Broken Memories

di MusicInTheAir
(/viewuser.php?uid=158920)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

Le foglie secche scricchiolavano sotto le loro scarpe, ed il cielo plumbeo affascinava il bambino, che camminava con la punta del naso alzata.

-Fa attenzione, tesoro, se camini così andrai a sbattere contro qualche albero.-

Disse la madre, stringendogli la manina e sorridendogli amorevolmente.

Il vialetto era stranamente vuoto, ed attorno a loro regnava un soffice silenzio carico di tenerezza.

-Tranquilla mamma!-

Rise guardandola con quegli occhi scuri grandi e lucidi, poi il suo sorriso si spense, ed iniziò a guardarsi intorno.

-Mamma?-

-Mh?-

-Dove stiamo andando?-

-Da una mia amica. Lei ha un bambino della tua stessa età, sai?-

-Davvero? Allora ci posso giocare!-

-Certo, tutte le volte che vuoi.-

Gli sorrise, scompigliandogli i capelli.

Poco dopo, accarezzati dalla lieve brezza autunnale, arrivarono fino ad una casa che, da fuori, sembrava piuttosto grande.

Oltrepassarono il grande cancello di ferro, facendolo cigolare rumorosamente, e, mentre percorrevano la stradina che li divideva dalla casa, una donna aprì la porta e si affacciò.

Non appena i loro sguardi si incrociarono, lei sorrise raggiante e parve che il cielo si illuminasse per un istante.

-Narae, non mi avevi detto di avere un bambino tanto bello.-

Esclamò, allungando le braccia verso l’ amica, che la strinse a sé senza lasciare il figlio.

-Ciao Jiwon, è passato molto tempo.-

-Troppo tesoro e…-

Si interruppe, guardandosi le gambe, per poi iniziare e guardarsi intorno.

-Oh, eccolo lì, credevo fosse scappato di nuovo.-

Sospirò, portandosi una mano al petto.

-Kevin! Vieni qui, devo farti conoscere una persona!-

Kiseop si piegò leggermente in avanti, per fissare quel bambino seduto sull’ erba secca ed ingiallita, con le spalle curve ed affiancato da un cane enorme.

Non si mosse, né si girò quando fu ripetutamente chiamato.

Jiwon scosse la testa, guardando il figlio preoccupata e triste.

-Ha qualcosa?-

Chiese Narae, poggiandole una mano sulla spalla.

-No, è sempre stato così, fin dall’ asilo. Ho provato anche a portarlo da uno psicologo, ma non parla nemmeno con lui.-

-No…Non parla?-

-No, eppure è normale. Tutti i medici dicono che la testa è a posto e non è autistico, eppure si ostina a chiudersi in se stesso ed a scappare spesso di casa. Grazie al cielo Saclia gli è sempre accanto.-

-Non lo sapevo, mi dispiace.-

La donna sospirò, sorridendo.

-E’ un bambino tanto intelligente e dolce, ma dopo i tre anni non ho più sentito la sua voce.-

Kiseop strattonò un po’ la manina, liberandosi dalla stretta della madre e correndo verso quel bambino dall’ aria malinconica.

-Kiseop!-

-Non ti preoccupare, qui non ci sono pericoli, e Saclia è un’ ottima balia.-

-Capisco.-

Si misero sedute sul gradino davanti alla porta d’ ingresso ed iniziarono a parlare, tenendo sempre d’ occhio i rispettivi figli.

Saclia, non appena vide quel buffo bambino correre verso di loro, si mise seduta e gli abbaiò, facendo voltare Kevin.

-Ciao!-

Lo salutò Kiseop, affiancandolo e mettendosi seduto accanto a lui.

Aveva una pallina mangiucchiata tra le mani, e la stringeva al petto, guardando l’ altro ad occhi sgranati e spenti.

-Io mi chiamo Kiseop, e tu?-

Silenzio.

Lo fissò ancora per qualche istante, sbattendo più volte le palpebre, per poi abbassare nuovamente la testa e rigirarsi tra le mani la pallina, ma Kiseop era un bambino curioso e socievole, e non si arrendeva facilmente.

-La tua mamma ti ha chiamato Kevin, è questo il tuo nome?-

Annuì.

-E’ davvero bello, sai? Anche il tuo cane è bello, si chiama Saclia, giusto?-

Annuì nuovamente, tenendo lo sguardo basso.

-E’ un cane davvero enorme. Sembra un gigante.-

Kevin, finalmente, lo guardò e l’ altro gli sorrise.

-A me piacciono i giganti, sono buffi e simpatici! Senti, ma tu quanti anni hai? Io sei.-

Il bambino alzò piano la manina, aprendo completamente il palmo e stirando le dita, poi le richiuse ed alzò un solo dito.

-Sei! Come me! Ma lo sai che sei proprio intelligente? Io con le dita non so ancora contare per bene.-

Ammise, deluso, guardandosi le mani con un sopracciglio alzato.

Kevin rise.

Una risata bassa e timida, quasi timorosa.

-Bambini! Venite qui, su, è ora di pranzo, continuerete a giocare dentro!-

Kiseop si girò verso la madre, poi tornò con lo sguardo sull’ altro bambino, che aveva iniziato a cercare di afferrare la folta coda del cane, allora, credendo che non l’ avesse sentita, la prese nella sua e si alzò in piedi.

-Vieni, andiamo dentro. Così dopo mangiamo.-

Gli sorrise, strattonandolo delicatamente.

Il bambino lo guardò titubante, decidendo poco dopo di alzarsi, aiutato da Saclia. Si diressero, mano nella mano, verso la casa.

 

***

-Ti sei chiesta da cosa possa dipendere questo suo mutismo?-

Le chiese Narae a bassa voce, nonostante i bambini stessero giocando nel salone, controllati da Saclia.

Jiwon sospirò, afferrando il piatto che le tendeva l’ amica ed iniziandolo ad asciugare.

-Si, e l’ unica cosa che mi viene in mente è che sia a causa della sua scomparsa.-

-Stai parlando di tuo marito?-

-Esatto. Credo che, in un qualche modo, lui abbia avvertito la sua morte.-

-Povero bambino.-

-Già.-

Sorrise amaramente.

-Spero molto che Kiseop lo faccia stare meglio. Ho notato che è un bambino molto attivo e sorridente.-

-Oh, si. Credo sia iperattivo. Anche quando dorme, non sta mai fermo.-

Rise, asciugandosi le mani sul grembiule.

-Vuoi un caffè?-

-Si, mi sarebbe molto utile, però…-

-Però?-

La spronò a continuare Narae.

-Vedi, ho abituato Kevin a fare il riposino pomeridiano, dopo pranzo. Ti va bene se prima lo metto a dormire? Oppure Kiseop…-

-Anche Kiseop ogni tanto dorme, il pomeriggio.-

Le sorrise, facendole cenno di seguirla.

Nel salotto, Kiseop stava mostrando a Kevin come si disegnava un dinosauro, ed iniziò a calciare l’ aria quando fu preso in braccio.

-Mamma lasciami! Ho da fare!-

-Immagino, ma è ora del pisolino.-

-Ma non ci avevi rinunciato?-

-Jiwon mi ha dato nuove speranze, quando mi ha detto che Kevin dorme sempre.-

A quella notizia, il bambino si zittì, lasciandosi trasportare nella camera con un grande letto matrimoniale.

Jiwon chiuse le persiane e scoccò un bacio sulla fronte ad entrambi, per poi uscire dalla stanza e socchiudere la porta, facendo calare il soffice buio, che li avvolse in un abbraccio freddo.

-Ma tu dormi davvero tutti i pomeriggi?-

Scosse la testa.

-Allora perché lo fai? Stai qui intere ore senza far nulla?-

Alzò le spalle.

Kiseop si sdraiò sul fianco, fissando il bambino.

-Kevin, dov’ è il tuo papà?-

Gli chiese, sinceramente curioso.

Kevin allungò il braccio verso il soffitto, indicandolo.

-In cielo?-

Annuì.

Nel buio, vide quegli occhi dolci riempirsi di lacrime, poi il suono dei singhiozzi.

-Kevin, perché piangi? Ti manca.-

Ripeté ancora il gesto, ed allungò le esile e corte braccia verso di lui, chiedendo silenziosamente un abbraccio, che gli fu concesso subito.

-Anche il mio papà non c’ è più, sai? Però il mio è ancora vivo. La zia mi ha detto che si è fatto un’ altra famiglia, e che non mi vuole più vedere.-

Lo sentì tirare su col naso, mentre le lacrime calde gli gocciolavano sul collo.

-Kevin, secondo te perché non mi vuole più vedere? Io non gli ho fatto niente. E poi, cos’ è una famiglia?-

Il bambino lo scostò da lui, indicando fuori alla porta.

-La mamma?-

Annuì.

Stava iniziando a piacergli. Lui riusciva a capirlo senza il bisogno delle parole.

Gli sorrise e si avvicinò di nuovo, posandogli un bacio sulle labbra.

-Che fai?-

Rise Kiseop, strofinandosi la mano sulla bocca.

Non gli aveva fatto schifo, anche sua madre lo baciava spesso lì, ma non gli faceva il solletico in quel modo.

-Mi sei simpatico, Kevin.-

Sussurrò, avvicinandosi ancora e baciandolo di nuovo, per poi abbracciarlo ed addormentarsi.

 

+Manicomio+

Che schifo o_o ok, so che questo primo capitolo è un po’...orribile? non so come si possa definire xD però posso assicurare che il secondo sarà più bello ( ma non più lungo xD) vi spiego un po’ come è strutturata: è una longfic breve (?) credo che sarà sugli 8 capitoli, o poco più, ed ad ogni capitolo, descriverò come l’ amicizia tra Kevin e Kiseop si evolva. Ad esempio, se qui hanno 6 anni, nel prossimo ne avranno 13. Bene, detto questo, smetto di rubarvi tempo, ALLA PROSSIMAAAAAAAA!!

 

<--Lei è Narae, delle SPICA si, Kiseop ha una mamma molto giovane xD

 

<--mentre la mamma di Kevin è una racchia...Siiii, ceeerto xD Lei è Jiwon, sempre delle SPICA

 

<--Kevin e Kiseop xD

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

La pioggia batteva insistentemente sul vetro della finestra, e Kevin la fissava mentre bagnava il suolo verde e picchiettava sui teneri petali dei fiori appena sbocciati.

-Kevin!-

Lo chiamò una voce, oramai, inconfondibile.

Sorrise, scendendo dal piccolo balconcino interno della finestra e camminò fino al centro della stanza, attendendo.

Kiseop apparve all’ improvviso sulla soglia. Corse subito verso di lui e lo abbracciò stretto, posandogli un bacio delicato sulle labbra.

-Mi sei mancato.-

Anche tu…Nonostante sia passato solo un giorno, non riesco a stare un mattina intera senza di te…

Passò delicatamente le mani tra i suoi capelli.

Gli piacevano, erano di un colore particolare, tendenti al rosso, e setosi al tatto.

-Hai visto come piove? E’ incredibile, ma a me piace un sacco la pioggia primaverile.-

Sorrise, prendendolo per mano e sedendosi sul letto.

-Non ho visto Saclia, fuori, è qui?-

Chiese, guardandosi intorno.

Il castano sussultò, imitandolo.

Era stato tutta la mattina insieme a lei, a giocare fuori al giardino e quando era rientrato lei aveva abbagliato e si era sdraiata fuori, così Kevin le aveva sorriso ed era rientrato. Capitava spesso che la lasciasse di fuori, dopo qualche ora lei graffiava la porta e lui le apriva, ma, in effetti, non era ancora accaduto.

E lei odiava la pioggia.

-Kevin, quanti anni ha Saclia?-

Il ragazzino alzò entrambe le mani con i palmi scoperti.

-Dieci? Allora è molto vecchia.-

Sbattè un paio di volte le palpebre, poi il suo sguardo si spense, capendo.

Abbassò le testa, e si portò una mano al petto.

Kiseop si morse la lingua, pentendosi di quel che aveva sottinteso, così lo afferrò per il bracciò e lo fece alzare con lui.

-Forse si è allontanata troppo ed ora ha paura dei tuoni. Andiamo a cercarla.-

Propose, facendolo sorridere.

Quando sorrideva era bellissimo, i suoi occhi si illuminavano e rasentavano le due stelle più luminose del cielo.

Narae si affacciò dalla cucina.

-Dove state andando?-

Esclamò, allarmata.

Il figlio le sorrise.

-Andiamo a cercare Saclia, non è ancora tornata.-

La donna fece saettare lo sguardo su Kevin, e quando lo vide con la testa bassa e l’ espressione afflitta, afferrò il cappotto.

-Jiwon alzati, andiamo con loro.-

***

-Saclia!-

Chiamò Kiseop, circondando la bocca con entrambe le mani.

Sia lui che Kevin erano completamente bagnati, dato che erano sotto la pioggia da più di un’ ora.

Jiwon e Narae si erano divise, cercando in due direzioni diverse in modo da setacciare più terreno possibile, mentre i due ragazzini erano nel bosco accanto alla casa.

Un boschetto fatto di alti pini che sorreggevano il cielo, ma ben illuminato nonostante un velo di nebbia fosse sempre in agguato tra i tronchi.

Kevin guardò la schiena dell’ amico, serrando gli occhi, come se cercasse di metterlo a fuoco, poi vide una chiazza bianca, dietro ad un albero, che attirò la sua attenzione.

Sgranò gli occhi, terrorizzato, ed iniziò a correre verso di essa.

-Kevin, aspetta!-

Esclamò Kiseop, correndogli subito dietro.

Appena arrivati a quell’ albero, ed averlo aggirato, quello che videro gli fece ghiacciare il sangue e perdere un battito.

Saclia era stesa sull’ erba bagnata, respirava molte lentamente ed aveva gli occhi chiusi. Non appena sentì il suo padroncino inginocchiarsi accanto a lei e carezzarle la testa, aprì un po’ quei piccoli e dolci occhi neri e lo guardò, sospirando pesantemente.

Saclia…Non mi abbandonare…Per favore,tu sei troppo forte per lasciarti prendere così…Non è giusto, non puoi farlo!

Il rosso si inginocchiò accanto a lui,circondandogli la vita con un braccio.

-Probabilmente starai pensando che non è giusto, e che non deve andarsene. Ma, credimi, credo che lei voglia farlo. Oramai è vecchia, ed anche se è dura accettarlo, sarebbe da egoisti non permetterle di morire.-

Il castano ingoiò rumorosamente.

Hai ragione…

Si chinò a poggiare la fronte sull’ orecchio penzolante del cane e lasciò che le lacrime iniziassero a scorrere sul suo viso.

Mi mancherai…Sei stata più di un semplice cane per me, e non dimenticherò mai quello che abbiamo passato insieme, amica mia…

La sentì sospirare nuovamente, stavolta più piano, come se fosse troppo stanca, e poi più nulla.

Era immobile.

Si alzò appena per guardarla, e la scosse dolcemente quando vide che il petto non si muoveva.

Ti voglio bene…

Portò le braccia a circondare il petto dell’ amico e poggiò la testa nel punto preciso in cui batteva il cuore.

Addio Saclia…

-Addio Saclia.-

***

Kevin si tolse lentamente la maglietta, unico indumento bagnato che gli era rimasto, e la poggiò sul termosifone, con lo stesso sguardo afflitto che non lo aveva mai abbandonato da quando erano tornati a casa.

Kiseop aveva avvertito sua madre per telefono, e Jiwon non aveva avuto il coraggio di vederla.

Appena arrivati a casa, Narae aveva preparato il thè per tutti, ma solo loro due lo avevano bevuto.

-Kevin…-

Lo chiamò, e quando si girò, l’ amico stava chiudendo la porta della stanza alle sue spalle.

-…Mi dispiace tanto.-

Sussurrò, avvicinandosi e poggiandogli una mano sul collo.

-Avrei dovuto impedirtelo. Queste cose, tu, non le dovresti vedere, ed io, come uno stupido, non sono riuscito nemmeno a vederla.-

Disse, facendolo sorridere tristemente.

Scosse la testa, facendogli intendere che non gli credeva.

Non è colpa tua…Anzi, ti ringrazio per essermi stato accanto…

Il rosso  fece scorrere le mani fino ai suoi fianchi, che accarezzò timidamente.

-Sei davvero troppo buono, ecco perché ti voglio tutto per me.-

Sussurrò, avvicinandosi al suo viso.

-Non riuscirò a farla tornare in vita, ma posso aiutarti a dimenticare, così starai meglio, ok?-

Annuì, circondandogli il collo con le braccia e chiudendo gli occhi, sentendo subito dopo quelle labbra tiepide muoversi gentilmente sulle sue.

Gli piacevano i baci di Kiseop, perché erano davvero in grado di distrarlo a tal punto da fargli dimenticare tutto. E quando era così motivato, sentiva di poter morire tra le sue braccia, tanta era la felicità.

Lo sentì schiudergli le labbra lentamente, andando a carezzare la sua lingua.

Sentì il bisogno di maggior contatto, e si strinse maggiormente a quel corpo.

-Cosa state facendo?!-

Tuonò la voce di Narae, alle loro spalle.

Kevin spinse via l’ amico, guardando la donna sconvolto e colpevole, vergognandosi.

Il rosso guardò la madre, confuso.

-Lo stavo baciando.-

Disse, semplicemente.

Per lui quella di baciarlo era diventata una cosa normale, tanto che non se ne vergognava affatto e non capiva il perché della rabbia della madre.

Jiwon corse alle spalle dell’ amica, guardando prima suo figlio, e poi Kiseop.

-Cosa è successo?-

Chiese, con gli occhi lucidi e la voce tremante.

L’ altra scosse la testa, sospirando.

-Tranquilla, nulla di grave. Ora, però, dovremmo proprio andare.-

Il rosso annuì, e si avvicinò a Kevin per salutarlo, ma sua madre lo afferrò per il braccio e lo portò via.

 

***

-Mi hai fatto male.-

Si lamentò, massaggiandosi il braccio.

Da quanto lo aveva stretto, gli erano rimasti dei segni rossastri.

La macchina si fermò in uno dei tanti posti del parcheggio del condominio, ma, stranamente, non scese nessuno.

Narae sospirò profondamente.

-Kiseop, cosa provi per Kevin?-

Gli chiese, all’ improvviso, guardando davanti a lei.

Il ragazzino la guardò curioso e confuso.

Non sapeva bene cosa risponderle, perché quel che provava per Kevin non lo sapeva nemmeno lui. Quando si trovavano insieme, oppure si stringevano e baciavano, tutto intorno a lui si annullava e sentiva una strana sensazione nello stomaco, come se fosse tutto attorcigliato, ed il cuore pompava sangue più velocemente.

-Gli voglio bene. Tanto.-

Rispose, alla fine, sentendo però quella sensazione che lo investiva quando mentiva.

-E basta?-

-Si, perché?-

-Però vi baciate in bocca.-

-Lo so, lo facciamo da quando siamo bambini. E’ normale.-

Sospirò nuovamente.

-No, Kiseop, non è normale. Non quando siete due…Maschietti.-

-Cosa c’ è di male? Non lo fanno tutti?-

-No. Lo fanno due persone che si amano, come marito e moglie. Hai notato che nemmeno io e te ci baciamo più sulle labbra?-

Annuì.

-E’ perché è un contatto troppo intimo, tesoro, non puoi farlo con un tuo amico.-

-Ho capito, mamma.-

-Promettimi che non lo farai più.-

-Si, te lo prometto.-

Sussurrò, mentre uno strano senso di nausea gli rivoltava lo stomaco.

 

+Manicomio+

Lo so, sono in ritardo e sono una grandissima idiota. Però per farmi perdonare, pubblicherò stasera il terzo capitolo ^^ e forse anche il quarto, già che ci sono XD In questi giorni non ho avuto internete, ecco perchè non ho potuto aggiornare, però spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto ^^" (a me non molto XD) detto questo...Nulla, ci sentiamo dopo, ALLA PROSSIMAAAAAAA!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

Kiseop si guardò furtivamente attorno, nascosto dietro il robusto tronco di un albero.

Il paesaggio imbiancato dalla neve del boschetto vicino alla casa dell’ amico, era vuoto e silenzioso. Non c’ era nessuno.

Strusciandosi sulla corteccia, decise di venire piano fuori, accovacciandosi per prendere un po’ di neve ed iniziando a modellarla, facendone una palla.

Sentì un rumore dietro di lui, e si voltò di scatto alzando la sua arma sopra la testa.

Ma non c’ era nessuno.

Fece un altro passo fuori dal suo nascondiglio, ma, non appena si avvicinò alla panchina coperta di neve, gli arrivò una gelida pallonata in piena faccia.

Gli cadde la sua, e si portò le mani inguantate sul viso, cercando di levarsi la neve dagli occhi.

Non appena alzò nuovamente il viso, qualcosa di pesante lo catapultò al suolo.

-Non è giusto! Tu non vieni mai fuori da là dietro, sei sleale!-

Rise, dando una leggera pacca sulla coscia all’ altro, che lo guardò e gli sorrise innocentemente, alzando le spalle.

Si mise in ginocchio solo per buttarsi nuovamente su di lui ed abbracciarlo stretto.

-Ok, hai vinto. Ti faccio la cioccolata calda.-

Si arrese Kiseop ricambiando l’ abbraccio.

Da quando si erano conosciuti, dodici anni prima, non si erano più separati, e passavano sempre tutto il tempo insieme, tanto che sia Narae che Jiwon si erano messe d’ accordo per lasciarli in casa quando andavano a lavoro.

Nonostante Kevin non parlasse mai, Kiseop riusciva a capirlo sempre, dai suoi gesti, dalle sue espressioni, delle volte gli bastava guardarlo negli occhi, ed era come se parlasse.

Non gli aveva mai chiesto il motivo del suo mutismo, perché conoscendolo, sapeva che se avesse voluto, glielo avrebbe scritto, e glielo avrebbe fatto capire in qualche modo. E lui lo accettava, perché l’ ultima cosa che voleva era vederlo triste.

-Sai, Kevin, stavo pensando che prima di Natale potremmo uscire insieme.-

Proruppe il rosso, alzandosi e porgendogli la mano, che fu subitamente presa.

Il castano lo guardò curioso, iniziando ad incamminarsi verso casa.

-Non sono mai uscito con te in città, e mi piacerebbe farti vedere alcune cose. Tu ci sei mai andato?-

Scosse la testa.

-Bene, allora questa notte dormo da te e domani usciamo tutto il giorno.-

Annuì, ed iniziò a correre.

Kiseop, inizialmente sorpreso, scoppiò a ridere, ed iniziò ad inseguirlo.

 

***

 

La casa di Kevin era fresca d’ estate e calda d’ inverno, e questa era una delle tante ragione per cui avevano passato l’ intera infanzia lì, senza mai andare altrove.

Kiseop poggiò i loro cappotti sul divano, per poi dirigersi in cucina, tallonato dall’ altro.

-Che palle, domani è già domenica.-

Si lamentò, iniziando a prendere l’ occorrente per preparare la cioccolata calda dalla credenza di legno.

-Sei fortunato a non doverci andare. Avrai l’ insegnante privato migliore del mondo.-

Il castano rise, scuotendo la mano davanti al viso.

-Non piace neanche a te studiare.-

Scosse la testa.

-Secondo me ti piacerebbe la scuola pubblica. Anche se ci sono le interrogazioni. Però ci sono molti ragazzi simpatici, e delle belle ragazze.-

Gli occhi di Kevin furono attraversati da un’ ombra di delusione.

E’ vero…A te piacciono le ragazze, io sono solo un amico…

Kiseop gli poggiò la tazza fumante davanti, sedendosi al suo fianco.

-Tu le hai mai viste le ragazze?-

Gli chiese, ridendo, ma quando si girò a guardarlo, il suo sorriso tremò.

-Kevin, perché sei triste?-

Il castano alzò piano il viso, incrociando il suo sguardo.

E fu tutto veloce.

Kevin si alzò di scatto, afferrandogli il polso e baciandolo sulle labbra.

Era passato molto tempo dal loro ultimo bacio, quando Narae li aveva visti e li aveva strillati, dicendo che non andava bene che due ragazzi si baciassero.

Era dispiaciuto ad entrambi, soprattutto al castano, che ne aveva risentito particolarmente, dato che da allora l’ altro si era sempre tenuto ad una certa distanza.

Era stato come una coltellata alla schiena.

Quando era con lui, aveva l’ assoluto bisogno di sentirlo più vicino possibile.

Kiseop rimase immobile, ad occhi sgranati, rimanendo in quella posizione anche dopo che l’ altro si fu allontanato.

Ti prego, dì qualcosa…Non rimanere in silenzio, fa male…

-Da quanto…-

Sussurrò, toccandosi le labbra.

Alzò le spalle, sorseggiando la cioccolata dalla tazza e rimanendo con lo sguardo basso.

-Non lo sai.-

Sospirò.

-Kevin, quella volta mia madre aveva ragione. Non è normale che due maschi si bacino in bocca.-

Disse, poggiando una mano sulla sua, ma Kevin la ritrasse immediatamente, fissandolo con occhi spenti e delusi.

Lo odiava quello sguardo, lo feriva più delle parole velenose che non diceva.

-Ascoltami, tu non sei mai uscito da qui, non hai mai conosciuto altre persone, è normale che tu provi qualcosa per me, ma se tu incontrassi qualche ragazza cambieresti idea, ne sono certo.-

Per te è facile parlare…Non sai cosa provo dentro, non sai cosa voglia dire avere le parole bloccate nel petto...Credi che sia facile non riuscire a parlare, e non sapere nemmeno il perché?!

-Sai, anche io pensavo a te come più di un semplice amico, ma poi ho conosciuto questa ragazza e…-

Si alzò di scatto battendo i palmi sul tavolo.

Guardava dritto davanti a se, ma nonostante questo Kiseop riusciva a vedere quella scintilla d’ ira illuminargli lo sguardo, rendendolo vivo e terrificante.

-Kevin…-

Sbattè nuovamente le mani sul tavolo, e, con un gesto sprezzante della mano, gli indicò il corridoio.

Vattene via!

-Ti prego, aspetta.-

Scosse convulsamente la testa, mentre serrava gli occhi, cercando di non far fuoriuscire le lacrime.

-Kevin, non fare così. Dobbiamo parlare.-

Cercò di calmarlo, afferrandolo per i polsi, ma l’ altro riuscì a liberarsi da quella presa e gli tirò uno schiaffo, per poi spintonarlo via e correre nella sua stanza, chiudendosi dentro e scivolando sulla superficie liscia finchè non sentì il freddo del pavimento.

Le lacrime iniziarono a sgorgare, incapaci di essere trattenute oltre, e gli accarezzarono il viso come gocce di diamanti.

-Mi dispiace.-

Disse Kiseop, al di fuori della sua stanza.

Il castano sospirò, mordendosi il labbro inferiore.

Sentiva come se qualcosa gli spingesse nel petto.

Qualcosa che lo faceva soffocare.

Sentì la porta di casa chiudersi e poi il silenzio più assoluto.

Se ne era andato.

Si portò le mani alla gola e si alzò, barcollante, andando a sbattere contro il muro.

Il respiro si mozzava nel petto e sentiva qualcosa schiacciargli la schiena, facendogli male.

E poi uscì.

Uscì tutta la sua rabbia, la tristezza, la delusione, accumulati in tutta la sua vita.

Tutti i suoi sentimenti gli uscirono dalla bocca in un urlo che stupì se stesso.

Iniziò a tossire, ma la voce non si fermava.

Continuava imperterrita ad uscire, come se ne avesse bisogno, come se il corpo ne avesse accumulata troppa ed ora la espellesse.

Quando si fermò, sudava ed il corpo era scosso da tremori di freddo, eppure si sentiva stranamente bene, leggero.

-Kiseop…-

Sussurrò con rammarico.

-…Perché?-

Chiese alla sua ombra, proiettata sul muro al suo fianco.

-Kevin.-

Lo chiamò una voce tremante dietro di lui.

Si girò lentamente.

Jiwon era ferma sulla soglia della porta e lo guardava sbalordita, con un sorriso sorpreso sul viso.

-Kevin, hai parlato. Hai…Tirato fuori la voce.-

Si, era stato il modo più esatto di descrivere quel soffocante bisogno.

Annuì, sentendosi stanchissimo.

-Mamma.-

La chiamò, tendendole una mano.

La madre corse da lui e lo strinse forte, come se non lo vedesse da tempo immemore.

-Che c’ è?-

-Fanno male.-

-Di cosa parli?-

 -Le parole, fanno male.-

La donna sorrise tra le lacrime di gioia.

-Si, a volte si. Ma devi aspettare, perché le parole giuste arrivano sempre.-

Rispose, accarezzandogli la schiena amorevolmente.

-Mamma, io…Mi sono innamorato di Kiseop.-

-Lo so.-

-Da…Davvero?-

-Sono tua madre, queste cose le capisco.-

-Abbiamo litigato.-

-Si aggiusterà tutto.-

Lo rassicurò, nonostante lei stessa non fosse convinta delle sue parole.

Si allontanò ed accarezzò il viso del suo bambino.

Kevin aveva oramai diciotto anni, ed era un ragazzo, non un bambino, ma per lei sarebbe rimasto sempre il suo piccolino che giocava nel giardino con Saclia.

La loro bellissima Saclia, che ora riposava sotto la terra nel loro giardino.

-Domani non lavoro, ti va di stare un po’ con me? Possiamo uscire insieme, e tu potresti parlarmi.-

Il ragazzo sorrise, arrossendo.

-Si, mi piacerebbe molto.

 

+Manicomio+

Lo so, sta succedendo tutto un pò in fretta, ma deve terminare presto xD Il quarto capitolo arriva tra un secondo, quindi aspettate un attimo ^^ ci sentiamo lì

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

Era incredibile come, nonostante fosse dicembre, lei lo avesse convinto a fare una passeggiata a piedi nudi lungo il lago, stranamente non ancora ghiacciato per la neve.

-Non è romantico? Anche se non è il tramonto.-

-E’ meglio, così il sole riscalda di più.-

Joohyun lo guardò e sorrise, prendendogli la mano.

-Sei di poche parole, oggi. E’ successo qualcosa?-

Kiseop scosse la testa, per poi abbassare lo sguardo, pensieroso.

Qualche ora dopo la litigata del giorno precedente, si era chiuso nella sua stanza ed aveva camminato su se stesso, cercando di capire come poter risolvere la situazione con Kevin, ma l’ unica cosa che aveva prodotto la sua mente era stato un forte capogiro con cui si era addormentato.

La verità, era che non gli importava che si fosse innamorato di lui, gli sarebbe rimasto accanto e non avrebbe più guardato nessuna ragazza, se avesse voluto, pur di renderlo felice.

Era una scelta difficile.

Qualcosa che nessuno avrebbe mai fatto, nemmeno se fossero stati amici d’ infanzia.

Ed ulteriori dubbi erano sorti in lui.

Aveva iniziato a chiedersi cosa provasse realmente per lui, cosa volevano dire quei baci che si erano scambiati, quale nome potesse dare al loro “rapporto”, troppo stretto per la semplice amicizia, troppo intimo per il rapporto fraterno.

Allora cosa erano?

-Kiseop, ti stanno chiamando.-

Lo riscosse la voce della ragazza, facendolo sussultare.

Guardò davanti a lui, nessuno.

Guardò a destra ed a sinistra, non c’ erano volti familiari.

-Sono qui.-

Disse una voce dietro di lui, e subito dopo qualcuno gli diede una dolorosa pacca sulla spalla destra.

Si girò, incrociando quello sguardo furbo e vispo.

 -Ciao, Eli.-

Salutò senza alcun accenno di entusiasmo.

Eli era un ragazzo che frequentava il suo stesso corso di scienze.

Non si erano mai rivolti la parola, se non per cose necessarie, e non gli piaceva affatto. Era una di quelle persone egoiste, che usavano gli altri per i propri scopi, inoltre, si diceva in giro che si fosse portato a letto metà della classe, tra uomini e donne.

-Ciao, Kiseop. Fai una passeggiatina romantica con la fidanzata?-

-In realtà non è la mia fidanzata.-

-Ma lo sarà presto.-

Intervenne Joohyun, afferrandogli il braccio e stringendoselo al petto, per poi sorridere nervosamente.

Anche lei lo conosceva, dato che frequentava la loro stessa scuola.

Il biondo alzò un sopracciglio, guardandola scettico.

-Certo. Senti, Joohyun, perché non vai a sbavare dietro qualche vetrina, io devo parlare con il tu amico.-

-Scordatelo, oggi voglio stare con lui.-

E, detto questo, la ragazza scosse l’ altro per il braccio con l’ intenzione di farlo camminare, ma lui non si mosse.

-Scusami, Joo, ma io ed Eli siamo in coppia per un progetto di scienze, credo che quello che deve dirmi sia davvero importante.-

Sussurrò Kiseop, senza guardarla negli occhi.

Joohyun si umettò le labbra, senza che il lipstick ne risentisse, per poi scompigliare i capelli al ragazzo ed allontanarsi quel che bastava per non sentirli.

-Allora, cosa vuoi?-

-Ti va di uscire insieme, questa sera?-

Il rosso sgranò gli occhi, guardandolo sorpreso.

-Eli, io sono davvero colpito, ma tu…Non sei esattamente il mio tipo.-

-Se è per questo, nemmeno tu sei esattamente il mio tipo.-

Ripetè, imitandone il tono.

-Ma sei di certo il tipo di molte persone, soprattutto ragazze.-

-E allora?-

-Allora mi servi.-

-Ti servo per abbordare ragazze?-

-Esatto.-

-Mi dispiace, sono una persona fedele.-

-Fedele a chi? Tu e Joohyun non siete nemmeno fidanzati, ed uscite solo da tre giorni.-

Fedele a te…

Pensò Kiseop, mentre il pensiero volava alla mattina precedente, quando si erano abbracciati tra la neve.

Gli mancava terribilmente.

-Avanti, Kiseop! Non devi fare altro che stare seduto e bere gratis, alle ragazze ci penso io. O ragazzi, se preferisci.-

-D’accordo.-

-Perfetto, allora ci vediamo al bar alle sette e mezza, ok?-

-Al bar alle sette e mezza?-

-Si, perché? Non ti va bene.-

-No, anzi, è perfetto. Solo mi aspettavo qualcosa come “allora ci vediamo in discoteca alle tre di notte” o cose così.-

Eli scoppiò a ridere.

-Sono molto più diverso di come mi descrivono a scuola. Chissà, forse io e te potremmo anche andare d’ accordo.-

Sorrise, dandogli le spalle ed incamminandosi.

***

Aveva passato tutta la giornata con lei, eppure si sentiva strano.

Delle volte faticava a seguire i suoi discorsi, la testa iniziava a girargli e gli prendevano delle piccole fitte allo stomaco.

Erano dolorose, ma non abbastanza da preoccuparlo.

-Siamo arrivati.-

Avvertì la ragazza, stringendogli maggiormente la mano.

Kiseop alzò lo sguardo dalle sue scarpe, e lo posò su un palazzo di otto piani, tutti con il balcone e di ottimo aspetto.

-Vivi qui, allora.-

Rise, accompagnandola fino al portone.

Joohyun tirò fuori dalla borsetta un mazzo di chiavi, e temporeggiò un po’ nel trovare la chiave giusta.

-Sono stata bene oggi.-

-Anche io, grazie mille per avermi chiesto di uscire.-

Lei alzò le spalle.

-Mi ci è voluta una buona dose di coraggio, ma alla fine ci sono riuscita.-

Scherzò, posando la mano sul suo braccio.

-Mi dispiace doverti salutare. Perché non vieni con me, così ti faccio vedere casa mia. I miei genitori non ci sono.-

-Mi piacerebbe…-

Mentì.

-…Ma ho un appuntamento con Eli.-

-Capisco.-

Fece, delusa, ma subito ricomparve il suo sorriso raggiante.

-Allora ci salutiamo qui. Ci vediamo domani a scuola.-

Kiseop non fece in tempo a ricambiare il saluto, che Joohyun si era sporta verso di lui e lo aveva baciato.

Un bacio a stampo che durò troppo, per lui.

Quando si staccarono, la ragazza aveva le guancie arrossate. Non perse altro tempo, aprì il portone e corse verso l’ ascensore.

Quando si voltò, Kiseop se ne era già andato.

E camminava per la strada con lo sguardo perso nel vuoto.

Si sentiva strano.

Pesante e spossato, come se fosse un traditore, eppure non aveva tradito nessuno.

Quel bacio era stato privo di qualsiasi sentimento, al contrario di quelli che dava a Kevin.

Sorrise, ripensando a quel vero primo bacio.

Quello che si erano dati a sei anni, quando quel legame stretto ed indissolubile si era iniziato a formare.

Arrestò i passi.

Gli mancava.

E tanto.

Sentiva il pulsante desiderio di stringerlo a sé, quando sentiva freddo, ed aveva voglia di riassaporare quelle labbra, il cui sapore dolciastro non si era intaccato col passare degli anni e voleva specchiarsi in quegli occhi scuri così vivi da riuscire ad esprimersi.

Il cellulare vibrò due volte nella tasca dei jeans chiari.

Lo prese e lesse il messaggio.

 

“Qui è entrato un ragazzo che dire bello è troppo poco. Però sembra molto chiuso, se arrivi mentre sono in azione, avvicinato con calma, e dopo che ti ho presentato teletrasportati al tavolo e non rompere.

Eli.”

Sorrise, nonostante un bruciore allo stomaco gli desse fastidio.

Infilò nuovamente il cellulare in tasca e si incamminò con calma verso il bar, guardando distrattamente le vetrine.

Si fermò davanti ad un negozio di peluche.

Su di un alto scaffale, c’ era un piccolo cagnolino dal folto pelo bianco, con lucenti occhi neri. Era in piedi, con la linguetta di stoffa rosa che spuntava dal musetto, appena sotto un piccolo naso di plastica.

Entrò nel negozio senza accorgersene minimamente e camminò, come preda di un incantesimo, verso il pupazzo.

Gli ricordava Saclia.

Si allungò, alzandosi sulle punte dei piedi, e lo prese, rigirandoselo tra le mani.

-E’ per la tua ragazza?-

Gli chiese una voce simpatica alle sue spalle.

Si girò, e dietro di lui c’ era un ragazzo, più o meno della sua età, con dei capelli neri tagliati in un modo piuttosto particolare.

Da primo della classe.

-No, è per un mio amico.-

Il ragazzo piegò leggermente la testa.

-Regali un peluche ad un tuo amico? E’ piuttosto insolito.-

-E’ perché, quando eravamo piccoli, lui aveva un cane a cui era particolarmente legato. È morto cinque anni fa, e questo peluche le somiglia molto.-

-Capisco. Questo amico deve essere molto importante.-

-Più di ogni altra cosa.-

 

+Manicomio+

Ebbene, ecco il quarto capitolo ^-^ non è questo granchè, ma devo ammettere, che l' ultima parte mi piace xD Spero anche a voi, vi ringrazio sentitamente per le recensioni che mi lasciate, perchè mi rendono davvero felice ^^ comunque u_u c' è Eli!! Ah, quanto lo stimo quel ragazzo?! Non c' è nessuno, e dico nessuno, in grado di imitare un piccione meglio di lui xD detto questo...Nulla, ci sentiamo nel prossimo capitolo XD ALLA PROSSIMAAAAAAAAA!!

<--Lei è Joohyun delle SPICA xD

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

La neve era iniziata a scendere dal cielo lenta e morbida, ed un fiocco si poggiò sulla sua pelle candida del viso, alzato per ammirare il cielo plumbeo.

Si chiese che ore erano, dato che gli facevano male le gambe ed aveva davvero molta fame.

-Tesoro?-

Lo riscosse sua madre, scuotendogli la mano davanti agli occhi.

-Scusami, mamma. Ero sovrappensiero.-

Sussurrò, abbassando lo sguardo.

Jiwon gli sorrise amorevolmente, accarezzandogli una guancia fredda.

-Ascoltami, io ho ancora molti giri da fare, perché tu non vai in un posticino caldo e ti prendi qualcosa? Poi passo io a prenderti.-

-D’ accordo, ma non disturbarti. Posso prendere il treno.-

-Sicuro?-

Annuì.

La donna sorrise ancora, per poi baciare il figlio sulla guancia e salutarlo con la mano.

Kevin fissò la sua schiena allontanarsi, finché non divenne un punto indistinguibile tra la folla che camminava per strada ad ammirare negozi ed a scambiarsi parole e sorrisi.

 Non gli piaceva quell’ atmosfera.

Nonostante avesse quel ché di familiare, che ti scaldava il cuore, lo odiava quel mormorio insopportabile di voci. Era troppo confusionario, per lui che era abituato al silenzio della sua casa.

Sospirò, decidendosi di incamminarsi verso un posto qualsiasi che potesse offrirgli un posto a sedere.

Poco prima, mentre passeggiava con sua madre, aveva intravisto un bar quasi vuoto, e gli era piaciuta quell’ atmosfera che dava la luce leggermente soffusa.

Si incamminò nella direzione opposta a quella della madre, guardandosi distrattamente attorno.

La città non era molto diversa da come mostrava la televisione o le foto di Kiseop.

Sussultò.

Chissà dov’ era andato a finire?

Scosse la testa, non aveva voglia di pensare a lui. La sua testa era stata tutto il giorno piena di lui, del suo respiro, delle sue labbra, del suo corpo.

Non ci riesco...Sei parte di me, non posso cancellarti...

Alzò piano gli occhi, intravedendo la scritta ad intermittenza del bar, e camminò a passo svelto verso l’ entrata a vetri.

La spinse, ed un piacevole calore lo invase, insinuandosi sotto i vestiti e facendolo rabbrividire.

Oltrepassò la soglia e si incamminò verso uno degli sgabelli davanti al lungo bancone bianco, dove si mise seduto.

Si umettò le labbra, girandosi per guardarsi intorno, e per puro cosa lo sguardo gli cadde su di un ragazzo biondo che lo stava fissando con gli occhi lucidi.

Sgranò gli occhi ed avvampò, tornando a guardare davanti a lui, mentre sentiva lo sguardo del ragazzo sulla sua schiena.

Era come se lasciasse una scia bollente su di lui solo guardandolo.

-Cosa ti porto?-

Gli chiese il barista, spuntato da sotto il bancone.

Kevin aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì alcun suono.

Distolse lo sguardo da quello dell’ altro e si portò una mano alla gola, mordendosi il labbro inferiore.

-Allora?-

Chiese, impaziente.

Non riusciva a parlargli, non ne aveva il coraggio. Parlare con gli sconosciuti non era esattamente facile come credeva.

-Ehi, Hoon, da dove sei spuntato fuori? E’ da quando sono entrato che ti cerco.-

Esclamò una voce alle sue spalle.

Il ragazzo biondo lo affiancò all’ improvviso, sedendosi sullo sgabello accanto a lui e poggiando i gomiti sul bancone.

-Ero nel ripostigli. Al ragazzo nuovo sono cadute tre bottiglie ed un vaso, era un laghetto per oche.-

Rise, abbassando un po’ la voce ed indicando con la testa un ragazzo che stava preparando un caffè a due ragazze.

-Scusami un attimo Eli.-

Aggiunse, per poi spostare lo sguardo sul castano.

-Ha deciso cosa prendere?-

Kevin si mosse nervosamente sulla sedia, rimanendo in silenzio.

Eli sorrise, felino.

-Prepara due Bellini.-

Rispose per lui, facendogli l’ occhiolino.

-Eli, non posso.-

-Si che puoi, l’ altra volta non è accaduto nulla, giusto?-

Hoon sospirò, divertito.

-Non farci l’ abitudine, intesi?-

-Agli ordini.-

Rise.

Il castano li guardava interrogativo, non capendo nulla di quello che stava succedendo.

-Spero che gli alcolici ti piacciano.-

Gli sorrise, guardandolo ammiccante.

Non gli rispose, e prese a fissare le mani, chiuse in pugni stretti sulle ginocchia.

-Sei timido?-

Annuì.

-Bene, mi piacciono i ragazzi timidi. Hanno quel qualcosa di misterioso che mi fa venire voglia di avvicinarli. Ti dispiace se ti faccio compagnia?-

Scosse la testa.

-Ottimo. Ascolta, qui è piuttosto caldo, che ne dici di levarti quel giubbotto? Altrimenti dopo ti trovare la maglia zuppa d’ acqua, e non per la neve.-

Rise, facendogli fare altrettanto.

Kevin si tirò giù la zip del giubbino, scrollandoselo dalle spalle e poggiandolo sul piccolo schienale dello sgabello.

-Me lo dici il tuo nome?-

-Kevin.-

Mugugnò, imbarazzato.

Il suo tono era talmente basso che stentava a credere che quel ragazzo lo avesse sentito, eppure riuscì a carpire quella piccola e timida risposta.

-Kevin. E’ un bel nome, come te. Senti, per caso sei...Non so, un modello?-

Scosse ancora la testa.

-No, perché?-

-Perché sei davvero bello. Dimmi la verità, sei una star della televisione, oppure un cantante occidentale.-

-Sono coreano.-

-Potresti essere scappato da qui. Davvero, Kevin, sei bellissimo.-

Il ragazzo sorrise, arrossendo, guardando un uomo sulla trentina poggiare davanti a loro due bicchieri dalla forma elegante con un liquido rosaceo.

Era carino a vedersi.

Lo guardò a lungo, studiandolo con attenzione e curiosità, come un bambino che vede una farfalla per la prima volta.

-Non lo bevi?-

Chiese Eli, sollevando il bicchiere e portandolo alle labbra.

Kevin fissò lo sguardo su di lui.

-Cos’ è?-

Chiese, a bassa voce.

-Un cocktail italiano. E’ a base di prosecco e succo di pesca bianca. E’ dolce, spero ti piaccia.-

Sorrise, facendogli l’ occhiolino e bevendo un sorso della bevanda.

L’ altro lo imitò. Sulle papille gustative sentiva il gusto dolce della pesca unito alla perfezione al vino bianco, e quando scivolò lungo la sua gola sentì il corpo riscaldarsi leggermente.

Era davvero buono.

Ne bevve un altro sorso, e poi un altro, finché, quando sollevò il bicchiere, non cadde più nulla nella sua gola.

-Ti è piaciuto molto, eh?-

Disse Eli, guardandolo compiaciuto, leccandosi le labbra.

-Vuoi anche il mio?-

Annuì, strappandoglielo dalle mani e bevendolo tutto d’ un sorso.

Posato anche quel bicchiere sul bancone, sentì una strana allegria invaderlo, ed un sorriso grazioso gli illuminò il viso.

-Sembri un angelo, Kevin.-

Gli sussurrò all’ orecchio Eli, posandogli un bacio all’ angolo della bocca.

Kevin chiuse gli occhi e sospirò, lasciandosi toccare le gambe. Quelle dita lo massaggiavano dal ginocchio alla coscia, sfiorando maliziosamente la patta dei pantaloni.

Non si oppose quando sentì quelle labbra cercare la sua bocca, non si tirò indietro quando l’ altra mano lo prese per il mento, facendolo voltare verso di lui, e non lo respinse quando lo baciò.

Le labbra di Eli erano dolci per via del Bellini, ma erano un po’ secche.

Non gli piacevano, perché non erano lontanamente paragonabili a quelle di Kiseop, però aveva bisogno di un contatto fisico che sua madre non poteva dargli.

Circondò il collo del biondo con le braccia e lo attirò maggiormente contro di sé, facendogli schiudere le labbra, ma prima che riuscisse a far scontrare le lingue, qualcuno lo afferrò per le spalle e lo strattonò violentemente via, lontano da lui.

Eli sgranò gli occhi, per poi guardare truce l’ amico.

-Che cazzo fai? L’ ho visto prima io.-

Disse, indicando Kevin in un gesto sprezzante.

Kiseop lo fulminò con lo sguardo.

-Lui è mio.-

Ringhiò.

I suoi occhi brillavano d’ ira.

Il biondo inarcò un sopracciglio, guardando poi l’ altro sorridente.

-Se vuoi, mi trovi sempre qui.-

Disse, sorridendogli.

Il castano sospirò, e cercò di allungare una mano verso di lui, per afferrargli la manica della giacca di pelle, ma Kiseop gli strinse maggiormente il polso e lo trascinò fuori con la forza, facendogli male e non curandosi del fatto che non avesse preso il giubbino quando fuori la neve cadeva molto più velocemente di prima.

-Adesso ti porto a casa mia, poi chiamo Jiwon e ti faccio venire a prendere. Non ci credo che ti sei fatto fregare da quell’ idiota. Hai la minima idea di chi sia? Si sarà scopato mezza scuola! Aveva intenzione di portarti a letto, lo sai?! E’ questa la fine che vuoi fare?!-

Urlò, girandosi a guardarlo furioso.

-Essere la puttana di quello stronzo?!-

Kevin sospirò, portando una mano tremante sul suo petto ed avvicinandosi al suo corpo.

-Mi sei mancato, Kiseop.-

Sussurrò, guardandolo negli occhi e sorridendogli.

Kiseop schiuse le labbra, interdetto, tuttavia non disse nulla.

La sua vista si appannò, mentre lo afferrava per le spalle e lo attirava a sé, stringendolo forte.

-Parli.-

Disse, con la voce rotta dall’ imminente pianto.

-Si.-

-Hai la stessa voce degli angeli, ne sono certo.-

 

+Manicomio+

Eh già, si sono baciati...e Kevin ha parlato a Kiseop...Ed ora uccido Kiseop per avergli rulato quelle cose è_é no, scherzo xD ora vi lascio ^^ spero che vi sia piaciuto ALLA PROSSIMAAA!!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

Salirono frettolosamente le scale, mentre Kiseop gli stringeva convulsamente la mano, nel vano tentativo ti trasmettergli calore solo col palmo della mano.

Alla fine, erano rimasti abbracciati troppo tempo, sotto la neve, e se ne era reso conto quando l’altro aveva iniziato a tremare come un bambino, allora lo aveva preso per mano ed erano corsi fino all’ appartamento dove viveva con sua madre.

Tastandosi le tasche, avvertì lo spessore delle chiavi e le estrasse, per poi aprire la porta, camminò fino al tavolo della cucina, poggiandoci sopra una piccola busta bianca.

-Scusami, non mi sono reso conto di quanto facesse freddo.-

Kevin scosse la testa, entrando e guardandosi attorno, incantato.

Non era mai stato nella sua casa, e la trovava incredibilmente simile a lui. L’ arredamento era modesto, c’ erano scarpe e vestiti in giro, sia suoi che di sua madre, ma la cucina era pulita, e non un piatto sporco si riusciva a scorgere nel lavello.

La porta che si chiuse alle sue spalle lo fece ridestare, e lo fissò mentre si levava il cappotto leggermente imbiancato dalla neve e lo sistemava sull’ attaccapanni.

-Non ti preoccupare.-

Sussurrò, sorridendogli ed arrossendo.

Il rosso gli si avvicinò con cautela, toccandogli piano le spalle e le braccia.

-Hai i vestiti umidi.-

Constatò, e fece per andare a prendere vestiti asciutti, ma l’ altro lo afferrò per il polso e lo attirò nuovamente verso di lui, guardandolo intensamente negli occhi.

-Qui è caldo.-

-Sei sicuro? Non vorrei prendessi un raffreddore. Dai, Kevin vado a prenderti qualcosa di asciutto, ci metto un attimo.-

Sorrise, scoccandogli un bacio sulla guancia.

Gli diede le spalle e camminò a passo svelto verso un stanza, varcandone la soglia.

Il castano si toccò il punto sfiorato da quelle labbra che tanto gli erano mancate, e provò una stana sensazione al basso ventre.

Kiseop tornò dopo qualche minuto con in mano i suoi vestiti.

Gli sarebbero stati un po’ grandi, in quanto lui fosse più robusto, ma almeno non sarebbe rimasto con quegli abiti umidi.

-Tieni, tu mettiti questi, io ti preparo una cioccolata calda.-

Sussurrò, poggiando i vestiti sul divano.

Kevin annuì, aspettando che gli desse le spalle per cambiarsi.

Sospirò, mentre si sfilava il maglione e calava i pantaloni fino alle caviglie.

-Kevin, scusami, ma quando hai imparato a...-

Provò a chiedergli, ma quando si girò, e lo vide intento a mettersi i pantaloni della tua, le parole gli morirono in bocca.

Non ricorda quanto fosse bello, senza vestiti.

Scosse la testa. Non era il momento di fare quei pensieri.

-Da quando parli?-

-Da quando te ne sei andato. Mi è uscita fuori la voce.-

-Allora...La nostra discussione ha avuto esito positivo.-

Rise, mettendo il pentolino con il latte sul fuoco.

Lo vide umettarsi le labbra, imbarazzato, mentre si allacciava la camicia. In effetti, gli stava molto larga, le maniche gli arrivavano ai palmi.

-Perché eri al bar?-

Gli chiese, sedendosi sul bracciolo del divano ed iniziando a fissarlo.

-Mi aveva invitato Eli.-

-Perché?-

-Siamo nella stessa classe durante l’ ora di scienze. Suppongo volesse approfondire la conoscenza, e passare un po’ di tempo insieme.-

-E’ simpatico.-

Sorrise.

Kiseop lo guardò truce, e gli si avvicinò, minaccioso.

-Non ti devi avvicinare mai più a lui, capito?-

-Si. Ma non lo farò.-

-Perché? Ti sei reso conto di quel che stava facendo? Voleva portarti a letto.-

Kevin abbassò lo sguardo.

-Mi ha fatto sentire meno solo. Mi sei mancato davvero tanto, Kiseop.-

Disse, portando una mano sul suo fianco ed accarezzandolo delicatamente.

-Kiseop?-

-Mh?-

-Baciami.-

Il rosso sospirò, sorridendo. In fondo, gli erano mancati i suoi baci.

Si chinò, premendo i palmi sulle spalle per farlo stendere e sovrastandolo col suo corpo, senza mai distogliere lo sguardo da quegli occhi inspiegabilmente lucidi.

Il castano fece salire velocemente la mano, arrivando fino al suo viso. Le dita lunghe ed esili passarono in una carezza timorosa e timida sul suo zigomo, continuando e sistemandogli una ciocca di capelli dietro l’ orecchio.

Si ritrovarono, senza rendersene conto, ad un respiro di distanza, con le labbra che si cercavano.

Per quanto Kiseop si fosse sempre rifiutato di ammettere quel sentimento per l’ amico, il cuore lo cercava ripetutamente, ed il corpo era particolarmente felice della sua vicinanza. Era qualcosa che lo aveva spaventato, inizialmente.

Quel desiderio nei confronti di essere puro ed unico come Kevin.

Mentre poggiava le labbra su quelle dell’ altro gli tornò in mente Eli, e quel bacio passionale che si erano scambiati. Gli ribolliva il sangue nelle vene dalla rabbia.

Sei mio. Mio, mio e solo mio.

L’ altro gli circondò il petto con le braccia e lo strinse  a sé, facendo aderire o loro corpi.

Il rosso si inebriò del suo profumo di fresco, ma non gli bastava.

Era tutto troppo poco.

Gli schiuse la bocca, insinuando la lingua tra quelle labbra perfette ed andando a carezzare la gemella.

Quel sapore di pesca gli diede alla testa.

Ti voglio, adesso. Voglio che tu sia ancora più mio.

Quei pensieri non erano da lui, che aveva sempre cercato di proteggerlo da tutta la sporcizia del mondo.

Kevin lo afferrò per le spalle e lo allontanò.

Aveva il fiato corto e le labbra leggermente arrossate e gonfie, mentre gli occhi erano due pozzi languidi ed il corpo fremeva sotto di lui.

-Questo...E’ stato più bello del bacio che mi hai dato a tredici anni.-

Rise, cercando di riprendere aria.

Si erano baciati a lungo, forse lo aveva trascurato un po’ il fatto che avessero bisogno d’ aria, per vivere.

-Kevin.-

-Si?-

-Sei mio, vero? Non di Eli, mio.-

-Si. E lo sai perché?-

Scosse la testa.

-Perché ti amo. Ti amo da quando mi hai salutato ed hai iniziato a parlare, quando io non potevo. Ti amo da quando mi mettevi i cerotti se cadevo e mi ferivo. Ti amo da quando mi consolavi se piangevo. Ti amo da quando cerchi di proteggermi dalle cose brutte...In parole povere, ti amo da sempre.-

Rise, arrossendo.

Kiseop si abbassò e gli poggiò un bacio a fior di labbra, facendolo rabbrividire.

-Anche io.-

-Forse...Forse è il caso che io vada.-

-No, Jiwon posso avvertirla per telefono, e mia madre è in viaggio di lavoro.-

-Quindi...-

-Rimani qui, Kevin. Rimani con me tutta la notte.-

-D’ accordo.-

-Kevin?-

-Dimmi.-

-Voglio fare l’ amore con te.-

-Anche io.-

***

 

Dongho fissava distrattamente lo spazio vuoto sulla mensola con un tenerissimo broncio ed il mento poggiato sui palmi delle mani, con i gomiti puntellati sulla scrivania.

Al di fuori del negozio, dove il sole colorava il cielo plumbeo con i caldi colori del tramonto, le persone camminavano per tornare alle loro abitazioni a preparare la cena ai bambini, che li aspettavano mentre giocavano con gli zii o ascoltavano storie fantastiche su come i nonni si erano conosciuti.

-Ti manca il cucciolo?-

Chiese una voce profonda alle sue spalle, e subito dopo qualcuno lo abbracciò da dietro.

Il ragazzo sorrise, piegando il collo e poggiando la testa sulla sua spalla.

-Si, un po’. Domani sarebbero stati tre mesi che era qui, avrei voluto festeggiare.-

Soohyun rise sommessamente, posando un bacio leggero sul suo collo.

-Avresti potuto dire che era già venduto.-

-E come? Avresti dovuto sentire che storia triste aveva quel ragazzo.-

-Uh, sono curioso, raccontamela.-

Esclamò, sedendosi su una sedia di legno e portandoselo dietro.

La sedia era piuttosto bassa, di conseguenza nessuno avrebbe potuto vederli, dato che tutte le vetrine erano occupate interamente da ogni tipo di peluche.

-Da quel che ho capito, lo voleva dare ad un suo amico, che aveva perso il cane quando era piccolo. E’ stato un cane molto importante, da come il suo sguardo era perso nei ricordi.-

-O forse è il suo amico ad essere molto importante.-

-Tu vuoi sempre trovare il lato romantico di ogni cosa, eh, Soohyun?-

Il castano sorrise, baciandolo all’ angolo della bocca.

-E’ colpa tua, mi condizioni.-

Dongho sorrise, alzandosi solo per mettersi seduto sulle sue gambe per guardarlo negli occhi.

-Che ne dici se oggi chiudo prima?-

-Sei sicuro? Non credi che i tuoi amici pelosi ne risentiranno.-

-Hai ragione.-

Si accostò al suo orecchio per non farsi sentire, nonostante non ci fosse nessuno nel negozio.

-Cercherò di spiegargli tutto, evitando particolare traumatizzanti per loro.-

-Vuoi dire che...Questa notte possiamo...?-

Il ragazzo gli sorrise, per poi alzarsi ed andare a prendere le chiavi nel magazzino.

Soohyun sospirò, portandosi una mano sul petto, all’ altezza del cuore.

-Dongho!-

Lo chiamò, alzandosi a sua volta, ma rimanendo fermo dietro alla scrivania.

-Cosa c’ è?-

-Ti ho mai detto quanto ti amo?-

Il ragazzo si affacciò, gli occhi neri e vispi brillavano di vivacità.

-Si, ma mi piace sentirtelo dire.-

-Più della mia stessa vita.-

 

+Manicomio+

Sono al corrente del fatto che l' ultima parte non abbia nulla a che fare con la storia, di per sè, ma, sinceramente, volevo fare una piccola sorpresa a FreeFalling  visto che ho notato che le piace la 2shin ^^ quindi spero che le piaccia...Ok, mi pare basta ^^ ALLA PROSIMAAAA!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Kiseop si rigirò nel letto, mugugnando qualcosa di incomprensibile e privo di ogni senso.

Sospirò, sentendo il calore della luce del sole sul suo corpo.

Si passò pigramente una mano tra i capelli, aprendo piano gli occhi.

Si aspettava una luce piuttosto forte, invece il cielo era coperto di nuvole grigie, ed una nebbia fitta incombeva sul paesaggio. L’ unica cosa che riusciva a distinguere, era il palo della luce situato proprio davanti alla finestra.

Sbatté le palpebre, confuso.

Si chiese da dove provenisse quel calore che la stava ancora riscaldando, ma quando abbassò lo sguardo, la risposta era davanti ai suoi occhi, e non poteva essere più bella.

Kevin aveva la testa poggiata sul suo petto, e con un braccio gli cingeva la vita, mentre il resto del corpo era incollato al suo.

Aveva gli occhi socchiusi, persi tra la coltre opaca fuori dall’ abitazione, e con movimenti lenti e leggeri gli stava accarezzando il fianco.

Sorrise, sembrava davvero un angelo.

Alzò lo sguardo all’ improvviso, incrociando il suo sguardo, e lo vide arrossire.

-Buongiorno.-

Sussurrò, sorridendogli ed alzandosi, baciandolo dolcemente sul labbro inferiore.

-Anche a te. Dormito bene?-

-Ovvio, c’ eri tu accanto a me.-

Rise, accarezzandogli il viso.

-Da quanto tempo eri sveglio?-

-Da un po’. Mi piace osservare la nebbia, mi aiuta a pensare.-

-Oh, ed a cosa dovresti pensare? Hai dubbi su di noi?-

Scosse convulsamente la testa, ed abbassò lo sguardo.

Non se la sentiva di rispondergli, perché si trattava di Narae. Era sua madre, e sapeva quanto fosse legato a lei, inoltre c’ era quella ragazza di cui gli aveva parlato. All’ improvviso, quello che la notte precedente gli era sembrato tutto bellissimo e con un futuro sereno, si stava sgretolando tra le sue mani come carta bruciata.

-Non ti lascerò mai, qualsiasi cosa accada, lo sai questo, vero?-

Disse Kiseop, intuendo come sempre i suoi pensieri e rassicurandolo solo come lui era in grado di fare.

-Ho paura che a tua madre non vada bene.-

-Si, anche io. Tua madre, invece?-

-Lei aveva già capito che mi ero innamorato di te, e le va bene.-

Sorrise, ripensando al tono premuroso con cui Jiwon gli aveva chiesto di prendersi cura del suo piccolo angelo.

Ammirava quella donna da sempre, perché anche se ci provava con tutto se stesso, il suo amore non riusciva a superare quello di lei.

Si chiese quante madri riuscissero ad amare così tanto un bambino che non è in grado di parlare, di esprimere i suoi sentimenti, e sentiva di nutrire un profondo sentimento per lei, le voleva bene perché non aveva in alcun modo intaccato quello che stava nascendo tra loro, nonostante ne fosse a conoscenza.

Le era grato, perché gli aveva permesso di amare quel bambino silenzioso ed indifeso, che si nascondeva dietro una coda bianca e folta.

-Convincerò anche mia madre.-

Disse, alla fine, abbracciandolo e rotolando leggermente, in modo che entrambi potessero essere stesi e guardarsi negli occhi.

-Kiseop...Quella ragazza di cui mi hai parlato...-

Annuì.

-Si chiama Joohyun.-

-Si, lei. Cosa...C’ è tra voi due?-

-Per me nulla.-

-E per lei?-

-Credo che si sia innamorata di me. Prima di entrare in casa, mi ha baciato.-

Kevin si morse il labbro inferiore, allungando una mano ad accarezzargli il braccio.

Era più muscoloso di come ricordava. E lo aveva capito mentre,  facendo l’ amore, lo aveva stretto talmente forte che per poco non gli mancava il respiro.

-E tu hai ricambiato?-

-Io?-

Rise.

-Io ho pensato che baci molto meglio tu. E non ho ricambiato.-

Lo fece arrossire, e non riuscì a trattenersi dall’ allungarsi verso di lui e baciarlo.

Aveva le labbra morbide e lisce, se avesse potuto lo avrebbe baciato per ora.

-Mh...Seop...-

Ansimò, mentre scendeva lungo il suo collo, ed una mano andava a stuzzicargli l’ intimità.

-Non fermarmi Kevin, non posso riuscirci.-

Kevin ingoiò rumorosamente, spingendolo via, controvoglia.

-Però devi. Non puoi illudere questa ragazza, le farai solo del male. Devi chiarire.-

Sussurrò, mettendosi seduto.

Nel fare quel gesto, il lenzuolo si mosse e gli scoprì una parte della gamba.

Kiseop distolse lo sguardo.

Se voleva che si andasse a scusare, non era il caso di provocare.

Il rosso sospirò, ghignando e guardandolo di sottecchi.

-Hai ragione. E’ il caso che mi rivesto.-

Disse, alzandosi e camminando verso il bagno, ma quando fu vicino alla parte del compagno, afferrò il lenzuolo e lo sfilò via, lasciando che quella luce opaca e malinconica lo accarezzasse, mostrandolo in tutta la sua bellezza.

Kevin, dalla sorpresa, iniziò a cercare qualcosa con cui coprirsi.

-Aspetta, voglio che rimani così.-

Gli sussurrò all’ orecchio, per poi allontanarsi ed afferrare qualcosa da sotto il letto.

-Cos’ è?-

Chiese, guardandolo curioso.

-Una polaroid. Apparteneva a mio nonno, e mia madre l’ ha conservata per ricordo. Si possono fare ancora qualche foto.-

Sorrise, guardandolo.

-Non ti muovere e sorridi.-

Aggiunse, guardandolo con una strana luce in fondo agli occhi.

Il flash illuminò per un secondo la stanza, e da una fessura sulla macchina fotografica, scivolò via la foto.

Kiseop si sedette sul letto accanto a lui, e sventolò la foto per un po’, finchè l’ immagine apparve nitida ed incolore.

-E’ in bianco e nero, perché è molto vecchia, ma così sei ancora più bello.-

Sussurrò, sorridendogli.

Kevin sorrise timidamente, poi si alzò e si sedette cavalcioni sulle sue gambe.

-Ti...Ti dispiace andare dopo, da quella ragazza?-

Il rosso poggiò la fronte sul suo petto, accarezzandogli la schiena.

-Tutto può aspettare, se sei tu a chiedermelo.-

Sussurrò, lasciandosi stendere nuovamente sul letto.

***

La neve era ferma sugli orli dei marciapiedi, lasciando libero il passaggio a persone e macchine, nonostante fosse troppo freddo per andare in giro.

Kevin si soffiò sulle mani, cercando di riscaldarle, e guardò il cielo.

L’ aria era secca, ed il freddo umido si insinuava sotto i vestiti per andare a congelare le ossa.

Sospirò, stringendosi nella spalle e guardandosi attorno.

Non c’ era nessuno, quel giorno.

Qualcuno lo abbracciò da dietro.

-Sei sicuro di volerlo fare da solo? Guarda che non è un tipo tranquillo.-

-Non ti preoccupare, lo so prendere.-

-Ah, su questo non ho dubbi.-

Rise Kiseop, mordendogli scherzosamente l’ orecchio.

-Vai da Joohyun, allungare i tempi vuol dire peggiorare le cose.-

-Stavo pensando di far venire lui qui. Così ti tengo d’ occhio e non vi disturbo.-

-Se questo ti fa sentire più tranquillo.-

-Allora la chiamo.-

Esclamò, estraendo il cellulare dalla tasca dei pantaloni ed allontanandosi.

Il castano sorrise, leccandosi poi le labbra e, precedendo il compagno,  entrò nel bar.

Era meno caldo rispetto alla volta precedente, ma non abbastanza da tenersi addosso il giubbino.

Mentre se lo sfilava dalle spalle, si guardò attorno, individuando subito, tra i pochi clienti, una testolina bionda che annuiva al cameriere.

Si avvicinò con cautela.

Il cameriere gli sorrise e lo indicò con un cenno del capo, che fece voltare lentamente il ragazzo. Se non ricordava male, lo aveva chiamato Hoon.

-Allora ti porto il solito.-

-Si, grazie.-

Eli gli fece l’ occhiolino, poi tornò a guardare Kevin.

-Bentornato.-

Lo salutò, facendogli l’ occhiolino.

E non seppe cosa, o perché, lo fece.

Nella sua mente era scoccato qualcosa di strano.

Come un cane che non vede per troppo tempo il padrone.

Saltò letteralmente verso di lui e gli buttò le braccia al collo, stringendolo stretto.

-Ciao, Eli.-

-Ah, è bello sapere che ti sono mancato.-

Rise, ricambiando, poi guardò l’ entrata.

Quando Kiseop li vide fece una smorfia di disapprovazione, tuttavia non li interruppe. Si sedette solo ad un tavolino poco lontano da loro, ad aspettare chissà cosa.

-Dì un po’, tu ed il tuo amico...-

-Non è più mio amico.-

-No? E perché?-

-E’ il mio...-

Si interruppe.

Non perché fosse insicuro, ma non sapeva davvero come chiamarlo. Lo aveva sentito, in molti film, quella parola che si usa per indicare una persona che si ama, però non la ricordava in quel momento.

-Il tuo...?-

Lo spronò a continuare.

-Non so come si dice.-

-Ok, cosa avete fatto ieri sera, quando ti ha portato via?-

-Non credo di poterlo dire.-

-Perfetto! Allora è il tuo fidanzato.-

-Si, è così.-

Sorrise.

-Eli, grazie.-

-Di cosa?-

-Se non fosse stato per te, non sarebbe accaduto nulla.-

-Figurati, spero solo di essermi assicurato un bel posto in paradiso, ad aver aiutato un angioletto come te.-

 

+Manicomio+

(balla l' alligalli) oh yea!! dai Seoppie, dacci dentro una seconda volta xD quasi mi dispiace non poter descrivere nei dettagli, ma pensavo di fare una specie di "extra", una specie di One Shot collegata a questa però in cui descrivo cosa fanno dopo Natale, per festeggiare capodanno xD Ok, a parte le mie cavolate, il prossimo è l' ultimo capitolo ^^ anche se lo avevo detto già prima *pensa* comunque...ALLA PROSSIMAAAA!!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Delle volte ti chiedi come sia possibile tutto questo...

Il ragazzo fece passare le dita sulla sua spalla, scendendo ed arrivando alla mano, intrecciando le loro dita e stringendola forte.

-Ti piace?-

Sussurrò al suo orecchio, passandoci piano le labbra.

Annuì, incapace di proferire parola, per la troppa emozione.

Le lacrime cadevano calde e lievi sul suo viso, e le sue labbra erano distese in un sorriso dolcissimo.

...Ti chiedi cosa tu abbia fatto per meritare questa felicità, questo senso di leggerezza...

-Così la sentirai sempre accanto a te.-

Le sue labbra si poggiarono sulla sua guancia, morbide e fresche, e tutto sembrò sparire attorno a loro, anche il pavimento.

Kevin poggiò accuratamente il peluche sulle sue gambe e circondò il collo del compagno, stringendolo a sé ed unendo le loro labbra.

-Grazie.-

Soffiò, lasciandosi toccare i fianchi e la schiena.

Kiseop rise, tenendo gli occhi socchiusi e fissandolo, incantato.

Delle volte penso che lui sia troppo bello per essere vero, per essere mio...

La stanza era ovattata nel buio della mezzanotte, ed era vuota.

Perché, si, era tutto andato bene.

Aveva raccontato tutto a Joohyun, e lei era stata la dolcezza fatta a persona.

Aveva voluto conoscere Kevin, ed aveva appoggiato  appieno la loro relazione. Era triste, dispiaciuta, ma aveva assicurato loro che, per qualsiasi cosa, lei sarebbe corsa ad aiutarli.

Si era innamorata, e lasciarlo per un altro ragazzo, l’ aveva in qualche modo ferita.

-Non ti devi preoccupare per me, io sono felice. Lo vedo dai tuoi occhi che sei innamorato, ogni volta che mi parlavi di lui sapevo che questo giorno sarebbe arrivato.-

Aveva ripetuto più volte, come una mantra, ma alla fine, lo aveva fatto.

Era corsa da lui quando Kevin l’ aveva chiamata, in lacrime, perché aveva paura di affrontare Narae.

Ed aveva contribuito a far accettare alla donna la loro relazione, lottando con le unghie e con i denti.

-Io ti amo Kiseop, e se questo ti rende felice, allora mi metterò contro anche tutto il mondo pur di proteggervi.-

Era bello potersi stringere senza il timore che qualcuno potesse cercare di separarli perché era sbagliato.

Kevin si era sempre chiesto cosa ci fosse di realmente sbagliato in quel legame profondo ed indistruttibile, che li avrebbe portati a ricongiungersi anche dopo anni di separazione.

Era quello che credeva.

Per quando Kiseop si potesse allontanare, il filo che lo legava a lui era troppo corto, e non poteva riuscire a rimanere fermo. Doveva per forza andare nella sua direzione.

Aveva avuto la sua dimostrazione quando aveva conosciuto Eli.

-A cosa pensi?-

-A te, come sempre.-

Rise, sfiorandogli le lebbra con le dita, mentre le lacrime si asciugavano.

Sei talmente perfetto che stento a credere che questo angelo tra le mie braccia non abbia le ali...

-Kevin?-

-Mh?-

-Scusami.-

-Di cosa?-

-Di tutto il dolore che ti ho causato, nascondendo i miei sentimenti.-

Il castano sorrise, allungando il collo per baciarlo dolcemente sulla guancia.

-Ti ho già perdonato tutto.-

L’ altro sospirò, e fece per dire qualcosa, ma qualcuno che prendeva a calci la porta li fece sobbalzare.

-Ehy! C’ è nessuno qui dentro?!-

Entrambi scattarono seduti e guardarono la porta stupefatti.

-Eli?-

Chiese Kiseop, alzando un sopracciglio.

-Eli!-

Esclamò nello stesso istante Kevin, alzandosi e correndo ad aprire la porta.

-Ciao angioletto, e buon natale.-

Gli sorrise il biondo, abbracciandolo.

Tra le mani aveva una piccola busta, il cui contenuto era irriconoscibile.

-Ciao Kiseop, sono venuto a trovarti, sei contento?-

Ghignò, camminando verso di lui.

-A mezzanotte passata?-

-Si, ho problemi d’ insonnia così ho pensato di venirti a trovare. Me lo devi, dopo avermi fregato il ragazzo.-

Disse, dandogli un piccolo calcio tra le costole e porgendogli la busta.

-Questi sono da parte di Dongho.-

-Chi?-

-Il ragazzino del negozio di pupazzi.-

-Ah...Grazie, e tu come fai a conoscerlo?-

-Gli facevo lezioni private di chimica.-

Il rosso lo guardò scettico, fissandolo mentre si sedeva al suo fianco.

-Ok, forse ci ho provato qualche volta, ma è vero! Io in chimica sono bravo.-

Rise, dandogli un pugno sulla spalla.

Un cellulare stava squillando, e Kevin prese il telefono ed andò in bagno, non volendoli disturbare.

-Come va col tuo ragazzo?-

-Bene, grazie.-

-Tua madre come l’ ha presa?-

-Tu come fai a saperlo?-

-Joohyun ama parlare, e non nasconde nulla.-

Rise, poggiando la schiena al divano alle sue spalle.

-Quella ragazza la adoro.-

-Ha fatto molto per voi.-

-Si, è vero.-

-Con tua madre?-

-L’ ha presa piuttosto bene, devo dire che non me l’ aspettavo. Gli è solo bastato sapere che ci amavamo a vicenda. Sai, lei ha sofferto molto per amore,  mio padre l’ ha lasciata per una donna più giovane, ed io sono stato l’ unico uomo della sua vita.-

-Stai sopra?-

-Cosa?-

-Quando vai a letto con Kevin, glielo metti ne...-

-Ho...Ho capito! Si, sto sopra.-

Soffiò, arrossendo fino alla punta delle orecchie.

-Si, allora sei un uomo.-

Rise Eli, passandosi una mano tra i capelli.

-Sono felice che voi due stiate insieme, sai?-

-Davvero?-

Chiese, stupito.

-Kiseop, tu mi piacevi al primo anno, ma ho rinunciato a te perché sembravi costantemente depresso. Ed ammetto che mi facevi un po’ tenerezza, adesso...Mi fa piacere che tu sia felice.-

Il rosso sorrise, imbarazzato.

Non aveva mai conosciuto Eli personalmente, affidandosi alle voci di corridoio ed etichettandolo come un bastardo, eppure, stando così a contatto, gli piaceva.

Non aveva più tentato di portarsi a letto Kevin, quando avrebbe potuto, ed era stato un buon amico, per il ragazzo.

E non sapeva davvero che fine avrebbero fatto, se non ci fosse stato lui.

Kevin sbucò nuovamente della stanza, sorridendo ai due e sedendosi sul pavimento.

-Cos’ è?-

Chiese, prendendo la bustina.

-Un mio amico vi ha fatto un regalo.-

-Perché?-

-Perché gli ho raccontato la vostra storia.-

Il castano annuì, estraendo dalla busta un biglietto. Sulla busta, in bella calligrafia, c’ era scritto “Per Kiseop”.

-Seoppie, è per te.-

Sorrise, passandogliela.

Kiseop la prese titubante e l’ aprì.

“Delle volte la vita ci regala cose talmente inaspettate che ci spaventano

E non riusciamo a capire quanto loro siano importanti, finchè non ci

Sfuggono dalle mani. Solo allora il nostro cuore, cadendo in frantumi,

sembra urlare, torna da lui, perché è solo lui che puoi amare davvero”


Sorrise, rimettendola nella bustina che, si rendeva conto solo in quel momento, era di un verde menta appena accennato ed abbracciò Kevin, non curandosi del biondo.

-Ti amo.-

-Anche io.-

Eli sventolò la mano davanti al viso del castano, che lo guardò confuso.

-Ed io? Non mi piace essere il terzo incomodo.-

Kevin fece per dire qualcosa, ma Kiseop lo precedette.

-Peccato, perché è quello che sei!-

-Ehy, abbi un po’ di rispetto, che se non era per me voi due non stavate nemmeno insieme.-

-E’ vero Seoppie,  forse è il caso di trovare qualcuno anche a lui.-

-Non ti preoccupare, se lo trova da solo.-

Eli guardò il cellulare.

-Già, a proposito di questo, io devo andare. Hoon mi sta aspettando.-

Entrambi annuirono, salutandolo con un cenno della mano (e Kevin con un bacio sulla guancia, con la disapprovazione del compagno).

 

***

-Cosa hai scritto a quel ragazzo?-

Chiese Soohyun, passando le dita sulla sua schiena.

-Bhè, da quel che ha detto Eli, Kiseop inizialmente rinnegava il suo amore per Kevin...-

-Come te.-

Sussurrò, passando le mani coperte di bagnoschiuma sulle sue spalle in un massaggio delicato.

-Si, per questo gli ho consigliato di non farlo, perché ci rendiamo conto di quanto sono importanti quelle persone che dicono di amarci solo quando le perdiamo.-

Il castano gli lasciò un bacio delicato sulla guancia.

-Ma tu non mi hai perso.-

-Ma ho corso questo rischio, grazie al cielo l’ aereo non è potuto partire. Comunque, adesso stanno insieme. Come noi.-

-Tutto è bene quel che finisce bene.-

Rise Dongho, girandosi nel suo abbraccio e posando dolcemente le labbra su quelle dell’ altro.

-Sono così felice di aver capito quanto ti amo.-

-Anche io.-

 

+Manicomio+

Alla fine ci sono riuscito a scrivere l’ ultimo capitolo! Fa un po’ schifo, ma posso spiegarvi. E’ successo tutto in una notte (no, purtroppo Eli non mi è venuto a trovare xD) quando mi sono svegliata e la testa mi si è riempita di idee per una nuova FF *^* che farò sui Big Bang *^* yeeeee!! Detto questo, fa troppo caldo...non so quando mi rivedrete xD ALLA PROSSIMAAAAAAAA!!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1179336