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di edwstyles
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ancora per un pò. ***
Capitolo 2: *** Cinque del mattino. ***
Capitolo 3: *** Come la perfezione, lei è la perfezione. ***
Capitolo 4: *** Addirittura l'ho amato. Io, che sono il contrario. ***
Capitolo 5: *** Elisabeth. ***
Capitolo 6: *** Monosillabi. ***
Capitolo 7: *** Benvenuto nulla. ***
Capitolo 8: *** Skinny love. ***
Capitolo 9: *** Save me. ***



Capitolo 1
*** Ancora per un pò. ***


Quella notte fummo ricoverati insieme.
Stesso ospedale, stesso corridoio, stesse ferite, non ugual destino. Nonostante la mia emorragia fosse guarita quella stessa notte, quella di Anna sembrava non volesse finire. Come un fiume continuava a sradicare senza sosta, sbatteva ovunque. Il suo petto era completamente ricoperto di sangue, le sue braccia, le mani, le labbra. I paramedici son abituati alla vista del sangue tutti i giorni della loro esistenza. Son abituati a veder la gente morire, annegare nel loro stesso sangue per poi lavarsene le mani. Alcuni si salvano, altri no. Son abituati a veder lo strazio e la disperazione negli occhi dei parenti, delle persone più care ; a controllare gli spasmi, gli attacchi d'ansia, a placare le urla. C'è un manuale solo per questo,i paramedici son addestrati a tutto;ma in quel momento solo ad una cosa riuscivo a pensare, in tutti quegli anni in cui facevo questo mestiere nessuno mai mi aveva preparato ad una cosa simile : a vedere la morte anche negli occhi della persona che amavo. Non c'era un manuale del genere, nessuno me ne aveva mai parlato. 
Non so cosa fosse stato ma in qualche modo Anna quella sera si salvò, era mia di nuovo, di nuovo con me. Ma sapevo che non era finita, non ancora, non così facilmente.
Il giorno seguente me la ritrovai al mio fianco sul letto, ricordo che sorrideva e mi stringeva. Con l'abito dell'ospedale era perfino più bella, così limpida e pulita, colei che aveva mandato la morte a farsi fottere e avesse iniziato a vivere di nuovo, anche solo per qualche minuto.
Era così libera in quel momento avrebbe potuto far di tutto e invece era lì, tra le mie braccia come se non ci fosse cosa più bella. Mi amava, non c'era cosa più bella. 
Dio solo sa quante promesse le feci in quell'istante e lei a me. Le promisi che una volta finito tutto questo ci saremmo sposati,l'avrei portata al mare e avremmo fatto l'amore una volta al tramonto e anche tutte le volte dopo un litigio. Che avremmo preso un cane, Janette, le piaceva molto il nome Janette. Le promisi che tutto questo era solo un sogno,non la realtà, e che dopo aver chiuso gli occhi si sarebbe svegliata e si sarebbe trovata al calduccio, nel suo letto ad aspettarmi mentre ritardavo ancora per il traffico in strada, o per aver smarrito di nuovo le chiavi della macchina. 
Era bellissima quando li chiuse, non ti so dire quando li aprì di nuovo. 
L'amai con tutta la mia vita,diedi la mia vita per lei ma ciò non bastò per salvarla. E adesso se ci ripenso non mi sembra nemmeno vero tutto questo, si può amare così tanto una persona e questo non possa bastare? Nemmeno per farla stare bene? Nemmeno per .. qualche minuto in più? Forse era questo quello che bastava, qualche minuto in più. Avrei da dirle ancora così tante cose, da farle così tanti regali. Avrei voglia di baciarla ancora, di morderla dovunque di stringerla a me. Di renderla mia, ancora per una volta, ancora per un pò. 
Non so se sarò capace di amar di nuovo dopo tutto questo,ma di una cosa son sicuro .. Io non ci credo più. Non credo più a niente. Tutte le mie speranze, le mie idee, i miei sogni, i miei credo , se ne sono andati via con lei quella sera e lei non tornerà più. Non tornerà più. 

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Capitolo 2
*** Cinque del mattino. ***


Stamattina c'era il gelo, forse il più pungente che abbia mai abbracciato. Rendeva le mie mani completamente inagibili, nemmeno la mia felpa riusciva a riscaldarle. E' vecchia, dovrò buttarla, ma saranno ormai anni che mi tiene compagnia in momenti come questi. E' la terza settimana di fila in cui non chiudo occhio la notte. E' da parecchio che non riesco a dormire, i pensieri mi si fiondano in testa e ci costruiscono casette e la gente al loro interno è in attesa, insieme a me, dell'alba. Forse è anche per questo che non dormo. L'alba è l'unico punto fermo in una folle corsa di parole, pensieri, preoccupazioni, dubbi e ingiustizie. Un attimo di respiro, bellezza e magia tra i colori del sole. Lì i miei problemi quasi riesco ad amarli, ho detto quasi. E' passato un pò da quando la mamma non c'è più, eppure mi sento come se non ci fossi più nemmeno io. Può l'assenza di una persona essere così pesante e soffocante, da riuscir ad assentare anche te? Non ho mai creduto a nessun affetto, a nessun emozione, desiderio e passione. Sono un cinico, testardo, egoista, solo, iperturbato. Eppure sono ancora qui, forse è questa la formula della sopravvivenza. Vivere ma non vivere, essere un morto che cammina, respira e dice stronzate. Ah, le stronzate sarebbero la verità, ma quando hai di fronte una massa di stupidi ogni volta che dici le cose come stanno, tutto diventa una grossa eterna patetica stronzata. E sei sfigato. Ma alle 5 del mattino tutto è possibile. Alle 5 del mattino lo sfigato diventa il 'Dio del mondo' , lo sfigato mette a tacere un pò di gente. 
La mamma, la mamma invece insieme a mio padre, era una sognatrice. Una di quelle che si sveglia alle 7 del mattino per andar a correre sulla spiaggia, assaporare il profumo della sabbia che si funge col mare e ascoltare le onde. Una di quelle che la notte invece di fare l'amore si mette a ricordare tutti i momenti più belli passati con papà : il loro primo incontro, il loro primo ti amo, il momento della mia nascita, la loro prima vacanza insieme a me. Mio padre scriveva musica invece, ricordo che la notte a volte quando non riusciva a dormire, si metteva al piano o alla chitarra, guardava mia madre dormire e strimpellava quell'ammasso di legno e corde e buttava giù qualche parola, qualche ricordo. Diciamo che la notte a casa mia c'è sempre stato un pò di movimento.
Adesso invece è tutto vuoto, tutto buio e silenzioso. La mamma è morta, mio padre è andato via qualche anno fa. « Ma ti pare il caso? E' la terza volta che la polizia ti accompagna a casa. Che razza di figlio abbiamo cresciuto io e tua madre? E' questo quello che vuoi dimostrarle? Son queste tutte le tue promesse? Complimenti, la prossima volta ti dò anche una coccarda così magari inizi con le canne ed'è finita proprio!. »  «Oh papà, le canne sono arrivate già da un bel pò.» infondo ho promesso alla mamma che sarei stato sincero. 
«Okay, basta mi sono stancato delle tue stronzate. Finisci il tuo ultimo anno, trovati un lavoro e sparisci da questa casa prima che lo faccia io.» «O prima che le tue birre ti tolgano da mezzo.»  Non ce l'ho fatta, il sarcasmo ce l'ho nel sangue. 
Non mi rispose, e da quella notte non parlammo più.  Non lo trovai nemmeno la mattina dopo in cucina a bere il caffè col giornale in mano e la chitarra tra le gambe, a cercar di strimpellare qualche nota. Una volta mi disse che imparò a suonare la chitarra e il pianoforte per la mamma, perchè le affascinava tanto la musica, non per niente infatti era una sognatrice e insieme lo diventarono entrambi. Papà avrebbe fatto qualsiasi cosa per conquistare il suo cuore, per possederlo per sempre e così fù.  E da quando è morta non suona quasi mai, però non ha il coraggio di dar via i due strumenti così ogni tanto è lì, che li strimpella con forza, quasi come volesse trovarci dentro ricordi e volesse riportar in vita la mamma.
Così invece di mio padre c'era un pancake sul tavolo della cucina, lo presi e lo morsi. Poi lo risputai, perchè faceva davvero vomitare. Fu lì che capì che mio padre era andato via da poco, i suoi pancake fanno davvero schifo. E davanti alla pentola con cui li cucinò c'era un bigliettino. Bigliettino? C'avrebbe fatto un giornale con tutto quello che c'era scritto lì, ma non lessi nemmeno una parola di ciò che c'era scritto, ero incazzato e ancora perplesso. Ma lo accettai, quasi come se glielo avessi chiesto io di andar via. Infondo io e lui siamo sempre stati uguali, due testoni ma con grande profondità, così dice la mamma. Che famiglia di merda però, ho sempre pensato. Non s'erano nemmeno ancora sposati, ma convivevano. 
Ma non m'importa, tanto sono le 5 del mattino. 

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Capitolo 3
*** Come la perfezione, lei è la perfezione. ***


” Devi andare a scuola, devi andare a scuola, svegliati a scuola. ” 
E fu così che mi svegliai nuovamente verso le 10, avevo perso già la metà delle lezioni, ma ci andai lo stesso solo per vederla. Non entrai all'interno dell'istituto, non ne avevo per niente voglia, così spesi tutto il mio tempo al campo di football anche perchè anche lei spende la maggior parte del suo tempo lì. A volte legge, a volte studia e a volte si sdraia sull'erba fresca a vedere la forma delle nuvole. Non so come faccia sinceramente, se altre persone facessero come lei sarebbero già finiti nel cassonetto dell'immondizia qui fuori, invece con lei sono tutti diversi. La trattano tutti con indifferenza, quasi non esistesse. Come la perfezione. Lei è la perfezione. Forse è per questo che la ignorano, perchè la perfezione non esiste, ma lei c'è e puoi anche toccarla, odorarla ed osservarla fino a consumarla per poi vederla riapparire lì, col suo libro in mano e le guance rosse, magari è arrivata al punto del bacio, o della dichiarazione. O anche ai pensieri profondi dello scrittore, o forse, semplicemente,  vuole darti un motivo in più per toglierti il respiro, quasi vivesse di questo. 
« Allora vediamo un pò. Resti sveglio fino alle 5 e poi ti addormenti. Ti svegli tardi arrivi qui quasi alla fine di tutte le lezioni e non entri nemmeno, resti qui a fumare. Ma quanto puoi essere mezzasega? »
Risposi ad Effy con uno sbuffo di fumo e lei si mise a ridere, le piace quando lo faccio. « E comunque mai fatta una sega a metà, solo intere.»  « Gesù salvami AHAHAAH » La sua risata porta ancora il buono di questo mondo. Adoro Effy, credo di non poter riuscire in nulla senza di lei. E' quando trovi un angelo all'inferno, ecco, questa è l'affermazione giusta. Le voglio un bene che non so spiegarmi, così che non riesco nemmeno tanto a dimostrarglielo ma impazzirei se le accadesse qualcosa, impazzirei. « Continui a fissarla? »   « Tecnicamente è lei che chiede di farlo. Si siede sugli sfalti e mentre legge dice ”guardami ” e io esprimo il suo desiderio. Faccio quel che mi chiede, non mi riesce nulla di meglio. » « .. Secondo me dice ”cazzo guardi coglione?”AHAHAAHAH.»  « Simpaaaatica. No, lei non le dice queste cose, non è da lei. » « Ma se non c'hai mai parlato.» « I suoi occhi mi han già detto tutto di lei.» « Mezzasega, si, senza dubbio.» 
La guardai beffardo e le mossi i capelli con una carezza, ma non me la presi. Lei non sopporta queste cose, le carinerie intendo. Nemmeno io, ma Effy è complessa, come tutte le ragazze. A lei piace nasconderle le cose, evitarle e se c'è una cosa che non sopporta è aprire il cuore, accettare i suoi sentimenti e donarli a qualcuno, è terrorizzata da tutto ciò. Non ne so il motivo, ma lo rispetto. In realtà aspetto solo il giorno in cui si sfogherà e mi parlerà del tipo che ha in testa e nel cuore, così potrò riderle in faccia.
Sì, infondo anche questa è amicizia.

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Capitolo 4
*** Addirittura l'ho amato. Io, che sono il contrario. ***


Il ritono a casa è sempre il peggiore, sono costretto a camminare sulle peggio strade della città. In realtà non è nemmeno la strada giusta ma una scorciatoia, nessuno mai mi vede utilizzarla. O forse mi hanno visto ma poco importa, non basterà per farmi cambiare idea. 
Io non seguo mai le strade degli altri. Non seguo la massa, solo la mia testa a costo di cacciarmi dei guai. Ma per me i guai sono tutt'altri. I guai son quando ti si è appiatito il cervello a furia di pensare con la testa di qualcun'altro, a fuoria di ascoltare la gente parlare e dire stronzate e tu costretto ad annuire senò non sarai mai quello giusto. Ti si è appiattito anche la gola, non hai un filo di voce l'hai consumata per quanto ti hanno impedito di dire la tua opinione, di urlare o di cantare. E ti tagliano anche le gambe così non puoi nemmeno scappare. Anime senza vita, ecco tutto.
Ma a me piace questa strada perchè è la mia, e mi piace ancora di più la gente che la percorre insieme a me. Mi piace venirle incontro e guardarla negli occhi, leggere le loro vite.
Riuscire a frugare nelle loro sofferenze. Vanno e vengono, ce ne sono di tutti i tipi : quelli pieni di vita vissuta i quali hanno già visto tutto e non hanno intenzione di immergersi in altro ; quelli che sanno già come andranno a finire le cose ; e quelli che, se magari non va mai come vogliono loro, sanno di essere speciali.
Vedi tutto ciò che hai bisogno di vedere nei quartieri poveri, nelle strade rotte e nei bunker dai quali esce del gas.
Riesci a sentire la malinconia di un luogo perfetto in cui vivere ma il rifiuto ad abbandonare un posto del genere. Questa è la strada per loro, non quella merda lì fuori. Questo è il posto in cui sentirsi liberi, il posto in cui vivere. E se impari a pensare, se impari ad accettare riesci a viverlo a pieno quel posto.
C'ho visto amore ovunque. 

Ho visto amore in un saluto struggente o sfuggente di due qualunque a cui è stata negata la vicinanza.
Ho visto amore in un mazzo di rose vicino ad una pozza piena di sangue.
 
Ho visto amore anche 
nei binari pieni di mozziconi di sigaretta,  gettati via da mani treman
 
ti, tese, sudate, scalfite dal tempo. 
Ho visto l’amore camminare per strada, seduto in metropolitana, in piedi davanti ad un negozio, dentro le finestre piene di luce delle case che vedi quando cammini di sera. 
L’ho visto mangiare nei peggiori fast food.
Ho visto l’amore in ogni sua forma, in ogni suo colore, in ogni sua faccia. L’ho visto aver paura, l’ho visto allegro, depravato, innocente, casto, l’ho visto addirittura disperato.
Ho visto l'amore liberarsi da ogni stereotipo, da ogni abito formale. L'ho visto vivere, l'ho addirittura amato. Io, che sono decisemente il contrario. 



Intanto arrivo a casa, intanto il sogno finisce.
Dovrei terminar quel tema prima che inizino gli esami. Terminare, che poi non l'ho manco iniziato. La professoressa di filosofia mi ha stupito con questa traccia, finalmente ha capito la vita vera e ha smesso di citare Platone e quel bipolare di Socrate.

” Cos'è la vita. Com'è viverla, cosa fai per andare avanti? Chi sei tu? ”
Esatto. Cos'è la vita? Come la vivo? Chi sono io?

 

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Capitolo 5
*** Elisabeth. ***


Non avendo ancora la minima idea di cosa scrivere decisi di andare in biblioteca. Sì, per la prima volta in vita mia ero intenzionato a concludere qualcosa e portare a termine questo compito, sarebbe stato il trampolino di lancio.  E poi ammetto, l'ho trovato al quanto interessante. E se c'era una delle tante cose che diceva mio padre, ma soprattuto una delle poche che io abbia mai ascoltato davvero era questa : Non sprecar mai nulla, fai in modo di portar al termine tutti i tuoi problemi e le tue preoccupazioni. Ma soprattutto quello in cui credi : i tuoi sogni e le tue aspirazioni. Questo è uno dei mezzi per diventare uomo. Sentirsi realizzato, completo, e adesso muoviti a mangiare il mio pancake.  
Così, mi diressi lì. 
Era carina infondo, i libri mi son sempre piaciuti dopotutto. Pieni di storia ma soprattutto pieni di parole, parole e parole. Amo le parole, soprattutto se legate fra loro con un significato coerente e profondo, soprattutto se legate con una corda di leggerezza e passione tra un misto di pazzia. Una persona qualunque diventerebbe pazza, ma quella persona non saprebbe mai com'è vivere questo sogno.
E scorrendo fra i scaffali pieni di storia e polvere, la vidi. Avevo ragione. Evidentemente stamattina a scuola era arrivata alla scena del bacio e quindi alla conclusione del libro e ora ne vuole uno nuovo. Un'altra storia, un altro bacio, un' altra emozione.
E' anche questo quel che ammiro di lei. E' fragile e piccola così che se sbattesse un pò di vento in più son sicuro che la vedremo volare per tutta la città eppure non ha paura di rischiare, di farsi del male e soffrire solo per provar qualcosa di nuovo. Per provare un'altra storia, un'altra emozione.
Lei è una ragazza che legge. E' una ragazza che ammiro, che a .. am.. ammiro, ammiro e vorrei parlare, vorrei perdermi in lei più da vicino come lei si perde nei suoi libri.
Lei è la ragazza che legge mentre aspetta il quel caffè giù alla strada. Se dai una sbirciatina alla sua tazza, la panna galleggia non troppo in superfice perchè lei è già assorta. Persa nel mondo dell'autore.
Appuntamento, dalle un appuntamento. E' semplice dare un'appuntamento ad una ragazza che legge.
E' semplice lei, ragazza che legge.
Regalarle libri per i compleanni, natali, anniversari. Farle il dono delle parole, della poesia e delle rime.  Farle capire che anch'io sono a conoscenza dell'amore che c'è tra le parole. Amore, amore, amore. L'amore è d'ovunque.
Sarà dura, dovrò farla sognare quanto ci riesce il suo libro preferito. Una ragazza che legge è per questo che legge e conserve libri, per sognare e non aspetta altro che viverlo quel libro.
E allora la deluderò. 
Ma una ragazza che legge sa che il fallimento conduce sempre al culmine. Perchè le ragazze come lei, sanno che tutto è destinato a finire. Che tu puoi sempre scrivere un seguito. Che nella vita si possono incontrare più persone negative. Perchè devo essere sempre io l'eroe? 
Perchè la am.. no, io non sono l'eroe. Non voglio essere l'eroe.
Ma perchè esserne spaventati ? Le ragazze che leggono comprendono le persone e sanno come i caratteri, col tempo poi, si evolvono.
Se mi avvicinassi, se trovassi il coraggio.. me la terrei stretta. 
Una ragazza che legge, la mia ragazza che legge. 
La mia.
Voglio dare un'appuntamento ad una ragazza che legge, alla mia ragazza che legge. Perchè lo merito.
Mi merito una ragazza che possa darmi la più variopinta vita che aspetto tutti i giorni, in silenzio. Che sappia darmi il mondo ed altri mondi oltre ad esso. 
O meglio ancora, darò un'appuntamento alla mia ragazza che scrive.


Elisabeth. Darò un'appuntamento alla mia Elisabeth.

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Capitolo 6
*** Monosillabi. ***


Mi avvicino, tremante.
Io tremante, già la odio per avermi reso così. No, spettate. Non posso odiarla, nè evitarla.
Quella creatura è nata per essere amata da chiunque le intralci il cammino. 

« Hai bisogno di una mano? » cosa? , chi ha parlato? mi volto  pensieroso. 
«Hai bisogno di una mano? Hai la faccia di uno che ha bisogno di una mano. »  Ho la faccia di uno che ha bisogno di una mano, bene, prima figura di idiota. La odio.
No.
Sì.
No.
Sì.
Sorride,mi guarda curiosa e arriccia il muso. Oh, arriccia il muso.
La odio. Non puo far così. Farmi sentire un emerito idiota, sorridere e poi arricciare il muso. Uccidere il cane e poi dire : è morbido.  La odio.
No.
Sì.
No.
Sì.

«No.»  «Oh, wow.»  «Cosa?» «E' una biblioteca questa.»  «Sì, lo so.» «Piena di parole» «»«Poesie.» Sì. «Descrizioni.» «Sì.» «Ci saranno almeno tutte le parole del mondo rinchiuse qui.» «Mhm,sì.» «E tu cacci monosillabi.»
Boom. Spiazzato. Sospirai, non risposi.
Quella frase era come maneggiare un coltello dalla parte della punta ma stringerlo comunque. Mi ha descritto, mi conosce già.
Io sono un monosillabe in un insieme di persone e parole. Sono sempre il meno o il niente. 

Homeless, hopeless, speachless. In inglese quando si vuol indicare la mancanza di qualcosa si aggiunge il less.
Io sono il less dell'universo, io sono il less di ogni singola parola, di ogni singola lacrima.
Il less di ogni fottuto sorriso. 
Il less di ogni fottuto rapporto.
Anche di una sigaretta, le ho finite tutte.
Avrei voluto stringerla, ma sono il less anche di un semplice abbraccio. 

«Problemi con i monosillabi?»  «No, nessuno. Ma mi piacciono le parole e amo sprecarle solo per utilizzarne di nuove.»  «Anch'io.»  Non mi guarda convinta.  «Solo che le conservo, mi piace tenerle per me. Ho paura che vadano in mano sbagliate, che vengano usate nel modo sbagliato. Che vengano utilizzate per raccontare brutte storie. »

Mi guarda quasi meravigliata. 
Dovrei apprezzare questa sua reazione e invece no, non voglio lo faccia.
Perchè guardare meravigliata me? Sono il neutro che cammina, il vuoto.  Ho imparato a detestarmi a tal punto che mi sembra impossibile che qualcuno mi apprezzi, a parte Effy.
Ma scorsi la curiosità e la meraviglia nei suoi occhi, tanto che iniziarono a brillare.. e per un pò iniziai a crederci, per un pò mi sembrarono le 5 del mattino.
Era troppoa bellezza, troppo confusa e azzardata. Feconda, e dolorosa.
E per quanto si infrasse non si esaurì, non finì, non morì. Rimanemmo così. 

«Tom, il mio nome è Tom.»  «Elisabeth.»  «Lo so.»  «Oh.»
«Oh?»  «Oh.»

 

 

« Monosillabe.»  Risposi beffardo. Lei rise di gusto. E da quel momento pensai che forse qualcosa di più buono della risata di Effy, che ricorda le cose più belle di questo mondo, magari c'è. Magari esiste e brilla.

Ed'è lei, lei con la sua risata.

Elisabeth e la sua incantevole risata. 

«Cosa cerchi? Posso aiutarti. » «Devo fare un tema per filosofia, credevo di riuscir a trovare qualcosa qui ma .. non so. Dio, non so niente. » Mi portai la mano ai capelli come se stessi cercando quel niente proprio lì dentro.
Non capì cosa mi stava succedendo. Ero confuso ma curioso, emozionato ma dovevo trattenere la calma. Era un'emozione nuova, era nuova anche l'esser nuova dell'emozione dato che io d'emozioni non ne provo mai e quando lo faccio le respingo ma questa, questa mi piaceva. E dovevo tenerla al sicuro.
«Lì dietro c'è tutta la filosofia che cerchi. Da Socrate, Platone e tutto il resto.»
«No ti prego, Socrate e Platone no.»
«Si, li odio anch'io.»




Sì, ti amo anch'io.

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Capitolo 7
*** Benvenuto nulla. ***


Da quel momento non capii più nulla. 
E' questo, quello che si sente?  Quando si sogna così intensamente una cosa, tanto da prepararsi discorsi, mosse, sensazioni. 
Quando si consumano già le emozioni, che quando finalmente arriva il momento, non riesci a sentire più nulla?
E' per questo, che impazzisce la gente?  Forse è per questo che ci prova così tante volte.
Forse è per questo che quando va male, quando va tutto a puttane la gente continua a provarci. Forse è anche per questo che dimentica così in fretta, perchè alla fine cosa si prova, cosa ci resta? Nulla.
Forse non sono così tanto diverso dagli altri, forse, il nulla accomuna tutti quanti noi. 
E allora cerchiamo di provare qualcosa, facendoci del male pensando di farci del bene, ma alla fine quel che ci resta, sarà pur sempre il nulla.
Il nulla è per sempre, le emozioni no. Una volta che le provi e le senti nascere in te, scorrere nelle tue vene; 
una volta che succede, finisce tutto lì. Quel ricordo resta nella tua mente, la sensazione nel tuo cuore, ma nulla di concreto, e allora rimane il nulla, ancora.
Così vai in cerca di qualcosa di più grande, quello che la gente preferisce chiamare " relazione seria " , relazione che resta, emozione che non ti abbandona e affoga il nulla. Ma il nulla è più forte, e il vuoto ti risucchia.
Quell'emozione si consuma giorno per giorno, minuto per minuto, e tu stremato dal conservare ogni piccola sfumatura per portarlo al per sempre, quando arriva il momento delle responsabilità, dei figli, quando arriva il momento del vero amore, finisce tutto lì. Addio emozione, addio relazione e Benvenuto Nulla.

Il per sempre non esiste, e per questo potrei sgozzare tutti i fiabisti del mondo. Ma almeno per ora, almeno per quanto ci resta, vorrei stringerla tra le mie braccia. Perchè lei è meraviglia, spenseriatezza, leggerezza.. il vuoto potrebbe risucchiarla il quanto prima, e non voglio succeda.
Così me la godo, giorno per mese, minuto per ora, silenzio per parola. Bacio per distacco. Amore per indifferenza.
Così ogni volta sarà come la prima, così che ogni emozione sarà sempre la più assassina. Mi frugherà nello stomaco, e farà a cazzotti con il fegato. Ma non farà mai male.

Nulla, grandissimo figlio di puttana, questa volta, vincerò io. 

Raggiungo lo scaffale " filosofia " e prendo quello che mi serve, poi lo riposo. Scopro che in fin dei conti non mi serve a niente, ho tutto quello di cui ho bisogno nella mia tetsa, fortunatamente, riscopro l'emozione di non essere come gli altri.
Mi siedo al banco, osservo Elisabeth leggere, e inizio a scrivere il tema.

 

Cos'è la vita. Com'è viverla, cosa fai per andare avanti? Chi sei tu?

Cara prof, se saprei cosa fosse la vita molto probabilmente non starei qui a far questo tema, ma sarei occupato a viverla.
Ma se lei mi chiede cosa sia, e se io son qui a scriverne, allora vuol dire che nessuno dei due,
sappia realmente che cosa sia.
Allora scopriamola, raccontandola, e viviamola parola per parola, così che nessuno dei due
ne rimanga senza, così che entrambi potremmo capirla, ma soprattutto
così che entrambi, potremmo conservarla.
Ricorda il primo giorno in cui è entrata in classe, prof ? Aveva la gonna stracciata, i capelli scotonati
nonostante fossero legati fra loro con una treccia, la camicia mezza aperta e dei tacchetti neri.
Molti di loro la presero in giro, molti si fecero una sega sulle sue enormi tette, 
altri la ignoravano e basta.
Io, senza alcun indugio, pensai che qualcosa in quella scuola, finalmente, mi sarebbe piaciuto.
Lei sembrò conoscermi dal primo giorno, come se leggesse nella mia mente.
Io leggevo la sua, e lei leggeva la mia.
Parlavamo poco in classe e poco fuori lezione, anche perchè non c'ero mai
ma lei mi capiva con uno sguardo, ed ogni sua mossa in classe sembrava esser fatta
apposta per me, per farmi comprendere qualcosa.
A parte quei fottuti Socrate e Platone.
Chi sono io, prof? Lei mi conosce, ma io no.
Questa parte del tema preferirei lasciarla a lei, ma l'alunno sono io.
Io non vivo la vita, è lei che vive me.
Mio padre se nè andato e mia madre è morta. 
C'è una ragazza che amo, lei a poco mi osserva.
La mia migliore amica si scopa chiunque e afferma che l'amore non esiste.
Si sbaglia, Effy si sbaglia.
Non è l'amore a non esistere, è la vita a non esistere.
L'amore è solo un riflesso, una compagnia, qualcosa che ci spinge a vivere la vita.
Io sono un fumatore incallito che si sveglia alle 5 del mattino per capirci qualcosa, di questa vita.
Per tornare a casa prendo la metropolitana e mi faccio i quartieri bassi
per non stare in mezzo alla gente, in mezzo agli zombie.
Le persone che incontro per quelle strade son persone, ma quelle che incontro in città, invece son zombie.
Perchè loro vivono tutto, tranne che questa.
Vivono quella degli altri quando dovrebbero farla propria.
E allora sa cosa? Io me ne fotto e basta.
Alla fine queste sono solo parole, parole, e parole. Scritte su carta, così che nessuno possa rubarle e portasele via;
ma questo non porta a nessuno a vivere la vita, ne tanto meno a capire cosa sia.
Vede, è tutto un insieme di strade e omoni che camminano, altri corrono.
C'è chi ha l'affanno, chi è stremato ma continua, chi è accasciato a terra.
E infine, c'è chi cammina a passo lento, respiro lento, sguardo spento ma vigile.
Quello, cara prof, son io.
Scorgo la vita, la osservo e lei mi vien incontro, quasi mi saltasse addosso.
Fa succedere di tutto, mi porta via tutto e poi mi restituisce pensieri e ricordi.. ma cosa me ne faccio di tutto ciò?
Nulla, ma se questo è il suo gioco, allora giochiamolo.
Tanto gli omoni siamo noi, e la vita, è lei.

 



 

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Capitolo 8
*** Skinny love. ***


«Tom, Tom.. Tom! Ci sei? Andiamo! Che mezzasega. »
«Oh eh, ci sono. Sono qui, ciao.» « Ma stavi dormendo sul serio? In biblioteca? Trasgressivo proprio, oh.» «Ehm sì, mi ero addormentato.. ehm, sì.» Il viso di Effy si copre di perplessità, intanto mi guardo intorno in cerca di un appoggio.
«Okay, come vuoi. Ma sappi che hai mezzo tema stampato sulla faccia. 
» « Ehm che cosa?!»  
«Quello che ho appena detto, hai mezzo tema stampato sulla faccia. »  
«Merda merdissima.» «Tranquillo, lei non c'è. »  «Ma figurati, non era quella la mia preoccupazione. Ma ben sì che litri di inchiostro inutile hanno sporcato il mio incantevole viso.»
Mi fingo idiota, ma in realtà mi tranquillizò parecchio il fatto che lei non ci fosse. Era una di quelle poche volte in cui desideravo che lei non ci fosse mai stata, non fosse mai vissuta su questa terra e non avesse mai occupato i miei occhi. Ergo, quello è stato l'unico momento in cui abbia mai pensato una cosa del genere. La sua presenza nella mia vita occupa così tanto, bensì così sconosciuta a lei, che desiderare che non ci fosse mai stata sarebbe sinonimo di disperazione.
A quel punto mi sentirei solo davvero. A differenza che questa solitudine mi ucciderebbe, anzicchè proteggermi.

«Oh piantala per favore. » Il suo comando s'interrupe da una grossa risata, fermata dal fastidioso zittirci della bibliotecaria, donna tanto stimata ed odiata.  La vorrei proprio io, una vita come la sua. Vive sommersa da libri e storie che non terminano mai.
Iniziano sempre di nuove, ogni giorno una nuova storia. Ogni giorno qualcuno entra da quella porta e chiede nuove vite da vivere, e lei le esaudisce tutte.  Quel posto scoppia di
idee, immaginazioni, storie, vite, amori.  Quella donna si nutre di ciò, come può un giorno sentirsi male? Come può sentirsi vuota e abbandonata? Non può, non succederà. 
Il suo destino è questo, raccoglitrice di storie.
Il suo destino è questo, vivere le storie altrui. Leggere la felicità nei libri fermi, nutrirsi di parole consumate nel tempo, vecchie e marce.  
Inacidite, false. 
 

«Secondo me stai uscendo male.» «Non sto uscendo niente male, muoviti. » Usciamo dalla biblioteca di corsa e ci avviamo alla caffetteria della città, bel posto per riporcorrere ricordi. 
S'era fatta sera ormai.

«Sì invece, non pensi ad altro e non la conosci nemmeno. »  «Possiamo parlare di altro, per favore? »  «Cioccolata calda con moooontagna di panna, grazie. » «Tu, straniero? Solito caffè macchiato, giusto? » Sorrido confermando, Maria e il suo menù mi conoscevano alla perfezione, sembrava crearlo in simbiosi al mio umore. 
Forse era per questo che amavo quella caffetteria, o forse era per i cd di Elvis fissati al muro? 
Sarà, ma al vecchio gira dischi Maria aveva incastrato il cd del Bon Iver, la mia skinny love mi sfiorava i pensieri.


And i told you to be patient
i told you to be fine
i told you to be balanced
i told you to be kind.
Now all your love is wasted?
Then who the hell was is?
Now i'm breaking at the britches
And at the end of all your lines.

Come on, skinny love.

Who will love you?
Who will fight?
Who will fall far behind? 



Ero così in sovrappensiero quella sera che le parole di Effy erano del tutto buttate al vento. Mi sentivo quasi in colpa, e lei se smise di parlare. 
Silenzio. 
Esistono legami speciali tra le persone che non puoi esprimere a parole, devi solo viverli. Io e lei leghiamo così, immergendoci nei nostri sguardi. Molte volte passano i giorni senza che ci rivolgiamo una parola, altre volte stiamo ore ed ore solo a parlare, ma quelli sono giorni vuoti. I giorni pieni sono quelli in cui la guardo negli occhi e in silenzio mi parla della sua confusione e della sua paura, del suo non sentirsi al posto giusto.  Quelli sono i momenti che preferisco, e questo era uno di quelli.
Solo che ora, Effy ero io.
Lei sospirò e continuò a bere in silenzio la cioccolata, riscandosi anche le mani. Io mi appogiai alla vetrata e mi accorsi un'anima seduta sul muretto che si affaccia al mare.
Un'anima dai capelli lunghi neri e un maglione blu scuro, pantaloni stretti e stivaletti di pelle.
Quell'anima io la .. conoscevo.
Era la mia Elisabeth. 


 

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Capitolo 9
*** Save me. ***


Senza ulteriori indugi corsi subito da lei.  Non so cosa è stato, non pensai a nulla, come un istinto di sopravvivenza, corsi da lei senza dire niente.
Effy non provò a fermarmi, sapeva anche lei il motivo per cui lo feci. Lei lo sapeva, ma io no, ed una volta quasi vicino ad Elisabeth mi passarono d'avanti agli occhi tutti i discorsi di Effy riguardanti i sentimenti, i legami e le promesse. Si riunirono davanti a me creando una nube, una nube di pensieri e paure. Che io attraversai, che io smontai in un secondo, lasciandola dispartire nell'aria. 

«Salve. » Si girò di scatto, impaurita. «Oh, ciao.»
Tra i capelli sul viso per via del vento riuscii ad accorgermi del suo sguardo inevitabilmente spento. Mi venne una fitta al cuore.
Oh piccola meraviglia, cos'è potuto passare di qui capace di portare via la lucentezza del tuo immenso sguardo? 
Mi riconobbe subito, purtroppo. Avrei potuto far finta di essere un cavaliere o un pirata, ma riconobbe subito il monosillabe che conobbe in bibioteca.

«Sei sola?»  Ma ci vedi qualcun'altro qui, coglione? Sappi che i pesci non contano. Che testa di cazzo.
«Sì, sono sola, sempre.»  Ma non lo sei  mai stata. Sono sempre stato dietro l'angolo di ogni tuo passo, ero sempre accanto a te. La mia presenza, invisibile ai tuoi occhi, era sempre accanto a te. 
«Allora son disposto a farti compagnia, sempre che i pesci non siano gelosi.»  Sorrisi desideroso.
«Non vorrei rovinarti la serata.»  Tu me la stai salvando.
I suoi sorrisi erano tristi. 

«Stavo bevendo il caffè, lì dentro. Nella mia caffetteria preferita con la mia migliore amica e una delle canzoni di sottofondo più belle che il mio cuore abbia mai conservato. E invece ho scelto di star qui, al freddo, con la puzza di pesce che viene al di là del muretto, con una ragazza dai capelli scomposti e un maglione della nonna. Sarei potuto non uscire alla tua vista, avrei potuto anche prendermi uno dei miei adorati pancake, e invece ho scelto di star qui, di uscire da quel mezzo paradiso per stare qui, con te. Ho sentito il bisogno di uscire da lì dentro, per questo mortorio. Quindi no, credo che non sia stato rovinato un bel niente. » 
Abbassò lo sguardo arrosita. Avrei voluto tanto pentirmi di ciò che avevo appena detto, sarei potuto scappare da un momento all'alto e mandare tutto a puttane come sempre.
Insomma, avevo il mare d'avanti, un salto e sarebbe finito tutto dall'imbarazzo. E invece sono rimasto a fissarla arrossire per tutto il tempo, scelsi di rimanere con lei nonostante le mie innumerevoli, catastrofiche, pesantissime paure.
Ci sedemmo alla panchina, lei era ancora rossa. Sembrava volesse nascondersi, quando quello che avrebbe dovuto farlo ero solo io.
Cercava in tutti i modi di nascondersi col maglione, c'era così tanta tenerezza in lei quella sera.

«Perché ti nascondi?»  «E' solo che.. non credo di meritarmi le tue parole, tutto questo. In realtà, non credo di meritarmi mai niente.» 
«Tutti abbiamo bisogno di qualcuno. Ognuno di noi, si merita qualcuno o qualcosa, non dovresti pensarla così.»
«Non io, io merito tutto tranne che cose belle.  Le cose belle conoscono tutto il mondo, fanno il giro di tutto il pianeta e bussano casa per casa. Si poggiano sul viso di tutte le persone e lasciano il segno nei loro occhi. Si accaparrono tutte le vite. Fanno il giro di tutto questo ma non conoscono il mio nome. Non hanno mai fatto il mio nome. »
Tale bellezza è sempre stata sconosciuta. Come fosse stata sempre e solo tutta mia, come se fosse al mondo solo per me, dovevo solo andarla a prendere.
Non le dissi nulla. Non sapevo cosa, avevo già imparato a far zittire il cuore. Così le porsi una sigaretta, rendiamoci conto che non porgo sigarette a nessuno. Le mie sigarette.

« Sappi che non mollo sigarette a nessuno, quindi, tieni. » «Però, devo sembrarti proprio disperata.» «Smettila di pensare che tutto il mondo ce l'abbia con te e che ogni persona su questa terra sia in complotto contro di te, smettila di pensarlo e se sarai fortunata, ti presto anche l'accendino. »  Risposi turbato, i suoi pensieri mi innervosirono, come ha potuto pensare una cosa del genere? 

Notò quanto fossi serio e nel suo viso vidi l'intenzione di azzerarsi del tutto la mente e ripartire da zero. 

«Ah, quindi all'accendino dai retta e ad un povero indifeso ragazzo che vuole aiutarti no, okay.» Mi finsi offeso e lei rise. Lei rise.
«Sei, davvero carino, grazie. E' un gesto.. davvero tanto carino. »
Carino, ha detto che sono carino. 
Nascosi il fastidio e le domandai che cosa c'era che non andava quella sera. 
La mia dolce donna parlava e parlava gesticolando le mani, stringendo a sè l'accendino e la sigaretta che non aveva ancora acceso. 
Mi nutrì delle sue parole come se non avessi mai vissuto questa vita. Quelle parole riempirono i miei vuoti e i miei dubbi, riporcorrerono tutta la mia vita in mezza serata.
Possibile che si debba aver bisogno di una sola anima persa, per riappacificare tutti i demoni interni? 


Per tutto questo tempo ho pensato di aver bisogno d'aiuto, ho pensato di dover essere salvato. Ho pensato che al mondo non ci fosse nessuno ridotto a pezzi come me, più di me, o anche meno di me. Per tutto questo tempo ho pensato che cazzo ci stavo a fare qui.
Quella sera, lo capii. Non ero io a dover essere salvato, non c'era bisogno che mi togliessi di mezzo. Quella sera capii tutto.
Io sono qui per lei, per salvarla. 







 
 

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