiamorte giocava sporco.

Il licantropo rantolò verso di lei qualcosa che suonava come un -ferma qui e non ti muovere- ma Hermione non riuscì a capire perché un battito di ciglia dopo lo vide fiondarsi tra i due.

E poi accadde qualcosa di totalmente sconvolgente che Hermione non avrebbe mai dimenticato per tutta la sua vita.

La trasformazione avvenne quasi per aria mentre Liam saltava contro il Mangiamorte; un secondo prima era in forma umana e si toglieva di dosso in un unico gesto la sua costosissima giacca di pelle di drago, il secondo dopo i vestiti gli si strappavano addosso mentre i muscoli si gonfiavano, il bel viso si allungò e si ricoprì di pelo scuro e gli occhi grandi e neri scomparvero dietro le iridi gialle e la pupilla allungata.

Fu un attimo e le sue fauci spaventose, di lupo, si chiusero sul braccio dell’uomo che urlò terribilmente di dolore.

Draco ebbe il tempo che gli occorreva per riprendersi e fiondarsi fuori dal tavolo. Se non fosse intervenuto con uno stupeficium ben assestato al petto del Mangiamorte  Liam avrebbe continuato a stringere la carne e le ossa fino a staccargli il braccio.

L’orrore di fronte a quello scempio selvaggio non impedì ad Hermione di spalancare gli occhi e di vedere poi Draco, composto e gelido, sferrare una calcio impietoso sul viso del Mangiamorte.

La sua maschera di morte si spezzò in due mentre a terra l’uomo brancolava semi accecato tra sangue, lacrime e urla di dolore.

- Tz, bei servitori che si è  scelto Voldemort- sibilò il biondo con glaciale tono di sufficienza.

Liam ancora in forma ferina, si acquattò sulle quattro zampe attento ad ogni movimento dell’uomo a terra.

Hermione si alzò a fatica dal pavimento brandendo la bacchetta con mano tremante. La maschera in frantumi aveva rivelato il viso del Mangiamorte; un ragazzo che non superava i vent’anni.

Hermione avanzò verso di loro senza che Draco o Liam se ne accorgessero, troppo concentrati a non lasciarsi sfuggire quella succulenta preda.

Il ragazzo però si allungò ansimando sul pavimento, era poco lontano dallo svenimento.

Liam tornò in forma umana, certo che ormai la sua forza bruta non servisse più, ma in quell’esatto istante il Mangiamorte si voltò con aria diabolica e i lineamenti distorti dalla follia. La sua risata beffarda fece tremare i due uomini.

La bacchetta semi spezzata del ragazzo puntava la sua estremità verso Hermione. Draco e Liam si voltarono appena in tempo per vederla inorridire.

- Incarceramus!-

- Sectumsempra!-

- Avada Kedavra!-

Un raggio rosso, uno verde e argentee catene schizzarono nell’aria. I tre incantesimi si incrociarono a metà strada e le parole urlate si confusero indistintamente nel sotterraneo. Liam si gettò in avanti, Hermione fu sbalzata indietro, Draco e il Mangiamorte scomparvero dietro una nube di fumo.

Un tavolo saltò per aria e le pozioni sopra di esso esplosero provocando piccoli incendi e una miriade di esplosioni più piccole a catena.

Passò qualche istante, dopo il trambusto iniziale, senza suoni e senza voci, né colori.

Il fumo impediva la vista di ogni cosa.

Quando si diradò a sufficienza una figura si alzò da terra seguita subito da una altra.

Draco e Liam si guardarono intorno, uno con il cuore in tumulto l’altro con la rabbia già a fior di pelle.

E mentre dei singhiozzi sommessi si levavano come una benedizione sotto a un cumulo di legno e i vetri rotti…qualche metro più là gli occhi scuri del giovane Mangiamorte fissavano il vuoto. Tra le sue mani abbandonate sul pavimento il vecchio orsacchiotto di peluche si impregnava di sangue scarlatto.

 

**********

 

- Lo hai ucciso- Hermione non aveva fatto altro che ripeterlo da quando, sporca e spaventata nonché decisamente ammaccata, Draco l’aveva portata nella sua stanza.

Liam era rimasto fuori certo che la sua presenza non avrebbe migliorato la situazione. Draco non doveva essere molto d’accordo viste le occhiate che continuava a lanciare alla porta chiusa come se fosse in disperata ricerca di aiuto.

Hermione si tirò in piedi barcollando vistosamente prima di ricadere con un tonfo sul materasso. Draco fece per avvicinarsi ma un’occhiata al vetriolo di lei lo bloccò lì dov’era, tra il sontuoso letto a baldacchino e la porta.

- Se non lo avessi fatto lui avrebbe ucciso te- rispose Draco con aria vagamente stanca. Sul ciglio sinistro gli si apriva un sontuoso taglio coperto si sangue rappreso.

- Mi ha lanciato un Sectumsempra. Non era necessario ucciderlo. Bastava il mio incarceramus- replicò lei stizzita e a frasi spezzate, assolutamente convinta di avere ragione.

- Bene, vogliamo tornare indietro nel tempo per vedere se hai ragione?- sbottò in fine lui alzando la voce.

Hermione si strinse le mani sulle orecchie, gli occhi arrossati che le lacrimavano.

- Non urlare per Merlino, mi scoppiano i timpani dopo quelle esplosioni!-

- E te smettila di sbandierare le tue stronzate da Auror! Se proprio vuoi parlare mi basta un grazie-

- Certo grazie Draco, a me invece basterebbero delle spiegazioni!-

Draco la fisso sconcertato incerto se scoppiare a ridere o infuriarsi come un animale.

- No fammi capire, io trovo te- e le puntò un dito accusatore contro – con le mani tra le mie cose, anzi peggio, con la testa nel mio pensatoio e dovrei darti delle spiegazioni? E a che titolo, di grazia?-

Draco finì la frase prima di rendersi conto delle spietate implicazioni della sua domanda.

Implicazioni che Hermione sembrava invece aver colto alla grande.

Gli occhi le si inumidirono di lacrime pronte a scivolare giù al minimo segno di resa.

A che titolo chiedeva? A nessun titolo. Perché lei infondo per lui non era niente. Niente di classificabile con una parola...che non fosse offensiva.

Hermione strinse i pugni sul pregiato copriletto di lino ricamato, decisa a non lasciarsi sopraffare da quello che ormai credeva di aver capito tanto dai ricordi di Draco, passando per l’attacco di poco prima per finire con la ostentata e forzata reticenza di lui, che rivelava più di qualunque altra cosa.

Fece fatica ad articolare le parole in una domanda che sembrasse neutra e priva di emozioni.

- E’ quello che penso?-

Draco si sedette su una sedia di fronte alla finestra dandole le spalle.

- Dipende da cosa pensi-

Dietro le palpebre semichiuse sembrò esploderle un incendio.

Non ce la fece a restare calma.

- E’ quello che penso?- urlò stavolta rasentando l’isteria. Tremava in modo quasi malato e Draco riusciva a sentirla anche senza vederla.

Hermione lo udì sospirare profondamente mentre si faceva magicamente comparire tra le mani il consunto orsacchiotto di pezza, le macchie di sangue che già sfumavano al marroncino sulla stoffa consumata.

Il respiro prima del salto, prima che la lama della ghigliottina scendesse inesorabile sul suo collo. Un gesto nervoso della mano che andò a spostare i capelli biondi dal viso diafano tradì la sua aria concentrata, puramente di facciata.

Dannazione, ogni cosa sarebbe cambiata a causa di quattro impietose parole.

-E’ quello che pensi-

Draco si coprì gli occhi con una mano, forse per vergogna forse per stanchezza.

Hermione allargò le dita sul copriletto facendovi forza con le mani e costringendo poi di nuovo le sue gambe malferme a sopportare il suo peso.

Se ne andò chiudendo silenziosamente la porta alle sue spalle mentre l’unica parola che non avevano avuto il coraggio di pronunciare ad alta voce si ergeva come una montagna invalicabile tra loro due.

[Horcrux. Horcrux. Horcrux]

 

 

 

 

Spazio autrice: mi vergogno come un cane per il ritardo, quindi dopo aver ringraziato chiunque abbia avuto il buon animo di leggermi ancora  e avervi detto che ho pubblicato il primo capitolo di una nuova long-fiction “Random Hearts” ambientata dopo il settimo libro, filo a rispondere ai commenti:

 

Dellychan: ciao tesoro! Oddio sulla tua recensione c’erano gli auguri di buon 2008…per quanto ho ritardato non sono neanche riuscita a farvi gli auguri di pasqua^^ Grazie cmq, un bacio

 

Lyoko. Gioia dei miei occhi! Ti chiederai con che coraggio mi sto rifacendo viva solo ora…in effetti non lo so, ma per essere banale posso dirti meglio tardi che mai XD Cioè Pasqua è passata, tu avrai già sicuramente  finito Hp7 e suppongo che non i tuoi istinti omicidi si siano fatti molto più intensi. Spero che questo chap non te li abbia fatti acutizzare, un bacio tesoro!

 

Gre: ehm…presto è relativo, vero? XD

 

CHOCOGIRL: donna non perdo tempo a rispondere a te, sennò aggiorno domani! XD

 

Nausicaa212: la speranza è in effetti l’ultima a morire…ma per continuare io la fic la continuo sicuro…il problema è ogni quanto tempo^^ Ciao

 

Nameless: sono lusingata, mi hanno fatto molto piacere i tuoi complimenti^^ Spero che la fic continui a  piacerti, malgrado il ritardo cronico della scrittrice.

 

Lunachan62: uhuh, in ritardo te? Bhè direi che non c’è paragone. Ti ringrazio di cuore cara, te che sei sempre fedele e mi commenti sempre^^

 

hikaru_angelic: ecco svelati parte dei tuoi perché. Spero di non averti delusa^^ Kiss

 

giulythebest90: oddio grazie Giulia! È sempre un’enorme piacere quando nuove persone commentano la mai fic…queste sono soddisfazioni. A presto, kiss

 

silmarilichigo: sulle corde è dire poco mia cara! Ma non ti credere, non lo faccio sempre apposta. Cmq grazie cara, a apresto^^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 22
*** And then comes the truth ***


Per riscuotersi dall’ovattato torpore in cui la rabbia, meschina traditrice, ormai sbollita ma sempre fastidiosamente calda, l

22- AND THEN COMES THE TRUTH

 

 

L’aria che stava respirando le sembrava nebbia per quanto era pesante e densa.

Ad Hermione, per riscuotersi dall’ovattato torpore in cui la rabbia -meschina traditrice- ormai sbollita ma sempre fastidiosamente calda, l’aveva impietosamente lasciata, occorse un bel whisky incendiario. Doppio.

Liam le porse il pesante e spesso bicchiere, che aveva riempito quasi fino all’orlo, con estrema cortesia ma Hermione lo prese di malagrazia ingoiando il liquido ambrato come se fosse un magico analgesico.

Lo sbatté poi con veemenza sul tavolo di cristallo di fronte a lei scoccando con gli occhi vagamente arrossati dall’ebbrezza veloce ed effimera dell’alcool una corrosiva occhiata al licantropo.

Liam strinse le spalle con aria innocente, attento però a non apparire troppo sarcastico.

L’aveva obbligata a restare, le aveva garbatamente impedito di andarsene.

Lei, con la mano già stretta sul pesante pomo del portone d’ingresso di Malfoy Manor -dannati fossero tutti i Malfoy e i loro Manor!- aveva imprecato contro tutte le progenie animalesche che infettavano il mondo quando Liam se l’era letteralmente caricata in spalla e l’aveva posata lì sul divano come un sacco di patate.

- Allora?-

Era la terza volta che ripeteva quell’allora spazientito e carico di veleno -d’argento pensava Liam- e lui non aveva accennato a rispondere, limitandosi a commiseranti occhiate fugaci lanciate a lei, ai suoi capelli arruffati e ai suoi vestiti sporchi di polvere e cenere, macchiati qua e là da minuscole gocce di sangue già rappreso.

Dannanti lupi.

Più lui restava in silenzio più lei aveva il tempo per costruirsi pericolosi castelli in aria in cui ogni mattone avevo inciso sopra la disgustosa parola Horcrux.

Avevano un Horcrux di Voldemort. Bene. Anzi grandioso. Perché? E Draco aveva fatto quello che aveva ipotizzato nel ricordo che lei aveva visto? Ne aveva creato uno anche lui? E perché non usciva da quella maledetta camera da letto e non le dava delle spiegazioni?

Hermione fece per alzarsi in piedi, forte di una determinazione che infondo, almeno in quel momento, non aveva affatto. Fu l’istinto di sopravvivenza, la fisiologica volontà di districarsi una volte per tutte da quella situazione che si era rivelata troppo grande e troppo bugiarda a muovere i suoi piedi stanchi e le sue gambe graffiate. Il Ministero, era lì che l’Auror che era doveva andare.

Liam stavolta non fece nulla per fermarla ma anzi stese le braccia all’indietro sulla spalliera della poltrona  e vi poggiò la testa, gli occhi ostinatamente chiusi.

Quando i suoi sensi, leggermente sovrasviluppati, percepirono che lei era ormai arrivata alla porta osò sollevare una palpebra.

- Pansy tornerà domani sera- disse ad alta voce.

Hermione si bloccò come se una mano invisibile l’avesse tirata per il di dietro del suo abito rosso ormai stracciato.

Strinse i denti per non lasciarsi sfuggire un’imprecazione che sarebbe risultata molto più appropriata sulle labbra di uno scaricatore di porto che sulle sue.

- La cosa dovrebbe interessarmi?-

La interessava eccome. Anzi, la terrorizzava.

Liam fiutò la sua paura, paura di un nemico contro il quale lei non poteva o non sapeva combattere. Lì le bacchette e la strategia Auror non servivano. Lì era questione di cuori.

Quello di Hermione, dopo la rivelazione del licantropo, prese subito a pompare sangue più velocemente, come per accumulare le energie necessarie per andarsene al più presto da quella casa.

Liam si alzò in piedi avvicinandosi a lei.

- Credo di sì. Se tu te ne vai, e magari vai pure a denunciarci, senza stare a sentire tutta la storia, domani non potrai tornare indietro. Se tu te ne vai, lo perderai per sempre-

I suoi occhi scuri, che conservavano qualcosa di animalesco anche mentre era in forma umana, esprimevano una grande pena.

Hermione sentì le lacrime salirle agli occhi per quella pietà ostentata sul volto del licantropo che non era altro che il riflesso del suo dolore.

- Bè sarebbe meglio, no? Lo hai detto tu stesso, Draco non me lo merito …- sussurrò lei abbassando gli occhi, piena di un’incondizionata vergogna.

Liam fece spallucce.

- Non conta quello che penso io ma quello che pensa il biondastro. Se lui deciderà di darti la sua fiducia vuol dire che te la meriti- le prese poi inaspettatamente una mano riconducendola docilmente verso il divano.

- Hermione, non lo so davvero che intenzioni ha ora Draco con te. So però che è stato male per te e che in quel momento c’era Pansy…lei lo ha tenuto a galla quando tu invece l’hai lasciato affogare. Le voglio bene, ma è Draco che deve decidere-

Le stava velatamente dicendo che le lasciava campo libero. E impedendole di andarsene le impediva di escludere per sempre e avventatamente Draco dalla sua vita.

Hermione gli fu immensamente grata, malgrado avesse capito che Liam la riteneva comunque, e forse a buon ragione considerati i precedenti, una scelta sbagliata.

Doveva attendere.

Liam le aveva spalancato la porta della possibilità a cui lei non aveva mai osato pensare. Una scelta.

Non sapeva se Draco l’avrebbe mai fatta, ma si rese improvvisamente conto che non voleva essere lei ad impedirgli a prescindere di farla. Il suo essere donna stava lentamente prendendo il sopravvento sul suo essere Auror. La salvezza del mondo magico, che suo malgrado dipendeva anche da lei, non era più al primo posto. Hermione rimase quindi per puro egoismo.

Aspettò che lui aprisse quella porta.

Aspettò fin quando la testa le diventò davvero troppo pesante per continuare a tenerla dritta e il divano troppo comodo per non accomodarcisi meglio.

Aspettò finché tutto non divenne piacevolmente buio e silenzioso.

 

**********

 

- Dorme?-

La voce roca e cavernosa di Draco destò Liam dalle sue intricate elucubrazioni mentali che comprendevano una bistecca al sangue e la sua giornaliera dose di coccole da Cassandra…più qualche cupo pensiero sul suo futuro, legato inevitabilmente a quello che i due idioti lì presenti avevano intenzione di fare da quel momento in poi.

Lanciò un’occhiata per nulla sorpresa al divano su cui Hermione respirava pesantemente sotto una calda e pesante coperta di lana.

- Direi di sì- gli rispose l’amico alzandosi in piedi.

Si fissarono studiandosi a vicenda.

- Sono un idiota- fece poi Draco sospirando.

Liam ci pensò su.

- Sì, decisamente lo sei-

- Ha dato di matto?- chiese poi il biondo con aria un po’ più distesa.

Liam rise per andare poi a riempire due bicchieri dal carrello dei liquori. Ne tese uno a Draco e ne tenne uno per sé.

- Direi che poteva fare di peggio. Io avrei sicuramente fatto di peggio. Voleva andarsene però…ma le ho suggerito di restare-

Draco non aveva dubbi su quanto i suoi suggerimenti fossero stati persuasivi.

Ma ora era arrivato il momento della resa dei conti.

Finì il confortante contenuto del bicchiere e poi lo lasciò evanescere.

- Ok Dracuzzo bello, vado a sbarazzarmi del cadavere di sotto- fece Liam sorridendogli sornione.

-  Fai pure, ma cerca di non sporcare troppo!- gli urlò dietro Draco prima che lui scomparisse oltre la porta.

 

*********

 

La mano che la scosse per una spalla era dolce e delicata.

Hermione sentì come un tocco d’ali sulla fronte, una farfalla che si fermava a riposare, ma quando aprì gli cocchi capì che si trattava solo delle labbra di Draco.

Non ebbe la forza, malgrado tutto, di scacciarlo via.

Al bacio si sostituì la mano che le scostò poi lentamente i capelli dal viso.

- Ti senti bene?- le chiese lui  insolitamente premuroso, con il tono incerto di chi ha paura di sentirsi inveire contro.

Hermione fu tentata di rispondere di no, come in effetti era, ma si trattenne.

Rimase immobile sotto la coperta, lasciando che Draco si sedesse accanto a lei sul ciglio del divano e le circondasse le spalle con un braccio.

Quel contatto al momento le dava fastidio. Si mosse a disagio stringendosi la coperta più addosso e Draco, come percependo i suoi pensieri spostò il braccio sulla spalliera. Fissava il camino senza muovere un muscolo.

Credeva forse che spettasse a lei iniziare il discorso?

- Mi credi un mostro?-  chiese infine lui, rompendo il silenzio.

Hermione sorrise amara.

- Se hai creato un Horcrux decisamente lo sei…chi hai ucciso per poterlo fare?-

Lui seguì a ruota il suo amaro sorriso.

- Mi credi capace di tanto?-

- Non sarebbe la prima volta che mi stupisci con inaspettati effetti speciali- controbatté lei acida, priva di qualsiasi tatto di fronte all’evidente spossatezza di Draco -Comunque non conta quello che credo io ma quello che hai fatto tu. Nei ricordi che ho visto nel tuo pensatoio non hai escluso questa possibilità-

Draco si alzò di colpo, le mani dietro la schiena, e prese a camminare avanti e dietro dinanzi al camino.

Hermione si tirò su.

- No, non ho creato nessun Horcrux, anche se ci sono andato vicino. Però ho un Horcrux di Voldemort-

Hermione sbuffò.

- Me lo hai già detto, Draco- fece una pausa carica d’aspettativa poi riprese – e sebbene questo sarebbe sufficiente per permettermi di incarcerarti a vita, e godere schifosamente nel farlo, non è questo il punto…voglio sapere i come e i perché. Tutto. E per una buona volta non rifilarmi degli stupiti contentini.-

Draco chiuse gli occhi. Stava perdendo il controllo su ogni cosa…una scopata in una notte di pioggia era stata l’inevitabile preludio della fine. Proprio perchè doveva sapere bene che non sarebbe mai stata solo una scopata con lei...ma la fine di ogni certezza, di ogni sicurezza, degli anestetizzati e pacati sentimenti che fino ad allora gli erano bastati, di quella tranquillità piatta in cui si era crogiolato negli ultimi anni.

Il tornado Granger, vestito di rosso carminio come nell’incubo che l’aveva tormentato qualche notte prima, voleva il suo sangue, la sua vita. E lui, come sempre, non avrebbe fatto nulla per impedirgli di prendersela.

- Allora vieni con me-

 

 

Il pensatoio di Draco era molto diverso da quello che aveva Silente. Hermione prima dello scontro non ci aveva fatto caso, ma stavolta notò con stupore le parole a caratteri dorati che erano incise sul bordo di marmo nero striato di bianco…“Oh creatura, Venga tu dal cielo o dall’inferno che importa?”

Cercò di non mostrare alcuna reazione di fronte a quelle parole antiche che invece le facevano tremare le ginocchia. Draco distolse lo sguardo, forse per vergogna o per la palese consapevolezza di essersi di nuovo scoperto troppo.

Le prese una mano e per poco meno di un secondo di fissarono negli occhi. Hermione indurì i lineamenti. Presero un bel respiro e infilarono la testa nel pensatoio.

 

“You let me in to your life unaware that there was

magic and fire in the night
And back then I was just a little boy
I made mistakes that caused you so much pain
All I know is that I’m older now”

 

Finirono molto indietro nel passato, ad anni in cui una testa bionda per Hermione Granger significava solo una cosa: insulti ed umiliazioni.

Davanti a lei un Draco dodicenne la guardava senza vederla concentrato a fissare un esserino spaurito che si stringeva fieramente i suoi libri al petto.

Lì accanto un Harry Potter dal sorriso solare, che Hermione non gli vedeva da anni, scherzava e rideva con un piccolo Ron che invece era sempre uguale.

Il Ghirigoro non era cambiato a più di dieci anni da quel ricordo ma quando l’Hermione adulta notò sulle iridi di quel Draco ancora troppo piccolo l’odio rivolto alla se stessa bambina capì che tutto il resto era cambiato eccome. Draco, quello adulto, quello così uguale e diverso dal bimbetto che aveva davanti, le strinse forte la mano come a ricordarle la sua presenza.

Le indicò con un cenno del capo una figura ammantata di nero alle loro spalle.

Lucius Malfoy l’aveva sempre messa in soggezione, suo malgrado. Così algido nei modi e nel tono, sembrava veramente avere un qualcosa che lo ergeva sopra gli altri. Stava sfogliando un vecchio libriccino con dita leggere, gli occhi quasi trasparenti che sembravano vedere oltre le parole che dovevano esserci stampate.

Malfoy Senior, notando che il figlio nel frattempo stava rivolgendo la sua purosangue attenzione a dei soggetti poco degni, gli sibilò qualcosa con arroganza, facendo abbassare gli occhi ad un Draco sorprendentemente mortificato.

Hermione alzò un sopracciglio con aria interrogativa, ma il Draco adulto le fece segno di continuare a guardare.

- Mi aspetto che mio figlio non si abbassi ad un tale livello- aveva intanto ripreso l’uomo, ad un tono sufficientemente alto che Hermione stavolta riuscì a sentire.

- Ma padre…- tentò una timida replica mentre torturava con le mani quello che Hermione riconobbe come il manuale scolastico, nuovo di zecca, di difesa contro le arti oscure di Gilderoy Allock. Stando a quello e ai suoi ricordi quello doveva essere il giorno di spese a Diagon Alley prima dell’inizio del secondo anno ad Hogwarts.

- Esigo che tu la smetta di fissare  quel trio di miserabili come un barbone in cerca di elemosina - riprese il padre interrompendo il figlio – Buon Merlino, quella mezzosangue di cui mi hai parlato è oltremodo irritante…non la smette un minuto di ciarlare!-

Hermione inevitabilmente arrossì d’indignazione. Draco accanto a lei si concesse una risatina ironica.

I due Malfoy si diressero poi verso l’uscita del negozio, passando volutamente di fianco al trio di amici e alla chiassosa e colorata famiglia Weasley che li accompagnava.

Ora Hermione ricordava bene, senza bisogno di seguire la scena. Quando aveva vissuto quel momento non sapeva che sarebbe stato il principio di un anno di terrore ad Hogwarts, né che il suo essere mezzosangue le avrebbe fatto rischiare la vita. Osservò passiva l’algido Lucius fermarsi precisamente di fronte al trio e alla famiglia Weasley lì riunita, trascinandosi dietro il figlio. Assistette ai velati insulti rivolti ad Arthur e ascoltò con un sorriso la rivelazione scandalo di Lucius che a sentirla ora aveva più risvolti di quanto avrebbe mai potuto credere a quel tempo.

- Tu devi essere Hermione Granger. Draco mi ha detto tutto di te-

Hermione rise suo malgrado vedendo la se stessa bambina stringere gli occhi minacciosamente e Draco rispondere con lo stesso gesto di sfida.

- Arthur, ho sentito che è un momento di superlavoro al ministero, spero che paghino gli straordinari- sibilò poi Malfoy senior per poi avvicinarsi al calderone di Ginny estraendone una copia consunta ed evidentemente già usata di Guida pratica alla trasfigurazione per principianti -Ovviamente no- proseguì -a che serve essere un’onta stessa al nome di mago se non la pagano neanche a sufficienza?-

Ginny lì di fianco, piccolissima sotto la pila di libri e il calderone che reggeva a fatica,  rischiò di sbilanciarsi per quelle parole offensive rivolte a suo padre. Lucius non perse l'occasione. Hermione si diede dell’idiota: se fosse stata meno impegnata a guardarsi in cagnesco con quell’odioso di Draco Malfoy, avrebbe sicuramente visto Lucius far scivolare con mano scaltra dentro il calderone di Ginny il consunto libro che prima sfogliava con tanto interesse.

Il diario di Tom Ridde

Prima che i due padri di famiglia perdessero il loro autocontrollo dandosele di santa ragione, come Hermione ricordava che era accaduto, Draco aveva già cambiato ricordo. Arrivò una nebbia biancastra a portarsi via quel passato e si diradò poco dopo su una scena che Hermione non ricordava di aver vissuto in prima persona.

Il Draco che aveva ora di fronte era nel pieno della sua adolescenza, quando aveva cominciato a far battere il cuore di mezza Hogwarts.

Era chino su una poltrona di velluto verde di fronte all'austero camino in quella che, a ben vedere, Hermione riconobbe come la sala comune di Serpeverde. Lei non c'era mai stata ma sapeva dai racconti di altri studenti come doveva essere e capì quanto vicina alla realtà fosse arrivata la sua immaginazione di ragazzina Grifondoro, che temeva quel luogo come l'inferno ma ne aveva sempre subìto comunque il malefico fascino.

Non c'era nessun altro lì a parte Draco e loro due spettatori impalpabili senonché, facendola sussultare, dalle fiamme verdi del camino -ogni dannata cosa doveva ricordare i colori di quella casata, anche il fuoco- non comparve il viso spigoloso e gelido di Lucius Malfoy.

Il freddo padre di Draco doveva essere stato un pensiero piuttosto ricorrente nella mente del biondo adolescente, “e per nulla piacevole” si disse Hermione.

Il giovane Draco scattò subito in piedi, quasi sull'attenti, di fronte all'apparizione del padre. Batteva insistentemente un piede a terra, l'unico segnale di quanto fosse agitato.

- Draco, spero che il nostro piano stia funzionando a dovere-

Il giovane rampollo si limitò ad annuire. Sembrava che l'intero peso del mondo gli gravasse sulle spalle curve e ancora magre.

- Il Signore Oscuro è stato clemente con noi. Ci ha offerto una seconda possibilità, uccidi Silente e saremmo di nuovo liberi, Draco-

Il ragazzo sembrava sconvolto. Erano mesi che sentiva ripetersi quelle raccomandazioni. Erano mesi che sua madre piangeva pensando a cosa era destinato il figlio, ed erano mesi che suo padre cercava di convincerla che quello fosse il meglio per tutti loro.

- Il nostro Signore ci ha garantito la sua rinnovata fiducia. E per dimostrarcelo ci ha onorato della custodia di un altro suo Horcrux, capisci?-

Il Draco adolescente sembrò risvegliarsi di colpo. Dopo il diario di Tom Riddle, dopo il basilisco e la camera dei Segreti, la sua famiglia non aveva più custodito alcun Horcrux. Il privilegio era passato a Bellatrix che era stata la persona più felice del mondo nel custodire la coppa di Tassorosso nella sua camera blindata alla Gringott. “E li si trova ancora” pensò il Draco adulto, mandando un'occhiata colpevole verso Hermione.

- Ci ha affidato un nuovo Horcrux, padre? E di quale magnifico gioiello si tratta stavolta?-

A questa semplice domanda il volto di Malfoy Senior si irrigidì leggermente.

- Tieni a freno la tua curiosità Draco. Questa non è una cosa che ti riguarda, tu pensa solo al tuo compito, esercitati con l'armadio svanitore finché non sarà tutto perfetto. Ricordati che le sorti della nostra famiglia dipendono da te-

E senza nemmeno un saluto il volto sparì, tra gli scoppiettii di un fuoco morente.

- E delle sorti di tutto il mondo magico che ne sarà?-

Ma non c'era più nessuno ad ascoltare quel giovane, ignaro del vero peso delle sue azioni future, solo loro due, piccoli testimoni di quel futuro che lui avrebbe contribuito a creare.

 

 

I due riemersero dal pensatoio boccheggiando come se fossero stati in apnea per diversi minuti.

Hermione si tenne aggrappata al bordo della piccola vasca, le incisioni sotto i palmi erano una delle poche cose reali che riusciva a sentire.

[mai come in quel momento era importante capire chi venisse dal cielo e chi dall'inferno]

Draco riprese subito il controllo, sapeva bene che non era finita lì, sapeva bene che quei ricordi erano solo una piccola parte della spiegazione. Avrebbe potuto fargliene vedere altri, farle vedere cosa aveva dovuto fare una volta fuggito dalla prigione di Azkaban, farle vedere come quell'Horcrux a pochi passi da loro gli avesse salvato la vita. Ma c'erano cose, condizioni e azioni che lo faceva ancora vergognare.

[aggrappato alla vita grazie ad un vecchio peluche!]

Non c'era dignità in quello che era, non c'era orgoglio.

- La mia famiglia custodisce un Horcrux di Voldemort da molti anni, come avrai capito- iniziò da solo senza che ci fosse bisogno che lei lo forzasse.

Non avrebbe potuto mentirle ancora, nemmeno volendo. E la cosa peggiore era che ormai non voleva più farlo.

- Dopo che Piton ha ucciso Silente la mio posto, Voldemort non aveva più alcun motivo per volermi tenere in vita. Avevo fallito, ero un buono a nulla. Mio padre poteva servigli ancora, lui avrebbe fatto davvero qualunque cosa per lui, ma io e mia madre eravamo solo un peso morto. Ci avrebbe uccisi, senza che mio padre facesse nulla. È lì che ho cominciato capire, è a quel punto che ho deciso di mettere al primo posto me stesso e mia madre, e non più la causa di Voldemort, la causa di mio padre. Voldemort ci avrebbe fatti uccidere quell'estate stessa, prima che io tornassi ad Hogwarts per frequentare l'ultimo anno. Sapevo che tu, la Donnola e Potter volevate distruggere gli Horcrux, avevo capito quanto fossero importanti, e io ne avevo ancora uno in casa, perchè dopo il mio fallimento Voldemort non si era ancora premurato di riprenderselo. Sapeva che comunque sarebbe stato al sicuro, e io sapevo che finchè lui pensava questo lo avrebbe lasciato a Malfoy Manor.

Avevo solo quella possibilità, un orsacchiotto di peluche per barattare la mia vita e quella di mia madre. E l'ho fatto. Prima di tornare ad Hogwarts ho preso l'orsacchiotto e l'ho nascosto. Sia a lui che a voi. Ho ucciso per poterlo fare. Io non volevo ma il custode del Ministero mi aveva quasi scoperto e io...Hermione...-

Draco indietreggiò fino a sbattere contro uno dei suoi tavoli da lavoro. Si prese la testa tra le mani come se avesse paura che potesse scoppiargli le tempie. La nota disperata della sua voce era rimasta sospesa nell'aria tra loro due.

Hermione si allungò e gli strinse un gomito, lasciandogli scivolare il braccio in basso finché non riuscì a catturargli una mano tra le sue. Aveva le dita ghiacciate. Draco non se l'aspettava, non credeva che lo avrebbe toccato ancora dopo quello che gli stava dicendo...e quello che gli avrebbe detto a breve.

-Vai avanti- lo esortò. Draco alzò gli occhi incrociando i suoi. Avrebbe preferito non doverlo fare, per non leggerci il biasimo, l'accusa, la pietà...ma non riusciva mai a non guardarla. Era come una stupida falena attirata da quei piccoli fuochi dorati.

- Quando Voldemort l'ha scoperto ha torturato mio padre, mia madre, anche Bellatrix, per sapere dove l'avessi nascosto...ma nessuno di loro sapeva nulla. Avevo agito da solo insieme a Liam. Hogwarts ormai era caduta in mano ai Mangiamorte e non potevo lasciarla, mentre Liam poteva agire indisturbato mentre io ero lì. Siamo sopravvissuti grazie a questo, noi due e i miei genitori. Poi ho combattuto in prima linea con Voldemort, è vero, ed è in prima linea che tu  mi hai sempre trovato quando ci siamo scontrati. Che dire? Il sapore della battaglia mi piaceva, mi è sempre piaciuto. Ma dopo che sono fuggito da Azkaban e dopo che sono tornato, Voldemort si aspettava che tornassi tra le sue fila. Si aspettava che gli giurassi di nuovo fedeltà anche in memoria di mio padre, che nel frattempo era morto in prigione. Non è stato così, e io ora ho il suo Horcrux e lui non ha la mia fedeltà. Per questo ha mandato i Mangiamorte alla festa, e mia zia per convincermi a tornare da lui. Per questo ha mandato quel Mangiamorte a riprendere ciò che gli appartiene. Non mi darà tregua finché non riavrà o l'Horcrux o la certezza della mia fedeltà. Ma io non voglio dargli nessuna delle due, Hermione, e finché riuscirò a proteggere quella parte della sua anima che sta dentro a quel pulcioso peluche, lui può solo minacciarmi, spaventarmi, tentare di recuperare l'Horcurx, ma non può uccidermi. Ho legato la mia vita a quell'Horcrux. E non è una semplice metafora, è la pura realtà. Ho usato una magia sconosciuta perfino al Signore Oscuro. Hai visto il libro che mi ha portato Liam al Bloody Rose, no? Dio, Hermione è un concentrato di magia oscura...è stato straziante. Mi ha fatto male in un modo che non riesco a spiegarti...Ma ha funzionato! Ora se lui uccide me distrugge anche il suo Horcrux...e se qualcuno distruggesse l'Horcrux ucciderebbe anche me... capisci cosa vuol dire, Hermione?-

Lei scosse la testa in segno di assenso, incapace di fare qualsiasi altra cosa. Perché la vita metteva sempre dei baratri immensi tra loro due? Non c'erano più corde, non c'erano più ponti.

- Tu, Potter e la Donnola volete distruggere l'unica cosa che tiene in vita me e Liam e io questo non posso assolutamente permetterlo-

  

 

“And when the water gets high above your head
Darling don’t you see,
While this has been hard enough on you
It’s been hard enough on me”

-Hard Enough, Brandon Flowers-

 

 

 

Spazio autrice: Non ci sono parole...per tutto il tempo che è passato, per la smania che mi è presa improvvisa in questo pomeriggio e che mi ha fatto ritirare fuori questo progetto ormai dimenticato in una cartella sperduta. Non saprei dirvi se ricomincerò a scrivere di nuovo come un tempo o se questa è solo una cometa passeggera, ma mi sento davvero bene ora che ho pubblicato questo 22esimo capitolo...è meraviglioso ritrovare dentro la propria testa le stesse emozioni, le stesse idee, gli stessi personaggi, come se il tempo non fosse passato. Insultatemi, ringraziatemi, biasimatemi, conoscetemi per la prima volta, io sarò felice anche solo di leggere che c'è ancora qualcuno che mi segue. Non vi dirò a presto, ma arrivederci. XOXO

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Capitolo 23
*** Hurricane ***


23- Hurricane
 
 
 
Ogni volta che si ritrovava a camminare per i corridoi del Ministero, nello specifico del Dipartimento Auror, si sentiva inevitabilmente come quando a diciannove anni aveva messo piede per la prima volta al corso di allenamento per le reclute Auror.
Goffo, perchè non riusciva a togliersi di testa la convinzione di avere le gambe troppo corte e le braccia troppo lunghe, la barba fatta male e i capelli spettinati, esaminato, come un interessantissimo animale in gabbia o una cavia di laboratorio, biasimato, perchè alle 9.25 del mattino non aveva ancora salvato nessuno da un mago pazzoide, da una fattura volante o dal vaiolo di drago.
Sembrava che ogni giorno, e ad ogni passo, dovesse dimostrare qualcosa a  qualcuno. Il suo eroismo, il suo coraggio, la sua forza, la sua sanità mentale.
Lui invece a quell'ora del mattino avrebbe solo voluto drogarsi di caffeina.
-Potter?-
Harry sospirò rumorosamente bloccando quella che sembrava una marcia marziale lungo il corridoio.
- Comandante Feingold?-
Il comandante lo scrutava sempre come un gufo da sotto quei suoi occhialetti rotondi da lettura.
Harry sperava di non dare la stessa impressione con i suoi e quasi per accertarsene se li aggiustò sul naso con un gesto nervoso.
- Mi serve la Granger, sono le 9.30 e nessuno l'ha ancora vista, dove diavolo si trova?- Sbottò il suo diretto superiore gonfiandosi come un sufflè nel forno.
Harry aggrottò le sopracciglia...Hermione in ritardo? Non ricordava che fosse mai successa una cosa del genere in quattro anni di onorato servizio.
Come sempre quando qualcosa non andava secondo i piani o le sue ormai ben consolidate abitudini, cominciò ad avvertire il principio di un crampo allo stomaco.
- Comandante, ci sarà sicuramente una spiegazione...-
- Non ne dubito Potter, ma la signorina Granger stamane doveva farmi trovare sulla mia scrivania il rapporto sull'ispezione a casa Malfoy, e non l'ha ancora fatto...-
Harry corrucciò la fronte.
- Ma quel rapporto gliel'ho consegnato io personalmente la settimana scorsa!-
Feingold stava decisamente perdendo colpi, pensò.
- Potter la prego, intendo il rapporto della seconda ispezione fatta dalla signorina Granger questo venerdì…-
-Ah...sì, certo-
Fingere, fingere sempre. Aveva imparato a farlo, suo malgrado, perchè ogni buon Auror doveva saper simulare e dissimulare, fare buon viso a cattivo gioco e tutte quelle menate lì che inculcavano in testa a ogni recluta.
Harry convenne nell'ammettere che era piuttosto difficile farlo dopo aver scoperto che la propria migliore amica gli aveva omesso un particolare non trascurabile, che ora gli stava facendo aumentare il fastidioso crampo alla bocca dello stomaco.
Aveva smesso di osteggiare apertamente la smania di indagine di Hermione sulla presunta oscura vita di Draco-sono-dannatamente-stronzo-Malfoy, ma aveva preteso che lei lo tenesse informato.
Evidentemente non era stato abbastanza chiaro.
Dannazione, l'aveva anche aiutata con il caso Liam Urden! E ora che ci pensava meglio non aveva notizie di Hermione da quando Ron era tornato e si erano rivisti tutti al Bloody Rose...e in quel frangente, pur avendone avuta l'occasione, lei non gli aveva detto nulla di quella seconda ispezione.
Che ora si trovasse con Ron, in un rinnovato vortice amoroso, dimentica del mondo intero?
Harry storse il naso. Non gli era affatto sembrato che Hermione fosse stata entusiasta del ritorno dell'amico, nonché ex fidanzato. Anzi, tutt'altro. Sembrava scossa e...a disagio.
Ora, a due giorni di distanza, si domandava quale fosse alla fine il motivo di un tale atteggiamento.
- Cercherò di rintracciarla al più presto, comandante, appena so qualcosa la informerò-
Il comandante girò sui tacchi delle sue scarpe eleganti e se ne andò lasciandolo lì con un'occhiata eloquente.
- E faccia presto Potter, che non stiamo mica qui a spennare gli Ippogrifi!-
Harry non aveva ancora fatto colazione ed il suo stomaco già brontolava come un Dorsorugoso Norvegese. Ma non era la fame, no. Quella strega della sua migliore amica doveva dargli qualche spiegazione...e se tanto gli dava tanto anche Draco Malfoy.
 
“No matter how many times
did you told me you wanted to leave
No matter how many breaths
that you took, you still couldn't breath
No matter how many nights did you lie,
I'd wait to the sounds of pausing rain
Where did you go?”

 
Aveva sempre avuto degli incubi piuttosto realistici ma non erano mai stati così rumorosi.
Quando il tum tum persistente che facevano i suoi passi lungo il corridoio buio che stava percorrendo, nella scena topica del ben noto incubo che faceva ormai tutte le notti e che finiva sempre in un bagno di luce rossa che avvolgeva tutto, si trasformò in un boato, Draco capì che non si trattava di nuovi effetti speciali della sua psiche in fase REM.
Si alzò a fatica dal letto sfatto, ogni muscolo del suo corpo gemeva dopo lo scontro della sera prima, e aprì la porta della sua camera da letto giusto in tempo per evitare che una bacchetta ben nota la facesse letteralmente saltare in aria.
Due occhi verdi di rabbia frugarono in meno di un secondo l'interno della stanza, mentre gli occhi del biondo erano ancora incollati di sonno.
- Malfoy, brutto figlio di puttana!- il pugno si abbatté sul suo regale zigomo, già dolente in realtà, senza che lui riuscisse ad opporre alcuna resistenza.
Non cadde a terra come la forza di gravità avrebbe voluto solo perchè le mani di Harry Potter lo afferrarono celeri per il bavero e lo sbatterono contro il muro foderato di un'elaborata carta da parati stile liberty.
Quello non era decisamente il risveglio che si aspettava.
- Dov'è!?-
- Se intendi la mia pazienza, Potter, credo che per questa giornata sia già finita!-
Ritrovata un po' della sua virilità, il biondo spinse lontano da sé un furioso Harry Potter nel suo riacquistato ruolo di paladino della giustizia.
D'altronde erano ormai le 9.45.
Ma non essendo ancora soddisfatto del suo operato si preparò platealmente a colpirgli anche l'altra guancia.
-Harry, no!-
Il moro si bloccò, come se qualcuno avesse spinto il tasto “pausa”, il pugno già carico fermo a mezz'aria. Non voleva sentirla in realtà quella voce. Harry Potter era andato lì per quello, perchè dopo l'incontro col suo comandante qualcosa nella sua testa aveva unito tanti puntini sparsi in giro con un bel filo rosso sangue: le stranezze di Hermione, la sua ossessione nei confronti della vita di Malfoy, il bacio che il biondastro le aveva estorto durante la festa a Malfoy Manor...tuttavia, in cuor suo, sperava che la sua testa si fosse sbagliata.
Non voleva vedere quello spettacolo: Hermione Jane Granger che si trascinava fuori da sotto le lenzuola del letto sfatto dove poco prima stava dormendo Draco, per di più coperta di graffi e contusioni.
-Che diavolo le hai fatto viscida serpe?-
Il gergo potteriano non si era per nulla evoluto dai tempi di Hogwarts, pensò Draco.
E ovviamente nemmeno le idee nei suoi confronti erano per nulla cambiate. Non fu difficile per il giovane Malfoy immaginare che Harry Cuor di Leone fosse convinto che lui avesse sequestrato, assalito, torturato e imposto le peggiori sevizie alla sua docile migliore amica.
Salvo poi mettersela a dormire nel proprio letto. Che lince.
- Potter, per Merlino, calmati!-
Hermione non sapeva se era grazie al consiglio perentorio di Draco, ma Harry sembrò calmarsi davvero.
Forse si aspettava di trovarla già tagliata a pezzettini nelle segrete del maniero e vederla tutta intera era meglio di niente, si disse Draco.
Lei intanto, nel silenzio surreale di quella stanza, faceva saettare i suoi occhi dall'uno all'altro, divisa tra l'imbarazzo e la rabbia. Game Over?
Cercò di alzarsi dal letto, ma l'acido lattico prodotto dai suoi muscoli devastati e il sangue rappreso in grossi ematomi sparsi per tutto il corpo, glielo impedirono. E fu piuttosto scioccante vedere entrambi i ragazzi lanciarsi in suo soccorso quando il suo precario equilibrio la fece traballare sulle gambe malferme. Draco fu più veloce e sorreggendola per i gomiti la spinse di nuovo contro il letto. Si scambiarono uno sguardo intenso di preoccupazione e gratitudine.
Un paio di occhi di giada aggiunsero altri puntini e linee rosse a quel disegnino mentale che, nel giro di pochi minuti, si era rivelato in tutta la sua completezza. Un disegno che non gli piaceva per niente.
In un soffio, la rabbia lasciò il posto alla delusione.
In un soffio girò i tacchi e se ne andò.
 
“No matter how many days I die, I will never forget
No matter how many lies I live, I will never regret
Theres a fire inside of this heart in a riot
about to explode into flames”

 
 
Hermione si ritrovò a correre scalza per quei corridoi ormai familiari con un senso di colpa che non avrebbe mai immaginato potesse essere così pesante.
Più che correre, in realtà, arrancava, infatti quando raggiunse l'androne della casa, Harry si era già sbattuto il pesante portone in mogano alle spalle.
La ragazza si appoggiò alla balaustra della scalinata, incapace di fare alcunchè. Sentiva solo il sangue pulsarle forte nelle orecchie. Passi leggeri si posarono alle sue spalle, una mano gentile le accarezzò una spalla.
-Capirà-
Ma lei era certa che non l'avrebbe fatto.
 
 
**********
 
La Tana non era cambiata in quegli anni, era sempre la vecchia catapecchia calda e sgangherata che ricordava da quando aveva undici anni, il posto più vicino all'idea che aveva mai avuto di “casa”. Harry ci si ritrovò smaterializzato davanti senza nemmeno accorgersene. Un vento freddo frustava la cima della collina. Si sentiva arrabbiato, tradito, messo da parte. E con quei sentimenti addosso non aveva mai combinato nulla di buono, nulla di cui poi non si sarebbe pentito. E lo sapeva bene, anche se aveva gli occhi lucidi e offuscati da quello che aveva appena scoperto. Pochi gesti, poche parole. Un misero strappetto nel cielo di carta e il copione di quel teatrino di cui era stato all'oscuro, chissà da quanto!, gli si parava davanti chiaro e leggibile.
Molly Weasley se lo ritrovò sulla porta di casa, ma non fece in tempo ad accoglierlo col suo solito calore, che Harry era già schizzato su per le scale, al piano superiore. Dritto verso la stanza di Ron Weasley.
 
“Tell me would you kill to save a life?
Tell me would you kill to prove your right?
Crash, crash... burn, let it all burn
This hurricane's chasing us all underground”

 
**********
 
Era stata una nottata difficile. L'alba di una giornata che sarebbe stata ancora peggiore, Hermione ne era sicura. Chiuse lentamente la lettera per il Ministero in cui avvertiva che era vittima di un brutto virus molto contagioso e che si prendeva due giorni di malattia, la legò alla zampa del gufo Ministeriale e lo guardò volare via dalla finestra del suo salotto. Se ne era andata da Malfoy Manor poco dopo l'incursione di Harry. Aveva lasciato lì un Draco Malfoy frastornato, colpevole ma quasi sollevato nell'aver finalmente confessato i suoi sporchi segreti a lei. Lei che ora doveva decidere in fretta cosa fare e come fare. Doveva raccontare tutto ad Harry e Ron? Raccontargli dell'Horcrux a cui Draco aveva legato, in un gesto disperato, la sua vita e tentare in qualche modo di collaborare tutti assieme contro quello che alla fine si era rivelato il loro nemico comune? Ma Harry sarebbe stato disposto ad ascoltarla ora? Si fidava ancora di lei? E poi...Pansy sarebbe tornata quella sera stessa.
Si stese sul divano coprendosi gli occhi stanchi con un braccio. E poi accadde. Sotto i colpi di un maremoto emotivo che aveva tentato di arginare per giorni e giorni le crollò una diga in mezzo al petto e cominciò a piangere.
Singhiozzò come una bambina capricciosa di fronte al gelato che ha appena fatto cadere per terra. E il buio innaturale che calò all'improvviso nel salotto la colse così, rannicchiata sul divano con un cuscino stretto al petto, calore e conforto inanimato inumidito di lacrime. Lei non si accorse del cambiamento nella stanza se non quando di botto, come gli spari in sequenza di una mitragliatrice, tutte le tapparelle delle finestre e le porte si chiusero e sbatterono all'unisono.
Si alzò di scatto in piedi e di riflesso estrasse la sua bacchetta.
Alle sue spalle un rumore di smaterializzazione.
Le saltò il cuore alla gola.
Si girò pronta ad affrontare qualunque nemico avesse deciso di attaccarla nel suo più alto momento di autocommiserazione.
Che vigliaccata!
Era rabbiosa ora e lo fu ancora di più quando di fronte a lei comparvero i capelli rossi del suo ex-fidanzato.
- Ron?-
Fece per abbassare la bacchetta ma la sua faccia distorta le mise improvvisamente paura. Non fu difficile capire che Ron sapeva già tutto di lei, di Draco, di tutta quella faccenda.
Non le disse nemmeno una parola ma con un gesto violento della bacchetta, incantesimo non verbale, dannato non eri nemmeno bravo a farli!, la costrinse a rimettersi seduta sul divano.
- Cosa diavolo fai eh? Sei impazzito?-
Era spaventata e non fece nulla per nascondere la nota isterica nella sua voce. Aveva di fronte uno dei suoi più cari amici, nonché il suo storico ex, ma lei per prima sapeva quanto un amore tradito, una speranza infranta potessero accecare anche la persona più assennata. E Ron, in effetti, non era mai stato una persona che non si lasciasse cullare dal repentino cambiamento delle sue emozioni.
Hermione poteva immaginarsi quello che sarebbe avvenuto, per pochi secondi fù veggente del suo immediato destino.
Non fece nulla per cambiarlo.
Ron le si avvicinò come un ubriaco si avvicina all'ennesima bottiglia di vino ancora da stappare, dondolante e incerto.
Chiamarla aggressione sarebbe stato inappropriato.
Chiamarla violenza sarebbe stato scorretto.
Hermione serrò gli occhi mentre lui la stringeva, scuotendola come volesse sentire i suoi organi cozzare tra di loro. Lè urlò a pochi centimetri dal viso cose che lei già sapeva. Cose che si erano già urlati quando si erano lasciati. E cose su Draco Malfoy che lei aveva pensato fino a poco tempo prima.
Le scivolarono addosso, corrodendole la pelle come acido, ma non fecero breccia.
Non aveva davvero nessuno strumento per difendersi e discolparsi, se non tirare fuori l'amore, concetto abusato e che sapeva l'avrebbe solo fatto infuriare di più. L'amore...
Non era forse amore quello che si muoveva davanti a lei nella voce di Ron? Non era come il suo?
Lo era, ed Hermione lo riconobbe, e proprio per questo non ebbe il coraggio di fermarlo.
Si accorse di aver ricominciato a piangere solo quando il peso di Ron che la costringeva contro il divano si sollevò di colpo.
Attraverso la nebbia delle lacrime distinse due ben diversi tipi d'amore scontrarsi a pochi metri da lei sul pavimento.
Senza magia, come si fa quando non è la ragione a guidare, ma con calci e pugni e schiaffi. Un groviglio di violenza che faceva fatica a seguire con gli occhi.
Sapeva di doverli fermare ma non riuscì a fare niente.
Così, pochi secondi dopo, Ron era privo di sensi, accasciato sul tappeto sgualcito di fronte al camino.
Draco si asciugò il sudore dalla fronte con la manica della camicia digrignando per un attimo i denti per un dolore indefinito– proprio come un vero duro- poi le sorrise avvicinandosi.
- L'hai ucciso?-
- Non dire sciocchezze. Vieni qui - 
Hermione non se lo fece ripetere e tremante come un vecchio o un bambino,  ma anche una foglia, si lasciò stringere tra le sue braccia.
E mentre lui la smaterializzava via con sé pensò, sapendo di peccare d'ingenuità, che le cose, in qualche modo che lei ora non riusciva ad immaginare, sarebbero andate bene.
 
“Do you really want?
Do you really want me?
Do you really want me dead or alive to torture for my sins?”

-Hurricane, 30 seconds to mars-
 
- Dammene un altro-
Ron si teneva la testa con una mano ancora tremante e con l'altra stringeva un bicchiere vuoto facendolo roteare di fronte a sè.
- Ron, ora mi pare che tu stia esagerando con l'alcool-
Harry si asciugò le mani con uno strofinaccio, poi lo gettò distrattamente sul bancone del Bloody Rose senza degnare di un'occhiata la sfilza di bottiglie di alcolici alle sue spalle. Per non farsi riconoscere aveva trasfigurato parzialmente il suo viso, un incantesimo piuttosto difficile che Hermione gli aveva insegnato prima di aprire il locale, ignara di come l’avrebbe utlizzato. Alcune sere aveva bisogno di stare lì dietro a quel bancone e non rinchiuso nel suo ufficio.
- Sono stato pestato a sangue da Malfoy mentre la stavo...aggredendo! No, non sto esagerando-
Sbuffò prendendo poi di malavoglia il fagotto col ghiaccio che Harry gli stava porgendo, premendoselo poi forte sulla nuca.
- Aggredire? Non starai esagerando di nuovo?-
- No Harry, tu non c'eri se ..Malfoy- e fece una smorfia di disgusto – non fosse arrivato non so cosa avrei fatto. Ho perso la ragione e lei era lì e non negava niente, non faceva niente!- si accorse di aver alzato un po' troppo la voce e si curvò su sé stesso zittendosi, le guance due macchie rosse di vergogna.
Poco distante da loro Morag, che stava servendo da bere a una donna incappucciata, lì fissò per un attimo con biasimo, intimandogli con una mano di abbassare i toni, ma la cliente di fronte a lui non sembrò comunque far caso a loro. I primi avventori della serata erano già arrivati, alcuni sorseggiavano superalcolici sul bancone intorno a loro altri occupavano i tavolini in penombra sparsi per il locale. 
- Non so cosa pensare-
Se ne uscì poi Harry effettivamente riconoscendo subito la falsità della sua affermazione.
Da qualche parte, nascosto tra la ghiandola pineale e il cervelletto, credeva di averlo sempre saputo. Ricordava sempre con fastidio il giorno del processo a Malfoy anni prima. Ricordava sempre con un'ansia fino a poco prima inspiegabile l'atteggiamento di Hermione in quell'occasione. Avrebbe dovuto capirlo già all'epoca? Hermione gli stava già nascondendo qualcosa?
Ma poi Draco era fuggito da Azkaban, si era sposato con la Parkinson e nessuno di loro aveva più avuto contatti con lui.
Da quanto tempo allora quella storia era cominciata? O forse doveva dire,  ricominciata?
Harry si diede dell'idiota.
- Credo dovremmo provare a parlarci, per capire...-
- Io non parlo con nessuno!- Ron sbattè con violenza i pugni sul bancone, drizzandosi sullo sgabello. - Hermione è l'amante di Malfoy. Lo capisci questo? L'amante di un ex mangiamorte che chissà cosa ancora nasconde! Ci ha mentito Harry, a te più che a me, ha finto di voler investigare su di lui mentre invece ci stava scopando!-
Harry non rispose. La delusione che aveva era ancora lì tra lo sterno e l'ombelico, ma la rabbia che l'aveva divorato fino a farlo andare subito da Ron alla Tana...quella quasi non c'era più.
Non si risparmiò quindi la decenza di sentirsi responsabile per la reazione passionale dell’amico.
Era sempre Hermione, la sua migliore amica.
E capiva che doveva esserci qualcosa di più oltre alle sue menzogne; c'era Draco Malfoy, l'attacco a Malfoy Manor, i Mangiamorte. Di nuovo, ancora. Non potevano liquidare la faccenda come un semplice affronto personale, come un tradimento.
Capiva Ron. Pensò e se stesso in una situazione simile con Ginny e non potè che ammettere che forse lui avrebbe reagito in modo ancora peggiore.
Rimasero in silenzio per qualche minuto uno di fronte all'altro. Harry prese poi una bottiglia di Whyskey incediario e ne versò un paio di dita nel bicchiere ormai abbandonato di fronte a Ron.
- Ma questo è l'ultimo-
 
Poco più un là la donna incappucciata afferrò con piglio sovietico il calice di vino che aveva ordinato e ne ingoio il contenuto tutto d'un fiato.
Strinse i pugni sulle cosce fasciate di taffetà e poi si lasciò sfuggire una risatina sorda ed isterica.
Morag la osservò come si potrebbe osservare un vulcano che sta per eruttare quando non si sa se lo farà con calma, seguendo sentieri consoni, o distruggendo ogni cosa al primo scoppio.
- Pansy...-
La donna sollevò il viso lasciando intravedere gli occhi serrati di rabbia.
Si alzò senza una parola lanciando sul bancone una manciata di galeoni che erano evidentemente più di quelli necessari per la sua consumazione.
- Sta' attenta- le sussurrò il giovane mentre fingeva di lucidare alcuni bicchieri.
Pansy Parkinson non si voltò.
Non era lei quella che doveva stare attenta. Proprio no.
Hermione Granger non aveva la più pallida idea di cosa aveva scatenato.

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