A Beautiful Mind!

di Nodosenoatriale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


I numeri sono numeri, e anche quelli irrazionali sono logici.
Ma le persone no, neanche quelle che tutti ammirano per la loro lucida coerenza.
Zayn Jawaad Malik aveva prima imparato a contare e poi a respirare.
Suo padre borbottava, tra la barba scura che il freddo aiutava la concentrazione, e lui era stato costretto a passare la sua infanzia con un principio di ipotermia costante.
Il culo stanco relegato sulla sedia di legno, le espressioni numeriche che imbrattavano le pagine e i suoi occhi ambrati.
Malik non lo voleva quel talento vomitato dalle nuvole, non importava esattamente a nessuno se lui a sette anni calcolava asintoti orizzontali di funzioni improbabili.
Capiva la ragione delle progressioni aritmetiche, ma non i pensieri che animavano l’agire dei bambini sconclusionati e caotici della sua età.

Dieci anni più tardi le cose non erano cambiate poi tanto; con i capelli corvini sparsi in fronte aveva preso coscienza di poter incarnare tutti gli stereotipi legati alle sue origini.
I pakistani per due cose erano conosciuti: la matematica e la droga.
Lui, come da pronostico, non faceva eccezione: risolveva il cubo di Rubik in trentanove secondi e rollava una canna in dieci, esemplare.

Non riusciva a fare amicizia con nessuno, neanche con quel biondino occhi mare che gli aveva fatto scacco matto in cinque mosse sbottonandogli i jeans.
Quella volta Zayn, anche se per poco, dei numeri se n’era sul serio fregato, e l’aspetto caucasico, la bocca carnosa di Niall gli avevano fatto capire che risolvere problemi di fisica gli faceva, sì, vibrare le dita scheletriche ma niente era come sporcare la faccia di un biondino leggero.

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Capitolo 2
*** 2. ***


Come era passato ai quartini, Zayn, non se lo riusciva a ricordare esattamente.
Forse, era stata tutta colpa di quel moro sfacciato che, occhi infiltrati in una trama di ciglia lunghissime, lo osservava riflettere nella caffetteria adiacente alla scuola.
Sospettava che la motivazione che lo aveva spinto a provare fosse da ricercare negli effetti: la possibilità, d’un tratto , di poter vantare un’immaginazione in fluorescenza che nessuno gli aveva insegnato a pensare.
Già, aveva decisamente iniziato a calarsi gli acidi per sentirsi un po’ come il tipo di ‘A Beautiful Mind’ che le visioni le aveva avute come regalo insieme alla vita.

Il pakistano di Bradford era stato davvero grato a Louis Tomlinson, uno che alla mancanza d’intelligenza sopperiva con un’intraprendenza esplosiva; gli era andato a genio da subito.

Quel ragazzo castano, con i capelli spiaccicati in un ciuffo tecnico, era un circuito chiuso in cui fluivano elettroni di sfacciataggine, e non poteva che essere un’elettrocalamita per tutti gli appassionati di fisica e cazzi.

E anche se con le labbra sempre un po’ scorbutiche ed imbronciate, si era fatto comunque baciare dalla bocca sottile e profumata di Louis.
Aveva pomiciato, per davvero, nel bagno della caffetteria perché le case di entrambi erano off-limits.
Schiacciato contro la parete, piastrellata senza ingegno, si era ridotto a ripassare i numeri primi da uno a 2609 per non venire nei pantaloni mentre le mani di quel ragazzo, bello da star male, erano ovunque e indiscrete sul suo corpo.

Nonostante avesse dovuto sopperire da solo, una volta a casa, ai suoi bisogni fisiologici, sottraendo le mani alla meccanica, quel Louis Tomlinson lo avrebbe voluto rivedere.

Si sentiva nelle palle, ormai vuote, che sarebbe potuto andar d’accordo con quel ragazzo furbo di faccia, perché era il classico tipo strambo che non gli avrebbe detto nulla anche se lui si fosse messo a scrivere equazioni sui vetri delle finestre di casa.

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Capitolo 3
*** 3. ***


Scavava il banco di legno con una forbice rosa; cercava di affettare quella superficie per evitare di accanirsi sui propri polsi scuri e, magari, per una buona volta capire come funzionava il corpo umano.

Zayn Malik, impronte digitali sfumate a furia di squagliare, non lo poteva reggere Schopenhauer, non con una sbornia di Whisky in circolo.
Poi, francamente, se era vero ciò che quel tipo affermava, cioè ‘Raddoppia il sapere, moltiplica il dolore’, Malik non ne voleva sapere di spaccarsi il culo ad imparar cose nuove per poi starci di merda come un cane.
In matematica, materia decisamente nelle sue corde, non c’era nulla da imparare, non per lui almeno; solo modi nuovi di vederla, osservarla, interpretarla e infine usarla, e a lui stava bene così.
Avrebbe fatto un falò con il libro di filosofia, anche se il signor Payne gli ripeteva sempre che i più grandi amanti del sapere antichi erano, quasi sempre, squisiti matematici.
Ma Zayn Malik avevano un Ipad nello zaino pronto a ricordargli che, per fortuna, l’età antica era stata superata.
Anche se, a dirla tutta, non gli sarebbe dispiaciuto essere l’eletto del suo insegnante in una Grecia dove l’omosessualità era una faccenda di sapere, perché avrebbe potuto, tranquillamente senza filtri e tabù, farsela mettere nel culo dal signor Payne labbra carnose e occhi dolci.

‘Malik! Di nuovo nel mondo dei numeri?!’ irruppe la voce corposa dell’insegnante, infrangendo le fantasie di quell’alunno incostante e mettendo un cipiglio severo.
Zayn alzò un sopracciglio scuro e con gli occhi di zucchero bruciato appena, accennò un sorriso irriverente.

Sarà stato per il corpo scolpito sotto i vestiti seriosi, o per le guance che arrossivano imbarazzate, quando quel ragazzino lo fissava, ma Liam Payne il professore severo, proprio, non lo sapeva fare.
E anche mentre, con i capelli ricci sessualmente appetibili, prometteva a Zayn una punizione serale, quel ragazzo moro fissato con i numeri, già assaporava il gusto di tabacco di quella che sarebbe stata una sigaretta post-sesso.

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Capitolo 4
*** 4. ***


Labbra che si aprono, troppo spaccate per riuscire a circondargli il cazzo, e Zayn, mani magrissime, aveva strappato i ricci del moretto inginocchio sotto di lui.
La bocca di Harry si vantava di un dono innato, viveva sotto vuoto potendo succhiare di moto rettilineo uniforme.
E già a Zayn il principio di inerzia faceva eccitare, in più se Harry Styles era dinamica, chimica, un numero irrazionale vivente, risultava essere una dimostrazione per assurdo non venirgli in faccia promettendogli un aiuto in fisica.
Con gli occhi adoranti, di uno che a mal'appena sapeva che 144 è il quadrato perfetto di 12, ci andava succhiando di ricci.
E si schiodava a ritroso, sedendosi di culo sul pavimento freddo, e gli diceva con le labbra che quasi sanguinavano 'Se vuoi mi puoi anche scopare il culo!'

Zayn Malik che c'aveva la schiena spaccata dagli acidi avrebbe preferito che Harry stesse zitto e succhiasse semplicemente.
Lo afferrò dal collo sudato e lo spinse forte contro il suo pube, il riccio essendo una y, variabile dipendente, agì di conseguenza.
E quel riccio era disposto a rinunciare alla sua dignità per passare quell'esame. Si strofinava impacciato sul suo cazzo, ma non importava perché Harry Styles sapeva toccare le vene giuste con un intuito animalesco.
Lecco la punta della sua erezione come un gatto di fronte a una scodella di latte.
Il piccolo guardava di lacrime e respirava nausea contro l'ugola usurata e Zayn dolce per indole, non voluta, non cercata, lo sfilò da lui.
Harry Styles era un porno da blockbuster, un ragazzo interrotto, ma il moro Pakistano aveva I battiti deboli e scoccolò i ricci appiccicosi del piccolo Harry.
In uno slancio di bontà Zayn gli aveva abbonato quel bocchino incompleto e comprensivo aveva smascellato ' Tranquillo ti aiuto comunque a calcolare il coefficiente angolare di una giostra con un barattolo d'acqua mezzo pieno e un righello!'

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Capitolo 5
*** 5. ***


I lacci consumati, di un marrone che era destino, ciondolavano, come lenze piombate, in aria.
I piedi se ne stavano immobili a mezz’aria, parecchio indecisi e pensierosi riguardo l’uscire definitivamente da quel cornicione.

Ciglia caramellate solo piene di ricordi velenosi ed infetti, quelli che ti riempiono la bocca di dolcezza e lo stomaco di acido perché metabolizzare che, ormai, fossero fuggiti via corrodeva senza pietà.
Quei ricci d’avena erano bugs in quel processore che era la sua testa, e le equazioni elementari sembravano montagne insuperabili perché la concentrazione sfumava sulle mani di Harry Styles.
Non c'erano, ormai, più minuti o secondi nelle sue ore; solo lunghe voragini dentro cui farsi sfuggire la cognizione di tutto quel buio appiccicoso.
La vista di Zayn si appannava, il cuore gli rimbalzava in petto scontroso, e se la natura lo avesse concesso sarebbe imploso, liberato.
Entropia nei pensieri perchè, da un giorno all'altro, aveva smarrito la capacità di calcolare il campo di esistenza di del logaritmo di x; a causa di Harry che lo aveva rimpiazzato.
Se gli avessero iniettato aria sarebbe stato meno crudele, più umanamente maligno; invece quel riccio tutto bocca gli aveva dato picche, per farsi sporcare le guance da uno che giocava a calcio per strada.
La possibilità di vedere, ancora, palmi contro palmi, sorrisi contro sorrisi, respiri contro respiri, le loro mani, i loro denti, le loro bocche, era migrata come l'ultima rondine all'arrivo dell'autunno.

Zayn Malik, aveva dato tutto a quel bimbo dispettoso di Harry Styles:
Wil suo cuore, il suo sperma, il suo culo e, ora, anche la sua matematica.
Si sentiva vuoto, il respiro in gola bruciava rendendolo incapace di pompare ossigeno nei polmoni.
Credeva non sarebbe più riuscito a sentirsi di nuovo pieno, come quando il riccio era dentro di lui, a percepire la vita passeggiargli addosso, no, era tutto finito.
La cartina friggeva ad ogni boccata, e malgrado non fosse una solitaria luce nel cielo, era l'unica di cui Harry si sarebbe dovuto accorgere.

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