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di CowgirlSara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 - Arrivi ***
Capitolo 2: *** 2- La fanciulla dagli occhi d'oro ***
Capitolo 3: *** 3 - Qualche dubbio ***
Capitolo 4: *** 4 - La gita ***
Capitolo 5: *** 5 - Ritorno a Rohan ***
Capitolo 6: *** 6 - Madre e figlia ***
Capitolo 7: *** 7 - Il primo bacio ***
Capitolo 8: *** 8 - Una ragazza inesperta ***
Capitolo 9: *** 9 - L'arrivo degli ospiti ***
Capitolo 10: *** 10 - Ultimi preparativi ***
Capitolo 11: *** 11 - L'attesa ***
Capitolo 12: *** 12 - La cerimonia ***
Capitolo 13: *** 13 - La prima notte ***



Capitolo 1
*** 1 - Arrivi ***


1

1. Arrivi

 

Lo splendido corteo attraversò la prima cerchia delle mura di Minas Tirith poco prima che ricominciasse a piovere; il sole, per un breve momento, era riuscito a bucare le nubi e a far risplendere la bianca torre di Echtelion.

La fanciulla osservò lo sfavillio della splendida costruzione, che sembrava scolpita nella roccia lunare, per quanto luccicava; gli occhi d'ambra della giovane rimasero abbagliati da tanta bellezza, ma il cuore ancora era incerto del futuro...

 

Il re Elessar era intento in una riunione dei suoi consiglieri, ma non riusciva a concentrarsi; le parole dei presenti le trovava estremamente noiose quel giorno, non capiva cosa ci fosse ancora tanto da discutere: l'alluvione era stata risolta, aveva già dato l'autorizzazione agli indennizzi per i contadini, la ristrutturazione del palazzo degli Emyn Arnen era quasi finita, presto Faramir e la sua sposa avrebbero potuto abitarci anche d'inverno...

Sollevò gli occhi sul suo sovrintendente, e ormai caro amico, e scoprì lo stesso tedio nel suo sguardo; senza contare il fatto che aspettavano l'arrivo di Eomer da Rohan, ed era in notevole ritardo. Un discreto colpo di tosse lo distrasse dai suoi pensieri; si girò verso il paggio.

"Dimmi." Lo incitò il re.

"Maestà, è appena giunto Sire Eomer di Rohan." Mormorò l'uomo.

"Oh, bene, fallo venire qui..."

"Hem, veramente, Sire... credo sarebbe meglio evitare..." Lo interruppe imbarazzato il paggio.

"Come sarebbe a dire?" Domandò stupito Aragorn, scambiando un'occhiata con Faramir.

"Le sue condizioni non sono esattamente... presentabili..." Commentò l'uomo con serio disagio.

"Cosa gli è capitato?!" Esclamò il re alzandosi dalla sedia di scatto, seguito dal sovrintendente.

"No, no, niente di grave, Sire." Affermò il paggio sollevando le mani e negando. "Però è meglio che lo vediate fuori della sala del consiglio..."

"Ora mi ha veramente incuriosito..." Commentò Faramir, trattenendo un sorriso.

"Signori, mi dispiace..." Il re di Gondor tornò a voltarsi verso i suoi consiglieri. "...ma sono costretto ad interrompere la nostra riunione." Dichiarò poi; a Faramir non sfuggì la soddisfazione nel suo sguardo. "Vi comunicherò le mie decisioni nel pomeriggio." Detto questo si allontanò, seguito dal sovrintendente.

Raggiunsero l'atrio che dava sul cortile delle stalle; lì alcuni soldati di Rohan si stavano rifocillando dal viaggio, il re li salutò, passandoci in mezzo, dopo che gli ebbero indicato il loro sovrano.

"Eomer!" Esclamò Aragorn, quando si trovò davanti l'amico; aveva ragione il paggio: decisamente il suo aspetto era poco presentabile... L'uomo sentì Faramir ridere sommessamente alle sue spalle.

"Sì, c'è molto da ridere, ma per me non è stato per nulla divertente!" Sbottò il re del Mark, posando le mani sui fianchi.

"Ma che cosa ti è successo?" Domandò Aragorn. "E... che cos'è quest'odore?" Aggiunse, accorgendosi del terribile tanfo che emanava dalla figura infangata dell'amico.

"Sono stato aggredito da una mucca!" Rispose scocciato Eomer.

"Che cosa?"

"Ahahaha!" A quel punto Faramir cominciò a ridere senza trattenersi. "Non è possibile!"

"E' possibile eccome!" Replicò con tono nervoso il re di Rohan.

"Io non capisco, vuoi spiegarmi cosa ti è esattamente capitato?" Chiese Aragorn, continuando ad osservarlo incredulo.

"Che ti devo spiegare! Ci eravamo fermati per far abbeverare i cavalli, quando un grossa mucca mi ha caricato..."

"Sei sicuro che fosse una mucca? Non magari un toro?" Intervenne Faramir, cercando di controllare il riso; Eomer roteò gli occhi.

"Era un grossa mucca pezzata, anche se ti sembrerà strano, so riconoscere una mucca da un bue!" Rispose con espressione insofferente.

"Insomma?" Lo spronò re Elessar, anche lui sempre più vicino a perdere il controllo, scoppiando a ridere.

"Beh, insomma, questa mucca ha cominciato a correre verso di me, con un lampo di lucida follia nei suoi occhi da mucca..." Cominciò a raccontare Eomer.

"E tu che hai fatto?" Gli chiese il sovrintendente.

"E che dovevo fare, uccidere la mucca? Mi sono gettato di lato, appena prima che mi arrivasse addosso." Rispose scocciato l'uomo biondo.

"E sei caduto nel fango..." Ipotizzò Faramir.

"No!" Lo interruppe Eomer. "Sono caduto nella cacca di mucca!"

Aragorn cercò di controllarsi, doveva riuscirci, quello che aveva davanti coperto di cacca era uno dei suoi migliori amici, una persona di cui aveva profondo rispetto... No, non ce la faceva, doveva ridere, stava per scoppiare...

"Ahahahahaha!!!" Una volta rotto l'argine, lui e Faramir, scoppiarono in liberatorie risate, reggendosi la pancia e non riuscendo ad evitare le lacrime agli occhi.

"Ah, bravi! E io che vi considero come dei fratelli!" Protestò Eomer, incrociando le braccia.

"Che succede qui?" Domandò una voce femminile, osservando i due uomini che ridevano senza controllo. "Ah, fratello, sei arrivato davvero allora... ma che cos'è quest'odore?" Eowyn s'era fermata un attimo prima di abbracciarlo.

"Ho avuto un piccolo contrattempo..." Mormorò lui imbarazzato.

"E' stato aggredito da una mucca!" Riuscì ad articolare Faramir tra le risate.

"Ed ha avuto in incontro ravvicinato con i suoi escrementi!" Rincarò Aragorn, cercando di riassumere un contegno in presenza della dama; Eowyn li fissò, con espressione sorpresa, poi si girò verso il fratello.

"Certo che tu non ci vai proprio d'accordo con gli animali da cortile..." Commentò la donna. "Ti ricordi di quando sei stato assalito da un pollo?"

Faramir e Aragorn smisero immediatamente di ridere, raddrizzandosi e fissando l'amico con gli occhi spalancati; Eomer, prima si guardò intorno imbarazzato, poi fece un lungo sospiro e spostò gli occhi sulla sorella.

"Primo, non era un pollo, ma un gallo, secondo, era enorme e feroce, e terzo, io avevo solo otto anni." Sibilò con rabbia, ed un tono decisamente offeso.

"Però non è da uno che vuole diventare un grande guerriero, farsi lasciare una cicatrice da un pollo..." Affermò noncurante la fanciulla.

"Gallo!"

"Gallo, sì..." Ribatté Eowyn, senza dare troppa importanza alle parole del fratello; nel frattempo, gli altri due nobili uomini presenti, ricominciarono a ridere senza freni.

 

Eomer riemerse dall'acqua calda, ravviandosi i capelli bagnati; poi reclinò il capo sul bordo della vasca, mantenendo gli occhi chiusi.

"Ti senti meglio?" Gli domandò una melodiosa voce; l'uomo aprì gli occhi di scatto e vide Legolas seduto su una sedia a pochi passi dalla vasca. Sospirò.

"Ti hanno già raccontato tutto, immagino..." Biascicò il re di Rohan, passandosi una mano sul viso.

"Estel non riusciva a smettere di ridere!" Commentò l'elfo, sorridendo mentre guardava il pavimento.

"Bella figura mi ha fatto fare mia sorella, come se non fosse bastata la merda che avevo addosso." Affermò Eomer con una punta di delusione. "Andare a ritirare fuori quella vecchia storia..."

"A proposito." Lo interruppe Legolas rialzando il capo e guardandolo. "Mi togli una curiosità?" Gli chiese.

"Dimmi." Lo spronò l'uomo, mentre si passava un panno sulle braccia.

"Ma quel pollo, che fine a fatto?" Domandò l'elfo.

"Era un gallo... ed è finito in pentola!" Rispose entusiasta Eomer. "Un bel galletto arrosto con patate!" Legolas sorrise. "Devo dire che provai una certa soddisfazione nel mangiarlo." Ammise l'uomo annuendo.

"Mi faresti vedere la cicatrice?"

"Dai, è imbarazzante." Disse l'uomo, evitando lo sguardo dell'elfo.

"Tanto prima o poi dovrai uscire da quella vasca, e io sarò qui." Affermò serenamente il principe silvano, sistemandosi una ciocca di lunghi capelli biondi.

"Sei morboso, Legolas." Commentò Eomer.

"No, assolutamente." Negò l'elfo scuotendo il capo; il re del Mark alzò gli occhi al cielo.

"E vabbene." Si arrese l'uomo, poi si mise in piedi, spingendosi con le braccia muscolose; a quel punto si girò verso l'elfo, che lo osservava rimanendo seduto.

"Ohh!" Esclamò stupito Legolas.

"Sperò che il tuo stupore non sia dato dalle dimensioni della cicatrice, ma da quelle di qualcos'altro..."

"Decisamente da quelle della cicatrice." Affermò l'elfo con un sorriso furbo, incrociando le braccia sul petto; l'altro fece una smorfia. "Certo che quel gallo ci andò pesante..."

"Beh, sì, era carne tenera, di bambino..." Biascicò imbarazzato Eomer.

"Ho sentito dire che ferite simili, in certi punti, posso compromettere alcune funzioni, tu hai mai avuto problemi di..."

"Già ho fatto la più terribile figura della mia vita, davanti ad amici e parenti, che ora tu voglia anche mettere in dubbio la mia virilità mi sembra troppo!" Protestò Eomer; Legolas ridacchiava. "Prendimi un asciugamano, dai, mi si sta congelando il culo!" Aggiunse voltandosi verso il muro.

"Legolas..." Quella voce profonda li fece girare entrambi verso la porta; Eomer arrossì violentemente, quando si accorse che chi aveva parlato era una splendida fanciulla e non il guerriero elfico che si aspettava. "Ti ho portato quegli asciugamani che..." Lei si accorse dell'uomo nudo, in piedi dentro l'acqua, che la fissava paralizzato; gli sorrise, lui si rituffò nella vasca, scomparendo sott'acqua. I due elfi si scambiarono un'occhiata divertita.

"Hannon le, meleth. (grazie, amore)" Le disse Legolas, dopo un attimo di silenzio.

"Credo di averlo messo in imbarazzo..." Si rammaricò lei.

"Tranquilla, ora riemerge, altrimenti lo recupero io." La rassicurò lui, facendole una carezza sulla guancia.

"Vado, così può uscire dall'acqua." Decise la fanciulla. "A dopo, Sire Eomer." Alzò la voce per salutare il re del Mark, poi uscì.

 

"Ma dico, mi potevi avvertire!?" Esclamò ancora Eomer, seduto al tavolo di fronte a Legolas e insieme a Faramir e Aragorn.

"E come facevo, non ha bussato..."

"Ma sei un elfo, avresti dovuto sentirla arrivare!" Ribatté l'uomo incrociando le braccia. "E io mi sarei risparmiato di restare, nudo come un verme, davanti alla donna più bella che abbia mai visto!"

"Calmati Eomer." Lo blandì l'elfo. "Non sei certo il primo uomo nudo che vede, e poi tu l'avevi già conosciuta." Aggiunse.

"Non è possibile, me ne ricorderei." Affermò l'uomo, scuotendo la testa.

"Ha combattuto con noi al Fosso di Helm, ed anche al Pelennor." Intervenne Aragorn; Eomer si girò verso di lui stupito.

"Cosa!?"

"Però, se non sbaglio, allora lei era un principe." Aggiunse Faramir; il re di Rohan guardò allora lui, sempre più stupito.

"Cosa!?!?"

"Adesso ti spiego tutto."

Legolas attirò l'attenzione dell'uomo biondo, e gli raccontò brevemente tutta la complicata vicenda di Celediel, spiegandogli che lei era sempre stata una principessa, ma che si era travestita per partecipare alla guerra e difendere la sua terra.

"Ho ancora un dubbio." Dichiarò Eomer alla fine della storia.

"Esponicelo." Lo incoraggiò re Elessar.

"Che cosa ci fa qui? Cioè, ho sentito dire che gli elfi di Lòrien sono tutti partiti per i Rifugi Oscuri, e invece lei è qui a Gondor." Domandò.

"Diciamo che ha fatto una scelta di vita alternativa." Gli spiegò Aragorn.

"Quale scelta?" Chiese Eomer.

"Me." Rispose Legolas, facendo voltare verso di se l'amico; l'uomo aprì la bocca per lo stupore.

"Vuoi dire che voi due..." L'elfo annuì. "Capisco..." Mormorò, allora, con una punta di delusione.

"Eomer, secondo me è meglio che tu la smetta di pensare a Celediel Canto dell'Alba." Disse il re di Gondor, attirando la sua attenzione. "La tua principessa è già qui." Aggiunse con un sorriso malizioso.

"Ah..." Più che sorpresa sembrò un lamento. "Qua... quando è arrivata?" Chiese poi.

"Il suo corteo è giunto a Minas Tirith ieri sera." Rispose il sovrintendente.

"Ho capito..." Mormorò; lo guardarono, sembrava seriamente preoccupato. "E... com'è?" I tre amici si scambiarono un'occhiata, poi sorrisero con aria complice.

"Ti lasciamo la sorpresa per stasera." Rispose poi Aragorn.

"Non vogliamo rovinarti nulla." Rincarò Legolas.

"Anche se siamo sicuri che rimarrai impressionato." Affermò Faramir.

"Siete crudeli." Si lamentò lui. "Non dirò mia più che vi amo come fratelli, specie te, elfo." Aggiunse con tono offeso, voltando il capo; Legolas sorrise.

"Piuttosto Eomer, lasciamo stare i proclami..." Intervenne re Elessar. "...perché non ci dici, invece, come siamo giunti a questo punto."

Il re del Mark sbuffò pesantemente, muovendosi con nervosismo sulla sedia che lo ospitava, come indeciso sul rispondere.

"E' cominciato tutto al campo di Cormallen..." Esordì infine. "Una sera, mentre mi stavo ancora riprendendo dalla battaglia, venne da me Imrahil, e mi comincia un panegirico ammorbante su tutto quello che ho fatto nella guerra, sui miei pregi di guerriero e di futuro re, e via così per quasi un'ora..." Aragorn e Legolas si scambiarono una fulminea occhiata, ben conoscendo il carattere focoso del loro amico, poco incline ai discorsi infiniti. "...con quella sua aria rileccata..." E qui i due si scambiarono un sorriso. "Alla fine mi chiede se sono disposto a sposare sua figlia."

"E tu cosa hai risposto?" Gli domandò Faramir, notevolmente incuriosito.

"Beh, la prima cosa che mi è venuta in mente è stato di chiedergli quanti anni avesse la fanciulla." Rispose lui. "Capirai, lui non sembra così vecchio, avevo paura che fosse una bambina." Spiegò poi allargando le braccia.

"Continua." Lo incitò Aragorn.

"Mi rispose che avrebbe compiuto presto vent'anni, io mi rassicurai." Riprese l'uomo biondo. "Poi continuò ad elencarmi i suoi pregi, e l'enorme dote che mi avrebbe portato, insomma non la finiva più..." Il tono di Eomer era divenuto lamentoso al solo ricordo di quella conversazione.

"E dunque?" Chiese allora Legolas.

"E allora ho accettato!" Esclamò il re di Rohan. "Gli ho detto: sì, sposo tua figlia!" Aragorn si coprì il viso con la mano, mentre faceva una breve risata. "Che dovevo fare? Non lo sopportavo più!"

"La tua non è stata una scelta molto riflessiva, Eomer." Soggiunse Faramir, accomodandosi sulla sedia.

"Senti da che pulpito, hai chiesto in sposa mia sorella dopo una settimana che la conoscevi!"

"Almeno io la conoscevo, tu hai fatto tutto a scatola chiusa, e ora mi pare che sei un po' pentito." Ribatté il sovrintendente.

"Io non..." I suoi occhi verdi incrociarono quelli blu di Legolas. "E vabbene, un po' sì..." Ammise infine, davanti allo sguardo indagatore dell'elfo.

"No preoccuparti troppo, amico mio." Lo rassicurò Aragorn, passandogli una mano sulla schiena. "Avrai tempo da ora in avanti, per conoscere bene la tua futura sposa, e ti posso assicurare che, almeno dal punto di vista dell'apparenza, non rimarrai deluso." Aggiunse, dandogli una pacca sulle spalle.

 

CONTINUA…

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** 2- La fanciulla dagli occhi d'oro ***


2

2. La fanciulla dagli occhi d'oro

 

Il salone dei ricevimenti del palazzo di Elessar era decorato come non si vedeva dai tempi del suo matrimonio; il re aveva voluto celebrare in maniera degna il fidanzamento del suo caro amico Eomer, anche se questa era solo una cena di presentazione.

Gli accompagnatori di Imrahil, erano sistemati sulla sinistra, sfavillanti nei loro abiti più sontuosi; la éored del re di Rohan, formata dai più valenti cavalieri del Mark, invece era sulla destra. Il paggio reale entrò, battendo due volte il suo lungo bastone, poi annunciò:

"Il Signore di Dol Amroth, Sire Imrahil."

L'impassibile figura spuntò dalla porta, vestito di uno splendido abito bianco e oro, e coperto da un mantello dorato su cui spiccava il ricamo del cigno d'argento, simbolo del suo regno; con inappuntabile eleganza fece il suo ingresso nella sala, gremita di ospiti.

Il paggio attirò nuovamente l'attenzione, battendo il suo bastone decorato, poi disse:

"Il re del Mark di Rohan, Sire Eomer."

Il giovane guerriero sopraggiunse, e la sua bellezza fece mormorare le dame in sala; era al meglio della sua gioventù e della sua prestanza quella sera: i lunghi capelli biondi gli scendevano in morbide onde sulla schiena, indossava un'elegante tunica verde scuro, ricamata d'argento, e sulle spalle aveva un mantello rosso cupo. Si guardò intorno, poi fece un lieve inchino ad Imrahil, infine raggiunse la sua éored.

Nuovo colpo e nuovo annuncio del paggio reale.

"Il Sovrintendente di Gondor e Principe dell'Ithilien, Sire Faramir, e la sua sposa, Dama Eowyn."

I due giovani sposi fecero la loro entrata; lui con un abito scuro, che esaltava la sua bellezza severa, lei indossava invece un vestito candido, solo ricamato con stelle d'argento sulle maniche e sulla sotto gonna, i capelli biondi acconciati anch'essi con stelle argentate.

Il paggio si preparò ad invitare l'entrata di altri ospiti, seguendo il rigido protocollo di corte, che prevedeva di far entrare la figlia di Imrahil per ultima, visto che la cena si faceva per presentarla al re di Rohan; l'uomo batté il bastone nuovamente.

"Il Principe del Bosco Atro, Legolas Verdefoglia, e la Principessa dei Galadhrim, Celediel Canto dell'Alba."

Quando i due elfi varcarono la soglia, la sala si ammutolì, la loro bellezza aveva catturato completamente l'attenzione dei presenti; una luce splendente avvolgeva i loro corpi e faceva risplendere gli occhi. I movimenti erano elegantissimi e perfetti, si tenevano la mano, semplicemente, senza tante pomposità. Lui indossava una casacca azzurro cangiante, ricamata finemente sulle maniche, lei un abito nelle sfumature dell'alba, dal rosa, all'arancio al rosso; i capelli biondi di entrambi rilucevano, come se fossero fabbricati con raggi di sole, incorniciando i loro volti sorridenti e sereni.

Infine il paggio annunciò l'arrivo dei sovrani; il tonfo del bastone fu sostituito da uno squillo di tromba, e l'uomo disse, con voce chiara:

"Il Re di Gondor e di tutto l'Eriador, Sire Aragorn Elessar, e la sua sposa, la Regina Arwen Stella del Vespro."

I due entrarono tra gli squilli argentini delle trombe. Aragorn era di una regalità imponente, col suo viso severo e saggio, su cui non era possibile leggere un'età, i capelli scuri gli coprivano la fronte, dando un'aria misteriosa e remota ai suoi occhi chiari; l'abito che indossava era nero, con ricami argentati, i colori di Gondor, mente il mantello era rosso porpora. Arwen, gli stava accanto, sorridente e bella come la prima stella della sera; i capelli corvini ad incorniciare il viso candido e perfetto, e gli occhi trasparenti che spesso si fermavano sul marito, con malcelata adorazione. Lei indossava un vestito rosso, che riprendeva le tonalità del mantello del re, e che le donava moltissimo. Tutti i presenti li ammirarono, per la loro bellezza e regalità.

I sovrani passarono in mezzo agli ospiti, salutando tutti, soffermandosi a scambiare qualche parola con le persone che vedevano meno spesso, e ringraziando calorosamente.

"E' giunta l'ora." Disse, ad un certo punto, Imrahil a Eomer; il re del Mark sussultò impercettibilmente, mentre si avvicinavano all'entrata.

La tromba squillò di nuovo, il paggio annunciò:

"Introduciamo, per la prima volta alla corte di Gondor, Dama Lothìriel di Dol Amroth." Eomer trattenne il respiro.

 

"...Dama Lothìriel di Dol Amroth." La fanciulla fece un lungo sospiro, sistemando poi lo strascico del suo mantello; non doveva dare retta a sua madre, quel vestito era ingombrante. Scosse la testa e si decise ad uscire nella sala illuminata.

 

Eccola, usciva; Eomer si accorse di stare socchiudendo gli occhi, ma li riaprì, quando sentì una mano leggera toccare la sua. Guardò alla sua destra e vide Legolas fargli un rassicurante sorriso, allora tornò a girarsi verso il suo futuro...

La ragazza che gli si presentò davanti era qualcosa d'incantevole, con l'abito color avorio, un po' ingombrante, ma perfetto addosso a lei, ed i capelli di un biondo intenso, come il grano del sud sotto il sole. Aveva un volto ovale perfetto, con la pelle serica, figlia del latte e della neve, ma le guance erano rosa e l'espressione innocente; i suoi occhi erano particolarissimi: grandi e vellutati, erano nocciola, ma molto chiaro, quasi dorato, percorsi da lampi aranciati, che li rendevano caldi come il sole al tramonto... una fanciulla con gli occhi d'oro...

-Mi domando per quale motivo ho avuto questa fortuna... Decido di sposare una donna mai vista, e mi ritrovo davanti questo capolavoro... Ci deve essere qualcosa sotto..- Pensò Eomer, mentre Lothirìel si avvicinava.

 

Suo padre le aveva detto che il re di Rohan era un giovane uomo dai capelli biondi; bene... davanti a lei ce n'erano almeno venti... Beh, probabilmente era uno di quelli davanti, vicini a suo padre ed al re... certo che il re era un uomo veramente affascinante... Allora, era sicuramente uno dei due che stavano tra suo padre ed il re.

Quello che attirò la sua attenzione per primo faceva paura per quanto era bello, sembrava che un alone di tenue luce lo avvolgesse, come una stella; girò la testa di lato, rispondendo ad un richiamo, e Lothìriel si accorse che era un elfo, allora scosse la testa e guardò l'altro.

Il giovane la osservava con i suoi dolci occhi verdi, in cui si poteva leggere un certo imbarazzo; le piacque subito il suo viso, nonostante la leggera barba se ne potevano intuire le linee morbide. Era alto, con spalle larghe, ma non certo grasso, anzi si poteva dire che possedesse un corpo notevole; sembrava un po' impacciato, forse era l'emozione...

 

"Mia figlia." La presentò Imrahil, prendendole la mano e avvicinandola al re di Rohan. "Lothìriel, questi è Sire Eomer, re del Mark." I due si guardarono negl'occhi per un momento, poi lui chinò lo sguardo.

"E' un onore fare la vostra conoscenza, mia dama." Affermò infine l'uomo, prendendole la mano e baciandola delicatamente; lei fece un timido sorriso.

"Anche per me è un onore, Sire." Rispose la fanciulla.

Lothirìel, in seguito, fu presentata al re ed agli altri dignitari della corte, compresi quelli che sarebbero dovuti diventare presto suoi parenti, la sorella di Eomer e suo marito; dopo le presentazioni di rito, gli ospiti furono fatti accomodare per la cena.

 

Terminato il pasto Elessar, Imrahil e Eomer si ritirarono in una sala più piccola, per discutere le clausole del fidanzamento; dopo circa un'ora di noiose trattative bussarono alla porta.

"Deve essere Lothìriel, ho detto ad Arwen di farla venire verso quest'ora." Affermò Imrahil alzandosi.

"Avanti." Diceva nel frattempo Aragorn.

"Sono dell'opinione che voi dobbiate cominciare a conoscervi." Continuò il sovrano di Dol Amroth, mentre la porta si apriva; un valletto introdusse la fanciulla.

Imrahil andò incontro alla figlia; Eomer sospirò, appoggiandosi allo schienale della sedia, poi scambiò un'occhiata con Aragorn. La ragazza, entrando, osservò i presenti, poi si avvicinò al padre.

"Cara, Eomer desidera scambiare qualche parola con te." Il re del Mark guardò Elessar con l'espressione di uno che dice: ma chi, io?

Aragorn si alzò in piedi, imitato dall'amico, raggiunse i due ospiti vicino alla porta, poi prese la mano della fanciulla e la baciò.

"Sono lieto di rivedervi, Lothìriel, prima che il sonno scenda sui miei occhi." Lei sorrise a quel complimento; Eomer pensò che forse gli conveniva farsi fare un corso intensivo di parlata romantica, da Aragorn, o meglio da Legolas...

"Ora non vogliamo trattenerci più a lungo." Intervenne Imrahil; fece un ultimo cenno alla figlia e uscì dalla stanza.

"Sono anch'io dell'opinione che dobbiate finalmente conoscervi sul serio." Affermò il re di Gondor, girandosi verso l'amico; Eomer gli diede un'occhiata supplichevole, ma lui gli sorrise e tornò a guardare Lothìriel. L'uomo fece un inchino alla ragazza, poi seguì Imrahil.

"Estel..." Più che un richiamo, quello che uscì dalle labbra del re di Rohan, fu un sussurro disperato, ma la porta si chiuse, inesorabile, dietro alle spalle di Aragorn; Eomer chinò il capo.

L'uomo, quando rialzò gli occhi, vide Lothìriel che lo osservava imbarazzata con le sue iridi di sole; nemmeno per un momento aveva pensato che la fanciulla potesse essere a disagio quanto lui. Ora comprendeva, così le fece un timido sorriso.

"A... avete fatto un buon viaggio?" Domandò titubante il giovane.

"Ha piovuto, mentre navigavamo... poi, fortunatamente ha smesso, quando siamo arrivati al porto..."

"L'Harlond..."

"Sì, credo si chiami così." Annuì Lothirìel.

"E... vi piace Minas Tirith?" Per tutti i Valar, non sapeva proprio che cosa dirle...

"Oh sì, non me l'aspettavo così, è splendida." Rispose la fanciulla, con particolare entusiasmo.

"Pensare che era quasi distrutta dopo la battaglia..."

"Sì, mio padre mi ha detto." Lo interruppe lei; Eomer alzò gli occhi, e la fissò per un attimo, sorpreso dal suo tono. La fanciulla si portò la mano alle labbra, imbarazzata, poi chinò immediatamente il capo.

Calò di nuovo il silenzio. Eomer non sapeva dove guardare e se ne stava in piedi, impalato come un prosciutto sotto sale; Lothirìel si tormentava incessantemente l'abito, tenendo gli occhi bassi, ma muovendoli di continuo sul pavimento. L'imbarazzo si poteva tagliare col coltello, e pensare che Eomer non si era mai considerato timido con le donne...

"Ho qualcosa per voi..." Era la voce melodiosa della fanciulla, o si sbagliava?

L'uomo alzò gli occhi e la guardò: le sue guance erano più rosse, teneva tra le mani un oggetto. Eomer corrugò la fronte, incuriosito.

"Ai doni ufficiali ha pensato mio padre, questo è... un mio dono personale..." Non sembrava molto convinta, mentre gli porgeva il regalo.

"Gra... grazie..." Balbettò il giovane sovrano, prendendo l'oggetto, poi lo guardò: era un'urna di cristallo, grande come il palmo di una mano di bimbo, con intorno una grossa cornice floreale d'argento dai bordi taglienti. Era orribile.

"Vi è una ciocca dei miei capelli, all'interno." Dichiarò Lothìriel. -Oh, Valar, proteggetemi...- Pensava nel frattempo lui. "Se non vi piace..." Mormorò la fanciulla, forse accorgendosi della sua incertezza.

"Oh, no!" Esclamò Eomer, sollevando gli occhi sul suo viso. "No, no, no, è splendido, grazie." Aggiunse, con falso entusiasmo, ed un ancora più falso sorriso.

"Ah, bene..." Ad ogni modo, anche lei, non pareva troppo persuasa. -Non gli piace, lo sapevo! Parla così solo per cortesia...- Si diceva la fanciulla.

"Davvero, vi ringrazio ancora, Lothìriel." Affermò Eomer, prendendole la mano; lei si accorse che le piaceva come pronunciava il suo nome. "E presto vi farò anch'io un dono degno di voi." Aggiunse baciandole la mano; lei abbassò gli occhi, per nascondere il rossore.

 

"Ti rendi conto di che cosa mi ha regalato?!" Borbottava Eomer passeggiando su e giù per la stanza, mentre Aragorn si rigirava tra le mani il regalo.

"Che cosa sarebbe esattamente?" Domandò il ramingo, sollevando la teca di cristallo verso la luce della candela.

"E' un'urna. Ti rendi conto, un'urna!" Esclamò il re del Mark, allargando le braccia e continuando a camminare.

"Ma che c'è dentro?" Chiese Faramir, accorgendosi che l'urna conteneva qualcosa.

"I suoi capelli!" I due amici spalancarono gli occhi e lo guardarono stupiti.

"Hm... romantico..." Commentò Aragorn.

"Questo denota che a te ci pensa." Disse il sovrintendente.

"Non è romantico, è... è macabro, sa tanto di reliquia!" Protestò Eomer, voltandosi e piazzandosi di fronte ai due amici.

"Dai, non esagerare, a me sembra un bel pensiero." Lo blandì Aragorn.

"Guarda, può fare anche piacere avere una ciocca dei capelli della propria fidanzata." Ammise. "Ma una cosa è tenerla in un fazzoletto di lino, e portarla sotto la cotta andando in battaglia, e una cosa è metterla dentro quell'affare!" Aggiunse indicando la teca.

"Effettivamente, mi sembra un po' ingombrante da tenere sotto la cotta..." Commentò Faramir.

"E' una stupida, ecco dov'era la magagna." Intervenne Eomer, riprendendo a camminare. "Ecco perché suo padre me l'ha voluta appioppare per forza! E' bellissima ma cretina, eh, cosa vuoi che sia, capita a tante donne belle!" Blaterava allargando di tanto in tanto le braccia.

"Calmati, Eomer." Gli disse Aragorn, incrociando le braccia sul petto. "Stai traendo conclusioni un po' troppo affrettate, non è detto che quel regalo lo abbia scelto lei, dalle una possibilità, non giudicarla così alla svelta."

"Sono d'accordo con Aragorn." Disse Faramir. "La stai prendendo male, vedi tutto nero."

"Oggi è stata la mia peggior giornata da due anni a questa parte." Affermò Eomer sedendosi.

"Su, ne hai viste di assai peggiori, eppure non ti sei arreso." Dichiarò Elessar sorridendo e dandogli una pacca sulla schiena.

"Forse hai ragione." Ammise il re del Mark.

"Lo sai che ce l'ho." Sorrise l'amico. "Adesso andiamocene a letto, fatti una bella dormita, e domani a mente fresca tutto ti sembrerà migliore." Eomer sollevò gli occhi e fece una smorfia che sembrava quasi un sorriso.

 

Lothirìel scalciò via il vestito, poi lo guardò, ammonticchiato per terra; quell'abito non le piaceva, non le era mai piaciuto, come anche non le era mai piaciuto il regalo scelto da sua madre per il re di Rohan. Ora che lo conosceva, era ancora più certa che quell'orribile urna non era di suo gradimento; Eomer le era sembrato un uomo dai gusti piuttosto spartani. Chissà cosa aveva pensato di lei...

La fanciulla si mise la camicia da notte e dopo saltò sul letto; fece una linguaccia allo specchio e poi si lasciò cadere sul materasso. Sospirò.

Era una faticaccia fare la perfetta principessa, tanto più che questo non preservava dalle figuracce; doveva, anzi voleva, smettere di fare quello che diceva sua madre.

Fissò il soffitto, l'intreccio delle travi, le cortine del letto. Questo era il suo primo viaggio vero, ma non era dispiaciuta di aver lasciato Dol Amroth; per lei il palazzo di suo padre non era altro che una gabbia dorata, dove era stata educata a reprimere la sua natura, perché le regine e le spose perfette devono parlare poco e servire il loro sposo... parole di sua madre... Quante stupidaggini! Sperò ardentemente che Eomer di Rohan non desiderasse una moglie simile. Chissà che pensava di lei...

Lothirìel si girò sul fianco e sospirò di nuovo; tanto valeva dormire, aveva tempo per rimediare ai danni fatti quel giorno. E lo avrebbe fatto, o non era più se stessa.

 

CONTINUA…

 

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Capitolo 3
*** 3 - Qualche dubbio ***


3

3. Qualche dubbio

 

Era un'alba limpida e splendente, quella che accolse Eomer sui bastioni della Cittadella; l'uomo respirò profondamente l'aria fresca, poi si diede un'occhiata intorno. Sulla cima di una torretta, a qualche metro da lui, c'era una persona; l'uomo si mise ad osservarla.

La luce del sole la stava lentamente raggiungendo; lei aveva gli occhi chiusi, muoveva le braccia piano, con gesti che richiamavano i movimenti delle ali degli uccelli. Quella sua specie di danza era quasi ipnotica, Eomer cominciò ad avvicinarsi. I capelli biondi e la camicia candida dell'elfo brillavano nella luce del mattino; all'improvviso, con un gesto tanto repentino quanto elegante, afferrò la spada, e continuò la sua danza con quella. La presenza dell'arma non tolse nulla alla grazia dell'insieme. Il re del Mark si fermò sulle scale della torretta, affascinato.

L'esercitazione continuò per qualche momento, finché, dopo aver ruotato la spada sopra il capo, l'elfo si girò di scatto, puntando la lama alla gola di Eomer; lui alzò le mani, lei aprì gli occhi e sorrise.

"Buongiorno Sire." Gli disse, abbassando l'arma.

"Bu... buongiorno..." Balbettò lui, completamente rimbambito da quel sorriso. "Cosa stavi facendo?" Le domandò, cercando di riprendere il contegno.

"Rendevo onore al mio nome." Rispose lei, tornando a voltarsi verso oriente. "Ascoltavo il canto dell'alba."

"Oh, capisco..." Disse lui, fermandosi al suo fianco; lei si girò e di nuovo gli sorrise. Eomer la fissò per un lungo istante, sommerso dal suo sguardo. "Ma di che colore sono i tuoi occhi?" Domandò poi con un filo di voce; l'elfo rise.

"Vuoi affrontarmi?" Gli chiese lei, continuando a osservarlo sorridendo.

"Come? Con la spada?" Ribatté sorpreso lui, indicando l'arma; la fanciulla annuì. "Ma non credo, c'è troppa differenza di forza, tra di noi..."

"Mettimi alla prova." Affermò lei interrompendolo e voltandosi nella sua direzione.

"Io non ho mai usato una spada elfica." Confessò Eomer; l'elfo raccolse un'altra arma e gliela porse.

"Vorrà dire che sarà la prima volta, ed un vantaggio per me." Date le insistenze dell'elfo, l'uomo accettò, prese la spada e si mise in posizione d'attacco.

Cominciarono a combattere e, dopo pochi istanti, Eomer aveva già capito di avere a che fare con un guerriero davvero abile; la fanciulla elfo era agilissima, ed aveva uno stile di combattimento imprevedibile. Quando evitò uno dei suoi colpi facendo un'elegante capriola all'indietro, il cavaliere si accorse che gli stava piacendo un po' troppo, quella sfida.

Ora erano uno davanti all'altro, respiravano affannosamente, poiché facevano sul serio; lei lo fissava negl'occhi, con quelle sue iridi cangianti ed un sorriso deciso e malizioso, lui faceva altrettanto, lasciando che l'eccitazione dello scontro gli scorresse nelle vene.

Eomer abbassò un attimo lo sguardo, non lo avesse mai fatto! I primi due lacci della camicia bianca della fanciulla erano sciolti, e lasciavano dunque scoperta una notevole porzione di pelle; non si vedeva certo il suo seno, ma ci si andava molto vicini... Il pensiero che un piccolo movimento, abbassare il braccio ad esempio, poteva far scendere ancora un po' quella camicia, distrasse in maniera prepotente l'uomo...

Lei alzò la spada oltre il capo, lui si preparò per il colpo, ma chinò di nuovo gli occhi; il sole, nel frattempo, spuntava dalle montagne dell'est, e fu la fine di Eomer. L'elfo increspò l'angolo della bocca, in un sorriso furbo, ma lui non lo notò, impegnato con la camicia; i primi raggi che giunsero a Minas Tirith colpirono la lama elfica, inclinata nel modo giusto, e abbagliarono gli occhi del cavaliere, lui alzò il braccio per coprirsi. Il colpo successivo lo disarmò.

"Ti ho sconfitto, re di Rohan!" Esclamò soddisfatta la fanciulla; Eomer osservò lei, poi la spada a terra, e sorrise rassegnato.

"Tu sei... sei... mi hai imbrogliato!" Replicò poi, non trattenendosi dal ridere.

"Ti avevo detto che ero forte." Affermò lei, alzando le sopracciglia sottili; i suoi occhi a mandorla erano gioiosi.

"Celediel, vero?" Le chiese, mentre lei gli passava accanto.

"Sì, è il mio nome." Rispose la fanciulla elfo, chinandosi per raccogliere la spada caduta; lo scollo della camicia si allargò, quando si piegò, mostrando involontariamente il suo seno piccolo e candido, ma lei sembrò non farci caso. Eomer ci fece caso, eccome.

"Ci vedremo più tardi?" Domandò il re del Mark, guardandola scendere le scale; Celediel girò la testa e lo guardò sorridendo.

"Penso di sì, a pranzo." Disse poi; infine gli fece un cenno con la mano e si allontanò.

Eomer si voltò e raggiunse il parapetto, appoggiandovi le mani; lasciò che il vento gli scompigliasse i lunghi capelli e gli asciugasse il sudore.

-E' fantastica, e... un po' troppo eccitante...-Pensò, cercando di riprendere il controllo del suo corpo. -Smettila Eomer, stai per fidanzarti!- Si rimproverò, battendosi un pugno sulla testa.

 

Il rumore della scopa sulle pietre del cortile era molto rilassante, e sapeva molto di autunno; Lothìriel uscì all'aria aperta e vide subito la donna bionda che stava spazzando le foglie secche. Assunse un'espressione dubbiosa, riconoscendola.

"Non credevo che dame come voi facessero certi lavori." Eowyn si girò sentendo quelle parole, dopo un istante di smarrimento, sorrise alla fanciulla.

"Oh, è solo per passare un po' di tempo, mi rilassa." Rispose poi.

"Posso aiutarvi?" Domandò Lothìriel.

"Certo, prendete quel cesto, ci mettiamo le foglie secche." Accettò Eowyn, indicandole il contenitore; la fanciulla lo prese e tornò da lei.

"Sono ottime per cucinarci le patate arrosto." Dichiarò Eowyn. "Ad Aragorn piacciono molto." Aggiunse, continuando a raccogliere le foglie.

"Mi meraviglio che conosciate i gusti del re..." Mormorò Lothìriel, guardandola con occhi sorpresi.

"Beh, siamo amici da molto tempo, ormai, e vivo qui per buona parte dell'anno." Spiegò la giovane.

"Ditemi, Eowyn, è vero che avete combattuto nella battaglia del Pelennor?" Le chiese l'altra ragazza, sollevando il cesto da terra e spostandolo di lato; la principessa dell'Ithilien si asciugò la fronte con la manica.

"Sì." Annuì. "Avrei voluto essere anche davanti al Morannon, ma ero ferita e non mi portarono con se." Aggiunse con sguardo orgoglioso. "Anche se, a mente fredda, li devo ringraziare, poiché è così che ho conosciuto Faramir..."

"E' strano però, non si sente tutti i giorni di una donna in una simile battaglia." Intervenne Lothìriel; Eowyn le sorrise.

"Lo so, però a Rohan ogni donna sa tenere in mano una spada, per difendersi quando gli uomini sono lontani." Rispose la dama. "E poi non sono l'unica donna che ha combattuto al Pelennor..."

"Allora non credo che sarò mai una buona regina per Rohan..." Si rammaricò la fanciulla, chinando e voltando il capo. "Io non so usare nessun’arma..." Eowyn, preoccupata dal quel tono triste, si avvicinò a lei.

"Non dite così." Le mormorò, posandole una mano sulla spalla. "Non è certo necessario essere una guerriera per essere una buona regina." La rassicurò.

"Credo che vorrebbero voi, come regina, piuttosto che una ragazzina tutta ricami e maglia come me..." Affermò mestamente Lothìriel.

"Oh, no." Disse Eowyn, poi prese il mento della fanciulla e la costrinse a guardarla. "Una volta una persona mi disse che c'è onore anche senza gloria, e io aggiungo che ci sono battaglie che si vincono senza armi. Saprete conquistare Rohan, ve lo garantisco." Continuò con tono deciso ed un sorriso incoraggiante. "Intanto farete un bel passo avanti conquistando mio fratello, non sarà un'impresa ardua, ma per cominciare..." Lothirìel rise.

"Che direbbe, sentendovi parlare così?!" Esclamò la fanciulla.

"Si arrabbierebbe! Prende fuoco velocemente, ma altrettanto alla svelta si spegne." Rispose Eowyn scuotendo la testa. "Vi confesso un segreto: ha il cuore tenero e la scorza meno dura di quello che sembra." Aggiunse strizzandole l'occhio.

"Ci proverò allora." Dichiarò sorridendo Lothìriel.

"No! Non dovete provare, dovete riuscire!" Proclamò Eowyn. "E scoprirete di avere a disposizione un uomo non solo forte e coraggioso, saggio e affascinante, ma anche col cuore d'oro, e non lo dico perché è il mio adorato e bellissimo fratello!"

"Siete un po' di parte..." Ipotizzò l'altra, con un sorriso furbetto.

"Dite?" Si scambiarono un'occhiata allusiva, poi scoppiarono a ridere.

 

Lothìriel ed Eowyn si lasciarono quando fu l'ora di cambiarsi per il pranzo; ora, la giovane dama, si avvicinava da sola alla sala dove avrebbero mangiato. Era ancora nel corridoio, quando sentì voci allegre e risate, venire dalla stanza; sorrise tra se, entrando.

"Potremmo fare un'ultima scampagnata nei prati ad Osgiliath, se regge il tempo." Propose il re.

"Perché no." Annuì l'elfo seduto accanto alla regina.

"Anche domani stesso." Suggerì Eowyn.

"Salve a tutti." Mormorò timidamente Lothìriel avvicinandosi al tavolo; i due uomini presenti, e l'elfo maschio, si alzarono per salutarla con un inchino.

"Accomodatevi, Lothìriel." Il re le scostò la sedia vuota alla sua sinistra, di fronte alla regina.

"Oh, grazie..." Rispose stupita la fanciulla. "Ma questo è un posto che non merito..."

"Vi prego, vostro padre è dovuto tornare al porto, per trasportare qui le ultime cose necessarie per la festa, e di gran lunga preferisco avere voi seduta al mio fianco." Le disse Aragorn.

"Beh, allora..." Sorrise lei sedendosi. "Ad ogni modo mi dispiace per il ritardo." Aggiunse, sistemandosi a tavola.

"Non è un problema." Ribatté sorridendo Arwen. "Come potete vedere manca ancora qualcuno." Continuò indicandole il posto vuoto accanto a lei; Lothirìel lo osservo sorpresa, non ci aveva fatto caso.

"Quel cafone di mio fratello..." Mormorò Eowyn, seduta accanto al marito.

"Eowyn..." La rimproverò subito Faramir; Eomer stava entrando.

"Scusate il ritardo." Biascicò velocemente, sedendosi; solo dopo si accorse di essere tra Lothirìel e sua sorella, praticamente in trappola.

Il re del Mark si guardò intorno per un attimo, facendo passare gli occhi sui presenti; si fermò qualche istante solo sul viso di Celediel, la quale gli sorrise dolcemente. Lui rispose imbarazzato, fortunatamente si era cambiata.

"Eomer." La voce di Aragorn lo fece voltare verso di lui.

"Dimmi."

"Parlavamo di fare una gita ad Osgiliath domani, tu che ne dici?" Gli domandò l'amico.

"Beh, il tempo sembra reggere..." Commentò l'uomo biondo, con leggera incertezza.

"I nostri elfi dicono di sì." Intervenne Faramir; i tre Luminosi sorrisero.

"Naturalmente verrete anche voi, Lothirìel." La regina distrasse la ragazza, che guardava Eomer guardare Celediel.

"Oh... non so, veramente..." Balbettò Lothìriel, girandosi verso di lei.

"Saremmo davvero molto felici se voleste esserci anche voi." Insisté Elessar prendendole la mano sul tavolo; lei sorrise a quel gesto, e si rese conto che l'uomo teneva anche la mano della moglie allo stesso modo, probabilmente era così fin da quando era arrivata.

"Penso... penso che forse potrei..."

"Ma certo che potete!" Esclamò Eowyn. "Anzi dovete, non è così fratello mio?" Aggiunse con tono allusivo. 

"Co... cosa c'entro io?!" Reagì Eomer, spostando lo sguardo dalla sorella a Lothìriel.

"Sarai senz'altro d'accordo, Eomer, sul fatto che questa fanciulla debba cominciare a conoscere meglio la nostra famiglia." Affermò Aragorn; il re di Rohan lo guardò.

"Immagino di sì..." Biascicò l'uomo, appoggiandosi allo schienale della sedia.

"Famiglia?" Domandò, nel frattempo, una sorpresa Lothìriel.

"Sì." Annuì la regina di Gondor. "Noi presenti, in un certo senso, siamo una famiglia, al di sopra dei veri legami di parentela che comunque esistono." Spiegò poi.

"Io e lui siamo veramente fratelli." Dichiarò Eowyn, appoggiandosi sulla spalla di Eomer; Lothirìel rise, soprattutto per la faccia scocciata di lui.

"Non temete, si nota, vi somigliate molto." Disse la giovane sorridendo.

"Celediel ed io siamo cugine." Annunciò Arwen, indicando l'altra elfo dai capelli biondi, che annuì sorridendo.

"Vedi poi..." Aragorn la fece di nuovo girare nella sua direzione. "...considero Eomer e Faramir come fratelli, e Legolas ed io abbiamo fatto parte della Compagnia dei Nove, esperienza che ci ha uniti assai profondamente, alla stregua di un legame di sangue."

"Lo puoi dire forte." Confermò la melodiosa voce dell'elfo; Lothìriel lo guardò sorridendo, e si accorse che anche i due elfi biondi si tenevano la mano sopra il tavolo.

"Per questo ci puoi considerare una strana famiglia, unita dall'affetto e dall'amore." Le disse dolcemente Arwen; Aragorn scambiò un'occhiata con la moglie, la quale annuì, come se si fossero parlati con la mente.

"Vorremmo che tu ti sentissi a tuo agio insieme a noi, che ti sentissi parte della famiglia, non è così Eomer?" La domanda all'amico fu posta, continuando a guardare negl'occhi Lothìriel.

"Immagino di sì..." Rispose impacciato il re di Rohan.

"Non sei molto loquace, stasera." Gli disse Celediel; lui alzò gli occhi sull'elfo, rimanendo ancora una volta abbagliato dei suoi occhi remoti.

"Perdonatemi..." Mormorò Eomer, girandosi verso il re, ma incrociò gli occhi d'oro di Lothìriel; si accorse che erano belli almeno quanto quelli di Celediel.

"Posso far servire il pasto?" Domandò Aragorn, mentre i due giovani si guardavano ancora negl'occhi; lei chinò subito il capo, mentre gli altri annuivano alla domanda del re.

 

Era ormai sera, e una luna splendente illuminava la torre di Echtelion, facendola brillare nel buio; Eomer osservava la notte da uno dei balconi della Cittadella.

"Dubbi, re del Mark?" Gli domandò una dolce e profonda voce alle sue spalle; si girò e non si sorprese di vedere Celediel.

Il buio decisamente esaltava la sua bellezza, la luce degli elfi faceva risplendere la sua pelle candida, in più indossava una tunica leggera e chiara, forse azzurra; sembrava una stella scesa dal cielo.

"E' inevitabile non averne." Rispose Eomer, tornando a guardare l'orizzonte.

"Io credo sia necessario, averne." Ribatté lei, fermandosi al suo fianco.

"Credi che dovrei cercare di conoscerla meglio?" Le chiese l'uomo; lei sorrise, poi lo guardò.

"Sì." Annuì. "E poi, dovresti cercare di avere un atteggiamento più... morbido..."

"Che vuoi dire?" Eomer aggrottò le sopracciglia.

"Che dovresti essere più gentile, disponibile e meno scostante, con lei." Suggerì la fanciulla.

"Io non sono..."

"Lo sei." Eomer sospirò, arrendendosi. "Capisco che questa storia ti è arrivata tra capo e collo, ma un po' è anche colpa tua." Continuò Celediel, divertita.

"Lo so." Ammise sconsolato l'uomo.

"Dai, andrà tutto bene, domani avrai delle buone occasioni, per parlarci un po'." Affermò sorridendo l'elfo. "Ora devo andare." Aggiunse, carezzandogli la guancia.

"Buonanotte... e grazie." Le disse Eomer.

"Prego, buonanotte anche a te." Replicò lei, dandogli un bacio veloce sulle labbra e allontanandosi; lui la seguì con gli occhi, poi si girò verso il parapetto, sospirando nuovamente.

 

Il fuoco nel camino spandeva la sua luce calda e dorata sul tappeto; i due elfi stavano seduti lì davanti, abbracciati, nudi. Lei era seduta tra le sue braccia, con le gambe incrociate dietro la sua schiena, e posava il capo sulla sua spalla; lui la stringeva a se, carezzandole dolcemente la schiena. Ogni tanto si scambiavano qualche bacio.

"Devo dirti una cosa..." Sussurrò Celediel sul suo collo.

"Parla..." La incitò Legolas, sorridendo al solletico provocato da quelle parole bisbigliate sulla pelle.

"Anzi due..." Si corresse lei; lui rise.

"Avanti."

"Prima cosa..." Esordì Celediel, baciando languidamente il collo e la spalla del compagno. "Sei dolcissimo..." Legolas sorrise.

"Ti riferisci al mio sapore?" Domandò divertito.

"Uhum... e sei anche bellissimo..." Mormorò lei, carezzandogli le spalle e la schiena, senza alzare il capo dal suo collo.

"Era questa la seconda cosa che dovevi dirmi?" Ipotizzò lui, scendendo con la mano, per percorrere la linea della vita, del fianco e poi della coscia vellutata; le strappò un lievissimo gemito di piacere.

"No..." Rispose lei, con voce talmente bassa da essere percepita solo da un altro elfo. "Credo che Eomer abbia un'infatuazione per me..." Aggiunse, rialzando un po' il tono.

Legolas, con gli occhi spalancati, la scostò leggermente da se, e si accorse che sorrideva divertita; si guardarono un attimo negl'occhi.

"Preferivo la prima notizia." Commentò ironico il principe silvano.

"Ma non temere!" Scherzò Celediel. "E' vero che è molto attratto da me, ma sono altresì convinta che Lothìriel sia la donna per lui."

"Lo pensi?" Lei annuì.

"Sì." Ammise lei. "La tua opinione?" Gli chiese poi.

"Non la conosco abbastanza da poter giudicare, quello che credo è che Lothìriel non sia proprio quella perfetta principessa che ci vuol far credere." Rispose Legolas.

"Lo credo anch'io..." Concordò maliziosa Celediel.

"C'è un fuoco in fondo ai suoi occhi..."

"Lo hai notato anche tu?"

"Penso che quando Eomer scoprirà che non è così remissiva, rivaluterà il suo giudizio su di lei." Affermò il principe con un sorriso.

"Ne sono quasi sicura, lui vuole una donna forte..."

"Adesso basta." La interruppe deciso l'elfo. "Basta parlare di Eomer." Aggiunse, stringendola di nuovo a se e facendola sdraiare sul tappeto; lei sorrise.

"Stai prendendo l'iniziativa, mio principe?" Gli domandò Celediel con occhi gioiosi; lui annuì, ed i suoi capelli biondi gli scivolarono sul petto, sfiorando quello di lei. "Mi piace quando lo fai..." Bisbigliò allora, appena prima che la baciasse.

 

CONTINUA…

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Capitolo 4
*** 4 - La gita ***


4

4. La gita

 

Furono fortunati, la giornata successiva era splendida; un dolce vento dal sud aveva spazzato le ultime nuvole ed il cielo era azzurro terso. Raggiunsero i prati nei pressi di Osgiliath nella tarda mattinata, e le donne stesero una grande tovaglia sull'erba, preparando per il pranzo.

Lothìriel sedeva al bordo della tovaglia, osservando le persone intorno a se, che scherzavano, parlavano o mangiavano; le piacevano, decisamente molto.

Dalla parte opposta, rispetto a lei, c'erano i due biondissimi elfi; a prima vista si sarebbe potuto affermare che si somigliavano, ma le linee dei loro volti erano molto differenti: più marcate, e quasi esotiche, quelle di lei, decisamente più dolci, ma comunque virili, quelle di lui. Erano seduti, Celediel si appoggiava alla schiena di Legolas, posando il mento sulla sua spalla; ogni tanto gli baciava il collo, lui sorrideva dolcemente. La fanciulla non poteva capire quello che si dicevano, poiché quando parlavano tra se usavano la loro lingua, che lei non conosceva; il profondissimo legame che li univa, però, era chiaramente avvertibile.

Spostò gli occhi su Faramir e Eowyn; ora lui le stava porgendo una tartina, che la ragazza mangiò direttamente dalle sue dita. Era bello vedere due persone che si amavano scherzare così; certo lei non poteva capire cosa si celava dietro quei giochi, ma immaginava, leggendo la complicità dei loro occhi, che fosse in qualche modo legato all'intimità che doveva esserci tra due sposi. Sorrise, e si girò verso il re e la regina.

Magia, quei due erano magici, insieme. Sembrava veramente che si parlassero con gli occhi, e che la loro comprensione reciproca fosse ad un livello superiore, rispetto agli altri banali esseri umani. Chissà da quanto si conoscevano. Le avevano detto che re Elessar era più vecchio di quel che sembrava, però, a vederlo così, non sembrava certo più vecchio di suo padre che gli anni li portava assai bene; eppure... c'era qualcosa di antico e remoto nei suoi occhi... E lei? Arwen era un elfo, un essere eterno, che aveva rinunciato all'immortalità per amore... Un cosa che, agli occhi di Lothìriel, era spaventosamente romantica, ma anche tragica. La ammirava, per il suo coraggio, e un po' l'invidiava, per l'amore immenso che si leggeva negli splendidi occhi del suo sposo...

-Già, il suo sposo... e il mio?- Con questo pensiero si voltò verso Eomer; l'uomo era disteso sul prato a qualche passo di distanza da lei, osservava il cielo, giocherellando con qualche filo d'erba.

Era bello, Eomer... Si era rasato la barba, così sembrava poco più che un ragazzino, non fosse stato per il suo fisico muscoloso. Doveva avere sette o otto anni più di lei, ma adesso aveva l'espressione di un bambino arrabbiato; chissà perché era arrabbiato, forse era colpa sua... forse, semplicemente, non aveva poi così tanta voglia di sposarla... Questo pensiero le fece dispiacere, non voleva essere causa del suo dolore e, di conseguenza, anche del proprio; i matrimoni imposti, tanto, finivano sempre così...

"Adesso basta con le smancerie, signori." Dichiarò Arwen slacciandosi dalle braccia di Aragorn e alzandosi. "E' l'ora della mia torta di mele." Annunciò poi.

"Oh, sì!" Esclamò Faramir; anche gli altri annuirono contenti, avvicinandosi alla regina.

Eowyn lasciò il marito e percorse i pochi passi che la separavano dal fratello; si chinò su di lui e lo prese per un braccio.

"Andiamo Eomer." Gli ordinò; lui sembrava piuttosto recalcitrante.

"Dai!" Sbottò infatti.

"Sbrigati, devi onorare la torta di mele di Arwen insieme a noi!"

Quella scena era divertente, Lothìriel non trattenne un sorriso, mentre Eowyn trascinava il fratello verso di loro e lo costringeva a sedersi accanto proprio a lei; la fanciulla smise immediatamente di sorridere, e gli lanciò un'occhiata veloce. Quando si accorse che lui aveva fatto la stessa cosa, riprese a sorridere; Eomer si grattò la testa imbarazzato. Arwen, nel frattempo, stava servendo la torta.

"Arwen è deliziosa!" Commentò Eowyn, dopo il primo boccone. "Devi dirmi come fai, o darmi la ricetta." Aggiunse guardando l'amica.

"Ah, non posso!" Replicò l'elfo dai capelli corvini. "La ricetta di questa torta di mele è antica di millenni, e tramandata a me direttamente da mia madre." Proclamò.

"Suvvia, a me non viene così bene..." Insisté Eowyn.

"Dai, non essere severa, l'ultima non era male." Intervenne Faramir, consolando la moglie.

"Sei sicuro?" Domandò Eomer, con un sorrisetto sardonico.

"Beh, il poco che abbiamo staccato dalle pareti del forno aveva un buon sapore..." Rispose il sovrintendente, mascherando il divertimento; la moglie lo guardò malissimo.

"Ahahah! Lo sapevo!" Rise Eomer. "Eowyn è una frana in cucina! Ahahahah!" Lothìriel lo osservò mentre rideva; aveva una bella risata solare e calda. Anche gli altri risero, compresa una Eowyn un po' offesa.

"Però Arwen sei cattiva..." Esordì Legolas, mentre Celediel annuiva al suo fianco; sembrava che quei due non riuscissero a stare a più di un millimetro l'uno dall'altra.

"Giusto." Continuò la fanciulla elfo dai capelli biondi. "Potresti anche rivelarci il segreto della tua torta di mele."

"Ti giuriamo che rimarrà tra noi." Rincarò l'elfo silvano; Arwen fece una smorfia divertita.

"Che ne dici Estel, lo devo fare?" Domandò poi al marito; lui finse una certa titubanza.

"A te la scelta, amor mio." Rispose, allargando le braccia.

"Vabbene." Si arrese garbatamente la regina. "Sedete qui, in cerchio." Gli amici ubbidirono; Lothìriel era seduta tra Aragorn ed Eomer. "Prendetevi per mano..."

"Ma così sembra un rito." La interruppe Eowyn.

"Lo è." Replicò Legolas. "Non dimenticare che stiamo parlando di uno dei segreti meglio custoditi della casa di Elrond." Scherzò; Arwen gli sorrise.

Le otto persone presenti si misero in cerchio, intorno al vassoio della torta di mele, prendendosi le mani; Aragorn sorrise gentilmente a Lothìriel, quando le loro mani si strinsero, lei fece altrettanto. La fanciulla, poi, si girò verso sinistra e vide un Eomer titubante e imbarazzato, così allungò il braccio e prese la sua mano, lasciandolo a bocca aperta; Legolas e Celediel, accorgendosi di quel gesto, si scambiarono una velocissima occhiata complice. Arwen iniziò a parlare.

"Siamo riuniti in questo cerchio perché sto per rivelarvi il segreto della mia torta di mele..." Il suo tono era chiaramente scherzoso, anche se fingeva una certa pomposità. "Quello che sarà rivelato in questa sede non dovrà essere diffuso al di fuori della cerchia..." Aragorn ridacchiava, tutti sorridevano. "Il segreto della torta di mele di Imladris, tramandato attraverso i secoli, è..." Studiata pausa e sguardo a tutti i presenti. "Che è fatta con le pere!" Proclamò la regina; tutti si guardarono negl'occhi sorpresi e, dopo un attimo di silenzio, scoppiarono a ridere.

"Mi aspettavo qualcosa del genere!" Esclamò divertita Lothìriel.

"Davvero?" Domandò Arwen ridendo; la ragazza annuì. Eomer la osservava con un'espressione contraddittoria, tenendo sollevata mezz'aria la mano che lei gli aveva appena lasciato; Aragorn lo guardava.

"Eomer, ti posso parlare un momento?" Gli domandò il re di Gondor, alzandosi; l'uomo dai capelli biondi lo seguì.

 

I due uomini raggiunsero una piccola macchia di alberi, abbastanza distanti da non essere sentiti dagli altri; Aragorn si fermò all'improvviso, Eomer, che lo seguiva distrattamente, per poco non ci sbatté contro. Il re di Gondor si appoggiò ad un tronco, incrociando le braccia. -Perché ha tanto l'aria di una paternale?- Si domandò l'altro.

"Perché non la porti a fare una passeggiata?" Gli chiese Aragorn, indicando Lothìriel con un cenno del capo.

"E dove la porto? E, soprattutto, cosa le dico?!" Replicò Eomer allargando le braccia.

"La porti nel bosco, lungo il fiume, è uguale, per quanto riguarda cosa dirle, inventati qualcosa, falle delle domande sulla sua vita, su cosa le piace... La devi sposare, no?" Rispose l'amico stringendosi nelle spalle.

"La devo sposare, sì..." Affermò il re del Mark chinando il capo.

"Scusa, ma non mi pare che ti dispiaccia così tanto..." Ipotizzò il ramingo, posandogli una mano sulla spalla; lui rialzò gli occhi.

"Sarei un pazzo, l'hai vista anche tu, è bellissima!" Esclamò il giovane uomo. "Ma per quanto riguarda il parlare, non saprei proprio che dirle..." Aggiunse, girando la testa per guardare la fanciulla in lontananza.

"Andiamo, Eomer!" Sbottò divertito Aragorn. "Non saprai parlare solo di spade e cavalli?" L'amico alzò le sopracciglia con espressione affermativa. "Non ti facevo così timido..."

"Io non sono timido!" Protestò Eomer. "E' solo che lei ha quegl'occhi che..."

"Ecco!" Lo interruppe il ramingo. "Questa è una bella cosa da dirle: quando guardo i tuoi occhi mi mancano le parole!" Proclamò il re di Gondor, passando un braccio intorno al collo dell'amico.

"Non è esattamente quello che volevo dire io..." Tentò di ribattere l'altro, alzando una mano.

"E poi, insomma, ragazzo mio..." Continuò imperturbabile Aragorn. "...non sarà mica la prima donna con cui hai a che fare."

"Ma certo che no!" Sbottò Eomer, sottraendosi alla stretta del ramingo.

"E allora di che ti preoccupi, non ti mangia mica!" Esclamò Aragorn, dandogli una potente pacca sulla schiena. "Vai, non vedi che non aspetta altro." Lo incitò poi; Eomer sospirò rassegnato, infine decise di affrontare la sua futura sposa.

 

"Lothìriel..." La fanciulla alzò la testa, quando si sentì chiamare da quella titubante voce maschile, e si stupì di vedere Eomer. "Vorreste, magari... se vi va... fare una passeggiata con me?" Lothìriel sgranò gli occhi, sorpresa.

"Io..." Mormorò la ragazza.

"Se non avete voglia..." Intervenne lui.

"No, no, no!" Esclamò lei, balzando in piedi. "Vengo volentieri..." Aggiunse, più timidamente.

Eomer diede un'ultima occhiata preoccupata ad Aragorn, che lo incoraggiò con un gesto, poi si allontanò a fianco di Lothìriel, verso l'argine del fiume.

"Dov'è finito Legolas?" Domandava, nel frattempo, Aragorn alla moglie, dopo essersi nuovamente seduto accanto a lei.

"Lui e Celediel sono andati a fare una passeggiata." Rispose Arwen.

"Senza scarpe?!" Esclamò lui, indicando gli stivali degli elfi abbandonati sul prato.

"Non gli servono." Replicò lei, avvicinandosi ad Aragorn. "Sono elfi, amano camminare a piedi nudi..." Gli sussurrò, costringendolo a stendersi sull'erba. "E poi, se li conosco bene, adesso saranno stesi sull'argine del fiume, scambiandosi sogni a fior di labbra, persi occhi negl'occhi..." Continuò sulle sue labbra.

"Un po' come noi ora?" Domandò lui, sorridendo; Arwen annuì. "Faramir e Eowyn?"

"Tranquillo, non ci vedono, sono oltre quelle rocce, probabilmente a fare quello che facciamo noi." Lo rassicurò la regina.

"Beh, allora..." Commentò il re, stringendo l'elfo alla vita e rotolandosi con lei sul prato.

Si fermarono ridendo; lei gli tolse l'erba dai capelli, mentre lui le carezzava dolcemente il viso. Infine si scambiarono un lungo bacio appassionato.

 

Eomer e Lothìriel camminavano da un po', tra gli alberi vicini alla riva del fiume; non si erano detti nulla, ogni tanto si scambiavano uno sguardo ed un timido sorriso, e nulla più. La ragazza si avvicinò ad un tronco, fermandosi e poi girandosi verso di lui.

"E' molto bello qui." Dichiarò dolcemente, osservando le foglie gialle e rosse degl'alberi. "Non ci sono molti alberi che perdono le foglie nella mia regione, cioè, ci sono i lecci, ma quelli fanno delle foglie marroncine... non con dei bei colori accesi come questi." Aggiunse allegramente; Eomer era a qualche passo da lei e la ascoltava.

"Non ci sono molti alberi a Rohan..." Mormorò lui avvicinandosi di poco. "...beh, sì, insomma, sulle montagne ci sono pini e abeti, e betulle..." Si corresse poi. "...però, soprattutto ci sono prati e pascoli, splendidi in primavera..."

"C'è la brughiera, non è vero?" Domando inaspettatamente Lothìriel; lui rialzò il capo, che teneva basso fino ad un attimo prima.

"Sì, al nord... lì ci sono le eriche, e le ginestre, che fanno dei bei fiori gialli... se... se vi piacciono i colori intensi..." Balbettò l'uomo in risposta.

"I fiori dell'erica sono rosa, se non mi sbaglio." Affermò la fanciulla, riprendendo a camminare; lui la seguì.

"Io direi piuttosto viola." Intervenne Eomer, affiancandola; lei guardò sorridendo.

"Credo che abbiate ragione." Gli disse fissandolo coi suoi occhi d'oro; lui rispose al sorriso.

"C'è un fiore che amiamo molto a Rohan." Riprese l'uomo, continuando a camminare. "Il Ricordasempre."

"Ricordasempre?"

"Sì, è un piccolo fiore bianco, che cresce sui Tumuli dei Re." Spiegò il re del Mark; Lothìriel camminava al suo fianco, con le braccia dietro la schiena, ascoltandolo incuriosita.

"Cosa sono i Tumuli dei Re?" Gli chiese.

"Sono le tombe degli antichi re di Rohan, anche Theoden è sepolto lì." Rispose Eomer.

"Dove si trovano?" Sembrava veramente interessata... e insisteva a guardarlo negl'occhi...

"Lungo la strada che conduce a Edoras, li vedrai quando..." Ecco, aveva fatto un errore, le aveva dato del tu...

"Non vedo l'ora." Non ci aveva fatto caso, o forse, non le importava. "Non sai quanto mi affascinano queste storie di antichi guerrieri." Lo aveva fatto anche lei... chissà se per caso o per volere...

Lothìriel si fermò all'improvviso, girandosi verso Eomer; la ragazza lo fissò negl'occhi, con quelle sue iridi ipnotiche e abbacinanti come il sole per un nano appena uscito dalla miniera. Ecco come si sentiva guardandola: un nano appena uscito dalla sua fottuta miniera...

"Non credi che sia molto meglio, se ci diamo del tu?" Risposta a tutte le domande di Eomer: se ne era accorta e, soprattutto, si era adeguata senza fare una piega; chi era davvero quella fanciulla dall'aspetto timido e dagl'occhi di sole?

"Penso proprio di sì." Rispose lui, con un filo di voce; lei sorrise soddisfatta, poi riprese a camminare.

"Sai." Disse Eomer, dopo qualche minuto di silenzio; Lothìriel lo guardò. "Però non credo che i Ricordasempre ti piaceranno, se ami i colori forti."

"Non ho detto questo." Replicò lei sorridendo. "Il fatto che un colore sia tenue non ne pregiudica la bellezza, secondo me." Continuò. "Prendi il cielo, può avere un azzurro intenso come oggi, oppure più chiaro, ma resta splendido lo stesso." Alzò gli occhi, indicando la turchese volta sopra di loro. "O i tuoi occhi..." Dicendo questo tornò a fissarlo. "Che cambiano colore, ma sono belli comunque." Affermò; lui era stupito.

"Che intendi dire?" Le domandò.

"Intendo dire che avrei giurato i tuoi occhi fossero nocciola, l'altro giorno, oggi li guardo e sono verdi." Rispose, senza smettere d'inquadrarlo con i suoi spicchi d'ambra.

"Credo... credo che dipenda dal tempo..." Balbettò imbarazzato lui.

"Può darsi." Commentò la fanciulla distrattamente, chinandosi per osservare gli strani fiori su una macchia di muschio; in realtà lo fece solo perché non riusciva più a fissarlo negl'occhi, il cuore le batteva troppo forte. Forse era così anche per lui, visto che era arrossito...

"Credo che dovremmo tornare." Suggerì Lothìriel, continuando a tenere gli occhi bassi, ma rialzandosi.

"Sì, anch'io..." Rispose Eomer, guardandola prendere il sentiero da cui erano venuti.

La ragazza camminava veloce e gli aveva già dato una certa distanza, quando la vide inciampare e cadere; le corse subito accanto.

"Uff, questo vestito!" Sbottò Lothìriel, seduta per terra, scostandosi dal viso una ciocca di capelli biondi; nel frattempo Eomer si era chinato al suo fianco.

"Ti sei fatta male?" Le domandò.

"No." Rispose lei girandosi. "Mi dai una mano?" Il re di Rohan la aiutò prontamente.

Per rimetterla in piedi Eomer dovette prenderla per la vita, mentre lei si appoggiava alla sua spalla; l'uomo si accorse di quanto fosse sottile la vita della fanciulla, le sue grandi e belle mani la circondavano quasi completamente. Una volta in piedi, Lothìriel provò a fare un passo, ma si fermò subito, con un lamento sommesso; lui la guardò con una smorfia.

"Ti sei storta la caviglia." Lei annuì. "Ti porto io." Detto questo, sotto gli occhi allibiti della ragazza, la prese in braccio senza difficoltà. "Sei leggera..." Mormorò poi, sorpreso.

"Dovrebbe farti piacere." Dichiarò lei, circondandogli il collo con le braccia.

"Me ne fa, credimi." Ribatté dolcemente Eomer; si fissarono negl'occhi per un lungo momento, poi, con un sorriso, il re del Mark s'incamminò. Furono facce esterrefatte, quelle che li accolsero, quando raggiunsero di nuovo la radura.

 

CONTINUA…

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Capitolo 5
*** 5 - Ritorno a Rohan ***


5

5. Ritorno a Rohan

 

La festa per il fidanzamento di Eomer e Lothìriel fu splendida; il re di Gondor si era dato da fare perché l'attenzione di ogni invitato fosse rivolta ai due giovani, per questo i due principi elfici si tennero sapientemente in disparte.

I festeggiati, da parte loro, avevano fatto il resto, presentandosi nel fulgore della loro bellezza: Eomer indossava una bella casacca blu scuro, decorata d'oro, che faceva risaltare i suoi capelli biondi e la sua pelle chiara, Lothìriel invece portava un abito di velluto color vinaccia, cangiante, ricamato con foglie di vite dorate, che metteva in risalto tutta la sua bellezza solare.

La cerimonia fu breve, con lo scambio dei doni ufficiali e la benedizione di Elessar, poi fu dato spazio alla cena e, successivamente, alle danze.

"Posso parlarti un momento?" Eomer si era avvicinato a Lothìriel, la quale era seduta e si stava riposando dopo l'ennesimo ballo.

"Certo." Rispose la fanciulla; il re del Mark si guardò un attimo intorno.

"Sarà meglio che andiamo da un'altra parte." Disse poi, porgendole la mano; lei la prese, alzandosi, e lo seguì. Andarono fuori sul balcone.

"Che cosa volevi dirmi?" Gli chiese la ragazza, quando furono soli, piantando i suoi occhi d'oro in quelli dell'uomo.

"Ecco, volevo darti una cosa, e preferivo farlo lontano da occhi indiscreti." Spiegò Eomer, traendo una piccola custodia ricoperta di velluto grigio.

"Oh..." Mormorò stupita Lothìriel. -Valar, fate che non sia una cosa orribile come quella che gli ho regalato io...- pensò la fanciulla, mentre lui le porgeva il dono. "Grazie..." Aggiunse prendendo la custodia e aprendola.

All'interno c'era, appeso ad una catenina di lucente mithril, un ciondolo d'ambra; era abbastanza grande, dalla forma allungata e irregolare, avvolto da una rete di mithril che faceva in modo che potesse restare agganciato alla catena. La ragazza lo sollevò, guardandolo alla luce della luna: la catena e la gabbia brillarono... era splendido, dall'apparenza semplice, ma nascondeva una lavorazione complessa, proprio il gioiello che lei pensava Eomer potesse scegliere...

"E'... è bellissimo!" Esclamò estasiata Lothìriel.

"Ti piace? Oh bene, non ero sicuro... l'ho scelto quando non ti conoscevo, così, pensavo che..." Intervenne imbarazzato lui.

"No, no, è splendido, davvero!" Continuò lei, guardandolo con un grande sorriso.

"Perfetto... Sai l'ho scelto per te dal tesoro di Rohan e..." La vide improvvisamente rattristarsi. "Che succede?" Le domandò preoccupato; Lothìriel distolse gli occhi.

"Adesso mi sento molto in colpa." Annunciò la fanciulla; Eomer alzò le sopracciglia stupito.

"Perché?"

"Per quell'orribile urna!" Rispose rammaricata lei; l'uomo era sempre più sorpreso. "Io non volevo portartela..." Continuò Lothìriel, corrugando la fronte. "...mi sono fatta convincere da mia madre, ma giuro, io non l'avrei mai scelta, è così brutta!" Dopo l'ultima affermazione, Eomer scoppiò a ridere; lei lo guardò sbalordita.

"Non sai quanto mi rassicurano le tue parole!" Esclamò il re di Rohan continuando a ridere. "Mi era sembrata subito orrenda, e mi facevo delle domande su di te, ma ora... quello che hai detto cambia tutto!" Aggiunse, voltandosi verso di lei e prendendola per le spalle.

"Sono contenta che ti faccia piacere..." Mormorò lei, abbastanza sconvolta.

"Non sai quanto, non sai quanto!" Rispose Eomer, abbracciandola; per un attimo Lothìriel diventò di ghiaccio, a quell'inaspettato gesto, ma poi si rilassò tra le sue braccia. Senza contare che, data la temperatura lì all'aperto, quelle braccia calde facevano anche un discreto piacere.

"Ho parlato con tuo padre, ieri." Affermò ad un certo punto l'uomo, con tono serio; lei sollevò il capo per vedergli il viso, ma lui guardava lontano. "Vorrebbe che ci sposassimo prima della fine dell'anno." Aggiunse.

"Il che significa entro poco più di un mese." Intervenne la ragazza.

"E' così." Annuì Eomer. "Significa anche che non tornerai a casa." Le disse poi, tornando a guardarla negl'occhi.

"Non importa, avevo messo in conto di poter non ritornare." Ribatté lei serenamente.

"Pensi che non ti mancherà il mare?" Le domandò lui, scostandola leggermente da se.

"Beh, sì." Rispose tranquilla. "Ma io non avevo mai viaggiato, ora invece ho visto molte cose, ho risalito l'Anduin, ho visto Minas Tirith, ho conosciuto il re e la regina... non credo che morirò solo perché sono lontana dal mare." Aggiunse saggiamente. "E poi... chi ti dice che il verde mare dei pascoli di Rohan non sostituisca il blu del mare d'acqua del mio paese?"

"Lo spero davvero, credimi." Le disse Eomer. "Non voglio in alcun modo che tu ti senta prigioniera tra i monti."

"Stai tranquillo, più prigioniera che nel palazzo di mio padre non potrò essere." Replicò Lothìriel sorridendo. "Io sono pronta, portami ad Edoras." Il re del Mark le sorrise.

"Sei coraggiosa, ragazzina." Affermò poi, scostandole una ciocca di capelli dalla spalla, delicatamente.

"Devo o non devo, diventare la moglie di un guerriero?" Domandò la fanciulla, con espressione ironica; Eomer la abbracciò di nuovo, mentre lei stringeva nella mano il ciondolo d'ambra. -Sono stato molto fortunato...- -Sono stata molto fortunata...-

 

La partenza avvenne un paio di giorni dopo; era il ventotto di ottobre, ed alla éored del re del Mark si era aggiunta la scorta di soldati assegnata a Lothìriel dal padre. Imrahil sarebbe ridisceso all'Harlond per aspettare l'arrivo della moglie, poi avrebbe raggiunto Rohan insieme a lei, ed ai figli più giovani.

I saluti avvennero nel grande piazzale della Cittadella, presenti il re, la regina, Faramir ed Eowyn; Celediel e Legolas giunsero conducendo i loro cavalli, questo stupì Lothìriel.

"Ci accompagnate?" Chiese la giovane alla principessa elfica.

"Sì." Rispose dolcemente lei.

"Vi seguiamo come ambasciatori del re di Gondor." Spiegò Legolas. "In attesa che egli ci raggiunga per le nozze."

"Capisco." Annuì una sorridente Lothìriel.

Eomer, nel frattempo, salutava Aragorn; dopo aver baciato le guance della regina, strinse calorosamente la mano del ramingo.

"Grazie di tutto, Aragorn." Gli disse.

"Ma di niente, lo sai quanto ci tengo a te." Rispose sorridendo il signore di Gondor.

"Allora ci vediamo tra un mese." Affermò il re del Mark.

"Sì, più o meno." Ribatté allegramente Aragorn. "Comportati bene." Gli sussurrò poi, avvicinandosi al suo orecchio.

"Per chi mi hai preso?!" Sbottò Eomer, guardandolo negl'occhi.

"Lasciami salutare quest'uomo." Eowyn si avvicinò ai due, posando una mano sul braccio di Aragorn.

"Prego." Replicò gentilmente il re, scostandosi.

"Ah, che bisogno c'è di tante smancerie, ci rivedremo tra poco..." Si lamentò il re di Rohan.

"Oh, quante storie, vieni, abbracciami." Protestò decisa la sorella, gettandogli le braccia al collo; nonostante la riluttanza iniziale, Eomer la strinse dolcemente a se, carezzandole i capelli e baciandole la fronte. Lothìriel fu piacevolmente colpita da quella dimostrazione di affetto fraterno.

"A presto, sorella mia." La salutò l'uomo, quando si sciolsero dall'abbraccio; lei gli sorrise e gli baciò la guancia.

"A presto." Rispose poi.

"Ci vediamo Faramir." Eomer si rivolse al sovrintendente, stringendogli la mano sulla spalla; l'altro sorrise facendo altrettanto.

Il re del Mark, infine, montò a cavallo, accorgendosi solo allora che, insieme alla sua scorta, lo aspettavano anche gli elfi; si fermò davanti a loro, osservandoli con espressione interrogativa, loro gli sorrisero.

"E voi che fate?" Gli domandò.

"Veniamo con te." Gli rispose tranquillamente Celediel.

"Non sei contento della nostra compagnia?" Intervenne Legolas sorridendo; Eomer si voltò verso Aragorn, con aria crucciata, ed il re si strinse nelle spalle, con un sorriso furbo.

"Non ho bisogno del vostro aiuto!" Esclamò l'uomo, tornando a guardare gli elfi.

"Nessuno ha detto questo." Affermò Legolas.

"Siamo solo dei semplici ambasciatori di Gondor." Continuò Celediel; entrambi i principi non perdevano la loro espressione di gioia e serenità.

"Sì, vabbé, bravo chi riesce a discuterci con un elfo!" Dichiarò rassegnato Eomer spronando il suo cavallo e raggiungendo la testa del corteo; Legolas e Celediel si scambiarono un'occhiata divertita, poi affiancarono il cavallo di Lothìriel.

"Vi dispiace se cavalchiamo al vostro fianco, madama?" Le domandò il biondo arciere.

"Oh, no." Rispose lei sorridendo.

"Bene, ci aspetta un lungo viaggio." Le disse la principessa dei Galadhrim; Lothìriel si sentì molto più tranquilla, avendo quei due accanto. 

 

Il corteo si fermò solo a sera, in una radura nei pressi della foresta Druadana; i soldati accesero il fuoco e si prepararono a passare la notte.

Eomer si avvicinò a Lothìriel, che osservava il tramonto da una collinetta; la fanciulla gli sorrise, mentre si avvicinava. L'uomo portava ancora la cotta di maglia, ma aveva i lunghi capelli completamente sciolti, che si muovevano nella brezza.

"Ti ho fatto tirare su la tenda." Indicò i soldati che lavoravano nella radura. "Così non sarai costretta a dormire all'aperto."

"Grazie." Rispose lei.

"Spero che tu non abbia paura a dormire da sola nella tenda..." Lothìriel rise.

"Non ne ho." Affermò poi, notando lo sguardo di lui. "Specialmente sapendo che fuori ci sei tu..." Aggiunse dolcemente; Eomer sorrise.

"Avrei chiesto a Celediel, di farti compagnia." Riprese l'uomo. "Ma sembra che abbia altro da fare." Continuò con aria infastidita.

"No, non disturbarla." Intervenne la fanciulla. "Sono innamorati, e capisco che preferisca stare con Legolas che con me, e comunque io non ho paura."

"Beh, fuori ci sarò io..." Dichiarò lui; si scambiarono un'occhiata divertita, poi scoppiarono a ridere. E Lothìriel si trovò a dovere di nuovo ammettere che la risata di Eomer le piaceva moltissimo.

Smisero di ridere dopo qualche minuto, e cominciarono a fissare l'orizzonte in silenzio; il sole stava lentamente scendendo dietro alle montagne, e la loro ombra si allungava sopra di loro. Il vento stava diventando freddo.

"Ti sei sciolto i capelli." Disse Lothìriel, girando il capo e guardandolo; Eomer si voltò, dopo un leggero sussulto, non si aspettava di sentirla parlare.

"Sì... a volte si deve, può dare fastidio..." Rispose distrattamente.

"Ti stanno bene così..." Affermò la ragazza, scostandogli una ciocca dalla spalla. "Sono belli, lasciati nelle mani del vento..." Continuò, togliendogli i capelli dal viso, quasi con una carezza; Eomer socchiuse gli occhi.

"Disturbiamo?" Una voce dolce e ironica interruppe l'atmosfera: Lothìriel ritrasse subito la mano, chinando il capo, Eomer si girò verso i due elfi che li avevano raggiunti.

"No." Negò fermamente l'uomo.

"No, assolutamente..." Confermò sommessamente la ragazza.

"Volevamo solo dirvi che noi andiamo ad esplorare i confini della foresta." Disse Celediel.

"Sì, ora si dice così..." Commentò acido Eomer, incrociando le braccia.

"Beh, questo è il massimo che possiamo dire." Replicò Legolas, stringendosi nelle spalle e facendo un sorriso intrigante; il re di Rohan scosse il capo.

"Il mio piccolo elfo misterioso..." Mormorò Celediel avvicinandosi a lui e posando il capo sulla sua spalla; poi alzò il braccio e giocherellò con la piccola treccia sopra l'orecchio del compagno. Il principe chinò la testa verso di lei, sorridendo, e si baciarono lentamente; Eomer levò gli occhi al cielo, con aria esasperata, mentre Lothìriel li osservava con sulle labbra un dolce sorriso.

"Vabbene, su, andate nella foresta." Li interruppe il re del Mark, qualche attimo dopo. "Ne ho abbastanza di queste sdolcinatezze!" Sbottò allontanandosi.

"Ma Eomer..." Lo richiamò Legolas. "Sei così scortese da lasciare Lothìriel qui da sola?" Gli chiese; l'uomo roteò gli occhi, tornando sui suoi passi. Afferrò la mano della ragazza, trascinandola con se; a lei non restò che salutare gli elfi con la mano, con un'espressione abbastanza divertita.

"E ricordate che domattina all'alba si parte, che voi ci siate o no!" Esclamò mentre scendeva la collinetta, accompagnato da una sorpresa fidanzata.

"Tranquillo, ci saremo." Gli rispose Celediel, e Legolas rideva.

 

Giunsero in vista di Edoras il cinque novembre; era un pomeriggio brumoso e umido ed il cielo all'orizzonte nord era scuro. Eomer si affiancò al cavallo di Lothìriel.

"Hai freddo?" Le domandò.

"No, sto bene." Rispose la fanciulla, stringendo il collo della sua cappa. "E poi siamo quasi arrivati, o sbaglio?"

"No, non sbagli, guarda laggiù." L'uomo le indicò la cima di una collina, dove s'intravedevano dei tetti. "Quella è Edoras."

"Finalmente." Commentò lei.

"Entro sera saremo al caldo." Dichiarò Eomer. "Per fortuna ce l'abbiamo fatta prima che cambiasse il tempo, domani pioverà." Aggiunse con aria sicura; lei lo guardò sorridendo.

"Te lo senti nelle ossa, rude uomo della prateria?" Domandò ironica; lui si girò divertito dal suo tono.

"Beh, mi spiace deludervi, madama..." Si portò la mano al cuore, facendo un breve inchino. "...ma temo basti guardare il cielo." Entrambi risero.

Legolas e Celediel, che cavalcavano qualche metro dietro di loro, osservarono tutta la scena, poi si scambiarono una significativa occhiata.

"Beh, che ti avevo detto?" Domandò la fanciulla elfo al principe.

"Niente che io non ti abbia confermato in pieno." Rispose lui.

"Vanno d'accordo, mi sembra." Continuò Celediel.

"Non so se si stanno innamorando, ma certo tra loro c'è una discreta attrazione." Affermò Legolas, continuando ad osservare i due amici che procedevano appaiati verso la residenza del sovrano del Mark.

"Lui le piace molto, questo sì." Disse la fanciulla. "Su Eomer ho ancora qualche dubbio..."

"Mi sembra ancora un po' troppo interessato a quello che facciamo noi." Intervenne il biondo arciere, lanciando alla compagna uno sguardo malizioso; lei ricambiò.

"Gli passerà." Annunciò Celediel. "Lothìriel ha la bellezza ed il carattere per fargli dimenticare qualsiasi donna." Aggiunse senza incertezze.

"Voglio esserci, quando tirerà fuori la sua vera personalità..." Mormorò divertito Legolas, poi guardò la bella principessa dei Galadhrim, che gli sorrise, facendogli capire che pensava la stessa cosa.

 

Poche ore dopo il corteo passava tra i tumuli dei re; durante il tragitto Eomer disse a Lothìriel i nomi di tutti i sovrani lì sepolti, e lei ascoltò interessata. Lo vide rattristarsi e soffermarsi nei pressi della tomba di Theoden, e capì che doveva essere stato molto legato al re che lo aveva preceduto.

"Su quel tumulo ci sono fiori anche in questa stagione?" Domandò la fanciulla, nell'intento di distrarlo dal suo dolore; Eomer sollevò il capo, seguendo l'indicazione di Lothìriel.

"Oh, sì." Rispose l'uomo. "Quella è la tomba di Helm." Spiegò poi, tornando a sorridere. "Un giorno ti racconterò tutta la sua storia."

"Devi assolutamente farlo, sono molto curiosa." Lo pregò lei.

Entrarono a Meduseld mentre la notte si allungava veloce sul Riddermark; Eomer condusse la fanciulla all'interno della reggia, seguito dagli elfi, ed i soldati si occuparono dei loro cavalli. L'uomo le diede il braccio, facendole salire le scale del palazzo come una vera regina, ed il giorno dopo i presenti avrebbero avuto molto da parlare sulla bellezza della dama d'oro venuta dal sud.

"Benvenuta nella dimora dei re del Mark, spero ti piaccia." Disse Eomer a Lothìriel, una volta che furono all'interno.

"E' davvero molto bella." Rispose dolcemente lei.

"Vedrai alla luce del sole..." Continuò l'uomo. "...quando i suoi tetti d'oro brillano come..." La guardò. "...come i tuoi occhi..." Lei sorrise lusingata; Legolas e Celediel si scambiarono un'eloquente occhiata.

"Questa dovrà essere la mia nuova casa, e spero di amarla anche solo la metà di quanto la ami tu, Eomer." Gli disse, continuando a fissarlo negl'occhi.

"Lo spero anch'io." Ribatté dolcemente lui. "Ti accompagno nelle tue stanze." Lothìriel annuì, poi si voltò verso gli elfi.

"Buonanotte Celediel, Legolas." Gli disse.

"Buonanotte a te, Lothìriel." Le rispose lui, baciandole la mano.

"Ci vediamo domani." Salutò invece la fanciulla elfo, con un lieve inchino.

I due fidanzati, infine, si allontanarono lungo il corridoio in penombra; Legolas e Celediel rimasero soli. Si guardarono di sbieco, si sorrisero, con aria complice.

"Che dici, dovremmo scoprire anche noi dov'è la nostra camera?" Domandò lei.

"Beh, tenuto conto che ci siamo comportati bene una settimana, per non irritare Eomer, adesso dobbiamo rifarci..." Rispose sensualmente lui, girandosi e facendo qualche passo verso la fanciulla.

"Credo che sia necessario salire al piano superiore..." Suggerì Celediel, mentre lui la spingeva contro il muro.

"Hmhm..." Annuì lui, fissandola negl'occhi con le sue iridi color del mare.

"Tu rischi molto facendo così..." Affermò lei con un filo di voce, osservando le sue labbra increspate in un provocante sorriso.

"Ah sì?" Chiese, tenendo il viso a pochi millimetri da quello della fanciulla.

"Sì..."

"Non ho paura di te, dimostrami quello che sai fare." Replicò Legolas, stringendola per la vita; Celediel non se lo fece ripetere: gli strinse le braccia intorno al collo, poi si tirò su, cingendogli la vita con le gambe.

"Portami di sopra, e ti darò del filo da torcere, principe di Bosco Atro..." Gli bisbigliò all'orecchio.

"Adoro combattere con te." Ribatté lui; poi, baciandosi, si avviarono verso le scale.

 

CONTINUA…

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Capitolo 6
*** 6 - Madre e figlia ***


6

6. Madre e figlia

 

Il giorno dopo l'arrivo di Lothìriel a Meduseld cominciò effettivamente a piovere, e smise solo quattro giorni dopo.

Presto sarebbero giunti Imrahil e la sua sposa. Lothìriel rifletteva sull'ineluttabilità di questa notizia, osservando il primo giorno di sole sulla prateria di Rohan, quando bussarono alla porta; la fanciulla si voltò, restando seduta presso la finestra.

"Avanti." Invitò; comparse un valletto.

"Sua Maestà v’invita a raggiungerlo nelle scuderie." Le disse l'uomo; lei si alzò, posando il suo lavoro di ricamo, era sorpresa.

"Andiamo." Accettò lei, seguendo il servitore fuori dalla sua stanza.

Raggiunsero le scuderie in pochi minuti, e, come aveva già avuto modo di notare a Rohan, intorno ai cavalli c'era una grande attività e il posto in cui erano tenuti era ordinato, nonostante il gran viavai; ma questi erano pur sempre i cavalli del re e dei suoi guerrieri.

In un grande spiazzo c'era un recinto, nessun cavallo vi sostava in quel momento, ma c'erano degli uomini di lato, impegnati a liberare dal fango un carro; molti di loro erano a torso nudo, con i capelli biondi sulla schiena, nonostante non facesse esattamente caldo. Il valletto si avvicinò ad uno degl'uomini, più alto degl'altri; quello si girò e le sorrise.

Era Eomer. Indossava soltanto un paio di pantaloni scuri, infangati, i lunghi capelli legati un po' a caso, i muscoli imperlati di sudore; il suo torace, e parte dell'addome, erano coperti da una leggera peluria, che non stonava per niente, anzi esaltava una virilità davanti alla quale anche la più casta delle principesse poteva avere dei cedimenti, e lei non era certo una di quelle...

"Buongiorno..." Lo salutò avvicinandosi.

"Buongiorno a te." Le rispose lui, quando gli fu vicina.

"Mi hai fatta chiamare?" Gli chiese poi, cercando di non far cadere l'occhio sul punto in cui la stoffa dei pantaloni sfiorava i suoi fianchi sottili, o su quella goccia di sudore che aggirava il suo ombelico...

"Sì, devo mostrarti qualcosa." Rispose lui, con espressione entusiasta. "Vieni." Le prese la mano, e Lothìriel non riuscì a fermare un brivido lungo la schiena.

"Non è il caso che tu ti copra?" Gli suggerì la fanciulla. "Sei sudato, e c'è vento..." Era una scusa clamorosa, ma non ce la faceva più ad averlo sotto gli occhi in quello stato.

"Oh, sì... aspetta un attimo." La lasciò per un momento per andare a recuperare una camicia sulla staccionata; se l'infilò e poi tornò da lei.

Perfetto. Come diavolo faceva ad essere ancora più attraente, con addosso quella rozza camicia di lana grigia, slacciata fin oltre il petto? Così veniva voglia di strappargliela di dosso e fare... Cosa? Che cosa esattamente non lo sapeva, ma qualcosa ci avrebbe fatto di sicuro con quel corpo stupendo!

Eomer la condusse all'interno delle scuderie, dove c'era caldo, odore di fieno e di cavalli; tenendola per mano si avvicinò ad uno dei recinti.

"Vieni piccola." Solo dopo che ebbe alzato il capo, Lothìriel si accorse che lui parlava al cavallo che c'era all'interno; la bestia si avvicinò ad Eomer, scuotendo la sua lunga criniera.

Era un cavallo dal manto nocciola, la sua lunga coda alta e la criniera erano di un biondo dorato; aveva grandi occhi neri ed un'apparenza dolce.

"Questo è un mio dono per te." Disse Eomer alla fanciulla, girando il capo verso di lei. "E' una puledra molto mite e forte, adatta a te che devi imparare." Lothìriel era esterrefatta, non aveva mai visto un cavallo così bello, e lui glielo stava regalando...

"E' bellissima, Eomer... grazie..." Balbettò la ragazza, allungando una mano verso la bestia, ma esitando.

"Puoi accarezzarla tranquillamente, è molto dolce, l'ho scelta apposta." Lothìriel gli sorrise, poi avvicinò ancora la mano al cavallo; infine posò delicatamente le dita sulla fronte della bestia, carezzandola piano. Il suo pelo era morbido, e sembrava gradire molto.

"Ha già un nome?" Domandò la fanciulla, continuando a carezzare il muso e la criniera del cavallo.

"L'hanno chiamata Cioccadoro, ma se non ti piace..." Lei si girò sorridendo.

"No, no, è perfetto!" Esclamò felice. "Non ho mai avuto un cavallo mio..." Mormorò tornando a guardare Cioccadoro.

"Ti insegnerò a prenderti cura di lei." Le sussurrò Eomer, mettendosi accanto a lei, talmente vicino da sfiorarla; Lothìriel lo guardò sorridendo. "Vuoi provare subito a montarla?" Le chiese, mentre gli entrava nelle narici il suo delizioso profumo di vaniglia.

"Oh, sì!" Esclamò lei, voltandosi e ritrovandosi tra le braccia dell'uomo. "Ti prego, E' possibile?" Lui annuì, poi si girò verso uno degli stallieri.

"Sellate Cioccadoro, noi vi aspettiamo fuori." Ordinò, poi prese la fanciulla per mano e riportò all'aperto.

Pochi minuti dopo Lothìriel era già in sella; non aveva mai cavalcato in quel modo, e doveva ammettere che era più efficace e più comodo, anche se la posizione da amazzone era forse più elegante.

Girava in cerchio, all'interno del grande recinto, ed Eomer le dava sicurezza, reggendo il cavallo con una lunga corda; doveva comunque ammettere che Cioccadoro era veramente docile. Si stava divertendo come mai le era capitato. Il cielo era azzurro, il sole si rifletteva sulla criniera del cavallo, e sui capelli d'oro di Eomer; lui le sorrideva e lei era felice. Nessuno dei due poteva immaginare che, nel frattempo, era giunta a Edoras la scorta di Imrahil, e che dama Etheldred si stava facendo condurre, preoccupatissima, nel luogo dove stava la figlia...

 

"Santo cielo! Fatela scendere subito!" A quel grido disperato sia Eomer che Lothìriel si voltarono in quella direzione, fermando ogni attività e smettendo di ridere.

Si stava avvicinando una donna; indossava un ricco abito dorato, un'ancella ne teneva l'orlo, evitando che lo infangasse. Sembrava piuttosto trafelata. Era bella, ma dimostrava i suoi anni; i capelli castano chiaro erano acconciati in un elaborato e stretto chignon.

"Stalliere falla scendere!" Ordinò rivolta ad Eomer; lui la guardò allibito.

"Veramente..." Tentò di intervenire l'uomo.

"Osi contraddire i miei ordini, io sono la Principessa Etheldred di Dol Amroth!" Lo interruppe lei; Eomer alzò le sopracciglia: quella donna cominciava a dargli fastidio...

"Madre!" Intervenne Lothìriel.

"Lei è tua m..." L'uomo si era girato verso la ragazza; lei annuì.

"Cara, ti rendi conto che potresti compromettere la tua salute, così?" Le chiese la donna. "Riferirò al re di Rohan il tuo comportamento, stalliere, stanne certo." Aggiunse poi, tornando a guardare Eomer; lui aprì la bocca, pronto a replicare, ma fu anticipato dalla voce di Lothìriel.

"Madre, lui è il re di Rohan!" Esclamò indicando l'uomo ai piedi del cavallo su cui lei stava.

Etheldred guardò Eomer, vedendo un uomo robusto, coi capelli spettinati, pantaloni e mani sporche, barba malfatta, ed un'espressione scocciata, esaltata dalle braccia incrociate sul petto.

"Quest'uomo è il re di Rohan?" Domandò poi alla figlia.

"Sì, egli è Eomer figlio di Eomund, della casa di Eorl, sovrano del Riddermark." Lo presentò Lothìriel; la madre spostò nuovamente gli occhi su di lui, con aria di sufficienza.

"Beh, allora scusate..." Mormorò, dando l'impressione di non avere la minima voglia di scusarsi. "Ma non immaginavo certo di trovarmi davanti un re conciato così." Aggiunse; Lothìriel sospirò, alzando gli occhi al cielo. "Adesso fatela scendere da quel... quella bestia..." Continuò, portandosi le dita al naso, come per ripararsi dal cattivo odore. "Cavalcare a quel modo è assai pericoloso, per una giovane donna che vuol dare degli eredi al suo sposo."

Eomer si voltò, sollevando gli occhi su Lothìriel; i due giovani si scambiarono un'occhiata molto eloquente, poi lei fece un sorrisino tirato.

"Presto, fate portare uno sgabello, perché possa..." Mentre Etheldred pronunciava queste parole, vide Eomer allungare la braccia verso la figlia.

La prese per la vita, e lei posò le mani sulle sue spalle, scavalcando elegantemente la groppa di Cioccadoro; poi, con estrema facilità, Eomer la fece scendere, leggera tra le sue braccia. I due continuarono a fissarsi negl'occhi, lui tenendo le mani sulla vita della ragazza, lei lasciando le sue sulle braccia dell'uomo.

"Bene, ora potete anche salutarvi." Intervenne Etheldred, raggiungendoli. "Credo che mia figlia debba fare subito un bagno." Aggiunse, prendendo per un braccio Lothìriel e scostandola da Eomer.

"Madre!" Sbottò scocciata la fanciulla, divincolandosi.

"E credo che anche voi, sire..." Tono schifato. "...avreste palese bisogno di una ripulita..."

"Madre, adesso basta!" Esclamò la figlia, impedendo nuovamente a Eomer di reagire; l'uomo si stava decisamente esasperando.

"E vabbene, vabbene..." Mormorò la donna, socchiudendo gli occhi con un sospiro rassegnato, come se da sola dovesse sostenere la buona educazione di tutta la Terra di Mezzo.

"Andiamo." Lothìriel si voltò e prese a camminare verso il palazzo.

"Cara, così ti sporchi il vestito..." Le disse la madre, afferrando l'orlo dell'abito blu.

"Io mi sporco quello che mi pare!" Protestò la ragazza, strappandoglielo di mano; poi sbuffò arrabbiata e riprese la sua marcia, senza guardare più la madre che la seguiva.

Eomer le osservò allontanarsi, con espressione incredula; quella donna antipatica e saccente era la madre di Lothìriel? Ma la natura sapeva veramente quel che faceva? 

Una piccola spinta lo fece voltare, era stata Cioccadoro; si spostò verso il cavallo e gli carezzò la groppa.

"E poi mi chiedono perché mi piace stare con i cavalli..." Si disse, scuotendo il capo.

 

Lothìriel sciacquettava distrattamente con l'acqua del bagno, ed aveva un'espressione assai scocciata, non le era ancora passata l'arrabbiatura di poco prima; entrò sua madre, lei alzò gli occhi al cielo, sperando che la donna non se ne accorgesse.

"Non potevo assolutamente immaginare che quel sudicio e malvestito personaggio fosse il re di Rohan, perciò smettila di fare l'infastidita." Affermò Etheldred, dandole una sommaria occhiata; Lothìriel si girò di lato, spostandosi nell'acqua. "Aveva un'apparenza così rozza..."

"Se voi deste alle persone la possibilità di parlare, invece di sputare subito i vostri divini giudizi, forse avreste capito perché si trovava in quelle condizioni!" Protestò la figlia interrompendola e sporgendosi dal bordo della vasca.

"Oh Santo Cielo, Lothìriel!" Esclamò la madre. "Le settimane passate con questa gente ti hanno resa una selvaggia!" Aggiunse portandosi melodrammaticamente la mano al cuore.

"Ma smettetela, per favore!" Gridò esasperata la fanciulla, sbattendo le mani nell'acqua e sollevando degli schizzi che colpirono la donna.

"Io non riesco a capire perché ti comporti in questo modo." Dichiarò Etheldred, con aria saccente, asciugandosi delicatamente le goccioline d'acqua dalla gonna.

Lothìriel chinò il capo e strinse i denti; era combattuta tra la sua voglia di ribellione ed il rispetto che comunque provava verso la madre. Ma lei aveva offeso Eomer, e di conseguenza anche la sua stessa figlia, e questo non poteva farglielo passare.

"Vorrei soltanto che voi aveste più rispetto per Eomer, e anche per me..." Mormorò sommessamente, senza guardare la donna.

"Certo, appena mi si presenterà davanti come un re, e non come uno stalliere..."

"Valar, è impossibile parlare con voi!" Sbottò la ragazza, uscendo dalla vasca e avvolgendosi in un'ampia vestaglia.

"Mi domando come tuo padre, col gusto che si ritrova, possa averlo scelto come tuo sposo." Continuò imperterrita Etheldred, incurante degli sbuffi scocciati della figlia.

"E' un grande guerriero, e poi io lo trovo molto... attraente." Commentò Lothìriel, mentre si asciugava.

"Grande Ilùvatar, tu non hai idea di come sia un uomo attraente." Intervenne la madre con una risatina. "Gli uomini attraenti sono come tuo padre, o come il compianto Sovrintendente Denethor..."

"O come il re di Gondor." La interruppe la ragazza; la madre si girò verso di lei con una smorfia.

"Beh, per quanto mi riguarda, anche se non sta bene parlar male del proprio sovrano, lo trovo un po' troppo selvatico." Dichiarò sicura, e arricciando il naso, la donna.

"E' un Ramingo, madre." Le disse Lothìriel, infilandosi la sottoveste.

"E per l'appunto, siamo sicuri che sia il legittimo sovrano?" Domandò, mentre si sistemava un ricciolo guardandosi allo specchio.

"Se voi ci aveste parlato, anche solo per qualche minuto, vi sareste resa conto di quanto meriti il posto che occupa." Rispose la figlia. "E' una persona molto speciale..." Aggiunse con sguardo sognante; ricordava perfettamente lo sguardo sincero e profondo di Aragorn, e la stretta calda e protettiva della sua mano.

"Hum, sei troppo giovane per poter giudicare un uomo, ne riparleremo tra qualche anno." Soggiunse la madre, e con un gesto noncurante strappò Lothìriel ai suoi sogni.

"Lascia che giudichi da me." Affermò la ragazza aggrottando le sopracciglia.

"Sei troppo inesperta per farlo, ora devi pensare solo ad Eomer, a fartelo piacere." Ribatté Etheldred; Lothìriel spalancò gli occhi, sbalordita.

"Ci riuscivo benissimo!" Replicò poi. "Prima che voi cominciaste a parlarmene male!"

"Ma cara, è solo che mi è parso un po' rozzo, non mi pare di avertene parlato male." Disse la madre, col massimo candore possibile; la fanciulla sollevò gli occhi al cielo, arresa.

"Ma siete così di natura, o avete fatto una scuola speciale per rigirare le frittate?!" Sbottò poi, mentre lasciava la stanza da bagno; Etheldred fissò esterrefatta la porta che sbatteva.

 

Dopo la cena, durante la quale Lothìriel fece scena quasi muta, evitando accuratamente di guardare la madre, Eomer invitò la ragazza nel suo soggiorno privato, per passare il resto della serata con Legolas e Celediel. Ora giocavano a carte tranquillamente.

"Hai vinto ancora! Non è possibile!" Lothìriel sorrise dolcemente a quella esclamazione di Eomer.

"Si vede che è più brava di te." Commentò distrattamente Legolas, mentre depositava le sue carte sul tavolo.

"Ah, pensa per te, sei una vera schiappa a questo gioco!" Sbottò Eomer, appoggiandosi allo schienale della sedia.

"E' noioso..." Si giustificò l'elfo.

"Beh, perché immagino che voi elfi facciate dei giochi ben più complessi con le carte." Affermò il re del Mark gesticolando; il principe guardò Celediel, che sorrise.

"Direi di sì." Rispose la fanciulla elfo, annuendo.

"Oh, bene..."

"Cambiamo gioco, allora." Propose Lothìriel.

"Non credo che riuscirei nei loro giochi." Disse Eomer indicando i due biondi amici. "Forse tu che hai sangue elfico, io sono solo un semplice... stalliere." Aggiunse con espressione ironica; i due elfi lo guardarono stupiti.

"Potrai mai perdonare mia madre, per il suo deplorevole comportamento di stamani?" Gli domandò la fidanzata, con tono colpevole.

"Hm, lascia stare, ho già dimenticato." Rispose lui con un gesto, alzandosi per prendere da bere. "Solo non mi piace come ti tratta, in fondo non facevi nulla di male, e c'ero io con te."

"E' molto apprensiva..." Mormorò Lothìriel; Eomer si stava di nuovo sedendo di fronte a lei.

"Ma si può sapere che cosa stavate facendo?" Domandò incuriosito Legolas.

"Stavo cavalcando..." Rispose la fanciulla.

"Hem..." Commentò Celediel, con un allusivo sguardo ad Eomer.

"Non me, ma cosa pensi!" Ribatté poco divertito lui. "Stava montando il cavallo che le ho regalato!"

"Cioccadoro, è deliziosa!" Dichiarò entusiasta Lothìriel.

"Ma come ti vengono certe idee, sei un esserino perfido e malizioso." Disse, nel frattempo, Eomer a Celediel, che sorrideva divertita. "E sentiamo, tu cavalchi spesso?" L'elfo guardò Legolas, che non dava segno di volerla appoggiare, anche se sorrideva.

"Qualche volta..."

"Io non capisco di che parlate..." Intervenne Lothìriel, spostando gli occhi dall'uno all'altra.

"Lascia stare." Affermò Legolas, troncando quel discorso inadatto alla situazione. "Piuttosto, dicci del cavallo." L'elfo cambiò sapientemente argomento.

"Oh, è bellissima, e così docile..." Esordì con calore la ragazza. "...peccato che non ho potuto continuare..." Continuò mestamente.

"Prima che faccia freddo per davvero, ti porterò a fare una passeggiata nella prateria." Le disse dolcemente Eomer; lei gli sorrise riconoscente. In quel momento bussarono.

"Avanti." Invitò il re; si affacciò un paggio. "Avevo chiesto di non essere disturbato." Gli disse il sovrano.

"Il fatto è, Sire, che Dama Etheldred ha molto insistito per essere condotta nel luogo dove si trovava la figlia..." Lothìriel, a quelle parole, spalancò gli occhi allarmata; Eomer si alzò, fissando l'uomo.

"Beh, dunque fatela entrare." Affermò, con il massimo garbo; voleva vendicarsi di come quella donna lo aveva trattato, e lo avrebbe fatto comportandosi come un perfetto sovrano.

Il paggio introdusse la dama; lei entrò con aria sostenuta, osservando tutta la stanza. Legolas, nel frattempo, si era alzato a sua volta, per salutare la donna appena entrata.

"Buonasera, Madama." La salutò Eomer, con un inchino; lei lo guardò appena. "Tu puoi andare." Disse poi al paggio, mentre Etheldred si avvicinava al tavolo.

"Buonasera a tutti." Salutò la donna; Legolas le fece un inchino, e Celediel un breve cenno del capo. "Perdonatemi, ma temo di dovervi privare della compagnia di mia figlia." Aggiunse, fermandosi al fianco di Eomer, proprio davanti a Lothìriel.

"Sono costretto a chiedervene il motivo, madama." Intervenne il re, con la massima gentilezza; gli altri tre li osservavano, con una strana sensazione.

"E' molto semplice, questa situazione, di cui peraltro non ero stata informata..." Sguardo glaciale alla figlia. "...la trovo piuttosto sconveniente." Eomer inarcò le sopracciglia stupito.

"Non vedo perché." Ribatté poi il sovrano. "Tenuto anche conto che non è l'unica donna presente." Aggiunse, indicando Celediel, che sorrise alla donna.

"Piuttosto, temo, Sire, che abbiate dimenticato di presentarmi qualcuno..." Alluse Etheldred, senza perdere la sua espressione infastidita.

"Oh, ma rimediamo subito, madama!" Replicò Eomer, con falso entusiasmo. "Questi è Legolas Verdefoglia, principe del Bosco Atro, mentre questa deliziosa fanciulla è la principessa Celediel Canto dell'Alba." Le presentò subito i due amici, mentre anche l'elfo femmina si metteva in piedi.

"Voi siete... elfi..." Commentò Etheldred, osservando l'aspetto particolare dei due.

"Sì." Ammise tranquillamente Legolas.

"Oh, beh... c'era da aspettarselo..." Disse la donna, con tono allusivo.

"Che intendete dire?" Le domandò Eomer, aggrottando le sopracciglia; l'intonazione con cui lo disse, fece preoccupare Legolas.

"Niente..." Mormorò distrattamente lei, poi si girò verso la figlia. "Lothìriel, è ora che tu vada a dormire." Le consigliò.

"Io non ho sonno." Rispose calma la ragazza.

"Cara, tu devi, andare a dormire." Insisté la madre.

"Ha appena detto di non volerlo fare." Intervenne Eomer.

"Non siete ancora suo marito, ancora non potete decidere per lei." Rispose Etheldred con un sorrisino.

"Decidere per lei?!" Esclamò stupito l'uomo. "Credo che abbia volontà e intelligenza sufficienti per farlo da sola." Lothìriel sorrise a quell'affermazione del fidanzato.

"IO sono sua madre, IO so cosa è bene per lei." Ribatté la donna; Celediel e Legolas si scambiarono un'eloquente occhiata.

"Noi andiamo." Disse la fanciulla elfo, passando accanto ad Eomer e raggiungendo Legolas vicino alla porta.

"Buonanotte." Augurò il principe elfico, mentre la compagna lo spingeva fuori; gli altri li guardarono andare via alla chetichella, poi tornarono ad affrontarsi.

"Credo che Lothìriel sia abbastanza grande da sapere cosa è meglio per se." Riprese l'uomo.

"Non credevo avessi bisogno di un difensore." Affermò Etheldred, ignorando Eomer e tornando a guardare la figlia.

"Non è ho bisogno, infatti." Rispose la ragazza alzandosi.

"E allora perché fai parlare lui?" Chiese la madre, indicando, con un gesto sprezzante, il re che le stava accanto.

"Vi pregherei di avere più rispetto, o vi devo ricordare che siete nel mio regno e nel mio palazzo?" Intervenne deciso Eomer.

"Certo che no, ma sarebbe impossibile dimenticare che mi trovo alla corte di un re per caso, e si vede..." Eomer spalancò gli occhi pieni d'ira; solo il fatto che era la madre di Lothìriel gli impediva di prenderla per il collo e liberare il mondo dalla sua insopportabile presenza.

"MADRE!" Saltò su Lothìriel, indignata, impedendo qualsiasi reazione inconsulta del fidanzato. "Come vi permettete!"

"Lothìriel..." Borbottò scandalizzata la donna.

"Per stasera avevate sparso abbastanza veleno, non era necessaria questa mancanza di rispetto inconcepibile." Il tono di voce della fanciulla era pieno di rabbia; si avvicinò alla madre, fermandosi accanto ad Eomer. "Andatevene." Le consigliò.

"Come osi..." Tentò di replicare Etheldred, chiaramente spazientita.

"Nonostante non vogliate ammetterlo, io non sono più la bambina dalle trecce bionde che vi gloriavate di mostrare come una vostra creazione." La interruppe Lothìriel, in vena di rivendicazioni. "E, grazie al cielo, non passerà molto da qui al giorno in cui non avrete più potere sulla mia vita, e adesso uscite da questa stanza!" Le ordinò infine, indicando la porta.

"Tu sei impazzita." Dichiarò la madre con un filo di voce.

"Non sapete quanto mi costa dirvi queste cose, madre, ma è il vostro atteggiamento che mi costringe..." Continuò la fanciulla, mentre gli occhi le diventavano lucidi. "Vi prego, andate via." La supplicò; la donna contrasse la mascella, respirando intensamente e, dopo un ultimo sguardo freddo ad Eomer, si girò e lasciò la stanza, senza dire un'ulteriore parola.

Il re del Mark si voltò verso la ragazza, mentre la porta si chiudeva; la vide fissare la direzione presa dalla madre, con occhi vacui, poi alzò lentamente le mani coprendosi il viso e scoppiò a piangere. Lui si avvicinò e la strinse a se, dolcemente; Lothìriel continuò a piangere sul suo petto.

 

CONTINUA…

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Capitolo 7
*** 7 - Il primo bacio ***


7

7. Il primo bacio          

 

Era un pomeriggio stranamente luminoso, quello che Celediel guardava dal balcone di Meduseld; vide degli uccelli migrare verso sud, mentre un vento dolce piegava l'alta erba della prateria, ed il sole di quell'autunno inoltrato le scaldava tenuemente la pelle candida.

"Che bello, non sembra per niente autunno." La voce di Lothìriel fece voltare l'elfo; sorrise alla fanciulla.

"Vero, è strano, ma devo ammettere che fa molto piacere." Le rispose; la ragazza la raggiunse vicino al parapetto.

"Come va con tua madre?" Domandò Celediel, osservando il bel profilo dell'amica; l'altra fece un piccolo sospiro.

"Si occupa della cerimonia, mi evita, per il resto va bene." Rispose mestamente, guardando l'orizzonte che si stava indorando nel tramonto.

"Mi dispiace..." Commentò l'elfo.

"Oh, non preoccuparti, lei fa così, ma le passerà." Replicò rassegnata Lothìriel, facendo una piccola smorfia. "Lascio che organizzi il matrimonio, così si distrae."

"Spero che non le lascerai scegliere anche il tuo abito!" Affermò divertita Celediel; la ragazza dagl'occhi d'oro si girò verso di lei sorridendo.

"Ma no, quella è l'unica cosa cui penso da me!" Rispose allegramente.

"Fai bene, è una cosa importante." Annuì la principessa elfo, poi si girò verso l'orizzonte. "Il mio vestito da sposa era davvero bello..." Disse, guardando verso nord; Lothìriel la guardò sorpresa.

"Ma... tu e Legolas siete sposati?" Le chiese; aveva sempre pensato che, seppur innamorati e molto intimi, i due elfi non fossero legati legalmente.

"Oh, no." Rispose infatti Celediel. "Dovevo sposare un altro elfo." Spiegò. "Era tutto fatto, poi..."

"Poi ti sei innamorata di Legolas e hai mandato a monte il fidanzamento." L'elfo annuì.

"Sì, però... ero un po' oltre il fidanzamento..." Lothìriel la fissava incuriosita. "Sono scappata durante la cerimonia." Confessò Celediel con lieve imbarazzo.

"Che cosa?!" Esclamò sbalordita e divertita la ragazza, spalancando gli occhi.

"Proprio così." L'altra continuava ad annuire. "Un centinaio di elfi impettiti che fissavano solo me, la sposa, io ho guardato negl'occhi il mio promesso sposo, gli ho detto addio, e sono fuggita, in mezzo a due ali d'invitati!" Raccontò ridendo.

"Tu hai veramente un gran coraggio, Celediel!" Dichiarò Lothìriel scuotendo il capo, e ridendo.

"L'ho fatto per amore, non sono pentita." Ammise l'elfo chinando il capo. "Legolas è l'unica cosa che conta." Mormorò alzando gli occhi al cielo, limpido come il volto del suo amore.

"Dimmi, che cosa hai provato al tuo primo bacio?" Le domandò all'improvviso Lothìriel; Celediel la guardò sorridendo.

"Dici il primo bacio in generale, o il primo che dato a Legolas? Perché sai, io ho più di tremila anni, e lui lo conosco solo da due..."

"Oh, beh... in questo caso..." Balbettò la ragazza, imbarazzata. "Credo... il primo in generale..."

"Allora..." Esordì pensosa l'elfo. "...ognuno spera che il primo bacio sarà indimenticabile, ma spesso invece capita che sia solo un semplice assaporare di labbra senza sentimento, questo è il mio caso." Affermò. "Purtroppo io ho baciato una persona per la quale provavo solo amicizia, e perciò il mio primo bacio non è stato memorabile..." Notò la faccia di Lothìriel. "Ma questo non significa che sarà così anche per te!"

"Se lo dici tu..." Ribatté incerta la fanciulla con espressione mesta.

"Ma cero che sì!" Esclamò incoraggiante l'elfo. "Quando ho baciato Legolas è stata tutta un'altra cosa."

"E come è stato?" Domandò, allora, con più entusiasmo Lothìriel.

"E' stato come tornare a casa, ritrovare la strada dopo anni di vagare senza meta..." L'amica la fissava, osservando il suo sguardo sognante perso nel cielo. "...sentire l'aria di casa, respirare di nuovo..."

"Non so se sarà così per me..." Bisbigliò la fanciulla dagl'occhi d'oro.

"Non farti impressionare, noi siamo elfi, esageriamo sempre coi sentimenti... Ma dimmi una cosa, piuttosto." Celediel tornò a guardarla. "Tutto questo discorso ha senso solo se Eomer non si fosse ancora deciso a baciarti." Lothìriel sospirò scuotendo il capo. "Non lo ha ancora fatto?!"

"No... in vero, abbiamo avuto un paio d'occasioni, ma... mi pareva sconveniente prendere l'iniziativa..." Rispose titubante la ragazza, guardandosi le mani.

"Uff, che devo fare con quell'uomo? Così bello e così tonto!" Si lamentò Celediel, portando le mani sui fianchi. "Vuoi che gli dia una spintarella?" Chiese poi a Lothìriel, con aria complice.

"Oh, no, ti prego, vorrei che accadesse in modo naturale!" Rispose lei, negando con le mani.

"Vabbene..."

"Ragazze." Una voce dolce le fece voltare entrambe; era Legolas. L'elfo si avvicinò a Celediel e le cinse la vita con il braccio, poi si scambiarono un veloce bacio. "Volevo solo dirvi che stanno per servire la cena."

"Grazie." Gli disse Lothìriel con un sorriso.

"Grazie, meleth lisse nîn..." Mormorò invece Celediel, guardandolo negl'occhi e carezzandogli delicatamente il viso; lui sorrise e la baciò di nuovo.

"Beh, io vado..." Intervenne la ragazza, sentendosi di troppo.

"Ah, ricordami una cosa, poi..." La fermò la fanciulla elfo, ancora stretta tra le braccia di Legolas. "Prima che ti sposi, noi due dobbiamo fare un discorso." Affermò seria.

"Come vuoi." Annuì Lothìriel con aria interrogativa; poi, ancora domandandosi a cosa si riferisse l'amica, raggiunse la sala da pranzo.

 

Qualche giorno dopo Lothìriel sedeva nel solito vano della finestra, contemplando il verde paesaggio del Mark e ripensando alla conversazione avuta con Celediel a proposito del bacio; negli ultimi giorni non aveva avuto modo di passare un po' di tempo con Eomer, lui era molto impegnato col regno, e perciò non c'erano state altre occasioni.

La ragazza guardò il suo lavoro di ricamo finito, sorrise: doveva darglielo, lo aveva fatto apposta per lui, sperava che gli piacesse. Bussarono.

"Avanti." Disse Lothìriel, alzando gli occhi sulla porta.

"Disturbo?" Chiese Eomer, entrando con un sorriso; lei si alzò con espressione allegra.

"No, assolutamente." Negò la fanciulla, avvicinandosi a lui.

"Bene." Annuì l'uomo.

"Cosa fai qui?" Gli domandò allora lei, tornando a sedersi, però al tavolo; Eomer la imitò.

"Sono quasi due giorni che non ti vedo, sono venuto a sentire come stai." Lei sorrise dolcemente a quella premura. "Poi, mi chiedevo se avevi risolto con tua madre..." Continuò esitante; l'espressione della ragazza divenne più amara.

"Non mi parla, si sente offesa ed ha ragione." Rispose Lothìriel.

"Per quanto può contare quello che penso io, credo che avessi più ragione tu." Ribatté Eomer.

"Guarda che non è cattiva." Intervenne più decisa lei, guardandolo negl'occhi. "E' solo che... a volte, non pensa prima di parlare..."

"Direi che è un brutto vizio." Affermò ironico l'uomo.

"Sono costretta a chiederti di nuovo perdono in vece sua..."

"Non farlo, te ne prego." La interruppe Eomer, prendendole le mani sul tavolo. "Smettiamola di parlare di lei ogni volta che c'incontriamo." Supplicò poi; Lothìriel annuì.

"Guarda." Annunciò poco dopo la fanciulla, estraendo dalla tasca un piccolo oggetto verde; il re abbassò gli occhi, guardando il palmo della mano di lei.

"Lothìriel, è splendido." Proclamò il sovrano, prendendo tra le dita la piccola bustina di lino verde con sopra ricamata una meravigliosa testa di cavallo bianco: i colori ed il simbolo di Rohan. "Sei bravissima." Commentò poi, osservando la fattura del ricamo.

"Grazie..." Mormorò timidamente lei. "Prima l'ho disegnato e poi l'ho ricamato." Raccontò.

"E' davvero bello, ma... a che serve?" Domandò Eomer, osservando la bustina più attentamente: era troppo piccola per contenere gioielli o piccoli ritratti.

"L'avevo cominciata per metterci quella ciocca dei miei capelli, sai..." Spiegò imbarazzata lei. "Poi mia madre ha avuto l'idea dell'urna..."

"Oh, capisco..." Mormorò lui, che rabbrividiva al solo ricordo della spaventosa teca, ed era dispiaciuto di aver pensato male di Lothìriel. "Però..." Disse poi, risollevando il capo e guardandola. "...potremmo farlo lo stesso." Aveva sul viso un sorriso furbo.

"Beh, certo... potrei darti un'altra ciocca di capelli..." Lei non aveva afferrato quello che passava per la mente del fidanzato.

"No, no, no." Negò con veemenza Eomer. "Io parlo di quella ciocca." Continuava a sorridere.

"Io non capisco..."

"Vieni con me." Le prese la mano e la trascinò con se, fuori della stanza; Lothìriel lo seguì sbalordita, ma forse stava arrivando alla soluzione...

 

Andarono dritti nella camera di Eomer; Lothìriel osservò la stanza, che era semplice e robusta come il carattere del suo promesso sposo, questo la fece sorridere, mentre lui prendeva qualcosa da un cassetto.

Eomer si voltò, lei sollevò gli occhi e vide nella sua mano l'urna di cristallo con la sua cornice d'argento; sul viso dell'uomo un sorriso malizioso.

"Guarda che non si può aprire." Gli disse la ragazza; lui continuava a sorridere, avvicinandosi. "Che cosa hai in mente, Eomer?" Gli domandò; l'uomo si fermò a pochi centimetri da lei, fissando i suoi occhi d'oro e muovendo l'oggetto nella mano destra alzata, e sorrideva. "Non vorrai... romperla?" Chiese allora lei; gli splendidi occhi verdi di Eomer brillarono, mentre annuiva.

Lothìriel guardò l'urna, poi lui negl'occhi, sentì il suo corpo che sfiorava il proprio, ed una strana eccitazione cominciò a salirle lungo la schiena; era come un formicolio, una scossa... e poi... i suoi occhi, il suo profumo nelle narici... e quel sorriso che le dava il gusto del proibito...

"Perché, tu non vuoi?" Le domandò allusivo, con voce bassa e sensuale; Lothìriel guardò di nuovo l'urna: oh, sì che lo voleva, lo voleva eccome!

"Rompiamola!" Esclamò alla fine, non riuscendo più a togliere gli occhi dall'obbrobrioso oggetto scelto dalla madre; il sorriso di Eomer si allargò, le prese di nuovo la mano e uscirono dalla camera ridendo.

Chi li vide passare, veloci nei corridoi di Meduseld, lesse nei loro volti una strana frenesia, quasi un lampo di lucida follia. Si fermarono solo quando furono sul bastione più alto; il sole stava appena calando dietro le montagne, il cielo era rosa.

Eomer porse l'urna a Lothìriel; lei la prese titubante, la osservò, poi guardò negl'occhi l'uomo.

"Che devo fare, adesso?" Gli chiese.

"Lanciala contro le pietre, con tutta la forza che hai." Rispose lui, indicandole il pavimento del bastione.

Lothìriel gli lanciò un ultimo inquietante sorriso, poi sollevò l'urna sulla testa e, stringendo i denti, la lanciò contro il solido pavimento; l'oggetto si spaccò, piccoli pezzi di cristallo schizzarono ovunque, la cornice d'argento si accartocciò. La ciocca dei capelli di grano della fanciulla rimase inerte, lucente sulle pietre scure, legata con un nastrino azzurro.

Eomer si chinò per raccogliere i capelli, poi tornò accanto a Lothìriel, entrambi sorridevano soddisfatti. Lui le mostrò la ciocca, lei gli porse la bustina ricamata; l'uomo la prese e v’infilò il dono, chiudendola poi tirando il cordino. La ragazza sorrise.

Erano vicinissimi, non riuscivano a distogliere lo sguardo l'uno dagl'occhi dell'altra, sorridevano un po' nervosamente, ancora presi dall'eccitazione del gesto appena compiuto; Eomer sollevò una mano, scostando i capelli biondi dalla fronte di Lothìriel, poi le carezzò la guancia. Lei fece una piccola risatina imbarazzata, ma divenne muta, quando la mano di Eomer si spostò dal suo mento alla nuca, avvicinandola a se.

La ragazza trattenne il respiro, accorgendosi che le labbra dell'uomo si stavano avvicinando alle sue; fissava la sua bocca, leggermente dischiusa, sempre più vicina, senza accorgersi che gli occhi di Eomer si erano ormai chiusi... Lothìriel abbassò le palpebre solo quando le labbra del re sfiorarono le sue.

Sentì la bocca dell'uomo muoversi delicatamente sulla sua, avvertì il leggero prurito della sua barba incolta che era strano ma piacevole; si accorse che, pian piano, il gesto diventava più profondo e spalancò gli occhi improvvisamente, quando la lingua di Eomer sfiorò la sua...

 

La sua espressione, a chi l'avesse notata, sarebbe probabilmente sembrata un po' stupida; ogni tanto rideva da sola, seduta nella parte bassa di uno dei merli del palazzo, e si sentiva ancora un po' confusa. Lei ed Eomer si erano lasciati con poche parole e saluti imbarazzati, ma, ripensandoci, sentiva ancora il suo sapore sulle labbra. Rise di nuovo.

"Tutto bene?" Le domandò una profonda e conosciuta voce; si girò e vide Celediel.

"Siediti qui." Le ordinò allegramente; l'elfo ubbidì, mettendosi davanti a lei.

"Che cosa è successo?" Chiese poi, intuendo che la gioia dell'amica era dovuta a qualcosa legato al re del Mark.

"Io e Eomer abbiamo fatto una cosa insieme..." Esordì Lothìriel.

"Dimmi, dimmi." La incitò incuriosita l'elfo, accomodandosi sul sedile.

"Abbiamo rotto l'urna di mia madre, sai quella con i miei capelli." Le raccontò la ragazza, continuando a sorridere.

"Sì, ho capito, ma sospetto che non sia finita lì..." Ipotizzò maliziosa Celediel.

"Mi ha baciata." Confessò Lothìriel.

"Uh!" Esclamò l'altra sobbalzando. "Finalmente si è deciso!" Continuò prendendole le mani.

"Beh, sì... però devo farti un rimprovero." Riprese la ragazza, facendosi seria.

"Oh no, perché?" Domandò l'elfo con espressione corrucciata.

"Non mi hai detto della lingua..." Le sussurrò a bassa voce, mentre tornava a sorridere; Celediel si portò le mani al viso.

"Ops, è vero..." Commentò. "Saresti stata più preparata... ad ogni modo che hai fatto?"

"Ho lasciato fare a lui." Rispose Lothìriel, stringendosi nelle spalle.

"E come è stato?" Chiese allora l'amica, ritornando alla sua tipica espressione maliziosa e piena di mistero.

"Hm... diverso." Rispose l'altra, guardandosi intorno distrattamente.

"Diverso? Da come te lo aspettavi?"

"Sì, però è stato anche bello..." Affermò Lothìriel, con sguardo sognante. "Eomer ha un buon sapore." Aggiunse, tornando a guardare l'amica.

"So cosa vuoi dire." Annuì Celediel. "Legolas è più dolce di un biscotto di lembas, me lo mangerei se potessi..." Stavolta lo sguardo perso lo aveva lei.

"Poverino..." Commentò divertita Lothìriel; l'elfo le lanciò un'occhiata allusiva.

"Eh, lo so, a volte è imbarazzante anche per me questo bisogno fisico che ho della sua presenza." Ammise sospirando. "L'intensità di quello che provo per lui, riesce ancora a spaventarmi..." Aggiunse con aria più pensosa; fu allora che Lothìriel notò per la prima volta, nel suo sguardo, il fascino inquietante e misterioso degl'elfi, capace di trascinarti nei vortici di passati remotissimi o tra le tempeste di futuri incerti.

"Non lo perderai, se non lo allontani tu." Le disse la ragazza; Celediel si voltò verso di lei, con un sorriso sorpreso.

"Una frase che sembra uscita dalle labbra di mia madre." Affermò, carezzando la sua mano sinistra; l'amica si accorse dell'anello.

"Era suo?" Le domandò, indicando il gioiello; Celediel annuì.

"Sì, è un suo ricordo..." L'elfo guardò Nenya. "Lei mi manca, a volte."

"Immagino." Disse Lothìriel, prendendole la mano. "E' partita, non è così?" Le chiese, lei annuì. "La rivedrai, stanne certa." La rassicurò poi.

"Sai una cosa, Lothìriel?" Intervenne Celediel, guardandola sorridendo. "Sono davvero contenta di averti conosciuta."

 

CONTINUA…

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Capitolo 8
*** 8 - Una ragazza inesperta ***


8

8. Una ragazza inesperta

 

La seconda parte di novembre si presentò piuttosto piovosa; Lothìriel passava il tempo per lo più ricamando o leggendo, nella sua camera, in compagnia di sua madre... e questa era l'unica cosa che le dispiaceva. A volte, la sera, anche Eomer faceva compagnia alle due donne, ma solo se era presente anche Imrahil, così poteva evitare di colloquiare con Etheldred; la fanciulla era dispiaciuta di non riuscire a passare del tempo con lui, da sola.

Un pomeriggio piovoso si stava concludendo nel modo peggiore per Lothìriel: si stava annoiando a morte; aveva finito l'ultimo lavoro di ricamo e terminato di leggere l'ennesimo libro, ora guardava la pioggia scendere copiosa sulla prateria, mentre il cielo si faceva sempre più scuro.

"Umpf..." Sbuffò la ragazza, gettandosi sulla poltrona; se sua madre l'avesse vista in quella sgangherata posizione l'avrebbe rimbrottata ben bene, le venne da ridere all'idea.

Sorrideva ancora tra se, immaginando pose ben più strane, quando si aprì la porta; la sola idea che potesse essere sua madre la spaventò, si raddrizzò, ma data la posizione, scivolò col sedere per terra. Alzò gli occhi preoccupata, ma si trovò davanti Eomer con espressione divertita e sorpresa; si rimise in piedi con un sorriso imbarazzato.

"Ma che stai facendo?" Le chiese, trattenendosi a stento dal ridere; lei si mordicchiò il labbro inferiore, avvicinandosi all'uomo.

"Sono caduta..." Mormorò, accomodandosi la gonna.

"Ho visto!" Esclamò lui, poi rise; Lothìriel lo imitò.

"Che sciocca che sono." Si rimproverò la ragazza, lui sorrideva comprensivo. "Ma tu... sei tutto bagnato..." Si accorgeva solo allora che Eomer era proprio fradicio, i suoi vestiti gocciolavano sul pavimento.

"Beh, fuori sta piovendo a dirotto, e sono andato a controllare le stalle..." Si giustificò l'uomo.

"Devi cambiarti e asciugarti, o ti ammalerai." Affermò decisa lei; Eomer sorrise.

"Hey, io sono forte!" Sbottò poi.

"Non lo metto in dubbio, mio re..." Gli piacque che lo chiamasse così. "...ma sta di fatto che fa freddo, e tu sei bagnato fradicio, vado a prendere degli asciugamani e una vestaglia, così ti puoi cambiare." Aggiunse, prima di uscire dalla stanza.

Quando, poco dopo, la ragazza tornò, trovò Eomer impegnato a sfilarsi la camicia bagnata, mentre la casacca era già stata gettata a terra. Le sorrise.

"Ecco." Gli porse un asciugamano, posando la vestaglia sullo schienale di una sedia.

"Mi daresti una mano? Non arrivo bene sulla schiena..." Non vide la sua faccia, nel momento in cui le faceva la richiesta, ma la fanciulla ebbe l'esatta sensazione che fosse in attesa di una risposta positiva.

"Certo." Annuì lei; e si faceva scappare un'occasione per mettergli le mani addosso servita su un piatto d'argento, secondo lui?

Lothìriel prese un altro asciugamano e si spostò alle spalle di Eomer; osservò per un attimo i lunghi capelli bagnati, la perfetta linea del tronco, le spalle larghe. Sospirò.

"Forse ho le mani un po' fredde..."

"Non fa nulla..."

La ragazza scostò delicatamente i capelli, poi prese ad asciugare con lentezza esasperante la schiena di Eomer; quei movimenti lenti non davano certo fastidio al re, anzi, se avesse deciso di asciugargli tutto il corpo... L'uomo sentì un brivido salirgli lungo la spina dorsale, quando le dita fredde di Lothìriel gli sfiorarono accidentalmente la pelle.

"Vedi, stai già tremando, ti devi vestire..." Ipotizzò lei, continuando però il suo lavoro.

"Non credo dipenda dal freddo..." Replicò lui, con un sorriso soddisfatto che lei non poteva vedere.

"E da che cosa, allora?" Domandò la fanciulla, spostandosi davanti a lui e guardandolo in viso.

La guardò, in quegl'occhi che brillavano come il sole che mancava da troppi giorni a Rohan, mentre la ragazza asciugava le gocce d'acqua dal suo braccio; Eomer afferrò il panno e lo strappò dalle mani di lei, Lothìriel spalancò la bocca stupita e divertita. L'uomo gettò l'asciugamano lontano, la prese per la vita e la baciò.

La fanciulla chiuse gli occhi e si afferrò a lui; era una sensazione fantastica sentire la sua pelle fresca sotto le mani, avvertire i muscoli saldi, i movimenti... Se poco prima che Eomer arrivasse sentiva quasi freddo, adesso stava bruciando. Fu un bacio molto appassionato.

 

"Santo cielo, ma che cosa state facendo?!" La voce di Etheldred uscì più stridula del solito, quando si trovò di fronte la figlia saldamente abbracciata al torso nudo di Eomer e, all'apparenza, minimamente interessata a mollare i suoi muscoli, mentre lui dava un nuovo significato all'espressione "bacio profondo".

I due si staccarono subito, raddrizzandosi, ma, nel momentaneo sbalordimento, rimasero abbracciati; la donna li osservava sconvolta.

"Lothìriel, insomma!" Incitò poi; la figlia sbatté un paio di volte le palpebre, scostandosi leggermente dall'uomo.

"Ci stavamo solo baciando..." Rispose Lothìriel, con fare indifferente; Eomer respirava profondamente, preso da una momentanea voglia di scomparire.

"Non direi proprio, tenuto conto che il re del Mark, qui, è seminudo." Replicò acida la madre, indicando Eomer, che si sentì gelare, ma forse dipendeva dal fatto che non si era ancora coperto.

"Capisco che la situazione dia adito a interpretazioni... come dire..." Cercò d'intervenire l'uomo, imbarazzato.

"Abbiate la decenza di tacere, per favore!" Sbottò Etheldred, alzando gli occhi su di lui. "Non potete approfittarvi così di lei, è una ragazzina..." Lothìriel spalancò la bocca, ma non poté intervenire. "...e copritevi, per l'amor del cielo!"

Eomer, comprensibilmente a disagio, si guardò un attimo intorno, poi afferrò la vestaglia e se l'infilò, allacciandosela velocemente.

"Forse è meglio se io vado a cambiarmi..." Disse poi, afferrando i suoi vestiti bagnati e gli asciugamani e dirigendosi verso la porta.

"Sì, credo anch'io." Annuì Etheldred. "Ma questo non m'impedirà di farvi un discorsetto più tardi." Aggiunse minacciosa; Eomer fece una smorfia preoccupata.

Prima di uscire, però, il re si girò un'ultima volta verso Lothìriel, la quale gli sorrise con aria soddisfatta e complice; lui le rispose allo stesso modo e, fortunatamente, l'altra donna presente non si accorse di tutto quello che si dissero con gli occhi.

Rimaste sole le due donne si fissarono per un momento, poi, Lothìriel si sedette compostamente sulla poltrona, ma con sulla faccia un sorriso troppo soddisfatto per far piacere alla madre.

"Ma perché sorridi così? Non capisci che è scandaloso quello che hai fatto?!" Sbraitò Etheldred, piantandosi davanti alla ragazza.

"Non esagerate, è pur sempre il mio promesso sposo." Glissò noncurante Lothìriel.

"Non si da un bacio di quel tipo nemmeno al proprio marito, figuriamoci al promesso sposo!" Replicò inorridita la madre. "Sono cose da donnacce, mia cara, sappilo."

"Sappiate che la vostra rigida educazione vi ha privato di notevoli soddisfazioni..." Lo schiaffo arrivò prima che se ne rendesse conto; si portò la mano alla guancia, sorpresa.

"Ti rendi conto vero, che stai parlando come una qualsiasi popolana?" Le domandò la madre, seria come non mai. "Tu sei una principessa, per nessun uomo ti dovrai abbassare a quei livelli." Continuò severa.

"Io non mi sono abbassata a nulla, ho solo appassionatamente baciato l'uomo che dovrò sposare, e non ci vedo niente di male." Ribatté senza timori la figlia.

"Una vera sovrana non cede mai alla lussuria." Proclamò Etheldred, ergendosi in tutta la sua altezza; onestamente, a Lothìriel, la parola lussuria pareva un tantino esagerata.

"Veramente, madre..." Tentò di replicare la ragazza, alzando una mano.

"Io e te dobbiamo fare un discorso sui doveri coniugali, e sarà meglio farlo adesso." La donna chiuse la porta e tirò il chiavistello; la figlia si meravigliò e fu presa da un leggero timore. "Ci sono cose che devi sapere, è giunto il momento." Dichiarò poi la madre, sedendosi di fronte a lei. "Prima o poi andava fatto, ed è meglio che una fanciulla come te sappia cosa la aspetta la prima notte di nozze..." Non sapeva perché, ma il tono di sua madre la stava notevolmente inquietando...

 

Lothìriel camminava per i corridoi della reggia ancora abbastanza allibita dalla conversazione avuta con la madre; quello che ora sapeva non le aveva certo chiarito le idee, anzi ora mille domande le frullavano per la testa. Assorta, per poco non andò a sbattere contro Legolas.

"Oh, scusami, non ti avevo visto." Si giustificò la ragazza.

"Ma figurati, non è successo nulla." La rassicurò l'elfo, regalandole uno dei suoi splendidi sorrisi. "Che c'è?" Le domandò poi, accorgendosi della sua espressione distratta.

"Ma nulla, ho parlato con mia madre..." Rispose lei, stringendosi nelle spalle.

"E hai discusso con lei." Ipotizzò Legolas, mentre riprendevano a camminare appaiati.

"No." Negò Lothìriel, scuotendo il capo. "Mi ha parlato della vita coniugale..." Lui la guardò, aggrottando le sottili sopracciglia, con espressione interrogativa. "La vita intima coniugale." Spiegò lei.

"Oh... capisco..." Mormorò lui. "E nessuno ti aveva mai detto nulla?" Lei negò.

"Avevo sentito delle voci, notizie confuse, ma ora..." Il suo tono era sconsolato; l'elfo osservò il suo profilo corrucciato.

"Secondo me è giusto, che tua madre abbia voluto istruirti su una faccenda tanto delicata." Le disse, con infinito garbo elfico.

"Il fatto è che, ciò che lei mi ha detto, mi pone davanti a due possibilità." Riprese la ragazza; Legolas ascoltava incuriosito. "Da una parte potrebbe non essere del tutto vero, potrebbe avermi mentito a causa del fatto che mi ha trovata tra le braccia di Eomer seminudo..." L'elfo sgranò gli occhi fermandosi, lei gli sorrise annuendo. "Ci stavamo baciando, e lui era a torso nudo." Raccontò.

"Beh, non mi sembra troppo grave." Commentò lui, ricominciando a camminare. "E l'altra possibilità?"

"L'altra possibilità..." Lothìriel sospirò. "Se fosse tutto vero, ci sarebbe da farsi prendere dal panico." 

"Te l'ha messa giù brutta, eh?" Chiese Legolas sorridendo rassicurante; lei lo guardò sconsolata.

"Diciamo... abbastanza." Confessò la fanciulla.

"Ascolta." L'elfo le passò un braccio intorno alle spalle. "Io posso darti un solo consiglio, fidati di Eomer." Le disse. "Tra di voi c'è un grande attrazione, lo dimostra anche la scena compromettente di poco fa, e questo è molto importante in certe cose." Continuò. "Il resto verrà da se, se avrai fiducia in lui andrà tutto bene, e quello che tua madre ha prospettato come una specie di tortura si rivelerà invece un grande piacere." Concluse con voce dolce.

"Se lo dici tu, che hai un po' d'esperienza..."

"Credimi, e poi..." Lei lo guardò. "Eomer è un uomo gentile, non devi avere paura di lui, nonostante le sciocchezze che possano averti raccontato." La fissava con i suoi occhi blu, che le ricordavano casa; la ragazza sorrise.

"I tuoi occhi hanno il colore del mare." Gli disse; lui fece un'espressione stupita.

"Davvero?" Domandò incuriosito.

"Sì... ma non dirmi che nella tua lunga vita non hai mai visto il mare?!" Rispose sorpresa Lothìriel; Legolas scosse il capo, poi risollevò gli occhi e guardò lontano.

"Non l'ho mai visto, ne ho sentito l'odore, ho visto i gabbiani..." Raccontò rapito. "Sento che se mi fossi avvicinato al mare, ora non sarei qui. Per noi elfi, quella massa d'acqua, ha un richiamo irresistibile, un'attrazione capace di strapparci alla terra ed ai boschi che amiamo, per ricondurci a casa... a Valinor." Spiegò poi.

"E' affascinante, ma anche un po' triste." Commentò la fanciulla. "Un giorno partirete..."

"Io e Celediel attraverseremo il mare il giorno in cui decideremo che qui non c'è più bisogno di noi." Affermò l'elfo, sorridendole. "E per ora, mi sembra, che ce ne sia." Aggiunse, con aria maliziosa; Lothìriel roteò gli occhi con un sorriso imbarazzato.

"Ho paura di sì." Ammise poi.

"Ascolta, forse è il caso che tu parli un po' con Celediel." Suggerì Legolas. "A lei potrai fare domande più... intime, con meno remore, e sarà felice di poterti aiutare."

"Ti ringrazio, credo che lo farò." Replicò la ragazza, ancora con un sorriso dubbioso.

"Di nulla, sempre a tua disposizione." Scherzò l'elfo, inchinandosi. "Ora sono costretto a lasciarti, purtroppo."

"Non preoccuparti, ci vediamo a cena." Lo salutò la fanciulla; Legolas si allontanò e lei lo seguì con gli occhi, poi fece un profondo sospiro.

 

"Celediel..." Gli ospiti di Meduseld stavano uscendo dalla sala da pranzo; l'elfo si girò a quel richiamo. Era particolarmente splendente quella sera, indossava un semplice abito invernale, con le maniche lunghe, di un colore viola profondo, che faceva sembrare la sua pelle bianca come marmo vellutato.

"Dimmi, Lothìriel." Rispose sorridendo, mentre sfilava la mano da quella di Legolas.

"Potrei parlarti un momento?" Le chiese timidamente.

"Ma certo, andiamo in camera tua." Affermò l'elfo annuendo.

"Preferirei nella tua, se non è un problema per Legolas." Suggerì Lothìriel, sollevando gli occhi sul principe silvano; lui sorrise.

"Assolutamente, io raggiungerò Eomer." Dichiarò poi e, dopo un ultimo sorriso alla compagna, si allontano elegante.

"Lo fai per non rischiare che arrivi tua madre, vero?" La ragazza annuì.

"Oggi ho già fatto troppe figuracce, per i miei gusti..." Mormorò Lothìriel; l'amica la prese per mano e, insieme, si allontanarono lungo il corridoio.

Poche ore dopo, mentre fissava la luna piena dalle finestre della sua camera, a Lothìriel veniva da ridere; aveva sperato che una seria conversazione con Celediel l'avrebbe rassicurata, ma ora i dubbi erano più di prima.

Certo l'elfo era stata delicata, esauriente, esplicita, quasi... scientifica, e la sua descrizione del famigerato atto era stata addirittura poetica; il fatto, però, che contrastasse così apertamente con quello che le aveva detto sua madre, la faceva preoccupare ancora di più...

A chi diavolo doveva dare retta?! Sapeva solo una cosa: la sola idea di dover fare quello che doveva fare, le faceva provare dolore... Insomma, parliamoci chiaro, lui doveva entrarle dentro, e che caspita! Come, e con che cosa, non era molto chiaro, comunque.

Sbuffò. Districarsi in quella ridda d'informazioni contrastanti le faceva venire il mal di testa; cercò di riordinare le idee, e le vennero in mente le parole di Legolas: fidarsi di Eomer... probabilmente era l'unica cosa da fare, sicuramente ne sapeva più di lei...

Quando, quel pomeriggio, si era ritrovata ad asciugare la sua splendida schiena, e poi, all'improvviso, stretta tra le sue braccia nude, baciata con passione, si era sentita sciogliere; un forte calore aveva pervaso le sue membra, partendo proprio da quell'intimo punto che la madre aveva indicato come origine di immani dolori... eppure, la sensazione era stata piuttosto piacevole, come le labbra di Eomer, il toccare la sua pelle... come liquefarsi dolcemente... Era questo il piacere fisico di cui parlava Celediel? O, almeno, gli si avvicinava? Accidenti, quante domande!

Basta, decise di smettere di pensarci, o sarebbe diventata un'ossessione; si gettò sul letto, sospirando. Era inutile continuare a tormentarsi, mancavano pochi giorni, meno di un mese, al matrimonio; fosse una scoperta drammatica o meno, l'avrebbe affrontata la prima notte di nozze, e forse, allora, avrebbe avuto meno paura... Chiuse gli occhi e si abbandonò al sonno.

 

CONTINUA…

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Capitolo 9
*** 9 - L'arrivo degli ospiti ***


9

9. L'arrivo degli ospiti

 

Lothìriel camminava su una delle balconate interne di Meduseld; aveva lasciato la sua camera, ed i lavori di ricamo, perché le si erano intorpiditi i piedi dal freddo; inutile cercare di negare, ormai, l'inverno era arrivato. Il paesaggio, fuori dalle finestre, era sempre più grigio, e i giorni di sole piuttosto rari.

L'attenzione della ragazza fu attirata da un vocio concitato, mentre scendeva le scale; non fu stupita di veder arrivare uno scocciatissimo Eomer, seguito da un codazzo di valletti e allibiti consiglieri.

"Basta!" Sbottò il re, percorrendo a grandi passi il salone. "Sellate Zoccofuoco, devo andarmene da qui!" Ordinò poi, con un gesto brusco.

"Che succede?" Chiese timidamente la fanciulla; lui si voltò, aprendo la bocca, sorpreso di trovarsela davanti.

"Ecco... vedi..." Balbettò; qualcuno alle sue spalle commentò ironicamente il suo cambiamento davanti alla fidanzata, ma lui non ci fece caso.

"Mia madre?" Domandò retoricamente Lothìriel, inclinando il capo.

"Umpf..." Sbuffò Eomer. "Vuole decidere tutto, perfino il mio abito!" Esclamò poi.

"Mi dispiace..." Mormorò lei rammaricata.

"Oh, no, non è colpa tua..." Le disse l'uomo, posandole una mano sulla spalla.

"Dove stavi andando?" Gli chiese allora la fanciulla, sorridendo.

"Non lo so... l'idea era di allontanarsi un po' da Edoras..." Lei lo guardava, chiaramente in attesa di qualcosa. "Vuoi venire anche tu?"

"Vuoi dire io e te, da soli, lontano da qui?" Replicò Lothìriel. "Lontano da mia madre?" Eomer annuì, fissandola negl'occhi.

"Sellate anche Cioccadoro." Ordinò, senza distogliere lo sguardo dal bel viso della ragazza.

"Vado a cambiarmi!" Esclamò lei, allontanandosi; Eomer si fece un sorriso soddisfatto.

Poco dopo cavalcavano lungo un pendio erboso fuori dalle porte della città; ogni tanto Eomer lanciava uno sguardo alla sua accompagnatrice, senza nascondere un certo compiacimento.

"Come va?" Le chiese ad un certo punto; lei si girò nella sua direzione e sorrise.

"Tutto bene." Rispose sicura, stringendo saldamente le redini.

"Hai freddo?" Continuò l'uomo con premura.

"Hm..." Lothìriel ci pensò per attimo. "No." Dichiarò poi, scuotendo il capo biondo.

"Bene, allora, la prateria ci aspetta!" Proclamò lui, indicando l'ampio spazio davanti a loro; poi spronarono i cavalli e discesero la collina al galoppo.

 

Dama Etheldred si avvicinò discretamente al marito; l'uomo stava istruendo un messaggero che sarebbe partito in giornata per Dol Amroth.

"Scusate." Intervenne la donna; il marito si voltò verso di lei.

"Ditemi, mia sposa." La invitò Imrahil.

"Avete visto, o sapete dov'è Lothìriel?" Domandò Etheldred.

"Credo sia uscita a cavallo con Eomer." Rispose il marito.

"Che cosa?!" Esclamò lei con gli occhi di fuori; l'uomo fu stupito, e la guardò sollevando le sopracciglia.

"Ma non dovete temere, mia cara." Le disse, posandole una mano sulla spalla. "E' al sicuro, il re del Mark è un valente guerriero..."

"Non capite." Affermò la donna, scuotendo la testa. "Non è per la sua vita che temo, ma per la sua virtù!" Aggiunse, poi gli diede le spalle e se ne andò; Imrahil rimase con un'espressione interrogativa.

 

"Ci fermiamo?" Suggerì Eomer; ormai cavalcavano da quasi un'ora e, in effetti, Lothìriel si sentiva un po' stanca, non era abituata. La ragazza annuì.

Il terreno, nel punto dove si fermarono, degradava dolcemente verso un piccolo lago; i cavalli, appena lasciati andare, raggiunsero la sponda e si abbeverarono. Il re, nel frattempo, aveva steso una coperta sull'erba.

"Così ti puoi sedere..." Spiegò imbarazzato; lei sorrise e si avvicinò.

Il cielo era azzurro, punteggiato di nuvole bianchissime; Lothìriel lo osservava sorridendo, mentre Eomer si sedeva al suo fianco.

"Quella nuvola ha la forma di un gatto." Affermò la fanciulla guardando in alto; l'uomo sollevò lo sguardo.

"Non mi pare..."

"Ma si, guarda." Gli indicò il cielo, spostandosi più vicino a lui. "Ha le orecchie e la coda..." Non giungeva risposta, così lo guardò; osservava lei e sorrideva. "Mi trovi ingenua, eh?"

"No, ti trovo... deliziosa." Rispose Eomer; la ragazza abbassò gli occhi, arrossendo.

Lothìriel, soprattutto per evitare di guardare lui, cominciò a spaziare sul panorama circostante; osservò le montagne imponenti, lontane alla loro sinistra, la prateria che sembrava non avere fine, l'unico confine del cielo...

"E' bella, la tua terra." Affermò poi; Eomer si stupì di sentirglielo dire.

"Io la amo immensamente." Dichiarò poi, posando il braccio sul ginocchio piegato, ma restando semi disteso sulla coperta. "E spero di poter essere un buon sovrano."

"Lo sei." Confermò lei.

"Non lo so, non devo dirlo io." Disse lui, socchiudendo gli occhi. "Però ha ragione tua madre, io sono un re per caso, se Theoden e suo figlio non fossero morti io non sarei sul trono." Aggiunse con aria pensosa.

"Non dire così, il tuo popolo ti ama, me ne accorgo ogni giorno che passo qui." Lo rassicurò Lothìriel, carezzandogli il viso.

"Lo spero." Si augurò l'uomo, con un breve sorriso.

"Sei degno del posto che occupi, e non lasciare che qualcuno ti faccia credere il contrario." Dichiarò seria e decisa la ragazza.

"Ho trovato proprio una regina di polso!" Scherzò Eomer; lei fece un sorriso fintamente offeso. "E pensare che ho tentennato due anni prima di decidermi..."

"A proposito, perché hai aspettato tanto? Tu e mio padre eravate già d'accordo, se non sbaglio."

"Beh, sai, il problema era mio..." Rispose lui, continuando a guardarla. "Non mi sentivo pronto, avevo bisogno di sapere se ero capace di fare il re, prima di scoprire se sapevo fare anche il marito." Spiegò poi; lei sorrise.

"Per quanto ti conosco, credo che tu sia in grado di fare tutte e due le cose." Ipotizzò Lothìriel.

"Grazie per la fiducia!" Esclamò Eomer; si guardarono divertiti per un attimo, poi scoppiarono a ridere.

"E' bello aver qualcuno con cui parlare." Affermò il re, guardando il cielo; aveva smesso di ridere ormai. Lei lo guardò, trovandosi di nuovo a pensare che era davvero bello. "Dopo che mia sorella si è sposata, non avevo più nessuno con cui scambiare quattro parole, anche solo per dire a cosa somiglia la forma di una nuvola."

"Nemmeno io, a Dol Amroth c'è troppa formalità." Confessò Lothìriel; lui le diede un'occhiata, poi tornò a guardare il cielo.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, osservano le nubi correre in cielo, accarezzati da una brezza invernale non troppo fredda.

"Anche condividere il silenzio, può essere molto bello." Disse Eomer, tornando a parlare, mentre le prendeva la mano sulla coperta.

"Per guardare il cielo?" Domandò la ragazza.

"O per fare qualcos'altro..." Ipotizzò lui; si guardarono negl'occhi, rimanendo ancora sdraiati sulla coperta.

Un folata di vento più fredda li investì; Lothìriel rabbrividì, ma non sapeva se era per il freddo, o per come la guardava Eomer.

"Hai freddo?" Le chiese; la fanciulla non seppe far altro che annuire.

Il re si avvicinò ancora a lei e la prese delicatamente tra le braccia; lei sorrise, sprofondando il viso nel suo petto. Eomer aveva un buon odore, sincero come quello della prateria...

"Avrei voglia di darti un bacio." Mormorò l'uomo, che teneva il volto immerso nei morbidi capelli della ragazza; adorava quel profumo dolcissimo.

"Perché non lo fai?" Ribatté lei, alzando il viso.

Non se lo fece ripetere: chinò il volto su quello di lei e cominciò a darle piccoli baci sulle labbra; quando si accorse che lei rispondeva, approfittò della sua bocca semi chiusa, impegnandosi in un bacio serio.

 

Rientrarono a Meduseld quando il pranzo era terminato da un pezzo; si recarono nelle cucine, dove una delle cuoche gli preparò dei panini. Etheldred fece irruzione nella stanza, preparandosi ad attaccare una delle sue insopportabili paternali, ma Lothìriel la bloccò con questa frase:

"Siamo solo andati a fare una passeggiata, volete forse farmi un'ispezione?" La donna spalancò gli occhi, poi, dopo un sospiro nervoso, girò i tacchi ed uscì; Eomer e la ragazza si scambiarono un'occhiata divertita.

Stavano ancora mangiando, scambiandosi sguardi d’ironica complicità, quando i passi di due persone si fermarono sulla soglia della cucina; i due giovani si voltarono e videro un paggio avvicinarsi alla tavola.

“Dimmi.” Ordinò il re del Mark.

“Qualcuno desidera vedervi, Sire.” Annunciò il servo, indicando la persona dietro di se. “E’ appena giunto da Gondor.” Eomer guardò preoccupato la figura ferma nello scuro arco della porta; lo fece anche Lothìriel, sperando non si trattasse di brutte notizie. Riuscirono, da quel punto, a vedere soltanto una figura alta, coperta da un lungo mantello scuro, ed i suoi stivali assai vissuti, da ramingo…

Eomer si alzò e gli andò incontro a braccia stese e con un sorriso cordiale; doveva essere qualcuno che conosceva bene, si disse la fanciulla.

“Amico mio, finalmente!” Esclamò il re, avvicinandosi a lui. “Ti aspettavo!” L’uomo fece qualche passo, entrando nella luce e scoprendosi il capo dal cappuccio; ora Lothìriel lo riconobbe: era Aragorn, che sorrideva abbracciando Eomer,

“E allora? Dimmi come stai, ti vedo in forma.” Chiese il re di Gondor, scostando da se l’amico e dandogli una vigorosa pacca sulle spalle con entrambe le mani.

“Molto bene.” Rispose l’uomo biondo. “Sono appena tornato da una cavalcata nella prateria!”

“Beh, spero non siano solo i cavalli a farti sentire bene, ma anche la presenza di una così splendente creatura…” Intervenne allusivo Aragorn, indicando Lothìriel con un cenno del capo.

“Oh, beh sì…” Rispose Eomer, chinando la testa imbarazzato e fregandosi la nuca con la mano; l’amico sorrise, poi si avvicinò al tavolo.

Aragorn salutò Lothìriel e le baciò la mano; la ragazza fu molto felice di rivederlo e gli sorrise con sincerità.

“La vostra sposa, Sire?” Chiese la fanciulla, dopo i convenevoli.

“Sta sistemando i bagagli, un modo educato per dire che non vuole presentarsi vestita da viaggio.” Rispose sorridendo Aragorn.

“Tanto sarebbe splendida lo stesso.” Affermò Lothìriel sorridente, mentre si alzava.

“Le farà piacere se passi a salutarla prima di cena.” Le disse l’uomo.

“Lo farò di certo.”

“Sono arrivati con voi anche Eowyn e Faramir?” Domandò Eomer; Aragorn si voltò verso di lui, distraendo l’attenzione dalla ragazza.

“No, un piccolo contrattempo li ha trattenuti nell’Ithilien, ma dovrebbero essere qui al massimo dopodomani.” Spiegò il re di Gondor.

“Oh, bene, spero nulla di grave…” Intervenne Eomer.

“No, certo!” Negò l’amico. “Solo gli ultimi impegni.”

“Il fatto è che stanno arrivando anche gli altri, penso che Gimli sarà qui a momenti, e aspetto presto anche la Gente Piccola.” Affermò l’uomo biondo.

“Hai avuto notizie dalla Contea?”

“Ho ricevuto una lettera di Messere Holblytla, penso che saranno qui prima della fine della settimana.” Rispose Eomer.

“Benissimo, e credi che porterà con se qualche amico?” Continuò incuriosito Aragorn.

“La lettera era giusto per confermare che anche il prode Samvise Gamgee si è aggregato a lui e Pipino.” Annunciò il re del Mark.

“Mi stai dando molte buone notizie, fratello mio!” Esclamò il ramingo, stringendolo per le spalle; Lothìriel sorrise, a quella familiarità, sapeva quale grande affetto legava i due guerrieri ed era bello vederli di nuovo insieme.

“Credo che adesso andrò a cambiarmi anch’io.” Dichiarò Aragorn, lasciando Eomer.

“Devo fare lo stesso.” Affermò Lothìriel, che ancora indossava gli abiti della passeggiata.

“Dunque ci rivedremo più tardi e, spero, stavolta anche in compagnia di Arwen.” Soggiunse il ramingo.

“Certamente.” Annuì la fanciulla; il re di Gondor le baciò nuovamente la mano, salutò Eomer e fece per andarsene. L’amico lo trattenne.

“Aspetta un momento, vengo con te.” Gli disse; poi si avvicinò a Lothìriel. “A dopo.” Le sussurrò, dandole un bacio sulla guancia; Aragorn sgranò gli occhi, sorpreso.

 

I due uomini camminavano lungo i corridoi di Meduseld, in direzione dell’alloggio dell’illustre ospite; ogni tanto Aragorn dava uno sguardo a Eomer.

“Cos’era quello?” Si decise a chiedergli dopo un po’; il giovane si girò verso di lui totalmente stupito.

“Cosa?!” Esclamò con gli occhi spalancati; Aragorn sorrise.

“Un bacio sulla guancia è un gesto molto intimo, ed arrivare a farlo in pubblico…”

“Oh, tu non sei un pubblico, tu sei uno della famiglia…” Replicò Eomer allargando le braccia. “E poi… l’ho fatto senza pensare, di riflesso…” Aggiunse abbassando lo sguardo.

“Allora le cose con lei vanno bene?” Domandò il ramingo.

“Non mi posso lamentare…”

“Credi di piacerle?” Continuò l’amico; Eomer sollevò gli occhi e lo fissò per un attimo, poi le sue labbra si piegarono in un sorriso soddisfatto.

“Quando una donna ti bacia in un certo modo, credo che non possano esserci dubbi…” Rispose poi.

“Perfetto, non è così?” Ribatté il ramingo.

“Hm… non proprio…” Il re del Mark scosse la testa; Aragorn si fermò e lo guardò, in attesa di una spiegazione.

“Non capisco…” Gli disse.

“Mi faresti un favore?” Domandò Eomer; l’uomo annuì, pur non capendo cosa c’entrava col discorso precedente. “Sarebbe un grande onore per me, se fossi tu a sposarci. Come re di Gondor e dell’Eriador ne hai l’autorità, ed il potere qui a Rohan te lo concederei io…” Parlò senza prendere fiato.

“Calma, calma!” Lo interruppe Aragorn alzando le mani; ormai erano fuori sulle scale, spirava un vento freddo. “E’ un onore accettare la tua proposta, ma vorrei sapere perché me lo chiedi, credevo che tutto fosse già organizzato.”

“E’ proprio questo il problema, che tutto è già deciso, ma non da me!” Esclamò arreso Eomer.

“Lothìriel?” Ipotizzò l’amico.

“No, sua madre…” 

"Hm... l'ho conosciuta, una donna severa..." Commentò Aragorn, incrociando le braccia.

"Direi che saccente e invadente sono due aggettivi più calzanti." Affermò Eomer a capo chino. "Pensa che pretende perfino di scegliermi gli abiti da indossare, e di decidere in che condizioni posso o non posso baciare la mia promessa sposa, e in più non mi può soffrire!" Esclamò poi, sollevando sull'amico uno sguardo fiammeggiante.

"Ma che le hai fatto?" Domandò ironico il ramingo con una breve risata.

"Ma niente... Diciamo che le circostanze del nostro primo incontro non sono state delle migliori..." Spiegò titubante il re del Mark. "Ma non è colpa mia se ho imparato prima a cavalcare che ha camminare, e se preferisco mangiare pane e formaggio sotto le stelle che i cibi più prelibati tra quattro mura!" Dichiarò esasperato.

Aragorn osservò il suo giovane amico, comprendeva perfettamente il suo stato d'animo, e lo condivideva; era difficile per uomini come loro, che avevano dovuto combattere tutta la vita, confrontarsi con persone la cui massima preoccupazione è non sporcarsi le mani mangiando.

"Ti capisco perfettamente, capita anche a me di sentirmi inadeguato a volte." Gli disse comprensivo. "La parte raminga del mio essere è ancora la più forte." Aggiunse con un sorriso.

"Grazie della comprensione, perciò ti chiedo di accettare la mia proposta." Ribatté Eomer.

"Accetto, anche se temo di andare incontro alle ire della tua simpatica madre acquisita!" Rispose Aragorn ridendo.

"Ho almeno una fortuna... vive talmente lontano che la vedrò sì e no una volta l'anno!" Esclamò divertito e sollevato l'amico.

"Per questo ho sposato un elfo, tutti i suoi parenti sono al di là del mare!" Replicò il ramingo; entrambi risero.

"Signori." Una voce decisa, ma soave, li distrasse; si voltarono verso l'elfo a cui apparteneva. "Qualcuno desiderava vedervi." Continuò Legolas; accanto a lui era fermo e sorridente un vecchio e caro amico.

"Gimli!" Esclamò felice Aragorn, andandogli incontro a braccia aperte.

"Benissimo, anche Messer Nano ci ha raggiunti." Affermò soddisfatto Eomer, avvicinandosi a sua volta per salutare il nuovo ospite.

"Finalmente ci ritroviamo, amici miei!" Dichiarò contento Gimli, salutandoli uno per uno. "Quando anche gli altri saranno qui, avremo ricomposta la schiera vittoriosa... certo, con le inevitabili perdite..."

"Niente tristezza." Lo interruppe Eomer, posandogli una mano sulla spalla. "Siete tutti qui per un evento lieto, e voglio gioia intorno a me." I tre amici gli sorrisero, condividendo pienamente le sue parole.

 

CONTINUA…

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Capitolo 10
*** 10 - Ultimi preparativi ***


10

10. Ultimi preparativi

 

"E fu così che Helm Mandimartello..." Baciò dolcemente il suo sorriso. "...morì, e..." Lo baciò lei, scostandogli i capelli dal viso. "...il suo corpo fu trovato ritto, in piedi, nella neve..." Ancora un bacio. "...fu sepolto nei Tumuli dei Re, e sulla sua tomba crescono i Ricordasempre anche d'inverno..." 

"Come le racconti bene le storie, tu..." Sussurrò la fanciulla, appena prima di baciarlo di nuovo; Eomer la strinse a se, mentre lei affondava le mani tra i suoi lunghi capelli.

Il fuoco scoppiettava nel camino, riscaldando la stanza, e il vento faceva tremare leggermente i vetri delle finestre; Rohan era, da giorni, spazzata da un implacabile e gelido vento da nord, ma non era certo questo al centro dei pensieri dei due giovani stesi sul tappeto.

Bussarono alla porta, Eomer sollevò subito il capo, poi si mise seduto, portando Lothìriel con se; si scambiarono un'occhiata preoccupata.

"Speriamo che non sia tua madre..." Si augurò il re, facendole un sorriso furbo.

"Sarebbe una situazione assai sconveniente, soli, in una stanza chiusa col chiavistello..." Affermò la ragazza, con aria complice e divertita.

"Resta dietro la poltrona, dalla porta non ti si vede." Le consiglio lui, poi si alzò ed andò ad aprire; Lothìriel si rannicchiò dietro la grande poltrona, con sulla faccia l'espressione birichina che ha un bambino colto a rubare la marmellata.

Era, per fortuna, un servo, venuto a comunicare qualcosa al sovrano; la fanciulla non seppe distinguere le loro parole, ma poco dopo sentì la porta chiudersi ed Eomer tornare verso di lei. Alzò la testa, incuriosita; lui aveva un grosso sorriso, le porse la mano.

"Sono arrivati altri ospiti." Le comunicò. "Sei pronta a conoscere delle persone molto speciali?" Domandò poi.

"Certo che sì!" Rispose entusiasta Lothìriel, prendendo la sua mano ed alzandosi. "Andiamo."

 

La fanciulla continuava ad osservare gli hobbit incredula, mentre loro ridevano e scherzavano con Eomer, Aragorn e gli altri; erano delle creature veramente incredibili.

Avevano l'altezza di un bambino, capigliature folte e ricciolute, grandi orecchie e soprattutto grandi piedi pelosi, tanto resistenti da non aver bisogno di scarpe, in apparenza; quello che la colpiva, soprattutto, era però la loro energia: non si fermavano un momento, parlavano continuamente, ridevano, raccontavano storie e cantavano canzoni.

Lothìriel li seguiva da un po', quando, improvvisamente, si rese conto che erano stati proprio questi Mezzuomini il vero collante della mitica Compagnia, e se era nata quella grande amicizia tra Aragorn, Legolas e gli altri, era soprattutto merito loro; questo le fece piacere.

"Vieni Lothìriel." La invitò Eomer; lei li raggiunse, sorridendo; era già stata presentata in precedenza, poi li aveva lasciati ai loro ricordi.

"Sai cosa?" Disse Pipino, corrucciando le sopracciglia.

"Cosa?" Lo interrogò Eomer.

"Lei è troppo carina per te." Intervenne Merry; il cugino annuiva.

"Oh, per favore!" Sbottò il re del Mark.

"No, davvero, ci pensavamo da quando ce l'hai presentata." Affermò Pipino; stavolta era Merry ad annuire.

"Tu ti devi ancora un po' sgrezzare." Rincarò messer Brandibuc.

"Voi due vi state approfittando della mia ospitalità..." Borbottò Eomer, mentre gli altri presenti ridacchiavano.

"Venite cara." Pipino prese la mano di Lothìriel.

"Sì, lasciate quest'uomo poco comprensivo e venite con noi a vedere i regali che abbiamo portato." Le disse Merry, prendendole l'altra mano; lei alzò un allegro sguardo sul promesso sposo.

"Attento Eomer, sono due seduttori, mi hanno quasi conquistata..." Gli disse sorridendo.

"Siccome siamo assai gentili..." Esordì Merry, fermandosi davanti ad un barile. "Abbiamo preso un regalo anche per te." Continuò, rivolto ad Eomer.

"Sam ha tanto insistito..." Mormorò Pipino.

"Peregrino Tuc!" Samvise gli allentò un pugno sulla testa. "Non essere sgarbato col padrone di casa, o stanotte vuoi dormire al freddo, appeso come una bandiera?!" Eomer rideva, e così anche tutti i presenti.

"Forza ditemi cosa c'è in quel barile." Li incitò il re di Rohan. "Birra?" Domandò.

"No." Negò fermamente Merry, incrociando le braccia.

"Vino?" Insiste Eomer, fermo accanto a Lothìriel.

"Ma no!" Sbottò scocciato Pipino, che ancora si massaggiava la testa.

"Che cosa, allora?!" Esclamò spazientito l'uomo.

"Erba pipa del Decumano Sud!" Risposero in coro i due hobbit, con sul viso sorrisi soddisfatti; Eomer li guardò con aria interrogativa.

"Io... non fumo l'erba pipa..." Disse il re, guardandoli deluso.

"Ma è una cosa gravissima!" Saltò su Pipino.

"Devi cominciare subito!" Lo appoggiò Merry.

"Ascolta, amico mio..." Aragorn appoggiò un gomito sulla spalla di Eomer, facendolo voltare verso di se. "Se proprio non t'interessa, potrei magari prenderne un po' io..."

"Il tuo attaccamento a quella roba è deplorevole, lascia che te lo dica..." Replicò l'amico.

"Madama..." L'attenzione di Lothìriel fu attirata da Sam. "Lasciate che vi consegni il nostro regalo per voi." La fanciulla sorrise al gentile e paffuto hobbit, prendendo il pacco che le consegnava.

"Aprilo." Le disse Legolas che, insieme a Celediel, le era accanto.

La ragazza posò il pacco su un tavolo, svolgendolo dalla fine carta che lo avvolgeva; dentro c'erano della splendide lenzuola, candide, ricamate finemente, splendide. Lothìriel ci passò sopra le dita, gustando la finezza dei ricami e la morbidezza del tessuto.

"Vengono dalla Contea?" Lo hobbit annuì. "Sono bellissime, Sam... grazie." Lui abbassò timidamente il capo, arrossendo.

"Sono molto contento che vi piacciano, mia signora, ci ha lavorato anche la mia Rosie..." Mormorò il timido piccolo uomo.

"Allora falle i miei complimenti, quando la riabbraccerai." Affermò sinceramente la fanciulla.

"Sono splendide, sembrano quasi elfiche, per la finezza della fattura." Commentò Celediel, sfiorando a sua volta il ricamo. "Potresti prepararci il tuo letto di sposa." Suggerì; Lothìriel la guardò, già convinta.

"Mi sa che lo farò." Decise la fanciulla. "Grazie ancora Sam."

"Anch'io ho un piccolo regalo per te." Intervenne Arwen, sussurrando all'orecchio di Lothìriel; la ragazza alzò le sopracciglia stupita.

"Credevo che ci aveste già consegnato i vostri regali..."

"Vieni." L'elfo la portò in una stanza attigua. "Quelli erano i regali ufficiali, questo è un mio piccolo dono personale." Le disse, porgendole una piccola scatola argentata; Lothìriel la prese.

La ragazza aprì la scatola, sotto gli occhi dell'elfo; quello che ne uscì la fece restare di sasso, soprattutto per la bellezza dell'indumento. Lo sollevò lentamente, era talmente leggera che aveva paura di romperla.

"Oh, Arwen, non dovevi!" Esclamò Lothìriel, abbracciando la camicia da notte. "E' magnifica!"

"La potrai indossare la tua prima notte di nozze, Eomer ne sarà felice." Sorrise l'elfo; la ragazza la guardò, maliziosa.

"Tu hai indossato qualcosa di simile?" Le chiese; l'occhiata di Arwen fu retorica.

"Non ho avuto tempo di farlo, era troppo tempo che aspettavamo quel giorno..."Ammise con tono complice.

"Ohh, capisco..." Annuì Lothìriel. "Grazie, credo che gli farò molto effetto, con questa addosso." Le due si sorrisero, mentre la camicia da notte veniva riposta.

"Hey, voi due!" Arwen e Lothìriel si voltarono, trovandosi davanti Eowyn e Faramir, intirizziti nei loro mantelli da viaggio.

L'arrivo dei principi dell'Ithilien fu salutata calorosamente da tutti; Eomer e la sorella passarono alcuni attimi abbracciati, scambiandosi teneri gesti d'affetto, nel frattempo Faramir salutava tutti, in particolare Sam, che non vedeva da molto tempo. Quando i convenevoli finirono fu il momento di altri regali agli sposi, in fondo, ormai, mancavano solo pochi giorni alle nozze. Eowyn ed il marito avevano portato due magnifiche cappe di velluto bianco, bordate di una splendida, folta, morbidissima pelliccia dorata.

"Per scaldare la dolce dama del sud..." Affermò Faramir, facendo un cenno a Lothìriel. "...nel rigido inverno del Mark." La fanciulla gli sorrise.

"Veramente, dovrebbe pensarci mio fratello..." Suggerì Eowyn, con un'occhiata ammiccante ad Eomer.

"Non temere, ho intenzione di fare il mio dovere." Replicò calmo lui, spostando poi gli occhi in quelli di Lothìriel; lei gli sorrise con complicità. "Bene, ora festeggiamo!" Esclamò poi. "Portate altro vino!" Ordinò ai servi, mentre arrivavano anche Imrahil e la moglie.

 

Qualche giorno dopo, quando un pallido solicino invernale faceva brillare il manto di brina sulla prateria, Lothìriel aprì gli occhi sul giorno della vigilia delle sue nozze. La ragazza si alzò dal letto particolarmente energica; si lavò, si vestì in fretta e scese a fare colazione.

"Oh, scusate, ho fatto tardi..." Si rammaricò Lothìriel, quando, giunta nella sala da pranzo, trovò Arwen, Eowyn e Celediel già sedute al tavolo che mangiavano; anzi, a dire il vero, l'elfo bionda era seduta proprio sul tavolo.

"Non temere, cara, siamo noi che ci alziamo troppo presto." La rassicurò Arwen, invitandola a sedersi con un elegante gesto; la regina di Gondor era un essere dalla grazia insuperabile.

"Quei poltroni dei nostri mariti, invece, dormono ancora della grossa." Affermò invece Eowyn, sorridendole.

"Ieri sera hanno festeggiato ancora, e bevuto un po' troppo." Spiegò Celediel, accorgendosi dello sguardo incuriosito di Lothìriel.

"Capisco... Anche Legolas?" Le chiese.

"Oh no, lui ha già smaltito, è uscito a cavallo che era appena l'alba." Rispose orgogliosa la principessa di Lòrien.

"Non capisco come Faramir si faccia coinvolgere in queste cose." Dichiarò Arwen. "Lui è così posato, di solito."

"Mh..." Eowyn fece una smorfia. "A volte ho paura che ami Aragorn più di me..."

"Mi sorprende che tu dica una cosa simile di lui." Scherzò Arwen. "Sarebbe più logico lo facesse lui di te." Aggiunse, fissando l'amica sorridente.

"Questo discorso stento a comprenderlo." Intervenne Lothìriel, spostando gli occhi dall'una all'altra, mentre si spalmava una fetta di pane con la marmellata.

"Perché non sai la storia del grande amore di Eowyn." Rispose Arwen; Celediel ridacchiava.

"Non prendermi in giro!" Sbottò divertita la principessa dell'Ithilien; la fanciulla le osservava sorpresa e sempre più presa dalla curiosità.

"Aragorn è stato il primo grande amore della qui presente Eowyn..." Raccontò l'elfo dai capelli scuri, indicando con grazia l'amica, che aveva un'espressione a metà tra il broncio ed il sorriso. "...che l'ha fatta consumare e fremere, nonché scendere in battaglia..."

"Smettila!" La interruppe l'interessata. "Non ho combattuto per quello..."

"Mi meraviglio di come tu scherzi su questa faccenda, Arwen." Intervenne stupita Lothìriel.

"Perché?" Domandò la regina, voltandosi verso di lei. "Ora siamo care amiche, e poi... non è riuscita a conquistarlo..." Continuò soddisfatta.

"Ma ci sono andata molto vicina..." Si gloriò Eowyn, incrociando le braccia; Lothìriel guardò divertita Celediel.

"E tu, in tutto questo?" Le domandò, accompagnando con un gesto del capo.

"Io? Loro si contendevano l'uomo, io mi sono presa l'elfo!" Rispose allegramente, allargando le braccia; Lothìriel rise.

"E pensare che, in assenza di Aragorn, Legolas sarebbe stato un buon ripiego..." Intervenne Arwen, mentre si alzava da tavola.

"Ripiego?!" Esclamò Celediel ridendo e sporgendosi verso di lei. "Il mio elfo?! Tu non hai idea di quello che è capace di fare..." Aggiunse, notevolmente appagata.

"Tu invece lo sai, eh?" Ipotizzò maliziosa Eowyn.

"Diciamo che sto esplorando le sue potenzialmente infinite possibilità..." Ammise Celediel, con sguardo sensuale.

"Su, adesso, se Lothìriel ha finito..." L'interpellata annuì. "...dobbiamo andare a svolgere il nostro compito." Eowyn e l'altra ragazza si alzarono, subito dopo Celediel, con un elegante balzo, scese dal tavolo.

 

Le ragazze, ognuna portava qualcosa, si fermarono davanti ad una porta splendidamente intarsiata; Lothìriel ne osservò il bellissimo disegno ed i rilievi, dipinti in rosso e oro.

"La stanza è questa?" Domandò Celediel; Eowyn annuì, aprendo la porta.

La camera era di forma rettangolare e vi si accedeva scendendo due gradini dalla porta; il soffitto era basso, formato di travi intrecciate, e le pareti ricoperte di pannelli di legno. Tutto aveva un'aria accogliente e calda, rifinita dal grande camino di pietra grigia e dagli eleganti arazzi appesi alle pareti.

Il letto era messo al centro, contro il muro davanti al camino; era di legno chiaro, con un'apparenza robusta, dai quattro angoli si dipartivano delle colonnette scolpite che terminavano con teste di cavallo. Celediel ne carezzò una, poi fece un cenno compiaciuto ed un sorriso alle amiche.

"Un po' spoglia, che ne dite?" Esordì Eowyn, indicando i mobili vuoti ed il materasso scoperto.

"Quando avremo finito sarà accogliente come un nido." Dichiarò combattiva Arwen.

"Camera degli Sposi a noi!" Esclamò Lothìriel, posando le lenzuola regalate dagli hobbit sul letto.

"Scusate..." Le interruppe Eowyn. "...ma non è usanza che il letto degli sposi venga rifatto da delle vergini? Per la buona sorte..." Continuò. "Qui non mi pare che, a parte la sposina, ce ne siano..."

"Ma che significa questo!" Sbottò sorridente Celediel. "Noi siamo elfi, portiamo molta più fortuna di un paio di vergini!"

"Giusto!" La sostenne Arwen. "Se vuoi possiamo anche cantare un canzone elfica augurale." Le propose allegramente, guardandola con il capo leggermente piegato di lato.

Eowyn e Lothìriel si scambiarono uno sguardo rassegnato, poi la bianca dama si strinse nelle spalle allargando le braccia.

"Cominciamo." Le disse la futura sorella acquisita, sorridendo.

 

Aragorn scese le ultime scale avvolgendosi nel mantello; il clima si era fatto implacabile da qualche giorno, ma certo si era alla fine di dicembre. Lui doveva ancora capire come uno possa decidere di sposarsi con un tempo simile.

Il ramingo guardò il cielo grigio e opaco, la nebbia che saliva lenta la costa delle montagne, e la neve, presente a quote pericolosamente basse; un brivido lo percorse, si imbacuccò ancora di più, avvicinandosi all'unica persona presente nello spiazzo delle scuderie.

"E' un'impressione mia, o fa un freddo cane?" Domandò l'uomo; Legolas, che stava strigliando Arod, si girò verso di lui sorridendo.

L'elfo non aveva nemmeno la pelle arrossata dal vento, e indossava pantaloni da lavoro ed una camicia di leggera lana color panna, slacciata sul petto.

"Ho paura che domani..." Guardò verso nord. "...nevicherà."

"Non me lo dire, io sto già morendo così." Affermò Aragorn, stringendosi addosso il pesante mantello.

"Non ti riconosco, Estel." Legolas scosse il capo, divertito.

"Le cose sono due, o sto invecchiando, oppure mi sto abituando a vivere al chiuso..." Affermò il ramingo. "Tu non hai freddo?"

"Io... stavo lavorando, e poi... che domande fai, come se non conoscessi gli elfi." Dichiarò l'amico, inclinando il capo.

"Hmm, dammi una pelle da elfo..." Mormorò lamentoso il re di Gondor; Legolas rise.

"Posso solo darti un po' di pelle di elfo." Affermò poi divertito, allungando le mani sul viso dell'amico e carezzandogli le guance con i palmi caldi.

"Grazie." Gli disse Aragorn, quando tolse le mani dal suo volto.

"Di nulla." Legolas tornò a girarsi verso il cavallo. "Va Arod." Gli diede una pacca sulla groppa, invitandolo a tornare da solo nella stalla; quello ubbidì.

Quando tornò a voltarsi verso il ramingo, lo trovò intento ad osservare le montagne con le sopracciglia corrucciate.

"A che pensi?" Gli chiese l'elfo, fermandosi accanto a lui.

"Al fatto che Eomer sta per sposarsi." Legolas rise, di questa sua ingenuità.

"E' inevitabile, è un re, ha dei doveri verso il suo popolo." Affermò poi.

"Certo, lo so, solo che non sembra il tipo." Si scambiarono un'occhiata divertita. "E tu?" Domandò poi il ramingo. "Quando lo farai?" L'elfo chinò lo sguardo.

"Veramente... io e Celediel abbiamo deciso che, eventualmente, lo faremo un giorno, quando raggiungeremo le nostre famiglie..."

"Oh, che peccato." Si lamentò il re. "Io volevo vederti sposato..." Aggiunse, con aria finto rammaricata.

"Mi dispiace, mammina!" Scherzò Legolas; scoppiarono a ridere.

"Dovrebbe bastarti vedermi felice." Affermò l'elfo fissandolo negl'occhi, qualche attimo dopo, quando smisero di ridere.

"Mi basta lo sai, odio vederti triste." Dichiarò Aragorn, passandogli una mano sulla schiena. "Gli elfi tristi sono uno spettacolo molto deprimente..." E di nuovo risero.

Levarono gli occhi al cielo, smettendo di ridere, quando si accorsero che stavano scendendo radi fiocchi bianchi; Aragorn spalancò gli occhi, allibito.

"Sta nevicando!" Esclamò allargando le mani e guardando le nuvole, mentre piccoli fiocchi di neve gli si depositavano sulle ciglia.

"Pare di sì..." Ammise Legolas.

"Tu hai detto che sarebbe nevicato domani!" Gli gridò contro, fissandolo con espressione stupitissima; la neve cadeva sempre più fitta.

"A volte anche gli elfi sbagliano..." Si giustifico l'amico, sorridendo rassegnato; Aragorn strinse le labbra in un sorriso ironico, scuotendo il capo.

"Scemo..." Gli disse; Legolas sorrise canzonatorio.

"Andiamo dentro, ho freddo..." Mormorò, stringendosi nelle braccia.

"Dai, vieni sotto, ti riparo mentre rientriamo." Ribatté il ramingo, alzando il lembo del suo mantello; l'elfo s'infilò sotto e, ridendo, corsero verso il palazzo.

 

CONTINUA…

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Capitolo 11
*** 11 - L'attesa ***


11

11. L'attesa

 

Una rapida sera era calata sul ventidue dicembre, mentre la neve cadeva copiosa sul Riddermark. Gli ospiti di Meduseld cenarono insieme allegramente e, dopo le solite chiacchiere, si ritirarono nei loro alloggi, pronti ad affrontare la notte prima delle nozze.

Lothìriel, in piedi davanti alla finestra, osservava la nevicata, che era così fitta da non riuscire a vedere oltre il proprio naso; era la prima volta che vedeva la neve, era uno spettacolo affascinante, soprattutto per via del suggestivo silenzio che la accompagnava.

"Il bagno è pronto." Le annunciò la voce della madre.

"Grazie, vengo." Rispose lei, continuando a fissare le bianche spirali fuori dal vetro.

"Hai intenzione di usare quella fialetta dell'elfo?" Le domandò Etheldred.

"Certo." Dichiarò voltandosi verso di lei.

"Non comprendo questa tua inspiegabile simpatia per quella tizia..." Affermò la donna con la sua solita espressione altezzosa.

"E' una mia amica." Spiegò semplicemente Lothìriel.

"Sì, ma si veste da uomo..."

"Trovo i suoi abiti molto comodi."

"E poi ha un comportamento scandaloso, non riesce a stare lontano da quell'altro, e li ho sorpresi più di una volta a baciarsi in maniera sconveniente nei corridoi..."

"Sono molto innamorati." L'interrupe nuovamente la figlia; lei le lanciò un'occhiata indispettita.

"E' un elfo."

"Non capisco davvero la vostra scarsa fiducia in loro, io li trovo un popolo meraviglioso, e anche mio padre ha sangue elfico..."

"Ah, tanto è inutile discutere con te!" Sbottò Etheldred. "Vieni a fare il bagno, l'acqua si raffredda." Aggiunse facendo per precederla.

"Vi posso chiedere una cosa, madre?" La domanda fermò i passi della donna, che tornò a voltarsi verso la figlia; la incitò a parlare con un gesto. "Voi, volete bene a mio padre?" La madre assunse un'espressione al limite del sorpreso, quanto gli permetteva il fatto di continuare a tenere il suo tipico broncio.

"Che domande... Ho molto rispetto per lui." Rispose infine, dopo un attimo di silenzio; forse era imbarazzata, ma certo il suo volto di pietra non lo dava a vedere.

"Ma, come uomo, vi piace?" Insisté la ragazza.

"Tuo padre è un uomo molto bello." Disse, fissandola.

"Lo sapevo, evitate di rispondere, una delle cose che vi riescono meglio..." Affermò sconsolata Lothìriel, scuotendo il capo.

"L'acqua si fredda, sbrigati." Le ordinò la madre, allontanandosi; la fanciulla si voltò di nuovo verso la finestra, la neve, ora, cadeva molto più lentamente. Afferrò la fialetta che le aveva dato Celediel e raggiunse la stanza da bagno.

 

Eomer si stava slacciando la vestaglia, pronto ad immergersi nella vasca da bagno, quando bussarono alla porta della sua camera; sbuffò, poi, riallacciandosi la veste, si decise ad aprire.

Il visitatore non era altro che Celediel, con i capelli sciolti e addosso una vestaglia, da uomo, che le calava da una parte, lasciando scoperta una perfetta spalla candida; quella sua finta trascuratezza nel vestire era parte integrante della sua sensualità inconsapevole, ed Eomer la adorava.

"Mi fai entrare, o hai intenzione di rimanere imbambolato sulla porta?" Gli chiese ironica; lui si riscosse e le fece cenno di entrare.

"Ma tu hai un sesto senso, per beccarmi sempre quando faccio il bagno?" Le domandò, quando fu entrata.

"Beh, ora non sei in vasca, e, l'ultima volta, a bagno avevi solo i piedi, tutto il resto era fuori..." Gli rispose maliziosa, guardandolo negl'occhi.

"Hai guardato, allora..."

"Hai una... grossa cicatrice..."

"Osservato attentamente, direi..."  Continuò compiaciuto lui, sedendosi; lei sorrise e si avvicinò. "Che sei venuta a fare?" Le domandò, cambiando discorso.

L'elfo sollevò la mano sinistra, mostrandogli una fialetta di vetro, contenente un liquido di colore azzurrino; lo agitò leggermente.

"A che serve?" Chiese Eomer, indicandola con un gesto; Celediel si sedette sul suo ginocchio, guardandolo negl'occhi.

"Domani ti manterrà fresco e vigoroso per tutto il giorno." Gli sussurrò a pochi centimetri dal volto; quella sua voce profonda, quasi maschile (in senso elfico) aveva una carica di erotismo spaventosa, almeno alle orecchie di Eomer.

"Celediel..." Solo un pavido tentativo di scrollarsela di dosso.

"Ne metti metà nell'acqua del bagno, e l'altra la usi per i capelli..." Gli carezzò la testa, scostandogli i ciuffi che gli cadevano sulla fronte.

"Celediel..." Lei continuava a muoversi, senza accorgersi che la vestaglia, così, mostrava più del dovuto. "Non sono di legno!" Esclamò alla fine l'uomo; lei lo guardò, spalancando gli occhi, sorpresa.

"Oh, scusa..." Mormorò l'elfo alzandosi. "Non volevo essere... invadente."

"Non è esattamente la parola che avrei usato io, ma..." Commentò lui, risistemandosi sulla sedia. "Però... posso farti un appunto?"

"Dimmi." Lo incitò lei, sorridendo tranquillamente.

"Ma una camicia da notte, là sotto..." Indicò la vestaglia, che le lasciava scoperte le spalle ed una gamba fino al ginocchio; Celediel si guardò.

"Camicia da notte?" Rialzò gli occhi su Eomer. "Non la uso, io e Legolas dormiamo nudi." Aggiunse senza scomporsi.

"Chissà perché, non mi meraviglia." Affermò l'uomo; l'elfo rise, e lui la imitò.

"Dimmi..." Riprese lei, poco dopo. "...sei molto emozionato?" Gli chiese.

"Hmm..." Ci pensò un momento, alzando gli occhi al soffitto. "Ora sono abbastanza tranquillo, te lo confermo domani mattina, comunque."

"Allora tornerò a chiedertelo!" Ribatté lei ridendo.

"Quello che posso dire è che sento molta aspettativa, il matrimonio ci permetterà, finalmente, di conoscerci bene senza fastidiosi formalismi." Continuò Eomer, allargando le mani.

"E non hai paura di scoprire dei difetti che non ti piaceranno?" Domandò allora l'elfo, incrociando le braccia; lui le sorrise.

"Credo che sia parte determinante dell'unione di due persone, quella di scoprire pregi e difetti del proprio compagno, ed apprezzarli e accettarli, tu non credi?" Le rispose.

"Lo credo." Affermò lei, più seria. "Ora devo andare, buonanotte Eomer." Gli porse la fialetta e lui la prese.

"Buonanotte Celediel." Le augurò anche lui, mentre raggiungeva la porta.

"Ah..." L'elfo si voltò. "Sai una cosa? Tu mi piaci molto..."

"Questo credo di averlo capito." La interruppe lui sorridendo sornione.

"Lothìriel è una ragazza fortunata." Riprese Celediel, con un sorriso sereno. "Vi auguro tanta felicità."

"Questo diccelo domani, quando saremo insieme, ora vai, non far aspettare il tuo elfo." Le disse lui, incitandola con un gesto; lei gli sorrise ancora una volta ed uscì.

 

Aragorn stava steso sul letto, rilassato, osservava il fuoco scoppiettare nel camino; Arwen lo abbracciava, posando il capo sulla sua spalla e, con la mano, gli carezzava l'addome all'altezza dell'ombelico. Lui, ogni tanto, passava delicatamente la mano tra i suoi capelli morbidi; era bello stare così.

"Abbiamo fatto bene a non dirglielo?" Le chiese, rompendo il silenzio; lei gli baciò il collo.

"Lo sai, avrebbe distratto dalla cerimonia, e poi sei stato tu a proporlo." Gli rispose poi.

"Sì, e penso ancora che sia meglio, quei due si meritano tutta l'attenzione domani." Affermò l'uomo, carezzando la schiena della moglie.

"Lo annunceremo dopodomani, in fondo giorno più, giorno meno, l'erede di Gondor non vedrà la luce che tra qualche mese..." Aragorn la guardò dolcemente.

"Sarà bello, o bella, come te." Le disse sulle labbra.

"Ma con i tuoi occhi." Replicò Arwen, lasciandosi poi baciare.

"Tutto quello che vuoi, stella mia, ma ti prego non fermare quella mano..." Bisbigliò sul suo collo, quando smise di baciarla; lei rise piano.

"Tranquillo, mio re, ho intenzione di andare molto oltre..." Gli rispose nell'orecchio.

"Bene, almeno mi si scalderanno i piedi..."Arwen scoppiò a ridere contro il suo petto, mentre lui, tenendola tra le braccia, si girava andandole sopra.

"Ti amo perché sei un uomo spiritoso." Gli disse, carezzandogli la schiena.

"Ma io dicevo sul serio." Ribatté Aragorn, calandole la camicia da notte; lei gli prese il viso tra le mani, per guardarlo negl'occhi.

"Allora ti amo perché sei un uomo serio." Insisté con tono scherzoso; lui la osservò languidamente.

"Esploriamo un altro dei lati per cui mi ami..." Annunciò l'uomo; l'ultima risata dell'elfo fu soffocata da un profondo bacio.

 

Legolas, seduto nel letto e con le gambe sotto le coperte, stava leggendo un libro, quando la porta Si aprì; era Celediel, aveva una faccia strana, lui la guardò con espressione interrogativa. L'elfo gli sorrise, rassicurandolo.

"Ci hai messo tanto." Le disse posando il libro.

"Ho dovuto respingere le sconvenienti proposte di Eomer." Rispose lei, mentre si sfilava la vestaglia; lui sorrise ironico.

Celediel s'infilò sotto le coperte, rannicchiandosi subito contro Legolas; il principe elfo la strinse a se, carezzandole i lunghi capelli.

"Hm... sei caldo e profumato come una torta appena sfornata..." Mormorò lei, affondando il viso tra i suoi capelli.

"Tu invece sei gelata." Le disse lui. "Dove sei stata?" Le chiese; la fanciulla elfo non alzò il viso dalla sua pelle calda.

"Dopo aver parlato con Eomer sono andata a prendere una boccata d'aria..." Legolas stava per rimproverarla. "...era così bello guardare la neve... non nevica a Lòrien..." Il suo tono era così triste che non ebbe il coraggio di dirle nulla.

"Che cosa c'è?" Si decise a domandarle, dopo qualche minuto di silenzio.

"Niente." Rispose lei, continuando a celargli il viso.

"Nei nostri momenti difficili hai detto troppi 'niente' che significavano tutt'altro, ora dimmi che cosa hai." Insisté l'elfo silvano; Celediel sollevò lentamente il capo.

"Non posso proprio nasconderti nulla, eh?" Legolas negò, ma poi le sorrise, quel suo sorriso dolcissimo che le faceva mancare i battiti del cuore.

"Io ti amo, completamente, e ti conosco, so quando hai qualcosa che non va..."

"E' proprio questo." Lo interruppe lei.

"Cosa?" Chiese stupito; Celediel aveva riabbassato gli occhi.

"Li invidio, un po'..." Legolas aggrottò le sopracciglia, continuando a guardare, stupito, la sua compagna accucciata contro di lui.

"Chi?"

"Eomer e Lothìriel..." Il principe spalancò gli occhi, ecco una risposta che non si aspettava. "...loro devono ancora conoscersi, scoprire ogni lato del proprio compagno..."

"Scusa, ma non riesco a capire." Intervenne lui; Celediel sollevò gli occhi nei suoi e gli carezzò il viso.

"Hai mai pensato che, se un giorno noi ci sposeremo, non avremo più nulla da scoprire, che conosceremo a menadito le nostre menti..." Gli carezzò la fronte. "...i nostri corpi..." La sua mano scivolò lungo la guancia, fino al collo. "...i nostri cuori." Si fermò, col palmo contro il suo petto.

"Mi spiace, ma non credo." La stupì Legolas. "Tu continui a sbalordirmi, sei imprevedibile, e tra mille anni sarà ancora così." Aggiunse sorridente, sistemandole una ciocca di capelli.

"E tra duemila, cinquemila, diecimila?"

"Shhh..." Le posò l'indice sulle labbra aperte. "Non pensare, oggi è già passato, domani è già presente." Le sussurrò dolcemente, portandola su di se.

"Che cosa devo fare, allora?" Chiese tristemente.

"Baciami come se fosse la prima volta." Rispose lui; vide il volto di Celediel rasserenarsi all'improvviso, anzi sembrava quasi commossa.

"Il nostro primo bacio è stato molto speciale." Affermò lei, con gli occhi fissi nei suoi.

"Ricorda quelle sensazioni, e provale di nuovo." Le consigliò Legolas; Celediel sorrise, poi si chinò sulle sue labbra, baciandolo.

E fu difficile recuperare la gioia ed il dolore, il pudore e la paura, la particolare eccitazione di quel primo bacio, ma per un elfo ritrovare i sentimenti non è così improbabile, e comunque questo bacio fu davvero speciale, soprattutto per la volontà dei due partecipanti.

"Hannon le, meleth nîn..." Gli bisbigliò all'orecchio Celediel, quando si lasciarono le labbra; lui sorrise stringendola teneramente a se. "Posso chiederti una cosa?"

"Certo." Annuì Legolas.

"Stanotte possiamo restare così, semplicemente abbracciati, e riposare?" Gli disse, con sul viso un'impagabile espressione ingenua.

"Ogni tuo desiderio è un ordine, vita mia." Le rispose sorridendo. "Ti cullerò nei miei sogni..."

"Amin mela lle..." Mormorò impercettibilmente Celediel, prima di accomodarsi tra le sue braccia; Legolas sentì perfettamente, e le baciò con dolcezza la fronte.

 

La porta si aprì improvvisamente sul corridoio, facendo sussultare Eomer; lo spostamento d'aria fece tremolare i lumi più vicini. L'uomo si girò lentamente verso la porta che si era aperta, sospirando di sollievo quando, nel suo vano, vide la sorella.

"Ma che diavolo ti è saltato in mente, Eowyn? Volevi farmi venire un colpo?" Le disse a bassa voce.

"Ho sentito dei rumori, non potevo immaginare che eri tu." Protestò lei, posando le mani sui fianchi. "Piuttosto, che ci fai qui a quest'ora?" Eomer sollevò gli occhi al soffitto, cercando rapidamente una scusa plausibile.

"Stavo andando a dormire..." Biascicò senza guardarla.

"La tua camera è dall'altra parte." Gli indicò lei, con un sorrisetto sarcastico.

"Facevo due passi."

"Ma raccontamene un'altra."

"Oh, insomma, vado dove mi pare, questo è il mio palazzo!" Sbottò il fratello alzando la voce. "Tu, piuttosto, perché non vai a scaldare tuo marito." Aggiunse.

"Senti..."

"Giusto!" La interruppe una voce dall'interno della stanza. "Eowyn, vieni a letto." Era Faramir.

"Sentito?" Eomer le indicò la camera. "Se lo trascuri così, dovrà trovarsi un'amante." Continuò ironico, con un sorriso canzonatorio.

"Antipatico!" Gli gridò, lanciandogli una pantofola; lui la scansò abilmente.

"Ahahah, non mi hai preso!" La prese in giro Eomer.

"Io ti o..." Non poté finire la frase poiché apparve Faramir, che la prese in braccio; lei lo guardò allibita.

"Ci vogliono le maniere forti con te, ragazzina." Le disse dolcemente, poi si girò verso l'esterno. "Buonanotte Eomer." Augurò il sovrintendente, afferrando la maniglia.

"Buonanotte Faramir." Rispose il re del Mark, sorridendo soddisfatto.

Eomer, rimasto solo, sospirò forte, scuotendo i capelli, poi percorse ancora qualche metro lungo il corridoio; si fermò davanti alla porta di Lothìriel, titubando un attimo prima di bussare, non voleva certo disturbarla. La ragazza aprì quasi subito, e assunse un'espressione molto stupita, nel vedere il promesso sposo.

"Scusa se ti disturbo a quest'ora, ma devo chiederti una cosa, e... se non lo faccio ora, non lo faccio più." Affermò, tutto d'un fiato.

"Entra." Lo invitò lei, divertita.

"Perdonami ancora, ma... è importante per me." Riprese Eomer, girandosi verso di lei che stava chiudendo la porta.

"Stavo andando a dormire, ma non ho molto sonno." Ribatté Lothìriel sorridendogli. "Dimmi." Lo incitò; lui si avvicinò e le prese le mani.

"Lothìriel tu, vuoi sposarmi?" Le chiese fissandola negl'occhi; la fanciulla rimase esterrefatta, alzando le sopracciglia.

"Ma... ma Eomer, domani c'è la cerimonia..." Balbettò preoccupata.

"No, aspetta..." Negò l'uomo, lasciandole le mani. "Forse non hai capito... Io voglio sapere se tu desideri, davvero, sposarmi." Lothìriel fece una deliziosa O con la bocca.

"Credo di aver compreso." Affermò la ragazza, annuendo.

"Allora?" Insisté Eomer, tornando a prenderle le mani.

"Se devo essere sincera, qualche mese fa, sposarti non era esattamente in cima ai miei desideri, non ti conoscevo, non sapevo chi eri..." Eomer corrucciò le sopracciglia. "...ma adesso, che ho scoperto che uomo sei..." Continuò dolcemente. "...io posso dire sì, Eomer re di Rohan, io voglio davvero sposarti." Terminò la frase sorridendo.

"Grazie..."

"E tu, desideri sposarmi, Eomer?" La domanda parve coglierlo di sorpresa; si allontanò di qualche passo dalla fanciulla, chinando il capo.

"Voglio anch'io essere sincero con te, come lo sei stata tu." Annunciò poco dopo, risollevando la testa e guardandola negl'occhi. "Era un momento difficile della mia vita, avevo perso persone che amavo, ero distrutto, non pareva vero che la guerra fosse finita, ed ho accettato di sposarti solo per compiacere tuo padre..." Confessò. "...ma non era quello che volevo, non ci pensavo nemmeno al matrimonio, e anche quando ti ho conosciuta non c'era niente di più lontano dalla mia mente, devo ancora imparare a fare il re..." Continuò con espressione sincera. "Ma Lothìriel..." Le posò le mani sulle spalle. "...tu sei una gran donna, e in questo momento desidero soltanto che tu divenga mia moglie, perciò anch'io rispondo sì alla domanda." Concluse con un sorriso impagabile.

"Adesso che ci siamo chiariti, è tutto a posto?" Domandò la ragazza, inclinando leggermente il capo; i suoi capelli d'oro liquido luccicavano nella calda luce delle candele.

"Oh, sì." Rispose Eomer abbracciandola.

Rimasero così per qualche minuto, l'uno tra le braccia dell'altra, davanti al camino. Lothìriel trovava il corpo di Eomer così caldo e accogliente che avrebbe potuto addormentarsi lì, così, in piedi; l'uomo affondava il viso tra i folti capelli della ragazza, perdendosi nel loro dolcissimo profumo.

"Che buon profumo..." Sussurrò Eomer, piegandosi per raggiungere il collo.

"Anche tu..." Replicò Lothìriel, posando la guancia dove i risvolti della vestaglia e della veste lasciavano spazio alla pelle.

Si fermarono, sciolsero le braccia e si guardarono in viso, sorpresi e divertiti; lei lo incitò con un gesto a parlare.

"Celediel mi ha dato un... qualcosa, da mettere nell'acqua del bagno." Le spiegò l'uomo; lei sorrise.

"Anche a me." Ammise tranquillamente. "Dice che si manterrà per tutta la giornata di domani."

"E questo non mi dispiace per niente..." Mormorò Eomer, stringendola di nuovo a se.

"Nemmeno a me..." Confermò Lothìriel, assecondandolo. "Però..."

"Cosa?" Le stava baciando il collo.

"E' tardi, e non voglio essere uno straccio domani." Gli disse; lui la osservò, chiaramente deluso. "E' ora che tu vada." Aggiunse spingendolo verso la porta.

"Sei crudele..." Si lamentò l'uomo, ritrovandosi appoggiato al legno. "Almeno il bacio della buonanotte me lo merito..." Continuò, con una faccina triste.

"Se me lo chiedi così..." Mormorò languidamente la fanciulla, passandogli le braccia intorno al collo e lasciandosi andare ad un appassionato saluto.

 

CONTINUA…

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Capitolo 12
*** 12 - La cerimonia ***


12

12. La cerimonia

 

Celediel sbadigliò, stropicciandosi il naso e gli occhi, poi allungò un braccio, trovando nel letto solo un tiepido calorino; delusa fece spuntare la cima della testa dalle coperte.

"Legolas lisse nîn..." Chiamò con voce lamentosa. "Meleth... lisse..."

"Non fare i capricci, è ora di alzarsi." Mormorò una voce dolce; lei si scoprì di colpo il viso, mostrando un broncio insoddisfatto, aveva voglia di fare un po' di scena.

"Odio svegliarmi lontano dalle tue braccia." Protestò.

"Oggi sarà una giornata impegnativa..." Riprese Legolas, sedendosi sul letto. "...e anche tu devi cominciare a prepararti." Le diede un colpetto sul naso con l'indice; Celediel fece una smorfia buffa, lui rise. Lei prese una decisione.

"Non ha ancora fatto giorno... e tu..." La osservò allibito, mentre usciva dalle coperte e gli saltava addosso, stendendolo. "...mi dedicherai un po' di tempo." Aggiunse slacciandogli la vestaglia, dopo che si era seduta su di lui.

"Celediel..." Tentò di protestare, ma lei gli stava già passando le mani sul petto scoperto, e languidamente mordicchiando la spalla, muovendosi contro di lui. "...continua così, ti prego..." Riuscì soltanto a sussurrare, mentre cedeva all'eccitazione.

"Ma non era tardi?" Gli chiese sensualmente la compagna, bisbigliando nel suo orecchio con un sorriso soddisfatto.

"Credo che abbiamo ancora qualche minuto..." La sua bocca fu chiusa da un dolcissimo bacio.

 

Arwen si avvicinò lentamente alla ragazza seduta davanti allo specchio, con la silenziosità tipica della sua razza. L'amica non si accorse di nulla, finché non vide la sua immagine sorridente riflessa nello specchio; le sorrise a sua volta, girandosi.

"Sei pronta?" Le domandò l'elfo.

"Sì, hanno appena finito di arricciarmi i capelli." Rispose Lothìriel, sistemandosi un boccolo biondo.

"E, con l'emozione come va?" Continuò la regina, aggiustandole la pettinatura.

"Umpf..." La fanciulla sbuffò, respirando forte. "Posso farcela." Dichiarò poi, sorridendo.

"Bene." Le disse Arwen sorridendo dolcemente.

"Tu eri molto emozionata, il giorno delle tue nozze?" Le chiese Lothìriel.

"Aspettavo quel giorno da così tanto tempo..." Rispose la regina distratta, guardando nel vuoto. "Ero stanca e tesa, ma quando ho guardato Estel negl'occhi, tutto il resto è scomparso..." Tornò a guardare l'amica.

"Vorrei solo avere qualcosa per distrarmi un momento..." Dichiarò Lothìriel, chinando il capo.

"Posso rivelarti un segreto, che sono sicura ti farà pensare ad altro, almeno per qualche minuto." Gli disse Arwen, abbassandosi verso di lei con fare cospiratorio.

"Lo voglio, dimmi." La incitò la ragazza bionda.

"Ho promesso ad Aragorn che non lo avrei detto a nessuno, tu giurami che non lo rivelerai ad anima viva." Le mormorò fissandola negl'occhi.

"Giuro, sarò muta come una tomba." Promise Lothìriel.

"Aspetto un bambino." La faccia della dama di Dol Amroth assunse un'espressione di meravigliata gioia; balzò in piedi, abbracciando l'amica.

"E' bellissimo, Arwen!" Esclamò ridendo.

"Calma, calma, ti si sciupano i capelli!" Protestò divertita la regina, allontanandola da se.

"Oh, è veramente una splendida notizia! Ma lo direte anche agl'altri, vero?!" Continuava la fanciulla, saltellando.

"Sì, sì, certo, dopo la festa..." Arwen cercava di calmarla. "Adesso, ti prego, calmati, sta arrivando qualcuno, non vorrei dover dare troppe spiegazioni." Aggiunse sorridendo.

"Certo, certo..." Rispose Lothìriel, alzando le mani e ricomponendosi; in quel momento entrarono Eowyn e Celediel, la dama bianca portava la cappa col bordo di pelliccia.

"Ecco qua, ti mancava solo questa." Le disse, porgendogliela.

"Grazie, Eowyn." Replicò la ragazza con un piccolo inchino.

"Il corteo è pronto, aspettano te." Intervenne Celediel; Lothìriel prese un lungo respiro.

"E' l'ora." Affermò guardando Arwen negl'occhi; lei annuì sorridendo. "Andiamo a salutare gli antichi re." Si sistemò la cappa sulle spalle, poi uscì dalla stanza, seguita dalle altre tre.

 

L'elfo attraversò silenzioso la porta socchiusa; Eomer era in piedi vicino al letto e si stava sistemando il vestito.

"Come..." L'uomo si girò di scatto, puntandogli contro l'indice; Legolas si zittì.

"Giuro, al prossimo che mi chiede come va, gli spiano il culo a pedate." Annunciò serissimo il re del Mark; l'elfo alzò le mani in segno di resa.

"Te lo hanno chiesto in molti?" Si azzardò a chiedere Legolas, mentre l'amico tornava a dargli le spalle; lo vide annuire.

"Praticamente tutti." Rispose, voltandosi e finendo di allacciare la cintura. "Il primo è stato Sam, poi Imrahil e la sua dolce sposa, Faramir, Merry e Pipino, Eowyn, che è venuta a portarmi la cappa..." Indicò il mantello sul letto. "...Gimli..."

"Aragorn?"

"No, lui non si è ancora visto, in compenso è passata Arwen..."

"Celediel?" Il tono con cui Legolas lo chiese fece alzare ad Eomer gli occhi dalla fibbia della cintura; si fissarono un attimo negl'occhi.

"Lei è... passata ieri sera..." L'elfo sorrise.

"Lo so."

"Doveva venire anche stamattina..." Continuò Eomer.

"Lo so."

"C'è qualcosa di lei che non sai?" Domandò ironico il re, incrociando le braccia.

"Molte cose." Rispose Legolas annuendo.

"Chissà, forse, se l'avessi conosciuta prima di te..."

"Non mi pare il momento di porsi certe domande, Eomer." Ribatté tranquillamente l'elfo. "Stai per sposare una donna magnifica, e non solo in senso fisico, e le vuoi bene." Aggiunse.

"Lo so."

"Vedi che qualcosa sai anche tu?" Scherzò Legolas, inclinando di lato la testa bionda.

"Fottiti." Borbottò Eomer, afferrando la cappa.

"Sta arrivando Estel." Annunciò l'elfo.

"E come lo sai?" Chiese stupito l'amico, tornando a guardarlo.

"Il passo di Grampasso è inconfondibile."

"Come va?" Esordì il re di Gondor entrando nella stanza; Eomer levò gli occhi al soffitto, mentre Legolas rideva sommessamente.

"Io vado, accompagno il corteo ai Tumuli." Intervenne l'elfo, continuando a ridacchiare. "Vi lascio."

"Ci vediamo dopo." Lo salutò Aragorn; Eomer, invece, gli fece solo un cenno con la mano e un sorriso appena accennato, ma sincero.

"Sei pronto?" Chiese il ramingo, quando Legolas ebbe lasciato la camera.

"Sì." Annuì Eomer, con espressione decisa. "E ti dirò, sono felice che sia giunto il momento." Aggiunse, passando vicino al fraterno amico e battendogli la mano sulla spalla.

 

Legolas scendeva le scale abbastanza in fretta, poiché sentiva chiaramente i rumori del corteo della sposa che si preparava a partire; svoltò un pianerottolo e si trovò davanti Celediel, ferma qualche scalino più sotto. Si guardarono negl'occhi.

Lui indossava una tunica di velluto blu molto scuro, con ricami d'argento sul colletto, lungo l'abbottonatura e sul risvolto delle maniche; per l'occasione aveva anche indossato un cerchietto di mithril sulla fronte. Vederlo in quel modo, all'improvviso, era come essere catapultati in un sogno, e così fu per Celediel.

Lei, invece, portava un mantello, con cappuccio, color azzurro ghiaccio, che le copriva interamente l'abito; rimanevano scoperti solo il suo viso esotico, con gli zigomi alti e quegl'occhi all'insù, il profilo della coroncina di mithril che aveva sulla fronte e due bande di capelli biondi che uscivano dal cappuccio, adagiandosi sul davanti. Legolas era convinto di non averla mai vista così bella ed eterea, gli mancava il respiro.

"-Il blu è decisamente il tuo colore.-" Gli disse col pensiero.

"-Tu sei splendida, somigli a Galadriel, ma sei molto più bella di lei.-" Rispose lui, allo stesso modo.

"-Sei andato via quando ancora mi stavo vestendo...-" Si lamentò Celediel.

"-Per colpa tua stavo per fare tardi.-" Replicò Legolas, alzando un sopracciglio; i loro occhi erano incatenati.

"-Ma dovevo dirti una cosa importante.-" Continuò la fanciulla elfo.

"-Dimmela adesso.-" La incitò il principe; lei fece un breve sorriso, poi salì due gradini, fermandosi sotto a quello dove era lui.

"E' stato bellissimo, stanotte." Mormorò dolcemente; Legolas sorrise, completamente rapito dal suono della sua voce, dal suo profumo, dalla sua sola presenza. "E anche stamattina..." Aggiunse, con molta più sensualità; lui alzò le sopracciglia, soddisfatto, mentre lei gli passava le braccia intorno al collo, affondando le dita nei suoi capelli

Il cappuccio del mantello di Celediel scivolò dalla sua testa, mentre, con passione, si baciavano sulle scale.

"Hemhm..." Tossicchiò qualcuno, ma loro non gli diedero peso, continuando a baciarsi. "Siete bellissimi, ma si sta facendo tardi..." La voce di Eowyn li fece staccare; guardarono nella sua direzione e videro, sulle scale sopra di loro, la bianca dama in compagnia della principessa Etheldred.

I due elfi si scambiarono un'occhiata imbarazzata, poi guardarono Eowyn, con espressione pentita e, infine osservarono preoccupati la faccia schifata dell'altra donna.

"Scusate..." Mormorò Legolas. "Sarà meglio che ora andiamo..."

"Eh, sì..." Confermò Celediel; poi si presero la mano e scesero di corsa le scale, ridendo.

"Elfi." Commentò acida Etheldred, scuotendo il capo.

 

Il bastione di Meduseld, davanti al porticato d'entrata, era stato pulito dalla neve, ma certamente sarebbe stato impossibile togliere il freddo; Eomer aspettava là sopra, insieme ad Aragorn, Arwen, Eowyn e Faramir, cercando di resistere al vento gelido che gli buttava il nevischio sulla faccia arrossata. Gli invitati più furbi, vedi hobbit, erano già dentro, ma il cerimoniale prevedeva che il re ricevesse la sposa sullo scalone, per poi condurla all'interno della reggia, accompagnati dalla persona che avrebbe officiato il rito.

La sposa del sovrano, secondo la tradizione del Mark, seguita da un ricco corteo, doveva attraversare la città di Edoras per essere vista e acclamata dai sudditi, giungere fino ai Tumuli dei Re, poi ripercorrere la collina e raggiungere il promesso sposo sul bastione di Meduseld.

Eomer tirò di nuovo su col naso; Aragorn lo guardò divertito, aveva un'espressione a dir poco comica. Il re di Gondor scambiò poi un'occhiata con la sua sposa, che gli sorrise tranquilla.

"Mi domando perché stiamo aspettando qui fuori." Disse il re del Mark, stringendosi nelle braccia e serrando l'allacciatura del mantello.

"Lo hai detto tu che bisogna rispettare la tradizione." Replicò Aragorn; lui lo guardò di sbieco.

"Sì, ma io sono il re, la potevo anche cambiare questa cavolo di tradizione!" Sbottò Eomer; Arwen rise. "Non avevo mai sofferto tanto freddo..." Aggiunse, tornando a guardare l'orizzonte.

"E... e... etcì!" Eowyn starnutì, facendo voltare tutti gli altri. "Scusate..." Si giustificò la dama, tirando su col naso il più educatamente possibile; Eomer si girò di nuovo, scuotendo il capo, seguito dagli altri.

"Psst..." La voce di Eowyn di nuovo. "Psst..." Eomer alzò gli occhi al cielo. "Psst..." Ora basta; il re si girò di scatto verso Faramir.

"Le vuoi rispondere!" Gli ordinò; dopo un attimo di smarrimento, il sovrintendente si voltò verso la moglie.

"Dimmi, cara."

"Mi gocciola il naso, non è che avresti un fazzoletto?" Gli domandò timidamente, e a bassa voce, la dama; lui le porse subito il suo fazzoletto. La donna si soffiò il naso e glielo rese.

"Ma... me lo rendi?!" Esclamò il marito; lei si strinse nelle spalle.

"Tu hai dove tenerlo." Rispose noncurante.

"Arrivano." Annunciò Aragorn; la sua voce attirò l'attenzione di tutti i presenti.

Il corteo era appena comparso in fondo alla strada, nei pressi delle mura; si distinguevano bene la figura nobile di Imrahil, in testa al gruppo, e Lothìriel al suo fianco, che montava Cioccadoro.

Eomer sentì, all'improvviso, le gambe cominciare a tremargli; un vuoto spaventoso alla bocca dello stomaco lo fece complimentare con se stesso per non aver fatto colazione, altrimenti, a quel punto, avrebbe anche potuto vomitare. Guardò il corteo avvicinarsi, poi le facce sorridenti intorno a se, e cominciarono a sudargli le mani, nonostante fossero gelate. Erano quasi arrivati, e ora? Chinò il capo, guardandosi la punta degli stivali; Aragorn si avvicinò a lui, posandogli una mano sulla spalla.

"E... se non volessi più sposarmi?" Mormorò pianissimo.

"Non dire sciocchezze." Rispose secco il ramingo. "Guardala." Aggiunse con dolcezza.

Eomer sollevò lo sguardo con lentezza estrema; il corteo si era fermato e Imrahil aveva appena fatto smontare Lothìriel dal cavallo. Al re di Rohan si spalancò leggermente la bocca.

I capelli della fanciulla erano acconciati sopra la testa in morbidi e vaporosi boccoli biondi; l'abito era color panna, con bordi e risvolti rosa, ricamati con rose dalle foglie d'oro, il tutto era completato dalla cappa di velluto bianco bordata di pelliccia, uguale a quella di Eomer. Lo guardò in volto, con quei suoi occhi d'oro, lucenti e splendidi, forse un po' lucidi; si vedeva che era emozionata. Stringeva la mano del padre, avvicinandosi a passi lenti e solenni; respirava in fretta, prendendo qualche sospiro profondo. Squillarono le trombe.

"Oh, per tutti i Valar..." Biascicò Eomer con voce strozzata, mentre la osservava.

"Cosa c'è?" Gli chiese Aragorn.

"E' fantastica..." Rispose sorpreso, continuando a fissare Lothìriel.

"Allora la sposi?" Domandò ironico l'amico, aspettandosi la risposta che arrivò.

"Certo che sì." Annuì Eomer; il ramingo fece un sorriso retorico e divertito.

Imrahil e Lothìriel, ormai, erano ai piedi della scale di Meduseld; la fanciulla continuava a fissare Eomer negl'occhi, e lo trovava bellissimo.

L'uomo aveva il bel viso rasato incorniciato dai capelli biondi, e un sorriso un po' stralunato; indossava una tunica color senape, bordata di porpora con ricami d'oro, che gli donava moltissimo. Aveva un aspetto regale ed i suoi occhi verdi la guardavano con dolcezza.

La sposa si fermò sul primo gradino, tenuta per mano dal genitore; Aragorn fece qualche passo, avvicinandosi a loro, poi si rivolse ad Imrahil.

"Chi concede in sposa questa donna?" Gli domandò, dando ufficialmente il via alla cerimonia.

"Suo padre." Rispose il principe di Dol Amroth, invitando la ragazza ad avanzare; poi si girò verso di lei, avvicinandosi, e le baciò la guancia. "Ti voglio bene." Le sussurrò all'orecchio, lei gli sorrise con tenerezza.

I due salirono ancora tre scalini, fermandosi davanti ad Eomer; lui e Lothìriel non avevano ancora smesso di guardarsi negl'occhi.

"Chi prende in sposa questa donna?" Chiese Imrahil al giovane uomo.

"Il re del Mark." Rispose orgoglioso Eomer, allungando la mano verso Lothìriel.

La folla, che aveva accompagnato il corteo, quando Imrahil mise la mano della sposa in quella del loro sovrano, scoppiò in gioiose grida e applausi; Lothìriel abbassò il capo con un sorriso timido, senza togliere gli occhi da quelli di Eomer, lui le baciò la mano.

 

Entrarono nella reggia seguiti dagli ospiti che avevano fatto parte del corteo della sposa, tra cui Gimli, Legolas e Celediel; nel frattempo, ricominciava a nevicare.

Aragorn e gli sposi si fermarono sotto il trono, mentre gli invitati si disposero intorno a loro, a semicerchio; a Celediel venne da ridere, quella scena le ricordava qualcosa...

"Cosa c'è?" Le bisbigliò Legolas, accorgendosi che si tratteneva.

"Niente, solo questo mi ricorda l'ultimo matrimonio a cui sono stata..." Rispose lei divertita.

"Non è che scapperà la sposa?" Domandò ironico l'elfo; Celediel lo guardò con un sorriso sbieco.

"Questa volta, credo proprio di no..." Ipotizzò poi, spostando gli occhi su Eomer e Lothìriel, che si tenevano le mani, guardandosi negl'occhi e sorridendo.

"Anch'io." Confermò lui, abbracciandola da dietro e posando il mento sulla sua spalla; si guardarono, si sorrisero. "-Ti amo...-" Si dissero con la mente.

La cerimonia, nel frattempo, continuava; Aragorn prendeva seriamente il suo compito di officiante, sotto lo sguardo severo di Dama Etheldred. Ora, gli sposi, si stavano scambiando le promesse; era un momento molto romantico, con la sala illuminata da centinaia di candele ed un irreale silenzio tutto intorno.

"Vuoi tu, Eomer, re del Mark di Rohan, prendere in sposa questa donna, e mantenere le promesse che le hai appena fatto?" Domandò serissimo Aragorn.

"Lo voglio." Rispose deciso, senza togliere gli occhi da quelli di lei.

"Vuoi tu, Lothìriel, figlia di Imrahil, prendere in sposo quest'uomo, e mantenere le promesse che gli hai appena fatto?" Stavolta l'officiante si rivolse alla sposa.

"Lo voglio." Mormorò dolcemente Lothìriel, poi sorrise ad Eomer.

"Con l'autorità conferitami dal re del Riddermark..." Lo sguardo del ramingo all'amico fu ironico. "...io vi dichiaro marito e moglie." Annunciò sorridendo.

Tutti rimasero fermi, non ci furono applausi; Eomer guardava il re di Gondor con espressione interrogativa, tenendo le mani di Lothìriel nelle sue.

"Ah... Oh, scusate!" Si riprese l'officiante. "Credo di aver dimenticato qualcosa..." Disse, sorridendo imbarazzato. "Puoi baciare la sposa." La ragazza rise.

Si scambiarono un leggero bacio, e gli invitati poterono lasciarsi andare ad un liberatorio applauso gioioso, dopodiché il sovrano condusse la sua sposa fuori, a salutare i sudditi infreddoliti che erano rimasti solo per vedere quella che ora era la loro regina.

Lothìriel si commosse, quando li sentì applaudire e acclamare: "Viva la Dama d'Oro, viva il re del Mark!"

"E ora: FESTA!!!!" Gridò Pipino, quando si decisero a tornare dentro; i musicisti cominciarono a suonare.

 

Il ricevimento fu magnifico, e durò per tutto il pomeriggio, fino a notte; i festeggiamenti sarebbero durati altri due giorni, a palazzo e nelle strade di Edoras.

Gli invitati poterono gustare le pietanze più prelibate, cantare le gesta del re e dei suoi amici, ballare fino a non sentirsi più le gambe; gli hobbit fecero onore a tutte e tre le discipline.

La sposa danzò con suo padre, e con Aragorn, Faramir, Merry e Pipino, Gimli, e infine anche con Eomer, che pensava di essere già stato dimenticato dalla sua fresca sposina; Lothìriel fece anche onore ai balli di gruppo, tipici del Riddermark.

Lo sposo, con infinita riluttanza, ma rendendosi conto che era suo dovere farlo, invitò a ballare la madre della sposa; poco ci mancò che non si guardassero nemmeno in faccia, ma Eomer cercò comunque di essere gentile, chiudendo un occhio sul fatto che lei lo ignorava.

Alla fine della serata, quando la maggior parte degli invitati se n'era già andata, gli amici più cari si riunirono intorno al grande focolare, iniziando a raccontare le vicende della guerra dell'Anello, da come era nata la Compagnia, all'avventura di Moria, dal dolore di Parth Galen al fortuito incontro con Eomer vicino alla foresta magica di Fangorn; e poi Barbalbero, Vermilinguo, la battaglia del Fosso di Helm, e quella del Pelennor, le gesta di Eowyn e il suo incontro con Faramir, la drammatica avvicinata al Monte Fato di Frodo e Sam... Lothìriel ascoltò attentamente ogni parola, rimase affascinata da ogni aspetto di quella intricata vicenda; gioì, si spaventò, si commosse, e capì che quello che aveva sposato non era solo un uomo gentile e un sovrano amato e rispettato, ma anche un guerriero coraggioso ed un nobile capitano di uomini.

Quando lo guardo di nuovo, mentre gli hobbit raccontavano del ritrovamento di Merry da parte di Pipino a Minas Tirith, lei lo vide sotto una luce diversa: il re del Mark era un grande uomo, ed era per questo che Aragorn si fidava di lui come di se stesso. E si accorse che questo le piaceva molto.

 

CONTINUA…

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Capitolo 13
*** 13 - La prima notte ***


13

13. La prima notte



I due sposi riuscirono a lasciare i festeggiamenti quando la notte era già alta; fuori era ripreso a nevicare forte, ma non c'era vento, solo un irreale silenzio.

Lasciati dai servi, si ritrovarono soli davanti alla porta della loro camera, a sorridersi imbarazzati; nessuno dei due si decideva ad entrare. Eomer, infine, mise la mano sulla maniglia.

"Re di Rohan." Lo fermò Lothìriel con voce autorevole; lui la guardò sorpreso. "Nel Mark non si usa portare la sposa in braccio, la prima notte?" Gli chiese, con più dolcezza, inclinando il capo di lato.

"Oh..." L'uomo spalancò la bocca, poi la richiuse in un sorriso furbo. "Come no!" Esclamò avvicinandosi a lei; la prese per la vita e se la caricò in spalla.

Lothìriel rimase esterrefatta per un attimo, mentre lui apriva la porta, dopodiché, riprendendosi, gli batté i pugni sul sedere.

"Ma che sistemi sono?!" Chiese ridendo; sentì che anche Eomer rideva.

"I metodi del Mark, mia Dama, vi dovrete abituare!" Scherzò lui dandole una manata sul fondoschiena.

Quando entrarono nella stanza ridevano come bambini; Eomer chiuse la porta, poi la depositò delicatamente a terra. Si guardarono ancora divertiti.

"Che peccato, si sono rovinati..." Affermò lui, poco dopo, prendendo tra le dita uno dei boccoli biondi della fanciulla, ormai sfatti.

"Ho provato a tenere la testa ferma tutto il giorno, ma..." Rispose ironica lei.

"Mi piacevano molto..." Eomer non la guardava negl'occhi, ma passava delicatamente le dita tra i suoi capelli, lungo il collo e le spalle; quel tocco le faceva venire i brividi.

"Amavi molto Theoden?" Gli chiese Lothìriel, dopo un attimo di silenzio; lui abbassò gli occhi nei suoi, con espressione triste.

"Sì, era il padre che avevo perso, mi ha cresciuto, e suo figlio era un fratello." Rispose, continuando a carezzare il viso della moglie. "La loro è stata una perdita terribile per me ed Eowyn, quasi come quella dei nostri genitori." Aggiunse, mentre gli occhi gli diventavano lucidi. "Non mi piace parlare di queste cose tristi... soprattutto, non stasera..." Lei sorrise e gli carezzò il viso.

"Siete gente forte, voi del Mark, e orgogliosa." Gli disse dolcemente; lui sorrise. "Vado a cambiarmi." Annunciò poi, lasciandolo solo.



Eomer la guardò sparire nella stanza attigua, poi cominciò a spogliarsi; posò i due mantelli delicatamente su una poltrona e si avvicinò al letto. Gli avevano preparato una veste da notte, composta da pantaloni e maglia di colore bianco; prese la maglia e la gettò distrattamente su una sedia, tanto non la portava mai. I suoi vestiti li mise sulla stessa sedia, però posati con cura, e gli stivali li lasciò vicino all'armadio; nel frattempo sentiva Lothìriel muoversi, di là.

Finì di spogliarsi e s'infilò i pantaloni da notte, poi osservò il letto; si accorse che era un po' più grande del suo, cioè di quello vecchio, esaminò le colonnette scolpite, complimentandosi mentalmente con l'artigiano che le aveva fatte... Passavano i minuti e quella non tornava...

Sbadigliò e si stiracchiò le braccia, poi, dopo essersi fregato il naso, si sedette sulle coperte, mettendosi a tamburellare sulla trapunta con le dita.

"Bella questa coperta." Commentò, con l'intenzione di attirare l'attenzione della moglie.

"Come?" Domandò lei dall'altra stanza.

"Dicevo..." Si alzò, avvicinandosi alla porta socchiusa. "...bella questa coperta."

"Oh, sì!" Rispose Lothìriel, senza uscire. "L'hanno ricamata le donne di Edoras, io la trovo stupenda."

"Oh, le donne di Edoras..." Non lo sapeva, lui lo aveva detto solo per intavolare una conversazione; si girò a guardarla di nuovo, era bella davvero.

"E le lenzuola sono quelle che ha portato Sam dalla Contea..." La voce di Lothìriel si fece all'improvviso più vicina; Eomer si girò, trovandosela davanti.

Rimasero, per un attimo, ammutoliti tutti e due. L'uomo indossava solo una specie di paio di mutande lunghe, leggermente calate sui fianchi, con quei suoi meravigliosi muscoli in bella mostra; respirava intensamente, e questo faceva muovere il suo addome in modo... beh, il termine non le veniva, ma le si stava seccando la gola... La fanciulla, invece, portava la camicia da notte che le aveva donato Arwen; era di leggerissima stoffa bianca, con un profondo scollo, maniche trasparenti e ricamate. Il tessuto era così fine che s'intravedeva il profilo delle sue lunghe gambe snelle; Eomer continuava a deglutire.

"Ca... carina, questa camicia da notte..." Le disse l'uomo, senza riuscire a togliere gli occhi dal suo splendido seno, che mai aveva ammirato, visto che era castrato nei vestiti invernali.

"E' un regalo di Arwen..." Ah, previdente la regina. "Non è troppo scollata?" Chiese timidamente Lothìriel.

"Oh, no!" Negò repentinamente Eomer. "Io trovo che..." Allungò una mano e le sfiorò il bordo dell'indumento. "Trovo che la riempi benissimo..." Disse, guardandola negl'occhi, con un sorriso malizioso; la ragazza rabbrividì. 

"Io devo finire!" Esclamò lei, facendo un passo indietro. "Tu... tu mettiti pure a letto, leggi un libro..." Aggiunse, sparendo dietro la porta.

"Leggi un libro?" Mormorò stupito lui. "Ma quanto hai intenzione di metterci?!" Esclamò allarmato.

"Ancora un pochino..." Rispose titubante la ragazza.

"Senti, non è che stai allungando il brodo?" Domandò allora Eomer, con tono un po' scocciato; lei spuntò dalla porta, timidamente.

"In che senso?" Chiese Lothìriel, con disarmante ingenuità; lui si smontò, davanti al suo faccino interrogativo.

"Non stai allungando i tempi per evitare di... venire a letto con me?" L'uomo riformulò la domanda; lei lo guardò un attimo, poi chinò gli occhi.

"Ecco... io... ho paura di sì..." Balbettò dopo qualche secondo; lui sospirò.

"Lothìriel, io..."

"Dammi solo un attimo, mi pulisco il viso e vengo." Lo interruppe la fanciulla, rialzando il capo; lui fu stupito da quella reazione improvvisa.

"Va bene." Annuì; lei tornò nell'altra stanza e ad Eomer non restò che tornare verso il letto.



Lothìriel rientrò nella camera pochi istanti dopo; l'uomo era vicino alla finestra e guardava fuori. La fanciulla tossicchiò, facendolo voltare.

"Nevica ancora, anche se meno intensamente." Le disse; aveva un'aria tranquilla, lasciò la finestra ed andò a stendersi sotto le coperte.

La moglie lo raggiunse, infilandosi a sua volta nel letto; si mise supina, con le ginocchia piegate, osservando il soffitto.

"Beh, eccoci qua." Affermò, senza voltarsi.

"Eh, sì." Rispose lui.

"Che facciamo, ora?" Domandò la ragazza, che si torceva nervosamente le mani; Eomer la osservava, e non sapeva se essere divertito o preoccupato.

"La domanda è un'altra." Replicò il re; lei girò il capo. "Tu cosa sai?"

"Hm... cosa so..." Commentò ironica Lothìriel. "Ti riferisci alle cose terribili che mi ha detto mia madre, o a quelle idilliache di Celediel?" Eomer aggrottò le sopracciglia, sospettoso. "Perché non c'è che da scegliere, tra la quasi tortura e l'estasi celeste..." Continuò sarcastica, mantenendo gli occhi fissi sul soffitto.

"Aspetta." La fermò, posando una mano sulle sue, che teneva giunte in grembo. "Voltati verso di me." La ragazza ubbidì, mettendosi su un fianco; ora lo guardava per forza in faccia. "Non devi avere paura di me." Le disse dolcemente.

"Non ne avrei, ma..." Tentò di replicare lei.

"Ne ascoltare le sciocchezze che ti raccontano gli altri." Lothìriel fece una smorfia. "Fidati di me." Le chiese; lei annuì.

"Che devo fare?" Domandò; Eomer sorrise, sfiorandole il viso con le dita.

"Prima di tutto, vieni più vicino." Rispose il re; la ragazza si spostò, aiutata da lui che la prese per la vita.

I loro volti, ora erano a pochi centimetri l'uno dall'altro, i respiri si confondevano; il cuore di Lothìriel cominciò a battere fortissimo. L'uomo le carezzava delicatamente il viso, il collo e la scollatura; lei teneva la mano sul suo fianco, all'altezza della piega della vita.

"Sposta la gamba, mettila sopra la mia." La ragazza sorrise, prima di farlo, ma un brivido le salì lungo la schiena, quando sentì la mano di Eomer sul suo ginocchio e poi salire lungo la coscia, afferrandola dolcemente e tirandola verso di se.

"Io ti piaccio? Ti piace quello che vedi?" Le domandò l'uomo, fissandola negl'occhi.

"Certo..." Rispose lei, rispondendo allo sguardo.

"Non avrei nemmeno dovuto chiedertelo, ho visto come mi hai guardato prima..." Replicò lui; lei sorrise divertita.

"Tu sei... il tuo corpo..." Non sapeva come spiegare a parole quello che provava ogni volta che lo guardava

"Baciami, che non ce la faccio più." L’interrupe Eomer, stringendola di più a se.

"E' con un bacio, che si comincia?" Chiese Lothìriel, fissando i begl'occhi verdi del marito.

"Forse non te ne sei accorta, ma abbiamo già cominciato..." Rispose ironico lui; lei fece una faccia stupita. "Baciami..." Le chiese di nuovo; stavolta non fece domande.

Durante il bacio, la mano di Eomer lasciò la gamba di Lothìriel, che ormai era avvinghiata alla sua, e scivolò lungo il fianco, fino alla vita e poi al seno; nel frattempo continuavano a baciarsi, sulle labbra, sul collo. Lui si stava facendo completamente trascinare dal profumo della pelle della ragazza e, con l'ultima lucidità, pensò che forse c'era qualcosa, in quella roba elfica, che lo stimolava così... Lei era incredula, di stare facendo quelle cose, e senza che nessuno potesse venire a dirle che non poteva! Era così... eccitante, sentiva il calore del suo corpo aumentare sempre di più...

All'improvviso si fermò, scostandosi da lui con gli occhi spalancati; l'uomo la guardò con espressione preoccupata.

"Cosa c'è?" Le chiese aggrottando le sopracciglia.

"Qualcosa che prima non c'era..." Rispose lei, dando un'occhiata in basso, dove le coperte nascondevano i movimenti della parte bassa del corpo.

"Oh..." Eomer capì a cosa si riferiva. "No, no, non preoccuparti, sono io, deve succedere..." La rassicurò, ma la fanciulla sembrava ancora poco convinta. "Vuoi... vedere?"

"Preferisco di no." Rispose secca.

"Allora continuiamo... Anzi, aspetta un attimo..." Disse l'uomo, scostandosi e mettendosi supino; trafficò per un attimo sotto le coperte, poi tornò a girarsi versi di lei. "Ora va meglio."

"Cosa hai fatto?" Domandò preoccupata Lothìriel.

"Mi sono tolto i pantaloni." Rispose, mentre allungava una mano per riabbracciarla.

"Vuoi dire che sei... nudo?!"

"Sì..." Mormorò lui, stringendosi a lei e baciandole il collo. "Togliti anche tu questa roba..."

"Mia... mia madre dice..." Non era mica facile parlare con lui che si muoveva in quel modo contro di lei. "...dice che la... camicia da notte non va tolta..." Eomer rialzò il capo con espressione sorpresa, guardandola negl'occhi; poi, però, sorrise.

"Non darle retta..." Le ordinò con dolcezza, ed esattamente con quello sguardo che la faceva sciogliere. "Fattela levare, e poi vedrai che le cose migliorano."

"Aiutami..." Sussurrò Lothìriel, alzandosi sui gomiti. "Ci sono dei lacci, dietro."

Eomer non se lo fece ripetere: passò le braccia dietro al schiena della moglie, cercando i nastri; era difficile slacciarli, così li strappò via; lei spalancò la bocca, stupita.

"Li hai rotti!" Esclamò ridendo.

"Ne metterai di nuovi." Replicò lui.

"Lascia, finisco da sola, ci tengo a questo indumento." L'uomo si scostò leggermente, ma non era facile starle lontano, in quel momento; la guardò nascondersi sotto le coperte e armeggiare, finché non si sfilò dalle braccia la camicia da notte e la gettò fuori dal letto.

Il re del Mark non aspettò oltre, le andò subito accanto, la prese per la vita e la tirò su; doveva vederla, era sicuro che quel corpo fosse un capolavoro. La ragazza arrossì, vedendolo osservare compiaciuto il suo seno nudo.

"Grazie Valar." Affermò Eomer poco dopo, alzando gli occhi al cielo.

"Perché?" Chiese sorpresa lei.

"Per queste." Le carezzò languidamente i seni bianchi e prosperosi; a Lothìriel mancò il respiro, poi lo guardò.

"Nessuno li ha mai toccati..." Ammise timidamente.

"Grazie Valar!" Esclamò di nuovo; lei rise, mentre Eomer le posava entrambe le mani sul seno e si abbassava per riprendere a baciarla.



Le carezze ed i baci continuarono, sempre più profondi; l'uomo, ormai, sentiva di averla portata al punto giusto, così si spostò sopra di lei. Lothìriel, costretta dal peso, allargò leggermente le gambe; una mano di Eomer scese lungo il suo fianco, carezzandole la pelle, finché non fu all'altezza della coscia, l'alzò contro di se, avvicinando il corpo di lei. La ragazza sentiva che il gesto di fargli posto le veniva naturale, desiderava averlo sempre più vicino; ora era su di lei completamente. Gli passò una mano tra i capelli e l'altra sulla schiena, baciandogli languidamente il collo.

"Dimmi se ti faccio male..." Le sussurrò nell'orecchio, poi la guardò dolcemente; lei annuì.

Non capiva, ad ogni modo, perché glielo chiedesse, non era mia stata meglio di così, ma che cavolo le aveva raccontato sua madre?! Poi, all'improvviso, lo sentì, stava... entrando... Avvertì una strana sensazione, come una specie di formicolio, al confine tra il piacere ed il dolore; afferrò la coperta.

"Tutto a posto?" Le chiese Eomer, carezzandole il capo; Lothìriel gli prese la mano, respirava intensamente.

"Sì... continua." Rispose; lui sorrise.

"Rilassati..." Le mormorò, depositando piccoli baci lungo il suo collo e cominciando a muoversi col bacino. "Asseconda i miei movimenti..." E così fece.

Gli attimi successivi furono piuttosto intensi; Lothìriel inarcò la schiena, per aderire al corpo di Eomer, lui passò le braccia dietro la sua schiena. Lo sentiva muoversi sempre più forte, ansimare contro la sua spalla; lei faceva altrettanto. Erano sensazioni difficili da spiegare; le sfuggì un gemito, quando l'uomo spinse di più.

"Posso... fermarmi..." Balbettò Eomer, senza però riuscire a farlo.

"Non farlo!" Gli ordinò Lothìriel, stringendolo di più a se. "Non... ora..." Aggiunse con un filo di voce; poi fu costretta a serrare la labbra, perché il piacere era diventato troppo intenso.

Si fermarono qualche momento dopo, quando gli ultimi lembi del piacere provato da entrambi li stavano lasciando; i loro capelli erano solo una massa di biondo, dalle tonalità diverse, confusa sui cuscini.

"Oh, Eomer..." Mormorò Lothìriel, allargando le braccia; lui rise piano. 

"Allora, aveva ragione tua madre?" Le chiese ironico.

"No." Rispose lei, negando col capo; l'uomo si stava allontanando dal suo corpo, lo trattenente. "Resta qui."

"Ma ti peserò." Protestò Eomer, carezzandole il viso.

"Basta che ti sposti solo un po' di lato." Replicò dolcemente Lothìriel. "Voglio starti vicino, sei caldo..." Lo abbracciò, lui sorrise, posando il capo sulla sua spalla. "...e mi piace il tuo profumo, è quello della prateria..." All'uomo piacque tantissimo questa affermazione.

"Anche a me piace il tuo profumo..." Le disse piano, socchiudendo gli occhi e affondando il viso nell'incavo del collo della fanciulla.

"Quanto spesso si può fare, questa cosa?" Domandò timidamente Lothìriel, qualche secondo dopo; Eomer sollevò la testa, dandole un'occhiata piacevolmente sorpresa. La ragazza arrossì, guardando da un'altra parte.

"Ogni volta che vuoi." Le rispose l'uomo; lei tornò a guardarlo. "Solo che adesso sono un po' stanco..." Aggiunse con tono scherzoso.

"Ma... ma io non dicevo adesso!" Ribatté la ragazza divertita; lui rideva.

"Ah, no?" 

"Smettila di scherzare!" Protestò la sposa, dandogli un leggero pugno sulla testa.

"Va bene." Accettò Eomer, cercando di smettere di ridere. "E' stata una giornata dura, forse è meglio se riposiamo un po'." Propose poi.

"E' meglio." Confermò Lothìriel.

"Copriti bene." Affermò allora il re, avvolgendola ben bene nella coperta, e tra le sue braccia. "Non voglio che mi prendi freddo."

"Ma come sei premuroso..." Mormorò la fanciulla, stringendosi a lui.

"Ti dovrai abituare, sei la mia regina, ed è come tale che ti voglio trattare." Replicò deciso l'uomo.

"Sei dolce..." Gli sussurrò lei, avvicinando il viso al suo e baciandogli delicatamente le labbra; Eomer le fece un sorriso timido e poi la strinse a se.

"Anche tu." Le rispose, prima di chiudere gli occhi contro la sua spalla; lei gli carezzò i capelli, sistemandosi tra le sue braccia. Si addormentarono quasi subito.



Eomer, steso bocconi, spostò un lungo braccio muscoloso nel letto, ma non trovò nessuno; dopo un lungo sbadiglio aprì gli occhi. Era ancora buio, ma c'era una strana luce nella stanza; Lothìriel era vicina alla finestra, guardava fuori e aveva addosso una della cappe bordate di pelliccia. Lui la osservò per qualche istante.

"Cosa fai lì?" Le chiese, con voce ancora impastata dal sonno; lei si voltò e gli sorrise, poi, con piccoli balzelli, tornò presso il letto.

"Ha smesso di nevicare, il cielo è stellato e la luna splende alta." Gli comunicò la ragazza entusiasta.

La guardò, era bellissima, con i capelli biondi completamente sciolti ed un sorriso dolcissimo; Eomer sorrise.

"Hm, bene..." Biascicò poi. "Ora togliti quella roba e vieni a scaldare tuo marito." Le ordinò poi; lei fece una smorfia divertita, poi si tolse il mantello e s'infilò veloce sotto le coperte.

L'uomo la abbracciò subito, e la fanciulla ricambiò; tutte le fantasie che si era fatta, sullo stare tra le sue braccia, non prevedevano certo di doverci stare nuda, ma ora questa cosa le piaceva molto, era come essere un corpo solo... a proposito...

"Senti..." Eomer alzò il capo con espressione interrogativa. "Non è che adesso lo potrei vedere?" Gli chiese; lui aggrottò le sopracciglia.

"Ma, è un po' imbarazzante..." Tentò di protestare l'uomo.

"Non puoi fare questo discorso a me!" Replicò lei. "L'ho avuto dentro." 

"La tua logica è inattaccabile..." Si arrese Eomer, scostandosi da lei e alzando la coperta; Lothìriel osservò per qualche istante.

"Ohhh..." Fece poi, tornando a sdraiarsi con un grosso sorriso.

"Beh?" Le chiese lui, ricoprendo entrambi.

"Hai una grossa cicatrice..." Commentò la fanciulla, con un sorriso ironico; Eomer roteò gli occhi, mentre lei scoppiava a ridere.

"Questa storia..." Si lamentava, nel frattempo, lui.

"Gallo, vero?" Domandò Lothìriel tra le risate.

"Chi te lo ha raccontato?"

"Eowyn..."

"Infame di una sorella!" Esclamò l'uomo, coprendosi il viso con il braccio, ma veniva da ridere pure a lui.

"Vieni qui..." Gli sussurrò dolcemente la moglie, prendendogli la mano e costringendolo a voltarsi verso di lei; sorridendo, Eomer si girò e la abbracciò, affondando il viso tra i suoi capelli morbidi.

"Mhh... Hai lo stesso dolce profumo di quelle torte di vaniglia che faceva mia madre... le adoravo..." Affermò senza sollevare il volto.

"Sono felice di somigliare a qualcosa che hai amato." Rispose Lothìriel, carezzandogli il capo e le larghe spalle muscolose; Eomer sollevò la testa e la guardò negl'occhi.

"Credo di poter amare anche te." Le confessò con tranquillità; lei sorrise divenendo, se possibile, ancora più bella.

"Anch'io, sai." Replicò poi, con tenerezza. "Credo di poterti amare anch'io." Gli prese il viso tra le mani. "Sei riposato?" Gli chiese maliziosa.

"Perfettamente..." Rispose lui, con un sorriso furbo; poi si chinò su di lei e la bacio con passione.

Si rotolarono sul letto, ridendo e portando con se la bella trapunta di Edoras e le candide lenzuola della Contea; quando finirono di fare l'amore, si addormentarono di nuovo, sapendo che, il mattino dopo, l'altro sarebbe stato lì, ad aspettare il primo sorriso della giornata.



FINE


Alla fine di questa storia vi regalo alcune immagini che ho disegnato per illustrarla; mi spiace di potervi far vedere solo il formato francobollo, dove si perdono alcune parti, ma purtroppo non posso fare altrimenti. Sarò felice di sapere che ne pensate. Dimenticavo, grazie per tutti i commenti ^_________^


Le immagini sono:

1 - Lothìriel, in un intenso primo piano -  http://i40.photobucket.com/albums/e215/SaraLab/x-LothrielMod.jpg

2 - Legolas e Celediel, con indosso gli abiti della cerimonia -  http://i40.photobucket.com/albums/e215/SaraLab/LegolaseCeledielMod.jpg

3 - Dal capitolo 4, Eomer e Serena camminano lungo l'Anduin -  http://i40.photobucket.com/albums/e215/SaraLab/EomereLothrielMod.jpg

4 - Dama Etheldred di Dol Amroth, in un suo tipico atteggiamento... -  http://i40.photobucket.com/albums/e215/SaraLab/x-EtheldredMod.jpg

5 - Il primo bacio -  http://i40.photobucket.com/albums/e215/SaraLab/EomereLothriel-2Mod.jpg

6 - Lothìriel con l'abito da sposa -  http://i40.photobucket.com/albums/e215/SaraLab/Lothriel-2Mod.jpg



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