I Vermi del Decadimento.

di Morrigan_Ohlin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intro. ***
Capitolo 2: *** Verme I - Amore ***
Capitolo 3: *** Verme II - Bellezza ***
Capitolo 4: *** Verme III - Civiltà. ***



Capitolo 1
*** Intro. ***




Intro.




" E allora si seppe che la Morte Rossa era là, e tutti la riconobbero.
  Era arrivata come un ladro nella notte.
 Uno dopo l'altro caddero i festanti nelle sale ormai invase di sangue. [..]
 E il Buio, il Decadimento e la Morte Rossa dominarono indisturbati su tutto. "
     La Mascherata della Morte Rossa - Edgar Allan Poe







Il Decadimento è ovunque.
Là fuori, corrode le fondamenta del Mondo.
Dentro di noi, scava, Verme primordiale, nei nostri precordi e nella nostra anima.

Ventuno flashfic, ventuno Vermi del Decadimento.

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Capitolo 2
*** Verme I - Amore ***



Verme I - Amore .


 


Amore per se stessa, per la vita, per gli altri.
Questo le avevano insegnato: amare sempre, incondizionatamente, senza riserve.
Amare il Sole e amare la Pioggia, amare l’Amico e amare il Nemico.
Amore, amore senza ripensamenti.
E ancora amava, ritta davanti al lavandino.
Una lampadina opaca di polvere emanava luce argentea e asettica: e l’ombra non ne fuggiva, ma ammantava la vuotezza della materia, adornando le sue carni nude e seriche di merletti oscuri e impalpabili.
Guardava fissamente la sua stessa immagine, riflessa sulla superficie polverosa dello specchio, gli occhi arrossati dalle pupille color ebano perse dentro i pozzi d’ossidiana della sua copia.
Era bella.
Il suo viso aveva il candore e la traslucida perfezione di un angelo: ma quelle labbra, ancora turgide di baci, così morbide eppure così bianche, la rendevano più evanescente di uno spettro di nebbia.
Si passò un dito sulla bocca, e vi lasciò una densa, bagnata patina scarlatta.
Quanto le sue mani, quanto le chiazze che deturpavano la purezza del suo corpo.
Stese quel rossetto dal sapore metallico, e sorrise.
Lei amava.
Amava lui, amava quel noi che aveva ripetuto sottovoce mentre lui la faceva sua..
Amava perfino lei, l’altra.
Posò la mano destra sullo specchio, quasi convinta di potervi passare attraverso.
Rimase delusa di sentirlo così freddo, come una lastra di ghiaccio.
Ritirò la mano, e il suo sorriso si allargò.
La sagoma della sua mano scintillava sullo specchio, chiara e nitida, come un anemone dai cinque petali scarlatti sbocciato sul ghiaccio.
Eccola, ecco la prova del suo Amore!
E lui lo sapeva, lo vedeva coi suoi occhi glaciali e ciechi.
Ed era in camera, ad attenderla, in eterno..
Aperto..
Morto..
Amato. 


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Capitolo 3
*** Verme II - Bellezza ***



Verme II - Bellezza

Bellezza, allo stato puro.
Primitiva, primordiale bellezza, ardente, infuocata, mulatta..
I suoi capelli d’ebano che, sinuosi, scivolavano fra le dita di lui come serpentelli d’Ombra, come acqua bruna che lo aveva attirato, annegandolo nel suo oceano notturno.. I suoi occhi neri, pozzi senza fondo di lucida ossidiana, appena velati, eppure talmente luminosi..
Erano quegli occhi, sì, quegli occhi l’avevano catturato, stregato, imprigionato in una gabbia, in una cassaforte.. E la combinazione per aprirla, la combinazione?
Sì, era lì, fra i capelli notturni, fra le labbra esangui, sulla sua pelle d’ambra..
Ecco la combinazione, la chiave, la via d’uscita: era lì, impregnava la sua pelle di seta con quel profumo vago e quasi spettrale, di vaniglia e fiori d’arancio..
Lo aveva ammaliato, quel profumo, quell’essenza: lo aveva avvinto, oppresso, soffocato, fino a farlo delirare, fino a farlo impazzire..
Doveva averla.
Avere lei, quel profumo di vaniglia e fiori d’arancio.
Avere i suoi capelli, la sua bocca, i suoi occhi, il suo corpo di sirena d’ebano.
Avere la sua Bellezza.
E lei era lì, fra le sue braccia, nuda e bellissima.
Chiunque avrebbe detto che dormisse, i lineamenti distesi, posata contro il petto di lui come una bambina esausta.
Ma quegli occhi troppo aperti..
Ma quel braccio, dondolante come una banderuola bruna al ritmo dei passi dell’uomo, inerte, abbandonato..
Quell'incantamento era più profondo, più remoto del sonno più pesante.

La posò sul letto, quel candido talamo che le aveva riservato: la ricompose, le braccia adagiate lungo i fianchi con naturalezza, i capelli sparsi, gli occhi chiusi.

Sarah Claythorn, nata il 17 Febbraio 1982, Boston

Lo scrisse, in lettere arabescate, con inchiostro scarlatto.
Denso inchiostro dal sapore metallico, tracciò segni indelebili su carta di riso.
La posò ai suoi piedi, ai piedi della Dea Primordiale dalla Pelle d’Ambra.

Bella, bellissima Sarah.
Era sua, sì, era sua: suoi i suoi occhi, suo il suo profumo..

Sarah Claythorn, nata il 17 Febbraio 1982, Boston

..Morta il 33 Febbraio di un Anno Senza Nome, in Nessun-Dove

..Viva per sempre, nel suo letto di neve, Sarah Claythorn.

Nessuno sapeva, no, solo lui sapeva.
Solo per lui Sarah viveva, in eterno, sempre, Dea Ambrata.
Lei, Sarah, i Fiori d’Arancio..

Sarah, la Bellezza.

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Capitolo 4
*** Verme III - Civiltà. ***



Verme III - Civiltà.


C
iviltà e Parola di Dio.

Era questo, solo questo il concetto.

Voleva solo portare la Civiltà fra quella gente, fra quei selvaggi..

Quegli animali.

Perché animali erano, si rotolavano nel fango come porci, dediti ai più bestiali istinti, si arrampicavano sugli alberi come scimmie..

Bastava guardarli per capire quanto il Nemico li avesse piegati al suo volere: piccoli, scuri, deformi, con quegli occhi troppo grandi, le dita storte, i denti mancanti..

..e quei loro insopportabili sorrisi.

Quei ghigni malefici, che si prendevano gioco di lui e delle sue parole.

Ridevano, ridevano sempre quei selvaggi: si svegliavano ridendo, tornavano ridendo dalla caccia con le mani lorde di sangue, ridendo fornicavano e ridendo morivano..

E ridendo accoglievano la Santa Parola.

Come si poteva prendere così poco sul serio la Parola di Dio?

Cosa, cosa su questa Terra, cosa perfino in quella landa dimenticata dall’Altissimo e dagli uomini civili - cosa poteva essere più degno di serietà e dedizione della Sacra Bibbia?
E quella massa di analfabeti, di ignoranti scimmie ridanciane, prendeva la più alta delle religioni come il divertente scherzo di un prete in missione.

Ricordava cosa l’aveva spinto ad avventurarsi fino al cuore della Foresta Amazzonica; ricordava le parole di padre Miguel, che aveva tentato di dissuaderlo dal suo intento (quello stupido vecchio eretico, preferiva lasciare che quei selvaggi vivessero come avevano sempre fatto, seguendo le loro sordide e diaboliche tradizioni); ricordava l’accordo con quella multinazionale boliviana del petrolio (“Ti daremo di che tirare avanti se li civilizzerai”, “Convincili che lavorare per noi è il volere di Dio e non ci saranno problemi” - queste le loro parole).

Ricordava di come altri lo avevano seguito nella sua missione, di come avevano fondato il monastero nella foresta vergine, di come lo avevano aiutato a civilizzare i selvaggi..

..Civilizzare?

Rabbrividì nonostante l’afa insopportabile della canonica, stringendo convulsamente il fucile a canne mozze che ancora teneva fra le mani.
Non era riuscito a niente.

Quei demoni sghignazzanti nati dalla terra non potevano essere civilizzati.

Sterminarli, sì, sterminarli fino all’ultimo, era l’unica soluzione.

L’anno prima ci aveva pensato l’intossicazione da petrolio - una falla in un condotto, il greggio si era riversato nel fiumiciattolo dove quei barbari solevano abbeverarsi..

E la Provvidenza aveva fatto il resto. Erano morti come mosche: ma altri erano comparsi, come funghi immondi, e ancora si rifiutavano di accogliere la Parola.

Aveva parlato loro dell’Amore di Dio?

Gli avevano riso in faccia, dicendo che l’Amore della Foresta era più grande.

Aveva parlato loro dell’Inferno?

“Perché dovrebbe spaventarci”, avevano riso. “Chi ci farà male se saremo morti?”

Pazzi, folli selvaggi col riso sulle labbra..

Aveva una missione, ma era solo un uomo. Un uomo vecchio e stanco.

“Mio Dio, perché mi hai abbandonato?..”, gridò il suo cuore al crocifisso appeso alla parete.

Una mosca si stacco dal capo di legno del Cristo: ronzò in circolo per un istante, poi si posò ai piedi del missionario, sugli occhi spalancati del giovane che giaceva a terra.

Indugiò sul suo viso bruno, incorniciato dai capelli corvini, sulle strisce colorate sulle sue guance che annunciavano che era appena diventato un uomo..

Ma poi raggiunse le sue simili, quel grappolo nero e lucente che adornava d’ombra la macchia scarlatta che si allargava sul petto del selvaggio.

Quel rio sanguigno, frutto della civiltà, che colava a nutrire la Terra..


 

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Nota:
Come avrete sicuramente notate questo "Verme" è un palese attacco a quanti stanno distruggendo popolazioni intere sotto i nostri occhi, che uccidono i loro stessi simili solo perché "arretrati", per fanatismo o interesse. Non consideratemi un'atea, una miscredente o una bestemmiatrice: questa one-shot non è il megalomane frutto della mia insofferenza verso i
preti o cose simili, è una pura denuncia. Siamo abituati a pensare che i "cattivi" siano solo le mutinazionali, che distruggono la Foresta Amazzonica per denaro, che sfruttano ogni riserva possibile dal punto di vista boschivo, agricolo e soprattutto petrolifero: ebbene, non è così.
Questa non è che una faccia della medaglia: perché se le multinazionali si danno da fare per distruggere materialmente le tribù amazzoniche, coloro che pretendono di portare loro civiltà e religione non fanno che frantumarle dal punto di vista psicologico. Quando si parla di genocidio o etnocidio siamo abituati a pensare, non senza un certo buonismo da bravi europei, allo sterminio degli ebrei, alla persecuzione dei curdi, e così' via: ma le grandi persecuzioni della storia in cosa sono dissimili rispetto a quelle in atto oggi contro gli indigeni dell'Amazzonia?
Annientare i costumi e la tradizioni di questi popoli, vuotare il loro bagaglio, che custodiscono intatto da millenni, non fa che cancellare la loro storia.. e un popolo senza storia cos'è?
E' un palazzo senza fondamenta, è un albero senza radici., e presto diventa il Nulla.
Così scompaiono popolazioni intere, che vedono distrutta la loro foresta, la loro Madre e la loro Storia millenaria.. per un quadrato di terra, per una goccia di petrolio, e per una Parola inutile di cui non hanno bisogno in nome di Qualcuno che sembra lontano anni luce dalle vicende del mondo.
Questa, per quanto scomoda possa sembrare, non è che la Verità.
Punto, a capo, stop.

PS: se posso consigliarvi un libro sull'argomento privo di moralismi, ho particolarmente apprezzato "Lo Spirito del Giaguaro" di J. Kane, un giornalista che ha vissuto per qualche tempo a stretto contatto con l'ultima tribù di guerrieri dell'Amazzonia. Credo sia particolarmente illuminante, ecco, soprattutto per chi volesse approfondire la psicologia di questi popoli, così lontana e quasi incomprensibile a noi razionali e freddi europei.. almeno quanto la nostra cultura pare (giustamente) incomprensibile a loro.

Morrigan.

 

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Not_

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