Ossigeno

di Claire Marie Blanchard
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Parte Prima - Cordoglio ***
Capitolo 3: *** Parte Seconda - Eroi, figuranti e superstiti ***
Capitolo 4: *** Parte Terza - Giorni buoni ***
Capitolo 5: *** Parte Quarta - Parte del tuo mondo ***
Capitolo 6: *** Parte Quinta - Profumo d'autunno (Epilogo) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Disclaimer: I personaggi della saga di Harry Potter non mi appartengono. Tutti i loro diritti sono riservati a Joanne Kathleen Rowling. Inoltre, questa storia è stata ideata, scritta e pubblicata senza alcun scopo di lucro.

Premessa: ciò che state per leggere è il prequel della mia shot “More e muschio”che, a questo punto, consiglio di leggere in un secondo momento. La storia si svolge dopo la guerra, al settimo anno di Hogwarts, ma sconvolge appieno l’epilogo della Rowling.

Note:

*= La resilienza è un termine utilizzato nella Chimica e nella Psicologia, per indicare un oggetto materiale molto resistente, che fa fatica a distruggersi (in Chimica) e un soggetto psicologicamente forte, che trova sempre la forza di rialzarsi di affrontare la vita (in Psicologia).








Ossigeno












Prologo





Harry James Potter non era tornato per finire gli studi di Hogwarts, ma intraprese la sua carriera di Auror.
Ginevra Molly Weasley, nonostante il dolore per la perdita del fratello Fred, decise che era ora di rialzarsi in piedi, di mostrare alla sua famiglia la sua resilienza*, in modo da essere un esempio.
Ronald Bilius Weasley imitò Harry, affermando di voler combattere contro quelli che erano gli alleati degli assassini di suo fratello.
E poi fu il turno di Hermione Jean Granger. La quale, come da copione, scelse di finire gli studi alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, conseguendo anch’ella i M.A.G.O., insieme alla più piccola di Casa Weasley.
Aveva lasciato Ron poco prima di andare in Australia per recuperare i suoi genitori e restituire loro la memoria, dopo aver capito che il loro era solo un amore fraterno.
Pensò che era ancora troppo giovane per pensare all’amore della sua vita.
Dopotutto, aveva solo diciotto anni. Aveva tutta la vita davanti.









********************












Il primo settembre sembrò non arrivare mai.
Il binario 9 e ¾ non era mai stato così povero e freddo come quell’anno. Non furono in molti a tornare ad Hogwarts, anche perché in molti, nel maggio precedente, non avevano mai lasciato il castello.
Naturalmente, i cadaveri furono restituiti alle rispettive famiglie – almeno a chi ne aveva ancora una – immediatamente dopo l’ultima battaglia tra Harry Potter e Lord Voldemort, e il castello fu ricostruito durante l’estate.
Hermione stava guardando fisso nel vuoto, quando Ron si rivolse a lei.
‹‹ Hermione? Va tutto bene? ››, ma la ragazza continuava a pensare a quella maledetta guerra che aveva distrutte innumerevoli vite, strappandole e devastandole.
‹‹ Hermione? ›› insisté anche Harry, scrutandola dolcemente.
La Grifondoro si risvegliò dal suo stato di trance, e il Bambino Sopravvissuto notò quanto stanco appariva il suo viso.
‹‹ Forse, è il caso di mandare un gufo alla McGranitt e chieder… ››, iniziò lui, dopo averla scrutata premurosamente.
‹‹ No ›› lo interruppe lei ‹‹ il mio posto è a Hogwarts. Lo sappiamo entrambi ››.
Harry prese un lungo respiro, abbassando il capo e chiudendo gli occhi, per poi riaprirli e rialzare la testa in segno di resa, davanti alla determinazione della ragazza.
‹‹ D’accordo, ma promettimi di scriverci spesso ››.
‹‹ Certo ››, rispose lei automaticamente e con un sorriso forzato, per poi spostare il sguardo verso Ron che, nel frattempo, la osservava sinceramente preoccupato.
Ginny poggiò una mano dolcemente sul braccio di Harry, per poi sorridergli e abbracciarlo.
‹‹ Non preoccupatevi per noi, ››, esordì lei ‹‹ staremo bene. E poi ci sono Neville, Dean, Seamus… ››
‹‹ Oh, ma certo. Un tuo ex-fidanzato, un nostro caro amico con poca autostima e un piromane. Come posso preoccuparmi? ››, chiese ridacchiando e rubando un bacio alla sua fidanzata, divertita e stretta ancora a lui.
Vedendo loro due salutarsi così, Ron non poté fare a meno che lanciare uno sguardo imbarazzato a Hermione, la quale lo abbassò, incitando Ron a fare lo stesso.
L’abbraccio tra i due innamorati fu interrotto dal fischio del capostazione che invitava gli studenti a salire sul treno.
‹‹ Ora dobbiamo proprio andare, ragazzi ››, intervenne Hermione.
Ginny si staccò dalle braccia di Harry, e abbracciò il fratello, mentre Hermione faceva lo stesso con Harry.
Staccatasi da Harry, Hermione non ebbe il coraggio di abbracciarlo, per questo gli poggiò semplicemente una mano sulla spalla sorridendogli sinceramente.
‹‹ A presto ›› disse a entrambi, mentre, insieme a Ginny, si accingeva a salire sul treno insieme ai bagagli.









********************











Le colline fuori dal finestrino, passavano velocemente e Hermione, con il mento appoggiato al polso sinistro e con il braccio appoggiato al bracciolo del sedile, era immersa nei suoi pensieri.
Ginny le era seduta di fronte, il loro scompartimento era completamente vuoto.
La rossa la osservava, di tanto in tanto – con la coda dell’occhio – mentre fingeva di leggere “La Gazzetta del Profeta”.
Non avevano parlato molto, nonostante fossero molto amiche, ma i silenzi tra di loro non risultavano mai pesanti ma, anzi, rassicuranti.
All’improvviso, però, qualcuno aprì la porta dello scompartimento, attirando l’attenzione delle due.









********************










Draco Malfoy rimase pietrificato nel vedere la Mezzosangue in quello scompartimento. Rimase a fissarla per qualche secondo. Il suo fu uno sguardo stupito, spaventato – ma allo stesso tempo sollevato – e ricambiato dalla giovane Grifondoro.
Ginny alternò lo sguardo prima verso Malfoy, poi verso Hermione, poi di nuovo verso Malfoy, poi di nuovo verso Hermione, la quale smise di fissare il Serpeverde per tornare a fissare fuori dal finestrino.
Quando la rossa tornò a guardare di nuovo in direzione del giovane ex-Mangiamorte, quest’ultimo era sparito, lasciando aperta la porta dello scompartimento.
Ginny, dopo qualche minuto, prese la parola.
‹‹ Forse, qualcosa è cambiato ››, ma l’amica non distolse lo sguardo dal finestrino.
Fu dopo un silenzio lungo un secolo, che la riccia rivolse il suo sguardo e la sua voce calma verso l’amica, chiedendole ‹‹ Sai come diremmo nel Mondo Babbano? ››, ma la rossa scosse il capo, in segno di negazione.
‹‹ Il lupo perde il pelo… ›› disse prendendo una piccola pausa e vedendo Ginny aggrottare le sopracciglia e ascoltarla interessata, ‹‹ … ma non il vizio ››.











I miei pensieri:

Ben ritrovati!
Avevo anticipato, a chi segue la mia pagina e a chi mi aveva commentato le due shot, che avrei scritto una mini-long per raccontare come Draco Malfoy si fosse accorto di essere innamorato di Hermione Granger.
Confesso che scrivere una storia con più capitoli, nel fandom di HP, per me non sarà una passeggiata, ma spero comunque di riuscirci.
Ringrazio già chi mi ha dedicato quei cinque minuti, leggendo il prologo di questa storia, invitando tutti coloro che lo volessero (ma ne dubito) a contattarmi o qui o qui. :)

Un abbraccio.

Manu.

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Capitolo 2
*** Parte Prima - Cordoglio ***


Disclaimer: I personaggi della saga di Harry Potter non mi appartengono. Tutti i loro diritti sono riservati a Joanne Kathleen Rowling. Inoltre, questa storia è stata ideata, scritta e pubblicata senza alcun scopo di lucro.

Premessa: ciò che state per leggere è il prequel della mia shot More e muschio che, a questo punto, consiglio di leggere in un secondo momento. La storia si svolge dopo la guerra, al settimo anno di Hogwarts, ma sconvolge appieno l’epilogo della Rowling.
 
 
 
 
 
Note:
* = è una frase presa dalla canzone Quel posto che non c'è dei Negramaro. Non ho alcun diritto nemmeno su questi.
** = è una canzone di Frank Sinatra. È la più usata nei funerali britannici. Penso che Fred e George abbiano un po’ quel carattere allegro che aveva Frank. Non ho diritti nemmeno su questa canzone.
 
 
 
 
 
Parte prima - Cordoglio
 
 
 
 
 
L’arrivo a Hogwarts, per Hermione, fu più strano che mai.
Sembrava che non vi fosse svolta alcuna guerra: qualsiasi ricostruzione cancellava qualunque traccia di quella battaglia – una battaglia svoltasi solamente quattro mesi prima.
Ma il dolore… quello no. Quello non cancellava un bel niente. Tutt’altro.
Il dolore sembrava creare un vuoto incolmabile nello stomaco, sembrava lacerare l’anima ogni volta che la mente rievocava quel pensiero, sembrava che facesse rivivere quegli incubi solo con il rituffarsi nel proprio passato.
Il dolore, secondo Hermione Granger, è come il virus dell’HIV – la malattia babbana della quale aveva appreso dai libri di Scienza babbana - : una volta che ti è entrato dentro, non si può più eliminarlo. Può essere controllato, si può imparare a conviverci… ma rimarrà sempre lì. Nascosto da qualche parte.
Il dolore era semplicemente dolore. E niente poteva cancellarlo, se non un potentissimo Obliviate.
O, forse, nemmeno quello.
Incurabile come l’HIV.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Draco Malfoy non toccò cibo per tutto il tempo della cena nella Sala Grande.
Gli altri suoi compagni di Casa si sfamavano, parlavano, ridevano e scherzavano come se nulla fosse successo, come se solo lui si fosse svegliato da un brutto sogno.
Blaise Zabini sedeva alla sua destra, dandogli qualche gomitata amichevole di incoraggiamento e per incitarlo a mandare giù qualche boccone, ma il biondo scuoteva lentamente la testa e fissava nel vuoto.
Un vuoto che aveva il volto di Hermione Granger.
 
 
 
 
 

**********
 

 
 
 
 
Ginny Weasley cercava di invogliare la sua migliore amica a mettere qualcosa sotto i denti. Temeva che si ammalasse, che stesse male, se non avesse ingerito qualcosa di nutriente.
Ma la bruna – con il capo appoggiato su un polso, lo sguardo vuoto fisso sul piatto e una mano che impugnava la forchetta, giocando con il cibo intatto – non volle sentire ragioni.
Sentiva che qualcuno la stesse fissando. Sentiva uno sguardo impaurito, svuotato, disperato, su di sé. Alzò lo sguardo solo per pura curiosità… e sì sentì attratta.
Solo una persona attirò la sua attenzione: Draco Malfoy.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
La professoressa McGranitt richiamò l’attenzione di tutti – compresa quella dei due giovani – e la ottenne senza alcuna lamentela, dopo aver mostrato il Cappello Parlante che penzolava dalla sua mano sinistra per annunciare l’arrivo dei nuovi studenti e l’immancabile Smistamento.
Hermione guardava quei piccoli nuovi studenti con la consapevolezza che erano la nuova speranza, la forza per andare avanti, un motivo in più per aver sconfitto il male… anche se a caro prezzo.
Draco, invece, li guardava con aria spenta, con l’aria di chi non era veramente interessato all’arrivo di settanta nuovi undicenni pronti a sventolare a casaccio la bacchetta e a sbagliare le formule degli incantesimi elementari.
Quei bambini, sicuramente, non avevano vissuto ciò che aveva vissuto lui.
Terrore.
Il terrore che Voldemort potesse far del male a lui e/o alla sua famiglia, se solo avesse osato ribellarsi, se avesse solo osato a dire Basta.
Ansia.
L’ansia che aveva provato durante tutto il tempo, non vedendo l’ora che finisse tutto, e il prima possibile. E, nel suo cuore, sperava che Harry Potter vincesse su Voldemort.
Panico.
Quando Harry uscì allo scoperto, dopo aver finto di essere morto, era entrato nel panico, pensando che il Signore Oscuro avrebbe fatto pagare un prezzo molto alto a sua madre, Narcissa, per la sua bugia.
Speranza.
Il panico mischiato alla speranza. Perché, se Potter era sopravvissuto nuovamente all’Avada Kedavra di Voldemort, ciò significava che avrebbe potuto davvero sconfiggerlo.
Senso di colpa.
Quello lo aveva provato più volte… lo aveva provato quando la sua professoressa di Babbanologia, sul tavolo del salotto di Malfoy Manor, venne uccisa sotto i suoi occhi.
Lo aveva provato quando avevano trovato Potter, Weasley e la Granger, e lui aveva finto di non riconoscerli.
La Granger
Aveva provato un grandissimo senso di colpa proprio per lei. Per lei che venne torturata in sua presenza, a casa sua, da sua zia Bellatrix.
Quegli occhi, Draco non li dimenticò mai.
Si era accorto di quelle due perle solo in quella circostanza, accorgendosi che si era perso tutto.
Ci aveva pensato tutta l’estate, a quegli occhi.
Quegli occhi erano lì, sempre lì, sempre davanti ai suoi.
Occhi dentro occhi*.
Quegli occhi erano lì, sempre lì, sempre davanti ai suoi.
Sul pavimento di casa sua, sull’espresso per Hogwarts, sulle pagine de La Gazzetta del Profeta, di notte, in sogno, di fronte a lui in quel preciso istante. Erano sempre lì, sempre gli stessi. Gli stessi occhi color nocciola, con una sola differenza: erano addolorati, sofferentispenti.
Se solo avesse potuto, le avrebbe ridato due piccole sfere ambrate, dopo averle immerse nel cioccolato puro fuso, e glieli avrebbe messi addosso.
Solo in quel momento, a cena nella Sala Grande, si rese conto di quanto amasse quegli occhi. E, soprattutto, che avrebbe potuto non rivederli più.
La professoressa McGranitt riprese la parola, annunciando i nominativi dei nuovi Prefetti e dei nuovi Capiscuola.
- Gli alunni nominati Caposcuola sono i seguenti: per la Casa di Tassorosso, Ernie MacMillan. Per la Casa di Grifondoro: Hermione Granger. Per la Casa di Corvonero: Morag McDougal. E, per la Casa di Serpeverde… Draco Malfoy.
Ci vollero due minuti buoni, a Draco, per rendersi conto di essere stato appena nominato Caposcuola.
Blaise gli diede una pacca fraterna sulla spalla, sorridente. Mentre, in tutta la sala, si crearono mormorii e bisbigli.
Guardandosi intorno, Draco si sentì agitato, ingoiando spesso a vuoto, finché non notò anche i suoi occhi su di lui.
Occhi dentro occhi.
Occhi che non incolpavano, che non giudicavano, occhi che si complimentavano educatamente per quella parità di vittoria.
Occhi dentro occhi.
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Seduta su una poltrona della Sala Comune di Grifondoro, Ginny stava leggendo una copia de Il Cavillo che Luna gentilmente le aveva inviato, quando Hermione – seduta di fronte a lei, continuava a guardare nel vuoto, in silenzio – prese parola all’improvviso.
- Ho baciato Ron.
La rossa aggrottò le sopracciglia e rivolse il suo sguardo all’amica.
Hermione riprese.
- O meglio, lui mi ha baciata.
Ginny si posizionò meglio sulla poltrona e la osservò, come per dirle Continua. Sono qui, ti ascolto.
Hermione la guardò negli occhi.
- Sì, insomma… ci siamo baciati.
L’amica sospirò piano e le sorrise.
- Lo so. E so anche che quel bacio, per te, aveva lo stesso valore di un bacio di George sulla mia guancia.
La riccia annuì piano.
- Perché non ha funzionato? Perché non è scattata la scintilla?
- Perché… forse… non eravate destinati. Io mi sentivo così quando Harry non mi degnava di uno sguardo, anni fa.
La Caposcuola ingoiò della saliva e annuì piano.
- Io… io ci credevo veramente, Ginny.
- Lo so… - disse lei prendendole una mano e accarezzandola dolcemente.
Hermione aveva gli occhi lucidi, e la rossa pensò di distrarla.
- Hai visto? Malfoy è stato nominato Caposcuola.
- Già – rispose lei, meccanicamente.
- Sei d’accordo?
La riccia alzò le spalle piano.
- Non sono io a decidere.
Ginny rimase in silenzio, rompendolo poco dopo.
- Come non abbiamo deciso noi chi doveva morire e chi doveva vivere…
La Caposcuola, colpita e affondata da quella frase, prese il suo walkman babbano e passò una cuffietta all’amica, sorridendole.
- Scommetto che Fred sarebbe andato pazzo per Frank Sinatra.
La rossa accettò sorridendo e aggrottando le sopracciglia.
- Per chi?!
Hermione le sorrise.
- Dopo ti spiego chi è… anzi, chi era. Purtroppo, è venuto a mancare proprio pochi mesi fa. Anche lui.
E iniziò a far partire My way**.
Ginny sapeva benissimo che la musica babbana era diventata il modo preferito di Hermione per esprimere il suo dolore… il suo cordoglio.
E le fu grata di averla resa partecipe.
Sia nell’ascoltare quell’aggeggio babbano, sia nel suo cordoglio.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
I miei pensieri.
 
Chiedo scusa.
Chiedo scusa per la lunghezza (insignificante) del capitolo.
Chiedo scusa per non aver ripreso questa storia prima.
Chiedo scusa per la mia assenza prolungata.
Mi dispiace davvero essermi fatta attendere.
Premetto che non so quando pubblicherò, se settimanalmente, mensilmente, o che so io. Però, mi impegno a cercare di non farvi aspettare troppo.
Prometto che la continuerò e la terminerò entro l’anno.
Solo che non potete pretendere tutto da una povera studentessa esaurita.
Vi abbraccio forte, ringraziandovi della vostra presenza, anche se silenziosa.
Vi mando un bacio grande.
 
Manu.

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Capitolo 3
*** Parte Seconda - Eroi, figuranti e superstiti ***


Disclaimer: I personaggi della saga di Harry Potter non mi appartengono. Tutti i loro diritti sono riservati a Joanne Kathleen Rowling. Inoltre, questa storia è stata ideata, scritta e pubblicata senza alcun scopo di lucro.

Premessa: ciò che state per leggere è il prequel della mia shot More e muschio che, a questo punto, consiglio di leggere in un secondo momento. La storia si svolge dopo la guerra, al settimo anno di Hogwarts, ma sconvolge appieno l’epilogo della Rowling.
 
 
 
 
 
Note:
 
* = Il capitolo è stato ideato e scritto sotto le note di Heroes, di David Bowie. Non ho alcun diritto a riguardo.
 
 
 
 
 
 
Parte seconda – Eroi, figuranti e superstiti
 
 
 
 
 

[…] I, I will be king
And you, you will be queen
Though nothing will drive them away
We can be Heroes, just for one day
We can be us, just for one day […]

 

(David Bowie, Heroes*)

 
 
 
 
 
Il dormitorio femminile di Grifondoro era calmo e silenzioso, quella sera.
Sdraiata sul letto, nella sua stanza singola da Caposcuola, con le braccia aperte, la Grifondoro rifletteva su ciò che era accaduto quella sera stessa e nei mesi precedenti. Mesi che la dipingevano come un'eroina.
Hermione Granger detestava essere definita un'eroina.
Aveva semplicemente svolto il suo dovere: stare dalla parte del giusto. Si era semplicemente schierata dalla parte del bene, al fianco dei suoi migliori amici. Aveva solamente agito con il cuore, mettendo in pratica tutti i valori in cui credeva. Lealtà, amicizia, coraggio.
Aveva combattuto con valore, con forza, con coraggio, con determinazione. Aveva cercato di difendere il suo Mondo, tutto ciò in cui credeva. Aveva difeso e appoggiato il suo migliore amico, combattendo al suo fianco. Aveva difeso e lottato per la sua Scuola, per i suoi compagni, per i suoi genitori, per tutti gli studenti – attuali e futuri – di Hogwarts.
Non aveva fatto nulla se non quello che riteneva giusto fare. Non aveva fatto nulla se non il suo dovere di amica, di studentessa, di strega.
Hermione Granger detestava essere definita un'eroina.
- Hermione…
La voce di Ginny la risvegliò, facendola riemergere da quel fiume di pensieri.
- La McGranitt vuole vederti nel suo ufficio. Dice che riguardano le ronde.
La bruna annuì piano, sorridendo all’amica, che nel frattempo lasciò la stanza.
Si alzò e si avviò verso la porta, dove si fermò un attimo a decidere come definirsi.
Hermione Granger detestava essere definita un eroina.
Hermione Granger non si definiva un'eroina. Piuttosto, si definiva una figurante.
E, prima ancora, una superstite.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Essere un Caposcuola portava i suoi vantaggi.
E Draco Malfoy lo constatò nel momento in cui vide la sua camera da Caposcuola.
Blaise era rimasto in Sala Comune a leggere uno di quei noiosissimi libri babbani, mentre lui preferì andare nella sua stanza, sdraiarsi sul letto e riflettere per qualche minuto, tenendo lo sguardo fisso sul soffitto e le mani congiunte sull’addome.
Rifletté su quello che era appena successo… sulla decisione della McGranitt…
Rifletté sulla reazione degli studenti, davanti a quella decisione… sullo sguardo serio ma non accusatorio della Mezzosangue… su come facesse a non odiarlo, dopo tutto quello che le aveva fatto passare… su come facesse a non disprezzarlo, dopo tutto l’odio che lui le aveva rivolto.
Chissà se sta ancora con Lenticchia, si ritrovò a pensare.
Voci di corridoio dicevano che tra loro era finita… altre che si sarebbero sposati alla fine dell’anno scolastico, appena lei si fosse diplomata… altre ancora dicevano che lei lo aveva colto in flagrante mentre la stava tradendo.
Infine, le ultime voci riferivano che era stata lei a darsi una svegliata.
Non sapeva quale voce fosse vera.
Sperava nell’ultima…
Sperava che l’avesse lasciato. Ma non per gelosia, ma perché così lei avrebbe dimostrato di essere davvero la strega più brillante della loro generazione.
Poteva avere Potter… ah, giusto: stava con la Weasley femmina.
Poteva avere Paciock… purosangue, Grifondoro… macché, non ne era all’altezza.
Persino McLaggen era meglio di Weasley…
No. Fermi tutti. McLaggen proprio no.
Cormac McLaggen era solo la sua copia – venuta male – in versione Grifondoro.
Il rumore di un pugno che colpiva piano la porta lo distrasse da quella folla di pensieri.
-   Avanti…
Blaise entrò, piazzandosi davanti al letto.
-   Draco, Lumacorno mi ha mandato a chiamarti. Dice che la McGranitt vuole vederti, nel suo ufficio. È per le ronde…
Il biondo si alzò a sedere e annuì.
-   Grazie, Blaise.
Il moro gli sorrise annuendo e se ne andò.
Il Caposcuola lo raggiunse dopo qualche secondo, avviandosi verso l’ufficio della Preside.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
La Presidenza era affollata, secondo Draco, erano presenti tutti i Capiscuola.
- Oh, signor Malfoy. Noto con piacere che ci ha raggiunti senza alcuna esitazione.
Ernie Macmillan lo guardò in malo modo, non appena entrò nella stanza.
Morag McDougal rimase indifferente, e lo stesso valse per la Mezzosangue.
Draco la guardò per qualche secondo, notando immediatamente il suo sguardo impassibile e serio.
La professoressa riprese la parola, subito dopo che lui si sedette.
- Vi ho fatti convocare per discutere dei turni della ronda serale. Vi ho divisi personalmente in coppie. Coppie che alternerete settimanalmente, insieme e ai piani che vi distribuirete in parità. Signor Macmillan, lei sarà in coppia con la signorina Granger. Mentre, il signor Malfoy sarà in coppia con la signorina McDougal…
- Cosa?! – esclamò la Corvonero – Non ci penso proprio! Non sono d’accordo!
- Mi scusi? – chiese la Preside scettica, alzando le sopracciglia.
- Io non farò coppia con il signor Malfoy. Non mi fido di lui.
L’oggetto della conversazione sospirò rumorosamente, cercando di non reagire e poggiando una mano sulla fronte.
- E perché non dovresti, Morag? – intervenne la Grifondoro in modo tranquillo, con grande stupore da parte di Draco.
- Perché dovrei?– ribatté la Corvonero.
- Perché io ho deciso così, signorina McDougal – rispose prontamente e con tono freddo la professoressa.
- Beh… io non mi fido di lui. È possibile un cambio con la signorina Granger?
Hermione inspirò profondamente – come se l’aria l’aiutasse ad avere più coraggio – mentre la Preside alternò lo sguardo più volte dalla Corvonero alla Grifondoro, per poi rispondere.
- Signorina McDougal, anche se la signorina Granger fosse disposta ad accettare il cambio, lei sarebbe in coppia con il signor Malfoy la settimana prossima…
- Sempre meglio che niente – disse Morag.
La professoressa guardò tristemente Hermione.
- Signorina Granger, lei sarebbe disposta ad un cambio per questa volta?
Hermione si morse il labbro inferiore, guardando prima la professoressa e, in un secondo momento, Draco Malfoy, per poi riferirsi nuovamente alla professoressa e annuire decisa.
- Molto bene, allora. Potete andare.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Per tutto il tempo, Hermione e Draco si scambiarono poche parole.
Il Serpeverde, di tanto in tanto, la osservava, notando quanto lei fosse cambiata… mutata… cresciuta.
Era cresciuta, la Mezzosangue.
Aveva messo su un fisichino niente male. Certo, non era prosperosa, ma non era grassa, né comunque una brutta visione.
Almeno, non come qualche anno prima.
Era cresciuta, la Mezzosangue.
Aveva un’espressione diversa… sembrava più… matura. Più… donna.
Sì, i suoi capelli erano ancora molto mossi, ma sembravano leggermente più curati.
Era cresciuta, la Mezzosangue.
Ed era cresciuto anche Draco. E non solo fisicamente.
D’altro canto, invece, Hermione evitava il più possibile di guardarlo.
Fu il ragazzo a rompere il silenzio.
- Non hai paura di me, Granger?
Hermione si fermò a guardarlo stupita.
- Perché dovrei averne, Malfoy? – chiese pacatamente.
Il biondo la guardò triste.
- Tutti hanno paura di me… pensavo che tu fossi tra questi.
Hermione lo guardò dritta negli occhi, con aria decisa, e assunse un tono sereno.
- Io non ho paura, Malfoy. Non più, almeno. Ho finito di averne mesi fa.
Era la prima volta che il biondo le rivolgeva parola senza insultarla e, con sua sorpresa, non le dispiacque scambiare due parole con lui.
Mentre Draco si sentì sollevato nel sapere che c’era ancora qualcuno con un minimo di cervello che non si fosse lasciato influenzare dal passato.
Forse, fu per questo che le disse ciò che gli stava passando per la testa.
- Mia madre continua a mandarmi cesti di dolci – le confessò improvvisamente – nonostante tutto, mi tratta ancora come se fossi un bambino.
Hermione sorrise, ma poi si incupì subito dopo.
Quella piccola confessione le ricordò cosa fu costretta a fare sui suoi genitori, ma questo Malfoy non poteva saperlo.
- Ho mangiato una cioccorana e… ho trovato la tua figurina.
- Ah, sì… le cioccorane – disse lei sospirando.
Il ragazzo annuì.
Dopo qualche minuto passato in un imbarazzantissimo silenzio, Hermione consultò il suo orologio da polso per controllare l’ora.
Effettivamente, si era fatto tardi.
- Credo che sia arrivato il momento di andare a dormire – disse lei - Buona notte, Malfoy.
Non si aspettava nessuna risposta. Si girò e fece un paio di passi.
-   Buona notte, Granger – le rispose lui.
Hermione si fermò, pensando di aver capito male.
Draco Malfoy l’aveva salutata educatamente?
Si voltò, incredula, ma appena tornò nella posizione dove era prima, notò che il ragazzo era già sparito.
Che se lo fosse immaginato?
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
I giorni successivi vennero segnati da saluti di cortesia e cari vecchi battibecchi.
Piano piano, Draco Malfoy stava ricostruendo la sua vita, pezzo per pezzo.
Cercando di convivere con il passato.
Figurante.
Ricominciando a vivere, il più serenamente possibile.
Superstite.
Augurandosi di migliorare in futuro.
Eroe.
Draco Malfoy poteva definirsi un figurante.
Partecipò – anche se costretto e per pochissimo tempo – al folle piano genocida del Signore Oscuro.
Disarmò Albus Silente, senza ucciderlo.
Partecipò – anche se da vigliacco – alla grande battaglia combattuta tra le mura di Hogwarts.
Venne emarginato socialmente.
Esattamente, tutte cose degne di un figurante.
Draco Malfoy poteva definirsi un superstite.
Superstite della sua famiglia… della guerra…
Un sopravvissuto sociale che, gradualmente, stava riacquisendo punteggi e riconquistando la fiducia di alcuni.
Vittima di un naufragio che coinvolse il suo stesso cuore.
Tuttavia, Draco Malfoy non poteva definirsi un eroe.
Non si era schierato, al principio, dalla parte giusta.
Non aveva contribuito alla salvezza del Mondo.
Aveva, però, salvato la vita al Trio quella sera, a Malfoy Manor, quando finse di non riconoscerli.
Sperava, però, di poter diventare un eroe, un domani.
Sperava che, un giorno, qualcuno lo ricordasse con affetto, con un sorriso.
Sperava che non venisse ricordato con amarezza e disgusto.
Come lui aveva fatto con Hermione Granger.
Con lei, era sicuramente stato un figurante… con lei, senza dubbio era stato un superstite… ma, con lei, non era mai stato un eroe.
Quel pomeriggio si stava dirigendo in biblioteca, per studiare.
E, immancabilmente, lei era lì. Seduta ad un tavolo con tutti quei mattoni.
Era tenero vederla con quell’espressione concentrata.
Era dolce vedere con quanta cura lei annotasse appunti, sintesi e collegamenti.
Era bello potersi sedere di fronte a lei senza che lei desse di matto e con un suo mezzo sorriso come risposta a quella tacita richiesta di permesso.
Solo in quel momento, si rese conto di aver commesso un’infinità di errori con lei.
Draco Malfoy aveva deciso.
Non sarebbe più stato un superstite.
Non sarebbe più stato un figurante.
Con Hermione Granger, Draco Malfoy voleva diventare un eroe.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Hermione era tornata a concentrarsi sulla ricerca per Lumacorno, quando Malfoy prese parola.
- Mi dispiace, Granger.
La ragazza alzò lo sguardo stupita, ritrovandosi a guardarlo negli occhi.
Lo aveva detto con un tono deciso e apparentemente sincere. Decise di credergli.
- Lo so. Dispiace anche a me – gli disse, tornando al suo tema.
Il ragazzo pensò che, forse, sarebbe stato meglio se fosse tornato a punzecchiarla, come ai vecchi tempi. Sperava che, così, tornasse un briciolo di quella normalità che lo aveva abbandonato un paio di anni prima.
- E come stanno il nostro caro vecchio Lenticchia e San Potter?
Hermione lo guardò seria, sospirando rumorosamente e chiudendo gli occhi per qualche secondo, in modo da non perdere la calma, per poi tornare a rivolgere lo sguardo sul tema e rispondere con un tono abbastanza basso da non farsi sentire da Madama Pince.
- Abbastanza bene da mandarti a quel paese ogni volta che ti sentono nominare da qualcuno.
Il biondo ghignò.
- Stai ancora con Weasley?
Hermione sgranò gli occhi dalla sorpresa.
Si aspettava un insulto, si aspettava un commento inopportuno su Ron o su Harry, o su entrambi, ma non si aspettava di certo una domanda posta con quel tono interessato.
- I-io… no-non… non credo che siano affari tuoi, Malfoy – gli rispose con tono imbarazzato e balbettando.
Senza sapere né come, né perché, la bruna iniziò a sentirsi a disagio, come se non volesse parlare della sua situazione sentimentale con quel ragazzo così spocchioso e superficiale.
Draco, invece, sorrise soddisfatto. Era riuscito a metterla in difficoltà, il che lo fece sentire di una totale e piena beatitudine.
Decise di continuare a tirare la corda.
- Oh, lo sono. Non vorrei trovarmi senza alcuna difesa, nel caso in cui, un giorno, decideste di allargare la famiglia, appestando…
Ed Hermione, lì, vide rosso e divenne ancora più rossa.
Un po’ per l’imbarazzo e un po’ per la rabbia.
Esplose come un vulcano spento da troppi anni, cercando di mantenere il tono basso, sempre per non infastidire Madama Pince.
- Senti, non so quanto danneggiato sia il tuo cervello – ammesso che tu ne abbia mai avuto uno – ma, forse, dovrei ricordare a quella testolina bionda ossigenata che ti ritrovi che, noi tre abbiamo parato il tuo preziosissimo fondoschiena da Purosangue più di una volta, negli ultimi anni. Pertanto, sei pregato di portare un minimo di rispetto verso coloro che si sono interessati anche alla tua di incolumità, senza mai chiederti nulla. Se non il tuo rispetto. Perciò, saresti così gentile da chiudere quella boccaccia e aprirla solo per dire qualcosa di intelligente, Malfoy?!
Il biondo rimase a bocca aperta, per poi richiuderla e cercare di trattenere la rabbia – e il tono della voce.
Era arrabbiato quanto lei.
- Pensi che non abbia sofferto anch’io? Pensi che sia stato facile per me? Ho rischiato di perdere la vita, mia e quella dei miei genitori. Ogni maledetto giorno. Quindi, Mezzosangue, non fare tanto la maestrina. Non puoi giudicare nessuno, se non te stessa.
Fu il turno di Hermione di ghignare.
- Anch’io ho rischiato tutto ogni giorno, forse più di te. Anch’io ho sofferto, più di te, e anche per me non è stato facile, sempre più di te. Ho dovuto rinnegare il mio ruolo di figlia. Ho tolto ai miei genitori i ricordi di una vita intera – gli confessò con gli occhi lucidi – cercando di proteggerli. Ho perso il mio amico Fred, ho visto morire il miglior professore di Difesa contro le Arti Oscure che Hogwarts abbia mai avuto, insieme a sua moglie, tua cugina, lasciando da solo un bambino piccolo che dovrà crescere con sua nonna, tua zia. Ho rischiato di perdere il mio migliore amico più di una volta, per un momento ho creduto fosse morto e, come se non bastasse, ho un bel ricordo di tua zia Bellatrix sul braccio, lasciatomi sul pavimento del salotto di casa tua. Vuoi che continui, Malfoy?!
Il biondo diventò più pallido del solito.
Aveva capito di essersi comportato da vero stupido.
- Mi dispiace – ripeté.
Hermione lo guardò – con sempre più voglia di piangere – per poi prendere le sue cose e alzarsi.
Il Serpeverde non poté biasimare quel gesto.
La ragazza stava per avviarsi verso l’uscita, caricandosi la borsa dei libri sulla spalla, quando lui la bloccò con la voce, senza avere il coraggio di guardarla.
- È vero, Granger. Sono sempre stato una comparsa, un sopravvissuto, ma…
- Ma potresti diventare un eroe – gli disse lei, come se avesse capito cosa le stava per dire, come se avesse usato la Legilimanzia su di lui.
Ancora un po’ sconvolto ed incredulo, Draco ghignò.
- Come Potty e Lenticchia?
Hermione lo guardò, sorridendo intenerita.
- No, Malfoy. Eroe di te stesso.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Hermione Granger era appena uscita dalla biblioteca.
Aveva appena iniziato a percorrere il corridoio e stava avviandosi verso il dormitorio femminile del Grifondoro, quando sentì una voce chiamarla.
- Granger…
Si voltò piano, e notò un Draco Malfoy con un leggero affanno.
Il ragazzo poggiava il suo sguardo su chiunque e qualunque cosa, che non fosse il viso di Hermione Granger, cercando di trovare la forza per parlare.
- … io non sono mai stato, non sono e non sarò mai un eroe.
Hermione gli rivolse un mezzo sorriso.
- Peccato. Perché Harry non crede che tu sia cattivo nell’animo… non lo pensava Silente. Non lo credeva Piton… persino la McGranitt ha voluto ridarti fiducia, nominandoti Caposcuola, e…
Draco la guardò con uno sguardo misto tra l’incredulo e lo spaventato.
- … ho intenzione di seguire anch’io il suo esempio.
- … ho intenzione di seguire anch’io il suo esempio.
Dopo tutto quello che ti ho fatto, Mezzosangue?
- … ho intenzione di seguire anch’io il suo esempio.
Dopo tutto il male che ti ho rivolto?
- … ho intenzione di seguire anch’io il suo esempio.
Dopo aver voluto anche la tua morte?
- … ho intenzione di seguire anch’io il suo esempio.
Dopo come ti ho trattata per tutti questi anni?
- … ho intenzione di seguire anch’io il suo esempio.
Dopo che sei stata torturata sotto i miei occhi, senza che io intervenissi?
Hermione gli sorrise debolmente e lo salutò, senza aspettarsi alcuna risposta.
- Ci vediamo, Malfoy.
E se ne andò. Lasciandolo lì, da solo, a riflettere su quello che gli aveva appena confessato.
Se ne andò, lasciandolo, lì, da solo, a metabolizzare quella novità inaspettata.
Se ne andò, lasciandolo lì, da solo, a decidere sul da farsi.
A decidere che sarebbe diventato l’eroe di se stesso.
A decidere che sarebbe diventato l’eroe di Teddy Lupin.
A decidere che sarebbe diventato l’eroe di Hermione Granger.

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Capitolo 4
*** Parte Terza - Giorni buoni ***


Disclaimer: I personaggi della saga di Harry Potter non mi appartengono. Tutti i loro diritti sono riservati a Joanne Kathleen Rowling. Inoltre, questa storia è stata ideata, scritta e pubblicata senza alcun scopo di lucro.

Premessa: ciò che state per leggere è il prequel della mia shot More e muschio che, a questo punto, consiglio di leggere in un secondo momento. La storia si svolge dopo la guerra, al settimo anno di Hogwarts, ma sconvolge appieno l’epilogo della Rowling.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Parte Terza – Giorni buoni
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Settembre passava silenziosamente, accogliendo i primi venti autunnali e salutando il sole con le prime ore serali, i professori lasciavano temi e ricerche almeno tre volte a settimana, ed Hermione Granger si sentiva stranamente agitata.
Adorava Settembre, era il suo mese preferito.
Non c’era una sola motivazione perché fosse così: era il mese in cui si tornava ad Hogwarts, era un mese caldo e fresco allo stesso tempo… ma, cosa più importante: era il mese del suo compleanno.
Se ne rese conto appena sveglia, la mattina di quel sabato 19 settembre.
Si alzò in un orario accettabile, si fece una doccia e se ne andò in Sala Grande a fare colazione.
Prima di sapere che era una strega, i suoi genitori la svegliavano con un vassoio, un’orchidea posta in un piccolo vaso, un bicchiere con del succo di frutta alla pesca e un’abbondante fetta di crostata alle more appena sfornata che sua madre Jean preparava apposta per lei, svegliandosi all’alba.
Sorrise a quei dolci ricordi. E, soprattutto, ne fu talmente rapita che – senza nemmeno accorgersene – trasfigurò l’apple pie in crostata alle more.
- Ehi, Granger!
La mora si voltò, per poi ritrovarsi un sorridente Blaise Zabini che le si avvicinò con fare amichevole.
- Buon giorno, Zabini – gli rispose lei sorridente, per poi addentare un pezzo di crostata.
- Stasera sei nostri, alla cena del Lumaclub?
- Ma certo! – rispose lei, appena ebbe ingoiato, annuendo.
Blaise notò qualcosa di strano sul tavolo dei Grifondoro.
- Quella non è apple pie… - constatò intuitivo - … che cos’è? – domandò curioso mentre indicava la crostata.
- Crostata alle more. Vuoi assaggiare? Io adoro le more.
- Crostata di more? Mai mangiata… - confessò lui curioso - … posso?
- Ma certo! – e gli passò il piatto.
Blaise ne prese un pezzo e lo assaggiò. La sua espressione era indecifrabile.
- Assolutamente… - Hermione lo guardava in attesa di un giudizio, mentre cercava di capire cosa stesse per dire il Serpeverde.
- … eccellente! Non ho mai assaggiato una crostata più buona! Posso rubartene una fetta?
Hermione sorrise soddisfatta.
- Certamente! Prendi pure l’intero piatto.
- Oh! Beh… ti ringrazio, Granger. Mi hai aperto un mondo. A stasera!
- A stasera, Zabini!
E il moro se ne andò allegro, difendendo quella torta da tutti gli eventuali golosi che avrebbero cercato di portargliela via.
Hermione ridacchiò quando vide e sentì Blaise Zabini minacciare un Tassorosso del terzo anno se solo si fosse avvicinato alla sua crostata.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Draco Malfoy vide il suo amico Blaise tornare con un’aria da bambino accontentato e un piatto che conteneva una torta – una crostata.
- E quella da dove salta fuori? Un regalo di qualche ragazzina infatuata?
Blaise sorrise ancor di più.
- Risposta sbagliata. È una vera prelibatezza. Te ne faccio assaggiare un pezzo, solo perché sei uno dei miei più cari amici. Accomodati, pure…
E passò il piatto all’amico, ignaro di chi gli avesse dato quella torta dal profumo così invitante.
Quel profumo, non seppe né come né perché, gli ricordava Hermione Granger. Era un profumo che aveva già sentito.
Ne prese un pezzetto e lo assaggiò. Era davvero una prelibatezza.
- Allora? Com’è? Non è ottima?
Blaise aspettava che il suo amico gli desse un giudizio per quella pietanza appena scoperta.
Il biondo non riusciva a spiegare a parole quanto gli piacesse.
- È davvero… - Blaise lo guardò curioso - … è un paradiso.
Blaise annuì soddisfatto – Vero? La Granger ne sa sempre una più del diavolo!
Draco non riuscì a credere alle sue orecchie.
- Te l’ha data la Granger?!
- Sì! Ero andato da lei per sapere se sarebbe venuta alla cena di Lumacorno, stasera, e ho visto questa meraviglia. Me l’ha offerta gentilmente e io ho accettato.
- Oh… vuoi provarci con la Granger, Blaise?
E iniziò a sentire qualcosa allo stomaco, come se si stesse contorcendo.
- Oh, no… siamo amici, credo. Ho avuto modo di scambiare qualche parola con lei, in più occasioni. E, ho tratto la conclusione che non è come immaginavo che fosse.
Draco lo guardò assottigliando gli occhi, con fare astioso.
- Perché? Come immaginavi che fosse?
Blaise alzò lo sguardo sul soffitto e iniziò a pensare.
- Non lo so… bacchettona… antipatica… rompipluffe… e, invece…
- Invece? – lo incitò il biondo un po’ irritato.
- … invece, ho scoperto che può essere un’ottima compagnia.
Draco aveva cominciato a guardarlo un po’ di sbieco.
- Tranquillo, Draco. Non intendo in quel senso. Intendo davvero come un’amica.
Il ragazzo cercò di ricomporsi.
- Perché? Dovrebbe importarmi? – e usò un tono stridulo, e ciò diede una conferma a Blaise.
- Ok… fa pure finta che non ti importi – e abbassò la voce, in modo che sentisse solo il biondo - Ma puoi stare sicuro che non ci proverò con Hermione.
Il Serpeverde arrossì leggermente – Non mi interessa, Blaise.
Il moro ridacchiò divertito – Sì, certo. Come non ti interessava entrare nella squadra di Quidditch come cercatore eh, Draco?
Il ragazzo non riusciva a guardarlo in faccia.
Nel frattempo, arrivò anche Theodore, il quale cercò di sapere cosa stessero dicendo.
- Ehi, ragazzi! Di che parlavate?
- Nott! Capiti proprio a fagiolo. Stavo dicendo a Draco quanto mi piacciano le more.
- Intendi le ragazze – chiese Theodore, annusando la crostata – o il frutto,  Blaise?
- Entrambi.
Draco, esasperato dai due, si alzò e fece per andarsene, quando la voce dell’amico italiano lo fermò.
- Ah! Adora anche lei le more, se ti interessa saperlo…
Si bloccò, si voltò, sorrise ghignando e tornò indietro, rubando il piatto con la crostata di more che il moro stava per offrire a Theodore – la loro ingordigia non aveva limiti.
- Anch’io le adoro, come puoi ben vedere. Grazie, amico! A più tardi, ragazzi!
E se ne andò, ignorando il piccolo broncio dipinto sul volto di Nott e le urla di un Zabini mezzo stupito e mezzo oltraggiato.
- Ehi! Quella era la mia crostata!!
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
 
Era tornata nel suo dormitorio a prendere qualche libro e andare a farsi una passeggiata sulle rive del Lago nero.
Non aveva visto nessuna delle sue compagne, in giro. E, sinceramente, ci rimase un po’ male.
Aprì la porta della sua stanza e si stupì di vedere un’allegra Ginny Weasley e una sorridente Lavanda Brown sedute ai bordi del letto che l’aspettavano ansiose ed elettrizzate.
- Finalmente, Hermione!
- Buon giorno, festeggiata! – le dissero alzandosi e andandole incontro, per poi abbracciarla forte.
Hermione rimase un po’ stupita.
- Buon compleanno, Hermione! – le dissero le due stringendola ancora di più.
La riccia sorrise quasi commossa.
- Grazie, ragazze! – le rispose ricambiando la stretta.
Si staccarono dopo qualche secondo, ed Hermione vide che la piccola Weasley aveva uno strano sorriso stampato in viso.
- Cosa c’è, Ginny?
La rossa, per tutta risposta, allargò ancora di più il sorriso e guardò Lavanda con aria complice.
- Lavanda, cosa avete combinato? – chiese la riccia sospettosa, ma anche la Brown sorrise con fare misterioso.
- Vieni con noi – le ordinò Ginny, per poi trascinarla fuori, aiutata da Lavanda.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Era una giornata soleggiata, l’aria era fresca, il cielo era limpido e le nuvole sembravano soffici letti di cotone.
Era la giornata ideale per volare un po’ con la scopa.
Draco Malfoy portò la sua Nimbus 2001 a prendere un po’ d’aria.
La montò e iniziò a salire e prendere quota.
Adorava volare.
Sebbene Madama Bumb gli avesse detto, al primo anno, che il suo modo di volare era sbagliato, lui non aveva perso quelle abitudini riguardo al volo.
Si sentiva libero, mentre sfrecciava tra le nuvole di quel cielo così celeste, tra gli alberi della Foresta proibita, a pochi centimetri dalle acque del Lago nero.
Si sentiva libero, senza pensieri, senza preoccupazioni.
I suoi problemi li aveva lasciati sulla terraferma, li avrebbe ripresi con sé più tardi.
Ora voleva solo sentirsi vivo. Voleva solo provare quelle sensazioni che solo la sua fedele scopa riusciva a trasmettergli.
Quando atterrò, nel campo da Quidditch, non sapeva di non essere solo.
- Ciao, Malfoy…
Conosceva quella voce. La conosceva anche fin troppo bene.
Si voltò, stupito di averla sentita, e si ritrovò il sorriso di Harry Potter ad accoglierlo.
- Potter… - e gli fece un cenno di saluto con il capo – … come mai da queste parti? Credevo fossi diventato Auror – gli chiese mentre si stava riprendendo la sua scopa per tornare al suo dormitorio.
Harry gli si avvicinò, in modo pacifico.
- È così. Ma, oggi, sono venuto per un’occasione speciale…
Malfoy lo guardò aggrottando la fronte.
- … è il compleanno di Hermione – ammise il ragazzo sopravvissuto.
Draco annuì lentamente.
- Capisco – disse con tono stanco.
Non sapeva che era il compleanno della Mezzosangue. Bene: ragione in più per fermarla, farci qualche piccola litigata e poi finire per salutarla e farle gli auguri.
Il moro gli sorrise, per poi riprendere parola.
- Come stai? Hermione mi ha detto che stai riprendendoti piano piano.
- Non pensavo che la Mezzosangue scrivesse di me ai suoi amichetti – mentire.
Mentire e negare.
Mentire, negare e nascondere.
A Draco non doveva importare niente della Mezzosangue.
- Le vecchie abitudini sono dure a morire. Non è vero, Malfoy? – gli disse duro Harry.
Draco capì che aveva esagerato, sospirò e allargò le braccia, rassegnandosi.
- Mi dispiace, Sfregiato.
L’ex Grifondoro lo guardò impassibile, mentre Draco cominciava a sentirsi un po’ in imbarazzo.
- Comunque, sì. Mi sto riprendendo. Tu e la donnola catturate un buon numero di Mangiamorte al giorno, o vi hanno parcheggiati in un ufficio polveroso a leggere e sistemare scartoffie?
Il Bambino sopravvissuto capì che quello era il suo modo per dire: Come state tu e Weasley, invece?
Sorrise, per l’appunto.
- Stiamo bene, grazie. Magari, un giorno, diventerai un Auror anche tu.
Draco ghignò.
- Non credo proprio, Sfregiato. Senza offesa, ma nessuno vorrebbe vedere un ex-Mangiamorte, a sua volta figlio di ex-Mangiamorte, come collega del famoso eroe Harry Potter. Tantomeno io.
Harry ridacchiò.
- Certo. Ma, magari, verrà il giorno che vorrai dare un bello schiaffo morale a tutti, me compreso. Ti pare?
Draco non capiva dove voleva arrivare.
- Senti… quello che vorrei che tu capissi è che: ci sono sempre dei giorni buoni e dei giorni da dimenticare. Siamo noi a renderli tali. Perciò, se tu vorrai farti valere, ti farai valere. E, quel giorno, sarà un giorno buono. Capisci cosa intendo?
Draco assottigliò gli occhi, cercando di afferrare il concetto.
- Mi stai dicendo che sono io il responsabile del mio futuro?
Harry sorrise.
- Esattamente.
Il biondo annuì lentamente e posò lo sguardo altrove, riflettendo su quello che il ragazzo gli aveva appena riferito.
Harry prese fiato e lo salutò.
- Devo andare, adesso. Non ho molto tempo, e dobbiamo ancora vedere Hermione.
Il Serpeverde annuì consapevole.
- A presto, Malfoy.
E se ne andò.
Draco, mentre Harry se ne stava andando, gli urlò la prima cosa che gli venne in mente.
- Non contarci troppo, Sfregiato!
Harry, senza voltarsi, sorrise e scosse lievemente la testa.
 
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
- Ginny, si può sapere dove mi stai portando? E perché Lavanda è corsa via?
- Ora vedrai! È una sorpresa!
Hermione cominciava a spazientirsi. Non riusciva a capire cosa stesse complottando la sua migliore amica.
Ginny la guidò fino alla riva del Lago nero, dove le disse cosa doveva fare.
- Ora devi chiudere gli occhi e aprirli quando te lo dirò io.
Hermione la guardò con un’occhiata degna di quella di Molly Weasley quando uno dei suoi figli si rifiutava di aiutarla a sparecchiare.
Ginny le fece l’occhiolino.
- Fidati!
Hermione sorrise, arrendendosi e scuotendo leggermente la testa, per poi obbedire alla rossa.
Senti il rumore di piccoli passi, di bastoncini che venivano calpestati e Lavanda che zittiva qualcuno e che intimava a fare piano.
Finché, la piccola Weasley non le permise di riaprire gli occhi.
- Ora puoi riaprirli.
Appena aprì gli occhi, questi le si riempirono di lacrime dalla gioia.
Davanti a lei c’erano Harry Potter e Ron Weasley.
- Buon compleanno, Hermione – le dissero in contemporanea.
La riccia boccheggiò per qualche secondo, prima di trovare la forza e il coraggio di abbracciarli e stringerli forte, tanto da far mancare il respiro.
Lavanda e Ginny si guardarono soddisfatte e si sorrisero.
- Grazie, ragazzi – disse piano Hermione, in lacrime, mentre stringeva i suoi migliori amici e guardava le altre due ragazze – È il più bel regalo di compleanno che potessi mai ricevere.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Quello era stato uno dei più bei compleanni degli ultimi tempi.
Aveva passato l’intera mattinata con i suoi migliori amici, più felice che mai.
Era riuscita a far riavvicinare Lavanda a Ron e non si era ritrovata ad essere gelosa, o a disagio, o irritata.
Aveva passato davvero un bel compleanno.
Unico neo: quella settimana le toccava fare la ronda con Malfoy.
Stavano controllando l’ultimo piano della serata, dopodiché sarebbero andati a dormire.
- Oggi ho visto Potter – disse il ragazzo.
Hermione annuì per confermare.
- Sì. È venuto per passare un po’ di tempo insieme.
- Sì, me l’ha detto. Auguri, comunque.
Hermione sgranò gli occhi.
- Cosa?
- È il tuo compleanno o sbaglio? – disse con tono acido.
- Sì, beh…
- Auguri, allora – disse lui con un tono apparentemente freddo.
- Grazie – disse lei con aria poco convinta.
Draco non fiatò.
- Perché? – riprese lei, poco dopo.
Il Serpeverde aggrottò la fronte.
- Perché cosa?
- Perché mi hai fatto gli auguri?
Il biondo ghignò incredulo.
- Perché è il tuo compleanno, te l’ho detto – rispose lui sgarbato.
Hermione non capì. C’era qualcosa che le sfuggiva.
- Perché farmi gli auguri se poi hai tutto questo astio nei miei confronti?
Malfoy la guardò a stento e ghignò.
- Beh, vorrà dire che non ti farò mai più gli auguri, se è questo quello che vuoi.
Hermione assunse un’espressione indignata.
- Non ho detto questo! Ho semplicemente chiesto perché tanta gentilezza, se poi mi tratti sempre e comunque come se fossi una nullità.
Draco non rispose, né tantomeno la guardò.
Hermione cominciava a perdere la pazienza. Non sapeva mai come comportarsi con quel ragazzo. Sembrava un ragazzino in preda agli ormoni.
- Io me ne vado a letto. Buona notte, Malfoy.
E, per un attimo, Draco sentì la voglia di fermarla e di scusarsi.
Non si stava comportando da eroe.
O, forse, semplicemente, quello non era un giorno buono.

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Capitolo 5
*** Parte Quarta - Parte del tuo mondo ***


Disclaimer: I personaggi della saga di Harry Potter non mi appartengono. Tutti i loro diritti sono riservati a Joanne Kathleen Rowling. Inoltre, questa storia è stata ideata, scritta e pubblicata senza alcun scopo di lucro.

Premessa: ciò che state per leggere è il prequel della mia shot More e muschio che, a questo punto, consiglio di leggere in un secondo momento. La storia si svolge dopo la guerra, al settimo anno di Hogwarts, ma sconvolge appieno l’epilogo della Rowling.
 
 
 
 
 
Note:
 
* = Il capitolo è stato ideato e scritto – come lo si può intuire dal titolo – ispirandosi alla storia de La Sirenetta. Non ho alcun diritto a riguardo: né sulla fiaba originale di Andersen, né sul lungometraggio Disney.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Parte Quarta – Parte del tuo mondo
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
L’estate era ufficialmente finita.
Le foglie avevano già assunto colori caldi che variavano, a seconda della loro tipologia e della loro posizione, variando dal giallo ocra al rosso cremisi, dall’allegro e vivace arancio al castano intenso.
Hermione amava ammirare le foglie cadere dagli alberi, e amava molto passeggiare per il parco e ricevere quell’accoglienza che, sebbene le condizioni climatiche avrebbero definito fresca, lei trovava calda.
Adorava quel profumo di cambiamenti, quel suono di leggeri fischi che il vento suonava – portando via con sé gli ultimi tepori estivi -, quel cielo roseo che salutava il sole splendente nelle prime ore serali, accogliendo la misteriosa luna della notte, con le stelle – le sue degne dame di compagnia.
Respirava, Hermione.
Respirava a pieni polmoni quel buonissimo profumo che Madre Natura aveva gentilmente e generosamente concesso agli esseri viventi.
Respirava, seduta su quel prato – ad occhi chiusi, con il mento appoggiato alle ginocchia alzate -, mentre cercava di non pensare a niente, se non a se stessa.
- Sapevo di trovarti qui.
La bruna aprì gli occhi, riconoscendo la voce di Ginny e sorridendo lievemente.
- Uno zellino per i tuoi pensieri – scherzò l’amica che, nel frattempo, le si sedette accanto.
Hermione stacco il mento dalle gambe, si voltò verso di lei e piegò la testa di lato, appoggiando sulle ginocchia la tempia destra per guardare la sua migliore amica negli occhi.
- Non ti chiedo nemmeno come hai fatto – le disse pacatamente.
- Sei la mia migliore amica, la sorella che non ho avuto… ti conosco da sette anni, ma è come se ti conoscessi da sempre – le spiegò la rossa.
Hermione sorrise ancora di più.
- È vero.
Ginny la osservò per un po’, senza dire una parola.
Si capivano già solo con uno sguardo.
Come due sorelle.
- Sai… a volte, mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se non avessi ricevuto la lettera di Hogwarts… - confessò la Caposcuola.
Ginny l’ascoltò seria.
- È comprensibile. Dopotutto, tu sei cresciuta in un mondo senza magia. Sarebbe strano se fosse stato il contrario.
Hermione sospirò, stendendo le gambe sul prato verde e asciutto e guardando dritto davanti a sé.
Ginny la osservò ancora, per poi stupirla.
- Come diresti tu? Sputa il ranocchio?
La bruna ridacchiò divertita davanti all’ennesimo tentativo di Ginny nel pronunciare un detto babbano corretto.
- Sputa il rospo… - la corresse.
- Ecco, sì. Quello!
Hermione non riusciva a guardarla negli occhi senza che lei non intuisse tutto. Anche se, con Ginny, spesso non c’era nemmeno il bisogno di parlare.
Si capivano già solo con uno sguardo.
Come due sorelle.
La riccia guardò negli occhi la sua migliore amica e, dopo un attento scambio di sguardi…
- Ho capito tutto – mormorò Ginny con aria consapevole.
Come volevasi dimostrare.
- Non puoi pensarlo seriamente – disse, poi.
Hermione, invece, annuì.
- Dopo tutto quello che hai affrontato in questi anni?! Hermione, ti credevo la strega più intelligente della nostra generazione!
Ma la Caposcuola non proferì parola.
- C’entra Malfoy in tutto questo? Ti ha offesa? Insultata? Umiliata? Guarda che a me serve solo una buona scusa per divertirmi un po’ e affatturarlo!
Hermione scosse la testa.
- No, Ginny. Niente di tutto questo.
- E, allora, cosa? Perché? Perché pensi di non essere all’altezza del mondo magico? Perché pensi di non essere adatta a questo mondo che, ti ricordo, è stato proprio lui a sceglierti!
La bruna chiuse gli occhi e sospirò di nuovo.
Ginny non si arrese, ma cambiò posizione, inginocchiandosi davanti alla sua migliore amica.
- Tu sei la strega più brillante degli ultimi vent’anni! Hai combattuto al fianco di Harry Potter! Hai sconfitto, insieme a lui e a mio fratello, Lord Voldemort! Hai un talento straordinario, perché ti ostini a negarlo? Ti rendi conto che, forse, io non sarei qui, se tu non avessi contribuito alla salvezza del mondo magico? Se tu non fossi stata una strega, a quest’ora Harry e Ron non sarebbero nemmeno vivi! Quante volte li hai salvati o li hai aiutati? Senza di te, non sarebbero sopravvissuti nemmeno al Tranello del diavolo, al primo anno… sempre se fossero arrivati da soli, fin lì!
Hermione non rispose, tirò solo fuori il suo walkman babbano, passò una cuffietta a Ginny – la quale fece per parlare, ma poi si bloccò e accettò l’offerta dell’amica – e fece partire una canzone, Part of your world*.
La ragazza le aveva detto che quella canzone era compresa in un cartone animato – o animale? –  la cui storia narrava di una sirena che desiderava far parte del mondo che c’era al di fuori del mare.
E capì di aver centrato in pieno.
Perché, nonostante gli eventi e gli atti svoltisi in quegli ultimi sette anni, a volte, Hermione Granger si sentiva come un pesce fuor d’acqua.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Blaise Zabini conosceva il suo migliore amico, Draco Malfoy.
E sapeva che, qualche volta, quest’ultimo abbandonava tutto e tutti, cercando di non lasciare traccia, per salire sulla Torre di Astronomia e rimanerci un po’ per riflettere.
Anche se mancava poco alla cena e l’aria fresca di quei primi giorni autunnali venne rafforzata dal calar della notte.
Sospirò e si avvicinò alla balaustra, posizionandosi di fianco all’amico.
- Brutti pensieri, Caposcuola Malfoy?
Il biondo sussultò lievemente, ma si tranquillizzò dopo aver constatato che si trattava di Blaise.
- No… solo pensieri.
Blaise annuì, continuando a guardare dritto davanti a sé.
- Sai… quando ho molto a cui pensare, ascolto della musica babbana.
Draco aggrottò la fronte e si girò verso l’amico, il quale continuò a parlare.
- Sì, proprio così. La Granger ha stregato una vecchia radio e ha inserito, ovviamente con la magia, tutte le canzoni che lei mi ha consigliato. I babbani creano ottima musica, lo sapevi?
Ma il biondo ghignò e non gli rispose.
- Chissà perché, ma alla fine ci ritroviamo a parlare sempre di lei, eh, Blaise?
- Forse, perché ho visto come la guardi…
Draco arrossì lievemente.
- Io non la guardo! – sbottò fintamente indignato.
- Oh, no. Hai ragione… la fissi! – continuò il moro.
- Che fesseria… - sussurrò il Caposcuola, con tono poco convinto.
Blaise ridacchiò divertito.
- Ti conosco, amico. E, poi, diciamoci la verità: la storia del sangue non regge più, ormai.
Draco annuì distratto, poi si irrigidì e si staccò dal freddo ferro della balaustra.
- Sai, Blaise, che cos’è che mi fa più incazzare? – chiese il ragazzo cercando di mantenere la calma.
- No, cosa? Il fatto che abbia più ammiratrici di te? – azzardò Zabini ironicamente.
- Mi fa incazzare il fatto di essere cresciuto in una famiglia di matti! – urlò – Mi fa incazzare il fatto di avere avuto un padre così idiota! Mi fa incazzare il fatto che mia madre non mi abbia lasciato crescere lontano da mio padre! Mi fa incazzare il fatto che sia cresciuto con l’idea che il sangue che mi scorre nelle vene sia sempre stato superiore ai babbani e ai mezzosangue, rendendomi conto troppo tardi che ci sono persone più pure, più meritevoli e con un sangue e un animo più puliti dei miei! – urlò andando avanti e indietro – Ecco cosa mi fa più incazzare, Blaise! – e finì tirando una pedata alla balaustra davanti a sé.
Il moro sospirò e attese che l’amico si calmasse e prendesse fiato.
- Hai finito? – chiese tranquillamente.
- Sì – rispose il biondo con un leggerissimo affanno.
- Ti sei sfogato abbastanza? – gli chiese nuovamente l’amico, sempre con tono pacato.
- Sì – rispose Draco.
- Possiamo andare a cena adesso? – gli chiese con tono speranzoso.
- Sì – gli rispose lui con rassegnazione.
- Bene! Perché sto morendo di fame!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dopo aver mangiato come un uccellino anche quella sera, Hermione si avviò per il dormitorio giusto per rinfrescarsi e prepararsi al suo turno di ronda con Ernie.
- Ehi, Granger!
La ragazza si girò in direzione della voce di Zabini.
- Buona sera, Zabini!
Blaise le si avvicinò sorridente.
- Senti… quella canzone da undicenni, quella sdolcinata della sirena…
- Quella de La Sirenetta?
- Sì, quella… ecco, mi potresti spiegare la storia? No, perché sto cercando di fare colpo su una ragazza… lei, non essendo babbana, non sa nulla di queste cose e, allora, ho pensato: stupiscila con una bella storia da ragazzine più dolci delle caramelle di Mielandia!
La bruna ridacchiò annuendo.
- Quale versione della storia vuoi sentire?
- Perché? Quante ne esistono?
- Oh, ne esistono più di una… conosco almeno tre delle versioni, ma solo in una la storia finisce bene. In tutte le altre, la sirenetta muore.
Blaise la ascoltava interessato.
- Oh! Bene! Allora, raccontami solo questa versione. Voglio conquistarla, non spaventarla.
E iniziarono a camminare l’uno di fianco all’altro, mentre Hermione cominciava il suo racconto.
- D’accordo. Dunque, c’è questa sirena di sedici anni…
 
 
 
 
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
- Blaise! Blaise! Svegliati, Blaise!
Sentiva che qualcosa muoveva il suo letto.
Sentiva che qualcuno stava muovendolo nel suo letto.
Sentiva che in qualche modo il suo sogno stava finendo troppo precocemente.
- Ancora cinque minuti… - borbottò il moro, rifiutandosi di aprire gli occhi.
- No! Adesso! Muoviti! Avanti, svegliati! – disse Draco, cercando di non svegliare Theodore che dormiva nel letto di fianco a quello di Blaise.
Ma quest’ultimo non sembrava voler collaborare.
Il biondo assunse un’aria esasperata, sbuffò e con un colpo di bacchetta lo scoprì dalle coperte.
Il compagno, nel sonno, cominciò a sentire un po’ di freddo e si decise a svegliarsi.
Quando focalizzò la vista, alzò la testa dal cuscino e notò davanti a sé il Caposcuola, aggrottando la fronte.
- Sono in ritardo per le lezioni, forse? – chiese pigramente.
- No, sono venuto qui per parlare.
Blaise  si ricoprì e richiuse gli occhi.
- Parleremo domattina…
- No! Invece, parliamo adesso! Che ci facevi con la Granger stasera? – domandò il ragazzo.
- Non hai appena finito la ronda con la McDougal? Non sei stanco, Draco? – chiese lui di rimando, con la voce impastata dal sonno.
- Non riesco a dormire se non mi dici che cosa ci facevi tu stasera in giro per i corridoi mano nella mano con la Granger! La McDougal vi ha visti! E non solo lei…
Blaise scattò a sedere.
- Cosa?! – quasi urlò il moro.
- Ssshhh! Piano! – lo avvertì Draco cercando di non svegliare Theo.
- Hhn… - sentirono i due dal letto di Theo.
Blaise sbuffò irritato.
- Allora? Cos’è questa storia? – gli chiese il Caposcuola.
- Le ho solo chiesto una spiegazione su una fiaba…
- Potevi chiedere a me! Conosco le fiabe di Beda il Bardo a memoria!
- Non una di quelle fiabe, ma una fiaba babbana… - spiegò Blaise.
- Oh… e quale sarebbe sentiamo? – disse l’amico, incrociando le braccia incredulo.
- Tanto non la conosci… - gli rispose.
- Tu mettimi alla prova! – lo incitò il biondo.
- La Sirenetta.
E Draco annuì – Ma certo! La Sirenetta!
Blaise gli lanciò un’occhiataccia.
- Ok, è vero: non la conosco… ma si può sapere a te che serve sapere di questa fiaba?
- Non credo siano affari tuoi. Ora, se permetti, vorrei dormire! – e, irritato, si ributtò sotto le coperte.
- Ma se…
- Buona notte, Draco! – gli disse l’amico liquidandolo.
Quest’ultimo, un po’ contrariato, si rassegnò.
- ‘Notte, Blaise – e se ne tornò, un po’ scocciato, nella sua camera da Caposcuola.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Blaise Zabini, il mattino dopo, constatò il senso letterale dell’espressione Il buongiorno si vede dal mattino.
Lui odiava essere svegliato. Soprattutto, odiava ancora di più essere svegliato nel bel mezzo della notte.
Quando andò a fare colazione, si sedette di fianco a Draco, ma lo guardò comunque in malo modo.
- Mi dispiace, ok? – gli disse questi – Non volevo svegliarti…
- Ah no? – disse Blaise, ironico – Allora chi è che mi ha tirato giù dal letto solo per sapere cosa mi ero detto con un’altra studentessa?
Draco distolse lo sguardo, con aria scocciata.
- Ok, sì, volevo svegliarti. Ma solo perché volevo sapere!
Blaise sospirò rassegnato ed esasperato.
- Senti, perché non ti decidi una buona volta e vai da lei per parlarle?
Il ragazzo sbiancò.
- E perché dovrei?
- Perché così la smetterai di rompere le pluffe a me!
- Io non rompo le pluffe!
- Ma se ti comporti da uno del terzo anno in preda agli ormoni!
Draco boccheggiò sconvolto e oltraggiato.
- Non sono certo io che vado a chiedere informazioni sulle fiabe sdolcinate!
Blaise alzò gli occhi al cielo.
- L’ho fatto per Pansy!
- Sì, certo… per Pansy!
- Vuoi smetterla di comportarti da fidanzatino geloso o devo affatturare quel bel visino che ti ritrovi?
L’amico espirò pesantemente e irrigidì la mascella.
- Io non sono affatto geloso! – sibilò.
Blaise rise davanti a quel tentativo del suo amico di arrampicarsi sugli specchi.
- Sì, certo… e io, allora, sono mezzo francese.
E il loro amorevole scambio di complimenti venne interrotto dall’arrivo di Theo e Daphne, che si tenevano per mano.
- Buongiorno, ragazzi! – li salutò la bionda, ricevendo un saluto un po’ meno caloroso, mentre si sedeva insieme al suo ragazzo.
- Ehi, che sono quelle facce? – chiese ingenuamente Theo.
Draco sorrise forzatamente - Nulla! Vero, Blaise?
A quel punto, Blaise prese Draco per il braccio e lo portò via.
- Scusateci! – disse rivolgendosi alla coppia di fronte a loro.
- Blaise, che c’è adesso? – gli chiese annoiato l’amico biondo, mentre si allontanavano.
- C’è che devi sentire una cosa. Forza, muoviti e sta zitto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nel frattempo, al tavolo del Grifondoro, Lavanda Brown corse per sedersi di fianco a Ginny e ad Hermione.
- Hermione, ieri sera ti hanno vista appartarti con Zabini… cos’è questa storia? Com’è che io non ne sapevo nulla?
La ragazza sbuffò e chiese scocciata - Chi l’ha detto?
- Perché ti sei appartata con Zabini? – chiese Ginny curiosa.
- Chi l’ha detto? – richiese la bruna con lo stesso tono di prima.
- C’è qualcosa tra te e Zabini! – insinuò Lavanda incredula.
- Chi l’ha detto? – insisté Hermione.
La bionda si arrese e sospirò.
- Me l’ha detto Calì, che l’ha saputo da sua sorella Padma, che l’ha saputo dalla McDougal, che vi ha visti insieme, ieri sera.
Hermione fece spallucce.
- Allora?! È vero o no? – sbottò Ginny.
- No! Mi ha solo chiesto un’informazione su una cosa babbana – spiegò.
- Oh… - mormorò la Brown – scusatemi, vado ad insegnare alla McDougal come essere delle brave pettegole…
E le lasciò ridacchiare divertite.
- Che c’è? – chiese Hermione a Ginny, quando vide che cominciava a ridere seriamente.
- Ti immagini quelle due a litigare per stabilire chi è più brava come pettegola? – le chiese Ginny ridendo.
Hermione si mise a ridere ancora di più.
- Andiamo ad assistere alla litigata, ingozzandoci di caramelle TuttiGusti+1? – le chiese poi la piccola Weasley.
- Sì! – accettò la bruna senza esitare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
- Blaise, vuoi spiegarmi perché stiamo andando in camera tua? Ti ricordo che tra venti minuti dovremo essere da Vitious per la lezione!
Ma l’amico lo ignorò completamente. Anzi, lo invitò al silenzio.
- Ora sta zitto e ascolta.
Draco sbuffò, alzando gli occhi al cielo e ascoltò.
 
Maybe he's right. Maybe there is something the matter with me.
I just don't see how a world that makes such wonderful things could be bad.

Look at this stuff
Isn't it neat?
Wouldn't you think my collection's complete?
Wouldn't you think I'm the girl
The girl who has everything?

- Che cos’è? – sbottò.
- Ssshhh! Ascolta! – lo riprese l’amico.
 
Look at this trove
Treasures untold
How many wonders can one cavern hold?
Looking around here you think
Sure, she's got everything


- Merlino, cosa dovrei ascoltare?! Che una ragazza ha una collezione completa in una caverna, Blaise?! – chiese esasperato.
Ma Blaise, alzando gli occhi al cielo, sbuffando e passando le mani tra i capelli neri.
- Tu non ascolti! – si lamentò.
- No! Sei tu che non capisci! – ribatté il biondo.
Blaise, a quel punto, imprecò sottovoce e girò una delle valvole per andare un po’ avanti, arrivando ad un punto in cui il suo migliore amico non poteva non capire.
 
What would I give if I could live out of these waters?
What would I pay to spend a day warm on the sand?
Bet'cha on land they understand
That they don't reprimand their daughters
Proper women sick of swimmin'
Ready to stand

 
- Ma cosa… ?
- Zitto e ascolta!

And ready to know what the people know
Ask 'em my questions and get some answers
What's a fire and why does it - what's the word?
Burn?

When's it my turn?
Wouldn't I love, love to explore that world up above?
Out of the sea
Wish I could be
Part of that world

 
E, davanti alle ultime frasi, Draco sbiancò.
- Ero io a non capire, Draco? O eri tu? – gli chiese Blaise.
Il biondo era rimasto a bocca aperta.
- Lei… - iniziò.
- … non si sente del tutto parte di questo mondo. Un mondo che è anche tuo – finì Blaise per lui.
- E indovina chi ha contribuito a farla sentire così… - gli disse, dopo un attimo di pausa.
Draco sentì il bisogno di sedersi, e lo fece: si sedette sul letto di Theo.
Blaise spense la radio stregata da Hermione.
- Ho origliato involontariamente una conversazione tra lei e la Weasley, ieri mattina. E non posso fare a meno di pensare che siamo state delle vere merde con lei. Perciò, vedi di accettare il prima possibile il fatto che ti piaccia e fa qualcosa perché lei stia con te, perché lei sarebbe anche capace di abbandonare il mondo magico e tornare definitivamente in quello babbano.
Draco lo sguardò colpito.
- Sei ancora in tempo per salvare te stesso, l’ha detto anche lei. Perché, dopotutto, fate parte dello stesso mondo, voi due.
 
 
 

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Capitolo 6
*** Parte Quinta - Profumo d'autunno (Epilogo) ***


Disclaimer: I personaggi della saga di Harry Potter non mi appartengono. Tutti i loro diritti sono riservati a Joanne Kathleen Rowling. Inoltre, questa storia è stata ideata, scritta e pubblicata senza alcun scopo di lucro.

Premessa: ciò che state per leggere è il prequel della mia shot More e muschio che, a questo punto, consiglio di leggere in un secondo momento. La storia si svolge dopo la guerra, al settimo anno di Hogwarts, ma sconvolge appieno l’epilogo della Rowling.
Avete visto? Sono stata brava. Ho rispettato e mantenuto la mia promessa: avevo promesso che entro un anno dalla pubblicazione l’avrei terminata ed eccoci alla conclusione di questa piccola storia.
Purtroppo, non ho intenzione di lasciarvi, anzi. Sono in propensione di scrivere altre shot e almeno un’altra long (se non più di una) dopo Menta e cioccolato.
Ne approfitto, prima di lasciarvi alla vostra lettura, di scusarmi con chi recensisce le mie storie: lo so, sono un bradipo a rispondere – oltre che ad aggiornare -, ma prometto di impegnarmi a far sì che le risposte alle vostre recensioni arrivino il prima possibile. Sempre.
Perché, fino a prova contraria, se recensite – e, prima ancora, cosa più importante, se leggete -, significa che avete dedicato una piccola parte della vostra giornata alla sottoscritta e alle sue assurde idiozie pubblicate.
È il minimo rispondervi.
Pertanto, vi chiedo ancora scusa.
 
A voi.
A tutti voi che mi avete seguita.
A tutti voi che mi avete incoraggiata.
A tutti voi che avete recensito.
A tutti voi che mi avete conosciuta.
Ma, soprattutto, a tutti voi che mi avete letta, anche se in silenzio.
E – perché no? – a chi, come me, in questo momento, per merito mio o no, sta gustando nuovi sapori e percependo nuovi profumi.
 
Grazie.
 
 
 
 
 
Note:
(*) = Sono frasi tratte dalla canzone  Sing-hiozzo dei Negramaro, canzone che è stata anche una delle fonti di ispirazione per la stesura del capitolo. Non ho alcun diritto a riguardo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Parte Quinta – Profumo d’autunno (Epilogo)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Respirare.
Era questo il consiglio di sua nonna materna, ogni volta che aveva il singhiozzo. E, quella sera, il singhiozzo era arrivato prepotente, subito dopo cena.
Lo stesso singhiozzo che, solitamente, era provocato da una digestione non avvenuta bene.
Lo stesso singhiozzo che non le permetteva di parlare, se non balbettando.
Se per ogni colpo di singhiozzo, quella sera, avesse avuto un galeone, avrebbe arricchito ancora di più la sua camera blindata alla Gringott.
Guardava fuori, attraverso i vetri delle finestre della sua camera da Caposcuola.
Vetri che avevano visto su di essi il passaggio di infinite gocce di pioggia.
Pioggia.
Fuori pioveva. Anzi, diluviava.
Un perfetto rito purificatorio: la pioggia cadeva lavando tutto.
Adorava la pioggia d’autunno: il suo profumo, i vetri appannati, i rumori dei tuoni, le nuvole grigie…
Tempesta.
Le veniva in mente solo un colore: il grigio. Un colore interessante, secondo la bruna.
Lei stessa aveva numerosi indumenti tinti di grigio. Le ricordava che non era tutto nero o tutto bianco, le ricordava che esisteva anche una via di mezzo, una qualche sfumatura.
Come Malfoy
Era stato educato secondo ideologie sbagliate.
Nero.
Ma non aveva un animo cattivo.
Bianco.
Era solo un ragazzo fragile, portato sulla cattiva strada per salvare il suo carnefice.
Vittima della sua famiglia.
Grigio.
Un altro colpo di singhiozzo.
Un singhiozzo di pensieri che non la faceva parlare e che le aveva strozzato il cuore.*
Respirare.
Era quello che Hermione Granger sapeva fare meglio, ogni volta che era agitata.
Respirare.
Respirare e trattenere il fiato per undici secondi.
Respirare, trattenere il fiato per undici secondi ed espirare.
Sua nonna materna le ripeteva questo. Respirare, trattenere il fiato per undici secondi ed espirare.
Poi, di nuovo, respirare. Respirare piano.
- Hermione?
La porta era aperta, ma Ginny aveva bussato sul legno di noce e l’aveva richiamata per ottenere la sua attenzione – cosa che ottenne, anche se la riccia rimase a guardare oltre la finestra.
- Tesoro, tra poco hai la ronda con Ernie, ricordi?
Hermione, a quel putno, si voltò verso l’amica e le sorrise annuendo.
- Grazie, Ginny. Arrivo subito.
La sua migliore amica le sorrise di rimando e se ne andò.
Tornò a guardare fuori per qualche secondo, per poi accorgersi solo in quel momento che il singhiozzo era andato via.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
 
Salire le scale per raggiungere gli altri Capiscuola, quella sera, sembrava ancora più frustrante per Draco Malfoy.
Vedi di accettare il prima possibile il fatto che ti piaccia e fa qualcosa perché lei stia con te, perché lei sarebbe anche capace di abbandonare il mondo magico e tornare definitivamente in quello babbano.
Le parole di Blaise risuonavano prepotentemente nella sua testa.
La vide arrivare dal corridoio di destra.
- Malfoy – fece lei, a mo’ di saluto.
- Granger – la imitò lui, cercando di rimanere indifferente.
Ma lui non era indifferente. Non più, almeno.
Ma non poteva mostrarsi. Non adesso. Non con lei.
Tutto quell’odio, tutto quel disprezzo, tutto quel disgusto… erano tutti sentimenti falsi.
Lo aveva capito quella sera che lei – davanti alla biblioteca – gli confessò che aveva intenzione di dargli fiducia.
Perché sapeva di non meritarla.
Non riusciva nemmeno a guardarla in faccia, a meno che lei non guardasse altrove.
- Come stai? – chiese lei, improvvisamente.
Draco, a quel punto, non poté fare a meno di sgranare gli occhi dalla sorpresa e fissarla stupito.
Nel suo sguardo lesse comprensione, dolcezza, sincerità.
Il biondo respirò profondamente, cercò di nascondersi dietro la sua maschera di ghiaccio nel modo migliore e rispose con tono acido.
- Meglio di te, sicuramente, Mezzosangue.
Se non l’avesse visto con i suoi occhi, non ci avrebbe mai creduto: Hermione Granger gli aveva sorriso.
Esultò dentro di sé, ma esteriormente aggrottò la fronte e assunse un’aria indignata.
- Che hai da sorridere?
La bruna allargò il sorriso.
- Bentornato, Malferret.
Il ragazzo, dentro di sé, sentiva la voglia infinita di ricambiare quel sorriso, ma sapeva che non era il momento giusto di mostrarsi.
L’arrivo di McMillan fu, per lui, un grande sollievo.
Si salutarono educatamente, e la coppia Grifondoro-Tassorosso iniziò il suo turno di ronda ai piani prestabiliti.
Una volta lasciato solo, ad aspettare l’arrivo della sua compagna Corvonero, cominciò a pensare solo ad una cosa.
Come avvicinarsi alla signorina Granger.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Hermione.
Era un nome insolito.
Un nome derivato dalla mitologia greca: Ermione era la figlia di Elena e Menelao di Sparta.
Si era documentato a riguardo.
Era la figlia della donna più bella del mondo.
E, per lui, lei bella lo era veramente.
Ma non di quella bellezza come poteva essere Daphne, ma una bellezza particolare. Una bellezza semplice, acqua e sapone. Una bellezza che può avere solo un fiore nel periodo in cui sboccia.
E pensare che lui l’aveva derisa, insultata, umiliata, ignorata, evitata come la peste, per tutti quegli anni.
No. Da adesso non lo avrebbe fatto mai più.
Adesso, lui avrebbe fatto in modo di avvicinarsi a lei.
Avrebbe potuto farlo, ora. La guerra era finita.
Avrebbe voluto farlo, ogni giorno. Sentiva sempre di più la necessità di sentirla accanto.
Avrebbe dovuto farlo, e a breve. Se voleva convincerla a rimanere nel loro mondo.
Lo avrebbe fatto, in ogni caso.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Era lì, seduto su quel divano, nella penombra che solo il riflesso del Lago Nero al buio donava alla loro Sala Comune.
Pensava a quale strategia adottare, a come muoversi, credendo di essere da solo.
- Ehi…
Ma si sbagliava. Si voltò e vide Blaise che lo stava raggiungendo.
- Ti credevo già a letto, amico – confessò il biondo.
Il moro sorrise.
- Sì, ma non riuscivo a dormire. Poi, ho visto che non eri ancora rientrato e ho deciso di venirti a cercare.
Draco ghignò.
- Non sapevo di avere una seconda mamma.
- Ebbene, sì. Sono l’altra tua madre – scherzò Blaise con un finto tono serio, ridendo poi e contagiando il Caposcuola.
Risero piano per qualche secondo, tornando seri e guardandosi in faccia.
- Che cosa ti turba, Malfoy?
Draco spostò il sguardo verso il camino acceso, scuotendo piano la testa.
L’amico si rese subito conto di cosa occupasse i pensieri di Draco. O meglio, chi.
- Le piacciono le more – gli ricordò Blaise.
Il biondo scattò con lo sguardo verso di lui che, nel frattempo, aveva stampato in viso un sorriso furbo.
- E non è un doppio senso – continuò il moro, cercando di soffocare una risata.
Il viso di Draco sembrò rilassarsi, sorridendo sollevato.
- Non lo avrei mai sopportato.
Blaise annuì consapevole, per poi riprendere il suo interrogatorio lasciato prima in sospeso.
- Cosa hai intenzione di fare, adesso?
Il Caposcuola lo guardò dritto negli occhi,  sospirando.
- Non lo so, Blaise.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Andare a letto alle due e svegliarsi alle sei del mattino per poi girarsi e rigirarsi nel suo letto non era una delle cose che preferiva fare.
Sentiva un vuoto d’aria nella gola*. Quasi come avesse il singhiozzo.
Dopo svariati minuti passati sotto le coperte a girarsi e rigirarsi, Draco si decise ad alzarsi per vestirsi e fare una passeggiata, prima di andare a fare colazione e andare a lezione.
Una volta arrivato nel parco, si sedette sull’erba, incrociando le caviglie e appoggiando i gomiti.
Gli piaceva quell’aria fresca mattutina, la trovava stimolante, come se lo spingesse a svegliarsi e a muoversi con l’energia.
Nonostante fosse nato a fine primavera, adorava l’autunno.
I suoi colori caldi, il clima abbastanza equilibrato, il suo profumo di foglie…
Quel profumo che aleggiava nell’aria gli ricordava il profumo della Mezzosangue. Quel profumo che, per lui, era essenziale quanto l’ossigeno.
Sapeva di more.
E, improvvisamente, si ricordò di ciò che gli aveva suggerito Blaise.
Le piacciono le more.
Il suo profumo.
Le piacciono le more.
La sua crostata.
Le piacciono le more.
La sua marmellata preferita.
Le piacciono le more.
Doveva assolutamente attirare l’attenzione della Grifondoro.
E, ora, sapeva come poteva farlo.
Le more.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Hermione Granger era quasi sempre in anticipo.
Anche quella mattina, a colazione.
Si era svegliata prima delle sue amiche, si era vestita, aveva preso i suoi amatissimi libri ed scesa in Sala Grande per fare colazione.
Appena si sedette, al tavolo dei Grifondoro, davanti a lei – improvvisamente – comparve della marmellata di more.
Si sorprese, perché – guardandosi intorno – notò che nessun altro aveva un vasetto come quello davanti a sé.
Scosse piano la testa, rassegnandosi.
Forse, ce n’erano degli altri, sparsi un po’ per il tavolo che, dopotutto, era molto lungo.
Non si accorse di quel paio di occhi grigi la osservavano, assaporando lo stesso sapore che stava gustando lei e respirando perennemente il suo profumo, il profumo di more, il profumo d’autunno, il suo ossigeno.

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