Anche un von Karma può...

di pict shewolf
(/viewuser.php?uid=152698)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bentornata ***
Capitolo 2: *** Il primo motivo ***
Capitolo 3: *** La festa è finita, per gli avvocati ***
Capitolo 4: *** Il processo di Brad Irwing ***
Capitolo 5: *** Tulipani ***
Capitolo 6: *** Chiamate ***
Capitolo 7: *** Momenti di debolezza ***
Capitolo 8: *** Inviti ***
Capitolo 9: *** Strane scene ***
Capitolo 10: *** Un pomeriggio... impegnato ***
Capitolo 11: *** Spiegazioni ***
Capitolo 12: *** Il ballo ***



Capitolo 1
*** Bentornata ***


Questa è la prima fanfiction a capitoli che scelgo di scrivere sul mondo di Ace Attorney… non so ancora quanto sarà lunga, ma spero che sia di vostro gradimento.
Capitolo uno:

Bentornata

24 OTTOBRE  23:48 Camera da letto, residenza von Karma. Germania.

Avevo appena finito di studiare i dettagli di un nuovo caso, stavo prendendo sonno quando il cellulare si accese e il rumore di una forte vibrazione riempì la stanza.
Allungai il braccio e a tentoni tastai il comodino. Sul display lampeggiava il nome di una persona che avevo visto circa tre mesi fa in America e era da una settimana che mi chiamava per chiedermi sempre la stessa cosa:

“Pronto?” dissi con la voce assonnata

“Franziska? Ciao…”

“Edgeworth, ti ho già ripetuto che non posso e non voglio venire in America adesso! Ho molto da fare e in più la mia casa lì non è ancora pronta. Sai che è in restaurazione!” urlai per l’ennesima volta
“ Ma quello non è un problema…”

“Ho detto di no!! Ciao”

Schiacciai con forza la cornetta rossa spegnendo il telefono e mi rimisi a dormire.


25 OTTOBRE 14:35  Ufficio del procuratore capo, Germania.

“Avanti”

Avevano bussato alla porta del mio ufficio.
Entrò un giovane, anche se più vecchio di me, agente di polizia.

“Salve, procuratore von Karma”

“Dimmi che cosa c’è alla svelta”

Non volevo perdere tempo, avevo appena vinto un processo e dovevo già leggere un  altro caso.
“C’è una visita urgente per lei”

“Centra con il nuovo caso?” chiesi pronta a rifiutare qualsiasi persona estranea alle nuove indagini
“No, non credo.. ma ha detto che è veramente importante…” spiegò prima che potessi fermarlo

“No! Non ho tempo”

“Va bene, glielo dirò”

Se ne andò lasciandomi alla lettura del dossier.
Pochi minuti dopo un uomo fece letteralmente irruzione nel mio ufficio:

“Franziska von Karma!”

Alzai lo sguardo e lo frustai ancora prima di capire chi fosse.

“Aaarrrrgggh!” urlò preso alla sprovvista.

Appena lo guardai meglio capii chi era e rimasi sorpresa. Alto, capelli neri a punta e una sciocca espressione sul volto.

“Herr Phoenix Wright! Che ci fai qui in Germania?!” chiesi mentre si avvicinava con aria preoccupata.

“è urgente! Edgeworth… Lui…”

Cosa c’entrava adesso Edgeworth?

“Lui cosa?” Wright sembrò rifletterci un attimo.

“Lui è strano! Praticamente dice che la procura ha bisogno di aiuto e lui continua a ripetere il tuo nome. Vedi, è ammalato, ha la febbre molto alta… devi assolutamente tornare in America” disse tutto d’un fiato.
Io rimasi ferma. Non potevo crederci, eppure quando mi aveva chiamato non sembrava malato…

“Tornerai vero?” mi chiese notando che ero immobile a fissare un punto impreciso della stanza.

Se Edgeworth stava davvero cosi male, allora dovevo tornare. Mi sarebbe dispiaciuto non vederlo un’ultima volta, era pur sempre mio fratello. No, lui non era veramente mio fratello, lo sapevo bene. E anche lui lo sapeva.

“Perché sei venuto tu Herr Wright?”

Non capivo perché un avvocato difensore voleva aiutare la procura.
“Beh… Qualcuno doveva venire e…” fece una pausa come per riflettere su cosa dire “L’ho fatto per Edgeworth!”

C’era qualcosa nel tono con cui lo disse che non mi convinceva per niente delle sue ultime parole, però lasciai perdere.

“Ok tornerò, devo prenotare una stanza all’hotel Gatewater. Partirò questo pomeriggio appena avrò i biglietti per l’aereo…”

“Non ce n’è bisogno. Edgeworth mi ha già dato i biglietti, prima classe. Solo andata. Si parte fra circa un’ora”

Edgeworth aveva già dato i biglietti a Wright… Quindi aveva già programmato tutto. Sapeva fin dall’inizio che avrei accettato!

“un’ora? Va bene… Forza Wright andiamo!”

“Ok ci vediamo all’aeroporto fra circa venti minuti!”

Salii in macchina e tornai velocemente a casa per preparare lo stretto necessario per una breve permanenza in America.
Quando arrivai all’aeroporto Wright mi stava già aspettando:

“Il nostro aereo stà per partire, meglio prendere posto” disse appena mi vide.

Presi il posto vicino al finestrino, Wright si sedette in parte a me. Mi aspettava un viaggio di cinque ore con uno sciocco avvocato.

“Sei riuscita a prenotare una stanza all’hotel?” mi chiese dopo un paio d’ore di silenzio.

“No… Tutti gli hotel a cinque stelle che ho chiamato erano strnamente tutti pieni”

Vidi un piccolo sorriso soddisfatto illuminargli il volto, poi mi disse:

“Non preoccuparti, Edgeworth ha pensato anche a questa possibilità…”

Cominciai a sospettare che Edgeworth avesse davvero programmato tutto e che fosse colpa sua se tutti i migliori hotel erano occupati, e il sorriso di Wright confermava ulteriormente questa mia ipotesi.

“Cosa ha pensato?” chiesi sperando che non dicesse delle sciocchezze.

“Bo… Io non lo so. Mi ha detto solo di dirti che il soggiorno non è un problema”

“Capisco”

In realtà non capivo cosa Edgeworth avesse in mente, però appena sarei arrivata avrei prenotato una stanza da qualche parte, anche se volevo il meglio.
Guardai male l’avvocato al mio fianco, lui sorrise e parlò di nuovo:

“Ah comunque… Mi ha detto Edgeworth di dirti che il tuo ufficio in procura è pronto”

Il mio ufficio in procura era pronto? Ma non avevo cambiato niente dall’ultima volta! E poi non mi sarei fermata per più di una settimana.

“No Wright! Io mi fermerò solo pochi giorni. Non mi serve un ufficio per vedere come sta Edgeworth” dissi cercando di tenere un tono di voce basso nonostante mi stessi arrabbiando.

“Beh di questo ne parlerai con lui. Io non centro, sono solo un portavoce” disse grattandosi nervosamente la nuca.

“Certo! Devo già dirgli un paio di cose”

Dopo queste parole calò di nuovo il silenzio.


25 OTTOBRE 20:45  Los Angeles

Dopo circa cinque ore di viaggio eravamo arrivati in america e con pochi bagagli ci stavamo dirigendo verso una macchina sportiva troppo rossa e troppo bella per essere di Wright, e che infatti era di Edgeworth.

“In che clinica è ricoverato Edgeworth?”

Lo chiesi perché la strada che stavamo percorrendo non era quella che portava alla clinica Hotti, dove pensavo che fosse.
Lui non mi rispose, quindi gli parlai con un tono di voce più alto sollevando la frusta:

“Dove stiamo andando, Herr Phoenix Wright?”

Notando la frusta pronta a colpire, si affrettò a rispondere.

“Non in clinica. Lo scoprirai fra un attimo”

Infatti appena finì di parlare si fermò davanti alla procura e scese dall’auto. Io lo seguii.

“Wright! Dove stai andando?!!” gli urlai mentre si allontanava.

“Io? A casa mia”

Rimasi stupita da quelle parole. Cosa voleva dire a casa sua? E Edgeworth? Quello sciocco se n’era già dimenticato?

“AHI!!”

Gli avevo dato una frustata.

“Ma Wright! Edgeworth…”

“Ha detto lui di portarti qui appena fossi tornata. Entra nel tuo ufficio. Non so altro”

Sparì dietro un angolo lasciandomi sola mentre la pioggia iniziava a cadere.
Decisi di entrare in procura. Se Edgeworth l’aveva detto ci doveva essere un motivo.

“A quest’ora non dovrebbe esserci nessuno” pensai mentre entravo nel palazzo.

Dentro era tutto come lo ricordavo tre mesi prima. I corridoi su cui si affacciavano numerose porte, gli ascensori e le macchinette del caffè, non era cambiato niente.
Mentre camminavo non si sentiva nessun suono, solo il rumore dei miei tacchi alti, era un po’ inquietante.
Raggiunsi il dodicesimo piano, dove c’era l’ufficio del procuratore capo, il mio e quello di Edgeworth. La scritta sulla targhetta d’oro indicava il mio ufficio: “Procuratore von Karma” su ogni ufficio c’era una targhetta come quella, tutte con un nome diverso.
La porta era aperta e entrando notai che qualcuno, probabilmente il mio “Fratellino”, aveva cambiato l’arredamento facendolo molto più simile a quello in Germania.
Al buio potevo notare pochi particolari, però era veramente magnifico.
Accesi la luce e solo in quel momento notai una presenza che non avrebbe dovuto esserci.
Un ragazzo di 24 anni, alto, capelli neri, occhi grigi, molto affascinante nel suo elegante vestito nero.

“Bentornata, Franziska”

Si alzò e fece il giro della scrivania fino a trovarsi di fronte a me.

“Edgeworth!”

Urlai il suo nome per la sorpresa visto che, da quanto aveva detto Wright, lui doveva trovarsi su un letto d’ospedale, e non davanti a me vivo e vegeto con uno sciocco sorriso soddisfatto sul volto.

Che cosa stava succedendo?

 
 
Spazio autore:
Questo è il primo capitolo, spero vi sia piaciuto. Spero di riuscire a mettere in pochi giorni il prossimo capitolo! Fatemi sapere cosa ne pensate con recensioni sia positive che negative! A presto!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il primo motivo ***


Il primo motivo


25 OTTOBRE 21:05 Ufficio


“Edgeworth! Che cosa ci fai qui?! Non dovresti essere all’ospedale?!?” esclamai perdendo la calma.

“Ehi, stai calma! Posso spiegarti tutto”

Mi prese i polsi con le mani. Tentai di liberarmi, ma la sua presa era ferrea.
Non c’era bisogno che mi spiegasse, avevo già capito tutto.

“No, stai zitto Edgeworth! Ho già capito cosa è successo! Tu e Wright mi avete preso in giro e mi avete trascinato qui in America con l’inganno!” esclamai mentre mi guardava sorridendo.

Dio, quanto odiavo quel sorriso, così irritante e affascinante allo stesso tempo.

“E ora lasciami”

Aggiunsi visto che la sua presa si era stretta ulteriormente. Non si mosse.

“Hai due alternative Franziska. Sei libera di scegliere quella che preferisci, con la premessa che non hai capito” sorrise, ma subito dopo tornò serio e continuò il suo discorso:
“La prima è di parlare normalmente di questa questione, di modo che ti possa spiegare. Altrimenti puoi urlare quanto vuoi, tanto nessuno ci potrebbe sentire, e non otterresti le risposte che cerchi”

Mi guardò negli occhi e io abbassai la testa per non permettergli di guardarmi dentro, cosa che solo lui sapeva fare.

“Ok, la prima”

Dopotutto mettersi a gridare non era molto consigliabile date le circostanze. Le sue mani mi lasciarono i polsi e poi fece un passo indietro.

“Va bene” iniziò “Per prima cosa mi scuso per averti detto che stavo male, Wright non centra è solo colpa mia. Detto questo ti spiego i motivi per cui ho… ehm, volevo dire… abbiamo bisogno di te. Vedi, stiamo perdendo molti processi in questi ultimi mesi, a dir la verità… da tre mesi, quando sei partita. Alcuni procuratori sono dovuti andare in pensione, quindi siamo anche in numero abbastanza ridotto. Inoltre sono aumentati i casi di omicidio e dobbiamo seguire più casi contemporaneamente. Beh, per farla breve… ci serve qualcuno che dia una spinta alla procura, per farla tornare come prima. Io da solo non ci riesco e tu sei l’unica che può darmi una mano. Per favore Franziska! Dimmi che resterai!”

Mentre diceva queste ultime parole aveva unito le mani come in segno di preghiera. Era sincero, lo capivo dai suoi occhi. Lui non era l’unico a saper leggere dentro l’altro.
In fondo al cuore l’avevo già perdonato, anche se ero una von Karma.

Con lui non riuscivo a essere arrabbiata, a volte lo davo solo a vedere.

Forse era perché lui era il mio “fratellino”, l’unica persona che fosse mai riuscita a vedere oltre la mia perfezione. Forse. Da tempo non ero più convinta di pensare a lui come fratello piuttosto che come uomo.
Mi riscossi dai miei pensieri, stava ancora aspettando una risposta. Però c’era qualcosa di strano nelle sue parole. Aveva detto i motivi…

“L’altro motivo?” chiesi mantenendo un tono di voce freddo e distaccato.

“Come?”

“L’altro motivo Edgeworth. Tu prima hai detto i motivi, me ne hai detto uno. Bene sentiamo anche l’altro”

Mi guardava confuso, poi ebbe un lampo di luce negli occhi e rispose:

“Ahh! No, non è niente…”

“Dimmelo”

“Te lo dirò al momento opportuno, sempre se rimarrai con me… cioè… con noi” si corresse
“Allora? Rimani? Ti prego…”

Quando disse le ultime due parole vidi un lampo di tristezza nei suoi occhi.

Aveva parlato con una sincerità disarmante, per uno che era cresciuto come un von Karma.

Mi presi qualche secondo per pensare; certo, avevo tanto da fare in Germania, ma cosa c’era di male nell’aiutare Edgeworth? Sarebbe stata l’ennesima dimostrazione che io sono più perfetta di lui. L’auto l’avevo, l’unico problema restava l’alloggio… Wright aveva detto che Edgeworth ci aveva già pensato, ma potevo fidarmi di quello sciocco avvocato?

“Edgeworth…”

“Si?”

“Io ho deciso di…”

Feci una pausa. Lui la intese come una risposta negativa:

“Franziska per favore non lasciarmi di nuovo” sussurrò, io mi affrettai a rispondere.

“No, no. Ho deciso di restare”

I suoi occhi si riempirono di gioia e si aprì in un sorriso.

“Fantastico! Wright mi ha detto che non ci sono stanze libere negli hotel a cinque stelle… quindi verrai a vivere da me. Ho già pronta una stanza”

Vivere con lui? No, non potevo. Chissà cosa avrebbero pensato gli altri! Le voci girano in fretta anche in procura…

“No, davvero Edgeworth. Non posso venire da te…” mi fermò alzando una mano.

“Starai bene a casa mia, se vuoi non lo verrà a sapere nessuno in procura” sembrava avermi letto nel pensiero.
“Solo il meglio per un von Karma” aggiunse per convincermi.

“O-ok. Dopotutto sei il mio fratellino”

Alla parola fratellino sembrò rattristarsi per un attimo, ma poi si riprese:

“Forza, andiamo che è tardi! I tuoi bagagli dovrebbero essere nella mia auto”

Annuii mentre ci dirigevamo al parcheggio. Salimmo nella sua BMW rosso fiammante e guidò verso casa sua. Il viaggio fu breve, al massimo un quarto d’ora.



25 OTTOBRE 22:55 Residenza Edgeworth


“Edgy! Tesoro mio!! Finalmente sei tornato”

Wendy Oldbag ci corse incontro chiamando Edgeworth con voce dolce.

“Cosa ci fa lei qui?!!”

Aggiunse cambiando completamente tono e rivolgendomi uno sguardo truce. Non era mai corso buon sangue tra me e lei. Quella megera mi odiava perché pensava che volessi “rubargli” il “suo” Edgy.

Edgeworth intervenne prima che potessi rispondere:

Lei, sarà mia ospite. Quindi ti chiedo di abituarti alla sua presenza qui, Franziska farà come se fosse casa sua”

Detto questo mi prese la mano e mi portò al piano superiore.

“Ti chiedo scusa per la Oldbag. Vedi, da quando l’ho chiamata a testimoniare si è messa in testa di essere la mia fidanzata ed è rimasta qui a farmi da domestica. Non ammette altre donne in casa… Non che ce ne siano state! Tu sei la prima!” aggiunse vedendo la mia espressione stranita.

“Capisco”

“Beh, sarai stanca credo. Entra pure nella tua stanza, e te lo ripeto: fai come se fossi a casa tua e non badare alla oldbag. Tra un attimo ti porto le valige”

“Grazie”

Aprii la porta e mi si presentò davanti una stanza spaziosa, con al centro un bellissimo letto matrimoniale. D’altronde la casa di Edgeworth era grande e elegante.

Toc-toc.

“Vieni”

Entrò con le valige.

“Inizierò da domani a lavorare ok?”

“Come vuoi, ora riposa. Si vede che sei stanca” sorrise.

“Grazie”

“Niente. Sono stato io a farti venire qui senza preavviso, scusami. Comunque buonanotte”

“Buonanotte”

Uscì dalla stanza. Ero veramente stanca, cosi andai subito a dormire pensando a tutto ciò che era successo quel giorno. In particolare all’altro motivo.


 
Spazio autore:
eccomi qui con il secondo capitolo! Alla fine Franziska ha deciso di fermarsi! Come sarà la convivenza con la Oldbag? E come sarà accolto il suo ritorno in procura? Spero di riuscire ad aggiornare con il terzo capitolo abbastanza in fretta!
Prima di andare ringrazio Black Dahila per la recensione!! A presto!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La festa è finita, per gli avvocati ***


Capitolo tre:


La festa è finita, per gli avvocati


 
26 OTTOBRE  7:12  Camera da letto

 
“Franziska?... Sveglia Frannie…”

Una mano mi stava dolcemente accarezzando i capelli. Era un tocco piacevole e delicato, non avrei voluto muovermi e interromperlo, ma mi costrinsi ad aprire gli occhi.

Con la vista ancora assonnata vidi la figura sfocata di Edgeworth, seduto di fianco a me sul bordo del letto. Il suo viso aveva un’espressione totalmente rilassata, dovevo ammetterlo: era bello.
Scacciai questo sciocco pensiero e mi tirai su di scatto, il movimento fu sufficiente per far scivolare via le coperte lasciando parzialmente scoperta la mia vestaglia bianca, quasi trasparente.

“Edgeworth! Che diavolo stai facendo?!!”

Ritirò la mano.

“Scusa. Ho bussato ma non hai risposto. Ero venuto a chiederti se volevi venire con me al lavoro oppure restare qui a riposare…”

Sorrise. Probabilmente era sveglio da poco visto che indossava ancora i pantaloni neri del pigiama e una canottiera bianca.

Anch’io sorrisi timidamente. Forse ero stata un po’ troppo dura. Quel sorriso cosi sincero che non rivolgeva mai agli altri riusciva sempre a calmarmi.

“Non volevo disturbarti”

“No, fa niente. Grazie per avermi chiamato, mi vesto e…”

Non riuscii a finire la frase perché un forte bussare alla porta mi fermò.

“Ehi! Sveglia!!” tuonò la voce della Oldbag da dietro la porta.

“In piedi subito o entro e ti atomizzo con la mia pistola!”

Sentii che stava abbassando la maniglia. Edgeworth si alzò di scatto e io gli feci segno di nascondersi dietro al letto. Chissà quale scenata avrebbe fatto se ci avesse visto insieme…

“Si sono sveglia!” urlai verso la porta e subito dopo la sentii allontanarsi a grandi passi.

“Meglio che vada. Ti aspetto di sotto per la colazione” Edgeworth si diresse verso l’uscita.

“Va bene”

Aprii la valigia e per vestirmi scelsi una gonna nerache arrivava fino a mezza coscia, una camicetta bianca con sopra un gilet nero dai bottoni color del ghiaccio, come i miei occhi, e hai piedi scarpe con il tacco alto, come al solito insomma. Il viso? Acqua e sapone, ovviamente. Mi truccavo solo in poche occasioni. Presi anche una borsa nera dove misi la mia fidata frusta.

Scesi in cucina. Edgeworth mi stava aspettando vestito di tutto punto. Appena mi vide mi offrì una tazza di caffè. Non parlammo durante la colazione finchè alla fine non ruppi il silenzio:

“Andiamo?” dissi appena anche lui ebbe finito.

“Si”

Andammo all’ingresso, lui si mise il suo cappotto, poi prese il mio dall’attaccapanni e mi aiutò a metterlo. Mi girai e notai la “megera” che mi guardava in cagnesco.

“Dove andate?” chiese duramente mentre alternava sguardi di miele a Edgeworth e occhiatacce a me.

Lui rispose tranquillamente:

“Al lavoro signora Oldbag”

Sfoderò un falso sorriso, se lo avesse fatto a me lo avrei come minimo frustato. Comunque la Oldbag si sciolse come il burro:

“Va bene Milessuccio, ma non tornare tardi. Qui c’è qualcuno che ti aspetta con ansia ogni giorno! E ricorda cosa ti ho detto ieri”

Si indicò il petto lanciandomi una sguardo di sfida. Trattenni la voglia di frustarla e mi limitai a sbuffare.

“Certo”

Poi Edgeworth mi prese malamente una mano inguantata e mi condusse alla macchina.

“Maledetta Oldbag! Non sai che sermone mi ha fatto ieri sera! Adesso oltre che follemente innamorata è anche gelosa di te! Non ne posso più…” esclamò appena mise in moto.

“Ma se non ti piace perché non la licenzi?” gli chiesi sorridendo divertita.

“Pensi che non ci abbia già provato? È tornata dicendo che il suo sogno è farmi da domestica e che nessuno potrebbe prendersi cura di me meglio di lei, perché mi ama alla follia. Tu porta pazienza” spiegò

“Ci proverò”

Ma probabilmente anche lui sapeva che alla prima occasione l’avrei frustata a dovere.



26 OTTOBRE  8:33  Procura

 
“Buongiorno procuratore Edgeworth! Oggi sarò in tribunale a farle il tifo, amico”

Esclamò il detective Dick Gumshoe appena vide Edgeworth. Poi la sua attenzione si spostò sulla persona accanto all’uomo e sorrise:

“Ah! Procuratore von Karma! È un piacere rivederla signorina!”

“Ciao Herr Sciattone” dissi con molto meno entusiasmo prima di rivolgermi a Edgeworth.

“Hai un processo oggi?”

“Si, scusa se non te l’ho detto, me n’ero scordato! Per fortuna ho tutte le prove nel mio ufficio… meglio che vada!”

“Sei uno sciocco”

Mi sorrise.

“Faresti meglio ad andare dal procuratore capo, sa già che sei qui” poi si avviò verso le scale.

“La accompagno all’ufficio del procuratore signorina?”

Feci un segno di indifferenza con la mano e il detective mi seguì.

Tutte le persone che incontrai mi salutarono calorosamente e davanti alla porta dell’ufficio del procuratore capo sorrisi compiaciuta.

“Scommetto signorina…” iniziò Gumshoe “Che gli avvocati non saranno cosi felici di rivederla, in tribunale” disse sorridendo a sua volta.

“Esatto Herr Sciattone” concordai “La festa è finita per quegli sciocchi. Ora ci penso io a far riprendere la procura”

Bussai alla porta e feci segno a Gumshoe di andarsene.

“Avanti”

Entrai.

Geoffrey Maclaine mi sorrideva da dietro la scrivania.

Era un uomo di circa 26 anni. Alto, capelli biondi, occhi verdi e sempre allegro. Il contrario di Edgeworth più o meno. Molte volte ho sospettato che fra lui e Edgeworth ci fosse rivalità, non so perché, ma certi sguardi e certe frasi mi hanno dato questa idea.

“Procuratore von Karma! Sono felice di rivederti! Prego siediti”

Mi indicò la sedia di fronte a lui. Feci come mi aveva chiesto.

“Anch’io sono felice di rivederti” ci eravamo sempre dati del tu.

“Beh, non fa niente se saltiamo i convenevoli giusto?” annuii

“Immagino che il procuratore Edgeworth ti abbia già informata della nostra situazione…” annuii di nuovo

“Ecco… ci sarebbe un caso che Winston Payne ha già preparato e tutto, solo che si è ammalato” aspettai che continuasse.
“Volevo chiederti se tu volessi accettarlo, vedi il processo è domani”

“Domani?!”

“Esatto, Payne è malato, non può rappresentare l’accusa. So che è proprio l’ultimo minuto, ma dopotutto tu sei il genio”

Si, io ero un genio, mio padre anni fa non aveva rifiutato un caso all’ultimo minuto, anche se poi l’ha dovuto studiare tutta la notte per arrivare preparato. Io non potevo essere da meno.

“Accetto”

Maclaine sorrise ancora di più.

“Fantastico. Sapevo che non avresti rifiutato questa sfida Franziska”

Aprì un cassetto della scrivania e ne tirò fuori un piccolo fascicolo e una cartelletta.

“I dettagli e le prove sono tutte qui. L’imputato si chiama Brad Irwing, ha molti contatti anche con altri criminali già in prigione. È accusato dell’omicidio di Clare Empson, la vittima”

Presi il fascicolo e la cartelletta e andai verso l’uscita.

“Sarà come bere un bicchiere d’acqua” dissi prima di uscire.

“Ne sono convinto, non è un caso complicato”

Salutai il procuratore, poi andai nel mio ufficio. Mi sedetti alla scrivania e iniziai a leggere.
Era un caso molto semplice e avrei ottenuto al 100% un verdetto di colpevolezza.

Ero tornata in America ed ero pronta a far pagare agli avvocati tutte le umilianti sconfitte che aveva subito la procura negli ultimi tre mesi con sconfitte ancora più pesanti.


 
Spazio autore:

Prima di tutto vorrei specificare che Geoffrey Maclaine e Brad Irwing sono personaggi di mia invenzione.
Detto questo spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemelo sapere con le recensioni!! A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il processo di Brad Irwing ***


Capitolo quattro:

 
Il processo di Brad Irwing

 
26 OTTOBRE  19:45  Ufficio

 
Era da tutto il giorno che studiavo quel caso. Ormai lo sapevo a memoria. Avevo fatto solo una piccola pausa per il pranzo, ma non mi fermavo. Volevo la perfezione, come al solito.

Toc-toc-toc.

“Avanti”

“Ciao” disse Edgeworth appena entrò.

Non lo salutai nemmeno.

“Come è andato il processo?”

Domanda sciocco. Se avesse perso non avrebbe avuto un’espressione cosi rilassata.

“Ho vinto, ovviamente. Ci è voluto un po’, però, l’avvocato non voleva arrendersi” sorrise “Tu invece? Hai già accettato un caso vedo. A quando il processo?” chiese indicando il fascicolo aperto sulla mia scrivania.

“Domani”

“Domani?! Ma non è un po’ troppo presto?”

Rimase sorpreso. Gli spiegai la storia di Payne.

“Ah… Capisco” disse quando finii di parlare.

“è un caso molto semplice” conclusi.

“Vincerai di sicuro… Sai già chi è l’avvocato difensore?”

Lo sapevo solo perché Gumshoe me l’aveva detto, altrimenti l’avrei scoperto in tribunale.

“Marvin Grossberg”

“Ah! Un veterano. Ha molta esperienza sulle spalle” spiegò chiudendo gli occhi e sfregandosi il mento con una mano.

“Pfh” sbuffai “Penso che io e te siamo la prova vivente che l’età non conta” dissi guardandolo male.

“Si, hai ragione” concordò “Andiamo? Abbiamo lavorato abbastanza per oggi”

Era vero, ormai era buio e sapevo il caso alla perfezione, continuare sarebbe stata solo una perdita di tempo, cosi annuii e presi la borsa.

Nel parcheggio incontrammo il procuratore capo, che ci venne incontro allegramente:

“Franziska! Immagino che tu sia pronta per vincere il processo di domani!” esclamò facendo un sorriso cosi radioso che avrebbe potuto illuminare tutto il parcheggio.

Il sorriso, però, tremò quando si rivolse all’uomo al mio fianco:

“Buonasera procuratore Edgeworth” il suo tono diventò puramente professionale.

“A lei procuratore Maclaine” rispose con voce fredda.

Calò un silenzio imbarazzante, che ruppi pochi secondi dopo:

“Si, ho due prove schiaccianti e un testimone decisivo”

Detto questo salutai il procuratore e ci dirigemmo verso la macchina.

Il viaggio fu molto silenzioso, Edgeworth sembrava immerso nei suoi pensieri e fissava la strada con un’espressione illeggibile.
Io non feci domande, ma pensavo di sapere a cosa, o meglio, a chi, fosse dovuto questo cambiamento di umore cosi repentino.


 
26 OTTOBRE  21:15  Camera da letto, Residenza Edgeworth

 
Avevamo cenato il silenzio, poi ero andata nella mia stanza, stando attenta a non incontrare la Oldbag. Ora ero sdraiata sul letto a pensare.

Ripensavo a ciò che era accaduto poco prima, tra Edgeworth e Maclaine. I miei sospetti si erano confermati con la scena nel parcheggio: fra i due non scorreva buon sangue, o meglio, c’era rivalità.

Sinceramente, non ne capivo il motivo. Certo, i due erano diversi in tutto, Edgeworth aveva i capelli neri e gli occhi scuri, mentre Maclaine capelli biondi e occhi chiari. Per non parlare dei caratteri! Ma questo cosa centrava? Due persone non erano rivali solo perché erano diverse…

Al massimo potevo pensare che a Edgeworth interessasse il ruolo di procuratore capo e che Maclaine l’avesse capito, ma Edgeworth non era il tipo da essere geloso per il lavoro, era soddisfatto di ciò che faceva.

Se non era per quello, allora rimaneva solo la rivalità amorosa… Beh, forse Maclaine, ma… Edgeworth innamorato? E di chi? E poi, della stessa persona di Maclaine?

Non sapevo più cosa pensare, cosi chiusi gli occhi e mi addormentai.


 
27 OTTOBRE  10:00 Sala udienza n° 4, Tribunale

 
“La corte si riunisce per sottoporre a giudizio l’imputato Brad Irwing” esclamò un vecchio giudice dall’aria ingenua.

“La difesa è pronta, Vostro Onore” disse Marvin Grossberg, un uomo sui 60 anni basso e abbastanza in carne.

“L’accusa è pronta, Vostro Onore” dissi lanciando uno sguardo di sfida all’avvocato, che sembrava molto sorpreso di vedermi.

“Uhm… Procuratore von Karma? Scusi, ma non dovrebbe esserci il procuratore payne?” chiese il giudice sorpreso quasi quanto Grossberg.

Scossi la testa sorridendo divertita.

“Il procuratore payne si è ammalato pochi giorni fa, niente di grave. Rappresenterò io l’accusa, e vi posso assicurare…” feci schioccare la frusta contro al banco “…che questo processo sarà brevissimo!” esclamai.

“Questo è ancora da vedere procuratore von… Arrrggh!”

Fermai Grossberg con una frustata, poi mi rivolsi al giudice:

“Procedi, Vostro Onore”

“Certo. Procuratore, la sua dichiarazione d’apertura”

“L’imputato è un uomo di 29 anni, accusato di aver ucciso con un colpo di pistola dritto nel petto, la fidanzata, Clare Empson, 23 anni. La ragazza lo aveva lasciato dopo essere venuta a conoscenza di alcuni contatti dell’imputato con alcuni spacciatori e altra gente poco raccomandabile, pare che la vittima volesse dire tutto alla polizia. Abbastanza chiaro come movente, vero?”

Mi fermai permettendo al giudice di parlare:

“Chiarissimo, non c’è nemmeno bisogno della testimonianza del detective. Può presentare direttamente il suo primo testimone”

“Molto bene. L’accusa chiama a deporre una persona che la sera del delitto stava passeggiando nel parco dove la vittima e l’imputato si erano dati appuntamento, e che ha sentito ogni cosa”

Salì sul banco dei testimoni una signora di 50 anni, bassa e gracile di corporatura.

“Testimone, dichiari nome e professione” dissi incrociando le braccia.

“M-mi c-chiamo Marian Q-Quarles e s-sono una p-parrucchiera”

“Va bene. Inizi a deporre su ciò che ha sentito la sera del delitto” disse il giudice.

La testimone disse che aveva sentito l’imputato litigare con una ragazza, poi un urlo e uno sparo.

“Obiezione!” Grossberg indicò la testimone “Signora Quarles! Non ci sono prove che lei abbia effettivamente sentito la voce del mio cliente. Vostro onore! Non possiamo accettare…”

Il giudice fermò l’avvocato prima che potessi farlo io.

“Beh… Basta far parlare il signor Irwing e vedere se la testimone riconosce la voce. Lei è d’accordo procuratore von Karma?”

Mi limitai ad annuire, non avevo dubbi che la testimone avesse sentito la voce dell’imputato. Poco dopo Irwing urlò:

“Non riuscirà a mandarmi in prigione procuratore!”

“Si! Si!” esclamò la signora Quarles “La voce è quella non ci sono dubbi!”

Lanciai a Irwing uno sguardo di sfida, poi Grossberg intervenne:

“Obiezione!” sembrava che avesse trovato un punto debole nella testimonianza.

“Ma non ci sono prove che il mio cliente…”

“ Obiezione!” ora era il momento adatto per sfoderare i miei due assi nella manica.

“Non ci sono prove che sia stato il suo cliente? È questo che stava per dire, Herr Marvin Grossberg? Per tua sfortuna ho ben due prove schiaccianti…”

“Due prove decisive? Allora il processo è praticamente concl… Aarrgh!” frustai il giudice.

“Se non mi interrompi Vostro Onore, la facciamo finita con questa inutile perdita di tempo”

“Scusi procuratore… vada pure avanti”

“Stavo dicendo… l’arma del delitto è ricoperta dalle impronte dell’imputato, la perizia balistica corrisponde e infine, sul maglione della vittima sono stati ritrovati i capelli dell’imputato. Mi sembra più che sufficiente” conclusi.

“Sono d’accordo. Signor Grossberg, deve dire qualcosa?”

L’avvocato scosse la testa con rassegnazione alla domanda del giudice.

“Bene, sono pronto a emettere il mio verdetto. Dichiaro l’imputato Brad Irwing… COLPEVOLE”

Picchiò il martelletto mentre l’imputato, un uomo alto e grosso, con molte cicatrici sul volto e dei muscoli da pugile, mi guardava con  puro odio.

Feci l’inchino come di consuetudine e lanciando un ultimo sguardo di superiorità all’imputato e a Grossberg, lasciai l’aula.

Io sono perfetta e lo avrei dimostrato molte altre volte.

Mi stavo dirigendo verso l’auto di Edgeworth per tornare in procura, quando una voce dietro di me mi chiamò…


  
 Spazio autore:

Su questo capitolo non ho molto da segnalare, solo che questo imputato si rivelerà molto importante più avanti nella storia. Secondo voi di chi sarà la voce?? Vi lascio con questa domanda e fatemi sapere cosa ne pensate! A presto!!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Tulipani ***


Capitolo cinque:

 
Tulipani

 
27 OTTOBRE  11:37  Tribunale, Parcheggio

 

“Franziska! Ehm… Procuratore von Karma!”

Era da molto tempo che non sentivo quella voce, mi voltai e vidi Adrian Andrews che mi veniva incontro.

“Frau Adrian Andrews! Cosa ci fai qui?” chiesi alla ragazza, che sembrava felice di rivedermi.

“Uhm… Ecco, io ero un’amica della vittima, ed ero venuta a vedere il processo. Sono rimasta molto sorpresa quando l’ho vista dietro al banco dell’accusa” disse riprendendo il suo tono formale.

“Si, mi fermerò in America per un po’”

“Capisco”

Adrian guardò per terra e il suo viso sembrò rattristarsi.

“C’è qualcosa che non va?”

Glielo chiesi perché mi ricordavo ciò che le avevo detto tre mesi prima:“Se hai bisogno di qualcosa, chiedi pure a me”

“Beh… A dir la verità volevo chiederti una cosa…” disse senza alzare lo sguardo.

“Dimmi” la esortai a continuare.

“Mi chiedevo se in procura ci fosse qualcuno che… Beh, che avesse bisogno di una segretaria” concluse, sempre guardando in basso.

Rimasi stupita dalla domanda, ma risposi subito:

“Forse una persona ci sarebbe…” alzò gli occhi speranzosa “Mi riferisco al procuratore Winston Payne. Prova a chiedere a lui”

Adrian sorrise e mi ringraziò:

“Grazie, davvero procuratore, io…”

A quel punto qualcuno esclamò:

“Questa me la pagherà von Karma! Io non perdono!”

Brad Irwing stava passando in qual momento, accompagnato da due agenti, e disse quelle parole guardandomi con gli occhi iniettati di sangue.

“Silenzio!” disse uno dei due agenti aprendogli la portiera di un’auto della polizia.

“Umpf”

Mi limitai a sbuffare, poi Adrian parlò:

“Sa procuratore… poche settimane fa ho fatto visita a Matt Engarde. Anche lui ha detto più o meno la stessa cosa, solo che lui minacciava anche il signor Edgeworth” disse fissando l’auto che si allontanava.

“Vedi signorina Andrews… Se io e Edgeworth dovessimo dar retta a tutte le minacce che riceviamo dopo i processi, avremmo già smesso di fare questo lavoro” le spiegai brevemente “ ora scusa, ma devo andare”

La salutai mentre mi dirigevo verso la macchina.

“Salve procuratore, e grazie ancora!”

 

27 OTTOBRE  12:05  Procura, Ufficio

 
Avevo già preso in esame un altro caso, lo stavo studiando quando il detective Gumshoe bussò e poco dopo gli diedi il permesso di entrare.

“Bel lavoro oggi in tribunale, signorina! È stato un processo-lampo”

Era vero. Non era durato più di un’ora e mezza.

“Non c’è nemmeno stato bisogno della mia testimonianza” disse un po’ deluso “Comunque, le ho portato i risultati della scientifica per il nuovo caso, come mi aveva chiesto”

Appoggiò una cartelletta sulla scrivania e io lo congedai subito:

“Bene, puoi andare”

Lui mi salutò e uscì dalla stanza.

Passarono più di tre ore prima che la porta si aprisse nuovamente.

Alzai lo sguardo per vedere chi fosse entrato senza bussare. Edgeworth. Dovevo aspettarmelo.

“Aarrrgh!” lo frustai.

“Non bussi mai, vero?” gli chiesi riponendo la frusta.

“Mai” fece il suo sorriso arrogante “Comunque ero venuto a farti i complimenti per il processo di oggi”

“Umpf. Fin troppo facile, mi aspettavo di più da Marvin Grossberg”

Lui alzò le spalle.

“Probabilmente aveva capito anche lui che Irwing era colpevole. Di solito è un osso duro”

Appoggiai la testa su una mano.

“Beh, meglio così. Non ho perso tempo inutilmente. Ora scusa, ma devo lavorare a un altro caso”

“Si, ok. Ci vediamo dopo”

Erano le 18:15, quando bussarono alla porta. Pensai che fosse Edgeworth.

“Entra”

Lentamente la porta si aprì, e mi trovai davanti Phoenix Wright:

“Herr Phoenix Wright. C’è un motivo particolare per questa visita?” gli chiesi mentre mi alzavo per mettere un dossier nello scaffale.

“Beh, veramente… Si”

Tornai alla scrivania e mi fermai in piedi davanti ad essa restando in silenzio.

L’avvocato mi si avvicinò con passo incerto.

“Vedi… ti ricordi quando tre mesi fa, in ospedale, ti ho portato un mazzo di tulipani?” mi limitai ad annuire “Quei fiori hanno un significato particolare, in tre mesi non sono riuscito a cambiare questo sentimento…”

Non capivo cosa volesse dirmi. Per me i tulipani erano dei fiori come tutti gli altri.

“Forse sono veramente uno sciocco…” sussurrò.

Wright sospirò, poi chiuse gli occhi e mi si avvicinò di scatto, appoggiando le sue labbra sulle mie.

Spalancai gli occhi. Non potevo crederci. Wright mi stava… baciando?!

Lui muoveva dolcemente le sue labbra, ma io rimasi ferma, incapace di muovermi per la sorpresa.

Era dolce e quel tocco piacevole, ma io non volevo questo.

Mi decisi a muovermi solo quando sentii abbassarsi la maniglia della porta. Misi le mani sul petto di Wright e lo spinsi via appena in tempo. Lui sembrava non aver sentito nulla.

“Franziska?”

Edgeworth entrò nella stanza guardando incredulo prima me e poi Wright.

“Cosa ci fa qui Wright?” chiese indicando l’uomo che era ancora troppo vicino a me.

“Uhm… io… ecco… ero venuto per… ehm…”

Cercò di inventarsi una scusa, ma non era molto bravo a mentire, quindi lo feci io:

“Herr Phoenix Wright era venuto per chiedermi come stava andando il mio soggiorno qui, visto che anche lui ha collaborato a portarmi in America”

“Giusto!” concordò “Scusatemi, ma adesso devo andare. Buona serata a tutti”

Prima di uscire mi guardò in un modo in cui non aveva mai fatto, poi lasciò la stanza.

“Dovevi dirmi qualcosa?” sbottai appena l’avvocato uscì.

“Volevo solo chiederti se eri pronta per andare” disse ancora un po’ scosso.

“Si”

Presi la borsa e lasciammo la procura.

Rimasi zitta tutta la sera, ripensando a ciò che era successo in ufficio.

Edgeworth sembrava avere delle domande da farmi, ma non mi chiese nulla notando il mio umore e temendo di peggiorare la situazione.


 
Spazio autore:

Ecco qui il quinto capitolo! C’è stato un piccolo colpo di sorpresa, cosa ne pensate?? Se qualcuno non l’avesse capito i tulipani sono quelli che Phoenix ha dato a Franziska quando le avevano sparato alla spalla in JFA. Quei fiori significano che è innamorato.
A presto con il prossimo capitolo!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Chiamate ***


Capitolo sei:

 
Chiamate...

 
3 NOVEMBRE  20:25  Soggiorno, Residenza Edgeworth

 
Era da una settimana che cercavo di evitare Wright. Quando ci incontravamo per caso nei corridoi del tribunale, il suo viso si illuminava e mi guardava con occhi diversi, come se ci fossimo solo io e lui, tuttavia non diceva nulla.
Io, invece, abbassavo lo sguardo e continuavo a camminare con fierezza.

Dopo averci pensato a lungo, avevo concluso che io non dovevo, non potevo e non volevo provare qualcosa per Wright, ed effettivamente non sentivo niente per lui.
Avevo deciso di dimenticare ciò che era accaduto nel mio ufficio, di far finta che non fosse mai successo.

Si, quel bacio non mi aveva fatto né caldo né freddo, tant’è vero che mi era importato solo di non farmi vedere da nessuno, specialmente da Edgeworth.

Edgeworth… chissà come avrebbe reagito vedendomi baciare Phoenix Wright, il suo nemico… No! Non ero io che avevo baciato lui, era lui che aveva baciato me! Io non avevo avuto scelta…
Rabbrividii al pensiero di ciò che avrebbe detto Edgeworth… Come l’avrebbe presa? Meglio non saperle certe cose…

“Ti ho portato il thè”

La voce di Edgeworth interruppe i miei pensieri. Si avvicinò e appoggiò due tazze di thè caldo sul tavolino del soggiorno, poi si sedette sul divano, un po’ troppo vicino a me.

Presi la tazza e lentamente iniziai a bere:

“Sai chi ho visto oggi in procura?” chiese Edgeworth giusto per fare conversazione.

Feci segno di no con la testa.

“Adrian Andrews…”

Sorrisi leggermente.

“…Pare sia la nuova segretaria di Payne… Perché ridi?” aggiunse quando vide il mio sorriso.

“Niente, l’ho incontrata in tribunale la settimana scorsa e mi ha chiesto se, in procura, qualcuno cercasse una segretaria, e ho pensato a Payne” spiegai.

“Ho capito. È veramente molto carina ed efficiente, per esempio oggi…”

“Beh potresti assumerla tu allora!!” sbottai di scatto.

Lui si fermò e mi guardò sorpreso:

“Ho detto qualcosa che non va?” mi chiese vedendo la mia reazione.

Non so neanche io perché lo agredii in quel modo, ma sentirlo dire con quel tono “Carina” ad Adrian Andrews… Boh, non lo so… MA! Non era gelosia. Non ero gelosa di Edgeworth!

Dal suo sguardo sinceramente confuso capii che la mia reazione era sbagliata:

“Scusa, non so cosa mi è preso” dissi sorridendo timidamente. Anche lui sorrise.

Ad un tratto il mio cellulare, appoggiato, vicino a me, sul bracciolo del divano, vibrò e si accese. Strano, non aspettavo chiamate di lavoro questa sera.

Lessi il nome sul display e sussultai leggermente: Phoenix Wright.

Lo lasciai suonare. Non volevo rispondere, o almeno, non con Edgeworth nella stanza.

“Non rispondi?” chiese notando la mia indifferenza.

“No”

“Perché?”

“Non è importante” dissi nell’istante in cui il telefono smise di suonare.

Riprendemmo a parlare, ma circa cinque minuti dopo si accese di nuovo. Ancora lui. Lo ignorai.

“Rispondi” disse indicando il cellulare.

“No”

“Ma potrebbe essere importante”

“Non  lo è” risposi fingendo noncuranza.

“Chi è?” chiese diventando improvvisamente serio.

“Nessuno, solo uno sciocco che non dovrebbe avere niente da dirmi”

Il cellulare si spense. Edgeworth guardava ancora il telefono, non era riuscito a leggere il nome.

“Come è andato il processo oggi?” gli chiesi per cambiare discorso.

“Abbastanza lungo, ma ho vinto” rispose con un tono molto serio “Il tuo?”

“Bene, l’avvocato non era niente di speciale”

Continuammo a parlare di processi, finché il telefono non suonò per la terza volta.

Questa volta Edgeworth fu più veloce: appoggiò una mano sulla mia coscia, scoperta per via della gonna corta, poi si spinse oltre di me, trovandosi quasi sdraiato sulle mie gambe, con l’altra mano afferrò il cellulare si sedette di nuovo in parte a me e rispose senza neanche leggere il nome.
Era vicino, quindi potevo sentire quello che diceva l’altra voce.

“Pronto?”

“F-Franziska?”

“Wright?!”

“Edgeworth?!”

Silenzio.  Poi Wright continuo:

“Cosa ci fai con il telefono di Franziska?!”

“Non sono affari tuoi!”

“Si invece! Passamela!”

A quel punto urlai:

“Edgeworth dammi il telefono!”

Wright sentì la mia voce.

“Franziska? Perché è con te?”

“Ti ho già detto che non sono affari tuoi! Comunque vive con me”

Cercai di prendergli il telefono, ma lui mi prese i polsi con una mano.

“Perché hai cosi urgenza di parlarle?!”chiese Edgeworth mentre mi teneva ferme le mani.

“Poi sono io che non mi faccio gli affari miei! Passamela subito!”

Wright sembrava arrabbiato, Edgeworth mi lasciò le mani e mi diede il telefono,  ma rimase ad ascoltare.

“Wright?”

“F-Franziska”

“Cosa vuoi?”

“Dobbiamo parlare, subito!”

“Sono quasi le nove…” gli feci notare.

“Non importa! Vieni a casa mia! Per favore…” aggiunse con un tono supplichevole.

In fondo volevo chiarire con lui… Oppure lo feci solo per far arrabbiare Edgeworth.

“O-Ok”

“Ti aspetto”

Misi giù il telefono.

Edgeworth mi guardava con un misto di espressioni, stranito, arrabbiato, sorpreso…

“Andrai a casa sua? Perché?” chiese guardandomi mentre mi alzavo.

“Perché dobbiamo parlare di… ehm… un nuovo caso”

Si alzò anche lui:

“Ti accompagno”

“No”

“Non era una domanda” disse prendendo il cappotto.

“So guidare anche da sola! Non ho bisogno dell’accompagnatore per uscire di notte!” dissi guardandolo male.

“Invece si! Le chiavi le ho io” tirò fuori dalla tasca le chiavi della BMW “ E poi, tu sai dove abita Wright?”

Aveva ragione, non sapevo dove abitava.

“Grrrrr” fu la mia risposta per ammettere che aveva ragione.

“Infatti. Adesso andiamo”

Ci dirigemmo verso l’auto.

Nel viaggio nessuno parlò. Edgeworth guardava serio la strada. Io avevo un solo pensiero in testa: Cosa avrei fatto di fronte a Wright? E, cosa avrebbe fatto lui?


 
Spazio autore:

Ecco qui il sesto capitolo! Cosa farà la nostra Frannie di fronte a Phonix? E come sistemeranno le cose? (Sempre se le sistemeranno…) Nel prossimo capitolo ve lo spiegherò!! Per adesso… a presto!!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Momenti di debolezza ***


Capitolo sette:

 
Momenti di debolezza


 
3 NOVEMBRE  21:15  Casa di Wright

 
Edgeworth fermò l’auto nel parcheggio di un condominio.

“Andiamo” disse aprendo la portiera.

“Andiamo? No, tu non vieni! È una cosa privata” uscii dalla macchina.

“Privata? Ma non era per un caso?”

“Si, e tu non c’entri! Non ci vorrà molto, e ora dimmi il piano”

Lui sbuffò:

“Quarto. Ti aspetto qui”

“Bene”

Chiusi la portiera ed entrai. Salii fino al quarto piano, feci qualche passo nel corridoio e notai subito la porta con la scritta “Phoenix Wright”. Bussai alla porta e poco dopo sentii qualcuno che armeggiava con la serratura.

“Herr Phoenix Wright” dissi quando la porta si aprì e mi trovai davanti un uomo dai capelli irti.

“Franziska, entra” si fece da parte per lasciarmi passare.

L’appartamento era semplice ma abbastanza gradevole. Al centro del soggiorno c’era un divano bianco, con davanti un televisore. Sulla destra un grande paravento divideva il soggiorno dalla cucina e più avanti un corridoio conduceva probabilmente alle camere da letto.

“Non c’è frau Maya Fey? Pensavo che vivesse con te…” chiesi notando che in casa non c’era nessuno.

“In questo momento lei e Pearl sono via… Però si, vivono con me” spiegò chiudendosi la porta alle spalle “Vuoi qualcosa da bere?”

“No, grazie. Vieni subito al punto Wright” non volevo che ci girasse intorno, ero venuta per un motivo preciso.

“Ok, siediti pure” mi indicò il divano. Anche lui si sedette, ma lontano da me.

“Franziska… Ehm, come dire… Quando ho iniziato a… ehm… a sentire questo sentimento…”

Era veramente nervoso e imbarazzato, lo capivo da come il suo viso fosse diventato rosso.

“Forse dall’inizio del nostro secondo incontro, cioè, nel caso di Max Galactica”

Fece una pausa, probabilmente stava morendo dall’imbarazzo. Per cercare di metterlo a suo agio decisi di avvicinarmi.

A quanto pare funzionò perché riprese a parlare con più sicurezza.

“Quando sei partita… io mi sono posto un obbiettivo: dimenticarti. Ma, come hai visto, ho fallito miseramente.
Forse ho sbagliato, non avrei dovuto baciarti. Sapevo che non avresti voluto, ma non sono riuscito a controllarmi.
Io ti amo, mi dispiace” concluse.

Mi avvicinai fino a essergli in parte e lo guardai negli occhi. Non capivo cosa voleva dire l’ultima frase.

“Ti… dispiace?”

Lui guardò in basso, poi di nuovo me:

“Si, cioè… Tu sei Franziska von Karma e io sono… io. Uno sciocco qualunque” distolse lo sguardo e si guardò i piedi nervosamente.

“Phoenix Wright! Guardami negli occhi…”

Feci una pausa per pensare a cosa dire.

In quel momento mi era venuta voglia di sentire di nuovo quella dolcezza, quella che non avevo mai trovato negli altri baci. Avevo avuto solo delle sciocche storie, durate poco e puramente carnali.

Non provavo nulla per Wright, ma adesso avevo bisogno della sua dolcezza. Questo è solo un momento di debolezza, non l’avrebbe saputo nessuno.

“…Tu non sei uno sciocco qualunque, sei il campione degli sciocchi”

Appoggiai una mano sulla sua gamba, poi mi sollevai per arrivare alla sua altezza e lo baciai.

Wright restò fermo per un secondo, poi si rese conto di ciò che stava accadendo e mi ricambiò con passione.

Con una mano gli accarezzai il viso e con l’altra i capelli. Non me li aspettavo così morbidi, visti da lontano.

Era impressionante come Wright sapesse unire la dolcezza alla passione, quel bacio sembrava non avere fine! Ci separammo solo quando la mancanza di aria si fece sentire.

Sorrisi, lui sembrava volere di più… ma io? Non volevo illuderlo, sarei stata capace di fermarmi?

Mi guardò con occhi penetranti:

“Franziska, io…” gli misi un dito sulle labbra.

“Shhh. Non dire niente Wright, parleremo dopo”

Spostai la mano alla sua nuca e lo attirai a me per un nuovo bacio. Questa volta anche la sua lingua era più audace, sfiorava ripetutamente la mia, come per stuzzicarmi.

Decisi di giocare al suo gioco, almeno per il momento.

Con una mano inguantata toccai delicatamente il suo collo, poi scesi verso i bottoni della camicia e iniziai a slacciarli. Sorrise nel bacio e prese questa mia iniziativa come un lasciapassare.

Portò una mano al mio fianco e l’altra sulla mia spalla, poi mi spinse con il petto, cosi da farmi sdraiare sul divano e si posizionò sopra di me, continuando a baciarmi.

Forse stava andando troppo in là… Beh, avrei aspettato ancora un po’, poi l’avrei fermato.

Spostò le sue labbra e iniziò a baciarmi la mandibola, per poi scendere verso il collo. Una mano risalì lungo il fianco per toccare il seno.

In quel momento sentii qualcosa di duro premere contro l’interno coscia.

Lo stavo per fermare, ma un forte bussare alla porta lo fece al posto mio.

L’avvocato mi guardò, alzai le spalle e gli feci segno di andare ad aprire, continuavano a bussare con insistenza.

Mi misi seduta e sentii Wright imprecare sottovoce mentre si dirigeva verso la porta.


 
POV Miles Edgeworth

 
Era passata più di mezz’ora da quando Franziska era andata da Wright… Davvero ci voleva cosi tanto per discutere un caso?

Decisi di uscire dalla macchina e andare a vedere se andava tutto bene.

Non era da lei metterci cosi tanto tempo, aveva detto che non sarebbe stata una cosa lunga… No! Non sono preoccupato! È solo che ho i miei dubbi su questo “caso”.

Non ho dimenticato ciò che avevo visto una settimana prima, non avevano l’aria di due che avevano appena finito di parlare… Ma no!! Che razza di pensieri sono?!? Franziska non poteva avere qualche tresca amorosa con quello pseudo-avvocato… E non sono geloso! Non stò cercando di auto-convincermi, sono solo i fatti.

Arrivai di fronte alla porta di Wright e restai in ascolto. Non si sentiva nessun rumore all’interno.

Strano.

Decisi di bussare, ma non rispose nessuno. Lo feci un’altra volta e non ottenni nessuna risposta. Bussai di nuovo, ma molto più forte e con insistenza. Stavo perdendo la pazienza.

Sentii uno spostamento e dopo un po’ Wright aprì la porta:

“Edgeworth?!”

“Si. Dov’è Franziska?”

Cercai di sorridere, ma mi uscì solo una specie di smorfia. C’era qualcosa che non mi convinceva. Wright aveva un aspetto strano, notai i bottoni della sua camicia slacciati, i capelli un po’ in disordine e lo sguardo seccato.

Si scostò per lasciarmi entrare.

Franziska era in piedi davanti al divano. Stava cercando di sistemarsi i capelli scompigliati e aveva la maglietta stropicciata. Appena mi vide mi sorrise.

La guardai scioccato: cosa era successo? Non potevano aver fatto niente… Vero?

Al pensiero di loro due che si scambiavano effusioni, il mondo mi crollò addosso. No. Non la mia Frannie.

Mi girai e guardai Wright con odio, finché non arrivò la voce di Franziska:

“Possiamo andare Edgeworth. Non ho più niente da fare qui, vai pure avanti mentre prendo il cappotto”

Uscii dall’appartamento, ma rimasi nelle vicinanze per sentire ciò che Franziska disse subito dopo:

“Dimentica quello che è successo, herr Phoenix Wright. È meglio cosi”

Ci fu una lunga pausa, poi Wright le rispose:

“Come vuoi. Ma sappi che mi ci vorrà del tempo per cambiare le cose…”

“Il mio cuore è già impegnato. È grazie a te se questa sera me ne sono resa conto. Ci si vede in tribunale, Wright”

Franziska lasciò l’appartamento e insieme ci dirigemmo verso l’auto.

Mi sorrise appena misi in moto.

Continuava a mordersi il labbro inferiore, come se si sentisse in colpa. Volevo chiederle delle spiegazioni, ma decisi di aspettare.
Le avrei parlato più tardi, magari davanti a una tazza di thè verde, il suo preferito.



Fine POV Miles Edgeworth


Spazio Autore:


In questo capitolo ho voluto provare a descrivere dal punto di vista di Edgeworth… spero non sia un disastro perché ho intenzione di farlo anche in altri capitoli!
Povero Phoenix… “usato” da Franziska… però ha fatto anche lui la sua parte e finalmente lei ha chiari i suoi sentimenti… ma riuscirà a dichiararsi??
Lo vedrete nei prossimi capitoli!! A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Inviti ***



Capitolo 8:

 
Inviti

 
13 NOVEMBRE  12:47  Scena del crimine

 
“Mmm… Capisco. Detective, sa per caso chi sarà il procuratore?”

“Pare che sia il procuratore von Karma”

Mi avevano chiamato per analizzare una scena del crimine, dovevo rappresentare l’accusa in questo caso. Niente di che, avevamo un imputato e un ottimo movente.

Sentii la voce del detective Gumshoe mentre davo ordini alla squadra di polizia, stava parlando con qualcuno che non conoscevo, cosi mi avvicinai per sentire cosa diceva.

“Sigh! Avete già trovato qualcosa di interessante?” chiese l’altra persona, dalla mia posizione non riuscivo a vedere il volto, ma dalla voce sembrava un uomo sulla cinquantina.

“Eh eh eh! Mi dispiace signor avvocato, ma il suo cliente non ha scampo. Abbiamo due testimonianze chiave…” disse il detective gonfiando il petto “…E una prova schiacciante!” esclamò mentre l’avvocato abbassava le spalle sconsolato.

“Vede, amico…” continuò “…Abbiamo trovato… Aaaarrrgh!”

Avevo smesso di osservare in silenzio e avevo frustato il detective. Non potevo permettergli di dare delle preziose informazioni al nemico.

“Herr Sciattone!” esclamai “Quante volte ti ho detto che non devi dire in giro questo genere di informazioni?!!”

Gumshoe abbassò la testa e iniziò a farfugliare delle scuse:

“Mi scusi, signorina von Karma, io…”

CRACK!

“Ahi!!” lo frustai di nuovo.

“Zitto, prima di dire delle sciocchezze”

Guardai l’avvocato, che aveva osservato in silenzio tutta la scena.

Come pensavo, era un uomo di circa cinquantacinque anni, alto, magro e con un’aria vissuta.

“Lei deve essere il procuratore von Karma…” disse quando si accorse che lo stavo guardando “…ho sentito molte voci sul suo conto, dicono che lei è la degna erede di suo padre” incrociò le braccia al petto e alzò il mento.

“Umph. Ovvio. Non hai speranze per domani herr…?”

Non sapevo il suo nome, cosi feci una pausa per permettergli di presentarsi.

“Moss Goddard”

“Herr Goddard. Comunque sei l’avvocato, hai il diritto di svolgere la tua indagine”

Mi rivolsi al detective:

“Detective, ho finito qui. Torniamo in procura”

Salii sull’auto della polizia, al posto del passeggero. Mi aveva accompagnato Gumshoe sul luogo del delitto.


 
13 NOVEMBRE  13:30  Procura, Ufficio

 
“Aaaarrrgh! E questa perché, procuratore?!”

Avevo frustato Gumshoe appena entrati nel mio ufficio.

“Sei lento herr Sciattone! Mi hai fatto perdere un sacco di tempo con la tua sciocca mania di chiacchierare con la difesa! Aspettati una riduzione dello stipendio!

“Sigh…” sospirò.

“E cosa ci fai ancora qui?! Non hai delle analisi della scientifica da portarmi?”

“Si, scusi signorina. Vado subito!” esclamò mentre si strofinava il braccio dove la frusta l’aveva colpito.

Uscì dalla stanza e io iniziai a compilare dei documenti.





Toc-toc-toc.

Non passarono neanche cinque minuti quando qualcuno bussò leggermente alla porta. Sospirai. Possibile che non si potesse mai stare in pace?

“Avanti”

Geoffrey Maclaine entrò nell’ufficio. Era vestito con un paio di jeans scuri e una maglietta nera a mezze maniche abbastanza attillata, dietro a cui si riuscivano a scorgere i pettorali scolpiti.
Cercai di non farci caso.

“Ciao” disse facendo il suo solito sorriso.

“Ciao” smisi di scrivere e gli sorrisi di rimando, era quasi impossibile non sorridergli quando lo si vedeva.

“Ho sentito che ti stai dando molto da fare…” disse mentre prendeva posto sulla sedia di fronte alla mia.

“Si, ora sto aspettando che quell’incapace di Gumshoe mi porti dei referti. Giuro che se si ferma a chiacchierare con qualcuno io lo… lo…”

“Ahahah! Penso che nessuno vorrebbe essere nei panni di qual povero detective!” esclamò mentre decidevo la sua punizione, poi riprese a parlare con un tono eloquente:
“Comunque, sono venuto per un motivo preciso…”

Fece una pausa e lo guardai con interesse mentre si scostava un ciuffo di capelli biondi che gli ricadeva sopra un occhio.

“Si?”

Misi un gomito sulla scrivania, chiusi la mano e vi appoggiai il viso.

Lui sorrise, poi mi porse una busta viola firmata con il suo nome. La fissai stranita prima di prenderla.

“Cosa sarebbe?” chiesi rigirandola tra le mani.

“Un invito” rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Lo guardai sorpresa:

“U-un invito? E per cosa?”

Non avevo mai ricevuto una busta simile in vita mia, come facevo a sapere cosa fosse?

“Uhm… già. Tu non sei di qui, non puoi saperlo…”

Fece una pausa, alzò il mento e riprese a parlare guardando il soffitto:

“Beh, è un ballo, una specie di festa a cui partecipano i procuratori, qualche avvocato e qualche agente di polizia. Ogni persona può portare qualcuno di estraneo. Vedi… si svolge una volta all’anno, è come un ritrovo. I dettagli sono nella busta” spiegò prima di tornare a guardarmi.

“Verrai?” aggiunse notando la mia espressione incuriosita.

Mi interessavo quella festa, ma lui ci sarebbe andato? Non importa, io non dipendo da nessuno.

“Forse si” sorrise soddisfatto.

“Strano. Non pensavo fossi il tipo da balli…”

“Infatti non lo sono” lo interruppi “voglio solo vedere come fate questo genere di sciocchezze in questo paese e…” sorrisi timidamente “ho bisogno di un po’ di svago” aggiunsi.

“Di quello ne abbiamo bisogno tutti. Ecco perché si fa questa festa” sorrise e si alzò “ora ti lascio. Ho un processo…”

“Si”

“Ciao Franziska”

“Ciao”

Si scostò un’altra volta i capelli dal viso, poi fece un sorriso diverso dal solito, molto seducente, e uscì.

Quando rimasi sola aprii la lettera. La festa si sarebbe svolta fra due settimane all’hotel Gatewater…

“Ciao Franziska”

Edgeworth entrò nella stanza, come al solito, senza bussare.

“Edgeworth…” dissi con un filo di voce.

“Hai mangiato?”

Effettivamente il mio stomaco iniziava a farsi sentire, ma a lui cosa importava?

“No…”

“Lo sapevo”

Estrasse dal sacchetto che aveva in mano due panini e me ne porse uno.

“Ti ho portato un panino. Prosciutto crudo e maionese”

Sorrisi. Mi ricordavo quando da bambini, di nascosto, mangiavamo panini al crudo con quintali di maionese. Allora… lui si ricordava?

“Si, mi ricordo” sembrava avermi letto nel pensiero.

“Siediti”

Si sedette sulla sedia che prima era stata occupata da Maclaine e mi osservò mentre davo piccoli morsi al pane, continuando, però, a scrivere.
Anche lui iniziò a mangiare.

“Sai che alcune persone trovano maleducato mangiare mentre si lavora?” disse dopo un po’ che mi guardava.

“E sai che altre persone trovano maleducato quando il lavoro non è finito in tempo?” risposi. Dovevo compilare quei documenti per il processo di domani.

Lui non rispose, poi notò la lettera aperta sulla scrivania:

“Ci vieni vero?” chiese indicandola.

“Penso di si, tu?”

“Ma dai sarà divertente!” disse sorridando.

“Si”

“Dai, ci saranno tutti!”

Ma era forse diventato sordo?

“Edgeworth ho detto che ci vengo!” esclamai non riuscendo a copire se mi stesse prendendo in giro o meno.

“Bene! Anche io” sorrise e lo guardai male.

“Ora vado. Ti lascio lavorare. A dopo Frannie

Uscì marcando l’ultima parola. “Frannie”. Era l’unico che mi chiamava così e non so perché quel nome, detto da lui, mi dava sempre un brivido lungo la schiena.


 
Spazio Autore:
Eccomi qui con l’ottavo capitolo! Non ho molto da dire solo che questa festa sarà tipo una cena elegante dove si incontrano i colleghi fuori da un ambito lavorativo… Fatemi sapere cosa ne pensate!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Strane scene ***


Questo capitolo è un po’ più lungo del solito, ma non di molto…

Capitolo nove:

 
Strane scene

 
POV Miles Edgeworth

 
20 NOVEMBRE  7:30  Camera da letto, Residenza Edgeworth


La sveglia era già suonata da un pezzo, ma non ne volevo sapere da alzarmi.

Oggi sarebbe stata una giornata piena: dovevo incontrare una testimone nel mio ufficio, la mattina, e avevo un processo nel pomeriggio.

Contro chi? Nientemeno che Phoenix Wright, l’avvocato più fortunato di tutti gli stati uniti. Ma questa volta la sua buona sorte non l’avrebbe aiutato…

Toc-toc-toc.

“Milessuccio? Sei sveglio?”

La signora Oldbag entrò nella stanza senza aspettare una risposta.

Ma cosa bussa a fare se poi entra comunque? Mi chiesi mentre appoggiava un vassoio enorme sul comodino.

“Ti ho portato la colazione”

Mi misi a sedere cercando di coprirmi con le lenzuola il petto nudo.

“Grazie signora Oldbag, ora può andare”

Sembrò essersi offesa:

“Andare?! No noi dobbiamo parlare!!” strabuzzai gli occhi.

“Parlare?”

“Si si. Di quella brutta saputella qui accanto!” indicò con la mano la direzione dove si trovava la camera da Franziska.

“Non ho niente da dire su di lei…”

“Beh io si!” mi interruppe “Sta cercando di corromperti, io ti devo difendere da quelle come lei!”

Mi venne quasi da ridere:

“Quelle come lei? Non ce ne sono di altre, lei è l’unica che io…”

“Cosa?!”

Meno male che mi fermò, altrimenti avrei dovuto vedere una grandissima scenata di gelosia.

“Ehm… niente…”

Toc-toc-toc.

Grazie a dio bussarono alla porta, doveva essere Franziska.

“Avanti” dissi ringraziandola nel pensiero.

“Avanti? No tu stai lì, saputella! Il mio Edgy si deve ancora cambiare!” urlò la oldbag tirando fuori la pistola laser.

“Edgeworth! Non sei ancora pronto?!”

La voce di Franziska ci arrivò da dietro la porta.

“Si arrivo! Scusi signora Oldbag, ma mi dovrei cambiare”

La oldbag si girò e si diresse seccata verso l’uscita.

Mi alzai e mi vestii, poi feci colazione mentre Franziska mi aspettava.


 
20 NOVEMBRE  11:00  Procura, Ufficio
 

Ok, l’arma… Franziska… del delitto…come vorrei vederla… è un coltello da cucina…devo chiederle se… Miles, basta! Non puoi distrarti, hai un processo tra poco!

Me lo dissi per l’ennesima volta in quella mattinata. Continuavo a pensare a Franziska.

Erano passate più di due settimane da quando l’avevo vista con Wright e, dopo interminabili monologhi per decidere come e quando affrontare l’argomento, avevo deciso di dimenticare l’accaduto. Era la scelta migliore per entrambi.

Poi c’era un altro pensiero più recente che mi tormentava: il ballo.

Volevo chiederle se sarebbe voluta venire con me, cioè, ci saremmo andati insieme comunque, però intendo come… coppia?

Non so per quanto ancora sarei riuscito a tenere nascosti i miei sentimenti… Ma anche lei era cambiata! Davvero, si comportava diversamente negli ultimi tempi. Sembrava quasi più dolce…? Solo che non trovavo mai il momento adatto per dirglielo…

Toc-toc-toc.

Sussultai quando qualcuno che bussò alla porta mi riportò alla realtà.

Magari era Franziska. Se fosse veramente lei, mi sarei fatto coraggio e…

“Avanti”

La porta si aprì e abbassai le spalle deluso.

Una donna sui 23 anni, tutta rosa, si, capelli compresi, entrò nell’ufficio.
Mi ero completamente scordato che avrei dovuto preparare una testimone.

“Buongiorno mio bel procuratore! Hi hi…” sospirai.

“Si accomodi signorina May…”

“Oh… Chiamami pure April!” prese posto sulla sedia di fronte alla mia “Ma guarda che lo concedo solo ai bei ragazzi come te”

Fece l’occhiolino. Cercai di ignorarla.

“Allora signorina April May… Cosa ha visto?”

Iniziai a farle domande sul caso, ma non riuscii a farle dire niente di interessante. Aveva una parlantina che poteva rivaleggiare con quella di Wendy Oldbag…

Perché dovevano capitare tutti a me i testimoni più strani?!


 
Fine POV Miles Edgeworth

 
20 NOVEMBRE  11:25  Procura, Ufficio

 
“Va bene, herr Sciattone, puoi andare”

Gumshoe mi aveva appena portato il referto dell’autopsia di un nuovo caso.

“Grazie procuratore. Ora devo solo portare questi documenti al signor Edgeworth…”

“Aspetta! Dalli a me, li porterò io a Mil… Ehm, a Edgeworth”



CRACK!!

“Aahiii”

“Sciattone! Cos’è quello sciocco sorriso che hai stampato in faccia?!”

Aveva sorriso appena mi ero offerta di portare io i documenti.

“Niente signorina! Ecco, li lascio qui” appoggiò i fogli sulla scrivania e corse fuori dall’ufficio.

Dovevo parlare comunque con Edgeworth… volevo chiedergli se mi accompagnava a comprare un vestito per il ballo.
Ero venuta di corsa in America e avevo portato solo lo stretto necessario.

Uscii dall’ufficio e nel corridoio mi scontrai con Geoffrey Maclaine:

“Ehi attenta Franziska!” disse visto che gli ero praticamente andata addosso.

“Scusa Geoffrey, stavo portando questi documenti a Edgeworth e…”

CRASH!!!

Un forte rumore mi interruppe.

Io e Geoffrey ci voltammo: veniva dall’ufficio di Edgeworth.

Geoffrey si precipitò verso la porta ed entrò nella stanza, io lo seguii.

Non potei credere alla scena che mi si presentò davanti, anche il ragazzo biondo al mio fianco guardava allibito.

Una sedia era rovesciata, una ragazza tutta vestita di rosa era in piedi davanti alla scrivania, aggrappata al collo di Edgeworth e si stavano… Baciando!?!!

Sentivo che le lacrime stavano per uscire, ma io non potevo piangere: i von Karma non piangono.

Appena Edgeworth si accorse che eravamo entrati, spinse via la ragazza e mi guardò mortificato:

“F-Franziska… Non è come…”

Non potevo sentire altro, non volevo sentire altro.

Mi girai e uscii dalla stanza, ma non abbastanza velocemente, tutti i presenti avevano visto una lacrima rigarmi il viso.

Mi avviai verso la fine del corridoio e l’ultima cosa che sentii prima di uscire fu la voce di Geoffrey, alterata dalla rabbia:

“Edgeworth sei un idiota!!”

Uscii dalla procura e andai ad un parco, li vicino.
Era deserto per via della giornata nuvolosa.

Lentamente altre lacrime bagnarono il mio volto, non riuscivo a fermarle.

Iniziò a piovere, quella giornata non poteva andare peggio. Strinsi forte il manico della frusta.

“Franziska!”

Alzai lo sguardo e vidi Geoffrey che mi veniva incontro. Cercai di asciugarmi le lacrime.

“Franziska, sta arrivando un temporale. Vieni, ti accompagno a casa”

Fece un sorriso rassicurante e con una carezza mi asciugò le ultime lacrime.

“No! Non tornerò a casa di Edgeworth, non lo voglio vedere per un po’!”

Restò un attimo in silenzio, come se stesse pensando, poi disse:

“Beh, non possiamo stare qui, vieni a casa mia. Ti va qualcosa di caldo?”

Soppesai il suo invito. Cosa c’era di male? I miei vestiti erano bagnati e stavo tremando per il freddo.

“O-ok”

Ci dirigemmo verso un Carrera nero, italiano, parcheggiato di fronte alla procura.
Dopo circa un quarto d’ora si fermò davanti ad una grande casa.

“Entra” disse aprendo la porta.

Era una casa molto moderna, aveva una grande vetrata che dava sul giardino, un divano in pelle nero e due poltrone dello stesso colore erano posizionati davanti a un grande televisore e una scalinata in marmo portava al piano superiore.

“Cosa preferisci? The, caffè…?”

“The, grazie”

“Va bene. I tuoi vestiti sono bagnati, io non ho cose femminili, ma se vuoi ti do una delle mie felpe. Non vorrei che ti ammalassi”

Annuii. Tanto non mi avrebbe visto nessuno.

“Ok, siediti” indicò il divano, poi corse di sopra.

Tornò dopo un paio di minuti con in mano una felpa verde.

“Dovrebbe essere la più piccola che ho… cambiati pure mentre vado a fare il the” andò in cucina.

Mi tolsi la camicetta baganata, restando in reggiseno, poi mi misi la felpa.

Mi sentii subito meglio con indosso cose asciutte, poi mi guardai intorno.

Era una casa grande e mi chiesi se a volte non si sentiva un po’ solo.

Geoffrey tornò in soggiorno e appoggiò due tazze sul tavolino. Prese la sua e iniziò a bere, lo imitai.

Lo osservai mentre beveva. Era bello e mi ritrovai ad avvicinarmi sempre di più, finché non gli fui in parte.

Mise giù la tazza, si scostò i capelli e mi sorrise.

“Si, Franziska?”

“Come?” io non avevo detto niente.

“È da un po’ che mi osservi”

“Ah…! Io… niente” sussurrai e mi avvicinai ulteriormente.

Mi sentivo bene e le sue labbra mi attiravano.

Lentamente avvicinai il mio volto al suo e posai le mie labbra sulle sue.
Le muovevo piano e all’inizio lui rispose al bacio, ma poi si allontanò leggermente quando le mie mani corsero al suo petto.

“Franziska, aspetta…”

 

Spazio  Autore:

Ecco il nono capitolo! Come al solito non ho molto da dire al riguardo, spero solo che vi sia piaciuto!
Penso che l’abbiate già capito tutti che la ragazza con i capelli rosa è April May, una testimone nel secondo caso del primo videogioco.
Detto questo, al prossimo capitolo! E fatemi sapere cosa ne pensate!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Un pomeriggio... impegnato ***


Capitolo 10:

 
Un pomeriggio… impegnato

 
20 NOVEMBRE  12:10  Residenza Maclaine

 

“Franziska, aspetta…”

Mi allontanai per guardarlo negli occhi.

“Si?”

Sospirò.

“Io non credo che noi dovremmo…”

“Mi stai dicendo di no?!”

Spalancai gli occhi. Mi suonava strano, da come mi aveva guardato nei giorni precedenti sembrava che provasse qualcosa per me.

Si affrettò a rispondere.

“No! No! Se fosse per me, saresti già nuda! Solo che non credo che sia ciò che vuoi…”

“Geoffrey io…” mi accarezzò il viso.

“Ascolta, io non ti sto dicendo di no, ribadisco. Ti sto dicendo aspetta. Oggi pensaci, se vuoi puoi rimanere qui a dormire. Però prima devi riflettere su ciò che vuoi veramente”

Mi limitai ad annuire. Come risposta lui sorrise e si alzò:

“Hai fame? Conosco un posto dove si mangia molto bene, è un po’ fuori città, ma è molto caratteristico”

“Molto bene, herr Geoffrey Maclaine” mi alzai e mi diressi verso la mia camicetta.

“Il bagno è da quella parte, se ti devi cambiare” disse intuendo il significato del mio sguardo interrogativo.

Quando fui pronta salimmo in macchina, e dopo un buona ora di viaggio arrivammo in un ristorante immerso nella campagna.

L’atmosfera del locale era rustica ma raffinata, ed effettivamente, si mangiava bene.

Fu nel viaggio di ritorno che feci a Geoffrey la domanda che avrei dovuto fare a Edgeworth quella mattina:

“Geoffrey?”

Smise di guardare la strada e mi sorrise, cosa molto sconveniente visto che c’erano molte curve.

“Si?”

Presi un respiro prima di parlare. Non so perché, ma ero un po’ in imbarazzo.

“Sai il ballo…” lui annuì “vedi io sono dovuta venire qui in America senza preavviso, quindi ho portato solo l’essenziale” ascoltava in silenzio “beh, dovrei comprare un vestito e mi chiedevo se ti andava di accompagnarmi”

Si passò le dita nei capelli e sorrise.

“Tutto qui il problema? Certo che mi va di accompagnarti”

“Grazie” gli sorrisi timidamente.

“Dove vuoi andare a comprarlo?”

“Da Lordly Tailor. Ho già preso dei vestiti in uno dei loro negozi in passato”

“Lordly Tailor… mmm… Solo il meglio per Franziska von Karma”


 
20 NOVEMBRE  15:30  Lordly Tailor
 

“Beh mi aspettavo che ci fosse più gente” disse appena entrammo nel centro commerciale.

“In che negozio vuoi andare?”

“Si chiama ‘Camelia’, è un negozio fornito di tutte le più eleganti marche italiane. Si vendono solo abiti per questo genere di occasioni”

Nel negozio c’erano poche persone, fra cui la commessa, una signora anziana e un paio di ragazze che si sono messe a lanciare sguardi a Geoffrey.

Iniziai a guardare tra gli scaffali e tolsi tre vestiti. Andai nel camerino e Geoffrey si sedette lì fuori per darmi un parere appena fossi uscita.

I primi due abiti furono bocciati perché rispettivamente “troppo sfarzoso” e “troppo scollato”.

L’ultimo, invece, era perfetto. Era di colore blu scuro, con dei decori in argento e una cintura all’altezza della vita, anch’essa in argento. La gonna finiva a mezza coscia ed era un po’ scollato, ma non eccessivamente.

“Wow” fu l’unico commento di Geoffrey quando uscii dal camerino.

Mi cambiai e andai dalla cassiera per pagare:

“Il signore al suo fianco ha già pagato il conto”

Mi girai verso Geoffrey:

“Geoffrey tu…”

“Si”

“…Non dovevi!”

“Non ti preoccupare. È stato un piacere”

Da Lordly Tailor comprai anche un paio di scarpe argento con il tacco alto e una borsetta dello stesso colore delle scarpe, entrambi da abbinare al vestito, poi cenammo in uno dei ristoranti.
Quando arrivammo a casa erano di poco passate le nove.


 
20 NOVEMBRE  21:15  Residenza Maclaine

 
“Vuoi ancora stare qui a dormire?” mi chiese appena entrati.

Io annuii.

“Ok, allora ti mostro la tua camera”

Salimmo al piano superiore. Su un corridoio si affacciavano molte stanze, lui aprì una porta.

Era una grande camera da letto, con un letto matrimoniale al centro, una scrivania, alcuni armadi e una grande finestra.

“Ti piace?”

“Va benissimo” sorrise.

“La mia camera è quella qui accanto, se hai bisogno di qualcosa…”

Ad un certo punto suonò il campanello.

“Scusa un attimo”

Geoffrey scese per andare ad aprire. Posai gli acquisti sul letto e dopo un paio di minuti scesi in soggiorno.

Geoffrey era sulla porta e stava parlando con qualcuno piuttosto animatamente.

Mi spostai lateralmente e dietro Geoffrey vidi la sagoma di Edgeworth, poi ascoltai ciò che si dicevano.

“Lei ha detto che non ti vuole vedere per un po’!” stava dicendo Geoffrey.

“Fammi entrare Maclaine, devo parlarle” rispose Edgeworth.

“No se lei non…”

Poi Edgeworth perse la calma, cosa che accadeva raramente, e diede un pugno in faccia a Geoffrey.

A quel punto intervenni:

“Edgeworth! Cosa accidenti stai facendo?!!”

Solo in quel momento notarono la mia presenza. Geoffrey sembrava apposto, gli sanguinava un po’ il labbro, ma niente di grave.

“Franziska, io…”

“Zitto! Sei uno sciocco! Non voglio parlare con te! Torna dalla tua sciocca testimone, Sciocco!”

Diede un’ultima occhiataccia a Geoffrey.

“D’accordo. Ma non è come pensi! È stata lei ad aggredirmi!”

Poi si girò e salì in macchina.

“Stai bene?” mi rivolsi a Geofffrey.

“Si…”

Ci sedemmo sul divano a parlare, ma quando calò il silenzio sentii di nuovo quella sensazione.

“Geoffrey…”

Sussurrai il suo nome mentre avvicinavo il mio viso al suo. Lo baciai, ma poco dopo si allontanò.

“Franziska”

Gli misi un dito sulle labbra.

“Ci ho pensato Geoffrey. È quello che voglio, davvero”

Continuai a baciarlo, poi iniziai a sollevargli la maglietta, scoprendogli il petto.

Lo accarezzai e sentii le suo mani sui miei fianchi, mi fece sdraiare sotto di lui e mentre mi baciava il collo iniziai a sentire la sua eccitazione.

Si fermò e mi guardò negli occhi. Fu uno scambio di sguardi. Verde contro azzurro.

“Sei proprio sicura?”

“Si”

“Vieni allora”

Si alzò e mi prese per mano, poi mi condusse nella sua camera.

Sul letto mi slacciò lentamente la camicetta, poi mi tolse la gonna, lasciandomi solo con la biancheria intima.

Si fermò per guardarmi sotto di lui.

“Sei bellissima”

Gli sorrisi e lo attirai a me per un nuovo bacio.

Sospirai mentre mi toglieva il reggiseno per poi baciarmi un capezzolo, riempiendo di baci tutti i centimetri di pelle che riusciva a raggiungere.

Una sua mano mi accarezzava l’interno coscia, avvicinandosi sempre di più alla mia intimità.

Tornò a baciarmi mentre scostava le mutandine ed entrava con due dita nella mia femminilità.
Mi lasciai sfuggire un gemito.
Continuò a darmi piacere finché non sentì che ero pronta.

Si tolse i pantaloni e i boxer, poi avvicinò le labbra al mio orecchio:

“Sicura?”

“Si…” sussurrai e aprii di più le gambe per invogliarlo a continuare.

Si posizionò ed entrò lentamente. Quando aumentò il ritmo aumentarono anche i nostri gemiti, finché non raggiunsi il culmine con un piccolo urlo.
Lui mi seguì un paio di spinte dopo.

Cadde di fianco a me e gli presi la mano.

“Grazie Geoffrey”

Mi sorrise e poco dopo ci addormentammo, cosi, senza dire una parola.


 
Spazio  autore:

Ecco il decimo capitolo! Wow, ho raggiunto una doppia cifra! XD! Adesso si inizia ad entrare nel vivo della storia! Spero di non avere commesso errori… e fatemi sapere cosa ne pensate! A presto!!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Spiegazioni ***


Capitolo 11
 

Spiegazioni

 
POV Miles Edgeworth

 
27 NOVEMBRE  22:10  Procura, Ufficio

 
Era da ore che cercavo di leggere un dannato fascicolo, senza in realtà neanche vederlo.

Uffa! Che diavolo avevo fatto per meritarmi questo?!

Tutto per colpa di quella testimone!
Per colpa sua non solo avevo perso il processo contro Wright, ma ora la persona che amavo probabilmente mi odiava.

Quel 20 Novembre è stato uno dei giorni più brutti della mia vita.

April May, non so come, aveva rotto una sedia, mi era letteralmente saltata addosso e prima che io potessi accorgermi di tutto, Franziska aveva pianto.

Quella lacrima, anche se ben nascosta, non mi era sfuggita, ed era stata la cosa che mi aveva fatto più male.

Non avevo ascoltato nient’altro da quel punto in avanti.

Poi c’è stato quel processo, un disastro totale.
Sentivo una parola si e due no, parlavo con voce atona e dopo un tempo insolitamente lungo, il giudice disse le fatidiche parole: “Non colpevole”.

Avevo perso… Beh, Amen. Mi dissi, avrei potuto perdere anche i prossimi cento processi, pur di avere Franziska al mio fianco.

Quando quel processo finì erano circa le 19, quindi avevo deciso di tornare in procura, ma il suo ufficio si era rivelato vuoto, c’era ancora il suo cappotto, ma lei no.

Poi decisi di provare a vedere se fosse tornata a casa, ma appena chiesi alla Oldbag se l’avesse vista, la megera si mise a cantare felicemente.

Allora provai a casa di Wright, ma anche lì, ne lui ne Maya sapevano niente.

Solamente verso le 21 capii che lei era da Maclaine, quindi mi precipitai a casa sua.

Mi disse che lei non voleva vedermi e sapevo che lui ne era felice, cosi persi la pazienza.

Franziska vide tutto e le cose erano andate di male in peggio…

Driiin… Driiin… Driiin…

La suoneria del cellulare mi riportò nel presente.
Qualcuno mi stava chiamando da casa mia, poteva forse essere…?

“Edgeworth” risposi

“Edgey!!” una voce alterata urlò dall’altra parte del telefono “Che cosa ci fa la saputella sulla porta di casa?!! Pensavo che l’avessi cacciata! Lei e la sua maledetta frusta! Mi rifiuto di farla entrare!!!” strillò la Oldbag.

Sorrisi felicemente, era tornata. Ne ero certo.

Poi feci caso a ciò che aveva detto la Oldbag.

“Falla subito entrare!”

“Uffa!”

“Di alla signorina von Karma che sto arrivando”

Uscii subito dall’ufficio e mi diressi verso casa.


 
Fine POV Miles Edgeworth

 
27 NOVEMBRE  22:45 Camera da letto, Residenza Edgeworth


 
Dopo una settimana avevo deciso di lasciare la casa di Geoffrey e di tornare a vivere con Edgeworth.

Certo, Geoffrey mi faceva sentire bene, ma io non riuscivo a non pensare a lui.

Forse la mia reazione era stata un po’ esagerata, tutto sommato non avevo più visto in giro quella ragazza.
Però! Ci ero rimasta male, e poi non doveva prendersela con Geoffrey.

Ah già! Questa mattina mi ha chiesto se volevo andare al ballo con lui, beh, ho detto di si… sarebbe stato solo fra tre giorni!

Comunque questo non significa niente, non è che avessi chissà quale relazione con Geoffrey… semplicemente provavo qualcosa, ma non sapevo cosa e speravo che andare al ballo insieme mi chiarisse le idee.



Toc-toc-toc.

Doveva essere Edgeworth, la Oldbag si sarebbe messa a strillare, piuttosto che bussare.

“Entra”

Edgeworth entrò quasi correndo:

“Franziska! Perdonami! Ti prego lasciami spiegare…”

Mi limitai a guardarlo e lui si avvicinò.

“Franny i-io, conosco a malapena quella ragazza! Insomma, l’hai vista anche tu come è… pensi davvero che potrei mai stare con una tipa del genere?!”

Sorrisi timidamente. Aveva ragione, quella ragazza era un pochino troppo eccentrica per lui.

“…E come se non bastasse, ho anche perso un processo per colpa sua” sussurrò imbarazzato.

Spalancai gli occhi per la sorpresa, ma non dissi nulla.

“Franziska, Franny… non volevo colpire Maclaine, ero fuori di me” mi guardò con gli occhi supplicanti.

Non sopportavo quell’espressione sul suo viso, non riuscivo a odiarlo neanche se lo volessi con tutta me stessa.

Per la prima volta da anni, chiesi scusa:

“Edgeworth, non è interamente colpa tua. La mia reazione è stata esagerata, avrei dovuto ascoltarti fin dall’inizio”

Aspettò che avessi finito di parlare, poi sorrise e lentamente mi abbracciò.

Rimasi un po’ sorpresa dal suo gesto, ma poi gli misi le mani sulla schiena e appoggiai la testa sul suo petto.

Non so per quanto restammo in quella posizione, ma il tempo sembrava essersi fermato, mi sentivo benissimo e volevo restare cosi per sempre, ma lui si allontanò:

“Franziska… so che è un po’ tardi, ma…” abbassò la testa, era sempre stato timido in questo genere di cose “Ti andrebbe di venire al ballo con me?”

Ecco. Proprio quella domanda. Ormai avevo detto di si a Geoffrey, non potevo ritirare l’invito, e in realtà neanche volevo.

Presi un sospiro e guardai in basso, ero certa che gli avrei dato una delusione.

“Edgeworth, io… vedi, Maclaine mi ha già chiesto se andavo con lui e…”

“E tu hai detto di si”

Aveva concluso la frase per me.

“Come…?”

“Beh, devo dire che mi aspettavo una mossa simile”

Sorrise tristemente.

“Edgeworth…”

“Non preoccuparti. Davvero, ci andrò da solo. Non è la prima volta” lo guardai.

“Ma… se vuoi chiederlo a qualcun altro…!” dissi temendo un poco la sua risposta.

“No! Non voglio andarci con nessun altro” mi sentii vagamente sollevata, poi continuò “Anche perché l’unica persona che verrebbe sarebbe quella strega di sotto…Ahah”

Rise, ma era una risata spenta.

Comunque sapevo che le sue parole non erano vere.

“Va beh, ora ti lascio sola. A domani”

“A domani”

Mi lasciò in camera, e quando fui sola mi maledii per la mia stupidità: come avevo potuto pensare male di lui?


 
Spazio Autore:
Scusatemi tanto per il ritardo!! Mi dispiace moltissimo! Con l’inizio della scuola non ho avuto molto tempo… ma adesso ho ripreso il ritmo! XD
Questo capitolo è un po’ più corto degli altri, ma serve per descrivere i reciproci sentimenti mentre erano separati… comunque il prossimo capitolo sarà più movimentato! A presto, e fatemi sapere cosa ne pensate!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Il ballo ***


Capitolo 12:
 

Il ballo

 
1 DICEMBRE  20.00  Soggiorno, Residenza Edgeworth

 
Questi tre giorni passati a casa di Edgeworth non erano stati poi cosi terribili. Fra noi si era instaurato un clima di pace rilassata e di eccessiva cortesia, come se entrambi avessimo qualcosa da farci perdonare… Beh, forse in fondo qualcosa c’era.

Cercai di non ripensare alla mia scenata, che vergogna!

Guardai l’orologio, erano le otto e Geoffrey sarebbe passato a prendermi di lì a poco.

Ero perfettamente perfetta, il mio abito mi stava da dio e stranamente mi sentivo un  po’ emozionata, anche se mi dispiaceva per Edgeworth. Poverino, come dire, è triste andarci da soli… No? Però lui aveva detto che ci era abituato…

La porta del soggiorno si aprì e sulla soglia apparve Edgeworth, vestito di tutto punto.

“Edgeworth…”

“…”

Sembrava essersi incantato, quando si accorse che lo stavo guardando distolse lo sguardo dal mio vestito.

“Franziska”

“…”

“Sei bellissima”

Mi sentii arrossire a qual complimento, detto da lui, in quella situazione.

Non avrei voluto che mi vedesse, in teoria avrei dovuto andare al ballo con lui.

“G-Grazie”

Suonò il campanello.

Oh grazie al cielo. Non sapevo che altro dire.

“Vado io” dissi quando lo vidi avvicinarsi alla porta.

“Come preferisci”

Geoffrey Maclaine mi si presentò davanti vestito con un magnifico smoking bianco e una rosa rossa in mano.

“Buonasera Franziska” mi salutò “Per te” disse porgendomi il fiore.

Lo presi stando attenta alle spine.

“Grazie mille. È bellissima”

“Come te. So che sono le tue preferite”

Smisi di guardare la rosa e lo fissai un po’ sorpresa.

“Come fai a sapere che sono le mie preferite?”

Lui sorrise innocentemente.

“Intuizione”

“Umph”

Si sentì uno sbuffo provenire da dietro le mie spalle.

“Ah! Procuratore Edgeworth! Buonasera” lo salutò Geoffrey con un tono amichevole che sapevo essere finto.

“A lei, procuratore Maclaine” rispose con un’espressione impenetrabile.



Calò un imbarazzante silenzio.



“Beh, andiamo? Siamo già in ritardo” mi disse Geoffrey aprendo la porta di casa. Io annuii.

“Procuratore Edgeworth, spero di vederla al ballo”

“Ci sarò, non si preoccupi”

Uffa! Sbuffai a quel ridicolo scambio di battute e uscii.

Salii in macchina e lo guardai mentre guidava. Era bello, nel suo abito bianco sembrava un angelo e aveva un’espressione serena. Non come Edgeworth, con lui non si riusciva mai a capire che cosa gli passasse per la testa. Era davvero frustrante.

“Qualcosa non va?” chiese notando che lo stavo osservando.

“No, niente. Ti stavo solo guardando”

Spostò lo sguardo dalla strada e mi sorrise.

“Sbaglio o non hai la frusta?”

Oh accidenti!

“Ehm… si ho deciso di lasciarla a casa, per questa volta” in realtà me n’ero dimenticata.

“Capisco. Guarda siamo arrivati”

Scesi dall’auto e Geoffrey mi cinse la vita con un braccio. Nevicava, quindi ci affrettammo ad entrare.

La sala era stupenda, decorata con moltissimi fiori e un enorme tavolo con il buffet regnava al centro della stanza. C’erano molte persone, ma ne conoscevo poche, alcune le avevo incontrate in tribunale, ma non ci avevo mai parlato fuori dall’aula. Come sottofondo c’era della musica Jazz molto rilassante.

“Procuratore Maclaine!”

Un uomo molto esuberante si era avvicinato a noi e aveva iniziato a chiacchierare con Geoffrey. Io non prestavo attenzione  alla loro conversazione, guardavo continuamente l’ingresso.

Dopo una decina di minuti entrò Edgeworth. Era solo e si guardava in giro come se fosse fuoriposto. Tipico di Edgeworth, si sentiva fuoriposto anche dove era giusto che fosse.

Sorrisi quando lo vidi alzare gli occhi al cielo mentre gli si avvicinavano due persone, il detective Gumshoe e un altro che avevo visto un paio di volte al dipartimento anticrimine ma non avevo la più pallida idea di chi fosse…

“Franziska? Perché sorridi?”

Mi girai in fretta. Non so come ma mi ero dimenticata di essere a fianco di Geoffrey, che nel frattempo aveva congedato l’altra persona.

“Uhm… niente”

“Va beh” alzò le spalle “Vieni, andiamo al buffet”

Mi prese la mano e lo seguii perdendo di vista Edgeworth.

“Geoffrey, una ragazza ti sta salutando” si girò nella direzione che gli avevo indicato con un cenno del capo.

“Oh no!” le fece un leggero sorriso “Ti prego non venire qui, non venire qui!” disse a bassa voce mentre la ragazza si avvicinava.

Avrà avuto cinque anni in più di me, capelli neri e gli occhi marroni con un’esagerata quantità di trucco.

“Ciao Geoffrey!” lo salutò quando fu vicina.

“Ciao”

Nessuno disse niente per qualche secondo.

“Franziska… questa è Kenny, è appena diventata detective” spiegò Geoffrey “Kenny, lei è Franziska von Karma. Credo tu sappia chi sia”

“Si” disse la ragazza perdendo per un attimo il suo entusiasmo, poi riprese a parlare con Geoffrey, escludendomi dalla conversazione.





All’improvviso la terra iniziò a tremare e le luci si spensero. Un terremoto.

Mi misi a correre fra la folla pensando solamente ad una persona.

“Miles!” urlai.

Dovevo trovarlo, in questo momento aveva bisogno di me.


 
Spazio autore:

Ecco il dodicesimo capitolo! Non c’è niente da dire… perciò spero solo che vi piaccia!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1195890