Diversamente uniti

di Cost99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vita di corte ***
Capitolo 2: *** Viaggiando ***
Capitolo 3: *** The girl in the Woods ***



Capitolo 1
*** Vita di corte ***


 VITA DI CORTE



Tanto tempo fa, in un Paese non troppo lontano, c’era una città, fiorente, bella, ricca, una metropoli di allora, dove risiedeva il castello reale, in cui vivevano il re e la regina che governavano tutto il Regno. Gold, era questo il nome del regno che la regina Boa Hancock e il re Drakul Mihawk governavano, formando la famiglia “Roronoa” (nome scelto perché suonava importante). Questi vivevano nella più totale lussuria e a parte approvare leggi, leggere e firmare lettere di altri regnanti, che chiedevano sempre il loro aiuto, non facevano altro che starsene in panciolle, abbellirsi e dormire.
La loro era una delle famiglie più potenti, alla pari però di un’altra, la famiglia “Gambanera”, infatti il re e la regina (di cui i nomi resteranno sconosciuti) erano perennemente in conflitto con loro, rivali di sangue da più di quattro generazioni.
Ma come ogni famiglia che si rispetti, le due avevano un erede al trono, ovviamente con ambizioni completamente diverse.
Nel caso della famiglia Roronoa, l’erede al trono, Zoro, era uno sfaticato che pensava solo ad allenarsi con la spada che gli aveva donato il padre, non sapeva nulla di galateo e anche se avesse saputo qualcosa non l’avrebbe mai applicata tanto orgoglioso che era del suo portamento, serio e ben eretto.
Nel caso della famiglia Gambanera, invece, l’erede al trono, Sanji, era un donnaiolo pervertito che pensava solo a cucinare per le povere ragazze che il padre gli procurava. Al contrario del suo rivale, sapeva ogni più piccola regola e legge del galateo, che applicava con minuziosa precisione.
Ovviamente ogni famiglia andava fiera del proprio figlio, ma tutte e due avevano un problema in comune: la futura moglie dei principi.
Beh, da una parte Zoro non ne voleva proprio sapere di sposarsi e il pensiero di avere piccole creature fastidiose che giravano per casa gli dava il voltastomaco.
Dall’altra, Sanji si era già fidanzato un sacco di volte, ma dopo quello che faceva alle povere ragazze che gli capitavano, queste scappavano dai loro padri che, infuriati, rifiutavano il matrimonio.
I genitori insistevano continuamente e cercavano di mettere i figli sulla strada giusta, cosa molto difficile.
L’erede dei Gambanera, che era ormai abituato alle continue lamentele dei genitori, restava impassibile, cercando di ascoltare quella continua tiritera.
Zoro invece non ne poteva più, ogni santo giorno con la stessa frase ripetuta un milione di volte dalla povera Hancock che, invano, cercava aiuto dal marito, il quale dopo averla guardata, si dirigeva verso il figlio e gli dava un cazzotto, per poi andare nella lussuosa camera da letto matrimoniale e mettersi a dormire.
Per di più, era già da un po’ di tempo che i genitori  del ragazzo lo avevano costretto a seguire dei corsi di galateo e delle ripetizioni di tutte le materie con degli insegnanti che, agli occhi del ragazzo, sembravano i più perfettini e finocchi di tutti. Quest’ultima espressione, l’aveva detta sia ai genitori che agli insegnanti stessi: nel primo caso si era beccato una strigliata dalla mamma e una risata divertita del padre, mentre nel secondo gli erano toccati una montagna di compiti per una montagna di prove e interrogazioni.
E per concludere gli toccava pure svolgere i molteplici incarichi che i suoi genitori gli affidavano.
“Se un giorno dovrai diventare un buon re, dovrai abituarti alla vita di corte, ai tuoi doveri e alle tue responsabilità.” Aveva detto la made in una delle sue ramanzine.
“Se un giorno sarò re, bandirò tutti i professori e brucerò tutte le lettere che mi arriveranno!” aveva risposto il ragazzo, beccandosi uno scappellotto dalla madre.
Insomma, la situazione era disperata: il futuro re che si rifiutava di fare il re, cosa mai successa prima e che rischiava di  fare decadere l’intera famiglia.
I genitori erano preoccupati e, aveva notato il ragazzo, facevano sempre tardi a letto per discutere della situazione.
Una delle tante sere, il giovane decise di indagare e, dopo essere salito sul tetto, si mise ad origliare:
“Cosa facciamo, anche oggi non ha voluto fare i compiti ed è scappato durante le lezioni.” Disse disperata la madre.
“Forse dovremmo lascargli fare ciò che crede e vedere come va…” concluse il padre.
“Lascargli fare?!! Se gli lasciamo fare quello che vuole ci distruggerà il castello e il nome della nostra famiglia!!”
“ok, adesso stai esagerando.”
“Non esagero affatto!!! Deve svolgere i suoi compiti come principe perché , che lui lo voglia o no, un giorno diventerà re di questo regno e portatore del nome della famiglia Roronoa!!”
“Suvvia, è solo un ragazzo.”
“Ha 19 anni ormai, è quasi un uomo!!”
“Un principe che non sa fare il suo dovere…” disse ormai rassegnato il padre, chiudendo la discussione.
Certo, Zoro aveva ricevuto molti insulti dai suoi genitori, soprattutto da sua madre: stupido, ignorante, lavativo, pigro, ecc.
Ma questo era diverso, in  quel momento il ragazzo sentiva una fitta al cuore, come se un pugnale si fosse conficcato nel suo petto , sentiva di essere stato insultato nel suo orgoglio dalle persone che più amava.
Adesso era proprio arrabbiato, era sull’orlo di fargli del male, ma sapeva che non l’avrebbe mai fatto, li amava troppo.
“Se loro non mi vogliono, se a loro non servo più, posso anche andarmene” pensò, sicuro e deciso, e così fece.
Durante la notte preparò quello che gli serviva: qualche cambio, un po’ di cibo, del denaro (un bel po’ di denaro) e la sua inseparabile spada, o erano tre?, comunque era meglio essere prudenti, no? Con lo zaino in spalla e le spade al fianco preparò il suo purosangue nero, unico amico che gli restava in quella situazione e che lo aveva aiutato a scappare  e a ritornare molteplici volte. Ma quella notte era diverso, quella notte sarebbe partito per non fare più ritorno. E lui lo sapeva, era inquieto, già nostalgico, ma sicuro di quello che faceva. Così salì in sella e partì, ancora il dove non lo sapeva, ma voleva assolutamente uscire dal paese in modo che le autorità, o i molteplici investigatori che avrebbero assunto i suoi genitori,  non lo rintracciassero.
 
Ecco come iniziò il lungo viaggio che portò lo spadaccino dove non si sarebbe mai aspettato.
 
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE SCATENATA
Uuuuurrrrccaaa!!! Povero Zoro, fare il re non è proprio cosa da lui!!
Speriamo che se la cavi!! Dopo tutta quella lussuria un’avventura gli fa proprio bene!!
 

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Capitolo 2
*** Viaggiando ***


 Viaggiando




Era partito e già lo sapeva, non poteva più tornare indietro.
Con il suo fedele stallone, era ormai da due giorni che Zoro galoppava senza sosta per le immense praterie del suo paese.
Dal castello e dalle molteplici descrizioni che i genitori gli avevano fatto, non sembrava un territorio così vasto, ma ora che lo provava con la sua pelle si accorgeva, a mano a mano che lo percorreva , che era davvero immenso: ”Ma dove cazzo è il confine?!” aveva imprecato più volte facendo sobbalzare Fuyu, il suo destriero.
La colpa comunque era sua, del suo fare saputello e del suo stupido orgoglio!!! Prima di partire per il suo lungo viaggio infatti, non gli era neanche passato per l’anticamera del cervello di prendere almeno una mappa del suo paese “Ho un buon fiuto, saprò orientarmi.” Aveva affermato poi, dirigendosi verso la scuderia per partire.
E ovviamente adesso, si ritrovava perso in una campagna sconfinata e non sapeva nemmeno se era riuscito ad uscire dal paese, e se quindi era in salvo, oppure se era ancora dentro e, in quel caso, doveva sbrigarsi ad uscire, prima che qualcuno lo trovasse o lo riconoscesse.
A questo proposito, l’ex principe, aveva deciso di viaggiare prevalentemente di notte dove era più libero, a differenza del giorno, durante il quale doveva indossare dei lunghi abiti e dei veli sul viso, in modo da ricoprire interamente il corpo e non far scoprire la sua persona.
Questi però, gli causavano enorme disagio e caldo… un soffocante caldo, che in estate non era una delle più belle sensazioni.
Inoltre, i vestiti che lo ricoprivano erano neri, a causa della mania del padre di comprare abiti scuri.
A parte questo, il vantaggio era che i passanti non si fermavano a guardarlo perché, essendo uno straniero, gli davano molto poco conto.
 
Stanco e affamato, il verde decise che alla prima casa che avrebbe trovato, avrebbe chiesto cibo e indicazioni sul luogo.
Anche se ancora riluttante per la sua scelta, Zoro aveva potuto notare che anche Fuyu era stremato e aveva bisogno di riposo e nutrimento.
Così, dopo qualche ora di cammino nella pianura deserta, i due riuscirono a scorgere in lontananza una casa e si affrettarono a raggiungerla.
La costruzione era modesta e fatta con materiali scadenti e di poco conto, ma era pur sempre una casa e dentro, bene o male, ci doveva abitare qualcuno.
Quando il ragazzo fu sceso ed ebbe tolto il peso dei bagagli all’amico, si diresse lentamente verso la porta, scrutando ogni singolo movimento della casa e di chi o che cosa ci potesse essere dentro.
Saliti i gradini bussò con un po’ di incertezza… niente, nessun rumore o movimento.
Bussò un’altra volta, con più energia e dopo qualche momento, un scalpiccio di piedi attirò la sua attenzione.
La porta si aprì e uscì fuori un vecchio uomo vestito da cuoco. Questo aveva dei capelli corti e biondi e dei baffi lunghi che erano stati intrecciati con minuziosa accuratezza in delle simpatiche trecce. Inoltre, aveva notato Zoro, aveva una gamba di legno che era stata intagliata anche lei in maniera precisa.
I due si guardarono, scrutandosi a vicenda, come per catturare ogni più piccolo particolare che potesse servire per individuare le intenzioni dell’altro. Dopo un po’ di occhiate, il vecchio diresse la sua attenzione a Fuyu, che stava girovagando intorno all’albero, e infine ai bagagli.
Stanco di quell’attesa, il verde incominciò il discorso: “Mi scusi per il disturbo buonuomo, ma siamo venuti qui per chiederle una mano. Sono un viaggiatore solitario ed è da un po’ di giorni che galoppo senza sosta, ovviamente sono stanco e ho finito le provviste.” Si fermò e guardò l’uomo che lo stava attentamente ascoltando. In mancanza di una reazione, il ragazzo continuò: “Sono capitato per caso nella sua dimora e approfitto per chiederle cibo e alloggio per una notte. Non le provocherò alcun problema e la pagherò bene, se lei accetterà.”
Quando ebbe finito, Zoro guardo il vecchio che, dopo un rumoroso sospiro, si sedette su una delle poltrone lì fuori.
“Siediti ragazzo” parlò con voce bassa e calma.
Si sedette, rilassandosi sulla poltrona, senz’altro più comoda della dura sella su cui cavalcava.
“è mio dovere aiutare un giovane in difficoltà, ma prima vorrei porti delle domande, per accertarmi delle tue intenzioni e per conoscere l’uomo che dovrò ospitare. Inoltre, se non mi convinci, ti darò delle istruzioni e prenderò delle precauzioni, in modo che tu non possa fare mosse avventate.”
Il giovane annuì, concorde e consapevole delle preoccupazioni del vecchio.
“Allora, visto che sei d’accordo, iniziamo con le presentazioni: il mio nome è Zef, sono un bravo cuoco e anche un ottimo combattente.
Come potrai notare dalla mia gamba di legno sono in parte disabilitato a svolgere alcuni lavori, ma questo non mi ferma affatto.
 Vivo in questa casa da più di quindici anni e conosco tutti i suoi pregi e difetti. Ho molti più anni di te e ormai non lavoro più e vivo qui da solo.” L’uomo narrò con calma, facendo peso sulle parole più importanti e prendendo molto tempo fra una frase e l’altra, come se facesse fatica a intrattenere quel lungo monologo.
Dopo che ebbe finito fissò il giovane, in cerca di risposte e chiese: “Ora io ho detto la mia, tocca a te adesso parlare. Qual è il tuo nome ragazzo?”
“Il mio nome è Z…” un momento!! Adesso che ci pensava, non poteva andare in giro bendato come una mummia  e poi dire il suo nome a tutte le persone che incontrava, sennò il suo travestimento non sarebbe servito a niente!!
Che stupido! Perché non ci aveva pensato prima? E non aveva neanche riflettuto sulla sua falsa “storia” e discendenza. Doveva improvvisare, vediamo, un nome che non dà nell’occhio… “Haru!! Il mio nome è Haru!!” ok, chiamarsi come una stagione era davvero ridicolo, ma non aveva nient’altro che gli passava per la testa!!
Vedendo la sua indecisione Zef lo invitò a continuare: ”Bene, Haru. E da dove vieni, che cosa ti ha spinto a partire da casa?”
Ok!!! Ora era nei guai:” Beh volevo girare il mondo e scoprire tutti i suoi segreti…” bene Zoro, dai che ce la puoi fare, stai andando alla grande “ così mi sono messo in viaggio. La mia è una famiglia di mercanti, quindi è abbastanza ricca da permettermi di girare. Ma in questo momento, essendo il suo un paese nuovo..” seee, come no!! Speriamo che il vecchio se la beva!!! “mi sono perso e sono qui per chiederle alcune cose, oltre a vitto e alloggio”
Il verde sorrise, cercando di essere cortese “Carino e coccoloso, Zoro. Carino e coccoloso…” pensava il ragazzo cercando di stare calmo.
Ormai il vecchio sembrava convinto e dopo essersi alzato e diretto in casa, fece cenno a Zoro di seguirlo.
Il ragazzo prese i bagagli e seguì il vecchio in una piccola stanza al primo piano.
Intuendo che avrebbe alloggiato lì, posò i bagagli e dopo aver ringraziato e salutato Zef, si stese sul letto.
Era sera e Zoro era stanco morto.
Dopo qualche minuto il giovane si addormentò, partendo per i mondi dell’immaginazione…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE PIGRA
Ecco qui un altro capitolo. Spero che non sia stato troppo noioso e pieno di descrizioni. Qui ho fatto Zoro mooolto simpatico, facendolo sembrare più intelligente, visto che nel manga non lo è, ma comunque lascandogli quel suo carattere un po’… beh, un po’…. Così, ecco.
Ho voluto mettere Zef perché mi sembrava proprio il tipo da casa solitaria!!!
Spero comunque che vi sia piaciuto!!!
 E preghiamo che Zoro si prenda una dannata cartina in modo da non perdersi più (cosa mooooolto difficile!!!).

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Capitolo 3
*** The girl in the Woods ***


 The girl in the woods

Era mattina. Zoro si svegliò riposato, rinvigorito, ma con una fame tremenda.
Scese subito in cucina, la quale trovò grazie al piacevole e invitante odore che vi proveniva.
Lì vi trovò il cuoco, Zef, che era intento a preparare delle deliziose creepes.
Certo, non era la colazione reale piena di squisite pietanze e alimenti di ogni genere a cui era abituato, ma sicuramente per uno che come lui aveva una fame tremenda, andava bene lo stesso.
Si sedette in modo composto a tavola, ma dopo il primo boccone non riuscì a resistere, era troppo affamato. Si avventò sul cibo senza contare la faccia sorpresa e sorridente del vecchio: ”Non ti ingozzare, finirai per strozzarti. Se ne vuoi ce ne sono a volontà.”
A proposito di ingozzarsi! Mentre lui se ne stava lì a soffocarsi di cibo, era probabile che Fuyu non avesse neanche visto un po’ di erba o dell’acqua fresca!!
Come se glielo avesse letto negli occhi, il cuoco placò subito il suo sospetto: “Non ti preoccupare per il ronzino. Questa mattina presto, quando mi sono svegliato, gli ho subito portato dell’acqua e del fieno, insieme a qualche fiore e mucchietto d’erba che avevo raccolto prima di andare da lui.”
“Fuyu non è affatto un ronzino!! È un bellissimo esemplare di purosangue! Non dovresti permetterti di insultarlo.”
“Ok, ok. Calmati. Piuttosto, quando pensi di partire?”
A questo ci aveva già pensato, dipendeva tutto dal vecchio: ”Quanto pensi che ci voglia per prepararmi del cibo per una settimana?”
“Una settimana? Certo che lo vuoi proprio uccidere quel ronzino!”
“Ti ho detto che non è un ronzino!” con il viso gigantesco Zoro lo urlò al vecchio per l’ultima volta, per poi dirigersi verso l’amico “Quando ti sarai deciso e avrai incominciato a lavorare, chiamami. Io sono in scuderia, se hai bisogno di me.”
Zef annuì e guardò il ragazzo uscire, ricordandosi dei tempi passati e di come l’arroganza e l’orgoglio avessero travolto anche lui. Lo conosceva, conosceva e capiva quel ragazzo più di chiunque altro…
 
Zoro si chiuse la porta alle spalle. Alzò la testa e chiuse gli occhi, assaporando l’aria fresca che emanava la rugiada mattutina.
Era libero, nessuno lo poteva fermare. Doveva solo uscire, uscire dalla sua terra, dalla sua patria, dalla sua casa.
Si diresse dall’unico amico che gli era rimasto, Fuyu.
La scuderia era proprio accanto alla casa. Modesta solo per il fatto di avere il fienile, che la rendeva ancora più grande.
Anche il dentro non era male. Molto pulito e sistemato con minuzia e precisione stupefacente.
“Fuyu!” chiamò. Un nitrito gli rispose. Percorse tutte le scuderie fino all’ultima dove era stato portato l’amico. La aprì e lo fece uscire.
Sembrava a posto, ristabilito e riposato, ma cosa più importante, pronto per un lungo viaggio.
Lo accarezzò lentamente, in modo da far fluire la sua calma e sicurezza attraverso le carezze. L’animale sembrò capire e abbassò il suo lungo e possente collo sulla spalla dello spadaccino, cercando di fargli capire che era con lui. Zoro ricambiò, circondandogli il collo con le sue possenti braccia “Tranquillo amico mio, questa fuga finirà presto.” Il ragazzo stette ancora alcuni minuti a rassicurare l’animale, poi ”Sembrate andare molto d’accordo.” Il vecchio spuntò d’improvviso, facendo sobbalzare il verde.
“Che ci fai qui vecchio?! Mi hai fatto prendere un colpo!”
“Beh, questa è casa mia. E poi sei stato tu a dirmi di venirti a chiamare quando avessi deciso il da farsi.”
“Ah si, è vero” giusto, se n’era scordato “Allora… quanto ci metterai a prepararmi quello che mi serve?”
“Circa due ore.” Pochissimo!  “Se tu mi aiuterai.” Ah, beh. Doveva esserci la fregatura.
“Ok. Che cosa vuoi che faccia?”
“Dunque… devi zappare l’orto, prendere le carote, le patate e le zucche. Inoltre tagliarmi una decina di alberi di menta, che mi serviranno per la cottura e infine andremo a pescare”
“E tutto questo tu pensi di farlo in due ore?”
“No, io no. Sarai tu che entro due ore lo dovrai finire. Poi andremo a pescare e infine io cucinerò il tutto. In totale dovremmo finire entro primo pomeriggio, se sarai veloce, se no entro sera.”
Zoro non poteva permettersi di perdere altro tempo, ma di quei viveri ne aveva bisogno! “Va bene vecchio” si decise “Farò tutto entro due ore, ma non dovrò essere l’unico ad impegnarmi!” lo guardò con fare minaccioso.
Il vecchio cuoco annuì, gli diede il materiale e gli indicò l’orto. Un campo di circa 8 ettari, forse il quadruplo di quello che si era aspettato. Ma lo doveva fare, sapeva che non poteva ritirarsi e poi ne andava anche del suo  orgoglio!
Così incominciò. Zappava e strappava le verdure con una forza e velocità impressionante e nel giro di un’ora e mezza, terminò tutto, accasciandosi a terra sfinito.
“Vedo che ci metti impegno. Bene. Io sono a tre quarti del lavoro. Adesso manca solo il pesce e poi ho finito e tu sarai pronto per partire.”
Il giovane annuì e senza proferire parola, si diresse con Zef verso il lago vicino, nel quale pescò, insieme al vecchio, pesci di razze così strane e mai viste, che pensò solo che solo lì, potesse trovarli.
 
Tornarono per il pranzo, il quale fu a base di verdura e pesce.
Zoro fu molto scontento di non trovare a tavola del buon sake, anzi, a dir la verità non ce n’era proprio. E quando ne chiese il perché, il vecchio gli rispose che era troppo povero per permetterselo e spiegò di quanto non solo lui, ma anche la maggior parte dei contadini, a causa dei recenti litigi tra famiglie Gamba Nera e Roronoa, si fossero impoveriti e posti allo sbando.
Al verde non piacque questa dichiarazione, anche perché coinvolgeva in parte la sua famiglia e direttamente, i suoi genitori.
Finito il pranzo, Zef  si diresse in cucina per finire di preparare le provviste e Zoro si ristabilì con un bel bagno fresco nel lago, a cui partecipò controvoglia Fuyu, il quale era stato portato fuori dal ragazzo con la scusa di sgranchirsi  e di fargli respirare aria fresca.
 
Quando i due tornarono, trovarono il vecchio che li aspettava con due borse di cuoio sulla soglia della casa.
“Vedo che sei stato puntuale, mi complimento con te vecchio.”
“Non ti scomodare. Sello io il cavallo, tu preoccupati di vedere se è abbastanza” lo spadaccino eseguì e dopo aver preso i suoi bagagli, raggiunse il cuoco.
“Ecco i tuoi soldi vecchio. Dovrebbero essere giusti e se sono in più, prendi il resto. Così ti potrai comprare del buon sake.”
“Grazie ragazzo, fai buon viaggio. E che gli dei ti proteggano.”
Zoro salì a cavallo e partì al galoppo “Io non credo nelle divinità vecchio!!! Non crepare prima di me!!” urlò, per inoltrarsi nel bosco e sparire dalla vista di Zef che, ancora sulla soglia, guardava la foresta con fare preoccupato.
 
 
Finalmente era partito. Non gli era dispiaciuto stare con quel vecchio matto, ma sapeva che doveva andarsene prima o poi.
Galoppò fino al tramonto, inoltrandosi sempre di più nella foresta.
“Ma non finisce mai questa dannata boscaglia?!” gridò spazientito.
Si fermò, per consultare la cartina che glia aveva donato il cuoco. “Allora, vediamo… se io ero qui e ho lascato la casa del vecchio da qui, dovrei essere qui. No, qui! O forse qui?” il ragazzo guardava la cartina confuso, non capiva dov’era  e non riusciva ad orientarsi. “Dannazione alla cartina!! Perché non le fanno più illustrate! Accidenti a loro!”
Fuyu sbuffò, consapevole dello scarso, se non inesistente orientamento dell’amico. “E tu che hai da sbuffare?! Non è colpa mia se le fanno ma…” Zoro si fermò. La sua attenzione era stata catturata da un rumore di passi e di zoccoli, alternato da urla e voci minatorie.
Il rumore si avvicinava sempre di più…
Ad un tratto, dal folto della foresta, spuntò fuori una ragazza esile, dai cappelli color mandarino. La piccola lo guardò velocemente, squadrandolo dall’alto in basso, cosa resa assai difficile dai veli che lo ricoprivano. Poi di nuovo delle urla e del rumore di zoccoli.
“Stanno arrivando!” disse allarmata la rossa e dicendo questo, saltò su Fuyu, aggrappandosi alla schiena di Zoro .
“Ma che fai?!” domandò il ragazzo confuso e indispettito.
“Lo so che stai scappando anche tu dall’impero. Si vede dal modo in cui nascondi il tuo volto.”
Stupito, il verde incominciava a capire “E che vuoi da me?”
“Anch’io sto scappando e si dà il caso che le guardie reali mi stiano rincorrendo. Quindi se tu non ti dai una mossa ci prenderanno tutti e due!!”
Ok, aveva afferrato il concetto. Afferrò strette le redini e spronò Fuyu al galoppo, partendo di corsa nella direzione opposta da cui proveniva il fracasso.
Dopo qualche minuto, il rumore di zoccoli era terminato. L’avevano scampata, ma per poco.
Scesero da cavallo, accaldati per le forti emozioni.
“Non mi hai ancora detto il tuo nome.” Ammise Zoro, sospettoso.
“Prima di sapere il nome di qualcuno, è buona educazione presentarsi.” rispose svelta la ragazza.
“Mhmhmh, già” rise il verde “il mio nome è Z..!” ancora!! Si stava dimenticando che doveva restare incognito!! “Il mio nome è Haru” ormai l’aveva adottato e si stava abituando.
La ragazza gli tese la mano “Piacere, sono una contadina che ruba per sopravvivere. Il mio nome è Nami Cocoyashi”
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTRICE
Perdonatemi tantissimo per il ritardooooooo!!!! Il fatto è che sono stata in vacanza e poi ho affrontato una delle mie crisi di pigrizia assoluta. Una malattia che mi colpisce solo in estate e a cui non posso porre rimedio!!
Comunque spero che questo capitolo vi sia piaciuto!!
FINALMENTE Zoro ha incontrato Nami!! Non ne potevo più di aspettare!!!
Quindi ho detto “Basta!! Adesso li faccio incontrare!!”
Certo che è bello una volta ogni tanto vederli “d’accordo” su qualcosa!!
Spero che il prossimo capitolo arrivi presto!! Scrivetemi le vostre opinioni!!
Grazie e alla prossima!!!
 

 

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