Give Me Love

di jas_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Harry ***
Capitolo 2: *** Neev ***
Capitolo 3: *** Niall ***
Capitolo 4: *** Neev ***
Capitolo 5: *** Harry ***
Capitolo 6: *** Neev ***
Capitolo 7: *** Niall ***
Capitolo 8: *** Neev ***
Capitolo 9: *** Niall ***
Capitolo 10: *** Neev ***
Capitolo 11: *** Eilis ***
Capitolo 12: *** Harry ***
Capitolo 13: *** Neev ***
Capitolo 14: *** Harry ***
Capitolo 15: *** Niall ***
Capitolo 16: *** Neev ***
Capitolo 17: *** Eilis ***
Capitolo 18: *** Harry ***
Capitolo 19: *** Niall ***
Capitolo 20: *** Neev ***
Capitolo 21: *** Harry ***
Capitolo 22: *** Eilis ***
Capitolo 23: *** Harry ***
Capitolo 24: *** Niall ***
Capitolo 25: *** Neev ***
Capitolo 26: *** Harry ***
Capitolo 27: *** Niall ***
Capitolo 28: *** Neev ***
Capitolo 29: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Harry ***




1. Harry 



«Quanto credi che sia una buona idea da uno a dieci?» mi domandò Niall, prendendo con fatica il suo bagaglio dal nastro trasportatore dell'aeroporto in cui ci trovavamo.
«Sinceramente? Zero.»
«Allora perché mi stai accompagnando?»
«Perché sono il tuo migliore amico, perché mi sono stancato di Londra e perché mi piace Dublino. E l'accento irlandese. Ora però ho io una domanda: perché non Mullingar?»
«Perché io amo Dublino. E poi perché anche qua c'è Nando's» scherzò.
Scossi la testa divertito mentre uscivamo insieme dall'aeroporto e l'aria umida e appiccicosa tipica anche di Londra ci invadeva. L'asfalto era ancora bagnato, segno che aveva appena piovuto, e nessuno di noi aveva un ombrello ma il tempo irlandese sembrava volerci dare una tregua almeno fino a quando non avremmo trovato un taxi.
«Sai, fa strano» esordii, seduto sulla mia valigia mentre Niall metteva fuori un braccio cercando di fermare una macchina che tuttavia continuò per la sua strada.
«Che cosa?»
«L'ultima volta che sono stato in questo posto non ho avuto nemmeno la possibilità di guardarmi in giro talmente tante erano le fan che ci aspettavano, e poi c'era una macchina ad aspettarci all'uscita pronta per portarci in albergo. Ora invece, siamo qua ad aspettare che passi un taxi proprio come due comuni mortali.»
Niall trattenne una risata, «perché cosa saremmo noi scusa, alieni?» 
Arricciai le labbra in segno di disappunto, «non in quel senso» farfugliai, «ma ogni tanto non ti manca il successo? Le fan? Tutta quella marea di gente che è lì solo per te?»
Niall alzò le spalle, «a volte sì, ma è stata una scelta nostra quella di smettere, ci stavano spremendo come limoni. Ci siamo solo presi una pausa, non tirarti tutti questi pacchi e goditi la tranquillità che rimpiangerai quando torneremo alla riscossa.» 
Trattenni a stento una risata, non era la prima volta che discutevamo sull'argomento e ripetevamo le stesse cose. 
«Sai come la penso» obiettai, «secondo me non saremo più quelli di prima, anche se pubblicheremo ancora qualcosa non sarà uguale» borbottai, ma Niall non mi prestò molta attenzione perché un taxi si era appena fermato davanti a noi. 
Dopo che i bagagli furono caricati nel baule, porsi all'autista un biglietto con scritto l'indirizzo dell'appartamento in cui avremmo vissuto io e Niall per un tempo ancora non definito. Aveva deciso di trasferirsi a Dublino così su due piedi, per staccare un po' dalla sua famiglia che stava a Mullingar che non approvava la "pausa" che ci eravamo presi e dagli amici di Londra, conosciuti quando eravamo all'apice del successo. Quando Niall mi aveva raccontato la sua idea, a primo impatto gli ero scoppiato a ridere in faccia, Holmes Chapel non mi mancava per niente ma abbandonare Londra, la mia Londra.. Poi però pensandoci bene un po' di tranquillità non avrebbe fatto altro che giovare e nonostante mia madre e il mio patrigno mi dicessero sempre che appoggiavano la mia scelta il cuor mio sapevo che non era così fino in fondo.
Non avevo intenzione di sparire dalla circolazione, scappando in una qualche isola dispersa nell’oceano e Dublino mi era parsa la scelta migliore. Non troppo popolata ma nemmeno diversa da come ero abituato a vivere. Dopo averci riflettuto su una notte, avevo chiamato Niall e gli avevo chiesto se gli andava di avere un coinquilino: ovviamente lui mi aveva accolto a braccia aperte.
Inforcai gli occhiali da sole mentre iniziai ad osservare le numerose villette a schiera, non molto diverse da quelle inglesi, che si susseguivano veloci davanti ai nostri occhi.
«Avete scelto una bella zona per abitare» esordì il tassista, rallentando in vista di un semaforo.
Io sorrisi distratto mentre Niall intavolò una conversazione.
«Me l'ha consigliata un mio amico, mi ha spiegato che non siamo in pieno centro ma nemmeno troppo lontani. Cinque minuti in autobus.»
L'uomo annuì in accordo con le parole dell'irlandese e io mi persi nei miei pensieri fino a quando non giungemmo davanti alla nostra nuova dimora.
Abitavamo in una palazzina a quattro piani, non molto lussuosa all'esterno ma allo stesso tempo affascinante. 
Notai immediatamente la presenza di un piccolo supermercato e di una caffetteria dall'altro della strada, ideali per quando non avremmo avuto voglia di cucinare o fare qualunque altra cosa, cioè quasi sempre.
«Siamo al terzo piano» spiegò Niall, aprendo il portone, «ma grazie a Dio c'è l'ascensore» continuò, trotterellando allegro fino a questo. 
«Non avrei mai avuto la forza di portare i bagagli su per le scale» ammisi, trascinando il mio valigione con me.
Nonostante avessi dovuto portare con me solo il minimo indispensabile per sopravvivere per una settimana avevo praticamente svuotato l’armadio di camera mia, portandomi dietro vestiti per qualunque stagione in caso di cambiamenti climatici inaspettati anche se mi rendevo perfettamente conto che il cappotto a settembre non era il massimo dell’utilità.
Arrivati al terzo piano le porte dell’ascensore si aprirono e Niall si diresse fremente verso la porta della nostra nuova dimora, «sono troppo curioso di vedere dove coroneremo il nostro amore» disse eccitato mentre girava la chiave nella serratura.
Scoppiai a ridere buttando la testa all’indietro, «io mi prendo la camera con la vista più bella» sentenziai.
«No, quella spetta a me, sono io che ho scelto l’appartamento.»
«Appunto, io ti ho lasciato scegliere l’appartamento e quindi sta a me l’onore di scegliere in quale camera stare.»
«Facciamo che chi si becca per primo la camera più bella se la tiene?» domandò, ma non riuscii nemmeno a rispondergli che Niall si era catapultato in casa correndo velocemente verso quelle che erano le stanze. Lo inseguii prontamente ma non appena lo raggiunsi lui era già spaparanzato sul letto di una camera con un meraviglioso panorama sulla strada principale mentre l’unica cosa che riuscivo a vedere io dalla mia finestra era un muro di mattonelle rosse dell’edificio accanto.
«Vaffanculo» borbottai, buttando disordinatamente le mie cose sul letto, «però quando porto qualche ragazza carina a casa vado nella tua di camera!» gli gridai, cominciando a giocare con il telefono.
La testa bionda di Niall fece capolino alla porta, «fai schifo Hazza! Non voglio avere tracce del tuo sperma sulle mie lenzuola!»
«Dio, come sei schizzinoso. Io ti lascerei volentieri il mio letto per certi scopi!»
Il che era vero, se c’era una cosa in cui gli amici dovevano sempre aiutarsi beh, quella era il sesso o, più in generale, le ragazze.
Niall sospirò scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo palesemente non d’accordo con la mia teoria, «ci conviene andare a fare un po’ di spesa che ho fame, ho visto che c’è la Spar sotto casa, fanno dei panini che sono la fine del mondo.»
Ridacchiai dirigendomi dietro di lui verso la porta, in effetti aveva resistito relativamente tanto. L’ultima cosa che aveva mangiato erano i panini in aereo, esattamente – guardai l’orologio – due ore prima.
«Dovremmo anche comprare qualcosa per casa» osservai, attraversando la strada, «non possiamo sopravvivere a panini della Spar.»
«Beh, tecnicamente sì» disse Niall, entrando nel negozio.
«Praticamente no. Non voglio diventare una balena che non ci passa più dalla porta. Anche se non saremo su tutte le copertine dei giornali per un po’ non significa che debba rinunciare alla mia forma» ribattei battendomi un paio di colpi sulla pancia.
Già non ero mai stato un amante dello sport, gli addominali erano un miraggio per me, nonostante non fossi grasso avevo sempre avuto comunque un po’ di pancetta e i fianchi sempre leggermente tondeggianti. Le ragazze però, sembravano amare anche questo piccolo particolare quindi non mi ero mai preoccupato di fare palestra o quant’altro. Stavo bene così, anche se non potevo permettermi di mangiare una dispensa intera come Niall.
Presi un carrello a caso e iniziai a girovagare per il supermercato buttandoci dentro del pane, burro di arachidi, cereali, due casse di birra, acqua, latte, caffè e altre cose essenziali alla sopravvivenza come per esempio una scorta di lasagne congelate.
«Dovremmo comprare un microonde per queste» gridai a Niall, in coda per i panini, mostrandogli le confezioni.
«Se è per questo anche un televisore, dove posso guardare le partite del Manchester altrimenti?»
«Domani andremo a fare grandi compere allora!» esclamai eccitato, mostrandogli un sorriso a trentadue denti mentre mi dirigevo alla cassa a pagare.
«Sai, forse dovremmo trovarci anche un lavoro» buttò lì Niall, riempiendo i sacchetti della spesa.
Trattenni una risata, «potremmo vivere di rendita per anni coi soldi che abbiamo.»
«Sì ma io mi annoio a stare a casa a fare niente. Un lavoro part-time, niente di che. Giusto per tenerci occupati.»
Porsi la carta di credito al cassiere, «ma ci vedi? Niall Horan e Harry Styles dei One Direction dopo aver calcato i palchi di tutto il mondo servono caffè da Starbucks!» esalai, cominciando a gesticolare.
«Non ho detto che dobbiamo lavorare da Starbucks» Niall si strinse nelle spalle.
«Era un esempio» borbottai, «comunque sarebbe un casino. Metà delle persone con cui avremmo a che fare ci riconoscerebbero. Sai che casino?»
Il biondo alzò le spalle frugando nei sacchetti alla ricerca del suo panino, «pensala come vuoi.»
Scossi la testa uscendo dal negozio, più pensavo all’idea di Niall più questa mi sembrava improponibile. Avevamo smesso di fare i cantanti per rallentare il ritmo delle nostre vite e lui con che cosa se ne saltava fuori? Trovarci un lavoro.
Impensabile.
Avrei passato almeno due mesi come minimo spaparanzato sul divano o in giro per Dublino a godermi le mie ferie, poi magari avrei potuto sentire la parola lavoro. Magari.
 
-
 
Sono ancora qua :) 
Ve l’ho detto che non sarei sparita dalla circolazione, mi piace troppo scrivere sui One Direction per smettere.
In realtà era da un po’ che volevo iniziare una nuova storia ma non avevo idee, poi dal nulla mi è uscito questo. Non so ancora come andare avanti ma metà delle volte che inizio una storia non so come andrà a finire quindi direi che va bene :D
Questo è solo l'inizio e purtroppo per saperne di più dovrete aspettare come minimo una settimana dato che Lunedì parto per il mare #yay
Spero che il primo capitolo intanto vi sia piaciuto e vi abbia incuriosite abbastanza da mettere la storia tra le seguite o le preferite :)
Aggiornerò il più presto possibile!
Jas

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Capitolo 2
*** Neev ***




 

2. Neev

 

Nascosi la borsa sotto la mia k-way verde fosforescente cominciando a correre il più velocemente possibile tra le strade di Dublino. Odiavo il tempo irlandese, anzi, odiavo l’Irlanda in generale e solo Dio sapeva perché non avevo fatto domanda ad un’università all’estero piuttosto che al Trinity College. Da Mullingar a Dublino con furore, un’ora circa di macchina. Bel cambiamento, pensai.
Arricciai le labbra osservando i turisti incantati dalla capitale, che scattavano foto probabilmente artistiche con macchine fotografiche che costavano quanto quello che guadagnavo io nel mio lavoro part-time di un negozio di vestiti in centro. Rallentai il passo in prossimità di un semaforo mentre osservavo attenta l’edificio che s’innalzava davanti a me, ripresi la mia corsa non appena l’omino verde s’illuminò e nel giro di alcuni minuti fui al caldo e all’asciutto all’interno dell’università. Appoggiai la borsa su un tavolo e presi con cautela i libri, osservando attentamente il loro stato. Erano di seconda mano ma ancora ben messi e non potevo averli rovinati all’inizio dell’anno quando mi sarebbero serviti per i successivi nove mesi. Erano leggermente umidi ma ancora interi, tirai un sospiro di sollievo rimettendoli a posto e dirigendomi in classe per la prima lezione della giornata.
Infondo ero contenta di aver ricominciato i corsi, nonostante Dublino non mi piacesse troppo e sentissi la mancanza dei miei amici di sempre sapevo che Mullingar non era mai stato il posto per me. Mi era sempre stata stretta quella cittadina e sapevo che non appena ne avrei avuta la possibilità me ne sarei andata. Dublino non era un grande cambiamento, stesso paese, stesso modo di pensare, stessa lingua, stesso tutto, ma senza parenti che ti stavano col fiato sul collo e che ti chiedevano ogni giorno “come vanno gli studi?”.
Le chiamate di mia madre erano abbastanza frequenti nonostante fossi grande e vaccinata ma infondo risponderle sempre e sforzarmi ad avere una conversazione animata era il minimo che potessi fare dopo che lei e mio padre mi pagavano il trilocale che possedevo non molto lontano dalla scuola.
Inforcai gli occhiali e iniziai a scrivere distrattamente sul quaderno le formule che il professore stava spiegando alla lavagna. Non avevo ascoltato una parola dall’inizio della lezione ma infondo era solo l’inizio dell’anno e ci avrei messo un po’ per ingranare la marcia. Per una settimana mi sarei limitata a prendere appunti giusto per non rimanere indietro, mentalmente ero ancora in vacanza nonostante il tempo irlandese lasciasse palesemente intendere che ormai l’estate era finita.
Non appena uscii dalla classe presi in mano il mio Blackberry e scrissi un messaggio ad Eilis, la mia migliore amica.
Non era una novità che mancasse alle lezioni, per lei erano quasi un optional eppure l’anno passato aveva preso il massimo dei voti in quasi tutti gli esami. Beta lei.
Scossi la testa mentre entravo nella caffetteria dell’università, in quel momento bramavo un caffè. Era l’unica cosa che sarebbe riuscita a risvegliarmi dallo stato comatoso in cui ero da quando mi ero svegliata, e pensare che c’era ancora il lavoro in negozio che mi attendeva mi fece deprimere ancora di più.
Non che ne avessi davvero bisogno, i miei genitori erano stati chiari: finché avrei studiato e sarei stata promossa mi avrebbero pagato loro affitto, università e quant’altro quindi teoricamente ero a posto. L’idea di avere ventun’anni e dipendere ancora esclusivamente dai propri genitori però non mi piaceva molto così mi ero trovata un lavoretto part-time in un negozio di vestiti in centro. Alla fine non era niente male, ero pagata bene per quello che facevo inoltre era anche divertente. Non dovevo fare altro che aiutare i clienti a trovare ciò che cercavano, procurare loro le taglie e cose del genere. Niente d’impegnativo. Inoltre conoscevo anche molte persone e vedevo molti ragazzi carini.
Pagai il mio caffè e mi diressi in strada.
Alzai gli occhi al cielo, dei pallidi raggi di sole filtravano attraverso le nubi scure, decisi di mettere via la k-way ed accelerai il passo.
Alcuni minuti dopo mi trovavo davanti al negozio di Jack Wills, nonostante fosse l’ora di pranzo – la meno affollata della giornata – intravidi dalla porta di vetro alcuni clienti così mi affrettai ad entrare.
«Ciao Caroline» salutai la mia datrice di lavoro e mi diressi nel retro per lasciare la borsa e la giacca, mi guardai allo specchio, sistemai i capelli alla meno peggio e superai il bancone dirigendomi verso una donna che sembrava indecisa davanti ai vestiti appesi.
«Signora le serve aiuto?» le domandai, mostrando uno dei miei migliori sorrisi.
Lei annuì, «sto cercando un regalo per mia figlia, ha sedici anni» spiegò.
Annuii, «beh, se vuole ci sono delle felpe in saldo, sono molto belle ed adatte a chiunque. Se vuole gliele mostro.»
La donna assentì, così mi diressi dalla parte opposta del negozio per prendergliele.
Tra un cliente e l’altro il pomeriggio volò, misi a posto su uno scaffale alcune paia di jeans e guardai l’orologio che tenevo al polso. Ancora mezz’ora e avrei finito il turno, pensai.
«Neev», Caroline mi chiamò, «saresti così gentile di mostrare a questo ragazzo la nuova collezione?»
Annuii raggiungendola, quando la testa bionda che c’era davanti a lei si voltò nella mia direzione dovetti fare appello a tutto il mio autocontrollo per non svenire.
Caroline fortunatamente non si accorse del mio stato, mi sorrise e sparì dietro il bancone.
«O cazzo» mormorai, il ragazzo mi sentì e sorrise.
«Una fan?» mi chiese, divertito.
Lo guardai aggrottando le sopracciglia, «non sai chi sono?»
Lui strabuzzò gli occhi, «perché dovrei?»
«Credo di sì, Horan.»
Dovetti mordermi un labbro per non scoppiargli a ridere in faccia. Davvero non mi aveva riconosciuta? Pensava fossi una fan?
L’espressione spaventata ma allo stesso tempo pensierosa che aveva in quel momento era degna di essere immortalata. Dov’erano i paparazzi quando servivano?
«Andiamo, proprio non ti ricordi? Che memoria pessima che hai» lo presi in giro, togliendomi gli occhiali e sciogliendomi i capelli, improvvisando due codini.
Niall si portò una mano al mento, le labbra serrate in un’espressione concentrata, «oddio sì!» esclamò poi, indicandomi. «Neev!»
Annuii ridacchiando, «era ora Horan! Il successo ti ha bruciato i neuroni?» domandai, prima di essere avvolta in un abbraccio caloroso.
Gli diedi alcune pacche sulla schiena, cercando di mantenere un’aria professionale.
«Sono sul posto di lavoro» bisbigliai, facendo un cenno lieve verso Caroline, concentrata alla cassa.
«Uhm, certo.»
«Allora, cosa volevi vedere?» gli chiesi, riferendomi al motivo per cui era nel negozio.
«Quello che hai, mi servono un po’ di vestiti» spiegò Niall, passandosi una mano tra i capelli e spettinandoseli ancora di più.
Cominciai a mostrargli le magliette e le felpe che erano appena arrivate, ancora scossa per l’incontro. Possibile che non mi avesse riconosciuta? Scossi la testa tra me e me, infondo quanti anni erano passati dall’ultima volta che ci eravamo visti? Quattro? Cinque? Ero cambiata molto da allora, eccome.
«Okay allora compro due magliette e tre felpe e questo paio di jeans» mi spiegò Niall, indicando i vestiti.
Annuii prendendoli e andando verso la cassa per il pagamento.
«Tra quanto finisci il turno?» mi chiese Niall, porgendomi la carta di credito.
Guardai l’ora, «dieci minuti.»
Il suo viso si aprì in un sorriso, «ti va un caffè?»
 
-

Non mi sono dimenticata della storia, don't panic :D
Anzi, al mare mi sono divertita talmente tanto che ho finito la fan fiction. Ho scritto una cosa tipo venticinque capitoli in otto giorni HAHAHA
Se devo essere sincera sono soddisfatta del risultato, credo che sia una delle più belle fan fiction che abbia mai scritto ma non voglio stare qua a dirne mille che magari voi vi prendete bene e alla fine vi fa schifo D:
Non ho molto da dire ora, siamo solo all'inizio. Vi ringrazio per le meravigliose recensioni e per aver aggiunto la storia tra le seguite, preferite e ricordate. Grazie di cuore :D
Per chi volesse essere avvisato su Twitter quando aggiorno, può dirmelo direttamente lì - sono @
xkeepclimbing oppure in una recensione :)
Jas

 


 

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Capitolo 3
*** Niall ***






3. Niall

 
 
 
La osservai mentre soffiava sul suo caffè bollente, era… irriconoscibile. Sbattei le palpebre alcune volte per essere certo di non stare sognando ma quella era la realtà. La mia Neev era davanti a me, in carne ed ossa. E io non l’avevo riconosciuta.
«Allora, hai finito di farmi la radiografia?» mi domandò, rigirandosi la tazza tra le mani.
Scossi la testa allontanando i pensieri, «scusa, è solo che...»
«Sono cambiata, lo so. Ma grazie al cielo, no?» sorrise.
Annuii, «a me piacevi anche prima» borbottai, imbarazzato.
«Ti prego Niall, con i brufoli, l’apparecchio, la cellulite e tutto il resto?»
«Eri la mia migliore amica, certo che mi piacevi. Non sto parlando solo del lato estetico, dico in generale. Eri un bel tipetto» spiegai.
«E lo sono ancora» scherzò, facendomi l’occhiolino.
La guardai ancora, sapevo che non era carino fissare la gente ma non riuscivo a levarle gli occhi di dosso e a pensare «come hai fatto a cambiare così tanto?»
Neev alzò le spalle, «i denti mi si sono raddrizzati, i brufoli erano semplicemente legati allo sviluppo e poi mi sono messa d'impegno e ho perso i chili che avevo di troppo. Tutto qui. Poi ho iniziato a truccarmi, andare dall’estetista, uscire con i ragazzi e tutto il resto ed eccomi qua» mi sorrise sincera.
«E’... Incredibile» dissi semplicemente, ancora spiazzato. «Chissà quanti spasimanti avrai ora, altro che Mark!» la presi in giro.
Neev sorrise, prima di bere un lungo sorso del suo caffè. «Non me ne servono di ragazzi, ne ho avuto abbastanza al liceo del sesso opposto.»
Strabuzzai gli occhi, «sei lesbica?!»
In realtà non sarebbe stato poi così sorprendente, Neev era sempre stata un po’ un maschiaccio, giocava con noi a calcio, ruttava, diceva le parolacce e quant’altro.
«Ma certo che no!» esclamò stizzita lei, «nel senso che mi prendevano in giro e per un po’ non voglio più averci niente a che fare. Ho l’università, il lavoro, gli amici, non ho tempo per i ragazzi» spiegò.
Annuii, il suo ragionamento non faceva una piega. «Cosa studi?» le domandai.
«Economia, sono al secondo anno.»
«E vivi qua?»
Lei annuì, «ho un appartamento in affitto, non è molto grande ma si sta bene da soli. E poi credo che qualunque posto sia meglio di Mullingar.»
Ridacchiai, «non sai quanto ti capisco.»
«E tu invece che ci fai qui a Dublino?»
«Ci vivo» dissi sorridente. 
Neev mi guardò incredula, «da quanto?»
Ci pensai su un attimo, «due settimane. Io e Harry» spiegai.
«Chi? Quello riccio?»
Annuii, «sì, lui.»
Neev storse il naso, «non mi piace, potevi portarti almeno quello scuro di pelle. Lui si che è bello!»
«Ma tu mica non volevi saperne di ragazzi?» la ripresi, ridendo.
Lei alzò le spalle, «non voglio legarmi a qualcuno ma un’avventura di una notte con quello lì me la farei. Com’è che si chiama? Zac?»
«Zayn» la corressi.
«Ah sì, è vero. Zac è quello di High School Musical. Beh, è già tanto che sappia il tuo di nome» mi prese in giro.
In quell’istante il telefono di Neev squillò, osservò lo schermo del suo Blackberry alcuni secondi prima di rispondere sorridente.
«Me n’ero completamente dimenticata!» esclamò, battendosi una mano sulla fronte. «Arrivo subito, aspettami lì!» e riattaccò.
«Mi dispiace Niall ma devo andare» mi avvertì, finendo in un sorso il suo caffè.
Mi alzai anch’io ed uscii con lei dal locale, «beh, potremmo rivederci, che ne dici?» le domandai.
«E me lo chiedi pure? Certo! Ti do il mio numero di telefono così ci sentiamo.»
Annuii porgendole il cellulare così da potersi aggiungere alla rubrica, ero felice come non mai. Avevo abbandonato Londra e Mullingar per staccare un po’ da tutto ma trovare Neev a Dublino era la cosa migliore che mi potesse capitare. E sapere che lei non portava rancore per averla abbandonata così, travolto dal successo da X Factor, gli album, i tour e i fans, avevo perso di vista i miei vecchi amici, lei compresa. Quando avevo poi chiesto di lei a mia madre, mi aveva detto che si era trasferita dall’altra parte della città. Avrei potuto ricontattarla facilmente ma un po’ per pigrizia e un po’ per non so cos’altro non l’avevo mai fatto e ci eravamo persi di vista. Ritrovarmela così cambiata però, dove non avrei mai pensato di poterla incontrare mi aveva fatto pentire di non averla mai cercata e fatto rendere conto di che cosa avevo perso in tutti quegli anni.
Ripresi in mano il telefono sorridendole incerto, «allora ci sentiamo» le dissi.
Lei annuì, mordendosi il labbro prima di correre verso la fermata dall’autobus.
Aspettai che sparisse dalla mia visuale per incamminarmi anch’io verso casa, con la testa tra le nuvole come al solito.
Quella sera io e Harry avremmo avuto qualcosa di cui parlare, pensai, altro che duelli alla Playstation a PES, ero certo che se avesse visto Neev se ne sarebbe uscito con uno dei suoi strani modi per dire che ci sarebbe andato a letto.
Quando aprii la porta di casa me lo ritrovai spaparanzato sul divano come di consueto, con una manciata di pop corn in una mano e una lattina di Guinness nell’altra.
«Cos’hai comprato?» mi domandò, distogliendo per alcuni secondi lo sguardo dalla tv.
«Un po’ di roba, vestiti...» mugugnai, appoggiando il sacchetto sul tavolo e andando a sedermi vicino a lui.
Rimanemmo in silenzio alcuni secondi, poi iniziai a parlare dato che non riuscivo a tenermi tutto dentro, dovevo raccontargli per forza cosa mi era appena accaduto.
«Non sai chi lavora nel negozio di Jack Wills!» esclamai, con enfasi.
«Chi? Paris Hilton?» mi domandò Harry poco interessato, prima di trattenere una risata.
Gli feci una smorfia, «Neev!» dissi poi, non dandogli retta.
Il riccio aggrottò le sopracciglia non capendo cosa stessi dicendo, almeno ero certo che mi stava ascoltando, pensai.
«Non la conosci» gli spiegai poi, agitando una mano davanti al viso, «non l’ho riconosciuta neanch’io oggi. Comunque è una ragazza di Mullingar, eravamo davvero amici alcuni anni fa, prima che diventassi famoso. Faceva parte della mia compagnia, però sembrava più un maschio che una femmina per come si comportava inoltre non era nemmeno carina. Cicciottella con i brufoli, l’apparecchio, e diceva un sacco di parolacce. Quando l’ho incontrata oggi, però, era irriconoscibile. Infatti è stata lei che si è ricordata di me, io non avevo la minima idea di chi fosse per quanto è cambiata. E’ dimagrita, ha tolto l’apparecchio, non ha più i brufoli e non mi sembra che dica la stessa quantità di parolacce di alcuni anni fa.»
Harry annuì pensieroso, «quando me la presenti?» mi domandò, con un sorriso a trentadue denti.
«Non fa per te amico, sul serio» borbottai.
Conoscevo bene Styles, fin troppo, e sapevo come sarebbe andata finire se fosse successo qualcosa tra quei due. Hazza era il ragazzo più bravo del mondo ma aveva un unico difetto: trattava le ragazze come degli zerbini e nel caso fosse successo qualcosa tra lui e Neev io mi sarei trovato in mezzo, senza sapere da che parte stare.
«E chi sei tu per dirmelo?» domandò stizzito.
«Non ne vuole sapere di ragazzi, me l’ha detto esplicitamente. Cambia preda, fidati.»
Harry annuì poco interessato, «se lo dici tu.. Tanto se hai detto che era cicciottella e che poi è dimagrita sarà piena di smagliature.»
 
-

Eccomi quaa :D
Visto come posto regolarmente? Vi giuro ma avere la fan fiction già lì tutta pronta al sicuro su sto pc, sulla chiavetta, e sulla casella e-mail - la prudenza non è mai troppa - mi fa sentire più leggera :D
Siamo ancora all'inizio, lo so, ma portate pazienza che forse sarete ripagate HAHAHA
Ora, ho una domanda: con chi la vedreste meglio Neev? Niall o Harry?
Tanto io lo so già come finisce, sono solo curiosa :D
Intanto vi ringrazio di cuore per aver aggiunto la storia tra le seguite - preferite - ricordate e... Basta credo D:
Vi ricordo che se volete essere avvisate su twitter quando posto basta dirmelo. Io sono @xkeepclimbing
Vabbuò, vi lascio.
Jas


 

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Capitolo 4
*** Neev ***






4. Neev

 

Bevvi un lungo sorso dalla pinta di Guinness davanti a me canticchiando a labbra serrate la canzone che mi rimbombava nelle orecchie.
Free Fallin’, Johny Mayer. La adoravo.
Eilis mi osservava seria, pronta a mangiare lo strano piatto vegetariano che aveva ordinato mentre io stavo ancora aspettando il mio fish and chips.
«Cos’aspettavi a dirmi che conoscevi un membro dei One Direction?» domandò stizzita.
Alzai gli occhi al cielo, era da tutta la serata che discutevamo sull’argomento “Niall Horan” e l’unica cosa che volevo in quel momento era mangiare in pace.
«Ci siamo completamente persi di vista quando lui ha iniziato a fare le audizioni per X Factor» spiegai, «io non conoscevo Niall Horan membro dei One Direction, io conoscevo Niall Horan il ragazzino di Mullingar che abitava nella strada di fianco alla mia» borbottai, prima di dedicare tutta la mia attenzione al piatto che il cameriere mi aveva appena portato.
Stavo letteralmente morendo di fame, sentivo lo stomaco brontolare e iniziai a mangiare velocemente le patatine fritte, come per placare l’appetito.
«E quand’è che l’hai visto?» chiese, insistendo sull’argomento.
«Alcuni giorni fa» dissi con la bocca piena mentre mettevo un po’ di ketchup nel piatto, «mi ha chiesto il numero ma non mi ha ancora richiamata. Probabilmente si è dimenticato di me, così come ha fatto alcuni anni fa, quindi per favore archiviamo l’argomento e godiamoci la serata.»
Eilis annuì poco convinta, «come vuoi» borbottò.
Finimmo di mangiare parlando del più e del meno, dell’università, del lavoro, delle nostre famiglie ed Eilis del suo nuovo coinquilino. Un certo Ruairi che nella vita faceva l’attore/cantante/ballerino nei musical.
«Guarda che è davvero bravo!» esclamò, cominciando a trafficare con il suo iPhone per mostrarmi le foto.
Quando mi porse il cellulare iniziai a sfogliare il suo album di Facebook, «come faccio a capire se è bravo o no dalle foto?» domandai, continuando a guardare.
Eilis alzò le spalle poco interessata, «non lo so, però è un gran tocco di figo, no?»
Zoommai con due dita su una foto in cui questo Ruairi stava cantando, per la smorfia oscena che aveva sembrava un bel ragazzo. «Te lo sei scelto bene» sorrisi, ridandole il telefono.
Eilis alzò il mento fiera, «lo so. Altro che Niall Horan! Peccato che si fermerà qua soltanto alcuni mesi..»
Alzai un sopracciglio sarcastica prima di mangiare l’ultimo pezzo di pesce che mi era rimasto nel piatto senza proferire parola.
Eilis era così, si divertiva a stuzzicare la gente, ora sarebbe andata avanti con questa storia dei One Direction fino a quando non avrebbe trovato qualcosa di più eclatante da rimenare ogni santa volta. Per lei sapere che conoscevo e che ero amica di un membro di una band che definiva per "bambine in piena crisi ormonale e in cerca di un identità" era qualcosa di spassoso ma allo stesso tempo di cui non andarne fieri.
«Che ne dici se andiamo di sotto?» domandai finendo la birra, «il cantante di stasera sembra bravo.»
Eilis annuì, alzandosi dal tavolo e dirigendosi verso il bancone per pagare. Il cameriere ci offrì un digestivo che bevemmo in un sorso, lasciammo venti euro a testa e scendemmo al piano inferiore.
Quello era senza dubbio il pub più bello di Temple Bar. Dislocato su due piani offriva delle cenette squisite a buon prezzo accompagnate da buona musica e tanto alcol. Se volevi stare in tranquillità optavi per il piano superiore, se ti piaceva rimanere schiacciato come una sardina tra la folla che usciva anche dal locale, bere Guinness a litri e ballare sulle cover dei diversi cantanti che si esibivano sceglievi di rimanere al piano terra.
«Prendi qualcosa da bere?» mi domandò Eilis, alzando la voce per sovrastare la musica diventata assordante. Era appena partita Use Somebody.
Scossi la testa, «ho voglia di fumare una sigaretta, tu che fai?»
«Prima prendo da bere, ci vediamo fuori.»
Annuii guardandola essere risucchiata dalla folla prima di dirigermi a spintoni e “permesso” fuori dal pub.
Tirai fuori cartina, filtro e tabacco e mi misi in un angolo a farmi la sigaretta. Con quello che costavano a Dublino, fumare era un vero e proprio onere ma ero troppo poco motivata e pigra per smettere così mi limitavo a spendere il meno possibile comprando il tabacco.
Mi portai la sigaretta alla bocca e l’accesi aspirando profondamente il fumo e chiudendo gli occhi.
«Neev?»
Espirai di colpo e sentii qualcuno tossire, trovandomi di fronte la testa bionda di Niall che indietreggiava mezzo intossicato.
Lo salutai sorpresa quanto lui, spostando la sigaretta nella mano sinistra per evitare di fargli arrivare altro fumo in faccia.
«Come mai qua?» gli chiesi, sapendo di averne il pieno diritto.
Quello era il nostro pub, mio e di Eilis. Ci andavamo ogni venerdì sera, era il nostro rito e Niall non era mai stato lì. Ne ero certa.
Il biondo alzò le spalle, «così, sto facendo un giro con Harry» disse indicando il riccio dietro di lui.
Gli sorrisi sforzatamente, accennando a malapena un saluto con la mano in cui tenevo la sigaretta tornando poi a concentrarmi su Niall.
 
«Bevi qualcosa?» mi domandò, tirando già fuori il portafoglio.
Ci pensai su un attimo, in realtà dopo una bella sigaretta la birra ci stava, così accettai.
«Harry?»
Il riccio annuì, così Niall si accinse ad entrare a ordinare.
«Aspetta!» lo fermò, «lascia vado io» lo avvertì, lanciandomi una fugace occhiataccia.
Storsi la bocca, lasciandolo perdere.
A quello lì sì che il successo aveva dato alla testa, se la tirava in una maniera assurda quando non poteva nemmeno permetterselo.
Li sentivo i commenti delle ragazzine, affascinate dai suoi occhi verdi, i riccioli e le fossette, quando in realtà non c’era niente di che in lui. Non che fosse brutto, per carità, era semplicemente.. vuoto. Era l’esempio perfetto del “tanto fumo niente arrosto”.
«Vedo che sei sempre la solita» ridacchiò Niall, mettendosi accanto a me.
Aggrottai le sopracciglia confusa, «a che cosa ti riferisci?»
«Harry. Non ti piace e non fai niente per nasconderlo, non sei cambiata di una virgola.»
Sorrisi mordendomi il labbro, «e questo è un bene o un male?» domandai, alzando lo sguardo verso di lui.
Niall si strinse nelle spalle, «non so. A me è sempre piaciuta la tua schiettezza, quindi direi che è un bene.»
In quel momento vidi Eilis spuntare alle spalle di Niall con una birra in mano. Alzai il braccio in aria per farmi vedere, il suo viso s’illuminò e si avvicinò a me trotterellando come suo solito.
«Vedo che hai trovato compagnia» mi disse, ammiccando a Niall.
Scossi la testa divertita, «Niall, lei è Eilis. La mia migliore amica. Eilis, lui è Niall..» mi fermai non sapendo esattamente come presentarlo.
«Niall Horan dei One Direction» ci pensò lei a finire la frase, «Neev mi ha parlato molto di te.»
Avvampai, cosa le era saltato in testa? Non era assolutamente vero, io le avevo parlato di Niall solo dopo che l’avevo incontrato, raccontandole semplicemente l’accaduto. Poi era lei che insisteva nel ritornare sull’argomento e io mi limitavo a risponderle educatamente.
Persino Niall parve sorpreso da quelle parole, «è vero?» mi chiese, divertito.
«Non darle retta» borbottai, «è ubriaca, è la sesta birra che beve. Non si rende conto nemmeno di che cosa sta blaterando.»
Eilis guardò il suo bicchiere ancora pieno prima di fulminarmi con lo sguardo ma ad interrompere lo scambio di battute fu l’arrivo di Harry, con tre birre in mano.
«Sono un grande o no? Non ho rovesciato nemmeno una goccia di birra in mezzo a tutta quella gente!» esclamò sorridente, porgendoci i bicchieri.
«Sì bravo, hai un futuro da barista» borbottò Eilis, bevendo un lungo sorso.
Harry la guardò confuso, accorgendosi solo allora della sua presenza, «e tu chi sei?» chiese, acido.
Mi sbattei una mano sul viso scuotendo la testa, quello lì non poteva rivolgersi così ad Eilis, l’avrebbe sotterrato di insulti. Magari non davanti a lui – perché non lo conosceva ancora – ma con me di sicuro.
«Forse vorrai dire tu chi sei» gli rispose a tono lei, indicandolo.
Harry sobbalzò, Eilis aveva colpito in pieno.
Non conoscevo quel ragazzo molto bene, ma già solo nel vederlo si capivano molte cose, e prima tra queste era che non essere riconosciuto dalla gente era per lui quasi un’umiliazione. Ed Eilis questo lo aveva capito bene, lei sapeva perfettamente chi era e sapeva altrettanto bene che una risposta del genere lo avrebbe offeso più di un “muori stronzo” o qualunque altro insulto.
Harry aprì la bocca sbalordito senza tuttavia proferire parola, Niall rimase in silenzio continuando a spostare lo sguardo dal suo amico a Eilis e viceversa.
Io mi limitavo a bere a piccoli sorsi la mia birra, che era la cosa migliore.
Il riccio guardò Niall torvo, «dobbiamo andare» dichiarò serio.
Il biondo fece per aprire bocca ma fu letteralmente trascinato via da Harry, «ci sentiamo!» mi gridò soltanto, prima di sparire dietro un angolo.
«Ti prego non farmeli incontrare più quei due» disse Eilis, bevendo la sua birra.
Trattenni una risata, «Harry è odioso, lo so. Ma non puoi non amare Niall, insomma, l’hai visto?»
Eilis alzò le spalle, «sinceramente no, ero troppo concentrata a insultare Mr. Devi-Conoscermi-Per-Forza.»
Scoppiai a ridere davanti all’imitazione della mia amica, «lo hai colpito nel profondo, stanne certa!»
Eilis annuì fiera di sé stessa, «lo so!» esclamò orgogliosa.  

-



Eccomi qua! :)
Non sono morta, solo che a casa di mio papà internet è saltato, ieri ero in viaggio e oggi che sono tornata in Italia la corrente continuava ad andare e venire a causa del temporale çwç
Comunque ora ce l'ho fatta! :D
Come vedete entra in scena un nuovo personaggio - Eilis - che dovrebbe essere ispirato all'Agata. Dico dovrebbe perché non so quanto le possa assomigliare, comunque a me piace come tipo (?) e spero che sarà così anche per voi.
Le cose cominceranno a movimentarsi mooolto presto, don't worry :D
Intanto vi ringrazio per aver aggiunto la storia tra le preferite, seguite, ricordate. Ci terrei veramente sapere che ne pensate quindi... Recensite! :D
Jas

P.S. Dato che la storia è già scritta tutta, mi sembrava carino mettere a fine di ogni capitolo una gif del personaggio di cui ci sarà il punto di vista la prossima volta con sotto un piccolo spoiler :) Ammetto che l'idea dello spoiler l'ho rubata all'Agata quindi tutti i crediti (?) vanno a lei HAHAHA Non frego niente a nessuno io uù Okay adesso mi dileguo sul serio.



 

 

Alzai una mano in segno di saluto e la guardai andarsene, dovevo ammetterlo, aveva proprio un bel culo.
Forse non ci avrei fatto solo un pensierino, ma anche due.
Niall probabilmente mi lesse nella mente, «non pensarci nemmeno» mi riprese.
«Che c’è?» domandai irritato, «non ho fatto niente.»

 

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Capitolo 5
*** Harry ***





 

5. Harry
 


Un tonfo secco mi fece svegliare di soprassalto, aprii gli occhi di scatto, spaventato, ma dopo aver sentito Niall imprecare mi tranquillizzai.
Mi misi a pancia in giù facendo scivolare le mani sotto il cuscino fresco e richiusi gli occhi con l’intento di riaddormentarmi. Rimasi in quella posizione per alcuni minuti ma ormai ero sveglio, così mi alzai ed andai in cucina.
Sussultai trovando Neev seduta al tavolo che mangiava tranquillamente una fetta di pane tostato con della marmellata, «e tu che ci fai qua?» domandai, visibilmente arrabbiato ma allo stesso tempo sorpreso.
La ragazza mi squadrò da capo a piedi prima di rispondere, nonostante fossi lì soltanto in boxer l’idea di andarmi a vestire non mi sfiorava nemmeno la mente. Era casa mia, era sabato mattina e forse entro le quattro di pomeriggio mi sarei vestito. Forse.
Non avrei cambiato le mie abitudini anche se c’era una ragazza – che per lo più mi stava antipatica – che mi osservava divertita con la bocca piena.
«Buongiorno anche a te Styles» mi disse lei sorridente.
Borbottai qualcosa spostandomi i capelli dal viso e andando a sedermi di fronte a lei.
«Dai, Hazza» intervenne Niall, «cerca almeno di essere gentile, l’ho invitata per il brunch.»
Mi voltai verso di lui, accorgendomi solo ora dell’odore di bacon che c’era in cucina. Beh, se grazie a lei Niall aveva fatto il brunch allora magari sarei riuscito a sopportarla fino a quando non avrei finito di mangiare, per poi tornarmene in camera. O uscire.
Mi alzai e presi tre piatti e le posate per apparecchiare la tavola, riempii tre tazze di caffè e portai anche quelle sul tavolo, prima di sedermi e iniziare a bere in silenzio.
Dopo alcuni minuti Niall ci raggiunse, con due piatti stracolmi di bacon e uova.
«Devo aiutarti?» domandò Neev, accingendosi ad alzarsi.
Niall scosse la testa con veemenza, «mancano solo il pane e i fagioli, faccio io» disse, lanciandomi uno sguardo infuocato.
Sospirai alzando gli occhi al cielo, rimasi un attimo immobile poi decisi di sforzarmi di essere gentile. Ero un ragazzo educato io.
Porsi un piatto a Neev, «prima gli ospiti» le dissi, rivolgendole uno dei miei migliori sorrisi che lei ricambiò incurvando a malapena le labbra.
Arricciai il naso tornando a bere il mio caffè, poteva almeno metterci un po’ più d’impegno, pensai.
Ero convinto che l’antipatia fosse sempre reciproca, quindi probabilmente nemmeno io le piacevo troppo, anzi, ne ero certo guardando come si era comportata con me la sera prima. Mi aveva salutato a malapena, prima di buttarsi a capofitto in una conversazione con Niall, ma almeno lei mi ignorava completamente e se ne stava zitta, a differenza della sua amica Elise, Ellis, o come si chiamava poi, che non faceva altro che rispondermi a tono e irritarmi.
«Ecco qua!»
La voce di Niall mi riscosse dai pensieri, notai con piacere che aveva la bocca piena, figuriamoci se Horan cucinava senza stuzzicare qualcosa.
Sorrisi leggermente prendendo alcune fette di pane e un uovo, iniziando ad abbuffarmi in silenzio.
«Che cos’hai intenzione di fare oggi?» domandò Niall a Neev.
La ragazza alzò le spalle, «nulla d’importante, avrei degli appunti da riguardare ma non ne ho molta voglia... Poi dalle due alle sei lavoro» spiegò, spalmando del burro sul pane.
La osservai per alcuni secondi, Niall aveva ragione, era davvero una bella ragazza.. Un pensierino avrei potuto farlo, se l’avessi conosciuta senza parlarci insieme. Aveva uno stile strano, un po’ vintage, credo. Comunque le donava, non era la classica ragazza irlandese con tre chili di fondotinta sul viso – qua le ragazze si truccavano moltissimo – anzi, non sembrava nemmeno truccata.
«Ti sei truccata?» chiesi, istintivamente.
Neev alzò lo sguardo, guardandomi con un’aria interrogativa. Niall per poco non si strozzò con un pezzo di bacon.
«Come scusa?» mi domandò lei.
«Ho chiesto se ti sei truccata» ripetei tranquillo, tagliando l’uovo.
«No» ribatté lei secca, prima di continuare a mangiare tranquillamente.
Annuii anch’io, con lo sguardo basso, nonostante mi sentissi gli occhi di Niall addosso.
Cos’avevo fatto di male?
La sera precedente dopo che eravamo tornati a casa mi aveva fatto la paternale per essere stato così poco loquace ed educato con Neev e la sua amica, mi stavo sforzando di fare conversazione, se l’unica domanda che mi era venuta in mente era quella non era colpa mia.
Cercai di rimediare alla gaffe.
«Che cosa studi?» chiesi poi, mostrando interesse.
Neev era palesemente preoccupata dal mio comportamento, tuttavia rispose normalmente. «Economia, sono al secondo anno.»
«E ti piace?»
Niall continuava a far rimbalzare lo sguardo da me a lei, me, lei, me, lei, sembrava non capire più niente. Trattenni un sorriso nel vederlo così spiazzato, sapevo di averlo sorpreso. Per una volta lo avevo ascoltato e mi stavo davvero sforzando di essere gentile.
Neev sembrò rilassarsi leggermente, probabilmente aveva trovato un sincero interesse nelle mie parole perché iniziò a parlare a raffica, gesticolando con la forchetta in mano.
«In realtà non troppo» ammise, «però non so ancora cosa mi piaccia davvero fare e con i tempi che corrono la prima cosa a cui punto è un lavoro sicuro. Gli studi di economia ti danno molte possibilità, quindi diciamo che sto stringendo i denti fino a quando non finisco e poi... Si vedrà.»
«Al massimo puoi diventare una cantante» scherzai, lei rise.
«Dici così perché non mi hai mai sentita cantare.»
Alzai le spalle, «forse hai ragione.»
Continuai a mangiare in silenzio, la mia parte l’avevo fatta, avevo chiacchierato un po’. Niall mi avrebbe pagato da bere quella sera, come promesso.
La mia prima sbornia in Dublin’s Fair City. Sorrisi al solo pensiero.
«Allora ci mettiamo poi d’accordo per stasera» sentii Niall dire, strabuzzai gli occhi ed iniziai a tossire.
«Stai bene?» mi domandò il biondo, leggermente allarmato.
Sventolai una mano in aria, «non è niente» dissi con la voce incrinata, «m’è solo andato qualcosa di storto.»
Neev guardò il cellulare, «forse è meglio che vada» disse poi alzandosi dal tavolo, Niall la imitò.
«Allora ci sentiamo» le disse.
Lei annuì prima di abbracciarlo e dargli un bacio sulla guancia, si voltò verso di me, «ciao Harry» mi salutò.
Alzai una mano in segno di saluto e la guardai andarsene, dovevo ammetterlo, aveva proprio un bel culo.
Forse non ci avrei fatto solo un pensierino, ma anche due.
Niall probabilmente mi lesse nella mente, «non pensarci nemmeno» mi riprese.
«Che c’è?» domandai irritato, «non ho fatto niente.»
Lui inarcò un sopracciglio, «prima fai il carino, poi la squadri dalla testa ai piedi soffermandoti sul suo fondoschiena, so cosa ti passa sotto quel groviglio di capelli.»
Scossi la testa, «non hai capito niente, ho fatto il carino perché me lo hai chiesto tu, quindi stasera mi paghi da bere. E l’ho guardata perché... Nonostante sia odiosa è sempre una ragazza, e poi dovevo vedere se aveva le smagliature.»
«E...?» insistette.
«Quando la vedrò nuda te lo dirò.»
Vidi le guance di Niall gonfiarsi, segno che si stava irritando, «smettila.»
«Geloso?»
«No» ribatté secco, «ma te l’ho già detto, non le interessi.»
«E che ne sai te?» domandai stizzito, cominciava a darmi fastidio quell’atteggiamento da “io so tutto di Neev”, lui non poteva sapere cosa ne pensasse lei di me, a meno che non gliel’avesse detto.
«Me l’ha detto lei.» Ecco, appunto, «Non le piaci, dice che il successo ti ha dato alla testa e che te la tiri troppo per i suoi gusti. Anche quando fai il carino.»
«Ma se ho fatto il carino con lei solo stamattina!»
«Appunto.»
«Sì ma...»
Niall mi mostrò il telefono con aria trionfante.
Aprii la bocca senza tuttavia dire niente, ero troppo sorpreso.
Quei due erano peggio di... Bo, sembravano due amichette del cuore che si scambiavano sms dalla mattina alla sera. Due pettegole, ecco. Ma da parte di Neev lo avrei potuto accettare, infondo era una ragazza, ma Niall...
«Visto?» continuò, trattenendosi ridere.
Gliel’avrei fatto vedere io, altro che starle antipatico.
Quella lì sarebbe stata sbattuta sul mio letto nel giro di poco, poi avrei detto a Niall se aveva le smagliature o meno.
 
-

Ciao bella gente!
C'è il mio cane che mi sta facendo impazzire mordendomi i polpacci quindi sarò di fretta :)
Questo è il primo punto di vista di Harry, il primo di tanti, e spero che vi faccia capire qualcosa di più sulla mente bacata che sembra essere il nostro Styles in questa fan fiction uù
Tra due capitoli, inoltre, conoscere meglio Eilis e spero che apprezziate finalmente questo personaggio che non ha fatto una buona impressione alla maggior parte di voi!
Adesso vado a decapitare sto scemo dei mio cane HAHAHA Scherzo, ovviamente uù
Fami sapere che ne pensate, e sotto vi lascio il link della nuova fan fiction che ho postato ieri "10 giorni per innamorarmi di te" che è interamente su Harry :D - un Harry che è l'opposto di questo :)
Jas

 



«Dimmi un po’, ma lo fai con tutte?» domandai curiosa.
 Lui aggrottò le sopracciglia, «di che cosa stai parlando?»
 «La radiografia. La fai a tutte?»


 

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Capitolo 6
*** Neev ***







6. Neev
 

 
 
Dublino era più affollata del solito quella sera, forse proprio perché era sabato. Ovunque ti giravi sentivi musica dal vivo provenire dai pub e una piccola folla fuori da essi con sigarette e bicchieri in mano che ballava e cantava.
Sorrisi alla scena, forse una delle poche cose belle dell’Irlanda erano i pub. Anzi, in realtà c’erano solo quelli.
Non c’era bisogno di voler fare qualcosa di speciale per divertirsi, bastava andare in centro e si trovava sempre un posto in cui andare. Persino a Mullingar.
Mi strinsi leggermente nella giacchetta che indossavo, c’era un debole e incessante vento che soffiava, scompigliandomi i capelli accuratamente arricciati prima di uscire. M’insinuai in un piccolo vicolo deserto per accorciare la strada, più camminavo più i rumori si facevano lontani. L’unica cosa che sentivo era il regolare ticchettio che producevano i miei tacchi sul marciapiede. Mi guardai in giro con aria furtiva, odiavo andare in giro da sola, soprattutto per quelle stradine un po’ fuorimano. Che fosse mezzogiorno o mezzanotte, mi mettevano sempre una certa inquietudine.
Sbucai in un’altra strada principale e voltai a destra vedendo in lontananza il pub dove mi ero data appuntamento con Niall. Ero leggermente in ritardo infatti quando mi avvicinai scorsi la testa bionda del mio amico e... Harry.
Sbuffai prima di sorridere sforzatamente nella loro direzione, perché quello doveva sempre essere tra i piedi? La scenetta che aveva messo in piedi quella mattina era servita a ben poco, era più falso di una marionetta ma, soprattutto, era un pessimo attore.
Menomale che i One Direction non avevano girato alcun film nella loro breve – seppur intensa – carriera altrimenti poveri registi che avrebbero dovuto aver a che fare con Styles.
Pensandoci bene, però, erano finiti in un qualche telefilm appena avevano vinto X Factor... Mi sforzai di ricordare, e mi venne in mente che una domenica mattina mentre ero a casa a cincischiare mi ero imbattuta in un episodio di iCarly in cui c’erano loro come guest star. Per quanto m’impegnassi, però, non ricordavo di aver visto Harry. Forse recitava talmente male che gli avevano fatto fare la statua. Risi senza riuscire a trattenermi.
«Ehi!» mi salutò entusiasta Niall aprendo le braccia, «perché ridi?» domandò subito dopo accorgendosi della mia espressione.
Scossi la testa, «niente» lo liquidai, prima di buttarmi tra le sue braccia. Mi diede un leggero bacio sulla guancia, sorrisi rivolgendomi poi a Harry.
«Styles» dissi, a mo’ di saluto.
Lui aprì la bocca senza tuttavia dire niente. «Com’è che fai tu di cognome?»
Scoppiai a ridere, «O’ Connor» dissi poi.
Lui annuì, «me lo terrò a mente per il prossimo saluto» scherzò.
Sorrisi stringendomi ancora di più nella giacca e muovendo un po’ le gambe, «entriamo? Sto morendo di freddo» dissi.
Sentii lo sguardo di Harry farmi la radiografia prima che Niall assentisse.
Non appena varcammo la porta del pub la musica che prima si sentiva solo in lontananza ci investì letteralmente.
«Attraversiamo la sala, c’è una specie di veranda sul retro» gridò Niall per farsi sentire.
«Ma ho freddo!» mi lamentai io.
«Ci credo, esci con su i miniabiti!» mi riprese Harry.
Gli feci una smorfia poi mi osservai: indossavo una canottiera e una gonna a vita alta che mi arrivava a metà coscia, io non l’avrei definito “miniabito”. Menomale che era famoso, di solito sono loro che seguono la moda.
Non appena ci sedemmo al nostro tavolo iniziai a sfregarmi le mani sulle gambe, infreddolita.
Harry sospirò togliendosi la giacca che indossava, «tieni» mi disse poi porgendomela.
Rimasi sorpresa per alcuni secondi prima di prenderla e mettermela sulle spalle. Mi sentii subito meglio.
«Grazie» mormorai, ancora un po’ confusa.
Harry mi sorrise cordiale.
«Io non ti do la mia felpa altrimenti muoio» si giustificò Niall, mettendosi le mani nelle tasche.
Risi, «fa niente, sono a posto così.»
In quel momento arrivò la cameriera a prendere le ordinazioni, optammo tutti e tre per una Guinness, cosa potevi bere in Irlanda se non quella birra?
Non appena la ragazza se ne andò Harry la scrutò da capo a piedi.
«Dimmi un po’, ma lo fai con tutte?» domandai curiosa.
Lui aggrottò le sopracciglia, «di che cosa stai parlando?»
«La radiografia. La fai a tutte?»
Niall scoppiò a ridere fragorosamente, facendo voltare alcune persone accanto a noi, Harry invece strabuzzò gli occhi sorpreso.
«Solo con chi se lo merita» spiegò poi.
Niall scosse la testa ancora divertito, «cioè il 99% delle ragazze.»
Il riccio lo fulminò con lo sguardo, «preferisco fare così che come te. Non t’interessano proprio le ragazze?»
Il biondo si strinse nelle spalle osservando la birra che la cameriera gli aveva appena messo sotto il naso.
«Finché ho il cibo e l’alcol posso sopravvivere» proclamò fiero, alzando il bicchiere per un brindisi.
«Allora direi che devo trovarti una bella morosa, che ne dici?» domandai.
«Magari Ellie» continuò Harry.
Lo guardai interrogativa, «chi?»
«Ellie, Elise, la tua amica.»
«Si chiama Eilis!» esclamai ridendo.
Harry alzò le spalle, «sì, insomma, lei..»
Lanciai uno sguardo furtivo a Niall che si limitò a stringersi nelle spalle, «una bottarella gliela darei.»
Strabuzzai gli occhi sorpresa mentre Harry scoppiò a ridere come mai lo avevo visto fare.
«Niall!» esclamai indignata, «ti sei fatto contagiare da questo qua?» domandai, indicando il riccio con ormai le lacrime agli occhi.
«Non ho detto niente di male!» cercò di difendersi lui, «sono solo stato sincero!»
Scossi la testa alzando a mia volta il bicchiere, «meglio berci sopra, và» borbottai. «A che cosa brindiamo?»
«Alla nuova perversione di Horan!» proclamò contento Harry, facendomi l’occhiolino.
Lo fulminai con lo sguardo, «allora brindate solo voi!» risposi a tono.
«Fatemi pensare..» Niall si portò la mano sinistra al mento, «non mi viene in mente niente» concluse poi.
Sospirai, «va bene, alla nuova perversione di Niall» cedetti poi, «visto che non c’è nulla di meglio...»
Harry mi sorrise radioso facendo sbattere il suo bicchiere contro il mio prima di bere un lungo sorso di birra e leccarsi i baffi con un po’ di schiuma.
Lo imitai, senza leccarmi i baffi perché io di schiuma attorno alle labbra non ne avevo dato che non ero un animale.
Mi guardai intorno, stranamente tranquilla.
Harry era meno odioso di quanto pensassi. O mi aveva semplicemente fatto una brutta prima e seconda impressione oppure le sue doti da attore erano notevolmente migliorate nel giro di meno di ventiquattr’ore. Nonostante fossi ancora all’erta, cioè non gli davo troppa confidenza, riuscivo a parlarci tranquillamente senza pensare ad ogni due parole “questo è un vero e proprio coglione”.
«A che pensi?»
La voce di Niall irruppe nei miei pensieri.
Al fatto che Harry Styles non sia proprio un coglione di prima categoria ma di seconda.
Mi voltai di scatto verso il biondo alzando le spalle, «mah, a un po’ di tutto...» mi rigirai il bicchiere tra le mani.
«Copiato gli appunti?» mi domandò.
Scossi la testa, «mentre tornavo a casa mi sono fermata in un negozio che ho visto per strada di conseguenza ho fatto tardi. Poi ho lavorato fino alla sera e infine sono uscita» spiegai.
«Interessante...» osservò Harry, scrutando la birra del suo bicchiere.
«Tu invece che hai fatto di interessante oggi, Styles?» domandai, con una punta di accidia nella voce.
«Vuoi veramente saperlo?»
Annuii.
«Sono stato sul divano a giocare a PES fino alle quattro circa, poi ho iniziato ad avere fame ma non volevo mangiare sapendo che poi non avrei cenato così mi sono sforzato ad uscire di casa e andare nella caffetteria che c’è in strada a prendermi un caffè giusto per resistere fino all’ora di cena. Poi ho continuato a giocare fino a quando non ho cenato. Poi ho fatto la doccia e mi sono preparato per uscire» concluse sorridente.
«In poche parole niente» lo sminuii.
Niall sospirò, «dovremmo trovarci un lavoro, Hazza. Io sto cominciando ad annoiarmi.»
«Con i soldi che avete non c’è bisogno di lavorare» osservai.
«Sì ma io mi annoio» ripeté il biondo, corrucciato.
Ci pensai su un attimo, «se trovo annunci da qualche parte vi faccio sapere!»
«Per carità di Dio no» disse Harry tutto d’un fiato.
«Perché?»
«Io non voglio lavorare.»
«E dimmi, cos’hai intenzione di fare?» lo ripresi.
Lui alzò le spalle, «godermi le ferie...»
«Allora fai così, cercalo solo per me il lavoro» concluse Niall.
Annuii sorridente, «se te lo trovo mi offri da bere» scherzai.
«Il bere!» esclamò Harry additando il biondo. Sussultai. «Tu mi devi pagare da bere!»
«Perché?» m’intromisi.
Il riccio s’irrigidì, «perché..»
«Cosa da uomini» concluse Niall.
Li guardai poco convinta, «okay» dissi poi.
Non volevo saperle, le loro cose da uomini. «Però allora paghi anche a me, fai il cavaliere Horan.»
Niall sbuffò alzandosi dal tavolo per andare a prendere da bere, sorrisi osservandolo mentre un pensiero mi balenò in mente di colpo: dovevo trovare una ragazza a Niall.

-

Olléé!
Ecco qua un altro capitolo che non è niente di che, diciamo uù
Ma prometto che dal prossimo le cose cominceranno ad evolversi un po' uù
Non succederà niente di esaltante - per quello dovete aspettare il nono capitolo :D - però diciamo così: da cosa nasce cosa...
Vabbuò basta, vi chiedo solo di resistere :)
Grazie mille per le recensioni (siamo arrivati a quota 100!) e per aver aggiunto la storia tra le seguite/preferite/ricordate. Siete stupende ♥
Jas

 



«Allora?» domandò Hazza curioso.
«Ho un lavoro!» esclamai, con sforzato entusiasmo.
«E perché non sei così felice come pensavo fossi stato?»
Già, perché? Mi domandai a mia volta.


 



 

 



 

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Capitolo 7
*** Niall ***


 





7. Niall

 


 Era ormai un’ora che guardavo Harry attaccato alla tv a giocare a GTA quando sentii il telefono squillare. Mi allungai sul divano per raggiungere il davanzale su cui il piccolo aggeggio vibrava e sorrisi inconsciamente appena lessi il nome sul display.
«Chi è?» mi domandò Hazza, senza scollare lo sguardo dallo schermo, lo ignorai e andai in camera a rispondere.
«Ehi!»
«Niall!»
La voce squillante di Neev mi arrivò alle orecchie come un piacevole suono, «come stai?» domandai.
Lei sbuffò, «si va avanti..» disse, «tu?»
Alzai le spalle nonostante fossi consapevole che lei non poteva vedermi, «idem» farfugliai, buttandomi sul letto.
«Senti... Forse ti ho trovato un lavoro.»
Nel sentire quelle parole m’illuminai e mi misi seduto di scatto, «davvero?»
«Mhm» la sentii, «nulla di che, un lavoro part-time in un negozio di cd.»
«Stai scherzando?»
«Certo che no, dovresti iniziare lunedì prossimo se ti va bene!»
«Va benissimo!» esclamai al settimo cielo.
Non poteva esserci niente di meglio. Non solo avevo un lavoro, ma bensì in un negozio di dischi. Avrei avuto ancora a che fare con la musica, era il paradiso per me.
«Che hai da gridare?»
La testa riccia di Harry fece capolino nella stanza, gli intimai il silenzio portandomi l’indice davanti alle labbra così lui si sedette vicino a me senza proferire parola.
«Ah, c’è un’altra cosa» aggiunse Neev dall’altra parte, «lavori con Eilis.»
Rimasi in silenzio per alcuni secondi, «Niall, ci sei?» mi chiamò lei.
Mi schiarii la voce, «sì...» dissi poco convinto.
«E’ lei che mi ha detto che la tipa per cui lavora è troppo vecchia e sta cercando qualcuno che la sostituisca, quando l’ho saputo la prima persona che mi è venuta in mente sei stato tu! Ma se per te è un problema lavorare con lei posso sempre dirle che non puoi o...»
«No va benissimo!» la interruppi, «ero solo... Sorpreso» conclusi incerto. «Tutto qui.»
«Uhm, okay» mi disse lei poco convinta. «Allora ci sentiamo, io sono in pausa pranzo ma è quasi finita. Devo andare.»
«Certo, ci sentiamo. Grazie Neev.»
«E di che?»
Rimasi per alcuni secondi col telefono in mano poi riattaccai.
«Allora?» domandò Hazza curioso.
«Ho un lavoro!» esclamai, con sforzato entusiasmo.
«E perché non sei così felice come pensavo fossi stato?»
Già, perché? Mi domandai a mia volta.
Non avevo nulla contro Eilis, insomma, era carina e tutto ma era... Un personaggio. Aveva un carattere tutto suo – per quanto poco la conoscessi – però m’intimoriva in un certo senso. Era così allegra, loquace ed espansiva. In realtà un po’ come Neev, quindi da una parte ci ero abituato, però lei lo era ancora di più. Era una specie di Neev al quadrato, più che spaventato ero... In ansia. Ero in ansia perché non sapevo ancora esattamente con chi avrei avuto a che fare. Però infondo se Eilis era amica di Neev perché non sarebbe potuta diventare anche amica mia?
Mi stavo facendo troppi problemi per niente, conclusi.
«Lavorerò con Eilis» spiegai ad Harry.
«Ma è stupendo!» esclamò lui entusiasta, «mica te la volevi fare?»
Lo osservai serio per alcuni secondi prima di scoppiare a ridere, «ma l’avevo detto così tanto per! E’ carina ma non è il mio tipo. E’ troppo... Troppo» conclusi.
«Appunto, allora chissà com’è a letto!»
Scossi la testa, «puoi smetterla per almeno un secondo di pensare solo a quello?»
Harry annuì serio, «okay.»
«E poi è illegale avere relazioni con i colleghi di lavoro» affermai.
«Illegale?» ripeté Hazza incredulo, «cos’è questa? La nuova legislazione irlandese firmata Niall Horan?»
Scoppiai a ridere nel sentire quelle parole, «no ma è come se lo fosse. Pensa che brutto, magari succede qualcosa, non va tutto per il verso giusto e te la devi subire tutti i giorni per mezza giornata. Da suicidio.»
Harry ci pensò su un attimo, «in effetti hai ragione» osservò. «Ma hai accettato?»
Annuii, «è un negozio di dischi, meglio di così si muore.»
«Vende anche videogiochi?»
«Non credo, perché?»
«Cazzo, tra due settimane esce il nuovo Call Of Duty e potevi prendermelo in anteprima» borbottò Harry cupo.
Lo guardai senza sapere se ridere o piangere, «tu devi fare qualcosa. Da quando sei qua sei diventato dipendente dai videogiochi e dalle ragazze. Anzi, solo dai videogiochi visto che di ragazze non ne hai portate a casa neanche una.»
Harry sussultò, lo avevo colpito nel profondo del suo ego ma gli ci voleva una svegliata. Stava diventando un vegetale che dormiva, mangiava, andava in bagno, poltriva sul divano e nei weekend usciva a bere per poi ricominciare la settimana: mangiare, dormire, giocare eccetera.
Gli ci voleva una svegliata, non per forza un lavoro visto che non lo voleva ma almeno una ragazza o qualcosa che lo motivasse ad uscire di casa non solo per i panini della Spar o il caffè di Starbucks.
«Stai diventando un nerd» conclusi.
«Sono in ferie» ribatté lui a tono.
«E’ quasi un mese che sei in ferie.»
«E allora? Posso starci anche un anno se voglio, i soldi non mi mancano.»
«Ma non è questo il punto!» Alzai il tono della voce allargando le braccia, «guardati! Non fai altro che mangiare, dormire e giocare alla Play Station, ti è cresciuta pure la pancia!» dissi, alzandogli leggermente la maglietta.
Harry strabuzzò gli occhi abbassando lo sguardo, «sul serio?»
Annuii deciso, «ma non vedi scusa? Tra un po’ dovrai comprare i pantaloni di una taglia più grande!»
Sul suo viso di fece spazio un’espressione di orrore misto a paura, in realtà non era ingrassato poi così tanto ma probabilmente se glielo dicevo io Harry ci credeva e se quella era l’unica soluzione per farlo smuovere un po’ allora andava bene anche qualche piccola bugia.
«Oddio Niall trovami un lavoro» disse deciso Harry quasi terrorizzato.
«Farò del mio meglio» gli risposi sorridente, mentre lo guardavo tastarsi la pancia con un dito e scrutarla a fondo come per cercare di capire quanto si era ingrossata.
Sorrisi mentre mandai un messaggio a Neev: “I neuroni di Harry si sono svegliati dal letargo, riesci a trovare un impiego anche a lui?”

-

 

Sto capitolo fa un po' schifo, lo so, e non aggiorno da tipo una settimana çç
Il fatto è che speravo di ricevere un po' più di recensioni invece sembra che più andiamo avanti più si va indietro... Va bè. Pensavo che la storia avrebbe riscosso più successo, diciamo, perché a me piace, solitamente mi piacciono poco le cose che scrivo ma questa... Boh, ci sono rimasta un po' male. Ecco.
Comunque essendo già finita tanto vale postare, per quei pochi che la apprezzano :)
Ah, un'altra cosa! Il capitolo è cortissimo ma tipo che quando ho aperto Word e l'ho visto anch'io ci sono rimasta male. Non ricordavo fosse così corto oò AHAHAHAH
No dai, aggiornerò tra un paio di giorni, prometto.
Grazie ai pochi ma buoni che seguono la storia :D
Jas


 



«Sei sempre la solita. Attenta a non stuprarmi Niall lunedì.»


____________________


 


 

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Capitolo 8
*** Neev ***






8. Neev

 
 
 
Quando avevo accettato di trovare un lavoro a Niall, non avevo detto di essere un ufficio collocamento, ci mancava solo che anche i restanti 3/5 dei One Direction sarebbero arrivati da me a chiedere se potevo trovare loro qualche impiego.
Cominciai a scarabocchiare sul quaderno degli appunti ancora mezzo vuoto mentre il professore continuava a spiegare tranquillamente.
Quando, parlando con la mia datrice di lavoro, le avevo detto che Harry Styles dei One Direction cercava qualcosa da fare era letteralmente andata fuori di melone. Lo voleva a tutti i costi, era convinta che avere un ex componente di una band – soprattutto se della più famosa band inglese di quei tempi – che lavorava nel suo negozio avrebbe attratto molti clienti ma fortunatamente, non so nemmeno io come, ero riuscita a dissuaderla da quell’insana idea che le aveva attraversato la mente per un quarto d’ora circa.
Va bene che Harry era il migliore amico del mio migliore amico, ma lavorarci anche insieme... No.
Mi era andata bene che da Eilis avevano ancora bisogno dato che sia Niall che lei erano part-time, con un’altra persona sarebbero riusciti a coprire alla perfezione i turni senza lasciare Harry da solo il che sarebbe stato come tirarsi la zappa sui piedi.
In realtà non avevo mai visto nemmeno Niall lavorare ma già solo dall’atteggiamento mi sembrava molto più spigliato e volenteroso di Harry che dormiva in piedi.
Quando vidi i miei compagni di corso raccattare le loro cose, feci lo stesso e mi affrettai ad uscire dall’aula. Non stavo facendo proprio niente in quel periodo, non seguivo in classe né recuperavo a casa, mi sarei dovuta mettere sotto al più presto se no gli esami sarebbero stati una strage, pensai.
L’università brulicava di gente come al solito, il cortile invece di turisti. Non capivo cosa ci trovasse la gente in quel posto, certo, era un bell’edificio ma il cortile era semplicemente... Un cortile.
Alzai le spalle mentre sorpassavo anche il cancello e mi ritrovavo sul marciapiede. Quel giorno stranamente in cielo non c’era nemmeno una nuvola e dato che non avrei lavorato, decisi di andare a fare un giro nel parco non molto distante da lì. Attraversai la strada e mi ritrovai quasi subito nella zona pedonale, piena solo di negozi, che mi affrettai a superare. Quella via era una delle più belle di Dublino, soprattutto la domenica dato che chiunque avesse qualche abilità si piazzava sul ciglio della strada e si esibiva. C’erano giocolieri, mimi, band improvvisate di ragazzi che cantavano, violinisti, chitarristi, di tutto. E molti di loro erano davvero bravi. Amavo stare lì ad ascoltarli ma di martedì c’era ben poco da sentire.
Raggiunsi velocemente il parco e mi immersi nel verde, avvicinandomi al laghetto che sorgeva al centro. Mi sedetti su una panchina e presi dalla borsa il panino che mi ero preparata quella mattina. Cominciai a sbriciolarlo un po’ e a darlo in pasto ai piccioni, non avevo molta fame.
Nel giro di pochi minuti fui letteralmente circondata, sussultai quando uno si appoggiò sullo schienale della panchina su cui ero seduta, a pochi centimetri da me.
«Neev!» sentii qualcuno chiamarmi.
Mi voltai, scorgendo la figura di Eilis in lontananza.
«Mi sembri la tipa strana di “Mamma Ho Perso L’Aereo Mi Sono Smarrito A New York”, mica parlava coi piccioni?»
Risi alle sue parole, «non ne ho idea, non guardo quel film da anni.»
«Quest’anno dovremmo farlo» osservò lei, sedendosi accanto a me.
Annuii, «niente lezioni neanche oggi? Non ti ho vista...»
Lei scosse la testa, «mi puoi prestare i tuoi appunti?» domandò, con un sorriso che le andava da un orecchio all’altro.
«Mi dispiace per te ma non li ho presi, non ho ascoltato una parola del professore» dissi, stringendomi nelle spalle.
Eilis mi guardò in silenzio per alcuni secondi prima di sospirare e appoggiare la schiena alla panchina.
«Eh, Neev, Neev...»
Mi voltai a guardarla confusa.
«Chi c’è nella tua testolina perché tu non prenda appunti?»
Avvampai a quelle parole, «nessuno» mi affrettai a dire.
Il che era vero, avevo fatto dei pensieri generali sulla mia vita e... Tutto il resto. Il lavoro, persino la scuola, Niall, la storia dell’ufficio collocamenti, Harry. Due ore erano state più che sufficienti.
«Sicura?»
Eilis si avvicinò a me scrutandomi attentamente ed io arretrai, «sicurissima.»
Lei tornò alla posizione di prima, «okay» disse tranquilla, e io mi rilassai.
«Comunque ho chiesto alla “capa” per i tuoi amichetti, c’è anche un’altra tizia che ha assunto, io e lei facciamo i turni di pomeriggio e loro alla mattina. Dovrebbe essere sempre così salvo stravolgimenti vari.»
Annuii, «glielo dirò.»
«Ad eccezione di lunedì che la tizia sarà alla mattina con Harry e io il pomeriggio con Niall... Non voglio lavorare con quell’altro scemo io» borbottò.
Scoppiai a ridere, «guarda che non è poi così male» cercai di spiegare.
Eilis strabuzzò gli occhi, «stai scherzando spero!»
Scossi la testa timorosa della sua reazione, «no davvero, dovresti sforzarti di conoscerlo.»
«Non ci tengo grazie» disse lei tutto d’un fiato, «mi fido.»
Risi scuotendo la testa, «come sei malvagia» la presi in giro, «l’altra sera ci sono uscita insieme, cioè, con anche Niall, s’intende» mi affrettai a chiarire, «e quando non è intento a vangtarsi di sé stesso o prendere in giro gli altri credendosi divertente, può essere anche sopportabile.»
Eilis alzò gli occhi al cielo, «allora farò uno sforzo a non essere proprio così acida e malvagia con lui, ma non ti garantisco niente. Okay? E poi dì ai tuoi amici che sono io che do loro la paga, quindi devono comportarsi bene se vogliono essere remunerati.»
Scoppiai a ridere appoggiando la schiena alla panchina sulla quale eravamo sedute, «non credo che a loro servano poi così tanto quei soldi, con quello che sono abituati a prendere poi.»
Lei alzò le spalle prendendo dalla borsa una busta di tabacco, «sì ma non credo che a nessuno piaccia lavorare gratis. E se a loro proprio quei soldi non servono potrebbero darli in beneficienza tipo a... Me, che ne ho davvero bisogno.»
Risi, Eilis che si lamentava costantemente per essere senza soldi era uno spasso, soprattutto perché in realtà non era così. Non che annegasse nell’oro, ma sopravviveva più che bene, un po’ con ciò che guadagnava e un po’ con l’aiuto dei suoi. Come me d’altronde, e come la maggior parte dei ragazzi che da ogni parte dell’Irlanda si trasferivano a Dublino per continuare gli studi.
«Me ne offri una?» domandai speranzosa, alludendo alla sigaretta che Eilis si stava facendo, «le ho finite.»
Lei mi guardò in cagnesco mentre rollava il drum, l’unica cosa su cui era più che gelosa erano le sue sigarette. E le davo ragione, con quello che costavano.
«Ho appena finito di dire che sono al verde e tu cerchi di scroccare?» mi accusò.
«Dai, quando le compro te ne do due» le dissi, per cercare di persuaderla.
Eilis sorrise, porgendomi il drum appena fatto.
«Allora, com’è Ruairi?» le domandai, cercando l’accendino nella borsa.
Lei alzò le spalle chiudendo l’altra sigaretta che si era fatta per sé e portandosela alle labbra, «non male. E’ ordinato e tranquillo, a parte quando si mette a cantare e a ballare per casa perché deve provare.»
Strabuzzai gli occhi, «e come fa? Quel posto sembra un bunker da quanto è piccolo.»
«Non ne ho idea, ma la mattina si alza sempre dieci minuti prima di me e mi lascia il caffè caldo quindi diciamo che si fa perdonare.»
Sorrisi, «ma… Niente?» le chiesi, guardandola insistentemente.
Lei ricambiò lo sguardo socchiudendo leggermente gli occhi, «ah! No, credo sia gay» borbottò poi corrucciata, «altrimenti un pensiero lo avrei fatto.»
Sospirai, «è sempre così, i ragazzi un po’ accettabili o non esistono o sono gay.»
«Però l’altro giorno l’ho visto nudo» esultò Eilis battendo alcune volte le mani.
«Davvero?»
«Cioè, gli ho visto il sedere perché si stava vestendo con la porta socchiusa ma dava di spalle» spiegò.
Scoppiai a ridere immaginandomi la scena, quel povero ragazzo in camera che si veste ed Eilis che lo sbircia.
«Sei una porcona!» la presi in giro.
«Non è vero! E’ lui che ha lasciato la porta aperta, io sono solo passata davanti per caso e ovviamente ho dato una sbirciatina» si giustificò.
Scossi la testa incredula, «sei sempre la solita. Attenta a non stuprarmi Niall lunedì» la presi in giro.
«Ma chi lo vuole quello? Te lo regalo» borbottò Eilis, facendo un ultimo tiro dalla sigaretta prima di buttarla per terra, spegnerla sotto il piede ed alzarsi.
«Ehi!» la ripresi, «guarda che è un bel ragazzo!»
Mi alzai a mia volta e la seguii fuori dal parco.
«Allora perché non te lo fai tu?» mi domandò lei.
M’irrigidii a quell’insinuazione, «è il mio migliore amico! E poi non è il mio tipo, però non puoi nemmeno dire che è da buttare via!»
Eilis ci pensò un po’ su, «beh in effetti hai ragione, però non fa per me. Troppo... Contagiato dal successo» concluse poi.
Ci pensai su un attimo, Niall non era per niente “contagiato dal successo” anzi, semmai quello era Harry, però decisi di non dire niente.
«Io devo andare a lavorare, ci sentiamo!» mi disse poi Eilis abbracciandomi prima di attraversare velocemente la strada dato che il semaforo era arancione.
La guardai sparire in mezzo alla folla prima di incamminarmi anch’io verso casa.
 
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Oddio ragazze scusaaaate! çç
Vi giuro che volevo aggiornare ieri ma non mi è MAI andato il wifi – non so perché – e quindi non potevo postare çç
Adesso sono da mia zia, le ho detto che mi servono delle robe di scuola da internet (?) e le sto scroccando il wifi quindi sono un po' di fretta :) Voi resistete ancora un capitolo che poi la storia entrerà nel vivo ;) Anzi, qualcosa succederà anche nel prossimo uù Spero che intanto vi sia piaciuto leggere un po' di Neev e Eilis ma soprattutto che Eilis vi sia diventata almeno un peliiiino più simpatica. Dai, non potete odiarmela! Io la adoro! HAHAHAHA
Ah, un’altra cosa! Nonostante la storia sia praticamente già finita (mi manca la conclusione) non so se riuscirò a postare regolarmente perché tra la scuola (cominciano già a scassare per gli esami e a caricarci di compiti -.-), poi a postare ci metto un attimo che devo rileggere, aggiungere la gif, lo spoiler e tutto l’ambaradam e io voglio fare le cose per bene uù
A parte questo... Niente, grazie mille per le recensioni allo scorso capitolo, siete più che stupende <3 E scusate ancora, questo fine settimana aggiorno, giuro!
Jas


 



«Sei libera stasera?»

(la gif fa un po' cagare - non nel senso che Niall è brutto ma non mi sembra addicersi alla situazione - ma
Tumblr si è impallato e l'Agata mi fa pressa quindi accontentatevi HAHAH)


 

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Capitolo 9
*** Niall ***






9. Niall 

 
 
 
Guardai ancora una volta l’edificio che avevo davanti per essere sicuro di non aver sbagliato posto ma quanti negozi di cd avrebbero potuto esserci in quel vicolo? Inoltre se Harry non aveva avuto difficoltà quella mattina nel trovarlo allora, quasi sicuramente, non ne avrei avute nemmeno io. Quando aprii la porta del negozio e trovai Eilis dietro al bancone fui certo di essere nel posto giusto.
«Ciao!» la salutai, togliendo gli occhiali che indossavo per riparare gli occhi dal pallido sole di settembre e facendole alzare il viso da un foglio che stava leggendo.
Eilis mi sorrise educata ricambiando, prima di alzare lo sguardo verso un orologio appeso al muro alla sua sinistra. «In perfetto orario» proclamò.
Annuii fiero di me stesso seguendola come mi aveva fatto cenno di fare.
«Sei fortunato» mi disse, prendendo uno scatolone e appoggiandolo sul bancone. «E’ appena arrivato un ordine, qui dentro ci sono dei cd, devi metterli a posto sugli scaffali e... Basta.»
Annuii osservando tutti i dischi che avrei dovuto sistemare.
«Ah, i cantanti sono messi in ordine alfabetico.»
«Va bene» dissi, prendendo in mano alcuni cd e mettendomi subito al lavoro.
Eilis prese alcuni poster di alcune nuove uscite e li appese al vetro della porta del negozio, poi andò al computer e mise un po’ di musica.
«Ti piacciono i Coldplay?» domandai, sentendo le prime note di Fix You diffondersi nell’aria.
«Abbastanza...» disse lei, tornando al foglio che stava guardando quando ero entrato.
Continuai il mio lavoro in silenzio dato che, anche per un chiacchierone come me, era difficile fare conversazione. Avrei preferito avere un collega diverso, sapevo che con me Eilis sarebbe stata silenziosa nonostante – stando a sentire quello che mi raccontava Neev – non fosse per niente così di carattere
Alzai lo sguardo per guardarla, notando che anche lei mi stava osservando.
«Lavori svelto» disse, come per giustificarsi, «fai pure con calma altrimenti non so che farti fare.»
Alzai le spalle, «piuttosto faccio veloce quello che devo fare e poi cazzeggio per resto del tempo» spiegai, sorridendole.
Lei fece per ribattere ma in quel momento un cliente entrò nel negozio così io continuai il mio lavoro e lei andò incontro al tizio. Si vedeva che era una tipa che sapeva il fatto suo, non cerava di mettersi in mostra né niente ma ciò che faceva, lo sapeva fare bene, come cercare di rifilare roba ai clienti. Parlava tranquillamente, con disinvoltura e mettendo a proprio agio le persone – in poche parole, il contrario di come si comportava col sottoscritto.
Il tizio con cui stava avendo a che fare a primo impatto sembrava un duro, se avessi dovuto indovinare i suoi gusti musicali così a prima vista avrei optato per Nirvana, Rolling Stones, Pink Floyd e roba del genere. Quando lo sentii chiedere dell’ultimo cd di Justin Bieber dovetti trattenere una risata. Cominciai a tossire fortemente per evitare di scoppiargli a ridere in faccia ma così non feci altro che attirare l’attenzione dei due. Feci finta di niente e diedi loro le spalle cercando di concentrarmi su cosa stavo facendo nonostante non avessi nemmeno idea di chi fosse il cd che avevo in mano.
«La prossima volta abbi un po’ più di discrezione» mi riprese Eilis non appena il tipo se ne fu andato.
La guardai confuso.
«La risata che hai trattenuto» spiegò lei divertita.
Le sorrisi, «tu avresti mai pensato che quel tipo lì ascoltasse Justin Bieber?» domandai.
Lei scoppiò letteralmente a ridere, «quando mi ha chiesto di lui stavo per morire, ma a differenza tua sono una grande attrice» si vantò.
Risi anch’io prendendo in mano gli ultimi cd rimasti e mettendo anche quelli a posto, prima di prendere lo scatolone vuoto e portarlo sul retro, dove Eilis mi aveva spiegato.
Tornai in negozio e mi sedetti su una sedia dietro il bancone, osservando la vetrina da cui si potevano scorgere le persone che passavano velocemente in strada.
La porta si aprì di nuovo, facendo entrare questa volta un ragazzino, che avrà avuto sui quattordici anni, con una chitarra in mano.
Lo salutai pronto a sentire di cos’aveva bisogno ma Eilis mi anticipò.
«Vorrei accordare questa chitarra» spiegò lui, porgendole l’oggetto.
«Mi dispiace ma noi vendiamo solo dischi...»
L’espressione del ragazzo s’incupì di colpo, «ah» mormorò palesemente deluso, «beh, grazie lo stesso» disse, accingendosi ad uscire.
«Aspetta!» lo fermai, alzandomi dalla sedia, «se vuoi posso vedere cosa si può fare.»
Eilis mi guardò confusa, «sai anche suonare la chitarra?»
Annuii, ma quella non sapeva proprio niente dei One Direction?
Non ero un granché, sapevo di non essere uno dei migliori ma me la cavavo e dovevo ancora sapere accordare una chitarra nonostante non lo facessi da tempo.
Il ragazzo mi diede lo strumento e cominciai a strimpellare tutte le note girando da una parte o dall’altra le manopole, in base al suono che veniva prodotto.
Sia Eilis che il ragazzo mi guardavano come incantati quando in realtà non stavo facendo niente di che. Suonai le prime note di Smoke On The Water giusto per vedere se suonava bene prima di porgere la chitarra al ragazzino.
«A posto» dissi.
Lui annuì prendendo dalla tasca posteriore dei jeans dei soldi, «lascia, siamo a posto così» lo fermai.
«Grazie mille!» mi sorrise, prima di andarsene.
Eilis mi guardava ancora sorpresa, senza proferire parola.
«Che c’è?» domandai.
«Devi suonarmi qualcosa, qualche giorno.»
Risi leggermente, «va bene, però mi serve una chitarra.»
«Se non sbaglio Celine ne ha una in mezzo a tutto il casino che c’è nello sgabuzzino, dovrei guardare.»
«Ma non so se lavoreremo ancora insieme...» osservai.
Eilis si mosse una mano davanti al viso, dando poca importanza alle mie parole.
«Stai tranquillo, si ammalerà prima o poi la tipa con cui lavoro.»
Scoppiai a ridere battendo una mano sul bancone quando il mio cellulare squillò. Era un messaggio di Hazza.
“Come va il lavoro? Questa sera dovremmo uscire a festeggiare!”
Sorrisi nel leggere quelle parole, per Harry ogni pretesto era buono per festeggiare ma forse quella era una delle poche volte in cui aveva ragione.
Gli risposi di sì, prima di rivolgermi ad Eilis.
«Sei libera stasera?»
Lei s’irrigidì, «perché?»
«Harry mi ha chiesto se vogliamo uscire per festeggiare il primo giorno di lavoro, se ti va di venire.»
«Ma è il vostro primo giorno di lavoro» osservò.
«Sì ma tu lavori con noi» ribattei.
Eilis ci pensò su un attimo, «non so...» borbottò.
«Dai! Lo dico anche a Neev, non fare la guastafeste!»
Lei sospirò assentendo poco convinta.
«Grande!» esclamai, alzando le mani al cielo in segno di vittoria.
In quel momento il telefono suonò di nuovo.
«Ah, usciamo anche a mangiare» la avvertii, leggendo il messaggio di Harry.
La vidi trattenersi dall’obiettare, era sorprendente quanto quella ragazza riuscisse ad essere scorbutica e cinica nei miei confronti, nonostante durante il pomeriggio aveva mostrato dei segni di cedimento a quel caratteraccio. Non era un segreto di stato che io e Harry non le stessimo simpatici – molto probabilmente più per il fatto che eravamo famosi e che facevamo parte di una band che aveva la fama di avere fan un po’ “bambinette” che perché fossimo poi così odiosi – ma un minimo sforzo da parte sua sarebbe stato gradito.
«Dai, sarà divertente» cercai di persuaderla, sforzando un sorriso.
Eilis arricciò il naso e fece una smorfia strana con la bocca – che probabilmente doveva essere un sorriso anche quello – prima di tornare a spuntare da una lista i cd che il corriere aveva portato quel giorno.
«Sai, dovresti cercare di essere un po’ più aperta nei confronti della gente nuova» buttai lì, un po’ sovrappensiero.
Ero consapevole del fatto che quello fosse un tentato suicidio, non ci avrei messo la mano sul fuoco che Eilis non mi avrebbe preso per il collo e strozzato con le sue stesse mani ma ero convinto che sotto quella scorza dura era una ragazza dolce e simpatica, dovevo solo farle capire che non c’era niente di male nell’essere gentile.
«Ma io lo sono» ribatté lei, con tutta la tranquillità di questo mondo, «solo che mi risulta difficile esserlo con le persone che mi urtano i nervi tipo il tuo amichetto che se ne va in giro con quell’aria da “io sono l’unico ad avercelo” neanche fosse Leonardo Di Caprio un paio d’anni fa che poi a quanto pare ha sbagliato a fare il trapianto di capelli dato che sembra abbia un nido di rondine in testa.»
Come non detto.
 
-

Eccomi!
Sono leggermente in ritardo, chiedo scusa ma in questi ultimi giorni sono stata piuttosto impegnata con la scuola. Oggi non ho fatto niente, ad eccezione di portare a spasso i cani ma quando sono tornata a casa e ho visto che i One Direction avevano pubblicato il video di Live While We're Young sono andata in febbre per un po' HAHAHAH
Voi che ne pensate? La canzone è carina, una cosa del tipo What Makes You Beautiful 2 La Vendetta ma io il video lo trovo meraviglioso. L'avete visto Niall? Dio mio, sembra uscito da Abercrombie *-* Harry è sempre lui ♥
Mi dispiace che non abbia una vera e propria strofa sua ma vabbè, ci sarà sicuramente nelle altre canzoni dell'album :)
Ma ora passiamo al capitooolooo!
Sono stra gasata perché il prossimo segnerà la svolta di tutto quindi voi recensite in tante così che io possa aggiornare prestissimo, sono curiosa di sapere le vostre reazioni perché la storia prenderà una piega un po' inaspettata :D
Che altro dire? Questo qua è un po' corto, lo so, ma le avventure di Niall e Eilis in negozio non sono finite, don't worry ;)
Fatemi sapere che ne pensate, siete stupende!
Jas



«Sei sicura?» mi domandò Harry.
Annuii, «sono sempre sicura di quello che faccio, io.»

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Capitolo 10
*** Neev ***







10. Neev
 
 

 
Stavo letteralmente congelando – come al solito – davanti a quel pub e la sigaretta che avevo appena fumato non era per niente servita a scaldarmi almeno un po’.
Mi strinsi nelle spalle guardandomi in giro, non mi aspettavo per niente di vedere Eilis dato che il ritardo per lei era un’abitudine ma almeno Niall ed Harry... Invece niente.
Mi strinsi ancora di più nella giacca che indossavo, quella sera avevo pure messo i jeans per evitare altre frecciatine di Harry ma era servito a ben poco. L’estate era davvero finita, pensai, osservando il cielo plumbeo di Dublino. Sempre che in Irlanda l’estate esistesse visto che era perennemente piovoso, ventoso, freddo, e chi più ne ha più ne metta. Pure in Agosto, se mettevi i pantaloncini per due giorni di fila dovevi ritenerti fortunato.
Fui tentata di farmi un’altra sigaretta quando vidi dei ricci a me famigliari avvicinarsi.
«Ciao!» mi salutò Harry leggermente affannato, sorridendomi come suo solito.
Ricambiai poco convinta, guardando alle sue spalle alla ricerca di Niall ma senza risultati.
«Arriva tra un po’» disse poi, capendo molto probabilmente cosa mi stessi chiedendo. «Non è arrivato a casa ma mi ha scritto dicendomi che aveva avuto un imprevisto al lavoro e che sarebbe arrivato al più presto.»
Aggrottai le sopracciglia confusa, «c’era anche Eilis con lui?»
«Probabilmente sì, credo...»
Annuii rabbrividendo di nuovo, «hai ancora freddo?» mi domandò Harry, apprensivo.
«Sì» borbottai controvoglia, mi avrebbe presa in giro di nuovo. Ci avrei scommesso.
«Vuoi che entriamo?» mi domandò invece, a mia sorpresa.
«Va bene» risposi, leggermente incerta, prima di seguirlo all’interno del pub.
Salimmo al piano superiore, dove si poteva mangiare, e ci sedemmo in un tavolo per quattro in attesa dei due dispersi.
Mi tolsi la giacca e appoggiai la borsa per terra, «puoi ricordarmi di prenderla quando ce ne andiamo?» chiesi poi ad Harry.
«Uhm, va bene» rispose lui confuso.
«E’ che ho la memoria che mi fa brutti scherzi» mi giustificai, il che era vero.
Ero convinta che il detto “la testa ce l’hai solo perché è attaccata al collo” l’avessero inventato pensando a me. Ormai avevo perso il conto degli iPod che avevo perso in giro, sul pullman, sull'aereo, uno sono convinta di averlo perso a casa ma ancora non l’ho trovato.
Harry prese la lista dei vini ed iniziò a leggerla attentamente, «ti piace il vino?» mi domandò, senza togliere lo sguardo dal foglio.
«Non troppo, più che altro non lo reggo» spiegai.
Lui sorrise, «non può non piacerti un buon Bordeaux.»
Arricciai il naso poco convinta e in quel momento si avvicinò il cameriere.
«Desiderate qualcosa mentre aspettate?» domandò.
«Vorremmo una bottiglia di Bordeaux» disse deciso Harry, guardandomi di sfuggita.
«Se non mi piace vedi» lo minacciai, non appena il cameriere si fu allontanato.
«Se non piace a te lo bevo io» sorrise.
«Sappi che se non ti reggi in piedi non ti aiuto, anzi, ti spingo giù per le scale» proclamai seria.
Harry scoppiò a ridere appoggiandosi allo schienale del divanetto su cui era seduto, «non sto scherzando» ribadii.
«Lo so, ma mi piace quando sei seria» mi punzecchiò.
Storsi la bocca, le sue parole valevano meno di zero per me. Quello lì era un marpione, era molto probabile che avesse un’agenda a casa, o un qualcosa, su cui scriveva tutte le frasi migliori da dire a una ragazza per rimorchiare ma con me non avrebbe funzionato.
In quel momento tornò il cameriere con in mano una bottiglia di rosso, mostrò l’etichetta ad Harry poi l’aprì con alcune abili mosse e ne versò un goccio nel suo bicchiere.
Lui fece girare il vino nel bicchiere e lo annusò prima di assaggiarne un po’, «perfetto.»
Il cameriere sorrise, finendo di riempire il suo bicchiere e poi passare al mio, mise la bottiglia in un contenitore con del ghiaccio e se ne andò.
«Perché hai assaggiato il vino se tanto sapevi già che era buono?» domandai.
Harry scoppiò a ridere, «si chiama bon ton» spiegò fiero, «o almeno credo. Comunque si fa sempre, di solito per essere sicuri che il vino non sappia di tappo.»
Inarcai le sopracciglia sorpresa da tutte quelle storie che stavano dietro ad una semplice bottiglia di vino, ne capivo ben poco. Io bevevo e basta. Anzi, con Eilis quando volevamo ubriacarci spendendo poco andavamo al supermercato e compravamo due bottiglie del vino che c’era in offerta e ce le scolavamo senza troppi complimenti dato che entrambe non lo reggevamo.
Harry alzò il bicchiere, «a cosa brindiamo?»
Ormai quella domanda era diventata una routine, avrei dovuto seriamente cominciare a fare una lista con tutti i possibili brindisi da fare così quando ne avessi avuto bisogno l'avrei usata.
Presi in mano il mio bicchiere osservando il liquido quasi nero muoversi all’interno, «non ne ho idea.»
Alzai lo sguardo incrociando gli occhi verdi di Harry, sentii un lieve, quasi impercettibile, brivido lungo la schiena. Mi osservava così... Intensamente. Sembrava volesse mangiarmi con gli occhi. Però dovevo ammetterlo, aveva un certo effetto. 
«Mica dovevamo festeggiare il tuo nuovo lavoro?» chiesi poi, smettendo di pensare a certe baggianate.
«Sì ma quello lo brinderemo dopo, con Niall. Ora brindiamo a...»
«Non possiamo solo bere?» osservai.
Harry rise, «hai ragione, allora brindiamo a noi due» buttò lì facendomi l'occhiolino, «visto che ci siamo appena conosciuti.»
Ci pensai un po’ su, in realtà il suo ragionamento non faceva una piega, anche se in quel momento m’importava ben poco. Avevo davvero sete.
«Allora a noi due!» esclamai, facendo scontrare i nostri bicchieri prima di bere un lungo sorso di vino.
«Com’è?» mi domandò subito Harry, curioso.
Dovevo ammettere che non era niente male ma non avevo intenzione di dargli ragione. Era già abbastanza sicuro di sé senza i miei complimenti.
«Niente di che» farfugliai, con sufficienza.
Lo sguardo di Harry si spense, deluso e sorpreso allo stesso tempo. «Davvero non ti piace?»
Annuii, tuttavia bevendone un altro sorso, «a sentirti parlare sembrava chissà che ma a me questo sembra il vino che bevo con Eilis per ubriacarmi» continuai a infierire.
Harry aprì la bocca incredulo senza tuttavia dire niente, troppo scioccato dalle mie parole.
«Io…» farfugliò senza sapere cosa dire e concludendo bevendo un altro sorso di vino.
Il cameriere tornò portandoci patatine, arachidi, salatini ed altre cose da mangiare in attesa che Eilis e Niall arrivassero. Guardai l’ora, erano passati più di trenta minuti ormai. Presi il telefono e mi alzai, «vado a chiamare Eilis» avvertii Harry prima di uscire.
Rispose quasi subito, «Neev?»
«Sì, dove sei?»
La sentii sospirare, «ho perso le chiavi del negozio e Celine era fuori città, dobbiamo aspettare che ritorni per chiudere ma ora che si sveglia quella lì…»
Era palesemente scocciata, sospirai. «Non sai tra quanto arrivate?»
«No, ma io direi di lasciare perdere. Non vale la pena stare lì ad aspettarci.»
«Ammettilo che sei contenta di non dover passare una serata con Harry» la presi in giro.
«Beh, in effetti preferisco stare col suo amichetto. E’ più sopportabile di quanto pensassi.»
Sorrisi nel sentire quelle parole, soprattutto perché sapevo quanto fosse costato ad Eilis pronunciarle. Testarda com’era erano ben poche le volte in cui si ricredeva in ciò che diceva.
«Allora ci sentiamo poi, salutami Niall!» la congedai prima di rientrare.
Quando raggiunsi Harry, aveva riempito di nuovo entrambi i nostri bicchieri e stava mangiando una manciata di patatine.
«Cos’ha detto?» domandò con la bocca piena.
«Di lasciare perdere, faranno tardi» spiegai, bevendo un sorso di vino.
«Allora ordiniamo da mangiare, no?»
Strabuzzai gli occhi, «veramente io sono già sazia» dissi.
«Stai scherzando? Stiamo facendo una sottospecie di aperitivo ora, io devo ancora mangiare!» si lamentò.
Ero tentata di lasciarlo lì a mangiare e andarmene ma infondo avevo un po’ di buonsenso anch’io così mi appoggiai al divanetto, «okay allora ordina che ti aspetto.»
«Tu non mangi?»
Scossi la testa, «non ho fame.»
Harry non se lo fece ripetere due volte, chiamò il cameriere ed ordinò una bistecca con una salsa strana.
«Vai all’università domani?» mi domandò, congiungendo le mani sul tavolo.
Annuii mentre prendevo in mano il bicchiere, «sì ma solo un’ora fortunatamente, poi però di pomeriggio lavoro.»
«Beata te, io devo alzarmi alle otto» borbottò Harry corrucciato.
«Non sei nemmeno al tuo secondo giorno di lavoro e già ti lamenti?» domandai.
Lui alzò le spalle, «sono stato praticamente obbligato a lavorare, io avrei volentieri continuato le mie ferie» spiegò con un sorriso malandrino.
Le sue due fossette che gli incorniciavano i lati della bocca fecero capolino, dovevo ammettere che in realtà erano piuttosto graziose. Gli conferivano un’aria un po’ sbarazzina e simpatica, gli donavano.
Lo osservai divorare la sua cena in pochi minuti, chiacchierando del più e del meno tra un boccone e l’altro. Scoprii che i suoi erano separati, che aveva una sorella più grande di nome Gemma e che prima di fare le audizioni a X Factor lavoricchiava in un panificio. Mi era ancora piuttosto difficile accostare il nome Harry Styles a lavoro – nel senso stretto della parola, non riferendosi quindi all’esibirsi su un palcoscenico e a fare un paio di autografi.
Tra un bicchiere di vino e l’altro mi ero rilassata anch’io e avevo iniziato a parlare, o meglio, straparlare. Gli avevo raccontato della mia famiglia, delle superiori, dell’amicizia con Niall e del mio “cambiamento” prima dell’università. Alla domanda “ce le hai le smagliature” gli ero scoppiata a ridere in faccia, rischiando di strozzarmi col vino. Quando ci alzammo dal tavolo il sole era già tramontato e mi ero resa conto di essere leggermente instabile nonostante indossassi le ballerine.
«Ce la fai?» mi chiese Harry, divertito.
Annuii, non ero ubriaca. E nemmeno brilla.
Ero in quella fase intermedia in cui ero ancora pienamente consapevole delle mie azioni, ero soltanto un po’ più disinibita e rilassata. Okay, forse ero brilla.
Cominciammo a camminare tranquillamente per le strade di Dublino, dirigendoci verso la fermata dell’autobus.
«Che numero devi prendere tu?» mi domandò Harry, fermandosi.
«Il 42, tu?»
Lui non rispose, «ti accompagno» disse semplicemente.
«Guarda che riesco ancora a tornare a casa da sola» borbottai.
«Non lo metto in dubbio, però ti accompagno lo stesso.»
Alzai le spalle, se insisteva non sarei stata di certo io a impedirgli di farlo.
In quel momento arrivò il pullman.
Mostrai il biglietto all’autista ed andai a sedermi in uno dei primi posti dato che dopo sole cinque fermate saremmo dovuti scendere.
«Abiti da sola?» mi chiese Harry, dopo che ebbe preso posto accanto a me.
Annuii, non gli avevo parlato dello strano “patto” con i miei, in realtà mancava solo quello poi avrebbe potuto scrivere la mia biografia.
«Sì, i miei mi pagano l’affitto a patto che io vada bene a scuola» spiegai, lui si limitò a ridacchiare. Gli tirai un colpo sul braccio, «che c’è di divertente?»
«A patto che io vada bene a scuola» mi scimmiottò, «sa tanto di bambina.»
Lo guardai scioccata, come osava prendermi in giro così?
«Scusa se io non so cantare e non guadagno sorridendo ad un obiettivo quanto guadagna un operaio in un mese!» lo ripresi, alzandomi dal posto dato che la prossima era la mia fermata.
Scesi dal pullman e Harry mi seguì, «scusa, non pensavo ti saresti offesa.»
Alzai le spalle continuando per la mia strada, non ero offesa, ero solo... Infastidita.
Non aveva idea del valore dei soldi, era stato tutto facile per lui, avrebbe potuto non muovere un dito fino alla fine dei suoi giorni con quello che aveva guadagnato in un paio di anni di carriera, se avesse voluto, e aveva la faccia tosta di ridere sugli sforzi che avevano fatto i miei genitori per potersi permettere di mandarmi a studiare a Dublino.
Non lo reggevo.
«Neev!» mi chiamò. Lo ignorai.
«Dai!»
Accelerai il passo ma lui mi raggiunse.
«Non volevo farti arrabbiare» continuò, dispiaciuto.
Mi fermai di scatto e lo guardai negli occhi per alcuni secondi senza dire niente. Sembrava sinceramente pentito di ciò che aveva detto, e vedendo quella faccia da cane bastonato che aveva non riuscii a fare a meno di sorridere leggermente.
Sospirai alzando gli occhi al cielo, «ti perdono solo perché sono un po’ bevuta» mi giustificai riprendendo a camminare.
Harry esultò, cingendomi le spalle con un braccio e attirandomi leggermente a lui in una sorta di abbraccio. Camminammo per alcuni minuti in silenzio e in quella posizione fino a quando non sentii una goccia d’acqua gelata cadermi sulla mano.
Alzai gli occhi al cielo vedendo soltanto uno spesso strato di nubi grigie che minacciavano pioggia, accelerai il passo sciogliendomi dalla presa di Harry.
«Quanto manca ancora?» mi domandò lui.
«Cinque minuti più o meno, se camminiamo veloce.»
La pioggerellina leggera che scendeva si trasformò in due secondi in un acquazzone pronto a slozzarci, cominciai a correre socchiudendo gli occhi, «sbrigati Harry!» lo spronai, non accorgendomi che era accanto a me e che teneva facilmente il mio passo.
«Dove dobbiamo andare?» mi chiese.
«Sempre dritto, sono il numero 16!»
Harry annuì prendendomi per mano e trascinandomi dietro di lui. Facevo fatica a stare al suo passo nonostante mi avesse qua di peso ormai; in meno di un minuto fummo davanti a casa mia, ormai entrambi bagnati fradici.
Trovammo riparo sotto il piccolo tettuccio che c’era davanti alla porta mentre cercavo con affanno le chiavi.
Eravamo praticamente appiccicati, facevo fatica a vedere nella borsa a causa della scarsa luce ma alla fine le trovai. Feci scattare la serratura e alzai lo sguardo verso Harry, con ancora il fiatone.
Lo guardai per alcuni istanti, non sapevo se era per colpa del vino o di che cosa ma quella sera lo trovai più carino del solito. Mi guardava con quella sua solita espressione un po' ammiccante, alcune goccioline d'acqua gli scendevano lentamente sul viso e i ricci bagnati gli cadevano quasi piatti sulla fronte.
Non mi presi nemmeno il disturbo di chiedergli se gli andava di entrare o altro, presi il suo viso tra le mani e lo baciai con trasporto. Non sapevo cosa mi prese, in quel momento mi andava e basta. Ed ero certa che lui ci sarebbe stato. Li conoscevo i tipi come Harry nonostante non avessi mai sfiorato uno con un conto in banca del genere.
Nonostante l’insicurezza iniziale, notai con piacere che ricambiò, così lo trascinai in casa. Buttai la borsa e la giacca in un angolo e guardando a malapena dove stavo andando raggiunsi la camera. Senza staccarmi nemmeno per un secondo dalle sue labbra cercai con fatica la maniglia della porta ma Harry mi prese in braccio e la aprì lui per me.
Mi adagiò con delicatezza sul letto riprendendo a baciarmi con più passione. Eravamo entrambi fradici, bagnati come due pulcini e il suo corpo a contatto col mio mi causava i brividi dal freddo. Cominciai a sbottonargli la camicia mentre lui faceva scorrere le mani sotto la mia maglietta. Ci liberammo dei vestiti in pochi secondi rimanendo soltanto con l’intimo, mi presi lo sfizio di ammirare Harry Styles in boxer davanti a me prima di impossessarmi di nuovo delle sue labbra con avidità. Gli passai una mano tra i capelli, lo sentii sorridere e mi tolsi lo sfizio di accarezzare quelle adorabili fossette mentre sentivo la sua mano salire sulla mia gamba fino a sfiorarmi l’elastico degli slip.
«Sei sicura?» mi domandò, con le labbra sulle mie e il respiro leggermente affannato.
Annuii, «sono sempre sicura di quello che faccio.»
 
-

Eccomi!
Chiedo scusa per il ritardo nel postare ma non avevo proprio voglia ahahaha
Però come dice il proverbio, l'attesa aumenta il desiderio, ma alla fine il fantomatico capitolo è arrivato! Che ne pensate? Vi prego fatemi sapere, vi scongiuro, perché ci tengo tantissimo, per questo capitolo in particolare visto che non è il mio genere di cose! Odio le fan fiction sui One Direction a rating rosso, soprattutto quelle che sembrano dei porno da quattro soldi e vi avverto già che qua non ci saranno mai descrizioni dettagliate o roba simile perché 1 - mi vergognerei da morire e 2 - sono impedita in ste cose, non saprei mai cosa scrivere :)
Detto ciò, niente, spero di non avervi annoiate visto che il capitolo è abbastanza lungo ma credo di avere recuperato quelli scorsi che invece erano un po' cortini. Da qua le cose cominceranno a movimentarsi, e la storia entrerà nel vivo.
E... Niente, recensite vi scongiuro :D
Il prossimo - per la felicità dell'Agata - sarà dal punto di vista di Eilis, vedrete che sarà una ragazza adorabile! hahaha
Grazie per avere aggiunto la storia tra le seguite/ricordate/preferite, siete meravigliose.
Jas



 



«Si da il caso che il mio biondo sia naturale caro il mio Horan, la mia mamma è svedese e mi ha donato uno splendido colore di capelli che fa invidia a chiunque. Te compreso. Rassegnati.»

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Capitolo 11
*** Eilis ***






11. Eilis

 
 
 
Se c’era un Dio, questo si era completamente dimenticato di me. Ne ero certa.
Non era possibile che io avessi perso le chiavi del negozio in cui lavoravo da più di un anno. Insomma, le portavo sempre con me, a volte persino nei weekend e mi ritrovavo un po’ bevuta con le chiavi in tasca senza averle mai perse. E poi?
Erano sparite nel nulla.
Lanciai uno sguardo a Niall, accanto a me. Forse era colpa sua, non credevo che me le avesse prese – non mi sembrava il tipo, ma forse che la sua presenza fosse una specie di porta sfortuna.
Scossi la testa con l’intento di cacciare via quei pensieri poco sensati e andai al computer alla ricerca di una canzone carina da mettere. Almeno eravamo dentro il negozio, il che significava avere a disposizione qualunque cosa da ascoltare.
Ci pensai su un attimo quando mi balenò in mente un’idea grandiosa.
«Hai voglia di suonare?» domandai a Niall.
Lui mi guardò sorpreso dalla mia richiesta, «se hai una chitarra…»
Annuii alzandomi e andando nello sgabuzzino alla ricerca di quella che avevo visto un giorno. Ero certa che Celine ne avesse una dato che mi era capitata tra le mani una volta mentre cercavo di porre fine al disordine che sembrava regnare sovrano in quella stanza. Dopo alcuni minuti vidi lo strumento in cima a uno scaffale.
«Niall!» lo chiamai, «eccola lì» dissi poi, indicando la chitarra poco più in alto di noi.
«Hai una scala?» mi domandò.
Scossi la testa, «no, come facciamo?»
«Se ti prendo sulle spalle ci arrivi?»
Lo guardai sorpresa, «io non ti salgo sulle spalle» dissi poi, decisa.
«Dai, non ti faccio cadere!»
«No» ribadii decisa, «se cado muoio.»
Niall scoppiò a ridere, «dai non fare la fifona, non sei la prima persona che prendo sulle spalle e ti posso rassicurare che sono ancora tutti vivi e vegeti.»
Lo guardai seria, sembrava piuttosto sicuro di sé e nel caso mi avesse fatta cadere avrei potuto vendicarmi comunque.
«Okay» cedetti, sospirando.
Niall si aprì in un sorriso, «sali sul bancone così riesco a prenderti meglio» spiegò, tornando in negozio.
Obbedii, ero instabile già prima di salirgli sulle sue spalle ma alla fine, facendomi coraggio, ci riuscii.
Niall mi teneva per le gambe mentre io ero in bilico, «se mi fai cadere ti uccido» precisai, giusto per essere sicura che lo sapesse.
Lui rise.
«Non ridere!» lo ripresi spaventata, «che poi ti muovi tutto e io finisco per terra.»
«Okay scusa.»
Alzai gli occhi vedendo la chitarra poco sopra di me, allungai la mano incerta e sfiorai una corda, «è troppo in alto» mi lamentai, agitando il braccio per aria nel vuoto.
«Prova di nuovo, tirati un po’ su. Ti tengo» mi spronò Niall.
Lo guardai un attimo, nonostante l’unica cosa che riuscissi a vedere era la sua testa bionda. Che poi non era nemmeno bionda bionda visto che gli si vedeva la ricrescita.
«E’ quello che sto facendo!» mi lamentai, riprovando senza molto successo.
Sospirai scocciata, quante storie per una chitarra. Quanto mai avevo avuto l’idea di fargliela suonare.
Alzai di nuovo il braccio verso lo strumento, questa volta allungandomi di più e tenendomi con l’altra mano allo scaffale. Riuscii a prenderlo.
«Ce l’ho fatta!» esclamai felice, agitandomi su di Niall.
«Smettila mi fai male!» mi riprese lui, «non sei una piuma!»
«Allora non dovevi prendermi sulle spalle!» gli risposi a tono.
«Allora tu non dovevi chiedermi di suonare la chitarra!»
Rimasi zitta senza sapere cosa dire, forse per la prima volta in vita sua aveva ragione.
Mossi la gamba sinistra cercando di scendere dalle spalle di Niall ma questa scivolò facendomi perdere l’equilibrio. Istintivamente mi aggrappai a lui, l’ultima cosa che volevo era cadere per terra, nonostante non avrei fatto chissà che volo dato che Niall non si poteva definire alto. Non riuscii a rimanere in piedi e caddi, trascinando con me il biondo.
«Ahia!» esclamai, non appena il io fondoschiena toccò il pavimento.
«Ma che fai?» mi domandò lui, preso alla sprovvista.
Gli tirai un colpo sulla spalla che lo fece gemere e feci una strana smorfia con la bocca.
«Potresti gentilmente non farmi mangiare i tuoi capelli tinti?» gli domandai acida, sputacchiando.
Niall si voltò di scatto verso di me fulminandomi con quegli occhi che non mi ero mai accorta fossero così azzurri, «tinti? Perché i tuoi cosa sono?»
Mossi la testa di scatto spostandomi una ciocca dietro le spalle, «si da il caso che il mio biondo sia naturale caro il mio Horan, la mia mamma è svedese e mi ha donato uno splendido colore di capelli che fa invidia a chiunque. Te compreso. Rassegnati.»
Lo sentii trattenere una risata e lo guardai di sbieco, «che c’è di divertente?» lo ripresi, seria.
«Niente niente» sghignazzò lui, «beh, non sarò biondo naturale ma almeno io sono ancora capace di scendere dalle spalle di qualcuno senza volare per terra» osservò, alzandosi e porgendomi una mano che io rifiutai categoricamente arrangiandomi da sola.
«Sei tu che non sei capace di stare fermo» proclamai, prendendo la chitarra che fortunatamente non aveva neanche un graffio e tornando in negozio.
Niall mi seguì continuando a ridere, quel ragazzo aveva qualche neurone mal funzionante, constatai. «Ora come minimo devi farmi una performance all’altezza di Jimi Hendrix» dissi.
Lui annuì ancora divertito e si sedette sul bancone cominciando ad accordare la chitarra, con gli stessi abili gesti che gli avevo visto fare quel pomeriggio.
Lo guardavo incantata, avevo sempre voluto imparare a suonare la chitarra ma avevo meno senso del ritmo di una scimmia coi piatti.
Cominciò a suonare un ritornello a me famigliare, ma che non riconobbi fino a quando non iniziò a cantare.
«Baby you light up my world like nobody else, the way that you flip your hair gets me overwhelmed but when you smile…»
«Ti prego no!» lo interruppi.
Quella canzone la conoscevo, anzi, era l’unica dei One Direction che sapevo visto che quando erano diventati famosi l’avevano messa su ogni stazione radio fino alla nausea.
«Perché? Non ti piace? Ah, forse preferivi the way that you flip your dyed hair gets me overwhelmed»
«Niall smettila!»
«You don’t know oh oh, you don’t know you’re…»
Mi tappai le orecchie, «basta!» esclamai ridendo. «Piuttosto canta Justin Bieber!»
«Va bene.»
Suonò alcune note prima di iniziare a cantare Baby, scoppiai a ridere tappandomi di nuovo le orecchie, «era per dire. Non c’è qualcosa di decente nella tua playlist?» chiesi.
Niall ci pensò un po’ su, «ti piace Jason Mraz?» annuii, e lui cominciò a suonare I’m Yours.
Per quanto fosse vecchia quella canzone la adoravo, era stupenda, soprattutto la versione acustica.
Alla fine della sua esibizione applaudii felice, «questa devo ammettere che era bella.»
Niall sorrise imbarazzato facendo un lieve inchino.
In quel momento sentii il mio telefono squillare, con uno scatto felino feci il giro del bancone e cercai di seguire il rumore della suoneria fino a quando non trovai il cellulare nella borsa.
«Neev?» dissi leggermente affannata, ma lei non parve accorgersene.
«Sì, dove sei?»
Sospirai, «ho perso le chiavi del negozio e Celine era fuori città, dobbiamo aspettare che ritorni per chiudere ma ora che si sveglia quella lì…» dissi scocciata, osservando Niall che strimpellava con la chitarra.
«Non sai tra quanto arrivate?»
«No, ma io direi di lasciare perdere. Non vale la pena stare lì ad aspettarci.»
«Ammettilo che sei contenta di non dover passare una serata con Harry» mi prese in giro Neev.
Alzai gli occhi al cielo, «beh, in effetti preferisco stare col suo amichetto. E’ più sopportabile di quanto pensassi» dissi, cercando di non farmi sentire da Niall, che in quel momento appoggiò la chitarra guardandomi sorridente.
«Allora ci sentiamo poi, salutami Niall!»
«Okay, e fai la brava» le raccomandai, riattaccando.
Niall continuava a guardarmi sorridente, «allora, chi è più sopportabile di quanto pensassi?» mi domandò, gongolando.
Alzai gli occhi al cielo, «nessuno...» non gli avrei mai e poi mai dato la soddisfazione di sentirsi dire quelle parole.
«Dai Eilis, non fare la bambina...»
Niall si avvicinò pericolosamente a me ed io arretrai istintivamente, andando a sbattere addosso ad uno scaffale stracolmo di cd.
«Non stavo parlando di te» proclamai risoluta cercando una via di fuga ma ero praticamente incastrata tra il muro, lo scaffale e il corpo di Niall.
Sentii il cuore battere velocemente, mi stava mettendo a disagio quel ragazzo, pensai.
«Ah no? E allora di chi stavi parlando?» insistette, avvicinandosi ancora di più a me quando non credevo fosse possibile.
«Io...» borbottai, avvampando come una bambina.
In quel momento la porta del negozio di aprì, era Celine. Niall balzò all’indietro velocemente e io ripresi a respirare regolarmente.
«Eilis!» esclamò, sembrava non essersi accorta di niente grazie a Dio.
Mi strinsi nelle spalle, «non ho idea di dove siano finite le chiavi» mormorai, con lo sguardo basso.
Celine si addolcì, per quanto fosse vecchia e stordita, era la donna più benevola del mondo, o almeno di Dublino. Mi porse le sue chiavi e mi sorrise lanciando un’occhiata veloce a Niall.
«Com’è andato il primo giorno di lavoro?» gli domandò.
Lui si passò una mano tra i capelli, spettinandoseli leggermente, «bene bene!» rispose entusiasta.
«Si è comportata bene Eilis?»
Il ragazzo mi lanciò un’occhiata rapida e l’unica cosa che volli in quel momento fu sprofondare, «benissimo» affermò poi, con un tono piuttosto ambiguo a mio parere.
Celine gli sorrise, prima di salutarci velocemente dicendo che aveva un appuntamento e andarsene. Molto loquace la tipa, pensai.
«Direi che possiamo andare anche noi» proclamai, girandomi le chiavi tra le dita.
Niall ridacchiò, «stai attenta a non perdere anche quelle!»
Gli feci una linguaccia e mi diressi fuori dal negozio, seguita da lui. Chiusi la porta ed abbassai la saracinesca chiudendola poi con un lucchetto, «è stato un incidente di percorso» ribadii per l’ennesima volta.
Sentii Niall ridere, era impossibile non riconoscere la sua risata così poco contenuta e... a mio malgrado, contagiosa. Mi morsi un labbro per non andargli dietro e misi le chiavi nella tasca della borsa, al sicuro.
«Allora, chi è più sopportabile di quanto pensassi?» domandò.
«Di nuovo?» gridai quasi, ormai esausta. Quel ragazzo era più insistente di... Non so che cosa, ma in quel momento lo avrei preso per il collo e strozzato con le mie stesse mani.
«Non ho ancora ricevuto una risposta» ribadì lui.
Mi passai una mano tra i capelli esasperata, «tu, Niall, tu! Tu sei più sopportabile di quanto pensassi, contento?»
Lo vidi sorridere soddisfatto, alzai gli occhi al cielo prima di incamminarmi verso casa.

-

Tadaaan! 
Eccomi qua, col primo capitolo dal punto di vista di Eilis :)
Spero che vi sia piaciuto, Niall è proprio una palla al piede quando vuole ma... Io questi due li adoro! HAHAHA 
Sono di poche parole oggi, voi però siate magnanimi e fatemi sapere che ne pensate, ci tengo davvero molto :)
Jas





«T’è piaciuto almeno?» 
 «Eccome! Ah, e per la cronaca... Niente smagliature.» 

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Capitolo 12
*** Harry ***






 

12. Harry

 
 
 
La luce che mi colpì in pieno viso mi fece svegliare di soprassalto, mi guardai intorno confuso non riconoscendo la stanza in cui mi trovavo come la mia. Un leggero mal di testa mi tartassava, mi passai una mano tra i capelli scostandomeli dagli occhi e solo allora mi accorsi della ragazza che dormiva beata accanto a me.
Mi ricordai immediatamente degli avvenimenti della sera precedente. La cena, il vino, la pioggia e infine... Beh, quello.
Sorrisi al pensiero di quella notte, dovevo ammettere che non era stata per niente male. Solo quando mi cadde lo sguardo sulla sveglia sussultai, erano un quarto alle nove e in quindici minuti sarei dovuto essere al lavoro. Balzai fuori dal letto, raccattando con fatica tutti i miei abiti, mi vestii in fretta e furia ed appoggiai la mano sulla maniglia della porta deciso a correre al lavoro. Mi voltai un’ultima volta ma osservando l’espressione beata di Neev non riuscii a trattenermi dal salutarla.
Mi avvicinai a lei inchinandomi sul bordo del letto. La osservai in silenzio: il respiro era rilassato, dormiva a pancia in giù con la schiena scoperta e la bocca leggermente aperta. Sorrisi quasi inconsciamente, aveva un’espressione piuttosto buffa. Le scostai i capelli dal viso e le diedi un leggero bacio sulla fronte. Lei si mosse lievemente e bofonchiò qualcosa a me incomprensibile, probabilmente stava sognando, e mi ritrovai ad immaginare cosa potesse esserci nella sua mente, se io o qualcun altro. Beh, probabilmente io, visto che quella notte l’avevamo fatto, e non solo una volta. Sorrisi al pensiero, poi mi ricomposi e mi ricordai che ero ancora in ritardo. Scattai in piedi come una molla ed uscii di casa. Corsi fino alla fermata dell’autobus, che quella mattina mi sembrava distante il doppio della sera prima, ed arrivai giusto in tempo per salire sul pullman che si dirigeva in centro. Mostrai l’abbonamento all’autista con ancora il fiatone e mi lasciai andare su un posto libero accanto ad una signora anziana, con il respiro ancora affannato.
Osservai il paesaggio fuori dal finestrino e mi ritrovai a pensare alla notte appena trascorsa, era stata completamente inaspettata ma allo stesso tempo divertente. Mi sentivo un po’ un cafone per essere scappato così di soppiatto ma infondo era il dovere che mi aveva chiamato, e che mi aveva risparmiato il così detto “imbarazzo del giorno dopo” come lo chiamavo io. Non che avessi fatto del sesso occasionale così tante volte da inventarmi dei termini specifici – o forse sì – ma l’esperienza mi aveva dettato che la mattina, la scelta migliore era svignarsela e congedare la fanciulla con un “ti chiamo io” chiamata che, nel 99% dei casi non sarebbe mai arrivata.
Con Neev era diverso, certo, avrei potuto anche non richiamarla mai ma infondo era lei che ci aveva provato con me. Forse ci avevo provato un po’ anch’io, ma il grosso – baciarmi, trascinarmi letteralmente in casa sua – era stata opera sua, quindi le cose erano un po’ diverse. Era amica di Niall e probabilmente, anzi, sicuramente, l’avrei rivista, cosa che complicava il tutto, ma avrei trovato una soluzione anche a quello. Infondo, ero un genio o no?
Non appena l’autobus si arrestò alla mia fermata, mi fiondai fuori dal veicolo e corsi tra le vie già affollate del centro, verso il negozio. Non seppi nemmeno io come, ma arrivai al lavoro soltanto con dieci minuti di ritardo e una tazza di caffè fumante in mano. Niall mi aspettava, con un’espressione indecifrabile sul viso, appoggiato al bancone. Gli sorrisi ma non ricambiò.
«Dove sei stato stanotte?» mi domandò, senza nemmeno salutarmi.
«Buongiorno anche a te!»
Mi ignorò. «Allora?»
Sospirai, non c’era motivo di mentire.
«Con Neev.»
Vidi la sua espressione indurirsi ulteriormente, sapevo che non avrebbe “condiviso” la scelta ma lei era grande e vaccinata, non era completamente sobria ma nemmeno così bevuta da non rendersi conto delle sue azioni e poi me lo aveva già detto: era solo sesso. Meglio di così si moriva, nemmeno io volevo qualcosa di più.
Niall non disse niente, si limitò a spostarsi di lì e ad andare nel retro.
Non cercai nemmeno di fermarlo o di giustificarmi, mi conosceva abbastanza bene da sapere com’ero fatto, quando avrebbe parlato con Neev e avrebbe capito che la pensavamo entrambi allo stesso modo sarebbe tornato il Niall di sempre, me lo sentivo.
Passammo tutta la mattinata nel silenzio più assoluto, interrotto soltanto dall’arrivo di alcuni clienti in negozio o da alcune domande indispensabili ma che riguardavano esclusivamente il lavoro del tipo “quanto costa questo o quest’altro cd?”
Stavo leggendo la track-list del nuovo cd dei The Script quando mi venne in mente che forse la maniera migliore per mantenere un rapporto sereno con Neev, vedere cos’era stata per lei quella notte e fare incazzare Niall il meno possibile, era scriverle un messaggio, scusandomi educatamente per essermela svignata come un ladruncolo.
Presi il cellulare e riflettei alcuni secondi prima di comporre il messaggio: “Stamattina ero in ritardo per il lavoro, è per quello che sono scappato!”
Osservai poco convinto ciò che avevo scritto, indeciso se mandare o no l’sms. Cancellai il punto esclamativo e lo rimpiazzai con un “:)” che mi ispirava di più.
La risposta non tardò ad arrivare, “Tranquillo, avevo sospettato. Buona giornata ;)”
Cosa voleva dire quel “;)”? Quell’emoticon non mi aveva mai convinto, mi aveva sempre dato l’aria di un significato nascosto, come un qualcosa di ammiccante, ma forse era solo un’interpretazione mia così non ci diedi troppo peso.
Notai con piacere, invece, che non c’era nessun rancore, anzi, magari era la volta buona che mi sarei trovato una scopamica degna di essere chiamata tale e che non nascondesse in realtà qualche strana mania come mi era già capitato in passato.
Riposi il cellulare in tasca ed andai da Niall, deciso a mettere in chiaro le cose.
«Mi spieghi cosa c’è che non va?» gli domandai, parandomi davanti a lui.
Lui mi ignorò, continuando a mettere a posto uno scaffale. Gli sfiorai la spalla per spronarlo a parlare e lui alzò lo sguardo fulminandomi coi suoi occhi azzurri.
«Cosa c’è che non va?» ripeté, leggermente alterato. «Ti avevo detto chiaramente di starle alla larga invece hai fatto di testa tua come tuo solito. Quando la smetterai di ascoltare sempre e solo te stesso?»
Lo guardai incredulo, «uno, tu non mi hai detto di starle alla larga. Mi hai detto che non le interessavo e come vedi non avevi ragione. Due…» ci pensai su un attimo, «non c’è un due.»
Niall alzò gli occhi al cielo, «il senso era quello. Poi mica stava antipatica pure a te? Da dov’è saltata fuori tutta quest’attrazione?»
«Ecco, hai detto bene! Attrazione» scandii bene l’ultima parola, «infatti è stato solo sesso Niall, ed è stupendo. Niente rimorsi o rancore, anzi, l’ho sentita cinque minuti fa e meglio di così non potrebbe andare. Io sono contento, lei è contenta. Dov’è il problema?»
Niall aprì la bocca pronto a ribattere ma alla fine non disse niente.
«T’è piaciuto almeno?» mi domandò poi, un po’ incerto.
Inarcai le sopracciglia, «eccome! Ah, e per la cronaca... Niente smagliature» gli feci l’occhiolino.
Niall scosse la testa tornando a concentrarsi sul computer.
«E te con Eilis come va?» gli domandai.
Alzò lo sguardo per guardarmi, confuso.
«Eilis?» ripeté, leggermente divertito.
Ecco, lo sapevo, gli era già passata. Era impossibile che io e Niall non ci parlassimo per più di una giornata, prima o poi qualcuno cedeva, eravamo troppo legati per mandare all’aria la nostra amicizia.
Annuii serio, «con Eilis non c’è niente» ribadì lui.
«Mi vorresti dire che ci hai passato tutto il pomeriggio e la sera e... Sei andato in bianco?»
«Non m’interessa» spiegò tranquillo lui, stringendosi nelle spalle. «Non mi chiamo Harry – se non lo infilo in un buco non sono contento - Styles»
Lo osservai ridendo più per il secondo nome che mi aveva affibbiato che per il resto. Com’era possibile che gli fosse così indifferente?
Prima diceva che lo “attirava” e poi non ci provava minimamente quando l’occasione gli si presentava su un piatto d’argento. O forse, semplicemente, non voleva dirmi niente perché sapeva che mi sarei complimentato con lui. Eccola la differenza tra di noi, sottile ma allo stesso tempo fondamentale: io non mi vergognavo di essere uno “sciupa femmine” e di essere alla perenne ricerca di qualcuno. Niall infondo era come me, soltanto che nascondeva alla perfezione questo aspetto del suo carattere. Ed era una cosa furba, dovevo ammetterlo. Con il suo carattere docile, allegro e simpatico attirava le ragazze più di una calamita col ferro.
Lasciai perdere la conversazione andando dietro al bancone a sedermi e appoggiando la testa su di esso.
Guardai l’ora sul telefono, ancora venti minuti e il turno sarebbe finito, non vedevo l’ora.
In quel momento il campanello posto all’entrata – che ci avvertiva dell’arrivo di qualcuno – suonò: era Eilis.
Mi alzai di scatto sorridendole esageratamente, «ciao!» esclamai. Ero piacevolmente sorpreso.
Lei ricambiò poco convinta prima di rivolgersi a Niall.
«Hai dimenticato questo» gli disse, porgendogli un plettro.
Osservai la scena in silenzio, senza in realtà sapere cosa dire. Lo sapevo che c’era sotto qualcosa che Niall mi stava nascondendo ma… Un plettro?
Li sentii confabulare qualcosa, ma nonostante il mio udito sviluppato non riuscii a capirne l’argomento ma solo qualche parola che non mi diede alcun indizio.
Non appena Eilis se ne andò fui addosso a Niall, «c’è qualcosa che devi dirmi?»
Lui sussultò, trovandomi nel giro di un secondo dietro di lui, assetato di notizie.
«Stai tranquillo! Niente di che…» borbottò, «mentre aspettavamo Celine mi ha chiesto se potevo suonare qualcosa, nello sgabuzzino c’è la chitarra così l’ho accontentata», si strinse nelle spalle tranquillo.
Continuai ad osservarlo per alcuni istanti prima di tornare dietro il bancone, era davvero sincero.
«Ma non ti attrae nemmeno un po’?» domandai.
Niall scosse la testa risoluto.
«Nemmeno un pochino-ino-ino-ino-ino?»
«Un pochino-ino-ino-ino-ino sì, nel senso che non è male però è un po’ strana. Mi spaventa.»
Scoppiai a ridere, «un po’? Secondo me a quella manca qualche rotella!»
Niall mi fulminò con lo sguardo, «senti chi parla.»
Gli piaceva, ne ero certo.
 
-

Eccomi qua! :D
Del tipo che domani ho la verifica di matematica e oggi non ho fatto nemmeno un esercizio ma mi sento pronta, posso farcela a prendere 5.75 sperando che la prof me lo arrotondi a 6 HAHAHAHA
Allora, non so che pensare di sto capitolo, è un po' di passaggio ma secondo me si capisce anche la mentalità di Harry, cosa mooolto importante per il corso della fan fiction secondo me. Poi magari col postare i capitoli per voi invece non servirà a niente e avrò fatto una figura di merda ma sono dettagli.
Comunque ho scoperto una cosa sconvolgente, tutti i capitoli della fan fiction (a parte alcuni) sono lunghi tipo come questo, anzi, anche un po' meno :o Vi giuro che ci sono rimasta malissimo! HAHAHA Ma vi spiego perché, avendo scritto la fan fiction al mare non avevo qua il mio solito computer che anche se è portatile è piuttosto pesante e ingombrante ma il Macbook, e non so se sia stata la risoluzione dello schermo o il Word della Apple o cos'altro ma lì i capitoli mi sembravano lunghi giusti invece vedendoli qua mi sono resa conto che sono corti oò
Vi giuro che ci sono rimasta di merda! Che palle çç
Ormai la fan fiction è finita, quando rileggo cerco sempre di attaccare là roba ma non verranno mai una roba esagerata quindi... Niente, volevo solo dirvelo uù
Che poi, nel leggerli finiscono così subito? Perché tipo io odio i capitoli corti, e non vorrei che voi provaste lo stesso leggendo i miei. Zio caro che ansia HAHAHA
Vabbè, fatemi sapere qualcosa che sono tipo in crisi esistenziale AHAHA
Alla prossima, che secondo me sarà Lunedì dato che nel fine settimana ho i coscritti (oddio che bello!)
Ah, e per la cronaca, giusto per farvi morire di curiosità, il prossimo capitolo è uno dei miei preferiti :)
Jas



 



«Beh...» Harry sospirò, «la storia con la Flack è vera, ma è stata l’unica ragazza più grande di me con cui sono uscito.»
«Ragazza?» ripetei.
«Donna» si corresse lui.
«Vorrai dire nonna!»


 

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Capitolo 13
*** Neev ***






 

13. Neev

 
 
 

Quando quella mattina mi affacciai alla finestra e vidi il cielo senza nemmeno una nuvola mi venne in mente una sola cosa: Malahide.
Andai in camera e mi vestii con abiti leggeri: un paio di pantaloncini e una canottiera, misi perònella borsa una felpa e un paio di jeans, dato che in Irlanda non si poteva mai sapere. Mandai un massaggio ad Eilis chiedendole cosa fossero i suoi programmi per la giornata ed anche a Niall. Quando –cercando nella rubrica –scorsi il nome di Harry, tentennai un po’.
Era da quella mattina in cui mi aveva detto che era scappato perché doveva andare a lavorare che non si faceva vivo, in realtà non avevo idea di come fossimo rimasti. Sapevo che per entrambi quella notte non significava niente visto che l’avevamo messo bene in chiaro, però, nonostante tutto, mi sembrava carino ed educato invitarlo cosìalla fine scrissi anche a lui.
Le risposte non tardarono ad arrivare, Niall mi disse che lavorava, Harry idem. Quest’ultimo però aggiunse che avrebbe staccato a mezzogiorno e mezzo. Lo presi come un “dopo mezzogiorno e mezzo possiamo andare”, guardai l’ora: erano le undici. Sarei potuta uscire a fare colazione e poi un giro in centro mentre lo aspettavo. Ero molto indecisa. Domandai a Niall se aveva voglia di andarci nel pomeriggio così da non rimanere da sola con Harry. La sua risposta fu affermativa, mi decisi a scrivere la stessa cosa ad Harry e anche lui accettò come previsto.
Eilis invece ormai l’avevo data per dispersa. O dormiva ancora oppure era uscita dimenticando il cellulare a casa come molto spesso faceva.
Presi la borsa ed uscii di casa stranamente di buon umore. Era il tempo che mi metteva allegria, dato che a Dublino si potevano contare sulle dita di una mano le volte in cui il cielo era così sereno e splendente. Mi fermai da Starbucks e ordinai una spremuta e un muffin, approfittando del wifi gratuito per controllare le e-mail e dare un’occhiata a Facebook. Quando nelle notizie della pagina iniziare scorsi la scritta “One Direction”non riuscii a trattenere la curiosità di sapere di che cosa si trattasse. Infondo non c’era niente di male, anzi, pensandoci bene non sapevo proprio niente riguardo alla band ad eccezione di alcune cose su Harry e Niall. Sapevo a malapena i nomi degli altri componenti e che avevano raggiunto il successo grazie ad X Factor. Conoscevo il loro singolo di debutto dato che era stato su tutte le radio nazionali per il primo periodo in cui era uscito e... Niente più.
Quando aprii la pagina il titolo dell’articolo parlava chiaro, probabilmente ci sarebbe stato un loro concerto per beneficenza. Luogo e data erano ancora da definire.
Osservai la foto dei ragazzi, doveva essere piuttosto vecchia dati i capelli molto piùcorti di Harry e i denti ancora leggermente storti di Niall. Cominciai ad aprire diversi siti collegati, che trattavano sempre articoli su di loro e dovetti trattenermi dal ridere nel leggere alcuni commenti delle fan del tipo “Harry ti amo, sei tutta la mia vita”, “senza di te non riuscirei a sopravvivere”e altre cose del genere.
Capivo l’essere fan di qualcuno dato che anch’io ero stata adolescente, anzi, ne ero uscita da ben poco, però certe cose mi sembravano a dir poco assurde.
Anch’io avevo una cotta colossale per Ed Sheeran e la sua voce, però per quanto lo adorassi non era la mia vita. Sarei sopravvissuta anche senza di lui nonostante ascoltassi le sue canzoni praticamente tutti i giorni. Tuttavia m’interessava ben poco della sua vita privata, lo avevo sentito in radio una volta per caso, mi ero incuriosita e avevo comprato il suo cd scoprendo alla fine che le canzoni erano una piùbella dell’altra. Non sapevo nemmeno se era fidanzato o che cosa quando lìmi ritrovai a leggere insulti nei confronti di quelle povere ragazze che stavano con Liam e Louis. In realtà, vedendo le foto delle ragazze non ispiravano simpatia nemmeno a me, una sembrava un barboncino e l’altra una bambolina di porcellana, perònon mi sarei mai permessa di minacciarle a morte come invece avevo letto.
Quando incappai in un articolo di alcuni anni prima su Harry e la sua presunta “ossessione” per le donne mature non riuscii a fare a meno di leggerlo. Era una cosa a dir poco assurda, ma piùche i fatti che raccontava l’articolo in sé, mi soffermai sui commenti delle fan che insultavano la povera Flack che ci era finita in mezzo.
Soltanto in quel momento mi resi conto che se fosse trapelata in giro la notizia di quello che era successo tra me e Harry probabilmente mi sarei trovata davanti a casa una marea di bambine arrapate armate di fucili e pistole. Trasalii al solo pensiero, in realtànon mi ero ancora capacitata del fatto di essere andata a letto con uno dei ragazzi più desiderati dalle teenager del Regno Unito, forse se avessi sparso la notizia in giro i miei followers su Twitter sarebbero diventati da dieci a centomila.
Lasciai perdere le mie fantasie e mi alzai dal tavolo uscendo da Starbucks. Mi resi conto che si era già fatto mezzogiorno e che la batteria del mio Blackberry si era quasi dimezzata.
Quando arrivai in centro decisi che sarei andata direttamente al negozio dato che in dieci minuti Niall e Harry avrebbero finito di lavorare. M’incamminai con passo tranquillo tra le vie, affidandomi esclusivamente al mio senso dell’orientamento e alla mia memoria visto che non andavo in quel negozio da sei mesi come minimo. Lo trovai con facilità, quella traversa a Henry Street non si dimenticava facilmente, con un centro commerciale a quattro piani di fronte.
Quando aprii la porta mi ritrovai gli occhi di Harry e Niall addosso. Il primo era al computer mentre il secondo con la chitarra in mano.
«Allora è così che lavorate?»li presi in giro, avvicinandomi.
Il biondo guardò l’ora, «in realtà abbiamo finito da un minuto» osservò, scendendo dal bancone e sparendo dietro ad una porta.
Guardai Harry leggermente in imbarazzo cominciando a dondolarmi da un piede all’altro senza sapere bene cosa dire. Grazie a Dio Niall tornò subito, con le chiavi del negozio in mano.
«Attento a non perderle»lo avvertii, uscendo dal negozio.
«Dovresti dirlo ad Eilis»rispose lui, abbassando la saracinesca e chiudendo tutto.
«Allora, andiamo?»
Niall guardò prima Harry poi me, passandosi una mano tra i capelli. «In realtàio mi sono dimenticato che oggi pomeriggio devo andare dal parrucchiere»spiegò.
Lo guardai senza parlare, non poteva uscirsene con una scusa peggiore.
«Dal parrucchiere?»ripeté Harry confuso, «ma se ci sei andato due settimane fa?»
«Sì ma... Il parrucchiere ha sbagliato a tingermi i capelli»farfugliò.
Il riccio lo osservò, «ma sono biondi.»
«Ha sbagliato tonalità.»
Harry arricciòle labbra pensieroso, «uhm, okay»concesse poi con un’alzata di spalle.
Niall mi lanciòun’occhiata preoccupata, lo sapeva bene che io non l’avevo bevuta. Mi limitai a mimargli un “ti uccido”con le labbra, prima che ci salutasse e sparisse velocemente.
Mi voltai verso Harry, «siamo solo noi due allora.»
Lui annuìcominciando a camminare verso la fermata del pullman, «se non ti da fastidio...»
Scossi la testa, «certo che no!»squittii. «Ti piace Malahide?»
«In realtà non ci sono mai stato»ammise lui.
«Non può che piacerti»dissi sicura, «è un semplice prato enorme davanti ad un castello. Niente di che ma devo ammettere che è il mio posto preferito, anche perché non è molto affollato a differenza del parco in centro.»
Proprio appena arrivammo alla fermata, il pullman che dovevamo prendere si fermò. Salimmo e ci sedemmo nei primi posti liberi che trovammo.
Il viaggio durò venti minuti circa, trascorsi quasi in totale silenzio ma non per imbarazzo o altro, semplicemente non avevo niente da dire e lui idem.
Quando arrivammo al parco, Harry rimase letteralmente a bocca aperta.
«Ma è enorme!»esclamò, guardandosi in giro meravigliato.
Annuii sorridendo, mentre ammiravo anch’io quel posto che mi lasciava sempre senza parole.
«Ma come fanno a tagliare l’erba?»
Scoppiai a ridere a quella domanda, «con la macchinetta?»
«Sì ma è…Gigantesco»continuòHarry, come imbambolato.
«I campi da calcio come li tagliano scusa?»
«Sì ma qua ci staranno sei campi da calcio!»
«Allora ci metteranno sei volte tanto»constatai, sedendomi per terra.
Harry scosse la testa imitandomi, «comunque hai ragione, è davvero bello»ammise, prendendo il telefono dalla tasca e scattando una foto al paesaggio.
Mi misi la borsa sotto la testa e mi sdraiai completamente, socchiudendo gli occhi a causa del sole.
«Allora, come va il lavoro?»domandai.
Harry alzò le spalle, «normale. Non arriva molta gente quindi passiamo la maggior parte del tempo a fare niente. Ma ora che ho scoperto che il computer ha la connessione a internet quando non so cosa fare vado su Twitter e seguo e rispondo a un po’di fan. Giusto per farle contente.»
«Rendi felice la gente con poco»osservai.
Lui annuì, «già che posso farlo...»
«Ma è vero che farete un concerto di beneficenza?»chiesi, di punto in bianco.
Harry mi guardò confuso, «chi? I One Direction?»
«Sì, l’ho letto su internet.»
«Io non ne so niente»disse lui divertito, «ma metà delle cose che si leggono in rete sono notizie infondate.»
«Tipo quella della tua ossessione per le ragazze più grandi?»lo presi in giro.
Harry strabuzzògli occhi, «e questa da dove l’hai presa? Stai indagando su di me per caso?»
«Stamattina non sapevo cosa fare e sono incappata in un paio di articoli sui One Direction, tra cui questo. Allora, è vero o no?»insistetti.
«Beh...»Harry sospirò, «la storia con la Flack è vera, ma èstata l’unica ragazza più grande di me con cui sono uscito.»
«Ragazza?»ripetei.
«Donna»si corresse lui.
«Vorrai dire nonna!»
«Neev non esagerare!»scoppiò a ridere e io lo seguii a ruota. «E poi se non mi sbaglio anche tu sei più grande di me»continuò, con un sorriso strafottente.
«Un anno, cosa sarà poi»borbottai.
«Sei sempre piùvecchia di me.»
«Attento con le parole, ragazzino.»
«Intanto il ragazzino ti è piaciuto l’altra sera.»
Spalancai la bocca incredula, come poteva essere così…Sfacciato?
Lui scoppiòa ridere cingendomi le spalle con un braccio, «dai Neev, stavo scherzando»mi diede un bacio sulla guancia.
«Ti conviene»borbottai corrucciata.
«Comunque potremmo rifarlo, sul serio, non èstato male.»
Lo guardai di storto, «per cosa mi hai preso scusa? Una sgualdrina?»
«Non ho mai detto questo. Non ho intenzione di pagarti, prendilo piuttosto come un favore che ci facciamo a vicenda. Tu non vuoi legami, io idem, peròl’altra volta da quanto ho capito èpiaciuto ad entrambi. Perchénon rifarlo?»
Scoppiai a ridere, una risata nervosa, «mi vorresti come scopamica?»
«Amica intima, prendila così.»
Sì beh, il succo era sempre quello.
Rimasi in silenzio per alcuni secondi non sapendo cosa dire, il problema era che ci stavo pensando seriamente. Infondo che problemi ci sarebbero stati? Aveva ragione, niente impegni da entrambe le parti, niente problemi per nessuno dei due dato che non sembrava esserci alcun imbarazzo tra di noi, anzi, la sfacciataggine di Harry mi colpiva sempre di più. Inoltre, non avrei avuto gli stessi problemi della ragazza barboncino che stava con Liam e l’altra che stava con l’altro tizio di cui non ricordavo il nome, a meno che Harry non avesse messo delle telecamere nella sua stanza per poi pubblicare i video su YouTube. O meglio, YouPorn.
Ci saremmo soltanto divertiti quando volevamo, quella proposta sembrava solo avere effetti positivi.
«Okay, ci sto»dissi poi.
Harry fu sorpreso dalla mia risposta, e non lo biasimavo dato che lo ero anch’io. «Davvero?»
Annuii trattenendo un sorriso, «sì, infondo hai ragione, che male c’è? Ci divertiamo quando vogliamo, tutto qui. Nessun legame.»
«Allora affare fatto»disse lui, porgendomi la mano.
La strinsi stranamente allegra, «spero che tu non faccia così con tutte le ragazze, però»lo presi in giro.
«In realtà sei la prima con cui prendo accordi»ammise lui, «alle altre non lo chiedevo neanche»aggiunse dopo un attimo, facendomi l'occhiolino.
Scossi la testa, «sarò sincera, hai la faccia come il culo.»
«Vuoi dire che ho un culo bello?»
Rimasi in silenzio, cosa potevo dire di fronte a una stupidata del genere?
«E comunque con te ha funzionato.» 
 
-

Eccomi qua!
Scusate se non ho aggiornato prima ma davvero non ho avuto tempo, è la prima volta che accendo il computer da giovedì scorso oò
Comuuunque, passando al capitolo, spero che vi sia piaciuto. Rileggendolo sinceramente ho notato che me lo ricordavo più bello quindi non so. Per quanto riguarda la Peazer che sta con Liam, qua tecnicamente siamo nel futuro - non mi auguro che i One Direction si "prendano una pausa" domani anche perché il 1° Novembre vengono qua in Italia e a Dicembre andrò a vederli al Madison Square Garden (vincerò il concorso, me lo sento ahaha) - però io la storia l'ho scritta ad Agosto e purtroppo non sono una premonitrice uù Volevo quasi cambiare ma poi non ricordo se faccio riferimenti alla coppia anche in altri capitoli quindi chiudete un occhio :)
Volevo dire anche un'altra cosa ma non ricordo più... Ah sì ecco! Molte di voi nelle recensioni mi hanno detto che non si aspettavano che Neev avrebbe ceduto così facilmente ad Harry e che è un po' in "contrasto" col suo carattere. Io sinceramente questa cosa la vedo un po' come una forma di difesa o qualcosa del genere. Vi ricordo che alle superiori era piuttosto bruttina e che quindi non aveva un buon rapporto con l'altro sesso, cosa che si è risolta col tempo per quanto riguarda il fisico ma che comunque si sente condizionata psicologicamente (Dio, che discorsi profondi ahaha). Quindi considera gli uomini dei cretini - come tutte le ragazze credo ahaha - e trova che questa cosa con Harry non le recherebbe problemi perché non li lega sentimentalmente. Quindi... Niente, spero di avervi chiarito un po' la situazione. Ovviamente questo è solo il mio punto di vista, fatemi sapere che ne pensate di tutta sta storia! :D
Jas



 



«Allora quando verrò a farti visita devi presentarmela per forza.»
Sorrisi, «non credo che ne sarà felice, odia i One Direction e odiava anche me, però poi io sono adorabile e nessuno può odiarmi e alla fine ha ceduto al fascino di Styles» dissi orgoglioso.

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Capitolo 14
*** Harry ***





 
14. Harry
 
 
 
Mi sentivo al settimo cielo, meglio di così non poteva andare.
Ero a Dublino, lontano da tutto e da tutti, avevo un lavoro che mi faceva passare il tempo e pure una ragazza… Con cui andare a letto.
Sorrisi al solo pensiero accendendo la tv e prendendo in mano i pop corn che avevo appena preparato. Quando avevo proposto a Neev la mia idea, mai e poi mai mi sarei aspettato che avrebbe accettato. Io avevo buttato lì quella proposta così alla leggera, come mi capita spesso di fare, senza sperare davvero in una risposta e invece avevo fatto tombola.
La cosa migliore era che tra di noi non si era creato alcun imbarazzo, anzi, sentivo che eravamo più in sintonia di prima. Avevo passato un tranquillo pomeriggio a Malahide chiacchierando e passeggiando, avevamo visitato il castello di cui Neev si era improvvisata guida. Ero persino stato riconosciuto da alcune fan che, fortunatamente, non sembravano aver prestato molta attenzione a Neev, alla quale avevano chiesto di scattar loro alcune foto col sottoscritto. Probabilmente l’avevano presa come una mia amica, qual era veramente.
Presi una manciata di pop corn e me la portai alla bocca mentre con l’altra mano facevo zapping tra i diversi canali quando sentii il mio cellulare squillare.
Mi allungai verso il tavolino e sorrisi nel leggere il nome.
«Ehi!» dissi, felice.
«Hazza!» la voce squillante di Louis mi arrivò forte e chiara alle orecchie, «come stai?»
«Bene!» esclamai sincero, «tu?»
Lo sentì sospirare, «si va. Sono a Londra ma nel fine settimana torno a Doncaster.»
«Con Eleanor?» chiesi.
«Sì» disse Louis titubante.
Arricciai il naso in una smorfia di dissenso, lui sapeva bene che non mi andava tanto a genio quella ragazza, e non c’entrava niente tutta quella storia della Larry Stylinson che in realtà era solo una trovata dei fan. Io ero etero al 100% ma, appena formati, avevo avuto subito una certa sintonia con Louis. Io avevo diciassette anni, Lou era più grande di me e avevo trovato in lui come un appoggio. Eravamo così occupati che non si aveva nemmeno il tempo di sentire la mancanza della propria famiglia ma quando ci si rilassava un po’ Louis era quello con cui ero più in sintonia. Poi era arrivata Eleanor, una bella ragazza, per l’amor del cielo, e a quanto pare anche non troppo stupida dato che andava all’università ma non mi era mai andata a genio. Louis era innamorato perso, lei non mi sembrava troppo presa e avevo sempre avuto la sensazione che stesse con Lou più perché le faceva comodo che per vero e proprio amore. Veniva sempre con noi in tour - talmente era impegnata con gli studi universitari - mi dava l’idea dell’approfittatrice e nonostante non avessi mai detto a Louis cosa pensavo per evitare litigi ero certo che lui avesse capito tutto. Dopo l’arrivo di Eleanor il rapporto con Louis cambiò molto, e mi legai in una maniera sorprendente a Niall, in quel periodo l’unico scapolo dei One Direction, proprio come me.
«Bene, salutami tutta la famiglia allora!» dissi.
«Lo farò, gli altri li hai sentiti?»
Scossi la testa, rendendomi conto solo dopo che Louis non poteva vedermi, «no, nessuno.»
Solo nel dire quelle parole mi resi conto che forse avrei potuto anche farmi vivo ma come avrei dovuto farlo io, la cosa spettava anche a loro.
«Tu?» chiesi poi.
«Ho sentito Liam, è andato al mare con Danielle da qualche parte ai Caraibi, Zayn non ne ho idea.»
«Si farà sentire prima o poi» lo rassicurai.
«Hai conosciuto qualcuno lì?» mi domandò dopo alcuni secondi di silenzio.
Risi, classico di Louis.
«No, le irlandesi non fanno per me.»
«Allora chi era quella bionda con te a Malahide?»
M’irrigidii nel sentire quelle parole, «come fai a saperlo?»
«E tu perché mi dici bugie?»
«Non ti ho detto una bugia, è solo una mia amica» farfugliai, «ma tu come fai a saperlo?» insistei.
«Mi sono capitati sott’occhio alcuni tweet delle fan» spiegò lui tranquillo.
«E che cos’altro dicevano? Hanno fatto foto?» domandai, leggermente preoccupato.
«No, niente di che, dicevano che ti avevano visto con questa ragazza nel parco e basta.»
Sospirai, dovevo aspettarmelo che le fan che avevo incontrato non sarebbero state zitte. Nonostante non avessero scattato foto avranno raccontato per filo e per segno tutto su Twitter, mi passai una mano tra i capelli nervoso lasciando cadere la testa all'indietro.
«Che palle» borbottai.
«Lo so Hazza, lo so» cercò di confortarmi Louis senza troppo successo.
L’unica cosa che odiavo dell’essere famoso era la totale assenza di privacy. In realtà da quando ero andato a Dublino dovevo ammettere che tutto si era tranquillizzato parecchio, potevo andare in giro senza guardia del corpo, mi avevano fermato poche volte chiedendomi di firmare autografi o scattare foto ma ero sempre stato da solo o con Niall. Adesso che mi avevano visto con una ragazza che non conoscevano sarebbe scattato il putiferio e una sottospecie di caccia alle streghe per scoprire chi era la fortunata. Neev mi aveva chiaramente detto che l’unica cosa che temeva dello stare in giro con me era esattamente quello: essere presa di mira dai fan.
Lei non voleva la visibilità, voleva stare tranquilla e forse era anche per quello che aveva accettato la mia proposta che non includeva uscite in pubblico.
«Ma almeno è carina?» chiese.
Sorrisi ripensando alla notte che avevo passato con lei, «molto» ammisi poi.
«Ma ci hai fatto qualcosa?»
«Lou hai finito di farmi il terzo grado?»
«Non ci sentiamo da un po’! E’ un mio diritto sapere come va avanti la tua vita!»
Non riuscii a fare a meno di ridere, «diciamo che è successo qualcosa» mi lasciai scappare, «però niente di che. Una cosa così.»
«Non è la tua ragazza?»
«Ma va! Ci sono andato a letto una volta e diciamo che se volessi potrei rifarlo però niente coinvolgimenti sentimentali.»
«Ti sei trovato la scopamica insomma.»
«Se la vogliamo mettere così…»
Louis scoppiò a ridere, «lo sapevo che c’era sotto qualcosa! Era impossibile che non combinassi qualcosa anche a Dublino!» esclamò, stranamente esaltato.
«E come si chiama?»
«Neev, è una vecchia amica di Niall, studia qua a Dublino» spiegai.
«Allora quando verrò a farti visita devi presentarmela per forza.»
Sorrisi, «non credo che ne sarà felice, odia i One Direction e odiava anche me, però poi io sono adorabile e nessuno può odiarmi e alla fine ha ceduto al fascino di Styles» dissi orgoglioso.
Louis scoppiò a ridere, una risata esagerata e leggermente enfatizzata.
«Hazza smettila di sparare cazzate.»
Feci per ribattere ma sentii una voce femminile dall’altra parte della cornetta. Era Eleanor.
«Devo andare» sentii Louis dire, ovviamente quando l’amore chiamava lui correva come un cagnolino.
«Va bene» dissi semplicemente, senza lamentarmi della sua insistente compagna.
«Fatti vivo ogni tanto!» esclamò Louis divertito.
«Lo farò, ciao Lou.»
«Ciao Hazza, salutami Niall.»
Riattaccai, fiondandomi sul computer per vedere cosa circolava in rete su me e Neev.
Aprii Twitter e cominciai a passare velocemente in rassegna le menzioni. Tra svariati “@Harry_Styles ti amo” e altre cose simili riuscii a trovare qualcosa su quel pomeriggio. Ovviamente le fan non si erano trattenute con le parole e volevano a qualunque costo sapere chi fosse la bionda che stava con il loro Harry. Non trovai foto né bugie inventate da qualcuno per attirare l’attenzione, almeno per quella volta i fan erano stati corretti.
 
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Lo so che sto postando in ritardissimo ed è una vergogna visto che il capitolo era già pronto, chiedo venia çç
Qui non succede niente di che, diciamocelo ahaha Però nel prossimo capitolo ci sono Niall e Eilis quindi se mi lasciate tante belle recensioni aggiorno prestissimo uù
Chiedo di nuovo scusa per non aver postato prima, spero mi perdonerete col prossimo :) Ah, altra cosa: mi pare di aver riletto un po' di tempo fa ma non ne sono certa quindi se trovate errori merdosi fate finta di niente ahaha
Detto questo me ne vado, vi lascio sotto il link di una one shot su Hazza che ho postato l'altro giorno, mi farebbe piacere se passaste :)
E per i fan di You belong with me, ho in mente una mezza raccolta di one shots su Niall e Sophie ma è ancora una bozza. Io ne penso una ogni giorno il problema è che poi finisco per non fare mai niente hahaha
Okay scappo, ah no devo chiedervi un'ultima cosa: MA L'AVETE SENTITO IL NUOVO ALBUM DI TAYLOR SWIFT? MIO DIO E'... E'... Sono senza parole, comuuunque, qual è la vostra canzone preferita? La mia All Too Well, la trovo perfetta.
Adesso vado sul serio, fatemi sapere che ne pensate del capitolo!
Jas



 

«Se io ti proponessi di venire a letto con me ogni volta che vuoi, mantenendo però il nostro rapporto tale quale cioè niente scenate di gelosia se esci con qualcun altro e cose del genere, non accetteresti?»





 

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Capitolo 15
*** Niall ***





 
15. Niall
 
 
 
Quando avevo ricevuto un messaggio di Eilis che mi chiedeva se mi andava un caffè non riuscivo a credere ai miei occhi.
Il mio numero probabilmente glielo aveva dato Neev il mio primo giorno di lavoro nel caso mi fossi perso da qualche parte – come io avevo il suo – ma mai e poi mai avrei pensato che lo avrebbe usato per altri scopi.
Sapevo che dopo la giornata di lavoro insieme non le stavo più antipatico come prima ma mi era sempre parsa una tipa un po’ riservata, con la testa tra le nuvole e che non chiedeva alla gente di uscire. Invece mi aveva piacevolmente sorpreso.
Entrai nella caffetteria scorgendola quasi subito seduta ad un tavolo con una tazza di caffè fumante in mano e una di fronte a lei. Mi avvicinai e la salutai prendendo posto nella sedia vuota.
«Mi sono presa la libertà di ordinare anche per te» mi disse Eilis, prima di bere un sorso del suo caffè.
Annuii prendendo lo zucchero, «hai fatto bene.»
Restammo in silenzio per alcuni secondi, poi fu lei a parlare.
«Come va il lavoro?» mi domandò.
Alzai le spalle, «bene, mi piace» conclusi senza sapere cos’altro dire.
C’era uno strano imbarazzo tra di noi e una domanda che volevo dannatamente fare mi girava in mente. Perché mi aveva chiesto di uscire?
«Sai» iniziò lei, osservando la tazza che si rigirava tra le mani, «prima sono arrivata a casa e la porta era aperta nonostante non ci fosse nessuno» fece una pausa.
M’irrigidii, «ti hanno derubata?» chiesi poi scioccato.
Eilis scoppiò a ridere, «no! Certo che no! Anche se avrei quasi preferito, per quello che i ladri potrebbero trovare in quel buco. Non vedendo nessuno in salotto sono andata a bussare alla camera di Ruairi – il mio coinquilino – e ho commesso l’errore di aprire la porta prima di sentire “avanti”.»
Sospirò.
«L’ho trovato a letto con…» fece una smorfia schifata, «con un uomo» sputò quasi.
La guardai sorpreso prima di scoppiare a ridere senza riuscire a trattenermi.
«Non c’è niente di divertente!» mi riprese lei mettendosi a braccia conserte. «Non ho niente contro i gay, anzi, sono fermamente convinta che si meritino gli stessi diritti di tutti gli altri, solo che vedere dal vivo due che…»
Arricciò il naso in una smorfia di disgusto, «è stato un po’ traumatizzante, ecco. L’unica cosa che volevo fare era uscire di casa e la prima persona che mi è venuta in mente sei stato tu.»
Le sorrisi lusingato da quelle parole, «e Neev?»
«Sarà a letto con Harry!» esclamò lei scoppiando a ridere.
La guardai incredulo, «e lo dici così?»
«Come dovrei dirlo scusa?»
«Non so… Solo che sembri contenta della cosa» farfugliai incerto.
«E certo! Ha fatto l’affare! Tutti i lati positivi dell’avere un ragazzo senza avere un ragazzo! Lo farei anch’io se me lo proponessero!»
Strabuzzai gli occhi non credendo alle mie orecchie, come faceva ad essere d’accordo? Quando Harry mi aveva detto del loro strano patto non riuscivo a credere alle mie orecchie, avevo avuto anche un’accesa discussione con Neev a riguardo, che non ci trovava niente di male. E pure Eilis condivideva. Dov’ero andato a finire?
«Sì ma… E’ una cosa meschina!» esclamai, leggermente nervoso.
«E perché? Nessuno obbliga nessuno, sono d’accordo entrambi, sono felici entrambi, se per caso conoscono qualcuno la smettono lì e rimangono amici come prima. Dov’è il problema?»
Aprii la bocca senza tuttavia dire niente, cosa potevo dire? Ero finito in una gabbia di matti, ne ero certo.
Oppure ero l’unico che credeva ancora un po’ nell’amore e che non pensava solo al sesso.
«Dai Niall», Eilis sorrise, «se io ti proponessi di venire a letto con me ogni volta che vuoi, mantenendo però il nostro rapporto tale quale, cioè niente scenate di gelosia se esci con qualcun altro e cose del genere, non accetteresti?»
La guardai confuso, che razza di domande erano quelle?    
«No!» esclamai poi irritato, facendola sobbalzare. «Se vado a letto con una ragazza è perché mi piace e comunque oltre al sesso c’è altro. Non andrei mai a letto con una ragazza solo per… Godere» conclusi quasi schifato.
Eilis mi guardava incredula, come se avesse davanti a sé un alieno e non me.
Non capivo tutta questa sorpresa da parte sua, ero fermamente convinto in quello che dicevo ed ero certo di non essere l’unica persona al mondo che la pensava in quei termini. Allora perché sembrava che stessi dicendo che gli asini potevano volare?
«Tu sei strano» concluse Eilis, finendo il suo caffè.
Senti chi parla, pensai.
«Sei per caso gay pure tu?» continuò, si prese le mani tra i capelli, «oddio no che figuraccia! Io non intendevo prendermela con... Voi. Cioè, non nel senso voi come razza diversa, voi nel senso... Gay, omosessuali, non sono per niente omofobica! Solo che...»
Eilis arrossì, visibilmente imbarazzata. Scoppiai a ridere senza trattenermi minimamente, vederla in difficoltà era uno spasso.
«Non sono gay, tranquilla!» esclamai, continuando a ridere, «etero al 100%.»
Lei strabuzzò gli occhi, «è che... I tuoi ragionamenti strani sull’amore e tutte quelle storie lì, insomma...» bofonchiò, con ancora le guance leggermente arrossate.
Scossi la testa, «sono semplicemente una delle poche persone che non pensa solo al sesso, ecco.»
Eilis mi osservò poco convinta, «mi stai nascondendo qualcosa» dichiarò poi, convinta.
Alzai le braccia in segno di resa, «non ho nulla da nascondere, giuro» mi difesi divertito.
Lei alzò un sopracciglio continuando a scrutarmi con fare indagatore.
«E’ meglio che andiamo» decise poi su due piedi, cambiando completamente argomento.
«Dove?» chiesi.
Lei alzò le spalle, «non so, da qualche parte. Sono ancora traumatizzata.»
Scoppiai a ridere nel vedere la smorfia che fece, «va bene» concessi poi, alzandomi dalla sedia e andando a pagare il conto, da vero cavaliere.
Uscimmo dalla caffetteria e c’incamminammo per le strade del centro senza una meta precisa.
«Adesso che ci penso» esordii, «io devo comprare una chitarra.»
Gli occhi di Eilis s’illuminarono, «conosco io un posto perfetto dove vendono chitarre.»
M’illuminai a quelle parole, «davvero?»
Lei annuì convinta, «certo, e non è molto lontano da qui» spiegò prendendomi per un braccio e trascinandomi dall’altro lato della strada.
Dopo circa dieci minuti di cammino entrammo in un negozio piuttosto piccolo e nascosto in una stradina che non avevo mai notato fino ad allora.
Eilis andò a salutare il proprietario che sembrava conoscere prima di indicarmi, «al mio amico serve una chitarra.»
L’omaccione parve accorgersi di me solo allora, mi scrutò alcuni secondi prima di parlare.
«Ma io ti conosco!» esclamò, «sei uno di quella band…» continuò pensieroso.
Annuii lasciandomi scappare un sorriso mentre Eilis assisteva alla scena senza parole.
«Posso chiederti un autografo? Le mie figlie stravedono per te e i tuoi amici!»
«Certo» dissi gentile, avvicinandomi al bancone e prendendo la penna che l’uomo mi stava porgendo.
«Si chiamano Rebecca e Alison» continuò fiero.
Annuii e scrissi una piccola dedica sul foglio prima della mia firma, «ecco a te» dissi, appena ebbi finito.
Il proprietario mi ringraziò ponendo il foglio all’interno di un cassetto.
«Allora, di cosa avevi bisogno?» mi domandò poi.
«Una chitarra acustica.»
L’uomo annuì uscendo da dietro il bancone e facendomi strada verso un’altra stanza del negozio che non avevo notato prima. C’erano una marea di chitarre messe in esposizione, di tutte le forme e colori.
«Hai in mente un modello preciso?» chiese poi.
Scossi la testa, «posso dare un’occhiata?»
«Certo, io sono di là se hai bisogno» mi avvertì prima di sparire.
«Io non te l’ho ancora chiesto un autografo» scherzò Eilis, apparendo alle mie spalle.
Risi, «se vuoi posso farti una dedica speciale.»
«Magari dopo… Visto qualcosa d’interessante?»
«Non so» dissi distratto, guardandomi in giro. «Ci sono così tanti modelli diversi che non so da che parte guardare.»
«Ti aiuto io!» si offerse Eilis esaltata, cominciando ad osservare ogni singolo modello che le capitava tra le mani e pizzicando qualche corda a caso.
Sorrisi nel notare l’impegno e l’interesse che ci metteva nonostante ne capisse ben poco di chitarre.
Alcuni minuti dopo tornò con in mano una favolosa chitarra marrone scuro, «che ne dici?» mi chiese, contenta.
Presi lo strumento tra le mani e lo osservai attentamente, strimpellando alcune note,
«E’ stupenda» ammisi poi.
Eilis alzò leggermente il mento fiera di sé stessa, «visto? Sembra un Stradivari.»
La guardai serio prima di scoppiare in una fragorosa risata sotto la sua espressione confusa.
«Quella è una marca di violini.»
 
-

I One Direction, in Italia, in concerto, a maggio. AVETE PRESENTE? SDCFVGTRDFS
Scusate ma è da tutto il pomeriggio che sclero, mentre ascolto Little Things a palla, al posto di studiare diritto che mercoledì ho una verifica impestatissima HAHAHA
Voi ci andrete? Spero vivamente di sì dai dai! Io credo di andare a Verona, ho convinto mia mamma, per me è meglio di Milano. Diciamo che odio Milano HAAHA
Comuunque, non distogliamo l'attenzione dal capitolo pro Neilis (?) Eiall (?), boh.
Dai che i due si stanno avvicinando, Eilis non è poi così stronzetta come all'inizio quindi chi sa. Da cosa nasce cosa... Non vi resta che continuare a leggere uù
Aggiornerò al più presto, probabilmente domenica visto che giovedì vado da mio papà e dubito che mi porterò dietro tutti i file delle storie, voi intanto fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo che personalmente adoro :)
Grazie mille per tutte le recensioni ma soprattutto per aver aggiunto la storia tra i preferiti, siamo a quota 100! Graziegraziegraziegraziegrazie ♥
Jas


 

Gli accarezzai i capelli guardandolo ancora divertita, «dai, hai altre doti» cercai di tirarlo su di morale.


 

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Capitolo 16
*** Neev ***




 
16. Neev
 
 
 
Guardai distrattamente l’ora, era dalle tre di pomeriggio che ero sdraiata sul divano a guardare stupidi programmi su adolescenti incinte, gare di cucina, gente che ammaestrava cani e altre boiate del genere. Erano ormai le cinque e non mi ero ancora mossa.
Quella giornata – ad eccezione del turno di lavoro il mattino – era stata all’insegna dell’ozio più totale.
Quando sentii il campanello di casa suonare mi alzai con calma e svogliatamente per andare a vedere chi fosse. Non aspettavo nessuno, ma solitamente Eilis non avvertiva prima di venire a trovarmi; si presentava semplicemente davanti a casa quindi era probabile che fosse lei. Quando aprii la porta, però, rimasi piacevolmente sorpresa.
«Harry!» esclamai.
«Ciao!» mi salutò lui sorridendomi come di consueto, «spero di non disturbarti…»
Scossi la testa rassettando un po' la maglietta che indossavo e cercando di pettinarmi i capelli con le dita mentre mi spostavo dall’entrata per fare entrare Harry.
«In realtà stavo solo oziando guardando la tele» spiegai, tornando in salotto e rimettendo sul divano un cuscino che era caduto.
Che imbarazzo, ero uno zombie e Harry Styles si era presentato a casa mia.
Lui si sedette con molta tranquillità sul divano e iniziò a fare il giro dei canali, così decisi di essere cortese e portare almeno qualcosa da bere.
«Cosa prendi?» gli domandai dalla cucina.
«Va bene acqua» lo sentii rispondere.
Non riuscivo a fare a meno di chiedermi cosa ci facesse lì, o forse in realtà lo sapevo. Anzi, era più che ovvio dato che non avevamo ancora… “Consumato” il nostro patto.
Tornai di là con due bicchieri in una mano e una bottiglia di acqua dall’altra, Harry era concentrato ad osservare una mandria di gente scolpire nella sabbia i momenti più significativi della relazione di una ragazza col suo uomo che le avrebbe chiesto di sposarlo proprio lì.
«Che romantico» commentai, versando l’acqua nei bicchieri.
Harry distolse l’attenzione dalla tv per guardarmi, «davvero?»
Annuii, «deve essere fortunata lei.»
Lui fece una smorfia, «mi sa tanto di “americanata”» ribatté lui.
Ci pensai su un attimo, forse in effetti aveva ragione però non era male come cosa.
«Se lo dici tu» borbottai, bevendo un sorso d’acqua.
Harry continuò a guardarmi, cominciavo a sentirmi a disagio, non sapevo bene come comportarmi. Quella era una situazione completamente nuova per me, speravo non si aspettasse che gli saltassi addosso proprio lì sul divano e che lo privassi dei vestiti in un tempo record per poi… Cominciai a tossire fortemente coprendomi la bocca con la mano mentre Harry prese a darmi alcune pacche sulla schiena preoccupato.
«Stai bene?»
Annuii, «mi stavo solo strozzando con l’acqua» spiegai con la voce mozzata e le lacrime agli occhi.
«Non morire che non abbiamo ancora concluso niente» mi prese in giro Harry.
Lo guardai truce, come faceva ad essere così schietto e sfacciato ma allo stesso tempo così dannatamente convincente?
Fosse stata un’altra persona a dire quella cosa a quest’ora si sarebbe trovata con la guancia dolorante per una sberla, però se fosse stata un’altra persona probabilmente non avrei nemmeno accettato la proposta di diventare la sua “scopamica” o come diavolo dovevo essere definita.
«Fai schifo Harry» farfugliai, con la voce ancora leggermente incrinata.
Lui rise, «e dai stavo scherzando!» cercò di difendersi.
«Non è vero» lo ripresi seria.
Lui ci pensò un po’ su, «hai ragione» mi concesse poi, osservandomi con la sua solita espressione divertita ma allo stesso tempo ammiccante.
Sentii la sua mano appoggiarsi sul mio fianco e insinuarsi sotto la maglietta cominciando poi a risalire lentamente la schiena. Fui invasa dai brividi a quel tocco e mi irrigidii immediatamente, sorpresa dalla mia reazione.
Vidi gli occhi di Harry brillare più del solito mentre si avvicinava lentamente a me e si impossessava delle mie labbra.
Aveva fatto tutto con una calma inaudita, se avessi voluto avrei potuto tranquillamente tirarmi indietro ma non l’avevo fatto.
Harry, o meglio, il suo corpo, mi attirava, e anche molto, ero convinta che la proposta che mi aveva fatto infondo fosse stata soltanto una cosa formale. Mi resi conto che se quella sera, si fosse presentato a casa mia, accordo o meno, non mi sarei tirata indietro.

«Ho fame» si lamentò Harry, mentre io mi rivestivo velocemente nella penombra.
«Non ti aspetterai che io cucini!» esclamai, porgendogli i suoi boxer che avevo trovato per terra.
«E chi dovrebbe farlo? Io?»
Alzai le spalle, «se sei capace.»
«Non lo sono» rispose prontamente.
Sospirai andando alla ricerca del mio cellulare, «ti piace la cucina cinese?»
«Sì!» esclamò lui, esaltato come un bambino, «prendi gli involtini primavera per piacere.»
Annuii componendo il numero del take away che ormai sapevo a memoria e presi l’ordinazione tornando poi a sedermi vicino a Harry.
Sentivo il suo sguardo addosso mentre accendevo la tv ma tentai di non farci caso, mi limitai a cercare qualcosa di interessante da guardare.
«Sai» esordì lui, «l’altro giorno Niall è tornato a casa con una chitarra.»
Mi voltai a guardarlo, «davvero?»
Harry annuì, «l’ha scelta Eilis.»
Strabuzzai gli occhi, «non ci credo. Non mi ha detto niente!»
Il riccio alzò le spalle, «Niall mi sembra abbastanza preso, dici che Eilis…»
«Non lo so» lo interruppi, «è un po’ strana lei. Da quando la conosco non ha mai avuto una relazione seria con qualcuno, però abbiamo legato l’anno scorso verso la fine dei corsi quindi prima non saprei.»
«Beh, ecco, non potresti indagare? Insomma, non vorrei che Niall si prendesse una batosta.»
Sorrisi, «tranquillo, e poi Eilis non è il tipo che da subito confidenza alle persone, già questa cosa della chitarra mi ha piacevolmente sorpresa quindi secondo me Niall è sulla buona strada» dissi alzandomi dal divano visto che avevano suonato alla porta.
Presi il portafoglio dalla borsa che avevo appoggiato lì per terra ma la voce di Harry mi fermò.
«Guarda che ci sono dei soldi nella mia tasca dei jeans» mi disse.
«Lascia, pago io.»
«Neev» disse duro, «pago io.»
Alzai gli occhi al cielo e rimisi il portafoglio a posto, cercando i suoi jeans.
«Se sapessi dove li hai messi» borbottai, non trovandoli da nessuna parte.
«Se tu non me li avessi tolti con così tanta foga prima» ribatté lui divertito.
Lo fulminai con lo sguardo, individuando poi l’indumento sotto il tavolino del salotto, presi una banconota da venti euro e andai finalmente alla porta.
«Scusa» dissi affannata porgendo i soldi al ragazzo e prendendo il sacchetto che mi porgeva, lo ringraziai e tornai in salotto. Sentendo quel profumino anche il mio stomaco cominciò a brontolare.
Harry si avventò sugli involtini mentre io iniziai a mangiare il riso.
«Come fai ad usare le bacchette?» mi domandò il ragazzo guardandomi sorpreso.
Mangiai il boccone prima di voltarmi verso di lui, «perché? Che c’è di strano?»
«Io non sono capace» farfugliò corrucciato.
Risi appoggiando il contenitore di carta da cui stavo mangiando sul tavolino e porgendogli una bacchetta.
«Devi fare così guarda», gli posizionai nella maniera corretta prima una bacchetta e poi l’altra, spostandogli le dita. «Ora muovi quella sopra con l’indice.»
Lui provò a fare come dicevo, «visto? Non è difficile!» lo rassicurai, prendendo poi il riso. «Ora prova a mangiare.»
Harry prese con una calma inaudita un po’ di riso dal cartone, aprì la bocca per mangiare ma proprio quando era con le bacchette ad un centimetro dalle sue labbra il riso cadde disastrosamente sulle sue gambe.
Rimase con la bocca aperta troppo scioccato per dire qualcosa mentre io scoppiai a ridere battendo le mani, «sei un danno!» lo ripresi, cominciando a raccogliere i chicchi di riso che erano andati ovunque.
«Fa schifo!» si lamentò lui, rimettendo le bacchette nel cartone, «non potevano evolversi ed usare la forchetta come le persone normali?»
Iniziai a ridere ancora più forte mentre Harry si mise a braccia conserte e lasciò perdere anche i suoi involtini.
«Mi è passato l’appetito» borbottò corrucciato.
Buttai il riso che aveva fatto andare in giro in un sacchetto e tornai accanto a lui, «sei una sega Styles» lo presi in giro, «anche i bambini di sei anni sanno usare le bacchette.»
«Io ho di meglio di fare che cercare di imitare quegli occhi a mandorla.»
Gli accarezzai i capelli guardandolo ancora divertita, «dai, hai altre doti» cercai di tirarlo su di morale.
Sulle labbra di Harry affiorò un sorriso, «tu dici?»
Annuii seria e mi avvicinai a lui per baciarlo.
«Devo dimostrartele di nuovo queste doti?» mi sussurrò lui.
Scoppiai a ridere buttando la testa all’indietro, «sei un caso perso, Harry.»
 
-

Eccomiii!
Questa volta non mi sento in colpa, ve l'avevo detto che avrei aggiornato dopo le vacanze uù
Avevo tipo finito di postare e inserendo la gif del capitolo successivo mi si è impallato il computer quindi ho dovuto rifare tutto e sono piuttosto scocciata -.-
Comunque, non avevo detto niente di che, a parte che sono tra gli autori preferiti di 300 e rotte persone!
Oddio grazie grazie grazie grazie grazie davvero! Sono felicissima che così tante persone apprezzino le cose insensate che scrivo, grazie mille <3
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, prima o poi Harry e Lennon dovevano mettere in atto il patto... HAHAAHAHA Ovviamente non ci saranno descrizioni dettagliate, non voglio che la mia storia diventi un porno anche se ciò significa che non sarà mai tra le storie più popolari vista la piega che sta prendendo il fandom.
Che poi oggi su Twitter ne ho scoperta un'altra, una tipa afferma che la sera di Halloween, quando Zayn e Louis sono andati all'Hollywood lei ci ha provato ed è andata a letto con Zayn AHAHAHAAHAHAAHAHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA
Sì certo, Harry invece è qua di fianco a me che mi fa i grattini -.-
Basta, dovevo dirlo, adesso me ne vado, addio :D
Ah, ovviamente fatemi sapere che ne pensate! Se volete essere avvisate su Twitter quando aggiorno scrivetemi direttamente lì (sono @xkeepclimbing) oppure ditemelo in una recensione ;)
Jas



 

«Ti è piaciuto?» chiesi a Neev, che pareva leggermente assonnata.
«Lo vuoi veramente sapere?»
Annuii.

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Capitolo 17
*** Eilis ***


 


 

 

17. Eilis

 
 
 
Mi guardai intorno con aria smarrita, chiedendomi per l’ennesima volta se fosse stata una buona idea accettare l’invito di Ruairi ad andare alla prima del musical “Grease”.
L’entrata del teatro in cui si sarebbe esibito brulicava di gente nonostante lo spettacolo sarebbe iniziato nel giro di dieci minuti.
Mi strinsi nella giacca scrutando la folla che pian piano entrava per prendere posto mentre io rimanevo fuori a congelare.
Se Neev mi avesse dato buca gliel’avrei fatta pagare, pensai.
Proprio in quel momento vidi la sua testa bionda fare capolino infondo alla strada e avvicinarsi velocemente, quasi correndo.
«Scusa ma il pullman era in ritardo» mi disse ancora col fiatone, si guardò in giro preoccupata notando che c’eravamo solo noi due e altre poche persone lì fuori, «è già iniziato?» domandò poi, quasi terrorizzata.
Guardai l’ora e poi scossi la testa, «no, però inizia tra cinque minuti quindi ci conviene sbrigarci» dissi entrando e mostrando i biglietti ad un addetto che ci si parò davanti alla porta.
Entrammo nel salone e ci sedemmo in due posti liberi circa a metà, proprio quando le luci si abbassarono.
«Chi è Ruairi?» mi domandò Neev, dopo alcuni minuti.
Lo indicai, «uno degli amici di John Travolta.»
La sentii ridacchiare, «che c’è?» chiesi quasi stizzita.
«Non è John Travolta quello.»
«Sì lo so, però nel film è lui. Non so come si chiami in realtà il protagonista quindi io lo chiamo così. Come Edward Cullen, l’attore che lo interpreta anche in altri film io lo chiamo sempre Edward Cullen» spiegai.
Un vecchio davanti a noi si girò e si porto il dito indice sulla bocca, intimandoci al silenzio.
Dopo alcuni minuti però Neev parlò di nuovo: «comunque credo che si chiami Danny il protagonista.»
Annuii semplicemente senza distogliere l’attenzione dal palcoscenico, nonostante i musical non facessero esattamente per me dovevo ammettere che la cosa mi stava prendendo e, per quanto ne capivo, erano davvero bravi.
Anche Ruairi, nella sua piccola parte, sembrava saperci fare anche se ogni volta che lo vedevo mi veniva in mente la scena a cui avevo assistito. Accidentalmente.
Quando ero tornata a casa quel giorno si era scusato all’infinito ma non ero arrabbiata perché aveva il ragazzo, anzi, non ero per niente arrabbiata con lui ero rimasta soltanto sorpresa. Inoltre ero stata io a sbagliare, avrei dovuto aspettare che mi avesse detto “entra” o qualcosa del genere prima di spalancare la porta di camera sua.
Nonostante tutto mi ero resa conto che in quell’ultima settimana dopo l’accaduto ero diventata molto più distaccata nel suoi confronti, non lo facevo apposta, era più forte di me ma Ruairi mi aveva comunque invitata alla prima del musical. Era stato davvero carino, e il minimo che potessi fare era andarci.
Quando le luci in sala si accesero sbadigliai sonoramente e mi sgranchii le ossa stiracchiandomi sulla poltrona prima di alzarmi.
«Ti è piaciuto?» chiesi a Neev, che pareva leggermente assonnata.
«Lo vuoi veramente sapere?»
Annuii.
«Mi sono addormentata» ammise lei, sorridendo.
«Lo sospettavo, ad un certo punto ti ho sentita fare silenzio» la presi in giro raccogliendo la giacca e la borsa e seguendola verso l’uscita.
Mi fermai sul marciapiede e presi il tabacco per fare una sigaretta, «che ne dici se aspettiamo
Ruairi?» domandai.
Neev annuì portandosi anche lei un drum alla bocca, «certo! Voglio proprio vederlo quel gran pezzo di…»
Non le feci finire la frase perché le diedi uno spintone, «non parlare così del mio coinquilino gay!» la ripresi.
Lei si strinse nelle spalle buttando fuori il fumo, «scusa, però è vero» si giustificò.
Non dissi niente, in effetti aveva ragione. Pochi istanti dopo vidi Ruairi uscire dal teatro con un borsone sulle spalle. Gli andai incontro e lo abbracciai felice, «sei stato il migliore!» esclamai poi in preda all’euforia.
Lui sorrise imbarazzato e vidi la sua pelle chiara prendere subito colore, nonostante fosse un attore era incredibile come fosse timido e avvampasse per un nonnulla.
«Lei è Neev, la mia migliore amica» aggiunsi poi, spostandomi per indicargliela.
«Piacere Ruairi» disse lui porgendole la mano che lei strinse, «Eilis mi ha parlato molto di te.»
Neev mi lanciò un’occhiata strana prima di replicare, «spero ti abbia detto solo cosa carine!»
Lui si mise a ridere, «certo» mi guardò divertito.
«Ragazze, noi andiamo a bere qualcosa se vi va di venire» disse poi, quando un altro tipo lo raggiunse.
Lo scrutai in silenzio per alcuni secondi, quel viso mi era famigliare ma non riuscivo a collocarlo da nessuna parte…
Oh mio Dio, lui è…
«Ci farebbe davvero piacere!» squittì Neev dandomi un colpo per farmi riprendere.
Annuii senza pensare davvero a ciò che stavo facendo perché in realtà non avevo intenzione di andare a bere con Ruairi e il suo amichetto col quale lo avevo visto a letto insieme.
«Perfetto!» esclamò sorridente il mio coinquilino, «ah, lui è Derek, anche se tu Eilis lo conosci già» aggiunse.
Mi ci vollero tre medie per riuscire a rilassarmi e a godermi davvero la serata con Neev e i miei nuovi amici gay.
Ruairi ci aveva portate in un locale lontano dal centro ma comunque in una zona molto “viva” di Dublino di cui ignoravo l’esistenza fino a quel momento. Mi sembrava di essere finita a Gaylandia, lì era pieno di coppie omosessuali che gironzolavano per le vie ed entravano ed uscivano dai locali come se niente fosse.
Non che ci fosse qualcosa di male, anzi, io avrei voluto che la gente facesse così anche in centro, non solo in quello strano posto, ma era tutto così surreale e nuovo per me. Forse era per quello che avevo reagito così male alla vista di Ruairi e Derek insieme a letto, perché infondo non erano i primi uomini nudi che vedevo.
«A cosa stai pensando?»
La voce di Ruairi  mi fece tornare al presente, scossi la testa, «a niente. Cioè, a come mi sono comportata male con te ultimamente» farfugliai poi abbassando lo sguardo.
Lui mi prese una mano tra le sue, «stai tranquilla, c’è gente che ha fatto anche peggio.»
«Sì ma…» presi un respiro cercando di trovare le parole giuste, «il fatto è che non ho niente contro i gay, quindi ci sono rimasta male io per prima per il comportamento che ho avuto.»
«Tu non hai fatto niente di male» cercò di rassicurarmi lui, «lo so che non hai niente contro di… Noi, ed è normale che tu abbia reagito così. Eri solo sorpresa, ma è passato tutto, stai tranquilla. Ora sei in un locale gay e non mi sembra tu abbia preso a fucilate nessuno, anzi, quindi non preoccuparti e goditi la serata.»
Annuii cercando di farmi entrare bene in testa quelle parole, fortunatamente Ruairi mi capiva, anzi, mi capiva meglio di quanto io non avessi fatto con me stessa il che era un bene in questo caso.
«Eilis!» mi sentii chiamare.
Mi voltai vedendo Neev che ballava in mezzo ad un gruppo di ragazzi con un drink in mano e non potei che scoppiare a ridere. Presi immediatamente il suo telefono dalla borsa e le scattai alcune foto.
«Lo voglio anch’io un coinquilino così!» disse poi rivolta a Ruairi, che la guardava senza smettere di ridere.
«Quella è pazza» commentò lui.
Annuii, stavo per replicare ma fui distratta dal suo cellulare che mi vibrò in mano.
Era Harry.
Lanciai uno sguardo a Neev che si divertiva a ballare poi guardai di nuovo il display del Blackberry.
«Tutto bene?» mi domandò Ruairi.
Annuii incerta, «è un amico di Niall che la sta chiamando, che dovrei fare?»
«Chi? Quello che ti piace?»
Avvampai, «certo che no!» squittii poi con la voce più alta di un’ottava.
Ruairi scoppiò a ridere, «stai mentendo!»
«Non è vero!» ribattei.
«E invece sì, hai la voce da gallina il che vuol dire che stai dicendo una bugia.»
«Sei ubriaco» borbottai, sentendomi ancora le guance in fiamme.
«Sono astemio» ribatté lui.
«Hai fumato.»
«Sono contro qualunque tipo di sostanze stupefacenti, leggere o meno che siano, e non mentirmi Eilis, il biondo ti piace.»
«La smetti?» lo ripresi, infastidita dal suo atteggiamento, «quel ragazzo è…» ci pensai su un attimo, dovevo trovare un aggettivo su Niall che avrebbe convinto Ruairi della nostra incompatibilità.
«E’ biondo tinto, quale ragazzo si tinge i capelli?!» buttai lì, nella speranza di essere convincente.
Ruairi mi guardò serio per alcuni istanti prima di scoppiare a ridere fragorosamente, «guardati in giro e dimmi quanti ragazzi qui secondo te non si sono mai tinti i capelli, pure io l’ho fatto!» esclamò ancora divertito.
«Ma tu sei gay!» ribattei io, «allora anche Niall è gay, motivo in più per cui non mi può piacere.»
Ruairi scosse la testa, «questo è un motivo per cui tu potresti non piacere a lui, ma non viceversa. Sai quante ragazze ci hanno provato con me?»
«Tu sei figo» osservai sincera.
Lui mi sorrise, «vuoi dire che questo Niall è brutto?»
Boccheggiai un attimo, in assenza di qualcosa da dire, Niall non era certamente brutto, anzi, però… Sbuffai e mi misi a braccia conserte senza spiaccicare parola, notando solo dopo che Harry aveva riattaccato e che era uscito l’avviso di una chiamata persa.
Buttai il telefono nella borsa, Neev avrebbe poi visto che l’aveva chiamata.
 
-

Heeellooo!
Eccomi con un altro capitolo, piuttosto di passaggio se non per il fatto che Eilis e Ruairi hanno fatto pace :D
Personalmente Ruairi lo adoro, in realtà lui esiste veramente, è un ragazzo che ho conosciuto due anni fa (credo) in Irlanda e che fa davvero i musical HAHAHAHA
Non so se abbia mai recitato in Grease, l'ho come amico su Facebook e ricordo che ha fatto West Side Story - non ve ne potrebbe fregare di meno ma fa niente :D
Ma lo avete visto il video di Give Me Love? Lo adoro, poi è anche il titolo di questa fan fiction, e verso la fine capirete il perché della mia scelta uù 
Okay basta, credo di avere concluso.
Fatemi sapere che ne pensate, ci tengo molto. Mi dispiace che più vado avanti più le recensioni diminuiscono, non credevo che la storia facesse così ribrezzo ma fa niente AAHAHAA
A me sinceramente piace abbastanza, quindi niente, grazie ai pochi ma buoni che ci sono :)

Un bacio,
Jas

 


Alessgirl89 mi ha fatto gentilmente notare che Harry sa usare le bacchette dei cinesi meglio di me, sorvoliamo HAHAHAHAHAHAHA
(che poi che faccia da rimambito non ha dentro? AHAHAHAHAHAHAHAHA)



*internet mi va lentissimo, fate finta che qua ci sia la gif di un Harry piuttosto incazzato*

«Critichi senza nemmeno sapere, come fanno tutti quelli che credono che la musica che ascoltano loro sia superiore alla nostra» sbottai irritato.

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Capitolo 18
*** Harry ***


 





18. Harry
 
 

 
Mandai un messaggio a Neev e mi sedetti su una panchina, non avevo voglia di rimanere a casa quel giorno e nemmeno di stare in giro solo come un cane dato che da quando Niall aveva comprato la chitarra passava il tempo a strimpellare. Non sapevo se stesse componendo qualcosa oppure si limitasse a suonare a caso, era diventato come un fantasma.
Mi misi gli occhiali da sole cercando di nascondermi un po’ nonostante chiunque avrebbe potuto riconoscermi facilmente.
Guardai l’ora, erano le quattro e io cominciavo già ad avere fame. Decisi di andare da Starbucks e ordinai due caffè, uno col caramello, come sapevo che piaceva a Neev nel caso l’avessi vista.
Era strano il rapporto che avevamo, ma allo stesso tempo mi piaceva.
Andavo a casa sua – lei non veniva mai da me per il semplice fatto che c’era Niall – facevamo quello che dovevamo fare e poi passavamo il resto della serata come due buoni amici. Quando mi andava mi fermavo da lei anche a dormire, mi svegliavo quasi sempre prima dato che io alla mattina lavoravo mentre lei andava all’università, e me ne andavo in tutta tranquillità. Sempre di buonumore.
Ero in coda all’interno di Starbucks quando sentii il telefono suonare, era lei.
“Ho appena finito di lavorare, un caffè ci sta sempre :)”
Sorrisi nel leggere la risposta e le dissi dove ci saremmo visti prima di prendere i due caffè e dirigermi verso il luogo dell’incontro. Quando arrivai all’O’ Connell Bridge lei era già lì, affacciata sul fiume, ad aspettarmi.
«Ciao» le dissi, arrivandole alle spalle.
Lei sussultò ricambiando il saluto e prendendo il bicchiere che le stavo porgendo assaggiandone poi un sorso.
«Uhm, al caramello. Vedo che ti sei ricordato» disse sorpresa.
Annuii fiero di me stesso, «io mi ricordo sempre tutto» mi vantai cominciando a camminare.
«Dove stiamo andando?» domandò lei.
Alzai le spalle, «non so, dove vuoi andare te?»
«Sei tu che mi hai chiesto di andare a fare un giro!»
Mi voltai a guardare Neev divertito, «appunto, andiamo in giro.»
Lei alzò gli occhi al cielo bevendo un altro sorso di caffè.
«Ecco brava, finisci il caffè che ti ho gentilmente pagato» le presi in giro.
«Dimmi Styles, preferisci un calcio nelle parti basse oppure che ti tagli i capelli e li venda su ebay? Potrei diventare miliardaria.»
«Direi la seconda opzione, tu guadagni un po’ di soldi e a me i capelli ricrescono» le sorrisi beffardo.
Lei non rispose, si limitò ad accelerare il passo davanti al semaforo verde, la rincorsi per raggiungerla e le cinsi le spalle con un braccio.
«Dai stavo scherzando» dissi poi, cercando di essere affettuoso.
«Ti conviene» borbottò lei, fingendosi corrucciata.
La osservai con la coda dell’occhio e sorrisi, rendendomi conto di quanto fosse bella e attraente, e che in quel momento era solo mia.
Neev rallentò davanti ad un negozio per ragazzine, fino ad arrestarsi completamente davanti alla vetrina.
«Oddio non ci credo!» esclamò poi scoppiando a ridere e tenendosi la pancia con le mani.
La guardai leggermente preoccupato, che c’era di così divertente da piegarsi in due dal ridere?
I passanti ci guardavano male, io mi mimetizzavo come un militare per non farmi riconoscere e Neev rideva come una schizzata in mezzo al marciapiede, attirando l’attenzione di tutti. Combinazione perfetta per non farsi beccare dai paparazzi, pensai, sistemandomi meglio gli occhiali sugli occhi e alzando lievemente il cappuccio della felpa che indossavo.
«Neev?» le sussurrai poi, battendole un paio di colpi sulla schiena.
«Ma non vedi?» domandò poi, indicando un punto dietro la vetrina del negozio.
Seguii la direzione del suo dito fino a quando non vidi una borsa appesa al muro. Una borsa con su… I One Direction.
Sorrisi leggermente, «quindi? Che c’è di così divertente? Non ne hai mai vista una?»
Neev prese un respiro profondo, «perché scusa, ce ne sono altre?»
Annuii serio, «sono sorpreso che tu non le abbia mai viste, piuttosto.»
«Sai com’è, questo negozio non fa per me. Mi è caduto casualmente l’occhio adesso e…» ridacchiò ancora, in maniera leggermente più composta.
Notai la commessa guadarci male così presi Neev per un braccio e la trascinai via di lì, «se vuoi te ne compro una e te la autografo pure» scherzai.
«No grazie, mi basta avere un One Direction qua in carne ed ossa.»
«Lo dici come se fosse quasi uno sforzo» le feci notare, seccato.
«Beh, se un mese fa qualcuno mi avesse detto che sarei finita per andare a letto e gironzolare per Dublino con Harry Styles gli sarei scoppiata a ridere in faccia» disse lei sincera. «Però fortunatamente non ho niente a che fare con i One Direction come band» continuò.
«Scommetto che non hai mai nemmeno ascoltato le nostre canzoni» commentai stizzito.
«Mi sono bastate quelle che hanno mandato alla radio fino alla nausea, fidati.»
Sbuffai leggermente innervosito.
«Sei esattamente come tutti gli altri» la accusai.
Odiavo la gente che ci giudicava senza davvero conoscerci, metà, anzi, più della metà, delle persone che ci odiavano lo facevano solo perché conoscevano altri che la pensavano allo stesso modo, o forse perché ci reputavano una band per bambine, senza nemmeno essersi sforzati di ascoltare le nostre canzoni.
«Cosa stai dicendo?» mi domandò Neev confusa.
«Critichi senza nemmeno sapere, come fanno tutti quelli che credono che la musica che ascoltano loro sia “superiore alla nostra”» sbottai irritato.
Non sopportavo sentire che i One Direction erano un gruppo per bimbiminchia oppure, essere definito io stesso un bimbominchia da persone a cui se poi chiedevi perché dicevano così sapevano dire semplicemente “mi sembrano cinque Justin Bieber messi insieme”.
Secondo me le persone che parlavano così erano semplicemente invidiose, oppure la loro vita faceva così schifo che l’unica cosa che potevano fare era criticare quella degli altri. Secondo me qualunque celebrità aveva dei fan che potevano essere definiti “bimbiminchia” o qualunque altro termine la gente voleva utilizzare, persino i Metallica secondo me. Solo che siccome i Metallica erano i Metallica allora nessuno osava dire niente mentre i One Direction… Beh, loro sono solo un gruppo per bambini.
La gente sapeva pensare solo al fatto che eravamo ricchi sfondati senza fare niente quando in realtà scrivevamo alcune canzoni, le incidevamo, presentavamo i singoli alle radio e andavamo in tour esattamente come tutti gli altri cantanti. Certo, ero il primo che non paragonava il mio lavoro con quello di un operaio, erano due cose completamente diverse ma essere sempre in giro per il mondo, non potere mai uscire da solo se non volevo morire investito da un’orda di fan, non avere più una vita privata perché ogni cosa che facevo veniva passata al microscopio dai media a volte poteva essere angosciante.
La nostra carriera inoltre era stata strana, eravamo stati letteralmente travolti dal successo anche prima di finire X Factor, ero passato dal fare il panettiere a Holmes Chapel al calcare i palchi di tutto il mondo nel giro di un anno e mezzo, era stato troppo, in troppo poco tempo. Forse in parte era quello il motivo per cui sia io che gli altri ragazzi avevamo deciso di prenderci una pausa e rallentare un po’ il ritmo delle nostre vite. Giusto per tornare un po’ con i piedi per terra.
«Dai Harry stavo scherzando» disse Neev, prendendomi per un braccio facendomi fermare. «E’ che la prima impressione che ho avuto quando vi ho visti è stata che eravate il classico gruppo di bravi ragazzi manipolato dai manager e da tutta l’altra gente con cui lavorate. Tutto qui» alzò le spalle, «non mi sarei sorpresa se qualcuno da un momento all’altro fosse saltato fuori con la storia che volevate rimanere vergini fino al matrimonio come i Jonas Brothers.»
Non risposi, non sapevo nemmeno cosa dire. Ero troppo nervoso in quel momento, non solo con Neev ma col mondo in generale. Quando pensavo a quelle cose mi imbestialivo da solo.
«Poi però conoscendoti» continuò lei, «ho capito che tu c’entri ben poco con tutte quelle cose.»
Non riuscii a trattenere un sorriso, «mi stai prendendo ancora per il culo?»
Lei scosse la testa seria, «certo che no. Tu a letto faresti un baffo anche a tutti e tre i Jonas Brothers messi insieme.»
La osservai senza proferire parola, in quel momento ebbi l’istinto di baciarla, poi però mi trattenni.
«Che cantanti piacciono a te?» domandai allora.
Lei ci pensò un po’ su, «ascolto un po’ di tutto ma Ed Sheeran…» lasciò la frase in sospeso, come se non trovasse alcun aggettivo per definirlo.
«E’ un grande» commentai io.
«Lo conosci?»
Annuii sorridendo, «è anche mio amico.»
«Non ci credo.»
«Vuoi il suo numero di telefono?» scherzai.
Neev scoppiò a ridere, «no grazie.»
«Ha anche scritto alcune nostre canzoni» spiegai.
Lei mi guardò sorpresa, «davvero?»
«Certo, se tu ti fossi informata meglio sul mio conto» le rinfacciai, «avresti scoperto che una canzone del nostro primo album l’ha scritta lui, così come due del secondo e diverse altre» spiegai.
Neev mi ascoltò rapita, quasi incredula, «vorrà dire che le ascolterò» disse poi semplicemente.
«Dovrebbe fare un concerto qua a Dublino tra non molto se non sbaglio.»
Lei annuì incupendosi leggermente, «è già sold out» borbottò poi.
«Già», mi finsi dispiaciuto trattenendo una risata.
 
-

CIAAAAO! :D
Non vi aspettavate già un mio aggiornamento eh eh eh eh eh? Siate sinceri uù
Comunque niente, viste le 18 recensioni del precedente capitolo - grazie mille ♥ - ho deciso di farvi una sorpresa!
Vi avverto che questo capitolo, per quanto sembri tranquillo, scatenerà una serie di - sfortunati - eventi che stravolgeranno gli equilibri della storia (?).
In poche parole, finalmente comincia a succedere qualcosa di interessante HAHAHAHAHA
Spero che vi sia piaciuto, e la borsa dei One Direction l'ho vista davvero a Dublino st'estate, e sono rimasta piuttosto scandalizzata perché prima di allors l'avevo vista solo in Danimarca ad Aprile uù
Il pezzo delle tre canzoni scritte da Ed Sheeran l'ho aggiunto cinque minuti fa perché ovviamente quest'estate, quando ho scritto la fan fiction, non sapevo che Ed avrebbe scritto due canzoni per Take Me Home. 
A proposito di album, OGGI E' USCITOO! :D
Io l'ho ordinato da Game Stop per il concorso del Golden Ticket e devo ancora andare a ritirarlo çç Però me lo sono già sentito tutto in streaming su iTunes AHAHA
Qual è la vostra canzone preferita? La mia Over Again, senza dubbio, poi lì mi piace anche l'assolo di Louis - strano - HAHAHAH Mentre quello di Harry è... Bo, la prima volta che l'ho sentito sono rimasta senza parole *-*
La pianto qui che sto scrivendo un poema, ovviamente ci tengo tantissimo a quello che pensate quindi se mi lascaste una recensione mi rendereste mooolto felice :D
Bona, credo di aver finito uù
Jas



 


«A che stavi pensando?»
Lei si spostò una ciocca di capelli che le era finita sul viso alzando leggermente le spalle, «vuoi veramente saperlo?» chiese, lasciandosi scappare un sorriso.

 

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Capitolo 19
*** Niall ***






 

19. Niall

 
 
 

Uscii dal negozio e salutai Harry mentre io mi diressi dalla parte opposta, verso il ristorante italiano dove mi ero dato appuntamento con Eilis.
Quando mi aveva chiesto se potevo lavorare anche quel pomeriggio avevo accettato all’istante. Fare il doppio turno non mi pesava per niente, anzi, passare il pomeriggio con lei non mi sarebbe dispiaciuto nemmeno un po’.
Non appena svoltai l’angolo la vidi davanti al locale, appoggiata al muro, una sigaretta in mano e lo sguardo assorto.
«Scusa se ti sfrutto» si giustificò appena mi vide, dopo avermi salutato.
Alzai le spalle, «niente che una buona pizza non possa risolvere» scherzai, aprendole la porta del ristorante, da vero cavaliere.
Ci sedemmo nel tavolo indicatoci dal cameriere e io cominciai subito a guardare il menu, ci mettevo sempre un’eternità a decidere cosa mangiare.
«Sei andata all’università stamattina?» domandai, concentrato nel scegliere la pizza.
Vidi con la coda dell’occhio Eilis annuire, «però avevo due corsi, uno l’ho saltato perché non avevo voglia.»
Appoggiai il menu e la guardai sorpreso, «ma puoi?»
Lei alzò le spalle, «perché no? Basta che passo gli esami e fino ad ora non posso lamentarmi» spiegò con una punta di vanità nella voce.
Le sorrisi prima di chiamare il cameriere per prendere le ordinazioni.
«Sai» esordì lei, giocherellando con il tovagliolo, «ho chiarito con Ruairi.»
«Davvero?» ero piacevolmente sorpreso.
Lei annuì lasciandosi sfuggire un sorriso, «mi ha invitata alla prima del musical in cui recitava e dopo ci siamo chiariti. Nessun rancore.»
«E’ tornato tutto come prima?»
Lei inclinò leggermente la testa verso destra pensandoci un po’ su prima di rispondere. «Direi di sì.» Fece una piccola pausa poi riprese a parlare, «ha capito la mia situazione.»
Restammo in silenzio fino a quando il cameriere non portò le pizze, io mi azzuffai letteralmente sul mio piatto.
Non sapevo cosa ci fosse che non andava in me, semplicemente amavo mangiare qualunque cosa. Mi piaceva sentire nuovi sapori e gustare nuove ricette, la cucina italiana però era la migliore. Se avessi potuto sarei sopravvissuto a pizza.
«Niall mangia piano» mi riprese Eilis, quasi come una mamma. «Così ti strozzerai, e poi se mangi lentamente ti sazi prima.»
«Ma io non voglio saziarmi prima» ribattei con la bocca piena di pizza e patatine.
Lei scoppiò a ridere mettendomi un tovagliolo sulla bocca che mi si attaccò al pomodoro che avevo attorno alle labbra. Mi pulii velocemente osservando la sua espressione divertita mentre si portava una fetta di pizza alla bocca con una compostezza che a me sembrava semplicemente impossibile.
«La chitarra invece come va?» mi chiese poi, facendomi distrarre dai miei pensieri.
«Bene, sto componendo delle canzoni» dissi tranquillo.
Lei strabuzzò gli occhi, incredula.
«Davvero?»
La guardai confuso, che c’era di così strabiliante? Ero un cantante, era ovvio che scrivessi.
Annuii, «che c’è di così strano?» domandai poi, quasi divertito.
Eilis alzò le spalle, «niente, è solo che… Bo, non me lo aspettavo» farfugliò incerta.
Risi, e lei sembrò rilassarsi leggermente.
«Posso sentirle?» mi domandò poi.
Sussultai a quella proposta, non erano ancora pronte inoltre mi ero sempre sentito un po’ a disagio nel fare ascoltare le mie canzoni a persone che non fossero Harry, Louis, Liam, Zayn o altra gente con cui lavoravo. E poi...
«Ecco, non saprei…» dissi incerto, «forse» le concessi poi sorridendole.
Eilis annuì, «abbiamo tutto il tempo, a meno che oggi pomeriggio non arrivi un’orda di clienti, avremo un bel po’ di tempo libero.»
Guardò l’ora e prese la sua borsa, «è ora di andare» mi avvertì poi.
Mi alzai dalla sedia e presi il portafoglio, «pranzo di lavoro, offro io» dissi con aria professionale.
Eilis scoppiò a ridere, «professionalmente io sono superiore a te, sono una veterana, tu un novellino quindi toccherebbe a me pagare» scherzò.
«Sì ma la cavalleria prevale sul lavoro» ribattei mentre porgevo la carta di credito al cameriere.
«Hai ragione anche te» ammise, prendendo una manciata di caramelle dalla borsa e offrendomene una. «Vuoi?»
«Non devi neanche chiedermelo» dissi, afferrandone un paio.
Uscimmo dal ristorante e ci incamminammo verso il negozio, non molto distante da lì. 
Dei pallidi raggi di sole filtravano attraverso le nubi che coprivano il cielo e un debole ma insistente venticello mi accarezzava il viso, mi voltai a guardare Eilis con gli occhi leggermente socchiusi e un’espressione divertente da vedere dipinta sul volto: le sopracciglia aggrottate e il naso leggermente arricciato.
Risi, lei si voltò a guardarmi tornando “normale”, «che c’è?» domandò poi.
«A che stavi pensando?»
Lei si spostò una ciocca di capelli che le era finita sul viso alzando leggermente le spalle, «vuoi veramente saperlo?» chiese, lasciandosi scappare un sorriso.
La guardai incerto, «così però mi stai facendo venire paura» ammisi.
Lei scoppiò a ridere, «scherzo! Stavo pensando che tra dieci giorni è il mio compleanno e che voglio festeggiarlo in una maniera alternativa.»
Strabuzzai gli occhi, non me lo aspettavo. «Quanti anni compi?»
Lei mi sorrise maliziosa, «non si chiede l’età ad una ragazza!» mi riprese.
Mi strinsi nelle spalle, «non si chiede l’età alle vecchie, tu avrai ventun’anni al massimo.»
«Se sono all’università con Neev probabilmente ho la sua stessa età, no?»
«Magari ti avevano bocciata.»
«Ma io ti ho detto che fino ad ora a scuola sono sempre andata bene.»
«No, tu mi hai detto che fino ad ora gli esami dell’università sono andati bene, ma chi mi garantisce che al liceo non eri una ribelle che andava ai rave e altre cose strane? Sai, ti ci vedrei.»
Lei scoppiò a ridere, «okay, hai ragione» mi concesse, sorrisi fiero. «Allora ti dico che al liceo ero una tipetta abbastanza alternativa ma che ciò non ha mai influito sui miei risultati scolastici. A quelli ci tengo molto.»
«Eri una secchiona non sfigata?»
«Più o meno, ma non ero popolare, solo che non passavo nemmeno le giornate chiusa in casa a studiare. Trovavo un compromesso, e ho una buona memoria.»
«Beata te, io per prendere una sufficienza dovevo studiare tutto il giorno.»
«Quindi eri un nerd?» mi domandò.
Scossi la testa, «no, ero sempre in giro ed ero una frana a scuola.»
Lei scoppiò a ridere, «allora menomale che sei diventato famoso.»
Mi strinsi nelle spalle, «chissà, forse.»
 
-

ODDIO RAGAZZE SONO UN DANNO AHAHAHAHAHA
Cioè, io ero convintissima di avere già aggiornato sta settimana invece non posto dal 13 Novembre........... -.-
Vi chiedo immensamente scusa! E' che sabato ho finito di postare anche l'altra mia fan fiction "10 giorni per innamorarmi di te" poi ho affogato il mio dolore nella scrittura di due one shot - una l'ho già postata, vi lascio il link sotto nel caso vogliate passare :) - e della mia nuova fan fiction e mi sono completamente dimenticata di aggiornare Give Me Love! Madonna se sono stordita HAHAHA
Comunque eccomi qua, meno male che alessgirl89 mi fa in una recensione "posta preso il capitolo di Give Me Love che sono in ansia" allora lì mi si è accesa la lampadina AHAHAHAHA Grazie Alessia uù - o magari sei Alessandra? HAHA
Ora devo andare a finire i compiti di informatica che poi ho patente, fatemi sapere che ne pensate, in particolare di Eilis e Niall, nel prossimo capitolo ci sarà un colpo di scena! MUAHAHAHA!
Spero che molti di voi apprezzeranno uù
Okay basta spoiler, alla prossima!
Jas



 


I semafori, i monumenti e la gente erano tutti sfuocati, mi sentivo osservata dalle poche persone sedute, probabilmente distratte dai singhiozzi che cercavo di trattenere ma poco m’importava.
Presi il cellulare e mandai un messaggio a Niall avvertendolo che sarei arrivata da lui immediatamente.



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«Non ho intenzione di finire nei guai perché sono andata nella camera dei maschi, che poi neanche ci fossero dei modelli di Abercrombie ad aspettarci.»
«Forse proprio dei modelli no, però c'è Harry» disse Ivy vittoriosa, rivolgendomi un sorriso di chi la sapeva lunga.
Sospirai maledicendo me e la mia pelle chiara sulla quale si notava immediatamente se arrossivo, cosa che accadeva ogni volta che gli occhi verdi di Harry si posavano su di me.
«Sai dove puoi andare?» borbottai, mettendomi seduta e a braccia conserte.
«Nella camera di Harry?» tentò Ivy, speranzosa.
«No, a fare in culo.»

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Capitolo 20
*** Neev ***






 

20. Neev

 
 
 
Entrai in un’edicola alla ricerca di qualcosa d’interessante da leggere. Avevo mezz’ora di pausa prima dell’inizio dell’ultima lezione della giornata, troppo poco per tornare a casa o andare in centro così decisi di prendere qualche rivista ed andare nel cortile dell’università per approfittare del bel tempo fino a quando avrebbe retto.
Cominciai a guardare distrattamente tutti i giornalini esposti ordinatamente quando mi cadde l’occhio su uno nascosto dietro gli altri su cui si intravedeva il viso di Harry. Lo presi in mano curiosa e lessi il titolo: “Harry Styles dei One Direction ha una nuova fiamma?”
Sotto, più in piccolo, alcune sue e nostre foto di quando avevamo preso un caffè insieme. Fui invasa dalla rabbia e cominciai a guardare tutti gli altri giornali per vedere se anche lì c’erano articoli s di noi, ne trovai su due riviste, li presi e andai a pagare.
Ero furiosa, non volevo finire per essere riconosciuta dalla gente come quella che stava con Harry Styles, soprattutto quando questo non era vero. Mi sedetti su una panchina e cominciai a sfogliare un giornalino con foga, alla ricerca dell’articolo al quale ero interessata. Poche parole, inutili, tante insinuazioni e riferimenti alle storie passate di Harry. E tante, molte, troppe foto. Harry che esce da Starbucks con due bicchieri, Harry sull’O’ Connell Bridge che mi porge il mio caffè e altre foto di noi due in giro per Dublino che ridiamo e scherziamo tra cui un primo piano su di me che rido quando vedo la borsa dei One Direction in un negozio. Ci avevano praticamente pedinati, e noi non ci eravamo accorti di nulla. Cominciai a guardarmi in giro con aria furtiva, osservando attentamente le persone che c’erano lì e chiedendomi se tra di loro ci fosse un qualche paparazzo con la macchina fotografica nascosta.
Presi un respiro profondo cercando di calmarmi e presi un altro giornale, non c’era nessun titolo in prima pagina riguardante noi, solo una minuscola foto sgranata e la scritta “vedi pag. 24”.
Tolsi la plastica dalla rivista e andai alla pagina indicata, stesse foto, solo molti quesiti in più sulla mia identità e alla fine “la ragazza misteriosa è stata scoperta”.
Sussultai, cosa potevano avere scoperto su di me di tanto eclatante? Non ero una cantante, ballerina, attrice, modella o qualunque altro personaggio del mondo dello spettacolo, inoltre non ero la ragazza di Harry. Perché così tanto interesse in me? Cosa volevano dalla mia vita?
Voltai la pagina come indicato, quasi con timore, non appena vidi alcune immagini m’immobilizzai.
Com’erano riuscite ad averle?
C’erano delle foto del liceo in cui non mi riconoscevo neanche, in una si poteva vedere anche Niall, dietro i miei ridicoli codini e le mie guance paffute. Avevano circondato il mio viso con dei cerchi gialli, così che la gente potesse capire chi fossi. Sentii le lacrime appannarmi la vista ma non demorsi e iniziai a leggere l’articolo. Era spaventosamente ricco di dettagli, avevano scoperto che ero di Mullingar, che conoscevo Niall e che avevamo frequentato la stessa scuola. Mi avevano paragonata al “brutto anatroccolo” che dopo gli anni bui delle superiori era diventato un cigno, si era trasferito a Dublino per studiare. E lì spuntavano le foto più recenti, probabilmente prese da Facebook, di me com’ero l’anno scorso – uguale, solo con i capelli un po’ più lunghi – e infine le foto con Harry di pochi giorni prima.
Trattenni un singhiozzo e guardai l’ora, sarei dovuta andare in classe ma non ne avevo la minima voglia in quel momento. L’unica persona di cui avevo bisogno e che sapevo mi avrebbe capita era Niall.
Mi alzai dalla panchina e mi asciugai malamente le lacrime che mi rigavano le guance, nonostante sapevo che ne sarebbero scese altre. Cominciai a camminare velocemente verso la fermata del pullman e finii per correre, facendomi strada a forza di spintoni tra le persone che affollavano i marciapiedi. Salii sull’autobus che stava per partire con il fiatone e non mi sedetti neanche, mi appoggiai al finestrino e mi limitai a guardare la città di Dublino scorrere velocemente davanti ai miei occhi. I semafori, i monumenti e la gente erano tutti sfuocati, mi sentivo osservata dalle poche persone sedute, probabilmente distratte dai singhiozzi che cercavo di trattenere ma poco m’importava.
Presi il cellulare e mandai un messaggio a Niall avvertendolo che sarei arrivata da lui immediatamente.
In quel momento la mia mente continuava a elaborare e rielaborare le foto che c’erano su quella rivista e le parole scritte accanto che raccontavano malamente la mia vita in meno di una pagina. Avevano reso pubbliche cose che dovevano rimanere private. Capivo la curiosità di sapere chi fossi, per quello non potevo farci niente ma come si erano permessi scavare così a fondo nel mio passato? Come se fossero alla disperata ricerca di qualcosa per cui umiliarmi davanti a mezzo mondo, o per lo meno davanti al Regno Unito.
 
Bussai con insistenza alla porta dell’appartamento di Niall, era pomeriggio e sarebbe dovuto essere a casa, in teoria.
Arrivò Harry ad aprirmi, stranamente in boxer e con il volto ancora assonnato. Non appena vide lo stato pietoso in cui ero, però, parve svegliarsi improvvisamente.
«Che è successo?» domandò preoccupato.
«Dov’è Niall?», ignorai le sue parole.
«Prima dimmi che è successo.»
«Niall, dov’è?» insistetti.
Harry sospirò, «è al lavoro, fa il doppio turno oggi. Neev dimmi cos’è successo, mi stai facendo preoccupare.»
Annuii e feci per andarmene, Harry non era la persona giusta con cui parlarne, soprattutto perché mi conoscevo e sapevo che avrei finito per prendermela anche con lui per tutta quella storia quando in realtà la colpa era solo mia. Avrei dovuto lasciarlo perdere, e magari lasciare perdere anche Niall visto che sapevo che se non fosse stato Harry il mio presunto ragazzo per i media, sarebbe stato lui. Non avrebbe fatto differenza per loro, erano solo a caccia di scoop e false notizie per fare scalpore e vendere di più.
Harry mi fermò per un braccio costringendomi a voltarmi, «Neev, ti prego.»
Abbassai lo sguardo cercando di non scoppiare a piangere di nuovo ma mi scappò un singhiozzo non appena feci per aprire bocca.
«Io…» farfugliai, decidendo poi di dargli semplicemente il giornale che avevo guardato.
Harry me lo prese dalle mani e lo aprì dando una semplice occhiata all’articolo prima di buttarlo per terra e prendermi tra le braccia senza dire niente.
Mi lasciai andare ad un pianto liberatorio, lui si limitò ad accarezzarmi dolcemente la schiena e darmi alcuni baci sui capelli, «stai tranquilla» mi sussurrò, stringendomi ancora di più a sé. «I giornalisti passano l’esistenza a rovinare la vita degli altri, cercano gli scheletri nell'armadio di chiunque e li sbandierano a destra e a manca, solo per guadagnare. Devi imparare a fare finta di niente, a fregartene di quello che dicono le riviste. Sono solo stronzate.»
Annuii e mi staccai un po’ da lui, «lo so, è solo che…» singhiozzai di nuovo, «fanno così tante storie su noi due, muoiono dalla voglia di sapere chi sono e scavare nel mio passato e non sono neanche la tua ragazza!» mi sfogai.
Vidi Harry annuire serio, sentendosi quasi in colpa, «hai ragione» mormorò. «Se vuoi… Insomma… Smettere di vederci, non so.»
Scossi la testa decisa, «certo che no» gli sorrisi, «se non l’avessero fatto con noi due la stessa cosa sarebbe successa con me e Niall, ci scommetto. Hai ragione, ci sto dando troppo peso.»
Mi asciugai le lacrime e presi un respiro profondo cercando di calmarmi. Aveva ragione, però per lui era così facile fare finta di niente, e anche per me lo sarebbe stato se si fossero limitati a mettere le nostre foto sui giornali o a criticsrmi. Ma quelle foto… Mi avevano colta alla sprovvista ma soprattutto avevano trovato il mio punto debole.
«Vuoi un po’ d’acqua?» mi domandò Harry, premuroso.
Annuii e lo seguii in cucina, «tieni» mi disse, porgendomi il bicchiere. Bevvi un lungo sorso e cominciai a sentirmi subito meglio, «grazie» mormorai.
Harry mi sorrise gentile cercando di togliermi un po’ di trucco che mi era colato sulle guance, «figurati.»
Rimase in silenzio per alcuni istanti e io non fui in grado di sostenere il suo sguardo quasi compassionevole poi riprese a parlare, «non pensarci, sul serio. E poi avevi il tuo fascino anche con i brufoli, un po’ di ciccia sui fianchi e l’apparecchio» tentò, prendendo in mano la rivista e sfogliandone le pagine.
Scossi la testa sorridendo amaramente, «dai Harry, saresti venuto a letto con me se fossi stata… Così?» conclusi, con tono quasi sprezzante.
Lui si passò una mano tra i capelli, «forse venuto a letto, no» ammise.
Almeno era stato sincero.
«Però sarei uscito comunque con te, da amici, come quel pomeriggio. E le tue foto sarebbero comunque finite su tutti i giornali. Tu devi semplicemente essere superiore e farti vedere sicura di te stessa e di quello che fai, poi vedrai che si stancheranno, te lo assicuro. Dopodomani Britney Spears si raserà a zero un’altra volta e allora parleranno tutti di lei.»
Lo guardai sconcertata prima di scoppiare a ridere, «sei malvagio» lo ripresi.
Lui alzò le spalle, «almeno ti ho fatta ridere.»
Appoggiai il bicchiere sul tavolo accanto a noi, «hai ragione.»
Lui mi sorrise rassicurante ed allungò la sua mano sul tavolo per stringere la mia, «stavo guardando Punk’d ti va di venire di là insieme a me?» propose.
Annuii incerta e lo seguii in salotto, accomodandomi sul divano.
Harry accese la tv sedendosi accanto a me ed allungando un braccio oltre le mie spalle per stringerle.
«Grazie» sussurrai, mentre Miley Cyrus scopriva che Justin Bieber le aveva fatto uno scherzo.
Lui si voltò a guardarmi sereno, «non c’è di che» rispose, piantando i suoi occhi verdi nei miei.
Sorrisi lievemente prima di avvicinare il mio viso al suo e baciarlo.
Ovviamente non seguimmo più Punk’d.
 
-

Eccomi quaaa!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, non succede niente di nuovo tra Neev ed Harry ma nel prossimo, il nostro caro riccioli d'oro si spremerà le meningi e se ne uscirà con una frase che verrà ripresa alla fine della storia, chissà se riuscirete ad indovinare qual è! HAHAHA Poi si verrà a sapere qualcosa di più sul passato di Neev anche se molto probabilmente avrete già intuito di che cosa si tratta uù
Fatemi sapere che ne pensate, so che sarete impegnate con la scuola e la vostra vita ma lasciare una recensione vi porta via un minuto e io ci tengo davvero a sapere la vostra opinione :)
In qualunque caso grazie a chi legge ed apprezza, aggiornerò al più presto!
Jas
P.S. Ho pubblicato un'altra one shot su Harry - non riesco a resistere, scusate HAHAH - vi lascio il link sotto nel caso voleste passare :)


 


«Chi è quello sfigato che lo prendo a pugni?» domandai dopo un attimo.



____________________________________________




«Qual è il problema?» girai il dito nella piaga, «geloso?» domandai, mordendomi il labbro inferiore cercando trattenere un sorriso.
«Decisamente sì, non voglio vedere nessun ragazzo che non sia io baciarti.»
Quella risposta fu inaspettata e sorprendente, rischiai di strozzarmi con la mia stessa saliva e sentii il cuore farmi un botto nel petto. Per un attimo ebbi il dubbio di essermi sognata quelle parole ma lo sguardo intenso di Harry mi fece capire che non era così.

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Capitolo 21
*** Harry ***






 

21. Harry

 
 
 
Dovevo ammetterlo: in quel momento mi sentivo un approfittatore.
Vedere Neev, così piccola e indifesa, avvolta soltanto da un lenzuolo bianco dormire beatamente accanto a me mi faceva venire i sensi di colpa per esserci andato a letto quando sapevo che ancora era scossa da ciò che le era successo. Però era stato più forte di me, in sua presenza il mio poco autocontrollo andava a quel paese. La volevo. Più di qualunque altra ragazza fino ad allora. Ed ero egoista, lo so, però cosa potevo farci? Quante persone erano in grado di rinunciare a qualcosa che potevano avere e che li faceva star bene? Avrei sfidato chiunque a farlo. Inoltre era stata lei ad avermi istigato, ci eravamo seduti sul divano, Neev si era voltata verso di me e mi aveva fissato alcuni istanti prima di avvicinarsi e baciarmi. Così, su due piedi.
Non ero più riuscito a resistere e pochi istanti dopo eravamo in camera mia a toglierci i vestiti a vicenda.
Sapevo che quella storia doveva finire, e anche al più presto.
Lei si meritava qualcuno che fosse in grado di amarla e farla felice, io di smetterla di pensare solo a quella cosa e mettere la testa a posto una volta per tutte.
Mi voltai a guardarla, i capelli biondi arruffati e scompigliati sul cuscino, gli occhi un po' neri per il trucco sbavato, le labbra rosee socchiuse leggermente e il respiro debole e regolare. Rilassato.
Sorrisi inconsciamente e le scostai una ciocca di capelli dal viso dandole un leggero bacio sulle labbra. I suoi occhi si aprirono lentamente.
«Buongiorno» farfugliò, con la voce ancora impastata dal sonno.
«Anche a te» le sorrisi, appoggiando la testa su una mano.
Lei si tirò leggermente su e si stiracchiò, facendo cadere il lenzuolo. Si affrettò a coprirsi di nuovo fino a sotto il collo e vidi le sue guance arrossire immediatamente.
Risi, divertito dalla scena, «niente che non abbia già visto» osservai poi malizioso.
Lei abbassò lo sguardo imbarazzata, «lo so» farfugliò, «però…»
Era incredibile quanto si sentisse a disagio con il suo corpo nonostante non avesse niente da invidiare a nessuno. Ogni volta che finivamo di… Beh, quello, si affrettava sempre a rivestirsi o a infilarsi sotto le coperte, come per nascondersi. Sapevo che infondo tutto quell’imbarazzo era legato a ciò che aveva passato alcuni anni prima.
«Non devi preoccuparti» cercai di rassicurarla, «sei perfetta così. Io cosa dovrei fare allora?» dissi, abbassando leggermente il lenzuolo per fare vedere la mia pancetta che non era che aumentata nell’ultimo periodo, soprattutto a causa delle numerose birre che bevevo da quando ero a Dublino.
 Neev sorrise, «stai bene così.»
«Anche tu, invece sembra che non ti senti mai abbastanza sicura di te stessa, o meglio, del tuo corpo. E sembra che cerchi sempre di nasconderlo, di nasconderti. Non ce n’è bisogno, insomma, guardati. Oltre che a un bel viso hai un fisico da urlo, non sei bassa, né hai il sedere grosso o i fianchi larghi o le smagliature o la cellulite qualunque altro complesso che si possano fare le ragazze.»
«Tu non capisci…» borbottò lei, quasi infastidita.
«Non capisco cosa?»
Neev sospirò appoggiando di nuovo la testa sul cuscino e fissando il soffitto come se in quel momento fosse la cosa più interessante del mondo.
«Ho passato l’infanzia a sentirmi dire che ero grassa, mia madre non faceva altro che ripetermi che dovevo dimagrire perché non mi trovava i vestiti da bambina. Io ci facevo poco caso, insomma, quando sei piccolo poco ti importa dei vestiti. Poi però ho iniziato ad andare alle superiori, e ho cominciato ad avere difficoltà sul serio. Appena vedevo qualcosa che mi piaceva il mio primo pensiero era “ci sarà la taglia?” e in molti negozi la mia taglia non sapevano nemmeno cosa fosse. Poi ho iniziato a guardare i ragazzi, e lì è stato quasi uno shock per me», fece una pausa respirando profondamente. «Chiunque mi piacesse non mi guardava nemmeno di striscio, se non perché gli stavo simpatica. Ero amica di tutti, ma nessuno osava volere qualcosa di più. Vedevo le mie coetanee che avevano il ragazzo, le mie amiche che mi raccontavano del loro primo appuntamento, primo bacio, alcune anche della prima volta e io non avevo idea di che cosa significasse sfiorare uno del senso opposto. Era frustrante. Non andavo al mare perché mi vergognavo di mettere il costume, non mettevo i pantaloncini perché avevo la cellulite, andavo alle feste con i jeans e la maglietta più carina che avevo nell’armadio perché i vestiti mi facevano più larga di quanto non fossi. E poi…» la sua voce fu rotta da un singhiozzo, «quella serata non me la dimenticherò mai» disse, cercando di tranquillizzarsi per continuare a parlare.
Le accarezzai il braccio e le presi la mano, stringendola come per farle forza.
«Era estate, c’era una festa in piscina a casa di non mi ricordo chi e io ovviamente non avevo messo il costume. Non ricordo bene cosa stessi facendo o da chi stessi andando, fatto sta che attraversai la pista e sentii un ragazzo dire “chi ti vuole grassona” o una cosa del genere. Da lì giurai che avrei fatto di tutto per dimagrire. Poco m'importava dell’apparecchio o dei brufoli, il primo lo avrei tolto qualche giorno e per quanto riguardava i brufoli anche se non fossero andati via esisteva il fondotinta, quello che mi ha sempre turbata era il mio sovrappeso. Non so da cosa fosse causato, non sono mai stata una tipa che viveva di McDonald o altri cibi grassi. Non mi abbuffavo come un maiale eppure ero così. Da quell’estate ho iniziato a diminuire i pasti e a praticare sport. All’inizio portavo tutti i giorni il cane a passeggio, poi ho iniziato a correre per dei piccoli pezzi fino a quando non è diventato quasi un hobby per me. Nel giro di un anno ho perso i chili di troppo, ho tolto l’apparecchio e i brufoli hanno iniziato a scomparire. Nel profondo della mia mente so di non essere da buttare via, insomma, ce li ho gli occhi per vedermi, però è come se ogni volta che cerco di convincermi che infondo non sono poi così male mi ritorna in mente quella sera, e quel ragazzo con quelle spregevoli parole e le poche sicurezze che ho vacillano fino a scomparire. E’ più forte di me.»
Rimasi in silenzio, cosa potevo dire davanti a quelle parole? Qualunque cosa mi sembrava scontata e irrilevante così mi limitai a cingere le spalle di Neev con un braccio e stringerla a me, depositandole un leggero bacio tra i capelli.
«Chi è quello sfigato che lo prendo a pugni?» domandai dopo un attimo.
La sentii ridere leggermente, «non so, lo conoscevo di vista.»
«Beh, stai certa che se ti vedesse adesso un pensierino su di te lo farebbe, ci scommetto quello che vuoi» dissi sicuro. «Anzi, si mangerebbe le mani per quello che ha detto.»
«Devi smetterla di farmi così tanti complimenti, potrei montarmi la testa» cercò di scherzare lei, mettendosi seduta sul letto stando bene attenta a reggere il lenzuolo.
«Sto solo dicendo la verità» spiegai, alzandomi anch’io e mettendo le mutande. Mi risedetti di nuovo sul bordo del letto, accanto a lei.
«Hai solo bisogno di qualcuno che ti ami come meriti. Prima poi arriverà» dissi sincero, sorridendo appena.
«Sì certo» bofonchiò lei, legandosi i capelli in una crocchia disordinata, «e intanto io nel frattempo mi scopo Harry Styles.»
Alzai le spalle, «se la vuoi mettere così» dissi mettendomi in piedi. Aveva rovinato il mio momento di dolcezza. «Vuoi caffè?» le domandai poi, avvicinandomi alla porta.
Lei annuì, «allora vado a preparartelo» dissi, prima di sparire in cucina.
Trovai il caffè già pronto, e Niall seduto al tavolo intento a guardare i giornali che avevamo lasciato in salotto la sera precedente.
«C’è qua Neev?» mi domandò, senza nemmeno staccare gli occhi dalla sua lettura.
Annuii, anche se lui non poteva vedermi. «Come fai a saperlo?»
«Ho visto le scarpe, la borsa, i giornali, e vi ho sentiti.»
Avvampai, «sul serio?»
«No, era solo per farti prendere male» commentò Niall ridendo.
«Fanculo» borbottai.
Rimanemmo in silenzio alcuni secondi, «ci è rimasta molto male?» mi domandò poi il biondo, alludendo alle foto che proprio in quel momento stava guardando.
«Abbastanza, ieri è arrivata qua in preda al pianto. Ti cercava, ma non c’eri, così si è accontentata di me. O meglio, l’ho tipo costretta ad accontentarsi di me.»
«E direi che l’hai consolata bene» mi istigò Niall.
«Non sono così approfittatore» ribattei, nonostante mi scappò un sorriso. «Abbiamo parlato, si è sfogata anche stamattina. Il sesso è venuto dopo. Infondo ci tengo a lei» borbottai, «è mia amica.»
«Sicuro che sia solo tua amica?»
Scossi la testa, «hai ragione, ci vado anche a letto. Non è solo mia amica.»
Evitai accuratamente l’insinuazione di Niall, sapevo dove voleva andare a parare e io non volevo parlarne, semplicemente perché non sapevo nemmeno io cosa fossimo io e Neev.
Eravamo partiti con l’odiarci, poi per l’essere attratti fisicamente l’uno dall’altro. Eravamo finiti per diventare amici, continuando tuttavia a frequentarci tra le lenzuola. Era una situazione strana che non sapevo definire e a cui avevo paura di dare un nome, dovevo ammetterlo. Non era solo una ragazza con cui andavo a letto, a lei tenevo  più del normale. Per lei provavo una specie di responsabilità, quando il giorno precedente l’avevo vista così distrutta dovevo ammettere che mi si era spezzato il cuore, e avevo ancora voglia di prendere a pugni quel ragazzo di cui mi aveva parlato quella mattina. Sarei stato geloso di lei, me lo sentivo, ma la gelosia che sapevo avrei provato mi sembrava più quella che proverebbe un fratello nei confronti della sorella, o una cosa del genere, nonostante io non fossi mai stato geloso di Gemma, forse però perché ero andato via di casa prima di poter esserlo.
In quel momento Neev fece ingresso in cucina, indossava soltanto la mia camicia un po’ stropicciata che la copriva comunque fino a metà coscia.
«Buongiorno» salutò Niall con un bacio sulla guancia.
«Come stai?» domandò subito lui premuroso, mentre io le servivo una tazza di caffè bollente.
Lei alzò le spalle, «sto.»
«Scusa se non c’ero ieri, ho lavorato.»
Neev gli sorrise premurosa, «tranquillo, me la sono cavata» spiegò, lanciandomi un’occhiata fugace.
Niall fece per ribattere ma lei continuò a parlare, «piuttosto, com’è andata con Eilis?»
Sul viso del biondo si fece spazio un sorriso, «bene» concluse poi semplicemente.
«Soltanto bene?» insistette lei.
Lui si strinse nelle spalle annuendo, «abbiamo chiacchierato e basta. Te l’ho detto che è simpatica.»
«Solo simpatica?»
«Okay, è carina» concesse lui, quasi esasperato.
Sorrisi divertito dalla scena, si notava lontano un miglio che Horan era cotto, nonostante volesse convincere chiunque del contrario.
«Dai Niall» lo istigai, «cos’aspetti a baciarla?»
«Che tu ti faccia una valanga di cazzi tuoi» ribatté brusco.
Scoppiai a ridere, il tanto docile, gentile e generoso Niall Horan con me era un serpente a sonagli, acido come un limone scaduto. Harry Styles però aveva sempre ragione.
 
-

Tadaaaan, eccomi qua!
Lo so che sto aggiornando prestissimo, ma dieci minuti fa ho finito di scrivere un'altra fan fiction su Harry - che posterò quando avrò finito con questa - e sono abbastanza depressa quindi devo consolarmi HAHAHA
No vi spiego, io quest'anno ho la maturità (Dio, aiutami tu) e visto che molto probabilmente dopo le vacanze di Natale tra tesina e cazzi e mazzi non avrò tempo per scrivere mi sto portando avanti ora e, secondo i miei programmi, dovrei avere capitoli pronti di fan fiction da pubblicare fino al 27 Luglio HAHAHAHAHAHAAHAHAHHAAH Poi stanotte ho avuto l'ispirazione per un'altra storia - indovinate chi sarà il protagonista? - che credo porterò avanti durante le vacanze di Natale quindi direi che avrò roba da postare fino al 2020 uù
Lo so che mi manca qualche rotella nel cervello, don't worry, però io mi preoccupo per certe cose e devo organizzarmi AHAHAHAHAHAAHAH Aiuto, mi sento ridicola.
La smetterò di scassarvi con le mie seghe mentali perché devo postare velocissimamente che tra mezz'ora devo andare a patente, so che voi penserete "ola madonna in mezz'ora certo che riesce ad aggiornare" ma vi garantisco che io ci impiego un'eternità.
Comuunque, niente, questo capitolo rappresenta la dolcezza di Harry secondo me, e mi piace abbastanza anche perché nell'ultimo capitolo ci si riferirà a qualcosa di qua ma non vi dico cosa lallalalaaa :D
Non so che altro aggiungere se non ringraziarvi per le recensioni che mi lasciate, d'ora in poi cercherò di rispondere ad ognuna di voi onde evitare che qualcuno - sì, tizia anonima che mi ha rotto le balle su ask, sto parlando proprio di te - possa lamentarsi. Anche se poi personalmente non capisco cosa cambi scrivere a tutti "grazie"  in un messaggio privato oppure ringraziare in generale qui, bah.
Nel prossimo capitolo ci sarà Eilis, ma non Niall, mi dispiace. Per Neilis (?) dovrete aspettare il capitolo 24 - AGATA RESISTI! AHAHAHAHA
Grazie mille per le recensioni e tutti i tweet stupendi che mi scrivete, siete davvero meravigliose e credo di amarvi :')
Jas


 


«Facciamo una scommessa» mi propose lei, «se Niall è un tritarifiuti tu lo baci, se no io faccio qualunque cosa vuoi tu.»
«Come scusa?»
«Non fare la finta tonta, hai sentito bene.»
«Non ho intenzione di scommettere con te» farfugliai.
«Appunto, perché ho ragione.»


 

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Capitolo 22
*** Eilis ***






 

22. Eilis

 
 
 
«Un barbecue?» ripeté Neev poco convinta, annuii seria prendendo un carrello vuoto prima di entrare nel supermercato.
«Lo spazio nel giardino sul retro ce l’ho, il mio compleanno è di domenica, volevo qualcosa di diverso dalla solita sbornia del sabato sera in un pub e Niall ha avuto quest’idea» spiegai.
«Tu compi ventun’anni, il che in Irlanda significa che finalmente puoi fare quel cavolo che ti pare e tu vuoi organizzare un barbecue?»
Annuii per l’ennesima volta, sull’orlo dell’esasperazione dato che era la ventesima volta che Neev mi chiedeva la stessa cosa ma in maniera diversa. «Sì!» esclamai.
Ciò che ricevetti per risposta fu una sonora risata che fece cadere l’attenzione di alcuni passanti su di noi. Mi guardai intorno leggermente a disagio, cercando di non fare caso a Neev che ormai era partita per la tangenziale, «certo che stare con Horan ti fa male!» esclamò poi.
«Parla quella che si scopa Harry Styles!» ribattei.
Lei mi tappò la bocca con una mano all’istante, «gridalo ancora un po’ più forte se riesci» mi riprese, a voce bassa.
«Tanto chi vuoi che ci ascolti?» domandai, cominciando a gironzolare per gli scaffali.
«Ho imparato che la prudenza non è mai troppa, fidati» borbottò lei guardandosi intorno con aria circospetta.
Scossi la testa prestando attenzione alla lista della spesa che avevo stilato con Niall la settimana scorsa in negozio. La prima cosa da comprare era il carbone, mi voltai verso Neev per chiederle dove fosse ma la vidi con un sorriso da ebete dipinto in faccia  e il cellulare in mano.
«Che c’è?» domandai curiosa.
Lei scosse la testa digitando qualcosa, «mi ha scritto Harry» disse poi distratta.
Alzai gli occhi al cielo, «e che c’è di così eclatante?» chiesi, quasi seccata.
«Mi ha detto di tenermi libera per sabato sera.»
«E quindi?»
«Credo che voglia portarmi al concerto di Ed!» esclamò lei quasi in preda ad un attacco di cuore.
«Ma non era sold out?»
«Appunto!»
Neev cominciò a saltellare e a battere le mani come una foca addestrata mentre emetteva uno strano gridolino acuto che cominciava a compromettermi seriamente i timpani.
«Senti, animale da circo» la chiamai, «sai per caso dov’è il carbone in questo posto?»
Lei sembrò calmarsi ed annuì, «credo che sia da questa parte» disse poi, prendendo il carrello e trascinandolo in una corsia deserta.
Caricammo il sacco e diedi un’occhiata alle altre cose che dovevamo prendere, «okay, mancano piatti, bicchieri e posate di plastica e poi il mangiare» spiegai.
Neev annuì, «le posate sono da questa» disse, trascinandomi da un’altra parte. «Ma tu non la fai mai la spesa?» mi chiese poi, mentre decideva di che colore prendere i bicchieri.
Scossi la testa, «ci pensa sempre Ruairi, anche a fare i mestieri. Credo che se glielo chiedessi pulirebbe pure camera mia» affermai sorridendo.
«Perché non ho anch’io un coinquilino gay?» si lamentò lei, optando alla fine per il blu.
«Perché non hai coinquilini?» risposi, con fare ovvio.
Neev alzò gli occhi al cielo, «era così per dire» farfugliò, rubandomi la lista della spesa dalle mani e controllando personalmente cosa mancava prima di trascinarmi da un’altra parte del supermercato.
«In quanti hai detto che siamo?» chiese, confrontando i vari tipi di hamburger in vendita.
Ci pensai su un attimo, «non so, siamo io, te, Ruairi, Derek, Niall…» iniziai, contando le persone con le dita.
«Harry non lo inviti?»
«Se insisti…»
«Ti odio» borbottò Neev, decidendosi infine a prendere alcune confezioni di carne. «Nessun’altro?»
Ci pensai un po’ su poi scossi la testa, «non credo. No.»
«La tipa che lavora con te?»
La guardai seria per alcuni secondi poi scoppiai a ridere, «non ci penso nemmeno! No! Quella mi fa un favore quando rimane a casa.»
«Ammettilo, così passi il pomeriggio con Niall.»
Socchiusi gli occhi e guardai Neev con aria di sfida, a cosa stava alludendo?
«A cosa stai alludendo?»
Lei alzò le spalle, «niente.»
Odiavo quando la gente architettava qualcosa alle mie spalle, soprattutto quando questo qualcosa riguardava i ragazzi o, nel caso specifico, Niall Horan.
Non era il tipo per me, era simpatico, divertente, anche carino, glielo concedevo, ma non era il mio tipo. Fin troppo tranquillo e “bravo ragazzo” per me. Poi tutte quelle storie con i paparazzi… Non volevo fare la fine di Neev, anche perché se si fossero messi a scavare nel mio passato credo che i giornalisti avrebbero avuto timore persino a pubblicare le loro scoperte.
«Che poi non ho capito perché insisti a fare un barbecue quando tu sei vegetariana» continuò Neev, capendo che le conveniva cambiare argomento.
«Ti informo che le patate grigliate sono la cosa più buona del mondo» dissi decisa.
«Sì ma niente regge con wurstel, hamburger, bacon…»
«A pensare ai poveri animaletti che sono morti per saziare il tuo appetito mi passa la fame» ribattei, «e poi te l’ho detto, a Niall si è accesa la lampadina e a me l’idea è piaciuta. Qualcosa mangerò» dissi, prendendo alcune confezioni di insalata dal reparto frigo.
Finimmo velocemente di fare la spesa e andammo alle casse per pagare.
Insacchettammo tutto e ci affrettammo ad uscire dal supermercato, con il carrello stracolmo di roba.
«Voglio vedere chi mangerà tutto» dissi, osservando un po’ preoccupata la quantità industriale di cibo che avevamo comprato.
«Stai tranquilla, c’è Niall» mi rassicurò Neev.
«Sì ma Niall non è un tritarifiuti.»
Lei si voltò a guardarmi, «hai ragione, è anche peggio.»
La guardai incerta per alcuni istanti prima di scoppiare a ridere, poi, notando la sua espressione impassibile smisi anch’io.
«Non esagerare» la ripresi.
«Non sto esagerando.»
Sospirai alzando gli occhi al cielo mentre un taxi si fermava proprio davanti a noi.
«Facciamo una scommessa» mi propose lei, «se Niall è un tritarifiuti tu lo baci, se no io faccio qualunque cosa vuoi tu.»
«Come scusa?»
«Non fare la finta tonta, hai sentito bene.»
«Non ho intenzione di scommettere con te» farfugliai.
«Appunto, perché ho ragione.»
 
-

Eccomi quaaa!
Prima di tutto, buona immacolata (?), secondo, eccovi il capitolo ahahaha
E' una cosa un po' di passaggio, non è nemmeno troppo lungo ma diciamo che è la quiete prima della tempesta che inizierà a scatenarsi un po' dal prossimo capitolo ma soprattutto dal 24 in poi uù
Spero che vi sia piaciuto, fatemi sapere che ne pensate e... Basta!
Grazie mille per le recensioni dello scorso capitolo, sul serio, e per seguire la storia, grazie davvero <3
Alla prossima!
Jas


 

 


«
il problema non sei tu, è che sono io che…»


 

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Capitolo 23
*** Harry ***






 

23. Harry

 
 
 
Scesi dall’auto e andai a bussare a casa di Neev guardando per l’ennesima volta l’ora. Puntuale come un orologio svizzero. Da quando ero a Dublino non avevo mai avuto la necessità di una macchina, me l’ero sempre cavata con gli autobus o andando a piedi dato che il centro della città era piuttosto piccolo, quella sera però un mezzo di trasporto che non fosse pubblico mi avrebbe fatto più che comodo e Ed si era subito reso disponibile offrendomi anche un autista per l’occasione. Neev arrivò quasi subito ad aprirmi con già giacca e borsa in mano ed un sorriso a trentadue denti stampato in faccia che non potei fare a meno di ricambiare.
«Ciao!» mi salutò entusiasta, dandomi un bacio sulla guancia.
«Pronta?» le chiesi, lei annuì chiudendo a chiave la porta e seguendomi fuori dall’abitacolo. Le aprii la porta dell’auto e la seguii all’interno di essa.
«Pure l’autista stasera?» domandò.
«Pure la macchina, vorrai dire» la corressi.
Lei alzò le spalle, «sì beh, insomma, quello.»
Sorrisi e mi appoggiai al sedile, osservando le luci della città scorrermi veloci davanti agli occhi mentre ci dirigevamo verso l’O2.
«Lo sapevo» mi sussurrò Neev, vedendo l’insegna dell’arena illuminare la riva del Liffey.
«Non potevo non portarti» ammisi, stringendomi nelle spalle.
«Grazie» disse lei sincera, senza troppi giri di parole.
Non le risposi, mi limitai a sorriderle e ad abbassarmi leggermente non appena cominciammo a passare di fronte all’orda di fan in fila davanti all’entrata principale, per utilizzarne una secondaria.
Quando l'auto si fermò presi Neev per mano e la guidai attraverso diversi corridoi che conoscevo bene dopo essermi esibito su quel palcoscenico svariate volte, con i One Direction.
«Ti senti pronta ad incontrare Ed?» le domandai, arrestandomi di colpo davanti ad una porta che sapevo essere del suo camerino.
Lei farfugliò qualcosa di incomprensibile, improvvisamente insicura, ma non le diedi il tempo di formulare una frase di senso compiuto perché bussai e spalancai la porta senza nemmeno aspettare risposta.
Vidi Ed seduto su un divanetto intento a strimpellare la chitarra, alzò immediatamente lo sguardo e non appena mi vide mi venne incontro per abbracciarmi e sollevarmi anche leggermente da terra. Era da tempo che non ci vedevamo.
«Hazza!» esclamò contento, «ti aspettavo. Come stai?»
«Bene, tu?»
Lui alzò le spalle prima di accorgersi della presenza di Neev e presentarsi a lei nonostante non ce ne fosse bisogno da entrambe le parti.
Lei era completamente paralizzata e incapace di proferire parola, non l’avevo mai vista così a disagio, anzi, non avrei mai pensato che potesse comportarsi come una normale fan davanti al suo cantante preferito.
Mi offrii di scattarle alcune foto con Ed ed avemmo giusto il tempo di scambiarci quattro chiacchiere prima che un assistente venisse a chiamarlo per prepararsi all’inizio del concerto.
Solo quando uscimmo dal camerino Neev sembrò ritornare a respirare.
«Oddio» disse semplicemente.
Scoppiai a ridere, «respira Neev, respira.»
Lei obbedì, «è solo che… Non me l’aspettavo.»
«Secondo te ti avrei portata al concerto di Ed senza backstage?»
Lei si strinse nelle spalle, «non pensavo foste così amici, insomma…»
Risi, «t’interessa ben poco della sua vita, eh?»
«Finché scrive canzoni divine non vedo perché dovrei indagare sulla sua vita privata» farfugliò, con una nota di accidia nella voce.
Annuii capendola perfettamente e prendendole la mano per trascinarla verso gli spalti dai quali avremmo assistito al concerto. Non appena trovammo i posti tutte le luci si spensero: il concerto stava per iniziare.
Dovevo essere sincero, non conoscevo tutte le canzoni di Ed a memoria eccetto le più famose, Neev invece sembrava sapere ogni singola parola di ogni singolo brano. Che fosse del suo album d’esordio o di quello appena uscito lei continuava a cantare, cantare e cantare, con gli occhi sempre puntati sul palcoscenico. Era così presa dal concerto che mi limitai a guardarla ogni tanto e a sorridere tra me e me, contento nel vederla così felice per così poco. Gli occhi le brillavano, a causa del riflesso delle luci, il viso era avvolto nella penombra ma a me il suo profilo era ben visibile, così come il suo sorriso che sembrava non voler scomparire dalle sue labbra.
Ad un certo punto si voltò verso di me, esaltata come un bambino la mattina di Natale, per sussurrarmi «adoro questa canzone» prima che degli accordi di chitarra e le urla del pubblico riempissero l’arena.
Quando Ed cominciò a cantare riconobbi la canzone, non era delle sue più famose ma ricordavo che quando comprai il suo cd “+” quel brano fu uno di quelli che mi colpì di più.
Neev si voltò verso di me cominciando a cantare il ritornello, «give a little time to me, we’ll burn this out, we’ll play hide and seek to turn this around. All I want is the taste that your lips allow, my my, my my oh give me love.»
Cominciai a cantare con lei le uniche parole che sapevo e che continuavano a ripetersi nel ritornello, prima che questo finisse e anche le voci del pubblico si placarono. Neev però continuò a cantare.
Si voltò di nuovo verso Ed, gridando e cantando a squarciagola mentre io mi limitavo a guardarla come incantato. Non l’avevo mai vista così rilassata e avevo come la sensazione che quella canzone un po’ la rappresentasse. Pensandoci bene rispecchiava la sua vita, la terza volta che ripeté il ritornello guardandomi, tutto mi fu più chiaro. Per una volta lasciai perdere l’autocontrollo, quando Neev si voltò verso di me non ci pensai due volte, le presi il viso tra le mani e la baciai, proprio mentre le parole di Ed facevano al caso nostro, o per lo meno mio.
 

All I want is the taste that your lips allow.

 
La baciai prima con passione, cercai con fervore la sua lingua per poi giocherellarci dolcemente. Sentivo che quel bacio era diverso dagli altri, per una volta non era stato dato in camera mia, o sua, o sul divano mio o suo. Non aveva un secondo fine, malizia o altro. Mi staccai lentamente guardando i suoi occhi che brillavano come due scintille, proprio mentre la canzone finiva, la voce di Ed riecheggiava sola nell’arena, accompagnata soltanto dagli applausi e dagli acclami del pubblico. Poi le luci si spensero.
 
Tornammo a casa in silenzio, se non per i molteplici ringraziamenti di Neev che si era finalmente resa conto di aver incontrato Ed Sheeran e di essere stata al suo concerto. Probabilmente quel bacio per lei non aveva significato tanto quanto per me. Mi feci lasciare anch’io dall’autista davanti a casa sua, era stato fin troppo gentile con noi quella sera.
«Grazie» ripeté per l’ennesima volta Neev, prendendo le chiavi di casa dalla borsa. Sorrisi guardandola, «non c’è di che» le risposi io, per l’ennesima volta.
Lei si dondolò da un piede all’altro, incerta sul da farsi.
«Ti va di entrare?» propose poi.
Scossi la testa, «non credo che sarebbe appropriato» conclusi poi.
Lei rimase sorpresa dalle mie parole, «okay. Sarà per un’altra volta allora.»
Scossi la testa, non sapevo nemmeno io cosa stavo facendo e avevo la netta sensazione che mi sarei pentito ben presto delle mie azioni però in quel momento sapevo che era la cosa giusta.
Mi ero reso conto che non volevo Neev come un giocattolo che soddisfaceva i miei desideri più intimi. O almeno non più. Mi ci era voluto un po’ di tempo per capirlo, ma forse quella persona che stava cercando che l’amasse sul serio ero io. Mi veniva da ridere da solo al solo pensiero ma era ciò che mi sentivo in quel momento.
Da quando l’avevo conosciuta, infondo, non mi ero mai interessato a nessun’altra ragazza se non che a lei. Non mi era mai passato per la mente di uscire una sera così, giusto per rimorchiare, o di voltarmi a guardare il fondoschiena di qualche ragazza che mi passava di fianco, tutto perché sapevo di avere Neev. E solo in quel momento, o meglio, quella sera, mi ero reso davvero conto che non era solo per il sesso che lei mi attraeva così tanto. Era bella, certo, ma era anche il suo senso dell’umorismo, la sua intelligenza, spigliatezza, e anche la sua fragilità che era restia a mostrare che facevano si che pensassi a lei più del dovuto. Più di quanto un ragazzo dovrebbe normalmente pensare alla sua scopamica, e cioè solo quando ha voglia di fare qualcosa.
Il problema però, era un altro.
Io ero abbastanza per lei? Io ero più di semplice sesso per lei?
Oltre che attrarla fisicamente, ero abbastanza divertente, intelligente, carino e simpatico per lei? Io facevo si che lei non si voltasse a guardare il fondoschiena di altri ragazzi, o che si interessasse a trovare qualcuno in generale? Avevo i miei dubbi.
«Non credo» dissi deciso, «ecco…» cominciai a farfugliare ma mi imposi di andare avanti a parlare ignorando lo sguardo perso e confuso di Neev, «io credo che dovremmo finirla qua» conclusi.
«Finire che cosa?» domandò lei, quasi timorosa.
«Qualunque cosa ci sia tra noi due» buttai lì frettolosamente. Cominciavo a sentirmi male, volevo spiegarmi il prima possibile così da porre subito fine a quella conversazione. Mi accorsi solo quando le avevo pronunciate ad alta voce che quelle parole non rispecchiavano la verità.
«Vedi…» ritentai, per spiegarmi meglio, «il problema non sei tu, è che sono io che…»
«No va bene così Harry» mi interruppe lei, dandomi le spalle, «ci sentiamo» mi congedò, prima di aprire la porta di casa e sparire dietro di essa senza darmi il tempo di parlare.
Non volevo che finisse così.
 
-

Volevate Ed Sheeran? Eccovi accontentate! HAHAHA
E' la scena che ho in mente da quando ho scritto la prima parola del prologo di sta fan fiction, ricordo di aver scritto il capitolo alle tre di notte tipo, st'estate, il giorno prima che tornassi a casa. Ho passato la notte in bianco perché crepavo di caldo e ho scritto tipo due o tre capitoli, ora non ricordo. Non è uscito così bene come speravo ma sinceramente non mi piace stare lì a scrivere, cancellare e riscrivere i capitoli venti volte. Al massimo aggiungo pezzi o correggo errori ma mi piace lasciare le cose come mi vengono in mente, sono più vere e spontanee, boh HAHA Spero che non faccia così schifo, dai. E poi diciamo che qui si capisce un po' il motivo del titolo della storia, ma secondo me tutto ciò acquisirà più senso tra alcuni capitoli quindi portate pazienza :)
Scusate per il leggero ritardo ma oggi sono stata via tutto il giorno e sono arrivata a casa ora, spero di essermi fatta perdonare col concerto nonostante alla fine le cose vadano un po' male.
Povera Neev, Harry le ha dato buca HAHAHA Ve lo aspettavate? Ammettetelo che pensavate sarebbe stato Harry ad andare in bianco uù
Spero di avervi sorprese un po', nel prossimo capitolo ci sarà la svolta Neilis e poi chi vivrà vedra! HAHAH
Fatemi sapere che ne pensate, ci tengo davvero. Intanto grazie mille per le recensioni e... Mi sono già rotta di rispondere, lo so, ma vi giuro che io la trovo una cosa alquanto inutile e poi non ho avuto nemmeno il tempo materiale tra verifiche e mica verifiche. Però leggo sempre tutto e vi giuro che ogni vostra parola mi strappa un sorriso, grazie di cuore <3
Jas



 

[questa gif non c'entra un cazzo ma non potevo non metterla, è stupenda! HAHAHAH]

«Dove vuoi arrivare Niall?» domandò Eilis.
«Ti ho scritto una canzone» sputai tutto d’un fiato.

 

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Capitolo 24
*** Niall ***






 

24. Niall

 
 
 
Harry era strano quella mattina, in realtà anche Neev era strana quella mattina. Si erano seduti ai due lati opposti del tavolo e non li avevo mai visti rivolgersi la parola. Sapevo che c’era qualcosa sotto ma non avevo ancora avuto il tempo di prendere Harry da parte e fargli l’interrogatorio, anzi, lui era stato abbastanza abile da evitare me e il mio interrogatorio. Cercai di non pensarci, ma bensì di concentrarmi soltanto sui wurstel e gli hamburger che mi erano stato affidati. Non dovevo né mangiarli né farli bruciare mentre Eilis preparava un qualche suo strano piatto vegetariano e Ruairi la tavola. Avessi saputo che lei era vegetariana, non le avrei proposto un barbecue.
Cominciai a togliere dal fuoco il cibo che mi sembrava cotto e portai tutto in tavola, proprio quando vidi anche Eilis arrivare. Prendemmo una lattina di birra a testa in mano e la alzammo al cielo per un brindisi.
«Festeggiata» dissi, come per darle la parola e intimarla a parlare.
Lei mi guardò confusa, «che c’è?»
«Il discorso, ventun’anni si compiono una volta nella vita» le sorrisi.
Lei mi fulminò con lo sguardo prima di schiarirsi la voce e pensare a cosa dire, «prima di tutto grazie per essere qua, com’è il detto? Pochi ma buoni!» esclamò decisa, «Neev dopo mi dici che cazzo hai combinato con Harry» bisbigliò poi velocemente. «Allora… Al mio compleanno!» esclamò poi, col suo solito tono di voce squillante.
Tra i "tanti auguri” e i “buon compleanno” detti da ognuno di noi, brindammo e bevemmo un lungo sorso di birra prima di iniziare a mangiare.
Approfittai dell’entusiasmo generale per le mie ottime doti culinarie per chiedere ad Harry cos’avesse combinato, «niente, le ho solo detto che non voglio più fare sesso con lei» rispose sbrigativo prima di ficcarsi in bocca mezzo wurstel.
Scossi la testa in disaccordo con lui, «sei una frana! Così è come se hai posto fine alla vostra relazione!» esclamai, bisbigliando.
«Ma che relazione! Avessimo avuto una relazione non l’avrei mai lasciata» mi ammonì.
Sorrisi felice, «allora lo ammetti che ti piace!» lo stuzzicai.
«Eh…» farfugliò lui quasi come per liberarsi di me.
Lo lasciai perdere, me lo sentivo che si sarebbero chiariti, o almeno speravo.
In quel momento ero troppo concentrato per il regalo che avrei dovuto dare ad Eilis di lì a poco, e non si trattava della collana che le avevamo comprato io e Harry.
«Vuoi assaggiare un po’ della mia insalata di soia?» mi domandò Eilis, porgendomi la bacinella.
Guardai restio il contenuto e dall’odore che mi arrivò alle narici decisi di passare, «no grazie.»
«Dai! Non fare lo schizzinoso, è buona!»
Scossi la testa con veemenza, «ho abbastanza hamburger» mi giustificai, mettendoci sopra un po’ di ketchup.
Lei guardò schifata il mio piatto prima di alzare le spalle e mangiare un boccone della sua strana insalata.
Tra i vari racconti di Ruairi e Derek – i più loquaci del gruppo quel giorno – e alcune birre, il pranzo finì in fretta. Mi appoggiai allo schienale della sedia respirando profondamente e accarezzandomi la pancia più gonfia del solito. Mi resi conto che forse avevo mangiato un po’ troppo quel giorno.
Neev rise vedendomi pieno come un uovo, «sei il solito, Niall!»
Mi strinsi nelle spalle, «cosa ci posso fare se sono un ottimo cuoco?» cercai di difendermi. Lei scosse la testa e fece un lieve cenno ad Eilis che si era appena alzata dal tavolo, diedi retta al suo consiglio e la seguii in cucina.
«Che fai?» le domandai, quando la vidi frugare tra i cassetti.
Lei sussultò, non aspettandosi di trovarmi lì.
«Sto cercando il coltello» spiegò poi, continuando a guardarsi in giro.
Annuii, «ce l’hai un attimo per me, invece?»
Lei si arrestò di colpo dalle sue ricerche, «per che cosa?»
«Il mio regalo.»
«Ma… La collana?» domandò lei confusa.
«Quello era il regalo mio e di Harry, ora devo darti il mio» spiegai paziente.
Lei sembrò pensarci su un attimo, «okay» acconsentì.
Annuii e la portai in salotto, dove le voci degli altri, nel giardino sul retro, erano soltanto un suono lontano.
Presi la chitarra che mi ero portato dietro apposta per l’occasione e mi sedetti sul divano, accanto a lei.
Cominciai a strimpellare alcuni accordi a caso, «ti ricordi quando ti ho detto che avevo scritto una canzone?» lei annuì. «E che non ci credevi?»
«Sì…» rispose confusa.
«E io non volevo fartela sentire.»
«Infatti non me l’hai mai fatta sentire» precisò lei.
«Appunto» borbottai. «Beh, il fatto è che quando scrivi una canzone, solitamente questa parla di te, e sentirsi dire da qualcuno che non gli piace quello che ti esce dal cuore non è che sia il massimo» conclusi incerto.
«Dove vuoi arrivare Niall?» domandò Eilis.
«Ti ho scritto una canzone» sputai tutto d’un fiato.
Lei strabuzzò gli occhi, e quella volta glielo concessi, nemmeno io ci credevo quando avevo posato chitarra e penna ed avevo osservato le note e le parole scritte su un foglio stropicciato.
«Ti prego suonala» disse poi, divertita.
Che c’era di divertente?
«Non è niente di che» bofonchiai, pentendomi amaramente di averglielo detto.
«Non importa, l’hai scritta tu, questo basta per farmela piacere» ammise, sorridendomi rassicurante.
Annuii più convinto e cominciai a suonare e a cantare.
Non osavo guardare in faccia Eilis, era già abbastanza imbarazzante farle sentire una canzone scritta di mio pugno, non sarei riuscito a reggere anche una qualche sua espressione inorridita o comunque di dissenso mentre le dicevo che era la “ragazza strana” migliore che avessi mai conosciuto. In realtà non ero certo che “Strange Girl” fosse il titolo adatto ad una canzone ma forse avrei potuto semplicemente omettere quel particolare.
Solo quando suonai l’ultima nota osai guardare in faccia Eilis, che aveva un sorriso a trentadue denti stampato sul volto.
Cominciò ad applaudire entusiasta, «è stupenda!» esclamò poi, buttandomi le braccia al collo.
In quel momento capii che molto probabilmente non aveva ascoltato una parola della canzone ma si era limitata a sentire il ritmo che – dovevo ammettere – non era male.
Ci alzammo entrambi dal divano e io mi misi il plettro in tasca, «sei sicura che ti piaccia?» chiesi.
Lei annuì con foga, «insomma, “ragazza strana” l’ho preso per un complimento, o almeno, io nella canzone l’ho interpretato come tale. E’ alternativa, ma infondo io non sono poi tanto normale, e tu non sei l’unico che me lo dice, tranquillo. Quindi direi che è perfetta per me.»
«Sì beh, avrei potuto scrivere cose sdolcinate del tipo che la tua risata è come musica per le mie orecchie, che il tuo sorriso può illuminarmi la giornata, che i tuoi occhi sono lo specchio della tua anima e tante altre cose del genere. Però non sarebbero state abbastanza, tu sei molto di più.» Arrossii. E per la prima volta in vita mia mi parve che anche la pelle di Eilis prese un certo colorito.
Stavo lasciando perdere tutte le mie insicurezze, le mie paure. Stavo affrontando la cosa di petto, forse anche fin troppo ma non ero certo che avrei avuto un’altra occasione del genere.
Prima che Eilis potesse dire qualunque cosa mi avvicinai a lei e la baciai, come desideravo fare ormai da tempo. Sentivo che lei era rigida, credevo per la sorpresa, ma quando dischiusi le labbra per far si che le nostre lingue s’incontrassero lei si staccò bruscamente e corse via. Ed io rimasi lì inebetito guardarla andarsene, senza avere la forza per fermarla.
 
-
 
Ciaociaociaociaociao!
Non mi aspettavate così preso, vero? Ammettetelo uù
In realtà volevo aggiornare domani, prima che morissimo tutti, poi però mi sono resa conto che domani molto probabilmente non ne avrò il tempo visto che avrò da fare, venerdì idem, così come sabato e domenica quindi... Niente, eccomi qua con la fatidica svolta Neilis! HAHAHA
Ve lo aspettavate? Ditemi di no!
Oddio ma siamo già al capitolo 24, ancora quattro capitoli e poi basta, non ci credo çç Possibile che mi stia già venendo la depressione? Che poi manca l'epilogo che non ho ancora scritto, è da quattro mesi che dovrei farlo...................
Non pensiamoci, manca ancora un po'. Il prossimo aggiornamento sarà probabilmente a Natale o alla Vigilia visto che il 26 vado al maaaree! lalallaa E poi ci risentiamo nel 2013, ma non pensiamoci.
Piuttosto, nel caso non morissimo venerdì  - CHE E' IL MIO COMPLEANNO. NON POSSO MORIRE QUANDO COMPIO DICIOTT'ANNI CAZZAROLA - alla prossima!
Ditemi che ne pensate del capitolo, sono curiosa di sapere le vostre opinioni e magari anche le vostre aspettative, bo.
Secondo voi perché Eilis scappa? uù Poi sorvoliamo sulla canzone, non so da dove mi sia uscita e fa cagare infatti da grande non vorrò mai fare la cantante/cantautrice perché credo che neanche i sordi comprerebbero un mio cd HAHAHAH Solo che non sapevo cosa mettere, poi quando ho scritto la storia non era ancora uscito Take Me Home e... Niente, mi sono arrangiata uù Comunque se avessi scritto la storia adesso credo che come canzone avrei scelto She's Not Afraid. Perché è una canzone un po' diversa, non parla delle solite storie di amori finiti o robe simili e poi è bella allegra e ritmata come mi immagino il personaggio di Eilis uù
Ora devo scappare a studiare storia, mi aspetto taaaante recensioni come regalo di compleanno :D
Un bacio,
Jas

P.S. Mi dimentico sempre di dirlo ma credo che ormai lo sappiate già, se volete che vi avverta su Twitter quando aggiorno basta che mi avvertiate! Sono @xkeepclimbing


 


Eilis sorrise, «Harry è il tuo principe azzurro, solo che non è gay.»
Non riuscii a non increspare le labbra a quell’affermazione, Eilis era così alternativa in tutto ciò che diceva. «E Niall? Niall cos’è?»



 

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Capitolo 25
*** Neev ***






 

25. Neev

 
 
 
Non sapevo se odiare più me stessa per essermi fatta illudere così, Harry per avermi illusa così, Eilis per essere nata proprio quel giorno, Niall per aver avuto l’inventiva del barbecue o Ruairi e Derek per…. No, loro in effetti non c’entravano proprio niente.
La colpa in realtà era solo mia, per aver creduto anche solo per poco che Harry ci tenesse veramente a me. Non mi interessava in che senso, sapevo anch’io che il nostro strano rapporto non sarebbe potuto durare per sempre ma almeno la nostra amicizia… Invece lui aveva buttato via tutto, o almeno così mi era parso. In realtà non gli avevo dato nemmeno il tempo di spiegare, dopo essermi presa un palo così, su due piedi, e aver recepito il messaggio, avevo chiuso cervello e orecchie, e anche la porta in faccia.
Mi ero completamente aperta a lui, non avevo mai avuto segreti con lui, gli avevo sempre raccontato tutto, anche ciò che facevo più fatica ad esprimere. Sapeva della sorta di “paura” che avevo di non piacere alla gente, e lui mi aveva trattata come credevo sapesse che non mi avrebbe mai dovuta trattare.
Quella sera mi ero chiusa in camera e mi ero osservata allo specchio accuratamente, cos’era cambiato in me perché lui decidesse così, da un momento all’altro, di piantarmi lì, davanti alla porta di casa come una cretina? Avevo passato la notte in bianco a pensarci, avevo bisogno di confidarmi con qualcuno, il problema era che l’unica persona con la quale volevo davvero parlare era lui, la causa di tutto. Perché nonostante il patto, Harry era un ragazzo d’oro: divertente, intelligente, carino, simpatico e anche schietto. Non ci pensava due volte a dire ciò che pensava e io quello lo trovavo un pregio. Sapevo che non mi avrebbe mai mentito, qualunque parere gli avessi chiesto lui sarebbe stato sincero con me e invece…
Lo osservai di soppiatto mangiare a testa china il suo hamburger mentre Ruairi raccontava accuratamente il suo primo incontro con Derek. L’unica cosa a cui riuscivo a pensare invece era il mio primo incontro con Harry, non l’avevo nemmeno considerato quella sera, povero. Mi ritrovai a sorridere inconsciamente, mi ficcai un pezzo di wurstel in bocca per cercare di mimetizzare la cosa. Bevvi un sorso di birra cercando di mandare giù anche il quesito che mi tormentava da ore ormai: perché Harry, perché?
Era una domanda che non riuscivo più a tenermi dentro, nonostante avessi iniziato a pormela da un tempo relativamente breve. L’unica soluzione a cui ero giunta era una sola: aveva conosciuto un’altra ragazza, forse più bella, simpatica, divertente e intelligente di me. E magari anche con meno problemi. E che era meglio di me a letto, magari aveva più esperienza rispetto alla sottoscritta. Una ragazza che non piombava a casa sua in preda ad una crisi di pianto irrefrenabile, che non aveva un passato che voleva seppellire e in perenne lotta contro se stessa.
Alzai lo sguardo dal mio piatto e incrociai quello di Harry per un istante, prima che lui si affrettasse a guardare da un’altra parte. Sentirmi i suoi occhi verdi addosso mi fece venire i brividi. 
Vidi Eilis alzarsi dal tavolo, per un momento misi da parte i miei problemi per incoraggiare Niall a conquistarsi Eilis, sapevo che almeno lui non sarebbe stato preso in giro. Me lo sentivo.
Quando anche il biondo se ne andò, calò il silenzio.
«Dove vanno?» domandò Ruairi curioso.
«Niall deve darle l’ultimo regalo» dissi, lasciandomi scappare un sorriso.
Mi sentivo ancora lo sguardo di Harry addosso, ma cercai di ignorarlo concentrandomi sulla lattina di birra che presi in mano, finendola in un colpo.
«Derek, che ne dici di andare a prendere la torta?» domandò Ruairi con la voce fin troppo squillante.
L’avrei ucciso io quello, alla faccia del coinquilino gay, pensai, mentre lui e il suo compagno si alzavano lasciando me e Harry da soli.
Gli lanciai uno sguardo fugace prima di tornare a guardare davanti a me. Mi sentivo una scema, anche volendo, cos’avrei potuto dirgli senza sembrare patetica?
«Mi dispiace» mormorò lui, cogliendomi di sorpresa.
Mi voltai a guardarlo, nonostante fossimo ad alcuni metri di distanza riuscivo a vedere le sue iridi verdi ed ero perfettamente in grado di immaginare ogni singola sfumatura che le componeva. Li conoscevo a memoria, ormai, quegli occhi.
«Per cosa?» chiesi dura.
«Per tutto. Per averti lasciata lì così, avrei dovuto farlo in un altro momento. Parlarne con calma.»
Alzai le spalle, «tanto che cambiava? L’effetto era sempre quello, no? Io sono sola, di nuovo.»
«Non sei sola!» Harry alzò la voce facendomi sussultare, «dannazione» imprecò poi, più tra sé e sé che rivolgendosi a me.
«Non gridare» mormorai, cercando di mantenere la calma.
«Tu vuoi capire solo quello che ti fa più comodo» mi accusò, «ieri non mi hai lasciato nemmeno finire di parlare, non appena ti ho detto che volevo finirla lì tu hai smesso di ascoltare tutto e tutti e sei scappata in casa.»
«Hai voluto porre fine a tutto Harry, l’hai detto tu» sussurrai, quasi per non farmi sentire nemmeno da me stessa.
«Hai capito il contrario di quello che intendevo.»
«Allora la prossima volta impara ad esprimerti» conclusi io, decisa. «Avrai pur frequentato la scuola prima di andare a X Factor» dissi acida.
In quel momento arrivò Eilis, con il respiro affannato e la faccia sconvolta.
«Neev, puoi venire un secondo?» chiese.
La guardai preoccupata, «che è successo?»
«Puoi venire?» insistette.
Annuii e mi alzai dalla sedia seguendola, sotto lo sguardo duro di Harry.
«Che c’è?» le ripetei, non appena si chiuse la porta di camera sua alle spalle.
«Niall mi ha baciata» sputò, col poco fiato che le era rimasto.
Sorrisi, «è meraviglioso, no?»
Ma il suo volto rimase cupo, serio, «no.»
Strabuzzai gli occhi, «perché no?»
«Perché sono scappata» rispose coincisa.
«E perché l’hai fatto?»
Eilis si passò una mano tra i capelli cominciando a misurare a grandi passi la stanza, «non lo so» si lasciò andare ad un respiro sconsolato, «è che mi ha colta completamente alla sprovvista. Prima la canzone, poi una specie di dichiarazione e poi, non avevo ancora elaborato tutto che mi sono sentita la sua lingua cercare di insinuarsi nella mia bocca. Sono scappata.»
La guardai seria prima di scoppiare a ridere, «sei un danno Eilis, fatto dire.»
Lei sembrò parecchio seccata dal mio comportamento, «che c’è da ridere?»
«Il principe azzurro ti apre le porte del suo cuore e tu scappi. Sei un danno.»
Questa volta fu lei a lasciarsi scappare una risata, quasi isterica. «Parla l’altra.»
Ammutolii, «cosa stai dicendo?»
«Harry.»
«Non sai ancora cos’è successo» la sfidai.
«Io so tutto, ho sentito la conversazione tra lui e Niall. Lui ti ha detto basta sesso e tu sei andata in crisi.»
«Non è andata così.»
«Sì invece.»
«No.»
«Sì.»
«Ti dico di no.»
«E io ti dico di sì. Solo che tu l’hai interpretata tutta a modo tuo. Ti conosco Neev, più di quanto pensi. Tu avrai pensato qualcosa del tipo “oddio non gli piaccio più” quando la realtà è che lui vuole qualcosa di più oltre al sesso da te, e anche tu lo vuoi, solo che gli ingranaggi del tuo cervello funzionano in una maniera del tutto ignota a me e non l’hai capito.»
«La vuoi smettere con queste strane insinuazioni? Mi sembri un alieno che studia il genere umano.»
Eilis sorrise, «Harry è il tuo principe azzurro, solo che non è gay.»
Non riuscii a non increspare le labbra a quell’affermazione, Eilis era così alternativa in tutto ciò che diceva. «E Niall? Niall cos’è?»
Eilis alzò le spalle, «forse anche lui è il mio principe azzurro, solo un po’ zoppo.»
Aggrottai le sopracciglia, «cosa stai blaterando?»
«La canzone che mi ha dedicato s’intitolava qualcosa del tipo “ragazza strana”.»
«Ah.»
 
-

BUON NATALE BELLEZZEEE! :D
Ho seriamente pensato che non sarei riuscita ad aggiornare prima di partire, gli ultimi giorni sono stati davvero... Intensi?
Ho festeggiato trentordici volte il mio compleanno, sono andata per la prima volta in motoslitta, ho preso un colpo di fulmine per il ragazzo della motoslitta che credo non rivedrò mai più in vita mia ma che è stato come una visione. Alto, forte, bello, col piercing alla lingua, a quanto pare anche coi soldi visto che era vestito di tutto punto e... Basta HAHAHA
Domani mattina parto e io devo ancora fare le valigie e poi speravo di riuscire a fare un po' di compiti mentre ero ancora a casa ma ovviamente non ho concluso niente, vabbè pace HAHA
Spero che abbiate trascorso/stiate trascorrendo un bel Natale e che abbiate ricevuto tanti bei regali. Spero anche che questo capitolo vi sia piaciuto e che vi abbia chiarito un po' i vostri dubbi sulla reazione di Eilis al bacio.
Purtroppo per sapere come andranno a finire le cose dovrete aspettare il 2013, ma siamo già sopravvissuti al 21 Dicembre quindi direi che è un bel passo avanti uù
Che altro dire? Grazie per le recensioni e per tutto, vi faccio i miei migliori auguri sia per Natale che per l'anno nuovo, fate delirio il 31 mentre io trascorrerò l'ultimo Capodanno coi miei - LA MIA RECLUSIONE E' FINITA! AHAHAHAAHAHAHA
Torno il quattro ma non so a che ora, ma entro l'inizio della scuola aggiorno, promesso ♥
Fatemi sapere che ne pensate, non appena troverò qualche wi-fi da scroccare leggerò tutto! HAHAHA
Fate le brave,
Jas

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Capitolo 26
*** Harry ***





 

26. Harry

 
 
 
La festa di compleanno di Eilis si era rivelata un vero buco nell’acqua. Niall era tornato poco dopo che Eilis si era portata via Neev con sé, completamente depresso perché lei era scappata dopo che l’aveva baciata. Di conseguenza quando Ruairi e Derek erano arrivati con in mano torta, coltello, piatti puliti e forchette si erano trovati davanti una scena piuttosto triste. Io e Niall avevamo preso alcune fette del dolce – su insistente consiglio di Ruairi – e ce n’eravamo tornati a casa uno più depresso dell’altro.
Niall si buttò sul divano senza nemmeno prendere un pezzettino di torta – il che era grave – e si mise ad osservare il soffitto, quasi incantato.
«A cosa pensi?» gli domandai, sedendomi per terra, accanto a lui.
Niall fece una smorfia strana, «non ho voglia nemmeno di pensare, mi sento uno stupido. Tutto qua. Mi sono buttato, e sono caduto disastrosamente per terra.»
Annuii, «almeno tu ci hai provato, e poi secondo me è Eilis che ha fatto un po’ la stronza» ammisi.
In realtà quella ragazza non mi era mai stata simpatica, e non mi ero mai preoccupato di nasconderlo agli altri, però Niall ultimamente sembrava felice. Mi ero sforzato di non fare battutine acide quando mi parlava di lei perché sapevo che gli avrebbero dato fastidio, e da quello che mi raccontava sembrava che anche lei fosse presa da lui. Sembrava, appunto.
Il mio sesto senso si sbagliava ben poche volte, e avevo subito notato che quella era una tipa strana, in effetti non era stata molto corretta con Niall. Lo aveva illuso, aveva illuso un po’ tutti in realtà, anche Neev, fermamente convinta che la sua amica ricambiasse i sentimenti di Niall. E invece? A quanto pare era tutta una farsa, non poteva essere altrimenti. Se no, perché scappare dopo un bacio?
Bevvi un sorso d’acqua dal bicchiere che mi ero portato con me in salotto e lanciai un sguardo a Niall, appoggiandogli una mano sulla spalla in segno di conforto.
«Dai, ne troviamo una strana il doppio di lei» cercai di scherzare.
Lui sorrise, quasi più per compassione nei confronti della mia pessima battuta che per altro.
«Tu? Con Neev?» mi chiese poi lui, cambiando argomento.
Alzai le spalle, «sono stato un coglione» dissi schietto. «Non riesco nemmeno a dirle ciò che provo, le faccio capire il contrario della realtà, sono un rebus persino per me stesso, figuriamoci se lei può capirmi» borbottai.
Niall rise, «come siamo profondi oggi.»
Scossi la testa divertito, «non so cosa mi succede, è cambiato tutto così in fretta che all’inizio sono rimasto anch’io un po’ spaventato dai miei stessi pensieri. Ieri sera quando ci siamo incontrati era tutto normale, poi durante il concerto…» sospirai, quelle parole suonavano strane persino a me. «Mi sono reso conto tutto d’un colpo che volevo qualcosa in più da lei» conclusi tutto d’un fiato.
Niall mi rassicurò, «te ne sei reso conto solo ieri sera, ma Neev in fondo ti è sempre piaciuta, se no non avresti continuato a frequentarla così tanto. E poi, vorrei farti notare, che da quando l’hai conosciuta non l’hai mai “tradita”» spiegò, mimando delle virgolette con le mani, «anche se in realtà non sarebbe stato tradimento visto che non è la tua ragazza» concluse.
Sorrisi grato a Niall, riusciva sempre a mettere in ordine i miei pensieri, trarre conclusioni sensate e dispensare consigli utili. Sembrava che fosse in grado di leggermi nella mente e a capirmi.
«Sì ma ho fatto un casino» sospirai, passandomi una mano tra i capelli.
«Non credo» disse lui tranquillo. «La conosco Neev, è una tipa abbastanza impulsiva. Ora probabilmente ti starà insultando pesantemente, ed andrà avanti così per un bel po’. Poi, tra un paio di giorni si calmerà, ripenserà per l’ennesima volta a quello che è successo e capirà tutto. L’unica cosa di cui sono insicuro è che verrà da te. E’ una tipa testarda, e orgogliosa.»
«Grazie per il sostegno» borbottai.
Niall alzò le spalle, «sono stato sincero. Preferivi una bugia?»
Scossi la testa. «Forse dovrei essere io ad andare da lei e cercare di spiegarle quello che intendevo davvero dire.»
«Ora non servirebbe a niente, le tue parole le entrerebbero da un orecchio e le uscirebbero dall’altro.»
«Forse tra un po’, allora» tentai.
«Forse…»
Sospirai buttando la testa all’indietro, mi sentivo arrabbiato, nervoso, scocciato e impotente allo stesso tempo. E un coglione.
Perché non mi ero morso la lingua ieri sera prima di parlare?
«Grazie» dissi sincero a Niall, guardandolo con la coda dell’occhio. Lo vidi annuire, assorto nei suoi pensieri. «Mi dispiace non essere in grado di dispensare consigli utili come fai te» continuai, «ma come vedi non riesco a farne una giusta neanche per me.»
Lui sorrise, «non c’è niente che potresti fare.»
«Hai ragione. Però, se fossi in te andrei da lei.»
Niall si voltò a guardarmi di scatto, come se avessi appena detto un’eresia, «ma ti sei bevuto il cervello?»
«Perché? Io sarei curioso di sapere perché non ci è stata» feci spallucce.
«Per cosa? Sentirmi dire sei troppo basso o hai i capelli troppo biondi, le orecchie troppo grandi, gli occhi troppo distanti l’uno dall’altro?»
Scoppiai a ridere perdendo l’equilibrio e cadendo di lato, «quante cazzate stai dicendo, Niall? E poi chi ti dice che non le piaci per forza? Le ragazze sono strane. Soprattutto Eilis. Magari non ha digerito quella schifezza vegetariana che aveva mangiato e stava per vomitare» spiegai.
«Hazza ti prego chiudi la bocca, preferisco vivere senza i tuoi consigli» proclamò lui serio.
Sorrisi, «sto scherzando, comunque seriamente. Magari l’hai solo colta alla sprovvista e si è spaventata. Tu che ne sai?»
Vidi Niall pensarci su un attimo, probabilmente mi stava anche dando ragione ma non mi avrebbe mai dato la soddisfazione di sentirmelo dire.
«Forse» biascicò semplicemente, portandosi un braccio dietro alla nuca.
«Non fare il cazzone, vai a parlarle» insistetti.
«Non ora.»
Alzai le spalle, «vai quando vuoi, basta che vai. Poi se ho ragione usciamo e mi paghi da bere.»
Vidi Niall sorridere, «ma ogni tuo pensiero va sempre al farti pagare da bere?»
Gli sorrisi sornione, «dovrò pur guadagnarci qualcosa» mi giustificai. «E già che ci sei, indaga anche su Neev.»
«Se scopro qualcosa però mi paghi tu da bere.»
Ci pensai un po’ su, in effetti erano delle buone condizioni. Avrei fatto di tutto per sapere qualcosa su di lei. Neev valeva di più di una stupida birra.
«Affare fatto.»
 
-

BUON ANNO! :D
E buona Epifania, già che ci siamo HAHAHA
Sono un po' di fretta perché devo andare a fare i compiti che sono indietrissimo e poi mi è diventato lo schermo rosa, non so perché uù
Comunque niente, il capitolo fa un po' schifo in realtà, è solo un discorso insensato tra Harry e Niall ma mancano solo due capitoli alla fine - di già çç - più l'Epilogo che devo ancora scrivere, e vi anticipo che saranno molto... Importanti? Non so bene come descriverli AHAHA
Aggiornerò al più presto, se sopravviverò ai duecento compiti in classe che mi aspettano da lunedì.
Buon rientro a scuola, grazie mille per le recensioni nello scorso capitolo, siamo quasi ai duecento preferiti **
Non so se la storia è nelle più popolari, ormai non guardo quelle classifiche da mesi, le fan fiction migliori che ho letto non sono lì quindi mi interessa ben poco HAHAHA
Grazie mille per l'entusiasmo che dimostrate, mi rendete felicissima ♥
Jas

P.S. Ho scritto una fan fiction su Pierre Bouvier, il cantante dei Simple Plan, sareste interessate a leggerla? Credo che la posterò tra un po' di giorni comunque, era solo per sapere :)



 



Ero in bilico, appeso a un filo, pendevo letteralmente dalle sue labbra e da quello che ne sarebbe uscito.

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Capitolo 27
*** Niall ***






 

27. Niall

 
 
 
Stavo sudando freddo, mi sentivo le mani umide e ad ogni passo che facevo verso il negozio la mia agitazione aumentava. Erano passati alcuni giorni dal compleanno di Eilis, i giorni più tristi e cupi della mia vita. E non stavo ingigantendo la cosa.
In quei giorni, più che mai, ogni cosa facessi, pensassi, vedessi o dicessi mi riportava in un qualche strano ed inspiegabile modo a lei.
Avevo scelto di non andare a casa sua per paura di non trovarla, e nel caso fosse successo così sapevo che non avrei più ritrovato il coraggio per bussare alla sua porta. C’era la possibilità che non ci fosse neanche in negozio, ma Eilis saltava raramente il lavoro, quasi mai.
Non appena vidi l’insegna del negozio di cd sentii l’agitazione aumentare, vi avevo lavorato quella mattina lì, è sempre lo stesso posto, cercai di convincermi tuttavia con ben poco successo.
Mi feci coraggio ed aprii la porta, Eilis era in piedi davanti ad uno scaffale indaffarata con alcuni clienti, alzò lo sguardo e non appena mi vide sul suo volto trasparì sorpresa. La salutai con un timido cenno della mano avvicinandomi al bancone ed aspettandola in silenzio.
Nonostante i rumori che c’erano nel negozio – le chiacchiere, la musica di sottofondo – potevo sentire forte e chiaro il battito del mio cuore che mi martellava nel petto.
Quella era la mia ultima occasione, pensai. In quegli ultimi giorni mi ero aggrappato al fatto che forse Harry aveva ragione e che Eilis aveva reagito così per un motivo diverso da quello che pensavo io e cioè che non ricambiasse i miei sentimenti. Poteva essere stata la sorpresa, la paura o qualunque altra cosa a spingerla a quel gesto. Di lì a poco avrei scoperto la verità, se tirare un sospiro di sollievo oppure deprimermi definitivamente. Al solo pensiero mi saliva la nausea, non volevo saperlo, soprattutto se ciò significava perdere Eilis per sempre. Perché infondo, sia da una parte che dall’altra, avevo rovinato la nostra amicizia. Ora stava a lei scegliere se trasformarla in un qualcosa di più oppure lasciare perdere tutto. In entrambi i casi, nulla sarebbe stato più come prima.
Non appena i clienti comprarono i cd ed uscirono dal negozio Eilis si avvicinò a me titubante.
«Ciao» mormorò, sorridendomi lievemente.
«Ciao» dissi io, in preda ormai a una crisi di panico.
«Come stai?» mi domandò lei.
Sospirai, la situazione era a dir poco imbarazzante, io ero teso come una corda di violino e lei pure.
«Come vuoi che stia?» bofonchiai.
Vidi un’ondata di dispiacere invadere il viso di Eilis e in quel momento mi sentii mancare l’aria. Era in pena per me, me lo sentivo, e quello significava solo una cosa: brutte notizie.
«Senti Niall» iniziò, passandosi una mano tra i capelli, «per quanto riguarda l’altro giorno io…» schioccò la lingua sul palato, evidentemente seccata. Probabilmente non riusciva a dire quello che voleva, ma io stavo morendo. Ero in bilico, appeso a un filo, pendevo letteralmente dalle sue labbra e da quello che ne sarebbe uscito.
«Sono strana, lo sai» esalò infine, «e molte delle cose che faccio e che dico non hanno senso», annuii cercando di mantenere la calma e non metterle fretta nonostante dentro di me morissi dal sapere cosa volesse dirmi.
«E l’altro giorno tu mi hai letteralmente sorpresa» continuò. Avrei voluto interromperla con un “ti prego, arriva al punto” ma avevo la gola secca e la bocca paralizzata. «Con quella canzone un po’ diversa e insolita», lo sapevo, non dovevo dirle che era strana. Era stata una pessima idea, probabilmente non lo aveva fatto vedere ma si era offesa, e quando l’avevo baciata la sua rabbia non aveva fatto altro che aumentare ed era scappata. Quando sarei tornato a casa avrei preso a mazzate quella testa bacata di Harry, altro che offrirgli da bere, era stata sua l’idea di cantarle la canzone. “Le ragazze amano queste smancerie, tutte” aveva detto, con la sua solita vanità e aria da so-tutto-io, beh, gliel’avrei fatta vedere io quando sarei tornato a casa, pensai, stringendo i pugni.
«Però dopotutto mi è piaciuta» continuò. Strabuzzai gli occhi, lei sembrava davvero sincera. «Insomma, non era una di quelle cose mielose che sembrano quasi delle prese per il culo, la tua era una canzone che si vedeva che veniva dal cuore.»
Deglutii, sentendomi leggermente in colpa per tutte le maledizioni che avevo mandato ad Harry in quei pochi istanti.
«Il problema è che sono successe così tante cose, così in fretta quel pomeriggio» tentò di giustificarsi, «nessun ragazzo aveva fatto niente del genere per me prima di allora, e non sapevo come comportarmi.»
Non riuscivo a capire dove volesse andare a parare con quel discorso, era così vaga, sembrava girare intorno a ciò che voleva dire e io da un momento all’altro sarei impazzito, me lo sentivo.
«Insomma, quella mezza dichiarazione, tutta quella dolcezza e… Il bacio.»
Pronunciò quell’ultima parola a bassissima voce, così tanto che feci fatica a sentirla. Rimase in silenzio e solo allora mi accorsi che si stava torturando le mani e le unghie leggermente mangiucchiate. Era nervosa quanto me.
«Quindi?» domandai con una punta di speranza, ritrovando la voce.
Lei alzò lo sguardo, guardandomi interrogativa.
«Perché sei scappata così?» chiesi.
Lei aprì la bocca per parlare, e in quel momento trattenni il respiro dall’ansia, la curiosità e la paura. «Non lo so» ammise poi, quasi piagnucolando. «Te l’ho detto, non mi sono nemmeno resa conto di quello che facevo. Ero un po’ disorientata e confusa, mi hai presa così su due piedi e io non sono mai colta all’improvviso» si sfogò.
Mi morsi un labbro trattenendo un sorriso che lottava per affiorare sul mio viso.
«Quindi vuoi dire che…»
«Oh fanculo» sbottò lei, «Horan baciami e basta.»
Scoppiai a ridere e mi avvicinai a lei dondolando leggermente, le accarezzai la guancia sinistra arrivando poi con l’indice e il medio a sfiorarle il mento e a farle alzare lievemente il viso verso di me.
Gli occhi le brillavano come due diamanti, un sorriso malizioso dipinto sul volto.
«Non scappi da nessuna parte questa volta?» le chiesi, giusto per esserne certo e farla impazzire, perché vedevo che era così e fremeva dalla voglia di azzerare le distanze tra di noi.
Lei scosse la testa, impaziente come una bambina. Decisi che aveva sofferto abbastanza, così mi abbassai leggermente verso di lei per darle un bacio dolce e pieno di tenerezza. Lei mi prese inaspettatamente il volto tra le mani e mi baciò con passione e trasporto. Rimasi leggermente interdetto all’inizio, ma poi ricambiai con altrettanta foga non riuscendo più a resistere. Avevo fatto finta di niente per tanto, troppo tempo. La presi per i fianchi e la attirai ancora di più a me, sentendo il suo corpo a contatto col mio. Dove sapevo che doveva stare.
 
-

Sono vivaa!
Siete contenti? Vi prego ditemi di sììììììììì!
Dai che Eilis e Niall si sono chiariti! HAHAHAHAAHA Il motivo per cui Eilis se l'è data a gambe alla festa ormai si era capito, credo, ed era scontato che non avrei finito la storia senza un chiarimento uù
Manca un solo capitolo (çwç) più l'Epilogo di cui ho scritto cinque righe forse, neanche. Scusate ma sta settimana sono stata pienissimissima di robe da fare, la prossima sarà ancora peggio, quella ancora dopo ho l'esame di patente DDDDDDDD: Comunque prima di Febbraio la storia devo averla finita, farò il possibile. Ovviamente ce n'è un'altra già fatta e finita - sempre su Harry - che posterò dopo, per chi pensasse di sentire la mia mancanza HAHAAHAHA
Poooi, ho pubblicato anche un'altra storia settimana scorsa, però sui Simple Plan, nel caso vi piacciano o siate semplicemente curiosi vi lascio sotto il link :)
Che altro dire? Basta, è meglio che vada a fare i compiti uù 
Fatemi sapere che ne pensate, e grazie infinite per le recensioni allo scorso capitolo, siete meravigliosamente stupende ♥
Jas



 


«Sei sicuro di quello che stai dicendo, Harry?»
«Come lo sono stato poche volte in vita mia.»





 

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Capitolo 28
*** Neev ***






 

28. Neev

 
 
 
Spensi il lettore dvd e rimasi ad osservare lo schermo blu della televisione con lo sguardo assorto. Lanciai un’occhiata all’orologio, erano le tre e mezza del mattino e io non avevo per niente sonno. Non un mezzo sbadiglio, un po’ di sbadataggine, gli occhi chiusi per un istante in più. Nulla. Niente che potesse dare segno di cedimento. Ero più sveglia e lucida che mai. La mia mente continuava a pensare, ripensare, sempre alla stessa cosa. Alla stessa persona. Harry.
Erano ormai due settimane che non lo vedevo né lo sentivo, e mi mancava. Da morire. Quando una volta mi aveva chiamato Niall e avevo sentito la sua voce in sottofondo, mi erano venuti i brividi. Avrei dato qualunque cosa per poterlo rivedere o tornare indietro nel tempo e comportarmi in maniera diversa. Ma infondo, cosa sarebbe cambiato? Lui le cose che mi aveva detto le avrebbe pensate comunque, e in una maniera o nell’altra le avrebbe tirate fuori. La mia testa rimbombava di pensieri e domande che si scontravano continuamente le une con le altre e cercavano di attirare la mia attenzione, di venire a galla. Avevo bisogno di sfogarmi, ma la persona più adatta che mi veniva in mente era sempre e solo lui. La causa di tutti i miei problemi, ma allo stesso tempo la soluzione.
Stavo impazzendo, me lo sentivo.
Eilis continuava ad insistere sul fatto che ci fosse stato soltanto un enorme malinteso e che sia io che Harry fossimo troppo cocciuti e orgogliosi per trovarci, parlarne, e risolvere la cosa. Era convinta che lui volesse mettere fine al sesso tra di noi, ma che non voleva buttare via la nostra amicizia. La sua teoria a mio parere faceva acqua da tutte le parti, non ci voleva una gran padronanza del linguaggio per distinguere “non voglio più venire a letto con te” da “non voglio più avere a che fare con te” che in sostanza era quello che mi aveva detto lui. Secondo me erano tutte delle giustificazioni che si cercavano di trovare per spiegare il comportamento infondato di Harry. Prima mi portava nel backstage e al concerto di Ed Sheeran e poi mi lasciava così, in un attimo. Era una cosa insensata.
Eppure Eilis non demordeva – per quanto non sopportasse Harry – e sosteneva che anche Niall la pensasse come lei, che Harry voleva smettere di venire a letto con me perché teneva a me di più rispetto a una con cui divertirsi quando ne aveva voglia.
Per quanto ci rimuginassi sopra, il problema era che non c’era nessun comportamento in lui che mi suggerisse che voleva qualcosa di più oltre al semplice sesso. Qualcosa di più profondo ed intimo. Ero certa che da un momento all’altro mi si sarebbe fuso il cervello a furia di pensarci, stavo per alzarmi dal divano e andare a farmi una doccia per rilassare i nervi quando mi venne in mente la sera del concerto.
Ero talmente presa da Ed e da tutto il resto che mi ero quasi completamente dimenticata del bacio. Ricordandolo però, mi resi conto che c’era qualcosa di strano. Avrei osato dire speciale.
Da quando conoscevo Harry, quello era stato il primo bacio che mi aveva dato senza secondi scopi, senza pretendere qualcosa in più da me. Era stato strano, quasi romantico, considerando che tra me e Harry c’era stato poco spazio per le romanticherie, anzi. Il romanticismo era un termine estraneo a noi due come coppia.
Ricordai il momento esatto in cui Harry mi baciò, Ed stava cantando “Give Me Love”, come dimenticarla quella canzone, una delle mie preferite. Subito mi vennero in mente le parole di Harry di poco tempo prima, alle quali io non avevo dato molto peso, lì per lì.
“Hai solo bisogno di qualcuno che ti ami come meriti. Prima poi arriverà” che io avevo sminuito con un “certo, intanto nel frattempo mi scopo Harry Styles”.
Tutti i pezzi sembravano ricollegarsi tra di loro come un puzzle, forse era la mia mente malata che era in grado di fare insinuazioni tra fatti che probabilmente non c'entravano nulla gli uni con gli altri, o forse, una volta ogni tanto, ci avevo azzeccato.
Non avevo tempo per pormi certi quesiti o per le indecisioni, l’unica cosa che potevo fare per sapere se ero da rinchiudere sul serio in un manicomio l meno, era andare da Harry e domandarglielo.
Poco m’importava se era notte fonda o mattina presto – dipendeva dai punti di vista – se non c’erano autobus in servizio a quell’ora e la strada da casa mia a casa sua non si poteva definire corta. Io dovevo andare da lui.
 
Mezz’ora dopo, con due chili in meno per la corsa sfrenata e il fiatone che mi impediva di parlare, ero davanti a quella palazzina dai mattoni rossi ad osservare la finestra della camera di Niall dato che quella di Harry dava sul retro. Trovai il portone aperto, così entrai nell’abitacolo e salii al quarto piano. Rimasi immobile alcuni secondi davanti alla porta, tutta quella decisione che mi aveva spinta a vestirmi e ad uscire per le strade di Dublino ormai all’alba cominciava a scomparire. Prima di cambiare completamente idea bussai, attendendo con impazienza che qualcuno venisse a rispondere.
Dopo alcuni minuti la porta si aprì, lasciando scoprire un Niall dal volto assonnato e i capelli più spettinati del solito.
«Ma chi è che bussa alle…» cominciò a farfugliare, «Neev?» disse poi sorpreso, vedendomi lì sul suo pianerottolo.
Annuii, «c’è Harry? Devo parlargli.»
Lui annuì incerto, «non potevi aspettare almeno il sorgere del sole?»
«Il tempo è denaro» ribattei, sorridendogli.
Il quel momento sentii la sua voce.
«Chi è che rompe a quest’ora?» domandò.
«Indovina?» disse Niall.
«Se è Eilis è la volta buona che…» si zittì non appena mi scorse. Dalla sua espressione sembrava che avesse visto un fantasma.
In quel momento il mio corpo era tutt’un insieme di nervi tesi, ansia, paura ma allo stesso tempo felicità per averlo lì, a pochi centimetri da me, bello come sempre. Anche con la voce impastata dal sonno, gli occhi appiccicosi e i capelli che assomigliavano più ad un nido di uccello talmente erano crespi e spettinati.
«Che ci fai qui?» mi domandò, sorpreso.
«Io vado a dormire» s’intromise Niall, «non disfatemi la casa.»
Mi fece l’occhiolino sorridendomi a malapena prima di dileguarsi e rifugiarsi in camera. Tornai a concentrarmi su Harry, che mi guardava serio in attesa di una risposta. Aveva l’espressione dura e impassibile, in quel momento mi attraversò la mente l’idea che forse avevo sbagliato tutto. I miei ragionamenti, l’essere piombata nel suo appartamento in piena notte, tutto. Se fossi rimasta a casa mia ad aspettare che il sonno prendesse il sopravvento forse sarebbe stato meglio.
«Volevo parlare» sibilai quasi.
Harry annuì e si spostò dall’entrata per farmi strada verso il salotto. Non potei che osservare il suo fisico, ai miei occhi perfetto, mentre camminava davanti a me, avevo una voglia assurda di toccare la sua pelle liscia, sentire la sua voce calda e profonda parlarmi nell’orecchio e le sue labbra morbide sulle mie. Deglutii sedendomi sul divano e cercando di ricompormi.
«Cosa c’è di così urgente da piombare qua a quest’ora?» mi domandò.
«Io…» iniziai a farfugliare, «mi manchi» sputai lì, molto schiettamente.
L’espressione di Harry mutò, era sorpreso, ma allo stesso tempo confuso, lo vedevo.
«E credo di non averti lasciato la possibilità di spiegare e vorrei che lo facessi, così se qualunque cosa avessimo in ballo è finita, io posso mettermi il cuore in pace» continuai tutto d’un fiato. «Quello che volevi dire tu, è proprio questo?» domandai poi, sperando vivamente che la sua risposta fosse negativa.
«Se voglio smetterla di vederti e tutto il resto?» specificò lui.
Annuii, non ci sarebbero stati più equivoci, qualunque fosse stata la sua risposta, quella era, senza insinuazioni strane o altre cose.
«No» mormorò Harry guardandomi di sottecchi, rilassai immediatamente le spalle sentendomi meno tesa, nonostante l’agitazione continuasse ad essere in me. Non poteva rispondermi così a monosillabi, doveva argomentare. Su Harry, dì qualcosa.
«Io non voglio smettere di vederti Neev» riprese lui, «forse mi sono espresso male, anzi, certamente è stato così. Quello che intendevo dire io è che voglio che questa storia dell’andare a letto insieme finisca. Voglio continuare ad essere tuo amico però, se sono ancora in tempo» mi sorrise speranzoso.
«Certo che sei ancora in tempo» dissi subito, mentre un sentimento di felicità si faceva spazio dentro di me, «però posso chiederti una cosa?» Harry annuì, «perché hai deciso di finirla?»
Lo vidi sussultare leggermente e stringersi le mani a pugno, lo avevo messo in imbarazzo, era agitato, lo si vedeva.
«Beh, ecco…» cominciò, passandosi una mano tra i capelli.
«Se non ti piaccio più, o ne hai trovata un’altra meglio di me non avere scrupoli a dirlo» cercai di aiutarlo.
«No! No!» si affrettò lui a ribattere, «certo che no! E’ che…»
Avevo più ansia addosso in quel momento che alcuni minuti prima, e la lentezza e la difficoltà con cui Harry formulava le frasi non faceva altro che farla aumentare.
«Vedo qualcosa di più in te che il semplice sesso» concluse.
Lo guardai incerta, non aveva senso ciò che aveva detto, o almeno, forse infondo avevo capito ciò che voleva dire ma ero troppo cocciuta per ammetterlo a me stessa, proprio com'era successo con Eilis.
«Sei una ragazza meravigliosa, divertente, simpatica, bella, intelligente e con delle ragazze del genere non si va solo a letto. E’ un’eresia» riprese.
Lo guardai incredula, ero sull’orlo del pianto, me lo sentivo, dalla gioia però. Nessun ragazzo prima di allora mi aveva detto niente del genere, e invece Harry eccolo lì, mezzo stravolto per le ore di sonno che gli erano state tolte, in boxer, a parlarmi a cuore aperto, come mai lo avevo visto fare.
«Sai, un po’ di tempo fa ti ho detto che tu avevi bisogno di un ragazzo che ti amasse come meritavi, e lo pensavo davvero. Lo penso tutt’ora. Allora però, credevo che non fossi io quello per te, io ero quello che ti consolava e ti faceva compagnia, non quello che ti amava. Ora però Neev, mi sono reso conto che forse quella persona di cui hai bisogno accanto a te sono io, credo di poterti dare tutto l’amore di cui hai bisogno, e amarti come meriti.»
Lo guardai interdetta, in quel momento il mio cervello era in blackout, era andato letteralmente in corto circuito dopo le parole di Harry. L’unica cosa a cui riuscivo a pensare era "è un sogno", Harry Styles che fa una dichiarazione che fa un baffo al migliore dei libri di Nicholas Sparks deve essere un sogno, perché lui non può amarmi.
Io ero la Neev svampita, cicciottella, coi brufoli e l’apparecchio, un po’ maschiaccio, lunatica, testarda e manesca, com’era possibile che Harry Styles si fosse innamorato di me? Mi diedi un pizzicotto sul braccio, sentendo il dolore più vivo che mai, vidi Harry sorridere al mio gesto, «non stai sognando Neev, è tutto vero.»
In quel momento mi tornarono in mente le parole di Eilis.
Harry è il tuo principe azzurro, solo che non è gay.
Forse aveva ragione, Eilis era l’unica che ci aveva azzeccato in tutta quella caotica storia che aveva dell’inverosimile.
Harry era davanti a me, mi aveva parlato col cuore in mano dichiarandomi tutti i suoi sentimenti, ora spettava a me decidere se accettare l’amore che mi stava offrendo non su piatto d’argento, ma bensì d’oro, o meno.
«Sei sicuro di quello che stai dicendo, Harry?»
«Come lo sono stato poche volte in vita mia.»
Una delle tante lacrime che minacciavano di solcarmi il viso mi sfuggì, rigandomi liberamente la guancia, fino ad arrivare al mento.
Harry mi porse la mano, come per spingermi ad andare da lui. Io non la presi, mi rifiutai di farlo. Gli saltai letteralmente addosso affondando la testa nell’incavo tra il suo collo e la spalla e respirando quel profumo che solo allora mi accorsi essermi mancato così tanto.
Sentii le mani di Harry accarezzarmi la schiena ma per una volta senza avidità o malizia o qualunque atteggiamento che comportasse qualcosa di più. Quello era un semplice abbraccio, un semplice e casto abbraccio.
«Allora, che ne dici?» lo sentii domandare.
Annuii staccandomi leggermente da lui e tirando su col naso. I suoi occhi brillavano come sempre, nonostante fossero un po’ assonnati.
«Non sono pratica nelle relazioni col sesso opposto» borbottai, leggermente imbarazzata.
Harry sorrise, accarezzandomi una guancia e reprimendo uno sbadiglio, «non sei l’unica, ma c’è tempo per imparare, e possiamo farlo insieme. Se vuoi.»
Annuii sicura, quella era una cosa completamente nuova per me, ma sapere che nell’affrontarla avrei avuto Harry al mio fianco mi infuse il coraggio di cui avevo bisogno. Tutta quella situazione era a dir poco surreale per me, e nonostante il pizzicotto che avevo sentito più che bene sulla mia pelle dimostrasse il contrario, stentavo ancora a crederci.
«Ora che ne dici se andiamo a letto?» mi propose.
Lo guardai confusa per un attimo prima di scoppiare a ridere senza riuscire a trattenermi.
«Insomma... Non letto letto, a dormire» si corresse subito lui, diventando rosso come un peperone.
Mi coprii la bocca con una mano cercando di fare il meno rumore possibile per non svegliare Niall, «va bene» accettai infine, seguendo Harry in camera.
Mi sentivo un po’ a disagio nel togliermi i pantaloni e coricarmi semplicemente accanto a lui lasciando che mi circondasse il corpo con un braccio e mi stringesse a lui, ma quando appoggiai la testa sul suo petto e sentii il suo ventre alzarsi e abbassarsi a tempo col suo respiro rilassato capii che non c’era niente di più naturale.
«Ti amo, Harry» sussurrai poi, alzando lievemente la testa e baciandogli la base del collo.
Lui alzò il braccio destro e prese ad accarezzarmi lentamente i capelli, sbirciandomi con quel mare in tempesta che erano i suoi occhi.
«Anch’io Neev, anch’io.»
 
-

BUUUUUU!
Sono tristissima, speravo che questo momento non fosse mai arrivato :(
Ecco l'ultimo capitolo della storia, era palese che Harry e Neev facessero pace, spero che vi sia piaciuta la scena!
Ho riscritto il finale tre volte circa, non mi convinceva e ad essere sincera neanche questo mi piace troppo ma l'ho appena riletto e non so cos'altro fare hahaha
L'Epilogo arriverà non appena lo scrivo, cioè, sono tipo a metà ma lo devo finire ma credo comunque di aggiornare entro la settimana prossima. Farò del mio meglio :D
Fatemi sapere che ne pensate, ci tengo davvero. I ringraziamenti li faccio nel prossimo capitolo :)
Jas

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Capitolo 29
*** Epilogo ***







 
Epilogo
 


Mi guardai nello specchio e sorrisi al mio riflesso.
Ero ancora un po' instabile su quei tacchi, nonostante non avessi fatto altro che allenarmi nell'indossarli per tutta la settimana. Il trucco era perfetto, i capelli idem. Avevo pure trovato la biancheria coordinata al vestito bordeaux che mi guardava appeso e ben stirato dalla porta, pronto per essere indossato. Mi tolsi le scarpe e nel sentire il contatto col pavimento freddo e piatto tirai un sospiro di sollievo. Mi avvicinai alla porta e presi il mio abito per indossarlo.
Era semplicemente stupendo, avevo convinto Eilis a non farmi diventare una di quelle damigelle che sembrano delle ciambelle per come sono conciate, anche perché io di lì a poco sarei diventata una ciambella per conto mio.
Alzai il braccio per chiudere la cerniera laterale ma questa a metà fianco mi si bloccò. Sentii una vampata di calore invadermi il corpo e subito dopo le mie guance presero lo stesso colore del vestito.
Senza pensarci due volte uscii dalla mia stanza per entrare in quella di fronte, ma prima che riuscissi a dire qualunque cosa, Eilis parlò.
«Neev, cazzo, non mi sta più il vestito! L'alcol che ho ingerito nell'addio al nubilato mi si è attaccato tutto qua! Guarda! Questo è grasso! Puro grasso!»
Eilis cominciò a toccarsi la pancia e i fianchi in preda all'isteria, il trucco non riusciva a nascondere la sua pelle chiara diventata paonazza.
Il compito di una damigella era tranquillizzare la sposa, ma in quel momento non ero nella perfetta condizione di farlo.
«Nemmeno a me» dissi tragica.
«Ma se non hai bevuto niente! Ultimamente sei diventata una ragazza responsabile, ma soprattutto astemia. Cioè, tu. Neev. Astemia. O il mondo sta per finire, ma il 2012 è passato da un pezzo, oppure sei incinta.»
Scoppiai a ridere in preda al nervosismo, «sposati prima di delirare del tutto!» la sviai, sfiorandomi la pancia che non aveva ancora cominciato a crescere.
Lei mi guardò poco convinta, «allacciami il vestito, va'» disse, dandomi le spalle.
Presi la minuscola zip, quasi invisibile in mezzo a tutto quel tessuto, e gliel'alzai senza alcuna fatica.
«Anche tu devi chiudermi il vestito» mormorai, alzando il braccio.
Eilis tirò la cerniera ma questa si bloccò nello stesso punto in cui si era bloccata a me alcuni minuti prima.
«Hai mangiato una balena di nascosto per caso? Come fa a non entrarti più?»
Feci la vaga, dando la colpa allo stress o forse alla vecchiaia. Non sapevo più cosa inventarmi, né con lei né con Harry, che aveva intuito ci fosse qualcosa che non andava.
Non volevo semplicemente creare ulteriori problemi io, il matrimonio doveva andare alla perfezione, c'erano così tante cose da gestire e da controllare e quello era il momento meno opportuno per lanciare una bomba del genere. Dovevo resistere solo per un giorno, uno solo, mi dissi.
Dopo un numero innumerevole di tentativi, la zip si chiuse stringendomi il busto come se fossi in una trappola.
«Un problema è risolto» disse, «le fedi?»
«Ce le ha Harry.»
«Mio papà?»
«È di là.»
«Niall?»
«Tra pochi minuti lo vedrai» la rassicurai.
«Non è che è scappato, vero?»
Sorrisi per la domanda decisamente inutile e scossi la testa.
«Il bouquet è arrivato?»
Cazzo il bouquet.
«Come faccio a sposarmi senza bouquet?» squittì lei, in preda al panico. «Una sposa senza bouquet è come una torta senza ciliegina sopra!» continuò, prendendo a gesticolare animatamente.
Le fermai le braccia e le appoggiai le mie mani sulle spalle costringendola a guardarmi.
«Eilis respira» le ordinai con calma.
Lei obbedì, chiuse gli occhi e prese a inspirare ed espirare lentamente.
«Ora vado a prendere il bouquet, tu stai meglio?» dissi lentamente.
Eilis annuì, così mi allontanai da lei ammirandola in quel vestito bianco.
«Stai da dio» la rassicurai.
Eilis si guardò, «non si nota che ho messo il push up, vero?» domandò preoccupata, sistemandosi il reggiseno molto poco femminilmente.
Scoppiai a ridere e per poco non persi l'equilibrio, nonostante non avessi ancora indossato i tacchi.
«Da quando in qua sono io che ti devo rassicurare sul tuo aspetto fisico? I ruoli si sono invertiti rispetto a cinque anni fa» la presi in giro.
Eilis annuì e un sorriso malinconico le comparve sul viso, «i tempi sono cambiati, hai trovato il principe azzurro» mi prese in giro.
Non riuscii a fare a meno di sorridere, non vedevo Harry da due giorni e già mi mancava.
Eilis mi aveva segregata in quell'enorme hotel dove si sarebbe svolto tutto il ricevimento e mi aveva categoricamente impedito di spingermi nell'ala ovest dell'edificio, dove risiedevano i maschietti.
«Vorresti dire che il tuo promesso sposo non è un principe azzurro?» la presi in giro.
Mi aspettavo di essere smentita all'istante invece Eilis mi guardò improvvisamente preoccupata e non rispose.
Le diedi un colpo sulla spalla, come potevano venirle certi dubbi il giorno del suo matrimonio?
«Eilis!» la richiamai.
Lei sospirò ed andò a sedersi sul divanetto posto accanto alla finestra. Il vestito bianco le si gonfiò ulteriormente attorno alle gambe e raccolse lo strascico sulle ginocchia.
«E se non fosse quello giusto? Insomma, non è troppo presto sposarsi a venticinque anni?»
Scoppiai a ridere, «cosa stai blaterando? Niall è perfetto, non c'è niente che devi temere. L'unica cosa che dovrai sopportare saranno le partite di calcio ogni fine settimana, ma credo che riuscirai a sopravvivere. Quindi smettila di farti paranoie e muovi il culo che c'è un bellissimo ragazzo che ti aspetta là fuori, e se permetti io vorrei rivedere Harry» le ricordai.
Eilis sorrise e si ravvivò leggermente i capelli con le mani prima di alzarsi con fatica a causa dell'ingombrante vestito.
«Vado a prendere il bouquet» le dissi, uscendo dalla stanza.
 
Guardai Niall che avvolto in un elegante smoking non sembrava lo stesso. Da quando lo conoscevo ero abituata a vederlo sempre vestito sportivo, sneakers, tuta o jeans e felponi nei quali ci stava dentro due volte. I capelli biondi erano stranamente pettinati, sembrava un soldatino mentre guardava incantato Eilis che attraversava la navata a fianco di suo padre.
Lanciai un fugace sguardo ad Harry, dalla parte opposta dell’altare, che era l’unico a non avere l’attenzione della sposa. I suoi occhi erano posati su di me.
Abbassai lo sguardo imbarazzata e sentii le guance scaldarsi, osservai le mie scarpe col tacco, nere e lucide, in contrasto con i miei piedi bianchi. Erano passati cinque anni, eppure per me quegli occhi erano ogni giorno una sorpresa. Erano un mare inesplorato, di quelli che ti affascinano e ti impauriscono allo stesso tempo perché non sai mai cosa aspettarti da essi. Sorrisi lievemente nel notare il padre di Eilis alzarle il velo e posarle un dolce bacio sulla fronte prima di accomodarsi in prima fila.
Il sacerdote cominciò con la cerimonia, entrambi gli sposi erano visibilmente emozionati, in particolare Eilis che non la smetteva di torturarsi le unghie messe a posto per l’occasione. Sapevo che in quel momento avrebbe desiderato portarsele alla bocca e cominciare a mangiucchiarle, oppure avrebbe accettato più che volentieri una sigaretta.
Niall invece aveva preso uno strano tic alla gamba, non la smetteva di muoverla, e non smise nemmeno quando il prete li invitò a farsi loro le promesse di matrimonio.
Avevano deciso di dirle loro, niente solite parole “prometto di amarti ed onorarti in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà” eccetera eccetera.
«Niall?» lo richiamò il prete.
Lui annuì, e con mani tremanti prese un fogliettino spiegazzato dalla tasca interna della giacca e lo aprì.
Si schiarì la voce, alzò lo sguardo verso quello di Eilis, e poi rimise inaspettatamente il foglio a posto.
«Potrei cominciare col dire che tu sei la mia persona, la mia anima gemella, che sei perfetta, ma non credo che questo sia la realtà.»
Un brusio cominciò ad alzarsi da parte degli invitati, che guardavano Niall sorpresi, mi trattenni dal ridere: non lo conoscevano.
«Nessuno è perfetto» continuò lui, per nulla disturbato, «e nemmeno tu. Nemmeno io, in realtà.»
Sentii Harry sghignazzare, alzai lo sguardo su di lui e per un attimo mi incantai a guardarlo mentre si copriva la bocca con una mano e gli occhi gli si socchiudevano.
La voce di Niall però mi fece tornare alla realtà.
«Ciò che mi ha spinto a chiederti di sposarmi, è che nonostante tutto io ti amo e non riuscirei a pensare al mio futuro senza di te. Sei testarda, scorbutica, lunatica, manesca, fin troppo schietta, insensibile, esageratamente orgogliosa. Testarda l’ho già detto?»
Una lieve risata rimbombò nella chiesa, avrei pagato oro per vedere la faccia di Eilis in quel momento. Altro che manesca, non mi sarei sorpresa se da un momento all’altro gli fosse saltata addosso e l’avrebbe strozzato con le sue stesse mani.
«Potrei andare avanti all’infinito, ma non è questo il punto. Perché nonostante tutti i tuoi difetti, amo la tua risata, il tuo sarcasmo, il tuo profumo, i tuoi capelli, la tua voce roca di prima mattina, i tuoi urli esagerati che mi spaccano i timpani, amo sentirti cantare sotto la doccia, osservarti mentre sei concentrata, quando aggrotti le sopracciglia e serri le labbra. Amo ogni singola cosa di te, i tuoi difetti compresi. Amo te, Eilis Doyle. Vuoi diventare mia moglie, finché morte non ci separi e bla bla bla, cazzate varie?»
«Siamo in una chiesa!» lo riprese il sacerdote, indignato.
Niall si strinse nelle spalle e le guance gli si colorarono di un rosso tenue, poi prese la fede di Eilis e gliela mise al dito.
Sentii la mia amica reprimere un grido, che uscì come uno squittio strozzato. Poi anche lei si schiarì la voce e prese un respiro profondo prima di iniziare.
«Non elencherò i tuoi difetti perché a differenza tua non credo riuscirei a fermarmi» sospirai, era l’amore.
«Però, non so come, sei riuscito a conquistarmi, finto biondo. Tu e la tua risata sfacciata, i tuoi occhioni blu, le tue canzoni orrende, o meglio, la tua canzone orrenda, perché fortunatamente non me ne hai scritte delle altre, e tutto il resto. Sei riuscito a farmi passare da un estremo all’altro, la prima volta che ti vidi, ricordo che solo il suono della tua voce mi dava sui nervi, non riuscivo a sopportarti, ora non credo di riuscire a vivere senza sentire la tua voce ogni minuto, ogni ora e ogni giorno d’ora in poi. Quindi, vuoi tu, Niall James Horan, prendere la sottoscritta come tua legittima sposa?»
«Sì, lo voglio.»
 
«Sicura di stare bene?»
Annuii, non sarei riuscita a resistere allo sguardo inquisitore di Harry ancora per molto, avrei ceduto di lì a poco, me lo sentivo.
«Non hai mangiato niente, il cibo nel piatto è ancora lì come te l’hanno portato e soprattutto, non hai bevuto nemmeno un sorso dello squisito champagne che tu ed Eilis avete personalmente scelto» continuò lui, portandosi il bicchiere alle labbra e bevendo un lungo sorso di Moët.
«Non ho sete» mormorai, portandomi istintivamente una mano sulla pancia e cominciando ad accarezzarla.
Harry si accorse di quel gesto perché abbassò lo sguardo sul mio ventre e strabuzzò gli occhi, smisi subito, «ho lo stomaco in subbuglio, non credo di stare tanto bene» buttai lì.
Lui tirò un sospiro di sollievo, «allora non stai bene! Mi hai fatto prendere un infarto, pensavo fossi incinta» si lasciò scappare.
Lo guardai dura, «ci sarebbe qualche problema se lo fossi?» domandai, forse con troppa insistenza.
Harry aggrottò le sopracciglia confuso, un po’ lo capivo, quello non era il discorso adatto ad un matrimonio.
«Che c’entra?» si difese.
Mi strinsi nelle spalle fingendomi indifferente, «così, sei tu che hai tirato fuori il discorso» dissi, guardando altrove, più precisamente in direzione di Eilis e Niall che stavano ballando un lento al centro della pista.
Sentii Harry sospirare, «non so cosa ti stia succedendo, se sia io, o il matrimonio, o il lavoro, non lo so, ma ultimamente non ti capisco. Davvero! Sei così staccata, sembra che ti faccia paura sfiorarmi o guardarmi negli occhi, non facciamo sesso da più di un mese!» esclamò infine, alzando un po’ troppo la voce.
Strabuzzai gli occhi, «Harry!» lo ripresi, lanciando occhiate furtive a coloro che ci avevano sentiti.
Lui si tranquillizzò improvvisamente, «scusa, è che...» si passò una mano tra i capelli e poi mi incastrò con quegli occhi così cristallini e limpidi che mi ci persi dentro. «C’è qualcun altro? Hai una storia con qualcun altro?» domandò poi, a bassa voce.
Strabuzzai gli occhi spiazzata da quell’insinuazione, «ma come ti viene in mente!» lo accusai.
«Ehi! Sei tu quella che sta delirando ultimamente! Non io! E non sono stupido, c’è qualcosa che non va!»
Sospirai mentre la vista cominciò ad appannarsi. Presi alcuni respiri profondi, non dovevo piangere. Non lì. Non al matrimonio della mia migliore amica. Non davanti ad Harry.
«Non puoi aspettare domani? Ne parliamo domani, okay?» dissi.
E quella non era una domanda, era una preghiera. Stavo implorando Harry di lasciar perdere e di finire la serata in tutta tranquillità.
Lui scosse la testa deciso, «se non c’è un altro, niente può essere così grave da rovinarmi questa serata, a meno che tu non decida di lasciarmi in agonia per più di otto lunghe, lunghissime ore» sussurrò, e pronunciò le ultime parole così lentamente e in modo così suadente che sentii dei brividi percorrermi il corpo.
Chiusi gli occhi e presi un respiro profondo, «sono incinta» dissi decisa.
Boom.
Aspettai alcuni secondi prima di trovare il coraggio di guardare Harry, che sembrava avesse visto un fantasma
Il suo sguardo era perso nel vuoto, guardava me ma sembrava vedesse qualcos’altro, avrei potuto tranquillamente andarmene di lì che non credo lui se ne sarebbe accorto.
«Ti prego dì qualcosa» mormorai, impaurita.
Lui scosse velocemente la testa, come per riprendersi, poi mi regalò uno dei migliori sorrisi che vidi in vita mia.
«E’... Bellissimo» disse semplicemente.
Mi sentii come se mi fosse stato tolto il peso dell’intero pianeta Terra dalle spalle, mi lasciai andare ad un sospiro di sollievo.
«Non sei arrabbiato?» chiesi.
Harry scosse la testa poi abbassò lo sguardo sulla mia pancia e me la accarezzò dolcemente.
«E’ stupendo...» sussurrò, guardandomi negli occhi, e giurai di vedere i suoi lucidi per la prima volta in vita mia.
«Avremo un bambino Neev, tutto nostro, io...» sospirò, «ti amo» disse semplicemente, prima di baciarmi con trasporto.
Finalmente mi lasciai andare, ero in pace con me stessa, felice di aver buttato fuori quel segreto che cominciava a diventare un peso insostenibile.
Harry si staccò da me e tornò a concentrare la sua attenzione sulla mia pancia che in realtà non era poi così visibile. Si chinò su di essa senza smettere di accarezzarla.
«Ciao» sussurrò, «lo sai chi sono? Sono il tuo papà.»


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Non ci credo che anche questa storia sia finita, che tristezza çç
Credo che sia la mia storia più lunga sui One Direction, il che è una sorta di record, contanto anche che ci ho impiegato due settimane, forse meno, a scriverla.
Sarà stata l'aria del Marocco, forse c'era qualche aroma strano di Hashish nell'atmosfera, non so HAHAHAHA
Passiamo a quest'epilogo che invece ho finito di scrivere tipo due o tre giorni fa uù
E' un finale un po' banale, molto fiabesco forse. Eilis e Niall che si sposano e Neev che è incinta, però lo sapete che io non ho mai letto una fan fiction in cui lei alla fine è incinta? AHAHAHA
Per questo che l'ho messo, bo mi è venuto spontano e spero che questa idea vi sia piaciuta :)
Non so che altro dire se non grazie per avermi sopportata per la bellezza di ventinove capitoli, per aver letto la storia, recensita, messa tra le seguite, preferite e ricordate.
Ci terrei a ringraziare l'Agata, dalla quale ho preso spunto per il personaggio di Eilis, è lei che mi ha detto di farla sposare con Niall quindi se non vi va bene prendetevela con lei uù e poi anche la Federica, perché... Bo, perché mi sopporta e quindi ci tenevo a ringraziarla :)
Questa è la fan fiction alla quale mi sono più affezionata, quindi chi lo sa che magari non tornerò a scrivere qualcosa? uù
Non credo ci sarà un continuo vero e proprio della storia, però magari qualche Missing Moment o One Shot, se avete dei suggerimenti sono ben accetti :)
Che altro aggiungere? Ho già postato il Prologo della nuova long, sempre su Harry, mi dispiace hahaha Il link è sotto se vi va di passare :)
Spero che la storia in generale vi sia piaciuta, fatemi sapere che ne pensate, ci tengo davvero molto <3
Addio Give Me Love çç
Jas

P.S. Se mi volete chiedere qualcosa - bo non so ahaha - ci sono sia su Ask che su Twitter, sono @xkeepclimbing :)


 


Guardate che bella sta foto, anche Tumblr shippa Neev e Harry **






Questa è la mia nuova long, Right side, wrong bed:




Ho anche una storia in corso sui Simple Plan se vi interessa, in particolare su Pierre:


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