I would love you better now.

di marmelade
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue: I've loved and I've lost ***
Capitolo 2: *** A new beginning ***
Capitolo 3: *** Follow your dreams! ***
Capitolo 4: *** Have you ever thought about your future? ***
Capitolo 5: *** I'm scared of your genius idea ***
Capitolo 6: *** Everybody just have a good time! ***
Capitolo 7: *** Would you be my friend with benefits? ***
Capitolo 8: *** We didn't do anything ***
Capitolo 9: *** It goes on! ***
Capitolo 10: *** You're always my best friend ***
Capitolo 11: *** You're such an idiot! ***
Capitolo 12: *** How a lovely conversation! ***
Capitolo 13: *** And after all, I've missed you ***
Capitolo 14: *** Just a coffee ***
Capitolo 15: *** Young, wild and free ***
Capitolo 16: *** Memories and news ***
Capitolo 17: *** You're going out with me ***
Capitolo 18: *** Hidden truths and revelations ***
Capitolo 19: *** Decisions and new arrivals ***
Capitolo 20: *** You know how much I need you ***
Capitolo 21: *** I can't do this ***
Capitolo 22: *** I wish you all the love in the world, but from myself ***
Capitolo 23: *** Put away the future... tonight, we are young! ***
Capitolo 24: *** Can we fall one more time? ***
Capitolo 25: *** Epilogue: there's no more beautiful thing in the world ***



Capitolo 1
*** Prologue: I've loved and I've lost ***


“Maya ti prego, aspetta!”
I corridoi degli studi di XFactor, sembravano infiniti, senza via d’uscita.
Era come se volessero punirmi per essere andata lì, proprio quella sera, l’ultima sera della finale.
Quella che doveva essere la più importante per lui, era diventata un incubo per me.
Ero come scioccata, ma continuavo a correre senza sosta, con lui dietro di me, che continuava a chiamarmi.
“Ti prego, May….!”.
Ma non mi sarei fermata alle sue preghiere.
Le persone dello studio ci guardavano con gli occhi sbarrati, ma non mi sarei fermata nemmeno per spiegargli cosa fosse successo.
Era una cosa orribile da dire, forse non esistevano nemmeno le parole.
O forse si, ma ero io che, ormai senza forze e con il cuore spezzato, non riuscivo a pronunciarle.
Finalmente, una grande porta grigia mi si parò davanti, con la scritta “Uscita” sopra di essa.
Senza pensarci due volte, spinsi all’infuori quel grande manico rosso, lasciando che il vento di Dicembre mi colpisse il viso in tutta la sua freddezza.
Sentii la porta dietro di me aprirsi, mentre lo sentivo avvicinarsi con il fiatone.
Volevo correre ancora e scappare via di lì, via da lui e tornare a casa, ma lui parve capire tutti i miei pensieri e le mie intenzioni, e mi bloccò con una mano sulla spalla prima che potessi andare via.
“Rimani, ti prego…” disse, con voce ansimante per la corsa.
Questo era sempre stato una specie di punto debole, per me.
Lui sembrava capire tutti i miei pensieri, anche senza guardarmi. Gli bastava avermi vicino per capire cosa stessi pensando, e in quel momento avrei voluto che non li riuscisse a decifrare.
“Guardami, Maya…” disse ancora, ma io non mi voltai.
Non volevo vederlo mai più.
“May, ti prego, guardami… solo un secondo, io devo spiegar…”
“E cosa vuoi spiegare?!” sbottai, voltandomi verso di lui.
Un altro colpo al cuore.
Mi faceva sempre questo effetto vederlo, anche se non gliel’avevo mai detto.
I suoi capelli ricci e castani, sempre e costantemente in disordine, il suo viso così dolce e i suoi occhi verdi, che per me erano il mio mondo.
Era di quegli occhi verdi che, pian piano, mi ero innamorata, giorno per giorno.
E adesso, proprio quegli occhi, mi avevano delusa nell’anima.
“Io… May, non posso lasciarti così… devo pur darti delle spiegazioni…” disse ancora, con quella sua voce così armoniosa che poteva far bloccare il mondo.
Roteai gli occhi al cielo per evitare di piangere.
Non avrei mai pianto davanti a lui, ne davanti a nessun’altro.
“Come spiegazione mi basta quello che ho visto, Harry. Mi basta per capire che per noi, ormai, non c’è più niente da fare…”.
Rimanemmo in silenzio, senza più dirci nulla, solo a guardarci.
Quella sarebbe stata l’ultima volta che ci saremmo visti, lo sapevamo entrambi.
“May io… mi dispiace. E’ solo che… non credo più a quei sentimenti che provavo prima per te…”.
Ed ecco che quell’orribile verità saltò fuori.
Saltò fuori dalle sue labbra, intonata dal suo tono di voce che tanto amavo.
Ma era une verità che, nonostante tutto, avrei dovuto accettare.
Chiusi gli occhi e strinsi le labbra. Non avrei lasciato trasparire nemmeno una lacrima dai miei occhi.
“E… lei invece, cosa ha fatto per farti perdere la testa in questo modo, tanto da arrivare a tradirmi?” domandai, ancora con i pugni e le labbra serrate.
Harry sospirò, e si avvicinò un po’ di più a me.
“Non lo so. So solo che con lei, adesso, sono riuscito a provare quelle cose che ultimamente mi mancavano con te…”.
Un altro colpo al cuore.
Un’altra verità cacciata così, come fosse nulla, che però mi uccideva lentamente.
Sospirai, aprendo gli occhi, anche se ritrovarmelo davanti non era la cosa più buona per il mio cuore.
Ritrovarsi davanti il ragazzo che ami, con il quale hai superato di tutto, che ti ha aiutato a vivere il tuo sogno e tu il suo, con il quale hai fatto l’amore per la prima volta, con il quale hai condiviso le emozioni più belle ma che adesso ti ha tradito, non è semplice.
“Alla fine ci siamo aiutati ad inseguire e vivere i nostri sogni a vicenda…” dissi flebilmente, facendo un mezzo sorriso.
“Già…” rispose, ricambiando quel mezzo sorriso, facendo spuntare quelle meravigliose fossette.
Mi sembrava quasi impossibile come tutto fosse iniziato, e finito subito.
Ma, forse, era stato meglio perdersi, che soffrire ancora.
“E’ meglio che vada, adesso. Non voglio più esserti d’intralcio, forse lo sono stata troppo” dissi, dopo quell’infinito silenzio.
“May… tu… non andartene…” sussurrò.
Sorrisi e scossi il capo.
“Devo Harry. E’ meglio così, credimi. Ci sarà sempre una piccola parte di te in me, credimi. Mi hai aiutata a realizzare il mio sogno, a trovare la mia strada, e non smetterò mai di ringraziarti. Ma, adesso, devo andare. Ognuno prenderà la propria strada, e io devo prendere quella che mi hai indirizzato tu, adesso. Ma chi lo sa… magari un giorno ci incontreremo di nuovo”.
Harry si allontanò da me dopo quelle parole, e io feci lo stesso.
“Grazie di tutto, Maya. E’ grazie a te se sono qui, adesso…” disse, facendo un piccolo sorriso, e mi venne ancora una volta da piangere, ma non lo feci.
Alzai lo sguardo e lo posai un’ultima volta su di lui, sorridendogli.
“Grazie a te, Harry. E… in bocca al lupo, per tutto. Sono sicura che riuscirai a vivere al meglio il tuo sogno…”.
Lui fece un ultimo sorriso, senza distogliere lo sguardo dalla mia figura.
“In bocca al lupo anche a te, May…”.
Feci altri due passi all’indietro, pronta a lasciarlo per sempre.
“Allora… ciao Harry” dissi flebilmente.
“Ciao Maya, ci vediamo presto…” disse lui, ricambiando il mio saluto con un gesto della mano, sparendo nuovamente verso quella porta per andare ad esibirsi.
Rimasi ferma immobile a quel posto, senza sapere bene cosa fare.
Non riuscivo a muovermi e non riuscivo a credere davvero a quello che era successo.
Mi sentivo come se avessi appena perso una parte di me, forse la migliore, o forse no.
Non riuscivo a capire più nulla, se non che Harry se n’era andato via.
Non riuscivo nemmeno a piangere e far scorrere le lacrime sul mio viso.
Nella mia mente, mi si presentava solo l’immagine di Harry con Caroline.
Mi sembrava impossibile come avesse potuto farmi una cosa del genere, come avesse potuto tradirmi con una più grande di lui di quindici anni, dimenticandosi di me e di tutto quello che avevamo passato insieme.
Ma dovevo andare avanti.
Avrei imparato a riprendermi pian piano e a dimenticarmi tutto quel male.
E per farlo, dovevo allontanarmi da tutto ciò che mi ricordasse e parlasse di lui, e tornare in Spagna.
Ancora fuori lo studio, sentii che i ragazzi stavano per entrare in scena, pronti per esibirsi.
Mi avvicinai di più alla porta per ascoltare un’ultima volta la sua voce, che non cantava per me quella volta.
D’un tratto, le note di Your Song iniziarono a suonare, accompagnate poco dopo dalle loro voci.
Sembrava quasi che fosse stato fatto apposta tutto quello, solo per procurarmi ancora più male.
All’improvviso, quelle lacrime che avevo cercato tanto di trattenere, scesero amare e veloci bagnando il mio viso, quasi seguendo il ritmo di quella canzone che era stata nostra, e che forse lo era ancora.
Harry stava intonando le ultime strofe della canzone che ci era appartenuta, e che gli avrebbe sempre fatto di ricordare di me, come sarebbe accaduto anche a me.
Incrociai le braccia al petto e scappai piano da lì, mentre nello studio gli applausi sovrastavano le ultime note dell’ esibizione appena conclusa.
Camminavo lentamente, mentre le lacrime solcavano ancora le mie guance fredde colpite dal vento di Dicembre, che mi perforava l’anima.
Sarei andata via e, pian piano, avrei ricomposto il mio cuore e la mia anima, oramai spezzati in due.
La mia anima, divisa e rimasta sola, dopo aver perso quella parte che la completava, oramai troppo distante per ritornare indietro.






Writer's Corner! :)
I'M BACK! :D
AHAH, NON VI LIBERERETE COSI' FACILMENTE DI ME, YEAH! 

Okkei, finito il momento sclero totale, posso andare avanti...
Buonsalvesalvino mie belle carote! :D
Avete sentito la mia mancanza?
Io la vostra si ç_ç
E anche della mia prima FF e dei suoi personaggi! ç_ç
Okkei, la smetto se no mi viene la malinconia.

Detto cio', sono tornata con una nuova FF! 
(Capitan Ovvio è qui tra noi .-.)
Questo è solo un piccolissimo prologo che, come avrete notato (o forse no, perchè forse non si capisce) è un flashback.
Voglio solo anticiparvi che i flashback saranno molto importanti per questa storia perchè spiegheranno tutta una storia precedente che già stavo scrivendo, ma che non ho pubblicato perchè simile a una che già esisteva, e non volevo passare per la copiona!

Anyway, vi dico solo che tuutti i flashback saranno raccontati dalla protagonista di questa FF, 
Maya :)
(O anche detta May, uguale u.u mi piaceva il nome)
E che, beh, da come avrete notato... la storia sarà un po'...
movimentata, ecco u.u 
(la mia mente malata sforna cose assolutamente malate, ma naturalissime u.u)
E no, non ho vergogna di scriverle! u.u 

Potrei pubblicare il primo capitolo il 1 Maggio, ma non vi prometto nulla!
Lo spero davvero, perchè poi rimarrete senza di me per un bel po', dato che il 2 Maggio parto per la gita in Toscana e torno il 6 sera, ma sarò piena di interrogazioni :S

Mmmh, credo di non aver nient'altro da dire, insomma!
Godetevi questo prologo and...
Hope you like it! :D
quanto mi mancava dirlo! *w*

Ringrazio come al solito la mia bellissima wife,
Bechs, perchè è tutto merito suo se stasera sto pubblicando :)
E poooi, Alessia Chiara e Arianna...
E Agnese&Federica!
(tutti immancabili, yeah! ;D)

E, ovviamente, ringrazio voi per esservi fermati a leggere e aver sprecato un po' del vostro tempo :)

Per chi volesse seguirmi su twittah (?) sono @Marypuuff 
Nome idiota, ma carino :D
*ilprimochemièpassatoperlatesta*

Adesso vado via, dai u.u 
Sssccciao bambole! :D


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Ma quanto può essere bello?! *w*

#muchLove.
-YoursM.



 

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Capitolo 2
*** A new beginning ***


Due anni dopo..
 
 

“Louis! Louis! Dio santo, ma perché sei sempre così pigro… LOUIS!”.
Il ragazzo aprì lentamente gli occhi, ritrovandosi la figura di una Nicole stufata davanti a lui.
“Che cosa vuoi, Nicole, non vedi che sto dormendo?” disse con la voce ancora impastata dal sonno, coprendosi nuovamente con le coperte che la ragazza gli aveva tolto.
Nicole, intanto, aprì le persiane di quella camera buia, facendo passare aria e luce, che colpì gli occhi chiusi del moro, il quale cercava di riprendere sonno.
“Andiamo Lou, non fare il bambino!” disse, avvicinandosi nuovamente a lui  e al suo letto con passo svelto, levandogli nuovamente le coperte, facendo alzare di scatto il ragazzo.
“Ma cosa diavolo vuoi stamattina?!” chiese Louis sbuffando e stropicciandosi gli occhi, scrutando meglio la figura dell’amica, che aveva preso a mettere in ordine la stanza dove sembrava fosse passato un uragano.
A quella domanda, Nicole si voltò verso di lui, stringendo gli occhi in due piccole fessure, poi batté una mano sulla gamba, facendo rumore.
“Sei impossibile, Louis William Tomlinson! Ma come, non ti ricordi che oggi torna Maya dalla Spagna?!”.
Louis sgranò gli occhi e batté una mano sulla propria fronte alle parole dell’amica.
“L’avevo completamente dimenticato!” esclamò, alzandosi dal letto, rischiando di cadere, cosa che fece ridacchiare Nicole.
La mora roteò gli occhi al cielo, poi prese un cuscino e lo lanciò in direzione di Louis, buttandoglielo in faccia. Louis sembrò risvegliarsi da quel coma post “levataccia mattutina” dopo aver ricevuto quel soffice cuscino sul viso.
“Sei euforica, vero?” domandò Louis a Nicole, che continuava a mettere a posto freneticamente la stanza.
“No, cosa te lo fa pensare?” rispose velocemente la ragazza, facendo movimenti ancora più rapidi.
Louis ridacchiò alla vista dell’amica così agitata, e le lanciò il cuscino che lei gli aveva precedentemente tirato, colpendola su un braccio.
“Stai mettendo a posto da tre ore la stessa parte di questa stanza, sempre più velocemente” spiegò, facendo un sorrisino beffardo che fece irritare la mora.
Louis inarcò un sopracciglio, come per far capire di aver avuto ragione, e Nicole sospirò.
Non gli sfuggiva nulla, e lei non riusciva a nascondere i propri stati d’animo in sua compagnia.
Si gettò a peso morto su quella parte di materasso un po’ più ordinata del resto del letto, poi sorrise.
“E va bene, Louis! Si, sono euforica, contento?! La mia migliore amica torna a Londra dopo due anni, dopo che…” la ragazza bloccò il suo discorso sul nascere, portandosi una ciocca dei suoi capelli corti e ricci dietro l’orecchio destro, mordendosi il labbro inferiore per poi guardare Louis.
“Beh, sai a cosa mi riferisco…” concluse, alzandosi dal materasso e avvicinandosi alla finestra.
“Secondo te, cosa succederà quando May tornerà?” domandò Louis all’improvviso, dopo un po’ di silenzio.
Nicole si voltò verso di lui, incrociando le braccia al petto e sospirando, per poi scuotere il capo.
“Non lo so, ma spero il meglio…”
Sospirò anche Louis, e si avvicinò all’amica, appoggiandosi al muro nella sua stessa posizione.
“Già, lo spero anche io…”.
 
                                                                                                                           *
 
“Bene ragazzi, loro sono Maya e Nicole!” esclamò Harry sorridente, presentando me e Nicole ai suoi nuovi amici, che l’avrebbero accompagnato nel suo più grande sogno.
“Ciao!” dissi, leggermente imbarazzata, facendo un gesto di saluto con la mano.
“Piacere!” disse un ragazzo dai capelli castano chiaro, con un ciuffo alla Bieber e dagli occhi anch’essi castani, avvicinandosi a me e Nicole sorridendo.
“Io sono Liam! Harry ci ha parlato tanto di voi, soprattutto di te M…”.
“Okkei, Liam, basta così!” lo interruppe Harry, leggermente rosso in viso.
Era la prima volta che vedevo il mio migliore amico in imbarazzo.
Gli rivolsi una smorfia buffa, per poi riconcentrarmi sulle presentazioni del nuovo gruppo.
Un altro ragazzo dalla pelle color caffelatte e i capelli neri come la pece, si avvicinò tendendoci la mano.
“E’ davvero un piacere conoscervi, ragazze. Sono Zayn” disse, facendo un leggero occhiolino, che ci fece rimanere senza fiato, quasi facendo sciogliere Nicole.
“P-Piacere immenso e tuutto n-nostro, Zayn” rispose Nicole, balbettando come una cretina.
Io mi limitai ad annuire con il capo, come per affermare quello che aveva appena detto la mia amica, ancora con la bocca spalancata.
Dio, quel ragazzo era davvero una visione spettacolare!
“Ciao! Io sono Niall!” esclamò un ragazzo biondo e gli occhi azzurri come il cielo, dall’accento buffo ed irlandese. Sembrava simpaticissimo.
“Dov’è finito Louis?” domandò Harry, guardando a destra e sinistra nel giardino del bungalow del patrigno.
“Ehi, Harry! Questi cereali sono buonissimi! Puoi chiedere a tua madre dove li ha comprati?” chiese una voce che proveniva dalla porta d’ingresso del bungalow.
Ci voltammo tutti verso quella direzione, e io e Nicole scrutammo a fondo l’ultimo componente della band.
Aveva dei capelli lunghi e castani, che quasi gli coprivano gli occhi, e un viso simpatico.
Vidi il volto di Harry assumere un’espressione scandalizzata.
“Cacchio Louis! Quelli non sono cereali, sono i croccantini del gatto!”.
Il ragazzo moro sputò improvvisamente tutto quello che aveva in bocca, come accade solo nei film americani, e iniziò a strofinarsi la lingua con le mani.
Nicole non riuscì a trattenersi, e iniziò a ridere come una pazza, tanto da arrivare alle lacrime.
E io, non riuscivo a non ridere quando sentivo la sua risata.
Mi unì a lei, cadendo con le ginocchia sul prato, mantenendomi la pancia, e poco dopo la sentii accasciarsi su di me, continuando a ridere.
I tre ragazzi ci guardavano scandalizzati, ma improvvisamente, sentimmo una risata ancora più fragorosa di quella di Nicole unirsi a noi, e poi anche altre due.
Sentii anche Harry ridere e alzai lo sguardo, vedendo che anche il ragazzo “mangia croccantini” stava ridendo.
Ci alzammo da terra, asciugandoci quelle lacrime causate dalla risata.
“Almeno erano buoni i croccantini?” chiese Nicole, rivolgendosi al ragazzo, che fece una smorfia.
“Beh, si… non posso lamentarmi!” rispose il moro, per poi tenderci la mano.
“Comunque, sono Louis” si presentò, e noi facemmo lo stesso.
Louis si soffermò a guardarmi e scrutarmi a fondo, portandosi una mano sul mento.
“Allora sei tu Maya! Però, devo dire che Harry se le sceglie proprio bene le…”
“Le migliori amiche!” lo interruppe Harry, mettendogli una mano sulla bocca, impedendogli di parlare e finire quello che stava dicendo.
 
                                                                                                                          *
 

HARRY POV.
“Devi andare via per forza, amore?”.
Mi voltai verso Caroline, mentre infilavo i jeans tolti la sera prima.
Aveva i capelli arruffati e il viso senza il trucco, e mi guardava con un’espressione da cane bastonato.
Le rivolsi un sorrisino e mi avvicinai a lei, baciandola dolcemente sulle labbra.
“Per forza. L’altra volta Louis si è preoccupato, sai? Non l’avevo avvertito che rimanevo da te” dissi, e lei imbronciò ancora di più le labbra e il viso.
“Non capisco. Louis è per caso tua madre?” esclamò, e io sorrisi.
Infilai la maglietta e poi la guardai nuovamente, sorridendo ancora.
“Peggio. E’ il mio migliore amico”.
Caroline sbuffò, e si ributtò a peso morto sul materasso, poggiando la testa sul cuscino.
“Posso sapere perché non ti decidi a venire a vivere qui? Sarebbe tutto molto più semplice, tanto ormai tutti sanno di noi!” disse ancora, con lo sguardo rivolto verso il soffitto.
Sospirai, passandomi una mano tra i ricci e sedendomi accanto a lei sul letto.
“Te l’ho già spiegato, Caroline, è ancora troppo presto, ma sai benissimo che anche io voglio vivere con te…” e le lasciai un bacio sulla spalla nuda, per poi sentirla poco dopo con le labbra sulle mie.
“D’accordo, Harry, hai ragione. D’altronde, io sono una donna in carriera, e tu si può dire che hai appena iniziato a costruirti la tua. Però promettimi che ne riparleremo…” disse, avvicinandosi nuovamente alla mia bocca.
Le lasciai un altro bacio morbido sulle labbra, poi le sorrisi ancora.
“Te lo prometto, amore…” sussurrai, e lei sorrise.
Mi alzai di scatto dal letto, prendendo il borsone dal pavimento della camera da letto.
“Mi chiami appena arrivi, vero?” chiese Caroline, sedendosi tra le lenzuola.
Mi voltai verso di lei e le sorrisi.
“Certamente” risposi, e le lanciai un bacio accompagnandolo con una mano.
Lei fece finta di prenderlo per poi poggiarselo sulle labbra, sorridendo maliziosa.
Passai una mano tra i capelli e uscii dalla stanza, avviandomi verso la porta d’ingresso.
L’aria tiepida di metà Maggio mi colpì il viso una volta aperta la porta, misi meglio il borsone in spalla e mi avviai a piedi verso casa, dato che la sera prima ero andato via con Caroline con la sua macchina.
Il tratto era breve e sarei arrivato in cinque minuti camminando a passo svelto.
Sentivo di essermi dimenticato qualcosa, ma non riuscivo a ricordare.
Feci uno sforzo mentale, cercando di ricordare cosa mi fossi dimenticato a casa di Caroline, controllai anche nelle tasche dei jeans, ma il cellulare e le chiavi di casa erano lì.
Scrollai le spalle e colpii una lattina di coca cola sul marciapiede con la punta del piede, quasi come fossi un calciatore, e la lanciai lontano.
Presi le chiavi dalla tasca destra dei jeans e salii gli scalini fino ad arrivare al portoncino ed aprirlo, per poi entrare nell’ascensore e premere il pulsante dell’ultimo piano.
Quando arrivai sul pianerottolo, mi avvicinai alla porta del mio appartamento e sentii la voce di Louis che discuteva con qualcuno.
Sorrisi e scossi il capo, mentre giravo la chiave nella toppa e aprivo la porta.
“Ti muovi, Louis? Guarda che siamo in ritardo!”
“Non mi stressare, Nicole!”
“Io non ti sto stressando, sto solo… Harry!”.
La figura di Nicole, tutta presa a discutere con Louis, si accorse di me.
Ogni volta che vedevo Nicole, sembrava di rivedere me stesso, nonostante la conoscessi da anni.
Aveva i capelli corti, ricci e castani, gli occhi piccoli e verdi che però, si trovavano su un viso tondo e piccolo, diverso dal mio.
“Buongiorno” dissi entrando in casa, stropicciandomi gli occhi e chiudendo la porta dietro le mie spalle.
“Ti brego Harry…” disse Louis, mentre ingoiava l’ultimo boccone della sua colazione “mi spieghi perché le hai dato le chiavi di casa?!”.
Nicole roteò gli occhi al cielo e gli diede uno schiaffo dietro la nuca.
“Perché se no chi ti sveglia la mattina?!” rispose lei, mentre Louis si massaggiava il punto in cui era stato colpito.
Posai il borsone sul pavimento, stropicciandomi nuovamente gli occhi e sedendomi di fronte a Lou.
“Beh, c’è sempre Harry, no?” disse, mentre Nicole gli levava davanti la tazza in cui aveva appena finito di mangiare.
“Seh, Harry… ma se dorme sempre da quella baldr… carissima donna della sua ‘ragazza’!” esclamò Nicole, cambiando improvvisamente il tono di voce e l’espressione che stava per usare dopo una mia occhiataccia.
“Gelosa, Miller?” dissi sarcastico, mentre lei roteò gli occhi al cielo.
“Per niente. Sai benissimo che non vorrei essere nella tua situazione!” rispose lei, mentre posava la tazza di Louis nel lavandino.
“Non riesco a capire cos’hai contro Caroline, Nicole…” dissi flebilmente, cercando di rimanere il più tranquillo possibile.
Di pregiudizi ce n’erano stati anche troppi, e non mi andava che si unisse anche lei.
Roteò ancora una volta gli occhi al cielo e sbuffò, incrociando le braccia.
“Per caso…ti dicono niente quindici anni di differenza?! Lei una donna matura, tu un ragazzino con la bocca che puzza ancora di latte… matura, poi! Si veste ancora come un’adolescente e, la cosa che mi da più fastidio è che cerca anche di esserlo!”.
“In effetti, Nicole ha ragione…” s’intromise Louis, e lei rimase abbastanza sorpresa.
Da quando si conoscevano, non si erano mai dati ragione a vicenda.
Rivolsi un’occhiataccia anche al mio migliore amico, che alzò le braccia come per volersi giustificare.
“Non guardarmi così, Harry! E’ la pura verità! Caroline ha trentacinque anni suonati, ma si comporta come se ne avesse venti di meno!”.
Cercai di controbattere, ma Nicole se ne accorse e si avvicinò a noi, impedendo quella che si poteva trasformare in un’amichevole rissa.
“Okkei, okkei… basta così, ragazzi! Tu, riccioli d’oro, fatti una doccia perché puzzi peggio di uno scimpanzé in calore…” alle sue parole mi annusai sotto il braccio, e in effetti avevo un profumo che di certo non poteva essere considerato acqua di rose.
“E tu…” continuò Nicole, puntando un dito contro Louis “va’ a prepararti, che sei in un ritardo tremendo! Gli altri saranno qui tra poco e tu sei ancora in pigiama!”.
“Agli ordini capo!” rispose Lou, mimando il saluto militare, che fece scuotere il capo a Nicole.
“Sei in ritardo per cosa, Lou?” domandai, aggrottando la fronte.
La sensazione di essermi dimenticato qualcosa, intanto, cresceva sempre di più dentro di me, come se avesse avuto a che fare con quello che dovevano fare Louis e Nicole.
La mora, infatti, batté una mano sulla propria fronte e scosse nuovamente il capo.
“Ma come diavolo avete fatto a dimenticarvi tutti di questo giorno?!” esclamò, per poi guardarmi quasi furiosa, mentre io non riuscivo ancora a capire.
Nicole parve accorgersi del mio stato confusionale, e scosse ancora il capo, facendo muovere i suoi ricci, così simili ai miei.
“Cavolo Harry! Oggi torna Maya dalla Spagna!”.
Alle parole di Nicole, sgranai gli occhi e rimasi senza parole.
Ecco cos’avevo dimenticato!

                                                                                                                        * 
 
MAYA POV.
“Ha bisogno di qualcos’altro, signorina?”.
Tolsi l’unica cuffietta che mi era rimasta nell’orecchio destro, e mi voltai verso l’hostess dai capelli biondi, facendole un sorriso.
“No, grazie mille” risposi, e sorrise anche lei, per poi allontanarsi e rivolgere la stessa domanda a qualche passeggero seduto più avanti.
Infilai nuovamente la cuffietta nell’orecchio, e ripresi a concentrarmi su Clocks dei Coldplay, puntando lo sguardo fuori dall’oblò di vetro.
Aggiustai una ciocca di capelli castani che, come al solito, mi ricadevano ribelli sul viso, nonostante fossero corti.
Continuai a guardare fuori, scrutando le nuvole che passeggiavano serene e tranquille sotto l’aereo, soffici come cuscini di piume.
Quanto avrei voluto essere una nuvola, in quel preciso istante.
Senza cose inutili a cui pensare, senza cose inutili da dire.
Solo starmene tranquilla in un posto sereno.
Chiusi gli occhi e poggiai meglio la nuca sul poggiatesta del sediolino scomodo dell’aereo.
Prendere l’aereo per tornare a Londra, mi faceva sempre il solito effetto.
Quasi come se quell’effetto fosse paura di ricominciare qualcosa che avevo abbandonato per i motivi più orribili che potessero accadere.
Avevo paura.
Ma non l’avrei mai dato a vedere.
Avrei vissuto a Londra, avrei ricominciato daccapo e nessuno mi avrebbe illusa ancora una volta.
Avrei ripreso quella vita che, ormai, conducevo da due anni nella pazza e caotica Barcellona, dimenticandomi di quella che avevo trascorso precedentemente ad Holmes Chaples e di quella ancora più precedente, a Madrid.
Avrei continuato ad essere quella Maya che era nata pochi mesi dopo l’arrivo a Barcellona, dopo quell’orribile avvenimento, che forse mi aveva traumatizzata.
“Signori, il comandante vi prega di allacciarvi le cinture. Stiamo per atterrare”.
La voce metallica dell’hostess bionda attraverso un microfono, mi fece riscuotere dai miei pensieri, annunciando l’arrivo del mio volo, e della mia nuova vita.
Allacciai la cintura di sicurezza, come aveva consigliato l’hostess, e ritornai a concentrarmi su quel meraviglioso paesaggio, colorato di azzurro con qualche spruzzata di leggero e morbido bianco.
Tolsi le cuffiette e iniziai a torturarle tra le mani.
Infondo, avevo paura, e la vecchia Maya cercava di prendere il sopravvento su quella nuova.
Ma non avrei mai permesso ciò.
Sarei stata forte, e avrei trascorso la mia vita serenamente anche lì, dimostrando a tutti chi ero diventata.
E non mi sarei fatta ingannare ancora.
 
                                                                                                                             *
 
HARRY POV.
“Smettila di mangiare ed abbuffarti come un maiale, Niall, non sarai per niente presentabile quando arriverà May!”.
“Mba… Nicbole io… ho bfame!”.
Nicole si avvicinò a Niall spazientita, e gli levò dalle mani il pacchetto di patatine che il biondo stava ingurgitando.
“Ma se hai mangiato quattro muffin al cioccolato prima di venire qui!” intervenne Liam, dando una pacca sulla spalla di Niall.
“Si, ma io ho uno stomaco senza fondo!” disse quest’ultimo, puntando il dito in alto con fare saccente, quasi come se volesse ricordarcelo.
Sorrisi e scossi il capo, ravvivandomi i ricci.
Non sapevo nemmeno cosa ci facessi io lì.
L’aeroporto di Heatrow sembrava ancora più immenso di quanto non lo fosse già, ed era inutile dire che era pieno zeppo di gente che andava e veniva.
“Ma sai quanto se ne frega May se Niall è presentabile o meno?!” disse Louis, quasi scioccato “sarà sicuramente felice di vederci!”.
Nicole roteò gli occhi al cielo e sbuffò, senza dire più nulla.
Sicuramente, May non sarebbe stata felice di vedere me.
Erano due anni che, ormai, non sapevo più niente di lei, se non per qualche notizia superficiale da parte di Nicole, da mia madre e dal padre di May.
Ma non avevo mai ascoltato a fondo.
May apparteneva al mio passato, anche se era stata fondamentale per me.
Mi aveva aiutato ad inseguire il mio sogno, a spronarmi, e ho dovuto tutto a lei il mio successo.
Però adesso stavo con Caroline, che sapeva darmi la felicità che non avevo mai provato in vita mia.
D’un tratto, sentii la suoneria del cellulare di Nicole che squillava e, quando mi voltai verso di lei, era tutta intenta a scavare il cellulare dalla sua grande borsa.
“Dio, Nicole, una borsa più piccola no, eh?!” intervenne Zayn, che in tutto il tempo che eravamo lì, era la prima volta che lo sentivo parlare.
“Zitto tu” lo liquidò lei, rivolgendogli un’ occhiataccia, ancora lottando con la sua borsa.
“Oh, Zayn, lei ti dice sta’ zitto perché se dovesse essere quel super palestrato del suo ragazzo e lui dovesse sentire la tua voce, potrebbe arrabbiarsi ed ingelosirsi mooolto!” la canzonò Louis, e lei gli diede una gomitata nel fianco, che lo fece piegare in due.
“Pensa alla tua ragazza, tu, e fatti gli affaracci tuoi!” rispose lei, ancora molto infastidita.
Era palese che quei due provassero qualcosa l’uno verso l’altro, ma non erano mai stati in grado di ammetterlo, e adesso si ritrovavano entrambi fidanzati, senza poter fare nulla per il momento.
“Eccolo!” esultò Nicole, una volta preso il cellulare dalla borsa.
Guardò il display e fece un sorriso a trecentosessanta gradi e rispose immediatamente.
Era sicuramente il suo ragazzo.
“May! Dove cavolo sei?!” esclamò, non appena rispose al telefono.
Gli altri si avvicinarono immediatamente a Nicole e al cellulare per sentire meglio la loro conversazione, ma io rimasi al mio posto, senza sapere bene cosa fare.
Era una sensazione strana, che non riuscivo a spiegare.
Stavo per rivedere la mia ex ragazza; che precedentemente era stata la mia migliore amica; quella che mi aveva aiutato a raggiungere il mio sogno, dopo due anni di completo silenzio tra di noi.
D’un tratto, vidi Nicole alzarsi sulle punte e scrutare a fondo un punto indefinito davanti a lei, aggrottando la fronte e stringendo gli occhi.
Improvvisamente, sul volto di Nicole si aprì un sorriso ancora più ampio del precedente e lei iniziò a saltare sul posto, sbracciandosi come una pazza.
“Ti vedo May! Dimmi che ci vedi anche tu!” esclamò felice, mentre anche gli altri cominciarono a sbracciarsi.
Spinto dalla curiosità, mi avvicinai anche io agli altri, guardando dritto di fronte a me.
E rimasi scioccato, senza riuscire a muovere un muscolo.
Quella non poteva essere lei.
La ragazza di fronte a noi aveva i capelli castani corti a carré, con un ciuffo strano che le ricadeva sul viso mentre cercava di portare la sua valigia, che pesava molto più di lei, anche se sembrava non avesse problemi a portarla da sola.
Non era altissima e il suo corpo era ben delineato da delle curve, che venivano messe in risalto da una gonna a vita alta dal colore giallo, larga ed ampia e, sopra di essa, una camicetta a giro maniche bianca.
Non poteva essere lei.
La Maya che avevo lasciato due anni fa era completamente diversa.
Aveva i capelli lunghi, sempre legati in code alte o laterali, il suo corpo era piccolo e minuto, senza nessuna di quelle splendide forme che aveva la ragazza di fronte a me.
Rimasi senza dire nulla.
Ero certo che quella non fosse Maya, ne ero sicuro al centouno per cento.
D’un tratto, però, la ragazza fece qualcosa che mi fece cambiare assolutamente idea.
Sul suo viso, comparve quel sorriso che avevo ammirato per mesi, e che mi aveva dato la forza di andare avanti.
Su quel viso, comparve il suo sorriso, in tutta la sua bellezza.
E, finalmente, la riconobbi.
 
                                                                                                                             *
 
MAYA POV.
Me li ritrovai di fronte non appena voltai lo sguardo, dopo aver scrutato a fondo un punto alla mia destra.
Erano talmente tanto presi a sbracciarsi per farsi notare, che sembravano quei giganteschi omini gonfiabili fuori i centri commerciali.
Sorrisi e scossi il capo, posando il cellulare nella borsa.
Non erano cambiati affatto.
Iniziai ad avvicinarmi a loro, quando d’un tratto vidi Nicole posare la sua borsa tra le mani di Louis, e correre verso di me.
Presi anche io la rincorsa, per quanto mi fu difficile con quell’enorme valigia dietro di me, e raggiunsi la mia migliore amica.
Posai la valigia a terra quando le fui abbastanza vicina e aprii le braccia, nelle quali lei si catapultò qualche secondo dopo, rischiando di farmi cadere a terra.
“Ti prego, dimmi che non è frutto della mia immaginazione e tu sei tornata davvero!” disse, mentre mi abbracciava.
Mi staccai dal suo abbraccio e le sorrisi, aprendo le braccia.
“Sono tornata davvero!” esclamai, muovendo le mani.
Nicole lanciò un urlo che fece voltare mezzo aeroporto, e mi abbracciò nuovamente, molto più forte.
Ricambiai il suo abbraccio e poi iniziammo a dondolarci da sinistra verso destra, senza staccarci.
Dio, se mi era mancata!
Era bellissimo poterla riabbracciare in carne ed ossa, senza che nessun computer potesse impedircelo, dato che in quegli ultimi due anni ci eravamo viste e sentite solo tramite Skype ogni santissimo giorno.
“Non posso crederci che sei tornata sul serio! Adesso potremmo stare insieme tutti i giorni!” disse, una volta sciolto l’abbraccio.
“Oh beh, chiamala fortuna!” risposi, e lei mi rivolse un’occhiataccia, per poi ridere insieme a me.
Io e Nicole non eravamo mai state quelle migliori amiche sdolcinate.
La nostra amicizia poteva essere tranquillamente paragonata a quella tra due ragazzi, dati i continui insulti scherzosi e le risate.
Ma non mancavano i momenti dolci.
Sapeva ch poteva sempre contare su di me, qualunque cosa accadesse, come io sapevo che lei c’era sempre per me, anche se non ci dicevamo sempre di volerci bene.
Non avevamo bisogno di ripeterci in continuazione delle verità.
Lo sapevamo, e bastava solo quello.
E, soprattutto, durante quei due anni sapevamo ancora di più quanto tenessimo l’una all’altra, come se la distanza avesse intensificato il nostro rapporto.
“Cavolo, Nicole, non sei cambiata affatto!” dissi, guardandola meglio, adesso che potevo averla finalmente vicina in carne ed ossa.
Aveva sempre i soliti capelli ricci e castani e gli stessi occhietti verdi e vispi che risaltavano su quel suo viso tondo.
Lei sorrise, e mi guardò anche lei meglio.
“Beh, non posso dire lo stesso di te!” esclamò sorridente.
Feci anche io un sorriso.
In effetti, ero cambiata molto in due anni.
Non ero più quella sedicenne piccola, che nascondeva il suo corpo dietro enormi sciarpe e maglioni, che poteva ancora considerarsi bambina.
Ero una diciottenne con la voglia di vivere e di provare ogni giorno nuove esperienze.
Avevo imparato ad aprirmi con tutti, ad essere socievole ed estroversa, non più timida e impacciata.
“Già…” mi limitai a rispondere, per poi voltarmi verso il punto in cui si trovava Nicole prima di venirmi incontro come una bufala.
Dopo due anni, finalmente li rividi.
Sorridevano, dopo aver assistito alla scena mia e di Nicole, e Niall salutava come un bambino con un gesto della mano.
Presi la valigia e mi avvicinai di più a loro, che si aprivano man mano in un sorriso ancora più ampio.
“Ma guarda un po’… avete dei visi così familiari… per caso, ci siamo incontrati al supermercato qualche volta?!” dissi, non appena gli fui vicina, facendo un sorrisetto sghembo.
“Oh, sicuramente avrai incontrato lui al supermercato!” esclamò Zayn, indicando Niall “è la sua seconda casa!”.
Risi leggermente, poi rimanemmo un po’ in silenzio e li guardai ancora un po’.
“Oh, al diavolo gli scherzi, mi sei mancata May!” intervenne Liam, fiondandosi addosso a me ed abbracciandomi.
Risi e ricambiai il suo abbraccio, stringendolo forte.
“Anche tu, Liam!”.
“Si, però adesso non puoi abbracciarla solo tu, eh! Levati di mezzo!” esclamò Zayn, spostando brutalmente Liam e abbracciandomi.
“Cavolo Zayn, ti fai sempre più figo!” dissi, una volta sciolto l’abbraccio.
Lui fece un occhiolino e si aggiustò i capelli.
“Lo so, cresce costantemente!” rispose, facendomi ridere.
“Ma perché glielo fai credere, May?!” intervenne Niall “già ci basta che occupa il bagno ventiquattrore su ventiquattro!”.
“Oh, anche tu sei un figo, Niall!” esclamai, per poi abbracciarlo.
Lui rise di gusto, con quella sua risata fragorosa che non avevo sentito in quegli ultimi due anni.
“Ecco, volevo sentirmi dire proprio questo!”.
“Che dite, me la lasciate respirare?!” disse Louis, levandomi Niall da dosso e squadrandomi da capo a piedi.
“Mmmh, signorina Burton… non la ricordavo così in forma!”.
Aggrottai le sopracciglia e strinsi gli occhi, incrociando le braccia al petto.
“Io spero che sia un complimento il suo, signor Tomlinson…” risposi di rimando, guardandoci per un po’, per poi scoppiare a ridere.
Louis, come aveva fatto in precedenza il resto dei ragazzi, mi si fiondò addosso, abbracciandomi.
“Mi sei mancata, May…” sussurrò, così che potessi sentirlo solo io.
Lo stinsi più forte e chiusi gli occhi, godendomi quel momento.
“Anche tu, Lou…” sussurrai a mia volta, per poi lasciargli un bacio sulla guancia e staccarmi da lui.
Guardai di nuovo uno per uno i ragazzi.
Avevano cambiato il taglio di capelli, forse il modo di vestirsi, ma erano sempre gli stessi, e mi erano mancati da morire.
“Mi basta lasciarvi solo due anni, che vi ritrovo dei fighi assurdi! Ditemi che non siete fidanzati, vi prego!” dissi, facendoli ridere.
“E allora mi sa che dobbiamo darti proprio delle brutte notizie…” disse Liam, alzando le spalle.
“Siamo tutti felicemente fidanzati, tranne Niall!” esclamò Louis, e notai una piccola smorfia sul volto di Nicole.
Sorrisi e scossi il capo leggermente. Quella cotta non le era ancora passata.
“Allora vorrà dire che mi butterò su Niall!” esclamai, abbracciando il biondo.
“Per me va bene, ma ricordati che sarai la mia amante. Io ho già una relazione con il cibo!” .
Ridemmo tutti per quella stupidaggine, proprio come accadeva due anni fa.
“Ehi, ma dov’è andato a finire Harry?” domandò improvvisamente Liam.
A quelle parole, qualcosa dentro mi si rivoltò, procurandomi una strana sensazione.
Mi voltai verso Nicole, perché ero sicura che l’avesse fatto venire lei, e le rivolsi un’occhiataccia.
Lei fece finta di nulla, e continuò a torturarsi un riccio con l’indice, con gli occhi rivolti verso il basso.
“Ero andato a prendere una bottiglina d’acqua…”.
Al sol sentire quel tono di voce, tremai.
Era diverso dall’ultima volta che l’avevo sentito, eppure sembrava così dannatamente uguale.
Nicole se ne accorse, e alzò lo sguardo da terra, puntandolo verso di me.
Feci un sospiro enorme e mi voltai verso di lui.
Era strano rivederlo dopo due anni.
Lo scrutai a fondo, e lui fece lo stesso con me.
Era dimagrito e sembrava non avesse più quella pancetta adolescenziale di due anni fa, era diventato più alto e aveva i capelli più lunghi e i suoi ricci non erano voluminosi come quelli precedenti.
Erano sempre e costantemente in disordine, come al solito, ed ero sicura che il vizio di passarsi la mano attraverso di essi e scompigliarli ancora di più, non gli fosse passato.
Scrutai a fondo il suo viso, che sembrava ancora quello di un bambino.
Aveva delle piccole imperfezioni, cosa normalissima, che rendevano il suo viso ancora più perfetto di quanto non lo fosse già, ma le labbra erano sempre le stesse, il naso era sempre lo stesso, e gli occhi… gli occhi sembravano l’unica cosa che rendesse Harry riconoscibile ai miei.
Era cambiato tanto, ed era cresciuto, eppure quella luce che emanavano i suoi occhi era sempre la stessa, cosa che me l’aveva fatto riconoscere all’istante.
Gli sorrisi, cercando di essere il più cordiale possibile, a mi staccai dal braccio, posizionato sulle mie spalle, di Niall, avvicinandomi un po’ di più a lui, ma sempre mantenendo una certa distanza, come se non volessimo farci del male a stare troppo vicini.
“Ciao…” dissi flebilmente, forse un po’ imbarazzata.
Sorrise anche lui, quasi come se volesse lasciarsi andare e abbandonare tutta quella distanza che ci separava.
“Ciao…” rispose, anche lui leggermente imbarazzato.
Rimanemmo a scrutarci a fondo per un po’, senza saper bene cosa dire, mentre sentivo lo sguardo dei ragazzi su di noi, forse preoccupati che potessimo ammazzarci a vicenda.
“Come stai?” domandai, cercando di rendere quella situazione il meno imbarazzante possibile e il più normale agli occhi di tutti.
“Bene…” rispose lui, abbassando leggermente lo sguardo “e tu?”.
Quante cose avrei voluto dirgli in quel momento; cose che non potevo riassumere in una sola e stupida parola, che doveva sentire solo lui, e non anche gli altri.
“Bene…” dissi, facendogli un sorriso.
Rimanemmo nuovamente in silenzio, guardandoci negli occhi.
Fu come un colpo.
Quegli occhi erano ancora difficili da guardare, mi sembravano ancora così traditori, eppure non potevo farne a meno.
Scossi il capo e mi voltai verso i ragazzi, ancora sorridendo.
“Bueno, in questo preciso istante ho bisogno di sano e sporco cibo del McDonald’s!”.
“Oh, puoi assolutamente contare sulla mia compagnia!” esclamò Niall, posizionando il suo braccio sotto il mio.
Guardai gli altri uno per uno e loro annuirono soddisfatti, compreso Harry, ma leggermente più titubante degli altri.
Mi soffermai di più su di lui, che teneva lo sguardo basso, guardandosi la punta delle scarpe.
Quando lo alzò e posò il suo sguardo su di me, io distolsi il mio dalla sua figura e sorrisi agli altri, per poi voltarmi ed alzare le braccia.
“Vamos chicos!” esclamai, con gli altri al mio seguito e Niall e Nicole di fianco a me, mentre il povero Liam aveva preso la mia pesante valigia senza che io che glielo chiedessi.
Sentivo ancora lo sguardo di Harry fisso sulla mia schiena.
Sentivo i suoi occhi scrutare a fondo quella Maya che lui non aveva riconosciuto inizialmente, quella Maya che gli sembrava tanto diversa dalla vecchia.
Ma avrebbe imparato a conoscere e forse ad apprezzare quella nuova persona che si ritrovava davanti in quel preciso istante, se solo ne avesse avuto la voglia.
Conoscevo Harry meglio di me stessa, ed ero certa che ci avrebbe provato.
Ma, in quel momento, l’unica cosa che m’importava sul serio, era quella di iniziare di nuovo daccapo, senza commettere più errori e ricevere sofferenze.
Col tempo, tutti avrebbero imparato a conoscere quella nuova persona che avevo deciso di creare, molto più forte della precedente per evitare altre batoste.
Uscimmo fuori dall’aeroporto, ancora ridendo e scherzando, e mi ritrovai nuovamente fuori quella Londra lasciata due anni fa.
Rimasi immobile mentre gli altri si avvicinavano alle macchine, per guardare a fondo quella città.
Un piccolo sorriso spuntò inconsciamente sul mio viso.
Quella città avrebbe dato il via all’inizio della mia nuova vita.







Writer's Corner! :)
Hii people! 
Perdonatemi se non ho pubblicato qualche ora fa come avevo scritto sulla pagina, ma ho perso tempo a fare tuutta la valigia
e poi è venuta una mia amica a casa!
So, ho potuto aggiornare solo adesso! :D
Anyway, passando al capitolo...
ho un bel po' di cose da dire! (credo u.u)
Prima di tutto, questo sarà l'ultimo che pubblico prima della mia partenza (che avverrà domani mattina)
dato che, come sapete, partirò per la gita in Toscana e tornerò il 6 sera (per chi non lo sapeva, adesso lo sa u.u)
peerò, piccolissima pecca, è quella che dopo il 6 non so quando aggiornerò! :S
nel senso che il 2 capitolo l'ho anche iniziato a scrivere, ma non so quando troverò il tempo dato che il 7 ho già il compito di inglese -.-"
e l'8 l'interrogazione di psicologia :S (auguratemi in bocca al lupo, ne ho bisogno!)
quindi, inizio a scusarmi già da adesso per il mio futuro ritardo, e vi prometto che in gita cercherò di farmi venire un po' di idee, cosi che il capitolo dovrò solo scriverlo e pubblicarlo! :D
poooi, ancora un'altra cosa..
come avrete notato, avremo due punti di vista in questa FF
Quello di Maya e quello di Harry :D
adesso, dato che in questo capitolo sono presenti tutti e due i punti di vista, non so se dai prossimi farò un capitolo con un solo punto di vista o continuerò così (non so se avete capito, spero di essermi spiegata u.u)
vaabbè! 
e pppoooi, non saprei cos'altro dirvi!
ah, si...
quando entranno in scena le parti HOT, non so ancora se cambiare il raiting da arancione a rosso!
oddio, non sarà cose brutali o altro!
cose assolutamente normalissime, quindi non saprei!
ad ogni modo, avvertirò quando sarà un po' più rosso degli altri u.u
poooii, adesso credo proprio di aver parlato abbastanza! :D
devo ancora rispondere alle vostre recensioni dell'epilogo di Don't wanna be without you ç_ç
PERDONAAATEMII!
Giuro che lo farò! :D
Adesso, vado via... davvero!
Ringrazio voi che avete letto questa nuova FF, anche solo un rigo, e chi l'ha inserita tra le preferite e le seguite!
E, ovviamente, chi ha recensito! :D
Love youuu <3
Ppppoi, ringrazio la mia splendida moglie Bechs :D
Alessia, Chiara&Arianna :D
E Agnese&Federica!

Mi mancherete tantissimo in questi cinque giorni (se non di più!)
spero di trovare qualche rete WiFi libera, così da potermi connettere almeno sulla pagina o su twitter! :D
Vi voglio bene,
carrots! :)


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Questi cinque idioti vi amano tanto!
HAHAH, e a me fa morire questa gif! :'D

#LotsofLove
-YoursM.

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Capitolo 3
*** Follow your dreams! ***


HARRY POV.
“Ti prego, giurami che mi porterai in Spagna qualche volta!”.
Le suppliche continue di Niall verso May, fecero ridere tutti, compreso me, che feci un sorrisino.
Maya alzò lo sguardo al cielo e sospirò, come era solita fare quando qualcuno le rivolgeva sempre le stesse domande.
“Ay, Niall, claro que si! Me l’hai ripetuto centomila volte, ti giuro che ti porto!” rispose lei, sfoderando quelle parole in spagnolo che raramente parlava.
May aveva sempre parlato inglese con sua madre, anche quando abitava in Spagna prima di venire ad Holmes Chapel, anche se la prima volta che la conobbi, capii subito che non era di quel posto, dato che il suo accento era un po’ diverso.
In tutto quel tempo che ci trovavamo lì, a pranzo al Mc Donald’s, io e lei non ci eravamo ancora rivolti la parola.
O meglio, io stavo zitto, gli altri parlavano e le rivolgevano domande, e lei rispondeva con entusiasmo.
Io mi limitavo a fissarla.
La scrutavo a fondo, perché mi sembrava impossibile che fosse lei e che fosse tornata.
Il viso era sempre lo stesso, eppure sembrava avesse qualcosa di diverso.
Ma i suoi occhi color cioccolato erano sempre uguali, grandi e profondi come mi avevano conquistato e come mi avevano lasciato, le sue guance rosee, che potevano divampare da un momento all’altro se qualcuno l’avesse messa in soggezione o in imbarazzo, le sue labbra abbastanza carnose e rosse come un lampone, che esprimevano e donavano bellezza a quel suo viso così diverso.
Maya era sempre stata bella, e non lo si poteva negare.
Era sempre stata bella, anche quando aveva sedici anni e il suo corpo non era così sviluppato, quando si nascondeva dietro maglioni, sciarpe di lana e capelli lunghi e legati.
La cosa bella di Maya era che quasi nessuno la notava, e io mi sentivo onorato e felice quando stavo con lei.
Ero geloso quando qualcuno le rivolgeva la parola, qualcuno che non fossi io, e che lei mostrasse tutta la sua bellezza a qualcun altro.
Era come se solo io dovessi conoscere della sua esistenza, come se fosse una piccola e meravigliosa creatura fragile che poteva rompersi da un momento all’altro se qualcuno l’avesse soltanto sfiorata, che poteva svanire come una bolla di sapone se qualcun altro l’avesse scoperta.
Eppure, quello stronzo che aveva rotto il suo corpo fragile e la sua anima pura e gentile, quello stronzo che l’aveva fatta svanire, ero stato proprio io.
In compenso, però, da quella meravigliosa e piccola creatura, ne era nata un’altra ancora più grande e fantastica, come se la Maya precedente fosse stato un bruco dalla quale sia poi sbocciata una farfalla variopinta di colori forti e colorati, proprio come la Maya attuale.
“Harry?! Sei fra noi, o ti hanno tagliato la lingua?”.
La voce di Nicole mi riportò improvvisamente sulla terra.
Scrollai lo spalle e distolsi lo sguardo dal vuoto, e subito mi ritrovai di fronte quello di Maya che mi sorrideva.
“Probabilmente, gliel’avrà mangiata Caroline a furia di baciarlo in continuazione!” esclamò Niall, provocando il riso generale, tranne il mio.
Scossi il capo e passai una mano tra i ricci, e vidi May che mi sorrideva ancora.
Le sorrisi anche io, giusto per non passare per lo scostumato, ma distolsi immediatamente lo sguardo dal suo e da lei.
Era tutto così strano: non riuscivo a guardarla in faccia e non riuscivo a rivolgerle la parola.
Era come se qualcosa mi bloccasse alla sua sola vista, come se ci fosse un muro di vetro davanti a me, che m’impediva di camminare verso di lei e che non faceva emettere nessun suono dalle mie labbra poiché insonorizzato.
Improvvisamente, sentii il mio telefono vibrare nella tasca dei jeans subito seguito dalla suoneria, segno che qualcuno mi stesse chiamando, ovviamente.
Presi il cellulare, che mi aveva fatto riscuotere dai miei pensieri e riportarmi nuovamente alla realtà, e sullo schermo comparve la chiamata in arrivo che portava il nome di Caroline.
“Scusate un attimo…” esordii, mentre vidi Nicole alzare gli occhi al cielo e sbuffare, per poi ritornare a parlare con May, che mi fissava di sottecchi incuriosita.
Nicole aveva sicuramente capito che era Caroline a telefono, e avrebbe sicuramente informato anche Maya.
Mi allontanai dal tavolo del Mc Donald’s con ancora lo sguardo dei ragazzi puntato su di me e uscii fuori per parlare con la mia ragazza, l’unica che avrebbe potuto risollevarmi il morale in quel preciso istante.
“Amore, non sai quanto mi manchi”.
 
                                                                                                                            *
 
MAYA POV.
“Ci scommetto duecento sterline che è Caroline!” esclamò Nicole, battendo la mano chiusa in un pugno sul tavolino traballante del Mc Donald’s.
“Allora scommettiamo…” le disse Louis, alzando un sopracciglio e dandole una leggera gomitata nel fianco come se volesse incitarla alla scommessa.
Lei roteò gli occhi al cielo e ricambiò la gomitata, ma molto più forte.
“E’ un modo di dire, idiota! Non scommetterei con te nemmeno se mi regalassero oro puro! E poi, sai benissimo che è quella baldracca!”.
“Beh, magari non si sono visti per tutta la giornata” ipotizzò Liam, sorseggiando lentamente la sua coca cola.
“Seh, ma se stanno appiccicati peggio di due cozze incollate con l’attack! Secondo me, non si vedono da poche ore!” s’intromise Zayn, dando una pacca sonora dietro la spalla dell’amico, che stava per affogarsi con la sua bevanda e prese a tossire.
“Infatti, è tornato stamattina prima che andassimo all’aeroporto per andare a prendere Maya, dopo che aveva passato una notte di fuoco con Caroline a casa sua!” disse Nicole, prendendo una patatina e portandosela alla bocca.
“E mi sa anche una gran notte di fuoco! Aveva le occhiaie più profonde delle scorse volte. Secondo me, lo fa stancare troppo quella donna. E’ vero che è giovane ma, cavolo, lasciacelo stare!” esordì Lou, facendo ridere tutti.
“Ti prego Lou, evita di esporre le tue idee al riguardo! Al solo pensiero di quella scena raccapricciante, mi vengono i brividi!” esclamò Nicole, stringendo gli occhi e facendo una strana smorfia di disgusto.
A quelle parole, Louis le si avvicinò di più con uno sguardo malizioso.
“Quale scena, Nicole? Quella di Harry e Caroline mentre fanno sesso?” disse, enfatizzando per bene quell’ultima parola.
Il volto di Nicole si contrasse ancora di più in una smorfia ancora più disgustata della precedente.
“Ti prego, smettila Louis, o non mi farai dormire stanotte!” esclamò lei, portandosi le mani sulle orecchie per evitare di sentire ulteriormente.
Ma Louis le prese le mani e gliele tenne ben strette, avvicinandosi ancora di più alle sue orecchie.
“Addirittura non riuscire a dormire solo per immaginare la scena di Harry e Caroline che si strusciano l’uno sull’altro e poi fanno sesso?!” disse lui, con un tono di voce ancora più malizioso.
Nicole mollò la presa delle sue mani e iniziò a dargli pizzichi e a picchiarlo sulle braccia, mentre lui cercava di difendersi e noi ridevamo per quella buffa scena, facendo voltare verso di noi tutti i presenti nel Mc Donald’s.
“Ti odio, brutto imbecille che non sei altro!” urlò Nicole, mentre lo riempiva di botte e lui si contorceva per sfuggire ai suoi schiaffi.
“Dai, non fatene un dramma! Insomma, fare sesso è naturale!” esclamai, facendo bloccare improvvisamente la lotta di quei due di fronte a me, che mi guardavano stupiti, e richiamare l’attenzione anche di Zayn, Liam e Niall.
“May… stiamo parlando di Harry e Caroline, non di due esseri umani qualunque! Harry e Caroline, Caroline ed Harry!” esclamò Zayn, sottolineando per bene i due ultimi nomi pronunciati.
Alzai le spalle e sorseggiai un po’ della mia coca cola dalla cannuccia.
“Perché, loro sono due extraterrestri?!” dissi, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Ma, a quanto pareva, per i miei amici non lo era affatto.
“Oh, insomma ragazzi…!” sbottai improvvisamente, dopo qualche minuto di silenzio e sguardi rivolti verso di me completamente sbigottiti.
“Fare sesso è la cosa più naturale del mondo! Ed è bello, cavolo! Insomma, vorrei sapere davvero chi di voi non ha fatto sesso solo per piacere, qualche volta! E’ normale che Harry e Caroline lo facciano, sono una coppia, e sono felici! Quindi, meglio ancora, vuol dire che lo fanno perché per loro, farlo insieme li rende ancora più felici di quanto non lo siano già normalmente! E non guardatemi così, cavolo, mi mettete in soggezione!” conclusi, battendo una mano sul tavolino traballante, e dare un morso al mio Mc Chicken.
Forse a loro sembrava strano che proprio io, Maya Allison Burton, ex fidanzata di Harold Edward Styles, stessi facendo quel discorso proprio su di lui e sulla donna con la quale mi aveva tradito.
Eppure, per quanto fosse strano, assurdo ed impossibile, stavo affrontando proprio quel discorso con loro… ed ero anche favorevole!
“Maya… dimmi che è il viaggio che ti ha fuso il cervello, per favore…” mormorò Nicole, ancora sbigottita e leggermente sotto shock.
Scossi il capo lentamente, ed ingoiai il morso fatto al mio panino.
“Nient’affatto. Sto benissimo e il viaggio è andato una meraviglia, e no… non mi ha fuso il cervello, per tua sfortuna. Sono consapevole di quello che sto dicendo e di quello che il mio cervello, che voi ritenete fuso, sta elaborando. Voi credete che io stia male, ma in realtà sto benissimo. So che sembra strano che proprio io stia parlando del sesso tra quei due, del quale non so nulla e non intendo saperne, anche se non provo tutto quel ribrezzo che provate voi alla sola parola…” in quel momento, vidi nuovamente l’espressione disgustata farsi spazio sul volto di Nicole e le feci un sorrisetto.
“Ma, cavolo! Abbiamo diciotto anni, se non lo facciamo noi sesso, chi lo fa?! E’ normale che Harry voglia farlo con la persona che ama, e ne ha tutto il diritto. Posso capire che non vi sia simpatica Caroline…”
“Non è questo, noi la odiamo propr… ahi!” esclamò Niall, per poi essere interrotto con uno scappellotto dietro la nuca da Zayn.
“Dicevo…” continuai, dopo aver sorriso a Niall per quel suo intervento “so che Caroline non vi stia simpatica, non vi vada a genio, vi stia sulle scatole, la odiate o giù di lì, il concetto è quello! Ma è sempre la fidanzata di uno dei vostri migliori amici, che lavora e che sta vivendo il vostro stesso sogno insieme a voi. So che forse la differenza di età è troppa, ma quando mai l’amore ha delle regole?! Ci s’innamora e basta, non si sceglie di chi innamorarsi, e io lo so fin troppo bene. Magari continuerà questa storia, o forse finirà, ma per adesso lasciateli vivere. E, soprattutto, lasciategli fare quanto più sesso possibile!” conclusi, facendo una smorfia e riprendendo a sorseggiare la mia coca cola, mentre i loro sguardi erano sempre più stupiti.
“Questo discorso non è per niente da te, May…” disse flebilmente Zayn.
“Già… sei cambiata davvero tanto…” lo appoggiò Liam.
Feci un altro sorrisino, portando una ciocca di quel solito ciuffo ribelle, che mi ricadeva sul viso, dietro l’orecchio destro, sfiorando con un dito il lungo orecchino.
“Spero sia un complimento, perché in quel caso non avreste per niente torto…”.
Loro annuirono, chi più indeciso di qualcun altro, poi ripresero a parlare, come se non fosse accaduto nulla.
Sapevo che quel discorso non era da me, che ero cambiata e non poco, ma in quei due anni avevo maturato l’idea di non portare più rancore verso nessuno.
Ed il primo, era sicuramente Harry.
Quello che mi aveva fatto era stato imperdonabile all’inizio, ma ero ancora troppo piccola per capire cosa fosse realmente l’amore.
Avevamo solo sedici anni, e non avevamo imparato ad amarci come si deve, o forse abbastanza, o semplicemente non avevamo capito come dovevano andare realmente le cose.
Forse non ci eravamo mai amati sul serio, dato tutto il casino combinato da parte sua, e l’avevo capito dopo.
Avevo odiato Harry per giorni, settimane e mesi, ma non avrei mai potuto odiarlo fino alla fine dei miei giorni. In quei due anni, avevo imparato a perdonare e a non portare più rimpianti e rancori, perché mi avrebbero soltanto rovinato la vita, che volevo vivere giorno per giorno.
A sedici anni avevo incontrato il mio primo e vero migliore amico, che sarebbe poi diventato il mio primo e vero ragazzo, che credevo di amare sul serio.
Avevo incontrato quel ragazzo che mi aveva dato la forza di superare tutto, di inseguire i miei sogni e di non lasciarli andare via, proprio come avevo fatto io con lui.
Avevamo sedici anni, e ci stavamo soltanto aiutando a vicenda.
Avevamo sedici anni, e stavamo soltanto insegnando l’un l’altro la speranza dei propri sogni.
 
                                                                                                                                *
 
“Sai? Hai una bella voce” dissi, scrutandolo a fondo, mentre lui teneva ancora la testa china sui libri aperti sul tavolo della cucina di camera mia.
Alzò improvvisamente lo sguardo alle mie parole e si passò una mano tra i ricci, guardandomi stupito.
“Ma cosa diavolo c’entra, adesso?!” domandò scettico, buttando la matita sulla pagina aperta di fronte a se, incrociando le mani e portandosele dietro la nuca.
Sbuffai e m aggiustai la coda di cavallo.
“Non ti si può nemmeno fare un complimento! Sei impossibile, Styles, poi ti domandi anche perché non mi stai simpatico!” esclamai, chinando nuovamente la testa sul libro aperto di fronte a me, cercando di memorizzare quelle maledette formule di chimica.
Sentii Harry sorridere e poggiare una mano sulla pagina che stavo studiando, coprendo le formule.
Alzai lo sguardo verso di lui, assumendo un’espressione scettica.
“Potresti levare la mano, gentilmente? Starei cercando di studiare, dato che domani ho un co…”.
 
Isn’t she lovely?
Isn’t she wonderful?
I’ll never thought through love we’d be
Making one as lovely as she
But isn’t she lovely made from love”.
 
Rimasi leggermente stupita da quella sua performance improvvisata così, su due piedi, senza che io me ne potessi fare una ragione.
Harry parve accorgersene e fece un sorrisino soddisfatto, mostrando le due fossette ai lati del suo sorriso spuntato sul suo volto.
“Adesso possiamo dire che c’entra…” disse, facendo una smorfia e chiudendo il libro.
Mi resi conto di avere ancora la bocca spalancata e gli occhi sgranati per lo stupore, così la richiusi velocemente per evitare di far scendere la bava, e riaprii velocemente il libro, distogliendo lo sguardo da lui.
“Cosa c’è? Adesso ti vergogni?” domandò, notando quel leggero rossore che era appena nato sulle mie gote, di cui potevo percepire il calore, ma non il motivo per il quale era comparso.
“Stavamo studiando chimica, Harry, vorrei solo ricordartelo” puntualizzai, senza distogliere lo sguardo da quelle maledette formule, anche se avrei tanto voluto.
Sentii il riccio sbuffare e riaprire il suo libro, per poi farci sprofondare in un imbarazzante e pesante silenzio, se non interrotta da qualche sua domanda rivolta a me riguardante la chimica.
“Quindi, ricapitolando…” dissi, aggiustandomi i capelli “quando il legame si verifica tra due atomi diversi prende il nome di legame covalente eteropolare, in questo caso i due atomi avranno delle piccole differenze di elettronegatività e i due elettroni tendono a spostarsi verso l’atomo più elettronegativo, per cui la densità elettronica è più alta verso questo ato… cavolo, ma mi ascolti si o no?!” esclamai, quando vidi Harry completamente assorto nei suoi stupidi pensieri, senza degnarmi di uno sguardo.
Presi il quaderno di chimica e glielo suonai forte in testa, tanto che lui si spaventò e si ricompose dal suo stato di trance.
“Io… si scusa! Stavi dicendo che l’affinità elettronica…”.
“Parlavo del legame covalente eteropolare, Harry…” mormorai, lanciandogli un’occhiataccia.
Lui si grattò la nuca, per poi schioccare le dita verso di me.
“E io intendevo proprio quello! Il legame… coso…” tentennò.
Scossi il capo, ridendo leggermente.
“Il legame covalente eteropolare… non mi stavi ascoltando affatto!”.
Lui sbuffò e chiuse il libro, poggiando le mani sugli occhi con fare esasperato, emettendo degli strani lamenti da dietro il suo nascondiglio.
“Pensavi ancora al canto, vero?” domandai, anche se conoscevo benissimo la sua risposta.
Harry levò le mani dai suoi occhi, emettendo tutta quella luce che solo quelle iridi verdi sapevano fare.
Sorrise e abbassò il capo, passandosi ancora una volta una mano tra i capelli ricci.
“Già…”.
Lo scrutai ancora una volta, immerso nell’imbarazzo più totale.
“Come ti ho già detto… hai una bella voce…” dissi, chiudendo il libro e facendogli alzare il capo e puntare lo sguardo su di me.
Harry alzò le spalle, e corrucciò le labbra.
“Mi piace solo cantare, tutto qua…” rispose, per poi stringere le labbra.
“Però lo fai bene! Hai mai pensato di fare qualche provino?” domandai.
Ormai la chimica era diventato solo uno stupido pensiero che ci distraeva da ciò che era più importante.
Lui scosse il capo e sorrise.
“Seh, provini! Per cosa, poi?” domandò, e notai una punta di sarcasmo nelle sue parole.
“Per dei talent show, ovvio! Ci sono tanti ragazzi che fanno questi provini e poi riescono ad entrare e a fare carriera! Perché tu non dovresti? Sei bravo, hai una bella voce ed hai talento. E poi, hai detto che ti piace farlo? Beh, allora perché non provarci?!” esclamai, facendo un sorriso a quelle ultime parole, cercando di incitarlo.
“Talent show tipo quel programma stupido Xnonsochemasfornosolofalliti?!” disse, e io feci una smorfia.
“Giusto per precisare, si chiama XFactor…”.
“Eh si, proprio quello! Pensi che se io vada lì a fare un provino, mi prendano?!”.
“Perché non dovrebbero?!” dissi, facendo spallucce, e lui scosse di nuovo il capo.
“Ci sono altri ragazzi molto più bravi di me a questo mondo. Nessuno si accorgerà mai del mio talento, e questo è solo uno stupido sogno…” rispose, riaprendo il libro di chimica davanti a se, ma che io richiusi sonoramente, facendogli incrociare ancora una volta il mio sguardo.
“Ascolta, ci saranno pure altri ragazzi più bravi di te, ma tu hai talento e XFactor non sforna falliti! E se anche fosse, tu sarai l’eccezione che conferma la regola… e il tuo sogno è uno dei più belli che io abbia sentito…”.
Fece un sorriso, e mi guardò con quei due suoi fari colorati di verde.
“Non riesco a capire perché tu non debba inseguire il tuo sogno. E’ questo quello che ti rende felice? Bene! Allora cerca di conquistare la tua felicità passo dopo passo! Inizia col fare quel cavolo di provino e se non ti va bene la prima volta, chi se ne frega! Ci riprovi ancora e ancora, finché quelle persone non ti diranno che potrai farcela, anche se non hai bisogno del loro giudizio per farti capire che hai talento e che puoi andare avanti. Quindi, tu farai quel provino, che ti piaccia o no! e sai perché?! Perché se non lo farai, dovrai subire la mia ira!”.
Harry sorrise e avvicinò la sua mano alla mia, come per cercare di afferrarmela, ma non la sfiorò nemmeno con le dita.
“E’ una follia questa…” sussurrò, quasi come se volesse ricordarlo a se stesso.
“E tu prova a farla, questa follia…” sussurrai a mia volta.






Writer's Corner! :)
Hii people! :D
Finalmente, sono tornataa! yeeeeah! 
Si, lo so che a nessuno importerà, però cioè...
non aggiorno dal 1 Maggio! ç_ç
*conoscete i motivi u.u*
Anyway, adesso sono qui! :D

Bien, che dire del capitolo...
Diciamo che l'ho finito 2 minuti fa, ssssì u.u 
Ho trovato il tempo e ho pensato "basta, devo finirlo! Non posso farle aspettare ancora!""
E, infatti..
ecco a voi il 2 capitolo! :D

Come avrete notato, abbiamo sempre i soliti due punti di vista e poi volevo precisare che i pezzi scritti in corsivo sono i flashback raccontati da Maya, giusto per farvi capire anche quella storia che avevo in mente ma che non pubblicherò! 

Beh, poi che altro dire?
Mmmmh, ho letto tutte le vostre bellissime recensioni, e spero davvero di poter rispondere il prima possibile!
So che vi ho fatto aspettare tanto, ma la linea in Hotel in gita non c'era! ç_ç
Soo, vedrò di rispondere tra stasera e domani! :D

Poooi, andiamo avanti con i ringraziamenti!
Come al solito a voi, che leggete, recensite, inserite tra ricordate, preferite e seguite questa storia appena nata! :D
Mi rendete davvero felice!
:D 
Alla mia splendida moglie 
Rebecca
che mi incita sempre a continuare :)
Ad Alessia, Arianna&Caterina, che oltre a condividere la mia stessa passione, è anche la mia amante da sempre! :D hahahah!
E ppppoii, a quelle due pazze sconsiderate di Agnese&Federica! :)

ps. so che forse il titolo del capitolo non c'entrerà molto, ma non sapevo che nome dargli! ç_ç
perdonatemi!


Sooo, io mi dileguo!
Hope you like it! ;D 


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Si, amo questi cinque idioti...
Si, questi cinque idioti sono i miei idoli! :)
<3

#muchLove.
-YoursM.

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Capitolo 4
*** Have you ever thought about your future? ***


MAYA. 
“Non è una reggia, però è un tetto sulla testa assicurato!”.
Nicole si voltò verso di me e mi sorrise, dopo aver aperto la porta di casa sua, lasciandomi intravedere un piccolo salotto dalle pareti beige.
Afferrai meglio il manico della valigia ed entrai dopo che lei mi fece segno con una mano di entrare per prima, e la poggiai al centro di quella stanza principale mentre la porta veniva chiusa.
La casa sembrava una piccola dimora per le bambole.
Il salotto era pieno di mobili abbinato al colore delle sue pareti e di fronte vi si trovava una piccola cucina luminosa. Poco più in la delle spalle del divano, c’era un corridoio abbastanza largo dove vi si trovavano due stanze da letto, un bagno ed un piccolo ripostiglio alla fine.
“Allora, che te ne pare?” domandò Nicole, quando vide che stavo scrutando a fondo la casa.
Mi voltai verso di lei, che era ancora vicina alla porta d’ingresso, che metteva a posto le chiavi della sua macchina su un vaso lì vicino, posto su un piccolo mobiletto.
“E’ carina. Piccola e accogliente” dissi, e lei fece un piccolo sorrisino, avvicinandosi alla cucina.
“Vuoi mangiare qualcosa?” chiese, aprendo degli sportelli di qualche mobiletto, per poi voltarsi verso di me, appoggiata allo stipite della porta.
Scossi il capo, portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro.
“Non ho fame, il pranzo al Mc Donald’s mi è bastato. Ho solo voglia di fare una doccia, infilare il pigiama e andare dritta a letto”.
Nicole chiuse tutti i mobiletti che aveva aperto e ritornò in salotto, prendendo la mia valigia.
“Il bagno è la seconda porta sulla destra, accanto alla mia stanza. Ma non pensare che andrai a dormire, dopo! Sono due anni che parliamo solo tramite Skype e, adesso che sei finalmente tornata e che ti ho nella mia stessa casa in carne ed ossa, tu vorresti andare a letto e lasciarmi così, senza una lunga chiacchierata?! Non hai capito proprio niente!” esclamò, mentre portava la valigia in quella che sarebbe stata la mia stanza.
La seguii sorridendo in quel corridoio e subito dopo, aprì la porta di fronte al bagno sulla sinistra, mostrando la vista della camera.
C’era un letto abbastanza grande, appoggiato lateralmente ad un grande muro colorato di giallino chiaro. Di fronte, accanto alla grande e luminosa finestra, che dava su una meravigliosa parte della città, c’era una scrivania, dove vi regnava il caos più totale fatto di libri e quaderni.
Accanto ad essa, c’era un armadio a muro, con due ante ricoperte di specchi, che doveva essere grande per tutta la roba sia mia che di Nicole.
“Non far caso al casino sulla scrivania!” disse, mentre appoggiava la valigia su letto “sono tutti vecchi ricordi di scuola. Mi conosci: conservo qualunque cosa!”.
Entrai nella stanza e la scrutai meglio.
In effetti, Nicole non aveva buttato assolutamente nulla.
Sulle pareti, vi si trovavano alcuni poster di vecchie band e cantanti di quando eravamo piccole e alcune foto del liceo.
In una, c’eravamo io e lei, sull’altalena del parco di Holmes Chapel, nel quale eravamo solite rifugiarci quando volevamo stare completamente sole. Mi ricordavo perfettamente il giorno in cui era stata scattata quella foto, così come anche chi che l’aveva scattata.
Scossi il capo, cercando di rimuovere quel ricordo.
Quello era passato.
“Cosa c’è?” domandò Nicole, notando il mio gesto.
Mi voltai verso di lei, notando la sua espressione.
Aveva già capito tutto.
“Nulla” dissi, scuotendo nuovamente il capo “guardavo quella foto” e la indicai con un cenno del capo.
Nicole sospirò, ma non aggiunse nient’altro. Sapeva che il passato, ormai, non mi apparteneva più.
“Vado a fare la doccia, che è meglio…”.
 
                                                                                                                            *
 
Avvolsi il corpo bagnato in una di quelle grandi asciugamani che Nicole mi aveva momentaneamente dato e, con una più piccola, frizionai i capelli appena lavati, che profumavano di fragola.
Mi avviai in camera e, dopo essermi asciugata per bene ogni minima parte di pelle ed ogni suo centimetro, infilai una canotta bianca e un paio di pantaloni da ginnastica che indossavo per dormire.
Pettinai i capelli lisci e corti, per poi lasciare che il dolce tepore rilasciato dal phon li asciugasse lentamente, senza alcuna fretta.
Lasciai che quell’aria calda colpisse anche le mie braccia, il mio petto, il mio viso, come se volessi asciugare ancora di più quelle goccioline d’acqua rimanenti della doccia, che erano sparite, ma che io sentivo ancora sul mio corpo.
Volevo che, almeno quell’aria, mi donasse tutto il calore che avevo perso pochi anni prima, in una terribile serata di Dicembre, la serata più memorabile e triste della mia vita.
Per quanto lo volessi, non ero mai riuscita a dimenticare del tutto, e questa cosa mi addolorava.
“May? Hai finito di asciugarti i capelli?”.
Riuscii a sentire le parole di Nicole fra tutto il frastuono che emetteva l’asciugacapelli, e mi voltai verso la sua figura, ferma sullo stipite della porta.
Aveva le braccia incrociate al petto, segno che fosse impaziente, e che voleva parlarmi.
Notai che anche lei aveva già indossato il pigiama, e aspettava solo me.
Feci un sospiro e spensi il phon, levano la spina dalla presa e poggiandolo sulla scrivania.
Alzai lo sguardo e notai che Nicole aveva già preso posto sul mio letto, e aspettava solo me.
Mi sorrise e mi fece segno di sedersi accanto a lei, per quella che sarebbe stata una lunga conversazione esasperante.
Sospirai nuovamente e mi sedetti accanto a lei, incrociando le gambe e poggiando la schiena contro la parete fresca e colorata.
“Allora!” esclamò sorridendo ancora “sai che dobbiamo parlare tanto, vero?”.
Annuii, e portai una ciocca di capelli dietro l’orecchio, alzando gli occhi al cielo.
“Sentiamo, su cosa vuoi essere informata?” domandai, posando lo sguardo su di lei, che sorrideva beffarda, stavolta.
Nicole fece una buffa smorfia stranissima, alzando gli occhi al cielo e posando le mani sui fianchi.
“Mmmh, diciamo sugli ultimi due anni della tua vita!” esclamò, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Ero sicura che mi avrebbe posto quella domanda, ma in quegli ultimi due anni non era successo granchè. O meglio, erano successe molte cose, ma non di vitale importanza, a parte il mio radicale cambiamento.
Alzai le spalle e feci un lungo sospiro.
“Non c’è molto da dire, Nicole, lo sai. Ti ho raccontato qualcosa tramite Skype, ma so…”.
“E tu vorresti mettere Skype a confronto di una chiacchierata faccia a faccia?!” .
Aveva ragione. Avevamo finalmente l’opportunità di parlare faccia a faccia, e in effetti avevo da raccontarle delle cose, anche se superficiali.
Feci un altro sospiro, quasi come se volessi recuperare tutte le parole.
“Okay. Allora fammi qualche domanda, perché davvero non so da dove iniziare!” esclamai.
Nicole fece un’altra smorfia, portandosi un dito sulle labbra, come era solita fare quando pensava qualcosa.
“Ci sono!” esultò, alzando le braccia in aria.
“Sentiamo…” dissi sospirando, quasi rassegnata.
Avevo paura delle sue domande.
Nicole fece un sorrisino malizioso.
“ Cosa hai fatto in questi ultimi due anni?”.
Forse era cretina. Le avevo chiesto di farmi delle domande, perché io non sapevo da dove iniziare, e lei mi chiede con molta naturalezza cosa ho fatto in questi ultimi due anni?!
Scossi il capo e sospirai, mentre Nicole rideva, tenendosi la pancia.
“Mi spieghi perché sei così stupida?!” esclamai, portando una mano sulla fronte con fare esasperato.
“Beh, era per ridere” disse, alzando le spalle “e comunque, passiamo alle cose serie, adesso. Non riesco ancora a capire perché sei tornata qui, a Londra”.
Ed ecco arrivare la nota dolente.
Sapevo che Nicole mi avrebbe fatto quella domanda, una volta arrivata, eppure speravo sempre che non me la facesse. Ma lei non era stupida, e non se ne sarebbe certo dimenticata.
“Non fraintendermi, non dico che non sono felice che tu sia qui!” esclamò, interrompendomi quando vide che stavo per aprir bocca e risponderle, alzando una mano.
“E’ solo che… mi sembra tutto così strano. Dopo quello che è successo, tu torni qui, parli di Harry come se niente fosse e ci stai a contatto, e sai benissimo che ci starai a contatto continuamente! Allora, perché? Sei diventata improvvisamente masochista?!” concluse, guardandomi a fondo negli occhi.
Risi leggermente, aggiustandomi i capelli.
“Non sono per niente masochista, Nicole. E’ solo che… non lo so. Forse ho voglia di rischiare, ma voglio perdonare. Non porto più nessun rancore verso Harry e quello che mi ha fatto, davvero. Se è successo, vuol dire che non eravamo fatti per stare assieme. Sono tornata perché voglio vivere la mia vita, senza più rimpianti. Voglio costruirmi il mio futuro, qui, in questa città. E, no… non sono tornata per Harry…” conclusi, rispondendo già a quell’altra domanda che stava per farmi.
Nicole chiuse la bocca e rimase in silenzio per un po’. forse stava formulando qualche altra domanda da farmi.
“Va bene, voglio crederci. Ma cosa succederà se tu ed Harry doveste innamorarvi ancora?”.
Sospirai. Forse non le era ancora chiara tutta la faccenda.
“Nicole…” iniziai, con tono calmo e pacato, nonostante quello che avesse chiesto fosse una cosa completamente assurda.
“Io non m’innamorerò ancora di Harry, e lui non s’innamorerà ancora di me. Sai perché?”.
Lei scosse piano il capo, facendo ciondolare i suoi capelli ricci.
“Perché io ed Harry non siamo mai stati innamorati veramente e…”.
“Non dire palle, May!” tuonò interrompendomi, facendomi sobbalzare all’improvviso.
“Non venirmi a raccontare che tu ed Harry non siete mai stati innamorati, per favore! Dio solo sa in che modo vi guardavate negli occhi, anche quando non stavate insieme! Ne avete passate di tutti i colori insieme, e adesso vorresti dirmi che non eravate innamorati?! Ti prego, risparmiami queste bugie! Non sarai tornata per Harry, okay, ma sai benissimo che quello che tu credi sia vero, non è per niente vero”.
Rimanemmo ancora una volta in silenzio, senza sapere bene cosa dirci. Le supposizioni di Nicole potevano sembrare assurde, vere, impossibili, possibili, eppure non riuscivo proprio a capire.
Avevo impedito a me stessa di aprire di nuovo il cuore ad Harry Styles, prima di partire per Londra, perché avevo deciso che farmi male ancora non era la cosa più giusta.
“Sono tornata per me stessa, Nicole. Sono tornata per stare bene, e per frequentare l’Accademia di Arte Drammatica. Non sono tornata per Harry, ma sono tornata per vivere ed inseguire il mio sogno”.
Nicole sorrise, e mi diede un buffetto sulla guancia.
“Sei più determinata di due anni fa, ma anche molto più cocciuta…”.
Ridemmo leggermente entrambe. Aveva ragione.
Ero sempre stata testarda e cocciutissima, ma in quei due anni lo ero diventata ancora di più.
Quella notte la conservammo solo per me e per lei.
Parlammo di tutto, di quelle parole e chiacchierate mancate in quegli ultimi due anni, delle sofferenze e delle gioie.
Spettegolammo sulle nuove fidanzate di Zayn e Louis, dato che Danielle l’avevo già conosciuta prima di andare via.
A quanto diceva Nicole, la fidanzata di Zayn, Jenny, doveva essere davvero simpatica, e anche molto bella. L’aveva descritta con dei capelli lunghi dal colore biondo cenere e due occhi piccoli e castani, dall’aria simpatica e sbarazzina. E poi, mi aveva descritto la fidanzata di Louis, che a quanto pareva non le stava molto simpatica, anzi. Non poteva proprio digerirla.
La fidanzata di Louis si chiamava Eleonor Calder ed era una modella che lavorava nel negozio Hollister, dove solo i più palestrati e le più magre potevano entrare per lavorarci.
All’apparenza, almeno per me dato che l’avevo vista solo in foto, Eleonor era una ragazza bellissima, con dei capelli castani lunghi e mossi, un sorriso sempre stampato sul volto e un viso paffutello, sul quale facevano da protagonisti due occhi castani da cerbiatta.
Sembrava simpatica, ma al solo pronunciare quell’aggettivo rivolto a lei davanti a Nicole, potevi tranquillamente ritrovarti con un palo nel didietro senza sapere come cavolo potesse esserci andato a finire.
Nicole la odiava, e non poco.
A detta sua, Eleonor era la solita ragazza oca che rideva per tutto con fare fin troppo acuto, tanto da far voltare ogni persona che sentisse la sua “sonora” risata.
“Ed è magra! Fin troppo magra! E mi mette in soggezione, perché lei è magra e io mi sento sempre una patata a suo confronto. Eppure non sono tanto grassa! E poi è stupida! Insomma, un giorno eravamo a pranzo tutti quanti insieme e lei ha scambiato la gabbia toracica per i polmoni! Ti rendi conto?! Roba che ti fa venir voglia di suicidarti all’istante, dato che ti rendi conto di essere circondato da idioti! E poi Louis… lo devi vedere quando è in sua compagnia! Tutt’e due che s’imboccano a vicenda, si fanno continue moine e stanno appiccicati come due cozze ad uno scoglio, e non vogliono staccarsi! Ti giuro, mi fanno salire i nervi, e mi viene voglia di picchiarli fino a farli sanguinare, e mi viene il prurito alle mani e poi…”.
“Scusa Nicole, ma tu non sei fidanzata?” domandai, interrompendo quel discorso tanto violento.
“Si, ma che c’entra adesso?” domandò, leggermente stizzita e spiazzata.
Risi leggermente per la sua reazione. In due anni, non le era proprio passata!
“C’entra che non dovresti essere gelosa di Louis…”.
“Gelosa?! Io?! Per piacere, Maya, evita di dire ancora cavolate! Io, gelosa di Louis?! Di Louis William Tomlinson?! Roba da matti, io gelosa di un idiota di quel genere e della sua fidanzata oca! Questa è veramente un’idiozia! Al massimo posso essere gelosa di Alan, e io non sono un tipo geloso e lo sai, ma non di Louis! Non capisco come potrei essere gelosa di Louis, è una cavolata assurda, insomma… lui è Louis e…?”
“Si, e tu sei Nicole e non sei gelosa di Louis e della sua ragazza!” esclamai, mettendole una mano sulla bocca per far si che quel discorso avesse finalmente una conclusione.
“Ho capito, l’avrai ripetuto una centinaia di volte” dissi sospirando, levandole la mano dalla bocca.
“L’ho ripetuto solo per far si che capissi bene il concetto, perché è una cosa assurda, e oggi di cose assurde ne hai dette già troppe! E adesso, vado a dormire. Buona notte May!”.
Si alzò dal letto senza un minimo di fatica e si aggiustò la maglia del pigiama, ma la sentii ancora borbottare parole come “gelosa di Louis, mpf!” e “nemmeno se mi dovessero implorare in ginocchio sarei gelosa di un tale idiota!”.
Quando sentii che chiuse la porta della sua stanza, risi incontrollatamente senza farmi sentire.
Era strano come, dopo due anni, Nicole provasse ancora qualcosa verso Louis, anche se erano entrambi fidanzati. Eppure, non erano mai riusciti a stare insieme, nemmeno quando lei aveva sedici anni e lui diciotto e la loro “strana amicizia” era appena iniziata.
Strana perché quei due non erano mai stati in grado di avere una conversazione seria o dove non si insultassero a vicenda, ma era proprio per questo che erano fatti per stare insieme.
D’altronde, era risaputo che entrambi provavano qualcosa verso l’altro e viceversa, ma era anche risaputo che erano troppo orgogliosi per ammetterlo.
Mi rigiravo costantemente nel letto per cercare di prendere sonno dopo quella lunga e stancante giornata, ma niente.
Era come se le mie ossa non fossero per niente stanche, come se il mio cervello non volesse riposare e prendersi una pausa da tutti i pensieri che mi ronzavano costantemente nella testa.
Mi misi seduta tra le lenzuola, stropicciandomi leggermente quegli occhi che proprio non ne volevano sapere di chiudersi e sprofondare nelle braccia di Morfeo, ma tutto il contrario.
Volevano rimanere svegli e guardare solo una cosa.
Sapevo benissimo che Nicole l’aveva ancora, ma che l’aveva nascosta per non farmi soffrire una volta arrivata lì. Come lei stessa aveva ammesso, conservava tutto ed era inevitabile che non avesse conservato quella cosa che stavo cercando.
Mi alzai piano dal letto, evitando di farlo scricchiolare e di far svegliare Nicole, e in punta di piedi, mi avvicinai alla scrivania.
Cercai fra i libri e i diari che vi si trovavano sopra, ma niente. Lì non c’era nulla.
Aprii i tre cassetti e li misi ancora di più in subbuglio di quanto non lo fossero già, buttando per terra tutto quello che mi capitasse davanti agli occhi.
D’un tratto da un vecchio libro dalle pagine consumate ed ingiallite dal tempo, cadde qualcosa, che si differenziava da esso per il colore chiaro e non consumato del suo nascondiglio.
Eppure sembrava così vecchia, nonostante fosse stata scattata due anni prima.
Sembrava vecchia, perché quelle due persone che erano i protagonisti di quella foto, avevano perso tutta quella complicità che li aveva fatti appartenere due anni prima.
Sfiorai con il pollice il viso intrappolato di Harry, anche se invece del fresco delle sue guance, sentii quello della carta stampata.
Sorrisi, quando la rividi e la scrutai a fondo per bene.
Eravamo Maya ed Harry, due sedicenni con la voglia di scoprire fin troppe cose nuove, sempre curiosi e alla ricerca di qualcosa da fare, proprio come due bambini che vogliono esplorare i confini di un parco a loro tanto conosciuto, facendo finta di non esserci mai stati ed inventandosi di essere due astronauti pronti a salvare il mondo, per poi far preoccupare le madri dopo essersi nascosti nei loro nascondigli segreti.
Ecco cosa eravamo io ed Harry a sedici anni.
Due bambini che avevano ancora la voglia di giocare ed esplorare posti conosciuti, cercando di trovare qualche novità, e posti sconosciuti, per la curiosità di vivere il mondo.
Quella foto era forse la più bella che ci avessero mai scattato.
Era spontanea e divertente, anche se c’eravamo solo noi che sorridevamo come due ebeti davanti all’obiettivo.
Mi era sempre piaciuta, quella foto, ed erano due anni che occupava i miei pensieri e mi era sempre dispiaciuto non averla avuta davanti per tutto quel tempo.
Sfiorai ancora una volta il viso di Harry, le sue fossette, il suo sorriso, i suoi capelli, i suoi occhi.
Sembrava che non fosse cambiato per niente, che fosse rimasto sempre quel rompipalle sedicenne che avevo conosciuto. Ma sapevo che non era così.
Posai la foto nel cassetto, dopo averla guardata a fondo per la centesima volta, e tornai nel letto, sperando che il sonno arrivasse presto.
Ero consapevole del fatto che Harry non era più quello di una volta, che era cambiato radicalmente da quel Dicembre di due anni prima, che non era più il dolce rompipalle che era stato.
Ormai, lui non era più tutto questo.
Mi addormentai con un pensiero triste, ma vero.
Con l’unica cosa che avevo capito solo io, nonostante fossi appena tornata.
Harry Styles era diventato veramente un gran bastardo.
 
                                                                                                                                      *
 
“Perché non vuoi farti una foto con me? Daaaaai, non fare la preziosa!”.
Sbuffai scocciata a quell’ennesima richiesta di Harry.
“Ti ho detto di no, smettila! Sai che non amo farmi fotografare, mi mette in imbarazzo!”.
Harry mi guardò di traverso aggrottando le sopracciglia.
“Però con Nicole l’hai fatta! Dai, che ti costa! Solo una! E poi, scusa, avrai l’onore di essere fotografata insieme ad Harry Styles, e non è poco eh! Non è una cosa che concedo a tutti!”.
Feci una smorfia e gli diedi uno schiaffo dietro la nuca, ridendo per la sua buffa espressione mista al dolore e alla sorpresa.
“Sei un’idiota, Harold!”.
“E tu di cheese!” esclamò, prendendomi improvvisamente il viso e puntandolo verso l’obbiettivo.
In un secondo, scattò una foto senza che io potessi accorgermene, nonostante avessi ancora il sorriso sul volto.
“Non vale! Sarà venuta sicuramente una schifezza! Cavolo, ma perché devi fare sempre queste stupidaggini, proprio non riesco a capire! Guarda che ti butto la macchina fotografica se non la canc…?”.
Fui interrotta dalla sua mano sulla mia bocca, così che m’impedì di parlare ancora.
“Per una buona volta, sta’ un po’ zitta e guarda qui!” esclamò sorridendo, porgendomi la macchina fotografica.
Era stata scattata all’improvviso, senza che potessimo metterci in posa o altro.
Ed era la foto più bella che avessi mai visto.
Era spontanea, naturale, ed esprimeva… felicità.
Felicità perché era stata scattata all’improvviso, nel bel mezzo di una lite divertente che ci aveva fatto ridere di gusto.
Erano due sorrisi veri e luminosi, proprio come quella giornata.
“Allora? Che te ne pare?”.
La voce di Harry mi fece distogliere improvvisamente da tutti quei pensieri, facendomi alzare lo sguardo dalla foto per farlo incastrare nel suo.
“E’ bellissima…” sussurrai, leggermente imbarazzata.
Harry sorrise e prese la macchina fotografica dalle mie mani, per poi guardare ancora una volta la foto appena scattata.
“E tu che continuavi a farti paranoie inutili! Sei proprio stupida!” esclamò, facendo una smorfia.
“E poi, la foto è bella solo perché ci sono io!” disse ancora.
“Ti prego, Harry, ma ti sei visto?! Magari è bella solo perché ci sono io!” risposi, facendo una smorfia di rimando, per poi continuare a stuzzicarci per un po’.
“Però… ci pensi?” disse all’improvviso, dopo aver smesso di punzecchiarci a vicenda.
“Cosa, che sei un idiota? Si, a quello tutti i giorni, poiché devo sopportarti tutti i giorni…” risposi, facendolo ridere.
“No… che questa è la nostra prima foto assieme…”.
Sorrisi involontariamente anche io. Quella era la nostra prima foto assieme, nonostante ci conoscessimo da tre mesi.
“Già… magari fra qualche anno potremmo ritrovarla in qualche cassetto e ricordare questa giornata e tutti gli altri momenti che passeremo e che abbiamo passato…” dissi, aggiustandomi la coda laterale.
Lo vidi sorridere ancora, facendo spuntare le sue fossette.
“Chissà cosa ci riserva il futuro. Ti sei mai posta questa domanda?”.
Annuii lentamente con il capo, distogliendo lo sguardo da lui.
“Tutti i giorni…”.
“E non ti viene voglia di scoprirlo, di immaginarlo, di esplorarlo o di inventarlo, anche se non sai come sarà realmente?”.
Posai nuovamente lo sguardo su Harry e nei suoi occhi verdi, che in quel momento sprizzavano fuori una curiosità che nemmeno un bambino poteva avere.
“Tutti i giorni…”.
 



Writer's Corner! :)
Holaa people! :D
Vas' Happenin'?
Si, lo so che sono da trucidare/uccidere/inforcare per il mio solito ritardo!
Non mi ricordo nemmeno quando ho pubblicato l'ultima volta, figuratevi quanto sto inguaiata! :D
E adesso ho un mosceriso davanti al pc che mi fa imbrogliare mentre scrivo! è.é
MUORI MOSCERINO! 
Okkei, è  andato via! u.u

Sinceramente, non so che dire su questo capitolo, se non che è raccontato tutto da Maya! 
Aaaah, e giusto per precisare, io non odio Eleonor, anzi! :D
A me sta simpaticissima e poi è troppo una cucciola *-*
Ma, mettetevi nei panni di Nicole...
come può sopportarla? HAHAH!
Dire che mi gaso troppo mentre scrivo di Nicole è dire poco... troppo poco!

Anyway, ho già una mezza idea per il quarto e vi avverto...
Stanno per arrivare le scene HOT!
*'cause you're hot and you're cold, you're yes and you're no, you're in and your'out, you're up and you're down!*
Okkei, la smetto...
Giuro che è l'orario misto al sonno! 
Ovviamente, c'è da precisare, che queste scene non saranno presenti nel prossimo, ma arriveranno a breve u.u

So che, come al solito, il titolo non c'entra una mHazza, ma l'ho ripreso dal discorso/flashback di questi due! :)
E mi piaceva u.u

Coooomunque, grazie mille per aver letto anche questo capitolo e quelli precedenti :)
E' tutto merito vostro se "Don't wanna be withouth you" è tra le storie più popolari con più preferiti e che quando scrivo il titolo sul Google, mi esca la mia fan fiction! :')
Grazie mille, davvero :')

Inoltre, ringrazio la mia splendida wife, Bechs, che mi ha costretta a pubblicare stasera! :D
E pooi, Alessia Arianna e Caterina, che si sta davvero appassionando alle mie storie! *w*
E a quelle altre due cose là di Agnese&Federica, che sono due mostriciattoli u.u  

Soo, io vado via! :D
Il mio bellissimo lettino mi implora di stare un po' con lui, stasera, e io non so proprio resistergli! :D
Grazie ancora per aver letto/inserito tra i preferiti/ricordate/seguite/recensito questa FF! 
Mi si alza un po' di più l'autostima :)
*che lo zero manco lo vede per quanto sta in basso! u.u*

Byee carrooots! ;D


Image and video hosting by TinyPic
He's our hoast, Louis Tomlinson!
He's a very big idiot..
But we love him! :D
<3

Spero di aver scritto bene "hoast" 
Nel caso avessi sbagliato, fatemelo sapere! n.n"

Buuuonanotteee! :D
-YoursM.




 

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Capitolo 5
*** I'm scared of your genius idea ***


MAYA POV.
“Chi cavolo è che rompe le palle a quest’ora?!”.
Imprecai per minuti interi contro il mio cellulare, che proprio non ne voleva sapere di smettere di squillare. Tastai continuamente il materasso in cerca di quell’aggeggio infernale dalla suoneria scocciante.
Improvvisamente, mi ricordai di averlo posato sul comodino la sera prima, così feci un veloce gesto e mi misi seduta tra le lenzuola, per poi allungare la mano verso il comodino e prendere il cellulare prima che potesse cessare di suonare. Guardai lo schermo e battei una mano sulla fronte, per poi buttarmi nuovamente a peso morto sul materasso con la testa sul cuscino.
Dovevo aspettarmela una sua chiamata.
“Pronto” risposi rassegnata.
Già sapevo cosa mi avrebbe detto.
“Ay, May, porquè no contestas el teléfono alguna vez?!”.
Sospirai. Non avevo avuto nemmeno il tempo di svegliarmi, che subito mi aveva chiamato.
“Buongiorno anche a te, mamma”.
Ecco l’unica persona in grado di potermi rompere le palle già di prima mattina. Quella donna aveva un talento incredibile.
“Come può essere un buongiorno se tu mi rispondi dopo tre ore?! Mi fai preoccupare!”.
“Juliana Echalar Rodriguez! Ma da quando sei una madre che si preoccupa di tutti i minimi movimenti che faccio?!” esclamai.
Mia madre non era mai stata una di quelle genitrici apprensive ed iperprottetive, anzi, tutt’altro.
Mi aveva sempre spinto lei ad uscire e crearmi sempre amici nuovi per circondarmi di più gente possibile.
“Più persone conosci, meglio è” mi ripeteva in continuazione.
Ma, ogni volta che partivo per Londra, era sempre la solita storia.
Si trasformava in una madre ansiosa e assillante, date le tremila chiamate ad ogni minuto di ogni singola giornata.
“Io… io non sono preoccupata! Sono solo…”
“Rompipalle credo sia il termine adatto” conclusi al posto suo, con molta naturalezza.
La sentii sospirare rumorosamente, segno di una prossima e vicina reazione, non molto calma e pacata. Era estremamente permalosa.
Ma stranamente – e fortunatamente – non disse nulla.
“Allora, come stai?” chiese, limitandosi a sospirare ancora.
“Bene, prima che mi svegliassi” risposi sbadigliando, facendole capire che ero stanca. Avevo bisogno di dormire e di recuperare sonno.
“E tu, come stai?” le chiesi.
“Todo bien. Da quando sei partita, la casa è stranamente tranquilla!”.
“Oh, ma grazie mille” esclamai inacidita “pensavo ti mancassi!”.
Lei rise leggermente a quella mia reazione.
“Nel senso che non è più invasa dai nostri continui litigi!” rispose ridendo ancora.
“Allora litiga con Marcelo, se proprio non puoi farne a meno!” dissi facendo una smorfia, che lei non poteva vedere.
“Sai benissimo che con Marcelo non litigherò mai come litigo con te! Lui è il mio compagno, e tu sei mia figlia. C’è una grossa differenza!”
“Beh, allora possiamo litigare attraverso il telefono, se ti va!” proposi ridendo.
Potevamo tranquillamente iniziare dal “perché mi hai svegliato mentre cercavo di dormire”.
“Estúpida! Passiamo alle cose serie, adesso… cosa hai fatto ieri?” domandò, facendo finta di nulla.
Sospirai. Sapevo che lei sapeva, dato il tono di voce che aveva utilizzato nel pormi quella domanda.
E, conoscendo mia madre, sapevo anche che avrebbe fatto qualunque cosa pur di estrapolarmi una misera parola di bocca.
“Avanti, Juliana, ti conosco troppo bene. Cosa vuoi sapere?” dissi.
Era meglio andare subito al sodo, che fare inutili giri di parole.
“L’hai incontrato?” chiese, completamente esaltata.
Scossi il capo, sospirando rassegnata. Mia madre era impossibile.
“Si. E’ stato praticamente la prima persona che ho visto” risposi senza entusiasmo.
Sentii mia madre esclamare un “uuh” dall’altro lato del telefono.
“E allora?” chiese curiosa come una bambina.
“Allora cosa?”
“Ma come cosa?! Ay Maya, usted es imposible!” esclamò stizzita “cosa è successo quando vi siete rivisti?”.
“Ci siamo salutati” risposi con molta naturalezza. D’altronde, era la verità.
“Stupida! Voglio sapere cosa è successo?chiese ancora, sottolineando per bene le ultime parole.
“Ma cosa doveva succedere, mamma?!” sbottai improvvisamente “non è successo niente, nada de nada! Ci siamo solo salutati e non abbiamo parlato più, non ci siamo più rivolti la parola! E sinceramente, non me ne frega nulla. Lui fa il distaccato? Bene! Sarà ripagato con la stessa moneta, anche se non provo più nulla per lui, nessun rancore, solo indifferenza, proprio quella che lui prova per me” conclusi, riprendendo un po’ di fiato.
Certo che mia madre aveva proprio la testa dura!
La sentii sospirare rassegnata e la immaginai ruotare gli occhi al cielo, proprio come era solita fare quando qualcosa non le stava bene.
“Claro. Spero solo che vada tutto bene, per il resto”.
“Si, adesso ho da fare. Ci sentiamo stasera” dissi flebilmente.
“Okay. Ciao Maya” mi salutò prima di staccare.
“Hasta luego, mamá”.
Mi alzai dal letto, evitando di pensare a tutto quello avevo detto a mia madre, anche se era praticamente impossibile.
Harry mi stava ignorando, e io avrei fatto lo stesso se voleva questo.
Ma, in quel momento, avevo bisogno di stare un po’ con l’unica persona che non avevo ancora incontrato.
 
                                                                                                                                   *
 
HARRY POV.
La cosa brutta di vivere al centro di Londra, sono i rumori dei vari clacson delle infinite macchine che ti passano sotto la finestra della stanza mentre stai cercando di dormire.
E, ovviamente, quella mattina fu come tutte le altre mattine, e quella notte come tutte le altre notti. Ovvero, una mattina pesante da affrontare, e una notte passata insonne.
Ormai ero talmente abituato, che quasi non mi irritavo più.
Passai un’ultima volta la mano sugli occhi, per poi farla scivolare lentamente sul viso, dandomi dei leggeri colpetti sulle guance per far risvegliare me, il mio cervello ed il mio corpo.
Cercai di alzarmi e scendere dal letto, ma un altro strombettio dell’ennesimo clacson di una delle infinite macchine che passavano lì sotto, mi fece demoralizzare, e mi gettai nuovamente a peso morto con la testa sul cuscino.
Chiusi gli occhi e respirai a fondo, portando le mani dietro la nuca.
Vivere a Londra era una delle cose più difficili da fare.
Le prime volte, non pensavo fosse così complicato, ma i primi tre mesi per poco non rischiai d’impazzire.
Un ragazzo di paese come me, non è abituato a vivere in una delle città più caotiche del mondo.
Holmes Chapel era una cittadina tranquilla, e casa mia non era mai stata disturbata dai vari rumori del traffico. Eppure, dopo due anni, non ero ancora riuscito ad abituarmi a quei disturbi giornalieri.
Tutti quei rumori, infatti, mi avevano completamente fatto passare la voglia di alzarmi, anche se il mio stomaco brontolava per la fame, chiedendo qualcosa da mangiare.
Era inutile alzarmi, sapevo che Louis non l’aveva ancora fatto e che non si sarebbe alzato finché Nicole non fosse venuta a svegliarci, come accadeva quasi tutte le mattine.
Non avevo ancora capito se lo facesse perché ci voleva bene, o perché non voleva farci fare tardi in studio, o era solo una scusa per punzecchiare e stare con Louis allo stesso tempo.
Forse un po’ di tutte e tre le motivazioni, ma molto di più l’ultima.
Sapevo che a Louis faceva piacere, ma ovviamente non me l’aveva mai detto e non me l’avrebbe detto mai. Il suo orgoglio, certe volte, lo fregava in una maniera assurda.
Sentii che pian piano, gli occhi si facevano sempre più pesanti, nonostante fossero già chiusi, mentre il sonno cercava d’impossessarsi nuovamente di me, e il mio respiro si fece sempre più calmo e…
“Alzatevi immediatamente da quei fottuti letti!!!”.
Aprii di scatto gli occhi per lo spavento, e mi misi seduto tra le lenzuola.
Sapevo che era troppo bello per durare.
E sapevo anche chi avrei dovuto uccidere una volta alzatomi dal letto e uscito fuori dalla stanza.
Sentii Louis imprecare nella stanza affianco dopo un sonoro tonfo, segno che si era talmente spaventato che era caduto dal letto con tutte le lenzuola attorno al corpo.
Stropicciai nuovamente gli occhi, mentre i passi di quella che doveva essere un bufalo impazzito, si avvicinavano velocemente alla porta della mia stanza, per poi aprirla di scatto.
“Ma le tremila sveglie che ci sono in questa casa, cosa cavolo le avete a fare se non le sentite nemmeno se vi perforassero i timpani?!”.
Altro che bufalo impazzito, Nicole era molto, moolto peggio!
“Vedo che sei sempre di buon’umore anche di prima mattina!” le risposi sarcastico, facendole un sorrisino, che lei non ricambiò, anzi. Sembrò incazzarsi ancora di più.
“Non fare lo spiritoso, Styles, perché non sei affatto divertente!” disse lei, ancora più inacidita.
Risi leggermente, e le lanciai un bacio con una mano, che lei non afferrò, ma che le fece ruotare nuovamente gli occhi al cielo e battere un piede impaziente sul pavimento.
“Se non ci fossi io, non so come fareste!” esclamò sospirando.
“Semplice: faremo, ma a modo nostro. E ti assicuro che sarebbe un modo molto più dolce del tuo!” risposi, alzando le spalle e rivolgendole un altro sorrisino.
Nicole si batté una mano sulla fronte con fare esasperato.
“Spiegami perché devo farti male anche di prima mattina, Harry!” disse ancora, e io risi ancora di più, alzandomi dal letto.
“Contenta?” le chiesi, indicandomi dalla testa ai piedi, come per farle vedere che mi ero alzato.
Nicole inarcò un sopracciglio, e scosse il capo.
“Magari se ti mettessi un paio di pantaloni, lo sarei molto di più!”
Roteai gli occhi al cielo, passandomi una mano tra i ricci disordinati.
“Cos’hanno i miei boxer che non vanno?! Sono bellissimi!” replicai stizzito.
Se volevo farla arrabbiare, ci stavo riuscendo alla grande!
“Poi mi domandi perché ti chiamo in continuazione idiota dalla terza elementare, Styles! LOUIS!!” esclamò, lanciandomi un paio di pantaloni di una tuta, che aveva preso su un mobile vicino alla porta.
Scossi il capo e li infilai per non farla arrabbiare ulteriormente, mentre lei uscì fuori dalla mia stanza per avviarsi in quella di Louis e continuare ad urlargli qualcosa di incomprensibile.
Poco dopo, sentii il mio migliore amico rispondere qualcosa di altrettanto incomprensibile alle urla di Nicole, che si avviò verso la cucina dopo averlo fatto finalmente alzare da terra, dato che ero abbastanza sicuro che fosse caduto dal letto.
Poco dopo, infatti, lo vidi avvicinarsi alla mia stanza sbadigliando a bocca fin troppo aperta, e con una mano si massaggiava il sedere. Era sicuramente caduto dal letto.
“Buongiorno” disse, con la voce roca e ancora impastata dal sonno.
“ ‘Giorno” risposi, facendogli un cenno del capo “dormito bene?”.
Louis annuì poco convinto, guardandosi a destra e a sinistra, come era solito fare appena sveglio, forse come per ricordarsi dove si trovasse.
“Ovviamente, prima che arrivasse l’uragano!” disse.
“Guarda che ti ho sentito!” urlò Nicole dalla cucina.
Louis sbarrò gli occhi, mentre io iniziai a ridere come un pazzo. Nicole era assurda.
“Mi spieghi come cavolo ha fatto a sentirmi?!” sussurrò in modo che solo io potessi sentirlo, quasi come se avesse paura di essere sentito nuovamente da Nicole.
Alzai le spalle, imbronciando le labbra.
“Non me lo chiedere, sono cose impossibili da sapere. Io me lo domando dalla terza elementare..!”.
Louis annuì, come se avesse capito la situazione e, senza fare ulteriori domande, si avviò verso la cucina e io lo seguii a ruota.
Sentimmo Nicole trafficare con qualcosa, per poi trovarla seduta al tavolo con una tazza fumante di caffè davanti a lei, che sorseggiava con calma.
“Fammi capire: tu non hai nient’altro di meglio da fare che venire qui, nella nostra proprietà, urlare come una pazza e dirci di muoverci, e soprattutto… scroccare il nostro cibo?!” esclamò Louis alla vista di Nicole.
Lei alzò lo sguardo da una rivista che stava leggendo, trucidandolo con gli occhi.
Sicuramente, non era una delle sue mattinate migliori.
“E tu non hai nient’altro di meglio da fare che darmi fastidio?! Se non ti avessi svegliato, a quest’ora Paul ti avrebbe fatto il sedere a strisce!” rispose inacidita, riprendendo la lettura della sua rivista. Louis le fece una smorfia, e io mi sedetti di fronte a Nicole. In effetti, non aveva tutti i torti. Paul ci avrebbe letteralmente ammazzato se avessimo fatto tardi ancora una volta.
“A me piacciono le strisce! Ed è così bello che tu ci allieti con la tua gentile presenza già dalla mattina…!” disse Louis sarcastico, mentre si preparava una tazza di latte e cereali.
Vidi Nicole fare una smorfia tra le pagine ruvide della rivista.
“Dì in un po’, dove vuoi che te la ficchi questa rivista?!” rispose lei, chiudendo il giornale e arrotolandolo, facendo un sorrisino beffardo a Lou.
“Sei sempre così dolce con me!” disse lui, ancora una volta sarcasticamente, ricambiando il sorrisino.
“Mai quanto lo sei tu con me!” .
“Avete finito?” intervenni con voce roca, stufo dei loro soliti litigi mattutini – e di quelli pomeridiani… e di quelli notturni… insomma, ero stufo dei loro litigi giornalieri!
“Ma guarda un po’ chi è appena uscito dall’oltretomba!” esclamò Nicole, battendo la rivista su una mano.
“Ben svegliato Styles!” concluse con un sorrisino sarcastico, e io poggiai nuovamente la testa sulla tavola. Okay, quella mattina Nicole aveva sicuramente il ciclo o aveva messo sale e limone nel caffè, data la sua acidità elevata al massimo.
“Allora sei dolce anche con gli altri! Sai, iniziavo a preoccuparmi, pensavo che riservassi solo a me questo trattamento!” intervenne Louis, posando la sua ciotola sulla tavola e sedendosi accanto a me.
“Con te sono molto più dolce, perché tu mi ispiri proprio…”
“Basta, per favore!” mugugnai esasperato, con la bocca nascosta tra le braccia.
Sentii Nicole sospirare e Louis sgranocchiare la sua colazione, segno che avevano finito di litigare, almeno per quel momento.
“Come sta May, Nicole?” domandò Louis, dopo aver ingoiato un altro cucchiaio di cereali.
Rimasi fermo nella mia posizione, mettendo però le orecchie ben in ascolto. Non potevo negare che non m’interessasse abbastanza.
“Bene, ma stamattina è uscita presto. Mi ha lasciato un bigliettino sul tavolo della cucina…”.
Edoveèandata?” domandai di getto.
Non seppi nemmeno io il perché di quella domanda, fatto sta che Louis e Nicole mi guardavano come se avessi appena detto di essere una drag queen che la notte lavorava nei vari night club della città. Fatto sta, che non me n’ero nemmeno accorto di averla fatta, come non mi ero nemmeno accorto di aver alzato la testa di scatto uscendo improvvisamente dal mio stato di totale catalessi  dopo quello che aveva detto Nicole.
“E da quando tutto questo interesse nei confronti di Maya, Harry?!” chiese lei scettica, inarcando un sopracciglio.
“Pbiù o mbeno da quandbo è torbnata!” rispose Louis masticando sonoramente la sua colazione quasi a bocca aperta.
Nicole lo guardò schifata e lui alzò le spalle, facendo finta di non sapere il perché della sua espressione. Lei scosse il capo esasperata.
“Beh… era per sapere… d’altronde, non posso fare finta di non conoscerla” risposi, e Nicole corrucciò ancora una volta la fronte.
“Ma se non vi siete proprio parlati da quando è tornata?! Vi siete completamente ignorati!” esclamò, roteando gli occhi al cielo.
In effetti, non aveva per niente torto.
Maya era così fredda ed indifferente nei miei confronti, come io lo ero stato con lei. Avevo paura che tutto quello che avevamo passato, le fosse completamente indifferente, come se non ci fossimo mai conosciuti. Avevo paura di non poter più recuperare quel rapporto che avevo con lei prima di metterci insieme, prima del tradimento e prima di qualunque altra cosa.
Avevo voglia di parlarle e di passare del tempo con lei, come quando eravamo amici e passavamo le intere giornate a ridere di cose stupide per gli altri, ma divertentissime per noi. Volevo fare con lei quei discorsi filosofici e seri, che duravano talmente poco poiché iniziavamo a ridere. Eppure, anche se per cinque minuti, quei discorsi sapevano darci tutte le risposte alle nostre continue ed assurde domande.
“Lo so, Nicole…” dissi, passandomi una mano tra i ricci e posando nuovamente il capo sulla tavola, limitandomi a risponderle solo quello.
Non sapevo cosa dirle o meglio, tutto ciò che volevo dire lo volevo tenere solo per me, come fosse un segreto.
“Ed è per questo che ho un’idea per farvi riallacciare i rapporti!” esclamò entusiasta.
Vidi Louis alzare lo sguardo dalla tazza dei cereali - quasi finiti – e posarlo sul viso di Nicole, mentre io alzai improvvisamente il capo dalle braccia, sbalordito.
“E’ la prima volta che penso che tu abbia avuto un’idea geniale, Nicole…” disse Louis apatico, quasi come se non riuscisse a crederci.
“Ti prego, Harry, controlla se ho la fronte che mi scotta!” esclamò ancora, prendendo la mia mano e portandosela sulla fronte.
Mi levai dalla sua presa, spostando la mano dalla sua fronte fresca al tavolo, facendo tamburellare nervosamente le dita su di esso.
Nicole fece un sorrisino soddisfatto, come se fosse fiera della sua idea, mentre io mi preoccupavo sempre di più di quella che lei definiva una “geniale idea”.
Si sporse sul tavolo, quasi avvicinando il suo viso ai nostri, con una strana luce malsana che le brillava incessante negli occhi.
“Domani sera casa vostra è libera?”.

                                                                                                                              * 
 
MAYA POV.
“Lake Street numero 89… dovrebbe essere questo” dissi tra me e me a voce bassa.
Voltai le spalle, dove vi trovai quello che probabilmente stavo cercando.
Alzai lo sguardo verso quell’enorme edificio, portando una mano sulla fronte per coprire gli occhi dall’accecante luce del sole, che quella mattina aveva deciso di splendere su Londra.
Lo scrutai a fondo per un po’, per poi prendere una foto stampata dalla grande borsa marrone.
Abbassai lo sguardo verso la foto e sorrisi, mettendo a confronto la foto con l’edificio che mi trovavo davanti. Non avevo sbagliato.
Posai la foto nella borsa e mi avvicinai al portone del palazzo, fortunatamente aperto.
Fuori di esso, una targa dorata leggermente consumata a causa del vento e delle varie piogge londinesi, recitava proprio tutte quelle informazioni che mi servivano.
Entrai velocemente nel palazzo, avviandomi verso le scale marmoree e salendo gli scalini a due a due, fino ad arrivare al quinto piano.
Ero troppo euforica.
L’unica persona che non avevo ancora visto appena arrivata, finalmente, stavo per rincontrarla.
Sapeva che sarei tornata, ma non gli avevo detto del mio arrivo del giorno prima.
Sarebbe stata sicuramente una sorpresa, che non volevo più tenermi dentro.
Una volta arrivata sul pianerottolo del quinto piano, guardai spiazzata a destra e a sinistra, notando finalmente la stessa targhetta che si trovava fuori al palazzo, su una delle grandi porte marroni verso sinistra.
Mi avvicinai ad essa con calma, aggiustando per bene la maglietta beige, che scendeva dolcemente su una spalla, lasciandola leggermente scoperta.
Bussai piano al campanello, aspettando pazientemente, quasi come se non volessi disturbare il lavoro delle persone che vi si trovavano dentro. Ma il mio stato d’animo non era per niente calmo e paziente. Non vedevo l’ora che qualcuno mi aprisse.
Dopo qualche minuto, però, la porta non si aprì ancora, e io bussai nuovamente, questa volta più forte, premendo con l’indice sul campanello. Tamburellavo impaziente un piede sul pavimento marmoreo del pianerottolo, non ne potevo più di aspettare.
Sbuffai sonoramente, facendo muovere qualche capello ribelle del mio ciuffo castano, aggiustandomi i capelli corti, mentre con l’indice, provavo ancora una volta a suonare il campanello, con uno squillo ancora più lungo e forte dei precedenti.
Stavo quasi per voltarmi e andare via, quando sentii da dietro la porta, dei passi provenire velocemente verso di essa.
“Arrivo! Un secondo, arrivo immediatamente!” esclamò una voce femminile, ovattata dalla porta chiusa.
Rimasi ferma al mio posto mentre, in meno di un secondo, la porta finalmente si aprì, mostrando una figura piccola e cicciottella e inondando il pianerottolo di un sonoro trambusto lavorativo.
La signora che mi aprì, non poteva avere meno di quarantacinque anni, ma ne dimostrava molti di più.
Aveva dei capelli rossicci, quasi color carota, sicuramente frutto di varie tinture, che teneva tra le mani, cercando di aggiustarseli alla ben’e meglio per rendersi presentabile.
“Mi scusi se l’ho fatta aspettare tanto, signorina..” si scusò, con una voce dolce.
Le sorrisi, cercando di non mostrarle la mia impazienza.
“Mi scusi lei per aver bussato troppe volte” le risposi, mentre lei apriva di più la porta.
“Si accomodi, prego” disse, facendomi cenno di entrare con una mano.
Feci come mi disse, sorridendole ancora, mentre lei chiudeva la porta alle mie spalle.
L’ufficio era monotono, come tutti gli uffici del mondo e come quelli dei film.
Le pareti erano bianche, prive di qualsiasi colore, ma i mobili che ornavano la stanza erano moderni e molto costosi.
L’ingresso era largo e spazioso e al centro vi si trovava una scrivania, che probabilmente doveva essere della signora.
Alla mia destra e alla mia sinistra, invece, vi si trovavano due corridoi altrettanto larghi e luminosi, che davano verso gli uffici dei vari lavoratori, dai quali proveniva un grande trambusto.
Sicuramente il suo ufficio era situato nel corridoio di destra.
“E’ venuta per un colloquio di lavoro?” mi chiese improvvisamente la signora con un tono gentile, avviandosi verso la sua scrivania per posarvi varie scartoffie, poi alzò lo sguardo e lo posò su di me, sorridendomi.
“No” risposi scuotendo il capo e ricambiando il suo sorriso.
La signora trafficò per un po’ con il suo computer, tastando velocemente i tasti della tastiera.
“Allora… è venuta qui per incontrare il direttore?” domandò ancora, alzando nuovamente lo sguardo su di me.
Scossi ancora una volta il capo, e tentai di aprire bocca per chiederle informazione, ma mi bloccò nuovamente.
“E’ la nuova signorina delle pulizie?”.
“No… io vorrei…”
“Ma, scusi signorina, una ragazza così giovane come lei, se non è qui per un colloquio di lavoro, cosa ci fa in questo ufficio?!” domandò, corrucciando la fronte.
Sospirai e tentai nuovamente di aprir bocca per parlare e dirle con chi volevo parlare, ma ovviamente, fui interrotta ancora una volta. Non me ne andava bene una!
“Rosaline, per piacere, non è che potrebbe farmi la fotocopia di quest… M-MAYA!”.
Mi voltai verso la figura che aveva appena parlato e che era appena entrata nel grande ingresso dal corridoio di destra.
Feci un sorriso a trecentosessanta gradi.
In due anni, non era cambiato per niente.
Aveva gli stessi capelli ricci e rossicci, quello stesso filo di barbetta dello stesso colore dei capelli che si notava solo in controluce, e gli stessi occhi verdi scuri e luminosi.
“Conosce questa ragazza, William?” domandò la signora di nome Rosaline, che ci guardava stupiti.
“Certo che la conosco!” urlò l’uomo entusiasta, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“E’ mia figlia!”.
Sorrisi mentre correvo verso di lui e mi buttavo tra le sue braccia come una bambina, sotto lo sguardo sbalordito, ma quasi commosso, di Rosaline, perdendomi nel suo profumo paterno, che mi era mancato tanto.
Sapevo che il suo ufficio si trovava a destra!





Writer's Corner! :)
Buuonsalvesalvino mie dolci pulzelle! :D
Sì, sono un po' ridicola che parlo come Ned Flanders u.u
che poi ho visto un video su youtube di uno che fa tutte le voci dei Simpson tali e quali! ò.ò
Vabbè, non c'entra lo so, però era per introdurre un argomento che non sia il capitolo :D

Sono consapevole del fatto che sono una ritardataria cronica (ma questo già lo sapete)
ma, ho avuto pochissimo tempo per lavorarci, causa scuola/verifiche/interrogazioni/ansia per il concorso di canto/prove per il concorso di canto/e tante altre cose che non sto qui a dirvi perchè se non non ce ne usciamo più! :)

CCComunque, miei bellissimi panda, finalmente oggi pomeriggio mi sono messa e l'ho scritto tuuuutto d'un fiato! :D
(almeno la fine u.u) dato che domani non vado a scuola *esulta* 
e oggi ero abbastanza euforica per le tre interrogazioni più difficili che dovevo fare, quali inglese, pedagogia e filosofia! (che ho fatto ieri, ma ero tesa perchè dovevo sapere il voto)
e ho preso 8 in inglese *-*, 7 e mezzo in pedagogia e 7- a filosofia! *-*
aaaaaaaaaah :D
e adesso mi mancano solo tre interrogazioni per finire! *w*
(mi pare u.u)

Anyway, passando al capitolo...
Abbiamo di nuovo tutti e due i punti di vista ed è diciamo un...
capitolo di passaggio (?)
oddio, insomma... non del tutto!
Cioè, abbiamo un Harold un po' confuso (almeno credo xD), una Nicole che ci riserva sorprese (che scoprirete nel prossimo capitolo, eeeeh sono una bastarda, lo ssssò v.v), e una Maya che incontra il padre dopo due anni! *-*
oooow, che teneri! :')
e poi conosciamo anche la madre di May, Juliana! :D (anche se tramite telefono, hahaha)
beh, poi si capirà meglio tutta la situazione andando avanti con la storia! 
ppppoi, un'ultima cosa sul capitolo, è che io ho immaginato il padre di May, Will,
come Matthew Morrison! :) 
(per intenderci, Will Shuester di Glee u.u appunto anche il nome è sempre Will - William, come lo chiama Sue *-* ma io la amo troppo, soprattutto con i suoi insulti, come devo fare!-)
PPPPoiii, tenetevi pronte alle scene HOT!

E tu, si proprio tu, Michela V. che stai leggendo questo piccolo angolino delle mie cazzate, 
non rimanerne traumatizzata, nè tu nè quell'altra stuppola di Giovanna! u.u
(tanto lo so che non ne rimarrete!)


BBBBBabè, io credo di aver detto tutto!
Come al solito, grazie a chi si è fermato a leggere anche solo un rigo di questa FF,  di chi l'ha inserita tra preferite/ricordate/seguite
di chi recensirà e di chi ha già recensito! 
Siete meravigliose :)

PPPoi, alla mia stupenda Wife, Bechs,
che attende con ansia! hahahahah xD 
e che mi ha aiutato con delle parole in spagnolo! 
 che io amo troppo <3

A Caterina,Arianna&Alessia! :D
Sono riuscita a directionizzare la prima! *-* aaaw, con quella suoneria fantastica che oggi mi ha fatto sciogliere! 
(Isn't she Lovely, cantata da Harry! Stavo per morire! :D)

E, come al solito, ai miei mostriciattoli 
Agnese&Federica! :)

Soo, io vado via e la smetto di dire altre cazzate!
Scusate se ci sono degli errori sulle parole spagnole (o anche italiane u.u), ma le ho fatte quasi tutte con il traduttore, quindi so già che molte saranno sbagliate xD
Chiedo umilmente perdono!

Per chi volesse seguirmi su Twitter sono
@Marypuuff
(lo so che è idiota u.u però mi piaceva)

CCCCCCiao belle! :D 
#muchLove.


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It's Larry Stylinson, BITCH!

-YoursM.

 

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Capitolo 6
*** Everybody just have a good time! ***


HARRY POV.
“So che saranno sconvolgenti queste parole che usciranno dalla mia bocca, ma tu, Nicole Miller… tu sei un fottuto genio!”.
Più che averlo detto, Louis l’aveva praticamente urlato, dopo essersi alzato dalla sedia e aver indicato Nicole con il dito indice.
Lei fece un sorrisino soddisfatto.
“Lo so, non c’è bisogno che me lo ricordi!”.
“Modesta…” disse Lou, inclinando il capo, e lei annuì.
Non riuscivo ancora a credere a quello che aveva proposto Nicole.
Non era un’idea malsana o altro, ma non era nemmeno geniale. Sapevo come sarebbe andata a finire; io e Maya non ci saremmo nemmeno rivolti la parola.
Eppure loro continuavano a dire che l’idea era geniale e che si doveva per forza mettere in atto.
Scossi il capo, guardandoli mentre organizzavano il tutto, entusiasti.
Non li avevo mai visti collaborare prima di quell’istante.
“Harry?! Vuoi darci una mano si o no?”.
La voce improvvisa di Nicole mi fece sussultare, e alzai la testa dal tavolo, guardandola con sguardo quasi assonnato.
“Mh?” riuscii soltanto a mugugnare, provocando un movimento rotatorio esasperato degli occhi da parte di Nicole.
“Stiamo organizzando tutto questo per te!” esclamò, poggiando bruscamente la penna sul tavolo.
“Insomma, guardami! Sto collaborando con Louis! Non con una persona qualunque, con Louis!” e sottolineò per bene il nome del mio migliore amico, che intanto scriveva qualcosa su un foglio con la penna che Nicole aveva posato.
“Pensa quanto posso essere messa male per collaborare con un tipo del genere!”
“Grazie mille” disse improvvisamente Lou.
“Di niente”.
Era un battibecco molto calmo e pacato, ne avevano avuti pochi del genere.
Scrollai le spalle, e Nicole batté le mani davanti ai miei occhi, facendomi riprendere.
“Torna fra noi, Styles!”.
“Eh, si… ci sono!” dissi, scrollando il capo, facendo muovere i ricci.
“Allora?!” domandò, assumendo un cipiglio scettico.
“Allora che?” dissi io, aggrottando la fronte.
Nicole si batté una mano sulla fronte, scuotendo il capo.
“Allora aiutaci, cavolo! Guarda che se stiamo organizzando questa cosa, lo facciamo soprattutto per te, per farti riallacciare i rapporti con Maya!”.
Sospirai. Forse a loro non era per niente chiaro che l’idea, per quanto potesse essere geniale come la definivano loro, non avrebbe mai avuto un senso.
Io e Maya non saremmo riusciti a parlare per bene, di questo ne ero totalmente sicuro.
“L’idea è stata tua, Nicole, e Louis ti ha appoggiato. Per me la cosa è totalmente indifferente. Ho le mie ragioni per non mettermi in mezzo all’organizzazione” dissi molto pacatamente.
Ed ecco che la furia di Nicole si sarebbe riversata violentemente su di me.
Già mi vedevo i giornali con su scritto “Il componente della band One Direction, Harry Styles, è stato brutalmente assassinato nel suo appartamento di Londra da una sua amica d’infanzia, Nicole Miller. L’attenuante della ragazza: non voleva starmi a sentire”.
“Vorresti dire che a te non interessa proprio nulla quello che stiamo facendo?” chiese, scandendo per bene tutte le parole, sospirando.
Sapevo che da lì a poco sarei morto.
Scrollai le spalle, mentre lo sguardo di Louis si posava su di noi, preoccupato.
“Non ho detto ques…”
“Oh sì che l’hai detto!” sbottò lei, aprendo di scatto gli occhi e riducendoli a due fessure.
Nicole faceva davvero paura quando aveva queste reazioni.
“Non è vero!” ribattei, con un tono di voce alterato.
“Si, invece, l’hai fatto intendere!” esclamò lei, battendo un piede per terra.
“Ascolta Harry…” iniziò lei pacatamente, prima che potessi ribattere “non ti costringo a metterti nell’organizzazione o a fare altro, ma noi, con o senza di te, organizzeremo questa cosa. Lo facevamo soprattutto per te ma, a quanto pare, a te non interessa minimamente. Perciò, adesso puoi anche andare via dalla tua amata befana!” concluse, scandendo per bene quell’ultimo aggettivo che aveva dato a Caroline.
Uscii velocemente dalla cucina senza dire altre parole, sarebbero state inutili.
Mi fiondai in camera mia e presi il cellulare, componendo rapidamente il numero di Caroline, che ormai conoscevo a memoria.
Se proprio Louis e Nicole volevano organizzare qualcosa in casa mia che riguardasse anche Maya, avrebbero dovuto accettare la presenza di Caroline.
“Amore! Buongiorno!” disse quest’ultima dall’altra parte del telefono, facendomi sorridere.
D’altronde, era pur sempre la mia ragazza.
 
                                                                                                                            *
 
MAYA POV.
L’unica persona di cui avevo bisogno in quel preciso istante, era mio padre.
Passare del tempo con lui mi avrebbe fatto più che bene, era l’unico che sapeva capirmi solo guardandomi negli occhi.
Ed il nostro rapporto non era cambiato affatto, nemmeno dopo due anni.
Due anni prima, dopo che mia madre ebbe ricevuto finalmente la tanto attesa promozione, mi trasferì da lui ad Holmes Chapel, anche se non sapevo che avesse cambiato residenza.
Con la promozione, mia madre dovette spostarsi da Madrid a Barcellona, dove avrebbe vissuto anche con il suo compagno, Marcelo. Io, una sedicenne in piena età adolescenziale, rifiutai di spostarmi ancora una volta, così mia madre decise che passare del tempo con mio padre non mi avrebbe fatto male.
Ma, invece di vivere a Londra, mio padre aveva cambiato casa anche lui, trasferendosi ad Holmes Chapel per lavoro, senza dirmi nulla.
 
 “Ma io credevo che tu abitassi ancora a Londra!”
Era la prima volta che gli rivolgevo la parola durante tutto il viaggio, che ormai durava da più di tre ore.
Lui si voltò sorpreso verso di me, non avendo sentito la mia voce per tutto il tragitto da Londra al posto sconosciuto.
“Finalmente ti sei decisa a parlarmi!”
Sbuffai sonoramente.
“Voglio sapere perché non abiti più a Londra, e da quanto tempo!”
Lui sospirò, alzando gli occhi al cielo.
“Sono due anni che non vivo più lì. Mi sono dovuto trasferire per lavoro. Inizialmente, dovevo stare lì per sei mesi, e invece…”
Bloccai le sue parole con un gesto della mano, chiudendo gli occhi.
“Ti prego, non dirmi che hai incontrato una donna, con la quale convivi e hai due figli!”
Rise e mi guardò di nuovo, scuotendo il capo.
“No, non c’è nessuna donna, non preoccuparti”.
Sospirai sollevata, portando una mano sul petto. Fortunatamente, non avevo nessuno con cui condividere la stanza.
“E allora perché ci sei rimasto?” gli chiesi, stavolta più tranquilla.
“Beh, è tranquillo lì e la gente del posto è simpatica e poi, Londra era diventata troppo caotica per i miei gusti così, ho deciso di rimanerci”.
“Si, ma perché non me l’hai mai detto?” gli chiesi, alterandomi leggermente.
“Perché non credevo che fosse di vitale importanza! Ascolta, May, cosa cambia se viviamo nel Chesire o a Londra? L’importante è che stiamo bene, no?”.
Abbassai lo sguardo. Aveva ragione. L’unica cosa importante, in quel momento, era stare con mio padre e vivere bene.
Alzai nuovamente lo sguardo e annuii lentamente con il capo.
Lui sorrise dolcemente.
“Guarda, siamo arrivati” disse, indicando fuori dal finestrino, poi si voltò nuovamente verso di me, facendomi una carezza sulla guancia destra.
“Vedrai, ti piacerà stare qui”
Mi limitai a sorridergli, per poi voltarmi verso il finestrino e schiacciarne il naso contro, mentre un grande cartello mi si parò davanti agli occhi, annunciando l’inizio della mia nuova vita.
“Benvenuti ad Holmes Chapel”
 
“May” mi chiamò improvvisamente mio padre, facendomi ritornare sul pianeta terra.
“Mh?” mugugnai, voltandomi verso di lui, scrollando le spalle.
Lui mi sorrise, facendomi una carezza sulla guancia destra.
“A che pensavi?”chiese, aggrottando leggermente la fronte.
Forse non era riuscito a decifrarlo attraverso i miei occhi.
Scossi il capo leggermente, sorridendogli.
“A nulla”.
Lui fece una smorfia, carezzandomi ancora la pelle morbida della mia guancia con il suo pollice ruvido.
“Non sei mai stata brava a dire bugie. Avanti…” m’incoraggiò, per poi trasformare la smorfia in un altro sorriso.
Aggiustai una ciocca di capelli dietro l’orecchio, abbassando lo sguardo.
“Pensavo a quando sono arrivata ad Holmes Chapel, due anni fa…”.
Rimanemmo entrambi in silenzio per un po’, senza dire nulla. D’altronde ero sicura che nessuno dei due sapesse cosa dire.
D’un tratto, lo sentii ridere, cosa che mi fece alzare lo sguardo su di lui.
Il sole gli colpiva i lineamenti del viso, rendendo i suoi capelli e i suoi occhi ancora più chiari.
“Perché ridi?” gli domandai sorpresa.
Non potevo negare, però, che vedere mio padre ridere, faceva sorridere anche me.
“Sto pensando a quando ti svegliasti la mattina dopo, con una faccia che non si poteva descrivere!” disse, e io sorrisi ancora di più, ricordandomi un altro avvenimento.
Quella mattina di cui parlava, incontrai Harry per la prima volta.
“E poi…” continuò, ridendo ancora, facendomi alzare di nuovo lo sguardo su di lui “mi sono ricordato la mattina del tuo primo giorno di scuola. Dicesti che la notte non eri riuscita a dormire per la troppa tranquillità sotto la tua finestra!” concluse, stavolta facendo una grossa risata, che contagiò anche me.
In effetti, prima di trasferirmi ad Holmes Chapel, sotto la finestra della mia stanza a Madrid, c’era sempre qualcuno che preferiva rimanere in piedi tutta la notte, che dormire. Ed Holmes Chapel era fin troppo tranquilla.
“Allora…” iniziai, dopo essermi ripresa dalla risata “come mai ti sei trasferito di nuovo qui?”.
Lui alzò le spalle e sospirò, chiudendo gli occhi.
“Non avevano più bisogno di me, ad Holmes Chapel, così mi hanno rimandato qui. E’ stato un brutto colpo” rispose, aprendo gli occhi per poi guardarmi.
Annuii. Potevo perfettamente capire mio padre, poiché sapevo quanto odiasse il caos londinese e quanto si trovasse bene nel Chesire.
“Però, sto facendo di tutto per riabituarmi a Londra, nonostante ci provi da un anno!”.
“Beh, ci vorrà del tempo! Sai quanto tempo ci vuole per abituarsi ad un posto nuovo…” dissi, abbassando ancora una volta lo sguardo.
Io sapevo benissimo quanto tempo ci volesse, anche se ti circondi di persone che cercano di aiutarti.
Sentii mio padre poggiare la sua mano sulla mia nuca, facendomi una carezza.
“E tu?” domandò improvvisamente.
Alzai lo sguardo, e gli domandai con gli occhi a cosa si riferisse la sua domanda.
Lui, ovviamente, non se lo fece ripetere due volte. Sapeva cogliere al volo le mie espressioni.
“Tu cosa ci fai a Londra?”.
Scrollai le spalle e sospirai.
“A Settembre dovrei iniziare i corsi per l’Accademia di Arte Drammatica… la RADA…”.
Mio padre sgranò gli occhi e aprì talmente tanto la bocca, da far entrare qualsiasi sorta di animale possibile.
“Tu… tu… Maya Allison Burton… tu frequenterai la Royal Academy of Dramatic Art?!” boccheggiò, quasi come se non riuscissi a crederci.
“Beh, mi hanno accettato la domanda, e tu sai quanto è difficile entrarci. Insomma, su quattromila domande annuali ne accettano solo trenta o quaranta e, non so come, hanno accettato la mia. Però, prima dei corsi devo prim…”.
“Mia figlia frequenterà una delle accademie di arte più prestigiosa e famosa in tutto il mondo!” urlò entusiasta, abbracciandomi forte.
“P-papà! Devo prima fare un’audizione preliminare, e poi potrò dire di essere entrata a tutti gli effetti!” dissi, dopo essermi ripresa dal suo abbraccio.
“Si, ma sei dentro! Insomma, sei fra le trenta o quaranta persone a cui hanno accettato la domanda! Sono così fiero di te!” esclamò, abbracciandomi ancora.
Lo abbracciai anche io, perdendomi ancora una volta nel profumo del suo dopobarba maschile, che era sempre lo stesso di quand’ero bambina.
“Quindi… hai scelto la strada da percorrere, finalmente…” disse, dopo aver sciolto l’abbraccio.
“Già” mi limitai a rispondergli, annuendo con il capo.
“L’hai scelta due anni fa questa strada, vero May?” disse ancora, facendomi voltare verso di lui.
Mio padre non solo riusciva a capire tutti i miei stati s’animo attraverso le mie espressioni ed i miei occhi, ma riusciva a comprendere anche le parole non dette in un silenzio tanto assordante.
Annuii con il capo, abbassando ancora una volta lo sguardo.
Sapeva benissimo chi mi aveva indirizzato questa strada e chi mi aveva dato il coraggio di esibirmi per la prima volta, notando lo stesso talento che io avevo notato in quella persona.
“L’avevo capito, sai?” disse improvvisamente, e io lo guardai con sguardo interrogativo.
Lui mi sorrise comprensivo, e mi fece una carezza con la sua mano ruvida.
“L’avevo capito fin dal primo momento che avresti scelto questa strada. L’avevo capito quando Harry ti consigliò di fare il provino per Romeo e Giulietta e ne parlò anche con me, dicendomi che avevi talento. Non puoi immaginare quanto abbia fatto per te, quel ragazzo…”
“So benissimo quanto abbia fatto, e so anche quanto io ho fatto per lui. E’ finita come è finita, era destino…” risposi flebilmente.
Io e mio padre non avevamo mai parlato di Harry in quel modo, in effetti non avevamo mai parlato di me e di Harry in generale.
Per lui era importante che io stessi bene, e sapeva quanto bene mi facesse Harry .
Almeno, prima di Dicembre.
“Sai, dopo la finale Harry è tornato ad Holmes Chapel per un po’…” disse ancora, notando la curiosità nei miei occhi, che lo incitavano a continuare il suo discorso.
Lui sospirò, per poi sorridermi.
“E’ venuto a trovarmi a casa, sapeva che eri partita di nuovo per la Spagna, gliel’aveva detto Nicole. Abbiamo parlato un po’ di tutto, di XFactor, dei suoi progetti futuri e del contratto che Simon Cowell aveva offerto alla band. Poi abbiamo parlato anche di te. Era distrutto, credimi, e pensava che io ce l’avessi con lui perché aveva fatto soffrire mia figlia…” rise leggermente, forse per quel ricordo.
Immaginai Harry parlare con mio padre, quasi terrorizzato dalla sua reazione. Sicuramente , fu una scena buffissima.
“Papà?” lo chiamai improvvisamente, facendolo voltare verso di me, con uno sguardo incuriosito e ancora un piccolo accenno di sorriso sulle labbra.
“Non… non gliel’hai data, vero?”.
Il mio tono di voce risultò titubante e preoccupato; ero quasi terrorizzata dalla sua risposta.
Lui sospirò, e mi sorrise ancora, scuotendo il capo.
Feci un sospiro di sollievo, portandomi una mano sul cuore.
“Perché non ho mai potuto dargliela?” domandò improvvisamente, facendomi gelare il sangue nelle vene.
Non conoscevo nemmeno io il perché, non l’avevo mai saputo e non sapevo spiegarmi nulla.
Sapevo solo che non avevo una risposta precisa.
“Gliela darò io, quando e se troverò il coraggio…”.
Seppi solo dare quella risposta a mio padre, che non sapevo nemmeno se contenesse una verità.
Mio padre sospirò ancora una volta, e mi sorrise dolcemente.
Forse, voleva infondermi quel coraggio che mi mancava.
Gli sorrisi anche io, facendo arrotondare gli angoli delle labbra, giusto per dargli la soddisfazione di un piccolo accenno di sorriso.
“May… devo dirti una cosa…” mi richiamò, guardandomi negli occhi.
Senza che io potessi chiedergli cosa fosse quello che volesse dirmi, fece un lungo sospiro e parlò.
“Ho una compagna”.

                                                                                                                        * 
 
HARRY POV.
Speravo che quella sera non arrivasse mai, e invece era arrivata.
La sera che era tanto attesa da Louis e Nicole, per me, era solo una stupida perdita di tempo.
Il giorno prima, quello dell’organizzazione, mi ero categoricamente rifiutato di partecipare, ma quei due avevano programmato tutto lo stesso, con o senza il mio consenso.
Quindi, quella sera, ero stato costretto a partecipare ad una festa organizzata da Nicole e Louis con il solo scopo di farmi parlare con Maya.
Oltretutto, avevo anche litigato con Caroline.
Quindi, ero nervoso. Molto nervoso. Talmente tanto nervoso che avrei potuto spaccare un bicchiere con una sola mano.
D’un tratto, sentii un forte colpo sulla porta della mia stanza, che mi fece sobbalzare e riscuotere dai miei pensieri.
Ci mancava solo l’idiota di turno che rompeva le palle!
“Chi sei e cosa vuoi!” esclamai stufato, mentre mi abbottonavo la camicia blu davanti allo specchio.
La porta si aprì, mostrando la figura di un Louis già pronto, con un pantalone rosso, delle Superga bianche ai piedi, la maglia dello stesso colore e su di essa, le immancabili bretelle.
Ovviamente, ogni volta che si parlava di idioti, compariva Louis.
Oddio. Stavo diventando improvvisamente come Nicole.
“Sono Louis e sono venuto per dirti che devi muoverti!” disse con una risata.
Okay, era lui che stava diventando come Nicole, in quel momento.
Scossi il capo e continuai ad abbottonarmi la camicia e a guardarmi allo specchio, senza rivolgere la parola a Louis.
“Harry, giù ci sono tutti, manchi solo tu” disse, avvicinandosi a me.
“Ci sono o non ci sono, è la stessa identica cosa” risposi, passando una mano tra i ricci per aggiustarli.
Louis sospirò, e mi diede una pacca sulla spalla.
“Sta’ tranquillo, vedrai che farai pace con Caroline. Adesso, non pensarci e vieni a divertirti!” disse ancora, per poi rivolgermi un sorriso.
Louis sapeva come farmi ritornare almeno un po’ di quel buon’umore che mi era svanito.
Gli sorrisi anche io, per poi seguirlo a ruota nel nostro grande salotto, dove Zayn stava armeggiando con una cassa da dj.
Come ad ogni festa, Zayn voleva farsi considerare tale.
C’era tantissima gente, o almeno così sembrava a me in quel momento, e le luci erano tutte soffuse.
Sembrava di stare davvero in una discoteca.
Mi avvicinai a Zayn e alla sua console da dj, dove vi si trovavano anche la sua ragazza, Jenny, Liam e Danielle, e Niall.
“Ehi Harry! Pensavamo fossi morto!” esclamò Niall, mentre beveva un po’ della sua birra.
“Si stava facendo bello! Lascialo un po’ stare!” rispose Jenny, scrollando i suoi capelli lunghi color biondo cenere.
Le sorrisi e lei ricambiò, per poi avvicinarsi a Zayn e mettersi sotto un suo braccio, mentre lui continuava ad armeggiare con quella console.
Mentre parlavamo del più e del meno e dei vari avvenimenti accaduti in quella giornata, la musica partì e Louis si avvicinò alla cassa, prendendo un microfono da lì vicino.
“Okay gente!” esclamò, attirando l’attenzione di tutte le persone presenti nel nostro salotto.
“Che la festa abbia inizio!” urlò ancora, per poi avventarsi su Eleonor e portarla al centro di quella pista da ballo improvvisata, facendo le mosse più strane.
Ovviamente, io e i ragazzi eravamo abituati alle sue stupefacenti mosse da grande ‘etoile’, ma ogni volta ci veniva da ridere.
Mi avvicinai al buffet e presi una birra, per poi scolarla tutta in pochi secondi.
Avevo litigato con la mia ragazza per una stupida festa che avevano organizzato due dei miei migliori amici, alla quale non volevo partecipare, ma che ormai ne stavo facendo parte!
In mezzo a tutto quel trambusto, riuscii a sentire il campanello bussare e, mentre stavo per andare ad aprire, Niall mi sorpassò, anticipando il mio gesto.
“Eccole qui le mie ragazze preferite!” sentii il biondo esclamare, non appena aprì la porta.
“Fai poco il leccapiedi, Niall, con me non funziona!”.
Sapevo benissimo a chi appartenesse quell’acidità.
Scossi il capo. Nemmeno quando le si faceva un complimento, Nicole riusciva ad essere dolce.
“Oh, invece con me funziona eccome!”.
Sgranai gli occhi al sol sentire quella voce, così chiara e cristallina, anche se disturbata dai rumori della musica.
Eppure, era come se la musica si fosse improvvisamente fermata e io riuscissi a sentire solo la sua voce.
“Harry! Allora hai partecipato!”.
Guardai dritto di fronte a me, e vi trovai una Nicole con i capelli corti e lisci – sicuramente frutto artificiale della piastra – e un vestito corto e bianco a balze, con dei vertiginosi tacchi neri, che riprendevano il colore della pochette che teneva tra le mani, che avrebbe posato di lì a poco.
Annuii con il capo, mentre lei si avvicinava al buffet e prendere un bicchiere di vodka, nonostante lei non bevesse.
Sicuramente, anche lei avrebbe affogato il suo dispiacere nell’alcool nel vedere Eleonor e Louis strusciarsi in pubblico.
Mi sorrise, per poi bere un po’ della sua vodka e avvicinarsi al mio orecchio.
“Hai visto quanto è bella stasera?” disse ad alta voce per farsi sentire in mezzo a tutto quel trambusto.
Sapevo perfettamente a chi si riferisse, così mi voltai in direzione della console dove si trovavano ancora Zayn, Niall, Liam, Danielle, Jenny e… lei.
Parlava animatamente con Jenny, ancora sotto il braccio di Zayn, ma sembrava rendesse participi tutti con quella sua parlantina sciolta e veloce.
Faceva qualche battuta e rideva, mostrando quel sorriso a trecentosessanta gradi, che solo lei sapeva fare. Niall la stingeva forte a se, tenendola sotto braccio.
I capelli corti erano perfettamente lisci ma, a differenza di Nicole, lei non aveva bisogno della piastra.
Portava un vestito nero e corto, completamente fatto di pizzo, che le lasciava scoperta una parte della schiena coprendo, però, il fondoschiena e, come Nicole, anche lei aveva dei vertiginosi tacchi neri, che la facevano sembrare più alta.
Riuscivo a notare solo il suo sorriso e immaginai la sua sonora risata, che non potevo sentire a causa della musica alta, ma che sentivo così vicina.
Nicole notò il mio sguardo puntato su Maya e mi sorrise, prima di sorpassarmi e avvicinarsi anche lei alla console, dove salutò il resto dei ragazzi.
D’un tratto, Zayn fece partire Party Rock Anthem, cosa che fece scatenare ancora di più il resto delle persone in pista. Vidi Maya prendere Nicole tra le mani, che opponeva resistenza, fino a portarla al centro della pista e costringerla a ballare con lei.
Era come se non se ne fregasse di niente e di nessuno, come se in quel momento ci fosse solo lei.
La fissavo mentre anche Jenny e Niall si univano al loro ballo, mentre lei muoveva le mani lentamente e si scatenava come non mai, come se quella musica le entrasse nelle vene e non l’abbandonasse mai, facendole pulsare il cuore a mille.
Si muoveva piano, con gli occhi chiusi, mentre la poca luce nella stanza, le colpiva il viso, mettendolo ancora più in risalto per me di quanto non lo fosse già.
“Ehi, Harry!”.
Mi voltai verso la figura che mi si era appena avvicinata, notando Zayn con un bicchiere in mano e una sigaretta nell’altra.
“Vuoi una?” disse, indicando quest’ultima.
Scossi il capo.
“Sai che non fumo!” urlai, cercando di farmi sentire.
“Lo so, ma ti vedo triste stasera! Che hai?”.
Scrollai le spalle. Quello non era il momento migliore per discutere della mia litigata con Caroline.
“Hai litigato con Caroline, vero?” disse all’improvviso, facendo un ultimo tiro e buttando la sigaretta nel bicchiere, che posò sul tavolo.
“Te l’ha detto Louis?” domandai, voltandomi verso di lui.
Zayn mi mise un braccio intorno alle spalle, dandomi una pacca su quella destra.
“No. L’ho capito da solo. Sai, non sono poi così stupido come credete!”.
Risi leggermente. In effetti, anche Zayn riusciva a capire cosa ti stesse passando per il cervello in un istante.
“Perché avete litigato?” domandò, alzando la voce.
“Perché non voleva venire alla festa, e diceva che era da idioti, che lei era superiore e… beh, sai cosa pensa su di voi, no?” dissi, e lui annuì.
Sapeva già tutta la situazione.
“Amore! Dai, vieni a ballare!” esclamò improvvisamente Jenny, avvicinandosi a Zayn e tirandolo per la camicia a quadri.
Lui mi sorrise e mi diede un’altra pacca sulla spalla, come a dire ‘non posso sottrarmi a quello che dice la mia ragazza’ e si buttò al centro della pista, ballando anche lui con le movenze più assurde attorno a Maya e Nicole.
In un tempo che parve quasi infinito – precisamente quattro birre e tre bicchieri di vodka – non riuscii a togliere gli occhi di dosso a Maya.
Sembravo imbambolato, quasi rincretinito. La seguivo con gli occhi in ogni minimo e misero movimento che faceva, dal suo ballare strano con gli altri, fino a prendere una birra al buffet.
Mi lanciava degli sguardi ogni tanto, lo sapevo che lo faceva, perché io non riuscivo a distogliere lo sguardo da lei.
Era così cambiata, così dannatamente bella, libera e sbarazzina, che sembrava non conservare più quella purezza che le avevo attribuito due anni fa.
Forse il mio cervello era praticamente partito dopo tutto quell’alcool, quasi non riuscivo a stare seduto per bene sul divano.
Passai così tutta la serata, seduto ad ammirarla, aspettando che la sbornia passasse e mi dimenticassi completamente della festa e di lei.
Il piano di Louis e Nicole si era dimostrato un fiasco, almeno per me. Io e Maya, come avevo predetto, non ci eravamo nemmeno rivolti la parola, solo sguardi.
Infiniti ed innumerevoli sguardi.
Notavo il suo sorriso a quella luce cangiante che c’era nella stanza, la guardavo bere dal suo bicchiere e lasciare tracce di rossetto rosso su di esso, che a sua volta le bagnava le labbra con la sua bevanda alcolica.
In quella stanza occupata da tante, forse fin troppe persone, notavo solo lei.
Quel tempo che parve infinito – sempre quattro birre e tre bicchieri di vodka dopo – la festa finì, forse alle tre o alle quattro di mattina, forse più tardi, forse più presto.
Non sapevo nemmeno più che ora fosse.
Come al solito, gli invitati uscirono dalla porta con le solite frasi convenzionali ‘una festa grandiosa’, ‘ci vediamo presto ragazzi!’, ‘mi raccomando, chiamateci ancora quando organizzerete altre feste del genere!’ e così via, ma non sentii nessuno pronunciare ‘ehi, guarda che casino qui dentro! Ti do una mano!’.
Una frase che ogni padrone di casa che si rispettasse, non aveva mai sentito in vita sua.
“Harry? Harry? Sei morto o cosa?”.
La voce di Nicole risultò alle mie orecchie quasi ovattata, mentre sentivo le sue mani smuovere il mio corpo.
“Cosa” risposi, senza nemmeno capire il senso della mia risposta.
La vidi sbuffare e roteare gli occhi al cielo.
“E’ partito” disse, rivolgendosi a qualcuno accanto a lei.
“Si, per l’Himalaya! Mi ci portate?”.
Vidi Nicole sbuffare ancora dopo la mia risposta, mentre alzava una mano e cercava di darmi un ceffone, forse per farmi riprendere, ma fu bloccato dalla mano di qualcuno accanto a lei, che la guardò di traverso.
“E’ l’unico modo che conosco per far riprendere qualcuno ubriaco!” si giustificò, mentre riconobbi Louis.
Quest’ultimo sospirò, proprio come faceva Nicole, e si avvicinò di più al mio viso.
“Harry? Noi accompagniamo gli altri a casa… tu sei sicuro di stare bene?” domandò, scrutando a fondo il mio viso.
“Mh… mai stato meglio…” mugugnai.
Li vidi allontanarsi piano, mentre Zayn, Liam, Danielle, Niall, Jenny ed Eleonor si avvicinavano alla porta, accompagnati da Nicole e Louis, e mi salutavano preoccupati.
Agitai la mano in segno di saluto, e smisi di farlo solo quando sentii la porta chiudersi dietro le loro spalle.
Rimasi in uno stato di totale agonia per non so quanti minuti, senza muovere nessun muscolo e senza parlare, l’unica cosa che riuscivo a fare era stare immobile.
Quando finalmente riuscii ad alzarmi, ancora con gli occhi chiusi che mi bruciavano, sentii una voce, quella voce che avevo riconosciuto nonostante la musica fosse alta.
“Guarda che casino qui dentro! Ma, dico, questi buzzurri casa loro la trattano così?!”.
Quell’unica voce, che disse le uniche parole che un padrone di casa vuole sentirsi dire.
 “Maya… che ci fai ancora qui?!”.




Writer's Corner! :)
Buonaseeera! :D
Avete visto come ho fatto presto? 
eeeh, lo sssò, sto diventando un orologio svizzero! :D

Anyway, l'ho appena finito, però non mi va di rileggerlo xD
so, se ci sono eventuali errori, ditemelo! 
so che il mio italiano non è perfetto! (o forse si dice ottaliano?! ò.ò)

Cccooomunque, sinceramente non so che dire!
Vi ho lasciato con l'acquolina in bocca, eh? :D
(sono doppiamente una bastarda, lo so u.u)

eeeh, ma ci voleva cavolo!
che volevate, tutto e subito? u.u
E no!
Non posso viziarvi così, bambine mie! :D

Però dai, ho fatto delle cose buone in questo capitolo!
Caroline non si vede e Harry... 
beh, Harry è un tenero! *-*

Baaabbbè, bambine non so che altro dirvi se non...
tenetevi pronte sul serio alle scene HOT!
They're comiing! :D

Quindi, non vi scandalizzate!
(Ogni riferimento a fatti e persone è puramente CASUALE...
Capito, Michela e Giovanna?! u.u)

Passiamo ai soliti ed infiniti ringraziamenti!
Ovviamente, a chiunque si sia fermato e a chi segue la mia storia così, anche solo leggendo un rigo! :)
Ppppoi, alla mia spendida wife, Bechs :)
(taaanto Love)
A Caterina, Alessia&Arianna :)
E ad Agnese&Federica! :D

So che stasera i ringraziamenti sono un po "arronzati", ma ho sonno e ho gli occhi che mi stanno chiedendo pietà! ç_ç
PERDONATELII! 

Buuueno, io non ho nient'altro da dire!
(almeno credo xD)
(ed è molto meglio per voi, che evitate di sorbirvi ancora i miei lunghi monologhi... sono estremamente logorroica, lo so!)

Hope you like it! :D
#LotsofLove.

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ma pppovero quel cucciolo di un Lepricauno Irlandese! 
Piiccolo Niall! *-*

(Dio, sembro una bimbaminchia .-.)

-YoursM.


 

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Capitolo 7
*** Would you be my friend with benefits? ***


                                                                                                                                                                                                                               A Mel,
                                                                                                                                                                                                                      sperando che abbia preparato le tortillas.





MAYA POV.
Sussultai al sol sentire un tono di voce leggermente incrinato, forse dato da uno stato di ubriachezza, e mi voltai improvvisamente.
La figura che mi si parò davanti, non aveva per niente una bella cera.
Ed era l’unica persona che mi aveva evitata tutta la sera, cercandomi solo con degli intensi sguardi.
 “Harry!” esclamai, subito dopo che mi fui voltata verso di lui.
Mi guardava ancora, stupito, stranito, dalla mia presenza, glielo si leggeva dall’ espressione dei suoi occhi, che si domandavano cosa ci facessi io a casa sua.
I capelli erano più in disordine del solito, la camicia blu era leggermente stropicciata e bagnata, gli occhi erano lucidi.
Assolutamente i soliti effetti di una brutta sbronza.
“Che… che ci fai tu qui?” domandò ancora con la voce incrinata, massaggiandosi gli occhi.
Forse pensava che fossi solo un’allucinazione, come se fossi il frutto della sua orrida sbornia.
“Stavo mettendo a posto qui… pensavo ti facessi un favore” risposi, mostrandogli il grande sacco dell’immondizia.
“E poi è questione di minuti… Nicole è di sopra a prendere la sua roba, quindi… toglierò il disturbo tra poco!”.
Vidi la sua espressione farsi ancora più confusa, passandosi una mano tra i capelli ricci, rendendoli ancora più disordinati del solito.
“Nicole non è di sopra” mugugnò, sbadigliando.
Sgranai gli occhi, e lasciai cadere il sacco dell’immondizia.
“Come non è di sopra?! Mi ha detto che prendeva la sua roba e p…”.
“A meno che la sbronza non stia facendo effetto e si stia espandendo e prevalendo sul mio cervello, mi ricordo benissimo che Nicole è uscita da quella porta dieci minuti fa con a seguito Louis, Liam, Niall, Danielle, Zayn, Jenny e Eleonor…”.
Rimasi ancora più scioccata dopo le parole di Harry. Nicole non poteva avermi fatto questo, abbandonarmi in casa con il mio ex ragazzo dopo una festa e due bicchieri di vodka. Era assurdo.
“Io… ma perché cavolo l’ha fatto?!” urlai, quasi a me stessa.
Non riuscivo ancora a capire il motivo di quell’azione.
Qualunque fosse stata la sua scusa, Nicole me l’avrebbe pagata cara. Molto cara.
D’un tratto, sentii Harry ridere leggermente, cosa che mi fece subito posare lo sguardo su di lui.
“Cos’hai da ridere tu?!” gli domandai stizzita, posando le mani sui fianchi.
Lui scosse il capo, facendo muovere i suoi morbidi ricci.
“Nulla, sto pensando che coincidono troppe cose…” disse, buttandosi a peso morto sul divano.
Rimasi in silenzio, aggrottando le sopracciglia e rivolgendogli un altro sguardo confuso.
“Cosa intendi dire con il fatto che coincidano troppe cose? Evita di fare il misterioso e spiegati meglio!” esclamai, aggiustandomi un ciuffo di capelli.
Lui scosse il capo e rise ancora, mentre io incrociavo le braccia e attendevo una sua risposta.
“Proprio non capisci che l’hanno fatto apposta per farci rimanere da soli, sperando che io e te potessimo riallacciare i rapporti?!”.
Lasciai che le braccia mi ricadessero a peso morto lungo i fianchi, mentre assumevo l’espressione da ‘cosa diavolo hai appena detto, non è possibile’.
Harry notò la mia espressione e sorrise, ridendo ancora sommessamente.
“Cosa c’è?” domandò, vedendo che non parlavo.
“Questo… tutto questo è ridicolo!” sbottai, battendo un piede a terra.
“Nicole me la pagherà cara, molto cara!” continuai, prendendo il cellulare dalla borsetta e cercando il numero di quella che doveva essere la mia migliore amica, dalla rubrica.
“Che stai facendo?” mi domandò ancora, inarcando un sopracciglio.
“Chiamo Nicole e le impongo di venirmi subito a prendere” gli spiegai sospirando, portando il cellulare all’orecchio.
“Quanto ci scommetti che ha spento il cellulare?” disse lui, scuotendo il capo.
Sbuffai ancora. Nicole non si sarebbe mai permessa di farmi una cosa del genere.
Gli rivolsi un’occhiataccia, convinta che quello che dicesse non potesse essere per nulla vero.
Eppure, come m’informava quella solita voce registrata, ‘l’utente non era al momento raggiungibile’.
Sgranai gli occhi e posai lo sguardo su di Harry, che attendeva una risposta.
“Glielo faccio vedere io l’irraggiungibile a quella st…”.
“Ha il cellulare staccato” m’interruppe Harry, facendo quella sua solita risatina. “L’avevo immaginato”.
Sospirai, posando nuovamente il cellulare nella borsetta, per poi levarmi quei fastidiosi tacchi alti.
Tanto valeva passare il resto della serata in comodità.
Mi avvicinai al divano e mi sedetti su uno di quei grandi e morbidi cuscini dal colore panna, accanto a Harry, che aveva abbandonato la testa sulla schienale, chiudendo gli occhi.
Il suo viso era leggermente solcato dai sintomi della stanchezza e dell’ubriacatura, che non se ne sarebbero andati via solo con una dormita.
Rimanemmo in silenzio per quelli che mi parvero minuti infiniti, che veniva disturbato solo dal ticchettio dell’orologio, che portava un’ora totalmente sconosciuta.
Harry non parlava, stava zitto e basta, con gli occhi chiusi e il viso pallido, sembrava quasi un morto.
O forse lo era.
“Harry? Harry? Ti prego rispondi! Harry!” esclamai, mentre lo scrollavo per farlo riprendere.
“Harry ti prego, non dirmi che sei morto o in fin di vita che io non so come salvarti!”.
Mugugnò un qualcosa di incomprensibile mentre continuavo a scrollarlo per accertarmi che fosse vivo. Potevano tranquillamente pensare che l’avessi ucciso io.
“Sono vivo e mi fa male la testa!” rispose mugugnando, passandosi una mano sulla fronte.
Finì di scrollarlo e lo fissai per un po’.
Le palpebre erano chiuse, ma le sue ciglia lunghe erano arrotondate leggermente all’insù, il respiro era calmo e pacato, i capelli ricci e morbidi che gli ricadevano dolcemente sulla fronte scoperta, la pelle era leggermente pallida e ricoperta di piccole imperfezioni invisibili.
Istintivamente, gli posai una mano sui capelli, accarezzandoli leggermente, facendogli, così, aprire gli occhi all’improvviso.
Ci guardammo negli occhi per minuti silenziosi che parvero interminabili.
Quelle iridi verdi e luminose anche al buio di una stanza, non avevano perso la capacità di farmi incantare per ore ed ore intere.
Scostai velocemente la mano dai suoi capelli, mantenendo però il contatto visivo. Non riuscivo proprio a staccarmi dai suoi occhi.
“Scusa…” sussurrai, portando una mano sulla guancia.
Lui mi guardò e sorrise, scuotendo il capo.
“Di niente…” sussurrò di rimando, continuando a far incrociare i suoi occhi con i miei.
Sapeva benissimo quanto quello fosse il mio punto debole.
Distolsi lo sguardo da lui, posandolo sulle mie mani sudatissime, che torturavo incessantemente.
Si creò nuovamente un silenzio imbarazzante, e sentii il suo sguardo posato su di me.
“Allora…” tossicchiai, alzando lo sguardo e sorridendo leggermente - “come stai?” conclusi, con un tono di voce fin troppo acuto.
Domanda stupida. Tanto stupida. Troppo stupida.
Come poteva stare?! Era completamente sbronzo e, oltre tutto, si trovava nella stessa stanza con la sua ex ragazza, ciò voleva dire in estremo imbarazzo!
Mi pentii immediatamente di quella domanda. Perché non pensavo mai due volte prima di parlare a sproposito?!
“Meglio, adesso…” rispose improvvisamente, mentre mi torturavo il labbro inferiore per la stupidità della domanda.
A quanto sembrava, non era poi così stupida.
“E tu?”.
“Io… io sto!” risposi, facendo un sorriso.
Ed ecco un’altra risposta affrettata.
A domanda stupida, risposta altrettanto stupida, ovvio.
Battei una mano sulla fronte, provocando un sonoro rumore e un leggero male, mentre mi maledivo sottovoce.
Sentii Harry ridere di gusto dopo quel mio gesto.
Alzai lo sguardo, per vedere se tutto quello che stavo sentendo fosse realmente vero o frutto della mia immaginazione mista al leggero stato di sbronza che possedevo.
Eppure, strano ma vero, Harry Styles stava ridendo di gusto a qualcosa che avevo appena fatto.
“Dì la verità… c’è qualcosa che ti turba, vero?”.
Incredibile come potesse aver capito il mio stato d’animo con una sola e semplice risposta.
Era riuscito a capirmi a distanza di due anni.
Forse, non era poi così cambiato, come non lo ero io sotto il suo punto di vista.
“Bingo…” sussurrai, facendo un mezzo sorriso e alzando i pugni in senso di vittoria.
Harry rise ancora leggermente, mentre io lasciavo cadere i pugni sulle mie gambe.
“Che cosa ti fa arrabbiare, in questo momento?” domandò, aggiustandosi meglio sul divano in modo da potermi guardare meglio negli occhi.
Sospirai. Tutta quella situazione sembrava impossibile.
Era come se fossimo tornati i soliti sedicenni di due anni fa che si capivano al volo.
“Non è che mi fa arrabbiare, è solo che… insomma, mio padre ha una compagna e io… non lo so, è come se qualcosa mi stesse divorando lentamente dentro, capisci? Forse è gelosia, forse è invidia, non lo so. Sono gelosa del fatto che una donna che non sia io stia accanto a mio padre, sono invidiosa del fatto che questa donna abbia passato più tempo insieme a lui di quanto ne abbia passato io… non so niente su di lei; non so come sia fatta, se sia simpatica o meno, è solo che… non lo so, il solo pensiero che quella donna vada a letto con mio padre o che ci passi l’intera giornata insieme mi fa venire i brividi, ecco…”.
Harry mi guardava a fondo, e sembrava stesse metabolizzando tutte le cose che gli avevo detto.
Forse, mi stava ascoltando sul serio.
“Non dovresti essere gelosa. Se questa donna lo rende felice, dovresti godere del fatto che tuo padre sia nuovamente felice ed innamorato… non è questo che vorresti anche tu?”.
Sospirai, portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro.
“Io vorrei solo che non fosse arrabbiato con me perché me ne sono andata… e vorrei che non si dimenticasse di me…” sussurrai, abbassando lo sguardo.
“Come potrebbe tuo padre dimenticarsi di te ed essere arrabbiato?!” esclamò, facendomi alzare nuovamente lo sguardo.
“Un padre non si dimentica dei propri figli, nessuno sarà mai capace da spezzare il legame che c’è tra un genitore ed un figlio. E poi, sai benissimo che non potrebbe mai essere arrabbiato con te perché te ne sei andata, conosceva le circostanze… piuttosto, dovrebbe essere arrabbiato con me…”.
Feci un mezzo sorriso all’ultima cosa che disse, ricordandomi del dialogo precedentemente avuto con mio padre.
“Sei la cosa più importante per lui, credimi… non potrebbe mai sostituirti con nessun’altra…” sussurrò ancora, guardandomi negli occhi e sorridendo.
Strano come quelle parole riuscirono a farmi risollevare tutto il morale, che avevo avuto completamente sotto terra quasi per tutta la serata.
“E adesso devi dirmi tu cosa ti turba!” esclamai, battendogli un pugno sulla spalla, per poi ridere della sua espressione sofferente.
“Io non ho niente che mi turba!” ribatté, rispondendo al mio pugno, dandomene uno sulla mia spalla destra.
“Per piacere, Harry, sei stato triste e sconsolato per tutta la serata! E tu non sei un tipo che si fa scappare il divertimento!” dissi, sbuffando leggermente.
“Te lo giuro!” ribatté ancora, posando la mano destra sul cuore e alzando la sinistra, a mo di giuramento.
“Non dire palle, Harry!” esclamai, spingendolo leggermente.
“Daaai, io te l’ho detto, non è giusto così!” continuai, facendo finta di fare i capricci ed imbronciando il muso, cosa che lo fece ridere ancora.
“Va bene, va bene, touché…!” rispose, alzando le mani, stavolta a mo di arrendevolezza.
Sospirò, passandosi una mano tra i capelli, ravvivandoli.
“Ho litigato con Caroline. Per motivi stupidi, però è stata una litigata pesante…”
“Vi siete lasciati?” domandai, cercando di incrociare il suo sguardo, anche se aveva il capo chino.
“Non lo so… non ho capito, sinceramente. So solo che ha detto cose che non volevo sentirmi dire, tutto qua…” rispose sospirando, per poi alzare lo sguardo dopo quelle ultime parole.
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, senza saper bene cosa dirci.
“Posso… posso sapere cosa ti ha detto?” domandai incerta.
Avevo paura di una sua reazione negativa.
Invece, annuì e sospirò, chiudendo leggermente gli occhi e abbandonando il capo sulla spalliera del divano.
“L’avevo invitata per la festa, ma lei non è voluta venire, dicendo che era da stupidi e da bambini, poiché lei era superiore. E poi, ha parlato male dei ragazzi, dicendo quanto potessi avere fortuna affrontando una carriera da solista e lasciare quel gruppo di idioti, come l’ha definito lei. Non sono state cose molto carine, da quanto hai potuto capire…” disse, aprendo gli occhi ed accennando un sorriso forzato.
Se avessi avuto Caroline davanti, le avrei spezzato praticamente tutte le ossa, per poi ficcargliele in quel largo sedere che si ritrovava. Ma placai la mia rabbia con un lungo sospiro, anche se avrei voluto tanto agire come Dio comandava.
“Beh, diciamo che sono state davvero orribili. Una fidanzata non dovrebbe dire questo, anzi… tutt’altro…” risposi, cercando di non alterarmi.
“Già… sai, è un po’ di tempo che è così strana… non capisco cosa le prende…” disse, per poi far incombere nuovamente un silenzio su di noi.
Questa era la cosa che più mi dava fastidio, oltre a quello che si era permessa di dire Caroline, ovviamente.
Non l’avevo mai potuta sopportare, e avevo anche le mie ragioni.
“May?” disse improvvisamente Harry, facendomi voltare lo sguardo verso di lui, domandandogli con gli occhi cosa volesse.
“Scusa, per quello che è successo a Dicembre…” sussurrò, guardandomi negli occhi.
Era maledettamente sincero, sapevo riconoscere ogni suo stato d’animo attraverso i suoi occhi.
Quelle iridi verdi non avevano segreti, per me.
Scossi il capo e sorrisi.
“Non provo più rancore verso di te, Harry. Ho semplicemente cercato di dimenticare quella sera…” sussurrai.
Allungai la mano verso la sua guancia, ma mi bloccai e la ritrassi indietro, sentendo il rossore impossessarsi delle mie guance. Ero sicura che mi avesse visto, ed ero in completo imbarazzo.
Lo sentii sorridere e, poco dopo, prese quella mano che stavo allungando verso di lui, facendola incastrare con la sua, calda e morbida, intrecciando le sue dita lunghe ed eleganti alle mie.
Alzai lo sguardo e lo guardai negli occhi.
A quel contatto, il mio cuore perse quasi un battito.
Era così strano quel contatto con lui dopo due anni di completo silenzio tra di noi.
“Tu… io…” sospirò, quasi come per prendere coraggio, poi continuò.
“Mi dispiace così tanto…” sussurrò, avvicinandosi troppo al mio viso.
Gli sfiorai con un dito una guancia morbida e fresca, e lui chiuse gli occhi.
“Non importa adesso…” sussurrai, facendogli aprire nuovamente gli occhi, dove mi ci persi completamente.
Sentivo il suo fiato caldo colpire le mie labbra, e la sua fronte pressata contro la mia.
“Sei bellissima…” sussurrò, sfiorandomi una guancia con il palmo delle sue dita.
“E tu sei ubriaco…” sussurrai a mia volta sorridendo, sentendo il suo fiato che sapeva di alcool.
“Lo so…” ammise, sorridendo anche lui “ma tu sei bellissima lo stesso…”.
Non seppi bene cosa accade dentro di me, dopo quelle parole.
Seppi solo che chiusi gli occhi, con la fronte ancora pressata contro quella di Harry, con la mano ancora intrecciata alla sua, con le dita che ancora sfioravano le sue, ma con le sue labbra che baciavano le mie e viceversa.
Le sfiorava leggermente, per poi pressare prepotentemente per farmele schiudere e lasciando che la sua lingua sfiorasse la mia in un gioco interminabile.
Toccò una mia guancia con una mano, mentre l’altra scendeva abilmente a toccare un fianco e stringerlo al di sopra del tessuto di pizzo del vestito.
Presa da un momento di incapacità mentale, mi posizionai a cavalcioni su di lui, senza smettere di baciarlo.
Portai le mie mani tra i suoi capelli ricci e disordinati, arruffandoli ancora di più, stringendoli leggermente tra le dita, proprio come lui stava facendo con i miei fianchi.
Smise di torturarmi le labbra e scese a baciarmi il collo, come solo lui sapeva fare, lasciandomi dei leggeri morsetti e tracce umide del suo passaggio, capaci di farmi salire pian piano l’eccitazione.
Ricambiai il suo favore, baciandogli dolcemente una guancia, per poi scendere piano verso il suo collo, lasciandogli una leggera macchia scura mentre gli sbottonavo lentamente la camicia, e lui faceva risalire le sue mani lungo il retro delle mie cosce, arrivando a sfiorarmi le natiche al di sopra delle calze leggere, quasi invisibili.
Bloccò le mie mani prendendomi per i polsi per poi guardarmi intensamente e lasciarmi un altro bacio sulle labbra, molto meno casto dei precedenti, altrettanto passionali.
Mi fece alzare e mi prese in braccio, sollevandomi per le natiche e continuando a baciarmi, mentre apriva la porta della sua stanza con un calcio per poi entrare.
Poggiai i piedi a terra e mi allontanai dalle sue labbra, continuando a sbottonargli la camicia mentre gli lasciavo dei dolci baci sul suo petto scoperto, facendolo ansimare.
Posò un dito sotto il mio mento, facendomi alzare il viso e scontrare i miei occhi con i suoi, mentre lo privavo completamente della camicia.
Fece scivolare nuovamente una mano sul mio fianco destro, abbassando lentamente la zip del mio vestito mentre mi posava nuovamente dei baci sul collo.
Abbassò il vestito, facendomi rimanere con indosso solo l’intimo nero. Baciò ancora una volta le mie labbra, quasi come se non potesse farne a meno, alternando dei leggermi morsi ad alcuni più intensi.
Mi fece avvicinare piano al suo letto, sul quale mi fece stendere lentamente, poggiando una mano dietro la mia schiena e giocando con la chiusura del mio reggiseno.
Il tocco lento delle sue dita fresche dietro la mia schiena, mi fece quasi impazzire.
Come se mi avesse letto nel pensiero, iniziò a torturare nuovamente il collo, per poi scendere lentamente sul mio petto, lasciando una scia di baci umidi che mi fecero salire l’eccitazione.
Posò le dita sulla chiusura del reggiseno e l’aprì, sfilandomi abilmente quell’indumento che era d’intralcio ad entrambi.
Prese a baciare lentamente i mie seni, stuzzicando i capezzoli con la lingua, che al suo tocco s’inturgidirono quasi subito, mordicchiandoli leggermente, lasciando che la mia bocca rilasciasse degli ansimi di piacere incontrollabili.
Scese ancora a lasciare delle tracce umide sul mio ventre, ma ribaltai la situazione.
Sapevo che non sarebbe riuscito a resistere ulteriormente, così mi avvicinai a lui e lo baciai, lasciando che le mie mani si avvicinassero ai bottoni del suo jeans, sbottonandoli piano e lentamente, proprio come lui aveva fatto con il mio vestito, come se mi volessi riprendere una rivincita.
Gli abbassai la zip ed infilai una mano nei suoi pantaloni, poggiandola sui suoi boxer, lasciando che gli sfuggisse un sospiro dalle labbra rosse.
Intanto, Harry si abbassò i pantaloni, lasciando che tutte le cose che sarebbero venute dopo, sarebbero state molto più semplici per entrambi.
Sfiorai ancora per un po’ il suo membro già durò da sopra i boxer, per poi abbassarglieli completamente fino a metà coscia.
Presi il suo membro e iniziai a muovere la mano su e giù, lasciando che i suoi occhi si chiudessero per il piacere che stava ricevendo, e che dalle sue labbra ne fuoriuscissero dei gemiti.
Chinai il capo e avvicinai le mie labbra alla punta del suo pene, stuzzicandola con la lingua, cosa che lo fece sussultare e ansimare ancor di più, per poi lasciare che  la mia lingua continuasse a segnare tutta la lunghezza del suo membro caldo e pulsante, facendolo scivolare completamente dentro di me.
Harry mugugnava ed ansimava dal piacere, mentre il suo fiato cresceva costantemente, segno che stava per venire.
Mi allontanai da lui e lo guardai dritto negli occhi, mentre lui ribaltò nuovamente le posizioni, facendomi stendere sotto di lui.
Baciò ancora una volta i miei seni, per poi scendere verso i miei slip e sfiorandoli leggermente con un dito, cosa che mi fece eccitare da morire.
Mi rivolse un sorriso beffardo, per poi sfilarmi le mutandine di dosso e aprirmi meglio le gambe.
Lasciò un baciò nel mio interno coscia e sul mio pube, per poi arrivare lentamente alla mia intimità. Infilò il dito medio dentro di me, facendomi inarcare la schiena e gemere dal piacere, per poi infilarne un altro ancora e incurvarle, facendomi strozzare i sussulti di piacere in gola al sentirle nella loro completa lunghezza.
Anche le sue labbra si avvicinarono alla mia intimità, prendendo a stuzzicare il clitoride con la lingua.
Sapevo che non sarei durata ancora per molto.
Una mano stringeva il lenzuolo bianco del suo letto sotto di me, e l’altra era incastrata tra i suoi ricci, che mi solleticavano l’interno coscia.
I gemiti rilasciati dalle mie labbra si facevano incontrollabili, la sua lingua sapiente mista all’abilità delle sue dita dentro di me, mandavano brividi lungo tutto il mio corpo e, mentre ero quasi all’apice del piacere… si fermò.
Si allontanò dalla mia intimità con un sorrisetto beffardo, proprio come avevo fatto io con lui.
Si avvicinò alle mie labbra e le baciò con passione e prepotenza, facendo entrare ancora una volta in contatto le nostre lingue.
Si posizionò sopra di me, evitando di fare troppa pressione sul mio corpo. Sentivo il suo petto a contatto con il mio, e la sua erezione premere contro la mia coscia.
Chiusi gli occhi quando il suo fiato colpì l’incavo del mio collo, dove posizionò il suo viso. Mi aprì meglio le gambe ed entrò con una spinta decisa, facendomi sussultare ed ansimare, proprio come fece anche lui. Iniziò a muoversi prima lentamente dentro di me, con spinte lente e circolari. Mi provocava piacere, e ne provocava anche a lui, ed i gemiti che fuoriuscivano in contemporanea dalle nostre labbra ne erano la prova.
Affondai i miei talloni nelle sue natiche, poggiando meglio le mie mani lungo la sua schiena impregnata dal sudore, sulla quale lasciavo tracce rosse con le unghie sulla sua pelle candida.
E fu allora che Harry, preso dal piacere più totale, iniziò a velocizzare le spinte dentro di me, che si fecero maggiormente forti e decise.
Urlavamo entrambi dal piacere, invocando ognuno il nome dell’altro; i nostri sospiri sembravano andare a pari passo e i nostri gemiti invadevano la stanza.
D’un tratto, ribaltai le posizioni, ritrovandomi nuovamente a cavalcioni su di lui.
Presi il suo membro duro e pulsante tra le mani, e lo indirizzai nuovamente nella mia femminilità.
Iniziai con poche spinte lente, per poi aumentare il grado di velocità, facendoci gemere assieme.
Per tutto il tempo, non smettemmo di guardarci negli occhi, carichi di lussuria, passione e piacere.
Raggiungemmo l’apice assieme, invocando ognuno il nome dell’altro, ed Harry rilasciò tutto se stesso dentro di me, con un ultimo ed elevato gemito dalla voce roca e carica di passione.
Venimmo entrambi nello stesso momento, senza distogliere lo sguardo l’uno dall’altra.
E nemmeno quando, poco dopo, mi accasciai su di lui, stanca e con il fiato corto, smisi di guardarlo e perdermi nelle sue iridi verde smeraldo in quella poca luce mattutina che colpiva il suo volto.
Perché Harry era riuscito a farmi perdere nei suoi occhi per l’ennesima volta.
 
                                                                                                                             *
 
HARRY POV.
“Non dovresti fumare, lo sai?”.
L’ennesima nuvoletta di fumo uscì dalle sue labbra grandi e rosse come lamponi, senza nessun bisogno che le colorasse con il rossetto.
Aspirava quella sigaretta Winston Blue avidamente, per poi espirare una nuvoletta grigia, quasi trasparente, leggera come l’aria, ma potentissima.
La fissavo imbambolato mentre fumava e faceva sua quella stecca di tabacco, sulla quale non c’erano segni artificiali del suo rossetto inesistente. Solo naturalezza.
Gli occhi grandi e castani, guardavano fuori dalla finestra, esploravano e cercavano la fioca luce mattutina, che il sole lentamente lasciava spuntare.
Si alzava ogni tanto sulle punte, data la sua bassa statura, per guardare meglio qualcosa che forse non esisteva nemmeno, che era frutto della sua fervida immaginazione. O forse, spiava i vicini del palazzo affianco. Magari sperava che, anche loro, avessero passato una notte come la nostra.
I capelli corti e castani erano disordinati, e il ciuffo le ricadeva costantemente sugli occhi.
Ogni volta che cercava di portarlo dietro l’orecchio con la mano libera dalla sigaretta, quello ritornava all’attacco e, ribelle, le si riposava nuovamente sugli occhi.
Sbuffava e lasciava perdere quella lotta ormai persa in partenza, e continuava a fumare, cacciando l’aria dalla bocca.
Aveva di nuovo il corpo coperto dall’intimo nero, lasciando, però, i fianchi scoperti e ben pronunciati, così come le gambe.
Mi alzai dal letto e mi avvicinai a lei, ancora intenta a guardare fuori la finestra.
Le posai le mani sui fianchi scoperti, lasciandole un bacio sul collo, dove c’era il segno di una macchia violacea.
Si voltò verso di me e mi guardò negli occhi, ed entrai a contatto con lo scuro delle sue iridi, che facevano contrasto con le mie.
“Cosa c’è?” chiese, con voce quasi innocente.
“Non dovresti fumare” risposi, cercando di toglierle la sigaretta dalle mani.
Per tutta risposta, May fece un sorrisino beffardo e se la riportò sulle labbra, chiudendo gli occhi ed aspirando più che potesse, per poi espirare il fumo lentamente sul mio viso,quasi con fare dolce.
Quell’odore di nicotina e tabacco mi invase le narici, e il fumo mi colpì sul collo e sulla guancia.
Maya sorrise ancora, per poi allontanarsi da me ed abbandonare la mia presa, e io mi stesi nuovamente sul materasso, senza distogliere lo sguardo da lei.
“Non ho il vizio, giuro. Fumo solo dopo che faccio sesso” rispose, alzando le spalle e continuando a fumare.
“Quindi, hai il vizio”.
Maya inarcò un sopracciglio, guardandomi con un’espressione scettica, mista all’arrabbiata, per poi avvicinarsi alla finestra e fare un ultimo tiro alla sigaretta, che spense sul davanzale per poi buttarla fuori.
“Mi stai dando della ragazza facile, per caso?” domandò scettica, posando le mani sui fianchi e rimanendo di fronte a me.
“Non ho detto mica questo… l’hai detto tu…” dissi, alzando le mani a mo di giustificazione, per poi sorriderle.
Lei sbuffò e si scaraventò su di me, dandomi un sonoro schiaffo sulla nuca, per poi passare ai pizzichi sulle braccia, proprio come una bambina capricciosa.
“Ahi… May… ahia, mi… fai… male, cavolo!” esclamai tra una risata e l’altra, contagiando anche lei, cercando di sottrarmi alle sue torture.
“Posso mai farti del bene, secondo te?” rispose, dandomi un ultimo schiaffo dietro la nuca, continuando a ridere e facendomi una smorfia.
Poi si alzò e si avvicinò nuovamente alla finestra, poggiando le mani sul davanzale e guardando ancora una volta fuori, scrutando l’orizzonte.
La luce fioca mattutina le colpiva il viso dalla pelle morbida, e l’aria dolce e fresca le faceva muovere qualche ciocca di capelli, rendendoli ancora più ribelli di quanto non lo fossero già.
“A che pensi?” le domandai, scrutando a fondo il suo profilo.
Lei si voltò verso di me, sorpresa per quella domanda, poi mi sorrise.
“A nulla…” rispose, abbassando lo sguardo.
Notai una leggera spruzzata di rosso imbarazzo comparire sul suo viso, infiammandole le gote.
“Non ci credo nemmeno se mi paghi oro!” esclamai, dopo aver schioccato la lingua al palato.
Maya sbuffò, e portò ancora una volta le mani sui fianchi.
“Io non ho il vizio del sesso! E’ normale che voglio farlo, ho diciotto anni, cavolo! Proprio come te! E volevo proporti una cosa, ma adesso non mi va più! Mi hai fatto saltare i nervi, contento?!” disse, per poi voltarsi nuovamente verso la finestra, incrociando le braccia.
Inutile dire che tutto ciò che volesse propormi, m’incuriosiva da matti.
Ma Maya era fatta così, lo era sempre stata e non sarebbe cambiata mai.
Era permalosa ed odiava ammetterlo, soprattutto quando le si diceva che era peggio della madre caratterialmente. Era capace di far scoppiare la terza guerra mondiale.
“E va bene, scusa!” dissi, sbuffando leggermente, per poi farla voltare verso di me.
“Mi stai chiedendo scusa perché vuoi sapere cosa voglio proporti, vero?” chiese, e potei individuare un pizzico di malizia nelle sue parole e nel suo tono di voce.
“Da una parte sì…” ammisi, passandomi una mano tra i capelli.
Lei alzò le spalle ed imbronciò le labbra.
“Beh, te l’avrei proposto lo stesso” disse, per poi ridere sonoramente.
Fece un lungo sospiro con gli occhi chiusi, per poi portarsi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, e guardarmi negli occhi.
“Vuoi diventare il mio ‘amico di letto’?”.
Sgranai gli occhi a quella sua richiesta.
Mi sembrava davvero impossibile che proprio lei, Maya Burton, mi stesse facendo quella proposta.
“Oh andiamo, non fare finta di scandalizzarti, adesso!” esclamò, dopo aver notato la mia espressione.
“Ti si legge in faccia che sei disperato perché non batti chiodo con Caroline! E poi, me l’hai dimostrato tutto stasera! Ascolta: che male c’è? Sbaglio, o ti sei mezzo lasciato con Caroline?”.
“Beh… io non lo so… sinceramente, non l’ho capito…” risposi, passandomi ancora una mano tra i capelli.
Maya batté una mano sulla propria gamba, per poi puntarmi contro l’indice.
“Appunto: non l’hai capito! E, nel frattempo che lo capisci, almeno sfoghi con qualcuno che non sia una ragazza presa a caso da un locale della quale non sai nemmeno il nome o, peggio ancora, di una che lavora sui marciapiedi di notte, che poi devi pure pagare un botto…” disse, sorridendo.
Rimasi in silenzio, e con una mano le permisi di continuare il discorso, che iniziava ad interessarmi.
“Insomma, abbiamo diciotto anni, ed è normale che ci vengano queste voglie! Quindi, dato che tu non batti chiodo con la tua fidanzata ultra ottantenne, senza offesa, eh…!” disse, alzando le mani a mo di giustificazione “e io sono single, ed è normale che voglia soddisfare le mie voglie… andiamo a letto insieme, quando e come ci pare! Senza impegni, un segreto solo nostro! Almeno non devi pagarmi e il mio nome già lo sai, non c’è bisogno che te lo ripeta ogni volta per evitare che, mentre stai per arrivare, lo sbagli! E’ semplice, basta solo non innamorarsi e divertirsi!” concluse, alzando le spalle e sedendosi con un salto sul letto accanto a me.
“E se, durante questa sottospecie di relazione, tu incontri l’uomo della tua vita?” domandai, guardandola negli occhi.
Lei fece un’espressione scettica, per poi darmi un pugno sulla spalla.
“Ma figurati se, proprio io, vado a incontrare l’uomo della mia vita a diciotto anni! Ascolta: d’altronde, l’abbiamo già fatto, anche prima di questa sera. Non cambierà nulla tra di noi, anzi… migliorerà il rapporto di amicizia che avevamo già precedentemente! Daaai, Harry, che ti costa! Guarda che ci guadagniamo entrambi, non solo io!”.
Rimasi leggermente spiazzato e perplesso di fronte a quella sua iniziativa.
Maya non era mai stata così sicura di se come quella sera, ed era strano come in quei due anni, il suo rapporto verso il sesso fosse cambiato così radicalmente.
Sospirai e scossi il capo, mentre lei attendeva impazientemente una mia risposta.
Alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi, carichi di curiosità ed impazienza.
Era proprio impossibile, quella ragazza.
“Okay” annunciai, sospirando ancora.
D’altronde, non potevo negare il fatto che quella cosa stuzzicasse anche me.
May sorrise e mi abbracciò, buttandosi con le braccia intorno al mio collo, quasi come se volesse strozzarmi.
“Solo una cosa, Harry” disse, staccandosi da me e diventando improvvisamente seria.
“Non una parola con nessuno, nemmeno con i ragazzi e Nicole! E’ chiaro?”.
“Chiarissimo” dissi annuendo, facendo il gesto del saluto militare, che la fece sorridere.
“Allora, abbiamo stretto un patto, io e te…” disse, porgendomi la mano.
“Amici di letto?” disse, tendendo ancora di più la mano verso di me.
Sospirai. Non sapevo se stessi facendo uno sbaglio o meno, ma non potevo dire che l’idea non mi piacesse.
“E sia…” dissi, tendendo la mano verso la sua, per poi incrociarla in quello che sarebbe stato un patto fedele.
“Amici di letto”.





Writer's Corner! :)
Eeee, buonasera people!
Io l'avevo detto che dovevate tenervi pronte per una scena HOT!
Vi dico da subito che da qui, inizierà la nostra storia!
Solo che non so come iniziare il prossimo capitolo, quindi dovrete attendere!

Sono di poche parole, stasera
vado di fretta perchè tra mezz'ora devo andare a provare per un concorso di canto e devo farmi lo shampoo che ho i capelli sporchissimi!
(lo so che non v'interessa!)

Il capitolo l'ho appena finito di scrivere e quindi, se ci sono orrori grammaticali, non esitate a farmelo sapere!
Ppppoi, beh, la scena hot spero di averla descritta al meglio e che non vi abbia scandalizzato!
(Si, Michela, parlo proprio di te e Giovanna u.u)
Anche qui, se fa schifo davvero, non esitate!
Accetto qualsiasi tipo di critica, so di non essere brava!

E questo capitolo lo dedico tuutto tuuutto a Mel
che mi fa sempre ridere quando leggo le sue recensioni la mattina, facendomi iniziare la giornata di buon'umore! :D

Bene, io adesso devo davvero scappare!
Scusate se non ho ancora risposto alle vostre recensioni, prometto di farlo il prima possibile, davvero!
Ad ogni modo, grazie sul serio! :D
siete troppo meravigliose! *-*

Un grazie va alla mia moglie Bechs, che mi manca da morire!
E che sarà contenta di leggere questo capitolo! (hahaha, love u)

Pppoi, ringrazio in particolar modo Caterina, che mi ha supportato nella scrittura della scena!
Spero di aver fatto un buon lavoro! :D
E pppoi, Alessia&Arianna
E Agnese&Federica! :)

Grazie mille per esservi soffermate a leggere fin qui, o anche solo un rigo!
Siete fantastiche! :D

#muchLove.

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Loro vi amano, taaanto! <3

-YoursM.

 

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Capitolo 8
*** We didn't do anything ***


MAYA POV.
Lasciai casa di Harry quella stessa mattina presto, dopo aver stretto il patto ed essermi rivestita.
La distanza da casa di Nicole a quella di Harry e Louis non era molta, ma non avevo voglia di camminare a piedi, dati i tacchi troppo alti e il vestito troppo corto.
Nonostante fosse quasi la fine di Maggio, la mattina presto faceva ancora troppo fresco.
E io, non ero per niente nelle condizioni di camminare a piedi.
Aspettai per un po’ sotto casa di Harry per l’arrivo di un taxi mattutino, già pronto ad accogliere clienti.
E, infatti, un piccolo maggiolino nero si dirigeva proprio nella mia direzione, così mi alzai dalle scale dell’entrata del palazzo e alzai la mano, come per far capire al maggiolino che sarei stata la sua prima cliente rompipalle, quella mattina.
Non appena si fermò, aprii immediatamente la portiera e mi fiondai su quel morbido sedile dal colore beige consumato, come lo era anche il tessuto.
“Buongiorno” dissi una volta entrata, senza un minimo di entusiasmo e con il massimo della stanchezza.
“Buongiorno” rispose l’uomo accanto a me, con la mia stessa enfasi.
“Dove la porto, signorina?”.
Su una stella, come avrei voluto rispondere, solo per far ridere quell’uomo o per far capire di aver visto Titanic almeno una quarantina di volte. Eppure io, Titanic, non l’avevo mai visto.
Ma mi limitai a rispondergli il nome della strada della casa di Nicole, per poi poggiare il mento sul palmo della mano e guardare fuori la finestra.
Nonostante fossero le sette del mattino di fine Maggio, Londra era abbastanza popolata da gente appena uscita di casa di fretta e furia per evitare di fare tardi, di chi si sedeva ad un tavolino di un bar per fare colazione frettolosamente o lentamente che sia, per chiacchierare di cosa appena iniziate, di cose appena finite, o semplicemente per spiare quel cameriere tanto carino o, viceversa, quella cliente fissa appena arrivata, trafelata come al solito, ma sempre bellissima.
E poi c’ero io.
Rinchiusa in un maggiolino nero dai sedili rotti e i finestrini troppo piccoli, guidato da un uomo cicciottello che indossava una terribile camicia a quadri, con i capelli solo ai lati dal colore nero e qualche sfumatura di grigio segno di una vecchiaia imminente, la pelle scura e le mani grandi su un volante troppo piccolo e una sigaretta in bocca. Chissà se stava scomodo.
C’ero io, appena tornata da una festa organizzata dai miei migliori amici con il solo scopo di farmi riallacciare i rapporti con il mio ex ragazzo.
C’ero io, che avevo appena finito di fare sesso con il mio ex ragazzo.
E sempre io, che avevo appena stretto un patto, sempre con il mio ex ragazzo.
Eppure, non potevo dire che non mi fosse piaciuto e che quel patto, non era stata poi una scelta tanto insensata.
Ci avevo pensato bene e, conoscendo Harry, sapevo che avrebbe accettato e che gli sarebbe piaciuto.
Dopotutto, sapevo che ne aveva bisogno almeno quanto me.
“Eccoci arrivati” disse improvvisamente la voce rovinata dal fumo dell’autista, che mi fece distogliere dai miei pensieri.
Era forse la seconda o terza sigaretta che fumava da quando io ero lì e precedentemente ne aveva fumate anche di più, dato il portacenere pieno di cicche e mozziconi.
“Quant’è?” domandai, distogliendo lo sguardo dal posacenere.
“Undici sterline e sessanta pounds” rispose, dando un ultimo tiro alla sigaretta e accenderne subito un’altra.
Presi il portafogli e pagai velocemente per uscire da quella camera a gas, alias fumo.
L’odore era davvero insopportabile.
Nell’aprire la borsa, notai che il pacchetto di sigarette che portavo sempre con me, non c’era più.
Lo cercai per bene, controllando a fondo nella borsetta, ma niente. Era come se si fosse volatilizzato.
Prima di scendere dall’auto, soffermai ancora una volta lo sguardo sul posacenere pieno di cicche.
Feci una faccia disgustata dall’odore del fumo nella macchina e alla vista del posacenere, e scesi velocemente dal taxi per respirare finalmente aria pura e avviarmi al portone di casa.
Mentre infilavo le chiavi nella toppa, mi ricordai di un consiglio di qualche ora precedente.
Harry aveva ragione.
Non avrei più dovuto fumare.
 
                                                                                                                                *
 
HARRY POV.
Maya aveva dimenticato le calze a casa mia.
Gliele avevo sfilate via quella stessa notte ma, sottili com’erano, s’erano rotte al tocco immediato delle mie unghie corte e mangiucchiate.
Le tenevo tra le mani e ne toccavo il tessuto morbido, quasi trasparente, come per ricordare le gambe della persona alle quali erano appartenute.
Quella stessa persona che era stata mia per tutta la notte.
Non riuscivo ancora a credere a ciò che avevamo appena fatto, e a ciò che ci eravamo appena promessi.
Avevo appena fatto un patto di letto con la mia ex ragazza.
Ero diventato l’amico di letto della mia ex ragazza, nonostante io avessi già una ragazza.
Ecco, unico piccolissimo ma di vitale importanza accorgimento: io ero fidanzato.
Fidanzato con una donna che amavo e, per la quale, avevo lasciato la mia ex ragazza, che adesso era diventata la mia amica di letto.
Con una donna che, però, aveva insultato i miei migliori amici, nonché compagni di lavoro, con i quali passavo la maggior parte del tempo.
Eppure, l’amavo. Ma non avevo ancora avuto l’occasione di sentirla e di parlare di quello che era successo.
E l’unica cosa che mi preoccupava maggiormente, era il fatto che, pur se in uno stato di ubriachezza e di totale disperazione, l’avevo tradita… con la mia ex.
E che, se avessi continuato quella specie di rapporto con Maya, avrei potuto rovinare quello con Caroline.
Amavo Caroline, ma non potevo negare il fatto che ormai era da tempo che non facevamo sesso.
E non potevo nemmeno negare il fatto che quella notte, avevo fatto sesso con Maya e mi era piaciuto.
Non sapevo come comportarmi.
Avrei voluto tanto parlarne con qualcuno, ma il patto prevedeva la completa segretezza di quella strana relazione. E forse era giusto così.
Se l’avessi detto ai ragazzi, loro non ci avrebbero pensato nemmeno due volte e avrebbero fatto il tifo per May, costringendomi a tornarci insieme.
Ma io non amavo May, come lei non amava me.
Era sorto questo patto solo come una specie di gioco e di piacere reciproco, che avrebbe fatto guadagnare ad entrambi sesso.
Solo ed esclusivamente sesso.
D’un tratto, sentii la porta aprirsi all’improvviso con il solito fare Louisesco, accompagnato dalle solite urla del mio migliore amico.
“Harry, sei sveglio?” urlò, non appena mise piede in casa.
Non gli risposi, troppo occupato a cercare un posto dove nascondere le calze sfilate di Maya.
Sentii i passi di Louis avvicinarsi alla mia stanza, continuando a chiamarmi, così optai per nasconderle sotto il cuscino, giusto in tempo.
“Ma allora sei sveglio!” esclamò, vedendomi con gli occhi aperti e le mani dietro la nuca, appoggiate al cuscino.
Mi limitai ad annuire con il capo, così lui si avvicinò a me e si sedette sul letto.
“Che vuoi?” gli domandai, voltandomi verso di lui e notando la curiosità nei suoi occhi.
“Un abbraccio da orsetto coccoloso!” disse, con la voce più tenera che gli riuscì.
“Oh, beh, in questo caso…” dissi, sporgendomi verso di lui con le braccia spalancate.
“Sai benissimo cosa voglio!” esclamò, buttando le mani avanti per fermare il mio gesto.
Risi per un po’, mentre lui si risistemava i capelli tutti scombinati.
Probabilmente, anche lui aveva passato una bella notte di passione con Eleonor.
“Che vuoi sapere, Tommo?” gli domandai, poggiando ancora una volta la testa sul cuscino.
“Voglio sapere cosa avete fatto tu e May, stanotte… quando eravate soli…” rispose, con un tono fin troppo malizioso.
Abbiamo fatto sesso, Louis, volevo dirgli, ma non potevo.
Era la prima volta che gli stavo per dire una bugia, anche se a fin di bene, ed era anche la prima volta che negavo di essere andato a letto con una ragazza.
“Niente Louis. Cosa potevamo fare mai?” dissi sospirando e chiudendo gli occhi, per evitare di fargli intravedere quello spiraglio di bugia che si celava dietro i miei occhi.
“Mmmh, non lo so… avete….?” disse, sempre con tono malizioso, alludendo sicuramente a quello che avevamo fatto davvero.
Mi voltai immediatamente verso di lui spalancando gli occhi, per poi ridurli a due fessure.
“Parlato. Basta” dissi serio, quasi come se volessi mettergli paura.
“Uuuuh, e nemmeno un bacio?” chiese ancora, stritolandomi una guancia.
Più di uno, in effetti.
“No” mi limitai a rispondergli sempre in tono serio, sospirando.
Quando Louis s’impuntava con qualcosa, era difficile fargliela passare. Molto difficile.
“Daaai, nemmeno un bacino piccino picciò, tenerino teneroso?!” scimmiottò, strapazzandomi entrambe le guance.
Gli presi le mani e gliele allontanai dal mio viso, per poi guardarlo ancora con gli occhi chiusi in due serie fessure.
“Smettila, Louis. Ti ho detto di no”.
“Ma come è possibile?! Io sono sicuro che c’è stato un bac…”.
Fortunatamente, le supposizioni di Louis vennero interrotte dalla suoneria del mio cellulare, prendendolo prima che potesse farlo lui.
Sullo schermo, il nome di Caroline comparve chiaro e tondo, e io non sapevo cosa fare.
“E’ la nonna?” disse Louis, iniziandosi ad alzare dal letto.
“E’ Caroline” puntualizzai. Odiavo il soprannome che gli avevano dato i ragazzi… ed il resto delle fan.
 “Nonna; Caroline… cosa cambierà mai?!” disse alzando le spalle, per poi uscire dalla stanza prima che potessi lanciargli un cuscino in faccia.
Dopo tre squilli, decisi di rispondere. Magari, una bella riappacificazione non avrebbe fatto male.
“Pronto”
“Ciao” disse lei, con un tono che sembrava quasi mortificato.
“Ciao” le feci eco, ma con un tono come per dire ‘mi manchi’.
“Scusa… non so cosa mi è preso ieri sera… davvero, io non volevo dirle quelle cose. Sono giorni che sto un po’ così, tra il lavoro e tutto il resto… ti prego, perdonami”.
Rimasi in silenzio per un po’, poi sorrisi.
“Sei perdonata, amore. Mi sei mancata”.
La sentii sorridere dall’altro lato del telefono, per poi continuare a parlare come se non fosse mai accaduto nulla.
Era la cosa più bella del mondo fare pace con la persona che si ama.
Ora, avrei dovuto solo dirlo a Maya.
 
                                                                                                                             *
 
MAYA POV.
Non appena rientrai in casa, mi tolsi immediatamente quei fastidiosissimi tacchi che avevo portato per la maggior parte della serata.
Chiusi piano la porta, cercando di non far svegliare Nicole, che stava sicuramente dormendo a quell’ora del mattino.
Presi i tacchi tra le mani e mi misi in punta di piedi, cercando di camminare il più piano possibile, controllando a destra e sinistra, sperando di non ritrovarmi delle sorprese.
“Ehilà, Maya!”.
Come non detto.
Mi voltai piano verso la cucina, dove trovai la figura di Alan a torso nudo, tutto intento a mangiare.
E la figura di Alan a torso nudo, era impossibile da non notare.
Alan era il ragazzo di Nicole, e avevo avuto modo di conoscerlo due sere prima, quando lei lo aveva invitato a cena apposta per presentarmelo.
Alan era un ragazzo splendido. Era alto e muscoloso, dalla carnagione scura come lo erano anche gli occhi ed i capelli, entrambi neri come la pece, ed un sorriso bianchissimo ed enorme, capace di far invidia alle stelle.
E il fisico… se avessi dovuto parlarne, Nicole mi avrebbe tranquillamente ucciso.
“C-ciao, Alan!” lo salutai, un po’ imbarazzata.
Trovarsi in casa il fidanzato splendido della tua migliore amica, che fa colazione a torso nudo nella cucina della casa della tua migliore amica dove vivi anche tu, con te appena tornata da una notte passata completamente in bianco a fare sesso con il tuo ex ragazzo e con indosso ancora i vestiti della sera precedente, per di più senza calze e senza scarpe… beh, non era quella che poteva ritenersi una situazione tranquilla!
“Come ti è andata la nottata?” domandò, e nel suo tono di voce e nei suoi occhi, potei tranquillamente scorgere una punta di malizia.
Sbuffai, posando le scarpe a terra ed entrando in cucina, poggiandomi sullo stipite della porta.
“Che cosa si è inventata Nicole, stavolta?” domandai, sbuffando ancora, e lui rise.
“Giuro che non mi sono inventata niente!” intervenne la persona in questione, che comparve improvvisamente dietro le mie spalle, probabilmente appena uscita dalla sua stanza.
“E allora, cosa avresti detto?” domandai, guardandola entrare in cucina mentre si aggiustava i capelli ricci.
“Io proprio niente. Magari sei tu quella che deve dirci qualcosa…” rispose, voltandosi verso di me dopo aver preso una tazza di caffè.
Sospirai ancora e mi sedetti su una sedia della cucina, di fronte ad Alan, che guardava me e Nicole incuriosito.
“Io non devo dire proprio niente!” mentii, incrociando le braccia al petto.
Nicole roteò gli occhi al cielo e sorseggiò un po’ del suo caffè, con fare esasperato.
“Ma sentila! Non ha niente da dire! A chi vuoi darla a bere, May?! Sai benissimo con chi hai a che fare… e di certo, non con una stupida credulona!” esclamò, posando la tazza sul bancone avvolgendo i suoi corti capelli in un perfetto chignon, per poi sedersi sulle gambe del suo ragazzo, che ancora non capiva.
Sbuffai ancora una volta, ma non le risposi. Il patto era il patto, e non potevo dire a Nicole di essere stata a letto con Harry. Sarebbe letteralmente andata su di giri.
“Allora? Voglio sapere… racconta!” esclamò ancora, mentre Alan sotto di lei mi guardava incuriosito, attendendo la mia risposta.
Li guardai per un po’, forse per trasmettergli della suspense che alla fine, non sarebbe servita.
Per quanto a malincuore - o forse no -  non avrei potuto dire la verità.
“E va bene, Nicole, se proprio vuoi saperlo…” iniziai sospirando, poggiando le mani sul tavolo come lei, che faceva tamburellare nervosamente le dita sul piano.
“Abbiamo parlato… e parlato… e parlato… e basta!” dissi, battendo il palmo della mano sul tavolo, facendo sobbalzare lei ed Alan.
“Come parlato?!” esclamò lei, leggermente alterata.
Le rivolsi uno sguardo scettico, incrociando ancora una volta le braccia al petto.
“Non era questo che volevi?!”.
“Certo che no!” esclamò ancora, battendo un pugno sul tavolo.
“Insomma, andiamo al dunque… non vi siete nemmeno sfiorati, baciati, toccati…?!”.
Più di una volta, Nicole, quasi tutta la notte volevo risponderle, ma non potevo.
Scossi il capo, mordendomi il labbro inferiore.
“Non ci credo!” s’intromise Alan, puntandomi contro l’indice, pur se nascosto dal peso della sua ragazza sulle gambe.
“D’accordissimo con Alan!” esclamò Nicole, imitando il gesto del suo ragazzo “non ci credo nemmeno se mi paghi!”.
Scrollai le spalle, per poi alzarmi dalla sedia e avviarmi verso l’uscita della cucina.
“Potete tranquillamente chiedere ad Harry, se volete essere sicuri e non vi fidate. Vi risponderà la stessa identica cosa, dato che è quello che abbiamo fatto per tutta la notte. E se non vi dispiace, adesso, avrei delle ore di sonno da recuperare!”.
Uscii dalla cucina accompagnata dai loro borbottii – soprattutto quelli di Nicole - sulla mia serata con Harry.
Ecco perché, almeno in quel momento, non potevo dirle la verità. Ci sarebbero stati molti più borbottii.
Entrai camera mia stiracchiandomi ed alzandomi leggermente sulle punte. Ero fin troppo stanca, e avevo assolutamente bisogno di buttarmi sul materasso morbido e sprofondare in un sonno profondissimo, peggio di quello della Bella Addormentata.
Mi sfilai il vestito e infilai la canotta ed il pantalone del pigiama, pronta per buttarmi dritta nel letto.
Non appena poggiai la testa sul cuscino e chiusi gli occhi, il rumore fastidioso del mio cellulare mi avvertì di un messaggio appena ricevuto.
Mia madre che, come al solito, rompe le palle, pensai.
Mi misi seduta tra le lenzuola sbuffando, e presi il cellulare dal mio comodino, scoprendo il mittente del messaggio.
E non era affatto mia madre.
“Dobbiamo parlare urgentemente. H.”






Writer's Corner! :)
Buuonsalve! :D
Ci tenevo subito a dire che non mi ricordo da quanto non aggiorno! (ma non è tantissimo, tipo... dal 25?!9
Vabbè, ma non importa questo!
Pensavo che questo capitolo sarebbe arrivato fra molto più tempo, e invece mi sono messa e ce l'ho fatta! :D *esulta*

Ccccooomunque, adesso avrò molto più tempo libero perchè ho finito tutte le interrogazioni! :D
*esultancoradipiù*
E il 1 Giugno devo fare un concorso di canto e sono suuper in ansia :S me lo sogno la notte! 
(okay, so che non v'interessa, però boh... era per dire qualcosa e farvi passare il vomito dopo questo capitolo!)

Si, lo so che non è il massimo, è veramente orribile ed è una cazzata!
Cioè, è un capitolo di passaggio così... non lo so!
Era per far capire lo stato d'animo di quei due, ma alla fine manco ci sono riuscita!
E poi vi ho lasciato con l'acquolina in bocca, eh?! *sonocattivalosssssssò*
AAAAAH, chissà cosa dirà Harry alla nostra May... u.u 
Maaah, chi lo sa
*alzalamanomalaritraesubito*

E poi dovevo dire un'altra cosa ma mi sono dimenticata!
O forse, non dovevo dire proprio niente ed era solo il gusto di far prendere aria alla mia bocca (cioè, di far digitare alle mie dita dei tasti u.u)
solo per dire qualcosa di inutile ed insensato (proprio come lo è tutto questo corner)
come sto facendo adesso che non ho collegato il cervello! yeeeeeah! ;D
Si vede che sono logorroica, vero?

Me ne vado via, giuro.
Ovviamente, dopo i miei soliti e luuuunghi ringraziamenti! :D

Sempre e solo a voi, anime pie e pure,che vi siete soffermate a leggere questa cacca di capitolo appena sfornato e che la mia mente malata ha deciso di scrivere e pubblicare non so per quale ragione!
(è pure corto, oibò)
E sempre a voi, che recensite, leggete, inserite tra preferite/ricordate/seguite e tutta quella roba lì!
Graaaaaaaaazie! *-*

Ppppoi, alla mia splendida moglie Bechs, alla quale spero piacerà questo capitolo e non mi prenda a calci per la shifezza! :D
Loveu <3
A Caterina, Alessia e Arianna, che mi fanno sempre ridere!
E ad Agnese&Federica! :D

E ppppoi, mia carissima Mel, voglio sapere che musica hai ascoltato e che cosa hai mangiato mentre leggevi questa schifezza! :D
Ormai, ne ho praticamente bisogno! :D

Soo, giuro che me ne vado, adesso e non vi rompo più con i miei soliti sproloqui fatti a sproposito u.u

Ccccciao, belle bimbe! :D
#taaantoamore


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amore quasi quanto il loro :)
ma guardante che irlandese salterino che abbiamo! HAHAHA xD

-YoursM.


ps. dovete sapere che il ragazzo di Nicole, esiste sul serio. Ebbene si, esistono ancora ragazzi così belli anche nella mia scuola, ma pur sempre irraggiungibili!
Giuro, è una visione spettacolare... AAAAAAAAAAAAAH *-*
Agnese lo chiama "raggio di sole"... e vi ho detto tutto! HAHAHA xD
Quindi, se troverete un riferimento al raggio di sole rivolto a questo Alan... capirete il perchè... *w*

pps. se volete seguirmi su Twitter, sono @Marypuuff  :3



 

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Capitolo 9
*** It goes on! ***


HARRY POV.
“Allora, di cosa dobbiamo parlare di così tanto urgente?”.
Ero a casa di Nicole, completamente vuota, se non fosse stata per la presenza mia e di Maya.
Lei aveva ancora indosso una canotta bianca e un pantalone da ginnastica, e si stropicciava freneticamente gli occhi appena aperti dopo una dormita.
Che, a detta sua, per colpa mia era stata interrotta, ma che poteva tranquillamente durare ancora di più.
Ma era quasi ora di pranzo e se non l’avessi svegliata io, probabilmente non si sarebbe mai alzata.
“Beh… ecco… May…” iniziai, torturandomi le mani completamente sudate.
Non avevo il coraggio di dirle tutto.
“Ecco… io…”
“Stammi a sentire, bello…” iniziò lei, puntandomi contro l’indice, dopo aver sbadigliato.
“Io ho rinunciato a una lunga dormita rilassante per starti a sentire, dopo che stanotte l’ho passata completamente in bianco perché ho fatto sesso con te. Quindi, se magari invece di tentennare con questi ‘ecco’ o ‘beh, io…’, arrivassi al dunque e mi dicessi cosa cavolo ti ha portato qui a disturbare me e il mio sonno, sarei molto più contenta, ergo non ti prenderò a calci in culo!”.
Poi, incrociò nuovamente le braccia al petto con un viso imbronciato, portando una piede sul cuscino della sedia dove era seduta, avvicinando la gamba anch’essa al petto.
Distolse lo sguardo da me e lo portò alla sua destra, fissando un punto indefinito, mentre io mi torturavo ancora le mani.
Per trovare le parole adatte, avevo bisogno di giri di parole. E, dalla sua sparata precedente, May non amava i giri di parole.
Amava le parole, i concetti, i segreti detti direttamente, senza usare altre parole, concetti e segreti che non c’entravano niente.
“Allora?!” mi esortò, continuando a fissare il punto di fronte a se, senza posare lo sguardo su di me, facendo tamburellare nervosamente le dita sul suo ginocchio.
Feci un lungo sospiro, come per prendere coraggio, chiudendo gli occhi.
“Io direi di finirla qui…” dissi, tutto d’un fiato, ma cercando di scandire per bene tutte le parole.
May si voltò improvvisamente verso di me, con un’espressione confusa sul volto, con gli occhi ridotti a due fessure.
“A cosa ti riferisci, scusa? Vuoi suicidarti?” domandò, inarcando un sopracciglio.
Feci un altro lunghissimo sospiro per recuperare tutte le parole che le avrei dovuto dire, che non sarebbero state facili da pronunciare.
“Mi riferisco al patto che abbiamo fatto stanotte. Direi… direi di concluderlo qui…”.
Rimanemmo in silenzio; io che non avevo nient’altro da dire, e lei che non sapeva cosa dire.
Fece una piccola risata sommessa, per poi guardarmi con un sorrisino stampato sul volto.
“Stai scherzando?” domandò, forse ironicamente.
Scossi il capo lentamente, mordendomi il labbro inferiore. Sapevo che non l’avrebbe presa bene.
“E come mai questa scelta?” domandò ancora, richiudendo nuovamente gli occhi in due fessure.
“Stamattina ho fatto pace con Caroline e ci siamo rimessi insieme” mi limitai a risponderle, senza dire nient’altro.
D’altronde, era la pura verità.
“Mmmh… e quindi, lei è venuta a casa e avete fatto sesso, giusto?” domandò ancora.
“N-non esattamente, no…” balbettai.
Certe volte era peggio di Nicole!
“Ah capisco… quindi, il motivo valido per interrompere il patto non c’è…!” disse, facendomi un sorriso.
“Certo che c’è, Maya!” sbottai, alzandomi in piedi e facendola quasi sobbalzare e cadere dalla sedia.
“Io sto tradendo Caroline così, non lo capisci?! Sei diventata una sorta di amante, per me, questo patto non può andare avanti!”.
“Cavolo, Harry, io non sono la tua amante, lo vuoi capire?!” sbottò anche lei, battendo una mano sul tavolo ed alzandosi dalla sedia.
 “Le amanti amano la persona con cui vanno a letto, io non ti amo, e tu non ami me! Ti è così difficile da comprendere?! E poi, diciamo che tu non tradisci completamente Caroline, dato che non ci vai più a letto!”.
In effetti, un po’ aveva ragione. Lei non era la mia amante, era solo un’amica… con cui condividevo il letto… ed il sesso.
Ed era anche vero che io e Caroline, ormai, avevamo smesso da un bel po’ di andare a letto insieme.
“E poi… mi pare che tutti questi problemi non te li sei fatti quando hai tradito me…” disse improvvisamente, sussurrandolo quasi e sorridendo appena, ma nel suo tono di voce potei scorgere un velo di amarezza.
Aveva lo sguardo basso, ma vedevo spuntare un angolino del suo sorriso, mentre con i denti si torturava il labbro inferiore.
Ero stato un idiota. Le avevo rinfacciato che stavo tradendo Caroline quando, proprio con quest’ultima, avevo tradito lei.
Mi sentivo uno sciocco, stupido, deficiente, stronzo.
Perché non pensavo cento volte prima di parlare o di agire semplicemente?!
“Io… scusami, May, non volevo…” sussurrai a mia volta.
Lei alzò lo sguardo e scosse il capo, sorridendo ancora.
“E’ tutto a posto, Harry… non scusarti…”.
Quasi istintivamente, mi avvicinai a lei e l’abbraccia più forte che mai.
“Scusami…” le sussurrai nuovamente nell’orecchio, soffiandole sul collo.
La tenni stretta a me per minuti che parvero infiniti, poggiando il viso nell’incavo del suo collo, e lei si aggrappò quasi alle mie spalle alzandosi sulle punte.
Mi persi nel profumo della sua pelle, che sapeva di dolcezza misto al bagnoschiuma alla frutta esotica che usava lei, forte ed intenso.
Quel mix di dolcezza e forza, proprio come era fatta lei, testarda e cocciuta, ma con un animo buono. Quel mix di profumi, che mi fece letteralmente partire il cervello.
Quel mix di profumi, che mi fece sfiorare il naso sulla sua guancia morbida e soffice, per poi arrivare a sfiorarle il collo dolcemente, cosa che la fece fremere sotto le mie mani.
Le baciai il collo, per poi risalire verso il mento, lasciando una scia di baci, che arrivarono alle sue labbra.
Rimasi fermo a guardarla nei suoi occhi immensi per qualche minuto, senza dirci nulla, poi avvicinai ancor di più le sue labbra alle mie, e ridussi completamente quella distanza che ci separava.
Unii le mie labbra alle sue in un bacio morbido e calmo, fatto di un semplice sfioramento di labbra.
Premetti sulle sue labbra quasi involontariamente, ma lei le schiuse per fare spazio alla mia lingua, che subito s’insediò nella sua bocca.
Le poggiai le mani sui fianchi morbidi, e lei si aggrappò ancora di più al mio collo, facendo scontrare le nostre fronti. Salivo con la mano dai suoi fianchi al suo seno, ma senza sfiorarlo, e ripetere la stessa sequenza, fin quando non ce la feci più.
La baciai con più foga e lei ricambiò, approfondendo ancora di più quel bacio, che non aveva proprio niente di casto.
Feci passare le mie mani sotto la sua canotta, sfiorandole il ventre e risalendo fino all’incavo dei suoi seni con un dito, facendola fremere mentre mi mordeva il labbro inferiore.
Smisi di baciarla per qualche minuto mentre le toglievo lentamente la canotta, ammirando il suo corpo sinuoso mentre lei continuava a torturarmi un labbro, come per farmi capire la sua eccitazione crescente, quasi quanto la mia.
Rimasi ad ammirare il suo seno prosperoso per un po’, ancora coperto dal reggiseno della sera prima, poi anche lei mi denudò della maglietta, mentre glielo palpavo lentamente.
Mi baciò ancora una volta, alzandosi sulle punte e aggrappandosi nuovamente al mio collo, indietreggiando verso il divano alle nostre spalle dove, molto probabilmente, avremmo continuato quello che avevamo iniziato.
Si sedette sul bracciolo del divano, mentre io ero ancora in piedi di fronte a lei che, pian piano, mi sbottonava il jeans.
La mia erezione continuava a crescere sotto il tocco leggero delle sue mani sapienti che sfioravano il mio membro al di sopra del tessuto dei jeans e quello dei boxer.
Fece scivolare giù i pantaloni, che io allontanai con un veloce calcio, e i boxer, scoprendo il mio membro già abbastanza duro.
Lo prese tra le sue labbra rosse, calde ed umide, facendomi sospirare affannosamente già a quel contatto. Mi guardò negli occhi con fare malizioso per tutto il tempo, beandosi della mia espressione compiaciuta mentre faceva scorrere la sua lingua lungo tutta la mia lunghezza, fino a stuzzicare il mio glande con essa. Attorcigliavo i suoi capelli tra le dita, mentre la mano destra era appoggiata sulla sua nuca, ma senza darle il ritmo, poiché sarebbe stato inutile. Maya sapeva come fare. Chiusi gli occhi rilasciando gemiti incontrollati mentre lei continuava, ed ero sicuro che mi stava ancora guardando.
“May… sto per… ven…”.
A quelle mie parole sussurrate ed affannate, Maya si scostò dal mio membro, lasciandomi proprio sul più bello, che mi guardava con fare soddisfatto.
Decisi di fargliela pagare, proprio come lei aveva fatto con me.
La feci stendere sul divano e la privai del reggiseno, scoprendo i suoi seni dai capezzoli già turgidi per l’eccitazione. Cominciai a leccarli e succhiarli lentamente, mentre Maya ansimava e sospirava dal piacere sotto di me.
Presi poi a baciare i suoi seni, per poi scendere lungo il suo ventre lasciandole una lunga scia di baci, fino ad arrivare all’elastico dei suoi pantaloni da ginnastica, ancora d’intralcio.
Glieli sfilai velocemente, buttandoli sul pavimento, mentre le baciavo il collo e le facevo salire ancora di più l’eccitazione.
Mi avvicinai alle sue mutandine e presi a sfiorare lentamente la sua intimità al di sopra di esse, proprio come lei aveva fatto con me.
Vedevo Maya torturarsi il labbro inferiore per non emettere gemiti di piacere, provocati dai miei movimenti. Sentii le sue mutandine bagnarsi, così ridacchiai.
“A quanto pare non sai trattenerti” le sussurrai beffardo.
“B-bastardo” intimò lei, ancora mordendosi le labbra.
Le lasciai un ultimo bacio sul ventre, per poi sfilarle completamente gli slip e baciarle l’interno coscia, fino ad arrivare alla sua intimità bagnata.
Cominciai a stuzzicarle il clitoride con le dita, ma lentamente, fino a farla impazzire.
Stavo facendo lo stesso che aveva fatto lei con me, prendendomi la mia piccola sorta di rivincita.
La guardavo negli occhi carichi di lussuria e piacere, le labbra che volevano rilasciare gemiti, ma che lei bloccava mordendosele, quasi come se non volesse darmi soddisfazione.
Continuai la mia lenta e snervante tortura su Maya, sfiorando l’apertura della sua intimità senza mai entrarci, ma continuando ad accarezzare il clitoride con movimenti lenti e circolari, quasi dolci.
“Non trattenerti, May” le sussurrai, dopo aver sentito un suo gemito soffocato.
Dopo le mie parole, smise di torturarsi le labbra e, finalmente, rilasciò quei gemiti infiniti e trattenuti da fin troppo tempo, cosa che mi fece letteralmente impazzire.
“Sto… per ve… venire, Haar…ry” sussurrò gemendo.
Le rivolsi un sorriso malizioso e soddisfatto, smettendo di toccarla, cosa che le fece emettere un mugugno di disappunto.
Le allargai le gambe ed entrai in lei con un’unica e decisa spinta, che le fece emettere un urlo strozzato.
Presi a muovermi con movimenti lenti e circolari dentro di lei, che facevano sospirare entrambi dal piacere immenso che stavamo provando.
“Più ve…loce, ti pre…go!” disse, urlando quell’ultima richiesta, che sembrava quasi una supplica.
Decisi di accontentarla, così iniziai a muovermi più velocemente dentro di lei, con spinte sempre più forti e decise, che facevano gemere entrambi.
Le sue mani si poggiarono una sulla mia schiena e l’altra tra i miei ricci, entrambi completamente impregnati dal sudore, misto a quello del suo corpo, che riceveva e donava piacere.
Venne, urlando il mio nome e graffiandomi la schiena dopo aver sentito il suo corpo irrigidirsi e, poco dopo, venni anche io, uscendo da lei e sporcandole il ventre con il mio seme, dopo aver urlato il suo nome.
Ci guardammo negli occhi, con le fronti vicine ed impregnate dal sudore, ansimando affannosamente.
Forse il patto non era poi stato sciolto.
 
                                                                                                                        *
 
MAYA POV.
“Che ore sono, Harry?” chiesi, voltandomi verso di lui, steso accanto a me stremato sul divano beige di Nicole, che ancora respirava affannosamente.
Distolse lo sguardo da un punto invisibile sul soffitto - che per lui doveva essere interessantissimo dato che lo stava fissando da un sacco di tempo – e guardò l’orario sull’orologio al suo polso sinistro.
“E’ l’una e un quarto” rispose pacatamente, per poi continuare a fissare lo stesso punto indefinito sul soffitto.
“Cacchio!” imprecai, alzandomi di scatto e buttarmi su di lui per scendere dal divano, colpendogli lo sterno.
“Vorrei sapere perché dopo che facciamo sesso, devi sempre farmi male!” disse, massaggiandosi lo sterno e guardandomi mentre mi allacciavo il reggiseno.
“Perché sono in un ritardo fottuto!” esclamai, voltandomi verso di lui.
“Cosa c’è? Hai un ragazzo e non mi dici niente?!” disse, ammiccando malizioso.
Presi i suoi vestiti da terra e glieli lanciai addosso, e la sua testa fu coperta dai suoi stessi boxer.
“Si, certo! Il mio nuovo ragazzo si chiama William Burton, detto Will, e vuole presentarmi la sua compagna mentre pranziamo tutti e tre insieme, felici e contenti!” esclamai, mentre infilavo gli slip.
Harry si alzò dal divano, togliendosi le mutande dalla testa, e mi guardò sgranando gli occhi.
“Ti presenta la sua compagna?!”.
“Ovvio, Harry, sono sua figlia! E’ palese che voglia presentarmela!” esclamai, roteando gli occhi al cielo.
“Beh, allora è una cosa seria…” disse, incrociando le mani e assumendo un’espressione quasi concentrata.
“Se non fosse stata seria, non me l’avrebbe mai detto… e non me l’avrebbe mai presentata, non credi?” risposi, poggiando le mani sui fianchi.
“Si certo, ma sai… la stessa cosa è successa anche tra mia madre e Robin e, guarda un po’… alla fine si sono sposati!” esclamò, battendo le mani.
A quel punto, sgranai gli occhi, per poi ridurle in due fessure.
“Stai insinuando che mio padre voglia sposare questa donna?!” dissi, puntandogli contro l’indice.
“Non ho mica detto questo!” esclamò, alzando le mani a mo di giustificazione “ho solo fatto un paragone…”.
“Beh, allora non farli, perché non sarà così!” dissi, avvicinandomi a lui e dandogli uno schiaffetto dietro la nuca, per poi allontanarmi.
“E comunque, ti conviene proprio muoverti! Nicole e Alan saranno qui tra poco… e tu ricordi il patto, no?” dissi ancora, rivolgendogli un mezzo sorriso.
Sgranò gli occhi e prese a vestirsi velocemente dopo le mie parole, forse per paura della reazione che avrebbe avuto Nicole.
“Quindi, questo vuol dire che continuiamo, giusto?” domandai, sorridendo appena.
“Cosa continuiamo?” domandò lui, alzando lo sguardo da terra mentre finiva di allacciarsi le converse.
“Il patto, idiota!” esclamai sbuffando.
Harry si alzò dal divano e mi si avvicinò, dopo aver preso gli occhiali da sole ed il cellulare dal mobiletto accanto al divano.
“Beh… dopo quello che abbiamo fatto…”
“Ti ricordo che sei stato tu a prendere l’iniziativa, Harry!” esclamai, colpendogli il petto con il dito indice.
Lui ridacchiò, passandosi una mano tra i ricci.
“Mi hai incastrato…” sussurrò, guardandomi negli occhi.
Ed ecco che, inevitabilmente, rimasi secondi infiniti a specchiarmi nei suoi occhi immensamente verdi, perdendo completamente il senno.
Scossi il capo, cercando di riprendermi e formulare un discorso serio.
“Allora? Qual è la tua risposta?” gli domandai, poggiando nuovamente le mani sui fianchi.
Harry sospirò e si infilò gli occhiali da sole, prendendo le chiavi della macchina dalla tasca dei jeans.
“Se hai bisogno di me stasera, chiamami… e non solo per quello che abbiamo appena finito di fare…”.
Poi, dopo un ultimo sorriso, si allontanò da me, aprendo la porta per poi richiuderla alle sue spalle, senza che io potessi dirgli ‘ciao Harry, ci si vede alla prossima scopata!’.
Ma con quelle sue parole, però, era tutto chiaro.
 
                                                                                                                    *
 
Dopo una doccia breve e velocissima, raccolsi i capelli in uno chignon disordinato, misi un top marroncino chiaro e un jeans con dei sandali, per poi scendere velocemente le scale del palazzo e fiondarmi fuori.
“May! Dove stai andando?” esclamò Nicole, non appena le fui addosso quando uscii fuori correndo come una bufala in calore. Senza mancare di rispetto ed essere offensiva verso le bufale, ma forse ero anche peggio.
“Pranzo con uno dei genitori e la sua neo-fidanzata!” risposi urlando, mentre correvo per non fare tardi.
“Buona fortuna!” urlò anche lei, mentre io ero già lontana.
Presi velocemente un taxi, uguale a quello della mattina, ma con diverso conducente e, dopo avergli detto il nome della strada e averlo esortato gentilmente di muoversi, mi accompagnò fino al ristorante dove sicuramente già si trovavano mio padre e la sua ‘ragazza’.
La cosa non mi andava tanto a genio ma, come aveva detto Harry, se mio padre era di nuovo felice con una donna, anche io dovevo essere felice per lui.
Scesi dal taxi  velocemente una volta arrivata, dopo aver ringraziato e pagato l’autista che, per risposta, fece un grugnito.
Non era il massimo della simpatia, ma almeno mi ci aveva fatta arrivare sana e salva.
Entrai nel ristorantino che aveva un’aria elegante e raffinata, molto moderno e luminoso, con le pareti decorate da strani e colorati graffiti.
Scrutai a fondo il locale, finché non vidi mio padre sbracciarsi e farmi segno di avvicinarsi.
Accanto a lui, c’era la sua fidanzata.
Gli rivolsi un cenno di saluto e, a malavoglia, mi avvicinai al tavolo.
“May! Finalmente! Pensavo non venissi più!” esclamò mio padre, abbracciandomi.
“Scusa papà, ho fatto un po’ tardi” dissi, omettendo il perché.
Ecco, se l’avesse saputo mio padre, non mi avrebbe esortato a continuare, anzi.
Mi avrebbe letteralmente ammazzato.
Lui mi sorrise, per poi prendere per mano la sua fidanzata e farla alzare.
“Maya, lei è Elizabeth, la mia compagna. Elizabeth, lei è Maya, mia figlia”.
La solita presentazione da film. Mio padre era leggermente monotono.
Feci un sorriso forzato alla donna di fronte a me, che tutto era tranne che brutta.
I lineamenti del viso erano abbastanza marcati, aveva due splendidi occhi castani ed un naso perfetto, per poi finire con due labbra sottili su una bocca abbastanza larga. I capelli le ricadevano lunghi e mossi sulle spalle e il suo corpo snello, dalle gambe lunghe e slanciate, era perfettamente avvolto in un abito blu, che le arrivava fin sopra il ginocchio. Il tutto, era illuminato da uno splendido sorriso.
“Tuo padre mi ha parlato tanto di te!” disse, stringendomi la mano.
Solita frase standard da film che viene appioppata alle fidanzate o ai fidanzati dei genitori separati o vedovi. Un classico.
Mi limitai a rivolgerle un sorriso, dato che quello che avrei voluto dire non sarebbe stato il massimo dell’educazione, e avrebbe giustificato ancor di più il carattere di mia madre.
Ormai me n’ero fatta una ragione: in quegli ultimi due anni, i nostri modi di fare erano fin troppo simili.
“Allora May, come mai hai fatto così tardi?” chiese mio padre, prendendo un pezzo di pane dal cestino presente sul tavolo.
Sgranai gli occhi e formulai varie scuse nella mia testa, praticamente impossibili.
Perché il mio cervello non mi dava mai risposte immediate e sensate?!
Non potevo mica dirgli, magari con molta nonchalance “sai papà, ti ricordi di Harry, no? Il mio ex migliore amico, nonché ex ragazzo, che mi ha tradito ed è stato la causa della mia partenza? Ecco sì, vedo che te lo ricordi benissimo, anche perché tu lo adoravi. Beh, vedi papà, ieri sera io e Harry abbiamo fatto un patto e siamo diventati amici di letto. Oh, no papà, non arrabbiarti, è inutile, io e lui non stiamo insieme. Facciamo solo sesso quando ne abbiamo bisogno, dato che io sono single e lui ha una fidanzata ultraottantenne che non è più attiva in quel senso. E ho fatto tardi perché, appunto, stamattina abbiamo fatto sesso! Ah si papà, non lo sapevi? Sono sessualmente attiva!”
Ecco, gli avrei praticamente fatto venire una sincope e sarei stata la causa della sua morte precoce.
“Beh… ecco…” tentennai, mentre il mio cervello cercava ancora una scusa accettabile.
“Oh, Will, lasciala stare! E’ una ragazza, avrà avuto le sue cose da fare!” esclamò improvvisamente Elizabeth, toccando la mano di mio padre e rivolgendomi un sorriso.
In quel momento, m’innamorai perdutamente di Elizabeth. Era riuscita a salvarmi dalle mille solite domande di mio padre!
Le sorrisi anche io e presi un po’ d’acqua, versandomela nel bicchiere.
“Tuo padre mi ha detto che frequenterai la RADA a Settembre. Congratulazioni, so che è molto difficile entrarci!” disse ancora Elizabeth, lasciando la mano di mio padre e guardando solo me.
Parlammo di tutto. Dell’ Accademia che avrei frequentato, dei miei progetti futuri ancora inesistenti, dei miei amici, della Spagna e di tutto quello che le interessava di me. Ovviamente, omettendo il discorso ‘Harry’. Era una donna simpatica, e si vedeva che amava mio padre.
Dal modo in cui lo guardava, dal modo in cui gli prendeva la mano o semplicemente dal modo in cui gli aggiustava i capelli e lo prendeva in giro.
Forse non avrei dovuto farmi tutti quei problemi. E, ovviamente, Harry aveva avuto ragione.
Ma, ovviamente, non gliel’avrei mai detto.
“May, dobbiamo dirti una cosa…” disse improvvisamente mio padre, con la mano incastrata a quella di Elizabeth, che mi guardava ancora sorridente.
Alzai lo sguardo dal piatto vuoto, e li guardai incuriosita, domandando con gli occhi cosa volessero dirmi.
Mio padre fece un lungo sospiro, e poi sorrise proprio come Elizabeth.
“Io ed Elizabeth andiamo a vivere insieme. E vogliamo che tu venga con noi”.




Writer's Corner! :)
Holaaaaaa! :D
Si forse sono leggermente in ritardo, ne sono consapevole u.u 
però non avete idea di quello che ho fatto in questi giorni!

Allora, da premettere che l'ho finito stamattina, mi mancava pochissimo e dovevo pubblicarlo ieri prima di uscire(avevo calcolato tutti i tempi u.u)
ma sono venute Agnese e un'altra mia amica a casa prima che io potessi finirlo, e quindi non ce l'ho fatta! ç_ç (i calcoli sono andati a farsi fottere!)
pppoi, ci ho lavorato ieri quando sono tornata, ma pochissimo perchè ero stanchissima!

Poooi, venerdì 1 Giugno ho affrontato il mio primo concorso di canto! *yee*
E' stato bello, mi sono emozionata tantissimo perchè era la prima volta che cantavo davanti a un sacco di persone che non erano la mia doccia!
Cioè, del tipo che quando sono uscita io, i miei amici hanno urlato come i pazzi tanto che il presentatore mi ha chiesto se avessi il fanclub u.u 
E ho cantato Il cielo in una stanza, di Mina!
(il presentatore poi era un tipo... mia sorella e mia mamma l'hanno preso per i fondelli tutta la sera xD)
Ccoomunque, beh, alla fine lo scopo di questo concorso era trovare dieci persone che passassero ad un altro concorso molto più importante...
E indovinate un po'?!
IO SONO TRA I PRIMI DIECI! *-*
Giuro, non riuscivo a crederci quando la mia insegnante me l'ha detto! *-*
Dovrebbe arrivarmi l'email tra pochi giorni, ma lei me l'ha anticipato! 
SONO STRACONTENTA! NON POTETE CAPIRE!
E poi è passata anche Agnese, che è arrivata seconda ed è passata direttamente! :D 
Insomma, domani andrò lì e devo mettermi sotto e provare una canzone bella e potente! (anzi, se avete titoli magari potreste lasciarli nelle recensioni - se ovviamente avete voglia- )
In questo ultimo periodo mi sono fissata con Mi sei scoppiato dentro al cuore (colpa della mia insegnante, argh) ma non so se riesco a farla!

Okay, so di aver parlato troppo di cose che sicuro non v'interessano, ma era così, giusto per parlare! :D
Ppppoi, passando al capitolo...
SBAAAAAAAAAAAAAAAMMM!
Ebbene, avete visto?!
Harry non si è tirato indietro! (anzi u.u)
Beh, come poteva d'altronde?! Solo che volevo farvi incuriosire ancora di più! :D (spero di esserci riuscita u.u)
Però adesso abbiamo un altro piccolo problemino u.u (piccolo, ma pur sempre un problemino)

Sinceramente, non so che altro dirvi!
Ho inviato un tweet ad Harry dicendogli che il coniglio di una mia amica si chiama come lui e stava mangiando le mie scarpe, ma lui niente oh
Cioè, ma cavolo, io gli invio 'sti tweet "intelligenti" e lui risponde a quella che tiene il ciclo?! argh -.-"
Vabbè, tanto non mi avrebbero cagato comunque nessuno di tutti e cinque! hahah #tristeverità.

Grazie per esservi fermate a leggere, anche questo sproloquio! :D
Ringrazio la mia bellissima moglie Bechs, che oggi ha pubblicato il prologo della sua nuova FF 

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1092792&i=1
(passate perchè è davvero stupenda *-*)
e che mi è sempre vicina! :D

Pppoi, ringrazio Caterina (che mi ha sopportato per un'intera giornata a casa sua, hahaha *lei è la proprietaria del bellissimo coniglio u.u*) 
e anche Alessia&Arianna! :D
E pppoi, ad Agnese&Federica, nonostante tutto! :)

E, come al solito, aspetto il "menù della serata con tanto di sottofondo musicale" di Mel! :D

SSSSSo, io mi dileguo belle raggazuole (?)
Grazie ancora, davvero! :)

Hope you like it! :D

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I puffi qui sopra vi amano <3

-YoursM.

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Capitolo 10
*** You're always my best friend ***


HARRY POV.
“Che cucini stasera, Harry?”.
Era la quarta volta che Niall mi domandava la stessa cosa, mentre se ne stava beatamente spaparanzato sul divano di casa mia e di Louis, dopo aver preso possesso di un pacco di patatine, che stava strafogando. E il bello, era che aveva anche il coraggio di chiedermi cosa cucinassi!
“Te lo ripeto, Niall: non lo so ancora” sbuffai spazientito.
“SI! SI! SI! Mr. Carota vince quattro a zero contro Mr. Specchioman! AAAAH, SONO UN GRANDE!” urlò improvvisamente Louis, alzandosi in piedi dal tappeto e buttando le braccia all’aria.
Zayn, invece, rimase seduto e posò con poca delicatezza il joystic della Wii che aveva usato.
“E’ stata solo fortuna, Lou. Posso batterti ad occhi chiusi e lo sai bene” disse tranquillo, a differenza di Louis che continuava a sbracciarsi per tutto il salotto.
“Sta zitto, Zayn! Ho vinto e adesso questo è l’importante!” esclamò, per poi riprendere a correre per la casa.
Zayn scosse il capo e prese una sigaretta dallo scatolino che portava sempre con se, per poi portarsela alla bocca e accenderla, aspirando un po’ di fumo, che subito impuzzolentì il salotto.
“Devi per forza fumare qui dentro?” chiese Liam, guardandolo torvo. Anche se la sua non era una domanda.
Zayn gli sorrise e annuì col capo, mentre continuava ad aspirare.
“Ovvio, devo darti fastidio!”.
Liam scosse il capo e si voltò nuovamente verso la televisione.
“Che facciamo stasera, ragazzi?” domandò all’improvviso, mentre Louis si gettava a peso morto sul divano.
“Si mangia!” esclamò Niall, poi mi guardò “a meno che qualcuno non si decida a cucinare!”.
“Dimmi cosa vuoi mangiare e io te lo preparerò!” risposi sbuffando, passandomi una mano tra i ricci.
“Escludendo l’idea di Niall, ovviamente…” riprese Liam, mentre il biondo metteva su un’espressione assorta nel pensiero, pensando e decidendo cosa dovessi preparargli.
“Cosa facciamo?”
“Cosa vorresti fare, Lee?!” intervenne Louis, ancora steso sul divano “siamo cinque ragazzi, e sottolineo ragazzi! Mangeremo, ci spareremo tre o quattro film, giocheremo tutta la notte con i videogames… questo è quello che fanno i ragazzi!”
“Però… sei un vero uomo, Lou” intervenne Zayn, dando un ultimo tiro alla sigaretta e spegnendola nel posacenere.
“Grazie amore! Spero che tu non ce l’abbia ancora con me per averti battuto quattro a zero, e te lo ripeto se non ti è chiaro: quattro a zero!”.
Zayn provo a dargli uno schiaffo sulla gamba, ma lui la ritrasse prima che potesse colpirlo.
Passai un’ultima volta una mano tra i capelli e mi alzai dal divano, mentre Lou e Zayn cercavano di picchiarsi.
“Dove vai, Harry?” mi domandò Niall, guardandomi.
Mi voltai verso di lui e lo guardai, come stavano facendo anche Liam, Zayn e Louis, che avevano smesso momentaneamente di picchiarsi.
“Vado solo a preparare la cena.”

                                                                                                                                   *

I ragazzi sembrarono davvero apprezzare la cena; almeno i piatti vuoti così sembrarono dimostrare.
Liam si teneva le mani sulla pancia piena, senza nemmeno riuscire a parlare, e Zayn e Louis altrettanto. L’unico che sembrava avere ancora uno stomaco forte, capace di ingerire anche un tir, era Niall, ovviamente.
“Ti prego, smettila! Mi fai venire il vomito solo a guardarti!” esclamò Liam guardando il biondo, che teneva ancora la testa nel piatto.
“Davvero, Nialler, come fai a mangiare tutta questa roba?!” gli domandò Zayn, senza muovere un muscolo. D’altronde, era impossibile compiere un movimento dopo tutto quello che avevamo mangiato!
Niall alzò la testa dal piatto, mostrando il muso tutto sporco di cibo misto ad altro cibo, provocando un colore indefinito.
“Ma cobme…” disse, ingoiando l’ultimo pezzo di qualcosa di commestibile “due anni che mi conoscete, e ancora non avete capito che io amo mangiare?!”
“No, la verità è che ci domandiamo ancora come fai a mangiare così tanto senza scoppiare!” intervenne Louis, e noi annuimmo come per dargli ragione.
Capire come facesse Niall a ingurgitare cibi commestibili e non, era una di quelle cose delle quali non saprai mai la risposta.
Il biondo aprì la bocca per controbattere, ma fu interrotto dalla suoneria di un cellulare.
“Avanti ragazzi, di chi è la fidanzata che sta chiamando in questo preciso istante e che vuole sapere cosa sta facendo il suo fidanzato cicci cicci?” esclamò Louis, rivolgendo uno sguardo a Zayn dopo quelle ultime parole.
Tutti sapevano che Zayn e Jenny erano soliti scambiarsi stupidi soprannomi.
 “Non è il mio, è scarico” disse quest’ultimo, poi rivolse uno sguardo a Louis “potrebbe essere il tuo. Magari è Eleonor che vuole assicurarsi che tu stia bene!”
Louis scosse il capo e gli diede uno schiaffetto dietro la nuca.
“Eleonor è alla festa di compleanno di sua cugina. Non mi chiamerà prima di un’altra oretta.”
“Di sicuro non è la mia fidanzata!” esclamò Niall, l’unico single.
D’un tratto, sentii qualcosa vibrarmi nella tasca destra del jeans, ovviamente accompagnata dalla stessa suoneria che aveva squillato precedentemente.
Presi il cellulare e, finalmente, fu svelato l’arcano.
“Oddio Harry, è la quinta volta che chiama Caroline da quando siamo qui! Le potresti dire di non chiamarti più perché vuoi passare una serata con i tuoi migliori amici?!” esclamò Louis, portandosi una mano sulla fronte.
Non gli risposi nemmeno e guardai sullo schermo del cellulare. Ma non era Caroline.
Era un numero sconosciuto, ma non lo dissi ai ragazzi per paura che potessero rispondere loro e farmi fare una figuraccia.
“Pronto” risposi, mentre i ragazzi – soprattutto Louis – continuavano a lamentarsi su quella che loro credevano una telefonata di Caroline, e a fare facce buffe.
“No ma dico, è assurdo! Spiegami come fa quell’uomo a farmi proposte del genere! Non dovrebbe nemmeno permettersi di pensarle e di riferirmele, ma cosa gli passa per l’anticamera del cervello?! Vorrei davvero sapere cosa si è fumato prima di parlarmi di una cosa del genere! Ancora non riesco a crederci, mi sembra una cosa impossibile, surreale e tutti gli aggettivi possibili che indichino qualcosa di impossibile!”
Solo una persona poteva fare un discorso del genere senza fermarsi mai a prendere fiato.
Mentre faceva tutto quel discorso contorto, io mi ero alzato da tavola e mi ero allontanato sotto lo sguardo scocciato dei ragazzi, rifugiandomi in camera mia.
“May? Sei tu?” le domandai, per essere certo che fosse lei.
La sentii sbuffare sonoramente dall’altro lato del telefono, e la immaginai roteare gli occhi al cielo.
“No, sono l’elfo di Babbo Natale e sono venuto a chiederti cosa vuoi quest’anno per regalo, se hai fatto il bravo e se hai bevuto tutto il latte!” rispose, sbuffando ancora.
“Certo che sono io, idiota! Chi altro potrebbe essere che fa questi discorsi intelligenti alla me?!”
Risi sommessamente e mi buttai a peso morto sul letto, rivolgendo gli occhi al soffitto.
“Se sei davvero l’elfo di Babbo Natale; quest’anno posso avere un robot?” scherzai, facendo la voce da bambino.
“Ovviamente no, cretino!” rispose sbuffando, cosa che mi fece ridere ancor di più.
“Allora? Che è successo?” domandai, dopo aver smesso di ridere.
“E’ successa la cosa più brutta del mondo, che non doveva accadere e che quell’uomo non doveva nemmeno permettersi di pensare, di propormelo, di… di non lo so! So solo che è una cosa assurda, impensabile, surreale, pazza, stupida, e tutti gli aggettivi possibili ed immaginabili che vadano bene per definire una cosa che non ha un senso logico, perché insomma, questa cosa un senso logico non ce…”
“May, lo sai che stai farneticando, vero?” dissi, interrompendo quel suo discorso tanto intelligente.
La sentii sospirare dall’altro lato del telefono, e la immaginai chiudere gli occhi e mordersi il labbro inferiore.
“Forse…” ammise, sussurrando “però è vero che quello che mi ha proposto è una cosa…”
“Assurda, impossibile, surreale, stupida e tutto quello che potrebbe andare bene per definirla!” la interruppi, ripetendo il discorso che mi stava facendo da ore.
“Ho capito, May. Ma adesso, vuoi spiegarmi cos’è questa cosa assurda e chi te l’ha proposta?”
Sospirò ancora per qualche secondo, facendo cadere un silenzio tra di noi.
“Mio padre vuole che io vada a vivere con lui e la sua compagna” disse, scandendo per bene ogni parola.
“Wow…” esclamai, colto alla sprovvista.
“Wow si…” mi fece eco lei, senza nemmeno un po’ di entusiasmo.
“Beh… è una cosa bella, no?”
“Ti sei per caso bevuto il cervello, Harold?!” esclamò, con tutto il fiato che aveva in gola.
“Non è per niente una cosa bella! Se lui vuole vivere con Elizabeth, che lo facesse, io non mi oppongo! Ma io non vado a vivere con lui! Non ci penso minimamente! Lui dice che vuole essere una famiglia a tutti gli effetti, e va bene, ma io ho diciotto anni e voglio essere indipendente! E poi, sarebbe anche difficile gestire quello che stiamo portando avanti io e te! Sai che se ci scopre mio padre mentre stiamo facendo sesso a casa sua, cosa gli prende?! Prima ammazza te, e poi muore lui! Non posso e non voglio andare a vivere con lui!”
In effetti, quella di essere ucciso, non mi sembrava un’ottima idea.
“E tu cosa gli hai risposto?” chiesi, dopo qualche minuto di silenzio.
“Nulla, ci sono rimasta. Loro hanno continuato a sorridermi come due ebeti, attendendo la mia risposta. Poi ho preso coraggio e ho detto che sarebbe stata una bella idea, ma che dovevo pensarci un po’ su. Ma, a quanto pare, loro l’hanno presa come una risposta definitiva e positiva, cioè per un si, e hanno iniziato a fare progetti sulla casa! Dovevi vederli quant’erano entusiasti! Pensa che stavano anche pensando a come arredare quella che sarebbe diventata la mia stanza!”
Risi al solo pensiero della stanza di Maya scelta da Will e dalla sua compagna.
Sarebbe stata sicuramente una stanzetta tutta rosa con la carta da parati piena di orsacchiotti!
“Cosa ridi a fare?! Guarda che si dovrebbe solo piangere!” esclamò, dopo avermi sentito.
“Dai, May, non farne un dramma! Se non vuoi andare a vivere con loro, glielo puoi tranquillamente dire!”
“Ma io non voglio che poi mio padre ci rimanga male, perché io lo so che ci rimarrà male! Però, se poi io vado a vivere con lui, sarò io che starò male! Nel senso che… aaaah, perché è tutto così complicato?!” esclamò esasperata.
Certo, era una cosa bella che suo padre e la compagna avessero deciso di andare a vivere insieme ma, conoscendo Maya, non sarebbe durata nemmeno un secondo.
“Calmati adesso, e smettila di piagnucolare!” dissi, cercando di fermare le sue lamentele.
“Adesso fatti una doccia e vai a dormire. Domani chiami tuo padre e gli dici che ci hai pensato bene e che non vuoi andare a vivere con lui.”
“Seh, e poi chi lo sotterra dopo questa notizia?!” rispose lei, ancora piagnucolando.
Risi leggermente e mi passai una mano tra i capelli.
“Nessuno, cretina. Lui capirà. E adesso, vai a dormire!”
“Sai che con quello che dovrò affrontare domani, stanotte non chiuderò occhio?! E sai che la colpa sarà solo tua perché mi hai convinto a parlargli?”
“Mi prenderò le mie responsabilità, allora!” risposi ridendo.
“Sei un vero imbecille, Styles!” disse lei, ma la sentii ridacchiare. La immaginai scuotere il capo e chiudere gli occhi, rimanendo con il sorriso sulle labbra.
“Buonanotte anche a te, May.”
Chiusi quella telefonata lunga e piena di complessi e rimasi a fissare il soffitto per un po’.
Presi il cellulare e me lo infilai in tasca, per poi alzarmi dal letto e avviarmi nuovamente verso il salotto, dove i ragazzi si erano completamente adagiati con poca grazia sul divano, sulle poltrone e sul tappeto, giocando ai videogames.
“Che ha detto Caroline? Che devi smetterla di frequentarci perché il tuo quoziente intellettivo potrebbe risentirne?” disse ironicamente Louis, tenendo lo sguardo fisso sul televisore, mentre Zayn gli diede una pacca sulla spalla ridendo, come fecero anche Liam e Niall.
Scossi il capo e presi le chiavi di casa e della macchina.
“Dove stai andando, Harry?” domandò Liam con tono severo – manco fosse mia madre -, seduto a gambe incrociate sulla poltrona.
Mi voltai verso di loro, che avevano messo in pausa il gioco e mi guardavano con occhi incuriositi.
“Esco. Non si può?”
 
                                                                                                                             * 

MAYA POV.
Decisi di seguire il consiglio di Harry così, dopo aver attaccato, mi avviai verso il bagno e mi buttai sotto il getto d’acqua tiepido della doccia, che immediatamente bagnò i miei capelli corti e il mio corpo fresco.
Lasciai che il tepore del phon asciugasse i capelli e che il morbido tessuto dell’accappatoio, facesse lo stesso con il mio corpo.
Misi il pigiama e inviai un messaggio di buonanotte a mia madre, che mi rispose immediatamente con un altrettanto messaggio, che mi fece sorridere.
Mi mancava mia madre. Ma non gliel’avrei mai detto, come lei non l’avrebbe mai detto a me.
Eravamo entrambe orgogliose e testarde, tanto da non dirci quasi mai tutto quello che pensavamo ognuna dell’altra.
Mi avviai verso la cucina e trovai Nicole e Alan abbracciati sul divano, che si scambiavano dolci effusioni mentre guardavano un po’ di tv, anche se sembrava davvero che quello non fosse il loro pensiero principale.
Era strano come Nicole riuscisse a stare bene con Alan, nonostante fosse palese il suo amore/odio verso Louis. Ed era anche strano come Louis riuscisse a stare bene con Eleonor, nonostante fosse logico il suo amore/odio verso Nicole.
Mi avvicinai piano a loro, entrando a piccoli passi nel salotto, quasi come se non volessi disturbarli.
“Ehi, May, con chi parlavi al telefono prima?” domandò improvvisamente Nicole, ridesta dosi dal suo momento di coccole con il suo ragazzo.
“Con mia madre” mentii, voltandomi verso di loro “le ho raccontato di quello che mi ha proposto papà stamattina.”
Lei annuì e portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro.
“E che ti ha detto?”
“Nulla, ha detto che se non voglio andare a vivere con lui, devo parlargli” risposi, scrollando le spalle.
In effetti, il messaggio era vero, solo che il mittente era diverso.
“Ed è lo stesso che ti ho detto anche io. Gli parlerai domani, vero?” domandò, con gli occhi che attendevano una mia risposta.
Feci un mezzo sorriso e mi avvicinai allo stipite della porta che dava sul corridoio.
“Certo, domani gli parlerò. Buonanotte, ragazzi.”
“Notte, May.” Risposero, quasi all’unisono, per poi continuare a coccolarsi, mentre io richiudevo la porta alle mie spalle e mi avviavo in camera mia.
Mi stesi sul letto, fissando il soffitto e stringendo un cuscino arancione che si trovava per bellezza sul letto.
Avevano tutti ragione. Nicole, mia madre, Harry… dovevo parlare con mio padre e dirgli la verità, e cioè che non me la sentivo di vivere nuovamente con lui.
Volevo lasciargli i suoi spazi con la sua nuova fidanzata, volevo che lui godesse di tutta la felicità del mondo, e sapevo che ci sarebbe rimasto male.
Ma poteva capire la voglia d’indipendenza che una giovane ragazza vuole provare, e mi avrebbe lasciata libera.
D’un tratto, la suoneria del mio cellulare mi ridestò dai miei stupidi ed innumerevoli pensieri, facendomi sobbalzare all’improvviso.
Mi sedetti tra le lenzuola e presi il cellulare dal comodino accanto al mio letto, e lessi il nome sullo schermo. Scossi il capo e sorrisi, per poi premere il tasto verde e accettare la chiamata.
“Cosa c’è? Controlli se ho seguito il tuo consiglio e sono andata a dormire?” gli domandai, ridendo leggermente.
“Sono così prevedibile?” rispose, e sentii ridere anche lui.
“Abbastanza…” sussurrai, alzando le spalle.
“Non credo che tu possa indovinare dove mi trovo io in questo preciso istante…” sussurrò, e lo immaginai sorridere.
“Ti prego, non dirmi che sei sotto la mia finestra e vuoi che io mi affacci!” risposi ironicamente, passandomi una mano tra i capelli.
“Cavolo! Adesso si che posso dire di essere davvero prevedibile!” esclamò lui.
Sgranai gli occhi e la mano che tenevo tra i capelli, cadde improvvisamente sul materasso.
“Harry Styles! Dimmi che non ti trovi sotto la finestra di camera mia e che non vuoi che io mi affacci!”
Harry rise sonoramente dopo quella mia esclamazione.
“Mi dispiace, ma non posso!” disse, ancora tra le risate.
Mi alzai velocemente dal letto, facendo si che le lenzuola s’ingarbugliassero ancora di più di quanto non lo fossero già. Mi avvicinai alla finestra della mia stanza, che dava sulla città illuminata dalle varie luci delle varie strade, e l’aprì, lasciando che l’arietta serale mi colpisse il viso. Abbassai lo sguardo e, sul marciapiede consumato, trovai Harry con lo sguardo rivolto all’insù che mi guardava sorridente, con ancora il telefono accanto all’orecchio. Era impossibile come i suoi occhi verdi riuscissero a farmi perdere un battito anche nell’oscurità parziale.
Sorrisi e scossi il capo, senza distogliere lo sguardo da lui.
“Tu sei impazzito…” sussurrai al telefono, senza che Nicole potesse sentirmi.
“Lo so. Ma volevo assicurarmi che tu stessi dormendo!” scherzò ancora.
“Beh, come vedi non lo sto facendo!” risposi, scrollando le spalle “sto parlando con un cretino.”
“Per caso, questo cretino adesso si trova sotto casa tua?” domandò lui, e lo vidi fare una smorfia imbronciata.
“Già” risposi, annuendo col capo e sorridendogli.
“E, sempre per caso… questo cretino è il tuo migliore amico?”
Sorrisi ancora di più e mi morsi il labbro inferiore.
Harry era ancora il mio migliore amico? Dopo tutto quello che era successo, potevo ancora considerarlo tale?
“Mmmh, non lo so. So solo che questo cretino, adesso, è sotto la finestra di un’altra cretina…” risposi sussurrando.
Lo vidi sorridere e passarsi una mano tra i ricci ribelli, scompigliati dal venticello serale.
“Allora questo cretino ti può assicurare che si trova sotto la finestra della camera della sua migliore amica… che è altrettanto cretina!”
Sorrisi nuovamente e mi passai una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro, che però cadde ribelle sul viso. Vidi Harry sorridermi, mentre aspettava la mia risposta.
 “Allora?” domandò all’improvviso.
“Allora cosa?” gli feci eco, guardandolo.
“Con chi sta parlando quella cretina?”
Sorrisi ancora una volta dopo quella sua domanda, e scossi il capo mentre lui ancora sorrideva.
“Con il suo migliore amico.”
Nonostante tutto, certe cose non sarebbero cambiate mai.
 
                                                                                                                        *
 
Quella sera faceva abbastanza freddo, nonostante fosse l’inizio di Ottobre – ma ovviamente quello era pur sempre un mese autunnale – e si sapeva che in Inghilterra ogni mese invernale o autunnale che fosse, dovesse essere per forza più freddo di almeno tre volte che in  qualsiasi altra nazione.
Avevo freddo esteriormente, nemmeno la felpa che usavo come pigiama riusciva a tenermi al caldo. Ma soprattutto, avevo freddo interiormente.
Da quando Harry era entrato ad XFactor e negli One Direction, tutto mi sembrava più spento.
Certo, ero felicissima per lui e per quello che stava vivendo, ma mi sentivo sola.
C’era Nicole, ovvio, ma non c’era Harry.
Era come se una parte di me se ne fosse andata momentaneamente e, quando tornava per quei pochi giorni, tutti lo assalivano e prendevano a fargli domande.
Mi mancava il modo in cui attraversavamo insieme il corridoio della scuola; lui che faceva il cascamorto con tutte le ragazze, e io che lo guardavo rassegnata. Rassegnata perché sapevo che Harry era un gran dongiovanni, che non avrebbe smesso di corteggiare ogni singolo essere che respirava.
Mi mancava il modo in cui studiavamo insieme – o meglio, io studiavo e lui bivaccava tranquillamente – a casa mia o a casa sua, e che mi divorasse un’intera dispensa.
Mi mancava il suo modo di farmi ridere per ogni singola stupidaggine, mi manca il suo modo di litigare insieme a me per ogni singola stupidaggine. Mi mancava il suo supporto morale per quello che avrei voluto fare, mi mancava il suo incoraggiamento verso di me per provare a fare quella stupida audizione di quello stupido spettacolo di fine anno scolastico, che avrebbe messo in scena Romeo e Giulietta.
Mi mancava il mio migliore amico, che da un po’ di tempo a questa parte, non sentivo più come un semplice migliore amico.
Perché forse Harry, stava diventando molto di più, per me.
Perché oltre al suo modo di fare, mi mancava il suo viso, il suo sorriso incorniciato da quelle adorabili fossette, i suoi capelli ricci e morbidi, le sue labbra rosse come delle ciliegie fresche appena maturate, mi mancavano i suoi occhi.
Ecco, forse era proprio quello che mi mancava di più.
I suoi stupendi, luminosi, infiniti occhi verdi.
Quegli occhi in cui mi ci potevo perdere in ogni istante della giornata, e che in quel momento non erano con me, come avrei tanto voluto.
Scossi il capo per ridestarmi da tutti quei pensieri e cercai di mettermi sotto le coperte e prendere sonno, ma il battito del mio cuore me lo impediva.
Maledetto, stupido, Harry Styles!
D’un tratto, il mio cellulare squillò, facendomi sobbalzare. Sicuramente era mia madre.
Lo presi dal comodino accanto al letto e, senza guardare lo schermo, premetti il tasto verde, accettando la telefonata.
“Pronto?”
“Ma, piano! Quale luce spunta lassù da quella finestra? Quella finestra è l'oriente e Giulietta è il sole! Sorgi, o bell'astro, e spengi la invidiosa luna, che già langue pallida di dolore, perché tu, sua ancella, sei molto più vaga di lei. Non esser più sua ancella, giacché essa ha invidia di te. La sua assisa di vestale non è che pallida e verde e non la indossano che i matti; gettala. E' la mia signora; oh! è l'amor mio!”
Rimasi spiazzata per qualche secondo al sentire quella voce.
“Harry? Sei tu?” domandai, sedendomi tra le lenzuola.
“Oh! se lo sapesse che è l'amor mio! Ella parla, e pure non proferisce accento: come avviene questo? E' l'occhio suo che parla; ed io risponderò a lui. Ma è troppo ardire il mio, essa non parla con me”
“Harry? Sei per caso impazzito?!” domandai ancora, ma lui parve non voler rispondere, e continuò.
“Due fra le più belle stelle di tutto il cielo, avendo da fare altrove, supplicano gli occhi suoi di voler brillare nella loro sfera, finché esse abbian fatto ritorno. E se gli occhi suoi, in questo momento, fossero lassù, e le stelle fossero nella fronte di Giulietta? Lo splendore del suo viso farebbe impallidire di vergogna quelle due stelle, come la luce del giorno fa impallidire la fiamma di un lume; e gli occhi suoi in cielo irradierebbero l'etere di un tale splendore che gli uccelli comincerebbero a cantare, credendo finita la notte.”
Sembrava proprio non voler smettere di recitare quel testo a memoria – o magari aveva un foglio davanti e stava leggendo tutto – e sapevo quali erano le sue intenzioni.
Portai una mano sulla guancia e scossi il capo. Sentivo di essere rossa come un peperone.
“Guarda come appoggia la guancia su quella mano! Oh! foss'io un guanto sopra la sua mano, per poter toccare quella guancia!”
Mi sembrava come se mi stesse guardando, così mi alzai completamente dal letto, togliendomi il piumone da dosso.
“Dove sei, Harry?” gli domandai, mentre sentivo il mio cuore battere all’impazzata.
“Essa parla. Oh, parla ancora, angelo sfolgorante! poiché tu sei così luminosa a questa notte, mentre sei lassù sopra il mio capo come potrebbe esserlo un alato messaggero del cielo agli occhi stupiti dei mortali, che nell'alzarsi non mostra che il bianco, mentre varca le pigre nubi e veleggia nel grembo dell'aria.”
Improvvisamente, mi sorse un dubbio e, con le mani che tremavano, mi avvicinai alla finestra di camera mia e guardai il giardino sottostante. E finalmente capii.
Harry era sotto la finestra, con il volto all’insù e il telefono appoggiato all’orecchio destro, che sorrideva.
Era sicuramente appena tornato dagli studi di XFactor per stare con la sua famiglia, ed era venuto a trovare me, di notte, sotto la finestra di camera mia.
Scossi il capo e sorrisi, portandomi una mano sulla fronte con fare esasperato. Era davvero impazzito.
Sapevo che il suo scopo era quello di farmi continuare quella scena – che conoscevo a memoria – solo per incoraggiarmi a fare quel dannato provino.
Harry stava zitto e aspettava che io continuassi, senza distogliere lo sguardo da me e sorridere.
Feci un lungo sospiro e lasciai che l’arietta autunnale mi colpisse il viso.
Maledetto, stupido, Harry Styles!
O Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre; e rifiuta il tuo nome: o, se non vuoi, legati solo in giuramento all'amor mio, ed io non sarò più una Capuleti.” recitai, ogni singola parola a memoria.
Lui sorrise ancora di più dopo le mie parole, e continuò.
“Starò ancora ad ascoltare, o risponderò a questo che ha detto?”
“Il tuo nome soltanto è mio nemico: tu sei sempre tu stesso, anche senza essere un Montecchi. Che significa "Montecchi"? Nulla: non una mano, non un piede, non un braccio, non un viso, o una qualunque altra parte del corpo che appartenga ad un uomo. Oh, mettiti un altro nome! Che cosa c'è in un nome? Quella che noi chiamiamo rosa, anche chiamata con un'altra parola avrebbe lo stesso odore soave; così Romeo, se non si chiamasse più Romeo, conserverebbe quella preziosa perfezione, che egli possiede anche senza quel nome. Romeo, rinnega il tuo nome, e per esso, che non è parte di te, prenditi tutta me stessa.”
Lo vidi sorridere ancora una volta e quegli occhi m’illuminarono. Aveva imparato la parte a memoria, poiché non aveva nessun foglio tra le mani.
“Io ti prendo in parola: chiamami soltanto amore, ed io sarò ribattezzato; da ora innanzi non sarò più Romeo.”
“Chi sei tu, nascosto nella notte, che inciampi nei miei pensieri più segreti?” recitai, guardandolo ancora.
Harry alzò le spalle e mi sorrise.
“Te l’avevo detto che dovevi fare quella stupida audizione!”
“E tu non dovevi rimanere negli studi di XFactor?” gli domandai, inarcando un sopracciglio.
“Si, ma sono tornato per qualche giorno e ne ho approfittato per venirti a salutare. Tra un po’ si avvicina la prima serata, lo sai. Verrai, vero?” domandò sorridendomi.
“Certo che verrò! Non devi nemmeno domandarlo!” esclamai sottovoce.
Lo vidi sorridere e, nello stesso tempo, lo sentii ridere attraverso il telefono.
“E tu farai quell’audizione?” domandò ancora.
A quella domanda, non avevo una risposta.
“Non lo so ancora, Harry…” sospirai “non ne ho il coraggio…”
“Sei bravissima, May, conosci la parte a memoria! Sii più sicura di te stessa e proponiti! Fai quell’audizione e dimostra a tutti che tu sei la Giulietta perfetta!” esclamò.
Lo guardai e gli sorrisi. Con Harry non c’era niente da fare.
“Allora?” domandò improvvisamente, dopo qualche minuto di silenzio.
“Allora cosa?” gli feci eco.
“Allora farai l’audizione?” domandò ancora, con gli occhi che mi guardavano curiosi ed impazienti dal basso.
Mi morsi il labbro inferiore e roteai gli occhi al cielo, per poi sorridergli ancora.
“Va bene, Harry… farò l’audizione!”
Lo vidi saltare sul posto, ma senza fare schiamazzi o altro, dato il silenzio notturno.
“Davvero la farai?” domandò ancora, eccitato come un bambino.
“Se ti dico che la farò, la farò. Io mantengo le mie promesse! A patto che tu mi aiuti a ripetere le battute!”
Lo vidi annuire, facendo muovere i suoi ricci ribelli, scompigliai dal vento autunnale.
“Va bene, May! Tanto io sono il Romeo perfetto!” esclamò, dandosi delle arie.
Lo guardai e scoppiai a ridere, e lui mi seguì a ruota, poi scossi il capo.
“Vai a dormire, Romeo, se no chi ti alza dal letto domani mattina?!” dissi, ancora tra le risate.
“Ci vediamo domani mattina, allora. Buonanotte, May” sussurrò, guardandomi ancora.
“Buonanotte, Harry” sussurrai a mia volta, per poi chiudere la telefonata e guardarlo andare via, salutandoci con un gesto della mano.
Mi allontanai dalla finestra e la chiusi, avvicinandomi al letto con ancora il sorriso stampato sulle labbra e il cuore che batteva all’impazzata. Ecco l’effetto che mi provocava quel ragazzo.
Maledetto, stupido, Harry Styles!
Mi misi sotto il piumone caldo e cercare riparo dal freddo sotto il suo tepore, ma ormai non ne avevo più bisogno.
Non sentivo più alcun freddo.




Writer's Corner! :)
Lalalalalalala! :D
*stasera mi andava di inziare così l'angolino, any problems? u.u*
Ciiiiiao belle! :D
Come vi va la vida? 
*
I hear Jerusalem bells are ringing*
vabbè si, poi continua! u.u 

Mmmh, so che stasera ho pubblicato un po' tardino per i miei standard (di solito pubblico per le otto, o le nove...)
però il capitolo l'ho appena finito e ci tenevo a postarvelo! 
Non lo so, a me piace! *-*
Cioè, nel senso che mi piace il fatto questi due (oltre a essere amici di letto u.u) siano tornati "migliori amici"!
cioè, non hanno mai smesso di esserlo, perchè ovviamente non si diventa migliori amici in un secondo!
*complessità alla Maya, yeeeah! ;D*
hahah, credo che mi sto immedesimando troppo nel personaggio, boh u.u

Anyway, senza farneticare (come fa Maya, che non ama i giri di parole, ma è la prima che li usa u.u)
Ringrazio ovviamente voi che seguite questa storia! :D
Ogni volta che leggo le vostre recensioni, mi sciolgo come un misero ghiacciolino al limone al sole! *-*

Ppppoi, ci tengo a ringraziare (come al solito)
la mia splendida wife, Bechs :D

Le bellissime Caterina, Alessia&Arianna :D

E i miei due mostriciattoli, Federica&Agnese! :)
Un'applauso a quest'ultima che ieri sera ha fatto il saggio di danza! *-*
E una paliata a Federica che ci ha fatto fare tardi, facendoci perdere l'inzio dello spettacolo -.-"

E ovviamente a Mel, e le ricordo il suo "menù notturno con tanto di sottofondo musicale" 

AAAAAAAAAAAAAAH, E SIAMO SCAMPATI ALLA FINE DEL MONDO! :D
Hahahahahahahhahahahahahhahahah! xD

Mia sorella mi ha appena fatto un origami che rappresenta la gru, dice che è per buona fortuna! ò.ò
(Va bene, Martina, va bene...)

Adesso, mi dileguo sul serio! :D
Per chi volesse seguirmi su twitter sono
@Marypuuff

Byeee babies! :D

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">Hasta Luegoo! :D

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Capitolo 11
*** You're such an idiot! ***



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MAYA POV.
La bellezza di Santorini, era impossibile definirla in qualche aggettivo, superficiale o estremo che fosse.
Santorini era da guardare, da vivere in quel poco tempo a disposizione donate dalle vacanze, e solo allora ci si sarebbe reso conto della magnificenza che conteneva quel posto.
Le casette bianche dai tetti colorati, tutte disposte in fila ed attaccate tra loro, come a voler creare una muraglia di meraviglia; i vicoletti e le piccole stradine tortuose, che conducevano ad altrettanti posti meravigliosi; i fiori che si trovavano in ogni piccola parte di quell’isola.
Tutto era indescrivibile.
E poi, c’era il mare.
Costantemente limpido e pulito, ci si poteva specchiare per quanto fosse chiaro.
Una tavola calma e tranquilla, che trasmetteva bellezza al solo primo sguardo.
Ed era proprio di fronte a quel mare che mi trovavo, in quel preciso istante.
Le tre del mattino. E io - invece di dormire come una persona normale avrebbe fatto – ero sul terrazzino della casetta affittata per le vacanze, che mi godevo quello spettacolo notturno.
Le casette erano quasi tutte illuminate, e le luci si riflettevano nello specchio marino sottostante, accendendolo e rendendolo ancora più meraviglioso.
C’era solo il rumore delle onde che s’infrangevano sulla riva, per poi ritornare all’attacco e ripetere quella sequenza. E poi, ovviamente, c’erano i soliti idioti che avevano organizzato una festa, facendo ascoltare a tutti la loro musica, altrettanto idiota. Fortunatamente, qualche vecchietto doveva essersi lamentato, perché la musica quasi non si sentiva più, come se fosse in lontananza.
Appoggiai le mani sulla ringhiera di ferro del piccolo terrazzino, lasciando che l’arietta colpisse il viso e quei pochi capelli rimasti fuori dal piccolo chignon malamente arrangiato, dati i capelli corti.
C’ero solo io.
Io e la tranquillità – parziale – notturna, io e l’arietta leggera, io e il mare.
Quella vacanza stava per volgere al termine, e avevamo avuto modo di goderla per bene.
Ovviamente, tranne per Louis e Nicole.
I soliti due idioti che litigavano per cose minime ed assurde, quando si vedeva chiaramente che non vedevano l’ora di buttarsi l’uno nelle braccia dell’altro.
Il problema – anzi – i problemi, erano due: Eleonor e Alan.
Erano venuti anche loro e, ovviamente, quei due non avevano modo di parlare per bene, ma entrambi erano morti di gelosia durante quelle due lunghe settimane.
Nicole s’irrigidiva e diventava serissima quando vedeva Louis abbracciare o baciare Eleonor, e subito si rifugiava in camera sua. Mentre invece, Louis – da ragazzo maturo qual’era – si comportava come un bambino alla sola vista di una parola tra Alan e Nicole.
E, ovviamente, anche questo era stato argomento di discussione. Ma discussione pesante. Talmente pesante, che tutti avevamo paura che ci arrivasse un piatto in testa.
“Non dormi?”
Mi voltai di scatto al solo sentire quella voce durante tutta quella tranquillità.
Harry si passava nervosamente una mano tra i ricci, e con l’altra si stropicciava gli occhi svegli.
Scossi il capo, alzando le spalle e facendo un mezzo sorrisino.
“Se sono qui…”
Lui ricambiò il sorrisino e mi si avvicinò lentamente, smettendo di stropicciarsi gli occhi.
“Come mai?” domandò.
“Non lo so…” risposi, distogliendo lo sguardo da lui e alzando le spalle “non ho sonno.”
Harry annuì, come se sapesse già che io non avevo sonno.
“E tu?” domandai, guardandolo di nuovo.
“Non lo so…” rispose sorridendo “non ho sonno.”
Sorrisi anche io dopo averlo sentito rispondere nel mio stesso modo, e scossi il capo.
Dio, se era idiota.
 In quelle due settimane, poi, lo era stato ancor di più, per poi ricevere ramanzine infinite da Caroline.
Perché, ovviamente, ad una nonna faceva bene l’aria di mare.
Per le ossa e per gli acciacchi, è risaputo. Una mano santa.
“Caroline? Dorme?” domandai, mordendomi il labbro inferiore.
In quelle due settimane, non solo aveva stressato l’anima ad Harry, ma anche a me e ai ragazzi.
Soprattutto a me, ovviamente, in veste di migliore amica – e scopamica, ma questo non l’avrebbe mai saputo – del suo ragazzo. Mi vedeva come un bersaglio da colpire, come una mela in bilico sulla testa di una persona, che lei doveva colpire e fare a metà con una freccia, come un essere maligno da fare fuori, come un cumulo di polvere ingombrante da spazzare via.
Ecco come mi vedeva Caroline.
Io, invece, la vedevo come l’avevo sempre vista.
Un ammasso di smagliature e rughe, il tutto completo da capelli biondi scambiati, e l’imminente segno di una ricrescita.
Insomma, la vedevo come era davvero.
“Si, dorme profondamente, beata lei” rispose, scrollandosi ancora una volta i ricci.
“Stai dicendo che russa?” domandai retoricamente, facendolo ridere.
“Un po’…” rispose, alzando le spalle.
Ridacchiai anche io, per poi voltarmi nuovamente verso il mare di fronte alla terrazza.
Portarsi dietro Caroline, non era stata una delle idee migliori di Harry Styles.
Ma - d’altro canto - quando mai Harry Styles aveva avuto delle grandi idee?!
“A che pensi?” domandò improvvisamente, interrompendo quel rumore delle onde, che ormai facevano solo da sottofondo.
“Alla tua fidanzata… e alla sparata mondiale che ha fatto oggi” risposi, facendo una smorfia.
In effetti, quello che aveva combinato quel giorno, non mi era per niente andato bene. E non solo a me.
Harry sospirò e si sedette su una delle sedie di legno presenti sul terrazzino, accanto ad un tavolino dello stesso materiale, dove vi si trovava un posacenere pieno dei mozziconi di sigaretta spenti da Zayn.
“Ti ho già detto che mi dispiace, Maya… cos’altro devo dirti?”
“Non sei tu che devi scusarti, diavolo!” esclamai sussurrando per evitare che gli altri si svegliassero, voltandomi verso di lui.
“Deve scusarsi lei, e lo sai! Ma, dato che il suo orgoglio ed il suo ego sono talmente enormi che potrebbero riempire tutta quest’isola, non lo fa! E’ come se glielo impedissero, ma sappiamo entrambi che lei non vuole scusarsi! Mi odia, Harry, lo sai meglio di me! Ed è per questo che oggi, mi ha trattato malissimo per una misera maglietta non perfettamente stirata! Io non sono la sua serva, mi toccava il turno di stirare i panni, ma non è colpa mia se il ferro da stiro fa schifo! E se non le andava bene, poteva tranquillamente farselo da sola! Dovrebbe solo ringraziarmi se le ho stirato tutte quelle sue maglie, oggi.”
Rimase in silenzio per un po’, per poi guardami con quei suoi occhi verdi, visibili anche nel buio.
“Sei ancora dispiaciuta per tuo padre?”
Era come se mi avesse trafitto lo stomaco con una spada, con un pugno o con qualsiasi altra cosa che mi avrebbe sicuramente fatto male o ferito.
“Dio, Harry, perché ogni volta che sono incazzata, tu cacci sempre fuori la storia di mio padre?!” esclamai, sussurrando ancora.
“Sai benissimo che non sono i sensi di colpa perché gli ho detto che non voglio vivere con lui! Avevi ragione, è stato comprensivo e non mi ha detto nulla ma… diavolo! Perché pensi che io sia dispiaciuta per lui? Sono strafelice che lui vada a vivere con una donna che ama, e questo mi basta! Sono irritata, arrabbiata e incazzata con la tua ragazza, perché ancora non capisco da dove derivi questo suo senso di autorità e di prepotenza verso di me! Non ne ha alcun diritto! E sai la cosa che mi da più fastidio?” m’interruppi, prendendo un po’ di fiato.
Harry rimase serio e scossi il capo, chiedendomi con gli occhi di continuare.
“La cosa che mi da più fastidio, è che lei cerca ancora di intromettersi tra di noi, nonostante sappia che io sono la tua migliore amica.”
Rimanemmo ancora una volta in silenzio a guardarci negli occhi. Era mortificato, dispiaciuto, lo leggevo tramite i suoi occhi.
Si alzò dalla sedia e mi si avvicinò lentamente, per poi stringermi in un lungo e forte abbraccio.
Chiusi gli occhi e mi alzai sulle punte, per poggiare il viso nell’incavo del suo collo e bearmi del suo profumo di bagnoschiuma, misto a quello della crema solare e del mare.
I suoi ricci mi solleticavano il collo, e le sue mani mi accarezzavano lentamente la schiena.
Rimanemmo ad abbracciarci per minuti che parvero infiniti, e io non avevo voglia di staccarmi da lui. Volevo sentire ancora il suo cuore battere all’unisono con il mio, anche se erano due settimane che lo sentivo costantemente battere contro il mio petto durante le notti passate in bianco con Harry che, dopo che Caroline prendeva sonno, si rifugiava in camera mia.
“Sai benissimo che non lascerò mai intromettere Caroline negli affari nostri. Lei è la mia fidanzata, e con lei condivido altre cose. Ma tu sei la mia migliore amica, e ho condiviso e condivido tutt’ora cose che Caroline non potrà capire.”
Mi strinsi più forte al suo petto dopo quelle sue parole, e lui mi lasciò un bacio sulla nuca per poi staccarsi da me.
Mi guardò con un sorrisino e lo sguardo puntato nei miei occhi, tenendomi ancora le mani.
“Cosa ne dici? Vogliamo condividere qualcosa che Caroline non potrà capire, adesso?”
Scossi il capo e risi leggermente, avvicinandomi al suo viso.
“Sei sempre il solito idiota, Styles.”
“Credo che prenderò la tua risposta per un si…” sussurrò, per poi trascinarmi dentro casa velocemente e aprirne la porta d’ingresso, facendomi segno di uscire, tenendo ancora la mano incastrata alla mia.
Tolsi i sandali per non fare rumore e scendemmo velocemente le scale, passando davanti la porta del burbero padrone che ci aveva affittato casa. Se ci avessero scoperti, ci avrebbero ucciso.
Harry aprì piano la piccola porta blu che fungeva da portoncino d’ingresso e, dopo aver rimesso i sandali, uscimmo fuori, lasciando che l’arietta notturna colpisse nuovamente i nostri visi.
Lui mi guardò negli occhi e sorrise, e io feci altrettanto.
Mi strinse ancora di più la mano e iniziò a correre, con me al suo seguito, verso quella piccola stradina tortuosa piena di fiori freschi e profumati.
Scendemmo le scale a due a due, correndo ancora verso una meta a me sconosciuta.
Ma ero con Harry, e tutto quello che avrebbe fatto lui, non poteva di certo essere un’idea malsana.
O forse si.
Ma, in qualunque caso – che l’idea fosse stata malsana o meno – l’avrei seguito, e avrei continuato a correre tenendo stretta la sua mano.
Dopo aver superato quella lunga stradina e piccoli vicoletti, ci ritrovammo in una piccola spiaggia libera, dove eravamo soliti andare la mattina e rimanere fino al tardo pomeriggio, godendoci il tramonto.
Tolsi nuovamente i sandali, per godermi il contatto con la sabbia fresca e i miei piedi, e trascinai Harry verso il mare, guardandolo negli occhi e tenendogli ancora le mani.
Posai i sandali sulla riva una volta che fummo vicino al mare e ne misi i piedi dentro, lasciando che l’acqua candida e trasparente li bagnasse e li rinfrescasse.
Mi voltai verso Harry, che teneva le mani nelle tasche dei pantaloni da ginnastica grigi e mi sorrideva. Lo presi nuovamente tra le mani e lo trascinai verso l’acqua, facendo bagnare i piedi anche a lui.
Mi alzai sulle punte, avvicinandomi ancora una volta al suo viso e alle sue labbra, lasciando che il suo respiro calmo e tranquillo colpisse le mie.
“Facciamo il bagno?” proposi, guardandolo negli occhi e mordendomi il labbro inferiore.
Harry sorrise e, per tutta risposta, fece passare una mano sotto il mio leggero vestitino rosa, sfiorandomi lentamente il ventre.
Mi avvicinai ancor di più alle sue labbra e le feci incontrare con le mie, in un bacio lento e tranquillo. Premette sulle mie labbra, lasciando che si schiudessero e permisi alla sua lingua calda di entrare in contatto con la mia, lasciando che si incontrassero in una lenta danza passionale.
Sentii la sua mano muoversi lentamente ancora sul mio ventre, per poi risalire pian piano verso il mio seno, oltrepassando la coppa del reggiseno e sfiorando un capezzolo.
Sospirai al sentire la sua mano su un mio seno e stringerlo, e gli morsi il labbro inferiore.
Mi sfilò completamente il vestito, mentre io gli toglievo la maglia e sfioravo il suo petto con le dita.
Tolse il mio reggiseno, per poi sfilarsi lentamente i pantaloni della tuta e rimanere in boxer.
Lo attirai ancora una volta a me, pressando il seno sul suo petto e baciandolo, per poi indietreggiare verso l’acqua fresca.
Rimanemmo in quella tavola piatta e candida per quelle che sembrarono ore, ma in realtà erano solo minuti infiniti, nei quali c’eravamo schizzati a vicenda come due bambini piccoli, avevamo tentato di affogarci l’un l’altro e, infine, ci eravamo baciati.
Ritornammo nuovamente sulla riva, senza smettere di baciarci. Harry fece scivolare pian piano la sua mano al di sotto delle mie mutandine bagnate e le spostò, infilando un dito nella mia intimità.
Sussultai presa alla sprovvista, e morsi dolcemente il suo labbro inferiore, come a volerlo torturare.
Mi stese lentamente sulla sabbia, che si appiccicò alla mia schiena bagnata e sudata, e lui si posizionò sopra di me.
Mi baciò ancora a lungo, infilando nuovamente un dito nella mia intimità e muovendolo sapientemente, colpendo tutti i miei punti più sensibili, cosa che mi fece gemere dal piacere.
Mi tolse le mutandine e lui fece altrettanto con i suoi boxer, lasciandoci in completa nudità.
Si posizionò nuovamente sopra di me dopo avermi allargato le gambe, ma rimase sulle mie labbra rosse e calde per baciarle ancora. Soltanto quando io gli morsi il suo labbro inferiore per chiedergli di più e fargli capire che stavo scoppiando dall’eccitazione, capì.
Sorrise sulle mie labbra dolcemente, dopo aver lasciato un ultimo bacio a stampo.
Chiusi gli occhi. Il mio respiro era sempre più affannato e fremevo dal desiderio di sentirlo dentro di me. Allargò ancor di più le mie gambe, mentre pian piano si avvicinava alla mia intimità e…
 
E quella cavolo di sveglia suonò ancora una volta.
Mugugnai insistentemente e la buttai sul pavimento da sopra al comodino. Quella mattina aveva veramente rotto le palle.
Smise di suonare all’improvviso, e io feci un sorrisino soddisfatto. Sveglia 0, Maya 1.
Mi misi su un fianco, con l’intenzione di tornare a dormire fino a mezzogiorno, ma quella mattina sembrava davvero che qualcuno ce l’avesse con me.
“Maya! Cacchio, ma vuoi alzarti?! E’ tardissimo!”
Ovviamente, Nicole era molto più rompipalle della sveglia. Le sue urla mattutine ne erano la prova.
Mugugnai di disappunto quando mi tolse le coperte da dosso e battei i piedi sul materasso, per poi riprendere le coperte e posizionarle nuovamente sul mio corpo.
La sentii sbuffare mentre cercava qualcosa nell’armadio, poi sentii qualcosa di pesantemente morbido sulla mia schiena, che mi fece sobbalzare.
“Alzati e non fare la bambina! E’ tardi, dobbiamo muoverci.”
“Mmmh, ma tardi per cosa?” domandai, ancora a pancia sotto con il viso schiacciato sul cuscino e un altro cuscino sulla mia schiena.
“Dobbiamo andare ad Holmes Chapel da Anne, non ti ricordi?” rispose, sbuffando ancora.
Mi alzai di scatto e mi misi seduta tra le lenzuola disordinate, con i capelli che mi coprivano gli occhi.
“Da Anne?! Ad Holmes Chapel?!” domandai ancora, scioccata.
Nicole annuì, mentre raccoglieva il cuscino, che mi aveva buttato sulla schiena, da terra.
“Si, May. L’avevi dimenticato?”
“Certo che si!” esclamai, battendo una mano sul materasso.
“Ovvio che l’avevo dimenticato! Insomma, stiamo andando nella vecchia cittadina dove ho conosciuto te ed Harry… a casa della mamma di Harry, che ti ricordo essere il mio ex ragazzo!”
“Beh, a me pare che tu e Harry siete tornati in buoni rapporti, no?” domandò, inarcando un sopracciglio.
“Si, ma che c’entra, adesso?”
“C’entra! Dai, May, è solo Anne! Sai quanto ti adora, ed è da quando sei arrivata qui che non siamo andati a trovarla! Tu sei arrivata a fine Maggio… e ti ricordo che adesso siamo a Settembre.” disse, facendo un sorrisino.
Sbuffai e mi alzai dal letto, stiracchiandomi per bene e chiudendo gli occhi.
Ovviamente, tra le vacanze con i ragazzi a Santorini e quelle in Spagna per andare a trovare mia madre, non avevo avuto proprio il tempo di andare a trovare Anne.
E quella sarebbe stata una lunga, lunghissima giornata.
“Quali sono i programmi, allora?” domandai sbadigliando.
“Partiamo tra un’oretta” disse Nicole, e mi accorsi che lei era quasi pronta, a differenza mia.
“Zayn e Jenny verranno in macchina con me ed Alan. Poi, verranno tuo padre ed Elizabeth…”
“Aspetta… vengono anche loro?!” domandai scettica, strabuzzando gli occhi.
Nicole, in tutta risposta, sbuffò e mi lanciò un cuscino in faccia.
“Hai dimenticato proprio tutto, eh? Ovvio che vengono anche loro! Anne vuole conoscere Elizabeth!”
Mi buttai nuovamente a peso morto sul letto, gettando la testa all’indietro.
Dio, che giornata che sarebbe stata!
“Poi, dicevo…” continuò, aprendo ancora l’armadio e trafficando con qualcosa.
“Louis e quella tipa…”
“Si chiama Eleonor, Nicole” le ricordai.
“Oh, Eleonor, quella tipa… fa lo stesso! Rimane comunque un’ochetta, qualunque nome o aggettivo le dia. Dicevo, Louis e… si, hai capito chi, Eleonor…” e notai una punta di disgusto nel suo tono di voce al pronunciare quel nome “staranno in macchina con Liam, Danielle e Niall. E poi, beh, tu stai in macchina con Harry.”
Mi alzai di scatto dopo quelle sue ultime parole, e la guardai con gli occhi sbarrati.
“Io sto in macchina con Harry e quella babbiona di Caroline?! No, dico, ma siamo impazziti?! A costo di andare in macchina con mio pad…” esclamai, alzando il tono della voce.
Nicole rise e si voltò verso di me, chiudendo le ante scorrevoli del grande armadio.
“No stupida! Tu starai in macchina con Harry e basta!”
La guardai scettica, aggrottando le sopracciglia.
“E Caroline non viene?” domandai.
Mi sembrava quasi impossibile che la nonna lasciasse da solo il suo nipotino insieme alla migliore amica, che odiava. Ovvero, mi sembrava impossibile che Caroline non venisse per stare col fiato sul collo a Harry e guardarmi male per tutto il tempo.
“Ci raggiungerà più tardi… però, poi sono io che non devo chiamare ‘quella tipa’ Eleonor. Vedo che tu Caroline puoi chiamarla in tutti i modi…” disse, guardandomi maliziosa.
Distolsi lo sguardo da lei e mi portai una ciocca di capelli dietro l’orecchio, alzando le spalle.
“Che c’entra? Caroline la odiano tutti ed è una vecchia. E poi, scusa, sai quanti soprannomi sgradevoli che mi da lei, quando sta da sola con Harry?” dissi, alzandomi dal letto.
“Mmmh, sarà… ma non me la conti giusta lo stesso…” rispose, guardandomi ancora maliziosamente.
Alzai gli occhi al cielo, scuotendo il capo e sospirando, per poi sorpassarla.
“Vado a fare la doccia.” dissi, lasciandola in camera, che continuava a sistemare.
Quella sarebbe stata davvero una lunga, lunghissima ed estenuante giornata.
 
                                                                                                                             *
 
HARRY POV.
“Sei pronto, Harry?” chiese Niall, sbucando da dietro la porta.
Finii di sbottonare la camicia azzurra e presi gli occhiali da sopra al comodino.
“Si, ho fatto” risposi, avvicinandomi alla porta.
Lui annuì e scomparve, per poi scendere giù in salotto e parlare con Louis.
Lo seguii a ruota, mentre mi aggiustavo i capelli con una mano.
“Allora, Zayn e Jenny sono già a casa di Nicole, andranno con lei e… quel tipo lì!”
“Si chiama Alan, Louis” lo riprese Liam, seduto sul divano accanto a Danielle.
Louis fece una smorfia al sol sentire il nome del ragazzo di Nicole.
“Alan, quel tipo lì… cosa cambia se lo chiamo in un altro modo?! Rimane sempre un idiota tutto muscoli e niente cervello!” esclamò, scuotendo il capo.
Ridacchiai leggermente per la sua reazione. E poi diceva di non essere innamorato di Nicole…
“Dicevo…” riprese, dopo aver tossicchiato “Jenny e Zayn andranno in macchina con Nicole e… si, avete capito con chi, con Alan…” e notai una leggera nota di disgusto a pronunciare il suo nome.
“Poi, Liam… tu, Danielle e Niall verrete con me ed Eleonor, e invece Maya starà in macchina con Harry!”
“Louis, è la quarta volta che ripeti le disposizioni delle persone nelle macchine, l’abbiamo imparato a memoria!” esclamò Liam, alzandosi dal divano.
“Beh, era per essere precisi, scusa tanto se ti ho disturbato!” rispose Lou, facendo una smorfia.
“Andiamo, allora?” disse Niall, aprendo la porta e lasciando passare tutti quanti, per poi chiuderla a chiave dietro le sue spalle.
Arrivammo giù ed entrai nella mia grande macchina prima degli altri, infilando gli occhiali da sole.
Aspettai che Louis mettesse in moto, per poi seguirlo e dirigerci verso casa di Nicole, non molto distante dalla nostra.
Caroline ci avrebbe raggiunto più tardi a casa di mia madre, dato che aveva degli impegni in studio.
Ovviamente, Settembre era mese di lavoro per entrambi, ed era quasi impossibile vederci e stare insieme per bene.
Dopo poco, Louis si fermò e io imitai il suo stesso gesto, segno che eravamo arrivati.
E infatti, Nicole era già sotto il portone che metteva qualcosa in macchina e diceva cosa fare – più che altro, lo urlava – ad Alan, che dopo poco fece quello che gli aveva richiesto.
Quando vide la macchina di Louis parcheggiare, fece una faccia di disgusto, e continuò a mettere qualcosa in macchina. Aveva sicuramente visto Eleonor.
“Ehi Nicole!” la salutò Liam dopo essere sceso dalla macchina prima degli altri, e l’aiutò con il grosso pacco che aveva tra le mani.
Poco dopo, scesi anche io e tolsi gli occhiali da sole. C’erano praticamente tutti, anche Zayn e Jenny stranamente in orario, ma non vidi Maya.
“Nicole, ma dov’è May?” domandò Niall, anticipando la mia domanda.
Lei alzò le spalle e scosse il capo.
“E’ sicuramente di sopra, in ri…”
“In ritardo come al solito! Cambia un po’ repertorio, Nicole, ormai lo conosco a memoria! Non posso sempre concludere le frasi al posto tuo!”
Come al solito, Maya scendeva le scale con fare trafelato, con i capelli corti costantemente in disordine, e una borsa più grande di lei.
Portava un vestito bianco a tubino e sopra una giacca nera, con delle ballerine dello stesso colore che, nonostante fossero basse, sembrava che lei non riuscisse a trovare un equilibrio e a stare in piedi.
“Buongiorno a tutti!” esclamò sorridente, per poi buttarsi tra le braccia di Niall e abbracciarlo.
“Sei sicura di essere sveglia, May?” le domandò Louis, dato che aveva rischiato di cadere già un paio di volte da quando si trovava giù.
“Mai stata più sveglia, Lou!” rispose sorridendogli e dandogli una pacca sulla spalla.
“Allora, possiamo andare?” disse Alan, che già aveva preso posto in macchina, forse per rilassarsi dopo tutta quella fatica che gli aveva fatto fare Nicole.
Louis fece una smorfia e mi si avvicinò.
“Cosa c’è? Mr. Muscolo non sa aspettare?” sussurrò al mio orecchio, facendomi ridere.
“Si Alan, possiamo partire!” esclamò Nicole, per poi avvicinarsi a noi.
“Louis, cortesemente, potresti prendere posto in auto e mettere in moto?” chiese, facendo un sorrisino di scherno, che Louis ricambiò.
“Il tuo ragazzo va di fretta?” domandò ironicamente, e vidi sul volto di Nicole formarsi un’espressione che non poteva essere considerata pacifica.
“Io lo dicevo per la tua ragazza… credo che non sappia stare cinque minuti lontana da te!” rispose lei, facendo un sorrisino soddisfatto.
“Questo è perché sono irresistibile!”
“No, questo è perché due idioti come voi hanno bisogno di stare insieme tutto il tempo per sentirsi compresi!” rispose ancora, per poi girarsi e andare in macchina, prendendo posto accanto ad Alan.
Vidi Louis rosso dalla rabbia, che contraeva i muscoli del viso per non urlare e spaccare la faccia ad Alan, così gli posai una mano sulla spalla.
“Andiamo Harry, se no faremo tardi” disse, voltandosi verso di me e sospirando.
Io annuii, e mi avviai verso la mia macchina.
In quell’ultimo periodo, soprattutto dopo le vacanze, il rapporto di amore/odio tra Louis e Nicole andava peggiorando sempre di più. Si stuzzicavano senza sosta, ma non vedevano l’ora di baciarsi.
“Ciao tipo!”
Sussultai di scatto e mi voltai verso il sediolino del passeggero, e notai Maya con un enorme sorriso stampato sul volto.
“Mi hai fatto mettere paura!” esclamai, sospirando.
Lei fece una smorfia, storcendo il naso e aggrottando la fronte.
“Faccio talmente tanto schifo che ti faccio spaventare?” domandò, incrociando le braccia al petto.
Scossi il capo e risi leggermente e aprii la bocca per rispondere.
“Ehi Harry, noi siamo pronti!” urlò Louis, sporgendosi dal finestrino.
“Anche noi Lou!” rispose May al posto mio, urlando e sporgendosi altrettanto, per poi voltarsi verso di me.
“Dai, metti in moto idiota,  che ho voglia di rivedere tua madre!”
 
                                                                                                                               *
 
Quelle prime tre ore del viaggio passarono in fretta.
Ovviamente, in compagnia di May il tempo volava, e le ore di quel lungo viaggio erano impossibili sentirle pesanti, dato che ogni cosa che faceva o diceva era divertente.
Avevamo ballato fino a sudare, avevamo detto un casino di stupidaggini dopo aver ricordato migliaia di aneddoti divertenti della nostra adolescenza passata insieme.
Ovviamente, prima di quel Dicembre.
“Cambia canzone, Harry, questa non mi piace!” esclamò, non appena partirono le note di Ai Seu Ti Pego dal cd.
“Perché? E’ divertente!” risposi, continuando a guardare di fronte a me la stradina completamente deserta.
Ormai nemmeno le macchine di Louis e Nicole si vedevano più.
Vidi Maya guardarmi con un’espressione sconcertata e scioccata.
“Ti prego Harry, questa canzone è priva di senso! E il motivetto fa schifo, ti giuro non la sopporto!”
“Dai, perché dici che non ha senso?!” domandai, scuotendo il capo.
La vidi togliersi la cintura e voltarsi verso di me, guardandomi scettica.
Wow, wow, così mi uccidi! Ah, se ti prendo! Ah, ah, se ti prendo!” disse intonando anche il motivetto, che intanto continuava a suonare.
Scoppiai a ridere dopo la sua traduzione, mentre lei continuava a guardarmi attendendo una mia risposta.
“E secondo te, questa cosa avrebbe un senso?!” disse, quasi come se non fosse una domanda.
Mi voltai verso di lei, ridendo ancora.
“Beh, magari vuole rimorchiarla in discoteca…” supposi, per poi voltare lo sguardo nuovamente verso la strada dinnanzi a me.
“Dio, è ancora più degradante! Dire ad una donna in discoteca ‘ah, se ti prendo!’… è maschilista alla massima potenza! Possibile che voi uomini, pensate solo a rimorchiare quando andate in un locale?!” esclamò, cosa che mi fece ridere ancora di più.
“Scommetto che tu sei il primo…” disse, incrociando nuovamente le braccia al petto, assumendo un cipiglio scettico.
“Io?! Non sono per niente il tipo…!” risposi, fingendo innocenza.
Era normale che avevo provato a rimorchiare in discoteca! Ero pur sempre un ragazzo!
Maya scosse il capo sospirando, alzando gli occhi al cielo.
“Dios, realmente quiero encontrar a un hombre con un poco de cerebro!”
La guardai di sottecchi con aria interrogativa.
“Che cosa hai detto?” domandai, sgranando gli occhi.
Quando May parlava spagnolo, era praticamente impossibile capirla!
“Niente, ho detto che vorrei davvero incontrare un uomo con un po’ di cervello, ma la cosa è veramente impossibile! E adesso, cambia questa canzone orribile!” esclamò, scaraventandosi verso la radio.
“Dai May, sta ferma!” dissi, mentre cercavo di fermarla con una mano.
“Non ci penso nemmeno! Non intendo ascoltare ancora questa schifezza!”
“Ma May… ODDIO!”
Durante tutto quel casino, la macchina si fermò improvvisamente, mentre io e Maya discutevamo per una stupida canzone.
Lei sussultò dalla paura, per poi ritornare con la schiena contro il sedile.
“Che è successo, Harry?” domandò, con un filo di voce per lo spavento.
“N-non lo so… credo… credo che sia finita la benzina…” tentennai, con lo sguardo fisso nel vuoto.
“Ma tu l’avevi messa, giusto?” domandò, voltandosi verso di me.
Rimasi in silenzio senza dirle nulla, rimanendo nella stessa posizione.
“Ti prego Harry, dimmi che avevi messo la benzina!” esclamò, alterando il tono della voce.
Mi voltai verso di lei, che mi guardava tra il furioso e lo spaventato.
“Beh… c’era, ma… non avevo fatto il pieno, ecco!” dissi, facendole un piccolo sorrisino.
Improvvisamente, la sua espressione non era più un misto tra due emozioni, ma era completamente furiosa!
“Tu sei un vero imbecille, Harry Styles! Dov’eri quando Dio distribuiva i cervelli, al gabinetto?! Spiegami come cavolo fai a non fare il pieno quando sai che dovrai affrontare un viaggio di quattro ore!!” urlò, dandomi degli schiaffi sulle braccia.
“Ahi…May… io credevo che… ahi… ce l’avremmo fatta con quella che c’er… ahia!”
“Tu devi smettere di supporre le cose! Combini solo casini!” esclamò ancora, per poi smettere di picchiarmi e tornare sul suo sediolino, con le braccia incrociate al petto.
Rimanemmo in un silenzio imbarazzante e tombale per un po’, ascoltando solo i nostri respiri.
“E adesso, che facciamo?” domandai, mentre il suo viso era ancora contratto dalla rabbia.
“Non lo so, chiama Louis e digli di tornare indietro a riprenderci con un po’ di benzina!”
“Ma Louis sarà già arrivato!” esclamai, sgranando gli occhi.
“Vuoi andare da tua madre, si o no? Questa mi sembra l’unica soluzione possibile, in questo momento!” disse, guardandomi severa.
Sospirai e presi il cellulare dalla tasca, componendo il numero di Louis e, quando rispose – cioè dopo infiniti squilli – gli spiegai cosa ci era accaduto.
“Come ti è finita la benzina?! Non avevi fatto il pieno?” esclamò il mio migliore amico dall’altro lato del telefono.
“Beh… no, non esattamente!” risposi, mordendomi il labbro inferiore.
“Sei un vero idiota, Harold! Te l’hanno mai detto?” disse tra le risate.
“Diciamo che sei il secondo che me lo dice, in questo momento…” risposi, voltandomi verso May che guardava fuori dal finestrino con ancora le braccia incrociate al petto.
“Lo immaginavo… beh, cercherò di fare il prima possibile!” disse Lou, per poi chiudere la telefonata.
“Che dice?” chiese Maya non appena attaccai, con lo sguardo ancora rivolto fuori.
“Che farà il prima possibile, ma non ci metterà meno di un’ora” risposi sospirando e posando il cellulare in tasca.
A quelle parole, lei si voltò improvvisamente verso di me con gli occhi fuori dalle orbite.
“Un’ora?! E noi dovremmo aspettare qui, in questo posto isolato e sperduto, per un’ora intera?!” esclamò, alterando il tono della voce.
Annuii col capo, facendomi piccolo piccolo per paura della sua reazione.
Lei sospirò, per poi battersi una mano sulla fronte con fare esasperato.
“Beh, dovremmo trovare qualcosa da fare per ingannare il tempo…” dissi, mordendomi il labbro inferiore.
Maya annuì, per poi voltarsi verso di me con un sorrisetto malizioso.
“Beh, a me sarebbe venuta un’idea…” sussurrò, avvicinandosi lentamente al mio viso.
Sorrisi anche io, capendo le sue intenzioni, e la cosa mi fece eccitare.
“Sai che mi piacciono le tue idee?” sussurrai a mia volta, cosa che la fece ridere.
Mi lasciò un bacio all’angolo delle labbra, per poi posizionarsi a cavalcioni sulle mie gambe.
“Ma non mi dire… non me n’ero per niente accorta…”
Si avvicinò ancor di più alla mia bocca, per poi soffiare dolcemente su di essa e lasciarmi un bacio.
Premette forte sulle mie labbra e io schiusi le labbra, fiondando la mia lingua nella sua bocca e facendola incontrare con la sua. Poggiai le mani sulla sua schiena, mentre lei le passava tra i miei ricci. Le tolsi la giacca nera dalle spalle e le abbassai la zip del vestito, mentre May mi baciava lentamente il collo.
Le baciai le clavicole, per poi scendere lentamente con una scia di baci tra l’incavo dei suoi seni, che la fece ansimare. Intanto, mi sbottonava piano la camicia, continuando a baciarmi.
Dopo averle mordicchiato un capezzolo ed essermi beato dei suoi gemiti, che cercava di trattenere e le alzai di poco il vestito, scoprendole le gambe e togliendole gli slip , ma lei si abbassò.
Abbassai il sediolino dove ci trovavamo e dove avremmo continuato, mentre Maya mi abbassava i pantaloni e io alzavo il bacino per permetterglielo. Abbassò anche i miei boxer, per poi massaggiare il mio membro già abbastanza duro e muovere la mano su e giù, partendo dalla base fino ad arrivare alla cappella, facendomi gemere incessantemente.
Mi guardò negli occhi mentre continuava quel suo movimento, poi le tolsi la mano da sopra al mio membro e la feci alzare, per poi posizionarla nuovamente su di me.
Le scappò un gemito improvviso quando sentì il mio membro duro sul suo interno coscia, così decisi di non farla aspettare molto. Feci scivolare il dito medio nella sua intimità per vedere se era abbastanza bagnata, provocandole un sussulto seguito da un sospiro di piacere.
Tolsi immediatamente il dito e lo sostituii con il mio membro all’interno della sua intimità.
Fece un lungo sospiro di piacere, e io insieme a lei. L’auto si riempì improvvisamente di gemiti e sospiri più forti quando, con le mani sui suoi fianchi, la guidavo all’apice del piacere con delle spinte forti e decise dentro di lei.
Passai la mia mano sul suo clitoride, massaggiandolo con dolci e circolari movimenti per favorire il suo orgasmo, che non tardò ad arrivare.
“Ha…Harry…!” quasi urlò, e io uscii da lei, sporcandole una gamba con il mio seme.
Appoggiò la sua fronte sudata alla mia, mentre entrambi cercavamo di riprendere un po’ di fiato.
Le lasciai un bacio veloce sulle sue labbra rosse e lei sorrise, per poi buttarsi sul sediolino del passeggero, pulendosi la gamba con un fazzolettino.
Si guardò intorno, respirando ancora affannosamente e facendo strani disegni sul finestrino appannato accanto a lei.
Ad un tratto, la sentii ridere di gusto, senza che io le dicessi niente.
“Cosa c’è?” le domandai, dopo aver ripreso un po’ di fiato.
May si voltò verso di me con un enorme sorriso, mentre rideva ancora.
“E adesso cosa diciamo a Louis quando arriva e vede i finestrini appannati?” chiese, mostrandomi il finestrino dove aveva appena finito di disegnare.
Risi anche io, unendomi a lei. In effetti, se Louis avesse visto tutto quel casino, non avrebbe esitato nemmeno un secondo a chiedere cosa fosse successo e cosa avessimo fatto.
“Beh, possiamo sempre dirgli che si è rotta l’aria condizionata.”





Writer's Corner! :)
Ciiiao bellezze! 
Vi prego, non ammazzatemi ç_ç
so che sono in un ritardo davvero tremendo (una settimana, ci rendiamo conto?! proprio adesso che stavo diventando puntuale! ç_ç)
ma non avete idea di cosa ho passato con questo capitolo!
Non avevo proprio idea di cosa scrivere, e infatti il risultato si è visto!
FA CAGARE! :')

Ma vabbè, passiamo alle cose importanti...
La Fan Fiction di una mia carissima amica, extraordinharry (From the moment I met you, everything change.)
è stata copiata.
Ma non copiata l'idea, copiata copiata proprio la Fan Fiction! Persino le virgole!
Ma, ovviamente, la furbona senza un minimo di originalità, l'ha pubblicata su Facebook! 
Quindi, se gentilmente potete passare e segnalare la pagina, o semplicemente lasciare un commentino sotto la FF
il link è QUESTO!
A leggere solo le prime righe di questa "FF", mi viene la nausea. 
Vorrei sapere davvero che sfizio c'è a copiare qualcosa che non è farina del tuo sacco e farla passare per tale! 
*mi prendono anche stasera che sono aggressiva, buueno!*

Ma passiamo ad altro, và .-. 
il capitolo fa schifo :') 
quindi, ringrazio voi che l'avete letto senza vomitare, e chi l'ha letto e ha vomitato...
vi ringrazio lo stesso! :D 

Ppppoi, un'ultima cosa!
Se avete visto il video presentazione, avete notato che Maya e Nicole sono diverse da come le ho descritte, nel senso che nel video hanno i capelli lunghi, mentre per come le descrivo io, ce li hanno corti! 
Quiindi, non so! Era solo per avvertire, ma ovviamente voi dovete immaginarle come vi pare e piace! :D
Anche se il video è dfgchghvj *-*



Ringrazio Rebecca, che mi ha fatto il video presentazione, che è stupendo quanto lei! *-*
Caterina, Arianna e Alessia, che un po' mi mancano daaai! u.u
E i miei mostri, Agnese&Federica

Ovviamente, aspetto il menù serale con sottofondo musicale (ormai ho deciso, lo scriverò in ogni capitolo, sarà tipo un angolino solo tuo u.u)
di Mel! :D

E grazie ancora a chi segnalerà la pagine di Facebook di quella tipa, che ha copiato la FF di extraordinharry :)
Giuro, darle un calcio in culo sarebbe riduttivo!

Vado via, dai u.u 
Ribadisco: il capitolo fa schifo, a vostro rischio e pericolo! :)

Ciiiiao belle! ;D

Per chi volesse seguirmi su twittah, sono Marypuuff! :)


Image and video hosting by TinyPic
Che idiota, HAHAHAHAH xD

#muchLove.
-YoursM.

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Capitolo 12
*** How a lovely conversation! ***


HARRY POV.
“Sei un santo, Lou, giuro che ti faccio una statua d’oro!”
“Dai, May, è la quarta volta che me lo ripeti, ho capito!”
“No Louis, tu non capisci! Se quell’idiota non mi avesse dato retta – ed è una cosa strana che mi abbia ascoltato – a quest’ora saremmo ancora in quella stradina sperduta, e non qui ad Holmes Chapel!”
“Guarda che l’idiota ti sente, May…” dissi, facendola voltare verso di me.
“Lo so che mi sente, quello era il mio scopo!” rispose, facendo una smorfia.
Maya si voltò, camminando a passo spedito verso la porta d’ingresso di casa mia, e io scossi il capo.
Nonostante tutto quello che avessimo fatto in macchina, mi chiamava ancora idiota per non aver fatto il pieno di benzina.
D’un tratto, vidi la porta di casa mia aprirsi e mostrare la figura di mia madre sorridente, con i capelli neri legati in una treccia laterale e il corpo fasciato in un abito verde, che le risaltava ancor di più il sorriso.
Vidi Maya camminare ancora più spedita verso mia madre, che intanto aveva spalancato le braccia.
“La mia piccola Maya!” esclamò mia madre, non appena May le si buttò tra le braccia e l’abbracciava forte.
“Quanto mi sei mancata, piccolina! Sei cresciuta tantissimo, come ho fatto io senza te in questi ultimi due anni?!”
“Oh, se non lo sai tu, Anne! So solo che mi sei mancata tanto anche tu!” rispose Maya, facendo ridere mia madre, che l’abbracciò ancor di più, tenendola stretta a se.
Mia madre e Maya erano sempre andate d’accordo, dal primo momento che si erano conosciute, cioè da quando lei si era trasferita dalla Spagna ed era capitata nella maggior parte delle classi che frequentavo io, per poi scendere a compromesso con me e aiutarmi nelle materie in cui ero più carente.
Mi avvicinai a loro, mentre sorridevo rivedendo quella scena. Era bello che mia madre e Maya si fossero riabbracciate dopo due anni come due vecchie amiche.
“Ciao amore!” disse mia madre quando mi vide, non appena si fu staccata da May.
“Avete fatto un viaggio… un po’ movimentato, giusto?” domandò, dopo avermi abbracciato, con un sorriso stampato sulle labbra.
“Colpa di quest’idiota di tuo figlio, Anne!” rispose May, sbuffando, facendo muovere qualche capello.
“Insomma, una persona sana di mente avrebbe fatto benzina sapendo di dover affrontare un viaggio lungo quattro ore. A quanto pare, lui non è una persona sana di mente!” concluse, facendo ridere di gusto mia madre.
“Lo sai, amo le sfide!” risposi, facendole l’occhiolino.
Lei scosse il capo e sospirò rassegnata.
“Più che amare le sfide, tu ami rimanere in macchina senza benzina in una stradina isolata!” rispose, per poi entrare in casa, seguita da me e mia madre.
In casa c’erano già tutti, a partire da Will e la sua nuova compagna, Elizabeth, che non avevo ancora avuto modo di conoscere.
Era una bella donna e sembrava davvero simpatica e cordiale. Ovviamente, Will aveva tartassato di domande me e Maya del perché avessimo fatto tardi e soprattutto che cosa avevamo fatto per passare il tempo.
“Cosa volevi che facessimo, papà?” rispose lei, prendendo posto a tavola accanto a Nicole “abbiamo aspettato che quella santa anima pia di Louis venisse a prenderci, mentre io continuavo a dare dell’idiota ad Harry. Credo che questo sarà il mio nuovo passatempo preferito…” concluse, per poi rivolgermi un piccolo sorrisino.
Diciamo che quello di darmi dell’idiota, era il suo secondo passatempo preferito.
“Dove hai lasciato la babysitter, Harry?” domandò mia madre, mentre prendeva posto accanto a Robin ed Elizabeth, e gli altri sghignazzavano.
Sospirai, roteando gli occhi al cielo. Praticamente tutta la mia famiglia – soprattutto mia madre e mia sorella – non potevano sopportare Caroline.
Accettavano la nostra relazione, ma a modo loro, cioè prendendola in giro, un po’ come facevano anche i ragazzi. E, ovviamente, in occasioni come pranzi con i miei amici, mia madre si divertiva ancor di più a prenderla in giro perché sapeva benissimo che avrebbe avuto uno splendido supporto.
“Arriverà tra poco, mi ha inviato un messaggio…” risposi, sospirando ancora.
“Quindi ci allieterà della sua presenza!” esclamò mia madre, sorridendo “un vero peccato… tu che ne pensi di Caroline, May?”
Improvvisamente, mi voltai verso Maya, che era intenta a sgranocchiare un grissino bruciacchiato.
Ecco, ci mancava anche che Maya desse il colpo finale!
“Mmmh, sembra simpatica, Anne!” rispose lei, scrollando le spalle e finendo di mangiare il grissino.
Mia madre storse il naso e si aggiustò una ciocca di capelli. Possibile che Maya avesse detto qualcosa di positivo su Caroline?!
“Oh, andiamo Maya! Sai benissimo che ti ho sempre apprezzato per la tua schiettezza e sincerità, perché adesso vuoi scherzare?! Ti ho chiesto cosa pensi sul serio di Caroline!”
A quelle parole, tutte le persone presenti a quel tavolo, risero. Sapevo che sarebbe andata a finire così…
“Beh, Anne, a parte i suoi tentativi di fulminarmi con uno sguardo, uccidermi, amputarmi un braccio, una gamba o magari tutt’e due, prendermi a sprangate, volermi dare una sedia dietro la schiena, cercare di avvelenarmi mettendomi della sostanza indefinita nel bicchiere e soffocarmi con un cuscino nel bel mezzo della notte… beh, diciamo che mi è abbastanza indifferentemente antipatica, si!” rispose, facendo un piccolo sorrisino per poi sorseggiare del vino.
“Ecco, così ti voglio! Spontanea e sincera! Quanto mi sei mancata, piccolina, avevo bisogno delle tue verità!” disse mia madre, facendo ancora ridere tutti, tranne me, ovviamente.
D’un tratto, mi squillò il cellulare e comparve il numero di Caroline sullo schermo, segno che era arrivata. Louis se ne accorse e sbuffò, per poi mettere un braccio intorno alle spalle di Eleonor.
“Ragazzi… è arrivata la babysitter! Mi raccomando, attenzione a non sbrodolarvi!”
 
MAYA POV.
Da quando era arrivata Caroline, io e Harry avevamo praticamente smesso di rivolgerci la parola.
Appena era arrivata, mi aveva fulminata con uno sguardo con quel suo solito e odioso saluto superficiale e arrogante, come lo era anche nei miei confronti.
Da quando era arrivata, Harry non faceva che stare con lei e coccolarla e baciarla, cosa che a me mandava letteralmente in bestia. Quella d/nonna non meritava l’affetto e l’amore che lui le donava. Lui ci teneva davvero, me ne accorgevo dal modo in cui la guardava negli occhi, dal modo in cui l’abbracciava e la baciava, o soltanto dal modo in cui le diceva una parola e lei rideva.
Ero felice del fatto che Harry fosse felice. Ma, ovviamente, non ero felice del fatto che donasse tutto quell’amore a Caroline che, per quanto potesse fingere bene di importarsene di Harry, lo trattava sempre una schifezza. Più che altro, lo trattava come un bambino da controllare ogni due minuti, come se si fosse sporcato o avesse fatto cacca e quindi bisognava cambiargli il pannolino.
D’altronde, cosa si poteva aspettare da una donna trentaduenne, o tutti gli anni che avesse?
Era normale per lei avere l’istinto materno e, non avendo figli, Harry era l’unico che le stava accanto che più si avvicinasse all’età di un bambino.
 Inoltre, per quanto Caroline potesse starmi indifferentemente antipatica, non potevo sopportare la sua presenza, come non potevo sopportare il fatto che stesse usando il mio migliore amico, quando lui era davvero – non si sa come – innamorato di lei.
Ma soprattutto, non potevo sopportare il fatto che, in quel preciso istante, si trovasse seduta di fronte a me con Harry accanto a lei che le cingeva le spalle, mentre lei si pavoneggiava di avere il suo ragazzo accanto a lei, mentre io ero una povera sfigata che si trovava lì senza un fidanzato.
Povera illusa. Non sapeva che, poco prima, io e il suo ragazzo avevamo fatto sesso nella macchina in cui lei era solita stare quando Harry l’andava a prendere.
Sospirai, per poi sorseggiare un altro po’ di vino dal mio bicchiere, ma la risata della strega malefica mi fece sussultare. Strinsi il pugno e affondai le unghie nella carne per trattenermi dal picchiarla, poiché mi irritava alla massima potenza.
“May! Non ti ho fatto una domanda importantissima!” esclamò Anne all’improvviso, mentre mio padre accanto a lei sorrideva soddisfatto.
Mi voltai verso di lei, posando il bicchiere, mentre anche gli altri smisero per un secondo di mangiare, bere o qualunque altra cosa stessero facendo e si voltarono verso Anne, che si teneva una mano sulla fronte come per punirsi di quello che non mi aveva chiesto.
“Tu cosa ci fai qui, a Londra?” domandò, mentre mio padre sorrideva ancora.
Sorrisi anche io a quel punto, portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Stavamo parlando un po’ di te, prima…” s’intromise mio padre, sorseggiando un po’ del suo vino bianco “e… beh, non ho voluto rovinarle la sorpresa. Avanti May, dì ad Anne perché sei tornata a Londra.”
D’un tratto, tutti i presenti a quella tavola posarono il proprio sguardo su di me, tanto da farmi sentire in soggezione. Ovviamente, a parte Nicole, mio padre ed Elizabeth, nessuno lo sapeva.
Caroline non mi guardava minimamente, ma osservava Harry quasi in cagnesco, che aveva lo sguardo fisso su di me.
Distolsi lo sguardo dai suoi occhi verdi e feci un altro sorriso, un po’ meno imbarazzato del precedente.
“Sono tornata a Londra per frequentare la Royal Academy of Dramatic Art, inizio i corsi tra qualche giorno.” dissi, facendo sorridere nuovamente mio padre.
Era così orgoglioso e soddisfatto di me, che non avrei voluto deluderlo per niente al mondo.
Rimasero quasi tutti in silenzio per pochi secondi ma, ovviamente, fu Anne a interromperlo.
“Oh, amore mio, come sono contenta!” esclamò, alzandosi dal suo posto e avvicinandosi a me, per poi abbracciarmi ancor di più.
“Sapevo che avresti scelto questa strada! Sei bravissima e meriti tutta la felicità di questo mondo!”
“Grazie, Anne.” le dissi, ancora abbracciata a lei, mentre mi lasciava un bacio sulla guancia, trasmettendomi tutto l’amore e l’affetto possibile che una madre può dare.
Perché Anne per me era come una seconda mamma, che mi era stata vicina quando la mia vera mamma era lontana da me in quel periodo che vivevo ad Holmes Chapel.
E nella scelta di quell’audizione – che avrebbe segnato la scelta del mio futuro – Anne mi era stata vicina, così come lo era stato Harry, che in quel momento mi guardava esterrefatto.
“Io lo sapevo” s’intromise Nicole, quando anche Zayn e Niall mi saltarono addosso più euforici di Anne.
“D’altronde, che altra strada poteva scegliere, se non questa?!” concluse, facendomi l’occhiolino.
“Lo sapevamo tutti, Nicole, che avrebbe scelto questa strada” disse Louis, provocando un’espressione irritata da parte di Nicole.
“Non me l’avevi detto…” disse improvvisamente Harry, facendomi voltare verso di lui.
“Tu non me l’avevi chiesto…” risposi, prendendo il bicchiere e sorseggiando un altro po’ di vino.
Sapeva che nella mia scelta, era coinvolto anche lui.
Era stato sempre lui a spronarmi e ad incitarmi a fare quel provino, quello spettacolo e di scegliere la strada che stavo per intraprendere.
“Beh… congratulazioni…” si limitò a dire, facendo un piccolo sorriso.
“Grazie…” risposi, ricambiando il sorriso, mentre Caroline mi fulminava con uno sguardo.
E così fece per tutto il resto del pranzo.
D’altronde, cos’altro poteva fare, se non odiarmi profondamente?!
Cercava in tutti i modi di far distogliere lo sguardo di Harry dal mio, cercava di non fargli rivolgere più una parola verso di me. Mi odiava, lo leggevo nei suoi occhi. Ma di cosa avrebbe dovuto odiarmi? Io avevo il diritto di odiarla. Il mio ex ragazzo – che adesso era il suo – mi aveva tradito con lei, e Dio solo sa tutto quello che io e Harry avevamo passato insieme.
Cosa poteva capire, lei? Non sapeva cosa avevamo passato, cosa io avevo passato con Harry.
Non poteva immaginarlo, nemmeno minimamente. E, di sicuro, Harry non avrebbe potuto rifare tutte le cose che aveva fatto con me, con lei.
“Ma dai! Non è possibile… cinque volte al giorno?! E cos’ha che va, Zayn?”
Sentii Nicole parlottare sottovoce con Jenny al suo fianco, che aveva un sorrisino soddisfatto sul volto.
“Ti dico di si, Nicole! E’ capitato che era estremamente… beh, hai capito no? Capita soprattutto quando torna da qualche singing e sta lontano qualche giorno. Dice che sente la mia mancanza.”
“Beh, se si rifà così, mando anche Alan a fare una singing con i ragazzi! Magari torna più in forma!”
“Di che state parlando, voi due?” domandai improvvisamente, dopo aver ascoltato la loro breve conversazione.
Nicole si voltò all’improvviso, presa alla sprovvista per quella domanda e Jenny bevve un po’ d’acqua, facendo finta di nulla.
“Beh May… oh, al diavolo! Jenny mi raccontava che quando Zayn torna dopo giorni che è stato lontano, beh… torna abbastanza eccitato!” disse Nicole, parlando sottovoce.
Dovevo provare questa esperienza con Harry. Magari, mandarlo via per qualche giorno per poi ritornare nello stesso stato di Zayn, avrebbe fatto bene ad entrambi.
“Zayn! Davvero combini tutto questo alla povera Jenny quando torni a casa dopo vari giorni?” urlò improvvisamente Louis, con un sorrisino malizioso sul volto.
Jenny diventò subito rossissima in volto, Zayn lo guardava confuso e Nicole aveva l’espressione di una che non vedeva l’ora di uccidere.
“Ma come ti permetti?! Non lo sai che sono cose private?” urlò Nicole, mentre Alan cercava di tranquillizzarla.
“Andiamo, Nicole! Siamo i suoi migliori amici e, se permetti, possiamo anche farle queste conversazioni! E poi noi mica ci scandalizziamo…”
Vidi Nicole cercare qualcosa da dire per controbattere, ma quello che fuoriuscì dalle sue labbra, fu solo un sospiro rassegnato, e Louis batté le mani soddisfatto, probabilmente perché Nicole si era arresa.
E, ovviamente, con Nicole impotente, Louis poteva fare tutte le domande che voleva.
Ovviamente, non risparmiò nessuno. Fu quasi una carneficina.
La povera Jenny fu praticamente martoriata, così come Zayn, che venne adulato per le sue prestazioni post singing.
Liam e Danielle furono quelli meno presi in giro, fortunatamente per loro, così come Niall.
Ma, ovviamente, Louis non poteva – ma soprattutto non voleva – lasciarsi scappare l’occasione di torturare Nicole e sapere qualcosa di più della sua vita sessuale.
“Eddai Nicole, si stanno confessando tutti, che ti costa!” intervenne Liam, mentre Louis se la rideva compiaciuto.
Nicole sbuffò e scosse il capo, incrociando le braccia al petto.
“Ho detto di no! Non mi va di far sapere a tutti come procede la mia vita sessuale! Sono cose private, e non intendo rivelarle!” esclamò.
Sapevamo che, con quel tutti, Nicole si riferiva solo ed unicamente a Louis, che continuava a ridere.
“Sei veramente un idiota, Tomlinson! E’ inutile che te la ridi. Tu racconteresti la tua vita sessuale qui, davanti a tutti?” sbottò lei, voltandosi verso Lou, che aprì le braccia.
“Cero che si! Sono a pranzo con i miei migliori amici, non con degli sconosciuti! Dovete sapere che, io e El…”
“Ti prego! Risparmiaci i dettagli scandalosi e scabrosi, non mi va di sentire cosa combinate tu e la tua ragazza sotto le lenzuola!” lo interruppe Nicole, strizzando e chiudendo gli occhi, facendo ridere tutti per la sua reazione.
Louis scosse il capo. Non aveva davvero intenzione di raccontare cosa facessero lui ed Eleonor, era solo un modo per fare ingelosire Nicole. E, data la sua reazione, ci era riuscito davvero bene.
“May, tocca a te! Cos’hai combinato durante questi due anni in Spagna, la patria della pasión?” domandò Lou, con un pessimo accento spagnolo.
Scossi il capo, mentre ridevo per la sua orribile pronuncia.
“Beh, io… ho combinato abbastanza! Diciamo che non ho fatto la monaca di clausura chiusa in casa. Mi sono divertita!” risposi, facendo un sorrisino.
Era vero. In quegli ultimi due anni, avevo talmente voglia di dimenticare Harry e tutto quello che mi aveva fatto, che non ero rimasta a casa a piangere.
Quasi ogni sera, mi divertivo con le mie amiche andando alle feste. E, alle feste, trovavo sempre qualcuno che aveva voglia di divertirsi quanto me.
“Hai capito la nostra piccolina! E’ cresciuta davvero tanto!” rispose Louis con un fischio, che fece ridere tutti, e mi mise in imbarazzo.
Notai che Harry mi guardava spiazzato e confuso. A lui non avevo raccontato niente di quegli ultimi due anni senza la sua presenza…
“Adesso tocca ad Hazza, Lou, non dimenticarlo!” esclamò Liam, ancora preda delle risate.
Louis fece un sorrisino malizioso, e vidi anche i suoi occhi accendersi della stessa lucentezza.
“Come dimenticarlo, Lee? Ho riservato apposta lui per ultimo, come ciliegina sulla torta, la créme de la créme, il dolce più prelib…”
“Falla finita, Lou!” esclamò Harry, visibilmente nervoso.
Ovviamente, cosa poteva dire ai suoi amici? Che la sua vita sessuale andava avanti non con quella che tutti sapevano essere la sua ragazza, bensì con la sua migliore amica presente in quel momento?
“Avanti Harry, abbiamo parlato tutti!” intervenne Zayn, con un braccio intorno alle spalle di Jenny.
“Aspettiamo solo la tua versione dei fatti, Hazza!” esclamò Niall, per poi ingurgitare come suo solito un qualcosa di indefinito.
Harry mi guardò, quasi come a chiedermi aiuto con gli occhi, per poi sospirare e passarsi una mano tra i capelli, scombinandoli ancor di più e pronto ad essere preso in giro da tutti.
“Oh no, Harry, non abbiamo ancora sentito una versione femminile!” lo interruppe Lou, non appena Harry aprì bocca, dalla quale uscì solo un “beh” sospirato.
Harry lo guardò quasi spaventato, così come tutti noi. Nessuno poteva mai sapere cosa passasse a Louis per la testa, anche perché non lo sapeva nemmeno lui, la maggior parte delle volte.
“Caroline? Perché non ci fai tu, questo grande onore?”
Harry si voltò verso di me, pallido in volto con gli occhi che chiedevano ancora di più aiuto.
A me, invece, veniva solo da ridere. Quella nonna avrebbe inventato tutto di sana pianta, dato il suo orgoglio senile.
“Volete sapere cosa combiniamo io e Harry?” rispose lei, orgogliosamente soddisfatta di tutte le bugie che si sarebbe inventata di lì a poco, mentre gli altri tendevano le orecchie con fare malizioso, tranne Nicole, che la guardava come nel mio stesso modo.
“Beh, diciamo che siamo una bomba sotto le lenzuola!” iniziò ad inventare, e io cercai di trattenere le risate torturandomi un labbro inferiore. Harry, intanto, osservava la mia reazione.
Sicuramente mi stava odiando, in quel momento.
“E poi, una volta che iniziamo non la smettiamo più!” esclamò ancora, e io feci una piccola risatina di gola, cercando di non farmi sentire da lei, mentre Harry ancora sudava freddo.
“E devo dire che continuiamo sempre meglio!”
A quelle sue parole, non riuscii a trattenere più una risata, cosa che fece voltare tutti verso di me, compresa Caroline, pronta a strozzarmi.
“Scusate… mi stavo ricordando di una barzelletta. Scusa Caroline, non volevo disturbarti.” mentii, camuffando la risata in una finta tosse, e lei si voltò dopo avermi rivolto un ultimo sguardo assassino. Harry, intanto, mi malediceva con gli occhi per quello che avevo appena fatto, e io feci spallucce come a voler dire ‘non è colpa mia se la tua ragazza inventa cacchiate su cacchiate, raccontando quello che facciamo noi e farle passare per azioni che fate insieme. Che avesse messo delle telecamere?’
“Dicevo… diciamo che a Harry piace tutto quello che gli faccio, e a me piace quello che fa lui a me!”
Dopo quella sua ultima bugia, non riuscii proprio più a trattenere le risate, tanto che anche le lacrime iniziarono a scendere a rivoli tramite i  miei occhi.
Immediatamente, sentii il silenzio formarsi attorno a me, e gli occhi di tutti puntati su di me.
“Scu… scusate…” dissi tra le risate, alzandomi dalla sedia “ho bisogno di pren…dere un po’ d’ar…aria.”
Uscii fuori che ancora ridevo, sotto lo sguardo shoccato dei ragazzi, ma soprattutto di Caroline.
E, ovviamente, sotto lo sguardo spaventato di Harry.
Forse, per un attimo, aveva temuto che avrei potuto spiattellare a tutti cosa eravamo io e lui e che Caroline aveva inventato un mucchio di palle. Ma, d’altronde, non ero così cattiva.
Infondo, era stata davvero un’adorabile conversazione!
 
 
HARRY POV.
“Scusate… vado un attimo fuori…” dissi all’improvviso, alzandomi di scatto dalla sedia.
Caroline mi guardava confusa, così come il resto dei ragazzi.
Quella conversazione era stata estremamente imbarazzante per me ma, a quanto pareva, per Maya era stata divertentissima.
E, infatti, non appena uscii fuori al cortile, la trovai sulle scale che ancora rideva.
Mi avvicinai a lei sospirando, passandomi una mano tra i capelli. Ormai, il guaio era stato fatto.
“No ti prego… dimmi che la tua ragazza l’ha fatto apposta e che adesso sta dicendo a tutti che quello che ha raccontato, è tutta una bugia!” esclamò tra le risate, mentre alcune lacrime le colavano sulle guance.
Sospirai ancora, sedendomi accanto a lei su quegli scalini di marmo.
“Nient’affatto. Sta ancora continuando…”
May scoppiò ancora di più a ridere, tenendosi la pancia e asciugandosi le lacrime con il palmo della mano destra, dato che continuavano a scendere ribelli, allegre e divertite, bagnandole le guance.
“Non ci posso credere! Ma non si vergogna un po’ a raccontare tutte quelle bugie?” domandò, passandosi una mano tra i capelli, mentre il suo tono di voce sembrava iniziare a tornare normale, segno che aveva smesso di ridere.
“Però anche tu, cavolo! Potevi trattenerti!” esclamai, aprendo le braccia e battendo una mano sul ginocchio.
“Io dovevo trattenermi?” disse, quasi in tono scettico.
“Oh, scusa tanto se la tua ragazza dice un mucchio di palle che a me fanno ridere! E scusami ancora se si rende ridicola davanti a tutti, inventandosi cose che con te, non si sognerebbe nemmeno di fare! Perché non dici a lei di trattenersi e dall’astenersi nel dire bugie, invece di dirlo a me?!” esclamò, per poi sbuffare sonoramente e poggiare il mento sul palmo della mano destra.
Osservai il suo profilo per un po’, illuminato dai raggi del sole che le mettevano in risalto quelle poche lentiggini che le ornavano le guance rosee, colpendo anche i suoi capelli corti e castani che, alla sola fusione con il calore e la lucentezza di quei raggi, si trasformavano in rossicci.
“E così frequenterai la RADA…” dissi all’improvviso, poggiando i palmi delle mani sugli scalini.
May si voltò verso di me, guardandomi per un po’ e rimanendo in silenzio, per poi fare un piccolo sorrisino.
“Contento?” disse, tenendo ancora il mento sul palmo della mano.
La guardai anche io nei suoi occhi color cioccolato, illuminati dal sole, che li rendeva ancor più luminosi, poi le sorrisi.
“Certo che sono contento…” risposi, sfiorandole la guancia morbida con un dito, facendola sorridere a quel contatto.
“Beh, sono contenta che tu sia contento! Sai benissimo che sei coinvolto anche tu nella mia scelta, insomma… almeno spero che tu non te ne sia dimenticato!” esclamò, gesticolando animatamente con le mani, come solo lei sapeva fare.
Sorrisi ancor di più e mi avvicinai a lei, prendendole le mani e tenendole strette tra le mie, giocando con le sue dita.
“Come potrei dimenticare?” sussurrai, passandole una mano tra i capelli.
Maya sorrise, e mi strinse ancor di più le mani, mentre io le lasciavo un bacio sulla fronte, perdendomi tra il profumo di frutta esotica dei suoi capelli, mista alla dolcezza e alla freschezza della sua pelle.
“Beh, spero che ti rimanga impresso nella mente come ti rimarrà impressa questa adorabile conversazione!”
Risi di gusto dopo quelle sue parole, e lei rise insieme a me, senza lasciare le mie mani.
Aveva ragione.
Non avrei mai potuto dimenticare.
 
                                                                                                                            *
 
“Dai, sta’ tranquilla, vedrai che andrà tutto benissimo!”
Mi voltai verso Harry, torturandomi la treccia laterale che avevo deciso di portare quel giorno.
“No! Come posso stare tranquilla?! E’ la prima volta che cerco di esibirmi davanti a delle persone che non siano te!” risposi, torturandomi il labbro inferiore.
Harry rise e si passò una mano tra i capelli, per poi posare dolcemente le sue grandi mani sulle mie spalle.
“E allora pensa che ci sia io lì dentro, come se stessimo semplicemente provando in camera tua, come facciamo da giorni. Prova ad immaginarmi nudo!”
“Altro che terrore! Così mi verrà da vomitare!” esclamai disgustata, facendolo ridere ancor di più.
“Maya Burton!” esclamò improvvisamente la voce della professoressa Collins, cosa che mi fece innervosire ancor di più.
Guardai Harry negli occhi, completamente preda del panico e del terrore, mentre lui mi sorrideva.
“Ce la farai. E’ questa la tua strada, sei nata per fare questo. E’ una stupida audizione per una stupida recita scolastica, ricordi? Bene, questo sarà quello che ti dirò dietro le quinte, durante tutte le tournée mondiali che affronterai, così che potrai recitare al meglio.”
“Seh, ma se tu sarai in tour come cantante di fama internazionale! Non troverai mai il tempo di augurarmi un in bocca al lupo e stare con me dietro le quinte.” risposi sospirando e scuotendo il capo.
La presa sulle mie spalle da parte delle sue mani, si fece più forte, e i suoi occhi verdi si fissarono nei miei, facendomi rabbrividire.
“Troverò sempre del tempo per te, qualunque cosa accada. Sei o non sei la mia migliore amica?”
Sorrisi anche io a quelle sue parole, e lo abbracciai, perdendomi nel suo profumo.
Quando capirai che tu sei qualcosa di più per me, Harry?
Quando capirai che il cuore mi batte forte, non appena ti vedo da lontano?
“Maya Burton!” ripeté la voce della professoressa Collins, e io mi staccai da Harry, che ancora sorrideva.
“Sei la Giulietta perfetta…” sussurrò al mio orecchio, per poi staccarmi da lui e sorridergli.
“Vai e spacca tutto, May!” disse, battendo il pugno contro il mio, come eravamo soliti fare.
Mi avviai verso la porta del piccolo teatro scolastico, dove si tenevano le audizioni.
“Harry?” lo chiamai, voltandomi verso di lui, ferma sullo stipite della porta.
Lui alzò lo sguardo da terra e puntò nuovamente i suoi occhi nei miei, che mi diedero coraggio.
“Mi aspetterai qui, vero?” domandai titubante.
Harry sorrise e si mise le mani in tasca, annuendo.
“Ti aspetterò.”




Writer's Corner! :)
Non. Ammazzatemi.
So che, in questo preciso istante, volete uccidermi. Lo so.
E' PASSATA UN'ALTRA SETTIMANA! D:
Io, giuro, non lo faccio apposta! Però adesso, ho davvero delle valide giustificazioni.
Dovete sapere che venerdì sera, ho ricevuto una delle notizie più brutte della mia vita. Purtroppo, è morto un caro amico di famiglia, che pre me era come un padre.
Sono stata malissimo. Ho pianto per giorni interi e non riuscivo a fare nulla, nemmeno a scrivere, ecco perchè non ho continuato. Sono stata ferma per due giorni senza pensare a nient'altro, se non a quello che era successo.
Poi però, mi sono ripresa un po'! E quindi l'ho finito proprio adesso! :)
L'ho dovuto finire adesso perchè domani (tra qualche ora, va u.u) parto e vado a Portici, al paese di mia madre, e starò lì fino a venerdì sera!
Quiiindi, mi sono messa e l'ho finito solo per voi! :D
Anyway, fa cagare.
LO SO.
Però questa conversazione mi ballava in testa da un po' di tempo e... HAHAHAHAH xD
Povero Hazza! :D
Fa schifo, però mi sono divertita a scrivere quella parte! :D

Vabbè, senza che mi dilungo troppo, dal prossimo capitolo, si entrerà un po' nel vivo della storia! :D
Ringrazio davvero tutti quelli che si soffermano a leggere e a recensire *giuro che risponderò!*
E anche a chi inserisce tra preferiti/seguite/ricordate!
Grazie mille!

Ringrazio Rebecca, la mia wife :)
Che non deve dare conto a nessuno, perchè lei è una persona stupenda! <3
E Caterina :D
Colgo l'occasione per chiedervi di passare dalla sua prima FF, è stupenda *-*
E poi, a quelle due stuppole di Agnese e Federica!

Ovviamente, aspetto sempre Mel con il suo menù della sera con tanto di sottofondo musicale! :D 
Soo, vado via! 

Byyye :D

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-YoursM.

ps. ieri sera/notte (Mel, sto prendendo le tue sembianze u.u) ho pubblicato una OS, ma non sui ragazzi! 
E' una cosa di genere generale u.u 
Fa schifo, però ç_ç
Io vi ho avvertite, a vostro rischio e pericolo! *sempre se volete passare, ovviamente!*
Grazie mille, se passerete! :)
E se non passerete, meglio per voi, ma grazie lo stesso!

Niiight! :D

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Capitolo 13
*** And after all, I've missed you ***



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© Rebecca Bonodio Video




MAYA POV.
Svegliarsi alle sette del mattino era sempre stato stressante per me, come anche per il resto dei comuni mortali.
Ma, a quanto pareva, Nicole non era un comune mortale.
Era impossibile come riuscisse a svegliarsi in un lampo alle sette, balzando giù dal letto non appena la sveglia iniziasse a suonare con quella sua musichetta fastidiosa. E il bello, era che sembrava sempre fresca ed attiva, come se il sonno le passasse in un secondo, non appena mettesse piede a terra.
Per me, invece, qualunque orario che fosse al di sotto delle undici era ‘mattina presto ’. Quindi, le sette del mattino, per me, era un orario improponibile ed assurdo, che poteva anche essere abolito dalla fascia oraria terrestre.
Per i miei canoni, le sette del mattino rappresentavano l’alba.
E infatti, quel maledetto lunedì del maledetto dieci settembre, avevo dovuto dire addio alla sveglia delle undici, e dare il benvenuto a quella delle sette.
Cioè, a quella dell’alba.
“Idiota di una sveglia, te lo do io il benvenuto.”mugugnai ancora sotto le coperte, non appena quell’aggeggio infermale trillò a tutta forza, per poi buttarla a terra con poca grazia dopo averla spenta con un pugno.
“E ringrazia che non ti abbia riservato un trattamento maggiore!”
“Da quando in qua parli con le sveglie?” disse improvvisamente la voce di Nicole, mentre io mi mettevo seduta tra le lenzuola.
“Da quando loro rompono le palle” risposi con molta disinvoltura, come se fosse la cosa più naturale del mondo parlare con le sveglie.
Nicole scosse il capo, mentre faceva passare lo sguardo dalla sveglia – ormai K.O – alla sua assassina, cioè io.
“Farai tardi se non ti alzi” disse, sorseggiando un po’ del su caffè bollente dalla tazza.
“Lo so, mamma…” risposi sospirando, per poi voltarmi di scatto verso di lei, con gli occhi sbarrati al massimo.
“O cacchio, mamma!” esclamai, per poi catapultarmi sul letto, aggrovigliandomi nuovamente tra le lenzuola per cercare il cellulare. La telefonata mattutina di mia madre sarebbe sicuramente arrivata a momenti. E infatti…
“Eccola qua, la tua vera mamma” disse Nicole, non appena sentì il cellulare squillare.
“Cerca di fare il prima possibile!” esclamò, per poi uscire dalla stanza.
“Sai benissimo che non ci riuscirò!” le urlai dietro, con il cellulare tra le mani che continuava a squillare.
Sospirai un po’, mentre accettavo la telefonata mattutina premendo il tasto verde.
“Hola màma.”
“Rispondi sempre subito tu, eh?”
Scossi il capo, ruotando gli occhi al cielo. Sapevo che l’avrebbe detto.
“Scusa tanto se dormivo” risposi sbuffando.
“Perdonata.” disse ironicamente. O almeno, lo speravo.
“Allora, emozionata per questa mattina?” disse ancora, eccitata come una bambina. Tra lei e mio padre, non sapevo chi fosse più entusiasta.
“Clàro que sì! Anche se arriverò più stanca del solito…” risposi, mentre aprivo le ante dell’armadio, tenendo il cellulare in perfetto equilibrio tra la spalla e l’orecchio.
“Levataccia, eh? Non ci sei ancora abituata” disse lei ridendo, centrando in pieno il punto.
“E non mi ci abituerò mai, mamma” sbottai, mentre prendevo una gonna dai fiori colorati dall’armadio.
“Ay, mì amor, tu eres siempre tan tràgica!” esclamò lei, ma non mi diede nemmeno il tempo di rispondere a modo, che subito parlò.
“Adesso devo andare, devo prepararmi per andare a lavoro. Ti chiamo stasera per sapere com’è andato il primo giorno all’Accademia e per accertarmi che tu non sia svenuta dal sonno!”
“Grazie mille, Juliana.” risposi sbuffando. Era bella la considerazione che aveva di sua figlia.
La sentii ridere di gusto attraverso il telefono.
“Buena suerte, May”
“Hasta luego, màmà.”
Attaccai quella telefonata e buttai nuovamente il cellulare sul letto, per poi prendere l’accappatoio e guardare di sfuggita l’orologio, che segnava un orario che, per me, era considerato ritardo.
Corsi in fretta e furia verso il bagno, sorpassando Nicole che mi guardò sbalordita. Mi buttai immediatamente sotto il getto fresco della doccia, ripensando alla frase di mia madre.
Forse aveva ragione.
Con tutta quella stanchezza, sarei sicuramente svenuta con la testa su un banco.
 

                                                                                                      *                                                                                                             

Dopo aver infilato velocemente la gonna dai fiori colorati e una camicia bianca a giro maniche ed aver dato un bacio e augurato buona fortuna a Nicole per il suo primo giorno all’Università di Economia, corsi alla metro per non rischiare di perderla, dato che era l’unico mezzo di trasporto che mi avrebbe potuto portare in Accademia.
Scesi alla fermata di Bloomsbury dopo essermi torturata le mani dal nervoso per tutto il viaggio, tanto che una signora aveva cambiato posto, pensando che fossi una pazza sclerotica.
Dopo dieci minuti di cammino, guardando a destra e sinistra ogni due minuti, mi ritrovai davanti un grande edificio fatto di mattoni rossi ma non consumati, probabilmente appena restaurati. Sopra a tutto, una grande insegna di marmo bianco portava il nome che milioni di aspiranti attori veneravano e potevano vederlo solo col binocolo e solo quaranta tra quei milioni, avevano l’onore di ammirarlo da vicino. Il nome della Royal Academy of Dramatic Art, era uno dei nomi più famosi e conosciuti del mondo, che aveva sfornato attori celebri quali Alan Rickman, Ralph Finnes e Timothy Spall.
E, adesso, tra quei quaranta aspiranti attori, c’ero anche io.
Mi sembrava ancora il sogno di una piccola sedicenne indecisa e dubbiosa sul suo futuro.
Ma, quel sogno tenuto chiuso nel cassetto per due anni interi, aveva finalmente l’opportunità di balzare fuori ed essere vissuto.
Ammirai ancora per un po’ quell’insegna di marmo, poiché ancora non mi sembrava vero, per poi entrare dentro. L’atrio era a forma circolare e i muri erano colorati di un beige chiaro, dove vi erano affissi vari quadri e bacheche. Era pieno di ragazzi e ragazze che parlavano tra di loro, forse raccontandosi delle loro estati appena terminate. Ma non sembravano dispiaciuti, anzi. Era come se avessero voglia di riprendere i corsi il prima possibile.
Per i nuovi arrivati come me, invece, si teneva una specie di discorso di benvenuto nell’aula magna.
Mi recai nell’aula dopo aver chiesto informazione ad una signora delle pulizie, che più che altro mi sembrava una chioccia dalla chioma arruffata.
Entrai nella sala, che era già gremita di gente, tra vari professori, ragazzi nuovi come me e vari veterani.
Un professore basso e cicciotto, con gli occhi piccoli contornati da rughe e occhiali dalla montatura quadrata, stava già parlando di qualcosa.
Era bello fare ritardo già il primo giorno!
 
                                                                                                                        *

“E quindi, con tutti gli insegnamenti che riceverete, vi auguro di diventare grandi attori!”
Ci fu un fragoroso applauso da parte di tutti i presenti nella sala dopo le parole d’incoraggiamento del direttore dell’Accademia.
Mi alzai dalla poltrona rossa, una delle poche che avevo trovato libera, quando l’applauso cessò e tutti iniziavano ad alzarsi in massa.
“Ciao Ashley, ci vediamo” dissi ad una ragazza bruna che si era seduta accanto a me quando era entrata.
Lei mi salutò con un sorriso accompagnato ad un gesto della mano, e tornò a parlare con un ragazzo alto di fianco a lei.
Uscii dall’aula magna e misi meglio la borsa in spalla dopo aver preso l’orario delle mie lezioni, e controllai la prima lezione che avrei dovuto affrontare durante il mio primo giorno.
Quella lezione si teneva nell’aula B4, che non avevo la minima idea di dove si trovasse.
Girai per minuti infiniti nei corridoi, che man mano iniziavano a diventare sempre più vuoti, dato che i ragazzi si rifugiavano nelle varie aule.
Finalmente, dopo aver salito le scale e girato i vari corridoi, mi trovai dinnanzi la porta di legno dell’aula B4, già chiusa. Sicuramente avevo fatto tardi.
Bussai un po’ indecisa, con un tocco che alcuni non avrebbero sentito, e sperai che anche l’insegnante dentro non avesse sentito.
“Avanti” disse la voce di un uomo, ovattata dalla porta chiusa.
No, ovviamente le mie preghiere non erano state ascoltate.
Feci un lungo sospiro e aprii la porta con ancor meno decisione della bussata precedente, e vidi tutti i presenti nell’aula voltarsi verso di me.
“Oh, la prima ritardataria del mio corso! E’ bello iniziare una lezione un po’… movimentata!” disse l’uomo dal fondo dell’aula e tutti risero, tranne me.
Prima figura di merda al mio primo corso, il mio primo giorno di Accademia!
“Mi scusi… non riuscivo a trovare l’aula” spiegai mortificata, mentre chiudevo piano la porta dietro di me.
“Prima regola del mio corso…” disse l’uomo, avvicinandosi piano a me, levandosi gli occhiali dalla montatura nera e spessa. “…mai darmi del lei. Potrei cacciarvi fuori all’istante. Io per voi sono Ryan, e non signor Parker o altri modi che implichino il lei. Solo ed esclusivamente Ryan.” concluse sorridendo, cosa che fece sciogliere all’istante il resto delle ragazze.
Tranne me, ovviamente.
Ryan era bello ed affascinante, su questo non c’era nessun dubbio, ma non era il mio tipo.
Era alto e sul fisico non c’era proprio niente da ridire. Asciutto e dalle braccia forti e muscolose, messe in risalto dalla camicia bianca arrotolata fin su ai gomiti. I capelli corti di un biondo cenere e disordinatamente aggiustati, gli conferivano un’aria sbarazzina, ma gli occhi azzurri contornati dagli occhiali dalla montatura nera e spessa, gli donavano l’aria da intellettuale affascinante.
“Bene, chiarito questo, puoi accomodarti” disse, voltandosi verso di me, facendo un cenno verso il pavimento.
E infatti, solo allora mi resi conto che il resto dei ragazzi che avrebbero frequentato quel corso, era seduto a terra.
Mi sedetti anche io, cercando di non sembrare goffa, mentre Ryan si avviava lentamente verso la cattedra e tutto il resto delle ragazze ammiravano il suo bel di dietro.
“Come stavo dicendo, in questo corso lavoreremo inizialmente sull’improvvisazione che, è risaputo, per gli attori sta alla base di tutto il loro percorso formativo. I più grandi attori improvvisano, e voi dovrete imparare a fare lo stesso. Mettete caso che, durante un’importante performance, vi dimenticate le parole. La prima cosa che pensate? Ve la dico subito: ‘Merda! sono spacciato come la cacca di un cane schiacciata sotto la suola di una scarpa!’” disse, facendo ridere tutti, compreso se stesso.
“Lo so che lo pensate o che lo penserete. Capita a tutti, anche ai più bravi. Ma sta nella capacità dei più bravi, l’improvvisazione. Potete anche pensare quello che vi ho detto io, ma subito dopo gli auto insulti, deve scattare l’improvvisazione. Anche con una stupidaggine, gli attori presenti con voi sul palco vi capiranno. E il pubblico, statene certi, vi apprezzerà.”
Quel suo piccolo discorso d’introduzione, fu davvero bello ed interessante. E soprattutto vero.
Forse fui una delle uniche – insieme al resto degli allievi di sesso maschile – a capire davvero cosa volesse dire, dato che le ragazze avevano solo sbavato ed ammirato Ryan in tutta la sua bellezza.
Patetiche.
“Ora, facciamo un esempio pratico. Ho bisogno di qualcuno che improvvisi una scena insieme a me. Volontari?” chiese, e qualche ragazza subito alzò la mano. Forse non aspettavano altro.
“Mmmh, vediamo… eccola là! Tu!” disse improvvisamente, e vidi qualcuno voltarsi verso di me, mentre Ryan mi teneva gli occhi puntati addosso.
“Io?” domandai, indicandomi con l’indice, incredula. Non era possibile.
Ryan annuì col capo, sorridendo.
“Si, proprio tu, la ritardataria!”
Mi alzai con un po’ di fatica. Era bello che già mi avesse etichettato in quel modo!
Mi avvicinai a lui, che ancora sorrideva, mentre alcune ragazze mi guardavano quasi con disprezzo, come se io mi fossi offerta volontaria e lui mi avesse scelta.
“Bene, ritardataria, iniziamo con…”
“Iniziamo col fatto che non mi chiamo ritardataria, ma Maya.” lo interruppi leggermente infastidita, facendogli un sorrisino.
Ryan rimase a bocca aperta per la mia reazione, per poi sorridere e battere le mani.
“Okay, allora… Maya… sei davvero una stronza” disse, con molta nonchalance.
Prima ritardataria, adesso stronza. Questo tipo voleva davvero essere preso a calci.
Rimasi un secondo sbigottita, così come il resto della classe.
Lui, intanto, continuava a guardarmi con quel sorrisino soddisfatto che, se ne avessi avuto la possibilità, gliel’avrei strappato senza farmi troppo problemi.
Risposi al suo sorrisino, poggiando le mani sui fianchi e continuando a guardarlo dalla testa ai piedi.
“Oh, beh, Parker, a me invece pare che tu sia davvero un coglione senza palle.” dissi, soddisfatta della mia risposta.
Anche se era improvvisazione, potevo andare giù pesante con le parole.
Tanto, era solo improvvisazione.
Il sorriso di Ryan passò da soddisfatto a sbalordito, mentre la classe continuava a guardare preoccupata che potessimo scannarci.
“Coglione senza palle è sempre meglio che essere puttana, non credi?” rispose lui, provocando un ‘ooh’ generale dal resto della classe.
Rimasi un po’ spiazzata, ma già sapevo cosa rispondergli, l’avrei praticamente messo K.O.
“Mmh, ne dubito. Almeno la puttana qui lavora, si diverte, e porta i soldi a casa. Tu cosa vuoi fare, se non hai le palle?”
Ryan iniziò a ridere dopo il mio ultimo insulto, per poi battere le mani.
“Un applauso a Maya che ha saputo tenermi testa ed improvvisare perfettamente!” esclamò, e il resto della classe applaudì, ancora sotto shock per tutto quello che ci eravamo detti io e Ryan.
Sorrisi leggermente imbarazzata, mentre Ryan mi guardava anche lui sorridente.
“Bene, la lezione termina qui per stamattina. La prossima volta lo farò con ognuno di voi e, mi raccomando, non esercitatevi a casa! L’improvvisazione è improvvisazione!” concluse, mentre il resto della classe si alzava dal pavimento e commentava la lezione, che per loro era stata fantastica.
Alcune ragazze si avvicinarono a Ryan per complimentarsi con lui, facendo le civette e battendo le ciglia lunghe e piene di mascara per fare colpo.
Lui ringraziò, per poi liquidarle con un “ci vediamo la prossima volta, adesso andate, se no farete tardi alla prossima lezione.”
Presi la borsa, guardando le ragazze che continuavano a parlare di quanto fosse bello Ryan mentre uscivano dall’aula.
“Maya!” esclamò Ryan, bloccandomi mentre stavo per uscire.
Sobbalzai per la sua esclamazione improvvisa, e lui rise.
“Cosa c’è, Parker?” risposi, voltandomi verso di lui.
“Guarda che non stiamo facendo improvvisazione, puoi anche chiamarmi Ryan” disse lui, avvicinandosi piano a me e scombinandosi i capelli, disordinandoli ancor di più.
“Lo so, ma chiamarti Parker mi piace e, dato che tutte quelle ragazze ti chiameranno Ryan, io mi distinguerò dalla massa.” risposi, scrollando le spalle.
Ryan rise dopo la mia risposta, ormai di fronte a me.
“L’ho capito subito che non sei come tutte quelle altre ragazze. Sei diversa, e strana… strana ma simpatica!”
“Grazie Parker. Per me è un complimento” risposi, facendo un mezzo sorriso.
Lui ricambiò, e mi guardò negli occhi. Erano belli i suoi occhi, azzurri e intensi.
Scossi il capo, cercando di ridestarmi dal pensiero dei suoi occhi, e concentrarmi.
“Beh, allora ti lascio andare, se no farai tardi anche alla prossima lezione. Ci vediamo, Maya, so che lavorerò molto bene con te.” disse, sorridendo.
“Si, alla prossima” risposi, e mi voltai per andarmene.
“Ah, Maya?” esclamò ancora, facendomi voltare nuovamente verso di lui, che sorrise ancora.
“Mi raccomando, la prossima volta ti voglio in orario!”
Risi dopo quelle sue parole, e lui con me.
“Come no! La prossima che ho lezione con te alla prima ora, vengo direttamente a dormire qui la notte!” risposi, battendo una mano sulla gamba.
“Scordatelo, non mi vedrai mai in orario” dissi ancora, scuotendo il capo.
“Allora, ci vediamo in ritardo!” esclamò lui, alzando la mano in segno di saluto.
Scossi il capo, ridendo.
“Sei veramente pessimo, Parker. Ci vediamo.” risposi, uscendo dall’aula, dove fuori c’erano già studenti dei corsi superiori che aspettavano di entrare a fare lezione.
Mi avviai nel corridoio verso la prossima aula, dove si sarebbe tenuta la lezione di Storia del Teatro.
Portai una ciocca di capelli dietro l’orecchio e sorrisi, ricordandomi della lezione appena finita.
Alla fine, non era stata male come prima lezione.
 
                                                                                                                       *

Tornai a casa alle tre del pomeriggio, completamente distrutta, con i piedi che chiedevano pietà e lo stomaco che brontolava dalla fame.
Iniziai a prendere le chiavi dalla borsa per aprire il portoncino, ma alzai di scatto lo sguardo dalla borsa quando notai una chioma riccia che aspettava sul marciapiede.
Mi avvicinai ancor di più, allungando e velocizzando il passo per raggiungerlo, mentre lui si passava una mano tra i capelli – come suo solito – guardando il marciapiede da dietro i suoi occhiali scuri.
Quando gli fui vicina, gli diedi uno schiaffo sul braccio, e lui sobbalzò dalla paura.
“Sei cretina, May? Mi hai fatto prendere un colpo!” esclamò, portandosi una mano sul cuore, cercando di recuperare un po’ di fiato.
Risi a quella sua reazione così spaventata. Era veramente un cacasotto, certe volte.
“E tu che ci fai qui, Harreeh? Non dovresti essere con tua nonna?” domandai, mentre mi avvicinavo al portoncino e l’aprivo.
Harry scosse il capo, facendo muovere leggermente i suoi ricci.
“Doveva andare in studio per risolvere certo cose. Così, io ne ho approfittato per venire dalla mia migliore amica e chiederle com’è andato il suo primo giorno all’Accademia!” rispose lui, aprendo le braccia per poi portarsi le mani in tasca.
Sospirai dopo quelle sue parole, passandomi nervosamente una mano tra i capelli.
“Non parlarmene ti prego, sono distrutta!” esclamai, entrando nel palazzo, seguita da Harry.
“Perché?” chiese lui, continuando a seguirmi verso la porta di casa.
Infilai le chiavi nella toppa e presi a girare, molto – forse troppo – nervosamente.
“Perché, perché, perché…. Perché c’è bisogno di fare tutte queste domande ad una ragazza stanca, stressata ed affamata dal suo primo giorno di Accademia?” risposi, sospirando esasperata ed entrando in casa.
Sentii le mani grandi e calde di Harry poggiarsi sui miei fianchi non appena chiuse la porta d’ingresso, e il suo dolce respiro colpì il mio collo.
“Potrei aiutarti a far scivolare via tutto questo stress, e renderti più tranquilla. Cosa ne pensi?” sussurrò al mio orecchio, lasciandomi un bacio umido sul collo, scendendo man mano verso la clavicola e la spalla.
 Sapevo già cosa sarebbe successo se io avessi acconsentito. E, diciamo che alla fine, non mi sembrava una cattiva idea.
“Nicole?” urlai con la voce un po’ strozzata, mentre Harry continuava a baciarmi il collo.
“Ma che stai facendo?” disse improvvisamente lui, che sicuramente mi stava guardando come se fossi una psicopatica.
“Controllo se c’è Nicole, idiota, se no come puoi aiutarmi?!” sussurrai stizzita.
“Nicole?” urlai ancora, ma niente, nessuna risposta.
“Questo silenzio mi da il via libera, allora…” disse Harry, continuando a baciarmi il collo lentamente, facendomi impazzire pian piano.
Mi prese la mano e mi diresse verso la poltrona di pelle beige, facendomi accomodare lì, per poi avvicinarsi al mio viso e soffiarmi sulle labbra, mordicchiandomi il labbro inferiore e lasciandomi un bacio a stampo, fin troppo veloce per i miei gusti.
“Non vuoi proprio parlarmi della tua giornata all’Accademia, quindi?” disse, mentre continuava a scendere e lasciarmi dei baci sul seno, mentre apriva la camicetta.
“Mmmh, non saprei che dirti… il professore di Storia del Teatro mi sembra un topo ed è un po’ idiota, però infondo è simpatico…” risposi, mentre mi aveva aperto completamente la camicetta e tolto il reggiseno, mostrando il mio seno, mordendomi leggermente un capezzolo e scendendo a baciarmi il ventre.
“Poi?” domandò tra un bacio e l’altro.
“Mmmh, poi… niente, ho fatto conoscenza con dei ragazzi e sembrano tutti molto simpatici. Per il resto… mmh… tutto bene” risposi a fatica, dato che mi aveva tolto la gonna e aperto le gambe, passando a baciare l’interno coscia.
“E… e tu… cosa hai… mmmh… fatto?” domandai, con ancora più fatica, dato che era passato a sfiorare la mia intimità da sopra le mutandine.
Fece un sorrisetto beffardo e soddisfatto, mentre guardava il mio viso assumere varie espressioni.
“Io? Beh, ho aspettato che tu tornassi dall’Accademia solo per fare questo…” rispose, mentre mi privava completamente delle mutandine, avvicinandosi ancor di più alla mia intimità già bagnata.
Sfiorò lentamente la fessura, facendomi sospirare dal piacere, impaziente di sentire le sue dita lunghe dentro di me.
E, infatti, così accadde quasi subito dopo.
Lasciò un bacio sulla mia intimità, per poi infilarne il dito medio, facendomi sospirare ancor di più.
Muoveva sapientemente il medio dentro di me, per poi infilare anche l’anulare e colpire tutti i miei punti più sensibili, mentre dalle mie labbra fuoriuscivano gemiti incontrollati.
Mi guardò ancora una volta negli occhi, prima che io li chiudessi definitivamente, ormai preda del piacere che mi stava procurando.
Sentii improvvisamente la sua lingua muoversi sul mio clitoride, cosa che mi fece emettere un gemito più acuto degli altri.
Muoveva le dita dentro di me, colpendo perfettamente tutti i miei punti più sensibili - dato che ormai li conosceva a memoria – e muovere contemporaneamente la lingua sul clitoride, spingendola pian piano nella mia intimità.
Inarcai la schiena, gemendo inconsapevolmente e sentendo varie scosse e brividi percorrermi lungo la schiena ed impossessarsi di tutto il mio corpo.
“Vieni per me, May… dì il mio nome…” sussurrò lui, per poi riprendere a muoversi dentro di me con la lingua e le dita.
Non capii più nulla ad un tratto, sentivo solo i brividi. Ormai non avevo più controllo di me stessa.
“Harry… Harry!” urlai mentre venivo, proprio come mi aveva detto lui.
Aprii gli occhi, poggiando una mano sulla fronte sudata, mentre cercavo di recuperare il fiato ormai corto.
Harry sorrise soddisfatto e si alzò da terra, avvicinandosi al mio viso e posizionandosi tra le mie gambe aperte.
Poggiò le sue labbra morbide sulle mie, che subito si schiusero e diedero il libero accesso alla sua lingua, che subito s’intrecciò alla mia, così come lo erano le nostre mani.
Si staccò da me, poggiando la sua fronte alla mia e mi guardò negli occhi, facendomi perdere nel suo verde meraviglioso.
“Credo che tu abbia bisogno di una doccia…” sussurrò sorridendo.
Sorrisi anche io, e gli lasciai un ultimo bacio a stampo sulle sue labbra rosse.
“Anche tu ne hai bisogno… e non solo di quello…” risposi, facendo una smorfia, alludendo alla sua erezione troppo gonfia e rinchiusa nei jeans stretti, che premeva sulla mia coscia sinistra.
Harry rise leggermente e mi fece alzare dalla poltrona, tenendomi strette le mani alle sue.
Gli feci un sorriso malizioso, passandogli una mano tra i ricci e scombinandoli ancor di più.
“Meglio che andiamo a farci una doccia, così posso risolvere anche altri problemi, oltre che quello del mio sudore!”
 
 
HARRY POV.
“Harry! Cavolo, vieni a leggere questo articolo!”
Sporsi il mio viso da dietro lo stipite della porta della cucina, dove stavo preparando dei panini per me e per May, dato che lei era stata tutto il tempo a lamentarsi – anche sotto la doccia - di quanta fame avesse e di quanto le brontolasse lo stomaco, che le supplicava in ginocchio di mettersi qualcosa sotto i denti se no l’avrebbe presa a calci nel sedere.
 
“Come fa il tuo stomaco a prendere a calci il tuo sedere, scusa?!” domandai ironico, e lei mi lanciò un asciugamano addosso.
“Coglione! E’ un modo per dirti che muoio di fame e che vorrei che tu mi preparassi uno di quei tuoi adorabili e dolci panini che mi si sciolgono letteralmente in bocca!” rispose, avvicinandosi a me e facendomi gli occhi dolci.
 
“Cosa c’è, May?” domandai, avviandomi verso il salotto con il piatto dei panini in mano.
Distolse lo sguardo dalla rivista che stava leggendo e lo posò su di me. Notai i suoi occhi brillare alla vista dei panini, e subito allungò le braccia verso di me.
“Venite da mamma, panini! Lo stomaco vi sta aspettando per un festino, mancate solo voi!” esclamò, facendomi ridere.
Posai il piatto sul tavolino di fronte al divano, ma non feci in tempo ad appoggiarlo che già era finito nelle mani di Maya, che aveva preso a divorare letteralmente quel povero panino.
“Mangia con più grazia, sei una signorina” la ripresi, rimproverandola a mo di anziano.
“Fanculo, ho fambe!” rispose lei, continuando a mangiare come un animale.
Era questo che mi piaceva di Maya, e che mi era piaciuto sin dal primo momento che l’avevo incontrata.
Sapeva tener testa alle persone e diventare un maschiaccio all’improvviso, anche se un secondo prima si stava comportando come una graziosa femminuccia qual’era.
“Comunque, cosa dovevi farmi vedere?” domandai, scuotendo il capo e ridestandomi dai miei pensieri.
“Oh, bsì, giubsto!” bofonchiò, per poi prendere la rivista con entrambe le mani e tenendo il panino serrato tra le labbra. Era veramente impossibile.
Con la mia maglia che le andava larga e i capelli scompigliati, poi, sembrava ancor di più un maschiaccio.
“Guarbda qua!” esclamò, passandomi la rivista e continuando a mangiare il panino.
Posai lo sguardo sull’articolo della rivista e scoppiai a ridere.
“Mucca morta nel mare. ‘Approdata’ sulle spiagge della Thailandia.”
Maya annuì guardandomi negli occhi dopo che io lessi ad alta voce il titolo dell’articolo.
Scoppiai a ridere ancor di più anche per la sua espressione.
“E tu mi hai chiamato per farmi leggere una cosa del genere?!” esclamai, ridendo ancor di più.
Lei mi rivolse un’espressione che avrebbe potuto incenerirmi all’istante, e mi diede uno schiaffo dietro la nuca.
“Guarda che è una cosa interessante! Sei tu che hai il cervellino bacato peggio di quello di un bradipo e non trovi le cose interessanti, interessanti!” rispose, mentre io mi massaggiavo il punto che mi aveva colpito.
“Ti è piaciuto il panino?” domandai, mentre lei guardava fisso dinnanzi a se con le braccia incrociate al petto e le labbra imbronciate.
“Molto. E’ sempre così dannatamente buono anche a distanza di anni” rispose serissima, tenendo sempre lo sguardo fisso davanti a se.
“Sei arrabbiata?” domandai, poggiandole una mano tra i capelli.
May si voltò verso di me, ancora con un’espressione serissima e le braccia conserte.
“No, voglio vedere quanto resisti senza parlarmi.”
Scossi il capo mentre ridevo sonoramente e poco dopo, lei si unì a me.
Immediatamente, mi passò per la testa che io avevo passato due anni interi senza di lei, senza le sue battute, le sue risate, i suoi occhi. Ed era strano quanto fossi riuscito a resistere.
Alla fine, che io volessi o non volessi ammetterlo, sapevo che mi era mancata in quei due anni, anche se lo sapevo nel profondo dentro di me e non avevo mai avuto il coraggio di cacciarlo fuori.
L’importante, in quel momento, era che l’avevo capito.
“Posso farti una domanda, May?” domandai improvvisamente, facendola voltare verso di me e annuire col capo.
“E’ dall’altra domenica che ci penso, dopo il pranzo con mia madre. Durante quella conversazione imbarazzante…”
“Imbarazzante? Ma se è stata la più divertente e adorabile che io abbia mai ascoltato!” m’interruppe sorridendo.
“E’ stata imbarazzante May, almeno per me. Tu ti sei divertita fin troppo!” dissi io, e lei rise.
Sapevo quanto si fosse divertita ad ascoltare tutto quello che diceva – inventava - Caroline.
“Comunque, stavo dicendo…” ripresi, dopo che lei smise di ridere “hai detto che tu in questi due anni non hai fatto la suora chiusa in casa e ti sei divertita con le persone che volevano divertirsi come te…”
“Però, te la ricordi bene la mia frase…” disse, guardandomi ed inarcando un sopracciglio.
“Si beh, non essere puntigliosa adesso… quello che voglio sapere è… con quanta gente ti sei ‘divertita’?”
Rimase in silenzio per un po’, come se si stesse ricordando con quanta gente fosse stata.
“Beh… insomma… non prendermi per una puttana adesso, perché non lo sono per niente! Diciamo che non riesco a tenere il conto, ma con tante!” rispose.
“Quanto intendi per ‘tante’?” domandai preoccupato.
Lei alzò gli occhi al cielo e sbuffò, ma potei notare un piccolo sorrisino sulle sue labbra.
“Intendo tante! Non chiedermi di contarle, non riuscirei a portare il conto con due mani!”
Poggiai una mano sulla fronte con fare esasperato. Avevo ragione ad essere preoccupato…
“Oddio May!” esclamai.
“Ma cosa lo dici a fare ‘oddio’?! Cosa dovevo fare, secondo te?! Rinchiudermi davvero in una casa a marcire?! NO! Sono uscita e, tra feste e roba varia, ho conosciuto vari ragazzi… ma mai niente di serio, giuro eh! E poi erano bravi! Si sa, gli spagnoli hanno una certa dote nell’arte del…”
“Ti prego, risparmiami i dettagli scandalosi! Non ci tengo proprio a saperli!” esclamai, facendola ridere ancor di più.
“Se ti può consolare… qualche volta ho detto il tuo nome…” sussurrò, sorridendo leggermente imbarazzata.
Abbassò lo sguardo, ma potei notare lo stesso il rossore che si era propagato sulle sue guance.
“Cosa?” domandai incredulo. Non era possibile.
Maya alzò improvvisamente lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore.
“Non fare lo gnorri, adesso! Sai benissimo cosa intendo dire! Ho detto il tuo nome qualche volta mentre facevo sesso con lo spagnolo di turno, va bene?!”
Abbassò nuovamente lo sguardo, scuotendo il capo.
La guardai per un po’ torturarsi i, capelli, poi sorrisi e le poggiai la mano sulla nuca, facendole alzare nuovamente lo sguardo, incrociando i suoi occhi con i miei.
“Mi sei mancata in questi due anni, May…” sussurrai.
Lei sorrise e mi si avvicinò ancor di più, abbracciandomi e poggiando la testa sul mio cuore, che batteva all’impazzata.
“Mi sei mancato anche tu, Harry, nonostante tutto…”
Sorrisi dopo quelle sue parole, e la tenni stretta a me.
Alla fine, l’avevamo ammesso entrambi.



Writer's Corner! :)
Merito i calci in culo, lo so.
NON LO FACCIO APPOSTA! ç____ç
Allora, come ben sapete, martedì scorso (dopo aver pubblicato il capitolo) sono partita per andare a Portici.
Ho portato con me un quaderno per scrivere il capitolo, e l'ho fatto! :D
Ne ho scritto metà, poi sono tornata a casa e... ho continuato a scriverlo, ma prima dovevo ricopiare tutto quello che avevo scritto sul quaderno e quindi, potete immaginare! ç_ç
Potete insultarmi, me lo merito!

Anywaaay, saalve a tuutte! :D
Buongiorno a chi leggerà domani mattina, 
Buonpomeriggio a chi leggerà di pomeriggio,
e Buonanotte a chi leggerà adesso! :D

Okay, dopo questo sclero, ho solo poche cose da dirvi perchè è tardi e (con tutto il rispetto per EFP) ho sonno.
#scandalo
No, adesso seriamente...
MA AVETE VISTO (e letto) COS'E' E QUANTO E' RYAN?! *-*
Io già lo amo, afsdfghj *w*
E' un figo e basta u.u 
E da qui la storia, parte ufficialmente! :D *yeeeeeeeeeeee*

Hahahah, ovviamente, non ho idee per il prossimo xD
Cioè, ce le ho, ma le devo un po' mettere in ordine u.u 
Solo una cosa:
NON ODIATE RYAN! *-*
hahahahha, vabbè potete odiarlo se vi va u.u 
però è troppo adgfhjkkkgvftdbbkhvfrheiufhfsdierhifvuh per essere odiato u.u

By the way, vado via.
Rivelazione scottante alla fine del capitolo u.u 
E i miei occhi ballano (?)

Ci tengo a ringraziare tutte voi, che leggete questa FF e vi fermate a leggere anche i miei scleri notturni, serali, pomeridiani e mattutini! :D
Siete belle e buone! *-*
E GIURO CHE RISPONDERO' ALLE RECENSIONI! ç_______ç
Mi sento in colpa perchè non sto rispondendo più!
Comunque, le leggo e rimango sempre più *-*
SIETE TROPPO BELLE. PUNTO.
Inizio a ringraziarvi quii! :D

PPPPPoi, ringrazio la mia bellissima moglie, Rebecca,  autrice anche del video presentazione (stupendo, tra l'altro)
e che domani va a vedere Ed senza di me! ç_ç
Dovevo andare anche io a Milano, bwaaaaaaaaaaaa ç_ç
se qualcuno che legge andrà, vi prego...
BACIATELO DA PARTE MIA!
dato che io non potrò farlo ç_______ç
Moglie, bacialo da parte mia!

Ringrazio anche Caterina&Arianna, come sempre! :)

E come sempre, ringrazio quelle due cessaiole (?) di Agnese&Federica! :D

Come al solito, aspetto il menù notturno con tanto di sottofondo musicale di Mel, che voglio ringraziare per avermi fatto questo stupendo disegno di Maya! 

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Ditemi se non è fantastico! *-*
La prossima volta lo pubblico completo, anche se già così è meraviglioso!
Io me ne sono innamorata!
Mel, sei un'artista, punto.

ULTIMO AVVERTIMENTO:
Tornerò tra pochissimo con una OS! :)
Ovviamente, devo prima finirla, ma sono a buon punto!
E, stranamente, mi piace come sta uscendo ;D

Notte bellezze, e grazie ancora! :)

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Sbavate davanti a questa gif... sbavate...    :Q_______________
*Marymuoredavantiallagif* *resuscita* *muoredinuovo*

Adiooooos! :D

 

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Capitolo 14
*** Just a coffee ***


HARRY POV.
Era strano come quella settimana passò in fretta. Così in fretta, che non avevo avuto nemmeno il tempo di accorgermene.
Fra le varie registrazioni del cd e le varie interviste, non avevo avuto un solo momento per me, anche se fortunatamente avevo trovato del tempo per stare con Caroline.
E anche con Maya, ovviamente.
Era strano come riuscissi a bilanciare quelle due situazioni senza problemi.
Caroline era la mia ragazza e, anche se ormai il sesso era un discorso abbandonato da tempo, stavo ancora bene con lei. Mi faceva stare bene ed ero sempre più felice quando mi trovavo con lei, anche per pochi minuti.
E poi c’era Maya. L’uragano Maya.
La mia migliore amica - e per di più mia scopamica – era riuscita a stravolgere completamente tutto quello che io ritenevo normale, in qualcosa di anormale.
Era cambiata, e non potevo non ammettere che quel suo cambiamento m’intrigasse da morire.
Ogni volta era una scoperta nuova, scoprire Maya, e ogni volta non mi stancavo mai di scoprirla.
In tutti i sensi.
“Harry!” urlò improvvisamente la voce di Lou dal fondo del corridoio, probabilmente appena entrato in casa.
“Harry! Dimmi che ci sei ti prego!” urlò ancora, chiudendo la porta con un tonfo dietro le sue spalle.
“Sono in camera, Lou!” urlai anche io a mia volta, ancora steso nel letto.
Sentii i passi di Louis avvicinarsi sempre più veloci e pesanti, quasi come se fossero arrabbiati.
D’un tratto, il mio migliore amico spalancò la porta con pochissima grazia, con il viso stravolto e trafelato.
“Lou, cosa diavolo ti è successo?!” domandai scettico, trovandolo in quelle condizioni.
Era uscito con il pantalone del pigiama rosso a scacchi, delle pantofole, una maglia azzurra a mezze maniche con sopra il giubbino, ed un cappello in testa.
Se non l’avessi conosciuto, l’avrei scambiato tranquillamente per un barbone!
“La mia vita è finita, Harry!” esclamò, con un tono disperato.
Iniziava davvero a farmi paura.
“Louis, sei sicuramente il solito esagerato” dissi, scuotendo il capo.
Era solito di Louis esagerare in ogni cosa che facesse.
Scosse il capo anche lui, togliendosi il cappello e mostrando i suoi capelli castani ancor più scombinati di lui.
“No, Harry, ti giuro che non sto esagerando questa volta! La mia vita è finita sul serio!”
Si buttò sul letto a peso morto a pancia sotto, e iniziò a piagnucolare come un bambino al quale non hanno comprato il gelato tanto desiderato.
“Louis, basta adesso” dissi, cercando di fermare i suoi piagnucolosi lamenti.
Ma lui non cessò, anzi, aumentò il volume proprio come fanno i bambini.
“Louis, dai, dimmi cosa è successo” dissi ancora, poggiandogli una mano sulla spalla, come fanno le madri preoccupate, rimanendo comunque calmissime.
Ma niente. Lui non ne voleva proprio sapere.
Louis William Tomlinson! Smetti di piagnucolare come i bambini e dimmi cosa cazzo ti prende, adesso!” tuonai, facendolo voltare verso di me con un’espressione ancora più sconvolta.
“Se te lo dico mi prendi a pugni…” disse lui, per poi ributtarsi con la testa spiaccicata contro il materasso a piagnucolare.
“Louis, Louis, basta adesso, dai” dissi, scrollandolo per farlo voltare nuovamente verso di me.
“Giuro che non ti prendo a pugni, okay? Sarò clemente, anche se avrai fatto qualche cazzata.”
Louis annuì, non troppo convinto, e si mise seduto sulle lenzuola, levandosi anche il giubbino.
Fece un lungo sospiro e chiuse gli occhi, forse per prendere coraggio, poi li riaprì, guardandomi serio.
“Harry, voglio lasciare Eleonor…”
Rimasi di stucco, sgranando gli occhi. Non pensavo che Louis potesse prendere queste decisioni così, da un momento all’altro.
“Vuoi lasciare Eleonor?! Così, all’improvviso?” domandai.
Conoscevo la causa di tutto quello, ma volevo che me lo dicesse lui.
“Non è all’improvviso, Harry!” sbottò, alzandosi in piedi e tracciando ogni centimetro della mia stanza avanti e indietro.
“E’ da quando l’ho incontrata che vorrei lasciarla! Non è che non ci vada d’accordo, anzi, sto bene insieme a lei, ma io la reputo solo un’amica. Sono due maledetti anni che io penso ad un’altra persona, già da quando le cose con Hannah non andavano bene. Sono due maledettissimi anni che cerco di stare il più vicino possibile a quella persona, a guardarla in tutta la sua bellezza mentre sorride e ancor di più quando si arrabbia e il suo viso si fa rosso e la sua espressione si trasforma in quella di una che potrebbe mangiarti vivo in un istante! Sono due maledettissimi anni che cerco di farmi notare, ed è un anno che sono infelice da quando la vedo con un’altra persona!”
Lo guardai tracciare ancora quei centimetri della mia stanza, poi sorrisi. Era l’unica soluzione per farglielo ammettere.
“Beh, Louis, sono il tuo migliore amico e… beh si, sono onorato che tu mi dica queste cose. Sono d’accordo con la tua scelta di lasciare Eleonor, perché così non puoi più andare avanti. Anche io credo di provare queste cose per te, Louis, e voglio vivere la Larry Stylinson alla luce del sole!” esclamai, alzandomi dal letto e scaraventandomi su di lui, prendendo a baciarlo.
“Smettila Harry, smettila! Sono serio, davvero! Tutto questo non è per te, coglione, e tu lo sai bene! Sai già di chi parlo, non c’è bisogno che te lo dica!” disse lui, iniziando ad allontanarmi con vari schiaffi, facendomi ridere.
“No no, invece c’è bisogno che tu me lo dica, Lou…” risposi, sedendomi nuovamente sul letto.
Louis si voltò verso di me, con gli occhi chiusi in due fessure che mi guardava minaccioso.
“No, Harry… non te la darò mai questa soddisfazione!” esclamò, puntandomi contro l’indice.
“Dillo Lou” ribattei io, tranquillo.
“No, mai.”
“Dillo.”
“Ho detto no.”
Sospirai. Louis era peggio di me quando s’impuntava su certe cose. Peggio di me e Maya messi insieme, ed è veramente molto.
“Louis, guarda che io non ci metto niente a comporre il numero di questa persona e dirglielo.” dissi, sospirando ancora.
Lou sgranò gli occhi alle mie parole, e mi puntò nuovamente l’indice contro.
“Non saresti mai capace di farlo…” mormorò tra i denti, quasi minaccioso.
Sorrisi beffardo, prendendo il cellulare dal comodino e mostrandoglielo.
“E chi te lo dice, questo?”
Sbloccai il cellulare e iniziai a comporre il numero di quella persona, per poi sentire il corpo di Louis sul mio che cercava di togliermi il telefono dalle mani.
“Va bene, va bene, va bene! L’importante è che non la chiami, sai com’è fatta. Potrebbe arrivare qui come suo solito, urlando e sbraitando, per poi riempirmi di calci in culo senza nessuna esitazione” disse, sospirando rassegnato e scuotendo il capo.
Sorrisi dopo quelle sue parole, mettendomi comodo tra le lenzuola, aspettando impaziente per godermi quelle parole che stanno per uscirgli dalla bocca.
Louis sospirò ancora. Forse non si sarebbe mai aspettato di doverlo dire.
“Voglio lasciare Eleonor perché… sono innamorato di Nsxdhcyds.”
“Eh?” esclamai scettico. Sapevo cosa volesse dire, ma una persona normale non l’avrebbe mai capito!
“Che palle, Harry, ma proprio non capisci?! Sei tardivo!” disse lui, sbuffando.
“Non è colpa mia se tu parli in bocca! Avanti, Lou, dillo e, per favore, non solo a te stesso!” risposi, allargando le braccia.
Louis scosse il capo, poi chiuse gli occhi e fece un altro sospiro.
“Io… io sono innamorato di Nytdfycurgdcygfyuvd.”
“Louis, smettila di fare il coglione codardo e par…”
Io sono innamorato di Nicole Miller! Va bene adesso?!” urlò, facendosi completamente rosso in viso, forse per la vergogna, per l’imbarazzo, per rabbia o per qualsiasi altra cosa provasse.
“Finalmente l’hai ammesso, cavolo!” esclamai sorridente, alzando i pugni in aria in segno di vittoria.
“No, Harry, non esultare! Questa è la mia rovina, non lo capisci?” piagnucolò Louis, gettandosi nuovamente a peso morto sul letto e mugugnando qualcosa di incomprensibile con la bocca schiacciata al materasso.
“Perché dovrebbe essere la tua rovina, Lou? Sono due anni che sei innamorato di Nicole e per due anni l’hai negato spudoratamente. Adesso che l’hai ammesso, perché dici co…?”
“Non lo capisci, Harry?” mugugnò lui, per poi alzare il capo e posare lo sguardo su di me.
“Se io dicessi a Nicole che sono innamorato di lei, mi riderebbe in faccia! E poi lei sta con quello stallone, secondo te potrebbe mai stare con un tipo come me, che la prima volta che l’ha incontrata aveva appena finito di ingurgitare i croccantini del gatto, scambiandoli per cereali?!”
Sorrisi a quel ricordo. Louis stava anche per dire a Maya che, ormai, non la reputavo più la mia migliore amica, ma semplicemente qualcosa di più.
“Louis, e tu non capisci che Nicole è innamorata di te quanto tu lo sei di lei?!” esclamai, scuotendo il capo, facendo sgranare gli occhi al mio migliore amico.
“Non dire cazzate, Harold! Nicole mi odia!” disse lui, scuotendo il capo.
“No, Louis, tu non dire cazzate” ribattei tranquillo, facendogli assumere un’espressione scettica.
“Nicole è innamorata di te da quando hai ingurgitato i croccantini del gatto scambiandoli per cereali. Ed era innamorata di te anche quando, dopo due mesi che vi conoscevate, le hai buttato il gelato alla fragola sulla maglietta bianca, che poi ha dovuto buttare. Ed era innamorata di te anche quando ti prendeva in giro e quando litigava con te le prime volte. Ed era innamorata di te anche quando ti veniva a svegliare in modo poco delicato la mattina, e anche quando si è fidanzata con Alan.
E’ sempre stata innamorata di te, Lou. Solo che eravate troppo presi a fare finta di odiarvi, per capirlo.”
Rimanemmo in silenzio per un po’, mentre Louis continuava a mordersi nervosamente il labbro inferiore dopo quello che avevo detto.
“Sei sicuro, Harry?” domandò all’improvviso, e io sorrisi.
“Conosco Nicole dalla terza elementare. Ho frequentato le medie ed il liceo con lei, secondo te non so come è fatta?” risposi, facendo sorridere anche lui.
“Allora… tu credi che io debbia dirglielo…”
“Veramente, sei tu che lo stai dicendo, Louis. Ma sono d’accordo con te…”
Louis si alzò dal letto, passandosi una mano tra i capelli.
“Allora, prima di tutto, dovrò dire la verità ad Eleonor. Non posso lasciarla così, senza un motivo preciso! Poi, dovrò parlare con Nicole, e quella sarà la parte più dura… no, cacchio, non posso farcela! Devo prima parlare con qualcuno che sia più vicino a Nicole per sapere come la prenderebbe…”
“Grazie per la considerazione.” dissi, guardandolo scettico.
“Che c’entra? Tu sei il mio migliore amico… dovrei parlare con Maya, che ci sta a contatto tutti i giorni!” esclamò sorridente, per poi avvicinarsi a me.
“Fammi chiamare May, Harry!” disse ancora, cercando di prendermi il cellulare.
“Eh, cosa? No! Chiamala col tuo, se ci tieni!” risposi, tenendo il cellulare stretto a me.
Louis sbuffò, allungando la mano verso di me, impaziente che gli dessi il telefono.
“Non ho credito. Dai, fammela chiamare!” disse.
Sbuffai anche io, per poi dargli il cellulare e tenere le braccia incrociate al petto. Lui sorrise, cercando il numero di Maya dalla rubrica.
Lo guardai per un po’, poi mi sorse un dubbio.
E se May, come suo solito, avrebbe risposto con qualche battutina del tipo “Ehi Styles, che c’è? Vuoi scopare?”.
Louis avrebbe scoperto tutto. Ci sarebbero state domande su domande, litigi su litigi, parole su parole. E saremmo finiti nella merda più totale.
“Louis! Dammi il telefono!” esclamai, alzandomi di scatto, facendolo sobbalzare.
“Perché, Harry?” domandò, ma aveva già il telefono accostato all’orecchio da un po’.
“Perché… perché… non far domande, dammelo e basta!” esclamai ancora, cercando di prendergli il telefono dalle mani.
Lui si scansò, guardandomi ancora scettico.
“Mi dici perché dovrei darti questo cavolo di cellulare, di grazia?” chiese ancora.
“Perché… perché Maya potrebbe rispondere con qualche insulto pesante, vedendo il mio nome comparire sullo schermo, e io non voglio che t’insultino, Boo Bear!” risposi, cercando di abbracciarlo e prendergli il cellulare, ma non servì a nulla.
Louis guardò lo schermo e gettò il cellulare sul letto, scuotendo il capo.
“Tieni. Non risponde.” disse, per poi guardarmi.
Rimasi di stucco, con un’espressione sbalordita sul volto.
“Come non risponde?!” chiesi, forse alquanto allarmato. Di solito, mi rispondeva sempre dopo tre squilli.
Louis alzò le spalle, scuotendo ancora una volta il capo.
“Non risponde. Provaci, se non mi credi.”
Presi il cellulare dal materasso, cercando nelle ultime chiamate effettuate e trovando il numero di Maya, composto qualche minuto prima.
Appoggiai il telefono all’orecchio, aspettando impaziente che lei mi rispondesse, mentre Louis aveva ancora lo sguardo fisso su di me.
Dopo i tre squilli, fui abbastanza sicuro del fatto che non mi avrebbe risposto.
E, infatti, quando la voce registrata mi disse che ‘l’utente non era al momento raggiungibile’, buttai il cellulare sul materasso, proprio come aveva fatto Louis.
“Allora?” domandò quest’ultimo.
Sospirai, scuotendo il capo.
“Allora niente, non risponde. Starà all’Accademia, proveremo più tardi…”
Louis annuì, per poi avviarsi verso la porta.
“Preparo qualcosa, hai fame?” mi domandò, fermo sullo stipite della porta della mia camera.
“No, grazie” risposi, e lui andò via verso la cucina.
Mi buttai nuovamente a peso morto sul materasso, poggiando la testa sul cuscino e un braccio sulla fronte, guardando il soffitto.
Finalmente, Louis aveva ammesso di essere innamorato di Nicole, prendendo anche la decisione di lasciare Eleonor.
Ora bisognava solo sapere dove si fosse cacciata Maya.
 
 
MAYA POV.
“Per la prossima lezione, voglio che leggiate quel copione. Imparate la parte che più vi piace, e poi la proveremo. Buona giornata a tutti.”
Presi la borsa e misi dentro il copione che il professor Jones ci aveva assegnato, per poi alzarmi dalla sedia e uscire dall’aula, salutando qualche compagno che avevo conosciuto.
Era bello stare all’Accademia. Conoscevi persone fantastiche e stravaganti, che condividevano il tuo stesso sogno di diventare un attore o un insegnante di teatro.
I professori, poi, erano gentili e ti facevano sentire a tuo agio. Tranne per i così detti ‘compiti’, ovviamente.
Presi il cellulare dalla tasca del jeans per accenderlo, dato che finalmente avevo un’ora libera tutta per me. Accesi il cellulare, tenendo la testa bassa, guardando solo lo schermo e immediatamente, mi arrivarono dieci chiamate perse da parte di Harry.
Guardai scettica lo schermo, era strano che Harry mi avesse chiamata a quell’ora.
Cercai di richiamarlo, preoccupata che fosse successo qualcosa, ma fui praticamente bloccata da un’idiota che mi venne addosso, facendomi cadere il telefono dalle mani e la borsa dalla spalla.
Fortunatamente, non fece cadere me.
“Coglione, ma guarda dove metti quelle due scialuppe di salvataggio che tu chiami piedi!” esclamai, alzando lo sguardo e ritrovarmi davanti due occhi azzurri profondissimi e un’espressione divertita sul volto.
“Buongiorno anche a te, Maya, è bello vederti sempre così allegra!”
L’unico che poteva prendermi per i fondelli anche di prima mattina.
“Ciao Parker, perché non impari ad usare quei piedi?” dissi sospirando, per poi prendere il cellulare e la borsa da terra.
“E come dovrei fare, secondo te?” chiese lui, ancora più divertito.
“Non lo so, radiocomandali, questi non sono problemi miei. Ci si vede.” risposi, scrollando le spalle e sorpassandolo.
Ovviamente, non dovevo sopportarlo solo a lezione, ma anche incontrarlo per i corridoi mentre mi veniva addosso. Che l’avesse fatto apposta?
“Eh no, adesso tu mi dici come devo fare. Mi hai dato l’idea, adesso non posso abbandonarla!” disse all’improvviso, raggiungendomi e facendomi sobbalzare.
“Spiritoso, Parker. Adesso non ho tempo da perdere con gli idioti, evapora!” esclamai sbuffando, per poi accelerare il passo.
“Quindi… non hai tempo nemmeno da perdere con te stessa?” disse improvvisamente, facendomi bloccare, mentre immaginavo Ryan fermo dietro di me, che sorrideva beffardo.
Mi voltai verso di lui, e avevo ragione. Era fermo lì, che aspettava una mia risposta.
Sospirai, ruotando gli occhi al cielo. Ci mancava solo lui, quella mattina…
“Cosa vuoi da me?” domandai sbuffando, e lui sorrise, avvicinandosi a me.
“Nulla, solo prendere un caffè.” rispose, alzando le spalle, come se nulla fosse.
“Non mi va di prendere un caffè” dissi inacidita.
“Allora, un succo di frutta!” esclamò Ryan, sorridendomi.
Scossi il capo, sospirando e roteando nuovamente gli occhi al cielo.
“E se io non volessi niente?”
“Oh beh, in questo caso ti direi di venire a fare due chiacchiere con me, davanti a qualcosa che non vuoi!” esclamò nuovamente, aprendo le braccia e sorridendo ancora.
La cosa più fastidiosa di Ryan, oltre al fatto che praticamente ogni ragazza dell’Accademia – eccetto me, ovviamente – gli sbavasse dietro, era il fatto che non si desse mai per vinto.
Eppure, questa cosa così fastidiosa, non era male.
Sospirai ancora, per poi guardarlo e posando una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Vada per il caffè, allora.”
 
“E quindi, anche tu hai studiato qui…”
Ryan posò il bicchiere di cartone che conteneva il suo caffè bollente, e annuì, guardando un punto indefinito di fronte a se.
“Già.” rispose sospirando.
Eppure, i suoi occhi e il suo sospiro, sembravano quelli di uno che se ne fosse pentito, come se non avesse mai voluto farlo.
“Ti sei pentito di questa scelta?” domandai, anche se un po’ incerta.
Ryan si voltò improvvisamente verso di me, sorridendo leggermente.
“Perché avrei dovuto?” chiese ridacchiando.
Ecco, sapevo di essere una figura di merda vivente.
Alzai le spalle, mordendomi il labbro inferiore per non fargli capire il mio disagio. Ma tanto orai, il guaio era fatto.
“Che ne so! Dal tuo sospiro pensavo fosse così…”
Ryan rise ancor di più, scuotendo il capo dopo le mie parole. Cavolo, se ero una figura di merda!
“Non me ne sono pentito, e non me ne pentirò mai. E’ quello che ho sempre voluto fare, anche se recitare su un palco mi attirava di più, inizialmente. Insegnare ai ragazzi mi piace, mi fa sentire ancora un diciottenne!” disse, prendendo nuovamente il suo caffè bollente e sorseggiarlo.
Gli rivolsi un sorriso, mentre tracciavo dei piccoli cerchi sul contenitore di cartone del mio caffè, ormai quasi finito.
“Perché, spirito libero, quanti anni avresti adesso?” domandai, facendolo ridere ancor di più.
“Ventisette, compiuti il diciotto luglio.” rispose, guardandomi negli occhi e sorridendo.
Sgranai gli occhi dopo le sue parole. Non era possibile che Ryan avesse ventisette anni!
“Cos’è quella faccia sconvolta? Non te l’aspettavi?” domandò, notando la mia espressione.
“Oh, io… beh, io…” balbettai, cercando di riprendere piena coscienza di me, ma ormai cosa avevo da perdere? Avevo già fatto la parte della cretina, perché non continuare?
“No, cioè, nel senso… hai davvero ventisette anni?!” domandai, alterando il tono di voce pronunciando la sua vera età.
Ryan annuì col capo, ridacchiando leggermente.
“Perché sei tanto sconvolta?” domandò, aprendo le braccia.
“Beh, perché… insomma, pensavo avessi ventitre, ventiquattro anni, ma ventisette… oddio, non ci avevo proprio pensato!” esclamai, battendo il pugno sul tavolino di legno e facendolo traballare.
Mi portai le mani alla bocca per il casino che avevo combinato, dato che le persone accanto al nostro tavolino si erano voltate spaventate e mi avevano guardata male, mentre io cercavo di non far cadere il bicchiere di caffè sul pavimento fatto di sassolini del bar all’aperto dell’Accademia.
Ryan rise vedendo la mia espressione e il mio tentativo di recuperare tutto, facendo voltare ancora una volta le persone accanto a noi, che ormai volevano praticamente ucciderci.
“Sei buffa, May, te l’hanno mai detto?” disse tra le risate.
“E a te hanno mai detto che sei un’idiota patentato?!” risposi, incrociando le braccia al petto.
“Me lo stai ricordando proprio tu, in questo preciso istante…” sussurrò, indicandomi con l’indice e sorseggiando ancora il suo caffè.
“Meglio, almeno non sono l’unica a dirlo!” dissi, facendogli un sorrisino beffardo.
“Comunque, perché hai scelto di insegnare, invece che recitare?” domandai, prendendo a giocare nuovamente col mio bicchiere.
Ryan alzò le spalle, scrollandole e chiudendo leggermente gli occhi azzurri.
“Perché a volte i genitori non sempre capiscono le tue scelte. Mio padre voleva che io diventassi un giornalista, proprio come lui, ma io ho sempre odiato seguire le orme di mio padre, anche per le cose più banali. Mi vedevano come il figlio del grande giornalista Jason Parker, e non come Ryan. Così, l’ho accontentato per un breve periodo. Ho frequentato dei corsi di giornalismo in una delle più grandi scuole di New York, ovviamente scelta e pagata da mio padre, ma ho abbandonato pochi mesi dopo, e sono tornato a Londra. Mio padre voleva ammazzarmi, non mi ha fatto nemmeno mettere piede in casa, che subito mi ha cacciato. Ho provato a spiegargli, ma è stato tutto inutile. Così, mi sono rifugiato in un piccolo alberghetto per qualche giorno con quei pochi soldi che avevo, finché mia madre non è venuta a trovarmi, dicendo che lei appoggiava la mia scelta. E mentre io facevo l’audizione per quest’Accademia, lei parlava con mio padre il quale le rispose che, se davvero ci tenevo, me li sarei pagati da solo, gli studi. E così ho fatto.” bevve un altro sorso di caffè, come per pulirsi la bocca di tutti quegli amari dispiaceri che mi stava raccontando.
“E… poi?” gli domandai, quasi sussurrandoglielo.
Ryan sospirò, posando il bicchiere di cartone dal caffè ormai finito, e mi guardò.
“E poi, niente. Ho lavorato e studiato, proprio come aveva preteso lui, fino a che non mi sono laureato. Sono tornato da lui, facendogli vedere che ce l’avevo fatta, e lui mi ha sorriso dicendo che adesso potevo fare l’attore, perché ce l’avevo fatta con le mie forze. Ma, ormai, non avevo più la voglia di esibirmi, e così ho preferito darmi all’insegnamento. Amo vedere gli altri esibirsi, altri che hanno appreso i miei insegnamenti. Di questo, ne vado più fiero.”
Sorrisi dopo quelle sue ultime parole, che avevano terminato il suo discorso.
Non avevo mai pensato che Ryan avesse avuto questo percorso così travagliato per realizzare quello che più gli piaceva fare.
“E tu?” domandò all’improvviso, facendomi ridestare dai miei pensieri.
“Io cosa?” domandai a mia volta, guardandolo e passandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Tu vuoi insegnare o recitare?” chiese ancora, sorridendomi.
Sorrisi anche io, pensando a tutto quello che avevo passato per ritrovarmi finalmente in quell’Accademia.
“Beh, io voglio recitare. Forse non ci riuscirò, forse si, fatto sta che ce la metterò tutta, anche se non dovesse andare nel verso giusto. E se va… beh, meglio così, no?!” risposi, facendolo sorridere ancor di più.
Si sporse verso di me e mi prese una mano, eppure non mi scansai.
Volevo davvero sentire il calore della sua pelle sulla mia, per quanto potesse sembrare strano.
“Ci riuscirai, Maya. Io ne sono certo.” sussurrò, facendomi sorridere ancor di più.
Mi strinse ancora di più la mano, e io feci lo stesso. Era strano come, in quel momento, sentissi Ryan più vicino di chiunque altro.
Lo sentivo talmente vicino in quel momento, che poteva accadere di tutto, ma io non me ne sarei resa minimamente conto.
Talmente vicino, che non mi accorsi nemmeno delle altre venti telefonate che continuavano ad arrivare insistenti sul mio cellulare.
 



Writer's Corner! :)
Buonaseera! :D
So che sto parlando con pochissime persone, perchè sarete tutti a vedere la partita, soo per chi leggerà più tardi...
Hii people! :D
Come staate?
Domanda un po' idiota, però vabbè...
Dovete sapere che stanotte una zanzara mi ha morso sull'occhio -.-" me ne sono accorta stesso stanotte, ma siccome casa mia non è per niente una farmacia, non sapevo cosa cacchio metterci! D:
E mi sono svegliata stamattina con l'occhio ancora più gonfio -.-"
Dopo aver fatto un sogno orribile! D:
In pratica, ho sognato che tipo una ragazza mi scriveva una rcensione negativa dove diceva che io avevo copiato la sua FF! 
MA NON E' VEROOOO! *pensavo io, durante il sogno... sono una cogliona, si lo sono ;D*
Cioè, sono rimasta con una cosa alla bocca dello stomaco, pensando che fosse successo davvero! HAHAHAHHAHAH xD
Che poi, ho letto che anche una ragazza aveva sognato più o meno la stessa cosa, però a lei le rubavano la pagina! hahahahhaha!

Anyway, passiamo a questo capitoluccio, che di sconvolgente non ha ASSOLUTAAAMEEENTE nulla u.u 

CAZZO, LOUIS L'HA AMMESSO! :D

Si, mi sto gasando io che l'ho scritto... 
Del tipo che ci voleva, cazzus! :D 
Dopo quattordici capitoli, eeeh! Nell'altra FF, Mary dopo quindici capitoli capisce di amare Harry! 
Oddio, no vi prego, fermatmi se no non la finisco più e attacco a parlare di quei due cazzoni che mi mancano! ç_ç
By the way, adesso dobbiamo vedere cosa dice Nicole u.u 
AAAAAAH, questa cosa ce l'ho praticamente pronta da quando ho pensato di scrivere questa FF *-*
#LittleSPOILER, anche se poi già si sa, oibò u.u 
Non vi aspettate cose romantiche! u.u

PPPPPPoi, vabbè Ryan... *-*
Eeeeh, non me lo toccate! Cioè, ma è troppo bello, io non lo so come devo fare con quel Ryan che diventa ogni giorno più figo e che poi...
OKAY MARY RIPRENDITI! 
Ripresa u.u
Anyway, ho usato la stessa data di nascita di Chace ( l'attore che "interpreta" Ryan, per chi non lo sapesse u.u) vabbè, ma non importa!

Bene bellezze, questo sarà l'ultimo capitolo che pubblico per questa settimana!
Domani parto e vado a Sorrento, e tornerò il 7!
Però, ho abbastanza idee, mi basta solo metterle un po' in ordine (EEEEH, cosa complicata u.u)
Se ci riesco, inizio a scriverlo già da stasera!
AAAAH, poi u.u 
So che nell'ultimo capitolo avevo scritto che sarei tornata con una OS e so anche che vi sarete accorte che non l'ho fatto! :D
Hahahahah, so di essere una cacca, però mi sono concentrata maggiormente sul capitolo perchè domani me ne vado e poi voi sareste rimaste senza per un bel po' D:
(Ho finito il capitolo in due giorni, vorrei solo precisare u.u hahahhaha)
Però giuro che la pubblicherò perchè mi piace! :D

Bene, io ho appena finito di scrivere la Divina Commedia, a quanto pare!
Dante, please, ritirati u.u
E fate ritirare anche Niall che ha scritto su twitter: Vamos Espana...
Ma vamos espana un par di palle, eh! ficcati la paella su per il culo visto che ci tieni tanto, attento che dopo brucia però!
Ehm, perdonate il mio momento finezza v.v
Però quann c vò, c vò! eh u.u 

Anyway, vi ringrazio tantissimo per tutto! :D
Grazie anche a Rebecca, la mia splendida moglie :3
 a Caterina :)
E ad Agnese e Federica! :)

Io, come al solito, attendo anche il menù notturno con tanto di sottofondo musicale di Mel!
Sto diventado una rompipalle, lo so u.u
E mi sto dilungando troppo!

Per chi volesse seguirmi su twittah sono Marypuuff :)

CCCCCCCCCCCCCCCiao Bellezze! :D

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Capitolo 15
*** Young, wild and free ***


MAYA POV.
Forse alla fine, Ryan non era così male.
Quella lunga chiacchierata con lui, mi era servita davvero per capire molte più cose della sua vita e della sua personalità misteriosa, ma affascinante.
Iniziava a piacermi caratterialmente, e parlare con lui non era una perdita di tempo come credevo.
Sapeva cogliere ogni minimo dubbio solo dal luccichio che gli occhi lasciavano trapelare, per poi iniziare a divagare su cose assurde ed arrivare finalmente al nocciolo della questione con un'unica parola. E, quella parola, la maggior parte delle volte, sapeva davvero risollevarti il morale.
E svelare ogni dubbio.
Ci vedevamo quasi tutti i giorni per le lezioni e, una volta a settimana, andavamo a prendere un caffè insieme, raccontandoci di tutto quello che avevamo fatto quando non ci eravamo visti.
“E quindi adesso Louis vuole dichiararsi a Nicole?” chiese, sgranando gli occhi.
Poggiai il bicchiere sul tavolo dopo aver sorseggiato un po’ di caffè, annuendo col capo.
“Già. Ma non ha il coraggio di farlo, ha paura che Nicole possa mangiarlo vivo” spiegai, facendolo ridacchiare un po’.
“Beh, ci credo! Dopo tutto quello che mi hai raccontato, Nicole non sembra molto dolce, anzi!”
Sembrava quasi impossibile come, in meno di una settimana, avesse capito a fondo Nicole, nonostante non la conoscesse.
Persino io non credevo di conoscerla, a volte.
Aprii la bocca per rispondergli, ma il rumore della mia suoneria mi fece sobbalzare e ridestare dal suo sguardo azzurro.
Era strano come, ogni volta che io e Ryan uscivamo insieme, c’era sempre qualcuno che dovesse disturbare. Ormai, era diventata davvero un’abitudine.
“Quando si parla del diavolo…” dissi sospirando, dopo aver guardato il nome sul display del cellulare. Ryan rise, prendendo il suo bicchiere e sorseggiare un po’ del suo caffè.
“Pronto” risposi, dopo aver accettato la telefonata a mio carico, dato che i soldi sul suo cellulare erano davvero un optional.
Dove cazzo sei finita?!” urlò Nicole, dall’altro lato del telefono, cosa che mi fece allontanare il cellulare dall’orecchio e fece spaventare Ryan.
“Ehi, sta calma! Sono fuori con…”
“Lo so con chi sei fuori, ma se non sei qui fra meno di tre minuti, giuro che ti vengo a recuperare e ti riempio di calci in culo finché non arriviamo a casa!” urlò ancora.
“Hai problemi, vero Nicole?” domandai tranquillissima, nonostante la sua reazione.
“Tanti.”
“Arrivo immediatamente” risposi, per poi attaccare e guardare Ryan, che aveva un’espressione allibita sul volto.
“Emergenza, immagino” chiese Ryan, non appena attaccai.
Annuii col capo sorridendogli, mentre mi alzavo dalla sedia dopo aver preso la borsa.
“Già. Nicole e i suoi soliti complessi di ragazza complessata!” risposi scrollando le spalle.
Lui sorrise e posò il bicchiere sul tavolino, per poi alzarsi quando gli andai incontro.
Feci per prendere i soldi del caffè dalla tasca dei jeans, ma Ryan bloccò la mia mano e mi sorrise ancor di più.
“Non ci provare, May. Offro io, tu vai ad aiutare Nicole” disse, inarcando un sopracciglio.
“Ma…” cercai di controbattere, ma lui continuò a guardarmi di traverso, anche se riuscii a scorgere un piccolo sorriso nella sua espressione.
“Non controbattere. Ti ho detto che offro io e basta.”
Sorrisi anche io e mi avvicinai al suo viso per lasciargli un bacio sulla guancia, ma lui fu più veloce di me, e posò le sue labbra in un angolo delle mie, così vicino alla mia bocca.
Arrossii violentemente a quel contatto morbido e dolce, e potevo sentire il suo respiro sul mio viso.
La tentazione di avvicinarmi ancor di più alle sue labbra, era stranamente alta.
Scossi il capo, cercando di riprendermi da quella strana sensazione e di recuperare un po’ di sanità mentale. Quella che mi era rimasta e, ovviamente, era poca. Troppo poca.
“Ci sentiamo, allora” disse, allontanandosi dal mio viso.
“E se io non volessi?” risposi, facendogli una linguaccia e posando le mani sui fianchi, come una bambina.
Ryan rise e scosse il capo, senza dire nulla. Era abituato già da un po’ a quelle reazioni, ma sapeva che puntualmente, il suo telefono squillava e la mia voce gli urlava nell’orecchio “Parker, sei un fottuto imbecille! Andiamo a prendere un caffè?”
“Se non vuoi, allora ti chiamo io.” disse, alzando le spalle, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Piegai la testa verso il lato destro e gli sorrisi, per poi avvicinarmi di nuovo a lui e lasciargli – come aveva fatto lui - un piccolo bacio nell’angolo delle sue labbra, che si piegarono in un sorriso.
“Allora potremmo sentirci…” sussurrai, allontanandomi da lui.
“Ci vediamo, Parker! Ho un’amica che rischia di impazzire che mi aspetta!”
Ryan mi salutò con un cenno della mano quando fui ormai lontana da lui, e proseguii verso casa di Nicole, non tanto distante dal bar.
Portai una mano verso l’angolo delle labbra, come se potessi sentire ancora il suo tocco morbido e delicato, cosa che mi fece sorridere. Sbarrai gli occhi e scossi il capo per tutto quello che avevo appena realizzato e pensato.
Ero una cogliona, una fottuta cogliona.
Una settimana fa quasi lo odiavo e, adesso, mi ritrovavo con lui una volta a settimana a parlare del più e del meno come se fossimo grandi amici.
Stavo sicuramente impazzendo.
Ryan mi piaceva, era intelligente, simpatico ed ironico, e molto affascinante. Ma c’erano vari problemi che impedivano un’ipotetica relazione tra me e lui.
Prima cosa, era un mio professore.
E questo, non poteva essere per niente reputato un piccolo problema. 
Per quanto potesse essere adorabile, giovanile, affascinate e tutti gli aggettivi positivi che gli si potessero attribuire, era comunque il mio insegnante di recitazione e non potevo assolutamente frequentarmi con lui.
Già il fatto che ci vedessimo al di fuori dei corsi di lezione, non era la cosa più giusta da fare.
Almeno finché non fosse scattato il bacio.
E il bacio stava per scattare proprio questo pomeriggio, accidenti!
Seconda cosa, anche l’età poteva essere considerata un problema. Minore, certo, ma comunque restava sempre un ostacolo da superare.
Ventisette anni lui, diciotto io. Nove anni di differenza.
Insomma, era quasi un decennio!
Quando io avevo appena tre anni e giocavo con i palloncini colorati, lui ne aveva dodici, e aveva appena iniziato a giocare a fare il playboy!
E, ancora peggio, quando io avevo solo sette anni ed imparavo ad allacciarmi le scarpe da sola e ad andare in bicicletta senza le ruote, lui ne aveva sedici, e faceva sesso con le ragazze con le quali aveva fatto precedentemente il playboy!
Una situazione davvero incasinata. Ma da quando io avevo situazioni normali?!
Sospirai e scossi il capo, aggiustando la sciarpa colorata intorno al collo e salendo gli scalini di marmo che portavano al portoncino del palazzo di Nicole.
Avrei dovuto solo pensare allo studio, in quel momento. E invece, ero presa da tutt’altro.
Aprii il portoncino nero ed entrai, salendo le scale fino al secondo piano e ritrovandomi sul pianerottolo di casa di Nicole, ed aprii la porta.
Non pensavo che il vestito scaraventato sul mio viso, fosse un perfetto ‘bentornata’, ma abitando con Nicole, tutto quello era considerato normalissimo.
“Io impazzirò, lo so che impazzirò!” urlò, inginocchiata davanti una montagna di abiti sul parquet del salotto, probabilmente appena buttati fuori dall’armadio.
“Secondo me, lo sei gia…” risposi, chiudendo la porta alle mie spalle ed avvicinandomi a lei, dopo aver buttato il vestito del benvenuto sul pavimento.
Nicole si voltò di scatto verso di me, i capelli ricci e corti ancora più scombinati del solito e gli occhi verdi socchiusi, ma notevolmente arrossati.
“Perché ci hai messo tutto questo tempo?!” domandò, ma potei notare il suo tono di voce leggermente alterato.
“E tu perché hai pianto?” chiesi a mia volta, ignorando la sua domanda e inginocchiandomi accanto a lei.
“Non ho pianto! E’ solo un po’ di… allergia, ecco…” sussurrò indecisa, asciugandosi una lacrimuccia che le stava per scendere da un occhio.
Aggrottai la fronte e la guardai scettica, incrociando le braccia al petto.
“Certo. L’allergia a ‘non so dire cazzate, è vero ho pianto, ma sono troppo orgogliosa per ammetterlo’!” dissi, facendole un sorrisino, che lei ricambiò.
“Ammetto di essere in preda al panico, apprezza lo sforzo!” esclamò, aprendo le braccia e facendomi ridere.
“Qual è il problema?” domandai, dopo aver smesso di ridere, e sedendomi sul pavimento dinnanzi alla grande matassa di vestiti, che ormai popolavano il salotto.
Nicole fece un sospirò come per calmarsi, chiudendo gli occhi, per poi riaprirli ed affondare le mani nei vestiti.
“Sono loro i miei problemi! Mi fanno tutti schifo, e io non so quale mettere stasera! Non ce n’è nemmeno uno che mi stia bene; uno mi fa il culo di una balenottera arenata, un altro mi fa i fianchi enormi, un altro invece mi mette troppo in risalto le cosce! E poi c’è quello che mi fa il culo di una balenottera arenata, i fianchi enormi, e mi mette troppo in risalto le cosce!”.
Affondò la testa nei vestiti, preda della disperazione, e mugugnò qualcosa di incomprensibile.
“Voglio morireeeeeeeee!” esclamò mugugnando.
Scossi il capo e sbuffai, scuotendola per un po’, ma niente. Lei rimase impassibile.
Nicole Miller, tu non sei una balenottera arenata, non hai i fianchi enormi e nessun vestito ti mette troppo in risalto le cosce!” esclamai, prendendola per il colletto della polo bianca che indossava e facendo uscire il suo viso dalla matassa di vestiti.
“Ma io…” provò a controbattere, ma le poggiai una mano sulla bocca con pochissima grazia.
“Tu metterai un vestito meraviglioso, stasera. A proposito, dove vai?”
Nicole sbarrò gli occhi e levò la mia mano dalla sua bocca, respirando affannosamente.
“Ma come dove vado?! Non ti ricordi che stasera dobbiamo andare in discoteca con i ragazzi?” Sbarrai gli occhi anche io, e mi alzai improvvisamente dal pavimento.
“Cazzo! L’avevo dimenticato! E adesso, che mi metto?” esclamai, saltellando per il salotto.
“Poi ero io quella che si faceva prendere dal panico…” sussurrò, per poi alzarsi e venirmi incontro, bloccandomi e tenendomi per le mani.
“May, May, May, stai calma! Risolviamo prima il problema per me, e poi ne troveremo uno per te. Andiamo per gradi, la mia situazione è molto più complicata! Ti ricordo che stasera ci sarà anche Lo…”
Alzai immediatamente lo sguardo dopo quella sua ultima parole appena pronunciata, e che aveva bloccato in tempo. Aveva improvvisamente serrato le labbra e il suo viso era completamente rosso.
“Chi ci sarà stasera, Nicole?” domandai, con un tono di voce e uno sguardo malizioso.
Lei rimase in silenzio e la presa sulle sue mani si fece più forte, quasi come se volesse stritolarmele, poi le lasciò e fece cadere le braccia lungo i fianchi.
“L...ALan! Mi sembra logico che volessi dire proprio ALan, il mio adorato ragazzo!” esclamò, con un tono di voce troppo acuto.
Aggrottai le sopracciglia e incrociai le braccia al petto, guardandola scettica.
“Nicole…?”
“Eh?”
“Oggi è venerdì. E Alan ha il turno serale al pub, il venerdì”.
Nicole si morse il labbro e parve in seria difficoltà dopo aver ascoltato le mie parole.
Che poi, erano la pura verità.
“Io… devoandareinbagno!” esclamò, correndo verso il corridoio, con me che la seguii immediatamente.
“Dove credi andar…?”
D’un tratto, mentre cercavo di raggiungerla, squillò il mio cellulare, e la vidi fare un sorriso soddisfatto prima di chiudersi a chiave nel bagno.
Sbuffai, battendo un piede per terra e prendendo il cellulare dalla tasca dei jeans.
“Tanto dovrai uscire dal bagno, prima o poi!” urlai, avviandomi verso il salotto.
“Meglio poi!” urlò lei in risposta, e io scossi il capo, per poi portare accettare la chiamata senza nemmeno vedere chi fosse.
“Pronto” risposi sbuffando.
“May! Ti disturbo?” esclamò la voce di mio padre dall’altro capo del telefono.
“No, certo che no! Solo una piccola e risolvibile discussione con Nicole, ma non preoccuparti. Ciao papà!” risposi, e fui certa che stesse sorridendo.
“Okay, bene, allora ti dirò tutto molto velocemente perché sono in ufficio. Stasera sei libera?” domandò, quasi sussurrandolo.
“In effetti no, papà, e non posso nemmeno liberarmi. C’è qualcosa che devi dirmi?”
Se non fossi andata in discoteca quella sera, Nicole mi avrebbe ammazzata. Ma forse, era meglio non dirlo a mio padre, dopotutto.
“Beh, si… ma è una questione che non può essere detta a telefono, e vorrei  parlartene da vicino”  rispose lui, e quasi mi fece preoccupare.
“Papà, è successo qualcosa di grave? Perché, se fosse così, mi libero da tutto quello che devo fare e…”
Lui ridacchiò, ma io ero ancora sconvolta.
“Non è niente di grave, Maya, sta’ tranquilla. Ci vediamo domani pomeriggio, magari ci andiamo a prendere un gelato, ti va?” propose, e io sorrisi.
“Certo che mi va, papà” risposi, finalmente più tranquilla.
Lo sentii sorridere dall’altra parte del telefono, e questa cosa mi rassicurò ancor di più.
“Bene, allora ci vediamo domani pomeriggio verso le cinque fuori il mio ufficio. Divertiti stasera e, mi raccomando, non bevete troppo in discoteca!” esclamò, e io risi, per poi attaccare la telefonata.
Mi alzai dal divano e andai in camera mia, per scegliere tutto quello che avrei indossato quella sera.
Alla fine, mio padre mi avrebbe capita sempre, anche se non gli dicevo nulla.
Ero io che, però, non avevo capito lui, in quel momento.
 
 
HARRY POV.
Quando veniva organizzata una serata in discoteca da parte dei ragazzi, non si poteva mai fare un affidamento completo. Soprattutto se ad organizzarla era Louis.
“Dai, Harry, ci divertiamo!” aveva detto, battendo un pugno sul tavolo.
E io non so quale santo stesse vegliando su di me, quando avevo accettato.
Ed ecco che adesso mi ritrovavo in una discoteca piena di gente che si strusciava tra di loro e che appena conosciuta, ci dava dentro alla grande.
E poi, beh… ovviamente non poteva mancare l’idiota di turno, in piedi sul tavolo che, appena arrivato, si era già scolato tre bicchieri di vodka liscia.
E quell’idiota, chi poteva essere se non Louis?!
“Ebbene si, gentee!” urlò, con i pugni sollevati in aria e un’espressione inebetita, divertita e ubriaca sul volto, traballando leggermente sul tavolo.
“Louis Tomlinson è finalmente single! Si, single, free, libero, solo, sfidanzato… insomma, non ha più una ragazza! Oh, ma aspettate un po’… LOUIS TOMLINSON SONO IO!” e scoppiò a ridere come un maniaco, mentre io mi portavo una mano sulla fronte e scuotevo il capo dopo aver assistito a quella scena.
“Louis, dai, scendi!” provava a dirgli – o meglio, a urlargli – Niall, tirandolo per un braccio, ma lui niente.
Rimaneva a ballare in un modo strano sul tavolino della discoteca, con un altro bicchiere di vodka in mano.
“Hai le convulsioni per caso, Lou?” chiese Zayn vedendolo ballare in quel modo pessimo, mentre si accendeva una sigaretta, tenendo un braccio intorno alle spalle di Jenny, che intanto rideva.
“Ragazze, stanotte sono tutto vostro! Per qualsiasi nuova esperienza ed avventura, io sono disponibile! Non mi faccio problemi se siete più di una… beh, non so se mi spiego!” urlò ancora, con tono ancora più malizioso, mentre un branco di ragazze si avvicinava al tavolino e a ballarci intorno.
Louis mi guardò con un’espressione come per dire ‘hai visto? Ha funzionato!’ per poi bere tutto d’un sorso quello che era rimasto della sua vodka e scese dal tavolo, iniziando a mettersi sotto braccio due o tre ragazze, parlottando con loro.
“Siamo giovani! Dobbiamo vivere spensierati, liberi e selvaggi!” urlò, facendo ridere le ragazze.
“Si è rincretinito” mi disse Liam serio, guardandomi con un’espressione quasi rassegnata.
Scrollai le spalle, passandomi una mano tra i capelli.
“Da quando in qua Louis è mai stato normale?! Ubriaco è ancora peggio”.
“Oh, ma cosa vedono i miei occhi!” disse la persona in questione all’improvviso con fare sognante, facendosi largo tra le varie ragazze che gli si erano avvicinate.
“La dolce Nicole che cammina con fare elegante verso di noi, verso di me!”
Mi voltai e, infatti, Nicole si era avvicinata a noi in quel preciso istante. I capelli ricci erano racchiusi in uno chignon, con un ribelle ciuffo perfettamente arricciato che le ricadeva sul viso pallido, il corpo racchiuso in un vestito leggero verde e delle scarpe col tacco color marroncino chiaro, come la cintura sottile alla vita del vestito.
Sul volto, però, aveva un’espressione stranita e scioccata, con gli occhi sbarrati, mentre guardava Louis ubriaco.
“Adesso gli do un calcio in culo, così la finisce di prendermi in giro, questo coglio…”
“Ferma Nicole!” esclamò Liam, prendendola per un braccio e bloccando la sua ira funesta verso Louis.
“Non lo vedi che è ubriaco?” le disse, mentre le teneva ancora il braccio.
Nicole piegò la testa di lato e guardò ancora una volta Louis, che continuava a dire cose senza senso.
“Che voce soave che hai, Nicole! Dì un po’, fai per caso risvegliare gli uccelli con la tua voce? No perche il mio si starebbe risv…”
“Va bene, Louis, adesso basta!” disse Zayn, portandogli una mano sulla bocca e bloccando le parole che stavano per uscire dalla sua bocca. Dio, se era terribile.
Nicole continuava a guardarlo come fosse un pazzo maniaco, mentre Liam – sicuramente per sicurezza – le teneva ancora il braccio, per evitare che potesse ammazzarlo.
D’un tratto, sentii una sonora risata dietro le mie spalle, che mi fece voltare curioso.
E, infatti, come avevo pensato, Maya stava ridendo come una forsennata, sicuramente per quello che voleva dire Louis.
“Lou ubriaco è anche meglio di te, Harry! Da più spettacolo e dice più cose spinte, senza rendersene conto!” disse, dandomi una pacca sulla spalla.
“Non negare però che, Louis le dice, e io le metto in atto…” risposi, avvicinandomi al suo viso, ricordandomi della sera del patto.
Lei sorrise e, quando fui vicino alle sue labbra – forse fin troppo – mi diede un buffetto sulla guancia, facendomi allontanare dal suo volto e sorridendo beffarda.
“Dove hai lasciato la nonna, Styles? In una casa di riposo?” domandò urlando, prendendo un bicchiere di vodka alla pesca lì vicino e iniziando a sorseggiarlo piano.
“Dovrebbe venire anche lei, tra un po’…” risposi, guardando Zayn che ballava con Jenny al centro della pista, e Niall con Nicole.
“Non sapevo che le discoteche fossero aperte anche alle ultraottantenni! Però… moderne, queste discoteche… e anche le nonne!” disse, bevendo un altro po’ della sua vodka.
“Andiamo a ballare?” domandò all’improvviso, sorridendomi.
Storsi il naso e scossi il capo.
“Non è che mi vada tantissimo. Vai tu” dissi, e lei sbuffò.
“Cacchio Styles, quanto sei una palla! Almeno mantienimi il bicchiere, e non bere niente, che me ne accorgo!” esclamò, posandomi il bicchiere tra le mani e avviandosi verso la pista, avvicinandosi a Niall e Nicole, ballando come una scema quasi quanto loro, e ridendo per le mosse assurde che facevano.
Sorrisi da lontano, guardandola ballare e ridere, mentre si divertiva più che mai.
Le luci della discoteca, le mettevano in risalto la maglia bianca di pizzo e la gonna nera a vita alta e aderente, mostrando le sue gambe ben formose. Il viso era coperto dai capelli corti e ribelli, che si muovevano a ritmo di musica, così come si muoveva lei.
Si muoveva scatenata e sensuale sulle note di Like a G6, facendo la scema vicino a Zayn e Niall con Jenny, ridendo e basta. Era bellissima, quando rideva.
Ma forse era bellissima sempre, solo che non se ne rendeva conto.
Ad un certo punto, due tipi alti e muscolosi le si avvicinarono, iniziando a ballare intorno a lei e scambiandosi delle occhiate d’intesa, ma Maya non si accorse di nulla. Forse pensava che ci fossero ancora Zayn e Niall intorno a lei.
I due continuarono a ballarle intorno, continuando a scambiarsi occhiate equivoche ed avvicinandosi sempre di più a Maya, troppo presa a ballare per accorgersene.
Mi irritava soltanto il fatto di assistere a quella scena e non fare nulla così, mi avvicinai a Liam e Nicole, che stavano accanto a Louis – che intanto continuava a sparare cacchiate -  e posai bruscamente il bicchiere di May tra le mani di Liam, e lui mi guardò stranito.
Andai via senza spiegargli nulla, e mi buttai in pista. Varie ragazze iniziarono a strusciarsi su di me, ma io avevo solo un punto fisso in mente, e non avevo nessun tempo da perdere.
Finalmente, arrivai tra Maya e i due tipi – che intanto continuavano a starle sempre più vicino – e la presi bruscamente per il polso, portandola via di lì e facendola spaventare.
“Permesso, scusate, permesso!” continuavo a dire, passando tra la folla e tenendo Maya per il polso.
“Harry, ma che diavolo stai facendo?” chiese stranita, ma io non le risposi.
Sentivo qualcosa bruciarmi dentro, qualcosa che mi stava divorando lo stomaco pian piano.
Che fosse rabbia?
“Harry, mi rispondi per favore?” continuò a chiedere, ma nulla. Continuavo a stare zitto e a farmi largo tra la folla.
Maya, intanto continuava a chiedermi cosa stessi facendo, ma era come se non esistesse.
Soltanto quando ci fummo allontanati un po’ dalla folla e avvicinati all’entrata del bagno, la sentii puntare i piedi per terra e non seguirmi più.
“Harry, mi dici cosa cazzo vuoi fare?!” urlò, facendomi voltare verso di lei.
Aveva il viso rosso e stravolto, così come i capelli e la maglietta bianca, entrambi scombinati.
“Non hai visto quei due coglioni che ti ronzavano attorno a tipo mosche?! Cosa dovevo fare, secondo te, lasciarti lì come se non fosse nulla?” esclamai, lasciandole il polso.
Aprii di scatto la porta del bagno femminile ed entrai, senza curarmi di nulla. Lì dentro c’erano solo ragazze che vomitavano l’anima, non avrebbero mai fatto caso a me.
D’un tratto, la porta dietro di me si aprì all’improvviso, mostrando una Maya più incazzata che mai.
“Senti, cazzone, tu non puoi prendermi per il polso così, all’improvviso, perché ti girano le palle che due tipi stavano ballando con me! Avrei saputo badare benissimo a me stessa, non sono una bambina che non sa difendersi!” urlò, battendo un piede per terra e facendo rumore con tacco.
“Scusa tanto se ho cercato di salvarti da un’imminente violenza e da una maternità!” urlai a mia volta, facendola arrossire ancor di più dalla rabbia.
All’improvviso, la sua mano si posò con violenza sulla mia guancia, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime, che non avrebbe mai versato in mia presenza.
Posai una mano sulla guancia colpita e iniziai a massaggiarla piano, rimanendo in silenzio.
“Sei un coglione…” sussurrò, avvicinandosi di più a me, posando una mano sulla mia guancia rossa.
“Lo so…” sussurrai a mia volta, prendendole la mano e incrociandola con la mia, per poi farle poggiare la schiena contro il muro del bagno con poca grazia e avvicinando le sue labbra alle mie, baciandole con violenza.
Maya schiuse immediatamente le labbra, dando il libero accesso alla mia lingua, che subito cercò la sua e unirla in una danza passionale e violenta.
La volevo, la volevo più che mai, quella sera.
Mi faceva eccitare tutto di lei: i capelli scombinati, la matita per gli occhi leggermente sciolta, gli occhi lucidi, il corpo sinuoso e le labbra carnose, colorate solo da un rossetto chiaro.
Continuai a baciarla - incurante del fatto che le ragazze potessero vederci - e a muovere le mani sui suoi fianchi, mentre le sue erano perse nei miei ricci.
Mi staccai dalle sue labbra per un secondo, e la vidi aprirsi in un sorriso, per poi continuare a baciarmi.
Ci staccammo dal muro e, senza smettere, aprimmo la porta di un piccolo bagno ed entrammo.
Smisi di baciarla e la guardai negli occhi castani, notando una certa eccitazione in essi.
Sorrise maliziosa, e iniziò a sbottonarmi la camicia, mentre io le palpavo il seno e le baciavo il collo, facendola ansimare. Le alzai la maglietta bianca, mostrando il suo seno prosperoso coperto dal reggiseno, ma lei mi allontanò e prese a baciarmi il collo, scendendo sempre di più verso il petto.
Arrivò alla cerniera dei miei jeans e l’abbassò, così come fece anche con i pantaloni, che arrivarono fin giù alle caviglie. Alzò lo sguardo su di me, guardandomi maliziosa, mentre la mia erezione cresceva sotto il tocco delle sue mani, poggiate sulla stoffa dei miei boxer.
Abbassò anche quelli, dopo avermi lanciato un ultimo sguardo malizioso e posò la sua mano sulla mia erezione, prendendo a sfiorarla lentamente come una tortura, facendomi ansimare.
Improvvisamente, la sua presa si fece più decisa e, con movimenti sicuri, iniziò a muovere su e giù la mano sul mio membro, sfiorando la cappella col pollice.
Gemevo incontrollatamente e inconsapevolmente e, se avesse continuato ancora un minuto in più, sarei tranquillamente venuto. Buttai la testa all’indietro e chiusi gli occhi, mentre le mie labbra rilasciavano ancora gemiti e il mio seme le sporcò la mano.
“Ce l’hai il preservativo, Harry?” domandò, togliendo all’improvviso la mano dal mio membro e prendendo un po’ di carta igienica per pulirsi.
Aprii gli occhi e la guardai, per poi annuire col capo, ancora incapace di parlare.
“Okay, allora prendilo e dammelo, che te lo metto io” disse, mentre io mi abbassavo e lo prendevo dalla tasca laterale dei jeans e glielo porgevo.
“Dì un po’, l’hai portato dietro perché sapevi che non ci saremmo fatti scappare l’opportunità di fare sesso in discoteca?” chiese maliziosa, mentre prendeva il preservativo.
Sorrisi e alzai le spalle, mentre lei lo apriva lentamente, guardandomi negli occhi.
“Diciamo che ti conosco fin troppo bene…” sussurrai, e lei sorrise.
Si abbassò e m’infilò il preservativo, facendomi sospirare, mentre io le alzavo la gonna e le spostavo da un lato le mutandine, infilando il dito medio nella sua intimità per accertarmi che fosse pronta.
Tolsi il dito da dentro di lei e la baciai, per poi aprirle le gambe e penetrarla lentamente, facendo sospirare entrambi.
La sollevai per le natiche, mentre Maya cinse le sue gambe intorno alla mia vita per potermi permettere al meglio la penetrazione.
Appoggiai le mani sui suoi fianchi, mentre iniziavo a spingere dentro di lei con spinte lente, ma quando le sue mani strinsero più forte i miei ricci sudati, iniziai a muovermi sempre più velocemente, così come mi aveva richiesto.
Entravo e uscivo da lei con spinte sempre più forti e decise, facendo gemere entrambi dal piacere, quasi urlando. Per un attimo, pensai a tutte le persone che, in quel momento, ci stavano sentendo, ma il profumo di Maya mi fece ridestare da quel pensiero, e tornare a dedicarmi a lei.
Il suo viso era stravolto dal piacere, ancora più bello del solito e, quando la vidi chiudere gli occhi e inarcare la schiena, capii che stava per venire, così come me.
Avvicinò la sua guancia alla mia, con la bocca rivolta verso il mio orecchio e sussurrò dolcemente il mio nome.
Continuava a sussurrare il mio nome con dolcezza, senza mai alterare il tono di voce, e venni insieme a lei, dicendo anche io il suo nome.
La guardai negli occhi, mentre entrambi cercavamo di riprendere fiato, e annullai tutta quella poca distanza che ci separava con un bacio.
Posò una mano sulla mia guancia, quella che aveva precedentemente colpito con uno schiaffo, e sorrisi mentre le nostre labbra erano perfettamente incastrate tra di loro. Sentii sorridere anche lei, mentre approfondivamo il bacio. Sicuramente, l’aveva fatto apposta.
Quando ci staccammo, le sorrisi ancora, mentre uscii da lei con dolcezza e toglievo il preservativo.
“Però, ci pensi?” dissi all’improvviso, mentre buttavo il preservativo sporco nel cestino presente in bagno.
“Cosa?” domandò, mentre si riaggiustava la gonna, e io mi voltavo verso di lei.
“Non abbiamo mai usato un preservativo, io e te. Eppure, non ci è mai successo nulla!”
Maya abbassò lo sguardo per un secondo, aggiustandosi ancora un po’ la gonna, poi lo rialzò.
“Non mi sei mai venuto dentro, e io prendo la pillola. Beh, meglio per noi!” rispose, ma il suo viso era quasi triste, malinconico e gli occhi le si erano improvvisamente spenti.
“May, tutto ben…?”
“Harry? Sei qui?”
Sgranai gli occhi, e Maya fece lo stesso, quando la voce di Caroline echeggiò nel bagno.
“Cazzo” sussurrai, avvicinandomi a Maya, che aveva un’espressione sconvolta sul volto.
“E adesso?” domandai ancora, tenendo ferma la maniglia della porta, dato che aveva cominciato a bussare a tutte le altre porte presenti il quel bagno, mentre la paura si faceva spazio dentro di me.
Se ci avesse scoperti, sarebbero davvero stato un guaio!
Maya mi guardò, poi si avvicinò anche lei alla porta accanto a me.
“Ho un’idea” sussurrò, con gli occhi che le brillavano. Sicuramente, era un’idea malsana.
Sentii i tacchi di Caroline avvicinarsi sempre di più, mentre ormai il cuore mi si era fermato e salito in gola.
Improvvisamente, la mano di Caroline bussò alla nostra porta e - nonostante me l’aspettassi – mi fece sobbalzare.
Maya mi guardò con uno sguardo severo, mentre posava la sua mano sulla mia bocca.
Caroline bussò ancora una volta, con un tocco più deciso.
“Harry? Sei qui?” chiese, e potei notare un velo d’irritazione nel suo tono di voce.
“Harry? Harry, per favore, se sei qui, rispondimi, cavolo!” esclamò ancora, visibilmente spazientita.
La mano di Caroline si posò bruscamente sulla maniglia e cercò di aprirla ma, improvvisamente, l’idea di Maya finalmente partì.
“Mmmh… aaaah… o-occupatoo!” urlò, simulando un gemito.
Caroline, per tutta risposta, continuò a bussare sempre più forte, e Maya sbuffò.
“O-occupatoo, aaaah!”.
“Harry, per favore, non dirmi che ci sei tu lì dentro!” urlò Caroline in risposta, con un tono di voce acutissimo.
Maya scoppiò a ridere silenziosamente per la reazione di Caroline, poi avvicinò nuovamente la bocca alla porta.
“Mmmh, quale H-Harry, signooraaa! Aaaaaaah, Dave, mmmh, continua cos…sììì!” mugugnò Maya, simulando sempre più gemiti, uno dietro l’altro.
Sentii la mano di Caroline abbandonare la maniglia e sbuffare, per poi allontanarsi e uscire dal bagno, sbattendo la porta.
Maya mi sorrise, e tolse la sua mano da sopra alla mia bocca, facendomi scoppiare a ridere.
“Come cavolo ti è venuto in mente?!” domandai, mentre anche lei si univa alla mia risata.
“Io e le mie amiche in Spagna lo facevamo sempre, quando qualcuno veniva a romperci alle feste!” rispose, alzando le spalle.
“E adesso? Che facciamo?” domandai, cercando di ricompormi dopo le risate.
“Beh, adesso io esco e torno di là, anche perché voglio vedere Louis in che condizioni sta. Poi fra cinque minuti esci tu e, quando la nonna ti vede e ti chiederà con quel suo tono antip… ehm, con quel suo tono dolce e tranquillo dove sei stato, inventati che eri fuori a prendere una boccata d’aria, a bere qualcosa, a comprare le sigarette, non lo so! Già è tanto che ti ho parato il culo dall’essere scoperti – anche perché riguardava anche me – ora spiegami perché dovrei salvarti anche dall’ira funesta della tua splendida fidanzata!” esclamò, scuotendo il capo.
Aprii la porta del bagno e fece per uscire, ma io la bloccai, poggiandole nuovamente la mano sul polso e facendola voltare verso di me, avvicinandola a mio viso.
“Almeno ci siamo divertiti, no?” sussurrai, e lei sorrise, dandomi un buffetto sulla guancia.
“Spero che questi cinque minuti passino in fretta. Non credo di poter reggere tua nonna che sbraita perché non ti trova!” esclamò, per poi togliersi dalla mia presa e andare via, chiudendo la porta del bagno.
Scossi il capo e sorrisi, appoggiando la schiena contro il muro, ripensando a tutto quello che era successo.
Ci eravamo divertiti anche questa volta.
Ma l’immagine dei suoi occhi tristi, continuava a rimanere un pensiero fisso nella mia testa.




Writer’s Corner! :)
Mi domando perché l’ippodromo vicino casa mia stia mettendo le cassette registrate delle fiabe.
Quelle la che fanno “Basta un po’ di fantasia e di bontààà… e di bontàààà!”
Che poi ha messo pure Biancaneve, e io Biancaneve non è che la sopporti tanto…
Le mille e una fiaba si chiamano, tipo.
Mi ricordo che ne avevo un sacco di quelle cassette, quando ero piccola! *-*
 
IF I WAS YOUR BOYFRIEND I’D NEVER LET YOU GO
I CAN TAKE YOU IN PLACES THAT YOU AIN’T NEVER BEEN BEFORE
BABY TAKE A CHANCHE OR YOU’LL NEVER EVER KNOW
I GOT MONEY IN MY HANDS THAT I’D REALLY LIKE TO BLOW
SWAG, SWAG, SWAG ON YOU!
 
Okay, basta.
Però mi piace questa canzone.
Cioè, io non sono una fan di Justin Bieber, mi sono persa a Baby e Somebody to love, però non l’ho mai criticato o altro. Mi è sempre stato molto indifferente, a differenza di quei coglioni che lo sfottono e dicono che non fa buona musica!
Però boh, cioè con questa canzone è cambiato completamente!
Ma pure la voce, è proprio cresciuto!
E brav a Justino (?) :D
 
Eliminate tutto questo che ho scritto fino ad adesso. Anzi no. Non lo eliminate.
E’ una prefazione, inutile, ma pur sempre una prefazione u.u
 
Okay, si vede che sto cercando di divagare con Le mille e una fiaba e Boyfriend?
Si, si vede.
 
Lo so.
Lo so che voi siete lì, dietro lo schermo di questo pc con uno sguardo minaccioso che volete uccidermi.
E io so di essere una cacca ambulante!
Però lo sapete che sono stata a Sorrento! (non è una buona scusa)
Hahahah, no vabbè adesso vi spiego todos (mi sto Mayzzando).
 
In pratica, sono tornata venerdì sera, e il capitolo ho iniziato a scriverlo il giorno dopo.
Per non avevo idee! ç_ç
Infatti è stato un parto, questo capitolo!
Poi, una mia amica ha deciso di mettere radici in casa mia, e io non posso scrivere davanti a lei!
E siccome lei va via alle sei, io dalle sei del pomeriggio in poi inizio a scrivere!
Che tristezza.
PPPoi, ieri mattina sono andata in piscina, e oggi mi è venuto il ciclo! (non c’entra, ma okay…)
No vabbè, la piscina è importante!
 
Diciamo che la piscina mi ha dato ispirazione per i prossimi capitoli, quindi più o meno so cosa succederà e quanti capitoli mancano!
Ma dato che io mi scordo tutto, devo segnarmi su un quaderno cosa succede, se no so cazzi! ç_ç
E infatti, già me lo sono dimenticato! HAHAHAH, che capa di merda che ho!
 
Ma passando al capitolo…
Fa schifo.
Cioè, un po’ è divertente e mi sono divertita a scriverlo, però fa schifo lo stesso!
AAAAAAH, e la battuta di Louis…
HAHAHAHHAHA, si lo so che è spinta, ma ringraziate la mia omonima extraordinharry e Serena, perché loro mi hanno convinta a metterla! HAHAHAH
Daii su, Louis è ubriaco, può permettersi di dire certe cose u.u
AAAAAAAAH, poi un’altra cosa (ho tante cose da dire, si vede?)
Mi era venuta in mente l’idea di scrivere una specie di spin-off dei LOLE (Louis e Nicole, ringraziate sempre extraordinharry u.u) e già avrei qual cosina in mente, quindi decidete!
Ma vi avverto che sarà corto, cioè pochi capitoli!
E ringraziate sempre extraordinharry per il nome della coppia HAZZAYA! (Harry e Maya u.u) *-*
 
HAHAHAH, vabbè e poi volevo chiedervi…
Conoscete qualcuno (o magari proprio voi stesse u.u) che sa fare i banner? Perché mi servirebbe, e non solo per questa FF, ma anche per la OS!
Si, state aspettando questa OS non so da quanto… giuro che la finisco e la pubblico!
Comunque, magari se mi faceste sapere, ve ne sarei grata! :D
Magari tramite recensione o tramite messaggio privato!
Grazie in anticipo!
 
Un’ultima cosa:
passate tutti dalla FF di Serena? *-* E’ la sua prima storia e lei ci tiene tanto, e poi è troppo carina! :)
questo è il link: I had to take you and make you mine…
 
E poi aspetto te, Mel u.u HAHAHAHAH!
 
Sooo, basta, stavolta ho scritto I Promessi Sposi, quindi è meglio che stavolta si ritiri Manzoni ;D
Vabbè basta, sto divagando ancora!
Per chi volesse seguirmi su twittah sono @Marypuuff.
 
CCCCCCiao dolcezze! :D

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Capitolo 16
*** Memories and news ***


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HARRY POV.
“La smetti di muoverti come una forsennata? Per poco non mi cechi un occhio!”
Maya rise, muovendosi ancor di più tra le lenzuola, con indosso la mia camicia azzurra sbottonata, che metteva in mostra il suo petto coperto dal reggiseno.
“Eddai! Sei proprio pesante… due anni fa non eri così! Ma che ti ha fatto la nonna?!” esclamò continuando a ridere e muoversi tra le lenzuola.
Sospirai rassegnato e sorrisi. Con Maya, non c’era proprio niente da fare.
“Okay, l’hai voluto tu, Burton. Preparati al solletico!” esclamai, scaraventandomi su di lei, ridendo.
“No, ti prego, no!” urlò tra le risate, mentre le mie mani si muovevano velocemente sui suoi fianchi e su tutto il suo corpo, facendola ridere e scatenare ancora di più.
La guardai ridere, mentre le mie mani continuavano il loro percorso sul suo corpo, e non potei fare a meno di pensare che era bellissima.
Improvvisamente, le mie mani smisero di muoversi e lei aprì gli occhi, guardandomi con quel suo sguardo colorato di un castano dolce, come se fosse quasi cioccolata.
Fece un lungo sospiro, per riprendersi da quelle innumerevoli risate, mentre io lasciavo scivolare la sua mano sul suo ventre e sul suo seno, fino ad arrivare al suo mento e risalire verso la sua bocca rossa.
Poggiai le dita sulle sue labbra, continuando a guardarla negli occhi, e mi avvicinai ad esse, poggiando delicatamente le mie.
Fu un bacio tenero, quasi dolce, come se ci stessimo scambiando tutto l’affetto del mondo, che non ci eravamo dati in questi ultimi due anni, e non come se stessimo facendo sesso.
Era un bacio.
Un bacio vero, di quelli che si scambiano nei film romantici, di quelli che c’eravamo scambiati noi due anni prima.
La guardai nuovamente negli occhi quando mi staccai dalle sue labbra, e lei sorrise, facendo sorridere anche me.
“Quanto stai messo male, che mi baci all’infuori del sesso?!” domandò ironicamente, per poi ridere come una forsennata.
Scossi il capo e mi misi nuovamente sul lato sinistro del letto, levandomi da sopra il suo corpo, mentre continuava a ridere.
“E allora quanto puoi star messa male tu, che ricambi?! E poi, ti ricordo che abbiamo appena finito di fare sesso, quindi è come se fosse un bac…”
“Sssh, sta’ un po’ zitto, Styles” esclamò, per poi avvicinarsi a me e poggiare nuovamente le sue labbra sulle mie.
Rimasi quasi scioccato da quella sua improvvisa iniziativa, ma non potei negare che tutto quello, mi stava piacendo e non poco. Era come se avessimo recuperato tutto il tempo perso, con un solo bacio.
Si staccò dalle mie labbra e mi sorrise ancora soddisfatta, per poi accoccolarsi dolcemente sul mio petto.
La guardai poggiare un braccio intorno la mia vita e il suo viso dalla pelle morbida sul mio petto scoperto, giocando con le dita sul mio ventre. Sorrisi, mentre il profumo dei suoi capelli m’inebriava le narici, e le lasciai un bacio morbido sulla nuca.
“Ti ricordi?” domandò improvvisamente, spezzando quel silenzio che si era creato.
“Cosa?” chiesi anche io guardandola, mentre le mie dita giocavano tra le ciocche dei suoi capelli corti.
“Il nostro primo bacio. Te lo ricordi?”.
Si voltò verso di me, guardandomi negli occhi, continuando a pormi quella domanda con il suo sguardo dolce e curioso. Le accarezzai ancor di più i capelli, e le sorrisi ancora una volta.
“Certo che me lo ricordo…” sussurrai, e lei sorrise ancora.
Come potevo dimenticare il primo bacio con Maya? Sarebbe stato impossibile.
Tutto quel casino per l’organizzazione, Louis che non sapeva cosa fare e che combinava solo guai, Zayn che lo sgridava e Niall che rideva, Liam che sembrava l’unico davvero interessato ad aiutarmi.
Tutto quello, tutto quel casino, solo per Maya.
Solo ed unicamente per lei.
 
“Fammi capire. Perché diavolo Styles avrebbe scelto questo posto, per incontrarci?”
Sbuffai nuovamente alla domanda che Nicole continuava a pormi, aggiustandomi la coda laterale da sotto il basco.
“Non lo so, Nicole. Domandamelo un’altra volta, e ti uccido” risposi sospirando, facendo uscire una nuvoletta di freddo dalle mie labbra ormai ghiacciate.
Lei sbuffò, continuando a camminare al mio fianco, avviandoci verso la London Eye, dove era previsto l’appuntamento.
Era strano che Harry avesse organizzato quell’appuntamento proprio lì, sulla ruota panoramica.
Era il primo ottobre, e i ragazzi non potevano muoversi spesso a causa delle prove, dato che il nove sarebbe andata in diretta la puntata, e loro avrebbero dovuto esibirsi.
Pian piano, iniziammo ad avvicinarci sempre di più al Parlamento, notando anche la grossa ruota panoramica, situata accanto ad esso.
“Eccoli” disse improvvisamente Nicole, ridacchiando.
Mi alzai sulle punte, cercando di scorgerli anche io, ma nulla. Non riuscivo proprio a vederli.
“Non li vedo, Nicole. Dove sono?” domandai, mentre ancora li cercavo.
Lei sospirò, per poi ridacchiare ancora.
“Lo vedi quell’idiota che si sta sbracciando?” disse, indicando un uomo preso a saltellare, come per farsi vedere da qualcuno.
Ridacchiai anche io a quella sola vista.
“Come non notarlo…”
Nicole annuì, lasciando cadere il braccio sulla sua gamba, e sorridendo.
“Ecco, quell’idiota è Louis”.
 
“Ho paura, Harry! Non voglio salirci!” esclamai, impuntando i piedi per terra come una bambina.
Lui rise, cercando ancora di tirarmi per un braccio, ma io opposi resistenza, facendolo sbuffare.
“Dai Maya, è solo una ruota panoramica!” disse lui, ancora ridacchiando.
Sbarrai gli occhi e lasciai la sua presa, incrociando le braccia al petto.
“Solo una ruota panoramica?! Harry, quella ruota panoramica è… alta! Ma non alta un metro e basta… alta centotrentacinque metri, ti rendi conto?! E lo sai che io soffro di vertigini!”
Harry rise ancora, avvicinandosi a me e poggiando le sue grandi mani sulle mie spalle, trasmettendomi calore solo attraverso i suoi occhi.
“Sei con il tuo migliore amico. Che ti può succedere?” disse, sorridendomi.
Fece sorridere anche me, e mi lasciò un bacio sulla guancia che mi fece battere il cuore all’impazzata.
Quando lo capirai che per me sei di più di un migliore amico, Harry?
Quando capirai che passo le intere giornate pensando solo ed unicamente a te, facendomi prendere per pazza da qualsiasi essere umano che mi parla?
Quando capirai che sono innamorata di te?
“Mi hai convinta” dissi sospirando e prendendogli la mano “andiamo su questa London Eye!”.
 
“Vedi? Alla fine non è poi così male”
Mi voltai piano ed impaurita verso di lui, tranquillamente appoggiato al manico d’acciaio, con la testa piegata da un lato.
“Io ho paura lo stesso…” sussurrai, con la voce che mi tremava.
Harry sorrise e si avvicinò a me lentamente.
“Fermo!” esclamai, allungando il braccio e aprendo la mano, strizzando gli occhi, ed ero sicura che mi stesse guardando perplesso.
“Ti prego, non avvicinarti! Non voglio che tu cada e ti faccia male, perché se no dopo la responsabilità sarebbe tutta mia e io non voglio! E poi, oltre a cadere, potresti romperti la testa e allora ti porterebbero in ospedale, e sarebbe tutto ancora più compl…?”
Aprii improvvisamente gli occhi, ritrovandomi una mano di Harry sulle mie labbra, e il suo viso sorridente.
“Come vedi mi sono avvicinato… e non è successo niente…” sussurrò, sfiorandomi anche il viso, cosa che mi fece tremare ancor di più.
“Fbortbuna” mugugnai, aggrottando la fronte e facendolo ridere.
Tolse la sua mano dalle mie labbra, e feci un lungo sospiro per riprendere aria, mentre lui si avvicinava alla grande finestra che dava su Londra.
“Vieni a vedere” disse, voltandosi verso di me.
Scossi il capo, ancora più impaurita e terrorizzata, mordendomi il labbro inferiore.
Harry mi si avvicinò, prendendomi una mano e facendomi avvicinare al grande vetro, per poi poggiare un suo braccio lungo la mia vita.
Rimasi in silenzio, ad ammirare il meraviglioso spettacolo che si presentava fuori dal vetro.
Il cielo di Londra era leggermente imbrunito, date le cinque del pomeriggio, eppure sembrava che ci fosse ancora luce, come se ci fosse stato il sole.
Le prime luci dei lampioni iniziavano ad accendersi, per donare un’illuminazione artificiale alla città, e gli uomini sotto di noi sembravano tanti piccoli puntini neri, quasi insignificanti.
Mentre invece, tutto il panorama di Londra che si presentava ai nostri occhi, poteva essere di tutto, ma non insignificante.
“Hai paura, adesso?” domandò improvvisamente, facendo voltare il mio viso verso il suo, e far perdere i miei occhi nei suoi.
Come potevo aver paura, se tutto quello che mi aiutava a stare bene, era accanto a me?
Scossi il capo, mordendomi nuovamente il labbro inferiore, mentre il cuore nel mio petto batteva talmente tanto forte, che avevo paura che uscisse fuori da un momento all’altro.
Harry sorrise, e si avvicinò ancora di più a me.
“Devo dirti una cosa…” sussurrò, troppo vicino al mio viso.
Non seppi come, ma iniziai a tremare, e non per la paura. Annuii col capo, mentre lui faceva un lungo sospiro.
“Sono mesi che non provo più lo stesso per te. Non ti sento più la mia migliore amica…”
Gli occhi iniziarono a riempirmi di lacrime, e tutto quello che avevo dentro iniziò a sprofondare lentamente e dolorosamente.
Harry sospirò ancora una volta, mentre io chiusi gli occhi per evitare che le lacrime solcassero il mio viso.
“Perché ti sento molto di più, di questo”.
Mi voltai nuovamente verso di lui, aprendo gli occhi e rilassando il volto, meravigliata per quello che aveva appena finito di dire.
“C-come, scusa?” balbettai come un’idiota, mentre tutto quello che si era distrutto dentro di me, pian piano ricominciava a crescere.
Harry mi guardò e sorrise, incrociando nuovamente i suoi meravigliosi occhi con i miei e sfiorandomi leggermente il viso con le sue dita morbide.
“Sono innamorato di te, Maya”.
Sorrisi anche io, mentre mi perdevo nell’infinità dei suoi occhi verdi e mi avvicinavo di più al suo viso.
“Anche io sono innamorata di te, Harry” sussurrai, ormai vicina alle sue labbra rosse.
Appoggiò la sua fronte contro la mia, respirando dolcemente sul mio viso, per poi chiudere gli occhi e poggiare le sue labbra sulle mie.
Chiusi gli occhi, tremando a quel contatto. Ma non tremavo più di paura. Ormai, tremavo solo di emozione, solo d’amore, tutto quello che Harry mi stava donando, e tutto quello che io stavo donando a lui.
Lo amavo, lo amavo come non avevo mai amato nessun’altro.
Lo amavo da mesi, da settimane, da giorni, e non avevo mai smesso di farlo.
Ci staccammo dopo minuti infiniti, guardandoci negli occhi e continuando a sorridere.
“Che cosa diremo agli altri, non appena saremo giù?” domandai, ridacchiando leggermente.
Entrambi sapevamo che ci avrebbero riempito di domande.
Ridacchiò anche lui, per poi lasciarmi un bacio sulla fronte e guardare Londra, poi tornò a guardarmi negli occhi.
“Non lo so. Ma, in questo momento, lo sappiamo solo io, te e Londra”.
 
“Oh, ma che fai, dormi?”.
Aprii lentamente gli occhi, ridestandomi da quel pensiero e scuotendo il capo, guardando ancora May appoggiata sul mio petto.
“Come sei delicata… veramente, stavo pensando al nostro primo bacio…” dissi, facendola voltare verso di me.
Maya sorrise, mordendosi dolcemente il labbro inferiore.
“Sai che ci stavo pensando anche io? Eri romantico, a quei tempi…”
La guardai scettica, dandole un leggero buffetto sulla guancia.
“Perché, adesso non lo sono più?” domandai, facendo il finto offeso.
Maya storse il naso, continuando a muovere le sue dita sul mio petto.
“No, per niente. Sei un coglione… no, aspetta, quello lo sei sempre stato. Capii che eri un coglione dalla prima volta che t’incontrai!” disse, facendomi ridere a quel pensiero.
“Non sei mai stata il massimo della simpatia, all’inizio, anzi… quasi per niente! Ricordi? Eri… un’apetta dal pungiglione velenoso!” esclamai, e lei batté una mano sulla propria fronte.
“No, ti prego! Non ricordarmi le tue battute squallide e senza senso, per favore! Eri – anzi, sei, perché lo sei rimasto – davvero pessimo!” disse tra le risate, sicuramente ricordandosi del nostro primo incontro.
“Perché? Sono sempre stato simpatico!” esclamai, alzando le spalle, e May mi rivolse uno sguardo scettico.
“Seh, quanto una friggitrice…!” disse, così come il suo stesso sguardo, facendomi ridacchiare.
“Ti rendi conto di quello che stai dicendo, si o no?! Ti ritieni simpatico! Mi ricordo che, i primi giorni di scuola, proprio non ti potevo sopportare! Mi irritava ogni cosa che facevi, anche ogni singolo movimento!” concluse, scuotendo il capo.
Ridacchiai ancor di più e le lasciai un bacio sulla nuca.
“Immagino allora quanto ti ho potuto irritare quel giorno in panetteria…” sussurrai, e sentii Maya sbuffare.
“Non ne parliamo, ti prego… non ne parliamo…”
 
D’un tratto, una figura alta e non magrissima, comparve dietro il bancone con lo sguardo basso, con una cassa piena di pagnotte tra le mani.
La figura alzò lo sguardo, ma non si era minimamente accorto della mia presenza.
Era un ragazzo, dai capelli riccissimi e un viso dolce, ma con le guance rosse abbastanza impolverate dal bianco della farina, così come le sue mani e i suoi vestiti.
“Ehm, scusa?” dissi, cercando di attirare la sua attenzione.
Lui alzò lo sguardo, finalmente accorgendosi della mia presenza, e mi scrutò a fondo sorridendo.
“Ciao!” disse, poggiando le mani sul bancone dopo averne pulita una e averla passata tra i capelli.
“Scusami, ero di là e non avevo sentito che fosse entrato qualcuno. In effetti, è ancora presto per ricevere i clienti…” continuò, passando lo sguardo da me ad un orologio appeso al muro.
 Guardai anche io l’orologio come lui. Forse la sua concezione di presto non era abbastanza chiara.
“Presto?! Ma se sono le undici e mezza!” esclamai sbalordita.
Il ragazzo sorrise, facendo comparire due piccole fossette sul suo volto.
“E infatti la gente qui la domenica non passa prima di mezzogiorno!” spiegò, mantenendo il suo sorriso.
Lo scrutai a fondo, poi alzai le spalle.
Forse non mi sarei mai abituata ai loro orari.
“Non sei di qui, vero?” domandò improvvisamente, mentre mi guardava ancora.
Rimasi sorpresa dal fatto che quel ragazzo avesse capito che non ero mai stata lì e ci abitavo da pochissimi giorni.
“Si, sto parlando con te, non c’è nessun’altro qui dentro oltre noi due!” aggiunse ancora, dopo essersi accorto della mia espressione spiazzata.
“S-si… lo so che non c’è nessun’altro qui dentro…” risposi, storcendo il naso “e comunque, no, non sono di qui. Cioè in effetti, sono mezza inglese, ma abito qui da poco…”.
“Si vede che non sei di qui. L’ho notato subito!” disse, passandosi le mani sul grembiule sporco.
Inarcai leggermente un sopracciglio.
“Però, che perspicace…” sussurrai, e lui sorrise.
“No è che… beh prima di tutto, si sente dal tuo accento. E’ diverso da quelli delle persone che abitano qui e poi, insomma, non sapere che qui la gente non passa prima di mezzogiorno è una cosa che solo i turisti non conoscono!”.
“Beh, per tua informazione non sono una turista e il mio accento è abbastanza buono. Ho quasi sempre parlato inglese con mia madre nonost…”.
“Perché, da dove vieni?” domandò lui, impedendomi di finire il discorso.
Quel ragazzo era un po’ troppo curioso per i miei gusti.
“Da Madrid” risposi sospirando, portando il ciuffo dietro l’orecchio destro.
Gli occhi verdi del ragazzo s’illuminarono alle mie parole.
Sembrava un bambino al quale avevano appena comprato il gelato.
“Wow! La Spagna… bella! Olè!” disse, per poi accennare un piccolo passo di flamenco, battendo un piede a terra e unendo le mani, che fecero un sonoro schiocco.
Non riuscii a non ridere davanti a quella scena buffissima.
Non era riuscito nemmeno ad imitare bene un passo di danza!
“Ti prego, risparmiami…!” dissi tra le risate, asciugando una lacrima.
“Perché, ero tanto terribile?” domandò ingenuamente.
“Fin troppo…” risposi, avvicinandomi al bancone, scrutando le piccole vetrinette.
“Cosa vuoi?” domandò il ragazzo, poggiando nuovamente le mani sul bancone.
Scrutai a fondo qualche piccola pagnotta di pane, appena uscita dal forno, e qualche dolce.
“Mmmh, quella lì” dissi, indicando un pezzo di pane più bruciacchiato “e poi… un vassoio piccolo di brownies!” conclusi, ammirando e pregustando la bontà quei dolci.
Il ragazzo prese un vassoio e con una pinza, iniziò a disporne i brownies su di esso, dopo aver preso la pagnotta che gli avevo indicato.
Lo guardai maneggiare per un po’ quei dolci, mentre i ricci gli cascavano leggeri sulla fronte.
“Ecco a te…” disse, lasciando in sospeso la frase, mentre mi porgeva i miei gli acquisti.
Lo guardai incuriosita per un po’, cercando di capire cosa volesse.
“Ehm, come ti chiami?” chiese, notando la mia curiosità e finalmente facendomi capire cosa volesse.
“Oh… io, beh… Maya!” esclamai, mentre facevo dietrofront per uscire.
“Maya?! Come l’ape?” disse ancora, facendo una leggera risata.
Ed ecco che c’eravamo ancora una volta.
Quando andavo alle elementari, tutti i bambini mi prendevano in giro per il mio nome.
Evidentemente, lui aveva la stessa mentalità di un bambino di tre anni, e non la nascondeva affatto.
Sbuffai sonoramente, aggiustandomi nuovamente un ciuffo di capelli ribelli che erano sfuggiti alla presa della coda.
“Si, e potrei pungerti con il mio pungiglione, se non la smetti…” risposi, roteando gli occhi al cielo.
Il ragazzo rise di gusto, poi mi guardò nuovamente, stavolta con un’espressione divertita sul volto.
“Come sei velenosa…” disse, inarcando leggermente un sopracciglio.
Presi i miei acquisti, scuotendo il capo, e lasciandogli cinque sterline sul bancone, ma lui le fece scivolare nuovamente verso di me.
“Non preoccuparti, offre la casa!” disse, facendomi un sorriso.
Lo fissai per un po’, poi presi meglio i miei acquisti tra le mani e mi voltai, avviandomi verso la porta per poi aprirla, facendo suonare ancora una volta il campanellino.
“Ci vediamo, Maya…!” esclamò il ragazzo, enfatizzando meglio il mio nome, salutandomi con un gesto della mano.
Roteai gli occhi al cielo e sbuffai.
“Ceeerto, io spero proprio il contrario, invece!” risposi di rimando, facendo comparire un’espressione divertita sul volto del riccio, che continuò a fissarmi mentre uscivo da lì.
Scossi il capo una volta che fui fuori dalla sua vista.
Se erano tutti curiosi come quel ragazzo ad Holmes Chapel, allora avrei dovuto prepararmi.
Credevo davvero che non l’avrei mai più rincontrato.
D’altronde, non sapevo nemmeno il suo nome.
 
“Comunque, sei sempre stato insopportabile, anche adesso lo sei! Solo che adesso si è unita anche la nonna a te e… beh, non farmi parlare, che è meglio!” continuò, dandomi uno schiaffo sulla pancia, che mi fece piegare in due.
“Ahi! E comunque… sapevo che ti avrei rivista presto, ma non pensavo il giorno dopo!” dissi con la voce affaticata, massaggiandomi il punto il cui mi aveva colpito.
“Io speravo davvero di non incontrarti più! La scuola già è brutta, figurati con te accanto, poi! Fortuna che incontrai anche Nicole, quel giorno, perché se no davvero mi sarei ammazzata!” disse, facendomi ridacchiare.
“Non puoi dire che non sei rimasta sorpresa, quando mi hai visto accanto a te nel banco…” sussurrai, ridacchiando ancora.
Vidi gli angoli delle sue labbra arrotondarsi leggermente, e la sentii stringersi di più alla mia vita.
“Più che altro, mi sono spaventata. Mi è passato davanti agli occhi tutto quello che avresti potuto farmi… e tutti i metodi che io avrei potuto utilizzare per ucciderti!”.
 
Un altro tocco alla porta, molto più forte del mio, fece sobbalzare l’intera classe mentre la porta si aprì velocemente.
“Buongiorno!” esclamò una voce abbastanza familiare, che non sembrava per niente imbarazzata quanto la mia, anzi divertita.
“Styles! Ti sembra questa l’ora di arrivare?” disse la professoressa, con un tono di voce infastidito.
“Mi scusi, ma mi sono perso!” rispose la voce, facendo ridere l’intera classe, mentre io continuavo a scrivere e non assistevo a quella scena tanto esilarante.
Sentii la donna sbuffare e battere una mano sulla cattedra, ristabilendo il silenzio iniziale.
“Ora basta! Con te non vale, Styles, sei sempre e costantemente in ritardo! La prossima volta, ti mando dritto dal preside! Adesso, va a sederti lì!” annunciò irritata.
“Ai suoi ordini, prof!” rispose la voce, che sentii scambiarsi un cinque con qualcuno lì davanti.
Con lo sguardo ancora voltato verso il voglio, intenta a scrivere i miei appunti, sentii il “nuovo arrivato” buttare il proprio zaino con poca grazia sul mio banco, sedendosi accanto a me, facendomi sobbalzare.
Alzai lo sguardo, voltandomi alla mia sinistra, e la figura che mi si parò davanti non fu per niente gradita.
Il ragazzo riccio della panetteria era seduto accanto a me, che mi guardava con uno sguardo meno sbalordito del mio, ma molto divertito.
“Però, le mie predizioni erano giuste, vedo…” disse, con un sorrisetto soddisfatto.
Sospirai rassegnata.
Avrei dovuto essere la compagna di banco di quel rompipalle fino alla fine dell’anno!
“Che c’è? Sei meravigliata dalla mia infinita bellezza?” disse ancora, notando il mio silenzio.
“No, veramente non ti avevo riconosciuto senza il viso sporco di farina…” risposi, continuando a scrivere.
Lo sentii sorridere, ma purtroppo la sua parlantina non cessò.
“Sei proprio un’apetta dal pungiglione velenoso…”.
“Styles! Burton! Non solo arrivate in ritardo, ma vi mettete anche a chiacchierare?!”
 
“Senti, sei tu che mi hai dato a parlare!” dissi, alzando le braccia e mettendomi sulla difensiva.
“Io?! Vuoi dire che sono stata io che ti ho stuzzicato per farti parlare?!” mi fece eco, alzandosi di scatto dal mio petto e mettendosi seduta tra le lenzuola, con un’espressione scioccata sul volto.
Annuii col capo, incrociando le braccia.
“Beh, tu eri la novità in classe… cosa dovevo fare, lasciarti stare lì, tutta tranquilla?!” esclamai, e Maya scosse il capo, dandomi un’altra botta sul ventre, facendomi piegare nuovamente in due.
“Sei veramente un imbecille, Styles!” disse, alzandosi dal letto, mentre io mi massaggiavo nuovamente il punto in cui ero stato colpito.
Maya, intanto, iniziò a togliersi la mia camicia, infilando velocemente il suo jeans scuro e il suo top verde, saltellando per la stanza in modo buffo, facendomi ridere.
“Ma cosa stai facendo?” domandai, mentre si aggiustava il top.
“Mi vesto, no?” disse, guardandomi scettica, per poi lanciarmi contro la mia camicia, che aveva utilizzato lei.
“Si, ma dove vai?” chiesi, levandomi le lenzuola di dosso e scendendo anche io dal letto per avvicinarmi a lei.
Maya si abbassò, per allacciarsi i sandali, per poi guardarmi di nuovo mentre prendeva la sua borsa grande e marrone.
“Devo uscire con mio padre a prendere un gelato, ha detto che deve parlarmi di una cosa importante. Tu piuttosto, non dimenticarti che devi comprare i preserv… ma cos’è tutto questo baccano?!”
Ci voltammo entrambi verso la finestra, con uno sguardo curioso in volto, mentre sotto il palazzo c’era qualcuno che urlava.
“Ti ho detto lasciami in pace, coglione!” urlò la voce di una ragazza, mentre anche tutte le altre persone presenti giù al palazzo, avevano la stessa espressione mia e di Maya sul volto.
“Ma… ti ho detto, aspettami un secondo!” urlò anche una voce maschile.
“E io ti ho detto… lasciami in pace!” urlò nuovamente la ragazza, scandendo per bene le ultime tre parole.
“No che non ti lascio in pace!” ribatté la voce maschile, mentre i loro volti iniziavano a farsi noti.
“Harry! Ma quei due sono Louis e Nicole!” esclamò Maya, voltandosi verso di me.
“Ma, cosa…?” boccheggiai, ma lei non mi diede il tempo di finire la frase.
“Sta’ zitto, vestiti e scendiamo immediatamente!” esclamò ancora, prendendo una mia maglia grigia posata su una sedia e i jeans.
Li infilai velocemente, proprio come mi aveva detto Maya, mentre le voci di Louis e Nicole continuavano ad urlare.
“E sentiamo, perché non dovresti?!” disse la voce di Nicole, mentre noi uscivamo dalla stanza e ci dirigevamo giù, ad assistere alla scena.
Scendemmo velocemente le scale ed arrivammo giù, aprendo il portoncino e fermandoci sugli scalini.
“Louis, Nicole… ma che diavolo succede?” domandò Maya, e quei due si accorsero finalmente della nostra presenza.
Nicole si voltò nuovamente verso Louis, posando le mani sui fianchi e guardandolo quasi minacciosa.
“Oh, non lo so May, domandalo a quest’idiota che mi ritrovo di fronte! Ha appena lasciato la sua ragazza per dei motivi oscuri a tutti noi, e che fa?! Bacia la prima ragazza che gli capita sotto tiro!”
Louis si voltò verso di noi, con gli occhi sgranati.
“Non la stavo baciando, la stavo solo aiutando a portare la spesa! Poi lei mi ha chiesto il numero e io gliel’ho dato. Sei paranoica Nicole, e poi che t’interessa di quello che faccio io della mia vita sentimentale?”
“M’interessa invece! M’interessa eccome, perché io sono innamorata di te da due lunghissimi e fottutissimi anni!!”urlò, per poi portarsi immediatamente le mani sulla bocca.
Maya si voltò verso di me sorridente, e Louis guardava scioccato Nicole.
“Nicole… io…” boccheggiò Louis, ma lei gli diede uno schiaffo sul viso, facendo sussultare tutte le vecchiette presenti a quella scena, che ormai si erano quasi appassionate, come se fosse una telenovela.
“Zitto! Tu devi stare solo zitto! Perché non ti sei mai accorto in questi due anni che io sono innamorata di te, che faccio di tutto per starti accanto, che piango la notte sul mio cuscino perché so che non posso averti, che cerco di fare la dura con te ma in realtà non ci riesco, perché l’unica cosa che vorrei fare davvero è stringerti tra le mie braccia e baciarti!” urlò ancora, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. Fece un lungo sospiro, e poi riprese il suo discorso, mentre Louis continuava a stare zitto e massaggiarsi la guancia..
“Non ti sei mai accorto che, quando stavi con Eleonor, andavo via, chiudendomi in un’altra stanza?! Forse l’avrai notato, ma non hai mai davvero notato il dolore che avevo dentro, la rabbia che mi divorava viva e la voglia di saltarle addosso e strapparle tutti i capelli da testa, perché stava abbracciando praticamente tutta la mia felicità, senza rendersi conto di cosa sei sul serio, l’unica cosa che ho sempre voluto, l’unico che io abbia sempre amato… no, Louis… tu di queste cose non te ne sei mai reso conto…” sussurrò, mentre le lacrime ormai le bagnavano il volto.
Louis stette ancora zitto per minuti che parvero infiniti, forse perché davvero non sapeva cosa dire.
D’un tratto, si aprì in un enorme sorriso, avvicinandosi a Nicole, che ormai quasi singhiozzava.
“Sono le stesse, identiche cose che provo io quando tu sei con Alan… sei stata così cieca da non accorgerti che sono due lunghissimi e fottutissimi anni che sono innamorato di te”.
Nicole alzò lo sguardo e guardò Louis negli occhi, sorridendo, mentre lui le prendeva il viso tra le mani e le asciugava le lacrime con il pollice.
“Tu appartieni a me… solo e soltanto a me…” sussurrò Louis e lei sorrise ancora, per poi avvicinarsi alle labbra di Nicole e baciarle, come desiderava da due lunghissimi anni.
Nicole allacciò le sue braccia lungo la vita di Louis, mentre lui le cingeva il collo.
Maya si voltò ancora una volta verso di me, con un sorriso a trecentosessanta gradi, e io non potei fare a meno di ricambiarlo. Mi avvicinai a lei, mentre gli applausi delle vecchiette, rivolti a Louis e Nicole, cominciavano ad echeggiare per tutta la strada. Cinsi le sue spalle con un mio braccio, mentre lei era presa ad assistere alla scena, e non disse nulla.
Fece rimanere il mio braccio lungo le sue spalle.
Louis e Nicole smisero di baciarsi, sussurrandosi qualcosa per poi sorridere di nuovo, e avvicinandosi a noi, mentre tutte le vecchiette continuavano ad augurargli le congratulazioni.
“Beh… finalmente ce l’avete fatta!” esclamò Maya, alzando le braccia al cielo, facendo ridere Louis e Nicole.
“Così pare…!” rispose Nicole, incastrando la sua mano con quella di Louis.
Quello sarebbe stato il loro unico momento dolce. Louis e Nicole, per quanto si fossero detti di amarsi e finalmente erano riusciti a mettersi insieme, non avrebbero mai smesso di battibeccare.
Anche perché, senza i loro battibecchi, come avremmo fatto noi?!
“Ehi, adesso che ci penso…” disse improvvisamente Louis, portandosi una mano sul mento, per poi voltarsi nuovamente verso di me e Maya e guardarci con aria curiosa.
“May, tu cosa ci fai qui?”.
Maya si voltò verso di me, con gli occhi sbarrati.
Adesso si, che eravamo veramente nella merda!
 
 
MAYA POV.
“Lei… ehm, lei… insomma, lei…”
“Io… ehm, io…”
“Si, tu, lei, abbiamo capito! Quello che non abbiamo capito è tu che ci fai qui!” esclamò Louis, guardandoci ancora curiosi.
Harry mi guardò come per dire “e adesso? che facciamo?”, ma io non ne avevo la più pallida idea.
Louis e Nicole continuavano a guardarci ancora più curiosi, mentre io mi mordevo il labbro inferiore cercando una soluzione, ed Harry tremava.
“Lei… lei…” boccheggiò ancora Harry, ma io lo interruppi.
“Lei… cioè io, ero passata per salutare il mio migliore amico!” dissi, dando una forte pacca sulla spalla ad Harry, che si piegò in due, per poi annuire.
“Insomma, guardatelo! Lui è il mio migliore amico! E la sua migliore amica è venuta a salutarlo!” esclamai ancora, prendendo il viso di Harry tra le mani e iniziando a stritolarlo.
Louis e Nicole continuavano a guardarci, ma in modo veramente stranito e confuso.
Come dargli torto.
“Avete fumato” disse Nicole seria, guardandoci perplessi.
Louis annuì, come per darle ragione, e io ridacchiai con una risata un po’ troppo isterica.
“Ma cosa diavolo state dicendo! Ecco, vedete? Questi sono i primi sintomi della vita di coppia! Avere entrambi gli stessi stupidi pensieri!” esclamai, lasciando il viso di Harry, che cominciò a massaggiarlo.
“Bene, io vado via. Mio padre mi attende!” dissi, sorpassando Louis e Nicole, che mi seguirono con lo sguardo.
“Hasta luego, chicos!” li salutai, e quando loro si voltarono, mimai un ‘preservativi’ con le labbra ad Harry, per non farglielo dimenticare.
Con un ultimo sorriso e dopo un cenno col capo di Harry, cominciai ad avviarmi verso la metropolitana, per raggiungere l’ufficio di mio padre.
Non potevo dire di non essere preoccupata per quello che doveva dirmi, nonostante lui mi avesse detto che non era una cosa grave.
Avevo paura, e non potevo negarlo. Adesso che i nostri rapporti erano di nuovo come quelli di due anni fa, avevo paura di perderlo e stare ancora lontana da lui.
Era forse l’unico uomo di cui potevo ritenermi innamorata, l’unico che mi aveva sempre dato protezione e amore senza mai chiedere nulla in cambio.
Perderlo mi avrebbe fatto stare male e, proprio adesso che aveva trovato finalmente la serenità, non poteva accadergli qualcosa di brutto. L’avrei impedito con tutte le mie forze, e avrei lottato con lui, se fosse stato qualcosa di davvero grave.
Era l’unico che sapeva come fossi fatta davvero. E l’unico, insieme a mia madre, a sapere la verità oscura, il peso enorme, che mi portavo dietro da due lunghissimi anni.
 
Scesi alla fermata di Lake Street, dove si trovava l’ufficio di mio padre, e cominciai a correre per la strada per evitare di arrivare in ritardo, sorpassando chiunque mi passasse davanti.
Era inutile, ormai ero già in ritardo. Mio padre avrebbe capito.
Arrivai al numero 89 che erano già le cinque e mezza, e l’appuntamento era praticamente mezz’ora prima. Trovai mio padre fuori il suo ufficio che guardava a destra e a sinistra, per vedere da quale parte arrivassi, e batteva impazientemente la suola della scarpa sul marciapiede di ghiaia.
“Papà!” urlai, mentre correvo verso di lui, sbracciandomi per farmi vedere.
Lui si voltò verso di me e sorrise, scuotendo il capo, mentre io mi facevo sempre più vicina.
“Mezz’ora di ritardo…” disse, controllando l’orologio “nuovo record May, batti il cinque!” e alzò la mano, che io colpii con la mia. Avevo ragione, avrebbe capito in un modo o nell’altro.
“Scusa…” dissi, cercando di riprendere fiato, e lui mi poggiò un braccio intorno le spalle.
“Non fa niente, sapevo che avresti fatto tardi. Ecco perché ero appena sceso!” disse, e io lo guardai perplessa, per poi scoppiare a ridere, e lui insieme a me.
Ci dirigemmo verso una gelateria non poco distante, parlottando del più e del meno.
Scegliemmo i soliti gusti, fragola e cioccolata per me, e nocciola e pistacchio per lui.
Potevamo risultare monotoni, ma io e mio padre eravamo fatti così. Quando uscivamo insieme, i gusti dei gelati dovevano essere quelli. Era come se, scegliendo altri gusti quando eravamo insieme, rompessimo una tradizione che avevamo iniziato da quand’ero bambina.
E allora era meglio non romperle, certe tradizioni. Soprattutto quando ci sono di mezzo le notizie importanti.
Ci sedemmo su una panchina del parco di fronte la gelateria, al fresco e all’ombra di un albero dai rami enormi e le foglie verdi. Continuammo a chiacchierare, come se non fosse successo nulla, come se non ci fosse nessuna importante notizia da rivelare.
Parlammo del suo lavoro in ufficio, di quello che stava facendo, della grossa opportunità che gli era capitata, e parlammo dell’Accademia.
Chiacchierammo sui vari corsi che stavo frequentando, sui compagni e sui nuovi amici che avevo trovato, sul mio futuro, sui vari professori. Ma, per quanto mio padre potesse essere aperto, non gli dissi nulla di Ryan. Era una cosa che avevo voluto tenere per me, perché non sapevo nemmeno io se questa cosa più grande di me, sarebbe davvero andata in porto o meno. E allora sarebbe stato meglio non dire nulla, per il momento.
“E allora?” dissi improvvisamente, cercando di distogliere il pensiero di Ryan dalla mia mente.
“Questa notizia importante?” continuai, buttando la coppetta del gelato ormai finito in un cestino accanto alla panchina.
Mio padre sorrise ed abbassò lo sguardo, per poi buttare anche lui la sua coppetta, pulendosi le mani con il fazzolettino.
“Beh, Maya, vedi… è una cosa a cui penso da un po’, e sono sicuro che tu ne sarai felice…” disse, sorridendo a me, questa volta, e non alla panchina.
Se era sicuro che ne fossi stata felice, allora non doveva essere una brutta notizia. Un colpo in meno per me.
“Allora? Cosa aspetti a darmi questa bella notizia?” esclamai, sorridendogli anche io.
Lui mi guardò negli occhi, mantenendo il sorriso stampato sulle sue labbra. Potei notare un leggero luccichio nei suoi occhi verde scuro, forse di felicità e commozione.
Era un luccichio di gioia.
“Maya, io ed Elizabeth ci sposiamo”.




Writer's Corner! :)
Adesso mi faccio una statua d'oro.
No ja, quando mai io sono stata così puntuale? MAI! credo...
Mi viene da piangere! *u*
Cioè, ho aggiornato dopo tipo tre giorni! *-* Mi pare...
preparatemi un po' di acqua e zucchero, sto per svenire dall'emozione! *--*
Secondo me, è stato tutto merito dell'ippodromo! (?)

Vabbè, adesso basta!
Anche perchè so di aver rotto un po' la minchia con 'sta storia dell'ippodromo!
Jaaa, ma non è colpa mia!
Come si fa a mettere le mille e una fiaba, in un ippodromo?! Cioè, è proprio da WTF? ò.ò
Secondo me, voleva far fare Biancaneve ai cavalli...
poi tipo, l'altra sera, ha messo i balli di gruppo... quindi, vi lascio immaginare!

Ccccomuunque, cccciiiao bella gente! :D
Sono stata velocissima! *-*
HAHAHAH, la verità è che finalmente so cosa deve accadere nei prossimi capitoli, perchè puntualmente lo dimenticavo xD
e quiiindi, dato che adesso mi sono scritta tutto sul quaderno (ho fatto lo schemino, ehehe u.u)
spero di pubblicare tutto il prima possibile! :D

Anyway, avete visto?! *-*
aaaaaawww, a me tremavano le mani, mentre lo scrivevo! *w*
ma quuanto sono diabetici?! troppo *u*
aspettavo questa scena da un sacco, e avevo voglia di metterla in un altro scenario, ma poi ho pensato "naaaah, meglio adesso!"

Ccccomunque, stasera vado molto di fretta perchè sta per venire la mia amica, che dobbiamo finire di vedere Amici, Amanti e... (non mi ricorda nessuno, no u.u)
AAAAAAAAAAH, ieri sera stavo vedendo amici di letto! *-*
(Dio santo, ma che culo scolpito che ha Justin Timberlake? Un dio, un dio... *-*)
Non l'ho finito di vedere, quindi non spoilerate u.u
E tipo mi sono accorta, che il tizio con il quale lei esce e ci fa sesso e poi lui scappa via (bastardo!)
si chiama PARKER! 
HAHAHAHAHHA, io ero in lacrime quando l'ho scoperto!

Vaaabbè, insomma, io credo di aver finito!
Ultime due cose!
Prima di tutto: ho finalmente pubblicato la famossisima e tanto attesa OS  *esulta*
per chi volesse leggerla, il link è questo:
Marmelade #25. 

E ppppoi, ho un dubbio, che vorrei risolvere con voi u.u 
Sapete che ho pubblicato lo spin-off sulla coppia LOLE! *-* 
(per chi non lo sapesse e volesse leggere, cliccate su You belong with me.)
adesso, dato che in questo capitolo la coppia finalmente si dichiara, mi chiedevo...
volete che nello spin-off pubblichi prima un flashback, o prima la dichiarazione?
perchè io avevo intenzione di fare prima il flashback, e poi la dichiarazione! :S
Cccomunque, fatemi sapere!
i consigli sono bene accetti! :D

Adesso, vado davvero!
Domani mattina devo alzarmi anche presto, che vado a Formia! (solo un giorno, non sto via molto, tranquille u.u)

Ringrazio infinitamente Mel, che mi ha fatto questo meraviglioso banner, oltre a quello della OS! *-*

Siiete belle, patate! :3

per chi volesse seguirmi su twittah, sono @Marypuuff  :)

Appoggiate le vostre labbra allo schermo...

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Adesso potete dire che loro vi hanno baciate! :D

Basta, mi dileguo. 

 

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Capitolo 17
*** You're going out with me ***


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Soon she’s down the stairs
Her morning elegance she wears
The sound of water makes her dream
Awoken by a cloud of steam
She pours a daydream in a cup
A spoon of sugar sweetens up
{Her Morning Elegance - Oren Lavie}



 

HARRY POV.
Ero sicuro che fosse mattino presto. Non riuscivo ad aprire gli occhi, anche se qualche leggero raggio di sole ancora fresco, li colpiva, cercando di farli svegliare.
Ma la mattina presto, io non riuscivo mai ad aprire gli occhi, nemmeno se fosse stato il sole a chiedermelo.
Sentii dei leggeri colpetti sulla mia spalla nuda e non coperta dal caldo piumone, come il resto del corpo, che si godeva beato quel calore.
Mugugnai un qualcosa di incomprensibile anche alle mie orecchie e mi girai verso il lato opposto del letto, imbronciando le labbra e incrociando le braccia al mio petto, come per ricevere ancora più calore e difendermi da qualunque cosa stesse cercando di svegliarmi e interrompere il mio meraviglioso sonno.
La mano di qualcuno colpì ancora la mia spalla, ma questa volta con colpetti più decisi e accompagnati da una voce dolce, ma ancora assonnata.
“Harry… svegliati…” disse la voce, continuando a colpire la mia spalla.
Mugugnai un no, con le labbra ancora serrate e mi rinchiusi meglio tra le braccia, mentre la persona accanto a me sorrise, prendendo ad accarezzarmi i capelli con un tocco dolce e delicato, che avrebbe potuto farmi riaddormentare in un istante.
“Sai che sembri un bambino, quando dormi?” disse ancora la voce, e potei notare un velo di dolcezza nel suo tono, quasi come il suo tocco.
Sorrisi, lasciando che la mano della persona continuasse a toccarmi i capelli. Ormai, avevo capito chi fosse.
“Lo so. Me lo dici sempre, Caroline” mugugnai, sorridendo ancora.
La mano di Caroline si fermò improvvisamente, per poi darmi una botta forte sulla spalla e tirandomi i capelli. Sussultai preso alla sprovvista e mi misi immediatamente seduto tra le lenzuola, spalancando gli occhi, adesso confusi.
“Ma sei impazzit…?!”
“Ti pare che abbia le rughe io?! Ti pare che io assomigli a tua nonna?! Ti pare che io sia Caroline?! No, perché a me non sembra affatto!”
Solo una persona poteva cambiare tono di voce e gesti in un secondo, passando dal dolce diabetico, alla vera e propria incazzatura. Maya.
“Io… scusa! Non l’ho fatto apposta, è il sonno che mi porta a dire certe cos…”
“No, non m’interessano le tue scuse!” esclamò, dandomi uno schiaffo dietro la nuca.
“Ti rendi conto che hai appena confuso il sesso che non faicon Caroline, al sesso che fai con me?” continuò ancora, sottolineando per bene le ultime parole.
Alzai le spalle, per poi aprire le braccia come per giustificarmi.
“Giuro, non l’ho fatto apposta. E poi, non ho confuso proprio niente!” ribattei, incrociando nuovamente le braccia al petto.
Maya mi guardò scettica, aggrottando le sopracciglia.
“Harry, mi hai appena chiamata Caroline. Non so se mi spiego…” disse, fin troppo seria.
Mi grattai la nuca e le sorrisi, alzando nuovamente le spalle.
“Il sonno mi causa tutto questo! A proposito di questo… perché hai disturbato il mio sonno e mi hai svegliato?!” esclamai, e lei sorrise beffarda.
“Perché devo andare via!” rispose, alzando le braccia al cielo come una bambina.
“Mi spieghi perché devi andare via alle… sei del mattino?!” esclamai ancora, ma stavolta molto più sconvolto dopo aver controllato l’orario sull’orologio.
May fece un sorrisino, e alzò le spalle, proprio come avevo fatto io.
“Beh… Nicole non può non trovarmi nel letto, non credi? Va bene che sta dormendo beatamente nel letto accoccolata al petto di Louis a quest’ora, ma alle sette e mezza si alzerà, e io devo tornare a casa almeno per scombinare il letto!” rispose, incrociando le braccia al petto.
“E perché hai svegliato me, allora?” domandai ancora, con sguardo severo.
Lei abbassò lo sguardo e sorrise, mentre le sue gote prendevano dolcemente un colorito più rosaceo del solito.
“Volevo fare colazione con te…” sussurrò, per poi alzare di scatto lo sguardo, puntandomi i suoi occhi nei miei, con fare serio. “Ma non montarti la testa! E’ solo perché ho fame, tanta, troppa fame, e finirei di mangiare tutti i pancake che abbiamo fatto ieri sera! E poi perché io odio mangiare da sola, soprattutto a colazione! Insomma, ti rendi conto della gravità della cosa? C’è l’ottanta per cento del rischio che, chi mangia da solo, sia più favorevole alla depressione! E io non voglio essere depressa e marcire per tutta la vita con tutti i gatti che mi riempiranno dei loro peli!”
“I gatti sono belli…” sussurrai, per poi ricevere un altro sonoro e doloroso schiaffo dietro la nuca.
“Ahi! Ma che ho detto di male?” esclamai, massaggiandomi il punto in cui ero stato colpito.
Maya incrociò le braccia al petto e mi guardò con occhi severi, assumendo un’espressione incazzata.
“Io ti faccio tutto un discorso contorto sulla depressione, e tu mi rispondi che i gatti sono belli?! Sei veramente un’idiota!” rispose, alzando il tono di voce e dandomi un altro schiaffo.
Si alzò velocemente dal letto, scombinando ancor di più le lenzuola, stiracchiandosi leggermente e alzandosi sulle punte, per poi voltarsi nuovamente verso di me, coprendosi le braccia scoperte.
“Harry, devi prestarmi un maglioncino” disse, corrucciando le labbra.
La guardai un po’, fissando il suo viso dall’espressione tenera e assonnata, che mi fece sorridere.
“Perché?” domandai.
Maya posò le mani sui fianchi e sbuffò infastidita, roteando gli occhi al cielo.
“Domanda: perché s’indossano i maglioni? Risposta: perché fa freddo!” esclamò, aprendo le braccia e assumendo un’espressione come se volesse dire ‘è una cosa ovvia’.
Passai una mano tra i ricci, scombinandoli e ravvivandoli ancor di più.
“E’ normale che faccia freddo, sono le sei di mattina. Poi passa” risposi, scuotendo freneticamente il capo.
Maya sbuffò ancora una volta, e si sedette nuovamente sul letto.
“Si, ma io ti ricordo che sono venuta qui solo con una maglietta a mezze maniche, per di più leggera. E siamo alla fine di Settembre… e abitiamo a Londra!” disse, dandomi un altro schiaffetto e sorridendo.
“E perché devo sacrificare un mio maglione?” risposi, incrociando le braccia.
“Perché si e basta!” disse, alzandosi dal letto e tendendomi la mano.
“Adesso, dato che non voglio deprimermi, andiamo a fare colazione?”.
 
Chiusi la porta, dopo che Maya mi ebbe lasciato un bacio sulla guancia che sapeva di sciroppo d’acero.
“Grazie per il maglione… ci sentiamo più tardi” aveva detto, prima di uscire.
Le avevo sorriso, augurandole buona giornata all’Accademia, e poi avevo chiuso la porta dietro le mie spalle.
Passai ancora una volta la mano tra i capelli, per poi stropicciarmi il viso freneticamente mentre tornavo nella mia stanza e mi rimettevo nel letto, sotto il caldo piumone.
Mi rigirai più volte nel materasso, con la speranza di prendere finalmente quel sonno che mi era stato vietato, ma nulla.
Continuavo a pensare a lei.
La immaginavo mentre mi prendeva la mano e mi tirava con se in cucina, ridendo e trascinandomi per tutto il salotto, per poi arrivare ai fornelli e litigare con qualche pentola, mentre io stavo seduto al tavolo e la guardavo trafficare con i pancake che stava riscaldando.
La immaginavo mentre afferrava veloce la bottiglia dello sciroppo d’acero, per poi metterlo in quantità industriale su quei poveri e dorati pancake e leccarsi le dita appiccicose e gustose di sciroppo, ridendo sonoramente già di prima mattina.
La vedevo ancora di fronte a me, mentre si sfilava i pantaloni grigi della mia tuta e la sua maglietta a mezze maniche, per poi infilarsi il mio enorme maglione bianco, che le ricadeva su una spalla, lasciandogliela scoperta e lasciando intravedere la spallina del suo reggiseno, coprendosi il collo con un’enorme sciarpa, infilando frettolosamente il jeans e le converse nere di tela.
Sentivo ancora il suo profumo della sua pelle mattutina, il suo tocco delicato sui miei capelli e le mie dita sulla morbidezza del suo viso.
Potevo ancora immaginarla davanti ai miei occhi mentre facevamo colazione, che parlottava del più e del meno, dello strano sogno che aveva fatto e che non ricordava perfettamente, ma sapeva spiegarlo, mentre versava nella tazza del caffè un cucchiaino di zucchero che la teneva buona e in più, le sue mille fantasticherie.
La immaginai ancora indossare la sua eleganza mattutina e scendere frettolosamente le scale, riparandosi dal freddo del mattino presto incrociando le braccia al petto e chiudersi nel mio caldo maglione. Magari passerà davanti una fontanella d’acqua fresca e solo quel dolce suono, la farà sognare. Perché Maya è fatta così, sogna per ogni minima cosa, anche la più stupida.
Adesso sarà sulla metropolitana cercando di raggiungere l’Accademia, pensai ancora, e la immaginai con le cuffie nelle orecchie così che nessuno potesse disturbarla mentre sognava ancora, persa nelle sue innumerevoli fantasticherie.
Sentii qualcosa battere piano ma insistentemente sulla mia finestra, provocando un rumore sottile. Chissà, magari adesso Maya sarà in metropolitana, ascoltando la musica e ammirando la pioggia che batte sul finestrino di fronte i suoi occhi.
La immaginai scendere dalla metro e coprirsi il capo con le braccia per non bagnarsi, correndo per la strada affollata anche alle sette e mezzo del mattino per non arrivare in ritardo a lezione.
Ma avrebbe potuto scontrarsi con qualcuno, per strada. Avrebbe potuto incontrare qualcuno che l’avrebbe aiutata e l’avrebbe accompagnata sotto l’ombrello fino all’Accademia, per non farla bagnare ulteriormente.
E magari, parlando durante quel tragitto, avrebbero potuto trovare molte cose in comune e avrebbero deciso di uscire.
E allora avrebbe finalmente incontrato quello sconosciuto che lei avrebbe potuto amare, e lui avrebbe potuto amare lei. E forse, non l’avrebbe detto a nessuno.
Mi misi su un fianco, cercando di dimenticare tutto quello che avevo pensato fino a quel momento.
No, era praticamente impossibile. Non sarebbe mai potuto succedere.
Chiusi gli occhi e, nel mentre che me lo ripetevo, mi addormentai come un bambino.
 
 
MAYA POV.
Non avevo minimamente calcolato che potesse venire a piovere. Ma Londra è una città imprevedibile, che ti riserva un mucchio di sorprese.
E, infatti, la pioggia quella mattina si era rivelata davvero una sorpresa!
Scesi dalla metropolitana affollata anche alle sette e mezzo del mattino, coprendomi il capo con le braccia per non bagnarmi, ma tanto sarebbe stato tutto inutile.
Uscii dalla metropolitana e mi avviai tra le strade bagnate e affollate da tutta la gente che andava al lavoro, a fare colazione, a fare footing anche sotto la pioggia. Non c’era nessuno che non stesse facendo niente, quella mattina.
Erano tutti troppo occupati per accorgersi che ero l’unica idiota sotto la pioggia senza l’ombrello!
Scossi il capo, rassegnandomi della mia idiozia, e corsi ancor di più tra la gente, ma tanto ormai ero già bagnata fradicia.
In quel momento, invidiavo Harry, che sicuramente si era rimesso nel letto a dormire, sotto il caldo del suo piumone, mentre io ero sotto la pioggia.
Lo immaginai dormire, con le labbra corrucciate e la mano dinnanzi alla bocca, gli occhi chiusi e con le spalle che si muovevano seguendo il ritmo del suo respiro dolce e delicato.
Sorrisi involontariamente, portandomi una mano sulla guancia e tenendo l’altra sul capo.
Era veramente un bambino.
Scossi il capo, cercando di ridestarmi dal pensiero di Harry. Perché lo stavo pensando?
Lui era solo il mio scopamico, nient’altro. Il mio migliore amico, certo, ma soprattutto il mio scopamico. Non c’erano legami fin troppo affettivi tra di noi, solo sesso.
Sano, puro e solamente sesso!
Non dovevo pensare a lui. Dovevo pensarlo solo quando avevo voglia di fare sesso, e lui doveva fare lo stesso con me.
“Ehi, pulcino bagnato! Hai bisogno di riparo?” esclamò improvvisamente una voce, avvicinandosi a me.
Sussultai per lo spavento, per poi voltarmi ed incontrare immediatamente due occhi azzurri come il mare, vispi ed allegri.
“Ma sei coglione, Parker?! Mi stavi facendo morire dalla paura!” urlai, portandomi una mano sul cuore, che aveva iniziato a battere forte, e lui rise.
“Cercavo solo di darti una mano!” rispose, ridendo ancora.
“E invece mi stavi dando una mano a morire d’infarto!” esclamai, sbuffando e roteando gli occhi al cielo.
Ryan rise ancor di più, poi si avvicinò di più a me, coprendomi il capo con l’ombrello che portava tra le mani.
“Comunque, buongiorno May. Dormito bene?” domandò, facendomi un sorriso.
Aggiustai il ciuffo bagnato, portandolo dietro i capelli, ed annuii col capo.
“Si, anche se la giornata non è iniziata nel migliore dei modi…” risposi, e Ryan capii che mi stavo riferendo a lui, poiché sorrise. “e tu?”
Ryan annuì, guardandomi negli occhi, creando un contrasto con i miei castani.
“Solo che, ad un certo punto, non sono più riuscito a dormire…” disse, poggiando una mano dietro la mia spalla, come per volermi attirare di più a se.
Deglutii rumorosamente, quando mi trovai troppo vicina al suo viso. Era un mio professore…
“E… c-come mai?” chiesi, balbettando come un’idiota, cercando di abbassare lo sguardo.
Sentii Ryan sorridere, per poi poggiare le sue dita fresche sotto il mio mento, e farmi perdere nuovamente nei suoi occhi.
“Perché ti ho sognata…” sussurrò, troppo vicino alle mie labbra.
Storsi il naso, dandogli un buffetto sulla guancia, anche per allontanarlo da me.
“Stai dicendo in un modo che a te sembra cortese, che hai fatto un incubo e non sei più riuscito a prendere sonno?!” dissi, per poi farlo ridere come un pazzo.
“No, non avevo intenzione di dire questo. E’ solo che, dopo averti sognata, non riuscivo più a prendere sonno, perché temevo di non sognarti più… così, ho deciso che immaginarti ad occhi aperti sarebbe stato molto più bello, come se in quel momento tu fossi lì con me…” sussurrò, guardandomi negli occhi.
Stare vicino a lui, mi provocava le palpitazioni talmente forti, che il mio cuore avrebbe potuto scappare dal petto da un momento all’altro.
Abbassai lo sguardo, e sentii la sua mano nuovamente sul mio fianco.
Arrivammo all’Università, introducendo un altro discorso per evitare di far scattare qualcosa di cui avrei potuto pentirmene amaramente. Era un mio professore, nove anni più grande di me.
Cosa potevo mai aspettarmi?
“Beh, allora grazie per avermi scortata, Parker. Ci si vede” lo salutai velocemente, cercando di andare via e allontanarmi dai suoi occhi il prima possibile.
“Aspetta!” esclamò lui, prendendomi il polso con una mano, prima che potessi andare via.
Mi morsi il labbro inferiore e mi voltai verso di lui, con uno sguardo preoccupato.
Sapevo che sarebbe andata a finire in quel modo.
“Esci con me, stasera” disse, come se non fosse una domanda, ma quasi un ordine detto gentilmente, con un sorriso stampato sulle labbra.
Iniziarono a tremarmi le mani, e lui se ne accorse, dato che aveva ancora il mio polso tra la sua mano.
“Ryan… io…” balbettai sussurrando, e lui sorrise.
“Mi ha chiamato Ryan. Facciamo progressi!” disse, facendomi sorridere.
Portai il ciuffo ancora bagnato dietro l’orecchio, abbassando lo sguardo, evitando i suoi occhi.
“Ryan… noi non possiamo uscire insieme…” dissi, con lo sguardo rivolto verso le mie converse.
Lo immaginai guardarmi con gli occhi confusi, ma invece sentii la sua mano posarsi delicatamente sulla mia guancia.
“Perché siamo alunna e professore… lo so” disse, facendomi alzare lo sguardo da terra.
“Non solo per questo. Anche perché…”
“Anche perché abbiamo nove anni di differenza. So anche questo…” m’interruppe, continuando perfettamente la mia frase, mettendo le parole al posto giusto.
Sospirai, annuendo il capo e mordendomi nervosamente il labbro inferiore.
“Se lo sai, perché me lo chiedi, allora?” domandai, con un filo di voce.
Ryan sorrise, poggiando nuovamente la sua mano sulla mia guancia, trasmettendomi tutto il calore possibile.
“Perché a me non interessa se tu sei una mia alunna, se abbiamo nove anni di differenza o se abbiamo un gruppo sanguigno completamente diverso. Tu mi piaci”.
Quelle parole uscirono così velocemente dalle sue labbra, così maledettamente veritiere, che non potei fare a meno di sospirare ancora una volta e preoccuparmi ancor di più per i miei sentimenti confusi.
“Ryan… io…” balbettai, e sentii le sue dita poggiarsi sulle mie labbra.
“Esci con me stasera, Maya” disse ancora, con molta più sicurezza.
Scossi il capo, sospirando rassegnata e mordendomi ancor di più il labbro inferiore.
La campanella che segnava l’inizio delle lezioni suonò, e io alzai lo sguardo da terra, per poi posarlo nuovamente su quello di Ryan e sorridergli.
“E a te chi te lo dice che non abbiamo lo stesso gruppo sanguigno?”.
 
Tornai a casa che finalmente aveva smesso di piovere, dopo aver preso la metropolitana stranamente non affollata e con un sole che spaccava le pietre.
Ero sicura di trovare Nicole in casa, quel pomeriggio, dato che sarebbe tornata presto dall’Università, per raccontarle tutto quello che mi era accaduto quella mattina.
Ovviamente, omettendo il discorso ‘sesso con Harry’.
“Nicole?” esclamai, entrando in casa, chiudendo la porta dietro le mie spalle.
La sentii fare rumore in camera sua, come se stesse trafficando con qualcosa, per poi arrivare in salotto mentre si aggiustava la maglietta.
“M-May! Che ci fai tu qui?” domandò balbettando, e potei notare un velo di imbarazzo nel suo tono di voce.
“Ci abito, forse?!” risposi sarcastica, alzando le spalle.
“Intendo… che ci fai tu qui, a quest’ora?!” domandò ancora, aggiustandosi i capelli ancor più scombinati.
La guardai dalla testa ai piedi, rimanendo in silenzio.
I capelli più scombinati del solito, il viso senza un velo di trucco, la maglia scombinata, i pantaloni della tuta messi al contrario, i piedi nudi sul pavimento, il tono di voce imbarazzato e le mille domande tutte rivolte alla mia entrata in casa a quell’ora.
“Nicole…” la chiamai, incrociando le braccia al petto e guardandola scettica.
“Eh?” rispose lei, con un tono di voce acuto.
“C’è per caso qualcuno, di là… nella tua camera da letto?” domandai, enfatizzando le ultime parole.
Nicole fece una risata nervosa, contraendo le mascelle e serrando i pugni.
“No! Ma cosa diavolo vai a pensare, May?! Chi potrebbe mai esserci di là, nella mia camera da letto, oltre me?” disse, ancora ridendo nervosa.
“C’è Louis di là, vero?” domandai, ancora più seria.
“Si” rispose, smettendo immediatamente di ridere.
“Perché non me l’hai detto subito?” domandai, dopo aver sospirato.
“Beh, insomma, perché… insomma, perché…”
“Perché dobbiamo recuperare tutto il tempo che abbiamo perso in questi ultimi due anni!” urlò la voce di Louis dalla stanza di Nicole, interrompendo il tentennamento di quest’ultima.
Ridacchiai, mentre Nicole scuoteva il capo rassegnata.
“Ciao Louis!” lo salutai, alzando il tono di voce.
“Ciao May! Perché disturbi sempre sul più bello?!” urlò in risposta, facendomi ridere ancor di più e facendo esasperare Nicole.
“Louis, appena torno giuro che ti do un cazzotto in bocca!” urlò lei, scuotendo il capo.
“Grazie mille, Nicole! Sei sempre dolcissima!” rispose lui, mentre io ancora ridevo.
Sentii Nicole sospirare, per poi darmi uno schiaffo sul braccio.
“Cosa ridi a fare, tu? Piuttosto, cosa c’è di tanto urgente da venirmi a disturbare mentre io e il mio ragazzo stavamo facendo sesso?!” esclamò, mentre io mi massaggiavo il punto in cui mi aveva colpita.
“Esco con Ryan, stasera” risposi tutto d’un fiato.
“Bene, esci con Ryan staser… COSACOSACOSA?!” esclamò, dopo essersi resa conto di quello che le avevo appena detto.
Annuii col capo, mentre mi mordevo il labbro inferiore e sorridevo. Sapevo che avrebbe reagito in quel modo.
“May, ti rendi conto incontro al rischio in cui stai andando? E’ il tuo professore e ha…”
“Nove anni in più a me. Lo so, Nicole” continuai al suo posto.
Lei annuì, ed incrociò le braccia al petto, guardandomi seria.
“Ti piace?” domandò, dopo vari minuti di silenzio.
Alzai le spalle, per poi scaraventarmi a peso morto sul divano.
“Io… non lo so! Insomma, è un tipo affascinante, ironico, intelligente, dolcissimo e…”
“Ed è un figo da paura” aggiunse Nicole, e io la guardai scettica.
“Ho detto che è affascinante, Nicole, non un figo da paura!” dissi, per poi ributtare la testa all’indietro.
“Beh, questo l’ho detto io. Comunque, continua!”
Sospirai, chiudendo gli occhi per poi riprendere a parlare, anche se proprio non sapevo cosa dire.
“Non so se mi piace. Mi piace passare del tempo con lui, mi piace la personalità che ha e il modo in cui mi fa ridere. Però… non lo so! E’ pur sempre il mio professore, ed ha molta più esperienza di me in tutti i campi! Ha quasi un decennio in più a me! Dio, che situazione di merda!” esclamai, battendomi una mano sulla fronte.
“Dici che non sai se ti piace, ma intanto dici che ti piace. Sai di essere contorta, vero?” constatò Nicole, portandosi una mano sul mento.
“Molto” mi limitai a risponderle, annuendo.
“Beh, allora che aspetti?!” esclamò lei all’improvviso, dopo vari secondi di silenzio, facendomi aprire gli occhi e assumere un’espressione confusa.
“Escici, no?! Vedi se ti piace, e poi ne trai le conseguenze. Infondo, anche Harry sta con Caroline, no? E hanno quindici anni di differenza, non so se mi spiego…” concluse.
Rimanemmo un altro po’ in silenzio, interrotte solo dal ticchettio dell’orologio.
“Hai ragione!” esclamai, alzandomi dal divano.
“Ci esco, tanto cosa ho da perdere?! Harry e Caroline hanno quindici anni di differenza, io e Ryan solo nove! E poi, Ryan è un tipo apposto, mentre Caroline… beh, insomma, mi hai convinta! Ci esco!”
Nicole sorrise e mi si avvicinò, dandomi il cinque.
“Così si fa, sorella!” esclamò, per poi abbracciarmi.
“Solo una cosa…” sussurrai al suo orecchio, e lei mi guardò incuriosita.
“Non dirlo a Louis, o lo dirà a tutti, e io non voglio che si venga a sapere prima che io sappia se posso mettermi insieme a lui o no. Sai come sono fatti, inizierebbero a fare mille domande, e io devo essere prima sicura di tutto per capire se davvero sto facendo la cosa giusta!”
Nicole mi fece l’occhiolino, per poi battere di nuovo il cinque e annuire col capo.
“Tranquilla, non glielo dirò” disse, e io sorrisi, per poi avviarmi in camera mia.
“May?” mi chiamò all’improvviso, e io mi voltai verso di lei, chiedendole con gli occhi cosa volesse.
“Perché hai il maglione di Harry addosso?”
Rimasi spiazzata per la sua domanda, senza sapere cosa rispondere. Non potevo mica dirle ‘sai Nicole, stanotte ho scopato con Harry e mi ha dato il suo maglione, questa mattina. Si, è stato divertente, grazie per avermelo chiesto!’.
Non avrei potuto, avrei mandato tutto a farsi fottere.
Però, Dio aveva voluto mandarmi un aiuto, aiuto che per me veniva considerata salvezza.
E, quella salvezza, portava il nome di Louis Tomlinson.
“Nicole, io avrei un certa fame! Quand’è che mangiamo?”.
 
Quello era forse l’appuntamento più strano al quale fossi mai stata.
“Devi colpire il centro, lo vedi quel punto rosso?”
“Cero che lo vedo, Parker, non sono cieca!”
Ryan rise dopo la mia reazione, per poi mettermi le mani sulle spalle, mentre io tenevo tra le mani il grosso fucile che sparava freccette.
“Allora… vai! Spara adesso!” disse, tenendomi una mano sulla spalla e una sulla vita.
Strizzai gli occhi, come per centrare meglio il punto rosso, e sparai proprio come aveva detto lui.
Ma, ovviamente, colpii soltanto il giostraio lì vicino.
Posai immediatamente il fucile sul bancone, portandomi le mani alla bocca.
“Oddio! Miscusimiscusimiscusi!” esclamai tutto d’un fiato, mentre Ryan rideva come un pazzo.
Il giostraio si aggiustò il grosso cappello da cowboy che teneva sulla testa, massaggiandosi con una mano il braccio dove era stato colpito.
“Non si preoccupi, signorina” disse, sorridendomi cordiale.
Mi voltai verso Ryan, che ancora non riusciva a riprendersi dalla scena a cui aveva assistito.
“Smettila Parker, o ti do un calcio in culo!” esclamai, avvicinandomi a lui.
Lui continuò a ridere, e potei notare delle lacrime che gli erano scivolate via dagli occhi.
“Io… per carità! Non vorrei fare la stessa fine del giostraio!” esclamò, per poi ridere ancor di più.
Gli diedi uno schiaffo sul braccio, e poi cominciai a ridere anche io. In effetti, la scena era stata davvero comica!
“Gelato?” domandò sorridendomi, dopo essersi ripreso.
Annuii col capo, mentre mi asciugavo una lacrima dal viso, e lui mi cinse le spalle con un braccio.
Mi piaceva stare con lui, e quella serata al Luna Park non era stata proprio niente male.
“Wow, queste macchinette esistono ancora? Credevo le avessero tolte, dato che nessuno riesce mai a prendere un pupazzo!” dissi, quando ci avvicinammo a quelle stupide macchinette piene di pupazzi e giocattoli bellissimi, che puntualmente non prende mai nessuno.
Ryan tolse il braccio dalle mie spalle e si avvicinò alla macchinetta, mentre io lo guardavo incredula.
“Che stai cercando di fare, Parker?” domandai, avvicinandomi a lui.
“Cerco di prenderti un pupazzo, ovvio” rispose lui, guardandomi negli occhi, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“Non ci riuscirai mai…” dissi, scuotendo il capo e ridacchiando.
“Tu dimmi quale vuoi, invece di continuare a dire idiozie!” rispose, ancor più sorridente.
Mi avvicinai al vetro, poggiandoci sopra il naso proprio come una bambina, e scrutando i vari pupazzi tutti colorati.
“Mmmh… quello lì!” esclamai, indicando un pinguino dal faccino dolce con un cuore in mano.
Lui mi guardò negli occhi, con l’espressione concentrata e di uno che vuole mettercela tutta.
Posò le sue mani sulle manovelle della macchinetta, dopo aver messo un gettone per farla partire, e iniziò a farsi spazio fra tutti quei pupazzi.
Prese il piccolo pinguino che gli avevo chiesto, ma quello gli cadde dalla grossa pinza, così ci riprovò nuovamente, facendola scendere ancora e prendendo il pupazzo da quelle pinze di metallo.
La presa era sicura e, quando il pupazzo cadde dentro quel grande tubo – segno che ormai era mio-, abbracciai Ryan.
“Nessuno ci era mai riuscito, sei un mito Parker!” dissi, ancora tra le sue braccia.
Lui mi tenne stretta a se, dandomi un bacio sulla guancia, per poi porgermi il pupazzo.
“Ecco a te…” sussurrò, avvicinandosi piano al mio viso.
Potevo sentire il suo respiro colpire le mie labbra, e il suo profumo invadermi le narici e mischiarsi al mio.
Sentii la sua mano toccarmi la spalla, per poi cingermi la vita con un braccio ed attirarmi ancor di più a se. I suoi occhi mi stavano perforando l’anima, e sentii il cuore battere.
“Ryan, io…” sussurrai, ma lui poggiò la sua fronte sulla mia, e sorrise.
“Mi hai chiamato ancora una volta Ryan…” sussurrò in risposta, facendo sorridere anche me.
“Si ma… sei sempre il mio professore… e io non posso baciare il mio professore…” dissi, abbassando lo sguardo.
“E tu sei sempre una mia alunna… e io in teoria non potrei baciare una mia alunna, ma come vedi voglio farlo, e non m’interessa di nulla…” sussurrò, facendomi alzare lo sguardo.
Mi persi ancora una volta nei suoi occhi del colore del mare, e sospirai.
“Io…” tentai di dire, ma lui scosse il capo.
“Non dire nulla, ti prego…”
Ma mi fu impedito, perché le sue labbra stavano sfiorando già le mie, che non opposero nessun tipo di resistenza.
Chiusi gli occhi, per godermi meglio il momento e non pensare a nulla, ma l’immagine di due occhi verdi si fece spazio tra i miei confusi e contorti pensieri.



 

Writer's Corner! :)
No ma io davvero mi sto sentendo male...
SONO PASSATI SOLO DUE GIORNI E IO GIA' PUBBLICO! *-*
Ma io non lo so...
sarà perchè mi sono scritta cosa deve accadere nei prossimi capitoli, ma io veramente non ci credo!
Ringrazio sempre il mio carissimo ippodromo, che mi fa compagnia quando scrivo!
Anche se stasera non ha messo la musica, questo stronzetto...
mi ha deluso, se domani non la mette m'incazzo!
Anche vero che io oggi sono tornata a casa alle sette perchè sono andata a correre!
Non ne parliamo... la mia insegnante di canto mi ha fatto fare 8 km a piedi! ç__ç
però, stranamente non mi sono stancata! :D
mi sentivo un po' le gambe pesanti quando sono tornata, però boh...! 
vabbè, basta u.u

E quindi, in questo capitolo... beh insomma, in questo capitolo...
Si, mi volete ammazzare. 
Si, lo so.
Ppppperò, daaai *-* come si fa ad odiarlo? a me non riesce proprio, cioè ma ci rendiamo conto? odiare un  figo come Ryan?! 
MA MANCO MORTA!
E poi è dolciuossiiiissimo *-*
Si ma di dolciuosità non ne avevo abbastanza in questo capitolo, perchè anche Harry non scherza! :D
Era da un sacco che volevo descrivere quella parte, da quando ho ascoltato Her Morning Elegace, che vi consiglio di ascoltare perchè è meravigliosa!
E se già la conoscete, meglio per voi! :D
E secondo me, era adattissima alla situazione! 
PPPoi... vabbè Louis e Nicole, lasciamoli stare, poverini! Finalmente possono anche loro, senza nessuno che li disturbi (relativamente, ovvio u.u Maya deve sempre interrompere qualcosa, insomma... oh u.u)
HAHAHAH, povero Louis, mettendomi nei suoi panni non credo sia una bella situazione! 
LOLE REGNA!

Anyway, vi annuncio che il prossimo capitolo sarà veramente pieno di sorprese e di azioni! :D
Ho tutto scritto sulla mia scaletta, HAHAHAH!
E cercherò di aggiornare entro domani lo spin-off, You belong with me, dedicato ai miei LOLE *-*
Mmmmh, credo di non aver nient'altro da dire, stranamente 'o' 
Se volete, potete leggere la famosa OS, che ho pubblicato due giorni fa! :)
Marmelade #25. 

E ppppoiii...
no vabbè, davvero non ho niente da dire HAHAHAH
mi sembra stranissimo!
Tipo potrei continuare a parlare/scrivere, divagando su qualsiasi cosa che mi passi per l'anticamera del cervello, però no!
Non voglio annoiarvi con i miei sproloqui senza senso! :D
HAHAHAHAHAHAHA, UNA COSA!
Andatevi assolutamente a vedere questo video:
One Direction - Allora mi PenZi (ft. Selena Gomez)
HAHAHAHAHAHAHAHAHA, no ma io ero a terra dalle risate! :'D

CCCCComunque, vabbè non ho niente da dire quindi okay vado via.
Ringrazio ancora Mel per il meraviglioso banner asdfg *u*

Per chi volesse seguirmi su twittah, sono @Marypuuff :)

CCCCCCCCCCiao Bellezze! :D


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aaaaaww, coglioni! *-*
HAHAHAHAH!



 

 

 

 

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Capitolo 18
*** Hidden truths and revelations ***


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AVVISO!
Questo capitolo è abbastanza rating rosso!
Capirete il perché, io non spoilero nulla u.u
Però è leggibile!
Volevo solo avvertire, dato che non posso cambiare il rating solo per un capitolo!
Buona lettura! :)
Ci vediamo giù! :D

                                                                                                                                                                                      *



HARRY POV.
“Passami la pentola con le uova strapazzate, Liam!”
“Niall! Basta mangiare, stai diventando un porco!”
“Per il cibo, questo ed altro!”
Liam scosse il capo, passando la pentola al biondo, che la guardò quasi con fare malizioso, per poi prenderla tra le mani, afferrare la forchetta e cominciare ad ingurgitare velocemente.
“Mi farai davvero venire il voltastomaco, Niall” gli disse Zayn, guardandolo schifato.
Il biondo alzò lo sguardo dal suo cibo, e gli fece una linguaccia dopo aver ingoiato.
Zayn strinse gli occhi, per poi voltarsi verso il bancone per non guardarlo.
Casa mia sembrava davvero un bordello, quella mattina. Veniva sempre presa di mira quando qualcuno voleva fare colazione, voleva pranzare, fare spuntini, cenare.
E, quel qualcuno, era quasi sempre Niall, accompagnato dal resto dei ragazzi.
“Harry, ne vbuoi un bpo’?” chiese il biondo, mostrando la pentola, ormai quasi vuota.
Scossi il capo, soffermandomi sulla bocca completamente sporca di Niall.
“No, grazie” risposi, e lui sorrise felice.
“Ottimo, più cibo per me!” esclamò, per poi ributtarsi a con la testa nella pentola, sotto lo sguardo schifato di tutti noi.
“Ehi, ma i piccioncini dove sono andati a finire?” domandò Zayn, riferendosi ovviamente a Louis e Nicole.
“Sono andati a fare la spesa…” rispose Liam, dopo che io ebbi alzato le spalle per fargli capire che non lo sapevo “Louis dice che Niall ha divorato l’intera dispensa. Me l’ha detto prima che ti svegliassi, Haz” disse, rivolgendosi a me, notando la mia perplessità per tutte le informazioni che ci stava dando.
Vivevo con Louis e non sapevo nemmeno dove andasse!
D’un tratto, sentimmo la serratura della porta scattare, per poi venire aperta e la casa venne accolta da due voci, che non avrebbero mai smesso di discutere.
“Potevamo prendere i biscotti al cioccolato!” esclamò la voce di Louis, con un tono capriccioso.
“Non rompere! Ne hai quattro pacchi, perché avremmo dovuto prenderne uno in più?!” rispose la voce di Nicole, notevolmente irritata.
“Perché c’è Niall in casa! E si sa che quando c’è Niall, i pacchi di biscotti, anche se fossero dieci, sono sempre troppo pochi!”
Sentii Nicole sbuffare e trascinarsi in cucina, seguita da Louis che continuava a brontolare su quanto fossero di vitale importanza i biscotti.
“Ben alzato, Harry!” esclamò Louis, abbandonando il discorso sui biscotti non appena mi vide.
Mi limitai a salutarlo con un cesso del capo, troppo assonnato per poter parlare.
Louis si sedette accanto a me, e mi diede una pacca forte sulla spalla, che mi fece piegare in due.
“Sei ridotto uno straccio! Notte folle con la nonn… ehm, Caroline?” chiese, facendo ridacchiare tutti gli altri.
Gli rivolsi un’occhiataccia che avrebbe potuto fulminarlo, e avrei potuto pestarlo a sangue, se solo ne avessi avuto la forza.
“Smettila di torturarlo, Lou, e vieni ad aiutare me!” esclamò Nicole, che intanto stava mettendo a posto la spesa, ma vidi ridacchiare anche lei sotto i baffi.
“Agli ordini, capo!” disse l’idiota, alzandosi dallo sgabello e avvicinandosi alla sua ragazza, prendendo qualcosa dalle buste della spesa e mettendole al proprio posto.
Nicole si voltò verso di me, scandalizzandosi alla sola vista dei miei occhi contornati da due tremende e profonde occhiaie.
“Ma che cazzo ti ha fatto fare quella, ieri sera, per ridurti in questo stato?!” disse, poggiando i barattoli di sottaceti sul tavolo.
“Siamo solo usciti, e abbiamo fatto un po’ tardi, tutto qua” risposi, scrollando le spalle.
Gli occhi di Nicole si chiusero in due piccole e strette fessure, che avrebbero potuto far paura a chiunque.
“Un po’ tardi?! Harry, anche Maya ieri sera è tornata tardi,ma di certo non ha le occhiaie che hai tu questa mattina!” urlò tutto d’un fiato, per poi portarsi le mani alla bocca e sgranare gli occhi.
Rimanemmo tutti in silenzio dopo quelle sue parole.
Niall smise di mangiare, Liam poggiò il giornale che stava leggendo sul tavolo, Zayn smise di specchiarsi con una forchetta e Louis smise di mettere a posto la spesa.
In quanto a me, smisi di pensare. C’era solo l’immagine di Maya nei miei pensieri.
“Nicole… che cosa vorresti dire?” le chiese Louis, avvicinandosi a lei con uno sguardo curioso.
Lei si tolse le mani dalla bocca e scosse il capo freneticamente.
“Niente! Nonvolevodireniente!” esclamò tutto d’un fiato, con un tono di voce isterico e nervoso.
E quando Nicole assumeva quel tono di voce, nascondeva davvero qualcosa.
“Nicole, ormai il guaio è fatto. Sappiamo che volevi dire qualcosa” disse Zayn, guardandola scettico.
Lei sospirò, scuotendo il capo rassegnata, mentre sentii il mio cuore battere all’impazzata.
Ero curioso di quello che stesse per dirci, ma preoccupato allo stesso tempo.
“Le ho promesso di non dirvelo…” sussurrò, e Louis le mise una mano sulla spalla.
“Siamo comunque suoi amici, lo verremmo a sapere lo stesso. Giuro che staremo zitti, e quando avrà voglia di dirci tutto parlerà. Vero, ragazzi?” chiese, voltandosi verso di noi.
Liam, Zayn e Niall annuirono convinti, mentre io un po’ meno. Si trattava sempre della mia migliore amica, che mi aveva nascosto qualcosa d’importante.
Nicole chiuse gli occhi e fece un altro lungo sospiro, mentre Louis si sedeva su uno sgabello accanto a lei, che rimase in piedi.
“Ieri sera Maya è uscita… con un ragazzo”.
Sentii qualcosa trafiggermi lo stomaco, come se fosse stato un pugnale dalla punta affilatissima che volesse spezzarmi in due tutto quello che avevo dentro.
“Beh… è una bella cosa, dai!” esclamò Louis, sorridente.
“Perché non avresti dovuto dircelo?” continuò Liam, e Nicole abbassò lo sguardo.
“Perché… perché…” tentennò, per poi fare un altro lungo ed intenso sospiro, alzando lo sguardo.
“Perché lui ha nove anni in più” disse tutto d’un fiato.
Niall sputò l’acqua che stava bevendo, colpendo fortunatamente il giornale di Liam – che lo guardò torvo- e non me.
“Nove anni in più?!” esclamò Zayn, con un’espressione sconvolta.
Nicole si morse il labbro inferiore e annuì col capo, e Louis le prese una mano.
“Cosa ci scandalizziamo a fare? Harry sta con Caroline, che ha quindici anni più di lui, e noi l’abbiamo sempre accettato. Perché non dovremmo con Maya?” esclamò.
“Saggio da parte tua, Boo” constatò Liam, e Lou sorrise.
“Louis ha stranamente ragione…” s’intromise Zayn “quando Maya sarà pronta a dircelo, allora noi la capiremo e l’accetteremo, proprio come abbiamo fatto con Harry”.
Perché non riuscivano a capire che la mia storia con Caroline, era completamente diversa?
Maya era una ragazza, non poteva stare con un tipo molto più grande di lei!
“Harry, che hai?” domandò improvvisamente Niall, dopo aver notato le mie mani chiudersi in due pugni, e la mia mascella contrarsi.
Mi alzai bruscamente dallo sgabello, avviandomi verso lo stipite della porta della cucina.
“Harry, ti è stata fatta una domanda!” disse Liam, assumendo il tono di mia madre.
“Dove stai andando?” domandò Louis, capendo sicuramente il mio stato d’animo.
Mi voltai verso di loro, facendo un respiro come a voler calmare tutto quello che avevo dentro.
“Esco. Non si può?”.
 
 
MAYA POV.
Non è successo davvero’, continuava a ripetere il disco insistente nella mia testa.
‘Tu non hai baciato Ryan Parker, è stato solo frutto della tua fervida immaginazione. Tu non hai baciato il tuo professore’, continuavo a ripetermi per farmene una ragione.
“Io l’ho baciato, invece!” urlai, come per far stare zitta quella me stessa dentro il mio corpo.
Sospirai, sedendomi a peso morto su una sedia della cucina, poggiando il viso tra le mani.
Non poteva andare così.
Ero stata una stupida sciocca che si era fatta ingannare ancora da un paio di occhi chiari e cristallini, e aveva baciato le labbra del suo professore!
Non una persona qualunque… il suo professore, accidenti!
Scossi il capo, affondando ancor di più il viso tra le mani per la disperazione.
“Stupida, stupida, stupida!” esclamai, battendo la mano sulla fronte, per poi poggiare con poca grazia la testa sul tavolo, mugugnando cose incomprensibili misti ai lamentii che la mia gola emetteva.
“Maya, se combini qualche altro guaio del genere, davvero non so cosa fare con te” ripetei severamente a me stessa, come se a parlare fosse stato mio padre.
Battei la testa sul tavolo più volte, ripetendomi in continuazione quanto fossi cogliona e stupida, quando d’un tratto squillò il citofono.
Alzai immediatamente la testa dal tavolo, sgranando gli occhi.
Se fosse stato Ryan, davvero non avrei saputo cosa fare!
Mi alzai dalla sedia, avvicinandomi piano al citofono nel salotto, che continuava a suonare insistentemente.
‘Potrebbe essere il fruttivendolo’ pensai. D’altronde, Jack era stato sempre gentile, perché ci aveva sempre portato la frutta a casa quando io e Nicole non potevamo passare. Che cara persona.
Il citofono continuò a squillare, e io feci un lungo sospiro mentre avvicinavo la mano al ricevitore.
“P-pronto?” risposi balbettando.
“May! Sono io, apri!”.
Feci un sospiro di sollievo, quando sentii la voce di Harry rispondere dall’altro lato, premendo il bottone per aprire il cancello.
Sentii i suoi passi salire velocemente le scale, così aprii la porta prima che lui potesse bussare.
E, infatti, non appena aprii la porta me lo ritrovai di fronte, con i capelli ancor più scombinati dal vento, e la maglia grigia e la camicia a quadri blu stropicciate.
Si levò gli occhiali neri, mostrando i suoi occhi meravigliosamente verdi in tutta la loro bellezza, ma che sembravano quasi delusi, arrabbiati.
“Ciao” lo salutai, quasi scandalizzata per la velocità con la quale aveva salito le scale.
Prese un po’ di fiato, poi puntò l’indice dentro casa.
“Posso?” domandò, ancora con il fiatone.
Annuii col capo, spostandomi di lato per farlo passare. Lui entrò, e io chiusi la porta dietro le mie spalle.
“A cosa devo questa visit…?”
“Perché non me l’hai detto?” disse serio, sovrastando le mie parole.
Rimasi con la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle orbite, senza saper bene cosa dire.
“C-cosa avrei dovuto dirti?” domandai balbettando, ma tanto era quasi inutile chiederglielo.
Conoscevo già la risposta.
Harry fece un sorrisino beffardo, per poi passarsi una mano tra i ricci.
“Che sei uscita con uno. Perché non me l’hai detto?” disse ancora.
Abbassai lo sguardo, mortificata per tutto quello che aveva sicuramente scoperto da Nicole.
Dovevo dirglielo io, e invece lui lo era venuto a sapere da altri.
“Perché non sono sicura se posso iniziare una relazione o meno con lui” dissi, guardandomi ancora i piedi nudi, fermi sul pavimento.
“E non potevi dirmelo per questa stronzata?” chiese ancora, mentre il suo tono di voce si faceva più duro.
“Harry, io non sono sicura di voler iniziare una relazione con lui, ma non credere che non mi piaccia” dissi, alzando lo sguardo e cercare di fronteggiare i suoi occhi.
“Non puoi iniziare una relazione con lui, Maya” disse, serio e sicuro di se.
Incrociai le braccia al petto, guardandolo scettica, mentre la rabbia prendeva pian piano il sopravvento su di me.
“E perché non potrei, scusa?” domandai, guardandolo dalla testa ai piedi.
“Perché lui ha nove anni più di te” rispose, con un tono di voce arrabbiato.
Sentii la rabbia crescere costantemente dentro di me, e affondai le unghie nel palmo della mano per evitare di prenderlo a pugni in faccia.
 “Oh, ma guarda da che pulpito viene la predica!” dissi, aprendo le braccia, per poi farle ricadere lungo le gambe, rivolgendogli un sorrisino ironico ed incazzato.
“Sbaglio, o non sono io quella che sta con una persona più grande di me di quindici anni?!” gli ricordai, alzando il tono di voce.
Harry scosse il capo, passandosi nuovamente la mano tra i ricci, come a volerli torturare.
“Cosa c’entra, May? Io sono un ragazzo, tu sei…”
“Io sono una ragazza, un essere umano, Harry! Anche io posso stare con chi voglio!” esclamai, guardandolo in cagnesco.
Posò lo sguardo su di me, tenendolo fisso e senza lasciar trapelare nessuna emozione tramite gli occhi. Era strano quanto, in quel momento, non riuscii a decifrare i suoi pensieri, poiché la sua espressione era un misto di incredulità e rabbia, due emozioni che miste tra di loro, non lasciavano capire nulla.
“Ci sei stata a letto?” domandò tutto d’un fiato, avvicinandosi piano.
Il cuore mi morì in petto, e il respiro si fece sempre più corto. Perché i suoi occhi mi facevano paura, in quel momento?
Non risposi e abbassai lo sguardo, guardandomi la punta dei piedi. Stavo perdendo tutta la forza che mi ero creata.
Harry si avvicinò di scatto, prendendomi bruscamente il polso, facendomi alzare lo sguardo verso il suo viso arrabbiato.
“Rispondimi. Ci sei stata a letto?” domandò ancora, stringendo il mio polso.
Mi levai bruscamente dalla sua presa, guardandolo negli occhi quasi con aria di sfida.
“E anche se fosse?!” risposi, quasi urlandoglielo in faccia.
Il suo viso sembrò abbandonare quasi tutta la rabbia, perforandomi l’anima con quegli occhi verdi, che ancora non capivo che intenzioni avessero.
Sentii il suo respiro affannato ed arrabbiato sulla pelle del mio viso, l’unica cosa che disturbava il silenzio tra di noi.
D’un tratto, sentii la sua mano dietro il fondo della mia schiena, che mi attirò bruscamente a se, posando prepotentemente le sue labbra sulle mie.
La sua lingua entrò a contatto con la mia senza che io potessi neanche accorgermene, coinvolgendola in qualcosa che solo lui sapeva.
Mugugnai qualcosa per farlo smettere, ma lui non si curò di me e indietreggiò sempre più verso il corridoio, aprendo con un calcio la porta di camera mia e buttandomi sul letto, senza staccarsi da me, come fossi un sacco.
“Har…” cercai di dire, quando le sue labbra smisero per un secondo di torturare le mie, ma lui le posò nuovamente ancora più prepotenti, senza che io potessi dire nulla.
Scese piano con le sue labbra sul mio collo, lasciando dei baci prepotenti e passionali, che mi fecero salire pian piano l’eccitazione nonostante non volessi.
Tolse il largo maglione grigio che portavo, buttandolo bruscamente sul pavimento, e mi alzò la canotta gialla, mostrando il mio seno ancora coperto dal reggiseno.
Non lo slacciò nemmeno, ma abbassò entrambe le coppe, per poi iniziare a lasciare languidi baci su di esso, morendo piano i capezzoli, facendomi ansimare.
Volevo opporre resistenza, eppure non riuscivo a muovermi sotto il suo tocco e le sue mani sapienti. Volevo rimanere lì, anche se tutto quello che mi stava facendo, mi stava uccidendo dentro.
Smise di torturarmi i capezzoli e scese a baciarmi il ventre, per poi sbottonare il bottone dei miei short di jeans e levarmeli di dosso.
Scostò velocemente le mie mutandine da un lato, per poi sbottonarsi velocemente i suoi jeans e abbassarsi con la stessa velocità i boxer, premendo un dito sulle mie labbra e facendolo entrare con irruenza. Sussultai per quella brusca entrata, ma lui non si preoccupò minimamente del male che mi stava procurando, del dolore che stavo portando dentro e che mi pesava sullo stomaco.
Sostituì il dito con il suo membro, già duro ed eccitato senza che io me ne occupassi.
Entrò con la stessa violenza ed irruenza, facendomi sussultare ancora una volta, facendomi quasi emettere un gemito di dolore.
Iniziò a muoversi velocemente, con spinte forti e decise, senza che io potessi dirgli nulla.
Sentivo il suo respiro pesante ed arrabbiato colpire il mio viso, ma non si accorse del luccichio che i miei occhi trasmettevano.
Provavo piacere e dolore nello stesso momento, ma lui sembrava preoccuparsi solo di soddisfare se stesso. Era egoista, in quel momento non provava nessun sentimento, nessun rancore, solo rabbia.
Non aveva minimamente notato le lacrime che iniziavano a scendermi dagli occhi, non aveva notato il dolore che quelle lacrime portavano, che scendevano pesanti a bagnarmi le guance e il collo.
Non aveva notato il male che mi stava procurando, che mi sentivo usata da lui come mai nessuno aveva fatto e come mai nessuno si era permesso di fare. Non si stava preoccupando minimamente dei miei occhi lucidi e carichi di dolore, delle spinte forti che mi uccidevano l’anima lentamente, del mio cuore ormai ridotto in pezzi da quelle spinte prepotenti.
Poggiai il viso nell’incavo del suo collo per soffocare quei gemiti di dolore e piacere che la mia bocca stava facendo fuoriuscire. Mi persi nel profumo dolce della sua pelle, che in quel momento non lo caratterizzava affatto.
Egoista lui e masochista io, che avevo scelto di sopportare quel dolore che mi stava procurando sempre più.
Masochista, che avevo scelto di lasciarmi sottomettere ed essere usata come fossi un giocattolo da buttare via il giorno dopo.
Masochista, perché stavo trattenendo tutto quel dolore che avrei voluto buttare fuori, ma che invece tenevo dentro, lasciando solo che le lacrime amare mi bagnassero il volto ed il cuore.
Masochista, perché nonostante tutto il male che mi stesse procurando, tutto il dolore che mi lacerava dentro, avevo scelto di amarlo ancora una volta.
“Ti… ti…”
Harry uscì improvvisamente da me, dopo un’ultima e forte spinta, venendo sulle lenzuola, senza preoccuparsi del mio, di piacere.
Lo aveva provato lui, e questo era quello che gli bastava.
Non mi guardò nemmeno negli occhi, ma si voltò immediatamente, alzandosi i boxer neri e i jeans velocemente, per poi uscire con la stessa rapidità dalla mia stanza.
Sentii i suoi passi arrabbiati avviarsi verso il salotto e, poco dopo, il rumore della porta che si chiudeva, fu l’unica cosa che interruppe quel pesante silenzio.
Infilai velocemente gli short e il maglione, per poi correre a piedi nudi verso il salotto e aprire la porta, scendendo le scale con una velocità che non mi sarei mai aspettata da me stessa.
Sorpassai il signore del quarto piano che stava salendo le scale, che mi guardò stupito e scioccato, quasi come se fossi una pazza.
Aprii il portoncino nero e scesi gli scalini, per poi guardare a destra e sinistra per vedere da che parte fosse andato Harry.
Notai la sua chioma riccia e scombinata al lato destro, e subito mi venne un colpo al cuore.
Presi la rincorsa per raggiungerlo sotto gli occhi scioccati dei passanti, che guardavano più i miei piedi nudi sull’asfalto, che il dolore di una ragazza che amava un coglione.
Corsi ancor di più, raggiungendolo finalmente, e buttandomi sulle sue spalle, facendolo sussultare dalla paura.
Tu non hai il diritto di trattarmi così!”  urlai, con tutto il fiato che avevo il gola, per poi scendere dalle sue spalle e, una volta che si fu girato, cominciai a dargli degli schiaffi su tutto il corpo.
“Mi fai male, Maya!” esclamò lui, mentre cercava di bloccarmi le mani sotto lo sguardo curioso delle persone.
Strizzai gli occhi, per evitare di piangere e per evitare di guardarlo, perché sapevo che se l’avessi fatto non avrei esitato nemmeno un secondo a poggiare le mie labbra sulle sue e dirgli tutto quello che provavo.
Sei una merda! Mi hai trattata come fossi una puttana! Sei l’essere più schifoso sulla faccia della terra!”  urlai ancora, sentendo le lacrime pungere contro gli occhi.
“E tu mi hai deluso! Mi hai mentito, mi hai nascosto la verità senza dirmi nulla, facendomelo venire a sapere da altre persone!”urlò anche lui, e notai rabbia e delusione nel suo tono di voce.
Aprii lentamente gli occhi, trattenendo le lacrime che avrebbero voluto scendere via e bagnarmi il volto di tutto il dolore che portavano.
I suoi occhi erano tristi, spenti, arrabbiati quasi quanto lui. Eppure sapevano farmi battere il cuore allo stesso, identico modo.
“Mi hai rotto, Maya. Sei solo una bambina…” disse, quasi come se volesse sputarmela addosso, quella sentenza.
“E tu sei solo uno stronzo, che non ha mai capito nulla…” sussurrai anche io, con un tono di voce deciso, ma che in realtà voleva solo piangere e tremolare.
Harry indietreggiò, con il viso ancora contratto dalla rabbia e le mani chiuse in due pugni.
Non voglio vederti più…!” disse, alzando il tono di voce, colpendomi dritta nel cuore, ormai già spezzato.
“Vaffanculo, Harry… Vaffanculo!” urlai, con tutta quella poca forza che mi rimaneva.
Lo guardai voltarsi e andare via, con passi pesanti e arrabbiati, per poi sparire dietro l’angolo.
Mi voltai anche io per tornare a casa, mentre le persone continuavano a guardarmi.
Stavolta, però, oltre ai miei piedi nudi, vedevano anche una ragazza con gli occhi in lacrime e con il dolore nel cuore rotto.
Vedevano una ragazza, che amava ancora lo stesso ragazzo, ma che l’aveva perso.
Proprio come la prima volta che l’aveva amato.
 
 
HARRY POV.
Percorsi la strada fino ad arrivare a casa mia con le mani serrate in due pugni, con le unghie corte che mi si conficcavano leggermente nel palmo della mano e pieni di rabbia.
Ero incazzato, furioso da morire; avrei potuto spaccare la faccia a qualcuno per sfogare la rabbia, ma quella comunque non si sarebbe placata.
Non avrei mai immaginato che Maya potesse farmi una cosa del genere, non mi sembrava vero.
Mentirmi e non dirmi nulla, nascondermi la verità, quando avrei potuta aiutarla e comprenderla.
Ero nella sua stessa situazione, e lei invece aveva preferito mentirmi senza proferire parola.
Ero o non ero il suo migliore amico, quello che avrebbe potuto aiutarla nei momenti più difficili, quella che l’avrebbe capita e compresa in qualsiasi momento?
A quanto sembrava, no. Aveva preferito tenersi tutto dentro, che parlarne con me.
E io, cosa avevo fatto? Avevo lasciato che la rabbia prendesse il sopravvento su di me, andando da lei e… usarla.
Usarla, violentarla… quello che avevo fatto era stato semplicemente orribile.
L’avevo usata davvero come una puttana, solo per soddisfare il mio piacere e placare la rabbia, che però era aumentata ancor di più.
Arrivai fuori casa mia, infilando le chiavi nel portoncino e salire lentamente le scale, con un unico pensiero fisso nella testa.
Avevo violentato una persona, ma non una qualunque.
Avevo violentato Maya, l’avevo usata solo perché in quel momento il cervello era atrofizzato.
Avevo violentato la mia migliore amica.
Mi sentivo l’anima sporca, lacerata dall’errore che avevo commesso. Ero un essere orribile.
Cercai di infilare le chiavi di casa nella toppa, ma il senso di colpa che mi portavo dentro era troppo grande. Come avrei potuto guardarmi allo specchio, se ero consapevole dell’errore che avevo commesso?
Abbassai le chiavi e cercai di tornare indietro e scendere le scale.
Dovevo tornare da lei e chiederle scusa, baciarla, abbracciarla, confortarla da quell’orribile violenza che le avevo procurato.
“Harry!”
Mi voltai di scatto verso la porta di casa mia, che ormai era aperta, e mostrava la figura di Caroline.
“Caroline… quando sei tornata?” dissi, ancora incredulo di poterla trovare lì.
Sarebbe dovuta tornare due giorni dopo da New York, e invece lei era lì. Sulla soglia di casa mia.
Lei sorrise, appoggiandosi ancor di più allo stipite della porta.
“Qualche ora fa, volevo farti una sorpresa. Sono tornata prima apposta per te. Vieni dentro, devo parlarti!” esclamò entusiasta, tendendomi la mano.
Mi avvicinai a lei confuso, per poi afferrare la presa della sua mano ed entrare in casa.
Caroline mi abbracciò, per poi lasciarmi un bacio sulle labbra, che io ricambiai.
Eppure dentro, mi sentivo morire. Le mie labbra avevano baciato prepotentemente quelle di Maya, senza darle il tempo di dire una parola.
“Siediti” disse sorridente, non appena si staccò dalle mie labbra.
Mi sedetti sulla sedia del salotto, mentre lei di fronte a me continuava a torturarsi le mani.
Io, invece, avevo solo un pensiero fisso. Maya, Maya, Maya.
“E’ da un po’ che ci penso, e quando sono andata a New York ho deciso” disse, ancora più entusiasta di prima. Fece un lungo sospiro sorridendo, e io la guardai curioso. Ancora non capivo.
“Harry, ho una proposta da farti”.




 

Writer’s Corner! :)
 
No ma io non lo so…
Cioè, ma sto ippodromo che s’è messo in testa, io non lo so…
Jaaa, ma vi pare normale che non mi mette più la musica e non mi fa più compagnia?!
Che gente, mah -.-“
Mi sta deludendo al massimo, sono un po’ di giorni che mi sento sola senza la sua musica del cacchio
COSA TI SUCCEDE, IPPY?! ç_ç
 
Anyway…
Ciao, voi che volete uccidermi! :3
Come state?
Io… ehm, io sto bene… per adesso… ma potrei stare molto male se qualcuno di voi venisse ad acchiapparmi fino a qui e… picchiarmi selvaggiamente…
Ma vabbè, insomma, non pensiamo a me, e passiamo subito al capitolo!
Allora, io credo che i capitoli verso il 19, diventino sempre cruciali per le mie storie…
Cioè, Harry e Mary nel 19 dicono di amarsi!
E invece Maya nel 18 (ovvero questo capitolo) sta quasi per dichiararsi!
Capisce di amarlo ancora, e sta quasi per dichiararsi!
No vabbè, a questo punto io non so davvero che fare ç_ç
Che poi, no, facendomi il calcolo e per come sta andando la storia, questa FF sarà di 25 capitoli, proprio come l’altra…
E voi avete capito che già stiamo al 18?! ç_ç
Mancano 7 capitoli, 7! ç_ç
Adesso si, che mi viene la depressione, altro che Maya e la sua colazione in solitudine!
 
Ma passando alla fine del capitolo… u.u
Uuuh, so di avervi lasciato con l’acquolina in bocca!
Cosa starà mai tramando la nonn… ehm, Caroline?
LO SCOPRIRETE NEL PROSSIMO CAPITOLO! :D
HAHAH, che bastarda che sono :’)
No veramente, lo scoprirete all’inizio del prossimo! Però se avete già qualche sospetto/supposizione/idea, scrivetemelo!
Tanto io non ve lo dico lo stesso, pure se indovinate! bwhahahahahha u.u
Tipo come con il segreto di Maya, lo scoprirete fra taaaaanto, taaaaaaaaanto tempo! :D

Il rating rosso avete capito per cos'è, no?
Sicuramente questa sottospecie di "violenza" non era da rating arancione, ecco perchè ho voluto avvertirvi!

Mmmh, poi…
Lo spin-off.
No, tranquille, non me lo sono per niente dimenticato!
Ci sto lavorando, e spero davvero di potervelo postare presto :)
In questi giorni non ho nemmeno troppo da fare, a parte la corsa venerdì e lezione di canto sempre lo stesso giorno ç_ç
Vabbè, ma avrò tempo per fare tutto, don’t worry u.u
Mmmh, credo di non aver nient’altro da dire…
Spero che non mi vogliate uccidere! :D
 
Se volete seguirmi su twittah sono @Marypuuff  :)
HAHAHAHA, fa più figo dire twittah u.u
 
Spero che mi perdoniate con questa gif! :D
 
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HAHAHAHAHAH, ma non è troppo un irlandese? *--* 
 
 

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Capitolo 19
*** Decisions and new arrivals ***


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HARRY POV.
“Io voglio sperare che tu stia scherzando”
“Sarebbe come dire che io non mi piaccio, è impossibile”
“E anche come dire che io sono sazio!”
“Harry, ti prego, sai quanto amiamo scherzare, ma questo non potremmo sopportarlo. E’ la verità?”
Li guardai ancora uno per uno, passando lo sguardo da Liam, Zayn, Niall e infine Louis, che continuava a guardarmi scioccato dopo quella notizia.
Scossi il capo, facendo si che i miei ricci si muovessero allo stesso ritmo.
“Nient’affatto” dissi, facendoli scandalizzare ancora di più.
“Harry… tu… Harry, tu non puoi!” esclamò Liam deciso, battendo una mano sul tavolo.
“Perché no?” chiesi, totalmente indifferente.
Ormai la mia decisione l’avevo presa.
“Perché… tutto questo è assurdo, Harry! Te ne rendi conto, si o no?” continuò Zayn, per poi passarsi le mani tra i capelli.
“A me non sembra tanto assurda come cosa” risposi apatico, sedendomi sullo sgabello in cucina.
“Sei impazzito sul serio, allora” constatò Niall, e io gli sorrisi.
“Allora sono un pazzo felice!” esclamai, aprendo le braccia, facendo scuotere il capo a Liam.
Voltai lo sguardo verso Louis, e lo vidi ancora con un’espressione sconvolta sul volto.
Forse davvero non poteva crederci.
Eppure, io avrei voluto che i miei migliori amici mi supportassero e mi stessero vicino dopo aver preso quella decisione. Ma la loro reazione, era stata solo quella di darmi del pazzo.
“Lou, perché non parli?” domandai, poiché lui aveva lo sguardo perso nel vuoto.
Scosse il capo dopo la mia domanda, come per ridestarsi dai mille pensieri che gli frullavano per il cervello, per poi guardarmi quasi malinconico.
“E’ che io proprio non capisco…” iniziò, scuotendo ancora una volta il capo “insomma Harry, che fretta c’è per…”.
D’un tratto, squillò il citofono, interrompendo quello che Louis volesse dirmi.
Mi alzai dallo sgabello per andare a rispondere, ma lui fu molto più veloce di me, mettendomi una mano sulla spalla.
“Vado io, sarà Nicole. Tu preparati, non è molto felice della tua scelta…” disse sospirando.
“Voi l’avete detto a Nicole?!” esclamai, quando Louis uscì dalla cucina.
Liam alzò le spalle, sospirando.
“L’avrebbe saputo lo stesso, e avrebbe avuto la stessa identica reazione. Era meglio dirglielo subito, e poi sai che Louis non sa tenersi un cecio in bocca”.
“Si ma… avrei dovuto dirglielo io!” ribattei, incrociando le braccia al petto.
“E tu avresti trovato il coraggio di dirglielo a Nicole?!” esclamò Zayn, sbarrando gli occhi e dandomi una pacca sulla spalla.
“Dammi retta, tu a Nicole non le diresti nemmeno che hai rotto un bicchiere per la paura che ti fa, figuriamoci se le dici questa… cosa!”
Improvvisamente, sentii la porta d’ingresso aprirsi e dei passi pesanti che entravano in casa.
Sapevo che sarei morto prima del dovuto.
“E’ di là…” sentii dire a Louis, con il tono di voce di uno al quale stavano per giustiziare il suo migliore amico.
E chi poteva essere quel migliore amico che stava per essere scannato, se non io?!
Tu sei un pazzo, Harry Styles! Sei veramente un pazzo fottuto!” urlò Nicole, non appena entrò in cucina.
Sembrava più incazzata del solito anche con i capelli racchiusi in uno chignon, che dovevano ipoteticamente donarle un’aria più signorile ed elegante.
E invece, il volto contratto per la rabbia e gli occhi chiusi in due fessure, mostravano quel che era davvero: incazzata nera.
“Non puoi, Harry! Ti rendi conto che ti stai per rovinare la vita, così?” esclamò, scuotendo il capo.
“Non me la sto per rovinare!” esclamai di rimando “io amo Caroline!”
“Si, ma lei ama te?! O ama solo il tuo bel visino, o i tuoi soldi?!” disse ancora, incrociando le braccia al petto.
Cercai di controbattere, ma Nicole si sedette di fronte a me e m’interruppe.
“Harry, hai diciotto anni. Stai per fare il più grosso degli sbagli, un errore madornale. Spiegami che fretta c’è!”
Abbassai lo sguardo, pensando a tutto quello che mi aveva detto. Quello che stavo per fare, non era il più grosso degli errori.
Lo sbaglio più grande l’avevo già commesso, e non mi aveva fatto dormire quella notte.
Avevo un unico pensiero fisso che mi torturava il cervello, che mi faceva stare male dentro.
“L’amore non ha età e non ha limiti” risposi, passando una mano tra i ricci.
Nicole scosse il capo, battendo forte una mano sul tavolo, facendo sobbalzare tutti dalla paura.
“Che grande cazzata! Tutto ha un limite, Harry, anche l’amore!” esclamò, alzando il tono di voce.
Louis le si avvicinò, mettendole le mani sulle spalle come per calmarla e non farla scaraventare su di me.
“Nicole… dai, basta adesso…” le sussurrò, ma lei scrollò le spalle.
“Come basta?! Louis, uno dei tuoi migliori amici sta per fare la cazzata più grande a questo mondo!” esclamò, puntandomi contro l’indice.
“Lui sta per… oh, fanculo, non riesco nemmeno a dire cosa stai per fare tanto che mi irrita, questa faccenda!” sbraitò, per poi alzarsi furiosamente dallo sgabello, quasi come se volesse gettarlo dalla finestra.
Si avvicinò furiosamente allo stipite della porta, per poi voltarsi nuovamente verso di me.
“L’hai detto a tua madre?” chiese, mentre tutti erano in silenzio.
Scossi il capo, passandomi una mano tra i capelli.
“Non ancora, io e Caroline vogliamo dirglielo insieme…” risposi, mentre i ragazzi continuavano a far passare lo sguardo da Nicole a me, quasi come se fosse una partita di tennis.
“E… a Maya l’hai detto?” chiese ancora, quasi sussurrandolo.
Mi venne un colpo al cuore al solo sentir pronunciato quel nome. Perché mi faceva quell’effetto?
Abbassai lo sguardo, guardandomi la punta delle mie converse bianche, ormai sporche.
“No… io e lei abbiamo litigato…” sussurrai a mia volta.
“Come avete litigato?!” esclamò Niall, e fui sicuro che avesse un’espressione sorpresa sul volto.
Annuii col capo, sempre tenendo lo sguardo rivolto verso le mie scarpe. Non riuscivo a guardare in faccia nessuno, perché avevo paura che quell’errore che avevo commesso uscisse allo scoperto tramite i miei occhi.
“Perché avete litigato, Harry?” domandò Liam, con un tono di voce sconvolto.
Alzai le spalle, sospirando. Non avevo per niente voglia di inventare una bugia.
“Lasciatelo stare, saranno fatti loro” disse improvvisamente Nicole, facendomi posare lo sguardo su di lei.
La ringraziai mentalmente, e lei sorrise, come se avesse capito tramite i miei occhi cosa volessi dire.
“Harry, ma tu sei proprio sicuro di questa scelta?” domandò improvvisamente Zayn.
Mi voltai verso di loro, stranamente silenziosi e curiosi della mia risposta, anche se ormai già sapevano tutto.
Li guardai uno per uno, dagli occhi verdi Nicole fino ad arrivare a quelli azzurri di Niall, poi feci un lungo ed enorme sospiro. Ma gli unici occhi che volevo ammirare, non erano davanti a me.
“Si, ragazzi. Sono sicuro di voler sposare Caroline”.
 
 
MAYA POV.
“Non voglio vederti più…!”
Le uniche parole che mi rimbombavano nella mente, erano le ultime che Harry mi aveva rivolto.
E mi facevano male, male da morire.
Trattenevo quasi sempre le lacrime a stento in qualunque occasione, ma cercavo di non dare a vedere la mia enorme sofferenza.
Stavo male senza di lui.
Mi mancava ogni giorno, ogni minuto di ogni singola e stupida che passasse, e avevo voglia di sentire la sua voce.
Mi mancava non ricevere più sue telefonate, non averlo più accanto a me, non baciarlo più anche se erano solo dei baci superficiali.
Avevo voglia di dirgli quanto lo amassi, quanto non avevo mai smesso di pensarlo in questi ultimi due anni, e quanto lo pensassi adesso.
Ma quello che mi aveva fatto era stato orribile. Eppure, sapevo che anche lui ci stava male, sapevo quanto se ne fosse pentito, lo conoscevo troppo bene. E l’avrei perdonato, milioni e milioni di volte per averlo di nuovo accanto a me.
Scossi il capo, abbracciando di più la mia borsa e continuando a camminare per le strade di Londra, per arrivare al bar dove avevo appuntamento con Ryan.
Dovevo dirgli tutto.
Dovevo dirgli che baciarlo forse era stato uno sbaglio per entrambi, che non avremmo dovuto imboccare una strada più grande delle nostre aspettative.
Voltai l’angolo e mi ritrovai di fronte al bar, dove c’era già Ryan seduto ad aspettarmi.
Sospirai come per prendere coraggio, e mi avvicinai al tavolo.
Dovevo dirgli tutta la verità.
“Maya, ciao!” esclamò non appena mi vide, alzandosi e avvicinandosi a me.
Mi limitai a sorridergli e lui fece per darmi un bacio, ma io mi scansai, e lui posò le proprie labbra sulla mia guancia.
Mi guardò un po’ scettico, per poi sedersi di nuovo allo stesso posto.
“Vuoi qualcosa?” chiese, passandomi il menù.
“No, grazie” risposi, allontanandolo da me.
Ryan alzò lo sguardo dal menù e mi guardò, come a voler cercare la causa della mia apatia e stranezza.
“Sei strana. Che hai?” domandò all’improvviso, dopo qualche minuto di silenzio.
Mi morsi il labbro inferiore e lo guardai negli occhi, perché così avrei potuto dirgli tutta la verità.
“Ryan, ascoltami…” iniziai, dopo un altro lungo sospiro “quel bacio dell’altra sera… è stato un errore”.
Rimase in silenzio per un po’, poi aprì la bocca per dire qualcosa, ma io lo anticipai.
“So cosa stai per dirmi. Che per te non ci sono problemi se iniziamo a frequentarci, che non t’importa dell’età, non t’importa il fatto che tu sia il mio professore o altro. Beh, la verità è che a me importa, accidenti! M’importa, e anche tanto! Non riesco a metterci una pietra sopra. Mi piaci, sei simpatico e sto bene con te, ma davvero noi non possiam…”
“Maya…”
“No, aspetta fammi finire! Mi ero fatta tutto un discorso che a me sembrava intelligente, e se non lo finisco mi sento un’idiota! Quindi, aspetta il tuo turno, tanto già so cosa vuoi dirmi. Insomma, noi non possiamo proprio iniziare a frequentarci in quel senso, sarebbe davvero da stupid…”
“Maya…”
“Oddio Parker, fammi finire il discorso, porca troia!” imprecai, battendo una mano sul tavolino e facendo voltare scandalizzate le altre persone accanto a noi, facendolo ridere di gusto.
“Non posso, Maya…” disse, dopo essersi ripreso dalle risate.
“E perché non potresti, scusa?” domandai scettica, aggrottando la fronte e incrociando le braccia.
“Perché è la stessa, identica cosa che penso anche io”.
Lasciai che le braccia mi ricadessero lungo i fianchi, e lo guardai con un’espressione confusa e scandalizzata.
“C-come?” balbettai, e lui rise annuendo il capo.
“Già. Anche io penso che sia meglio frequentarci da amici che… in quel senso” disse, utilizzando le mie stesse parole.
Ero ancora incredula, non riuscivo a pensare che lui provasse le mie stesse cose!
“Ma tu prima hai provato a…”
“A baciarti, lo so. Ma era solo per essere certo della mia scelta” disse, sorridendo ancora.
Aprii la bocca per dire qualcosa, ma fu inutile. Non avevo niente da dirgli, ero d’accordo con lui e basta.
Abbassai lo sguardo, scuotendo il capo.
“E io che mi ero fatta tutto un discorso contorto…” sussurrai, e sentii Ryan ridere.
Mi prese la mano e la strinse forte alla sua, così che potesse trasmettermi tutto il calore possibile.
“Tu fai sempre discorsi contorti” disse, e io alzai immediatamente lo sguardo.
“Non prenderti troppa confidenza, Parker! Solo perché siamo amici, non hai il diritto di ricordarmi tutte le cose stupide che faccio! So benissimo ricordarle da sola, grazie!” esclamai, facendolo ridere.
“Beh, io devo andare…” disse improvvisamente, guardando l’orologio “ho lezione tra mezz’ora”
“Devo andare anche io” dissi, alzandomi dalla sedia “devo dare una mano a mio padre e alla sua compagna per mettere a posto gli ultimi mobili nella casa nuova. Sai, si sposano” conclusi, facendo un sorrisino.
“Wow, è fantastico! Fai le congratulazioni a tuo padre da parte mia” esclamò, alzandosi anche lui.
Feci un ultimo sorriso poi, presa dalla mancanza di qualcosa, lo abbracciai istintivamente.
Avevo bisogno di qualcuno che sapesse donarmi l’affetto, tutto quello che era scomparso il giorno prima.
Cinsi la sua vita con le mie braccia, e lui fece lo stesso intorno alle mie spalle, lasciandomi un bacio sulla nuca. Mi persi nel suo profumo che sapeva di buono, di freso, d’affetto, e lasciai che il mio viso si poggiasse sul suo cuore. Mi accarezzò dolcemente i capelli prima che io potessi staccarmi da lui e donargli un ultimo sorriso.
“Poi mi dirai perché sei triste, quando te la sentirai…” sussurrò al mio orecchio, dopo avermi lasciato un bacio sulla guancia.
“Ci vediamo, Parker” lo salutai, aggiungendo anche un cenno con la mano.
Iniziai ad incamminarmi dal lato opposto al suo, prendendo la direzione della casa nuova di mio padre, e mi portai una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Avevo ragione. Ryan sapeva capire lo stato d’animo di tutti tramite gli occhi.
 
“Dove va questo, papà?” urlai, una volta arrivata sul pianerottolo con un vaso enorme in mano.
Mio padre sbucò da dietro la porta d’ingresso e guardò per un po’ il vaso per studiare dove potesse andare bene.
“Mmmh, io direi di metterlo qui, all’ingresso!” annunciò, aprendo meglio la porta per farmi passare.
Afferrai meglio il grosso vaso ed entrai in casa, ma mentre stavo per posarlo nel posto in cui aveva detto mio padre, la voce di Elizabeth dietro le mie spalle mi fece sobbalzare.
“Will! Non possiamo metterlo all’ingresso, abbiamo già questo!” esclamò, mostrando un altro vaso che teneva tra le mani.
Mio padre si batté una mano sulla fronte e scosse il capo.
“L’avevo dimenticato!” esclamò, ed Elizabeth rise.
“Me n’ero accorta!” rispose, entrando in casa con il vaso.
“Papà, forse una cura di fosforo sarebbe meglio. Stai perdendo colpi” dissi, ed Elizabeth rise ancor di più, dando un bacio sulla guancia a mio padre, che mi guardò scettico.
“Stai dicendo che sono vecchio, per caso?” disse, con lo stesso tono di voce della sua espressione.
Entrai in casa anche io, un po’ affaticata con quel grande vaso tra le mani e gli sorrisi.
“Questo lo stai dicendo tu!”
Lui aprì la bocca, incredulo per quello che avevo detto, e fece per darmi un buffetto dietro il capo, ma io mi abbassai prontamente, facendo sorridere Elizabeth presente a quella scena.
Passammo tutto il resto della giornata, fino all’ora di pranzo, a posizionare i mobili in casa.
Puntualmente, mio padre diceva di metterlo da una parte, ed Elizabeth diceva il contrario.
Ovviamente, mio padre aveva torto, ed Elizabeth ragione.
“May, metti questo quadro lì sopr…”
“Will! Lascia stare Maya e fai qualcosa anche tu, diamine!” esclamò Elizabeth, posando lo straccetto con il quale stava pulendo uno specchio.
Mio padre sbuffò, aggiustandosi le maniche corte della sua maglietta bianca, e avviandosi verso la porta.
“Bene, allora vorrà dire che scenderò giù ad aspettare il camion con gli altri mobili!” disse, ed Elizabeth scosse il capo mentre mio padre usciva.
Sorrisi a quella scena, per poi prendere il quadro che mio padre mi aveva chiesto di appendere, e salire sulla scala, ma la mano di Elizabeth mi si posò sulla spalla.
“Sta tranquilla e poggialo a terra. Vuoi mangiare qualcosa?” chiese, con un sorriso dolce sulle labbra.
Sorrisi anche io e scossi il capo, posando il quadro sul parquet di legno.
“No grazie, ho lo stomaco chiuso” risposi, ma lei cacciò due panini racchiusi nella carta argentata da dentro una grande busta bianca.
“Prendi. E’ impossibile che tu non abbia fame, dopo tutto lo sforzo che tuo padre ti sta facendo fare!” esclamò, e io risi piano. In effetti, un po’ di fame ce l’avevo.
Elizabeth mi fece cenno di sedermi a terra accanto a lei, con le spalle poggiate al muro candidamente pulito.
Scartai il panino dalla carta argentata e feci un piccolo morso, giusto per alimentare un po’ il mio stomaco pieno di dolore e amarezza.
“Il tuo stomaco chiuso non è dovuto al fatto che non hai fame. E’ dovuto alla tristezza” disse improvvisamente Elizabeth, e io mi voltai verso di lei, aggrottando la fronte.
Lei sorrise, e ingoiò il pezzo di panino che aveva in bocca.
“Ti si legge in faccia che sei triste. Se vuoi parlarne, io sono qui per ascoltarti…”
Sospirai, alzando gli occhi al cielo per evitare di piangere, e diedi un altro morso al mio panino, rimanendo il silenzio. Elizabeth continuò a mangiare, mentre io avevo un unico pensiero, rivolto unicamente verso Harry.
“Ti senti mai come se ogni cosa che fai, credi di farla una vera merda?” le chiesi improvvisamente, dopo aver ingoiato.
Elizabeth si voltò verso di me e mi sorrise.
“Mi capita spesso…” ammise, dando un altro morso al panino.
Sospirai, alzando nuovamente gli occhi al cielo. Sentivo gli occhi riempirsi di lacrime, eppure non avevo voglia di piangere.
“Ecco, è quello che sta capitando a me. Insomma, credevo di aver fatto la cosa giusta a nascondere la verità, e invece quella mi viene rinfacciata! Io l’ho fatto perché non ero realmente sicura di tutto quello che provavo, e invece…”
“Cosa hai nascosto, May?” chiese Elizabeth, poggiandomi una mano sulla spalla.
“Io… ho nascosto il fatto di essere uscita con un ragazzo più grande di me. Ma l’ho nascosto per il semplice fatto perché non sapevo se potevo iniziare una relazione con lui o meno!” esclamai, battendomi una mano sulla gamba.
“E a chi l’hai nascosta, questa cosa?” chiese, quasi sussurrandolo.
Subito, gli occhi verdi di Harry mi ritornarono in mente, ma non fecero altro che farmi stare ancora più male di quanto non lo stessi già.
“Io… ad Harry…” ammisi, facendo un piccolo sospiro e chiudendo gli occhi.
Sentii la mano di Elizabeth passare dalla mia spalla alla mia guancia, lasciandovi una piccola e dolce carezza.
“E adesso…”
“E adesso sono triste perché lo amo, cazzo! Lo amo e non posso averlo con me, lo amo e non posso parlargli, lo amo e non posso dirglielo! Mi sento così stupidamente i…”
“Innamorata” m’interruppe lei, facendo un altro sorriso.
Rimanemmo in silenzio per un po’, poi la guardai leggermente scettica.
“Come?”
Elizabeth rise piano, posando la carta argentata - ormai appallottolata- che teneva tra le mani.
“Ti senti stupidamente innamorata” disse, guardandomi negli occhi.
“Veramente, volevo dire idiota, ma innamorata rende meglio il concetto…” risposi, più che altro a me stessa, facendola ridere ancora.
“Sei innamorata di Harry. Allora perché non glielo dici?” chiese, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Perché lui non vuole più vedermi!” esclamai, scuotendo il capo “me l’ha proprio urlato in mezzo alla strada, davanti a tutti: non voglio vederti più! E poi lui sta con la baldracc… ehm, Caroline! Non la lascerebbe per nulla al mondo, lo conosco. La ama davvero, e io so che non prova più niente per me, solo odio adesso. Se mi avesse amata sul serio, non mi avrebbe mai tradita…”
Elizabeth mi prese una mano, come a volermi dare coraggio.
“Maya, tu rivedrai Harry al nostro matrimonio. Gli parlerai e gli dirai tutto quello che provi per lui. Sei la ragazza più forte, testarda e orgogliosa che conosca, ma sei anche dolce e buona. Parla con Harry, digli tutto! Non potrà non apprezzarti…”
“Si ma…”
“Ma un cacchio, Maya! Harry dovrebbe solo aprire gli occhi e rendersi conto di quello che sta perdendo, se ti lascia andare…” disse, stringendomi ancora di più la mano.
Le sorrisi, grata di tutto quello che mi aveva detto.
Aveva ragione, dovevo parlare con Harry e dirgli tutto. La vera Maya avrebbe fatto così.
Elizabeth aprì le braccia, e io non esitai nemmeno un secondo ad abbracciarla.
Mio padre aveva al suo fianco una donna fantastica.
“Ti voglio bene, May” sussurrò, lasciandomi un bacio sulla guancia.
Chiusi gli occhi, per evitare che delle lacrime mi bagnassero il volto, e la strinsi ancor di più.
“C’è aria di dolcezza, qui dentro…” disse improvvisamente la voce di mio padre.
Io ed Elizabeth ci staccammo l’una dall’altra, e ci voltammo verso mio padre, che sorrideva beffardo.
Elizabeth si alzò dal pavimento e lo raggiunse, mentre io mi stropicciavo gli occhi.
“Confessioni tra donne. Geloso, Will?” chiese lei, dando uno schiaffetto dietro al collo di mio padre, che a sua volta le lasciò un bacio sulle labbra.
“Nient’affatto, Liz” rispose, e lei sorrise, avviandosi verso la cucina.
“Maya, ho una sorpresa per te!” esclamò trionfante mio padre, con un sorriso a trecentosessanta gradi sul volto.
“Dio papà ti prego, non mi dire che è un’altra casa delle barbie!” risposi, ricordandomi di quando per il mio compleanno di tredici anni mi regalò la villa di barbie, convinto che io ci giocassi ancora.
Diciamo che mio padre non era quello che poteva aiutarti nello scegliere un regalo.
Mio padre rise fragorosamente, forse ricordandosi della mia espressione quando aprii il regalo.
Che esperienza traumatica.
“No, meglio… molto meglio!” disse,avvicinandosi alla porta d’ingresso, come se stesse aspettando qualcuno.
Si voltò verso di me e mi sorrise, mentre io aspettavo impaziente questa sorpresa.
D’un tratto, una voce rimbombò tra le scale, una voce che non mi sarei mai aspettata di sentire lì.
“Ay, estas escalas en Inglaterra son tan molesto! No hay más utilizados!”
Spalancai gli occhi, alzandomi dal pavimento agilmente – cosa molto strana da parte mia – e guardai mio padre, che continuava a sorridere beffardo.
Chi poteva essere l’unica persona in tutto l’universo che si lamentava di quanto fossero fastidiose le scale inglesi, quando era lei che non sapeva salirle?!
Infatti, la persona entrò tutta trafelata in casa, posando l’enorme valigia sul parquet.
I capelli erano nerissimi e lunghi fino alle spalle, perfettamente tagliati e curati, mentre sul grande viso facevano da protagonisti degli occhiali da sole dalla montatura rotonda, che le coprivano i grandi occhi castani da cerbiatta, ma che conoscevo benissimo.
Rimasi con la bocca spalancata, quando la figura si voltò verso di me e fece un sorriso più grande di quello di mio padre.
‘Non è possibile’pensai ‘svegliatemi da questo incubo, vi prego!’
Ma le uniche parole che fuoriuscirono dalle mie labbra, non furono per niente gioiose e felici.
Tutt’altro. Avrei voluto strangolarmi da sola, se solo avessi potuto.
“Mamma, cosa cavolo ci fai qui?!”.





Writer’s Corner! :)
Ho messo l’immagine del banner su tinypic e il codice era “stole pigeon”
HAHAHAHAH, KEVIN! *-*
Una bella notizia: l’ippodromo ha ripreso il suo compito di farmi compagnia! :D
Strano, vero?
Io ormai non ci speravo più!
Ma continua a mettere canzoni strane -.-“
Ad esempio, ieri sera stavamo cenando fuori e ha messo la colonna sonora di Rocky, ha messo l’inno dell’Italia e altre cose strane che non mi ricordo.
E oggi pomeriggio ha messo O’sole mio e Azzurro!
IL MIO IPPY CANTERINO! *-*
 
Voi sapete perché io sto facendo tutto questo sproloquio sul mio Ippy che è tornato all’azione.
Merito la morte lenta ed agonizzante insieme a Caroline, lo so.
Io… io… io…
Non so che dire, sinceramente HAHAHAHA
So solo che questa cosa l’avevo già da un sacco in mente, da quando ho iniziato a pensare alla storia
(ma quante cose avevo in mente, quando ho iniziato a pensare alla storia? mah u.u)
Però davvero, non uccidetemi, perché se no come la finisco io la storia?
Poi rimanete nel dubbio u.u
 
Anyway, vi dico che nel prossimo le cose si smuoveranno un po’!
Ma di poco eh, non vi allarmate u.u
 
PPPPPoi…
Juliana è una figa.
Io amo quella donna! *-*
Cioè, è più figa e tosta di Maya, e ho detto tutto!
(Juliana è la mamma di Maya, per chi non se lo ricordasse, HAHAHAH)
Io l’ho immaginata come Salma Hayek! :D
Ero indecisa tra lei e Penelope Cruz, poi però ho pensato “Penelope è troppo giovane, Salma somiglia di più a Maya u.u spacca i culi, yo!”
E così ho scelto Salma u.u
E invece, Elizabeth io l’ho sempre immaginata come Sandra Bullock!
Era dalla prima volta che l’ho inserita che volevo scriverlo, però indovinate un po’?!
MI DIMENTICO SEMPRE! :D
 
AAAAAAH, e comunque…
Se trovate degli orrori nelle frasi di spagnolo, sappiate che non è colpa mia, ma del traduttore! :D
E comunque Juliana dice:
“Le scale in Inghilterra sono così fastidiose! Non ci sono più abituata!”
E’ una figa. AMATELA.
 
Mmmh, che altro devo dire, a parte che lo spin-off devo ancora continuarlo?
HAHAHAH, no sul serio, appena torno stasera vedo di lavorarci tanto, ve lo cccciuro <3
E anche di rispondere alle recensioni, dato che tra un po’ devo andare via e devo truccarmi, e se mia mamma mi trova che sto ancora a zero mi fucila lei, altro che voi! :D
Cara, dolce mamma :)
 
E niente, insomma…
Non so che altro diire, LALALALALALA!
Vi informo che Taylor Swift mi sta dando moooolta ispirazione!
Un grazie alla mia omonima extraordinharry, che mi ha fatto ascoltare delle canzoni meravigliose *w*
Mi sono fissata con Enchanted *-*
Che poi, nelle parole di questa canzone, ho ritrovato molti elementi in comune con la mia prossima FF e quindi io ero tipo asdfg *piange disperatamente*
Si, mi sono emozionata ascoltando quella canzone, okay?
Sono una pamppina sensibile, io v.v
 
E inizio anche col dirvi che ne userò una sua, in questa FF u.u
Non vi dico quale! :D
HAHAHAAH, vabbè qualcuno avrà già capito… forse…
 
Okay, gente, mi dileguo davvero perché se no mia madre davvero mi ammazza e i miei amici poi mi accusano di essere la ritardataria, quando poi sono loro che arrivano tardi u.u
E poi perché ho fame e non vedo l’ora di uscire per mangiare!
Credo di avere il verme solitario, ho sempre fame in questi giorni…
Sono un adorabile porcellino rosa obeso dalla coda arrotolata! :3
Dico solo una cosa: ho preso la Melite u.u
Mel capirà u.u
HAHAHAHAHAH!
 
un grazie a Mel che mi ha fatto il meraviglioso banner! *-*
 
Per chi volesse seguirmi su twittahperchèdiretwittahfapiùfigo, sono @Marypuuff :)
 
CCCCCCCCCiao bella gente! :D
*leggereallaGabibbo*

Stasera niente gif, perchè tinypi ha deciso di andare a farsi fottere ç_ç
La prossima volta la metto, gggiuro! 

Ippy ha tolto la musica…
MALEDETTO! è.é

No, adesso ha messo una sottospecie di marcia...
Ma che cazzo gli fa fare ai cavalli, questo?! ò.ò

Basta, mi dileguo davvero.

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Capitolo 20
*** You know how much I need you ***


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MAYA POV.
“Mamma, ti prego, spiegami cosa ci fai tu qui…”
Lei si avvicinò a me, ancor più sorridente, mentre anche Elizabeth usciva dalla cucina per assistere alla scena.
“Non dai nemmeno un bacio a tua madre che si è rotta il sedere per un’ora intera su un sediolino di un aereo?” domandò lei, togliendosi gli occhiali e aprendo le braccia.
Incrociai le braccia al petto e scossi il capo.
“Capirai quant’è un’ora. Voglio sapere perché sei qui” dissi ancora, guardandola dalla testa ai piedi.
Lei sbuffò, facendo cadere le braccia lungo i fianchi e roteando gli occhi al cielo.
“Siempre la misma insesible” sussurrò, in modo che io potessi sentirla.
“Mamma, mi dici perché ti trovi qui, accidenti?!” esclamai ancora, lasciando che le braccia ricadessero lungo i fianchi e le mani battessero sulle gambe.
“Sono venuta ad organizzare il matrimonio di tuo padre. Te he extrañado, mi amor!” disse e, senza lasciarmi il tempo di replicare, mi si fiondò letteralmente addosso, abbracciandomi forte.
“Fermi tutti!” esclamai, abbandonando la forte presa di mia madre, per quanto mi fosse possibile.
“Lei… organizza il tuo matrimonio?” domandai, indicando mia madre e guardando mio padre.
Lui alzò le spalle, fermo sullo stipite della porta.
“Beh? Che male c’è?” rispose lui, con tutta la nonchalance di questo mondo.
Feci passare lo sguardo da mio padre a mia madre per un paio di volte, rimanendo con la bocca spalancata.
“Ma lei è la tua ex moglie!” esclamai incredula, battendo un piede a terra.
Mia madre mi si avvicinò, poggiandomi una mano sulla spalla e sospirando.
“Mayetita, non è che perché sono la sua ex moglie adesso non posso organizzargli il ricevimento. D’altronde, io lavoro sempre in questo campo, e tuo padre…”
“Ma tuo padre un cavolo mamma!” dissi, allontanandomi da lei e guardando Elizabeth.
“Liz, tu sei d’accordo?” le chiesi, mentre lei si avvicinava a mio padre e gli posava le mani sulle spalle.
“Abbiamo deciso assieme. Per me non è mai stato un problema” rispose, e mio padre le prese una mano.
“Il problema te lo stai ponendo solo tu, Maya” disse mio padre, e mia madre annuì.
“E’ sempre stata la tragica della famiglia!” esclamò mia madre, stritolandomi le guance.
La guardai di sbieco, rivolgendole un’occhiataccia, e lei lasciò la presa facendomi un sorrisino.
“Bueno, vamos a trabajar de inmediato!” disse mia madre, avvicinandosi ad Elizabeth, mentre mio padre la guardava stranito.
“Ha detto che dovete mettervi subito all’opera” dissi, incrociando le braccia e facendo da traduttore a mio padre, che non aveva capito nulla.
Lui annuì col capo, come a voler dire ‘oh si certo, lo sapevo’ e si avviò verso la cucina, dove mia madre ed Elizabeth parlottavano tra di loro.
“Altolà, William!” sentii dire a mia madre, bloccando mio padre con un gesto della mano “dove credi di andare?”
“Io… beh, volevo partecipare all’organizzazione dei preparati…”
“No, non puoi, sono cose che dobbiamo vedere noi donne. Sei una donna, tu? No, non mi pare, quindi… hasta luego!” lo interruppe mia madre, spingendolo fuori dalla cucina.
Chiuse la porta e mio padre rimase a fissarla incredulo, come se non potesse crederci che era appena stato cacciato fuori dalla sua cucina.
Si voltò verso di me con un’espressione sconvolta sul volto, e dovetti trattenermi per non scoppiargli a ridere in faccia.
“E’ fatta così, papà, lo sai” mi limitai a rispondergli, alzando le spalle.
Lui sospirò, per poi scuotere il capo e avviarsi verso la porta d’ingresso.
“Adesso vado ad aspettare davvero il camion con gli altri mobili…” disse, per poi uscire e chiudersi la porta dietro le sue spalle.
Lo guardai uscire per poi scoppiare a ridere leggermente. Tutta quella situazione era veramente strana.
Mia madre che organizzava il secondo matrimonio di mio padre. Era la cosa più assurda che potesse capitare sulla faccia della terra!
Quanto a me, di cose strane me n’erano successe abbastanza, in quel periodo.
Ryan, Harry… ormai non sapevo più quale situazione fosse più assurda.
Il bacio con il mio professore e la scopamicizia – ormai terminata – con il mio migliore amico, che ormai non mi parlava più e che non voleva più vedermi.
Forse queste non erano cose strane.
Forse, la cosa più strana che mi fosse successa in quel periodo, era proprio il fatto di essermi resa conto di essere ancora innamorata di Harry.
Insomma, come poteva essere possibile? Mi aveva tradita, mi aveva abbandonata, e non mi aveva nemmeno chiesto scusa raggiungendomi all’aeroporto.
Quanto tempo l’ho aspettato quel giorno, quanto avrei voluto che lui arrivasse correndo trafelato – come succede nelle migliori commedie americane – e mi chiedesse scusa, di rimanere insieme a lui, di non andare via.
Ma invece non l’ha fatto. E io mi sono sentita ancora più vuota.
 
“Sei proprio sicura di voler andare via?”
La voce di mio padre ripeteva le stesse parole ormai da tempo. Per tempo, intendevo il tragitto da Holmes Chapel a Londra, mentre preparavo la valigia, e il mio ritorno a casa in lacrime dopo quella sera.
Poggiai la valigia per terra, e mi voltai verso di lui, che aveva uno sguardo preoccupato sul volto.
Annuii col capo, e cercai di fargli un sorriso, ma quello che mi uscii fu solo una strana smorfia.
“E’ meglio così, papà, credimi…” risposi.
La sua grande mano calda si posò sul mio viso, lasciandomi una dolce carezza, una di quelle carezze che solo un padre ti può fare davvero.
Quelle che, dopotutto, riescono sempre a farti andare avanti.
“Perché sei tanto preoccupato? Ho già affrontato un viaggio da sola, è solo un’ora” dissi, alzando le spalle, e lui sospirò.
“Lo so, ma sono un po’ di giorni che ti vedo strana… non ti senti nemmeno tanto bene…”
“Papà, avere un’intossicazione alimentare per una volta, non vuol dire che non mi sento bene…” risposi, alzando le spalle e sospirando.
Stava facendo di tutto per farmi rimanere lì, ma io non l’avrei accontentato.
Era già bastato il fatto di essere rimasta lì per altri due giorni dopo quella serata e non avevo nessuna intenzione di rimetterci piede.
D’un tratto, la voce metallica dell’aeroporto annunciò il mio volo. Mi sembrò come rivivere un deja-vù, anche se insieme a me c’era mia madre che si preoccupava del mio viaggio verso l’Inghilterra, e non mio padre, che si preoccupava del viaggio verso la Spagna.
Mio padre mi guardò con occhi tristi, quasi come se volesse piangere da un momento all’altro, anche se era consapevole del fatto che quell’annuncio sarebbe arrivato, prima o poi.
Infilai la mano nella tasca del cappotto, e cacciai fuori una busta bianca.
Allungai la mano verso mio padre, che intanto mi guardò confuso.
“Questa è… questa è per lui…” balbettai. Ormai non ero nemmeno più in grado di pronunciare il suo nome, tanto del dolore.
Mio padre allungò la mano verso la mia, e prese la lettera chiusa nella busta tra le sue mani.
Mi guardò negli occhi, ancora più tristi e confusi di quanto non lo fossero già, e io sospirai chiudendo gli occhi.
“Non dargliela mai…” dissi, con la voce tremolante.
“Ma… come non dargliela mai?!” rispose mio padre, ancora più incredulo.
Aprii gli occhi ed annuii col capo.
“Tienila tu, ma non dargliela. Dovrò farlo io, quando e se me la sentirò…”
“E se… e se tu non dovessi tornare?” domandò mio padre, e gli occhi mi si riempirono ancora di più di lacrime.
“Allora vuol dire che non gliela darò…” risposi sospirando.
La voce metallica annunciò ancora una volta il mio volo, così mio padre aprì le sue grandi braccia e io mi ci fiondai dentro, come a voler trovare un riparo per tutto quel dolore.
“Ti voglio bene, papà…” sussurrai, quasi tra le lacrime.
“Anche io, Maya…” sussurrò lui in risposta, per poi staccarmi dal suo abbraccio e prendere la valigia, avviandomi verso il check in.
Mi voltai, e vidi ancora mio padre che mi aspettava, salutandomi con un cenno della mano.
Ma non era lui che volevo vedere davvero.
Non c’era. Non era arrivato, come avevo sperato fino all’ultimo. Lui non era venuto a fermarmi.
Forse era stato meglio così. Smettere di soffrire per qualcuno che ami troppo.
“Signorina, i documenti, per favore” disse improvvisamente il ragazzo del check in.
Gli porsi i miei documenti, ma voltai nuovamente lo sguardo, come a voler cercare l’ultima speranza.
Ma non c’era. E non ci sarebbe stata mai.
Il ragazzo mi porse nuovamente i documenti, per poi augurarmi un buon viaggio.
Rivolsi un ultimo sguardo dietro di me.
Stavolta, stavo per iniziare qualcosa di nuovo. Ma senza più niente.
 
HARRY POV.
“Ma secondo te, l’hanno già preparato il buffet?”
Sospirai rassegnato, battendomi una mano sulla fronte. Niall era veramente impossibile, quando si trattava del cibo.
“Oddio, Niall, siamo solo in comune! Non possono aver preparato il buffet in comune!” esclamò Nicole, dandogli un buffetto dietro la nuca.
“Io lo farò al mio matrimonio… buffet dappertutto!” disse, alzando le braccia al cielo e facendomi scoppiare a ridere.
“Zitti, idioti! Non vedete che state facendo un casino solo voi?” ci riprese Nicole, sbuffando.
“Sai che sei proprio bella con questo vestito, Nicole? Ti dona molto il giallo!” disse Niall, ammiccando e facendomi sghignazzare.
Nicole roteò gli occhi al cielo, quando sia io che Niall sentimmo due sonori schiaffi dietro le nostre nuche.
Louis ci sorpassò e poggiò il suo braccio intorno alla vita di Nicole, puntandoci contro l’indice.
“Giù le mani dalla mia ragazza” disse, e Nicole ci fece una linguaccia.
Io alzai le braccia, come a volermi giustificare, mentre loro si allontanavano da me e Niall.
Mi sedetti su una delle sedie rosse fuori dalla stanza dove avrebbero celebrato il rito civile, in attesa di entrare.
Avevo come un nodo alla gola, che non mi permetteva di respirare, di parlare. Tra pochi minuti, l’avrei rivista. E il senso di colpa, si sarebbe ingrandito ancor di più.
Ma ero pronto a chiederle scusa. Non riuscivo più a stare senza la sua parlantina sciolta e le sue continue imprecazioni.
“Ay, cuántas veces tengo que decir... i fiori vanno più a destra!” urlò improvvisamente una voce.
Alzai lo sguardo, mentre il cuore mi saliva in gola dall’emozione. Quelle parole in spagnolo, sono una persona poteva dirle…
D’un tratto, una figura si avvicinò a noi, camminando con leggiadria e decisione su dei tacchi dal tacco altissimo. I capelli erano nerissimi e lunghi fino alle spalle, perfettamente tagliati, la forma del viso era squadrata e gli occhi erano coperti da un paio di occhiali da sole dalla montatura rotonda. Il corpo, invece, era sinuoso e coperto da un vestito lungo dal colore bordò, incrociato dietro le spalle.
Non era Maya, ma la somiglianza era sbalorditiva.
“Juliana?! Cosa ci fai tu qui?” esclamò improvvisamente Nicole, guardando la donna che stava attraversando il corridoio dove noi stavamo aspettando.
La donna si voltò verso Nicole non appena sentì il suo nome venir pronunciato, e abbassò gli occhiali, per poi scrutarla a fondo.
“Nicole, querida, che piacere rivederti!” esclamò la donna, abbracciando Nicole.
“Anche per me! Ma cosa ci fai tu qui?” domandò lei, una volta sciolto l’abbraccio.
“Oh, ho organizzato il ricevimento del matrimonio. Will ha chiesto il mio aiuto!” rispose la donna, che capii dovesse chiamarsi Juliana.
Nicole rimase un po’ di stucco, ma Juliana continuò a parlare.
“E chi è esto chico hermoso accanto a te?” domandò, guardando Louis dalla testa ai piedi, sorridendogli.
“Sono Louis, il ragazzo di Nicole, piacere” si presentò, allungandole la mano, sorridendo anche lui.
Juliana lasciò perdere la mano di Louis e lo abbracciò, lasciandolo un po’ sorpreso.
“Aaah, tiene buen gusto, Nicole! Io sono Juliana” esclamò.
“Louis, Juliana è la madre di Maya” gli disse Nicole, e lui spalancò gli occhi, un po’ come il resto di noi.
Alzai lo sguardo, guardando meglio la madre di Maya. Era diversa da come l’avevo immaginata, ma bellissima quanto la figlia. D’altronde, erano due gocce d’acqua.
Improvvisamente, la porta dietro di noi si aprì, mostrando un uomo sulla cinquantina, che ci rivolse un sorriso.
“Potete entrare” disse, e il mio cuore prese a battere ancor di più.
Avrei rivisto Maya.
 
“Allora, dichiaro in nome della legge che il signor Burton William David e la signora Spencer Elizabeth Grace, sono uniti in matrimonio”.
Ci alzammo tutti in piedi dopo quelle parole pronunciate dall’ufficiale, applaudendo forte.
Ero contento del fatto che Will avesse trovato una donna che lo amasse e che lo rendesse felice.
E adesso, potevano vivere tutta la felicità del mondo, condividendo le intere giornate della loro vita assieme.
Posai lo sguardo su Maya, seduta in prima fila, accanto a sua madre.
Aveva fatto da testimone a suo padre, e adesso era in piedi che lo abbracciava tra le lacrime di gioia.
Era bellissima, come sempre.
Indossava un abito rosa pallido, quasi antico, con delle bretelle nere e spesse, leggermente stresso in vita, e la gonna le ricadeva morbida sulle gambe. I capelli, invece, erano sciolti ma leggermente mossi e il trucco era chiaro, come se non avesse bisogno di nessun tipo di trucco per essere bella.
Sorrideva, mentre tutti gli amici di Elizabeth e Will, l’abbracciavano e la salutavano, felici per lei e per la famiglia che il padre aveva deciso di costruirsi.
Non avevo il coraggio di avvicinarmi a lei.
Era così piccola e dannatamente bella, fragile come un vaso di cristallo, che avrei potuto ferirla ancora se l’avessi minimamente guardata.
Ma mi mancava. Mi mancava come nessuno mai mi era mancato in vita mia.
Quando uscimmo dal comune per avviarci al ricevimento, sentii qualcosa dentro me.
Qualcosa che mi diceva che dovevo agire, parlarle, starle vicino. Dovevo chiederle scusa. Non potevo continuare ad andare avanti senza di lei, senza la mia migliore amica.
Avevo bisogno di lei.
Passai maggior parte del ricevimento a guardarla, mentre parlava con le persone, mentre ballava scatenata in mezzo alla pista col padre, mentre cercava di rivolgermi degli sguardi nascosti.
“Perché non muovi quel bel culo che ti ritrovi e non vai a parlarle?”
Mi voltai improvvisamente verso la voce che aveva parlato dietro di me, e rimasi sorpreso quando mi ritrovai la madre di Maya che mi sorrideva.
“Lei…”
“Si, ho guardato il tuo culo, c’è qualcosa che non va?” rispose, interrompendomi.
“Mi pare che a te piacciono le donne più grandi… almeno, così dicono… quindi, non ti dispiace se lo guardo, giusto?”
Feci un mezzo sorriso, leggermente imbarazzato. Sicuramente, Maya le aveva raccontato di me e Caroline, quella sera negli studi di XFactor.
“Allora?” chiese ancora, e io la guardai ancora più confuso.
“Allora cosa?” le feci eco, e lei sbuffò, proprio come faceva Maya. Dio, se si somigliavano.
“No entiendes? Vai a parlarle!” esclamò, indicando sua figlia col capo, che intanto ballava con un bambino in mezzo alla pista perfettamente decorata.
“Parlarle? Lei non vuole…” dissi, scuotendo il capo.
Juliana mi diede un piccolo buffetto dietro la nuca, che mi fece sorprendere.
“E chi te lo dice questo? Sbaglio, o è mia figlia?”
“Si, ma…”
“Sbaglio, o l’ho cresciuta io?!”
“Certo, però…”
“E allora chi può conoscerla meglio di me? Ninguno!” esclamò ancora, alzando le spalle.
Sospirai, guardando ancora May al centro della pista, che continuava a ridere ballando con il bambino.
“Per quanto possa sembrare impossibile, mia figlia ha bisogno di te. Lo vedo dai suoi occhi, che non riesce a stare senza di te…”
Mi voltai nuovamente verso di lei, ancor più confuso.
“Lei sa che…”
Juliana sorrise, per poi interrompere quello che stavo per dire.
“Che avete litigato, certo. So tutto di mia figlia, anche quando non mi dice le cose. Guardala adesso… lei crede che io non sappia che ha passato tutto il tempo a fissarti, con gli occhi pieni di lacrime. Lo sta facendo anche adesso, nonostante non voglia…” disse, guardando Maya.
E, in effetti, notai anche io che ogni tanto il suo sguardo era puntato verso di me.
“Va da lei, e parlale. Torna a stare accanto a lei… questa è l’unica cosa che vuole… e che vuoi anche tu…” sussurrò, poggiandomi una mano sulla spalla e sorridendomi.
Le sorrisi anche io. Quella donna, aveva capito tutto di me in pochi secondi.
Mi alzai dalla sedia, mettendo le mani nei pantaloni e cominciando ad avviarmi verso la pista.
“Yo tenía razón! Hai davvero un bel culo!” esclamò, facendomi voltare verso di lei e facendomi scoppiare a ridere.
“Grazie” le dissi, facendole un sorriso.
“Es la verdad, il bel culo ce l’hai davvero…!” esclamò, e io boccheggiai.
Juliana rise, e fu incredibile la somiglianza con la stessa risata cristallina di Maya.
“De nada” rispose tra le risate, capendo su cosa volessi davvero ringraziarla.
Le feci un ultimo sorriso, per poi avviarmi nuovamente verso la pista.
“Ah, e complimenti per l’organizzazione! E’ davvero tutto perfetto!” esclamai, e lei sorrise, per poi voltarmi nuovamente verso la pista e raggiungere Maya.
“Posso parlarti?” le chiesi, una volta che le fui vicino.
Maya alzò lo sguardo dal bambino con il quale stava ballando, e rimase di stucco, con la bocca spalancata.
“Ehi, signore, ma non lo sai che c’ero prima io con lei?” disse il bambino, con una vocina sottile. Risi leggermente, passandogli una mano tra i capelli castani, scombinandoglieli ancor di più.
“Scusa piccolo. Mi concedi questo ballo con la tua dama?” domandai, e lui annuì.
“Si, ma solo questo!” esclamò, per poi lasciare un bacio sulla guancia a Maya.
“Dopo ballerò solo con te, Colin!” disse lei sorridendo, mentre il bambino si allontanava.
Maya rivolse nuovamente lo sguardo verso di me, ma ormai il suo sorriso era scomparso.
“Posso parlarti, adesso?” chiesi ancora, e lei incrociò le braccia al petto.
“Sbaglio, o avevi detto che non volevi vedermi più?” disse, ripetendo acidamente le parole che le avevo detto in un momento d’ira.
Sospirai, chiudendo gli occhi.
“Ti prego…” sussurrai, aprendo nuovamente gli occhi.
May lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, mordendosi il labbro inferiore e annuendo col capo.
Le feci cenno di uscire fuori di lì, così che avremmo potuto parlare meglio, e lei mi seguì.
Uscimmo sul grande prato verde, raggiungendo un piccolo gazebo colorato al centro del grande giardino.
Maya poggiò le mani sulla ringhiera, stringendola forte e tenendo lo sguardo fisso verso la sala del ricevimento.
“Allora… di cosa devi parlarmi di così tanto urgente, facendoti cambiare idea sulla tua scel…?”
“Mi manchi” dissi tutto d’un fiato, interrompendola.
Lei si voltò piano verso di me, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Come, scusa?” chiese, con un filo di voce.
“Lo sai cosa ho detto, hai sentito benissimo…” dissi sospirando.
May si morse il labbro, trattenendo un ghigno, e facendo un sorrisino beffardo.
“Certo che ho sentito, però voglio sentirlo di nuovo. Sai, mi sembra assurdo che tu mi dica che ti sono manc…”
Le fui addosso in un secondo, prendendola per la vita e alzandola da terra, facendola ridere.
“Che bastarda che sei, vuoi farmi ripetere le cose che vuoi sentirti dire!” esclamai, facendola roteare in aria.
Maya rise sonoramente, dandomi delle pacche dietro le spalle per farmi smettere.
“Mettimi giù, coglione!” esclamò di rimando, ancora tra le risate.
Feci come mi aveva detto, perdendomi nell’infinità dei suoi occhi scuri come cioccolata.
Quanto mi era mancato farlo.
“Mi sei mancato anche tu…” ammise, prendendomi una mano e incrociandola con la sua.
Sorrisi, accarezzandole una guancia, e il contatto con la sua pelle morbida mi fece rabbrividire.
“Scusami… io non volevo, davvero…” sussurrai, e lei sorrise.
“Non fa niente…” sussurrò di rimando, stringendomi ancor di più la mano.
“Sai quanto ho bisogno di te…” dissi, e lei sorrise ancor di più, come se quello che le avevo appena detto le avesse illuminato il mondo.
D’un tratto, sentii di doverle dire tutta la verità, tutto quello che era successo in sua assenza.
“Maya, io…”
“Ecco, adesso che possiamo tornare a parlare di tutto, sai che il negozio di abiti sotto casa tua ha messo gli sconti?! L’ho letto l’altro giorno…”
“Maya…” cercai d’interromperla, ma lei continuò a parlare a raffica.
“No aspetta un attimo, la cosa è seria. Credo che dovremmo farci un salto, quello ha dei vestiti davvero bellissimi, e sarebbe un peccato non passarci…”
“May…”
“Harry, aspetta il tuo turno, sei sempre il solito maleducato, porca troia! No, okay, forse in questo momento mi sono lasciata troppo andare e sono diventata maleducata io, ma fa niente. Insomma, capisci? Dobbiamo assolutamente passarci e rifarci il guardaroba, magari tu dici di essere il mio migliore amico gay, così prendi qualcosa di più costoso che io non posso permettermi, e poi me lo dai, però lo fai passare per roba che hai comprato tu, così poi lo metto io, e se non mi va mi faccio in cul…?”
“Maya, io e Caroline ci sposiamo”.




Writer's Corner! :)
Dall'uovo gobbo di mamma chioccia, nacque un pulciiino che zoppicava un po'
sembrava triste, perciò la mamma chioccia, per consolarlo l'alligalli gli insegnò... L'ALLIGALLI OH!
Ticchettocche ticchettocche il pulcino dopo un po',
Tichettocche tichettocche a ballare cominciò,
tre galletti verdi e gialli, professori d'alligalli, il pulciino balleriino salutarono così:
CHICCHIRICHI, CHICCHIRICHI! 

No, se state pensando che l'abbia messa l'ippodromo oggi, vi sbagliate di grosso.
Quello stronzo non sta mettendo più nulla ç_ç
Mi fa soffrire!
E se state pensando che io sia impazzita, allora fate bene! :D
NON L'HO PRESA DA NESSUN TESTO SU INTERNET!
La so a memoria, sì u.u 
andavo pazza per questa canzone quand'ero piccola, altro che pulcino pio!
IL PULCINO BALLERINO SPACCA I CULI, YO! 

Vabbè, dopo questo... 
Holaaaaaa :D
Ve l' aspettavate questa precisione da parte mia? *-*
si dai, in questo periodo si :)

cccomunque, che diiir...
questo capitolo è... indescrivibile? boh ._.
non so quanto mi sia uscito una merda, probabilmente tanto, però vabbè...
l'ho appena finito u.u 
e devo dire che l'unica parte che mi piace in questo capitolo, è quella di Juliana HAHAHHAHAH
Quanto amo quella donna *-*
aaaaww, e mi piace anche la parte di Lou che dice "Giù le mani dalla mia ragazza"
La MIA ragazza, capite?! Lui parla di Nicole come sua ragazza, cazzo! *-*
Okay, sclero.

Mmmh, che altro potrei dire?
che quei due appena fanno pace, ritornano ad essere i coglioni di sempre *u*
belliiini :)
so che mi odierete ancor di più per la notizia che Harry da a Maya, e scoprirete nel prossimo capitolo lei come si sentirà, uhuhuhuh :D

E OGGI SONO DUE ANNI! 
DUE ANNI, CI RENDIAMO CONTO?! *-*

Due anni di coglionate, due anni di sorrisi, due anni di One Direction! *w*
Credo di essere più emozionata io che loro, boh u.u 
TAAAAANTI AUGURI! *-*

pppoi, ieri sera (dato che non so starmene con le mani in mano u.u)
ho pubblicato il secondo capitolo dello spin-off! :D
sinceramente, ci terrei che passasse, poichè insomma... 
SI PARLA DEI LOLE! 
E chi non ama, i Lole? u.u 
quuiiindi, nella speranza che passerete, vi lascio il link qui sotto v.v
You belong with me.

BBBBBueno, io credo di aver terminato qui il mio luuungo (che poi stavolta credo sia più corto delle altre volte, oibò u.u) sproloquio
e monologo filosofico (seh, assai proprio -.-") alla Amleto! 

per chi volesse seguirmi su twittah perchèdiretwittahfapiùfigo sono @Marypuuff :)
anche se sinceramente vorrei cambiare nome u.u 

Grazie a Mel per il banner assolutamente asdfgh *-*

Hasta luego, chiicaaas! :D


Vi avevo promesso la gif stavolta, dato che tinypic la scorsa volta era andato a Caroline! [cit.Rebecca, mia moglia u.u]
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PROVOCA LO STRONZO, PROVOCA!
Io morirò un giorno, me lo sento, morirò...

 

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Capitolo 21
*** I can't do this ***


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MAYA POV.
Non poteva essere vero.
Erano giorni che mi ripetevo che non poteva essere vero, non doveva essere vero.
Era impossibile. Una scelta così azzardata ed idiota non poteva farla nessuno, se non un idiota come Harry. E un’idiota come la sua fidanzata, ovviamente.
Loro non potevano sposarsi.
Capivo il fatto che Caroline volesse mettere su famiglia, ma non con Harry.
Lui aveva solo diciotto anni! Era ancora immaturo e bambino per sposarsi e avere dei bambini.
E Caroline, poi... non la vedevo molto la tipa madre di famiglia.
Più che altro, la vedevo solo con la voglia di attraversare la navata con un lungo e bellissimo abito bianco firmato, per far vedere a tutti gli invitati che lei poteva permetterselo.
E tra quei mille invitati, ci sarei stata anche io.
Magari in un abito non firmato, per niente colorato e seduta al mio posto, in uno di quegli scomodi banchetti di legno che si trovano in chiesa, in attesa che Harry dicesse si a Caroline.
Avrei tenuto lo sguardo basso per tutto il tempo, lasciando che le lacrime mi bagnassero il volto senza che lui se ne accorgesse, tentando di tenermi dentro tutto il dolore che avrei voluto tirare fuori. Avrei solo pianto, in silenzio e con me stessa.
E quando sarebbe finito il rito in chiesa, mi sarei alzata, avrei asciugato le lacrime e sarei andata fuori, facendo finta di nulla quando avremo buttato il riso addosso agli sposi.
E poi – già me lo immagino – Harry sarebbe venuto accanto a me, con un sorriso enorme e raggiante stampato sul volto, di quelli che solo lui può fare senza fingere, e mi avrebbe abbracciato felice, perché aveva appena sposato la sua anima gemella.
E io?
Io l’avrei abbracciato, in silenzio. Non avrei detto nulla, solo sorriso. Ma quello non sarebbe stato il mio vero sorriso. Sarebbe stato uno falso, uno pieno di dolore e malinconia, che avrebbe cercato di nascondere tutto quello che sarei stata quel giorno.
Una ragazza distrutta ed innamorata, che aveva definitivamente perso tutto.
Non si sarebbe mai accorto di tutto quello che avevo dentro, di tutto quello che avrei voluto dirgli realmente invece di un finto ‘congratulazioni’.
Si sarebbe allontanato nuovamente dalla sua neo-moglie e l’avrebbe baciata, mentre lei mi avrebbe guardato con aria ancora più superiore, per farmi vedere che lei stava abbracciando e baciando tutto quello che avevo sempre desiderato io.
Ma cosa avrei potuto mai dirle? Quello era il suo giorno, doveva goderselo con il suo neo-marito più piccolo di lei di quindici anni, con il quale avrebbe condiviso il resto della vita.
O almeno, fin quando avrebbe detto lei.
Perché si sarebbe annoiata di Harry, un giorno. Si sarebbe annoiata dei suoi stupidi giochi da bambino, delle sue stupide serate con gli amici, dei suoi stupidi quindici anni in meno.
E l’avrebbe abbandonato. Così, senza dirgli nulla, senza un motivo preciso.
L’avrebbe abbandonato e basta, lasciandolo da solo in una casa troppo grande per una persona sola. Magari, l’avrebbe lasciato per uno ancor più piccolo anche di Harry.
Forse le piacevano sul serio quelli più piccoli di lei. Magari la facevano sentire giovane.
E cosa avrebbe fatto Harry? Se ne sarebbe fatto una ragione, e avrebbe chiamato me.
E cosa avrei fatto io?
Avrei avuto il coraggio di abbandonare tutta la vita che, magari, avevo deciso di crearmi, per il mio primo vero amore? Avrei abbandonato la famiglia che avevo creato, solo per Harry?
Forse si. O forse no.
Forse, sarei stata masochista ancora una volta e rinunciare a lui per il bene dei miei figli.
Ma non ci sarebbe stato minuto in cui non l’avrei pensato.
Sarebbe stato il mio pensiero fisso, il mio rimpianto ed il mio amore più grande per tutta la vita.
“Pensierosa?” disse improvvisamente una voce alle mie spalle.
Mi voltai di scatto, ritrovandomi di fronte gli occhi azzurri e il sorriso dolce di Ryan.
Gli sorrisi anche io, facendogli cenno col capo di sedersi accanto a me.
“Abbastanza...” risposi, poggiando nuovamente il mento sul palmo della mano, mentre lui si sedeva accanto a me.
“Sempre lui?” disse, centrando in pieno il punto.
Ormai Ryan riusciva a capirmi davvero su tutto.
Sospirai, annuendo leggermente col capo e chiudendo gli occhi.
“Sempre...” risposi, facendo un ultimo sospiro e lui sorrise.
“Perché non gliel’hai detto?” disse improvvisamente, facendomi sgranare gli occhi.
“Sei pazzo?! Dirgli che lo amo in... certe circostanze?! Sarebbe da idioti, non credi?” esclamai, battendo una mano sul tavolo.
Ryan rise, prendendomi la mano che avevo battuto sul tavolo e accarezzandola piano.
“Non intendevo questo. Perché non gli hai detto che non sei d’accordo sul suo matrimonio?”.
Rimasi in silenzio per istanti che sembravano interminabili, mentre Ryan stringeva ancora la mia mano. Non sapevo cosa dire.
“Io... preferisco vederlo felice con lei, che infelice con me...” dissi, abbassando lo sguardo.
Ryan sospirò rassegnato, per poi mettermi una mano sotto il mento e far incrociare i suoi occhi ai miei.
“Questa è la stronzata delle stronzate! La stronzata del secolo, non ne ho mai sentita una più grossa di questa in vita mia! Davvero, Maya, sei un’attrice perfetta! Forse riuscirai davvero a sfondare, in questo campo...” esclamò, e io gli diedi uno schiaffo dietro la nuca.
“Guarda che sono seria, Parker! Io lo penso davvero...”
Ryan fece un altro sorriso, per poi stringermi ancora di più la mano.
“Quando ci sarà il matrimonio?” chiese, ed io sbuffai.
“Il diciannove Ottobre...” risposi, ripensando nuovamente a come si sarebbe svolta la cerimonia.
“Tra pochi giorni, dunque...” constatò lui, e io annuii.
“Si, ma c’è un altro problema!” esclamai, battendo nuovamente la mano sul tavolino, che traballò.
“Mercoledì ci sarà la festa di fidanzamento, e io ovviamente devo esserci per forza! E non ho il coraggio di presentarmi lì e...”
“Vengo io con te”.
Bloccai il discorso contorto che stavo facendo e sgranai gli occhi, guardando Ryan di fonte a me.
Sembrava stranamente serio.
“Dici davvero?” domandai, corrugando la fronte.
Ryan rise leggermente, per poi annuire col capo.
“Certo. Perché dovrei dire una bugia? Almeno farai vedere a Caroline che tu hai degli amici fighi!” disse, aprendo le braccia, e io lo guardai scettica.
“Poco modesto, eh Parker?” risposi, facendolo ridere.
Era bello che Ryan volesse aiutarmi. Andando con lui a quella stupida festa, avrei avuto più forza di assistere alla promessa di Harry e Caroline.
“E comunque... ho una cosa da proporti...” disse improvvisamente, stringendomi ancor di più la mano.
“Dimmi che non vuoi fare finta di essere il mio ragazzo, ti prego... sarebbe proprio a commedia americana!” esclamai, guardandolo scettica.
Ryan rise leggermente, scuotendo il capo.
“No, non riguarda il matrimonio... riguarda te” disse, quasi sussurrandolo.
Corrugai ancor di più la fronte, assumendo un’espressione confusa sul volto.
Me?!” esclamai nuovamente, indicandomi con l’indice.
Ryan annuì col capo, facendomi un sorriso.
“E sentiamo, che cosa vorresti propormi?” domandai, incrociando le braccia al petto e appoggiando la schiena allo schienale della sedia, allungando le gambe.
“Una tournee mondiale” disse, sorridendo ancora.
Spalancai gli occhi e, se avessi avuto in bocca un po’ di caffè gliel’avrei letteralmente sputato in faccia. Allontanai la schiena dallo schienale e mi scaraventai sul tavolino, guardandolo incredula negli occhi.
“Che cosa?!” esclamai, con un tono di voce alterato e curioso.
Ryan annuì col capo, per poi allungare lo sguardo e chiamare un cameriere con un cenno della mano.
“Una tournee mondiale, non hai sentito?” disse, mentre il cameriere si avvicinava al nostro tavolo.
“Certo che ho sentito! Ma... non è possibile che tu me l’abbia proposto, io non ci credo!” esclamai, battendo nuovamente la mano sul tavolino.
“Beh, dovresti crederci. Mi manca l’attrice protagonista e... un caffè, per favore. Tu cosa prendi, May?” chiese, passando lo sguardo dal cameriere a me, interrompendo il suo discorso.
“Un calmante. E’ possibile averlo?”
Ryan scoppiò in una fragorosa risata, mentre il cameriere mi guardava sconvolto, per poi fargli cenno di andare via mentre mi univo alla risata di Ryan.
“Davvero... mi manca l’attrice protagonista, e ho bisogno di te. Sei l’unica alunna del primo anno che mi abbia colpito così tanto dal primo momento...” continuò, prendendomi la mano e guardandomi negli occhi.
“Hai talento, sai recitare e l’unica cosa che ti manca su un buon curriculum, è proprio questo. Vieni in tournee con me, Maya, ho bisogno che il tuo talento lo conoscano tutti, e non solo io...”
Sospirai, chiudendo gli occhi. Mi era stata offerta un’occasione incredibile, e non potevo minimamente lasciarmela scappare. Sarei stata orgogliosa di me stessa, alla fine.
“Quando dovremmo partire?” domandai, con gli occhi ancora chiusi.
“Il diciannove Ottobre”.
Spalancai improvvisamente gli occhi, guardando Ryan, che mi strinse ancor di più la mano.
“Ma il diciannove Ottobre c’è...”
“Il matrimonio di Harry, lo so...” disse lui, concludendo la frase al mio posto “ma questa è un’occasione imperdibile, Maya. Se non dovessi accettare, te ne pentiresti amaramente, lo so...”
Sospirai ancora una volta, alzando gli occhi al cielo in attesa che una risposta divina cascasse da lì.
Ma la risposta, dovevo darmela da sola.
Andare al matrimonio di Harry sarebbe stato soffrire ancora di più, mentre la tournee mi avrebbe fatto distogliere il pensiero da lui e allontanarmi da tutto, fino a dimenticarlo.
Guardai ancora una volta Ryan, che attendeva impaziente una mia risposta.
Feci un ultimo sospiro, portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Ci penso e ti farò sapere, te lo prometto...” dissi, con un filo di voce e lui fece un sorriso speranzoso, stringendomi la mano.
Gli sorrisi anche io, ma dentro avrei solo voluto morire.
Sapevo già quale sarebbe stata la mia risposta.
 
 
HARRY POV.
Sposarsi era stressante.
Tutto quello che veniva prima del matrimonio, era stressante.
L’organizzazione, poi, era la cosa più stressante sulla faccia della terra. E farla da solo, era la cosa più difficile.
“Devi passare dal servizio del catering a ricordare la prenotazione. Poi, in gioielleria e ricordargli che Louis andrà a prendere le fedi due giorni prima... Louis, poi! Potevamo scegliere qualcuno di più competente!”
“Louis è più competente di me e te messi insieme, Caroline...” risposi, tenendo il cellulare bloccato tra orecchio e spalla.
“Si, certo, come no. E’ competente a far saltare la casa in aria, ma per certe cose... insomma, non farmi perdere in chiacchiere e fammi ricordare cos’altro devi fare...” disse, facendo un piccolo mugugno, segno che stava pensando a cos’altro dovesse farmi fare.
“In realtà dovresti passare dal fioraio, ma tranquillo, a quello ci penso io!” disse, dopo averci pensato su, e io ringraziai il cielo di non dover fare altre cose.
“Tutto qui?” domandai, sperando che non si ricordasse all’ultimo secondo di altre cose che avrei dovuto fare.
“Mmmh, si va bene così. Tu passi in gioielleria e al catering, e io vado dal fioraio. Poi domani abbiamo la prenotazione con il ristorante, non dimenticarti!” mi ricordò ancora.
“No che non lo dimentico!” risposi, facendo un piccolo sbuffo in modo che lei non potesse sentirmi.
“Bene, bravo cucciolo! Ci vediamo stasera, adesso devo tornare in studio!” esclamò, per poi attaccare, senza darmi nemmeno il tempo di rispondere.
Posai il telefono nella tasca dei jeans, per poi passare una mano tra i capelli, scrollandomi i ricci.
Forse il matrimonio era davvero stressante.
Ma ne sarebbe valsa la pena. Avrei sposato la donna che amavo sul serio, per la quale avrei fatto follie.
Arrivai al negozio di abiti per sposi e ritirai il mio smoking per il rito e la cerimonia, solo che non l’avevo fatto vedere ancora a nessuno come mi stesse.
E potevo farlo vedere solo ad una persona.
 
“Cavolo Harry, sei peggio di una donna! Ci metto meno tempo io a vestirmi, che tu!”
Sentii Maya sbuffare ancora una volta fuori dalla sua camera da letto, dove mi stavo infilando con molta fatica lo smoking.
“Questo non è un vestito qualunque, May, è uno smoking per un matrimonio! E’ molto più complicato da mettere, e non voglio che si rovini!” esclamai mentre infilavo i pantaloni, e la sentii sbuffare.
“Smoking o non smoking sei lì dentro da ore! Io avrei bisogno della mia camera, sai?” disse.
Abbottonai i bottoni del pantalone ed uscii fuori, aprendo di scatto la porta e facendola sobbalzare.
“Allora?” dissi, non appena fui fuori dalla sua stanza, indicandomi dalla testa ai piedi, per poi fare un giro su me stesso.
Maya mi guardò con la bocca spalancata, senza dire nulla e vidi i suoi occhi emettere uno strano luccichio, per poi sorridere.
“Sei bellissimo...” disse, quasi sussurrandolo, e le sorrisi anche io.
“Sto bene sul serio?” domandai, guardandomi allo specchio e aggiustandomi il colletto della camicia.
Lei si avvicinò a me, aggiustandomi leggermente il papillon per poi mettersi al mio fianco e sorridermi attraverso lo specchio.
“Davvero...” disse, accarezzandomi il braccio.
Sembrava mia madre quando mi diceva di essere fiero di me. Ma mia madre, in quel momento, non era per niente fiera di me. Credeva che sposarmi a diciotto anni fosse la cosa più pazza e folle che stessi per fare, ma non si era esposta ulteriormente.
Le scelte erano mie, ero maggiorenne oramai.
Guardai May dal riflesso dello specchio, e vidi una lacrima scendere sul suo viso, bagnandolo.
“Che c’è, ti stai emozionando prima di vedermi entrare in chiesa?” domandai, e lei fece una smorfia.
“E’ la sposa che entra in chiesa, non tu! Tu sarai lì ad aspettarla...” rispose, asciugandosi quella lacrima che era scesa lenta e morbida sul suo volto.
“Si, ma io farò un figurone perché sarò bellissimo. Di conseguenza, tu e tutte le altre donne presenti al matrimonio piangerete per me!” esclamai, facendola ridere e ricevendo un pugno leggero sul braccio destro.
“Anche Nicole?” domandò lei, ironicamente.
Nicole non avrebbe pianto nemmeno al suo, di matrimonio.
“Certo, anche lei! Sarà la prima a cui si scioglierà il trucco!” esclamai, e May rise fragorosamente, per poi darmi un altro pugno sul braccio, un po’ più forte del precedente.
“Cretino!” disse, per poi allontanarsi da me e avviarsi verso il salotto, mentre io rimanevo fermo davanti allo specchio.
Avrei dovuto sposarmi. Io, Harry Styles, che si sarebbe sposato a diciotto anni.
Se me l’avessero chiesto a quindici o a sedici anni, avrei sicuramente risposto “il matrimonio? E perché dovrei pensarci adesso?!”.
E invece, a diciotto anni, stavo per compiere quello che tutti comunemente chiamavano ‘il grande passo ’.
“Harry, stai facendo il passo più grande della tua gamba” aveva detto mia madre, citando appunto il detto comune.
Ma io non la pensavo così.
Stavo per fare quello che mi avrebbe reso felice per tutta la vita, con la donna che mi avrebbe reso felice per tutta la vita.
Eppure, se a sedici anni mi avessero chiesto con chi avrei voluto sposarmi, avrei risposto Maya.
Perché Maya era stata il mio primo amore, l’unica che avesse capito davvero di cosa avevo bisogno, l’unica che mi aveva spronato a conquistare il mio sogno.
Ed era solo grazie a lei che, adesso, ero quello che ero. E gliene sarei stato grato per tutta la vita.
L’uomo che l’avrebbe sposata, sarebbe stato l’essere umano più fortunato di tutto l’universo.
“Maya?” la chiamai, sentendola trafficare in cucina.
“Cosa c’è?” urlò, dall’altra stanza.
Feci un sospiro lungo ed uscii dalla sua camera, abbandonando il mio riflesso nello specchio e tutti i miei pensieri, per poi raggiungerla in cucina.
“Devo chiederti una cosa...” dissi, non appena arrivai, appoggiandomi allo stipite della porta, e lei si voltò verso di me, con gli occhi grandi e pieni di curiosità.
“Cosa?” domandò, mettendo a posto una pentola dopo averla asciugata.
“Vorrei che tu mi facessi da testimone, insieme a Lou...” dissi, e lei si bloccò improvvisamente, dandomi le spalle.
“Che cosa hai detto?” domandò con un filo di voce, quasi sussurrandolo.
Feci un altro lungo sospiro, incrociando le braccia al petto.
“Voglio che tu mi faccia da testimone assieme a Louis...” ripetei, ma lei stette ancora una volta in silenzio.
“Dai, Maya, sei la mia migliore amica, ho condiviso tutto con te! Voglio che tu mi faccia da testimone in un giorno così importante per me, io non riesco ad immaginare il mio matrimonio senza di t...”
“Non posso” disse improvvisamente, rimanendo ancora di spalle.
Sgranai gli occhi dopo le sue parole, mentre qualcosa dentro si distruggeva pian piano.
“C-cosa? Perché non puoi?” boccheggiai, lasciando che le braccia mi ricadessero lungo i fianchi.
Maya si voltò verso di me, con lo sguardo basso, guardandosi le dita dei piedi nudi sul pavimento.
Poi, alzò lo sguardo e puntò i suoi occhi nei miei, che mi fecero rabbrividire.
Erano luci, ed emettevano una luce per niente gioiosa, ma triste.
“Io non ci sarò al tuo matrimonio...” disse, con la voce quasi rotta dal pianto.
Sgranai ancor di più gli occhi dopo la sua rivelazione.
“Come non ci sarai? Che cosa stai dicendo, May?!” esclamai, alzando il tono di voce.
Lei chiuse gli occhi, per poi annuire col capo e riaprirli, puntandomi nuovamente il suo sguardo triste nei miei occhi increduli.
“Harry, il giorno del tuo matrimonio io partirò”.





Writer's Corner! :)
Okay, non vorrei allarmarvi, anche perchè non sono proprio il tipo, ma...
MANCANO QUATTRO CAPITOLI! ç_ç

Ebbene si, care mie, anche questa FF sta per finire...
cioè boh, non ci credo...
non mi sembra possibile che ne stia per finire un'altra! ç_ç
mi mancherà!

Anyway, ho appena constatato che dal balcone della mia cameretta (dal quale non si vede manco la minchia .-.)
godo sempre dei migliori tramonti! *-*
boh, volevo condividere con voi questo momento, perchè c'è un tramonto favoloso stasera :)
ma anche in inverno... e in autunno... e in primavera...
insomma, amo i tramonti, si è capito! u.u 

ppppoi, che altro ho da dire?
mmmh, il capitolo...
il capitolo beh... è un capitolo... pieno di... di cose e... parole e... più parole messe vicine formulano delle frasi, quiindi... ehm... questo capitolo è pieno di... frasi! :D
frasi moooolto intense e... piene di parole! :D
come sono brava! *siapplaudedasolalikeaforeveralone*
comunque, davvero...
non saprei cosa dire!
la storia sta per finire e io arrivo bella bella con questo capitolo molto... BAAAAAAAAAAM!
ma, come ho già detto, mancano quattro capitoli u.u 
e in quattro capitoli tutto si può risolvere! :D
oddio no, in realtà ne mancano tre D:
sii, perchè il quarto è l'epilogo, quindii....
ODDIO, MANCANO TRE CAPITOLI! D:
Adesso si che sono depressa! ç_ç

Lasciatemi perdere, è la corsa che mi fa quest'effetto...
che poi, quanto posso essere pessima che vado a correre e poi torno a casa e mangio il gelato alla panna cotta perchè ho fame?!
troppo, troppo pessima... ç__ç
boh, credo che andrò su una montagna a ripudiarmi!

pppppppoi, un'ultima cosa (credo, a meno che non me ne venga un'altra in mente mentre sto scrivendo questa cosa e poi me la dimentico, perchè so che la dimenticherò!)
tre giorni fa (mi pare u.u) ho postato il terzo capitolo dello spin-off LOLE! :D
e mi farebbe piacere se passaste! :)
sooo, vi lascio il link qui sotto!
You belong with me.

Cercherò di aggiornarlo domani, ma non ne sono sicura perchè non ho scritto manco un rigo! D:
però devo muovermi perchè... vabbè, tanto non ve lo dico! u.u
ho tutto chiuso nella mia testolina bacata! :D
stasera mi metto e lo scrivo, tanto sarà un capitolo abbastanza facile! 

e beh, io credo di aver finito il mio lungo monologo alla Amleto (manco lui è riuscito a farlo così contorto come il mio, tzè u.u)
e vi lascio! :D

Guardate questa gif *-*

picasion
picasion

Indovinate chi l'ha fatta?  *rulloditamburiancorapiùrulloso*
IOOOO! :D

si, so di averlo fatto anche nello spin-off...
però mi andava di rifarlo, ecco u.u 
si, mi sento molto soddisfatta di me stessa per questa cazzata HAHAHAHA
ma loro sono... *-*
owww, Hazzaya *u*

Okay, io credo aver finito sul serio..

su twittah perchèluipuò sono @Marypuuff, per chi volesse seguirmi! :)

come mi è uscito questo 'perchè lui può' ?! ò.ò
mah... il sole mi fa male...

basta, vado a ripudiarmi sul serio.

ps. giusto per informazione, IPPY HA SMESSO DI CANTARE! ç_ç
Adesso cado davvero in depressione! ç_ç

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Capitolo 22
*** I wish you all the love in the world, but from myself ***


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MAYA POV.
“Non sono sicura di volerci più andare...”
Ryan si voltò verso di me, con gli occhi spalancati e le mani ancora sul volante, nonostante avesse spento il motore già da un po’.
“Come non vuoi andare?!” esclamò, e io annuii col capo.
“Non voglio andare e basta!” esclamai in risposta, incrociando le braccia al petto.
Ryan sospirò rassegnato, chiudendo gli occhi e scuotendo il capo.
“May, non ho fatto quattro ore di viaggio per sentirti dire che non vuoi entrare in quella casa e non vuoi andare a quella festa... ormai siamo arrivati!”
“E adesso torniamo indietro!” esclamai, buttandomi verso il volante e cercando di riaccendere il motore.
Ryan spalancò gli occhi e mi bloccò in tempo, prima che io potessi mettere davvero in moto e farci schiantare contro un albero.
“Ferma, ferma, ferma!” esclamò, bloccandomi il braccio e facendo si che i suoi occhi incontrassero i miei.
“May... sei per caso impazzita?!” continuò, tenendomi con forza il polso.
“Sto solo cercando di tornare a casa...” dissi con un filo di voce.
“E lasciare che loro si sposino, senza che tu faccia capire ad Harry quanto lo ami?!” rispose, mentre mi mordevo il labbro inferiore.
“Tano non posso fare nulla, lui la sposerà lo stesso...” dissi, abbassando lo sguardo e scuotendo il capo.
Ryan mise una mano sotto il mio mento, facendomi incrociare nuovamente i suoi occhi, e mi sorrise.
“Si, ma almeno tu avrai un peso in meno quando partiremo per la tournee dopodomani... ti sentirai più libera, credimi” rispose, per poi stringermi la mano.
Sospirai rassegnata, roteando gli occhi al cielo per evitare di piangere.
Avrei perso Harry per sempre.
“Scendiamo, allora...” decisi, e Ryan mi sorrise ancora, mentre entrambi aprivamo la portiera dell’auto e scendevamo.
Ma per Ryan era tutto diverso.
Lui avrebbe solo partecipato ad una semplice festa di fidanzamento con la sua alunna/amica, mentre io invece, stavo per affrontare il patibolo.
Ma dovevo essere forte. Dovevo recuperare tutto quel coraggio che avevo avuto quando ero tornata, tutto quel coraggio che avevo perso due anni prima, ma che avevo ritrovato.
E invece adesso, l’avevo perso di nuovo.
Sentii il braccio di Ryan posarsi intorno alle mie spalle, facendomi ridestare da tutti i pensieri.
“Pronta?” domandò, e io feci una smorfia.
“Se intendi pronta alla morte, allora si...” risposi con un filo di voce, e lui ridacchiò.
Ci avvicinammo alla porta di casa di Anne, salendo sulla veranda e bussai piano il campanello, quasi come se non volessi far sentire a nessuno che ero arrivata.
Ryan mi guardò male, e io gli feci un piccolo sorrisino. Lui sbuffò, e bussò molto più forte di me.
Quando si dice ‘i veri amici ti aiutano nel momento del bisogno ’.
Si, ti aiutano a morire ancora prima del dovuto.
Mi voltai verso di lui con un’espressione scandalizzata ed incazzata allo stesso tempo, e lui sorrise.
“Brutto bastardo che non sei altr...?”
“May! Finalmente sei arrivata, piccolina!” esclamò la voce di Anne, interrompendo il mio inveire verso Ryan.
Mi voltai verso Anne, ferma sulla porta che mi sorrideva, ma intanto buttava anche un occhio verso Ryan.
“Anne, ciao!” esclamai, buttandomi tra le sue braccia, evitando che guardasse ancora Ryan.
Ma tanto era inutile, Anne non ci sarebbe mai riuscita.
“Come stai?” domandai, staccandomi da lei.
“Bene, tesoro e tu come sta…?”
“E’ arrivata May? Ay, mi amor, finalment... Dios mío, y que es esta gran pieza de frío a tu lado?”.
Ovviamente, mia madre non poteva tenersi i commenti su quanto fosse figo il mio professore per se, no. Doveva comunque esporli a voce alta e davanti a tutti, anche se in spagnolo.
Ryan la guardò stranito per un po’, ma parve divertito. Io, invece, scossi il capo.
“Mamma, Anne lui è un mio amico, Ryan... in realtà è il mio professore di recitazione, ma lo considero più un amico che tale” dissi, indicando Ryan che sorrise, tendendo la mano sia a mia madre che ad Anne.
“Molto piacere, signore” disse Ryan, mentre stringeva la mano di Anne.
“Oh no, quali signore... dacci del tu, vero Anne?” esclamò mia madre, facendo un sorriso chilometrico.
Anche Anne sorrise ed annuì col capo, mentre mia madre continuava a guardare Ryan dalla testa ai piedi.
“Entrate su, gli altri sono quasi tutti dentro!” disse Anne, spostandosi di lato per farci passare, mentre mia madre preferì passare dietro Ryan per ammirargli il didietro.
Roteai gli occhi al cielo con fare esasperato. Mia madre era impossibile.
D’un tratto, sentii la sua mano afferrarmi il polso e bloccarmi nell’ingresso, mentre Ryan parlava con Anne, facendole complimenti su quanto fosse bella la casa.
“E’ il tuo ragazzo?” domandò mia madre, puntandomi i suoi occhi scuri nei miei.
“Ti ho detto che siamo solo amici” risposi sbuffando.
Lei corrugò la fronte, aggrottando le sopracciglia e guardandomi leggermente scettica.
“Ma tu adesso ci parti in tournee... per otto lunghissimi mesi...” mi ricordò, e il sole pensiero mi fece quasi piangere.
“E allora?” domandai, alzando le spalle, non capendo davvero cosa volesse dire.
“Oh Dios, tengo una hija tonta!” esclamò, roteando gli occhi al cielo, per poi darmi un piccolo schiaffo sul braccio.
“Ma sei cretina, mamma?!” esclamai a mia volta, massaggiandomi il punto in cui mi aveva colpita.
“No, tu lo sei! Non ti rendi conto che con quel gran pezzo di figo, potresti definitivamente dimenticarti di Harry e farti una vita serena e tranquilla?! Otto mesi sono tanti, May”.
Rimasi come pietrificata dopo le sue parole. Non era possibile che avesse capito.
“Tu... tu come...?”
“Parece que soy tu madre, no? Nessuno ti conosce meglio di me, Maya!” esclamò, interrompendo il mio boccheggiare, roteando gli occhi al cielo.
“Si ma...”
“Ma un fico secco, Maya! Harry sta per sposarsi... è anche vero che è esagerato, insomma, sposarsi con quella tipa che sembra più vecchia di me, e io non lo sono affat...”
“Mamma” la richiamai, cercando di farle riprendere il discorso che aveva abbandonato per divagare.
“Si, scusa... insomma, Harry si sposerà tra due giorni, e io non voglio che tu soffra ancora per lui...” concluse, prendendomi teneramente una mano.
Alzai gli occhi al cielo e mi morsi il labbro inferiore, cercando di non piangere.
“Mamma, io lo amo...” sussurrai, e lei mi abbracciò improvvisamente.
“Lo sé, mi amor. Ma ti ricordi quanto hai sofferto quando sei tornata in Spagna, e ad aggravare la situazione c’era anche...”
“No me lo recuerdes, por favor...” sussurrai al suo orecchio, con la voce rotta dal pianto.
Sentii mia madre sospirare e accarezzarmi dolcemente i capelli.
“So cosa hai passato, e non voglio che ti succeda più... voglio che tu sia felice e basta...” sussurrò in risposta, per poi lasciarmi un bacio sulla guancia, uno di quelli che solo una mamma è in grado di darti.
Era l’unica che mi sarebbe stata sempre vicina; l’unica che mi avrebbe aiutato in situazioni difficili, come mi era già successo.
Mi staccai da lei, facendole un mezzo sorriso e lei ricambiò, accarezzandomi una guancia.
“Bueno, se proprio non vuoi provarci tu con Ryan...”
“Non pensarci nemmeno!” dissi seria, bloccando il suo discorso.
Lei rise fragorosamente, mettendomi un braccio intorno alle spalle mentre ci dirigevamo nel grande giardino.
“Stavo scherzando! Non mi chiamo mica Caroline, io!” esclamò, facendomi scoppiare a ridere.
Mia madre mi avrebbe sempre tirato su di morale. Sempre.
 
“Tu, in bagno con me, adesso
Mi voltai verso Nicole per controbattere, ma lei mi aveva già presa per un braccio mentre mi trascinava di sopra.
“Piano, Nicole, guarda che mi fai male!” esclamai, mentre mi scaraventava con poca grazia nel bagno.
“Perché dovrei farti bene, secondo te!” rispose lei, chiudendo la porta a chiave alle sue spalle.
Corrugai la fronte, guardandola stranita.
“Cosa vorresti dire, scusa?” domandai, e lei contrasse ancor di più il viso.
“Vorrei dire che tu mi hai nascosto qualcosa! E che me lo nascondi da Maggio, e riguarda anche Harry!” esclamò lei, battendo un piede a terra.
Abbassai lo sguardo sui miei sandali incrociati, mordendomi il labbro inferiore.
Adesso, avrei rischiato davvero la morte!
“Allora?” domandò ancora Nicole.
Alzai lo sguardo, posandolo sulla sua figura incazzata, con le mani poggiate sui fianchi e un’espressione nera in volto.
“Allora cosa?” domandai a mia volta, e la sua espressione si fece ancora più incazzata.
“Allora voglio sapere cosa mi nascondi, cazzo!” urlò quasi, e io sobbalzai.
Feci un ultimo sospiro, roteando gli occhi al cielo. Ormai dovevo dirglielo.
“Okay, Nicole, ti dico tutto, ma tu non dire ad Harry che te l’ho detto” dissi decisa, e lei annuì.
“Muta come una tomba” giurò, portandosi la mano destra sul cuore.
Poggiai le mani sui fianchi, inclinando il capo e guardandola scettica.
“Muta come quando hai detto a tutti che ero uscita con Ryan, nonostante ti avessi detto di non farlo?!” domandai, ricordandomi di quella giornata.
Quel giorno, mi accorsi di amare ancora Harry.
Nicole fece un mezzo sorriso imbarazzato, per poi alzare le spalle.
“Mi è scappato, non è stata colpa mia!” rispose in sua difesa, e io sbuffai, roteando ancora gli occhi al cielo.
“Si va bene, adesso siediti lì e stammi a sentire...”
Nicole si voltò verso di me, con un’espressione scioccata, indicando il trono su cui doveva sedersi.
“Sulla tazza?! Sei per caso impazzita?!” esclamò, e io scossi il capo.
“Vedete per caso poltrone qui dentro, vostra altezza?!” dissi sarcastica.
Lei fece una smorfia, per poi mugugnare qualcosa di incomprensibile e sedersi con poca grazia sul gabinetto.
“Mi sono seduta. Adesso parla!”.
Feci un ultimo sospiro, e poi iniziai a parlare, senza fermarmi nemmeno un secondo.
Le raccontai della sera della festa, quando mi aveva lasciata lì da sola con Harry e cosa era successo davvero. Le spiegai del patto, i motivi per cui avevamo deciso di non dirlo a nessuno e come avevamo mandato avanti la situazione; quando Harry aveva cercato di tirarsi indietro, ma poi avevamo finito per fare sesso.
Le raccontai, poi, di quando lei aveva detto a tutti che ero uscita con Ryan e Harry era venuto da me per chiedermi spiegazioni, per poi usarmi come fossi una puttana, rendendomi conto di amarlo ancora.
Le spiegai tutto, senza tralasciare nulla. E lei mi aveva ascoltato, senza dire nulla.
“Ecco, questo è tutto. Contenta, adesso?” dissi, battendo una mano sulla gamba e voltandomi verso lo specchio, dandole le spalle.
Nicole rimase in silenzio per un po’, poi la sentii alzarsi e avvicinarsi a me, abbracciandomi da dietro.
“Sei ancora innamorata di Harry?” domandò sussurrando, stringendosi di più a me.
Annuii col capo, abbassando lo sguardo.
“Non ho mai smesso di esserlo...” sussurrai a mia volta.
Nicole abbandonò la presa, per poi abbracciarmi e gettarmi le braccia al collo. Ricambiai il suo abbraccio, stringendole forte la vita e poggiando il mento sulla sua spalla.
“Lo sapevo già...” disse, facendo una risatina, e risi anche io.
Ci staccammo dopo un po’, e lei mi fece un altro sorriso, per poi tendermi la mano.
“Sei pronta per la sorpresa?” chiese, e le sorrisi anche io, prendendole la mano.
Annuii col capo, e iniziammo a scendere le scale insieme.
Se non potevo avere Harry, almeno gli avrei fatto capire tutto.
 
 
HARRY POV.
La festa era fantastica.
Avevo fatto bene a chiedere a Juliana di organizzare almeno la festa di fidanzamento, dato che avevamo già organizzato il matrimonio.
Mancavano due giorni al grande giorno. Eppure, non ero più entusiasta come all’inizio.
Sarà stato lo stress dell’organizzazione, tutta la fatica che avevo dovuto fare, eppure non mi sentivo soddisfatto.
“Passerà Harry, passerà” continuavo a ripetermi “vedrai che il giorno del matrimonio, si sistemerà tutto”.
Ma se non fosse passato nulla? Se fossi rimasto così, con i dubbi che continuavano ad assalirmi durante tutte le giornate?
Ero certo di amare Caroline. Ma la mia paura più grande, era quella che stessi sbagliando tutto, senza rendermene conto.
“Harry, posso parlarti un secondo?”.
Mi ridestai dai miei pensieri, voltandomi verso Louis dietro di me.
Annuii col capo, e lui mi fece cenno di seguirlo, mentre ci allontanavamo dal giardino ed entravamo in casa.
“Cosa c’è, Lou?” gli domandai, non appena entrammo in cucina.
Lui si voltò verso di me, con le braccia incrociate al petto, guardandomi dalla testa ai piedi.
“Dovresti dirmi tu cosa c’è, o sbaglio?” domandò retoricamente, e io lo guardai stranito.
“Non capisco a cosa tu stia alludendo, Louis...” dissi con un tono di voce curioso, e lui batté una mano sul tavolo.
“Cavolo Harry, guardati! Non fai altro che pensare e stare zitto, stare zitto e pensare! Stai per fare un errore, e lo sai anche tu!” esclamò, puntandomi contro l’indice.
Scossi il capo, passandomi una mano tra i ricci scombinati.
“Non è vero, Louis, io amo Caroline” risposi, sicuro di me.
Louis poggiò le mani sul bancone della cucina, guardandomi e scuotendo il capo.
“Si, ma sei sicuro di volerla sposare così presto?” domandò ancora, ed io abbassai lo sguardo.
Non potevo dirgli che avevo delle insicurezze su me stesso, sul matrimonio. Mi avrebbe preso a calci, e avrebbe fatto bene.
“Si, sono sicurissimo, Louis...” risposi, alzando lo sguardo.
Lui sospirò, per poi scuotere nuovamente il capo.
“E Maya?” domandò improvvisamente, e il mio cuore perse un battito.
“Maya cosa?” domandai, con le mani che mi tremavano.
“Niente Harry, lascia perdere...” disse improvvisamente, guardando verso la porta della cucina.
“Amore, vieni fuori? Maya ha una sorpresa per noi”.
Mi voltai anche io verso la porta, posando lo sguardo su Caroline ed il suo vestito blu.
Guardai Louis, che uscì dalla cucina sospirando, per poi voltarmi nuovamente verso la mia fidanzata, sorridendole.
“Certo amore, andiamo” dissi, avvicinandomi a lei e lasciandole un bacio sulle labbra, per poi appoggiare il mio braccio lungo le sue spalle e uscire in giardino con lei.
“Su, May, dicci cos’è questa sorpresa!” sentì dire da Zayn, e vidi Maya scuotere il capo da lontano.
“Lo vedrai appena arriveranno i futuri sposini, Zayn, abbi un po’ di pazienza!” esclamò lei, ridendo.
Sentii il cuore accelerare non appena sentii la sua risata cristallina.
Niall vide me e Caroline arrivare in giardino, e subito si voltò verso May.
“Eccoli! Adesso puoi dire la sorpresa!” esclamò il biondo, e lei si voltò verso di noi.
Il suo sguardo posato su di me, mi fece impazzire. Sentii le mani tremare, e subito tolsi il braccio dalle spalle di Caroline.
Maya ci sorrise, e io l’ammirai ancora meglio. Era bellissima nel suo vestito bianco e morbido, che le illuminava il viso scoperto grazie ai capelli legati in un piccolo chignon.
Prese un microfono tra le mani, salendo sulla piattaforma piazzata al centro del giardino, mentre tutti quanti la guardavano. Ma nessuno la guardava come la guardavo io.
“So che tutti voi stavate aspettando questa sorpresa...” iniziò, guardando Zayn e Niall che ridacchiarono, mentre Liam si avvicinò a loro e gli diede due schiaffi dietro la nuca.
“Questa canzone voglio dedicarla al mio migliore amico, Harry, e la sua futura sposa, Caroline... congratulazioni ragazzi, vi auguro il meglio...” concluse, mentre tutti quanti applaudivano.
Io rimasi fermo ed immobile al mio posto ad ammirarla e a sentire il mio cuore palpitare forte.
D’un tratto, delle note di un pianoforte iniziarono a suonare, e vidi May fare un dolce sospiro, per poi avvicinare le sue labbra al microfono ed accompagnare le note con la sua splendida voce.
 
For you, there’ll be no more crying,
For you, the sun will be shining,
And I feel that when I’m with you,
It’s alright, I know it’s right

 
Avevo occhi solo per lei, non riuscivo a guardare altro, nemmeno Caroline.
La guardavo muoversi insicura, stringendo il filo del microfono, e ammiravo i suoi occhi leggermente lucidi, che guardavano solo me.
Avevamo occhi solo per entrambi.
 
To you, I’ll give the world
To you, I’ll never be cold
‘Cause I feel that when I’m with you,
It’s alright, I know it’s right.

 
Voglio donarti il mondo, Maya, voglio donarti tutto l’amore che meriti, pensai, guardandola ancora.
Anche io sto bene quando sono con te.
Sto bene quando ti sento parlare, imprecare, ridere... sto bene quando ti sento accanto a me.
Ma starei ancora meglio, se ti sentissi mia per sempre.

And the songbirds are singing,
Like they know the score,
And I love you, I love you, I love you,
Like never before.

 
Se gli usignoli stanno cantando in questo preciso istante, perché io ho orecchie solo per te, Maya?
Perché sento solo te e nessun’altro?
Perché guardo solo te, come se esistessi solo tu, per me?
Forse, perché davvero esisti solo tu per me. Finalmente, me ne sono reso conto.
Anche io ti amo, Maya.
Anche io ti amo come non ti ho mai amata prima, come non ho mai amato nessuno prima d’ora.
Perché io non ho mai smesso di pensarti, nemmeno per un secondo.
E non ho mai smesso di amarti sul serio.
 
And I wish you all the love in the world,
But most of all, I wish it from myself.
 
Sto per fare la cazzata più grande della mia vita, pensai, guardando Maya cantare per me.
Perché la canzone non è rivolta a me e a Caroline, ma solo a me.
Io voglio augurarti tutto l’amore del mondo, Maya, ma te lo auguro da parte mia.
Perché io ti amo.
 
And the songbirds keep singing,
Like they know the score,
And I love you, I love you, I love you,
Like never before, like never before.

 
Maya smise di cantare, e tutti applaudirono ancora una volta, tranne me.
Finalmente, capii davvero cos’erano tutte quelle insicurezze che affollavano il mio cervello da tempo, ormai.
Io non amavo Caroline.
Io non avevo mai smesso di amare Maya, nemmeno per un secondo.
E l’amavo ancora, come non l’avevo mai amata prima.
Volevo stare solo con lei, ammirare e perdermi nei suoi occhi color cioccolato, ascoltare la sua risata al mattino e non stancarmi mai per tutto il resto della giornata.
May fece un sorriso, per poi guardarmi un’ultima volta e scendere dalla piattaforma.
“E’ stata davvero brava... una canzone stupenda, poi” disse improvvisamente Caroline al mio orecchio, ma io continuai a guardare la ragazza che amavo sul serio sorridere e abbracciare Liam.
“Già... bravissima...” sussurrai.
D’un tratto, la vidi buttarsi tra le braccia di un tipo biondo e alto, che le sussurrò qualcosa in un orecchio, facendola sorridere.
“Sai chi è quello?” domandai a Caroline, indicando il tipo che aveva abbracciato May con un cenno del capo.
Lei alzò le spalle, annuendo.
“Si, mi pare che sia il suo fidanzato, o almeno così ho sentito dire. Sono belli insieme, no?”.
Mi si gelò immediatamente il sangue nelle vene dopo quelle parole.
Avevo commesso la cazzata più grande sulla faccia della terra, e avevo perso la ragazza che mi avrebbe amato sul serio.
“Bellissimi...” sussurrai, con un filo di voce.
Ma dentro di me, sentivo qualcosa rompersi e sfracellarsi piano, provocandomi un dolore tremendo.
Avevo perso tutto.
 


 


Writer's Corner! :)
Tandandandandaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaan!
Questo è il terzultimo capitolo!
La FF sta per finire ç_ç
boh, forse per la settimana prossima la finisco! ç_ç
e ppoi oggi mi è venuta la malinconia perchè mi manca Don't wanna be without you!
è la tristezza della fine della FF! ç_ç

ccccomunque, so che questo capitolo lo aspettavate in molte!
peeerò... forse non è come ve lo aspettavate voi!
ma io lo aspettavo così HAHAHAH
vi ricordo che mancano 3 capitoli, compreso l'epilogo...
e le cose potrebbero aggiustarsi ancora, o peggiorare sempre di più...
io già so la fine, quindi è inutile, anche se mi supplicherete in ginocchio HHAHAHA
*bastardatimemodON*

Mmmmh, che altro dire?
Juliana.
AMOR DE MI VIDA! HAHAHAHAH
no vabbè, è troppo il mio mito, bast u.u 
la sposerei io!

Alla fine Maya svela tutto a Nicole, eeeeh già u.u 
non ha saputo resistere! HAHAH
Nicole è troppo forte, nessuno riuscirà mai a nasconderle qualcosa! :D
A proposito di Nicole...
ieri sera ho pubblicato il quarto capitolo dello spin-off LOLE, e sapee quanto mi fa piacere se ci passaste! :)
sooo, eccovi il link, se volete leggerlo!
You belong with me.

mmmh, che altro dire?
credo che basti questo...
la canzone è Songbird, dei Fleetwood Mac, ma la canta anche Santana in Glee, nella puntata 2x19, Rumors *-*
Sentitela, è bellissima! :D
magari mentre leggete! u.u 

sinceramente, stavo pensando di fare una twitcam u.u
HAHAHAHA, non lo so perchè e come mi sia venuto in mente, però è da un po' che ci penso!
però sono impedita quanto Zayn e non so farla HAHAHAH
e dato che Agnese è tornata poco fa, vedrò di farla con lei perchè:
1- da sola mi vergogno e non saprei cosa dire HAHAHAH
2- perchè lei ha il portatile con la web, mentre la mia è andata a farsi fottere da un elefante! :D

io credo davvero di aver finito qui :)
come al solito, IPPY non sta cantando più, quindi sono ancora più triste e sconsolata ç_ç
aaaaaaaaaaaaww, avete visto il mio nuovo avatar? *-*
a me piace un sacco!
l'ho cambiato perchè ad extraordinharry inquietava quello di prima HAHAHAHAH
e poi perchè volevo cambiarlo, effettivamente u.u 

sooo, vado via.
vi lascio con questa gif fatta da me *-* (mi sto gasando troppo a fare le gif HAHAHAH)


picasion
picasion

ed era da tempo che volevo farla con queste due HAHAHAH
nel prossimo ne metto una più tenera, giuro u.u

se volete seguirmi su twittah sonofigo, sono @Marypuuff :)

CCCCCCCCCCiao bella genteee! :D

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Capitolo 23
*** Put away the future... tonight, we are young! ***


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Tonight
We are young
So let’s set the world on fire
We can burn brighter than the sun
{We are young - Fun&Janelle Monae}




HARRY POV.
Vorrei davvero sapere chi è il grande inventore della frase ‘la notte porta consiglio’.
Perché se lo incontrassi – a meno che non sia morto e sepolto – lo riempirei di calci in culo.
Insomma, non è vero che la notte ti porta consiglio! E’ una stronzata vera e propria!
A me la notte, portava ancora più malinconia e tristezza.
Soprattutto quando quella notte, era quella del giorno prima del mio matrimonio e della partenza di Maya per la tournee.
Continuavo a rigirarmi nel letto senza sosta, cercando di prendere sonno, ma era tutto inutile.
L’unico pensiero fisso, era quello di Maya.
Mi tormentava e non mi faceva dormire, nemmeno chiudere gli occhi per un istante.
Ero rimasto così, fermo ed immobile su un materasso morbido dalle lenzuola scombinate, con gli occhi spalancati, rivolti verso il soffitto.
Me n’ero accorto troppo tardi di amarla, adesso che era troppo tardi per averla.
Avrei continuato la mia vita con Caroline con il rimorso ed il rimpianto di essere stato un codardo, di non aver detto nulla all’unica che amavo davvero.
Ormai, non potevo più tornare indietro.
Dovevo sposare Caroline e lasciare che Maya partisse, vivendo il suo sogno come avevo fatto io, e la sua vita sentimentale.
Era strano come, alla fine di tutto, ci stessimo ritrovando come l’inizio.
Maya era ritornata ad essere la mia migliore amica, avevo capito di amarla ancora e adesso era lei che stava andando via, e non io che la lasciavo andare.
Mi sembrava quasi tutto così surreale, che ancora stentavo a crederci.
Non era Caroline quella che volevo davvero, quella che avevo sempre voluto.
Era sempre stata Maya.
Era come se, mettendomi con Caroline, avrei voluto far vedere a tutti che io ero in grado di saper mandare avanti una relazione con una donna più grande di me, lasciando andare via quella che amavo da sempre.
Avevo sbagliato tutto, ed era troppo tardi.
Improvvisamente, sentii come se dovessi recuperarlo, quel tempo perso. Anche se poco, anche se in una sola e piccola notte, anche se non avessi recuperato nulla.
Dovevo provarci.
Mi alzai dal materasso, evitando di far svegliare Louis e Liam, che dormivano in due brandine accanto al mio letto, per poi camminare in punta di piedi verso la porta della mia camera e aprirla con cautela, evitando di farla cigolare. Mi ritrovai nel corridoio di casa di mia madre, di fronte alla stanza mia dormivano mia sorella e Nicole, per avviarmi sempre in punta di piedi nella camera degli ospiti, dove dormiva May.
Poggiai l’orecchio sulla porta, e sentii uno sbuffo che interruppe la tranquillità ed il silenzio che avvolgeva la casa.
Sorrisi, afferrando la maniglia della porta. Era sveglia.
Bussai piano alla sua porta, e la sentii sobbalzare. La immaginai portarsi una mano sul cuore per lo spavento, e mordersi il labbro inferiore.
“Chi è?” domandò sussurrando.
Aprii piano la porta, per poi affacciarmi nella stanza e vederla seduta tra le lenzuola.
May mi sorrise non appena mi vide, salutandomi con un cenno della mano, e il mio cuore perse un battito.
“Ciao!” sussurrò entusiasta.
“Ciao” risposi sussurrando anche io “posso entrare?”.
Maya annuì col capo, spostandosi leggermente sul materasso, come se volesse farmi spazio.
Entrai in camera, chiudendomi la porta alle spalle e avvicinandomi al letto, per poi sedermi sul materasso accanto a lei.
Sentii il mio cuore accelerare e le mie mani tremare. Dio, mi sentivo ancora un ragazzino di sedici anni con la sua prima fidanzata!
“In ansia per la tournee?” domandai, scrutando il suo profilo, e lei annuì sospirando.
“E tu? In ansia per il matrimonio?” chiese, voltandosi verso di me.
Annuii anche io, sospirando proprio come aveva fatto lei.
Maya fece una strana smorfia con viso, per poi alzare le spalle.
“Siamo entrambi in ansia per qualcosa. Che bello!” esclamò sarcasticamente, battendo un pugno sul palmo della mano, facendomi ridere.
“Siamo emozionati, è normale...” constatai, e lei annuì.
Ma io non ero per niente emozionato di quello che doveva essere il mio matrimonio, anzi tutt’altro.
Ero più emozionato di stare con lei, quella sera. Quella che sarebbe stata la nostra ultima notte.
Voltai nuovamente il mio sguardo verso di lei, scrutandola a fondo.
Le labbra rosse e morbide, visibili anche in penombra, leggermente corrucciate; i capelli scombinati e corti, e gli occhi grandi dalle ciglia lunghe.
Tutto di lei mi sembrava meraviglioso, perché lei era meravigliosa.
“Ehi...” la richiamai, poggiandole una mano sulla sua, e lei si voltò verso di me con gli occhi curiosi.
Le feci un sorriso, stringendo ancor di più la sua mano calda sotto la mia.
“E’ la nostra ultima notte... voglio farti rivivere una cosa...” sussurrai, guardandola negli occhi.
Socchiuse leggermente le palpebre, poi mi alzai dal suo letto tenendola ancora per mano, facendo alzare anche lei.
Mi avvicinai alla finestra, guardando fuori, per poi passare lo sguardo su di lei e sorriderle.
“Oddio no, Harry, ti prego...” disse spaventata, con gli occhi sgranati, e io risi leggermente.
“Dai May...” la supplicai, facendole gli occhi dolci.
Maya scosse il capo, chiudendo gli occhi e poggiando le mani sui fianchi.
“Non ci penso nemmen...?”
“E se aggiungessi due belle birre fredde?” domandai interrompendola.
May aprì gli occhi, con le mani ancora poggiate sui fianchi. Sorrise, socchiudendo leggermente gli occhi e puntandomi contro l’indice.
“Tu mi tenti così, Harry Styles...” disse, facendomi ridacchiare.
Mi avvicinai alla porta della stanza e l’aprii, per poi attraversare nuovamente il corridoio, sempre in punta di piedi, e scendere piano le scale.
Entrai in cucina con la stessa cautela che avevo utilizzato per scendere la scalinata, e aprii il frigo, prendendo due bottiglie di Heineken e un cavatappi da un cassetto, per poi risalire le scale.
Entrai nuovamente in camera e vidi Maya ancora vicina alla finestra, con una felpa blu che le copriva le braccia. Ciò voleva dire che aveva accettato.
Mi avvicinai a lei, passandole la sua birra, per poi alzare la finestra e cercare di uscire e ritrovarmi sul tetto, come eravamo soliti fare due anni prima, quando volevamo estraniarci dal resto del mondo e rimanere da soli.
E quello, stava per accadere di nuovo.
Mi voltai verso di lei prima di poggiare completamente i piedi sulle mattonelle, e notai sul suo volto un’espressione terrorizzata.
Le feci un sorriso e le tesi la mano, che lei non esitò ad afferrare e scesi completamente dalla finestra ritrovandomi già sul tetto, per aiutarla a scendere.
“Sei fortunato che mi tremano le mani e non ne ho la forza, perché se no ti avrei già buttato giù dal tetto!” esclamò, mentre poggiava i piedi sulla finestra e scendeva sul tetto con le gambe che le tremavano, mentre teneva ancora la presa ben salda con le mie mani.
Risi leggermente, per poi sedermi sulle mattonelle del tetto di casa mia, e Maya fece lo stesso.
Mi sentivo ancora un sedicenne con la voglia di passare il resto della mia vita con lei, di aiutarla, di sostenerla, di litigarci in continuazione e fare pace, di ridere insieme a lei, di amarla ogni giorno un po’ di più.
Eppure, potevo solo amarla da lontano e tenermi tutto dentro.
Presi il cavatappi tra le mani e stappai la mia birra in un sol colpo, poi anche May lo prese, facendo lo stesso e iniziando a sorseggiarla con foga.
“Piano, May, piano! Sembri un camionista, così!” esclamai, e lei allontanò la bocca dalla bottiglia, per poi scoppiare a ridere.
Quella risata sonora e cristallina, che non avrei dimenticato per nulla al mondo.
Sorseggiai anche io un po’ di birra, che m’insaporì le papille gustative con quel suo sapore amarognolo, ma buono.
“Chissà cosa ci riserva il futuro. Ti sei mai posto questa domanda?” domandò improvvisamente, e poggiai nuovamente lo sguardo verso di lei, che era intenta a fissare un punto indefinito di fronte ai suoi occhi.
Feci un piccolo sorriso, sorseggiando la birra.
“Questa domanda mi sa di deja-vù, lo sai?” dissi, guardando anche io un punto indefinito davanti ai miei occhi.
Sentii Maya sorridere, e la vidi sorseggiare ancora un po’ di birra.
“Lo so, ma adesso le circostanze sono diverse... sono passati due anni, e la tua risposta potrebbe essere cambiata...” sussurrò, per poi guardarmi negli occhi.
Mi avvicinai di più a lei, e il contatto con quel colore così tanto simile al cioccolato, mi fece rabbrividire. E non era il freddo di Ottobre.
“Ci penso tutti i giorni. E ho paura... tutti i giorni...” sussurrai anche io, e lei mi rivolse uno sguardo dolce.
“Paura di cosa?” domandò, facendo un piccolo sorriso.
Sospirai, poggiando un braccio intorno alla sua vita.
“Paura del futuro. Paura delle cose che arriveranno, delle cose che finiranno. Ho paura di non essere felice come avrei sperato, ho la paura di perdere tutto...”
Sospirai ancora una volta, molto più rassegnato. Stavo già per perdere tutto.
Sentii le sue labbra posarsi dolcemente sulla mia guancia fredda, e subito persi lo sguardo nei suoi occhi, e lei mi sorrise.
“Vedo che le cose non sono cambiate per niente neanche per te...” sussurrò, e sorrisi anche io.
“La verità è che stiamo crescendo, e ogni giorno diventiamo sempre più adulti, anche se non vorremmo... chi se lo aspettava due anni fa, che oggi avremmo parlato sul tetto come al solito, ma con i giorni più importanti della nostra vita da affrontare il giorno dopo?” concluse, sfiorando la punta del suo naso freddo contro la mia spalla.
Le accarezzai dolcemente la nuca, e May la poggiò completamente sulla mia spalla, guardando dritto di fronte a se.
“E’ come se...” iniziai, per poi fare un lungo sospiro. Non avevo il coraggio nemmeno di pensarlo.
“E’ come se domani entrambi diventassimo adulti...” constatai, sorseggiando un po’ di birra, guardando le stelle luminose nel cielo buio, come se gli facessero da fari.
Sentii Maya sorseggiare anche lei un po’ della sua birra, per poi sospirare.
“Forse lo diventeremo davvero...” sussurrò, alzando anche lei gli occhi al cielo e guardando le stelle.
Rimanemmo in silenzio per un po’, senza dirci più nulla, solo sfiorandoci le mani dolcemente, continuando a guardare verso il cielo.
Sentivo il profumo del suo bagnoschiuma alla vaniglia invadermi le narici e alimentare ancor di più quelle farfalle nello stomaco, che non volevano smettere di svolazzare.
Le mani mi tremavano e il cuore palpitava talmente forte, che avevo paura che potesse uscire fuori dal mio petto da un momento all’altro e rivelare tutto quello che sentivo.
“Però stasera siamo ancora giovani!” esclamò, alzando la nuca dalla mia spalla e guardandomi sorridente.
“Domani saremo adulti, ma stasera siamo ancora giovani! Siamo ancora quei due sedicenni che si ponevano continuamente domande sul futuro senza ricevere risposte, quei due che facevano cazzate su cazzate ogni due minuti senza pentirsene mai, quei due che venivano quasi sempre sbattuti in punizione perché ridevano per ogni cosa, quei due che si sono odiati a morte i primi tempi... ma che poi hanno imparato ad amarsi...”.
Quelle ultime parole, le uscirono quasi incrinate, come se volesse piangere.
Ma Maya non avrebbe mai pianto di fronte a nessuno, mai.
“May?” la chiamai improvvisamente, facendole scontrare nuovamente i suoi occhi con i miei.
Feci un lungo sospiro, sfregandomi le mani, mentre lei continuava a guardarmi con occhi curiosi.
“Dato che stanotte siamo ancora due adolescenti... posso chiederti una cosa?” domandai, e lei annuì, guardandomi ancora con i suoi occhi grandi.
Dei brividi mi percossero la schiena non appena li incontrai nuovamente, e poggiai dolcemente la mia fronte contro la sua. Dovevo, volevo, farle quella richiesta, se non l’avessi fatto, me ne sarei pentito per tutta la vita. E già mi pentivo di averla persa per sempre.
“Baciami”.
Maya mi guardò un po’ stranita, ma poi sorrise, poggiandomi una mano sulla guancia, cosa che mi fece chiudere gli occhi per godermi meglio quel momento.
Poggiai una mano dietro la sua schiena e l’attirai ancor di più a me. Sfiorai una sua guancia morbida con la punta del mio naso, sentendo il suo dolce respiro sul mio collo.
Ritornai a guardarla negli occhi, perdendomi completamente nelle sue pupille scure ma lucenti, che avrebbero saputo illuminarmi sempre, nonostante la lontananza.
Poggiai nuovamente la mia fronte contro la sua, avvicinandomi piano alle sue morbide labbra rosse come lamponi, chiudendo gli occhi.
Vidi anche i suoi occhi chiudersi, mentre attendeva soltanto che le mie labbra la baciassero, che il mio cuore l’amasse per sempre e la portasse con e dentro di se.
Poggiai le mie labbra sulle sue, e subito mi travolse una scarica di emozioni che non avevo mai provato prima.
Perché non l’avevo mai baciata così, in quell’ultimo periodo.
L’avevo sempre baciata con la sola voglia del sesso, di essere soddisfatto, di sentirmi appagato.
Non l’avevo mai baciata con amore, come stavo facendo in quell’istante.
Perché tutto quello che provavo per lei e che avevo sempre provato, era l’amore.
Continuai a muovere le mie labbra sulle sue per minuti infiniti. Non avrei mai voluto smettere.
In quel momento, la sentivo mia, mia e basta, perché nessuno l’avrebbe amata come me.
La baciavo con amore perché l’amavo.
La baciavo con amore, perché quella sarebbe stata l’ultima volta che avrei potuto farlo.
E, finalmente, ero consapevole di molte cose.
 
 
MAYA POV.
Non riuscivo a dormire, ancora una volta.
Nemmeno l’arietta di Ottobre era riuscita a farmi da ninna nanna e farmi venire sonno.
No. Avevo ancora gli occhi spalancati, e davanti a me la visione più bella di sempre.
Ecco perché non riuscivo a dormire!
Insomma, come ci si può addormentare quando davanti agli occhi ti ritrovi la figura del ragazzo che ami incondizionatamente, che dorme beato accanto a te nel tuo stesso letto dopo che avete guardato le stelle assieme?
Lo so io. Non si può.
Perché avevo occhi solo per Harry, in quel momento.
Solo per Harry, che dormiva accanto a me, con un suo braccio intorno alla mia vita e una mano sotto il cuscino; con il viso rilassato e perfetto, con gli occhi chiusi e le labbra rosse e corrucciate.
Quelle labbra che avevo finito di baciare da poco, che erano state mie per un secondo, ma che mi appartenevano da sempre.
Sorrisi, sentendolo sbuffare leggermente nel sonno e stringere ancor di più la mia vita, come se volesse attirarmi a se e non farmi andare via, come se mi stesse chiedendo di restare.
Io voglio restare con te, Harry... ma se tu non dovessi amarmi?
Io so che posso amarti meglio, ora. Ma tu?
Sfiorai delicatamente il suo viso morbido e rilassato con il palmo delle dita, quasi come se non volessi svegliarlo o disturbarlo da tutto quello che stava sognando.
Era bellissimo, e io stavo per perderlo.
E allora era meglio goderselo quella notte, e vivere con il rimpianto di non averlo fermato.
Perché avrei preferito vivere con rimorsi e rimpianti, pur di vederlo soffrire.
Ero certa del fatto che avrei passato la notte in bianco solo per guardarlo dormire e saperlo mio per una volta.
Perché era come se lo stessi rivedendo per la prima volta, ogni volta che incontravo il suo sguardo.
Perché non c’era cosa più bella del sole che nasceva dentro i suoi occhi e ci rimaneva per sempre; ed era come se fosse stato lui a donare la luna e le stelle al cielo scuro ed infinito, illuminandolo con i suoi meravigliosi occhi.
L’avevo pensato la prima volta che l’avevo visto, e lo stavo pensando ancora adesso, quando tutto era andato a rotoli.
Provavo sempre le stesse, identiche ed inspiegabili emozioni, quando ero con lui.
Come la prima volta che l’avevo baciato.
Avevo sentito di possedere tutto, di essere diventata improvvisamente ricca d’amore, di sentire la terra tremare nelle mie mani.
E, quelle stesse emozioni, erano ritornate ogni volta che le sue labbra sfioravano dolcemente le mie.
Non avrei mai smesso di amarlo.
Nemmeno se l’avessi incontrato fra cinque, dieci anni, con troppe cose da raccontarci e niente da dirci sul serio.
L’avrei amato.
L’avrei amato anche se avessi avuto un marito, due figli, un cane e una villa con piscina.
L’avrei amato anche se l’avessi rincontrato e non mi dicesse nulla. Avrei amato il suo silenzio.
L’avrei amato da lontano, perché questa era l’unica cosa che potevo permettermi di fare, da quel preciso istante in poi.
Avevo vissuto con lui i momento più belli della mia vita, quelli che avrei ricordato finché l’alhzeimer senile non mi avrebbe colpito. Ma, se pur fosse successo, l’avrei ricordato per sempre, portandolo in una piccola ma immensa parte del mio cuore, come se lui fosse sempre accanto a me.
Perché non c’era cosa più bella, in quel momento, di sentir battere il suo cuore e sentirlo così vicino al mio, come fossero un’unica cosa.
Perché non c’era cosa più bella di sentirlo vicino.
Poggiai le dita sui suoi capelli morbidi, scendendo ad accarezzare il suo viso colpito delicatamente dai raggi lunari che filtravano dalla finestra, per poi passare a sfiorare il suo collo pallido.
Poggiai una mano sul suo cuore, sentendolo battere forte, e subito le farfalle nel mio stomaco vennero alimentate ancor di più da quelle dolci palpitazioni.
Perché non posso averti, Harry?
Perché ho dovuto mentirti per tutto questo tempo, senza dirti mai nulla, senza che tu venissi a conoscenza di tutta la verità?
La risposta ce l’ho pronta da due anni, oramai. Sono una codarda.
Era la verità. Non avevo mai voluto dirgli nulla per il terrore di provocargli un dolore, un rimpianto, l’odio nei miei confronti.
Ma mi ero odiata anche io, e l’avrei capito, se lui avesse voluto farlo.
Però, era arrivata l’ora di dirgli tutta la verità.
Il giorno dopo ci saremmo lasciati per sempre, e io non potevo più portare quel fardello, quel peso enorme sulla bocca dello stomaco.
Era una sensazione orribile, vivere dietro un segreto oscuro che non riguarda solo te stessa.
Era arrivata l’ora di essere coraggiosi, di abbandonare tutto e diventare adulta.
E il passo per diventare adulta, il passo più grande... era proprio quello di rivelare tutta la verità nascosta.
Spostai il braccio di Harry dalla mia vita, e lo sentii fare un mugugno di disappunto.
Gli accarezzai dolcemente la guancia per l’ennesima volta, e lui poggiò il braccio contro il suo petto.
Sorrisi, guardandolo dormire, per poi alzarmi piano dal letto senza fare rumore e per non svegliarlo.
Poggiai i piedi sul pavimento freddo e mi avvicinai lentamente alla scrivania che si trovava nella stanza. Presi un foglio completamente bianco dal cassetto e una penna, per poi sedermi sulla sedia accanto alla scrivania e volarmi nuovamente verso Harry.
Lo guardai rigirarsi nel letto, con gli occhi ancora chiusi e pieni di sogni, e una lacrima scese silenziosa sul mio viso.
Quel foglio sarebbe stato finalmente riempito da tutta la verità.


 


Writer's Corner! :)
Quello che avete appena finito di leggere, è il penultimo capitolo di questa FF.
E il prossimo sarà l'ultimo.
E il prossimo ancora sarà l'epilogo.
Che genio che sono, eh? :D

Credo che questo sia uno dei miei capitoli preferiti. 
Boh, forse è il mio preferito in assoluto.
E' talmente triste e malinconico e dolce allo stesso tempo che, boh, mi veniva da piangere mentre lo scrivevo...
Si, sono molto emotiva, anche se non sembra! u.u 

E ppppoi, adesso sto ascoltando la canzone che mi ha ispirata per la parte di Maya
The first time ever I saw your face :)
E' bellissima, e vi consiglio davvero di ascoltarla (anche mentre leggete se volete) 
L'hanno cantata varie persone, e io l'ho scoperta grazie a Glee *-*
e ho ascoltato anche la versione di una che si chiama Roberta Flack! 
HAHAHAH, stavo collassando quando ho letto! :'D
però, a differenza di Caroline, lei sa cantare :) ed è molto bella anche la sua versione...
no ma mi pare che è proprio sua! ò.ò 
boh, non mi ricordo u.u 
Vabbè, comunque per chi seguisse Glee da poco (cioè che lo state vedendo su Italia 1 u.u )
fra qualche puntata la sentirete! :D
mi pare la decima, ma non vorrei sbagliare v.v

Vi avverto che ho già iniziato a scrivere l'ultimo...
l'ho iniziato appena ho finito questo, e vi dico solo che ci saranno molte alternanze! 
e boh, credo che piangerò... 
ma piangerò talmente tanto da allagare la mia stanza hahahah :')

cccomunque, secret is comiing! ;D
"Finalmente!" penserete!
però boh, ho paura che potreste rimanerci male... personalmente non avrei voluto farlo, però poi l'ho fatto perchè m'intrigava u.u 
come sono malefica, vi sto tenendo sulle spine! :D buahahuahauah!

mmmh, io credo di non aver nient'altro da dire!
per lo spin-off credo che dovrete aspettare il prossimo capitolo, però ci sto ripensando u.u
cioè, nel senso che boh, ho tipo una mezza idea... vabbè, lasciatemi stare!

Owwww, adesso mi è uscita Songbird! *-*
*laacrimelaacrimelaaacrime*
boh, amo la riproduzione casuale! :D

Eggià, non è più IPPY...
Ha smesso di cantare...
eppure, mi sarebbe servito per questi ultimi capitoli, ma vabbè... ha deciso di ritirarsi e andare in ferie (?)
*ciaociaoIppy*
Adesso c'è Fred! :D (si, ho dato il nome al mio cellulare, va bene?! u.u)
Dite ciiiiao a Fred! :D *ciiaaaoFred* 
alla alcolisti anonimi, proprio HAHAHAH

cccomunque, adesso me ne vado sul serio
ma priima vi lascio con la giiif! :D


picasion.com
picasion.com

fa un po' schifo, però vabbè insomma...
la prossima sarà migliore... spero...

no dai, adesso me ne vado sul serio!
eeeeeeeeeeh, come al solito, per qualunque cosa, su twittah sono @Marypuuff :)

cccccccciao belleeee! :D


 

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Capitolo 24
*** Can we fall one more time? ***


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And I love you more than I did before
And if today I don’t see your face
Nothing’s changed no one can take your place
It gets harder everyday
Say you love me more than you did before
And I’m sorry it’s this way
But I’m coming home I’ll be coming home
And if you ask me I will stay, 

I will stay
{Stay - Miley Cyrus}

 

 

HARRY POV.
Il grande giorno era arrivato.
Non mi ero nemmeno accorto che fosse mattina, che i raggi del sole colpissero i miei occhi chiusi e li facessero aprire lentamente, con quella voglia che una persona non possiede la mattina.
Soprattutto se quella mattina, è il giorno del tuo matrimonio.
“Harry, alzati, dobbiamo partire” disse improvvisamente la voce di Nicole, facendomi aprire gli occhi a malavoglia.
Era già vestita, pronta per ritornare a Londra e assistere al matrimonio, e con le mani posate sui fianchi.
Poggiai lo sguardo su May che dormiva accanto a me. Ma lei non c’era.
“Dov’è Maya?” domandai, scattando immediatamente e mettendomi seduto tra le lenzuola.
Nicole fece un sospiro, sedendosi sul materasso accanto a me, su quella parte dove aveva dormito May.
“Harry... Maya è andata via stamattina presto. E’ venuta a dirmi che tornava a Londra per preparare la valigia” rispose, guardandomi negli occhi.
Sembrava quasi dispiaciuta e triste, come se i suoi occhi sapessero tutto.
Rimasi spiazzato, con gli occhi sgranati e lo sguardo fisso di fronte a me, in un punto indefinito.
Se n’era andata senza dirmi nulla, senza dirmi addio.
Forse, era stato meglio così, perché entrambi non avremmo sofferto.
“Su, alzati adesso...” disse Nicole, facendomi scuotere il capo e ridestarmi dai miei pensieri, mentre lei si alzava dal materasso.
“Dobbiamo partire tra meno di un’ora, e tu sei ancora in questo stato. Persino Louis è quasi pronto!” esclamò, facendo una smorfia.
Feci un mezzo sorriso, per poi scrollare i ricci con una mano.
Vidi Nicole avviarsi verso la porta della mia stanza, per poi voltarsi verso di me un’ultima volta.
“So come ti senti...” disse improvvisamente, e io alzai lo sguardo, con un’espressione confusa sul volto.
Nicole fece un mezzo sorriso, appoggiando una mano alla porta e capendo cosa volesse significare la mia espressione.
“Ma tu devi lottare per ciò che vuoi, Harry... e non accontentarti per il resto della tua vita...” concluse con un filo di voce, per poi uscire dalla mia stanza, e la sentii urlare a Louis di muoversi.
Sapevo a cosa si riferisse, ma sapevo anche di essere un codardo.
La cosa bella di Nicole, era che riusciva a captare ogni cosa e, per quanto potesse essere una rompipalle assurda, avrebbe sempre aiutato le persone in difficoltà.
E lei sapeva quanto fossi in difficoltà, in quel momento.
Mi alzai dal letto a malavoglia, stropicciandomi gli occhi gonfi di sonno e uscendo fuori dalla stanza, ritrovando gente che andava e veniva nel mio corridoio.
“Ciao Haz!” esclamò Liam non appena mi vide, per poi chiudersi in bagno.
“Sei pronto, Harry?” domandò Zayn, avvicinandosi a me con l’aria di chi stava per andare al patibolo.
Annuii incerto col capo, e lui fece un mezzo sorriso, per poi scendere le scale.
Chiusi nuovamente gli occhi, e mi ritrovai davanti la figura di Maya, dei suoi occhi, dei suoi capelli, dell’amore che provavo per lei.
Avevo mentito ancora una volta.
Non ero per niente pronto.

 
 
 
MAYA POV.
Il grande giorno era arrivato.
Ero appena tornata a Londra e, dopo aver pagato il tassista e preso la borsa, avevo aperto in fretta e furia il portone massiccio del palazzo di Nicole.
Salii piano le scale, come se volessi godermi quegli ultimi momenti lì.
Quella sarebbe stata la mia ultima volta a Londra, l’ultima volta a casa di Nicole, l’ultima volta accanto ad Harry.
Mi sentivo vuota, come se stessi perdendo la parte migliore di me. Ma forse, l’avevo già persa.
Infilai le chiavi nella serratura, aprendo la porta di casa e buttando la borsa sul pavimento.
Avevo poco tempo per finire la valigia, e poco tempo per salutare chiunque.
Avrei salutato solo Nicole dei miei amici, perché non avevo il tempo per fare nulla.
Nemmeno per dire ad Harry che lo amavo.
Sospirai dopo quel pensiero, e mi avviai in camera mia, per poi aprire l’armadio e prendere i vestiti che avrei messo per la partenza.
Presi le ultime cose già piegate dall’armadio, e posarle nella valigia blu già sistemata sul letto, che attendeva solo di essere chiusa e di partire.
La fissai per un po’, insieme ai vestiti che avrei dovuto mettere.
Non volevo partire, eppure dovevo.
Avevo bisogno di cambiare, di stare lontana da Londra e da tutti i ricordi che possedeva quella città. Perché ne possedeva troppi, e ne avrebbe posseduti per sempre.
Uscii dalla stanza, avviandomi verso il bagno e buttandomi sotto il getto caldo della doccia, sperando che mi avrebbe aiutata a rilassarmi.
Ma non c’era nessun verso di farmi calmare, quella mattina.
Qualcosa alla bocca dello stomaco non mi faceva pensare a nient’altro che al matrimonio di Harry, e a me che partivo, lasciandolo per sempre.
Era tutto così dannatamente difficile.
Sembrava la cosa più facile del mondo partire e lasciarsi tutto alle spalle, ma se quel tutto fosse ciò che ti rende felice?
Era una lotta interna con me stessa, una lotta che non sarebbe mai cessata davvero, che mi sarei portata dentro per il resto della vita, qualcosa che mi avrebbe lacerata pian piano fino a farmi soffrire ancor di più.
Sarebbe stato difficile vivere senza di lui, senza i suoi occhi, senza averlo al mio fianco.
Forse non sarebbe stato davvero vivere.
Sarebbe stata sopravvivenza con me stessa, provando a non odiarmi, ma sapevo che non ci sarei mai riuscita.
Ci avrei provato, ma le lacrime sarebbero scese continuamente sul mio viso, mi sarei sentita vuota e sola ogni giorno, e qualcosa mi avrebbe ucciso lentamente e scosso internamente.
Uscii dalla doccia con le lacrime agli occhi, miste all’acqua dolce del getto caldo, con il viso completamente bagnato.
Sentii la porta d’ingresso aprirsi, mentre mi asciugavo e vestivo.
“May, sei ancora qui?” domandò la voce di Nicole, accompagnata ai suoi passi veloci, che si stavano sicuramente dirigendo verso la mia stanza.
Difatti, la ritrovai dopo poco appoggiata allo stipite della porta della mia stanza mentre infilavo i calzini.
“Oh, bene. Pensavo di non trovarti già più” disse, incrociando le braccia al petto.
“L’aereo parte tra circa due ore, e tra un po’ Ryan passerà a prendermi” risposi, infilando il jeans con un po’ di fatica.
“Quindi... non riuscirai a passare al matrimonio...”.
Al sol sentire la parola matrimonio, mi venne un colpo al cuore, e il peso alla bocca dello stomaco divenne ancora più grande ed ingombrante.
“No e non ci tengo, sinceramente...” risposi voltandomi, mentre infilavo la canotta bianca di microfibra.
Sentii Nicole sospirare, e la immaginai abbassare lo sguardo.
“May, tu sei l’unica che può opporsi a questo matrimonio...” disse, facendo un altro lungo sospiro.
Cercai di trattenere le lacrime, roteando gli occhi al cielo e mordendomi il labbro inferiore.
“Non è vero, può farlo chiunque voglia opporsi... anche gli sposi...” risposi, aggiustando le ultime cianfrusaglie nella valigia.
Sentii Nicole avvicinarsi a me e la presa della sua mano forte sul mio polso, facendomi voltare verso di lei.
“Si, ma chi può farlo meglio di te? Tu sei l’unica che lo vuole più di chiunque altro” disse, con un tono di voce sicuro e deciso.
Sospirai, abbandonando la sua presa e abbassando nuovamente lo sguardo sulla valigia, cercando di non farle notare i miei occhi lucidi.
“Appunto, sono l’unica... lui non lo vuole quanto me...” sussurrai, mordendomi il labbro inferiore, sentendo una lacrima solcare la mia guancia e bagnarmi il collo.
La sentii sospirare ancora una volta, con fare più rassegnato, per poi avvicinarsi nuovamente alla porta.
“Sei sempre così testarda che non ti rendi conto di ciò che ti circonda e della verità che le altre persone nascondo... non ti rendi nemmeno conto che quella verità potrebbe essere uguale alla tua...”.
Nicole uscì dalla mia stanza dopo quelle parole, che mi fecero bagnare il volto ancor di più con delle lacrime amare e salate.
Erano lacrime di rancore, piene di rimpianti e di mancanza e rottura di qualcosa.
D’un tratto, il campanello suonò e io chiusi la valigia, per poi asciugarmi le lacrime con il dorso della mano.
Infilai il cardigan grigio di lana e mi diressi verso il salotto per aprire la porta, dato che Nicole si stava sicuramente preparando per il matrimonio.
Aprii la porta, e le figure dei miei genitori, completamente agghindati, si presentarono ai miei occhi.
“Ehi” dissi, facendo un mezzo sorriso.
“Ciao May...” rispose mio padre, imitando la mia espressione, ma i suoi occhi erano spenti e tristi.
“Hola mi amor” rispose anche mia madre, con un’espressione di una che avrebbe voluto compatirmi.
“Noi... siamo venuti a salutarti...” aggiunse mio padre, indicando se stesso e mia madre.
Mi spostai leggermente dalla porta per farli entrare, per poi richiuderla una volta che furono nel salotto.
“Lo so, l’avevo intuito” dissi voltandomi verso di loro, facendo un altro mezzo sorriso.
Vidi mia madre scaraventarsi su di me, abbracciandomi forte.
“Te echaré de menos, May...” sussurrò al mio orecchio, con la voce rotta dal pianto.
L’abbracciai forte anche io, sentendo il suo profumo di madre invadermi le narici e i miei occhi riempirsi di lacrime.
“Tú también, mamá...” sussurrai anche io, chiudendo gli occhi per evitare di piangere.
Rimanemmo così per qualche minuto, a stringerci forte e donandoci entrambe l’amore che avrebbe riempito parte del mio cuore per quegli otto mesi lontana da lei.
Ci separammo dopo un po’, facendoci un sorriso. Nemmeno quando due anni fa ero tornata a Londra, mi aveva detto che le sarei mancata.
Vidi mio padre sorridere a quella scena, mentre una lacrima solcava il suo viso.
“Ay, William, eres demasiado sensible, maldición!” esclamò mia madre, e io ridacchiai, mentre mio padre la guardava sconvolto.
“Io sono troppo sensibile?! E allora tu, che ti sei buttata addosso a May non appena l’hai vista? Tu non sei sensibile, Juliana, nemmeno un po’, no...!” rispose mio padre alzando le braccia, mentre mia madre sospirò qualcosa, scuotendo il capo.
“Lasciala perdere, papà!” dissi, avvicinandomi a lui, sorridendogli.
“Come lasciala perdere?! Yo soy tu madre, Maya!” esclamò mia madre, sentendosi chiamata in causa.
“Sta un po’ zitta, por favor!” le dissi, poggiando un braccio intorno alla vita di mio padre, che rise sonoramente.
Lei sbuffò, sedendosi sul bracciolo del divano e incrociando le braccia al petto.
Guardai mio padre negli occhi lucidi e gli sorrisi.
“Tornerò tra otto mesi... non preoccuparti, ti chiamerò tutti i giorni, in qualsiasi parte del mondo io sia e ti aggiornerò su qualsiasi cosa mi accada. Starò bene, davvero...” sussurrai, e anche lui provò a fare un sorriso, ma subito dopo scoppiò a piangere come un bambino, abbracciandomi.
Mi persi nel suo profumo, e qualche lacrima solcò il mio viso.
Mio padre era l’unico che riusciva a farmi piangere in presenza delle persone.
“Papà... ho un favore da chiederti...” sussurrai al suo orecchio, per poi staccarmi da lui.
Mi guardò con occhi curiosi, asciugandosi le lacrime con il dorso di una mano.
Gli feci un piccolo sorriso, per poi fargli segno con una mano di aspettare un secondo lì, mentre io mi avviavo in camera mia.
Presi la lettera che avevo scritto quella notte dalla scrivania, per poi chiudere gli occhi e portarmela sul cuore, come se volessi trasmettergli ancor di più tutto l’amore e la verità che si trovavano scritte su quello stupido pezzo di carta bianco, colorato dalle mie parole.
Tornai in salotto con la lettera tra le mani, avvicinandomi a mio padre, porgendogli la busta senza proferire parola.
Mio padre mi guardò stranito, e mia madre alzò lo sguardo per vedere cosa stesse accadendo.
“May, cosa...?”
“Devi dargliela” risposi decisa, interrompendo tutto quello che stava cercando di chiedermi.
Mia madre sgranò gli occhi, smettendo di torturarsi le unghie perfettamente laccate di rosso, alzandosi di scatto dal bracciolo del divano.
“Que está escrito en el interior, May?” domandò, ma io non le risposi.
Avevo occhi solo per mio padre, che continuava a guardare il pezzo di carta tra le mie mani.
“Maya!” continuò a chiamarmi mia madre, ma io continuavo a stare zitta.
Lei sembrò arrendersi, sedendosi nuovamente sul bracciolo del divano e continuando a sbuffare.
“Cosa c’è scritto dentro, May?” domandò mio padre, con un filo di voce, ma senza prendere la lettera.
Sospirai, tendendogli ancor di più la busta bianca.
“La verità” risposi decisa, e vidi mia madre sgranare nuovamente gli occhi.
“La verità?!” esclamò, alzandosi ancora una volta dal divano “proprio tutta la verità, Maya?!”.
Annuii col capo, passando lo sguardo da lei a mio padre, che mi guardava sbalordito.
“Tutta la verità” risposi, tendendogli ancora la lettera. Doveva prenderla.
“Ma... tu non hai mai voluto dirgli niente, May! Porque ahora?!” domandò ancora, e sentii le lacrime impossessarsi dei miei occhi.
Le sentii scendere traditrici e rivelatrici di tutti quei sentimenti e segreti che mi portavo dietro da una vita.
“Perché lui deve sapere tutto, e io non posso continuare a mentirgli e vivere nell’oscurità...” dissi, tra un singhiozzo e l’altro.
Non avevo mai pianto così tanto in vita mia come in quel momento. Nemmeno quando mi sbucciavo le ginocchia da bambina, nemmeno quando avevo scoperto che i miei si stavano separando, nemmeno quando ero dovuta tornare in Spagna.
Ma, soprattutto, nemmeno quando avevo scoperto cosa mi portavo dietro di così grande.
D’un tratto, tra tutti quei singhiozzi, mio padre prese la lettera dalle mie mani, sotto lo sguardo sconvolto di mia madre.
Mi fece un sorriso, per poi poggiarmi una mano sulla guancia e asciugarmi le lacrime con un pollice.
“Gliela darò... e gli darò anche quella che mi hai dato due anni fa...” disse, e anche io feci un mezzo sorriso, fra tutte quelle lacrime.
“Will, Juliana... io sono pronta” annunciò improvvisamente la voce di Nicole, entrando in salotto.
Mi voltai verso di lei, asciugandomi quelle altre poche lacrime che mi erano rimaste sul volto, e inclinai il capo, sorridendole.
Aveva i capelli legati in un elegantissimo chignon con qualche ciocca che ne fuoriusciva dalla presa, un abito lungo color prugna, scoperto dietro le spalle e legato al collo.
Era stupenda, perfettamente truccata e vestita.
“Maravillosa!” commentò mia madre, non appena Nicole uscì dalla sua stanza.
“Sei fantastica, Nicole!” aggiunse mio padre.
“Bellissima...” dissi io, facendole ancora un altro sorriso.
Nicole mi guardò e sorrise, avvicinandosi a me, per poi abbracciarmi forte.
“Mi mancherai tanto...” sussurrò, e io alzai gli occhi al cielo, per poi poggiare il mento sulla sua spalla scoperta.
“Mi mancherai tanto anche tu...” sussurrai a mia volta, stringendola ancor di più.
Non sapevo come avrei fatto senza di lei per otto, lunghissimi mesi. Era come se la stessi perdendo ancora una volta, e dirle addio non era mai stato facile.
“E non mi piangere al matrimonio, eh?” dissi ironica, facendola scoppiare a ridere, ma potei notare un velo di tristezza nella sua risata, così come nella mia.
“Ti voglio bene, May...” sussurrò, tirando leggermente su col naso.
“Anche io...” mi limitai a risponderle, prima che le lacrime invadessero nuovamente i miei occhi e il mio viso.
Ci staccammo, per poi farci un piccolo e triste sorriso, che valeva molto più di mille ed inutili giri di parole.
“Dobbiamo andare adesso...” disse mio padre, facendomi voltare lo sguardo verso di lui e mia madre.
Feci un sorriso, accompagnandoli alla porta e aprendola, con un grande peso di malinconia e tristezza addosso.
“Vi chiamo appena arrivo a Boston, allora...” dissi, mentre loro uscivano dalla porta, ritrovandosi sul pianerottolo e continuando a guardarmi.
“Certo...” rispose mio padre.
“Non farci preoccupare, me recomiendo!” esclamò mia madre.
“Ciao, May...” sussurrò Nicole.
“Ciao” dissi, chiudendo la porta alle mie spalle, mentre loro scendevano le scale.
Rimasi ferma immobile con la schiena poggiata alla porta, guardando un punto indefinito di fronte a me, con un unico pensiero che aleggiava nella mia mente.
Harry stava per scoprire tutta la verità.
 
 
HARRY POV.
Continuai a guardarmi il quel piccolo specchio, chiuso nella sagrestia insieme ai miei amici, che sembravano più in ansia di me.
Eppure, io non ero in ansia. Avevo solo paura.
Paura di iniziare qualcosa di nuovo e per niente giusto per me.
Ero stato un codardo a non rivelare nulla, a tenermi tutto dentro per questi ultimi mesi, anni.
E, adesso, stavo per pagarne le conseguenze.
“Dai Haz, sei perfetto!” esclamò Liam, poggiandomi le mani sulle spalle, impedendomi di aggiustare ancora una volta il papillon.
‘La verità è che è niente è perfetto, Liam’ avrei voluto dire, ma sospirai, tenendomi tutto dentro.
“Lascialo stare, Liam, sta per andare al patibolo, non vedi?” esclamò Zayn indicandomi, comodamente seduto su una poltroncina lì dentro.
Non dissi nulla, perché non ne avevo la forza.
L’unica persona che volevo lì davvero, magari al posto di Caroline, non era con me.
Stava per inseguire e conquistare il suo sogno, e io l’avevo lasciata andare.
Perché avrei preferito vivere con rimorsi e rimpianti, pur di non vederla soffrire.
Se avesse sofferto, e per colpa mia, non me lo sarei mai perdonato.
“Scusate se interrompo la vostra conversazione ragazzi, ma ho bisogno di parlare con Harry”.
Mi voltai improvvisamente, abbandonando quello stupido papillon, e incontrando lo sguardo di Will.
Aveva il respiro affannato, come se avesse appena finito di correre.
“Cero Will, allora usciamo...” disse Liam, facendo alzare Zayn e Niall dalle sedie, e Louis mi rivolse un ultimo sguardo prima di uscire e chiudersi la porta alle sue spalle.
“Dimmi tutt...?”.
Will mi porse due buste delle lettere, completamente bianche, una più rovinata rispetto all’altra, come se fosse stata chiusa in un cassetto per anni.
Lo guardai stranito negli occhi, senza capire bene cosa stesse succedendo.
“Cosa...?”
“Sono da parte di Maya. Tutte e due” rispose interrompendomi.
Al sol sentire quel nome pronunciato, sentii il cuore accelerare per poi perdere un battito.
“Quella di sopra è più vecchia, quella di sotto è nuova. Non so cosa ci sia scritto e non voglio saperlo, ma m’interessa solo una cosa...” disse deciso, per poi guardarmi negli occhi.
“Tu ami Maya?”.
Fu una domanda improvvisa, senza che io potessi accorgermene.
Ma la risposta, la conoscevo già da troppo tempo.
Sostenni lo sguardo di Will, che continuava a guardarmi serio e deciso.
“Si...” risposi, facendo un leggero sorriso “io amo Maya”.
Pensavo avesse voluto sbranarmi dalla testa ai piedi dopo quella risposta, e invece no.
Will sorrise, per poi avvicinarsi a me e darmi una forte pacca sulla spalla.
“Buona fortuna, allora” disse soltanto, per poi uscire anche lui dalla sagrestia, lasciandomi completamente solo.
Mi sedetti su una di quelle poltrone dove si erano precedentemente seduti Zayn e Niall, rimanendo fermo per qualche secondo.
Quelle lettere, contenevano delle parole, frasi, scritte tutte da Maya, che forse non aveva mai avuto il coraggio di dirmele guardandomi negli occhi.
Presi la lettera più vecchia e rovinata tra le mani e iniziai a leggerla, con gli occhi lucidi.
 

                                                                                                                                           
    12 Dicembre 2010;

 
Caro Harry,
forse non dovrei nemmeno scriverti questo “caro”. Insomma, non lo sei stato per niente, ieri sera.
Ti rendi conto di cosa vuol dire trovare il ragazzo che ami, avvinghiato al corpo di un’altra donna, per giunta più grande di lui di quindici anni?!
No, non lo sai. Perché, se l’avessi saputo, avresti evitato in tutti i modi di spezzarmi il cuore.
L’unica domanda che vorrei farti è: mi hai amata almeno un po’?
Perché da quello che ho visto ieri, tutte le belle parole che mi dicevi sono andate completamente a farsi benedire!
Con quale coraggio mi dici che mi ami, per poi farti trovare su un’altra donna?
Sai il mio cuore cos’ha provato, in quel momento?
Niente.
Forse non ce l’ho nemmeno più, un cuore.
Ma la verità, è che forse è stato meglio così per entrambi.
Tu smetterai di dirmi bugie, di mentirmi in continuazione, e io smetterò di amarti invano.
Domani tornerò in Spagna, nella nuova casa di mia madre e il suo compagno a Barcellona.
Mi farà bene cambiare nuovamente aria, chiudere la vita che avevo intrapreso qui e iniziarne una nuova, senza di te, senza più bugie e sogni infranti.
Continuerò a frequentare un corso di recitazione, come hai sempre voluto, come ho sempre voluto.
E’ quello che voglio fare. Diventare un’attrice e girare il mondo.
Ce lo siamo insegnati a vicenda, che i sogni vanno inseguiti.
Adesso è il mio turno.
Parte di quel sogno, è nato solo grazie a te, e avrei voluto condividerlo con te.
Ma non è più possibile, oramai.
Sarò felice, te lo prometto. E non ti dimenticherò.
Perché, per quanto possa dire di odiarti, sai che non ci riuscirò mai come si deve.
 
Ti amo e ti amerò sempre.
La tua piccola apetta dal pungiglione velenoso,
                                                                       Maya.
 
 

Le mani mi tremavano e non riuscivo a fermarle, avevo il cuore in gola e gli occhi carichi di lacrime, che avrebbero solo voluto bagnarmi il volto e farmi urlare dalla rabbia.
Perché ero stato così stronzo, perché?
Avevo lasciato che lei mi abbandonasse, che io la ferissi, che lei andasse via.
Ed ero rimasto solo.
Perché, per quanto avrei voluto dire che c’era Caroline, lei non era Maya.
Maya era l’unica che avrei potuto amare per sempre.
E la stavo lasciando andare, ancora una volta.
Poggiai la vecchia lettera sulla poltrona lì vicino e, con le mani che tremavano, presi quella nuova e meno rovinata, sempre scritta da lei.
Ma lei non c’era.
 
                                                                                                         

Notte tra il 18 e il 19 Ottobre 2012;



Una persona normale dovrebbe dormire, a quest’ora.
A quanto pare, io non sono una persona normale.
Insomma, già sapevo di non esserlo realmente, ma adesso ne ho la certezza.
E non perché non sto dormendo.
La verità, è che dopotutto non sono mai stata davvero coerente con me stessa.
Quando sono tornata qui, ti ho detto che non provavo rimpianti e nessun rimorso, non provavo rancore verso di te.
E invece, sono stata bugiarda.
Ti ho detto quelle cose perché io volevo, cercavo di non provare nulla, ma in realtà provavo eccome.
E sto provando emozioni anche adesso, mentre ti scrivo questa stupida lettera con una stupida penna, su uno stupido ed inutile foglio bianco
Inutile, perché potrei strapparlo e non dirti nulla, lasciandoti vivere in pace. Utile, perché potrei rivelarti tutto quello che ti ho nascosto in questi due lunghissimi anni.
Sembro una persona sicura di me, che non ha paura di nulla, che non teme nessuno, ma invece ho paura, e anche troppa.
E, prima di tutto, ho paura di soffrire e farmi male ancora.
Soprattutto, ho paura di soffrire per amore, perché sai quanto faccia male e quanto io abbia sofferto. Mi hai spezzato il cuore in mille pezzettini, e ho dovuto ricomporlo man mano che il tempo passava.
Ma non è servito a nulla.
Perché è bastato un altro tuo sguardo, un’altra tua parola, a spezzarlo ancora una volta.
Non smetterà mai di rompersi e ricomporsi, mai. Adesso lo so.
Ho imparato che col tempo le cose possono cambiare in modi diversi, ma sembra che per me questa regola non valga per niente.
Sono ancora qui, come una sedicenne impacciata, a scriverti che sono ancora innamorata di te, Harry.
E mi sembra strano, dopo tutto quello che è successo tra di noi, che io provi ancora questo sentimento nei tuoi confronti.
Ma io sono strana, lo sai.
Sono strana perché non ti ho mai dimenticato davvero, strana perché sono le quattro del mattino e io sono sveglia e ti scrivo una lettera, strana perché ti ho nascosto una verità che avresti dovuto sapere già da tempo.
Ho avuto paura di dirtela, perché avevo paura che mi odiassi quanto mi sono odiata io.
E quando ho accettato la cosa, è svanito tutto in un secondo, come un castello di sabbia costruito con fatica, che viene schiacciato dal piede di un bambino invidioso dei tuoi sforzi.
Ho perso quella cosa che mi avrebbe legato a te per sempre, che mi avrebbe fatto ricordare di te per la vita.
Quando sono tornata in Spagna, due anni fa, qualche settimana dopo, mi sono resa conto di essere rimasta incinta. Di te, Harry.
Non sapevo cosa fare, ero sconvolta, traumatizzata, sola.
Se ci fossi stato tu, avremmo potuto risolvere la questione insieme, ma invece tu eri in tour con quelli di XFactor e la tua nuova fidanzata.
Cosa ne potevi sapere tu, che a un’ora da te, la tua ex ragazza era rimasta incinta?
Che portava in grembo tuo figlio, una piccola e minuscola parte di te stesso?
Ne ho parlato con mia madre, e mi ha aiutata. L’abbiamo detto anche a mio padre, e siamo andati subito da un ginecologo.
Lo sanno solo loro due. E tu, adesso.
Nemmeno Nicole sa niente, ma dovrò dirlo anche a lei un giorno.
Ma tu eri il primo che doveva saperlo, e io non ti ho mai detto nulla per non ostacolare il tuo cammino tra le stelle.
Dopo che me n’ero fatta una ragione, che avevo finalmente accettato l’esistenza della piccola creatura dentro di me, di un piccolo te, ho perso il bambino in modo naturale.
Non avevo nessuna intenzione di abortire, ormai avevo accettato che sarei diventata una ragazza madre a soli sedici anni, e sono stata malissimo quando l’ho perso.
Il dottore disse che il mio corpo era ancora troppo giovane per sopportare un qualcosa di così grande, e il bambino non ce l’aveva fatta.
Mi sono sentita un’assassina, nonostante non fosse colpa mia, e mi sono odiata da morire.
I miei genitori hanno provato a farmi capire che non era stata colpa mia, che ero troppo giovane, ma io continuavo a piangere la notte.
Perché avevo perso il bambino, e perché avevo perso te.
Questa cosa continua a tormentarmi, nonostante sia stata in terapia e abbia fatto varie esperienze.
Quelle esperienze, le ho fatto per dimenticare tutto. Ma non ci sono mai riuscita.
E adesso, mi sento ancora più codarda di prima, perché tu stai per sposarti e io non ho ancora finito di dirti tutta la verità.
E cioè, che ti amo ancora.
E mi sento stupida e debole, perché so che non potrò fare niente, perché tu ami Caroline e non me.
Sono talmente tanto codarda, che non passerò al tuo matrimonio, e non urlerò “mi oppongo!” quando il prete dirà “parlate adesso”.
Perché io non so cosa succede dopo che la persona che si oppone da tutte le sue valide motivazioni per volere che quel matrimonio non venga celebrato.
In quegli stupidi film americani, quando lei arriva trafelata in chiesa e dice allo sposo di amarlo, lo sposo allora si rende davvero conto che ama la ragazza, e non la donna che sta per sposare.
E allora si baciano davanti a tutti, magari lui la solleva e le dice “grazie per esserci stata quando il prete ha detto parlate adesso”, mentre tutti applaudono.
Ma non hanno mai fatto vedere una scena dove è lo sposo che rinuncia alla ragazza, che magari ha fatto anche una corsa per arrivare in tempo in chiesa, perché in questi casi c’è sempre il traffico tra le strade. Mai. C’è sempre il lieto fine.
E a me non va di venire da te, dirti che ti amo e sentirmi respinta, perché non so come va in questi casi. Nei film non l’hanno mai fatto vedere, e io non sono preparata.
Questa è la realtà, non una commedia.
E nella realtà io ti amo, ma mi terrò tutto dentro e non dirò mai niente.
Perché è così che si fa, nella realtà.
Forse ho scritto troppo, ma almeno posso farti capire tramite foglio cosa provo per te.
Non ti dimenticherò mai e farai sempre parte di me, per quanto non volessi.
Potrei amarti meglio, ora, ma non ho il coraggio di dirtelo guardandoti negli occhi.
Adesso, sai davvero tutta la verità.
E io, mi sento più tranquilla.
 
Ti amo e ti amerò sempre.
                                Maya.
 
 
Adesso le lacrime erano finalmente fuori dagli occhi, lasciandoli liberi di esprimere tutte le emozioni che avevo provato nel leggere quelle lettere.
Non riuscivo a smettere di leggere quel rigo.
Era rimasta incinta. E io l’avevo tradita.
Aveva portato in grembo mio figlio per due mesi, e io l’avevo tradita.
Non potevo immaginare le sue lacrime di dolore, versate per quello che aveva perso, per quello che le avevo procurato.
Ero uno stronzo. E, se non fosse accaduto nulla, adesso sarei un padre che non avrebbe mai conosciuto suo figlio.
Poggiai la testa tra le mani, non riuscendo ancora a crederci.
Io sarei dovuto diventare padre. E invece, avevo lasciato tutto andare a farsi fottere.
Perché ero un coglione.
E non c’era altra soluzione.
“Harry, devi venire. Caroline è arrivata”.
Alzai lo sguardo dopo l’annuncio di mia madre, con gli occhi gonfi e rossi per le lacrime, e lei se ne accorse.
“Tutto bene, amore?” domandò, e io mi alzai dalla poltrona, asciugandomi il viso dalle lacrime.
Annuii col capo, per poi uscire dalla sagrestia.
“Mai stato meglio...” le risposi con un filo di voce.
Non ci sarebbe stato niente da fare. Avrei mentito sempre, soprattutto a me stesso.
 
 
MAYA POV.
“Sei pronta?”.
Alzai lo sguardo dal marciapiede, posandolo sugli occhi azzurri di Ryan, mentre lui intanto prendeva la mia valigia e la poggiava nel cofano del taxi.
“Si, credo...” dissi, avvicinandomi a lui, mentre chiudeva sonoramente il cofano.
“Credi o non credi?” domandò, facendomi un sorriso.
“Credo e non credo” risposi sospirando.
Ryan rise, poggiandomi un braccio intorno alle spalle e lasciandomi un bacio sulla nuca.
“Ce la farai. Sei la migliore attrice che io abbia mai incontrato in vita mia, la persona più splendida sulla faccia della terra... e sono molto orgoglioso di te”.
Sorrisi, per poi abbracciarlo forte, stringendo le mie braccia intorno alla sua vita.
In quel momento, l’unica cosa di cui avevo bisogno sul serio, era l’abbraccio e il conforto di un amico.
E Ryan lo era davvero.
“Ti voglio bene, Parker...” sussurrai al suo orecchio, e lo sentii sorridere.
“Anche io, Burton...” sussurrò in risposta, lasciandomi un bacio sulla guancia.
Ci staccammo, e gli feci un altro sorriso, per poi aprire la portiera del taxi e sedermi su uno degli scomodi sediolini posteriori, accanto a Ryan.
“Dove sono gli altri?” domandai, dopo che Ryan avesse detto la destinazione al tassista.
Fece un sorrisino sghembo, per poi alzare le spalle.
“Beh, loro verranno quando dovremmo partire...!” esclamò, e io lo guardai scettica.
“Ma che genio del male che sei, Parker! Sono già all’aeroporto, quindi?” domandai, scuotendo il capo.
Ryan si passò una mano tra i capelli corti e biondi, per poi fare un altro sorrisino.
“Beh... loro dovrebbero arrivare lì tra circa un’oretta, più o meno...!” disse, e io spalancai gli occhi dopo quelle sue parole.
“Ma così perderanno l’aereo!” esclamai, battendo una mano sul sediolino anteriore.
Lui alzò le spalle, guardando fuori dal finestrino.
“In realtà... siamo noi che siamo in anticipo!” esclamò, facendomi sgranare ancor di più gli occhi.
Ryan continuò a guardare fuori, e io finalmente capii.
Chiusi gli occhi in due fessure, per poi prendergli il viso tra le mani e farlo voltare verso di me con un’espressione buffissima.
“Che cos’hai in mente, Ryan Parker?” domandai, scandendo per bene ogni parola.
Lui fece uno strano sorrisino, aprendo le braccia.
“Ti bporbto al bmatrimbonio!” rispose con molta naturalezza, e io gli diedi un pizzico.
“Ahi! Sei impazzita?” si lamentò, massaggiandosi una guancia.
“No, tu sei impazzito! Io non ci metto piede in quella chiesa, è chiaro?! Non sono il tipo di ragazza che irromperebbe in maniera rude durante un matrimonio!” esclamai, mentre sentivo il cuore rompersi ancor di più in mille pezzi.
“Si, ma lui non è il tipo di ragazzo che dovrebbe sposare la donna sbagliata!” esclamò in risposta, aprendo le braccia. Improvvisamente, mi prese una mano, guardandomi negli occhi.
“May... tu devi andare lì e fermare tutto... te ne pentirai per il resto della tua vita...”
Abbassai lo sguardo, stringendo la sua presa.
“Mi pentirò più del fatto che lo renderò infelice per il resto della sua vita...”.
 
 
HARRY POV.
Quella non sembrava una marcia nuziale.
Quando l’organo aveva cominciato a suonare, mi era sembrata più una marcia funebre, che altro.
Tutti si erano alzati in piedi, mentre Caroline, accompagnata da suo padre, attraversava la navata con un abito bianco a forma di pasticcino, con un portamento da regina d’altri tempi.
Ma io non desideravo lei.
Desideravo che fosse Maya ad attraversare la navata, con uno splendido abito bianco e con il solito portamento sbarazzino anche il giorno del suo matrimonio.
Tutti gli sguardi erano rivolti verso Caroline, che sorrideva felice, e vidi i miei amici e mia madre guardarla quasi con disgusto. Per non parlare di Nicole, poi.
Non la guardava nemmeno, e non aveva avuto la decenza di alzarsi.
Era rimasta seduta al suo posto, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo rivolto da un'altra parte.
Voltò improvvisamente lo sguardo verso di me, guardandomi fisso negli occhi.
Sembrava come se volesse dire “non dire si, scappa adesso, Maya ti sta aspettando lì fuori. Non fare nessun voto, lei ha bisogno che tu senta il suo no oppositore da lontano”.
Continuavo a guardarla, ma lei non apriva bocca. Parlava con gli occhi.
“Sedetevi” disse improvvisamente il predicatore, e mi accorsi che Caroline era accanto a me, che mi sorrideva felice e gioiosa, con gli occhi completamente lucidi.
Ci sedemmo tutti, e subito aleggiò nella chiesa un singhiozzo da parte della mamma di Caroline.
Lei sorrise, ma io avevo già la mente altrove.
Davanti ai miei occhi, c’era solo l’immagine di Maya che mi sorrideva quando era tornata a Londra, lei che ballava scatenata alla festa, che faceva l’amore con me, scherzava con i ragazzi e rideva.
La immaginai con un piccolo fagottino tra le braccia, quello che doveva essere nostro figlio, quello di cui dovevamo entrambi prenderci cura.
E invece, era finito tutto.
L’avevo lasciata andare, e la immaginai all’aeroporto, con Ryan al suo fianco ed il resto della compagnia, con la voglia di partire, ma anche quella di rimanere.
Non potevo lasciarla andare. Io ero innamorato di lei, e dovevo dirglielo, prima che partisse.
Se non l’avessi fatto, sarei stato infelice per tutta la vita.
“E vuoi tu, Harry Edward Styles prendere come tua legittima sposa la qui presente Caroline Louise Flack?”.
Alzai lo sguardo, posandolo su quello del predicatore, che aspettava una mia risposta, poi verso di Louis al mio fianco e infine verso Caroline, che sorrideva impaziente.
“Io... io...”
“Fermi tutti, questa è una rapina!”.
Tutta la chiesa si voltò verso Nicole, ormai in piedi e con lo sguardo puntato verso di me.
“Beh, non è proprio una rapina, ma volevo fare scena...” disse giustificandosi, e vidi Niall, Zayn e Liam ridacchiare accanto a lei.
“Signorina, se ha qualcosa da dire, può farlo dop...?”
“Stia zitto lei! Non vede che sta sposando uno che non è cosciente dell’azione che sta per compiere?!” esclamò, e tutti i presenti in chiesa sussultarono.
“Signorina, ma...”
“Ma un corno, padre! Harry Styles non è nelle condizioni di sposare quella donna! E sa perché? Perché non è quella la donna che ama, accidenti!”.
Ci fu un brusio improvviso da parte di tutti i presenti, mentre io continuavo a guardare Nicole.
“Ma cosa stai dicendo?! Padre, non la stia a sentire e continui a celebrare il rito, per favore...” disse Caroline stizzita.
“No padre, non continui nulla” dissi, sovrastando la voce di Caroline.
Lei si voltò verso di me con un’espressione sconvolta, la bocca spalancata e gli occhi sgranati.
“Che cosa hai detto?!” chiese, scandendo per bene tutte le parole.
Voltai lo sguardo verso di lei, facendo un sorrisino soddisfatto.
“Ho detto che per me questo rito è concluso. Non voglio sposarti e forse non l’ho mai voluto. Io amo Maya”.
Sentii la sua mano lasciarmi un sonoro schiaffo sulla guancia, e il suo viso si contrasse per la rabbia. Louis trattenne una risata, e io insieme a lui.
“Beh... almeno ha fatto scena!” dissi, e lei scoppiò in un lamento, per poi alzarsi indignata e correre tra le braccia delle amiche lì vicino.
Mi alzai velocemente, aprendo la giacca da damerino e levando il papillon, sbottonando qualche bottone della camicia e avvicinandomi a Nicole.
L’abbracciai forte senza che lei potesse rendersene conto, mentre i ragazzi e mia madre mi guardavano sorridenti.
“Vai a conquistarla, Harry!” disse Zayn, dandomi una pacca sulla spalla.
“Sapevamo che te ne saresti reso conto da un momento all’altro!” aggiunse Liam, sorridente.
“Riprenditela!” esclamò Niall, alzando il pugno in segno di vittoria.
Sorrisi a tutti e tre e a mia madre, per poi staccarmi da Nicole e guardarla negli occhi.
“Grazie...” sussurrai, e lei sorrise.
“Corri idiota, e ringrazia che siamo in chiesa se no ti avrei chiamato in un altro modo! Lei sta aspettando solo te!” esclamò, mentre anche Louis mi dava una pacca sulla spalla.
Gli sorrisi, abbracciandolo, per poi buttare il papillon a terra e correre verso l’uscita della chiesa, sbracciandomi sul marciapiede per trovare un taxi disponibile, calpestando i piedi di tutte le persone che camminavano verso la mia traiettoria.
Finalmente, un maggiolino nero si fermò davanti ai miei occhi, e subito aprii la portiera, scaraventandomi dentro.
“All’aeroporto di Heatrow, presto!” esclamai, e il tassista mise immediatamente in moto.
Non potevo lasciarla andare senza dirle che l’amavo.
 
 
MAYA POV.
L’aeroporto di Heatrow era sempre fin troppo immenso, per i miei gusti.
Come se volesse inghiottire più gente possibile e lasciarla partire, mentre le altre persone piangevano. E poi c’erano le persone che tornavano, e persone che piangevano felici.
Tutti piangevano. Chi andava, chi tornava... avrebbero pianto in qualsiasi momento.
E poi c’ero io, alla quale piangeva silenziosamente il cuore.
Guardai nuovamente l’orologio appeso al muro, mentre i miei compagni continuavano a ridere e parlottare tra loro.
Mezzogiorno e dieci. Harry avrà già detto di si a Caroline.
Abbassai nuovamente lo sguardo, sospirando.
Era inutile guardare dietro le mie spalle, lui non sarebbe venuto ancora una volta.
Ecco un altro motivo per il quale odiavo l’aeroporto di Heatrow.
Brutti ricordi in ogni singola situazione e troppo immenso per capire davvero se qualcuno che avrebbe voluto fermarti, sarebbe arrivato sul serio.
Ma lui non sarebbe mai arrivato e non mi avrebbe mai chiesto di rimanere con lui.
Per non sentire la sua mancanza, avrei guardato le stelle nel cielo ogni sera come avevamo fatto durante la nostra ultima notte, come avevamo sempre fatto, solo per sentirlo più vicino.
L’avrei portato sempre con me, dentro di me, come un segreto da custodire per il resto della vita.
Lo amavo più di prima, e avrei potuto amarlo meglio, se solo avesse voluto.
Ma stavo per abbandonare tutto, e tutto significava Harry.
Era andata a finire così.
Non c’era stato il lieto fine delle favole, quello che tutte le bambine sperano di avere, con il principe azzurro e il cavallo bianco.
E io, che avevo bisogno solo di uno che mi stesse a sentire anche quando rompevo le palle, non l’avevo avuto.
E quasi mi dispiaceva, che fosse andata a finire in quel modo, ma la mia vita avrebbe continuato il suo cammino, senza Harry accanto a me.
“May, dobbiamo imbarcarci, adesso...” disse improvvisamente Ryan, poggiandomi una mano sulla spalla.
Alzai lo sguardo, e vidi i suoi occhi dispiaciuti e tristi, quasi quanto i miei.
Feci un sorrisino, portandomi una ciocca di capelli corti e ribelli dietro l’orecchio, e prendendo il passaporto e i documenti dalla grande borsa.
“Si... andiamo...” sussurrai, mentre Ryan mi cinse completamente le spalle con il suo braccio mentre ci avvicinavamo al check in.
Voltai lo sguardo dietro di me, come sempre, ma mi ritrovai solo persone che andavano e venivano, o aspettavano altre persone.
Sarebbe stato sempre così.
Torturai per un po’ i documenti tra le mie mani, per poi darle alla ragazza del check in, che mi sorrise, controllando i miei documenti.
“Maya!”.
Voltai improvvisamente lo sguardo dietro di me, e vidi una figura correre verso il check in.
Ryan mi sorrise, mentre io continuavo a guardare incredula la figura.
“Maya, ti prego, aspetta!” continuò ad urlare, e io sorrisi, sentendo gli occhi riempirsi di lacrime di gioia. Sorpassai qualche persona dietro di me, ma senza uscire dalla fila, solo per guardare meglio lui.
Harry era lì, che si sbracciava per farsi notare, i capelli ricci e scombinati, la camicia leggermente aperta, così come la giacca.
“Signorina, non può bloccare la fila!” si lamentò qualcuno dietro di me, mentre anche altre persone assistevano a quella scena.
“Harry, che ci fai qui?!” urlai, con il cuore che batteva forte.
Lui sorrise, portandosi una mano sul cuore come per prendere fiato, poi alzò lo sguardo.
“Sono venuto a dirti che ti amo, Maya!” urlò, sorridendo ancora di più.
Portai le mani alla bocca, facendo un enorme sorriso, e sentendo tutte quelle lacrime che avevo trattenuto da troppo tempo, scivolare via sul mio viso.
“Anche io ti amo, Harry!” urlai a mia volta, e lo vidi sorridere ancora.
La gente continuava a guardare sbalordita quella scena, chi infastidita, chi emozionata quanto me.
Non pensavo potesse accadere davvero, e invece era successo.
“Si pregano i signori passeggeri del volo Londra – Boston, di raggiungere immediatamente il check in per l’imbarco. Grazie”.
Quella voce registrata distrusse tutto il mio momento di gloria, ricordandomi cosa dovevo fare sul serio.
Guardai l’espressione di Harry trasformarsi da gioiosa a triste, così come la mia.
Alzai le spalle, facendogli un sorrisino e salutandolo con un cenno della mano, mentre indietreggiavo verso il check in.
“Tornerò presto, Harry, te lo prometto!” urlai, e anche lui iniziò ad agitare la mano.
“Ti aspetterò, Maya! Ti aspetterò sempre!”.
Facemmo entrambi un sorriso, mentre continuavo a guardarlo anche mentre m’imbarcavo.
Non l’avevo perso per sempre.
Lui mi avrebbe aspettato, perché poteva amarmi meglio, così come avrei fatto io.
Lo sapevo che sarebbe andata così.
Alla fine, anche io avevo ricevuto il mio lieto fine, il mio “per sempre felici e contenti”, anche se in modo diverso da quello delle principesse.
Ma io non ero una principessa, ero solo una ragazza realmente innamorata del suo primo, vero grande amore.
E, mentre l’aereo spiccava il volo e abbandonavo Londra, guardai quella splendida penisola sotto i miei occhi, quella che mi aveva procurato ferite e sofferenze, ma soprattutto amore.
Sorrisi, scuotendo il capo, ritrovandomi di fronte i due occhi immensamente verdi di Harry.
Finalmente, anche io potevo essere felice.



http://picasion.com
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Writer's Corner! :)
Voi ci credevate che io potessi finire un'altra FF?
Io no, sinceramente.
Mi sembrava quasi impossibile scriverne un'altra, e invece l'ho fatto... e l'ho anche finita! :)
Diciamo che mentre scrivevo questo capitolo, tremavo.
Come al solito, insomma!
Anche durante l'ultimo capitolo di Don't wanna be without you mi tremavano le mani!
Forse sono troppo emotiva, però è sempre un'emozione strana finire una FF...
Mi sento sempre triste e felice allo stesso tempo...

Sinceramente, vorrei evitare di fare uno sproloquio lunghissimo, perchè vorrei risparmiarmelo per l'epilogo! xD
Ci sarebbero troppe cose da dire sul capitolo qui sotto...

Finalmete, il segreto di Maya è venuto a galla!
Alcune l'avevano capito, probabilmente, e forse ci siete rimaste un po' male...
io, sinceramente, non volevo nemmeno metterlo, mi sembrava una cosa un po'... boh, non saprei dirlo nemmeno io.
E, molto probabilmente, siete rimaste male anche sul finale...
forse vi aspettavate l'arrivo di Maya in chiesa, oppure lei che decide di rimanere...
diciamo che questi erano stati i miei primi pensieri sul finale, lo ammetto, ma mi sembravano troppo scontati e con subito il lieto fine...
a me piacciono le cose intricate e complicate, forse ve ne sarete accorte! :D
allora ho pensato che forse sarebbe stato meglio farla partire con la consapevolezza che Harry la ama e che l'aspetterà.
Ma, ovviamente, dovrete aspettare l'epilogo per scoprirlo! :D
Sono cattiva, lo so.
Mi volete ammazzare, lo so.
Ma a me questo finale piace! :D
Forse non mi è uscito come avrei voluto davvero, ma mi piace :)
C'è un mezzo lieto fine, e nell'epilogo si capirà se rimarrà o meno!

Come al solito, la mia stima più totale va a Nicole.
Insomma, una vera amica avrebbe fatto questo, e lei l'ha fatto, facendo finalmente dichiarare quei due testoni!
Amo il personaggio di Nicole, nonostante i suoi infiniti difetti, ha fin troppi pregi!

Come avrete notato (o almeno lo spero u.u) per la parte in chiesa, mi sono ispirata alla canzone Speak Now, di Taylor Swift!
Le vere Swifties avevano capito! :D
E anche a Stay, di Miley Cyrus, che ho trovato perfetta per questa situazione :)

Beh, non mi resta che andare via, allora :)
So che sarete immerse nei fazzoletti e nelle lacrime più totali... o almeno, la maggior parte di voi!
Vi ricordo che manca l'epilogo, quindi non disperatevi! :D

Vi lascio il link dello spin-off LOLE, che ho aggiornato ieri :)
You belong with me.
Vi prometto che ci sarà anche questa scena! :D

Per chi volesse seguirmi su twittah, mi trovate come @Marypuuff :)


Vado adesso, se no mi metto a piangere e dopo chi mi ferma più! :')

Grazie di cuore a tutte, a chi ha seguito dall'inizio questa storia, a chi l'ha scoperta a metà, a chi l'ha scoperta alla fine e a chi l'ha scoperta adesso, in questo momento! :)
Siete fantastiche, non smetterò mai di ripetervelo! :)

Vi voglio bene <3
Mary :)


 

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Capitolo 25
*** Epilogue: there's no more beautiful thing in the world ***


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I hope you don’t mind
that I put down in words
how wonderful life is
while you’re in the world.

{Your Song - Elton John}



Sette anni dopo..
 


HARRY POV.
“Scusi signorina, il volo per Parigi è già atterrato?”.
L’hostess bionda si voltò verso di me dopo la mia domanda, scrollando i lunghi capelli racchiusi in una coda, rivolgendomi un enorme sorriso.
“Si, è appena arrivato. Guardi, stanno scendendo i primi passeggeri” rispose, indicando una piccola parte di persone che entrava nell’androne dell’aeroporto.
“Grazie mille” dissi, facendo per andarmene.
“Ehi!” esclamò improvvisamente, facendomi voltare nuovamente verso di lei.
L’hostess fece un sorrisino malizioso, avvicinandosi ancor di più a me, prendendo a sfiorare il mio braccio.
“Ti va di... non lo so, prendere un caffè, conoscerci meglio, magari...” disse, con un tono di voce che lei riteneva sexy.
Era bella, non lo si poteva negare. Aveva dei bei fianchi sinuosi e degli splendidi occhi azzurri da cerbiatta che le illuminavano il viso.
Non era altissima, ma aveva delle belle gambe e quel tacchetto in più se lo poteva permettere.
Continuai a guardarla dalla testa ai piedi da dietro gli occhiali scuri, facendole un sorriso.
Se fossi andato lì per rimorchiare, forse avrei accettato il suo caffè. O forse no.
“Scusami, davvero, ma la mia fidanzata sta per scendere da quell’aereo che è appena atterrato da Parigi, e non credo le faccia molto piacere vedermi prendere un caffè con una ragazza” risposi, alzando le spalle.
Lei rimase leggermente delusa, boccheggiando qualcosa.
“Oh beh, scusami... io non pensavo che tu... insomma, scusa...” continuò a boccheggiare, e io le feci un sorriso.
“Tranquilla, è tutto a posto. Grazie per l’informazione, comunque!” esclamai, allontanandomi dalla sua figura.
La sentii esclamare un “ciao” e sentii ancora il suo sguardo puntato su di me.
Scossi il capo, passandomi una mano tra i ricci e avvicinandomi ai passeggeri appena scesi dall’aereo. Sapevo che lei sarebbe stata l’ultima.
Era sempre l’ultima ad uscire e ad entrare sull’aereo, e lo sarebbe sempre stata.
Certe tradizioni non avrebbe potuto spezzarle mai.
Alzai lo sguardo dal pavimento lucido dell’aeroporto di Heatrow. Tolsi gli occhiali da sole, poi rimisi le mani in tasca e iniziai a dondolarmi sulle ginocchia, canticchiando un motivetto di una vecchia canzone degli anni novanta.
Passai una mano tra i capelli, e vidi scendere altri passeggeri di quel volo.
Ed eccola lì.
Perfettamente perfetta in ogni movimento che compisse, portava la valigia con la sua solita eleganza raffinata da brava ragazza, sembrava un angelo per il suo portamento.
“Fanculo, valigia di merda!”.
Ecco, appunto.
La ragazza perfetta mi venne incontro, per poi sorpassarmi e abbracciare quello che doveva essere il suo fidanzato perfettamente alto e muscoloso.
E mostrò la vera ragazza perfetta. Cioè, quella più imperfetta sulla faccia della terra.
“Cacchio Parker, aiutami un secondo con questa cazzo di valigia! Non vedi che continua a girarsi?!”
“Guarda che sei tu che...?”
“Io cosa, Parker?! Non t’azzardare a dire che è colpa mia!”.
Scossi il capo, assistendo da lontano a quella scenetta fin troppo ironica e divertente.
Era così tutte le volte.
Continuai a guardarli trafficare con la valigia, finché Maya non alzò lo sguardo, aggiustandosi il cappellino blu da sopra i capelli corti e mi vide.
Poggiò le mani sui fianchi, facendo un sorrisino mentre sbuffava, e sorrisi anche io.
Eccola, la mia ragazza perfettamente imperfetta.
Vidi Maya correre verso di me e, senza che potessi accorgermene, me la ritrovai aggrappata al collo, con le sue gambe che mi cingevano la vita.
“Ohi piano, piano, piano! Guarda che non ce li ho più diciotto anni... e a te Parigi fa sempre un brutto effetto!” esclamai, abbracciandola forte.
May scostò il viso dall’incavo del mio collo, guardandomi scettica, ancora aggrappata a me.
“Cosa stai cercando di dirmi, Styles?” domandò, e io ridacchiai.
“Che ogni volta che torni da Parigi, torni sempre un po’ più pesante del solito!” risposi, e lei contrasse il viso, per poi darmi uno schiaffetto sulla guancia.
“Ahi!” esclamai, e lei fece un sorrisino beffardo.
“Ti sta bene! Così la prossima volta eviti di dirmi che sono ingrassata!” rispose, per poi slacciare la presa delle sue gambe intorno alla mia vita e poggiare i piedi a terra.
“Non ho detto questo!” provai a ribattere, ma lei si era già avviata verso Ryan, che stava guardando quella scena.
Alzai una mano e gli feci un cenno di saluto, e lui ricambiò.
Maya gli disse qualcosa, per poi prendere la grande valigia dalle sue mani e camminare verso di me, mentre Ryan prese il cellulare e dopo poco iniziò a parlare come inebetito, prendendo una direzione diversa da quella di May.
“Con chi sta parlando Ryan? Sembra quasi... non so, non saprei descriverlo...” dissi, una volta che lei mi fu vicina, scrollando il capo,.
Maya sorrise, per poi circondare con un braccio la mia vita, e io feci lo stesso intorno al suo collo.
“Parker ha trovato l’amore” rispose ridacchiando, e io le rivolsi uno sguardo sconvolto.
“Davvero?! E chi è?” domandai, e lei annuì col capo.
“Oh, una francesina carina e perfettina col nasino all’insù. La francese doc, insomma. Lui dice che durerà, e io lo spero. In questo ultimo periodo, sta cambiando più ragazze che mutande!”.
Scoppiai a ridere fragorosamente dopo le sue ultime parole, e lei insieme a me.
Uscimmo dall’aeroporto parlando un po’ di tutto; del soggiorno a Parigi, di quell’ultima performance che aveva fatto. Sembrava felice, e io non potevo che esserlo anche io.
“Dovevi esserci, Harry! Ti saresti sicuramente divertito!” esclamò, una volta arrivati alla macchina.
“Lo so, May, lo so... è la quinta volta che me lo ripeti!” dissi, iniziando ad aprire il cofano.
Lei mi si avvicinò, poggiando le mani sui fianchi e sbuffando.
“Lo so, ma lo faccio solo per farti sentire in colpa!” rispose, alzando le spalle.
Alzai lo sguardo verso di lei, mentre poggiavo la valigia nel retro della macchina.
“Oh, grazie tante...!” esclamai, chiudendo con forza il cofano, e Maya ridacchiò.
Si avvicinò ancor di più a me, prendendomi il viso tra le mani e lasciarmi un dolce bacio sulla guancia.
“Sei sempre dietro le quinte ogni volta che mi esibisco. E’ stato un po’ traumatico non averti, questa volta...” sussurrò, aggiustandomi qualche riccio dalla fronte.
Poggiai le mie mani sui suoi fianchi, avvicinandomi di più al suo viso e lasciandole un bacio sulle labbra morbide e fresche.
“Non è stata colpa mia, lo sai... dovevamo registrare le ultime canzoni in studio, non potevo muovermi” risposi giustificandomi, e lei sorrise.
“Beh, adesso abbiamo un bel po’ di tempo prima che io parta per un altro tour... c’è tempo di fare tutto...” disse, per poi allontanarsi ed entrare in macchina.
Scossi il capo, per poi entrare in macchina anche io e sedermi accanto a lei, che continuava a parlare delle varie performance che avevano fatto e in quali posti si erano esibiti.
Vederla felice, era l’unica cosa che volevo per il resto della mia vita.
Vedere i suoi occhi brillare, le sue labbra emettere suoni e le sue mani gesticolare, mi facevano sorridere.
Perché non avevo ricevuto dono migliore di Maya.
E aveva ragione.
Ci sarebbe stato il tempo di fare tutto.
 
 
MAYA POV.
“Harry, io ho fame!”.
Lui continuò a guardare dritto davanti a se, le mani ferme sul volante e un sorrisino sghembo stampato sul volto.
“Mangerai appena arriveremo” si limitò a rispondermi, e io sbuffai.
“Sempre se arriveremo... questo viaggio sta durando un’eternità!” esclamai, poggiando le scarpe sul sediolino e abbracciandomi le ginocchia.
“Dai, siamo quasi arrivati... e leva quelle scarpe sporche dal sediolino!” esclamò in risposta, cercando di farmi abbassare i piedi, facendomi ridere.
“Le scarpe fanno parte del pacchetto Maya... prendere o lasciare, Styles!” dissi ammiccando, e lui scosse il capo ridacchiando, continuando a guidare.
Scrutai a fondo il suo profilo perfetto.
Il capelli ricci che gli ricadevano dolcemente sulla fronte, coprendogli leggermente gli occhi verdi e meravigliosi, che mi erano mancati in quegli ultimi due mesi.
Mi era mancato il fatto di non averlo vicino tutti i giorni, di non svegliarmi accanto a lui, come accadeva da sette anni a questa parte.
Dio, sette anni.
E chi avrebbe mai pensato che io e Harry saremmo potuti durare così tanto?!
Io mi sarei odiata, dopo un po’.
E invece lui continuava ad amarmi giorno per giorno, come fosse sempre la prima volta.
Aveva mantenuto la promessa che mi aveva fatto sette anni fa.
Mi aveva aspettato.
Aveva aspettato otto lunghissimi mesi di potermi amare meglio, come avevamo sempre desiderato.
E, quando l’avevo visto lì, fermo in aeroporto con le mani in tasca e i capelli scombinati, avevo capito tutto.
Gli ero corsa incontro – proprio come avevo fatto quella mattina – e lo avevo quasi scaraventato a terra, abbracciandolo forte.
Ci eravamo guardati negli occhi e avevamo sorriso, lasciando che i nostri occhi si capissero senza emettere alcuna parola.
E adesso, eravamo arrivati fino a lì.
Sette anni dopo, e i nostri occhi riuscivano ancora a capirsi perfettamente.
Schiacciai il viso contro il finestrino, guardando il paesaggio che scorreva velocemente sotto i miei occhi. Mi sembrava di rivivere una scena già vissuta molto tempo fa, quando ero arrivata per la prima volta lì, piccola e indifesa sedicenne, che avrebbe dovuto fare i conti con le sue prime sofferenze, con delle amicizie indissolubili e con il suo primo amore.
Le amicizie erano rimaste, e il primo amore pure.
E, delle sofferenze, non avevo più paura oramai.
Avevo Harry al mio fianco, e sarebbe andato tutto bene.
D’un tratto, proprio come molti anni fa, un cartello mi si parò sotto gli occhi, facendomi sorridere.
“Benvenuti ad Holmes Chapel”.
 
“Maya, finalmente sei arrivata!”.
Scesi agilmente dal sediolino per correre incontro a Niall, mentre Harry sorrise e si diresse al cofano.
“Mi sei mancato, irlandese!” esclamai, gettandogli le braccia al collo, e sentii un sottile strato di peluria sfiorarmi leggermente la guancia.
Sembrava ancora un piccolo diciottenne, ma la sua sottile barbetta non lo dimostrava affatto.
“Anche tu ci sei mancata tanto!” rispose, per poi staccarsi da me e cingermi il collo con un braccio.
“Ehi, non date una mano a un povero idiota alle prese con una valigia pesantissima?!” esclamò improvvisamente la voce di Harry.
Sia io che Niall ci voltammo verso di lui, per poi guardarci negli occhi ed entrambi alzare le spalle.
“Nah!” rispondemmo nello stesso momento, per poi scoppiare a ridere.
Harry sbuffò sonoramente, continuando a trafficare con la valigia, mentre io e Niall ci dirigevamo dentro casa di Anne.
“Guardate chi è tornata, gente!” urlò Niall, una volta che fummo in salotto.
Spalancai le braccia e subito Liam mi corse incontro, sollevandomi da terra e facendomi roteare.
“Non ne potevamo più senza di te!” esclamò, per poi riposarmi a terra.
Alzai le spalle, per poi stringergli il naso come fosse un bambino.
“Lo so, sono indispensabile nella vita di ognuno di voi!”
“Per me sei importante quanto uno specchio!” disse Zayn, abbracciandomi forte.
“I tuoi confronti sono sempre così sdolcinati, Malik” risposi, staccandomi da lui e scoppiando a ridere.
Salutai Anne, la quale mi tenne stretta a se per un’infinità di tempo, e Aura, che oltre ad essere sorella di Nicole, era diventata fidanzata di Niall da circa un annetto.
Stavano benissimo insieme.
Lei era praticamente l’opposto di Nicole caratterialmente, gentile, tranquilla, mentre sua sorella era un vero e proprio uragano. Anche in certe circostanze.
“Fatemi capire, la mia migliore amica torna da Parigi e voi non venite a chiamarmi?!”.
Ci voltammo tutti verso le scale, e io feci un enorme sorriso.
Nicole stava scendendo lentamente la scalinata, i capelli legati in uno chignon e qualche ciocca che le ricadeva ribelle sul volto, ma gli occhi erano sempre più lucenti. Forse anche più del solito.
“Volevamo farti riposare un altro po’!” esclamò Liam, e Nicole fece una smorfia.
“Riposare è da vecchi, Payne! Ti pare che io lo sia?!”
“No, però sei...”
“Si, sono incinta, e allora? Da quanto le donne incinte non possono salutare le migliori amiche appena arrivate da Parigi?!” esclamò ancora, interrompendo Zayn, scendendo l’ultimo scalino con una mano dietro la schiena.
La guardai avvicinarsi a me con il suo piccolo pancione da quinto mese di gravidanza, e non potei fare a meno di sorridere. Chi l’avrebbe mai immaginato, anni fa, che alle fine le cose sarebbero andate così.
“Torni da Parigi e non mi hai portato nemmeno un croissant? Sei proprio una carogna!” disse, per poi scoppiare a ridere e abbracciarmi, per quanto il pancione glielo permettesse.
“Si sarebbero rovinati, Nicole! La prossima volta ti porto direttamente a Parigi con me!” esclamai, per poi poggiarle una mano sul pancione rotondo.
“Oh, questa si che è una bella idea!” disse, poggiando la sua mano sulla mia e sorridermi.
Non potevo ancora credere al fatto che Nicole Miller, fosse in attesa di un bambino.
“Chi, come e quando va a Parigi in queste condizioni?!”.
Scostai la mano dal pancione di Nicole, voltandomi verso l’unico che mancava a quella strana riunione.
“Ficcati un petardo in culo e chiudi quella boccaccia, Louis! Per un croissant decente in queste condizioni, farei follie” disse Nicole, guardando il suo fidanzato, che aveva uno sguardo scioccato sul volto.
Scossi il capo, ridacchiando. Per quanti figli avrebbe potuto aspettare, o essere cresciuta, Nicole non sarebbe cambiata mai.
“E dove lo prendo un petardo?!” esclamò Louis, e Nicole scosse il capo.
Louis rise, per poi aprire le braccia verso di me.
“Ehi, grande stella del teatro, perché non abbracci questo bel chico?” disse, facendomi scoppiare in una grossa risata.
Mi buttai tra le sue braccia, mentre vidi Harry rientrare in casa con la valigia, guardando la scena da dietro le spalle del suo migliore amico.
“Sai che sarai il padre più figo del mondo? Vorrei tanto essere tua figlia!” dissi, staccandomi dal suo abbraccio, e lui sorrise modesto.
“Beh, tutti vorrebbero avere un padre come me!”
“Povero il mio bambino!” esclamò improvvisamente Nicole “credo che non te lo farò riconoscere, Louis. Sai quante prese per il culo, dopo che gli avremo messo quel cognome? Dio, non oso immaginare!”.
Scoppiammo a ridere tutti, tranne Louis, ormai abituato a tutte quelle varie battutine.
Mi fermai un secondo a fissarli tutti, uno per uno.
Niall aveva finalmente trovato la felicità con una ragazza, – che poi era la sorella di Nicole e lei continuava a minacciarlo, erano piccoli dettagli – Liam si era lasciato con Danielle dopo quattro e lunghissimi anni di una relazione che non riusciva ad andare avanti già da tempo, dato tutti i ragazzi che Danielle era solita portare a casa quando Liam era in tour, che ostacolavano la loro strada; Zayn era nuovamente single, dopo che Jenny era partita per studiare in Danimarca e, nonostante tutti i tentativi di mandare avanti una relazione a distanza, si erano lasciati di comune accordo, rimanendo amici e sentendosi ogni tanto.
Ma Zayn avrebbe trovato presto l’amore, aveva ancora tutto il tempo a disposizione.
Sembrava si stesse già frequentando con un’altra ragazza, infatti.
Voltai lo sguardo verso Nicole e Louis, seduti uno accanto all’altra sul divano.
Louis le teneva una mano sul pancione, accarezzandolo dolcemente, parlando con Harry, mentre lei chiacchierava con Zayn sulla sua nuova fiamma.
Era bello vederli così, uniti ancora dopo tutto quel tempo, senza essere cambiati di una virgola.
I soliti due idioti, che continuavano ad amarsi in quel modo così idiota e perfetto.
E poi c’era Harry.
Posai lo sguardo su di lui, che rideva e parlava con Louis con quel suo sorriso meraviglioso.
Non potei fare a meno di sorridere, guardandolo.
Non riuscivo più a trovare parole per descriverlo, per me era perfetto in ogni singola cosa che facesse, anche se era la più imperfetta.
D’un tratto, Harry voltò lo sguardo verso di me e mi colse sul fatto, incrociando i suoi occhi verdi ai miei, sorridendomi.
Gli sorrisi anche io, poi lo vidi alzarsi e avvicinarsi a me, cingendomi la vita con il suo braccio e attirandomi a se.
Gli sorrisi, poggiandogli dolcemente i palmi delle dita sul suo viso morbido, avvicinandomi alle sue labbra rosse, che sembravano quasi essere state disegnate dal migliore dei pittori.
“Mi sei mancata tanto...” sussurrò, guardandomi negli occhi.
Sorrisi sulle sue labbra, carezzandogli una guancia con il palmo delle dita.
“Mi sei mancato tanto anche tu...”.
Sorrise anche lui, poggiandomi due dita sotto il mento e avvicinandosi ancor di più al mio viso, per poi poggiare delicatamente le sue labbra dolci sulle mie.
Ogni volta che baciavo Harry, sentivo sempre le stesse emozioni che avevo provato a sedici anni, poi a diciotto, e infine adesso.
Non sarebbe mai cambiato nulla, soprattutto il mio amore per lui.
Abbandonò le mie labbra dopo un po’, continuando a guardarmi negli occhi e sorridermi.
“Su ragazzi, facciamo un brindisi!” esclamò improvvisamente Niall, alzandosi in piedi e porgendoci dei bicchieri di carta.
“Vuoi brindare con il succo all’arancia rossa, Nialler?!” esclamò Zayn, quando Niall iniziò a versare il succo nei bicchieri.
“Che c’è di strano?” domandò il biondo, e Zayn scosse il capo.
“Guardate che qui c’è una donna incinta, Niall fa bene a...”
“Oh, sta un po’ zitto, Louis! Preferirei un po’ di buona birra, a questo coso!” sbottò Nicole, interrompendo Louis, che rimase attonito.
Forse non riusciva ancora a spiegarsi da dove la sua fidanzata trovasse tutta quell’energia, nonostante fosse incinta.
Ridacchiammo tutti a quella scena, mentre Niall posava lo scatolo vuoto del succo su un tavolo e si avvicinava ad Aura, circondandole la vita con un braccio.
“Allora... brindiamo all’amicizia...” iniziò Liam, guardandoci uno per uno, alzando il suo bicchiere.
“Alle novità...” aggiunse Louis, lasciando un bacio sul pancione di Nicole, che sorrise, accarezzandogli dolcemente i capelli.
“Ai nuovi amori...” disse Niall, guardando Aura nei suoi occhi color nocciola e lasciandole un bacio.
“A quelli appena terminati...” aggiunse anche Zayn, facendo un sorrisino triste, rivolto anche a Liam.
“E a quelli che durano da una vita... e che hanno superato tutte le avversità...” concluse Harry, guardandomi negli occhi.
 Gli feci un sorriso, avvicinando il mio bicchiere al suo e brindando, per poi avvicinarci tutti quanti assieme al centro del salotto e alzare i bicchieri, brindando e ridendo.
Dopo tutti quegli anni passati, noi eravamo sempre gli stessi.
 
“Harry, mi passeresti la felpa?”.
Sentii un qualcosa di morbido arrivarmi improvvisamente sulle spalle, senza che io potessi accorgermene, e mi voltai verso di lui, che sghignazzava.
“Ti avevo chiesto passare la felpa, non lanciare la felpa. C’è un enorme differenza” sibilai scettica, per poi infilarla sopra la canotta bianca.
“L’importante è che arrivata, no?” rispose, alzando le spalle e continuando a sghignazzare.
“Idiota...” mormorai con un filo di voce, scuotendo il capo.
“Guarda che ti ho sentita!” esclamò Harry, chiuso in bagno.
Sospirai, sedendomi a peso morto sul letto della camera degli ospiti di casa di Anne.
Non avevo capito ancora bene cosa ci facessimo lì, invece di tornare a casa nostra a Londra, ma stare in compagnia di amici e familiari - dato che il giorno dopo sarebbero arrivati anche mia madre, mio padre ed Elizabeth - non era una pessima idea.
“E’ quello che sei sul serio! E la prima regola per una buona relazione è la verità, giusto? Ecco, io non ho paura di dirti la verità, quindi ti dico che sei un idiota” spiegai, e lui uscii dal bagno, rimanendo sullo stipite della porta.
“Quindi... se io ti dicessi che sei una rompipalle coi fiocchi, tu dovresti accettare perché ti sto dicendo la verità...” constatò, e io annuii.
“Si, esattament... come ti permetti, brutto coglione?!” esclamai, tornando in me rispondendo alla sua provocazione.
Harry rise sonoramente, per poi avvicinarsi a me e prendermi il viso tra le mani, lasciandomi un bacio.
“Stavo scherzando. Sei rompipalle, ma mai quanto Nicole...” sussurrò, e io sbuffai.
“Lo prendo come un complimento, allora...” bofonchiai, e lui ridacchiò ancora una volta.
Si allontanò dal mio viso, per poi tendermi una mano.
“Ho una sorpresa per te” disse sorridente.
Lo guardai scettica, per poi afferrargli insicura la mano e saltare giù dal letto.
“Che genere di sorpresa?” domandai, e Harry sbuffò.
“Esistono anche i vari tipi di sorprese, adesso?” chiese, e io annuii col capo con fare saccente.
“Si, certo! Esistono le sorprese belle, quelle che ti fanno piangere dalla gioia; poi quelle tristi, che ti fanno piangere dalla tristezza; poi ci sono quelle entusiasmanti, che...”
Guardai i suoi occhi passare da me alla finestra e viceversa, mentre continuava a tenermi la mano.
Aveva uno sguardo troppo malizioso, e finalmente capii.
“Oddio no, Harry, ti prego...” dissi spaventata, sgranando gli occhi, e lui rise leggermente.
“Dai May...” mi supplicò, facendomi gli occhi dolci.
Scossi il capo, chiudendo gli occhi, ma tenendo ancora la mano incrociata alla sua.
“Non ci penso nemmen...?”
Ma i miei tentativi di opposizione, furono del tutto inutili.
Harry mi attirò a se, aprendo la finestra con l’altra mano e iniziando a scendere sul tetto agilmente, come suo solito.
Teneva ancora stretta la mia mano tremolante, e non potei fare a meno di sospirare e poggiare i piedi sulla finestra.
“Sei fortunato che mi tremano le mani e non ne ho la forza, perché se no ti avrei già buttato giù dal tetto!” esclamai, mentre poggiavo i piedi sulle mattonelle, tenendogli ancora la mano.
“Questa frase mi pare di averla già sentita...” disse ridacchiando, e io gli diedi una pacca sulla spalla.
“Fanculizzati, Styles” bofonchiai, per poi sedermi sulle fredde mattonelle del tetto.
Per quanto potessi avere paura, lì su si potevano ammirare benissimo le stelle.
Ed era una visione spettacolare.
“Allora...” disse improvvisamente Harry, tossicchiando.
Posai lo sguardo su di lui dopo aver ammirato per un po’ le stelle, ma la visione dei suoi occhi non era niente a confronto.
I suoi occhi mi avrebbero sempre fatta emozionare, in qualsiasi caso.
“Vuoi... vuoi saperla, questa sorpresa?” domandò balbettando, e io sorrisi.
“Certo! Prima mi dai della rompipalle, poi mi porti sul tetto... mi sembra il minimo, no?” risposi, aprendo le braccia.
Attirai le ginocchia al petto, per poi circondarle con le braccia e guardare Harry.
“Bene... allora sarai contenta di sapere che ho scritto il copione per una commedia!” esclamò, facendo un sorriso.
Rimasi a bocca aperta dopo le sue parole, sgranando gli occhi.
“C-che cosa hai fatto tu?!” boccheggiai, e lui annuì col capo, sorridendo ancora.
“Si beh, l’idea era quella... per adesso ho scritto solo il titolo... vuoi vederlo?” domandò, e io annuii, senza sapere cos’altro dire.
Ero rimasta senza parole. Come gli era venuto in mente di scrivere una commedia?!
“Eccolo qui...” disse, porgendomi un ammasso di fogli arrotolati, facendo un altro sorriso.
Presi il rotolo tra le mani, aprendolo piano.
“Se Ryan volesse metterla in scena, vorrei che fossi tu ad interpretare la protagonista. Sei tu che mi hai dato l’ispirazione, May...” disse, mentre srotolavo l’ultima parte.
Sentii il cuore fermarsi, quando vidi cosa c’era scritto, e quale fosse il titolo della commedia.
Gli occhi mi si riempirono improvvisamente di lacrime di gioia, e sentii Harry sorridere accanto a me.
Scritta con una calligrafia perfetta, al centro del foglio c’era la frase più bella del mondo, il titolo che si addiceva di più alla commedia della nostra vita.
 

Maya, vuoi sposarmi?

 
Passai lo sguardo dal foglio agli occhi di Harry, che continuava a sorridere, e notai una luce strana nei suoi occhi, come se anche lui si fosse commosso.
Avevo perso tutte le parole e tutta la razionalità, davanti a quella scritta.
“Harry, io...”
“Ssh...” m’interruppe, avvicinandosi di più al mio viso e poggiandomi dolcemente le sue labbra sulle mie.
“Adesso sei tu che devi dire la prima battuta...” disse, accarezzandomi dolcemente una guancia con le sue dita morbide.
Gli sorrisi, per poi guardare nuovamente quella meravigliosa frase scritta in nero su un foglio bianco. Sembrava tutto così chiaro, per una volta, nonostante non ci fosse niente da capire davvero. Era già tutto chiaro.
Posai nuovamente i miei occhi nei suoi, che sembravano continuassero a brillare e sorridere solo per me.
Ed ero sicura che l’avrebbero fatto per sempre.
Sorrisi, poggiando la mia fronte alla sua, mentre le lacrime di gioia scorrevano veloci sul mio volto, bagnandolo di felicità.
“Si, lo voglio”.
Harry sorrise dopo il mio sussurro così chiaro, vero, come se l’avessi urlato all’universo, un sorriso che forse non gli vedevo da troppo tempo sul volto, e una lacrima bagnò anche il suo viso.
Poggiò nuovamente le sue labbra sulle mie, baciandole piano e dolcemente, come solo lui sapeva fare.
Perché solo lui, sapeva baciarmi con tutto l’amore, quell’amore che mi avrebbe donato per il resto della vita.
 
Mi amava, e io amavo lui.
E non esisteva cosa più bella al mondo.




Writer's Corner! :)
Ed eccoci arrivati all'epilogo, che mette un punto definitivo a quest'altra storia.
Vi avevo detto che avrei risparmiato il cosidetto "papiello filosofico" per l'epilogo, e arriverà! 
Prima di tutto, ci tenevo a dirvi una cosa.
Come avete visto, ho messo Your Song all'inizio del capitolo, perchè in questa FF è stata molto importante per me.
Se vi ricordate, nel prologo ho scritto che, mentre Maya sta per andare via, sente le note di Your Song iniziare e i ragazzi iniziano a cantare, e lei definisce questa canzone, la canzone sua e di Harry.
So di non averlo ricordato spesso, ma per me questa è la canzone di Maya e di Harry, e volevo metterla all'inizio dell'epilogo, perchè tutto è andato nel verso giusto, e questa sarà sempre la loro canzone.

Alla fine, tutto si è risolto.
Pensavate che non lo mettessi l'happy ending, eh?
E invece c'è.
Harry ha aspettato Maya come promesso, e hanno iniziato ad amarsi meglio :)
Ma non c'è stato solo per loro! :D
Insomma...
LOOOOLEEEE! *-*
Nicole incinta, ve lo sareste mai aspettato? Povero bambino, quando crescerà chiamerà Louis "stronzo" o "coglione" pensando che quello sia il vero nome del padre, HAHAHAH *-*
Anche i LOLE avevano bisogno del lieto fine, se no che coppia sarebbe stata?!
Ecco, giusto per ricordare...
lo spin-off non è finito!
Volevo pubblicarlo stasera, ma sono stata talmente presa dall'epilogo e altre cose, che non ho avuto il tempo di buttare giù nemmeno un rigo!
Comunque, ci saranno altri capitoli dello spin-off, anche se questa è finita! :)
pochi, ma ce ne saranno!

Ora, devo fare una rivelazione importantissima.
Quindi, sistematevi per bene sulla sedia, letto, divano, lavatrice, scrivania o qualunque altra superfice dove ci si possa sedere, e statemi a sentire.
So che Nicole è stata un personaggio amata da tutti voi, perchè effettivamente non si può non amarla, ma vi dirò che non è frutto della mia fantasia.
Perchè Nicole esiste sul serio! :D
HAHAH, non ve l'aspettavate, eh?!
E invece esiste...
E indovinate chi è?
*rulloditambuuuuuuuri*
AGNESEEE! :D

HAHAHAH, si, Nicole Miller nella realtà si chiama Agnese, e vi assicuro che è davvero come il personaggio da me descritto! u.u 
E ve la farò conoscere, poichè lunedì mattina (verso le 10.30/11.00)
faremo una twitcam! :D
si, l'ho convinta, e ho convinto me stessa ad espormi davanti ad una webcam çç
non mettetevi paura appena mi vedrete, per favore!

Io credo di non avere nient'altro da dire :)

Grazie per aver letto la storia, per averla recensita, inserita tra le preferite/ricordate/seguite e compagnia bella...
ma, soprattutto, grazie per esservi emozionate insieme a me,
per aver riso durante le cazzate di Nicole e Louis,
per aver pianto quando avete scoperto che Maya aspettava un bambino e Harry è andato all'aeroporto per dirle che l'amava,
per aver odiato Harry quando ha deciso di sposare Caroline, 
 per aver amato Nicole quando l'ha fermato e gli ha fatto capire tutto,
e per aver amato Maya e Harry.

Grazie anche alle lettrici silenziose, che non hanno mai recensito,
o a quelle lettrici che sono passate qui per caso, hanno letto il primo rigo e poi hanno chiuso la storia.

Grazie per essermi state vicine e per avermi accompagnato fino alla fine di un'altra storia :)

Grazie di cuore, davvero!
Vi voglio bene <3

Adesso non mi resta che andare via davvero..
per chi volesse seguirmi su twittah, sono @Marypuuff :)

Ora, vado a mettere un altro "si" all'opzione completa :)

Zia Mary ritorna a Settembre con altre storie, tranquiiiille! :D
Intanto, godetevi queste vacanze!

Ci vediamo a Settembre, donzelle! ;D

*calailsipario*


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