Olympos Game di NatsuVIII (/viewuser.php?uid=38382)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Olympos Game ***
Capitolo 2: *** AnimE ***
Capitolo 1 *** Olympos Game ***
OLYMPOS
GAME
Una giovane ragazza, avrà avuto appena diciassette anni, era
chinata su un tomo dall’apparenza parecchio antica, i lunghi
capelli corvini erano raccolti con una matita, in modo che non
infastidissero i penetranti occhi grigi che divoravano letteralmente lo
scritto.
Era parecchio alta per la sua età e questa la costringeva a
stare chinata, quasi ingobbita sullo scritto, facendola assomigliare ad
un’uccello appollaiato sul trespolo.
La sua calma però non era destinata durare.
- Lulu! Lulu!
“Minerva”
sospirò sconsolata mentre abbandonava il suo libro e si
voltava verso la bambina che gli correva intorno.
- “Venere”,
non mi devi chiamare Lulu, ne Luciénne o Lu. Il mio nome ora
è “Minerva“.
La bimba, sì e no otto anni, sbuffò infastidita
mettendo su un broncio semplicemente delizioso.
Aveva un visino a cuore, con le guanciotte rosse e gli occhioni
azzurrissimi, il tutto incorniciato da una cascata di onde dorate che
scendevano fino alla vita.
Abbracciava un coniglio bianco di peluche che era grande quasi quanto
lei. Semplicemente adorabile.
- Ma non mi piace! Ce ne sono così tante! Perché
non
possiamo usare i nostri vecchi nomi? Sono molto più belli.
- Perché sono Le Regole,
mon petite coeur.
- Mat … “Apollo”.
La bambina si era controllata all’ultimo, chiamando
l’ultimo arrivato col suo nuovo nome, mentre gli si fiondava
in
braccio.
Questo avrà avuto al massimo quindici anni, e sarebbe potuto
tranquillamente essere il fratello di "Venere”,
se non fosse stato per li occhi, di un marrone chiarissimo, quasi
dorato; aveva un modo di parlare pacato, quasi dolce, e sorrideva
spesso.
“Minerva”
lo
trovava irritante, almeno per la maggior parte delle tempo; non capiva
il suo prende le cose con calma, il ‘vivere alla
giornata’
era una cosa che la sconcertava e confondeva sempre.
Ma ancora … lui era l’unico che riusciva a
controllare “Venere”
e “Bacco”
quando iniziavano a fare i capricci, e “Nettuno”
era praticamente pazzo di lui, così alla ragazza non restava
che
controllare la sua indole ironica e cercare
d’andarci
d’accordo.
- “Apollo”!
Allora, cos’hanno detto le loro maestose eminenze?
La bambina si lasciò scappare un risolino a quella palese
mancanza di rispetto per quelli che erano a conti fatti i capi della
loro piccola famiglia, mentre “Apollo”
gli lanciò un’occhiata ammonitrice.
Tsè, come se lei, “Minerva”,
si facesse intimidire da quel ragazzino. Ma manco per sogno!
- Lo hanno trovato. Tu e “Mercurio”
partirete immediatamente per andare a prelevarlo. Lui e già
pronto, ti aspetta al portone. Faresti meglio a sbrigarti.
Ecco, se per via del carattere di “Apollo”
questo e “Minerva”
riuscivano ancora ad andare più o meno d’accordo,
con “Mercurio”
era una causa persa in partenza: erano scintille e frecciatine velenose
tutte le volte.
In effetti “Giunone”
non aveva tutti i torti quando diceva che avrebbe potuto comodamente
essere “Marte”,
visto che praticamente era in rotta con tutti, esclusa lei stessa e
“Giove“.
E “Plutone”,
ma lui era un caso speciale.
Bah, pazienza!
“Minerva”
dopotutto aveva aperti scontri - da leggersi come rissa - solo con
“Mercurio”,
e neanche troppo spesso.
Questo non significava però che mandarli insieme in missione
fosse una buona idea., probabilmente era un altro dei machiavellici
piani di “Plutone”
per costringerli ad andare d’accordo. Illuso!
D eccolo là, appoggiato indolentemente allo stipite della
porta:
Alto, quasi dieci centimetri più di lei, con tratti
affilati,
capelli castano ramati e degli occhi ambrati che sembravano sempre
ridere del proprio interlocutore.
Aveva diciannove anni ed era stato lui, sette anni prima, a trovare
“Minerva”;
l’aveva beccata mentre tentava di scipparlo.
La ragazza non aveva ancora dimenticato e perdonato l’onta di
essere stata scoperta.
- Finalmente principessa. Stavo iniziando a pensare che la repulsione
per la mia persona fosse più forte della tua abnegazione al
lavoro.
- Taci “Mercurio”!
IO svolgo sempre il mio lavoro.
- Coff … soprattutto se viene da “Plutone”
… coff coff …
- Detto qualcosa?
- Chi, io? Niente!
Certo, infatti l’occhiata inceneritrice di lei e quella
sornione di lui ce la siamo immaginata.
**************************
- Chi siete e cosa volete?
Aziz osservò sospettoso ed aggressivo la sconosciuta coppia.
Erano stani. Ma parecchio!
Lei era molto bella, ma sembrava si trattenesse dal compiere una strage
e lui … bé, chiunque potesse sorridere paccioso e
divertito sotto un’occhiata del genere o era pazzo o
parecchio
pericoloso.
Chissà perché Aziz propendeva per la seconda.
- Stammi bene a sentire moccioso, non abbiamo tempo. Quindi poche
domande e vieni con me!
- Su, su “Minerva”,
così lo spaventi. Non facciamoci subito riconoscere per il
tuo brutto caratteraccio!
- Brutto caratt … MA COME TI PERMETTI?!? Io almeno faccio
qualcosa! Tu invece, a parte ghignare alle mie spalle,
cos’hai
combinato fin’ora?
Ecco, cos’aveva detto? Strani forte!
Avrebbe potuto far valere le sue ragioni, ricordando a quei due
stronati che lui non era
un moccioso,
o osservare a bocca aperta quella che sembrava l’inizio di
una
rissa coi fiocchi; avrebbe addirittura potuto partecipare, guarda un
po’!
E invece decise che se quei due si volevano ammazzare a vicenda non
erano certo problemi suoi e che erano liberissimi di farsi
vicendevolmente a pezzi - lui avrebbe puntato sulla ragazza, sembrava
quella più motivata - senza di lui. Indi si diresse alla
porta,
con tutta l’intenzione di andare a pestare quello stordito di
Mharuk che l’aveva messo in quel casino.
Peccato che la porta gli si chiuse sul naso. Di colpo. Da sola. Merda!
- Dove credi d‘andare?
- Visto? E’ tutta colpa tua! Ce lo stavi facendo scappare!
- Mia? Ma, mia ara, eri tu che stavi litigando, con un mio omonimo
ovviamente invisibile, e l’hai perso di vista. IO gli ho
impedito
di darsela a gambe.
Ecco, ora che era bloccato con loro l’idea che si facessero a
pezzi a vicenda aveva peso parecchio del suo fascino. Meglio
intervenire.
- Scusate? Io non stavo scappando, vi stavo concedendo
l’intimità di cui avevate chiaramente bisogno
per finire di … ehm … chiarirvi. Sono una persona
educata IO!
- E con questo cosa vorresti insinuare moccioso? Che no … IO
non lo sono?
- Vi siete introdotti nella mia camera dalla finestra - tra
l’altro mi piacerebbe sapere come avete fatto visto che siamo
al
terzo piano - siete coi piedi sul mio letto a discutere tranquillamente
se rapirmi o meno, e inoltre state discutendo di me come se fossi un
pacco postale. Secondo te?
La ragazza, Minerva l’aveva chiamata il compagno,
sbuffò
scocciata, ma Aziz giurò d’averla vista arrossire;
il suo
compare invece con qualcosa di drammaticamente simile ad una
filastrocca per bambini bofonchiava su punti, rimproveri e il
suddetto caratteraccio della ragazza.
Un uomo che non sapeva quando tacere, visto il cartone che gli
arrivò in testa.
- Hai ragione. Allora, il mio nome è “Minerva”,
mentre il suo - sguardo schifato al tipo, che si stava massaggiando la
testa - è “Mercurio”.
Siamo venuti a prenderti. Ora spicciati!
Illuminante! Aziz la guardò con occhi vuoti per un
po’. Poi si voltò verso Mercurio.
Forse così sarebbe riuscito a capirci qualcosa.
- Eh eh. Non preoccuparti, non è sempre così,
è la mia vicinanza che la indispone!
Come potesse sembrare così compiaciuto dalla cosa era un
mistero.
- Allora, devi sapere che noi facciamo parte di una squadra e
partecipiamo tutti al Olympos
game.
Altro sguardo vuoto.
Per fortuna la ragazza sembrava aver recuperato il sangue freddo, forse
spronata dal discorso finalmente serio.
- Oh, così invece capirà tutto! Qual è
il tuo nome moccioso?
- Aziz. E non
sono un moccioso!
La ragazza sorrise, evidentemente compiaciuta, o divertita, dal suo
scatto.
- Bene Aziz. Come ha detto l’idiota noi siamo
disgraziatamente membri della stessa squadra in un gioco chiamato Olympos
game. Ora, tu sai cos’è
l’Olimpo?
- L’ho studiato a scuola, non è dove stavano gli
dei
… uhm … greci? Ehi, ma i vostri nomi sono
…
- Bravissimo! Ma che bambino intelligente!
Aziz cominciò a trovare parecchio simpatica quella Minerva
quando spedì, con un calcio alle caviglie davvero ben
piazzato, Mercurio sedere a terra.
- Ignora l’idiota. Esatto, l’Olimpo era il luogo
dove
risiedevano gli dei greci, e come hai intuito è da
lì che
arrivano i nostri nomi. Ed è per questo che siamo qui, per
te.
Per “Marte”.
- Ma … Io … no, impossibile!
- Ed invece temo prorpio di sì, TU sei il nostro “Marte”.
Ok, si rimangiava tutto. Erano pazzi entrambi!
Poi “Mercurio”
sorrise e si fece avanti.
- Ora, se permetti, vado avanti io. Ecco, con questo schema di dovrebbe
essere più facile capire.
E così prese uno stilo ed iniziò a disegnare su
una delle
sue tavolette, che non si era fatto problemi a prendere dalla sua
scrivania.
- Ecco, come vedi nel cerchio al centro ci sono le quattro maggiori
divinità, che sono presenti in tutti i gruppi. Sono fissi e
costituiscono il “cuore” del nuovo panteon. Poi ci
sono
altre tre divinità, sono le più vicine al cuore
ed hanno
compito di proteggerlo, sono le loro guardie, possiamo dire. Altro
gruppo è quello dei messaggeri, questi altri tre sono il
collegamento fra credenti e divinità, sono un po’
il ponte
tra “Olimpo”
e “Terra”.
Aziz non era convinto, proprio per niente, ma pensò che
sembrava
interessante e poi non gli costava niente ascoltarli, no?!
- Ma non sono solo se, sono dodici i nomi nei cerchi esterni. E
perché qui i rettangoli sono divisi?
- Kufufu, hai ragione, ed ecco la risposta ai tuoi dubbi.
E con lo stesso bastoncino modificò il disegno, mentre
Minerva andava avanti a spiegare.
- Le
Regole
stabiliscono che ogni squadra debba essere composta da dieci elementi,
perciò si effettua una scelta tra due divinità.
La
nostra, come puoi vedere è composta dai magnifici quattro,
io,
l’idiota, “Apollo”,
“Venere”,
“Bacco”
e l‘ultimo mancante, “Marte”.
Tu.
- Ma com’è possibile?
- “Giunone”
ha la capacità di trovare i prescelti, è grazie a
lei che ti abbiamo trovato.
- Avete detto che siamo una scura. Quindi ce ne sono altre? E tutti si
chiamano allo stesso modo?
I due sorrisero, il ragazzino era decisamente sveglio.
- Esatto, non siamo l’unico team, e “Minerva”
e “Mercurio”
non sono i nostri nomi originali. Tuttavia accettando di partecipare al
gioco abbandonerai la tua vita precedente, il tuo nome e la tua
famiglia - che non si ricorderà più di te - e
acquisterai
l’identità di “Marte”.
Il bambino - sì, Aziz aveva solo undici anni - li
guardò
smarrito, evidentemente non proprio entusiasta della cosa. “Mercurio”
decise che era il caso d’intervenire.
- Ti avviso fin da subito che non
puoi rifiutare. Tu sei nato per questo, non
hai scelta.
L’undicenne stava per partire con una filippica in cui
spiegava per filo e per segno a quel damerino che nessuno, tanto meno
un idiota che si faceva malmenare da una ragazza, potesse permettersi
di dargli ordini, quando si bloccò.
Gli era ronzato in testa un pensiero evidentemente piacevole, almeno a
giudicare dal ghigno appena apparso.
- Bisognerà combattere?
La ragazza, “Minerva”,
sorrise complice, mentre si faceva sfuggire un gongolante oh
sì, ci puoi giurare! e Aziz … no,
anzi, “Marte”
prese la sua decisione.
- Sono dei vostri, che devo fare?
“Mercurio”
sorrise soddisfatto, per poi schioccare le dita.
“Minerva”
si limitò ad uno sbuffo scocciato ed altezzoso, ma
“Marte”
quasi fece un salto quando di fianco a lui si aprì una
specie di
buco nero. Non era per niente invitante, tuttavia …
- Uhau, posso fare anch’io una cosa del genere?
- Naturalmente, poteri base. Appena arrivati alla Casa inizierai
l’addestramento per sviluppare le tue capacità e
talenti.
Ed ora andiamo, abbiamo perso anche troppo tempo!
E così dicendo saltò nel buco, senza aspettare la
replica pepata del ragazzino che si sentiva tirato in causa.
Prima di saltare anche lui, però, si rivolse a “Mercurio”.
- Cosa si vince? Voglio dire, se è un gioco ci devono essere
anche dei premi, giusto?
- Oh sì, certo che ci sono. E sono meglio di
qualsiasi
cosa tu abbia mai pensato. I primi tre avranno un nuovo mondo ciascuno.
- Ehhh?
“Marte”
avrebbe
voluto chiedere spiegazioni per quella frase che non risolveva niente,
ma uno spintone lo catapultò nel vuoto.
Vuoto che s’infranse quando si ritrovò faccia a
terra su un pregiato pavimento di rovere.
Stava per iniziare una luuunga sequela di bestemmie ed improperi contro
l’idiota, subitaneamente nominato tale ad honorem, quando una
risatina lo distrasse.
Intorno a lui c’erano “Minerva”,
una bambina più piccola di lui, un ragazzino che
avrà
avuto più o meno la sua età, un ragazzo poco
più
grande e tre giovani ed una ragazza che probabilmente avevano qualcosa
come diciotto, diciannove anni e che dovevano essere i magnifici
quattro.
Tutti che guardavano lui. Che meraviglia!
E poi arrivò anche l’ultimo componente di quello
strano Team. L’idiota, per intenderci.
- Bhé “Marte”,
benvenuto a Casa!
…
…
…
Adesso avrebbe ottenuto delle risposte.
Con le buone o con le cattive!
…
…
…
Mentre calciava negli stinchi “Mercurio”
“Marte”
pensò che anche solo le cattive andavano più che
bene.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** AnimE ***
ANIME
Era tornato!
“Minerva“
non vedeva l‘ora di andarlo a salutare, e ora si stava
dirigendo alla sua zona.
- Ehylà, cowboy, come v … Ma che diavolo
…? Ma che era, una tigre dai denti a sciabola?!? Dai qua!
La nostra si era trovata davanti un povero ragazzo sui
vent’anni
tutti graffiato e che tentava, piuttosto maldestramente fra
l’altro, di medicarsi.
Era bello, molto.
Aveva sangue dei nativi delle pianure americane nelle vene, e i suoi
occhi e capelli neri come la notte lo provavano.
Era il loro “Plutone”,
il signore dei morti; in realtà in quel momento sembrava
solo un
ventenne molto incapace che tentava d’accecarsi col
disinfettante.
- Lince. Dovevi vedere come graffiava! Sarebbe stato interessante
incontrarla quando era ancora viva. Chissà che granAHI!
- Taci! E sopporta. Dopotutto sei un Dio
ora, dovresti mostrare più dignità!
Il ragazzo la guardò smarrito ed anche parecchio infastidito
dal dolore.
“Minerva”
alla menzione dell’ultima ‘cliente’ di
“Plutone”,
o meglio degli apprezzamenti rivoltegli, aveva premuto un po’
troppo forte il batuffolo di cotone su un graffio, col risultato di
scatenare un broncio parecchio infantile.
La ragazza non si scusò, ma procedette molto più
delicatamente, e tentò anche di alleggerire
l’atmosfera.
- Bha, almeno questa volta non era un cobra reale.
- Già, quella volta è stato un po’
problematico.
- Che poi non ho capito perché gli animali! Sono un casino
da trasportare! E parecchi, anzi quasi tutti, sono pericolosi.
“Plutone”
sorrise mentre “Minerva”
gli applicava l’ultimo cerotto.
- Già già, a volte mi piacerebbe essere come
Tomoyuki, un
bel fuocherello azzurro, che tra l’altro non riscalda, e via.
Ma
purtroppo a me sono toccati gli spiriti guida. Che sgarro!
La ragazza non protestò alla menzione del nome proprio del
“Plutone”
del gruppo 15.
Non era contro Le
Regole, si potevano chiamare col loro vecchio nome coloro
che non appartenevano al proprio panteon, e gli altri con lo stesso
nome.
Nessuna infrazione, nessun rimprovero.
- Che poi da dove ti è venuta questa storia? Voglio dire,
gli
spiriti guida NON sono le anime dei defunti, no? Quindi
perché
gli animali?
- Ah, ecco, questa è colpa mia! Potrei non essere stato
proprio
attentissimo quando l’anziano spiegava tutta quella roba
metafisica, e nel momento in qui hanno prelevato le informazioni per
l’assegnazione potrei aver avuto un po’ di
confusione in
testa … ah ah ah
Cosa si può rispondere ad un discorso del genere?!
- Idiota!
Ecco, appunto.
- Ma non è colpa mia! Era una noiaaa!
“Minerva”
scosse il capo al comportamento infantile dell’altro. E meno
male
che lui doveva essere l’austero e cupo dio dei morti. Un
cabarettista mancato, ecco cos’era quello! Oh, ma era
normale,
nel loro gruppo non ce ne era uno, dico UNO, che fosse normale:
Una “Giunone”
che al loro “Giove”
preferiva di gran lunga Nefrite, la “Venere”
del gruppo 8, tra l’altro con il beneplacido del suddetto,
che
stava anzi premendo per organizzare un appuntamento a quattro con la
sorella di lei, la “Cerere”
dello stesso team.
E “Bacco”
già progettava di pedinarli per poi rivendere i nastri. O
ricattarli, non aveva capito molto bene quando l’aveva
beccato
che organizzava il tutto con “Mercurio”.
Di cui non voleva parlare. DAVVERO!!!
Poi c’erano “Nettuno”
e “Apollo”,
che per separarli ti dovevi munire preventivamente di fiamma ossidrica
e divaricatore, e “Marte”,
che aveva dimostrato di soffrire di una grave forma di cleptomania.
“Venere”
erano solo una bambina, ma aveva già dimostrato una
preoccupante
tendenza alla manipolazione ed al ricatto emotivo.
Insomma, il loro team era una via di mezzo tra un C.I.M. e
un’associazione a delinquere.
E lei c’era dentro fino al collo!
Onde evitare di prendere il flacone di disinfettante e vuotarselo in
gola per porre fine alle proprie sofferenze, la ragazza
riportò
la sua attenzione sul malato.
- Almeno potresti usare la macchina invece della motocicletta. Sai
com’è, avresti spazio per la gabbia, tipo
abbastanza
lontano da non rischiare l’emorragia!
- ERESIA! MAI! L’Harley è per sempre! COME puoi
propormi
una simile eresia?! Non temere piccola, non ti lascerò mai!
Staremo insieme per sempre.
“Minerva”
rovesciò gli occhi alla buffonata dell’altro, che
si era
lanciato sulla Harley Davidson che usava per raccogliere le anime ed
ora la abbracciava come per rassicurarla.
- Sei un’idiota! E per di più un’idiota
infortunato.
Il ragazzo le sorrise mentre, portando la moto, si dirigeva verso il
suo garage/officina/angolo-delle-meraviglie.
Poi si fermò, si calò i suoi Ray Ban da sole
sugli occhi
e, con voce roca e, secondo il modesto parere del soggetto, sexy:
- Che vuoi babe, è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur
farlo!
“Minerva”
non potè far altro che lanciargli dietro la bottiglia del
disinfettante.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1195577
|